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“c’è saggezza nel vino”
dalla Valle D’Aosta alla Sicilia,
tutti gli articoli della nostra rubrica enologica
DANIELE CERNILLI
a cura di
LUIGI CRUCIANI E CARLOTTA SERAFINI
gli e-single di
1
indice
Valle d’Aosta
vigneti terrazzati sui contrafforti delle montagne
pagina 8
Piemonte
l’altra faccia del longevo Barolo nel pieno di una nuova gioventù
pagina 16
alla ricerca del Gavi dimenticato
pagina 23
tra antichi castelli e dolci colline, sua maestà il Barolo
pagina 31
il Moscato non si beve solamente con il panettone
pagina 40
Liguria
in riviera di Ponente, con la scusa del Pigato
pagina 48
2
Lombardia
c’era una volta il Pinot di Franciacorta
pagina 56
la valle orizzontale dove si producono rossi maratoneti
pagina 65
Trentino
una Schiava per l’estate
pagina 73
la valle dell’Adige dove nasce il perlage al profumo di montagna
pagina 82
Veneto
il Prosecco, oltre le bollicine
pagina 90
l’importanza di chiamarsi Soave
pagina 99
Valpolicella, vigneti dall’antichità pre-romana
pagina 107
3
Friuli Venezia Giulia
mille anni di Ribolla Gialla tra colline e ponca
pagina 116
vigneti di confine, la Mitteleuropa italiana
pagina 124
Emilia-Romagna
quella terra meticcia d’Oltrepò dove a unire è un tralcio di vite
pagina 133
il regno del Lambrusco e delle red bubbles
pagina 141
caccia al vino nelle tre Romagne
pagina 150
Toscana
se Montepulciano è regno per ogni buon vino
pagina 160
quel Bolgheri schietto che matura fra i cipressi
pagina 168
la favola del Morellino, brutto anatroccolo dei vitigni toscani
pagina 177
4
alla corte del Gallo Nero fra leggenda e grandi vini
pagina 185
quel vino semisconosciuto che si è fatto principe rosso di Toscana
pagina 193
Umbria
quando la città vecchia fa buon vino
pagina 201
se il vino per la messa è diventato davvero santo
pagina 209
Lazio
quel Beaujolais de noantri che oggi è il rosso di Roma
pagina 217
gita fuori porta per scoprire il vino della Capitale
pagina 226
Marche
sua eccellenza il Verdicchio, mito nascosto tra i castelli di Jesi
pagina 234
5
tra Marche e Abruzzo
la terra di mezzo unita dall’enologia
pagina 243
Abruzzo
quei vigneti di cui andar fieri fra i monti e il mare
pagina 252
Campania
oltre ai fuochi una terra da amare
pagina 260
tra Campania e Molise
la forca sannita d’Appennino, gemma atipica del Meridione
pagina 268
Puglia
in Salento rossi di mare per le caldi estati
pagina 275
6
Basilicata
la potenza vulcanica dell’Aglianico, vino antico della via Appia
pagina 283
Calabria
il nettare che dissetava i campioni. un brindisi lungo 25 secoli
pagina 291
Sicilia
alle falde del vulcano la storia dei vini sull’Etna
pagina 299
la punta ovest della bella Trinacria e le sue bottiglie
pagina 309
Sardegna
da Alghero a Olbia sulle tracce del Vermentino
pagina 317
il Vermentino della Gallura, dove il vento arrotonda le campagne
pagina 325
7
VALLE D’AOSTA
vigneti terrazzati sui contrafforti
delle montagne
Alpi. Pochi, per ovvie ragioni di spazio, e sorprendentemente vari. Vini quasi sconosciuti fuori dalla regione,
tutti da scoprire
30 agosto
La Valle d’Aosta è la più piccola delle regioni italiane, con appena 3.263 kmq di superficie ed una popolazione di circa 126 mila abitanti. È prevalentemente montuosa ed è attraversata dal fiume Dora
Baltea, uno dei principali affluenti del Po, che forma letteralmente
una vallata centrale e orizzontale, la sola che consente la viticoltura,
in massima parte su vigneti terrazzati, ricavati dai primi contrafforti
delle montagne che dominano la valle, tanto da apparire quasi verticali da lontano. I segnali che si è entrati nella Valle sono proprio
quelle vigne e i tetti della case costruiti con grandi tegole di ardesia.
Gli ultimi dati disponibili parlano di soli 208 ettari di vigneto
iscritti all’albo della Doc e di una produzione di 11 mila ettolitri di
vino, che vuol dire meno di un milione e mezzo di bottiglie, un quantitativo simile a quello di una cantina di medie dimensioni in altre
parti d’Italia. Una sola Denominazione di Origine porta il nome
della regione, Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, bilingue come è previsto
dallo statuto di Regione autonoma. Però risalta la grande quantità di
tipologie provenienti da zone e da uve diverse.
Nella zona più settentrionale, alle pendici del Monte Bianco, da
vigneti collocati a più di mille metri di altezza, si produce il Blanc
n
8
de Morgex e de La Salle, che deriva da uve bianche omonime, chiamate anche Prié blanc. Leggerissimo e quasi introvabile fuori dalla
regione.
Più a sud troviamo soprattutto dei vini rossi. I principali sono
l’Arnad-Montjovet e il Donnas, più corposi, che derivano prevalentemente da uve nebbiolo (le stesse del Barolo e del Barbaresco,
per intenderci) che in zona prendono il nome di Picoutener. Poi lo
Chambave Rouge, il Nus, il Torrette e l’Enfer d’Arvier che provengono da uve Petit rouge in prevalenza, una varietà locale che non si
trova fuori dalla regione.
Tra i vini da dessert, rari e costosi, i più rappresentativi sono lo
Chambave Muscat e Malvoisie de Nus, quest’ultima frutto che deriva
da Pinot gris, chiamato localmente Malvoisie. Tutti questi vini, come
è facile osservare, prendono il nome da precisi luoghi geografici.
Esistono però anche dei Valle d’Aosta Doc che hanno accanto alla denominazione regionale la semplice indicazione dell’uva
di provenienza. È possibile perciò trovare dei Valle d’Aosta Müller
Thurgau, Pinot Gris, Chardonnay, Gamay, Pinot Noir, Petite Arvine,
Petit Rouge, Premetta e Fumin. Si tratta di vini che derivano da uve
coltivate in diverse parti della regione oppure di tipologie che non rientrano nelle sottozone più specifiche. In tutti i casi è molto difficile
reperirli se non nella regione.
Da sottolineare che tutti i vini valdostani sono dei classici vini
di montagna. I bianchi hanno profumi tenui e aromatici e un corpo
piuttosto leggero, dominato da note acidule. I rossi sono anch’essi di
media struttura, hanno un colore piuttosto scarico e da loro non bisogna aspettarsi potenza o capacità d’invecchiamento straordinarie.
Qui segnalo due vini, di due cantine tra le più rappresentative del
panorama. Il primo è il migliore fra i rossi della zona e ce lo propone
Giorgio Anselmet. Il secondo è un grandissimo bianco, opera di Costantino Charrère nella sua cantina Les Crêtes.
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l’arte del Pinot Gris
con vista sul Bianco
La prima tappa del percorso è anche quella più lontana da Aosta.
Siamo proprio sotto il Monte Bianco, a Morgex, prima di Courmayeur,
dove i vigneti arrivano a sfiorare i 1.200 metri di altezza e sono fra i più
alti d’Europa. Qui si fa un bianco leggero e longevo, il Blanc de Morgex
e de La Salle, che ha di fatto un solo produttore, la Cave du Vin Blanc
de Morgex e de La Salle. Scendiamo un po’, ed eccoci ad Arvier, con
il famoso vigneto dell’Enfer proprio dall’altra parte della Dora. Qui la
Coenfer produce un ottimo Enfer d’Arvier, il Clos de L’Enfer. Neanche
un chilometro e siamo a Introd, a Lo Triolet di Marco Martin, il più
bravo specialista regionale, e tra i più bravi in Italia, per il Pinot Gris,
che lui eleva in barrique. In più fa un Fumin, rosso locale, di tutto
rispetto.
Tra qui e il capoluogo ci sarà una decina di chilometri, ma troviamo anche una delle zone più vocate per la viticoltura e più ricca
di cantine. A Villeneuve spicca Anselmet, e lo ricordiamo più sotto.
A Saint Pierre c’è Di Barrò, ottimo specialista per il Torrette, rosso da
Petit rouge. A Sarre Feudo di San Maurizio, con Fumin rosso e Petit
Arvine bianco, ad Aymavilles Charrère e la cantina Les Crêtes.
Anche Aosta è sede di aziende vitivinicole. In particolare di Ottin,
il miglior produttore di Petit Arvine, bianco locale molto profumato,
e dell’Institut Agricole Régional, che fa un’ampia gamma di vini diversi. Ad est del capoluogo incontriamo Quart, dove ci sono i fratelli
Grosjean e il loro ottimo Fumin Vigne Rovettaz, poi Chambave, e la
Crotta di Vegneron, e infine Verrayes, sede della minuscola La Vrille,
produttrice del migliore fra i passiti della zona, lo Chambave Muscat
Fletri. Verso il confine con il Piemonte ecco La Kiuva, ad Arnad, con il
solido Arnad-Montjovet, rosso persino tannico, e la Cave Cooperative
di Donnas, che propone il rosso omonimo, ricco e potente.
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indirizzi
Cave du Vin Blance de Morgex et de La Salle
Chemin des Iles, 31 - La Ruine
11017 Morgex (AO)
Tel. +39 0165 800331
www.caveduvinblanc.com
Caves Cooperatives de Donnas
Via Roma, 97
11020 Donnas (AO)
Tel. +39 0125 807096
www.donnasvini.it
Coenfer
Via Corrado Gex, 52
11011 Arvier (AO)
Tel. +39 0165 99238
www.coenfer.it
Di Barrò
Località Chateau Feuillet, 8 La Ruine
11010 Saint Pierre (AO)
Tel. +39 0165 903671
www.vievini.it
Feudo di San Maurizio
Frazione Maillod, 44
11010 Sarre (AO)
Tel. +39 0165 3186831
www.vievini.it/it/associati.php?az=13
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Grosjean
Villaggio Ollignan, 1
11020 Quart (AO)
Tel. +39 0165 775791
www.grosjean.vievini.it
Institut Agricole Regionale (IAR)
Regione La Rochere, 1a
11100 Aosta
Tel. +39 0165 215811
www.iaraosta.it
La Crotta di Vegneron
Piazza Roncas, 2
11023 Chambave (AO)
Tel. +39 0166 46670
www.lacrotta.it
La Kiuva
Frazione Pied de Ville
11020 Arnad (AO)
Tel. +39 0125 966351
www.lakiuva.it
La Vrille
Località Grangeon, 1
11020 Verrayes (AO)
Tel. +39 0166 543018
www.lavrille.it
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da bere
Le Prisonnier 2010
91/100
Euro 42,00
Anselmet
Frazione Vereytaz
11018 Villeneuve (AO)
Tel. +39 0165 904851
www.maisonanselmet.it
Vino prodotto con uve petit rouge 40%, cornalin 35%, fumin
20% e mayolet 5%. Matura in barrique per un anno e mezzo.
Presenta un colore rubino cupo e molto intenso. All’olfatto risaltano note speziate, poi di viola, di rosa appassita, toni balsamici e di
piccoli frutti di bosco.
Il sapore è deciso, leggermente tannico, salino, caldo e persistente. Da servire a 18 gradi con carbonade, filetto di manzo alla valdostana e lasagne al forno con ragù.
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Chardonnay Cuvée Bois 2012
93/100
Euro 35,00
Les Cretes
Località Viletos, 50
11010 Aymavilles (AO)
Tel. +39 0165 902274
www.lescretes.it
Vino prodotto con uve chardonnay. Matura circa un anno in barrique. Di colore giallo dorato. Risulta minerale al naso, con note di
pietra focaia, ma anche di susina bianca, molto piacevole ed elegante
al gusto, dove il legno della barrique si sente appena in sottofondo.
Chiude molto persistente e caldo.
Va bevuto a 12 gradi, e preferibilmente abbinato a fonduta valdostana, tajarin al ragù bianco, rombo al forno.
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dormire e mangiare
La Clusaz
Località La Clusaz
11010 Gignod (AO)
Tel. +39 0165 56075
www.laclusaz.it
Siamo a una decina di chilometri a nord di Aosta, sulla strada
per il Gran San Bernardo. In località La Clusaz troviamo l’omonima
locanda, fornita anche di ristorante. La struttura dispone di quattordici stanze, con un’offerta per il weekend da 150 euro a testa mezza
pensione e colazione comprese.
Un bel giardino, un ottimo ristorante di cucina sia tradizionale
sia moderna, una lista dei vini molto ben fatta, con le migliori etichette della regione.
In più alcune fra le migliori cantine della Valle non distano più
di una trentina di chilometri a dire tanto. È il luogo ideale per fare
tappa e visitarle, oppure per godersi un weekend di relax, con cibi e
vini ottimi. E fa anche fresco.
Il ristorante chiude martedi e mercoledi a pranzo.
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PIEMONTE
l’altra faccia del longevo Barolo
nel pieno di una nuova gioventù
Langa. Vigne talmente belle che l’Unesco le ha elette Patrimonio dell’umanità. E un grande rosso italiano
22 novembre
Andare in Langa adesso è perfetto. C’è il tartufo bianco, ci sono
da bere tanti Barolo del 2010, che è un’annata portentosa (ma anche
quella di quest’anno, difficile in molti posti, qui non è stata malvagia). Poi sulle vigne ci sono ancora un po’ di foglie, e tutto si colora
di giallo, di rosso e di marrone, punteggiato dal verde delle querce e
di qualche cipresso.
Il Barolo, dicevo, forse il rosso italiano più prestigioso. Un grande vino, longevo, tradizionale, che negli ultimi anni sta vivendo una
nuova gioventù. Anche le vigne dalle quali deriva sono state elette
Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, e davvero caratterizzano, dominano il paesaggio come in poche altre parti del mondo.
Poi c’è Barolo e Barolo. Ci sono quelli più delicati di La Morra e di
Verduno, quelli più equilibrati di Barolo e di Castiglione Falletto. Ma
ci sono anche i Barolo possenti di Monforte e soprattutto di Serralunga d’Alba, patria di rossi longevi e austeri. Un buon degustatore non
può non riconoscerli. Hanno tannini più serrati, profumi più complessi, talvolta affumicati, forse dovuti ai terreni elveziani, più scuri, dai
quali derivano le uve nebbiolo che ne sono alla base. Sono dei Baroli
che hanno bisogno di qualche anno in più per esprimere le loro migliori qualità, ma quando sono pronti riescono a dare emozioni come
n
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forse nessun altro rosso in zona, e possono invecchiare per decenni.
È l’Università del Barolo, insomma, che si esprime sui suoi livelli
più elevati in molte delle cantine della zona. Serralunga, poi, offre
anche molte situazioni diverse, vigne poste in posizioni differenti,
che danno diverse sfumature ai vini che ne scaturiscono. Il territorio comunale chiude ad est l’area a Docg, e percorre gran parte del
confine orientale, da nord a sud, dal confine con Grinzane Cavour
fino a Monforte. Con l’altitudine che tende a salire andando verso il
meridione e allontanandosi dalla vale del Tanaro.
I cru di maggior rilevo sono La Rosa, Lazzarito, Le Rocche del
Falletto, Ornato, Prapò, Vigna Rionda, Parafada, Villero, Cerretta,
La Corda della Briccolina, Boscareto. I produttori che li interpretano vanno da nomi famosissimi, come Fontanafredda, Ceretto, Bruno
Giacosa, Batasiolo, Vietti, fino a piccoli produttori, come Pira, Porro, Schiavenza, Massolino, Altare, Cappellano, Germano, Manzone,
Brovia e Rosso. La quintessenza della qualità in ambito barolista.
Qui vorrei ricordare due Barolo di Serralunga che uniscono
grande territorialità e prezzo non troppo elevato, perché in certi casi
si sforano i cento euro a bottiglia, in presenza di firme prestigiose
e di fama internazionale. Allora vi segnalo due vini che non sono i
migliori della zona, ma forse sono fra i più abbordabili, e vi daranno
un’idea sia della straordinaria vendemmia del 2010, sia della bravura di due veri artigiani del vino, quali sono i Massolino e i Pira, veri
protagonisti della vitienologia più autentica di Serralunga.
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le cantine di Serralunga
Sono molti i protagonisti della scena barolista di Serralunga, oltre ai già citati Pira, Massolino ed Anselma, ed oltre a Bruno Giacosa
e ai Ceretto che fanno maestosi Barolo, dai cru Le Rocche del Falletto di Serralunga e Prapò, ma che non hanno la sede centrale nel
comune di Serralunga, ma, rispettivamente, a Neive e a Castiglione
Falletto, e Batasiolo, che ce l’ha a La Morra, eccovi una serie di cantine da andare a visitare.
Innanzitutto c’è Fontanafredda, grande, bellissima, storica, essendo stata di proprietà di Casa Savoia, ed ora condotta con grande
vivacità da Oscar Farinetti, Mr Eataly, che ne ha fatto un centro di
attrazione enogastronomica, dotandola di albergo e ristorante. Poi ci
sono i Barolo Vigna La Rosa e Lazzarito, ottimi. Angelo Cappellano,
figlio dello scomparso Teobaldo, personaggio dal carisma straordinario, fa un Barolo Piè Franco notevolissimo, oltre al miglior Barolo
Chinato del mondo. Sergio Germano fa Barolo in vigna Cerretta, ma
anche il miglior Riesling italiano, l’Herzu, davvero formidabili entrambi. Luciano Pira, proprietario della cantina Schiavenza, fa un
ottimo Barolo Prapò e un conveniente Barolo Serralunga. In più fa
ottima cucina locale nella sua deliziosa trattoria, proprio sotto il minaccioso Castello di Serralunga, alto e stretto.
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indirizzi
Cappellano
Via Alba, 13
12050 Serralunga d’Alba (CN)
Tel. +39 0173 613103
www.cappellano1870.it
Fontanafredda
Via Alba, 15
12050 Serralunga d’Alba (CN)
Tel. +39 0173 626111
www.fontanafredda.it
Germano
Località Cerretta, 1
12050 Serralunga d’Alba (CN)
Tel. +39 0173 613528
www.germanoettore.com
Schiavenza
Via Mazzini, 4
12050 Serralunga d’Alba (CN)
Tel. +39 0173 613115
www.schiavenza.com
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da bere
Barolo Serralunga d’Alba 2010
88/100
Euro 24,00
Massolino
Piazza Cappellano, 8
12050 Serralunga d’Alba (CN)
Tel. +39 0173 613138
www.massolino.it
Da uve nebbiolo. Matura per due anni e mezzo in botti grandi di
rovere di Slavonia. Ha colore granato vivo e limpido, profumi tipici,
speziati, con accenni di ribes e liquirizia.
Sapore agile, piacevole, facile da bere, salino e sottile. Servitelo a
18° con carne cruda all’albese, tajarin al ragù e anatra al forno.
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Barolo Serralunga 2010
88/100
Euro 28,00
Via XX Settembre, 9
12050 Serralunga d’Alba (CN)
Tel. +39 0173 613106
[email protected]
Da uve nebbiolo. Matura per oltre due anni in botti grandi. Il colore è granato intenso e i profumi austeri, leggermente fumé, molto
tipici del Barolo di queste parti.
Sapore deciso, lievemente tannico, caldo, persistente, giovanile.
Da bere a 20° con brasato di manzo, agnello al forno, faraona ripiena.
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dormire e mangiare
Albergo Ristorante Italia
Piazza M. Cappellano, 3/A
12050 Serralunga d’Alba
Tel. +39.0173.613114
[email protected]
C’è l’imbarazzo della scelta a Serralunga. Ci sono alberghi magnifici, ristoranti stellati, come Guido a Fontanafredda, ma preferisco mandarvi in un piccolo albergo ristorante nel centro storico, di
proprietà della famiglia Anselma, che produce anche un buon Barolo.
La doppia costa 80 euro, per cenare se ne spendono una quarantina, se non esagerate con vino e tartufo, e in questo momento è difficile resistere. Però anche con generose grattate di prezioso
tubero non squaglierete la carta di credito, e di questi tempi non è
una brutta notizia. Non distante un’altra buona trattoria con cantina
adeguata è quella degli Schiavenza, ottimi produttori di Barolo.
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alla ricerca
del Gavi dimenticato
Scoperte. Nella patria del raviolo si aggira un vino d’eccellenza che gli stranieri ci invidiano (e bevono)
28 giugno
Le terre di confine hanno uno strano fascino. Sono posti dove
tutto è molto meno definito, le tradizioni e i dialetti s’incrociano, e
spesso per capirne le ragioni bisogna andare indietro negli anni. A
Gavi le cose stanno proprio così. Siamo in provincia di Alessandria,
ma la cittadina si chiama Gavi ligure, le case hanno intonaci colorati
come in Riviera, il modo di parlare prevede la tipica cantilena genovese, quella che sembra un po’ brasiliano. Le vie sono carrugi, con
le soglie delle case a livello della strada, e questo anche se da quelle
parti nevica. Perché, nonostante tutto questo, siamo al di là degli
Appennini, e dopo il passo dei Giovi il mondo mediterraneo lascia il
posto ai paesaggi più tipici della Padana, gli ulivi ai pioppi, le palme
alle acacie.
Poi c’è il Castello di Gavi, un’antica fortezza militare genovese
che domina tutta la zona e controlla la valle del fiume Lemme, che
serpeggia proprio lì sotto. Però siamo in Piemonte, almeno da più di
un secolo è così. Gavi è la patria del raviolo, tanto per dirne una. Ma
è soprattutto la zona dove si produce uno fra i vini bianchi migliori
d’Italia, il Gavi, appunto. Deriva da uve Cortese, oggi da noi è un po’
dimenticato, ma se andate in Gran Bretagna scoprireste con meraviglia che se si parla di bianchi italiani, il Gavi è tra i più famosi. Negli
anni Sessanta ebbe momenti di vera gloria. Ne parlarono Mario Soldati e Luigi Veronelli, il “Gavi dei Gavi” etichetta nera de La Scolca
era il vino bianco di lusso per eccellenza, il vero Chablis à l’italienne.
n
23
Ma da qualche tempo è quasi sceso un velo su quel vino. Incomprensibilmente, visto che le sue caratteristiche sarebbero coerenti con ciò
che il mercato richiede. Un bianco fragrante, quasi sempre vinificato
senza apporto di legno, facile da bere, elegante, fresco, adatto ad accompagnare molti cibi diversi.
E allora, come mai in Italia ne gira poco? In gran parte le ragioni
stanno nel successo dell’export. Poi in alcune zone, anche in Liguria,
il Gavi è ancora popolarissimo. Però riscoprirlo e andare a visitare
le zone dove viene prodotto sarebbe molto interessante e istruttivo,
oltre che piacevole. Gavi si raggiunge facilmente, sia da sud che da
nord, uscendo a Serravalle Scrivia, sulla A7. La campagna, i vigneti distesi sulle colline, sono bellissimi. Quasi tutte le aziende sono
visitabili e vendono direttamente i loro vini a prezzi talvolta molto
convenienti. Perciò un po’ di wine shopping potrebbe essere consigliabile, soprattutto in un periodo dell’anno come questo, dove da
quelle parti le sere sono fresche e piacevoli.
Intanto provo a tentarvi segnalandovi due splendidi Gavi. Il
Minaia dei Bergaglio, un tempo Nicola, oggi Gianluigi e Diego. Il
secondo è il Bruno Broglia dei fratelli gemelli e indistinguibili Giampiero e Paolo Broglia. Due piccole gemme della nostra vitienologia.
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ecco il posto migliore
dove andare per bianchi
Le cantine di Gavi sono molte, quasi tutte producono vini come
minimo corretti, cosa che è alla base dell’assegnazione della Docg al
vino, e quasi tutte sono visitabili su prenotazione e vendono direttamente i loro vini. C’è l’imbarazzo della scelta, perciò. Inizierei col segnalare Villa Sparina, l’azienda che ospita l’albergo L’Ostelliere, che
vi ho segnalato come possibile base per i vostri giri. Fa ottimi vini, il
Gavi del Comune di Gavi e il Gavi Ottosoldi sono i più convenienti. Il
Gavi Monterotondo, maturato in legno, il più prestigioso.
Impossibile non citare La Scolca, madre di tutti i Gavi, con il
suo Gavi dei Gavi Etichetta Nera e con i suoi ottimi Gavi Metodo
Classico, tra i migliori spumanti d’Italia. Proseguendo per Rovereto
di Gavi ecco La Giustiniana, una delle tenute storiche della zona, con
i suoi due Gavi cru Lugarara e Montessora. Appena a nord di Gavi,
sulla strada per Novi, c’è Tassarolo, e lì c’è la Tenuta San Pietro, altra
storica azienda che da qualche anno ha cambiato proprietà.
Resta ottimo il Gavi del vigneto Gorrina da vigne centenarie a
piede franco. Tra i nuovi arrivati, e già in territorio di Novi Ligure,
ecco La Raia, azienda biodinamica, con il Gavi Pisé davvero interessante. Chiudo con la cantina cooperativa, la Cantina Produttori del
Gavi, una fra le più valide realtà associative del mondo vitivinicolo
piemontese. Propongono vini ben fatti e a prezzi contenuti. Tra tutti
vi segnalo il Gavi del Comune di Gavi GG.
