LA GRANDE MUSICA VA SEMPRE A SEGNO

Torino . Auditorium Rai . Concerti 2013 •2014
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GIOVEDÌ 30 GEN NAIO 2014 ore 20.30
EN
VENERDÌ 31 G
Juraj Valčuha direttore
Frank Peter Zimmermann violino
Bartók
Ravel
Beethoven
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GIOVEDÌ 30 GEN
VENERDÌ 31 G NAIO 2014 ore 20.30
ENNAIO 2014
ore 20.30
Juraj Valčuha direttore
Frank Peter Zimmermann violino
Béla Bartók (1881 - 1945)
Concerto [n. 1] per violino e orchestra (op. postuma) Sz 36 (1907/08)
Andante sostenuto – Poco più agitato – Tempo I [attacca]
Allegro giocoso – Meno allegro e rubato – A tempo (ma più quieto) –
Tempo I – Vivo – Molto sostenuto – Poco più agitato – Lento – Tempo I
Durata: 21’ ca.
Prima esecuzione Rai a Torino
Maurice Ravel (1875 - 1937)
Tzigane, rapsodia da concerto per violino e orchestra (1921/24)
Durata: 12’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 21 settembre 2013, Juraj Valčuha, Anna Tifu
(per il Prix Italia).
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 (1811/12)
Poco sostenuto – Vivace
Allegretto
Presto – Assai meno presto – Presto
Allegro con brio
Durata: 38’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 28 giugno 2013, Juraj Valčuha (piazza San Carlo).
Ieri sera questo stesso programma è stato eseguito dall’OSN Rai, diretta da
Juraj Valčuha e con Frank Peter Zimmermann, al Teatro “Valli” di Reggio Emilia.
Il concerto di venerdì 31 gennaio è trasmesso in collegamento diretto
su Radio3 per il programma “Radio3 Suite” e in streaming audio-video
su www.osn.rai.it
Béla Bartók
Concerto [n. 1] per violino e orchestra (op. postuma) Sz 36
Béla Bartók lasciò in eredità al XX secolo uno dei più importanti studi
etnomusicologici sulla musica popolare e folklorica, condotto rigorosamente
sul campo nell’area ungherese e balcanica. Inizialmente da solo e poi insieme al
collega Zoltán Kodály, Bartók imbracciò il fonografo “Edison” e si recò nei villaggi
e nelle campagne di quella zona, registrando canti e danze della tradizione
popolare e dei contadini magiari, con l’intento di trascriverli sul pentagramma.
Con invidiabile abilità, il pianista e compositore ungherese riuscì a portare nelle
sale da concerto la tradizione popolare da lui indagata, amalgamando alcuni
tratti distintivi di quel mondo ad aspetti tipici del repertorio colto occidentale.
La curiosa vicenda che avvolge il Concerto per violino è fortemente legata alla
violinista ungherese Stefi Geyer, studentessa dell’Accademia musicale di Budapest
(dove Bartók insegnava), a cui, nel 1907-8, il compositore dedicò il concerto.
Sappiamo che Bartók, infatuato di questa donna, le regalò il manoscritto autografo
del concerto; ma, date le sorti infelici e poco durature della loro relazione, la Geyer
si rifiutò per tutta la vita di suonarlo e farlo eseguire, e solo alla sua morte, nel
1958, si seppe dell’esistenza di quel concerto giovanile.
La prima esecuzione pubblica ebbe luogo il 30 maggio 1958 al Festival Bartók
di Basilea sotto la direzione di Paul Sacher e con Hans-Heinz Schneeberger al
violino, senza che il compositore, scomparso già dal 1945, potesse assistervi. La
partitura del concerto venne pubblicata l’anno seguente da Boosey & Hawkes
con la dicitura [n.1] opera postuma Sz 36.
Sorte simile toccò anche a un altro lavoro di gioventù di Bartók, lo Scherzo
(1904), che non fu mai eseguito né pubblicato mentre l’autore era in vita.
