DIFESA DA AGENTI BIOLOGICI Titolo X del D. Lgs 81/08 RISCHIO BIOLOGICO 1 Definizioni Agente biologico Qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie, intossicazioni. Microrganismo Ogni entità biologica cellulare e non cellulare capace di replicarsi e trasferire materiale genetico, compresi virus, viroidi, cellule animali e vegetali in coltura Microrganismo geneticamente modificato Un microrganismo il cui materiale genetico è stato modificato in un modo che non avviene in natura mediante incrocio e/o ricombinazione Coltura cellulare Il risultato di crescita in vitro di cellule derivate da organismi pluricellulari. Uso e impiego di agenti biologici Introduzione deliberata di microrganismi, o loro ricerca mirata, nel ciclo lavorativo, sia esso produttivo, di ricerca scientifica, di analisi e altro. Impiego confinato Ogni operazione nella quale i microrganismi sono modificati geneticamente o nella quale tali microrganismi geneticamente modificati sono messi in coltura, stoccati, utilizzati, trasportati, distrutti o smaltiti e per la quale vengono usate barriere fisiche o una combinazione di barriere fisiche e barriere chimiche e/o biologiche, al fine di limitare il contatto degli stessi con la popolazione e con l’ambiente RISCHIO BIOLOGICO 2 1 Definizioni Operazione di tipo A Le operazioni che sono eseguite per l’insegnamento, la ricerca, lo sviluppo o altri scopi non industriali o non commerciali e che sono operazioni su piccola scala. Operazioni di tipo B Le operazioni diverse da quelle di tipo A Incidente Ogni evento imprevisto che comporti una diffusione non intenzionale di microrganismi geneticamente modificati nel corso del loro impiego confinato e che possa mettere in pericolo, con effetto immediato o differito, la salute dell’uomo o dell’ambiente. Utilizzatore Qualsiasi persona fisica o giuridica responsabile dell’impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati. g Notifica La presentazione al Ministero della sanità di documenti contenenti le prescritte informazioni RISCHIO BIOLOGICO 3 Gruppi di microrganismi Cenni di microbiologia RISCHIO BIOLOGICO 4 2 I batteri Forma dei batteri: Forma Denominazione Sferica Cocchi-streptococchi-diplococchi-stafilococchi Cilindrica o a bastoncelli Bacilli-diplobacilli-streptobacilli Bacilli diplobacilli streptobacilli A virgola Vibrioni A spirale Spirilli RISCHIO BIOLOGICO 5 Struttura batterica Struttura esterna: •Flagelli (movimento) •Pili (trasmissione genetica e aderenza al substrato) •Capsule (riserva e protezione) •Parete cellulare (protezione meccanica) Struttura interna: •Membrana citoplasmatica (permeabilità e trasporto) •Citoplasma (ricco di RNA e DNA) RISCHIO BIOLOGICO 6 3 Spore batteriche Bacillus e Clostridium hanno la capacità di produrre spore temoresistenti. Le spore sono forme vegetative dei batteri. Principali tipi nutrizionali di batteri Tipo Sorgente di energia Sorgente di carbonio per la crescita Fototrofo Luce CO2 o composto organico (carboidrati etc.) etc ) Chemiotrofo (Escherichi a Coli e Salmonella) Ossidazione di composti organici CO2 o composto organico (carboidrati etc.) Influenza della temperatura sulla crescita batterica Tipo Range di T°C psicrofili 0 a 15 mesofili 25 a 40 termofili 45 a 60 RISCHIO BIOLOGICO 7 Esigenze gassose dei batteri Tipo Esigenze di gas Aerobi Presenza di ossigeno libero Anaerobi Si accrescono senza ossigeno Anaerobi facoltativi Si accrescono sia in assenza sia in presenza di ossigeno Microaerofili Si accrescono in presenza di piccole quantità di ossigeno pH e crescita batterica: Il pH ottimale di sviluppo microbico è compreso fra 6,5 e 7,5 Il limite massimo per lo sviluppo è di pH=9 Il limite minimo per lo svilullo è di pH=4 Riproduzione e accrescimento Moltiplicazione per