STUDIO DI FUNZIONI I MASSIMI E I MINIMI. LA DERIVATA PRIMA. Unβaltra importantissima caratteristica di un grafico è quella dei punti estremanti: MASSIMI RELATIVI e MINIMI RELATIVI. DEF.6 Consideriamo la funzione π¦ = π π₯ e sia π π₯! , π¦! un punto del suo grafico. Diremo che π π₯! , π¦! è un MASSIMO RELATIVO (o LOCALE) di π π₯ se β πΏ > 0 tale che β π₯ β π₯! β πΏ, π₯! + πΏ si ha π π₯ β€ π¦! . Diremo che π π₯! , π¦! è un MINIMO RELATIVO (o LOCALE) di π π₯ se β πΏ > 0 tale che β π₯ β π₯! β πΏ, π₯! + πΏ si ha π π₯ β₯ π¦! . La ricerca dei massimi e minimi relativi si effettua grazie ad uno dei più importanti concetti dellβanalisi matematica: LA DERIVATA. Illustriamo il significato geometrico di questo concetto frutto del genio di Newton e Leibniz. Sia π π₯! , π π₯! un punto del grafico della funzione π¦ = π π₯ . Consideriamo un altro punto del grafico π π₯! + β, π π₯! + β . β! Il coefficiente angolare π! della retta secante ππ è uguale a π! = β! = ! !! !! !! !! ! ed è chiamato RAPPORTO INCREMENTALE. Se scegliamo β sempre più piccolo, cioè se β β 0 , allora il punto π π₯! + β, π π₯! + β si muove lungo il grafico di π¦ = π π₯ e si avvicina sempre di più al punto π π₯! , π π₯! . Di conseguenza la retta secante ππ , ruotando, si avvicina sempre di più alla retta tangente al grafico della funzione nel punto π π₯! , π π₯! . Pertanto il coefficiente angolare della retta per π π₯! , π π₯! e tangente al grafico della funzione π¦ = π π₯ si ottiene come limite del rapporto incrementale: mt = lim h β0 STUDIO DI FUNZIONI f (x 0 + h ) β f (x 0 ) h 20 STUDIO DI FUNZIONI Tale limite se esiste ed è finito prende il nome di DERIVATA PRIMA DI π¦ = π π₯ CALCOLATA NEL PUNTO DI ASCISSA π₯! e si indica con uno dei simboli seguenti: πβ² π₯! , π·π π₯! , t f(x0+h) f(x0) Q P x0 !" !" π₯! . s H x0+h Dalla precedente definizione scaturiscono le seguenti formule: 21 STUDIO DI FUNZIONI STUDIO DI FUNZIONI DERIVATE PRINCIPALI: 1. derivata di una costante π¦ = π π· π =0 2. derivata di una costante π¦ = π₯ π· π₯ =1 3. derivata di una costante π¦ = π₯ ! π· π₯ ! = 2π₯ 4. derivata di una costante π¦ = π₯ ! π· π₯ ! = 3π₯ ! 5. derivata di una costante π¦ = π₯ ! π· π₯ ! = ππ₯ !!! TEOREMI PRINCIPALI: 1. derivata di una somma di due funzioni: π· π π₯ +π π₯ = π ! π₯ + πβ² π₯ 2. derivata di una differenza di due funzioni: π· π π₯ βπ π₯ = πβ² π₯ β πβ² π₯ 3. derivata di un prodotto fra una costante ed una funzione: π· πβπ π₯ = π β πβ² π₯ 4. derivata di un prodotto di due funzioni: π· π π₯ βπ π₯ = πβ² π₯ β π π₯ + π π₯ β πβ² π₯ 5. derivata di un quoziente di due funzioni: π π₯ π· π π₯ = π ! π₯ β π π₯ β π π₯ β πβ² π₯ π π₯ ! 