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indirizzi
Cantina Produttori del Gavi
Via Cavalieri di Vitorio Veneto, 45
15066 Gavi (AL)
Tel. +39 0143 642786
www.cantinaproduttoridelgavi.it
La Giustiniana
Frazione Rovereto, 5
15066 Gavi (AL)
Tel. +39 0143 682132
www.lagiusiniana.it
La Raia
Strada Monterotondo, 79
15067 Novi Ligure (AL)
Tel. +39 0143 743685
www.la-raia.it
La Scolca
Via Rovereto, 170
15066 Gavi (AL)
Tel. +39 0143 682176
www.scolca.it
Villa Sparina
Frazione Monterotondo, 56
15066 Gavi (AL)
Tel. +39 0143 633835
www.villasparina.it
26
Tenuta San Pietro
Località San Pietro, 2
15060 Tassarolo (AL)
Tel. +39 0143 342422
www.tenutasanpietro.it
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da bere
Gavi del Comune di Gavi Minaia 2013
91/100
Euro 15,00
Nicola Bergaglio
Località Pedaggeri - Frazione Rovereto, 56
15066 Gavi (AL)
Tel. +39 0143 682195
[email protected]
Questo vino deriva da uve cortese (di nome e di fatto) ed è affinato in acciaio. Il colore è giallo verdolino, i profumi delicatamente
agrumati, con note di cedro e di fiori di biancospino. Il suo sapore
è intenso, salino, fresco e molto piacevole, con finale sottile e persistente.
Va servito fresco, non oltre i 10°, con spaghetti con frutti di mare,
branzino al sale, cappon magro. E perché no, anche coi ravioli.
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Gavi del Comune di Gavi Bruno Broglia 2012
91/100
Euro 18,00
Broglia
Località Lomellina, 22
15066 Gavi (AL)
Tel. +39 0143 642998
www.broglia.it
Deriva da uve cortese. Affinato in acciaio sur lie per diversi mesi.
Il colore è decisamente giallo chiaro e profumi minerali, quasi fumé,
e agrumati, di cedro e limone d’Amalfi. Il sapore tende a esser pieno,
avvolgente, salino, fresco e persistente.
Da bere a 10°, specie con crostacei crudi, ma si sposa bene anche
con insalata di polpo, e il tenero branzino alla ligure.
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dormire e mangiare
L’Ostelliere
Località Monterotondo, 56
15066 Gavi (AL)
Tel. +39 0143 607801
www.ostelliere.it
Siamo in frazione Monterotondo, fra il centro di Gavi e la stazione ferroviaria di Serravalle Scrivia. Qui c’è il luogo ideale per alloggiare se si vuole poi visitare la zona e andare per cantine. Si chiama
L’Ostelliere ed è aperto da marzo a novembre. Una posizione strategica, non distante da Villa Sparina, ma soprattutto una splendida
locanda ricavata da una casa colonica seicentesca e collocata in un
anfiteatro naturale in mezzo a vigneti e a boschi. C’è la piscina e si
possono noleggiare biciclette.
La doppia costa tra i 130 e i 150 euro. In più è possibile cenare al
ristorante La Gallina, con cucina regionale “moderna”, che è aperto
la sera, tranne sabato, domenica e festivi. Il conto non supererà i 60
euro a testa, vino compreso.
30
tra antichi castelli e dolci colline,
sua maestà il Barolo
Sorpresa. I vitigni delle langhe colorano da tempo
i confini occidentali d’Italia. Ma le loro uve non smettono
di stupire
15 marzo
La storia di Barolo e dei suoi vini è legata strettamente a quella
della famiglia Falletti, che nel 1250 acquistò dal comune di Alba tutti
i territori del comprensorio, con l’omonimo castello. I Falletti erano
banchieri, esponenti di una nuova borghesia mercantile e finanziaria
ante litteram, e divennero in seguito marchesi sotto i Savoia nel 1730.
Ma il vino di Barolo, come oggi lo conosciamo, va ascritto a
merito della marchesa Juliette Faletti Colbert, nipote del ministro
francese e vedova di Carlo Tancredi Faletti. Fu lei, con l’appoggio di
Camillo Benso di Cavour, infatti, a chiamare l’enologo francese Louis
Oudart, che rivoluzionò le tecniche di vinificazione in uso allora, e
che portavano alla produzione di vini dolci, simili all’attuale Barolo Chinato. Oudart indicò inoltre nel Nebbiolo il vitigno più adatto
all’ottenimento di grandi rossi da invecchiamento, che iniziarono
così a nascere a partire dalla seconda metà dell’Ottocento proprio
a Barolo e a Neive, oggi comune del comprensorio del Barbaresco.
Alla morte della marchesa Juliette, nel 1864, per sua volontà
l’intera proprietà di Barolo e il castello stesso andarono in eredità
all’Opera Pia Barolo, una fondazione da lei creata a fini umanitari.
Oggi il Castello di Barolo è sede dell’Enoteca Regionale, mentre
l’attività vitivinicola è stata rilevata dalla famiglia Abbona nel dopoguerra e il marchio sull’etichetta dei vini è quello dei Marchesi di Barolo. Negli anni sono sorte molte cantine, quasi sempre minuscole,
n
31
sia a Barolo sia negli altri comuni che storicamente formano il comprensorio a denominazione di origine, e che sono Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba, Monforte d’Alba e parte di La Morra, Novello,
Verduno, Cherasco, Diano d’Alba, Grinzane Cavour e Roddi.
Dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri tutto il territorio
è divenuto uno fra i più prestigiosi del mondo e di sicuro il più importante d’Italia per la produzione vinicola di qualità. Marchi quali
Fontanafredda, Prunotto, Pio Cesare, produttori come Bruno Giacosa, Elio Altare, Luciano Sandrone, sono idolatrati dalla stampa
internazionale.
Restando a Barolo, oltre alla famiglia Abbona che ha rilevato
quella che fu l’azienda del Falletti, va ricordata la figura di Bartolo
Mascarello, uno dei padri della patria barolista. Ex partigiano, uomo
di solide convinzioni democratiche e di cultura non comune, fece
diventare la sua minuscola cantina un vero e proprio cenacolo frequentato da intellettuali e giornalisti. Fu grande amico di Giorgio
Bocca e di Luigi Veronelli. Fu soprattutto un difensore della tradizione barolista più autentica. Famosa la sua etichetta “no barriques, no
Berlusconi” che fu costretto a ritirare per una pretesa non conformità
con i disciplinari europei, ma che la dice lunga sulle sue convinzioni.
Bartolo è mancato nel marzo del 2005. Da allora è sua figlia Maria Teresa a guidare l’azienda, con analoga passione e identici principi.
32
qualità e profumi
attraversano gli anni
Se gli Abbona sono gli eredi, parlando di etichette e di vini, dei
Falletti, Oscar e suo figlio Andrea Farinetti lo sono dei Borgogno,
almeno qui a Barolo. Perché l’antica cantina Borgogno, fondata addirittura nel 1761, dal 2008 è di loro proprietà. E c’è da dire che i
Barolo che stanno producendo sono in totale continuità con quelli
tradizionalissimi prodotti per decine e decine di anni in passato. Per
di più trovarli tra gli scaffali dei molti supermercati Eataly, in Italia
e nel mondo, è facilissimo, visto che appartengono alla stessa proprietà.
I Boschis, invece, negli anni Ottanta hanno acquistato la cantina
Pira, altra azienda di tradizione centenaria, e oggi è Chiara Boschis
a occuparsene con determinata dolcezza. I suoi Barolo Mosconi e
Cannubi, dai nomi dei vigneti, sono uno spettacolo e rappresentano
il vertice dello stile “moderno”in zona.
Con Beppe Rinaldi, detto “Citrico”, torniamo invece alla tradizione più pura. Due Barolo da sogno, dal fascino contadino, il Cannubi
San Lorenzo Ravera e il Brunate Le Coste, entrambi frutto dell’unione fra le uve Nebbiolo di due diversi vigneti. Una visita a Beppe
è una delle esperienze più coinvolgenti che si possano immaginare
nel mondo del vino. Se riuscirete a farvi ricevere troverete un uomo
appassionato come pochi altri viticoltori al mondo, oltre che grandi
vini.
Aldo e Milena Vajra forse sono meno personaggi, ma il loro Barolo Bricco delle Viole è un vino magnifico, un fuoriclasse per finezza
e complessità. E poi Luciano Sandrone, altro produttore mitico, con
i suoi cru Le Vigne e Cannubi Boschis, due Barolo dalla moderata
modernità e dal magnifico equilibrio.
Finisco con un giovane e promettente viticoltore, Ferruccio Gri33
maldi, che ha vigneti tra Barolo e Novello, ma che a Barolo produce
il suo cru Le Coste. La cantina esiste da meno di vent’anni, ma la
bravura del suo proprietario è tale che già ora fa parte del Gotha
vitivinicolo della zona. In futuro non potrà che crescere.
34
indirizzi
Borgogno
Via Gioberti, 1
12060 Barolo (CN)
Tel. +39 0173 56108
www.borgogno.com
Giacomo Grimaldi
Via L. Einaudi, 8
12060 Barolo (CN)
Tel. +39 0173 560536
www.giacomogrimaldi.com
E. Pira & Figli
Via V. Veneto, 1
12060 Barolo (CN)
Tel. +39 0173 56247
www.pira-chiaraboschis.com
Rinaldi
Via Monforte, 5
12060 Barolo (CN)
Tel. +39 0173 56156
[email protected]
G.D. Vajra
Via delle Viole, 25
12060 Barolo (CN)
Tel. +39 0173 56257
www.gdvajra.it
35
Luciano Sandrone
Via Pugnane, 4
12060 Barolo (CN)
tel. +39 0173 560023
www.sandroneluciano.com
36
da bere
Barolo Sarmassa 2009
91/100
Euro 40,00
Marchesi di Barolo
Via Alba, 12
12060 Barolo
Tel. +39 0173 564400
www.marchesidibarolo.com
È il migliore fra i Barolo di Anna ed Ernesto Abbona, gli attuali
proprietari della più storica fra le cantina di Barolo. Deriva dal vigneto omonimo e in un’annata buona ma non eccezionale come la
2009 si esprime con grande classe, come ci si deve attendere da un
Barolo di queste zone.
Colore granato brillante, profumi di viola, liquirizia e tabacco
nero, sapore deciso, lievemente tannico per estrema gioventù, pieno
e persistente. Un rosso da arrosti e grigliate di carni miste.
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,Barolo 2009
94/100
Euro 48,00
Bartolo Mascarello
Via Roma, 19
12060 Barolo
Tel. +39 0173 56125
La cantina è forse la più leggendaria di Barolo. I vigneti sono a
cavallo fra i comuni di La Morra (Rocche e Rué) e di Barolo (Cannubi e San Lorenzo). Bartolo Mascarello, che fu un vero intellettuale
di campagna, ci ha lasciato da qualche anno e da allora è sua figlia
Maria Teresa a continuare una tradizione familiare pluricentenaria.
Il suo Barolo è straordinario. Elegante, teso, deciso, longevo.
Uno fra i più grandi rossi d’Italia, che anche nella versione del
2009 si esprime con la consueta magia. Abbinatelo a cacciagione
oltre che a grigliate di manzo fassone.
38
dormire e mangiare
Hotel Barolo
Via Lomondo, 2
12060 Barolo (CN)
Tel. +39 0173 56354
www.hotelbarolo.it
Oltre a fare ottimi vini, grande il Barolo della vigna Sarmassa
in particolare, i Brezza sono famosi per essere albergatori e ristoratori. Il loro Hotel Barolo, con annesso ristorante Brezza, è una delle
location più classiche per alloggiare in zona e costituisce un ottimo
punto di appoggio per le gite fra le cantine del comune di Barolo che
si trovano in gran parte a un tiro di schioppo da lì. Stanze semplici
ma curate, prezzi adeguati all’offerta (100-120 euro per una camera
doppia).
Buono anche il ristorante, molto tipico, con cucina langarola
classica e prezzi che vanno dai 40 ai 70 euro vino escluso, ovviamente. Poi i vini. Il Barolo Bricco Sarmassa, il più prestigioso, che deriva
dalla sola parte alta dell’omonimo vigneto. Poi Sarmassa e Cannubi,
sempre Barolo. Infine Barbera d’Alba Superiore, Barbera, Dolcetto e
Nebbiolo d’Alba Santa Rosalia per chi vuole spendere meno ma bere
sempre vini di buon livello.
39
il Moscato non si beve solamente
con il panettone
Alternative. Un vino dolce che andrebbe provato anche
d’estate. Servito molto freddo, con fritture di gamberi e
frutti di mare
10 maggio
Tra le assurdità enogastronomiche del nostro Paese, oltre alla
patatina fritta industriale che diventa “audace” per Carlo Cracco,
solo perché contiene, probabilmente cambiandola per uso di grassi
non congrui, una sua preparazione, ci sarebbe il fatto che l’Asti, o il
più contadino Moscato d’Asti, non si dovrebbero bere se non a Natale e con il panettone. Così va il mondo, e, come diceva il Nerone di
Petrolini, se la gente si abitua a dire che sei bravo, sei bravo sempre,
anche se non fai niente. O, come nel caso di Cracco, se fai una cosa
discutibile per comprensibili motivi di cassa.
L’Asti però no. Non c’entra, o c’entra poco. Certo, fa un po’ male
passare davanti agli storici stabilimenti di Cinzano (che è una località), vedendo la scritta Diageo, multinazionale liquoristica. Per fortuna c’è ancora il Cin Cin Bar lì davanti, a ricordare che quel posto era
ben altro solo una decina d’anni fa. E si faceva l’Asti, spumante dolce
a base di Moscato bianco di Canelli, un prodotto che ci invidiano i
francesi e che d’estate, magari sulla spiaggia o a bordo di una piscina, servito molto freddo, potrebbe essere una delizia. Con fritture di
gamberi, con frutti di mare, persino come base per cocktail leggeri, i
cosiddetti long drinks, con una componente di succo di frutta.
E, del resto, se l’Asti, in genere spumantizzato con il metodo
Charmat, lo stesso del Prosecco, è patrimonio delle cantine più grandi e quasi sempre “industriali”, il Moscato d’Asti, appena mosso, più
n
40
dolce e meno alcolico, lo producono solo le cantine più piccole e artigianali. In tutti i casi se c’è un vino poco invernale e molto estivo è
proprio quello.
Inutile ricordare che il Muscadet de Sevre et Maine, meno dolce
ma leggermente aromatico, bianco che si produce vicino Nantes, è
l’ideale accompagnamento per un’ostrica Belon. Ma voi provateci lo
stesso ad abbinare un Asti con dei gamberi fritti o un Moscato d’Asti con le ostriche. In tarda primavera o in estate, quando quei vini
possono esprimersi al meglio. Al posto di cocktail improbabili o di
shot con i mai troppo maledetti wine cooler, insipidi, poco alcolici e
per questo traditori.
Nel caso degli Asti almeno c’è un territorio e un vitigno di riferimento, c’è una bassa componente alcolica e una tecnica di spumantizzazione che usa in genere quasi solo gli zuccheri naturali dell’uva
per potersi mettere in azione. Neanche in Champagne ci riescono e
comunque la Methòde Ancéstrale, come viene chiamata, non è consentita, mentre da noi sì.
Allora godiamoceli questi vini inimitabili, naturalissimi e fragranti, ora che fa un po’ più caldo e anche fra qualche settimana,
quando ne farà ancor di più. Sentiamo gli aromi di salvia e di cedro,
di rosa e di lime, il sapore dolce ma ben sostenuto dall’acidità, quei
caratteri che rendono un vino popolare e apparentemente semplice
un vero tesoro di cultura agricola e di antiche tradizioni.
41
gli spumeggianti vignaioli di Asti
Sono molti i produttori di Asti e di Moscato d’Asti che si possono
andare a trovare per acquistare vini e spumanti. La maggior parte
piccoli, perché le grandi aziende non consentono né visite né vendite
dirette, e questo è un vero peccato.
La cosa non vale, fortunatamente, per Fontanafredda, che ha al
suo interno persino un ottimo ristorante, quello di Piero Alciati, figlio di quel Guido che a Costigliole d’Asti realizzò una vera gemma
dell’enogastronomia astigiana. Di certo la famiglia Rivetti, Giorgio
in primis, con ben due cantine, La Spinetta e Contratto, è una delle
protagoniste del panorama locale, con vini di valore assoluto, come
il Bricco Quaglia e l’Asti De Miranda, unico ad esser realizzato col
Metodo Classico.
Così come Romano Dogliotti, la cui Caudrina ho citato qui sotto,
e Paolo Saracco, la cui famiglia fa il famosissimo Moscato d’Autunno,
ora con Doc Piemonte, da più di un secolo e in modo straordinario.
Il Moscato d’Asti Sourgal, fragrante e leggero, lo fa Stefano Perrone,
figlio di Elio, che dette il nome alla cantina. Valter Bera è uno dei
pochi piccoli produttori a fare l’Asti, oltre al Moscato Su Reimond.
Ottimi sia l’Asti sia il Moscato d’Asti de I Vignaioli di Santo Stefano, una griffe creata dalle famiglie Ceretto, Santi e Scavino ancora
sulla cresta dell’onda. Da ultimo Alberto Cisa Asinari di Gresy, con
il suo fragrante Moscato d’Asti La Serra, semplicemente delizioso.
42
indirizzi
Caudrina
Strada Brosia, 21
12053 Castiglione Tinella (CN)
Tel. +39 0141 855126
www.caudrina.it
Contratto
Via G. B. Giuliani, 56
14053 Canelli (AT)
Tel. +39 0141 823349
www.contratto.it
La Spinetta
Via Annunziata, 17
14054 Castagnole Lanze (AT)
Tel. +39 0141 877396
www.la-spinetta.com
Elio Perrone
Strada San Martino, 3 bis
12053 Castiglione Tinella (CN)
Tel. +39 0141 855803
www.elioperrone.it
Saracco
Via Circonvallazione, 6
12053 Castiglione Tinella (CN)
Tel. +39 0141 855113
www.paolosaracco.it
43
Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy
Località Martinenga, Strada della Stazione, 21
12050 Barbaresco (CN)
Tel. +39 0173 635222
www.marchesidigresy.com
I Vignaioli di Santo Stefano
Località Marin, 26
12058 Santo Stefano Belbo (CN)
Tel. +39 0141 840419
www.ceretto.com
44
da bere
Asti 2013
87/100
Euro 13,00
Fontanafredda
Via Alba, 15
12050 Serralunga d’Alba (CN)
Tel. +39 0173 626111
www.fontanafredda.it
Sicuramente uno degli Asti per antonomasia. Spumantizzato
con il Metodo Charmat, ha colore giallo chiaro, profumi di lieviti e
aromatici, con sensazioni di salvia e di cedro.
Un vino dal sapore dolce ma molto teso e ben bilanciato tra zuccheri residui e acidità. Finale persino lungo. L’ideale è servirlo fresco,
a 8°, magari per accompagnare frittelle di mele, crudité e ostriche.
45
Moscato d’Asti La Galeisa 2013
86/100
Euro 11,00
Caudrina
Strada Brosia, 21
12053 Castiglione Tinella (CN)
Tel. +39 0141 855126
www.caudrina.it
Da uve moscato di Canelli, è probabilmente uno dei vertici assoluti della sua tipologia. Ha colore giallo verdolino e profumi di lieviti
intensamente definiti, con qualche nota di salvia. Sapore dolce, deciso, con un finale fragrante e piacevolissimo.
Anche questo è un vino da servire a 8°. Consigliato con fritture di
olive ascolane e crema o con frutti di mare crudi.
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dormire e mangiare
Il Cascinalenuovo
SS 231 Asti - Alba, 15
14057 Isola d’Asti (AT)
Tel. +39 0141 958166
www.ilcascinalenuovo.com
L’albergo è semplice ma curato e pratico, immerso nel verde della campagna astigiana. Offre stanze ampie e accoglienti, con piscina
nel parco. In una location strategica, che potrà essere un buon trampolino di lancio verso la zona viticola astigiana, ma anche verso le
Langhe. La doppia arriva a costare circa 120 euro.
Un’altra buona notizia: la grande specialità della casa è la ristorazione. Una cucina solida, tradizionale ma anche innovativa: oltre
ai grandi classici piemontesi, propone anche piatti fusion. Il servizio
e la mise en place sono impeccabili e la lista dei vini è ricca.
Il conto è adeguato: vini esclusi, un pasto si aggira intorno ai
75 euro, se abbondante. E non potrà che esserlo, qui contenersi è
davvero difficile!
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LIGURIA
in riviera di Ponente, con la scusa
del Pigato
Rivelazioni. Sulle tracce di un vino per godersi la vacanza
tra colli e mare e una cucina come ce ne sono poche in Italia
21 giugno
Preferisco sempre parlare di territori e di luoghi invece che di
vitigni o di vini che derivano da specifici vitigni. Questo perché la
stessa uva può dare risultati molto diversi in luoghi differenti. Penso
a quanto siano lontani un Sangiovese di Romagna e un Brunello di
Montalcino, o un Barolo e uno Sforzato della Valtellina, o un Vermentino della Riviera Ligure di Ponente e uno di Gallura. Eppure
hanno come basi le stesse uve. Non le stesse situazioni pedoclimatiche.
Esistono poi dei vitigni legati indissolubilmente a una e una sola
zona. È il caso del Pigato, che praticamente non esiste al di fuori di
una minuscola area in parte pianeggiante e in parte collinare alle
spalle di Albenga. Una zona paesaggisticamente meravigliosa, una
piccola fascia tra il mare e le prime alture delle Alpi Marittime, che
iniziano dal Colle di Cadibona, sopra Savona, un ricordo che porterà
molti di voi alle pagine del libro di geografia di prima media. E se le
Alpi ci fanno pensare al nord, va anche ricordato che queste zone,
che sono più a sud di Genova, godono di un clima profondamente
mediterraneo. Che qui l’ulivo e la vite vivono come piante spontanee,
trovando microclimi molto adatti alla loro proliferazione.
Ecco, il Pigato nasce in un contesto come questo. Si tratta di un
n
48
bianco per certi versi antico, perché sembra che le uve, forse originarie della Grecia, e in particolare di una delle colonie genovesi che
esistevano nell’Egeo in epoca medievale, arrivarono in Liguria solo
nel Cinquecento. Per altri modernissimo, perché prima del 1950 circa, non venne mai vinificato in purezza. Lo fece per primo Rodolfo
Gaggino di Ortovero, un viticoltore savonese, proprio in quel periodo. Ne ricavò un bianco che faceva fermentare con le sue bucce, e che
perciò aveva un colore dorato e un sapore decisamente salino.
Negli ultimi anni alcuni aspetti molto rustici hanno lasciato il
passo a caratteristiche più eleganti, e forse anche più tipiche, per
l’assenza di eccessi tannici o di acidità volatile. Da qualche anno il
Pigato della Riviera Ligure di Ponente è divenuto un vino di culto.
Molti gli interpreti di grande valore, alcuni molto noti, come Massimo Lupi, figlio di quel Tommaso che è stato forse il più famoso tra i
pionieri della zona. Tutti a cavallo fra le province d’Imperia e di Savona, fra Ortovero e Pieve di Teco, passando per Ranzo e Borghetto
in Val d’Arroscia, oppure più a sud, più vicino al mare, tra Imperia
e Diano Arentino, e su, per la costa, a est, fino a Spotorno, passando
per Alassio ed Albenga.
Un itinerario da fare prima che i turisti invadano spiagge e alberghi, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Adesso, insomma. Per
andare a conoscere tanti produttori appassionati e acquistare i migliori Pigato da bere quest’anno, ma anche i prossimi tre o quattro,
visto che le annate 2012 e 2013 che troverete non sono affatto male.
Poi per godersi un viaggio tra colli e mare e una cucina come ce ne
sono poche in Italia. Vien voglia di partire anche a me, accidenti.
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guida alle migliori cantine
d’Imperia e del Savonese
Di Francesco Bruna troverete il Pigato U Baccan, uno fra i migliori e più famosi, commentato più avanti. Ma di bravi produttori
ce ne sono molti.
Il più storico è forse Lupi, un tempo Tommaso, ora suo figlio
Massimo. Il suo Pigato Le Pietraie è un vero vino di culto. Restiamo
in provincia d’Imperia ed eccovi il Pigato Vigne Veggie di Massimo
Alessandri e quello, famosissimo di Laura Aschero, oggi prodotto
dal figlio Marco Rizzo. Giobatta Vio, ad Albenga, nel Savonese, è invece il viticoltore biologico per eccellenza. La sua cantina si chiama
non a caso Bio Vio. Fa due Pigato, il Bon in da Bon, “davvero buono”
in dialetto ligure, e il Marené.
Ad Ortovero, patria storica del Pigato, e per qualche chilometro
ancora in provincia di Savona, ecco Antonio Basso e la sua cantina
Durin, che propone l’ottimo Pigato I S-chianchi, accanto al Braio e
al Pigato “base”.
Addirittura a Spotorno c’è il Pigato forse più orientale in assoluto, quello di Riccardo Sancio. Tornando ad Imperia, ma sulla costa,
c’è Poggio dei Gorleri, con i suoi splendidi Pigato Albium e Cycnus,
da assaggiare assolutamente.
50
indirizzi
Massimo Alessandri
Via Costa Parrocchia, 42
18028 Ranzo (IM)
Tel. +39 0182 53458
www.massimoalessandri.it
Laura Aschero
Piazza Vittorio Emanuele, 7
18027 Pontedassio (IM)
Tel. +39 0183 710307
www.lauraaschero.it
Bio Vio
Via Crociata, 24
17031 Albenga (SV)
Tel. +39 0182 20776
www.biovio.it
Lupi
Via Mazzini, 9
18026 Pieve di Teco (IM)
Tel. +39 0183 36161
www.casalupi.it
Poggio dei Gorleri
Via San Leonardo
18013 Diano Marina (IM)
Tel. +39 0183 495207
www.poggiodeigorleri.com
51
Sancio
Via Laiolo, 73
17028 Spotorno (SV)
Tel. +39 0197 43255
www.cantinasancio.it
52
Da bere
Pigato U Baccan 2012
90/100
Euro 20,00
Bruna
Via Umberto I, 81
18020 Ranzo (IM)
Tel. +39 0183 318082
www.brunapigato.it
Da uve Pigato. Matura in parte in botte grande e in parte è affinato in acciaio sur lie. Ha colore giallo paglia, profumi intensi, di
susina gialla, nespola, poi accenni lievemente affumicati.