scissione binaria trasversale RISCHIO BIOLOGICO 8 4 I funghi: muffe Caratteristiche: 1. Eucarioti (presenza di nucleo definito dalla membrana) 2. Chemioorganotrofi 3. Si riproducono per spore 4. Producono micotossine termoresistenti (dannose per l’uomo) 5 5. S Sono privi i i di clorofilla l fill 6. Hanno dei filamenti (struttura ramificata) Condizioni ottimali di crescita: pH Temp. °C Gas Luce Concentrazi one di zucchero per la crescita Carbonio Tra 2 e 9 5,6 ottimale Tra 0 e 62 Ottimale 2230 Aerobie obbligate no 4% eterotrofe RISCHIO BIOLOGICO 9 I funghi: lieviti Usati in un ampia varietà di processi fermentativi e anche per sintetizzare vitamine, grassi e proteine da zuccheri e azoto. Caratteristiche dei lieviti: 1. Grandezza maggiore rispetto ai batteri 2. Forma ovoidale. Sferica o allungata 3. Sono immobili 4. Si riproducono per gemmazione 5. Eucarioti 6. Hanno un nucleo, membrana nucleare, mitocondrio, granulo, ribosomi, parete cellulare e membrana Specie più conosciuta Saccharomyces Cerevisiae p in presenza p o assenza di Ossigeno: g Comportamento • In presenza di ossigeno i lieviti si moltiplicano (respirazione degli zuccheri) • In assenza di ossigeno i lieviti fermentano (glucosio→alcool etilico + CO2) RISCHIO BIOLOGICO 10 5 Le alghe Caratteristiche: 1. Principalmente unicellulari 2. Presenti nei mari, laghi dolci, stagni, corsi d’acqua 3. Diverse dimensioni e forma 4. Cellule eucarioti o procarioti 5 5. Cl Cloroplasti l ti (elementi ( l ti per la l fotosintesi) f t i t i) 6. Mobili per la presenza di flagelli I protozoi Caratteristiche: 1. Protozoi liberi presenti nell’acqua salata e dolce, sabbia, suolo e materia organica in decomposizione g e in colonie 2. Vivono come cellule singole 3. Protozoi simbionti (coesistenza fra differenti organismi) RISCHIO BIOLOGICO 11 I Virus Composizione: 1. Acido nucleico (parte infettiva) DNA o RNA 2. Capside formato da capsomeri (racchiuda l’acido nucleico) 3. Possono non avere il capside 4. Sono molto più piccoli dei batteri 5. Parassiti intracellulari obbligati 6. Si riproducono per replicazione RISCHIO BIOLOGICO 12 6 Principi di IGIENE Igiene: disciplina che attraverso il potenziamento di fattori utili e l’allontanamento dei fattori responsabili di malattia, tende a conseguire uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale del singolo individuo e della collettività. Fattori utili alla salute: • Buono stato nutrizionale • Stabilità emotiva • Stimolazione affettiva • Adeguata educazione sanitaria • Sano svago • Appagamento e stimolazione sul lavoro • Buona qualità delle matrici ambientali (acqua, aria e suolo) • Qualità e disponibilità degli alimenti • Condizioni igieniche adeguate di abitazione e posti di lavoro RISCHIO BIOLOGICO 13 Microrganismi patogeni Patogenicità: Capacità dei microrganismi di causare una danno all’ospite, che si esprime con una malattia. La patogenicità dipende dall’invasività e dalla tossigenicità (tossine) Capacità invasiva: • Invasione di tutto il corpo (carbonchio (carbonchio, peste peste, tifo tifo, morbillo etc.) etc ) • Altri restano in un determinato organo (epatite, tubercolosi, etc.) Infettività: • Capacità di un patogeno di penetrare, attecchire e moltiplicarsi nell’ospite Malattie infettive contagiose: • Causate da agenti patogeni che vengono eliminate dall’ospite in vie diverse e che in modo diretto o indiretto giungono ad un altro soggetto. Malattie infettive non contagiose: • Gli agenti patogeni non vengono eliminati nell’ambiente e per giungere in un altro ospite hanno bisogno di un vettore. RISCHIO BIOLOGICO 14 7 Vie di penetrazione e modalità di trasmissione Vie di penetrazione degli agenti patogeni: 1. Mucose dell’apparato respiratorio 2. Mucose dell’apparato digerente 3. Vie