6. derivata delle funzioni composte: π· π π π₯ = πβ² π π₯ β πβ² π₯ Queste formule saranno sufficienti per affrontare lo studio delle funzioni razionali. Ma perché la derivata prima è così importante per lo studio di una funzione? È presto detto! Il significato geometrico della derivata prima, come abbiamo visto, ci dice che essa rappresenta il coefficiente angolare della retta tangente al grafico in un punto. STUDIO DI FUNZIONI 22 STUDIO DI FUNZIONI Ma la retta tangente approssima il grafico in un intorno del punto di tangenza, quindi se la tangente è crescente lo sarà anche la funzione (e così se è decrescente lo sarà anche la funzione). Il teorema che formalizza questo discorso intuitivo è il seguente: TEO DI LAGRANGE Sia π¦ = π π₯ π, π una funzione CONTINUA in un intervallo chiuso e limitato e DERIVABILE nellβintervallo aperto π, π . Allora esiste almeno un punto π₯! β π, π tale π ! π₯! = ! ! !! ! !!! . Useremo questo risultato per determinare gli intervalli in cui la funzione cresce e quelli in cui la funzione decresce, così da poter scovare i punti di massimo e minimo relativi del grafico: 1. calcoliamo la derivata prima di π¦ = π π₯ ; 2. studiamo il segno della derivata f ΚΉβ²(x) > 0, f ΚΉβ²(x) = 0, f ΚΉβ²(x) < 0; 3. stabiliamo in quali punti del πΆ. πΈ. sono i massimi e i minimi. f ΚΉβ²(x) ++++ ββββ ββββ ++++ ++++ f (x) MAX MIN MAX MIN ES.16 Determiniamo gli eventuali massimi e minimi relativi della funzione ! ! !!!! π¦ = ! ! !!!!!. Sappiamo già (cfr. ES.14) che il πΆ. πΈ. = β β β3, 1 = π₯ β β: π₯ β β3 β§ π₯ β 1 e sappiamo anche (cfr. ES.15) che ha Asintoti Verticali in π₯ = β3 e in π₯ = 1 e Asintoto Orizzontale π¦ = 1 . Calcoliamo la derivata prima: ( 2 x β 1) β (x 2 + 2 x β 3) β (x 2 β x β 6)β (2 x + 2) f ΚΉβ²(x ) = = (x 2 2 ) + 2x β 3 23 STUDIO DI FUNZIONI STUDIO DI FUNZIONI = = 2 x 3 + 4 x 2 β 6 x β x 2 β 2 x + 3 β 2 x 3 β 2 x 2 + 2 x 2 + 2 x + 12 x + 12 (x 3x 2 + 6 x + 15 (x 2 2 ) + 2x β 3 = 2 ) + 2x β 3 ( 3 β x 2 + 2x + 5 (x 2 2 = ) 2 ) + 2x β 3 Ora è facile capire che π ! π₯ > 0 per ogni π₯ β β πππ π₯ β β3 β§ π₯ β 1 e quindi la funzione è sempre crescente, non ha né max né min relativi. STUDIO DI FUNZIONI 24 STUDIO DI FUNZIONI I FLESSI. LA DERIVATA SECONDA. Lβultimo passo nel percorso che ci porta a costruire il grafico di una funzione è quello legato alla derivata seconda. DEF.7 Si chiama DERIVATA SECONDA di una funzione π¦ = π π₯ la DERIVATA DELLA DERIVATA PRIMA, cioè π" π₯ = π·πβ² π₯ . Ma come ci aiuta la derivata seconda a costruire il grafico della π π₯ ? Detto in parole semplici, la derivata seconda ci fa capire in quali intervalli π, π contenuti nel πΆ. πΈ. il grafico della funzione ha la concavità rivolta verso lβalto (caso in cui π" π₯ > 0 ) e invece ha la concavità rivolta verso il basso (caso in cui π" π₯ < 0 ). Inoltre la derivata seconda ci fa individuare anche gli eventuali PUNTI DI FLESSO, punti in cui il grafico passa da una concavità rivolta verso lβalto ad una rivolta verso il basso. Per capire meglio la caratteristica di questi punti consideriamo una comune esperienza che ognuno di noi ha sperimentato andando in auto. Immaginiamo di percorrere a