Il sapore è deciso, salino, potente e di ottima persistenza. Da
bere a 10° con trofie al pesto, frittura di triglie, focaccia di Recco. Ma
che vuole può avvicinarci anche le acciughe.
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Riviera Ligure di Ponente Pigato 2013
91/100
Euro 15,00
Via Merea
Maria Donata Bianchi
18013 Diano Arentino (IM)
Tel. +39 0183 498233
www.aziendaagricolabianchi.it
Da uve Pigato. È affinato per almeno sei mesi in acciaio sur lie.
È uno splendido Pigato, dal colore dorato chiaro e dai profumi tipici,
di nespola, ananas, susina gialla, e toni minerali molto evidenti.
Il suo sapore è pieno, teso, salino, caldo e persistente. Memorabile a 10° con seppie in guazzetto, sautée di cozze, dentice al forno.
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dormire e mangiare
Agriturismo Valcrosa
Via Merea
18013 Diano Arentino (IM)
Tel. +39 0183 498233
www.aziendaagricolabianchi.it
Relais del Maro
Via Guglieri, 1
18021 Borgomaro (IM)
Tel. +39 0183 54350
www.relaisdelmaro.it
Aperto da marzo ad ottobre
Due indirizzi. Uno per alloggiare. Vi mando a Diano Arentino
sopra Imperia e Diano Marina, in collina. Vi accoglierà Emanuele
Trevia, proprietario della minuscola cantina Maria Donata Bianchi,
che produce Pigato e Vermentino tra i migliori in assoluto, ma ha
anche un agriturismo con quattro piccoli appartamenti, ognuno con
quattro posti letto. Il week end costa 300 euro, per una settimana
800.
Non c’è il ristorante, ma si può usare il barbecue e c’è una piccola piscina. Il luogo è di una bellezza rara. Il secondo è il Relais
del Maro, un albergo diffuso a Borgomaro, vicino Pieve di Teco. È
un posto incredibile, 14 stanze, alcune con angolo cottura, ricavate
nell’antico borgo che era a rischio di spopolamento. La doppia costa
da 95 a 160 euro, ma ci sono molte pacchetti e offerte. Nel borgo ci
sono diversi ristoranti, il più noto è l’Antico Frantoio Censin de Bea.
Non morirete di fame, insomma.
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LOMBARDIA
c’era una volta
il Pinot di Franciacorta
Bollicine. Un distretto spumantistico nato negli anni
Settanta. Con moltissime cantine. Che difesero la denominazione, facendo insieme marketing e promozione
17 maggio
Chi non conosce la Franciacorta alzi la mano. È vero che da qui
non vi vedo, ma sono sicuro che di mani alzate ce ne sono ben poche.
Quasi tutti sanno almeno che si tratta del nome di un vino con le
bollicine, addirittura a Docg. Poi che si fa in Lombardia. Meno sapranno che si tratta di una zona precisa, nella parte occidentale della
provincia di Brescia, a sud del Lago d’Iseo. Meno ancora che i terreni
sono morenici, ghiaiosi, e che c’è anche un po’ di gesso di tanto in
tanto. O che i vitigni coltivati sono lo Chardonnay e il Pinot Bianco
prevalentemente, con un po’ di Pinot Nero qua e là. Il tutto per realizzare i vini base che poi subiranno una seconda fermentazione, che
avverrà in bottiglia, come per tutti i Metodo Classico, Champagne
compresi.
Oggi si producono quasi otto milioni di bottiglie. Ma tutto cominciò nel 1961. In quell’anno Franco Ziliani, Guido Berlucchi e
Franco Lanciani iniziarono a spumantizzare del Pinot Bianco con il
Metodo Classico. Quel vino fu chiamato Pinot di Franciacorta. Con
lo stesso nome, nel 1974, il giovanissimo Maurizio Zanella fece la
stessa cosa fondando con suo padre la Ca’ del Bosco, che in seguito
sarebbe divenuta l’azienda di riferimento per tutto il territorio, un
n
56
ruolo che in gran parte possiede ancora. Di lì in poi accadde qualcosa di incredibile. Molti imprenditori bresciani provenienti da diversi
settori iniziarono a interessarsi di vino e del Franciacorta o Pinot di
Franciacorta come si chiamava allora. Nacque un vero e proprio distretto spumantistico e videro la luce cantine quali Bellavista, Cavalleri, Monte Rossa, il Mosnel, Fratelli Berlucchi, e subito dopo Uberti,
Ricci Curbastro, Barone Pizzini, Majolini, Gatti, La Ferghettina.
Oggi se ne contano a decine e la Franciacorta ha avuto il merito
indiscutibile, persino al di là del valore dei suoi vini, di rappresentare un esempio emblematico di marketing territoriale. I produttori,
difendendo la denominazione, facendo promozione insieme, hanno
fatto un po’ ciò che in dimensioni molto più grandi aveva fatto prima di loro la Champagne. Il nome Franciacorta oggi ha una valenza
territoriale, ma è anche un brand, un marchio, e significa implicitamente “vino spumante italiano di qualità”. Non c’è neanche più bisogno di ricordare che si tratta di uno spumante, tanto la cosa è ovvia, e
la denominazione oggi vieta l’utilizzo di quella parola sulle etichette
dei vari produttori.
Esattamente come avviene per lo Champagne, che non è un
“Mousseau”, è Champagne, e proviene da una zona omonima ben
precisa. Certo, le quantità sono ancora limitate, i cugini d’Oltralpe
sfiorano i 300 milioni di bottiglie all’anno, ma la strada è tracciata,
il dado è tratto e Franciacorta ormai veleggia verso traguardi sempre
più prestigiosi. In più la maggior parte dei Franciacorta sono anche
buoni, quasi me lo scordavo…
57
quelle prestigiose bollicine
Vorrei cominciare con i piccoli produttori, quelli che in Champagne chiamano récoltant manipulànt, che coltivano vigneti e producono i loro vini solo con le proprie uve. Ci sono anche in Franciacorta. Il più famoso è Lorenzo Gatti, un vero mito, con il suo Satèn,
una varietà di Franciacorta che ha meno effervescenza, o con il suo
Millesimato, che deriva da una sola annata e non è un blend di basi
di diverse vendemmie come sono i Franciacorta sans année.
Poi ecco Bruno Dotti di San Cristoforo, altro minuscolo vignéron. Poco più grandi sono Cavalleri e Il Mosnel, specialisti del
blanc de blancs, ottenuti da sole uve bianche. Da segnalare inoltre
il Barone Pizzini, antesignano della viticoltura biologica in zona,
poi l’Arcipelago Muratori, i Fratelli Berlucchi di Donna Pia Donata
Berlucchi (da non confondere con la Guido Berlucchi), Uberti, con
il suo fantastico Comarì del Salem, Monte Rossa, dei Rabotti e un
po’ anche di Oscar Farinetti, Mr Eataly, loro socio e Ferghettina di
Roberto Gatti. Majolini e Ricci Curbastro, specialisti di Rosé. Infine
le due cantine del gruppo Moretti, Contadi Castaldi, ma soprattutto
Bellavista, una delle firme più prestigiose del territorio.
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indirizzi
Arcipelago Muratori
Via Valli, 31
25030 Adro (BS)
Tel. +39 030 7451051
www.arcipelagomuratori.com
Barone Pizzini
Via San Carlo, 14
25050 Provaglio d’Iseo (BS)
Tel. +39 030 9848311
www.baronepizzini.it
Bellavista
Via Bellavista, 5
25030 Erbusco (BS)
Tel. +39 030 7762100
www.bellavistawine.it
Fratelli Berlucchi
Via Broletto, 2
25040 Borgonato di Cortefranca (BS)
Tel. +39 030 984451
www.fratelliberlucchi.it
Cavalleri
Via Provinciale, 96
25030 Erbusco (BS)
Tel. +39 030 7760217
www.cavalleri.it
59
Contadi Castaldi
Via Colzano, 32
25030 Adro (BS)
Tel. +39 030 7450126
www.contadicastaldi.it
Ferghettina
Via Saline, 11
25030 Adro (BS)
Tel. +39 030 7451212
www.ferghettina.it
Il Mosnel
Via Barboglio, 14
25040 Camignone di Passirano (BS)
Tel. +39 030 653117
www.ilmosnel.com
Majolini
Via Manzoni, 3
25020 Ome (BS)
Tel. +39 030 6527378
www.majolini.it
Monte Rossa
Via Monte Rossa, 1
25040 Cazzago San Martino (BS)
Tel. +39 030 725066
www.monterossa.com
60
Ricci Curbastro
Via Adro, 37
25031 Capriolo (BS)
Tel. +39 030 736094
www.riccicurbastro.it
San Cristoforo
Via Villanuova, 2
25030 Erbusco (BS)
tel. +39 030 7760482
www.sancristoforo.eu
Uberti
Località Salem, Via E. Fermi, 2
25030 Erbusco (BS)
Tel. +39 030 7267476
www.ubertivini.it
61
da bere
Dosage Zero 2008
92/100
Euro 38,00
Ca’ del Bosco
Via Albano Zanella, 15
25030 Erbusco (BS)
Tel. +39 030 7766111
www.cadelbosco.com
Da uve Chardonnay per due terzi, Pinot nero e Pinot bianco per
il resto. Colore giallo paglia chiaro e perlage finissimo. Profumi di
susina gialla, cedro, crosta di pane e mela renetta.
Sapore deciso, agile, ben sostenuto dall’acidità rinforzata dall’anidride carbonica, elegante, piacevolmente limonoso. Servitelo ad 8°
come aperitivo, con fritture o tapas di mare, crostacei crudi e persino
parmigiano reggiano.
62
Franciacorta Extra Brut
Extreme Palazzo Lana 2006
91/100
Euro 35,00
Guido Berlucchi
Piazza Duranti, 4
25040 Borgonato di Corte Franca (BS)
Tel. +39 030 984381
www.berlucchi.it
Da uve Pinot nero vinificate in bianco, cosa che lo fa diventare
un vero alter ego nel panorama di uve bianche franciacortino. Ha
colore giallo chiaro e perlage di eccezionale finezza.
I profumi ricordano quelli dei lieviti, quindi di crosta di pane,
poi leggeri di cedro, limone d’Amalfi e fragola. Sapore molto secco,
agile, quasi aristocratico per la sua essenzialità, sottile e molto lungo
in bocca. Servitelo a 10°, con frutti di mare, scampi, mozzarella di
bufala.
63
dormire e mangiare
Relais Franciacorta
Località Colombaro, Via Manzoni, 29
25040 Corte Franca (BS)
Tel. +39 030 9884234
www.relaisfranciacorta.it
Chiuso in gennaio
Non è proprio a buon mercato, la doppia quota intorno ai 150
euro per notte, ma è veramente un bel posto. È una cascina del Seicento trasformata in un albergo con una cinquantina di stanze, circondata da un bel parco privato. Fatevi dare una stanza con vista
lago d’Iseo e godetevi un week end di vini e di gastronomia locale.
Magari cenando al ristorante La Colombara che è proprio nell’albergo e che propone una cucina locale molto credibile e ben fatta a
prezzi ragionevoli. Il tutto nel cuore della zona di produzione del
Franciacorta, cosa fondamentale per chi voglia girare per cantine
senza guidare troppo e nel modo più rilassante possibile.
64
la valle orizzontale dove
si producono rossi maratoneti
Valtellina. Vini nordici, montanari, capaci di invecchiamenti prodigiosi. Maturano sui terrazzamenti, grazie alla
cura meticolosa di mani capaci
1 novembre
Il nome Valtellina ha un’origine dubbia, non essendoci alcun
fiume Tellino in zona. Forse deriva da Teglio, un antico centro abitato della zona, forse dagli alberi di tiglio, quindi sarebbe la Valle
dei Tigli. Forse dai Tirreni o Turreni, antiche popolazioni di origine
etrusca che si stabilirono lì. Sappiamo però che il primo a chiamarla
Valtellina fu Ennodio, vescovo di Pavia, nel VI secolo, quando la città
era la capitale del Regno Longobardo.
La Valtellina corrisponde all’alta valle dell’Adda, e va dal passo
dello Stelvio, che è al confine con il Trentino e l’Engadina, fino al
Lago di Como. È una delle rare valli orizzontali nell’arco alpino, si
colloca fra le Prealpi Orobie e la Alpi Lepontine e da essa si dipartono famose valli minori, verticali, come la Val Malenco o la Valle del
Bitto, dove si produce l’omonimo delizioso formaggio.
La Valtellina è anche zona vitivinicola di straordinaria importanza.
Qui l’uva Nebbiolo, la stessa che in Piemonte dà vita a vini quali Barolo, Barbaresco e Gattinara, e che qui prende il nome di Chiavennasca,
è alla base di rossi longevi ed eleganti, con i vigneti terrazzati, letteralmente strappati alla montagna. Un fatto che va al di là della semplice
pratica viticola e che comprende anche una gestione e una difesa del
territorio che consente il mantenimento di un paesaggio unico. Prendersi cura dei muretti di contenimento e delle terrazze significa anche
questo, oltre a consentire la produzione di vino, quasi tutto rosso.
n
65
Esistono diverse Doc sul territorio. C’è il semplice Valtellina, poi
il Valtellina Superiore che è Docg, e che comprende le sottodenominazioni Sassella, Inferno, Valgella e Grumello, corrispondenti a
quattro diverse microzone. Poi c’è lo Sforzato della Valtellina, sempre Docg, ottenuto da uve fatte appassire nei fruttai per alcuni mesi.
I fruttai sono locali coperti e areati, dove gli acini possono appassire
senza essere attaccati da muffe, che ne comprometterebbero la qualità.
Se i primi vini sono dei rossi consueti, che ricordano i colleghi
piemontesi, lo Sforzato è un vino possente, alcolico, con caratteri
più vicini a quelli dell’Amarone che a quelli del Barolo. Esistono comunque specialisti nell’uno e nell’altro campo. Si tratta in genere
di minuscoli produttori, dallo stile molto artigianale, che riescono a
ottenere delle vere opere d’arte in chiave vitivinicola, vini rossi nordici, montanari, ricchi di acidità, molto profumati e capaci di invecchiamenti prodigiosi, anche per più di trent’anni. Sono un po’ come
dei maratoneti, dal fisico asciutto, nervoso, dalla stazza a volte non
enorme, ma che possono correre per più di quaranta chilometri.
Nel mondo dello Sforzato il nome più famoso è quello della cantina Nino Negri, la più grande della zona, di proprietà del Gruppo
Italiano vini, ma gestita tecnicamente da Casimiro Maule, enologo,
che è in zona considerato una sorta di zio saggio da tutti gli altri produttori. Il suo Sforzato 5 Stelle è un vero monumento. Per il Valtellina Superiore, invece, vi propongo un vino prodotto da tre ragazzi,
Guido, Isabella ed Emanuele Pelizzatti Perego, dell’azienda Ar. Pe.
Pe. (acronimo di Arturo Pelizzatti Perego, loro padre, fondatore della
cantina e padre nobile della viticoltura valtellinese). Si tratta del Valtellina Superiore Grumello, un vino molto tradizionale, lungamente
invecchiato in grandi botti di rovere. Un grande rosso artigianale,
insomma.
66
quei vigneti
strappati alla montagna
Le zone vitivinicole che prevedono vigne sui primi contrafforti
delle montagne si somigliano fra loro in una cosa in particolare. Che
da lontano quei vigneti sembrano verticali. Invece sono terrazzati
perché altrimenti il terreno sarebbe troppo ripido per poterlo lavorare. Quasi tutte le operazioni sono comunque svolte a mano. Potatura,
defoliatura, raccolta, concimazione, trattamenti vari. E i costi del lavoro manuale sono molto elevati. Perciò qualche euro in più bisogna
prevederlo, anche se in Valtellina in particolare i prezzi dei vini non
sono così assurdi.
Oltre a Negri e ad Ar. Pe. Pe., dei quali commento qui due vini,
ci sono alcune cantine che vanno assolutamente conosciute. A Teglio
quella dei Fratelli Bettini e soprattutto quella di Sandro Fay, uno dei
grandi interpreti di Sforzato, con il suo fantastico Ronco del Picchio,
costoso ma ottimo.
A Mese c’è Mamete Prevostini con il Valtellina Superiore Sassella San Lorenzo, vera icona della tipologia. A Tirano e a Villa di
Tirano ci sono Plozza e Triacca, rispettivamente con gli Sforzato Vin
da Ca’ e San Domenico. Infine Aldo Rainoldi a Chiuro con lo straordinario Sforzato Fruttaio Ca’ Rizzieri, una delle grandi etichette
della zona in senso assoluto.
67
indirizzi
Fratelli Bettini
Località San Giacomo, Via Nazionale, 4a
23036 Teglio (SO)
Tel. +39 0342 786068
[email protected]
Fay
Via Pila Caselli, 1 - Frazione San Giacomo
23036 Teglio (SO)
Tel. +39 0342 786071
www.vinifay.it
Mamete Prevostini
Via Don Primo Lucchinetti, 69
23020 Mese (SO)
Tel. +39 0342 41522
www.mameteprevostini.com
Plozza
Via Cappuccini, 26
23027 Tirano (SO)
Tel. +39 0342 701297
www.plozza.com
Aldo Rinoldi
Località Casacce di Chiuro, Via Stelvio, 128
23030 Chiuro (SO)
Tel. +39 0342 482225
www.rainoldi.com
68
Triacca
Via Nazionale, 131
23027 Villa di Tirano (SO)
Tel. +39 0342 701352
www.triacca.eu
69
da bere
Valtellina Sfursat 5 Stelle 2010
95/100
Euro 50,00
Nino Negri
Via Ghibellini, 3
23030 Chiuro (SO)
Tel. +39 0342 485211
www.ninonegri.it
Annata fresca e regolare, secca e perfetta per il periodo di appassimento. Deriva da uve chiavennasca e ha colore rubino granato
vivo, giovanile, di buona concentrazione, luminoso. Intenso, avvolgente, complesso ma delicato al naso, boisè, poi spezie e note di viola,
accenni di piccoli frutti di bosco.
Sapore agile, salino, molto teso, giovane ma decisamente promettente, con qualche nota lievemente tannica e ottima persistenza.
Da servire a 18° con filetto di cervo al vino rosso o al cacao amaro.
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Valtellina Superiore
Grumello Buon Consiglio 2005
91/100
Euro 38,00
Ar. Pe. Pe.
Via del Buon Consiglio, 4
23100 Sondrio
Tel. +39 0342 214120
www.arprpe.com
Solo uva chiavennasca, coltivata nella sottozona di Grumello. Vinificazione in tini di rovere e invecchiamento di ben quattro anni in
grandi botti. Poi solo affinamento in bottiglia. Colore rosso granato,
naso floreale, con note di lamponi e liquirizia, sapore teso, agile, elegante, salino, molto persistente.
Servitelo a 18°, abbinandolo a filetto di manzo alla bordolese,
carrè di agnello al timo, cacciagione a piuma in genere.
71
Dormire e mangiare
Grand Hotel della Posta
Piazza Garibaldi, 19
23100 Sondrio
Tel. +39 0342 050644
www.granhoteldellaposta.eu
Non fatevi spaventare dal nome. È vero, è un Grand Hotel, ha
quattro stelle, è nel cuore di Sondrio ed è ricavato in un bellissimo
palazzo d’epoca. Però non costa una fortuna, la doppia quota 145
euro, comprensivi di parcheggio e prevede lo sconto del 15% sulla
cena al ristorante interno, il 1862 Ristorante della Posta, che propone piatti locali e un’ottima lista dei vini valtellinesi.
In più si sta bene, il servizio è molto gentile e le camere sono
comode. Quindi se volete una base per girare le cantine della zona,
questo è un indirizzo valido.
72
TRENTINO
una Schiava per l’estate
Tradizioni. È il nome di un antico vitigno da cui si ricavano vini rossi, leggeri e profumati. Serviti freschi, si
abbinano bene al pesce, salumi e piatti vegetariani
31 maggio
Non è mica colpa mia se esiste un vitigno in Alto Adige che si
chiama Schiava. Il nome deriva probabilmente dal fatto che, come
tutte le viti, non può crescere se non ha un tutore. Oggi sono pali di
legno o di cemento, anticamente erano alberi di ulivo o di gelso, a seconda dei luoghi e dei climi. Se in italiano la chiamiamo Schiava, in
tedesco invece si chiama Vernatsch, che suona come Vernaccia, e che
come quella deriva da vernaculum che significa “del posto, locale”.
Perciò il minaccioso ed equivoco epiteto di Schiava si muta nell’altro,
molto più rassicurante e che ha a che fare con una tradizione antica
e quasi inesistente fuori da precise zone.
Con il nome di Alto Adige Schiava troviamo infatti vini provenienti in prevalenza dall’Oltradige. Una sub regione che va da Salorno fino alle porte di Bolzano, passando da Termento, San Michele
Appiano e Cornaiano, e si spinge fino a Nalles. Proseguendo verso
Merano si trova il Meranese, detto anche Meraner Hugel, a base di
uve Schiava. Con piccole aggiunte di Lahìgrein e Pinot nero, nell’immediata periferia orientale di Bolzano, c’è l’Alto Adige Santa Maddalena, forse la denominazione più prestigiosa legata a questo vitigno.
Infine, nei pressi del Lago di Caldaro, c’è l’omonimo vino, in tedesco
Kaltarer See, anch’esso a base di uve Schiava.
In tutti i casi si tratta di vini rossi, leggeri e profumati, molto
n
73
piacevoli e facili da bere, anche se fa caldo e anche se vengono serviti
freschi, quasi come fossero dei bianchi. Dei Sudtiroler Beaujolais,
tanto per capirci, che si abbinano anche con ricette di pesce, come il
cacciucco, il polpo alla Luciana, e tutte le zuppe di pesce con il pomodoro. Poi con tutti i salumi possibili e immaginabili, Speck in prima
fila, ovviamente. Infine con una serie infinita di piatti vegetariani,
come la parmigiana di melanzane o di zucchine, i pomodori col riso,
e persino gli spaghetti con pomodoro e basilico e la pizza napoletana
e marinara. In più non costano una follia e possiamo permetterci di
acquistarli anche in tempi di crisi.
Purtroppo non sono molto conosciuti al di fuori dell’Alto Adige,
e questo è un vero peccato, tanto che gli ettari vitati negli ultimi cinque anni sono diminuiti parecchio, sembra addirittura del 30%. Ce
ne sono ancora molti, la Schiava è il vitigno rosso più diffuso in Alto
Adige, ma sembra solo un vinello locale, una Vernatsch appunto, e
non un delizioso, leggero e fragrante rosso da tutto pasto, particolarmente adatto a essere bevuto nelle sere di primavere e d’estate. Per
fortuna tutte le cantine che ne producono sono visitabili, se ne può
acquistare direttamente sul posto e, soprattutto, andare nelle campagne altoatesine in questo periodo, quando non c’è ancora troppa
folla, è una delle cose più consigliabili in assoluto, turisticamente
parlando. Provo perciò a consigliarvi due vini e una locanda, per andare a colpo sicuro. Poi una serie di indirizzi di cantine da visitare e
dove acquistare i vini convenienti e deliziosi. Tutti a base di Schiava,
ovviamente.
74
i maghi altoatesini della Vernatch
Il mago della schiava è Christian Plattner, proprietario della
Waldgires, a Santa Giustina, in piena collina di Santa Maddalena. Il
suo pezzo forte è l’Antheos, un grande Santa Maddalena, con molta
Schiava e solo il 7% di Lagrein. La Gschleier di Girlan, invece, è solo
una Schiava dell’Alto Adige, ma è la Ferrari delle Schiave. Invecchia
un anno prima di uscire, poi può tenere per decenni, a onta della sua
esile struttura.
Stephen Solva, proprietario della Peter Solva & Sohne propone
uno splendido Lago di Caldaro Classico Superiore, e lo stesso fa la
Cantina di Caldaro con il suo Lago di Caldaro Scelto Classico Superiore Pfarrhof, mentre il più bravo per i Meraner Huhel è sicuramente Franz Pfeil con il suo fragrante Baslan.
Tornando sulla collina di Santa Maddalena, eccovi la famosa
Rondell di Franz Gojer, mitico viticoltore della zona, e un po’ più a
est, a Cardano, all’imbocco della Valle Isarco ma ancora in territorio
di Santa Maddalena, c’è la magistrale interpretazione di Josephus
Mayr, altro keller meister leggendario.
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indirizzi
Cantina di Caldaro/Kaltern Kellerei
Via Cantine, 12
39052 Caldaro/Kaltern (BZ)
Tel. +39 0471 963149
www.kellereikaltern.com
Girlan
Via San Martino, 24
39057 Cornaiano/Girlan (BZ)
Tel. +39 0471 664203
www.girlan.it
Franz Gojer
Via Rivellone,1 - Frazione Santa Maddalena
39100 Bolzano/Bozen
Tel. +39 0471 978775
www.gojer.it
Josephus Mayr
Via Campiglio, 15
39053 Cardano/Kardaun (BZ)
Tel. +39 0471 366582
www.tirolensisarvini.it
Peter Soelva & Sohne
Via dell’Oro,33
39052 Caldaro/Kaltern (BZ)
Tel. +39 0471 964650
www.soelva.com
76
Graf Franz Pfell Tenuta Kranzlhof
Via Pilade, 1
39010 Cermes/Tscherms (BZ)
Tel. +39 0473 564549
www.labyrinth.bz
Tenuta Waldgries
Santa Giustina, 2
39100 Bolzano
Tel. +39 0471 323603
www.waldgries.it
77
da bere
Kaltarersee Classico Superiore
Leuchtenburg 2012
88/100
Euro 12,00
Erste+Neue
Via delle Cantine, 5/10
39052 Caldaro/Kaltern (BZ)
Tel. +39 0471 963122
www.erste+neue.it
Da uve Schiava. Affinato in acciaio. Ha colore rubino chiaro
molto vivo e profumi di ribes e di fiori di campo, molto fragranti e
di buona intensità. Assaggiandolo la cosa che colpisce è che finisce
troppo presto, tanto è piacevole, leggero e di facile bevibilità.