genito-urinarie P Penetrazione t i attraverso tt la l cute: t 1. Tagli e ferite 2. Punture di insetti 3. Morsi e graffi di animali Trasmissione diretta aerea: 1. Agenti patogeni che vengono espulsi con starnuti e tosse 2. Contaminazione entro 3-2 metri per lo starnuto 3. Contaminazione entro 30 – 90 cm per la tosse Trasmissione indiretta tramite vettori: 1. Acqua 2. Alimenti 3. Oggetti 4. Superfici RISCHIO BIOLOGICO 15 Mezzi utilizzati per l’eliminazione degli agenti biologici RISCHIO BIOLOGICO 16 8 Mezzi fisici Calore: Gli agenti biologici hanno una resistenza diversa al calore. Il calore compromette il metabolismo dei microrganismi e denatura le proteine che fanno parte della loro struttura (le spore sono termoresistenti) • Sterilizzazione con calore secco (flambaggio) • Sterilizzazione con vapore saturo sotto vuoto – 121°C per 10-15 minuti • • Aria calda (stufe di laboratorio per vetreria ed utensili) sotto vuoto a secco – 180°C per 30 minuti Raggi infrarossi (buona penetrazione del calore e tempi brevi) • Raggi UV (lunghezza d’onda 2.5000 A) hanno una buona attività microbicida, attaccano il DNA. Vengono usati per le superfici per la bassa capacità di penetrazione • Raggi gamma ( per la sterilizzazione di materiale medico monouso) • Sterilizzazione con ossido di etilene (viene usato per sonde e tubi medicali che in autoclave si alterano). Viene fornito in forma liquida in bombole ma viene usato come gas alla temperatura di 10,73°C. Attenzione è irritante per la pelle e con l’aria forma atmosfere esplosive. E’ attivo con tutti i microrganismi e con le spore. RISCHIO BIOLOGICO 17 Mezzi chimici Disinfezione e disinfettanti: Distruggono i microrganismi presenti in un determinato momento. (distruzione totale solo sterilizzazione) Resistività dei microrganismi: Microrganismi non sporigeni sono meno resistenti • • Le spore sono più resistenti Azione dei disinfettanti: • Alterazione membrana cellulare • Disattivazione degli enzimi (metalli) Alogeni – Cloro e iodio: 1. Cloro gassoso 2 2. Cloro organico o inorganico (biossido di cloro o ipoclorito di sodio) 3. Azione microbicida a basse concentrazioni 0,3mg/litro 4. Tossico se inalato 5. Irritante ad alte concentrazioni RISCHIO BIOLOGICO 18 9 Sostanze che liberano l’ossigeno: • Perossido di idrogeno (acqua ossigenata) • Azione ossidante dei microrganismi Composti quaternari: • Sali di ammonio quaternari (no corrosivi e tossici) • Basso spettro di azione (no virucida, no sporicida) Aldeidi: • La formaldeide al 35% in soluzione da la formalina • Ampio spettro di azione (funghicida, sporicida, virucida e battericida) • Scarsamente usata per la sua cancerogenicità • Fortemente caustica per la pelle Alcoli: • Disinfezione delle mani • Alcol etilico e isopropilico • Adatto per batteri vegetativi e virus (no sporicida) Mezzi meccanici Alte pressioni: • Industrie alimentari RISCHIO BIOLOGICO 19 Applicazione dei disinfettanti: Disinfezione mani: • Pulizia con sapone per 2-3 minuti con acqua corrente. Successivamente, immergere le mani per 5 minuti in una soluzione al 70% di alcol etilico (50% alcol isopropilico) Disinfezione di strumento medico: • In autoclave per i piccoli strumenti • Immersione in soluzione al 70% di alcol etilico Stoviglie e posate: • In lavastoviglie con temperatura dell’acqua superiore a 80°C • Lavaggio con composti a base di cloro o Sali di ammonio quaternari Biancheria e coperte: • Lavabiancheria a temperatura superiore a 85-90°C per 15 minuti (per diminuire la temperatura si può usare composti a base di cloro) Ambienti e superfici: • Lavaggio con soluzioni di ipoclorito, formaldeide o Sali di ammonio quaternari • Vapori di formalina RISCHIO BIOLOGICO 20 10 Infezioni veicolata da alimenti e tossinfezioni alimentari Il veicolo