bordo di unβauto una strada con tante curve. Siamo su un breve rettilineo, ora iniziamo a percorrere una curva girando verso destra: i viaggiatori si inclinano verso sinistra a causa della forza centrifuga. Subito dopo dobbiamo affrontare unβaltra curva, stavolta giriamo verso sinistra ed ora i passeggeri subiscono una spinta che dapprima li fa rialzare e subito dopo li fa inclinare verso destra. Ebbene lβistante in cui i viaggiatori si sono rialzati, è lβistante in cui lβauto ha transitato nel punto di flesso della curva. Il teorema che formalizza questo discorso intuitivo è il seguente: 25 STUDIO DI FUNZIONI STUDIO DI FUNZIONI TEO DI TAYLOR Sia π¦ = π π₯ una funzione CONTINUA in un intervallo chiuso e limitato π, π e DERIVABILE DUE VOLTE nellβintervallo aperto π, π . Allora in un intorno di π₯! si ha f (x ) = f (x0 ) + f ΚΉβ²(x0 ) β (x β x0 ) + f ΚΉβ²ΚΉβ²(x0 ) 2 2 β (x β x 0 ) + ΞΏ (x β x 0 ) 2 cioè π¦ = π π₯ si può approssimare con un polinomio di secondo grado. Useremo questo risultato per determinare gli intervalli in cui la funzione volge la concavità verso lβalto, verso il basso e i punti di flesso del grafico: 1. calcoliamo la derivata prima di π¦ = π π₯ ; 2. calcoliamo la derivata seconda di π¦ = π π₯ ; 3. studiamo il segno della derivata seconda f ΚΉβ²ΚΉβ²(x) > 0, f ΚΉβ²ΚΉβ²(x) = 0, f ΚΉβ²ΚΉβ²(x) < 0; 4. stabiliamo in quali punti del C.E. sono i flessi. f ΚΉβ²ΚΉβ²(x ) ++++ ββββ ++++ ββββ ++++ f (x) πΉ! πΉ! πΉ! πΉ! ES.17 Determiniamo gli eventuali flessi della funzione x2 β x β 6 y= 2 . x + 2x β 3 Abbiamo già calcolato la derivata prima di questa funzione f ΚΉβ²(x ) = ( 3 β x 2 + 2x + 5 (x 2 ) 2 ) + 2x β 3 Per ottenere la derivata seconda di π¦ = π π₯ basterà calcolare la derivata di πβ² π₯ così otteniamo: STUDIO DI FUNZIONI 26 STUDIO DI FUNZIONI ( β 3 β x 2 + 2 x + 5 ΚΉβ² ΚΉβ² f (x ) = Dβ β x 2 + 2 x β 3 2 βο£ = 2 ( ) )βο£Άβο£· = ( ) ( ) ( βο£· β ο£Έ ) 3 β (2 x + 2) β x 2 + 2 x β 3 β 3 x 2 + 2 x + 5 β 2 x 2 + 2 x β 3 (2 x + 2) (x = 2 4 ) + 2x β 3 ) [( ( ) ( 3 β (2 x + 2) β x 2 + 2 x β 3 β x 2 + 2 x β 3 β 2 β x 2 + 2 x + 5 (x = = 2 4 ) + 2x β 3 [ 3 β (2 x + 2) β x 2 + 2 x β 3 β 2 x 2 β 4 x β 10 (x [ 2 3 ) + 2x β 3 2 3 ) + 2x β 3 )] = ]= ] = β 3 β (2x + 2)β (x + 2x + 13) (x + 2 x β 3) 3 β (2 x + 2) β β x 2 β 2 x β 13 (x = 2 3 2 Dallo studio del segno della derivata seconda segue che π" π₯ > 0 βΊ π₯ < β 1 , π" π₯ = 0 βΊ π₯ = β1 , π π₯ < 0 βΊ π₯ > β 1 dunque in π₯! = β1 cβè un punto di flesso della funzione. Sostituendo il valore dellβascissa nella funzione si ottiene che le coordinate del punto di flesso sono 2 β ( β 1) β (β 1) β 6 βο£Ά β β 4 βο£Ά βο£· F (x F , f (x F )) = ββ β 1, = β 1 , β βο£· = (β 1, 1) . 2 βο£· βο£ β 4 ( ) ( ) β 1 + 2 β 1 β 3 β ο£Έ βο£ β ο£Έ Il grafico della nostra funzione ora può essere costruito con sufficiente accuratezza: 27 STUDIO DI FUNZIONI
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