È anche equilibrato, sottile, e persino persistente per la sua categoria. Servitelo a 12° con Speck, ovviamente, ma anche con salumi e
triglie alla livornese.
78
Sancta Magdalener Huck am Bach 2012
90/100
Euro 11,00
Cantina di Bolzano
Piazza Gries, 2
30100 Bolzano/Bozen
Tel. +39 0471 270909
www.cantinabolzano.com
Da uve Schiava per il 90% e Lagrein per il 10%. Affinato in parte
in acciaio e maturato in parte in botti grandi. Ha colore rubino molto vivo, di buona intensità. Molto fruttato al naso, con note di ribes,
fragole selvatiche e lamponi.
Sapore fresco, teso da un’ottima componente acida, piacevolissimo e persino elegante, con una bevibilità quasi pericolosa. Da bere a
10/12°, con Speck, poi pizza margherita, cacciucco e schlutzkrapfen.
79
dormire e mangiare
Trattoria Pattscheiderhof
Localita Sign
39054 Renon (BZ)
Tel. +39 0471 365267
www.patscheiderhof.com
Signater Hof
Località Signat
39054 Renon (BZ)
Tel. +39 0471 365353
www.signaterhof.it
Sparehof
Località Vilpian, Via Nalles, 2
Terlano (BZ)
Tel. +39 0471 678671
www.hotelsparehof.it
Vi dò tre indirizzi, due molto vicini fra loro, che si trovano a
Renon, la località appollaiata sull’omonima montagna che domina
Bolzano e i vigneti di Santa Maddalena. Il primo è una trattoria, una
delle migliori cucine tradizionali d’Italia. Si chiama Patscheiderhof,
la sala da pranzo è ricavata in una stube del Seicento e potrete fare
merenda o cenare. Speck, schlutzkrapfen, canederli (knodl), carni
rosse brasate, graukaese, tutto ciò che immaginate della cucina sudtirolese ai massimi livelli. Se esagererete il conto sarà di 40 euro,
altrimenti meno. Vino escluso.
L’altro è il Signater Hof, a poca distanza. Un piccolo albergo con
sei stanze, la doppia in alta stagione costa 80 euro, con uno splendido terrazzo sulla vallata. Si può anche cenare. La cucina è molto
80
tradizionale anche qui, i piatti sono tutti quelli classici. Attenzione
perché chiude fra giugno e luglio.
Se fosse chiuso provate lo Sparehof, a Terlano, dalla parte opposta di Bolzano. Un albergo raffinato e conveniente (15 camere e
doppia a 100 euro) con un ristorante interno di cucina locale molto
valido. Se andrete, vi invidierò.
81
la valle dell’Adige dove nasce
il perlage al profumo di montagna
Trentodoc. Lì dove per secoli sono transitati amici e
nemici, si coltivano le uve bianche che danno origine agli
spumanti più preziosi d’Italia
4 ottobre
La Valle dell’Adige è da secoli una via di passaggio e di contatto
fra le varie culture. In particolare fra quella latina e quella germanica. Di lì sono passati tutti, amici e nemici, pellegrini e invasori, fin
dalla Preistoria. Ovvio che la viticoltura trovi origini antiche e solide
e che tutta la parte pianeggiante che costeggia il fiume e gran parte
delle colline e delle vallate attigue siano pressoché colonizzate da vigneti a perdita d’occhio. Dai Campi Sarni, appena passato il confine
venendo dal Veneto (un confine che fu anche di Stato fino al 1918) e
fino a Roveré della Luna e alla Val di Cembra non ci sono che vigneti
e meleti. Vigne coltivate in gran parte con il sistema della pergola
trentina, terrazzati in collina e sui primi contrafforti delle montagne.
In buona parte utilizzati per produrre uve bianche, Chardonnay in
prevalenza, atte alla realizzazione di basi per la spumantistica.
Il Trentodoc nasce lì, in vigneti posti talvolta in altitudine, fino
a ottocento metri sul livello del mare, per ottenere vini base poco
alcolici e ricchi di acidità, perfetti per essere poi spumantizzati con il
Metodo Classico, lo stesso che si usa per gli Champagne e per i Franciacorta. C’è anche un po’ di Pinot Nero, poi vinificato “in bianco”.
Ma il Trentodoc è in prevalenza prodotto con uve Chardonnay, che
da queste parti hanno trovato una nuova e valida patria ed artefici di
grande rilievo. Ricordare la Ferrari dei fratelli Lunelli è di prammatica. E’ la più famosa cantina italiana per la spumantistica e produce
n
82
vini di livello molto elevato. Su tutti il Trento Giulio Ferrari Riserva
del Fondatore, ottenuto con le uve coltivate nel vigneto di Pianizza, a
più di ottocento metri di altezza, proprio sopra la città di Trento. Ma
la gamma proposta è vastissima e comprende anche bottiglie dai costi assai meno elevati, ma dal contenuto sempre correttissimo, frutto
di una tecnica enologica di prim’ordine.
Quasi di fronte alla Ferrari, a Ravina, in un’area industriale francamente non bellissima, c’è la spettacolare cantina della Cavit, una
grande cooperativa che riunisce la produzione di molte cantine sociali del territorio. Un impianto capace di sfornare più di 60 milioni
di bottiglie all’anno, di vini come minimo ben fatti. Poi c’è il fiore
all’occhiello, la spumantistica. E c’è il Trento Altemasi Graal Riserva,
uno dei migliori rappresentanti del panorama delle bollicine trentine.
Un Metodo Classico millesimato capace di sfidare a singolar tenzone gran parte dei competitor di tutto il mondo, Champagne compresi. Sono solo due esempi, che trovate commentati qui sotto, ma
che fanno capire bene quali siano le potenzialità e anche il livello di
qualità diffusa, cosa ancor più importante, che le vigne del Trentino
e il Trentodoc sono in grado di rappresentare.
83
andare in giro di bolla in bolla
Sono molte le cantine trentine che producono Trentodoc, e si dividono in tre territori fondamentali. A nord ci sono quelle di Mezzocorona, Mezzolombardo e della Val di Cembra. Si tratta in genere di
grandi e medie cooperative che producono degli spumanti ben fatti
e affidabili. Fanno eccezione quella della Casata Monfort e la piccola
Dorigati, con il suo eccezionale Methius, un Trentodoc leggendario,
possente e longevo.
Molto noto è il Trentodoc Rotari, di Mezza Corona. Nell’area
centrale, a Trento e dintorni, c’è un po’ di tutto. Grandi cantine sociali, come la Cavit, famosi marchi, come Ferrari o Cesarini Sforza,
ma anche cantine più piccole, come quella di Francesco Moser (proprio lui, il ciclista) e la Maso Martis. Fra queste ultime spicca però
l’Abate Nero, che vede in Luciano Lunelli il suo mentore ed enologo
massimo.
Più a sud, verso Rovereto, prevalgono le aziende più artigianali.
Come Letrari, innanzi tutto, con una gamma di tutto rispetto, e Balter, altro piccolo fuoriclasse.
84
indirizzi
Abate Nero
Sponda Trentina, 45
38121 Trento
Tel. +39 0461 246566
www.abatenero.it
Balter
Via Vallunga II, 24
38068 Rovereto (TN)
Tel. +39 0464 430101
www.balter.it
Cantina Rotaliana
Via Trento, 65b
38017 Mezzolombardo (TN)
Tel. +39 0461 601010
www.cantinarotaliana.it
Casata Monfort
Via Carlo Sette, 21
38015 Lavis (TN)
Tel. +39 0461 246353
www.cantinemonfort.it
Cesarini Sforza
Via Stella, 9
38123 Trento
Tel. +39 0461 382200
www.cesarinisforza.com
85
Dorigati
Via Dante, 5
38016 Mezzocorona (TN)
Tel. +39 0461 605313
www.dorigati.it
Letrari
Via Monte Baldo 13/15
38068 Rovereto (TN)
Tel. +39 0464 480200
www.letrari.it
Maso Martis
Località Martignano, Via dell’Albera, 52
38121 Trento
Tel. +39 0461 821057
www.masomartis.it
Mezza Corona
Via del Teroldego, 1
38016 Mezzocorona (TN)
Tel. +39 0461 616399
www.mezzacorona.it
86
da bere
Trento Altemasi Graal Riserva 2006
93/100
Euro 35,00
Cavit
Via del Ponte di Ravina, 31/33
38123 Trento
Tel. +39 0461 381711
www.cavit.it
Cavit è un vero sistema produttivo regionale, nella sua modernissima cantina passano i tre quarti del vino trentino e dal suo andamento semplicemente dipende il reddito agricolo di migliaia di famiglie. I vini, soprattutto nel settore della spumantistica, sono come
minimo corretti, come massimo straordinari.
L’Altemasi Graal 2006 deriva da uve chardonnay 70% pinot
nero 30. Giallo dorato chiaro, perlage finissimo, fitto e continuo.
Naso complesso, fragrante di lieviti, poi fruttato, con sentori di susina gialla e lieve sottofondo di pietra focaia. Sapore vivace, cremoso,
molto elegante ed equilibrato, con finale di sorprendente lunghezza.
87
Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2002
95/100
Euro 65,00
Ferrari
Via del Ponte di Ravina, 15
38010 Trento
Tel. +39 0461 972311
www.cantineferrari.it
Semplicemente la migliore cantina spumantistica d’Italia. Di
proprietà della famiglia Lunelli, che ne ha fatto un vero gioiello per
la qualità dei prodotti e per la gestione oculata che ha consentito
un grande successo anche sotto il profilo economico e finanziario. Il
Giulio Ferrari deriva da uve chardonnay.
Giallo paglia con perlage molto fine, fitto, lento e continuo. Naso
con evidenti sentori di lieviti, che conferiscono un pizzico di mineralità, poi lievi accenni quasi aromatici, tipici del vino, e sentori di susina gialla. Sapore cremoso, elegante, teso, con una splendida componente acidula e salina e una persistenza lunghissima.
88
dormire e mangiare
Villa Madruzzo
Località Ponte Alto, 26 - Frazione Cognola
38100 Trento
Tel. +39 0461 986220
www.villamadruzzo.it
Fuori Trento, sulla strada per Civezzano e Pergine, con vista sulla
valle. Un gran bel posto, ricavato in una villa cinquecentesca. Hotel
a quattro stelle, 80 camere con prezzi ragionevoli, da 70 a 175 euro,
ottima spa e posizione ideale per poi visitare la zona vitivinicola circostante. Buono anche il ristorante interno, cucina regionale, ottimo
servizio, conto sui 50 euro.
89
VENETO
il Prosecco, oltre le bollicine
Ascesa. Il travolgente successo del vino italiano in tutto il
mondo. Quest’anno con 320 milioni di bottiglie ha battuto il nemico di sempre, lo champagne
24 maggio
Se c’è un vino italiano che sta davvero avendo un successo travolgente in tutto il mondo questo è il Prosecco. Tanto che non è raro
sentir chiamare Prosecco qualunque spumante italiano, come se fosse una tipologia e non una precisa denominazione. Perché il nome
Prosecco non ha nulla a che fare con il fatto che sia uno spumante
o un vino frizzante secco. Deriva invece da quello di un paesino del
Carso triestino, nell’entroterra del Castello di Miramare, dove da
tempi antichi si coltiva l’uva Glera, quella che è alla base di ogni Prosecco.
Dal 2008 c’è stata una vera rivoluzione nelle denominazioni che
lo riguardano. Al fine di evitare scherzetti come quello che ci fecero
gli ungheresi con il Tocai, il nome Prosecco, che fino ad allora riguardava solo dei vini prodotti nel Trevigiano, e in particolare sul
Montello e Colli Asolani e nell’area che va da Valdobbiadene a Conegliano, e faceva riferimento al nome di un’uva Prosecco, si decise
di fare riferimento a un luogo di origine, il paese di Prosecco, e di allargare la Doc a tutte le province nelle quali si produceva, dedicando
una Docg alle zone classiche. Questo perché la legislazione europea
e gli accordi internazionali tutelano l’origine e non il nome delle uve.
Il rischio era quello di trovarsi dei Prosecco prodotti nei posti più impensati, dall’Argentina alla Romania, venduti a pochissimo e capaci
n
90
di creare confusione e danni economici ai produttori italiani.
Da allora, perciò, il Prosecco Doc, spumante o frizzante, si può
produrre in tutto il Friuli Venezia Giulia e in gran parte del Veneto.
Il Prosecco Docg solo nelle aree di Valdobbiadene-Conegliano e del
Montello e Colli Asolani. Nella prima zona può avere anche l’aggiunta di Superiore e le sottodenominazioni di Rive e Cartizze. Dovunque
si produca, l’uva dev’essere la Glera. Non è semplice orientarsi, ma
con un po’ di attenzione ci si riesce. Il risultato è che la produzione
è aumentata in modo significativo e quest’anno ha raggiunto i 320
milioni di bottiglie, circa 20 in più dello Champagne, cosa mai accaduta in precedenza. Di conseguenza, anche in virtù di politiche commerciali efficaci, il Prosecco ha letteralmente conquistato il mondo
diventando per molti, erroneamente, sinonimo di “bollicine italiane”.
Un successo che va al di là delle intenzioni, insomma, e che fa
passare in secondo piano il fatto che la campagna tra Valdobbiadene e Conegliano, o il Montello, siano posti bellissimi, con paesaggi
punteggiati da vigneti ripidi, che lo caratterizzano come in poche
altre regioni viticole. Oppure che proprio a Conegliano, per merito
dei Carpené Malvolti, è nata la spumantistica italiana verso la metà
dell’Ottocento. Aspetti molto importanti per la vitienologia nazionale, meno forse per la mera commercializzazione dei prodotti. Ma
tutti voi che mi leggete, curiosi e intelligenti come v’immagino e vi
spero, non accontentatevi di un sapore o di un’etichetta. Andate a vedere dove si fa il Prosecco più tradizionale e quella Marca Trevigiana
che è, con il suo capoluogo, uno dei posti più belli d’Italia.
91
le botteghe dello spumante
Il Prosecco moderno, e gran parte della tecnica spumantistica
italiana, si devono ad Antonio Carpené, fondatore della Carpené
Malvolti nel lontano 1868. Ancora oggi i Prosecco di quella grande e
famosa cantina sono affidabili e ben fatti. Tra i più classici interpreti
si possono poi annoverare Adami, con il Rive di Colbertaldo Vigneto Giardino Dry, meno secco di altri, poi le sorelle Bortolomiol, con
l’ottimo Ius Naturae Brut, le sorelle Bronca, con il Particella 68 Brut,
da uve biologiche e Col Vetoraz con il Dry Millesimato. E ancora
la minuscola ma ottima produzione di Silvano Follador, con il suo
fantastico Brut Nature, e l’Extra Dry di Luigi Gregoletto, storico e
piccolo produttore.
Continuando con i classici Astoria e Bellenda, griffe prestigiose
e diffuse. Per finire con la Cuvèe del Fondatore dei Merotto, con il
Giustino B, vero fuoriclasse della Ruggeri, con il costoso ed esclusivo
Cartizze La Rivetta di Villa Sandi, l’Extra Dry di Canevel e il sempre
ottimo, e storico, Cartizze di Pino e Fabio Zardetto.
92
indirizzi
Adami
Via Rovede, 27 - Frazione Colbertaldo
31020 Vidor (TV)
Tel. +39 0423 982110
www.adamispumanti.it
Astoria Vini
Via Crevada, 44
31020 Refrontolo (TV)
Tel. +39 0423 6699
www.astoria.it
Bellenda
Via Giardino, 90 - Frazione Carpesica
31029 Vittorio Veneto (TV)
Tel. +39 0438 920025
www.bellenda.it
Bortolomiol
Via Garibaldi, 142
31040 Valdobbiadene (TV)
Tel. +39 0423 9749
www.bortolomiol.com
Sorelle Bronca
Via Martiri, 20 - Frazione Colbertaldo
31020 Vidor (TV)
Tel. +39 0423 987201
www.sorellebronca.com
93
Canevel Spumanti
Località Saccol, Via Roccat e Ferrari, 17
31040 Valdobbiadene (TV)
Tel. +39 0423 975940
www.canevel.it
Carpené Malvolti
Via Antonio Carpené, 1
31015 Conegliano (TV)
Tel. +39 0438 364611
www.carpene-malvolti.com
Col Vetoraz
Strada delle Tresese, 1 - Frazione Santo Stefano
31040 Valdobbiadene (TV)
Tel. +39 0423 975291
www.colvetoraz.it
Silvano Follador
Località Follo, Via Calonga, 11
31040 Valdobbiadene (TV)
Tel. +39 0423 900295
www.silvanofollador.it
Gregoletto
Via San Martino, 83 - Frazione Premaor
31050 Miane (TV)
Tel. +39 0438 970463
www.gregoletto.com
94
Merotto
Località Col San Martino, Via Scandolera, 21
31010 Farra di Soligo (TV)
Tel. +39 0438 989000
www.merotto.it
Ruggeri & C.
Via Pra Fontana, 4
31049 Valdobbiadene (TV)
Tel. +39 0423 9092
www.ruggeri.it
Villa Sandi
Via Erizzo, 112
31035 Crocetta del Montello (TV)
Tel. +39 0423 665033
www.villasandi.it
Zardetto Spumanti
Via Martiri delle Foibe, 18
31015 Conegliano (TV)
Tel. +39 0438 394969
www.zardettoprosecco.it
95
da bere
Conegliano Valdobbiadene
Prosecco Superiore Extra Dry Vigneti del Fol 2012
87/100
Euro 19,00
Bisol
Via Follo, 33
31049 Valdobbiadene (TV)
Tel. +39 0423 900138
www.bisol.it
Da uve glera. Un piccolo capolavoro firmato Bisol, un nome fondamentale per il Prosecco. Ha colore giallo chiaro e perlage fine e
continuo. Profumi floreali e fragranti, con note di fiori di glicine e
crosta di pane.
Sapore morbido, molto piacevole e dalla beva coinvolgente. Va
servito a 10°, con scampi crudi, frittelle di mele, prosciutto di San
Daniele.
96
Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut
Vigneto della Riva di San Floriano 2012
88/100
Euro 13,00
Nino Franco Via Garibaldi, 147
31049 Valdobbiadene (TV)
Tel. +39 0423 970251
www.ninofranco.it
Da uve glera, deriva da un vigneto singolo, cosa rara per un vino
del genere. Ha perlage fine e sottile, colore giallo chiaro, classici profumi di fiori di glicine e di pesca bianca. Delizioso all’assaggio, sottile, vivace, facile da bere e fragrante.
Servitelo a 8°, abbinandolo a fritture di pesce, crostacei, mozzarella in carrozza. La cantina è una fra le più famose e prestigiose del
territorio.
97
dormire e mangiare
Locanda da Lino
Località Solighetto, Via Lino Toffolin, 31
31050 Pieve di Soligo (TV)
Tel. +39 0438 82150
www.locandadalino.it
Il soffitto del ristorante e parte delle pareti sono letteralmente ricoperti da migliaia di paioli di rame, segno di antiche ed abbondanti
“polentate” e di cucina tradizionalissima. Con una cinquantina di
euro a testa si può pranzare tranquillamente e bere Prosecco a tutto
pasto, scelto da una lista dei vini peraltro notevolissima.
La locanda attigua è altrettanto piacevole. Alcune stanze hanno
vista sul parco interno, tutte sono spaziose e accoglienti. Una doppia
in questa stagione costa poco meno di 100 euro, 120 per la suite. È
decisamente uno degli indirizzi preziosi in zona, comodo per fare
enoturismo, conveniente e con una cucina da incorniciare.
98
l’importanza di chiamarsi Soave
Eccellenza. Un ottimo rapporto qualità/prezzo, che lo
rende punto di riferimento per l’enologia italiana. Anche
all’estero
25 ottobre
Se l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’Umanità i vigneti di
Langa e dell’Astigiano, quelli di Soave non dovrebbero tardare a ottenere un identico riconoscimento. Tra Monteforte d’Alpone e Soave,
infatti, il panorama è costituito da un mare verde di vigneti che dalla
pianura risalgono verso le colline fino a oltre 500 metri di altezza sul
livello del mare. Con terreni che da argillosi si fanno via via ghiaiosi e
rocciosi, dando luogo a vini che si differenziano impercettibilmente
più si va verso nord.
Vini bianchi, prodotti da uve Garganega in ampia prevalenza,
con piccole aggiunte di Trebbiano di Soave, una varietà molto simile
al Verdicchio che si trova nelle Marche. Il Soave, che può essere Classico, se deriva dalla zona di maggiore tradizione, e Superiore, con la
Docg addirittura, se prodotto con un disciplinare più rigido, nasce
da qui. E il nome lo prende dal paese di Soave, che a sua volta lo deve
agli Svevi, quelli che Paolo Diacono, l’autore dell’Historia Longobardorum chiamava Soavi, e quelli ai quali appartennero Federico Barbarossa e Federico II, e che dettero poi vita alla dinastia imperiale
degli Hohenstaufen.
Il paese di Soave nasce intorno al Castello, voluto da Berengario
I verso il Mille. Poi la sua posizione al confine fra i domini veronesi
e quelli padovani e poi veneziani ne ha fatto un luogo conteso come
pochi altri. Se a questo ci aggiungiamo che il vino che si produce ha
sempre avuto fama di eccellenza, il gioco è fatto.
Oggi Soave significa quasi 400 mila ettolitri prodotti ogni anno,
n
99
che rappresentano il maggiore quantitativo nazionale per una Doc
di bianco secco. Soprattutto significa un vasto gruppo di vitivinicoltori di ottimo livello, che esportano i loro vini ovunque nel mondo,
da veri ambasciatori di un made in Italy fatto di buona qualità diffusa, più che da piccole punte di eccellenza. Un vino democratico,
insomma, che non costa mai troppo e che costituisce un punto di
riferimento molto importante per la vitienologia italiana.
I due vini che trovate qui sono i Soave base di due fra i migliori
produttori. Il primo è Arturo Stocchetti, dinamico e carismatico presidente del Consorzio di Tutela, che con la sua azienda, la Cantina
del Castello, propone una gamma di bianchi talvolta deliziosi, come
quelli della vendemmia 2013 che sta uscendo ora. Poi Nino e Teresita Pieropan, icone del Soave, che propongono piccole opere d’arte
di alto artigianato viticolo. Bianchi fragranti, capaci di invecchiare
bene per molti anni, come capita a diversi vini di Soave che sono fra
i più longevi d’Italia per la loro tipologia.
Anche solo andarli a trovare, Stocchetti e i Pieropan, vale il
viaggio in luoghi bellissimi che spesso si vedono solo sfilare accanto
all’autostrada quando si va da Verona verso est. Prevedere un week-end per vedere quelle colline più da vicino non sarebbe proprio
una cattiva idea.
100
un ricco panorama vitivinicolo
Il mondo della produzione di Soave e dintorni è vasto e molto articolato. Esistono grandi aziende che però hanno sedi in altre
zone della provincia di Verona, come Bertani, Bolla e Pasqua, che
propongono dei Soave ben fatti e molto diffusi anche all’estero. Poi
c’è la Cantina di Soave, una delle maggiori realtà della cooperazione
veneta, che propone il Rocca Sveva, un Soave dall’ottimo rapporto
qualità/prezzo.
Infine ci sono molti piccoli e medi vitivinicoltori, che completano il ricco panorama. Roberto Anselmi è forse il più famoso, ma
è anche il solo che non proponga dei Soave Doc o Docg, in polemica col disciplinare. Il suo Capitel Foscarino resta uno fra i migliori
bianchi della zona. A Monteforte d’Alpone, dove c’è la sua cantina, ci
sono anche altri produttori molto validi. Gini, innanzi tutto, vera leggenda, con il grandissimo Contrada Salvarenza Vecchie Vigne, uno
fra i veri fuoriclasse.
Poi i minuscoli I Stefanini e Graziano Pra, viticoltori di grande
bravura. A San Bonifacio c’è Stefano Inama, a Montecchio di Crosara c’è Ca’ Rugate, entrambi con produzioni molto interessanti. Nel
comune di Soave tutti gli altri, con il tradizionalissimo Coffele, che
produce un Recioto di Soave, dolce, da urlo, con Balestri Valdache
ha una cantina bella come una boutique, con Suavia, Montetondo e
Tamellini a completare una fantastica costellazione di vigne, di vini
e di produttori appassionati.
101
indirizzi
Anselmi
Via San Carlo, 46
37032 Monteforte d’Alpone (VR)
Tel. +39 045 7611488
www.anselmi.eu
Balestri Valda
Via Monti, 44
37038 Soave (VR)
Tel. +39 045 7675393
www.vinibalestrivalda.com
Ca’ Rugate
Via Pergola, 36
37030 Montecchio di Crosara (VR)
Tel. +39 045 6176328
www.carugate.it
Coffele
Via Roma, 5
37038 Soave (VR)
Tel. +39 045 7680007
www.coffele.it
Gini
Via Matteotti, 42
37032 Monteforte d’Alpone (VR)
Tel. +39 045 7611908
www.ginivini.it
102
I Stefanini
Via Crosara, 21
37032 Monteforte d’Alpone (VR)
Tel. +39 045 6175249
www.istefanini.it
Montetondo
Via San Lorenzo, 89
37038 Soave (VR)
Tel. +39 045 7680347
www.montetondo.it
Prà
Via della Fontana, 31
37032 Monteforte d’Alpone (VR)
Tel. +39 045 7612125
www.vinipra.it
Cantina di Soave
Viale Vittoria, 10
37038 Soave (VR)
Tel. +39 045 6359811
www.cantinadisoave.it
103
da bere
Soave Classico Castello 2013
87/100
Euro 9,00
Cantina del Castello
Corte Pittora, 5
37038 Soave (VR)
Tel. +39 045 7680093
www.cantinacastello.it
È il secondo vino dell’azienda ma è anche uno dei migliori esempi di buon rapporto qualità/prezzo in zona. Deriva da uve garganega
90%, trebbiano di Soave 10%. Affinato in acciaio. Fragrante e fruttato al naso, con note di cedro e lime.