alimentare è certamente uno dei meglio conosciuti nella diffusione delle malattie infettive • Tossinfezioni Causa: ingestione di alimenti contaminanti da batteri patogeni attivi Tempo di attesa: almeno 12 ore dall'ingestione • Intossicazioni Causa: ingestione di alimenti contaminati da tossine batteriche già formate nell'alimento prima che ne avvenga l'assunzione. Tempo di attesa: da 1 a 6 ore dall'ingestione RISCHIO BIOLOGICO 21 La Salmonella Nota Generale: È una delle infezioni a maggiore diffusione ed è causata dalla presenza di microrganismi, specie della Salmonella, nei cibi. Caratteristica e Descrizione 1. Diffusione: Elevata p S. typhimurium yp -Topi, p , ratti - S. cholerae suis – Suini - S. enteridis - Animali vari 2. Specie: 3. Alimento a rischio: Uova e derivati - carni di pollo - cari di suino - Spezie ed erbe bovino (raro) - Molluschi: cozze e vongole - acque non trattate 4. Habitat: Nell'intestino di individui portatori sani nei quali l'eliminazione avviene attraverso le feci - Animali avviati alla macellazione - Nello sporco, nei liquami, negli alimenti, possono sopravvivere per tempi lunghissimi, anche anni 5. Cause di diffusione: Scarsa igiene personale - Lavorazioni non a norma - Inefficienza dei controlli - Cottura insufficiente - Contaminazione crociata - Portatori sani. 6. Sintomatologia: Tempi di reazione: 12-36 ore dall'ingestione dell'alimento conta-minato - Effetti: diarrea, vomito, febbre, nausea, dolori addominali - Durata: da acuni giorni a 3 settimane. 7 Sensibilità: Al calore 7. calore, una cottura adeguata rende l'alimento sicuro - La pastorizzazione, in alimenti, ad alta umidità, la uccide - A 72°C, per oltre 2 minuti, si ha una riduzione numerica di 6 logaritmi 8. Prevenzione: Informazione e formazione del personale - Elevata igiene del personale, soprattutto le mani - Rispetto delle temperature e tempi di cottura - Rispetto delle temperature di conservazione - Audit e controlli specifici. RISCHIO BIOLOGICO 22 11 Lo Stafilococco aureo Nota Generale: Intossicazione piuttosto frequente, che consegue all'ingestione di alimento contenente tossina già preformata. Perché si verifichi la malattia è necessario che lo Stafilococco sia presente in grandi quantità, assume quindi molta importanza il rispetto delle temperature, per evitare la moltiplicazione massiccia dei microrganismi. Caratteristica e Descrizione q 1. Diffusione• Frequente 2. Specie: S. aureus• epidermidis• S. cholerae suis• Suini• S. enteridis• Animali vari 3. Alimento a rischio: Panna, creme e latticini• Carni in genere• Alimenti molto manipolati• Insaccati• Prodotti in scatola• pesce• Molluschi: cozze e vongole• acque non trattate 4. Habitat: Naso e gola di portatori sani• Nel pus di ferite• Mani e parti del corpo umano• Ambiente di lavoro, polvere, pavimenti, utensili ecc. 5. Cause di diffusione: Scarsa igiene personale• Lavorazioni non a norma• Inefficienza dei controlli• Portatori sani 6. Sintomatologia: Tempi di reazione: 3-16 ore dall'ingestione dell'alimento contaminato• Effetti: salivazione eccessiva, diarrea, vomito, nausea, crampi addominali, sete• Durata: 1-2 giorni 7. Sensibilità: Le cellule sono sensibili al calore ma le sue tossine sono termoresistenti• La morte cellulare interviene dopo i 55°C• Le tossine possono essere eliminate a 60°C per almeno 3 ore o alla a a temperatura e pe a u a d di ebo ebollizione o e pe per non o meno e od di 40°C 0C 8. Prevenzione: Informazione e formazione del personale• Elevata igiene del personale, soprattutto le mani• Uso di mascherine e guanti• Corretto trattamento termico• Rispetto delle temperature di conservazione• Non lasciare i cibi esposti all'aria per tempi lunghi• Audit e controlli specifici. RISCHIO BIOLOGICO 23 Il Clostridium Perfrigens