Il concerto per violino ha il sapore del folklore che Bartók andava scoprendo,
imitando e reinventando nella prima maturità. L’opera è un ritratto della
violinista amata e consta di soli due movimenti (anche se in origine il
compositore aveva pensato a un terzo). Il lirico e toccante Andante sostenuto
«scritto esclusivamente dal cuore», come si legge in una lettera di Bartók alla
Geyer, presenta al violino solista il tema di quattro note individuato come
“Leitmotiv di Stefi” per descrivere, scrisse ancora, la «Stefi idealizzata, celestiale
e spirituale». Il virtuosistico e irriverente Andante giocoso rivela, invece, la
personalità dell'amata dall'indole «gaia, spiritosa e divertente».
Bartók si servì molto del principio della variazione per sviluppare il materiale
melodico (come, ad esempio, l'uso dell’inversione) e curò una timbrica
orchestrale ricercata. Nell’ Andante giocoso è evidente il carattere di danza
etnica così presente nella musica del compositore.
E se il secondo movimento era rimasto all’oscuro sino alla morte della Geyer, il
pubblico di Budapest aveva già potuto ascoltare, nel 1909, l’intimo e romantico
materiale melodico del primo tempo utilizzato da Bartók per uno dei suoi Due
ritratti op. 5, composti negli stessi anni del Concerto per violino.
Irene Sala
Maurice Ravel
Tzigane, rapsodia da concerto per violino e orchestra
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92
L’anima magiara della nota violinista ungherese Jelly d’Arányi, nipote di Joachim,
sprigionata dalle virtuosistiche improvvisazioni zigane, aveva conquistato Ravel
presente a due accattivanti esibizioni tanto che, nel 1922 a Londra, il compositore
si lasciò sfuggire la promessa di “cucire” sulla violinista un brano all’altezza della
sua “zingaresca bravura”: una rapsodia da concerto.
Per cogliere appieno il sapore folklorico nel suo lavoro, Ravel pensò subito di
affiancare al violino non l’orchestra, bensì uno strumento particolare, che ebbe vita
breve, il piano-luthéal; una sorta di antenato del pianoforte-preparato, inventato
a Bruxelles da George Cloetens negli anni ’20, il cui suono era simile al cimbalom
ungherese, strumento a corde percosse della tradizione popolare zigana.
In soli due giorni di preparazione dalla ricezione del manoscritto, il 26 aprile del
1924 Jelly d’Arányi era sul palco della Aeolian Hall di Londra, accanto al pianista
Henri Gil-Marcheix, per dare alla Tzigane la sua prima mondiale. Soddisfatto del
risultato, di lì a breve Ravel mise mano all’accompagnamento per crearne una
pregiata versione orchestrale – divenuta poi celebre - eseguita per la prima volta a
Parigi il 30 novembre 1924, sempre con la violinista ungherese nel ruolo di solista.
È di grande impatto emotivo l’incipit della lunga introduzione del violino solo
(ben 58 battute) che sul tempo Lento, quasi cadenza dà corpo all’espressività
zigana della rapsodia. Nota dopo nota appare sempre più evidente che la
Tzigane contiene ogni “diavoleria” violinistica possibile; acrobazie degne dei
24 Capricci di Paganini, che non a caso Ravel aveva riascoltato durante la
composizione dell’opera. Lascia senza fiato il “rush finale”: un’accelerazione
progressiva, in cui il violino è accompagnato da una strumentazione ricca
d’invenzione timbrica e armonica, prova del fatto che, nonostante il carattere
prettamente popolare del brano, Ravel non rinunciò alla squisita raffinatezza
compositiva che contraddistingue la sua produzione.