Sapore teso, agile, salino, fresco, molto piacevole, sottile ma persistente. Va servito a 8° e abbinato a sushi, crostacei crudi e primi
piatti delicati della cucina di mare.
104
Soave Classico Pieropan 2013
90/100
Euro 11,00
Pieropan
Via Camuzzoni, 3
37038 Soave (VR)
Tel. +39 045 6190171
www.pieropan.it
Un vero classico, proposto da Nino e Teresita Pieropan, grandi
interpreti della tipologia. Da uve garganega 90%, trebbiano di Soave
10%. Matura per alcuni mesi in vasche di cemento vetrificato. Giallo
verdolino.
Al naso fruttato, con sentori di pesca bianca, mandorla, susina
gialla, accenni di zenzero e di cedro. Sapore agile, teso, fresco, dalla
bevibilità coinvolgente e dalla sottile persistenza. Servitelo ad 8° con
spaghetti con frutti di mare, spigola al sale, pesce crudo in genere.
105
dormire e mangiare
Locanda ai Capitelli
Via Monti, 2
37038 Soave (VR)
Tel. +39 045 768 0758
www.locandaaicapitelli.com
La terrazza che domina il Castello di Soave, poi i vigneti intorno.
Insomma, se volete stare vicino al centro storico ma ai limiti della
campagna la Locanda ai Capitelli è proprio quello che fa per voi. Tra
l’altro è uno dei pochi alberghi che può vantare recensioni trionfali
sulla rete.
Da segnalare anche il ristorante interno, uno dei migliori della
zona. Prezzi ragionevoli, meno di cento euro a notte per una doppia
e circa 40 euro a testa al ristorante, con bottiglia di Soave Classico
compresa.
106
Valpolicella, vigneti dall’antichità
pre-romana
Congiunture. Poli cellae significava “molte cantine”.
L’Acinatico il precursore del Recioto Classico. Era un
rosso dolce
5 aprile
Se andaste a cercare il fiume Policella, del quale la Valpolicella
dovrebbe costituire il bacino, restereste delusi. Non esiste. Esistono
invece, e fin dall’antichità pre-romana, vigneti e cantine ed è proprio
da queste ultime (poli cellae) che la zona prende il nome. È, insomma, un po’ come nel caso della Land of the Thousands Dances di
Little Richard o di Wilson Pickett, un pezzo di R&B che ha fatto ballare generazioni di ragazzi. La Valpolicella, invece, ha prodotto vini
per migliaia di anni. Un tempo si chiamavano Rethico, rosso secco,
e Acinatico, rosso dolce da uve appassite, il precursore del Recioto
Classico e, in parte, dell’Amarone.
Per spiegarmi la zona una volta Nino Franceschetti, uno dei padri nobili di quei vini, scomparso da qualche anno, mi disse: «Immagina di avere un’enorme mano destra appoggiata sul terreno. Le dita,
rivolte verso di te, segnano le diverse valli e le coline che le dividono.
A sinistra c’è la valle di Sant’Ambrogio, che segna il confine occidentale e digrada verso il corso dell’Adige. Accanto, fra l’anulare e il
medio, c’è la valle di Fumane, da dove arrivano vini potenti e longevi.
Fra il medio e l’anulare c’è Marano e poi Negrar, che è anche la valle
più lunga. Inizia ad Arbizzano, subito dopo Parona e Pedemonte, e
procede per diversi chilometri verso nord. La Valpolicella Classica
finisce qui. A est c’è Grezzana e la Valpantena, ancora più ad est Mezzane e Illasi, che confinano con il comprensorio del Soave. Ma l’A-
n
107
marone si può fare fin lì, e talvolta proprio da zone del genere scaturiscono vini eccezionali. Le nocche delle dita sono i Monti Lessini».
Oggi in tutta la Valpolicella si producono molti vini, tutti rossi, e
sempre con le stesse uve. La Corvina, in massima parte, poi la Rondinella, la Molinara, l’Oseleta, il Corvinone, la Negrara. L’Amarone
da uve raccolte e fatte appassire su graticci per alcuni mesi. Lo stesso
sistema con il quale si produce il Recioto Classico, la versione dolce.
E proprio da un errore nel fare il vino dolce è nato l’Amarone.
Se sia accaduto dai Bolla o dai Bertani, le due aziende storiche del
territorio, poco importa. Sta di fatto che un rosso che sarebbe dovuto restare dolce ha invece finito la fermentazione diventando “Amarone” (a Verona vuol dire “secco”). È accaduto agli inizi degli anni
Cinquanta, il che significa che l’Amarone è un vino tutto sommato moderno. Attualmente è il vino italiano di lusso più apprezzato
all’estero. Negli Usa e in Gran Bretagna sta vivendo un momento
magico, e considerando che costa dai 45 euro in su non è una cattiva
notizia per i produttori della zona.
Qui ve ne segnalo due. Non necessariamente i migliori, ma quelli
più reperibili nelle enoteche e con un livello qualitativo comunque
ottimo.
108
Amaroni ricchi, alcuni non per
tutte le tasche
I produttori di Amarone si contano a centinaia, per una produzione totale che ha ormai superato i 10 milioni di bottiglie. Segnalarne solo alcuni non è facile. Di certo non si possono ignorare i due
grandi vignerons per eccellenza. Bepi Quintarrelli, ci ha lasciato da
un paio di anni, ma i suoi eredi continuano l’opera. Il suo era, ed è,
un Amarone di Negrar straordinario e costosissimo (250 euro e più
a bottiglia), ma è un vero “vino dell’anima”.
Romano Dal Forno, che è ad Illasi, è il suo pendant più giovane.
Il suo Vigneto di Monte Lodoletta è un Amarone possente, concentrato e di enorme longevità (anche in questo caso sui 300 euro). Tra
i vini più approcciabili il Campo dei Gigli di Tenuta Sant’Antonio,
ottimo e “solo” a 55 euro. E l’Amarone Classico di Santa Sofia, molto tradizionale. Sullo stesso prezzo il possente Amarone di Roccolo
Grassi.
Più classico l’Amarone Le Origini di Bolla, azienda storica. Moderno ma noto in tutto il mondo, l’Amarone Classico di Allegrini,
una delle grandi firme della Valpolicella, speziato e ricco. Molto buono il Villa Borghetti della famiglia Pasqua. Infine la Cantina Valpolicella Negrar e i suoi Domini Veneti, un ottimo e conveniente Amarone, con Corte Sant’Alda di Marinella Camerani e con il grandissimo
Amarone Classico Riserva Sergio Zenato, vero capolavoro.
109
indirizzi
Giuseppe Quintarelli
Via Ceré, 1
37024 Negrar (VR)
Tel. +39 045 7500016
[email protected]
Romano Dal Forno
Località Lodoletta, 1
37031 Cellore d’Illasi (VR)
Tel. +39 045 7834923
www.dalfornoromano.it
Tenuta Sant’Antonio
Via Ceriani, 23
Colognola ai Colli (VR)
Tel. +39 045 7650383
www.tenutasantantonio.it
Santa Sofia
Via Ca’ Dedè, 61
37029 San Pietro in Cariano (VR)
Tel. +39 045 7701074
www.santasofia.com
Roccolo Grassi
Via San Giovanni di Dio, 19
37030 Mezzane (VR)
Tel. +39 045 8880089
www.rocolograssi.it
110
Bolla
Via Alberto Bolla, 3
37029 San Pietro in Cariano (VR)
Tel. +39 045 6836555
www.bolla.it
Allegrini
Via Giare, 5
37022 Fumane (VR)
Tel. +39 045 6832011
www.allegrini.it
Pasqua
Via Belvedere, 135
37131 Verona
Tel. +39 045 8432111
www.pasqua.it
Cantina Valpolicella Negrar
Via Ca’ Salgari, 2
37024 Negrar (VR)
Tel. +39 045 6014300
www.cantinanegrar.it
Corte Sant’Alda
Via Capovilla, 28
37030 Mezzane (VR)
Tel. +39 045 8880006
www.cortesantalda.it
111
Zenato
Via San Benedetto, 8
37019 Peschiera del Garda (VR)
Tel. +39 045 7550300
www.zenato.it
112
da bere
Amarone della Valpolicella Classico 2006
92/100
Euro 55,00
Bertani
Via Asiago, 1
37030 Grezzana (VR)
Tel. +39 045 8658444
www.bertani.net
Da uve Corvina con piccole aggiunte di Molinara. Matura in botte per sei anni ed è uno dei grandi classici della zona. Ha colore granato intenso e profumi estremamente tipici, con una nota evidente
di amarene sotto spirito, poi cacao, spezie, prugne secche.
Al sapore è pieno, ricco, alcolico e perciò caldo. Chiude con una
persistenza lunghissima. Servitelo a 18° con goulash o brasati di
manzo.
113
Amarone della Valpolicella
Costasera Riserva 2008
91/100
Euro 50,00
Masi
Via Monteleone, 26
37015 Gargagnago di Valpolicella (VR)
Tel. +39 045 6832511
www.masi.it
Qui la Corvina partecipa per il 70%, accanto a Rondinella, Oseleta, ognuna al 12% e Molinara al 6% circa. Matura più di tre anni in
botti di rovere di Slavonia e di Allier.
Ha un passo più moderno, al naso le spezie e la frutta rossa sotto
spirito, e anche un pizzico di cassis, si alternano in primo piano. Il
sapore è avvolgente, morbido, caldo e lunghissimo. Da bere a 18° con
agnello al forno e pastissada di caval.
114
dormire e mangiare
Dalla Rosa Alda
Località San Giorgio di Valpolicella
Strada Garibaldi, 4
37029 Sant’Ambrogio di Valpolicella
Tel. +39 045 7700108
www.dallarosalda.it
San Giorgio è chiamato anche ingannapoltron, perché per raggiungere il borgo la strada è molto più lunga di quanto si immaginerebbe guardandolo da lontano. Gira intorno alla collina e inganna
chi pensa di raggiungere la meta con pochi passi.
Dalla Rosa Alda è un’istituzione. Locanda ricavata da un edificio
settecentesco, con appena 10 camere (ognuna costa 100 euro a notte), e trattoria di cucina tradizionale veronese, dove si cena per 40
euro vini esclusi. Il tutto immersi nei vigneti e godendo di un panorama unico, che domina letteralmente tutta la Valpolicella.
Un indirizzo prezioso, quindi, da utilizzare però dal 10 aprile in
poi, dopo la fine del Vinitaly, fiera enologica che rende Verona e dintorni quasi impraticabili.
115
FRIULI VENEZIA GIULIA
mille anni di Ribolla Gialla tra
colline e ponca
Udine. Enoturismo in una terra di confine, punto di contatto fra civiltà, dove la storia incontra la tradizione del vino
7 giugno
Forse deriva dalla Robola greca, o forse no. Sta di fatto che da
quasi mille anni viti di Ribolla si trovano in prevalenza in quella zona
chiamata Colli Orientali del Friuli. Siamo in provincia di Udine, e si
va da San Giovanni al Natisone a sud, fino a Nimis e a Ramandolo
a nord, passando per Manzano, Buttrio, Corno di Rosazzo, Prepotto
e Cividale del Friuli. Comprendendo il basso corso del Natisone, poi
quello dello Judrio, e andandosi dopo a infilare tra la pianura a nord
di Udine e le montagne che si trovano a nord-est di Cividale.
Una zona collinare che per secoli è stata il confine fra il mondo
veneto, della Serenissima, e quello austriaco-sloveno dei possedimenti asburgici e della Mitteleuropa. Una terra di confine, un melting pot, un punto di contatto fra civiltà, tradizioni e lingue diverse.
Carnico, friulano, veneto, un po’ di sloveno nell’alta valle del Natisone. Contrassegnata da luoghi d’importanza storica straordinaria,
anche per il vino, come la Rocca Bernarda di Ipplis, l’Abbazia di Rosazzo, la stessa città di Cividale, di struggente bellezza. Terreni magri
(non grassi e scuri), spesso collinari, dove la vite ha pochi concorrenti, e se li ha, come il mais, è solo perché le colline lasciano spazio alle
pianure e la “ponca”, il nome con il quale si chiama il suolo formato
in prevalenza da scisti calcareo-argillose. La Ribolla Gialla domi-
n
116
nava la scena fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando arrivò
dall’America la filossera, animaletto che usava cibarsi con le radici
delle viti europee. La sua irruzione anche in Friuli cambiò tutto, vennero inseriti vitigni diversi, come il Pinot bianco, il Cabernet franc,
il Merlot. Rimase anche un po’ di Ribolla, ma poca. Negli ultimi decenni ecco un’inversione di tendenza. Grazie a nuovi sistemi di vinificazione e alla scoperta che quell’uva, che dava vini aspri e leggeri,
poteva fornire anche basi per la produzione spumantistica, la Ribolla ha ripreso spazio. C’è stato anche chi ha iniziato a vinificarla con
lunga permanenza sulle bucce, come Gravner e Podversic, ma questo
è accaduto in Collio, tra Gorizia e San Floriano, ed è un’altra storia.
Sui Colli Orientali stili e protagonisti sono altri, sono i Livon,
i Collavini, i Rodaro, gli Zorzettig i Colutta. Famiglie di viticoltori,
oggi di imprenditori vitivinicoli, che la producono da generazioni.
Certo, di Ribolla se ne fa anche in altre zone del Friuli Venezia Giulia. Nel Collio, per esempio. Ma la tradizione più autentica, più antica, almeno da queste parti, è quella dei Colli Orientali, dai quali
provengono dei bianchi a base Ribolla Gialla che fanno della loro
freschezza, dei loro profumi agrumati, della loro struttura tesa, agile,
e di una bevibilità quasi pericolosa, le loro migliori caratteristiche.
Non un sussiegoso grande vino, insomma, non un bianco corposo
e costoso, ma un ideale compagno per la stagione calda e per una
cucina marinara altrettanto fragrante e invitante.
117
sapori tipici del Friuli
sui Colli Orientali
Di bravi produttori di Ribolla Gialla sui Colli Orientali del Friuli
ce ne sono molti, e da quasi tutti si può andare a comprare qualche
bottiglia correndo pure il rischio di vedersi offerta una merenda a
base di prosciutto San Daniele e di “frico”, una deliziosa ricetta di
formaggio cotto con patate o cipolle tipico della zona. Inizierei citandovi la Ribolla Gialla della Rocca Bernarda, un’istituzione, oggi di
proprietà del Sovrano Militare Ordine di Malta, ma per secoli nelle
mani dei Conti Perusini.
Più a nord, verso Cividale, ci sono quelle di Paolo Rodaro e la Zuc
di Volpe di Volpe Pasini, oggi di Emilio Rotolo, famoso imprenditore vitivinicolo che da poco ha acquistato la cantina Schioppetto in
Collio. Nelle stesse zone vanno citate poi le Ribolle di Sirch e de La
Sclusa, a Spessa di Cividale.
Più a sud, verso Corno di Rosazzo, c’è Leonardo Specogna, di
Michele e Cristian Specogna, azienda dallo stile molto tradizionale.
Poi Andrea Visintini, artefice di una Ribolla Gialla particolarmente
ben fatta. Verso sud, ecco la Ribolla del Castello di Buttrio, di Alessandra Felluga, a Manzano quella di Giorgio Colutta e soprattutto
quella formidabile di Torre Rosazza. A San Giovanni al Natisone la
RoncAlto dei Livon.
118
indirizzi
Castello di Buttrio
Via Morpurgo, 9
33042 Buttrio (UD)
Tel. +39 0432 673015
www.castellodibuttrio.it
Rocca Bernarda
Via Rocca Bernarda, 27
33040 Ipplis di Premariacco (UD)
Tel. +39 0432 716914
www.roccabernarda.com
Paolo Rodaro
Località Spessa, Via Cormons, 60
33040 Cividale del Friuli (UD)
Tel. +39 0432 716066
www.rodaropaolo.it
La Sclusa
Località Spessa, Via Strada di Sant’Anna, 7/2
33043 Cividale del Friuli (UD)
Tel. +39 0432 716259
www.lasclusa.it
Sirch
Via Fornalis, 277/1
33043 Cividale del Friuli (UD)
Tel. +39 0432 709835
www.sirchwine.it
119
Specogna
Via Rocca Bernarda, 4
33040 Corno di Rosazzo (UD)
Tel. +39 0432 755840
www.specogna.it
Torre Rosazza
Via Poggiobello, 12 - Frazione Oleis
33044 Manzano (UD)
Tel. +39 0422 864511
www.torrerosazza.com
Andrea Visintini
Via Gramogliano, 27
33040 Corno di Rosazzo (UD)
Tel. +39 0432 755813
www.visintini.com
Volpe Pasini
Via Cividale, 16 - Frazione Togliano
33040 Torreano (UD)
Tel. +39 0432 715151
www.volpepasini.net
120
da bere
Ribolla Gialla Turian 2012
88/100
Euro 24,00
Collavini
Via della Ribolla Gialla, 2
33040 Corno di Rosazzo (UD)
Tel. +39 0432 753222
www.collavini.it
Da uve Ribolla Gialla. Affinato in acciaio. Ha colore giallo chiaro e profumi molto caratteristici di cedro, limone d’Amalfi e mela
renetta.
Il sapore è deciso, acidulo, fresco, molto piacevole, facile da bere,
con un corpo teso e longilineo. Servitela a 10° con pesci al sale, spaghetti con vongole, insalate di mare.
121
Ribolla Gialla Rjgialla 2013
85/100
Euro 12,00
La Tunella
Via del Collio, 14
33040 Ipplis di Premariacco (UD)
Tel. +39 0432 716030
www.latunella.it
Da uve Ribolla Gialla. Affinato in acciaio. Giallo chiaro. Profumi
finemente fruttati e delicatamente agrumati.
Sapore teso, fresco, molto piacevole, facile da bere per una deliziosa nota acidula. Va bevuto molto fresco, ad 8°, ed abbinato a orata
alla griglia, fritture di calamari e gamberi, scampi crudi.
122
dormire e mangiare
Hotel Ristorante Campiello
Via Nazionale, 40
33048 San Giovanni al Natisone (UD)
Tel. +39 0432 757910
www.ristorantecampiello.it
Ecco un indirizzo nella zona più meridionale del comprensorio,
dalla quale poi si può risalire per visitare tutti i Colli Orientali. È il
Campiello a San Giovanni al Natisone. È sulla Nazionale, facilissimo
da trovare. L’albergo è accogliente, moderno, molto confortevole e la
doppia costa 115 euro per notte, una cifra ragionevole.
Ma è il ristorante che è davvero straordinario. Uno dei migliori
per la cucina di pesce di tutta la regione e dotato di una lista dei vini
semplicemente eccezionale. Si spendono intorno ai 60 euro a testa
per cenare, poi dovrete regolarvi con i vini. Se vi orienterete su una
buona Ribolla Gialla dei Colli Orientali il vostro conto non salirà di
molto.
123
vigneti di confine, la Mitteleuropa
italiana
Bianchi importanti. A due passi dalla Slovenia, culture
e sapori si incontrano. Il segreto del Friuli Venezia Giulia,
e dei suoi vicini
1 marzo
Il piccolo fiume Judrio ha un’importanza storica e geografica
molto più grande di quanto si potrebbe pensare. Il suo corso oggi
divide il Friuli dalla Venezia Giulia, ma fino al 1797, l’anno del Trattato di Campoformio, con il quale Napoleone nei fatti regalò la Repubblica di Venezia all’Austria, costituiva il confine fra i domini della
Serenissima e quelli degli Asburgo. Nei fatti, il confine fra l’Italia e
la Mitteleuropa, fra il mondo latino e quello germanico e slavo. Al
di qua dello Judrio c’erano i Colli Orientali del Friuli, Corno di Rosazzo e la Rocca Bernarda. Al di là c’era il Collio Goriziano, Ruttars,
Cormòns e tutto quel territorio conosciuto dagli Sloveni col nome di
Brda.
Il Tocai friulano, oggi chiamato solo Friulano dopo che nel 2007
gli Ungheresi, mitteleuropei anche loro, ci hanno impedito di poterlo chiamare come un tempo, si produceva prevalentemente nel
Collio. La Ribolla Gialla, il Picolit e il Refosco, invece, erano vini dei
Colli Orientali.
A Cormòns c’era e c’è tuttora la sintesi di tutto questo. La gente
parla friulano, che è un dialetto gallo romanzo simile al ladino, ma
c’è anche una grande minoranza slovena. Poi capita di sentire qualcuno che si esprime in uno strano veneto, con le a molto aperte, che
è quello che si parla a Trieste, fino a Monfalcone e alla bisiaccheria,
la terra fra l’Isonzo e il Timavo, che confina col Carso.
n
124
A Cormòns e nelle sue frazioni, Brazzano a nord, Novali, Zegla
e Plessiva a est, Pradis a sud, si fanno grandi vini bianchi, tra i più
grandi d’Italia. Con il Friulano, ma anche con la Malvasia istriana,
con il Pinot bianco, con il Pinot grigio e, meno di frequente, con il
Sauvignon.
Vigne bellissime, filari potati a cappuccina, con il tralcio ad arco
discendente, coltivate su terreni composti da scisti argillose, la ponca, che è il termine sloveno per dire suolo.
E tanti piccoli viticoltori dai nomi un po’ italiani e un po’ sloveni, accoglienti, generosi e simpatici come in poche altre zone. A
ricordarci che siamo in una regione dove molte lingue e altrettante
culture s’incontrano e si fondono ancora oggi, come un tempo accadeva all’interno di quell’incredibile melting pot che fu l’Impero Austro Ungarico.
La statua di Massimiliano I d’Asburgo che troneggia nella piazza
principale del paese, a memoria della guerra vinta nel 1518 contro i
Veneziani, ce lo ricorda chiaramente.
Come ce lo ricorda la gastronomia locale, con i meravigliosi prosciutti semi affumicati di D’Osvaldo, con ricette che accennano a
sapori agrodolci tipicamente sloveni e germanici, con i vini bianchi
possenti delle sue terre, simili a quelli che si possono trovare dall’altra parte del confine, in Slovenia.
Un confine che oggi è pressoché scomparso e si può attraversare
in bicicletta o in Vespa, semplicemente salutando i doganieri, ma che
fino a vent’anni fa era la Cortina di Ferro, e il solo avvicinarsi poteva
essere problematico.
125
quei viticoltori dai nomi
un po’ lontani
Il capo indiscusso è Dario Raccaro, che fa uno dei Friulano più
famosi dalla Vigna del Rolat, e la migliore Malvasia istriana del Collio. Il più simpatico però è Sandro Princic: vende quasi tutto il suo
vino a chi lo va a trovare e contende a Raccaro la leadership per la
Malvasia. Il re del Friulano è però Franco Toros.
Edi Keber fa un solo vino bianco, il Collio, prodotto però con una
solida percentuale di Friulano, accanto a Malvasia istriana e Ribolla
gialla. Damian Princic fa vini meno possenti ma molto validi, Friulano su tutti. Isidoro Polencic ci ha lasciato di recente, ora le vignele
coltivano i figli e il loro Friulano Fisc è sempre buonissimo. Aldo
Polencic fa il Friulano e il Pinot bianco, nella gamma Bianco degli
Ulivi, e un ottimo Merlot, che chiama Rosso degli Ulivi. Fabio Coser,
enologo veneto trapiantato sul Collio, ha la tenuta Ronco dei Tassi
e produce un Collio bianco formidabile, oltre a un’ottima Malvasia
istriana. Per non parlare del Pinot grigio Sot Lis Rivis, di Giorgio
Badin, che è forse il migliore d’Italia. Da ricordare anche Borgo San
Daniele, dei fratelli Mauro e Alessandra Mauri, con il loro uvaggio
Arbis blanc, e Mauro Drius, famoso per la Malvasia istriana.
Una citazione doverosa va alla Cantina Produttori di Cormòns,
la migliore cooperativa della regione, che propone vini ben fatti a
prezzi contenuti.
126
indirizzi
Borgo San Daniele
Via San Daniele, 28
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 60552
www.borgosandaniele.it
Cantina Prod. di Cormòns
Via Vino della Pace, 31
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 62471
www.cormons.com
Colle Duga
Loc. Zegla
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 61177
www.coleduga.com
Drius
Via Filanda, 100
34071, Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 60998
www.driusmauro.it
Raccaro
Via San Giovanni, 87/b
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 61425
[email protected]
127
Ronco dei Tassi
Loc. Montona, 19
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 60155
www.roncodeitassi.it
Ronco del Gelso
Via Isonzo, 117
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 61310
www.roncodelgelso.com
Toròs
Loc. Novali, 12
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 61327
www.vinitoros.com
Edi Keber
Loc. Zegla
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 61184
www.edikeber.it
Aldo Polencic
Loc. Plessiva
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 61027
[email protected]
128
Isidoro Polencic
Loc. Plessiva
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 60655
www.polencic.com
Princic
Loc. Pradis
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 60723
[email protected]
129
da bere
Toròs Collio Friulano 2012
95/100
Euro 20,00
Toròs
Località Novali, 12
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 61327
www.vinitoros.com
Il Friulano di Toròs è veramente un fuoriclasse. Un bianco potente e ricco, dal colore dorato chiaro, con tipici profumi di mandorla fresca e pesca e un sapore pieno, caldo, morbido, che chiude con
un retrogusto appena amarognolo.
Negli ultimi anni ha vinto premi e suscitato unanimi consensi,
sia dalla critica sia dai consumatori, ed è un fatto molto raro. Bevetelo a 8°, molto fresco, abbinandolo a formaggi freschi, prosciutto San
Daniele, tortelli di ricotta e spinaci a burro e salvia.