Nota Generale: È un microrganismo anaerobico (vive in assenza di ossigeno) ed è in grado di resistere alle temperature di cottura. Richiede un numero di batteri molto elevato che si svilupperanno se si lasciano gli alimenti a temperatura ambiente per lungo tempo. Caratteristica e Descrizione 1 Diff 1. Diffusione: i F Frequente t 2. Specie: C. perfrigens, ve ne sono 5 tipi, quello A è il più diffuso 3. Alimento a rischio: Carni in genere• Carni cotte• Sughi di carne 4. Habitat: Ospite abituale dell'intestino di portatori sani• Ambiente di lavoro, polvere, pavimenti, utensili ecc. 5. Cause di diffusione: Scarsa igiene personale• Aree del mattatoio a rischio• Alimenti cotti conservati a T°C ambiente• Alimenti preparati con molto anticipo• Raffreddamento molto lento dei cibi cotti• Contaminazione crociata• Portatori sani 6. Sintomatologia: Tempi di reazione: 8-24 ore dall'ingestione dell'alimento contaminato• Effetti: diarrea, forti dolori addominali, vomito, nausea• Durata: 2-5 giorni 7 Sensibilità: Sopra i 60°C 7. 60 C le cellule cessano la riproduzione• La tossina prodotta è termoresistente, anche per 2-3 ore, alla temperatura di ebollizione• Cloruro di sodio al 15-25% ed i nitriti inibiscono la riproduzione 8. Prevenzione: Informazione e formazione del personale• Elevata igiene del personale e degli utensili: aree di lavorazioni carni e cucina• Rapido raffreddamento dei cibi se non consumati a tempi brevi• Tenere i cibi cotti, destinati al consumo, a temperatura superiore a 65°C• Audit e controlli specifici RISCHIO BIOLOGICO 24 12 Gli Enterobatteri Nota Generale: Comprendono essenzialmente i coliformi e sono soprattutto alcuni ceppi di Escherichia coli a provocare la malattia, in particolare nei bambini o in individui debilitati.È anche conosciuta come diarrea del viaggiatore, vendetta di Montezuma ecc. Caratteristica e Descrizione: 1. Diffusione: Frequente 2 Specie 2. Specie. Escherichia coli coli, sono noti 4 ceppi che prod producono cono enterotossine termolabili e termostabili 3. Alimento a rischio: Prodotti per la prima infanzia• Latte e derivati• Carni 4. Habitat: Ospite abituale dell'intestino di portatori sani• Acque contaminate da scarichi umani ed animali. 5. Cause di diffusione: Lavorazioni in ambienti ed attrezzature non idonee• Scarsa igiene del personale• Refrigerazione inadeguata• Cottura insufficiente• Presenza di mosche ed insetti 6. Sintomatologia: Tempi di reazione: 8-72 ore dall'ingestione dell'alimento contaminato• Effetti: febbre, diarrea, dolori addominali; nei bambini e negli individui a rischio gli effetti possono essere più intensi, ad es. feci sanguinolente e perdite di peso• Durata: 3-5 giorni 7. Sensibilità: La tossina termolabile viene disattivata dopo i 75°C oppure a 65°C per 20'• La tossina termostabile non si neutralizza prima di 30-40 minuti di cottura alla temperatura di ebollizione 8. Prevenzione: Informazione e formazione del personale• Elevata igiene del personale e degli t ili aree di lavorazioni l i i di prodotti d tti per l'i l'infanzia• f i Temperature T t di conservazione• i A dit e Audit utensili: controlli specifici RISCHIO BIOLOGICO 25 La Listeria Monocytogenes Nota Generale:È un microrganismo patogeno, per l'uomo e per gli animali, ad ampia diffusione ed è in grado di sopravvivere alle temperature di conservazione fino ad 1°CViene distrutto da un corretto processo di pastorizzazione. Caratteristica e Descrizione 1. Diffusione: Frequente 2 Specie: L 2. L. monocytogenes 3. Alimento a rischio: Latte e formaggi molli• Uova• Alimenti crudi: es. salsicce• Volatili• Alimenti poco cotti• Ortaggi 4. Habitat: Diffuso largamente nell'ambiente: terreni inquinati, fango, piante 5. Cause di diffusione: Igiene degli animali allevati• Igiene ambiente