Irene Sala
Apoteosi della danza
Nel giugno del 1813 il generale inglese Arthur Wellesley duca di Wellington
infliggeva alle armate napoleoniche, nei pressi dei Pirenei, una sconfitta
bruciante, che avviava il rapido declino dell'impero francese. In ambito tedesco
la notizia veniva accolta con entusiasmo; improvvisamente si sgretolava quella
sottomissione politica, che per tanti anni aveva confinato Vienna e Berlino alla
periferia d'Europa. Anche il mondo artistico era trascinato dall'entusiasmo,
Johann Mälzel, l'ingegnere passato alla storia per l'invenzione del metronomo,
ebbe l'idea di commissionare a Beethoven la stesura di un brano che rievocasse
le gesta di Wellington, con tanto di riferimenti militari espliciti, inni nazionali,
canti di guerra e - se possibile - anche qualche cannonata. E così, l'8 dicembre,
nell'aula magna dell'Università di Vienna, furono eseguiti un brano orchestrale
intitolato, senza troppi simbolismi, La vittoria di Wellington e una sinfonia
(la Settima), che, nonostante l'occasione celebrativa, riuscì a rimanere
miracolosamente al riparo delle folate pseudo-patriottiche di quei mesi.
Naturalmente tutto il favore del pubblico fu accordato alla Vittoria di Wellington,
che suscitò il delirio della folla; la Settima, invece, conquistò gli ascoltatori solo con
l'Allegretto, di cui si pretese il bis immediato. Gli altri movimenti risultarono ostili
a un primo ascolto e la sinfonia dovette attendere molti anni prima di riuscire
a guadagnare vasti consensi. Fuori da Vienna non piacque subito: Carl Maria
von Weber vi rilevò la mano di un compositore «pronto per essere internato al
manicomio»; e alcuni critici parlarono di «impronta tremante di un avvinazzato».
Probabilmente il pubblico rimase perplesso di fronte a un organico meno
esteso del solito. Ma la scelta di Beethoven riesce alla perfezione nell'intento
di mettere in evidenza il legame con la suite settecentesca, genere con cui la
Settima condivide l'interesse nei confronti del ritmo e della danza. Il primo
movimento si apre con un'introduzione, nella quale si delineano chiaramente
due elementi tematici contrapposti: una decisa figura ascendente che coinvolge
tutta l'orchestra e un'idea più dolce, accompagnata da un trillo aggraziato degli
archi. Poi la massa orchestrale si assottiglia su una figura ritmica ostinata, che
introduce l'esposizione facendo ripetere sessantadue volte la stessa nota (un
mi) a flauti, oboi e violini. Quest'idea diviene la cellula generatrice di tutto il
primo movimento; e resta l'indiscutibile protagonista delle sezioni successive,
dall'esposizione alla coda.
Anche il successivo Allegretto nasce da un impulso ritmico; la melodia si
(dagli archivi Rai)
nasconde dietro al battito del tempo e solo in un secondo momento emerge
un'idea cantabile, che sale dalle viole ai violini fino ad arrivare a coinvolgere
tutta l'orchestra. Lo Scherzo (Presto) è certamente l'espressione più appariscente
dell'idea di danza che sta alla base dell'intera sinfonia. La propulsione motoria
del movimento si scatena nuovamente da un'idea ritmica fondamentale; ne
deriva una tensione incandescente, che si risolve nella calma del Trio, con i
violini immobilizzati su una sola nota, mentre corni, fagotti e clarinetti se la
ridono su una melodia dalle inflessioni popolari. E stesso discorso vale per
l'ultimo movimento, Allegro con brio: un impetuoso dialogo tra archi e fiati
generato ancora una volta da una minuta cellula ritmica. Tutte soluzioni che
si sarebbero guadagnate il celebre epiteto di Wagner: «apoteosi della danza».
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Juraj Valcuha
Juraj Valčuha è Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
dal 2009.
Nato nel 1976 a Bratislava, vi studia composizione e direzione per poi proseguire
a San Pietroburgo con Ilya Musin e a Parigi.