130
Collio Malvasia 2012
90/100
Euro 20,00
Raccaro
Via San Giovanni, 87/b
34071 Cormòns (GO)
tel. +39 0481 6142
[email protected]
Dario Raccaro la ritiene il suo miglior vino, ed è difficile contraddirlo. Di sicuro è un punto di riferimento per la tipologia. Ha colore
dorato e profumi avvolgenti, appena aromatici, con note floreali e di
frutto della passione.
Il sapore è pieno, caldo, imponente, con un inizio morbido, quasi
dolce, e un classico finale amarognolo. Un bianco affascinante, da
bere a 8° come aperitivo, o da abbinare a salumi, crostacei e risotto
con asparagi.
131
dormire e mangiare
Al cacciatore della Subida
Via Subida 52
34071 Cormòns (GO)
Tel. +39 0481 60531
www.lasubida.it
Josko Sirk è l’indiscusso capo carismatico della comunità slovena di Cormòns. Un uomo affabile e intelligente, che ha realizzato a
poche centinaia di metri dal confine una vera oasi. La Subida, che
prende il nome dalla località dove sorge, è un albergo diffuso, con
una dozzina di appartamenti sparsi nella campagna, una trattoria,
un ottimo ristorante di cucina locale e una country house con maneggio e piscina.
Il tutto in mezzo ad una natura splendida, a due passi dai principali produttori di vino. Per alloggiare, a seconda dei periodi, si può
spendere dai 90 ai 200 euro. Per cenare al ristorante intorno ai 50
(più il vino), la metà in trattoria.
132
EMILIA-ROMAGNA
quella terra meticcia d’Oltrepò
dove a unire è un tralcio di vite
Confini. Nel cuneo lombardo tra Emilia, Piemonte e Liguria. Regno di rossi contadini e preziosi perlage
6 dicembre
Adoro le terre di mezzo. Quelle dove regnano le commistioni di
culture, linguaggi e tradizioni. L’Italia ne è piena, la nostra è storia
di campanili e di piccoli Stati regionali che fanno ancora fatica a capirsi.
L’Oltrepò Pavese, ora lombardo, ma dal 1743 al 1859 sotto i Savoia, e quindi piemontese, ne è esempio emblematico. Un cuneo di
Lombardia che, come una vanga, separa l’Emilia piacentina e il Piemonte mandrogno, e per poco non raggiunge la Liguria. I dialetti
cambiano per le diverse influenze. Il genovese nel sud, il lombardo
a nord, cantilene emiliane verso est, “erre” moscia alessandrina ad
ovest. Ciò che unisce è il vino. Quasi sempre rosso, qualche volta
frizzante, qualche volta fermo. Poi la spumantistica, più recente ma
molto prestigiosa. Da Alessandria a Piacenza Bonarda e Barbera
sono le regine delle vitienologia, e l’Oltrepò è il centro del loro reame. Un centro che vive anche di produzione di grandi spumanti
Metodo Classico, ottenuti con la vinificazione in bianco o in “rosa” di
uve pinot nero. Pochi lo sanno ma dopo la Borgogna è proprio l’Oltrepò Pavese la terra con più ettari vitati di quell’uva così preziosa.
Due anime vitivinicole, quindi. Una orientata a una tradizione
contadina antica, che vuole vini rossi che talvolta spumeggiano. Il
n
133
Barbacarlo di Broni di Lino Maga è, in questo senso, il portabandiera della contadinità sotto forma di vino. Amato da Veronelli,
celebrato come un mito da molti appassionati, è il più grande vino
rosso frizzante della zona. Corposo come un Barolo, vivace come un
Lambrusco. Rarissimo. Meno rari, e più borghesi sono altri rossi,
che prevedono Bonarda, Uva Rara e Barbera. Quello dei Moratti al
Castello di Cigognola è forse il più emblematico.
La seconda anima è più tecnica, e si manifesta con la produzione
spumantistica. I produttori sono molti, ma Pier Angelo Boatti, figlio
di Carlo, e il suo Monsupello ha varcato da decenni i confini lombardi e rappresenta una vera icona con i diversi Oltrepò spumanti che
propone, tutti caratterizzati da un costante ed elevato livello qualitativo e da prezzi sostenibili. Il suo Pinot Nero Nature, ovviamente da
uve vinificate in bianco, è un vero capolavoro ed ha mietuto premi su
pressoché tutte le guide dei vini edite nel nostro paese. Pier Angelo è
sicuramente un grande conoscitore degli aspetti tecnici della produzione, però ha un che di romantico, determinato da una sconfinata
passione. Non così diverso, almeno nelle intenzioni e per spirito, da
quel viticoltore anziano e carismatico che è Lino Maga, l’ultimo forse
dei grandi vignaioli contadini d’Italia.
134
il Pavese e le sue vigne
piene di storia
Oltre a Lino Maga e Pier Boatti di Monsupello, che sono citati
con i loro due vini, di bravi produttori in Oltrepò ce ne sono molti.
Qui ve ne segnalo alcuni fra i più significativi.
Inizio con Gian Marco e Letizia Moratti, personaggi noti per
altre ragioni, ma che hanno restaurato il Castello di Cigognola ed
hanno reimpostato la produzione vitivinicola in modo decisamente
brillante: la Barbera La Maga è ottima, la Dodicidodici è deliziosa e
il loro spumante Metodo Classico More tra i migliori della sua tipologia.
Ottavia Giorgi di Vistarino, erede di una famiglia presente in
zona da secoli, propone spumanti Metodo Classico di qualità, come
il 1865 Brut e un ottimo Pinot Nero, il Pernice, davvero interessante.
Margherita Odero nella sua azienda Frecciarossa, propone un
delizioso bianco fermo da uve pinot nero, il Sillery, ed un rosso, sempre da pinot nero, dedicato a Giorgio Odero, il fondatore della cantina.
Gli Zonin, che sono qui da quasi trent’anni, producono il Pinot
Nero Poggio Pelato ed il Cruasé Brut, rosato come tutti i Cruasé, che
è il nome che in Oltrepò si dà ai vini di questa tipologia.
La famiglia Brazzoli, Tommaso in testa, produce il Buttafuoco
Ca’ Padroni, e il Pinot Nero Brut Cruasè nella loro minuscola azienda del Piccolo Bacco dei Quaroni.
Gian Maria Vercesi, altro rappresentante di una famiglia storica,
ha nella Bonarda Fatila forse la migliore espressione di questa tipologia così tipica in Oltrepò.
135
indirizzi
Castello di Cigognola
Piazza Castello, 1
27040 Cigognola (PV)
Tel. +39 0385 284828
www.castellodicigognola.com
Conte Vistarino
Frazione Scorzoletta, 24/28
27040 Pietra de’ Giorgi (PV)
Tel. +39 0385 85117
www.contevistarino.it
Frecciarossa
Via Vigorelli, 141
27045 Casteggio (PV)
Tel. +39 0383 804465
www.frecciarossa.com
Il Bosco
Località Il Bosco
27049 Zenevredo (PV)
Tel. +39 0385 245326
www.ilbosco.com
Piccolo Bacco dei Quaroni
Frazione Costa Monfedele
27040 Montù Beccaria (PV)
Tel. +39 0385 60521
www.piccolobaccodeiquaroni.it
136
Vercesi del Castellazzo
Via Aureliano Beccaria, 36
27040 Montù Beccaria (PV)
Tel. +39 0385 262098
www.vercesidelcastellazzo.it
137
da bere
Barbacarlo 2013
90/100
Euro 32,00
Lino Maga
Via Giuseppe Mazzini, 50
27043 Broni (PV)
Tel. +39 0385 51212
Deriva da uve bonarda, croatina, uva rara e ughetta, in proporzioni non dichiarate e probabilmente diverse anno dopo anno. È un
vino “zingaro”, contadino, forse per alcuni un po’ troppo rustico. Il
colore è rubino scuro, spuma e frizza, per avere rifermentato parzialmente in bottiglia.
Il sapore è appena abboccato, tannico, di ottima acidità, con un
velo di anidride carbonica che lo percorre ed accarezza la lingua. Io
lo bevo fresco di cantina, a 14°, e lo abbino ai salami di Varzi. Lino
andatelo a trovare telefonando prima. Non ha sito web.
138
Pinot Nero Nature Monsupello
92/100
Euro 18,00
Monsupello
Via San Lazzaro, 5
27050 Torricella Verzate (PV)
Tel. +39 0383 896043
www.monsupello.it
Metodo Classico che proviene da uve pinot nero in ampia maggioranza, con un piccolo saldo di chardonnay. Ha colore giallo chiaro e perlage fittissimo e continuo. Naso molto tipico, note di lieviti,
molto caratteristiche, poi accenni di fragole e susine, con lievi sentori
fumé in sottofondo. Sapore agile, fresco, molto piacevole, di facile e
pericolosa bevibilità. Da bere a 10° al massimo, con fritture miste e
frutti di mare.
139
dormire e mangiare
Prime Alture Wine Resort
Via Madonna, Strada vicinale per Campone
27045 Casteggio (PV)
Tel. +39 0383 83214
www.primealture.it
È proprio bello il Prime Alture Wine Resort. Un albergo di campagna più che un vero e proprio agriturismo, attiguo alla cantina di
produzione di vini locali. La location è fantastica, proprio sulle prime colline che annunciano il cuore della zona vitivinicole, nei pressi
di Casteggio.
La doppia costa 120 euro e si può cenare, con un menu fisso che
cambia ogni settimana e si basa su materie prime di propria produzione. Il tutto immersi nei vigneti. Per un appassionato enoturista è
proprio l’indirizzo giusto.
140
il regno del Lambrusco
e delle red bubbles
Bassa Emilia. Una costellazione di vini ricca e molto
varia. Valida compagnia per molte gastronomie italiane
19 aprile
La bassa emiliana fra Parma e Modena, quella che ci riporta
in mente Peppone e Don Camillo di Guareschi, e anche Cesare Zavattini, che era di Luzzara. Quella di Peppino e Mirella Cantarelli,
inventori della ristorazione moderna in Italia a Samboseto, e del
viaggio nella valle del Po di Mario Soldati, che sconfinava anche in
Piemonte, in Lombardia e in Veneto, ma che proprio qui trovava il
suo cuore.
Tutta questa zona, al centro della Padana, è il regno del Lambrusco. O meglio, dei Lambrusco, perché questi vini, talvolta liquidati
come povere cose, in realtà rappresentano un universo a parte, con
differenze talvolta anche molto marcate, e vanno a costituire una
vera costellazione di culture popolari e di ideali accompagnamenti
per le cucine dei vari territori.
Le varietà di uve Lambrusco sono molte. Esistono i Lambrusco
di Sorbara, Grasparossa di Castelvetro, Salamino di Santa Croce,
Reggiano, Marani, Maestri e Viandese. Ognuna va a formare una
denominazione di origine specifica, che spesso corrisponde al nome
dell’uva, ma altre volte no. Così il Lambrusco Mantovano è l’unico
che prevede la varietà Viandese e quelli della provincia di Parma
provengono dalle scurissime varietà Maestri e Marani, tanto che uno
tra i più famosi produttori della zona chiama il suo Lambrusco più
prestigioso col nome di Otello, il moro per antonomasia.
I colori diventano sempre più chiari con l’andare verso Reggio
n
141
Emilia e soprattutto verso Sorbara, dove ci sono i vini più chiari,
quasi rosati, mentre restano violacei a Castelvetro, dove impera la
varietà Grasparossa.
A tutto questo poi vanno aggiunte le tecniche di vinificazione,
che possono essere alquanto diverse. C’è chi usa il metodo Charmat,
con veloci spumantizzazione in grandi contenitori di acciaio a tenuta stagna. C’è chi propende per il sistema cosiddetto “ancestrale”,
che prevede una presa di spuma in bottiglia, ma senza degorgement,
lasciando perciò i residui farinosi della fermentazione in bottiglia a
rendere il vino torbido. C’è persino chi usa il metodo Classico, non
previsto dalle denominazioni, ma utilizzato da alcuni produttori per
ottenere vini di qualità davvero sorprendente.
Un po’ di tutto, quindi, che va a formare un vero piccolo universo di bollicine rosa, rosse e persino quasi nere. Un mondo a parte,
fatto di vini fragranti, facili da bere, mai troppo alcolici e mai troppo
costosi.
Deliziosi in abbinamento con la cucina emiliana, fatta di paste
ripiene, sfoglie all’uovo, fritti e salumi di straordinaria bontà, che
vanno dal prezioso culatello alla popolare mortadella, in un trionfo di sapori solo apparentemente semplici. Per di più i Lambrusco,
proprio tutti, sono molto adatti a essere bevuti freschi, a 12° di temperatura, anche quando il clima diventa più caldo. E questi giorni di
festività pasquale e di esplosione della primavera non possono che
essere quelli giusti.
142
le migliori cantine fra Parma
e Modena
Iniziamo con la zona meno conosciuta, quella di Parma, patria
di Lambruschi imponenti, scuri, molto corposi, che si avvalgono di
varietà quali il Maestri e il Marani. Il più famoso è il Nero di Lambrusco Otello di Ceci, pluripremiato. Prodotto da pochissimo è il
Colli di Parma Lambrusco I Calanchi di Monte delle Vigne, della
cantina della famiglia Pizzarotti. Il re del Lambrusco Reggiano è Alberto Medici, con il suo Concerto, un vero fuoriclasse. Poi le Cantine
Cooperative Riunite, che hanno lanciato il Lambrusco nel mondo,
anche se non sono possibili né la visita né l’acquisto diretto.
La provincia di Modena, con le sue tre denominazioni, è la più
ricca. Il più artigianale e prezioso è il Lambrusco di Sorbara Radice
di Gianfranco Paltrinieri. Molto buoni tutti i Lambrusco della Cantina di Sorbara, antica e affidabile. Nella stessa zona la Cavicchioli,
con il suo Vigna del Cristo, che ha rilevato anche la Francesco Bellei,
che propone il Lambrusco di Modena Ancestrale, con rifermentazione in bottiglia. E la Cantina della Volta di Christian Bellei, con il
Lambrusco di Sorbara Rimosso, un fuoriclasse.
Il Lambrusco Salamino di Santa Croce per antonomasia è quello
della Cantina Sociale di Santa Croce. Il miglior Grasparossa di Castelvetro, corposo e scuro, è il Bolla Rossa di Corte Manzini. Infine
il Lambrusco Mantovano, al di là del Po. Ottimo il Rosso della Signorìa della Cantina Sociale di Gonzaga, scurissimo e piacevolmente
rustico.
143
indirizzi
Ceci
Via Provinciale, 99
43056 Torrile (PR)
Tel. +39 0521 810252
www.lambrusco.it
Monte delle Vigne
Via Monticello, 22
43046 Ozzano Taro (PR)
Tel. +39 0521 309704
www.montedellevigne.it
Ermete Medici
Via Newton, 13a
42040 Reggio Emilia
Tel. +39 0522 942135
www.medici.it
Cantine Cooperative Riunite
Via Brodolini, 24
42040 Campegne (RE)
Tel. +39 0522 905711
www.riunite.it
Gianfranco Paltrinieri
Via Cristo, 49
41030 Bomporto (MO)
Tel. +39 059 902047
www.cantinapaltrinieri.it
144
Cantina di Sorbara
Via Ravarino-Carpi, 116
41030 Bomporto (MO)
Tel. +39 059 909103
www.cantinasorbara.it
Cavicchioli
Via Canaletto, 52
41030 San Prospero (MO)
Tel. +39 059 812411
www.cavicchioli.it
Cantina della Volta
Via per Modena, 82
41030 Bomporto (MO)
Tel. +39 059 7473312
www.cantinadellavolta.com
Cantina Sociale di Santa Croce
SS 468 di Correggio, 35
41012 Carpi (MO)
Tel. +39 059 664007
www.cantinasantacroce.it
Corte Manzini
Via per Modena, 131/3
41014 Castelvetro (MO)
Tel. +39 059 706258
www.cortemanzini.it
145
Cantina Sociale di Gonzaga
Via Stazione, 39
46023 Gonzaga (MN)
Tel. +39 0376 58051
www.cantinagonzaga.it
146
da bere
Lambrusco di Sorbara del Fondatore 2012
88/100
Euro 9,00
Chiarli 1860
Via Manin, 15
41100 Modena
Tel. +39 0593163311
www.chiarli.it
Un grande Lambrusco di Sorbara, tipico e persino complesso. Lo
produce la Chiarli, famosissima griffe del panorama “lambruschista”
modenese.
Ha colore rubino chiaro, spuma evanescente e classici profumi
di fragola e di ribes. Sapore fresco, fragrante, piacevolissimo, con
una precisa vena acida sgrassante.
Servitelo a 12° con frittura di calamari e gamberi o prosciutto di
Parma.
147
In Correggio 2007
91/100
Euro 35,00
Lini 910
Via Vecchia Canolo, 7
42015 Correggio (RE)
Tel. +39 0522 690162
www.lini910.it
Da uve Lambrusco Salamino di Santa Croce, è la Rolls Royce dei
Lambrusco. Ce lo propone la famiglia Lini di Correggio, da più di un
secolo specialista nella produzione dei vini della zona. Spumantizzato col Metodo Classico, e quindi non Doc, ha colore rubino intenso e
profumi nei quali alla consueta fragola si aggiungono lampone, lieviti e cassis.
Sapore elegante, composto, di buon corpo ed ottima lunghezza.
Da bere a 12°, con culatello di Zibello e gnocco fritto.
148
dormire e mangiare
Arnaldo Clinica Gastronomica
Piazza XXIV Maggio, 3
42048 Rubiera (RE)
Tel. +39 0522 626124
www.clinicagastronomica.net
Una fantastica locanda-osteria tra Reggio Emilia e Modena, in
posizione strategica per le visite nelle varie cantine del Lambrusco,
ma soprattutto per godersi una cucina regionale solida e tradizionale. Ha 28 stanze e 5 suite, per una doppia si spendono intorno ai
100/120 euro.
Per mangiare intorno ai 60 euro, più il vino, concedendosi un
pasto abbondante e indimenticabile.
Osteria del Viandante
Piazza XXIV Maggio, 15
42048 Rubiera (RE)
Tel. +39 0522 260638
www.osteriadelviandante.com
Se la sera volete cambiare ristorante, proprio lì, nella stessa piazza, la rocca ospita un ristorante davvero ottimo, molto famoso per lo
straordinario carrello dei bolliti.
Il menu costa 50 euro, più il vino.
149
caccia al vino nelle tre Romagne
Incontri. Siamo nel regno del Sangiovese, vitigno straordinario prodotto in una zona paesaggisticamente bellissima, ma poco conosciuta
12 luglio
La Romagna, o meglio “le Romagne”, come si diceva un tempo, sono almeno tre. C’è la pianura a nord della via Emilia, dove c’è
molto vigneto, ma anche frutteti, campi di mais e di grano, molti
capannoni industriali. Poi c’è quella che non si sa se sia già Emilia,
che comprende Castel San Pietro, Imola, Dozza e i colli limitrofi, e
arriva a sfiorare Faenza, che è Romagna a tutti gli effetti. Poi c’è la
Romagna profonda, che da Forlì arriva al mare, che si estende a sud
della via Emilia ed è tutto un susseguirsi di colline, borghi medievali
e vigne ripidissime ricavate su mammelloni di terreno argilloso. La
patria dei grandi Sangiovese e di alcune straordinarie Albana Passita, a Bertinoro, a Mercato Saraceno, a Predappio, e persino vicino a
Rimini, intorno a San Marino.
È proprio qui che vi sto portando stavolta. In una zona paesaggisticamente bellissima, oscurata dalle luci della Riviera, che attrae
un turismo di massa molto ben organizzato, ma che fa scomparire
tutto ciò che si trova appena qualche chilometro alle sue spalle, fagocitando tutto e tutti. Perciò al grido di “via dalla folla vacanziera e
nottambula” proviamo ad addentrarci in una campagna autentica,
che propone vini talvolta frettolosamente considerati minori o poco
interessanti. E iniziamo da un luogo insolito per il vino, la Comunità
di San Patrignano, la più grande fra quelle che si pongono l’obiettivo
difficile e meritorio di strappare le vite di tanti ragazzi alla tragedia
della tossicodipendenza.
Anche i lavori in vigna e la produzione di vini di qualità aiutano
n
150
nell’opera, anche, e soprattutto, non sottovalutando il fatto che l’alcool stesso può essere un pericolo. Usum non tollet abusum, però.
E l’educazione a considerare il moderato consumo di vino (che non
è solo alcool) come un fatto positivo e persino salutare, è un chiaro
portato di una cultura millenaria in ambito mediterraneo.
A Sampa, come la chiamano i ragazzi, nascono vini straordinari,
come il Sangiovese di Romagna Avi, dedicato al fondatore Vittorio
Muccioli. Poi formaggi, olio, pane, tutto in vendita nello spaccio della Comunità, che gestisce anche il ristorante Vite e un’ottima, imprevedibile, pizzeria che sembra essere stata trasferita qui dai Quartieri
Spagnoli di Napoli. Procedendo verso ovest, lasciando alle spalle San
Marino e San Leo, si apre la Romagna più profonda, e qui i produttori bravi si sprecano.
Io vi segnalo qui un Sangiovese classicissimo, Il Nespoli di Civitella di Romagna, che si produce nel cuore delle colline preappenniniche, a una ventina di chilometri a sud di Forlì. Qui gli spigoli dei
Sangiovese cosiddetti delle Rocche vengono fuori, e sostituiscono le
avvolgente e le morbidezze di quelli più vicini al mare. E poi ce ne
sono tanti altri, che leggerete più avanti.
151
perdersi tra le vigne
via dalla pazza folla
La Romagna del vino è sorridente e cordiale, proprio come i suoi
abitanti, e andare per vigne è cosa piacevole e divertente, oltre che
conveniente, visto che i prezzi delle bottiglie sono quasi sempre onestissimi. Iniziamo il nostro percorso da Rimini, dove c’è San Valentino di Roberto e Valeria Mascarin, che producono il Sangiovese Superiore Terre di Covignano da viticoltura biodinamica. I nobilissimi
Spalletti Colonna di Paliano hanno vigneti a Savignano sul Rubicone, poco distante, e fanno il famoso Sangiovese Rocca di Ribano, un
grande classico e l’Albana Duchessa di Montemar. Pochi chilometri
ed eccoci a Cesena, da Maria Galassi, ad assaggiare i Sangiovese Superiore NatoRe e Paternus, da viticoltura biologica.
Una piccola deviazione ed ecco Bertinoro. C’è la Fattoria Paradiso dei Pezzi, con il Sangiovese dedicato a Rina Pezzi, poi Giovanni
Madonia, a Monte Maggio, che fa il Sangiovese Superiore Ombroso,
e Celli, con l’Albana I Croppi e il Sangiovese Superiore Le Grillaie.
Ancora, la Tenuta La Viola, di Stefano Gabellini, che da uve biologiche produce il Sangiovese Superiore Il Colombarone. E la Tenuta Villa Trentola, di Enrico e Federica Prugnoli, che propongono Il
Moro e Il Prugnolo, entrambi Sangiovese di Romagna Superiore.
Da Bertinoro a Forlì, ed ecco Calonga, di Maurizio Baravelli, con
il suo splendido e possente Sangiovese Superiore Michelangiolo. Poi
La Palazza dei Drei Donà, con il vibrante Sangiovese Superiore Il
Pruno, un piccolo capolavoro. E infine Villa Venti, di Mauro Giardini
e Davide Castellucci, viticoltori biologici, con il grandissimo Sangiovese Longiano Primo Segno, dal prezzo conveniente.
Ci addentriamo fra le colline, a Mercato Saraceno, a sud di Cesena, c’è Roberto Bartolini, la sua Albana Bianco di Vittoria e il suo
Sangiovese Superiore Rocca Saracena. Due o tre valli più a ovest, a
152
Predappio (andateci anche se non siete nostalgici) ci sono il Casetto
dei Mandorli di Alessandro Nicolucci, con il Sangiovese Superiore
Vigna del Generale, un vero fuoriclasse. Poi Condè, di Francesco
Condello e di sua figlia Chiara, che oltre ai suoi ottimi Sangiovese,
Capsula Blu Riserva su tutti, può proporre una buona ristorazione
di zona. Chiude La Pandolfa, di Paola Piscopo, con i Sangiovese La
Pandolfa e Superiore Villa degli Spiriti, che evoca un po’ di suspence.
153
indirizzi
Bartolini
Via E. Fermi, 7
47025 Mercato Saraceno (FC)
Tel. +39 0547 91001
www.cantinabartolini.it
Calonga
Località Castiglione, Via Castel Leone, 8
47100 Forlì
Tel. +39 0543 753044
www.calonga.it
Casetto dei Mandorli
Via Umberto I, 21
47010 Predappio Alta (FC)
Tel. +39 0543 922361
www.vini-nicolucci.it
Celli
Via G. Carducci, 5
47032 Bertinoro (FC)
Tel. +39 0543 44183
www.celli-vini.com
Condè
Via Lucchina, 27
47016 Predappio (FC)
Tel. +39 0543 940860
www.conde.it
154
Drei Donà Tenuta La Palazza
Via del Tesoro, 23 - Località Massa di Vecchiazzano
47100 Forlì
Tel. +39 0543 769371
www.dreidona.it
Fattoria Paradiso
Via Palmeggiana, 285
47032 Bertinoro (FC)
Tel. +39 0543 445044
www.fattoriaparadiso.com
Maria Galassi
Località Paderno - Via Casetto 688
47522 Cesena
Tel. +39 0547 21177
www.galassimaria.it
La Pandolfa
Via Pandolfa, 35
47016 Fiumana di Predappio (FC)
Tel. +39 0543 940073
www.pandolfa.it
Giovanni Madonia
Via de’ Cappuccini, 130
47032 Bertinoro (FC)
Tel. +39 0543 444361
www.giovannimadonia.it
155
San Valentino
Via Tomasetta, 13
47923 Rimini
Tel. +39 0541 752231
www.vinisanvalentino.com
Spalletti Colonna di Paliano
Via Sogliano, 100
47039 Savigliano sul Rubicone (FC)
Tel. +39 0541 945111
www.spalletticolonnadipaliano.com
Tenuta La Viola
Via Colombarone, 888
47032 Bertinoro (FC)
Tel. +39 0543 445496
www.tenutalaviola.it
Tenuta Villa Trentola
Località Capocolle di Bertinoro, Via Molino Bratti, 1305
47032 Bertinoro (FC)
Tel. +39 0543 741389
www.villatrentola.it
156
da bere
Sangiovese di Romagna Superiore
Avi Riserva 2010
92/100
Euro 18,00
San Patrignano
Via San Patrignano, 53
47853 Coriano (RN)
Tel. +39 0541 362111
www.sanpatrignano.org
Da uve sangiovese. Matura in botti di diversa capacità per due
anni. Il colore è rubino granata intenso. I profumi si declinano in
sentori di amarena, cacao, spezie dolci e tabacco al naso. Il sapore è
pieno, teso, avvolgente, armonico, caldo e lunghissimo, con tannini
vellutati, appena accennati.