interno ed esterno al ciclo produttivo• Processo di pastorizzazione scorretto 6. Sintomatologia: Tempi di reazione: 3-30 giorni dall'ingestione dell'alimento contaminato• Effetti: simile ad una forma di meningite, con sintomi di tipo influenzale. La malattia è particolarmente grave nelle donne in gravidanza e nei soggetti immuno - compromessi. Può essere mortale 7. Sensibilità: Viene distrutta dai buoni disinfettanti• È sensibile al calore ed una corretta pastorizzazione o cottura l'uccidono• La conservazione in frigo può essere a rischio 8. Prevenzione: Informazione e formazione del personale• Cura dell'allevamento• Elevata igiene del personale, degli utensili ed aree di lavorazione, confezionamento e conservazione• Temperature di cottura e di pastorizzazione• Audit e controlli specifici RISCHIO BIOLOGICO 26 13 Il Clostridium Botulinum Nota generale: Bacillo Gram+ anaerobio e sporigeno. Letale, produce neuro tossine. Caratteristica e Descrizione 1. Diffusione: frequente 2 2. Ali Alimenti ti a rischio: i hi conserve 3. Habitat: terriccio e prodotti vegetali 4. Cause di diffusione: insufficiente sterilizzazione e acidificazione dei prodotti in scatola 5. Sintomatologi: I sintomi neurologici dell’intossicazione compaiono in genere dopo 12-36 ore dall’ingestione (paralisi muscolare) 6. Sensibilità : calore oltre i 100°C (inattivazione delle spore) pH inferiore a 4,5 inibisce la crescita 7. Prevenzione: corretta igiene industriale, monitoraggio degli ambienti lavorativi e formazione del personale RISCHIO BIOLOGICO 27 Rischio biologico in agricoltura L’attività agricola si svolge a stretto contatto con la natura, con gli animali e con prodotti di origine animale. Questo rapporto può determinare lo sviluppo di malattie causate da microrganismi che vivono, si moltiplicano e svolgono il loro ciclo vitale nel terreno (es. il tetano) oppure negli animali. In questo ultimo caso si parla di .zoonosi.. Gli animali ammalati possono essere quelli allevati, i domestici, i selvatici o i randagi. Fonti di contagio di agenti zoonosici: I microrganismi possono penetrare nell.uomo: 1. .attraverso ferite e tagli sporchi di terra; 2. a causa del morso di un animale ammalato oppure attraverso il contatto con il suo sangue, la sua urina urina, ecc; 3. attraverso la puntura di insetti che li trasportano dall.animale ammalato all’uomo; 4. mangiando e bevendo prodotti (quali latte, uova, carne) provenienti da animali ammalati; 5. attraverso il contatto con i liquami delle fosse biologiche e il letame e il liquame utilizzato nelle concimazioni. RISCHIO BIOLOGICO 28 14 RISCHIO BIOLOGICO 29 RISCHIO BIOLOGICO 30 15 RISCHIO BIOLOGICO 31 RISCHIO BIOLOGICO 32 16 Il rischio biologico in ospedale e le misure di prevenzione RISCHIO BIOLOGICO 33 RISCHIO BIOLOGICO 34 17 Classificazione degli agenti biologici Sono classificati in 4 gruppi , ordinati secondo il rischio di infezione 1. 2. 3. 3 4. Primo gruppo: agenti con poche probabilità di causare malattie nell’uomo Secondo gruppo: possono provocare malattie nell’uomo; ma è poco probabile che si propaghino nella comunità Terzo gruppo: possono provocare malattie gravi e posso propagarsi nella comunità Quarto gruppo: provocano malattie gravi e hanno un elevata probabilità di diffusione nella comunità Misure profilattiche e terapeutiche: Mentre per il primo e terzo gruppo sono disponibili misure profilattiche e terapeutiche efficaci, ne caso del quarto gruppo detti presidi sono carenti. Soglia di infettività Dio: Ai fini della VdR è utile il parametro Dio definito come quella dose al di sotto del quale il contagio non produce infezioni. Per agenti con Dio pari a 1 e per quelli del 4° gruppo è necessario adottare misure che riducano il più possibile l’esposizione. Fonti: art. 75 