Nel 2006 debutta con l’Orchestre National de France e al Comunale di Bologna
con La bohème. Seguono inviti dalle maggiori compagini internazionali quali
Münchner Philharmoniker, Philharmonia di Londra, Filarmonica di Oslo, DSO di
Berlino, Gewandhaus di Lipsia, Orchestra della Radio Svedese, Staatskapelle di
Dresda, Pittsburgh Symphony, Los Angeles Philharmonic e National Symphony di
Washington. Nel 2011 e 2012 debutta con la Filarmonica di Berlino, l´Orchestra
del Concertgebouw di Amsterdam, la Boston Symphony e torna a dirigere la
Pittsburgh Symphony, i Münchner Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda e
la Philharmonia. Dirige una nuova produzione di Bohème alla Fenice di Venezia,
le Orchestre del Maggio Musicale Fiorentino e dell’Accademia di Santa Cecilia.
Con l´OSN Rai effettua una tournée al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di
Berlino, e nella stagione di Abu Dhabi Classics.
Nella stagione 2012/2013 ha debuttato con la New York Philharmonic, la
Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony. Ha ritrovato i Münchner
Philharmoniker, l’Orchestre de Paris, l’Orchestra del Comunale di Bologna,
l´Orchestra del Comunale di Firenze, la National Symphony a Washington e la
Philharmonia di Londra.
L´inizo della stagione 2013/2014 lo ha visto impegnato in tournée con l´OSN Rai al
Festival Enescu di Bucarest, a Verona e a Rimini e con l´Orchestra dell´Accademia di
Santa Cecilia al Festival di Bratislava. Torna sul podio di Münchner Philharmoniker,
Philharmonia, Pittsburgh Symphony, Orchestre della Radio NDR di Amburgo,
della Radio WDR di Colonia, della Radio Svedese a Stoccolma e della NHK a Tokyo.
In Italia ritrova le Orchestre del Teatro di San Carlo di Napoli e del Comunale di
Bologna. Dirige Madama Butterfly al Comunale di Firenze e L´amore delle tre
melarance di Prokof’ev al Maggio Musicale Fiorentino nel 2014.
Frank Peter Zimmermann
partecipano al concerto
VIOLINI PRIMI
*Alessandro Milani (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi, Claudio Cavalli,
Patricia Greer, Valerio Iaccio, Martina Mazzon, Fulvia Petruzzelli, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg,
Claudia Curri, Daniela Godio, Federico Silvestro, Laura Vignato.
VIOLINI SECONDI
Nato a Duisburg in Germania nel 1965, ha studiato violino con Valery Gradov,
Saschko Gawriloff e Herman Krebbers. Nella stagione 2012/13 ha suonato come
solista con la Gustav Mahler Jugendorchester e Daniele Gatti, con la Filarmonica
di Vienna e la Cleveland Orchestra, diretto da Franz Welser-Möst, con la New York
Philharmonic e Andrey Boreyko, con i Berliner Philharmoniker e l’Orchestre de
Paris con Paavo Järvi, e con la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e
la Philharmonia con Esa-Pekka Salonen. Ha inaugurato la stagione 2013/14 con
il Concerto per violino di Brahms insieme alla Tonhalle di Zurigo e a David Zinman
(Festival di Edinburgo), e ha suonato con la London Symphony diretto da Nikolaj
Znaider e l’Orchestra della BBC con Josep Pons (BBC Proms). è "artista in residenza"
della Tonhalle di Zurigo. Ha suonato con i Berliner Philharmoniker diretti da Claudio
Abbado, l’Orchestra della Royal Concertgebouw e Mariss Jansons, la NHK di Tokyo
e la Staatskapelle di Dresda con Herbert Blomstedt, la Los Angeles Philharmonic
con Manfred Honeck, la Filarmonica Cèca e l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia
con Jukka-Pekka Saraste. Si esibisce frequentemente con Piotr Anderzewski, Enrico
Pace ed Emanuel Ax. Ha interpretato le prime assolute di En sourdine di Matthias
Pintscher con i Berliner Philharmoniker e Peter Eötvös (2003), The Lost Art of Letter
Writing di Brett Dean con l’Orchestra del Concertgebouw (2007), e Juggler in
Paradise di Augusta Read Thomas con l’Orchestre Philharmonique de Radio France
(2009). Insieme al violista Antoine Tamestit e al violoncellista Christian Poltéra
forma il Trio Zimmermann, con cui suona in tournée e ai festival di Salisburgo ed
Edinburgo. Ha ricevuto premi quali il Premio dell’Accademia Musicale Chigiana di
Siena (1990), il “Rheinischer Kulturpreis” (1994), il “Musikpreis” di Duisburg (2002),
il “Bundesverdienstkreuz” ordine al merito tedesco (2008) e il “Paul-HindemithPreis der Stadt Hanau” (2010). Ha all’attivo una discografia premiata e prodotta da
EMI Classics, Sony Classical, BIS, Ondine, Teldec Classics e ECM Records. Con l'OSN
Rai, diretta da John Stotgards, ha ricevuto il Midem Classical Award (2005) e l'Echo
Classical Award (2006) per l'incisione della Sony del Concerto per violino di Busoni.