Un vino di grande classe e dalla notevole struttura, capace di un
lungo invecchiamento e da bere a 18° con grigliate di carni, lasagne
al forno con ragù, parmigiana di melanzane.
157
Sangiovese di Romagna Superiore
Il Nespoli Riserva 2010
90/100
Euro 15,00
Poderi dal Nespoli
Via Rossi, 50
47012 Civitella di Romagna (FC)
Tel. +39 0543 989911
www.poderidalnespoli.com
Deriva da uve sangiovese e matura un anno in barriques. Ha colore rubino granata intenso, ha profumi avvolgenti, tipici, di amarena, vaniglia e spezie dolci. Il sapore è deciso, pieno, teso, avvolgente,
caldo, ben sostenuto da acidità e componente tannica e molto lungo.
È un grande rosso ancora giovane, che potrà invecchiare a lungo
smussando le sua asprezze adolescenziali. Servitelo a 18° con abbacchio al forno, coniglio in potacchio o brasato di manzo al Sangiovese.
158
dormire e mangiare
Il Povero Diavolo
Via Roma, 30
47825 Torriana (RN)
Tel. +39 0541 675060
www.ristorantepoverodiavolo.com
Da queste parti c’è semplicemente la migliore locanda d’Italia. Si
chiama Il Povero Diavolo ed è a Torriana, a venti chilometri da Rimini, ma con una strada piena di curve, per cui ci si mette anche più di
mezz’ora ad arrivarci. Poi, però, sarete preda di un incantesimo, fatto
di gentilezza, attenzioni e altissima cucina. Artefici di tutto questo
sono Fausto e Stefania, locandieri incomparabili e osti deliziosi.
Più la cucina di un giovane genio dei fornelli, Piergiorgio Parini,
che vi farà piatti creativi basati su materie prime dei dintorni, ma
anche i migliori cappelletti del mondo, tradizionalissimi e buoni da
morire. Una camera doppia costa 110 euro a notte, una cena 80 euro
a testa più i vini, che potrete scegliere in una cantina semplicemente straordinaria, ricca di grandi bottiglie a piccoli prezzi. Personalmente ci sono andato una volta sola, ma da allora non sogno che di
ritornare.
159
TOSCANA
se Montepulciano è regno
per ogni buon vino
Vocazione. Il borgo rinascimentale è patria di uno dei
maggiori poeti italiani, il Poliziano, ma anche del Nobile,
nettare dalle tradizioni antiche
18 ottobre
«Montepulciano che d’ogni vino è il re». Lo sosteneva Francesco
Redi nel suo settecentesco ditirambo Bacco in Toscana, e qualche
ragione ce l’aveva.
Il Vino Nobile di Montepulciano ha tradizioni antiche, come pochi altri in Italia. La stessa città dalla quale prende il nome è uno dei
più bei borghi rinascimentali in senso assoluto, e Agnolo Poliziano,
la maggior gloria locale, è stato forse il più importante poeta del XV
secolo. Un fatto che pose Montepulciano al centro dell’evoluzione
della cultura umanistica di quei tempi.
Tuttavia è di vino che dobbiamo parlare qui e non dell’opera di
Antonio da Sangallo Il Vecchio, del Vignola o di Baldassarre Peruzzi,
ai quali si devono chiese ed edifici di particolare bellezza. Partiamo
perciò dalle vigne, che sono collocate in un’area che va dal colle dove
sorge il paese, via via allargandosi, per comprendere tutta una vasta
costa collinare che divide la Val d’Orcia dalla Valdichiana, e che raggiunge persino alcune zone verso Cortona, toccando il confine fra le
province di Siena e di Arezzo.
Da questo territorio possono scaturire diversi vini, dal Chianti
dei Colli Senesi docg al Rosso di Montepulciano doc, fino al Vino
n
160
Nobile di Montepulciano, che ottenne, primo fra i vini d’Italia, la
docg nel 1980. Prodotto con uve localmente dette Prugnolo Gentile,
in realtà una sottovarietà del Sangiovese, dall’80 al 100%, e un possibile saldo di altre uve: rossa, Mammolo, Colorino, Canaiolo, ma
anche Merlot e Cabernet Sauvignon, non superiore al 20%. Deve poi
invecchiare per almeno due anni, tre per la Riserva, prima di poter
essere messo in vendita.
Oggi il Vino Nobile è uno dei protagonisti della scena vitivinicola
toscana e vanta interpreti di grande valore. Le due aziende che si
contendono il primato per qualità e immagine sono Poliziano e Poderi Boscarelli, firme ineludibili se si parla di questo vino. Poliziano
è di proprietà di Federico Carletti, figura di grande prestigio in zona,
che ha anche ricoperto il ruolo di presidente del Consorzio di Tutela. Il suo vino di punta è l’Asinone, una selezione delle sue migliori
uve, un rosso possente e moderno, famoso presso gli appassionati di
mezzo mondo.
I Poderi Boscarelli appartengono invece alla famiglia De Ferrari,
originaria di Genova, e il vino più emblematico è il Nocio dei Boscarelli, elegante e aristocratico come i suoi artefici. Due grandi vini, che
qui commento e che fanno parte del gotha assoluto della produzione
enologica italiana di alta qualità, due vini che andrebbero assaggiati
almeno una volta nella vita se si vuole capire il vero genius loci della
Montepulciano vitivinicola e che vi danno l’idea di una zona dalla
vocazione antica della quale, forse, oggi si parla e si scrive meno di
quanto si dovrebbe, visto il livello dei vini.
161
nove vigne da ammirare
Di bravi produttori, belle cantine e ottimi vini a Montepulciano
ce ne sono quanti ne volete. Qui proverò a consigliarvene qualcuna
particolarmente interessante. Iniziamo con la più moderna e vasta,
la Fattoria del Cerro, un tempo dei Ligresti, oggi proprietà dell’Unipol. Possiede ben 180 ettari nella zona di Acquaviva. Per raggiungerla bisogna girare a sinistra, venendo da Chianciano, prima della
salita che porta a Montepulciano.
Il vino di maggior valore è la selezione Antica Chiusina, ormai
un classico. Salcheto è il portabandiera del biologico, fa vini molto
validi ma soprattutto ha una grande attenzione per le pratiche viticole eco compatibili. Chiara Barioffi, a Le Casalte, propone piccole
quantità di vini molto personali, dal taglio artigianale e affascinante.
Il suo Quercetonda è uno spettacolo. Andrea Natalini, proprietario
de Le Berne, ha vigneti a Cervognano, vero premier cru della zona, e
fa vini austeri, eleganti e longevi.
Dietro la chiesa di San Biagio, ai piedi del paese, Olimpia Roberti ha vigneti, cantina e delizioso agriturismo a Le Bertille, e fa vini
piacevolissimi e non troppo costosi. Ad Argiano c’è Rudi Bindella,
ormai un’istituzione, Lui è un famoso importatore di vini in Svizzera,
poi fa i suoi Vino Nobile, sempre molto buoni. Top di gamma il cru I
Quadri. Possente e balsamico è il Bossona di Caterina Dei, vignaiola
e bravissima cantante en privé. Sette aziende, che con Poliziano e Poderi Boscarelli fanno nove. Il giusto numero da visitare in tre giorni a
Montepulciano, facendo un sano wine shopping per i prossimi mesi
invernali.
162
indirizzi
Le Berne
Via di Poggio Golo
53040 Montepulciano (SI)
Tel. +39n 0578 767328
www.leberne.it
Le Bertille
Via San Bartolomeo, 1
53040 Montepulciano (SI)
Tel. +39 045 0578 758330
www.lebertille.com
Bindella
Via delle Tre Berte, 10a
53045 Montepulciano (SI)
Tel. +39 0578 767777
www.bindella.it
Dei
Via di Martiena, 35
53045 Montepulciano (SI)
Tel. +39 0578 716878
www.cantinedei.com
Fattoria del Cerro
Via Grazianella, 5
53045 Montepulciano (SI)
Tel. +39 0578 767722
www.tenutedelcerro.it
163
Le Casalte
Via del Termine, 2
53045 Montepulciano (SI)
Tel. +39 0578 798246
[email protected]
Salcheto
Via di Villa Bianca, 15
53045 Montepulciano (SI)
Tel. +39 0578 799031
www.salcheto.it
164
da bere
Vino Nobile di Montepulciano Asinone 2010
95/100
Euro 38,00
Poliziano
Loc. Montepulciano Stazione
Via Fontago, 1
53045 Montepulciano (SI)
tel. +39 0578 738171
www.carlettipoliziano.com
Da uve sangiovese per il 90% con piccoli saldi di colorino e merlot. Matura due anni fra barriques e tonneaux. Ha colore rubino
cupo e profumi speziati, intensi, con note di amarena, vaniglia, cassis, tabacco e cardamomo.
Sapore solido, di ottimo corpo, lievemente tannico per gioventù,
possente, caldo e molto persistente. Va servito a 20°, abbinandolo a
faraona al forno, anatra in bottaggio e pappardelle sulla lepre.
165
Vino Nobile di Montepulciano
Il Nocio dei Boscarelli 2010
94/100
Euro 50,00
Poderi Boscarelli
Via di Montenero, 28
53045 Montepulciano (SI)
Tel. +39 0578 762777
www.poderiboscarelli.com
Da uve prugnolo gentile (sangiovese), matura per due anni in
botti di diversa dimensione. Ha colore rubino granato intenso e profumi ampi, articolati, complessi, con note di viola, amarena, tabacco
e lievi sentori di terra bagnata.
Il sapore è elegante, lievemente tannico, agile, di ottimo corpo.
Servitelo a 18° abbinandolo con scottiglia, tagliata alla brace pici con
sugo di cacciagione.
166
dormire e mangiare
Relais La Costa
Via Coppoli, 11
53040 Montefollonico (SI)
Tel. +39 0577 669488
www.lacosta.it
Per godere appiano della campagna vi mando a Montefollonico,
un piccolo borgo, avanguardia senese contro Firenze i cui domini
comprendevano anche Montepulciano. L’albergo La Costa, è ricavato in quella che fu la fattoria del Marchese Scipione Bargagli. Oggi
è un posto delizioso, appena nove stanze, la doppia a circa 120 euro,
con il ristorante Il Medioevo che propone piatti tipici e diversi Vino
Nobile. Da alcune camere si gode di una vista panoramica da mozzafiato. Prenotando, chiedete una di quelle.
167
quel Bolgheri schietto
che matura fra i cipressi
Eccellenze. Tutto nasce alla fine degli anni ‘60, quando
Incisa della Rocchetta, nobile piemontese, decise di vendere il vino che produceva per sé
19 luglio
Quei cipressi che il Carducci descriveva «alti e schietti» e che
n
andavano da San Guido «in duplice filar» finivano la loro sequenza a
Bolgheri, una rocca medievale collocata sulle prime colline che s’incontrano venendo dalla costa. Possedimento di proprietà dei della
Gerardesca, eredi di quel conte Ugolino che Dante ci ha descritto
nell’Inferno della Divina Commedia, intento in pratiche poco commendevoli, oggi Bolgheri è il salotto buono del vino italiano, un luogo
dove magicamente (e un po’ per caso) sono nati vini di grande rilievo
e sono arrivati da tutta Italia, e non solo, imprenditori vitivinicoli di
grande fama che hanno voluto provare a darne una propria interpretazione, tanto da fare della via Bolgherese, una provinciale pedecollinare un tempo anonima, la via Montenapoleone del vino italiano.
Ma andiamo con ordine. Tutto nasce alla fine degli anni Sessanta,
quando Mario Incisa della Rocchetta, nobile piemontese che possedeva però la Tenuta San Guido, e l’Olgiata a Roma, entrambe note
per l’allevamento dei purosangue (persino il grande Ribot era della
razza Dormello Olgiata e visse proprio a Bolgheri), decise di vendere
il vino che produceva per sé da alcuni anni.
Niccolò Antinori, padre di Piero, e suo vecchio amico gli disse:
«Se vuoi ti mando il mio enologo, Giacomo Tachis, così ti mette a
posto tutto». Incisa accettò e, quasi per caso, partì tutta la storia.
Nei due vigneti che allora esistevano, uno in collina, Castiglioncello,
l’altro accanto alla Bolgherese, Sassicaia, c’era soprattutto cabernet
168
sauvignon. Le “marze” Incisa le aveva avute dai Conti Salviati di Migliarino, suoi amici, che avevano piantato quella varietà francese fin
dal XVII secolo. Poi veniva bene su quei terreni, un misto di sabbie,
scisti argillose e sassi, molti sassi. Del resto, Sassicaia… Tachis trovò
piccole quantità di tre vendemmie, ‘66, ‘67 e ‘68. «Ma era talmente
poco quel vino che feci una sola massa, facendola etichettare come
1968», mi confessò una volta. Poi lo fece mettere in barriques, o
meglio, in fusti da birra di rovere di Slavonia da 350 litri, le uniche
cose simili alle barriques che si trovavano allora in Italia. Il Sassicaia
nacque così, e nei primi anni, fino alla versione del 1984, venne venduto dalla Antinori. Poi Niccolò Incisa, figlio di Mario, decise diversamente e iniziò un’altra storia.
Nel frattempo, e sulla scorta del successo mondiale che il Sassicaia, le Bordeaux italienne stava mietendo nel mondo, iniziarono
a nascere tante altre cantine. Grattamacco, Michele Satta, Le Macchiole, la Tenuta dell’Ornellaia prima di Ludovico Antinori, poi dei
Frescobaldi, Guado al Tasso di Piero Antinori, Ca’marcanda di Gaja.
Poi Caccia al Piano degli Ziliani proprietari di Berlucchi, Orma di
Antonio Moretti, Podere Sapaio, Argentiera, Castello di Bolgheri,
Poggio al Tesoro degli Allegrini e tante altre. In quasi cinquant’anni
da piccolo borgo noto solo per i cinghiali e per una poesia minore del
Carducci, Bolgheri è divenuta una sorta di El Dorado nota in tutto il
mondo. E tutto cominciò quasi per caso.
169
quando la vigna
vale un vero tesoro
Sono tanti i produttori bolgheresi ormai. Alcuni hanno iniziato
quarant’anni fa, altri meno. Sta di fatto che cantine ce ne sono una a
ogni angolo e le etichette di valore si sprecano. Vini costosi, talvolta
molto costosi, come il Sassicaia qui sotto e il Masseto dell’Ornellaia,
il vino più caro d’Italia, oltre 500 euro in enoteca. Roba per amatori,
sicuramente, anche grandi vini, però. Come lo sono i Premier Cru
di Bordeaux, che arrivano a costare anche più di mille euro. C’è chi
spende certe cifre dai bagarini per vedere la finale di Champions,
c’è chi lo fa per uno spettacolo. C’è anche chi spende per il vino. Ma
qui vi consiglio quei vini e quelle aziende che non attenteranno alla
vostra carta di credito più di tanto.
Certo, siamo a Bolgheri, e meno di trenta, quaranta euro è difficile. Da Michele Satta no, però. Il suo Bolgheri Rosso costa 15 euro
ed è buonissimo. Il Bolgheri Sondraia di Poggio al Tesore un po’ di
più, siamo sui 24 euro, ma anche attigui alla via Bolgherese. A Le
Macchiole non vendono direttamente i vini, ma Cinzia Merli, che è lì
accanto, su prenotazione potrebbe anche accogliervi per assaggiare
il suo Bolgheri Rosso, delizioso. Poi lo troverete a 15 euro nelle enoteche della zona. Sempre a pochi metri c’è la Tenuta dell’Ornellaia, e
di acquistare vini non se ne parla. Però chiamate, prenotate una visita. Da fuori sembrano scontrosi, ma poi gentilezza e passione prevalgono. E magari vi fanno assaggiare qualcosa. Le Serre Nuove, il loro
terzo vino, è ottimo, ma costa 40 euro. L’Ornellaia 160 e il Masseto
quasi 500. Accontentatevi.
Da Sapaio vi faranno entrare, ma chiamate e chiedete di Massimo Piccin, uomo simpatico e intelligente, oltre che appassionato. Il
Bolgheri Superiore Sapaio costa 45 euro, ma il Volpolo solo 19. Campo alla Sughera, tornando nei pressi della Bolgherese, è di proprietà
170
di Lothar Knauf e sono gentilissimi. C’è anche la vendita diretta e
si può comprare qualche bottiglia. L’Arnione è splendido e costa 35
euro, ma ne vale la pena. Chiudo con la Tenuta Argentiera, di Corrado e Marcello Fratini, che è sulla vecchia Aurelia. Hanno vendita
diretta, ottimi vini a prezzi ragionevoli. Su tutti il Villa Donoratico
a 17 euro.
171
indirizzi
Campo alla Sughera
Località Caccia al Piano, 280
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 766953
www.campoallasughera.com
Le Macchiole
Via Bolgherese, 189a
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 766092
www.lemacchiole.it
Podere Sapaio
Località Lo Scopaio
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 765187
www.sapaio.it
Poggio al Tesoro
Via Bolgherese, 189b
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 773051
www.poggioaltesoro.it
Michele Satta
Località Vigna del Cavaliere, 61
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 773041
www.michelesatta.com
172
Tenuta Argentiera
Località I Pianali, Via Aurelia, 412a
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 773176
www.argentiera.eu
Tenuta dell’Ornellaia
Via Bolgherese, 191 - Frazione Bolgheri
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 71811
www.ornellaia.it
173
da bere
Bolgheri Sassicaia 2011
98/100
Euro 160,00
Sassicaia - Tenuta San Guido
Località Le Capanne, 27 - Frazione Bolgheri
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 762003
www.sassicaia.com
Da uve cabernet sauvignon più un piccolo saldo di cabernet
franc. Viene fatto maturare in barriques da 225 litri per un anno e
mezzo. Il colore è rubino cupo e intenso, i profumi già molto complessi, da grande vino qual è.
Sentori floreali, poi balsamici, note di mirtillo, spezie, fiori di
campo, menta e note appena boisé. Sapore teso, armonico, delicato, succoso, agile ed elegante, molto lungo e persistente. Va bevuto
a 18° e abbinato preferibilmente a carni rosse arrostite, agnello in
particolare.
174
Bolgheri Superiore Grattamacco 2011
92/100
Euro 50,00
Grattamacco
Località Lungagnano, 129
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 765069
www.collemassari.it
Da uve cabernet sauvignon 65%, merlot 20% e sangiovese 15%.
Matura in barriques per circa un anno e mezzo. Ha colore rubino
intenso e vivo. Al naso la componente di sangiovese lo rende particolarmente fruttato, e i profumi di amarena e di mora di gelso sono
forse più evidenti di quelli mentolati e di mirtillo tipici del cabernet
sauvignon.
Il sapore è pieno ma teso dall’acidità, che lo rende agile, succoso,
molto piacevole. Bevetelo a 18°, con grigliate di manzo.
175
dormire e mangiare
Zì Martino
Località San Giusto, 262 - Frazione Bolgheri
57022 Castagneto Carducci (LI)
Tel. +39 0565 763666
www.zimartino.com
Tra bed and breakfast, agriturismo vari, alberghi e ristoranti,
qui c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Potrei mandarvi a cena dallo
Zazzeri, a Marina di Bibbona, al ristorante La Pineta, che è quello
dello stabilimento balneare omonimo dove si mangia benissimo. O
al Bucaniere di San Vincenzo, da Fulvietto Pierangelini. Se vi capitasse andateci, ovviamente.
Però preferisco farvi stare in mezzo alle vigne, così se siete stanchi di girare e la sera volete rilassarvi, non siete troppo distanti. Vi
mando da Zi’ Martino, albergo e locanda, dove si sta bene, si spende
il giusto per dormire (la doppia va da 90 a 140 euro) e la cucina è
molto tipica (40 euro più il vino). Comodo, tranquillo, con gli uccellini che vi sveglieranno dolcemente la mattina. Che volete di più?
176
la favola del Morellino, brutto
anatroccolo dei vitigni toscani
Scansano. Da vinello dolce per mandar giù biscotti a
Supertoscano. L’evoluzione del marchio povero della Maremma più aspra, che ora trionfa nei mercati europei
14 giugno
Una volta, più di mezzo secolo fa, il Morellino era un rosso dolce,
e si beveva inzuppandoci dentro i cantuccini, come si fa ancora oggi
con i cattivi vin santi. Poi alcuni produttori, Sellari Franceschini, poi
soprattutto Mantellassi, iniziarono a vinificarlo in modo diverso,
per ottenere un vino secco, da pasto. Negli anni Settanta nacquero i
primi esempi di Morellino moderni, poi, nell’85, irruppe sula scena
maremmana Erik Banti, un personaggio che avrebbe avuto un’importanza fondamentale per la diffusione del Morellino e per l’affermazione della Doc Morellino di Scansano. Erik, nobile italo-danese,
ex tour operator a Roma, con un passato da protagonista della Dolce
Vita degli anni Sessanta, appena quarantenne decise di andare a vivere in campagna, a Montemerano, e di occuparsi a tempo pieno dei
vigneti e della minuscola cantina che aveva messo su nel frattempo.
Il Morellino non lo conoscevano che gli abitanti e i villeggianti
della zona, ma al di fuori della Maremma era un vino del tutto sconosciuto. Nei suoi primi anni di attività lui caricò la sua station wagon
di casse di bottiglie e iniziò a girare per venderle. Prima a Roma,
dove conosceva, da cliente, ristoranti ed enoteche. Poi nel resto d’Italia, in Danimarca, e, visto che ci doveva necessariamente passare,
anche in Germania. E il Morellino di Scansano divenne di moda,
molti altri produttori iniziarono a imbottigliarlo, compresa la Cantina Cooperativa, trasformandosi in uno dei rossi di riferimento, e di
n
177
sicuro nella nuova frontiera, per i vini di qualità toscani.
Una sorta di Nuovo Mondo appena dietro casa, insomma. E
questo attirò l’attenzione di molti nomi famosi della vitienologia toscana. Così Cecchi, Barbi Colombini, Poliziano, Mazzei, Frescobaldi,
Baroncini, iniziarono a comprare vigne e a fare vino nella terra del
Morellino, e scoppiò un vero e proprio boom. Fin troppo. Tanto che
negli ultimi anni qualche produttore che aveva scambiato il sorridente Morellino, un vino piacevole, dalla bevibilità intrigante, per
un severo e austero rosso da invecchiamento, qualche problema ha
iniziato ad averlo.
E non è bastato in qualche caso “mascherarlo” da Supertuscan,
mettendo accanto al Sangiovese, vitigno principe per il Morellino,
un po’ di esotico Cabernet Sauvignon, per renderlo un rosso esclusivo e costoso. Alla fine il carattere, il sorriso, di quel vino maremmano
facile da capire, e da bere, viene sempre fuori, travolgendo qualunque altro aspetto. Ogni tanto Erik Banti me lo ripete: «Ti ricordi il
Morellino dei nostri tempi? Quello che te ne bevevi una bottiglia da
solo, magari con l’acqua cotta? Ecco, quello, secondo me, è il più autentico. Buoni anche altri, più complessi. Ma vuoi mettere?».
Allora provo intanto a segnalarvene un paio dei “Morellino dei
nostri tempi”. Il suo, quello di Erik, che accanto al prestigioso cru
Ciabatta lo fa ancora. E come potrei evitarlo dopo tutto quello che
vi ho raccontato? Poi quello che fa Elisabetta Geppetti a Le Pupille, altra grande protagonista della scena maremmana. Che oltre al
famoso Poggio Valente fa il suo delizioso Morellino “normale”. Vini
rossi sorridenti entrambi, persino adatti a climi estivi, a patto che li
serviate un po’ più freschi del normale.
178
tempra di vignaiolo
fa il rosso elegante
Il San Giuseppe e Le Sentinelle Riserva sono i due vini di punta
di Ezio Mantellassi, uno dei produttori più rappresentativi nel panorama del Morellino, e di certo fra i più classici. Dalla Banditaccia, a
Magliano, agli Sterpeti il passo è breve, e proprio qui troviamo Agostino Lenci, la sua Fattoria di Magliano e il suo ottimo Morellino
Heba, avvolgente e caldo. Sempre a Magliano, in località Montiano,
ecco Col di Bacche con il suo Morellino Rovente, uno dei migliori in
senso assoluto. Più a nord, verso Massa Marittima, ecco un’altra cantina d’importanza fondamentale, Morisfarms, con i suoi Morellino
Riserva e base possenti ed eleganti al tempo stesso.
Sulla Strada Banditella, in comune di Grosseto, Giampaolo Paglia, uno dei personaggi di riferimento nel panorama maremmano,
ha fondato Poggio Argentiera una quindicina di anni fa. Il fatto che
chiami il suo miglior Morellino Capatosta vi fa capire i caratteri
dell’uno e dell’altro. E, battute a parte, Paglia fa rossi sontuosi e autentici. Chiudo con due segnalazioni su Scansano. La prima, doverosa, per la Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano, una fra le
migliori realtà cooperative della regione, che propone il Morellino
Roggiano, anche Riserva, davvero buono. L’altra per Il Provveditore
della famiglia Bargagli, none storico, con il Morellino Irio.