Dlgs 626/94 RISCHIO BIOLOGICO 35 Esercizio di attività con uso di agenti biologici Gli adempimenti per l’uso di agenti biologici sono graduati in funzione del rischio di infettività Gruppo Adempimenti 1 Nessuna incombenza (osservare i principi di buona sicurezza ed igiene) 2e3 Obbligo di sola comunicazione 4 Comunicazione C i i con preavviso i di 30 giorni i i alla ll ASL di competenza t e autorizzazione del Ministero della Sanità I laboratori che forniscono un servizio diagnostico non sono tenuti a tale comunicazione. L’autorizzazione ha una durata di 5 anni. Tutte le variazioni in merito all’utilizzo di agenti del 4° gruppo devono essere comunicate. Note: Nel caso di microrganismi geneticamente modificati, vigono le norme più cogenti di cui allo specifico Dlgs 206/01 RISCHIO BIOLOGICO 36 18 Obblighi del datore di lavoro 1. 2. 3. 4. 5. Le informazioni reperibili sulla pericolosità degli agenti, desumibili dallo stesso allegato XLVI al Dlgs 81/08 e da ogni altra fonte Le informazioni sulle malattie provocate, sugli effetti allergici e tossici La conoscenza di patologie lavorative Le comunicazioni di interesse alle autorità sanitarie Gli eventuali sinergismi possibili fra gli effetti dei diversi agenti utilizzati A valle del documento di VdR dovranno essere inclusi i seguenti argomenti: 1. Fasi del processo lavorativo che includono l’utilizzo di agenti biologici 2. Numero di lavoratori esposti 3. Programma di emergenza per la protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione ad agente biologico del gruppo 3 o 4 nel caso di un difetto nel contenimento fisico Informazione sui rischi specifici: 1. Come minimizzare l’esposizione 2. Misure igieniche obbligatorie 3 3. Funzione degli indumenti protettivi, protettivi dei DPI e sul corretto impiego 4. Procedure operative 5. Misure di prevenzione e profilassi 6. Gestione e comportamenti in emergenza per la dispersione di un agenti biologico all’esterno RISCHIO BIOLOGICO 37 Misure tecniche, organizzative e procedurali da adottare 1. 2. 3. 4. 5. 6 6. 7. 8. 9. Evitare o ridurre l’uso di agenti biologici nocivi Limitare il numero degli esposti Progettare i processi in funzione della riduzione del rischio Adottare primarie misure collettive di protezione Adottare misure igieniche a tutela dell’ambiente esterno S Segnalare l l’l’esistenza i t d dell rischio i hi bi biologico l i con lla cartellonistica t ll i ti di sicurezza i Adottare procedure idonee, per il prelievo. La manipolazione e il trattamento di campioni pericolosi Elaborare un piano di emergenza in caso di contaminazione Gestire lo smaltimento dei rifiuti in condizioni di massima sicurezza Misure igieniche 1. 2. 3. 4. 5. Servizi sanitari con docce e acqua calda e fredda. Eventualmente apparecchiature per il llavaggio i oculare l Indumenti protettivi da riporre in luoghi separati dagli indumenti personali DPI controllati, disinfettati e puliti dopo ogni utilizzo Svestimenti di indumenti eventualmente contaminati all’atto dell’uscita dalla zona di lavoro Divieto di assunzione di cibi e bevande, e di fumo nelle aree a rischio RISCHIO BIOLOGICO 38 19 Misure specifiche per le strutture sanitarie e veterinarie. • • • 1. Il datore di lavoro, nelle strutture sanitarie e veterinarie, in sede di valutazione dei rischi, presta particolare attenzione alla possibile presenza di agenti biologici nell’organismo dei pazienti o degli animali e nei relativi campioni e residui e al rischio che tale presenza comporta in relazione al tipo di attività svolta. 2. In relazione ai risultati della valutazione, il datore di lavoro definisce e provvede a che siano applicate procedure che consentono di manipolare, decontaminare ed eliminare senza rischi per l’operatore e per la comunità, i materiali ed i rifiuti contaminati. 