Suona uno Stradivarius del 1711, appartenuto a Fritz Kreisler, gentilmente offerto
da Portigon AG.
*Paolo Giolo, Valentina Busso, Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli,
Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Enxhi Nini, Vincenzo Prota, Francesco Sanna,
Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Luca Bagagli, Alessandra Romano.
VIOLE
*Luca Ranieri, Geri Brown, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris,
Alberto Giolo, Margherita Sarchini, Andrea Arcelli, Giovanni Matteo Brasciolu, Riccardo Freguglia,
Matteo Giacosa, Clara Trullen.
VIOLONCELLI
*Pierpaolo Toso, Ermanno Franco, Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Stefano Blanc,
Pietro Di Somma, Michelangiolo Mafucci, Stefano Pezzi, Fabio Storino.
CONTRABBASSI
*Cesare Maghenzani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Antonello Labanca, Maurizio Pasculli,
Virgilio Sarro, Giorgio Bevilacqua, Vincenzo Venneri.
FLAUTI
*Giampaolo Pretto, Paolo Fratini.
OTTAVINO
Carlo Bosticco
OBOI
*Francesco Pomarico, Teresa Vicentini.
CORNO INGLESE
Franco Tangari
CLARINETTI
*Enrico Maria Baroni, Salvatore Passalacqua.
CLARINETTO BASSO
Salvatore Passalacqua
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Cristian Crevena.
CORNI
*Corrado Saglietti, Valerio Maini, Bruno Tornato, Marco Tosello.
TROMBE
*Roberto Rossi, Ercole Ceretta.
TROMBONI
*Joseph Burnam, Antonello Mazzucco.
TUBA
Daryl Smith
TIMPANI
*Claudio Romano
PERCUSSIONI
Alberto Occhiena
ARPE
*Margherita Bassani, Donata Mattei.
CELESTE
Maria Antonietta Maldera
*prime parti ° concertini
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il
giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539.
20°
Si informa il gentile pubblico che a causa di sopravvenuti impegni fuori sede
dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il concerto di mercoledì 16 aprile
2014 (turno blu), sarà spostato a venerdì 18 aprile 2014. L'orario resta invariato.
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2013/14 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Alessandro Milani suona un violino “Francesco Gobetti” del 1711, messo
gentilmente a disposizione dalla Fondazione Pro Canale di Milano.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
14°
SI COMUNICA UN CAMBIO DI ORARIO NEL CONCERTO DI GIOVEDì 6 FEBBRAIO
CHE SI SVOLGERà ALLE ORE 21 E SARà TRASMESSO IN DIRETTA TELEVISIVA SU RAI5.
LA REPLICA DI VENERDì 7 FEBBRAIO RESTA PROGRAMMATA ALLE 20.30
Redazione a cura di Irene Sala
14
°
GIOVEDÌ 6 FEB
cambio di orarioBRAIO 2014 ore 21.00
VENERDÌ 7 FE per la diretta televisiva su rai
BBRAIO 2014
5
ore 20.30
Pascal Rophé direttore
Margherita Bassani arpa
Francis Poulenc
Sinfonetta
Claude Debussy
Danses per arpa e archi
George Gershwin
An American in Paris,
poema sinfonico
Maurice Ravel
Boléro
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it