3. Nei servizi di isolamento che ospitano pazienti od animali che sono, o potrebbero essere, contaminati da agenti biologici del gruppo 3 o del gruppo 4, le misure di contenimento da attuare per ridurre al minimo il rischio di infezione sono indicate nell’allegato XII. Misure specifiche per i laboratori e gli stabulari. • • • • • • • • 1. Fatto salvo quanto specificatamente previsto all’allegato XI, punto 6, nei laboratori comportanti l’uso di agenti biologici dei gruppi 2, 3 o 4 a fini di ricerca, didattici o diagnostici, e nei locali destinati ad animali da laboratorio deliberatamente contaminati con tali agenti, il datore di lavoro adotta idonee misure di contenimento in conformità all’allegato XII. 2. Il datore di lavoro assicura che l’uso di agenti biologici sia eseguito: a) in aree di lavoro corrispondenti almeno al secondo livello di contenimento, se l’agente appartiene al gruppo 2; b) in aree di lavoro corrispondenti almeno al terzo livello di contenimento, se l’agente appartiene al gruppo 3; c) in aree di lavoro corrispondenti almeno al quarto livello di contenimento, se l’agente appartiene al gruppo 4. 3 3. Nei laboratori comportanti l’uso l uso di materiali con possibile contaminazione da agenti biologici patogeni per l’uomo e nei locali destinati ad animali da esperimento, possibili portatori di tali agenti, il datore di lavoro adotta misure corrispondenti almeno a quelle del secondo livello di contenimento. 4. Nei luoghi di cui ai commi 1 e 3 in cui si fa uso di agenti biologici non ancora classificati, ma il cui uso può far sorgere un rischio grave per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro adotta misure corrispondenti almeno a quelle del terzo livello di contenimento. 5. Per i luoghi di lavoro di cui ai commi 3 e 4, il Ministero della sanità, sentito l’Istituto superiore di sanità, può individuare misure di contenimento più elevate. RISCHIO BIOLOGICO 39 RISCHIO BIOLOGICO 40 20 Gestione delle emergenze Il piano di emergenza deve contemplare la gestione del rischio in relazione alla pericolosità dell’agente biologico presente nell’attività. Nel luogo di lavoro devono essere apposti cartelli con un estratto del piano di emergenza. In particolare con le norme cui attenersi in caso di infortunio o di incidente In caso di dispersione nell’ambiente di un agente biologico, la zona contaminata deve essere evacuata; ad essa possono accedere gli addetti all’emergenza Il datore di lavoro deve informare immediatamente la USL il RLS su: • L’incidente e le cause che lo hanno provocato • Le misure correttive adottate I lavoratori hanno l’obbligo di segnalare immediatamente qualsiasi incidente o infortunio RISCHIO BIOLOGICO 41 Sorveglianza sanitaria È prevista per tutti i lavoratori esposti ad agenti biologici Devono anche essere adottate le misure ad personam, in primis le vaccinazioni Registro degli esposti Il datore di lavoro deve istituire e curare un registro nel quale siano nominativamente iscritti i lavoratori che usino agenti biologici del gruppo 3 o 4. Per ciascun lavoratore devono comparire: • Attività svolta • Agente utilizzato • Casi di esposizione individuale Il modello ministeriale del registro non è ancora disponibile. Implicazioni burocratiche del registro: • Aggiornamento e tenuta da parte del medico competente • Consegna copia ISPESL e ISS • Comunicazione a ISPESL e ISS di variazioni e modifiche • Consegna di copia del registro in caso di cessazione del rapporto di lavoro RISCHIO BIOLOGICO 42 21 FINE PRESENTAZIONE Relatore Dott. Lazzaro Palumbo CAA consulenzaagroaziendale.com Via Fratelli Cairoli n. 14 71013 San Giovanni Rotondo – FG Ufficio 0882076020 RISCHIO BIOLOGICO 43 22
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