179
indirizzi
Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano
Località Saragiolo
58054 Scansano (GR)
Tel. +39 0564 507288
www.cantinadelmorellino.it
Col di Bacche
Località Montiano - Strada di Cupi
58051 Magliano in Toscana (GR)
Tel. +39 0564 589538
www.coldibacche.com
Fattoria di Magliano
Località Sterpeti, 10
58051 Magliano in Toscana (GR)
Tel. +39 0564 593040
www.fattoriadimagliano.it
Fattoria Mantellassi
Località Banditaccia, 26
58051 Magliano in Toscana (GR)
Tel. +39 0564 592037
www.fattoriamantellassi.it
Morisfarms - Fattoria Poggetti
Località Cura Nuova
Tel. +39 0566 919135
www.morisfarms.it
180
Poggio Argentiera
Località Banditella di Alberese, Strada Banditella, 2
58100 Grosseto
Tel. +39 0564 405099
www.poggioargentiera.com
Provveditore
Località Salaiolo - Podere Provveditore, 174
58054 Scansano (GR)
Tel. +39 0564 599237
www.provveditore.it
181
da bere
Morellino di Scansano 2012
85/100
Euro 9,00
Erik Banti
Località Fosso dei Molini
58054 Scansano (GR)
Tel. +39 0564 508006
www.erikbanti.com
Da uve Sangiovese per l’85% e Alicante per il 15%. Affinato in
vasche di acciaio. Classico colore rubino vivo e profumi fruttati, di
amarena e mora.
Sapore salino, caldo, teso dall’acidità, con tannini appena accennati e silhouette gustativa delicata, sottile e di buona persistenza. Va
servito a 16° con acqua cotta, grigliate di carni miste, pappardelle al
ragù maremmano.
182
Morellino di Scansano 2012
88/100
Euro 10,00
Le Pupille
Località Piagge del Maiano, 92
58100 Istia d’Ombrone (GR)
Tel. +39 0564 409517
www.fattorialepupille.it
Da uve Sangiovese per l’85%, Alicante, Ciliegiolo e Malvasia
Nera per il resto. Affinato in acciaio. Rubino intenso. Naso nitido e
intensamente fruttato. Note di cassis, amarena e lievi toni vegetali.
Sapore salino, fresco, agile, appena tannico, caldo, avvolgente,
molto piacevole e di buona lunghezza. Da bere a 16° con bistecca di
manzo alla brace, lasagna al forno, pollo ruspante arrosto.
183
dormire e mangiare
Villa Acquaviva
Località Montemerano - Strada Scansanese
58014 Manciano (GR)
Tel. +39 0564 602890
www.villacquaviva.com
Il rischio è che dopo esserci arrivati non si abbia più voglia di andare in giro per la Maremma. Villa Acquaviva è un sogno. Un Relais
dal costo umano (da 100 a 180 euro la doppia), immerso nel verde
fra Montemerano e Saturnia, con piscina, spa, e tutti i comfort che si
possono desiderare.
Solo sette camere, quindi la tranquillità è certa. Poi c’è il ristorante La Limonaia, che non è niente male e che propone cucina di
territorio. Infine fanno anche vino, e il loro Morellino è tra i migliori
della sua categoria.
184
alla corte del Gallo Nero
fra leggenda e grandi vini
Chianti. Un vero bengodi per gli appassionati che trovano un piccolo universo di gemme enologiche una diversa
dall’altra
29 marzo
Castellina è uno dei comuni del Chianti storico. Gli altri sono
Radda, che di quell’antica regione è la capitale, e Gaiole. Oggi tutti e
tre fanno parte della zona senese del Chianti Classico, che è completata da parti di Castelnuovo Berardenga e di Poggibonsi. Castellina,
in particolare, occupa la parte più occidentale di quella sub regione,
ed è percorsa dalla via Chiantigiana, che in alcune sue parti corrisponde all’antica Francigena e che collega Siena con Firenze passando fra le colline.
Proprio per questo è legata alla leggenda del Gallo Nero. Quella
per cui nel XII secolo Fiorentini e Senesi decisero di smettere di combattersi per il controllo del Chianti e affidarono le sorti della questione a due galletti. Al loro canto sarebbero partiti dalle rispettive città
due cavalieri, e dove si fossero incontrati, lì sarebbe stato il confine.
I Fiorentini, più scaltri, infilarono il loro galletto, che era nero, in
un sacco. A notte fonda e in presenza di soldati che portavano torce
accese, lo tirarono fuori di lì e quello, abbagliato dalla luce, iniziò
a cantare, consentendo al cavaliere di Firenze di partire con ampio
vantaggio. Tanto che incontrò il suo collega senese proprio sotto Castellina, in località Fonterutoli. Così quasi tutto il Chianti passò sotto
il dominio fiorentino per merito o per colpa di un gallo nero, al quale
la Repubblica di Firenze dedicò lo stemma della regione.
Oggi il Gallo Nero è lo stemma del Chianti Classico, uno tra i più
n
185
importanti vini italiani a Docg, e il Chianti Classico di Castellina è
forse il più classico di tutti, almeno per ragioni storiche. In effetti la
zona è molto varia, più di altre. Si va dai 200 ai 500 metri sul livello
del mare, da terreni argillosi a suoli più scistosi, con galestro e calcare. Da vini possenti, stretti parenti del Brunello di Montalcino, a
rossi eleganti e nervosi, tipici delle zone più alte, e il tutto in pochi
chilometri.
Così il Chianti Classico Gran Selezione della Tenuta di Lilliano,
del principe Giulio Ruspoli, è il più emblematico e territoriale, una
vera spremuta di territorio. Il Chianti Classico Castello di Fonterutoli Gran Selezione dei marchesi Mazzei, invece, gioca più su uno stile
aziendale, dovuto a vigneti più alti, ma anche a un maggiore uso di
botti piccole, che conferiscono note boisé quasi affumicate.
Il Chianti Classico Riserva della Fattoria Nittardi di Peter
Femfert, che è situato nella parte più settentrionale del comprensorio, ha un passo quasi panzanese, per colore più intenso e note più
floreali, e il Chianti Classico Bruciagna Riserva del Castello La Leccia di Francesco Daddi, ce l’ha, invece, più contadino e artigianale,
teso, agile e nervoso.
Un vero bengodi per gli appassionati di vino, che trovano davvero un piccolo universo di gemme enologiche una diversa dall’altra.
Tra tutte quante vorrei citarne due in particolare. Una, nuova di
zecca, uscita da poco come Gran Selezione, il nuovo top di gamma
per il Chianti Classico, una sorta di Super Riserva. È il Chianti Classico Sergio Zingarelli di Rocca delle Macìe. L’altro è un superclassico
dovuto alla passione di un famoso giornalista editore, Paolo Panerai:
il Chianti Classico Vigna Il Poggiale di Castellare.
186
scoprire i sapori
del Chianti Classico
Sono molti i produttori da segnalare nel comprensorio di Castellina, e quasi tutti oltre al Chianti Classico, e talvolta a qualche “Super
Tuscans”, vini non Docg aziendali, di alta qualità, producono anche
olii extravergini fra i migliori della Toscana e, quindi, del mondo.
Per iniziare la serie dei profili vorrei ricordare San Fabiano Calcinaia, meravigliosa tenuta di Guido Serio, che ha vigneti anche a
Cellole, sotto il paese. Produce Chianti Classico morbidi e potenti,
molto senesi, stilisticamente parlando. Della Tenuta di Lilliano, del
Castello di Fonterutoli, di Rocca delle Macìe, del Castello La Leccia,
della Fattoria Nittardi e di Castellare se n’è parlato poco fa. Sono
tutte aziende visitabili, in quasi tutte potrete anche assaggiare e acquistare vini e olii.
Vorrei, infine, citare ancora le tenute della famiglia Cecchi, Villa
Cerna in testa, dalle quali derivano dei vini di grande valore, soprattutto in netto miglioramento negli ultimi anni. Poi la Tenuta di Bibbiano di Tommaso e Federico Marrocchesi Marzi, che propongono
il loro Chianti Classico Vigna del Capannino Riserva che è un vero
fuoriclasse.
187
indirizzi
Castello La Leccia
Località La Leccia
53011 Castellina in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 743148
www.castellolaleccia.com
Fattoria Nittardi
Località Nittardi
53011 Castellina in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 740269
www.nittardi.com
Famiglia Cecchi
Località Casina dei Ponti, 56
53011 Castellina in Chianti
Tel. +39 0577 54311
www.cecchi.net
Tenuta di Bibbiano
Via Bibbiano, 76
53011 Castellina in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 743065
www.tenutadibibiano.it
San Fabiano Calcinaia
Località Cellole
53011 Castellina in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 979232
www.sanfabianocalcinaia.com
188
Tenuta di Lilliano
Via Lilliano, 8
53011 Castellina in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 743070
www.lilliano.it
Castello di Fonterutoli
Località Fonterutoli, Via Ottone III di Sassonia, 5
53011 Castellina in Chianti (SI)
www.mazzei.it
189
da bere
Chianti Classico Sergio Zingarelli
Gran Selezione 2010
90/100
Euro 29,00
Rocca delle Macìe
Località Le Macìe, 45
53011 Castellina in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 7321
www.roccadellemacie.com
Da uve Sangiovese in ampia prevalenza. È un vino di Castellina
fino al midollo. Apre con un colore rubino con lievi riflessi granati.
I profumi sono molto tipici, vanno da sentori di amarena e di
mora fino a note più floreali, di viola, con un sottofondo appena affumicato. All’assaggio è pieno, caldo, ricco ma non pesante, i tannini
sono fitti ma non aggressivi e il corpo è ben bilanciato da un’ottima
acidità. Servitelo a 18° abbinandolo alla migliore bistecca di manzo
alla brace che troverete.
190
Chianti Classico
Vigna il Poggiale Riserva 2010
90/100
Euro 26,00
Castellare di Castellina
Località Castellare
53011 Castellina in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 742903
www.castellare.it
Deriva da uve Sangiovese con piccoli saldi di Canaiolo e Colorino, tutte coltivate nell’omonimo vigneto che si trova proprio sotto il
paese di Castellina, ad oltre 400 metri sul livello del mare.
Ne deriva un rosso elegante, dai profumi di lampone e di viola,
con lievi accenni boisé in sottofondo ad arricchirne il profilo olfattivo. All’assaggio ha grinta e tensione, tannini fini ed ottima acidità, a
facilitarne la bevibilità. Da servire a 18° abbinandolo ad agnello al
forno.
191
dormire e mangiare
Relais Fizzano
Località Fizzano
53011 Castellina in Chianti
Tel. +39 0577 7321
www.riservadifizzano.com
Il Relais Riserva di Fizzano è un antico borgo medievale, risalente all’XI secolo, di proprietà dell’azienda vitivinicola Rocca delle
Macie. Sorge sulla cima di una collina nel cuore del Chianti Classico,
circondato da vigneti e oliveti e domina letteralmente tute le vallate
intorno, offrendo un panorama meraviglioso.
È stato ristrutturato e attualmente è un albergo diffuso composto da sei edifici con 19 appartamenti, bi e tri locali, che vuol dire da
quattro posti letto in su, che vengono proposti a prezzi compresi fra i
110 e i 325 euro ciascuno. Se si vuole avere un punto d’appoggio per
poi girare le cantine, la posizione è ideale.
C’è anche il ristorante, che propone cucina tipica, e poi vini, mieli e olio extravergine, davvero ottimi, tutti prodotti dall’azienda.
Ultimo della Toscana
192
quel vino semisconosciuto che si è
fatto principe rosso di Toscana
Brunello. Nel 1964 le sue etichette erano una decina, oggi
invece sono più di 200. Un boom che non conosce crisi e
ha rilanciato un’intera zona
19 novembre
Per anni e anni Montalcino è stato solo un paesino collocato proprio sul crinale che divide la Val d’Orcia dalle Crete Senesi. Ci si passava sotto, sulla via Cassia, e quasi non lo si notava. Non c’era quasi
nulla ed era uno dei luoghi più depressi della Toscana. Questo fino
agli anni Sessanta compresi. Poi, come per magia, tutto è cambiato.
L’artefice di questo capovolgimento del sonnacchioso mondo
contadino dell’epoca ha un nome preciso, si chiama Brunello. Un
vino rosso che si produce solo con uve sangiovese, che esisteva già,
ma lo vinificavano solo poche cantine e in piccole quantità. Perché
farlo era difficile. Ci voleva, e ci vuole, tempo. Oggi il disciplinare
di produzione dice che per potersi chiamare Brunello, oltre al fatto
di possedere determinate caratteristiche analitiche e organolettiche,
certificate da esami specifici, quel rosso deve invecchiare per almeno
quattro anni a partire dal primo di gennaio successivo alla vendemmia. Almeno due in botte, ma spesso di più. Alla fine sono cinquanta mesi. E per tenere tutto quel tempo del vino in cantina bisogna
essere attrezzati, avere spazi adeguati per le botti e per lo stoccaggio
delle bottiglie.
Il Brunello c’era già, dicevo, e la sua nascita data intorno al 1880.
Nella cantina più antica e famosa, quella dei Biondi Santi, al Greppo, esistono ancora bottiglie del 1888 e del 1891 in buono stato di
conservazione. Poi del 1925, del 1945, del 1955, del 1964. Annate
n
193
storiche, nelle quali Tancredi Biondi Santi, che con suo figlio Franco,
scomparso da poco ultranovantenne, fu il padre nobile della denominazione.
Ma per dare l’idea del vero boom basti pensare che per l’annata
1964 le etichette di Brunello non erano più di dieci, ora sono oltre
duecento. Come mai? Il Brunello di Montalcino, per le sue caratteristiche di grande rosso toscano da sangiovese, capace di grande invecchiamento, che sa sviluppare complessità organolettiche straordinarie, da vino élitario per qualità e per prezzo elevato, ha incantato
gli appassionati di vino di tutto il mondo. Italiani, certo, ma anche
americani, tedeschi, inglesi, che con i nostri vini non sono mai teneri. Poi ultimamente russi e giapponesi. E va letteralmente a ruba.
Tanto che gli attuali dieci milioni circa di bottiglie vengono venduti
con una certa facilità, nonostante crisi internazionali varie.
Grandi firme del vino italiano sono arrivate a produrre Brunello, come Antinori, Ruffino, Frescobaldi, Allegrini, Bertani, Gaja, San
Felice, Giovanni e Ambrogio Folonari. Gruppi internazionali come
Castello Banfi, che ha proprietà americana ma cuore immerso nelle
vigne di Montalcino. Etichette storiche, come quelle dei Biondi Santi, dei Barbi Colombini, oggi divisi fra Fattoria dei Barbi e Donatella
Cinelli Colombini, poi Costanti, Poggione, Col d’Orcia. Personaggi e
imprenditori di altri settori, che hanno investito a Montalcino, come
Illy a Mastrojanni, Tipa e Bertarelli a Poggio di Sotto, Ferragamo a
Castiglion del Bosco, Gnudi Angelini ad Altesino e a Caparzo. Piccoli
e storici produttori, come Capanna, Fanti, Pacenti, Baricci, Soldera,
Salvioni, Cerbaiona, Le Potazzine, Donna Olga, Neri. Un vero universo che qui sintetizzo in soli due vini. Eccezionali.
194
l’altro Brunello, apprezzato anche
dalle tasche
Devo proprio farmi perdonare dopo avervi consigliato due vini
dal prezzo stellare. Esistono anche buoni Brunello che costano
meno, ovviamente, e di quelli ve ne segnalo un po’.
Innanzi tutto il Poggio alle Mura del Castello Banfi, tra i più reperibili, che non supera i 40 euro (sempre Brunello è..). Poi Capanna
di Patrizio Cencioni, il Prime Donne di Donatella Cinelli Colombini.
Ancora, Fanti, Il Poggione, Col d’Orcia, Le Potazzine.
Tra i grandi e costosi Brunello, selezione o riserva, non si possono ignorare Cerbaiona di Diego Molinari, poi Salvioni, Poggio di
Sotto di Claudio e Maria Iris Tipa, Donna Olga di Olga Peluso e Val
di Suga dei Bertani Domains.
195
indirizzi
Castello Banfi
Castello di Poggio alle Mura
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 840111
www.castellobanfi.it
Capanna
Località Capanna, 333
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 848298
www.capannamontalcino.com
Cerbaiona
Via Cerbaia, 146
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 848660
[email protected]
Donatella Cinelli Colombini
Località Casato, 17
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 849421
www.cinellicolombini.it
Col d’Orcia
Via Giuncheti
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 80891
www.coldorcia.it
196
Il Poggione
Località Sant’Angelo in Colle
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 844029
www.tenutailpoggione.it
Poggio di Sotto
Località Castelnuovo dell’Abate
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 835502
www.poggiodisoto.it
Le Potazzine
Località La Prata, 262
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 846168
www.lepotazzine.it
Salvioni
Piazza Cavour, 19
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 848499
www.aziendasalvioni.it
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da bere
Brunello di Montalcino Cerretalto 2008
95/100
Euro 180,00
Casanova di Neri
Podere Fiesole
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 834455
www.casanovadineri.com
Da uve sangiovese coltivate nell’omonimo vigneto, sul confine
orientale del comprensorio. Ha colore rubino molto vivo e intenso,
profumi di una spettacolare integrità, con classiche note di amarena
e kirsch in primo piano, poi spezie e leggero tabacco.
Sapore teso, agile, salino, appena tannico, molto giovanile, di eccezionale eleganza. Da bere a 18° con grigliate di carni rosse, filetto
al Brunello, carrè di agnello al timo.
198
Brunello di Montalcino Riserva 2007
95/100
Euro 380,00
Biondi Santi – Il Greppo
Villa Greppo, 183
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 848087
www.biondisanti.it
Deriva da sole uve sangiovese coltivate nei vigneti del Greppo più
vecchi. E l’icona del Brunello e costa perciò moltissimo, ma meno dei
suoi “colleghi” di Bordeaux e di Borgogna. Ha colore granato intenso
e profumi che iniziano con un leggero sentore di caffè, poi amarena,
kirsch, spezie e note fumé.
Elegantissimo, vellutato, agile, molto giovanile e di persistenza
molto lunga. Va servito a 18°, dopo averlo aperto qualche ora prima,
e abbinato a scottiglia, anatra arrosto, cacciagione in genere.
199
dormire e mangiare
Il Giglio
Via Saloni, 5
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 848167
www.gigliohotel.com
Le Potazzine
Piazza Garibaldi, 8
53024 Montalcino (SI)
Tel. +39 0577 846054
www.lepotazzine.it
Due indirizzi, entrambi interni al borgo antico e vicinissimi. L’albergo è Il Giglio, proprio sul corso del paese. Ricavato in una costruzione antica, ha qualche stanza con una vista strepitosa e c’è anche il
ristorante. La doppia costa intorno ai 140 euro.
Poi, per una cucina semplice e ben fatta, Le Potazzine, enoteca
gestita da una famiglia di produttori e diretta da Luciano Lombardi,
grande esperto di vini, che vi potrà consigliare anche per eventuali
acquisti.
200
UMBRIA
quando la città vecchia
fa buon vino
Orvieto. Nei pressi di uno dei borghi più belli d’Italia si
rinnova un’antica tradizione vinicola. Bianchi e secchi in
prevalenza, contro i rossi toscani
5 luglio
Non so quante volte mi è capitato di sfrecciare sotto la rupe di
Orvieto in treno o in automobile andando da Roma a Firenze o a
Milano.
Ma poi alla fine qualche volta sono persino riuscito a fermarmi
per andarla a visitare. Ho avuto così conferma che quello di Orvieto
è uno dei borghi medievali più belli del mondo.
Il Duomo, che è poi la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con
gli affreschi iniziati dal Beato Angelico e da Benozzo Gozzoli, e terminati cinquant’anni più tardi da Luca Signorelli, fanno parte del
Gotha rinascimentale della pittura.
Comunque tutta la cittadina è un sogno, con i suoi vicoli, le
piazzette che si aprono all’improvviso, il tempo che scorre antico
nonostante il turismo. Poi la cucina e i vini, da sempre attraenti
quanto l’arte e la storia, e che forse di arte e storia fanno parte.
Di una storia diversa, quella che amava Fernand Braudel, quella che appassionava Henri Pirenne. Anche quella che citava nei
suoi versi Giuseppe Gioachino Belli, che per il dessert della cena
dell’Eminente prevede vin d’Orvieto, dolce, come era un tempo,
quando costava anche cinque volte il bianco normale ed era vino
n
201
di lusso per antonomasia sulle tavole dei ricchi cittadini di Roma.
Tradizioni antiche, che si perdono nella notte dei tempi, e che non
a caso conferiscono il nome di Urbs vetus, Città vecchia, a Orvieto.
La storia recente, però, è altra cosa. I vini si trasformano: da
dolci diventano bianchi e secchi, in prevalenza. La gastronomia e la
cucina tradizionale in parte restano, in parte sono invece state trasformate da una generazione di giovani chef, con un certo Gianfranco Vissani a fare da apripista già a partire dai primi anni Ottanta,
quando ricavò all’interno del ristorante del padre, l’allora famosissimo Padrino di Civitella del Lago, il suo piccolo regno, Il Vissani, dal
quale partì un cursus honorum tuttora in fase di svolgimento.
Intanto, quasi contemporaneamente i due fratelli Riccardo e
Renzo Cotarella, iniziavano a rivoluzionare le sorti enologiche della
zona.
Renzo al Castello della Sala degli Antinori, forse la più bella proprietà vitivinicola della zona, con un vino, il Cervaro della Sala, a
base di Chardonnay, che somigliava più a un Borgogna del Sud che
a un bianco orvietano.
Riccardo, che con Renzo è rimasto sempre in società, facendo
sorgere la Falesco, prima a Montefiascone e poi a Montecchio d’Orvieto, e lavorando come consulente inizialmente da Vaselli, poi nelle
cantine cooperative della zona, infine in prestigiose aziende orvietane, come Decugnano dei Barbi.
Così Orvieto e i suoi vini, che rischiavano di diventare solo una
dépendance umbra per le grandi griffes chiantigiane che volevano
affiancare un po’ di vino bianco ai loro grandi rossi toscani, riuscì a
riproporsi come grande capitale bianchista della vitienologia dell’Italia centrale, al pari di Jesi o di San Gimignano. Qui vi propongo
due Orvieto Classico, da uve Procanico e Grechetto per un minimo
del 60% e altre uve a bacca bianca, fra le quali anche Chardonnay e
Sauvignon, per il restante 40%. Uno secco e uno dolce, come quelli
di un tempo.
202
per un pugno di euro
un classico umbro
Di produttori a Orvieto ce ne sono molti. Vorrei iniziare parlandovi di un piccolo viticoltore che ha fatto parlare di sé con i suoi vini
complessi e raffinati. È Giovanni Dubini e la sua azienda è Palazzone. Fa un ottimo Orvieto Terre Vineate, poi produce un autentico fuoriclasse, il Campo del Guardiano, che fa invecchiare due anni
prima di proporlo sul mercato, e che ha profumi affumicati, simili
al Riesling. Da un minuscolo produttore al gigante di Orvieto, che è
Bigi. La cantina non fa vendita diretta ma si può visitare con prenotazione nelle giornate lavorative.
Il top di gamma è l’Orvieto Classico Vigneto Torricella, un ottimo vino dal prezzo conveniente. Altra realtà produttiva è la cantina
cooperativa Cardeto. Qui l’Orvieto Classico costa meno di cinque
euro in cantina, ed è ottimo. La Tenuta Le Velette è tutta intorno alla
villa padronale, la bella Villa Felici di proprietà della famiglia Bottai.
Due gli Orvieto. Il Classico Berganorio e il Classico Superiore
Lunato. Ottimi e molto territoriali. Andando verso il Lago di Corbara ecco La Carraia delle famiglie Gialletti e Cotarella. Qui è l’Orvieto
Classico Poggio Calvelli a rubare la scena. Un vino delizioso che costa 8 euro. E sempre verso Corbara e Todi c’è il Castello di Corbara
del professor Fernando Patrizi, re della sanità privata romana (sua è
la Bios). In un parco di oltre mille ettari, dei quali un centinaio vitati,
produce molti vini fra i quali l’Orvieto Classico Superiore Podere il
Caio dal prezzo ultraconveniente. Dalla parte opposta del comprensorio a Doc, verso Ficulle e il Nord, non si può che finire con il Castello della Sala, splendida proprietà di Piero Antinori. Fanno vini
diversi, ma fanno anche un Orvieto buonissimo. È il Classico Superiore San Giovanni della Sala.
203
indirizzi
Bigi
Località Ponte Giulio
05018 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 315888
www.cantinebigi.it
Cardeto
Frazione Sferracavallo
05018 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 341286
www.cardeto.com
Castello della Sala
Località La Sala
05016 Ficule (TR)
Tel. +39 0763 86127
www.antinori.it
Castello di Corbara
Località Corbara, 7
05018 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 304035
www.castellodicorbara.it
La Carraia
Località Tordimonte, 56
05018 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 304013
www.lacarraia.it
204
Le Velette
Località Le Velette, 23
05018 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 29090
www.levelette.it
Palazzone
Località Rocca Ripesena, 68
05019 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 344921
www.palazzone.com
205
da bere
Orvieto classico superiore
Il Bianco Decugnano 2012
90/100
Euro 14,00
Decugnano dei Barbi
Località Fossatello, 50
05019 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 308255
www.decugnano.it
Da uve Procanico e Grechetto vinificate in acciaio. Ce lo propone
Claudio Barbi, decano della produzione di Orvieto Classico, accanto
a molte altre etichette aziendali che spaziano da ottimi rossi fino a un
delizioso spumante Metodo Classico che è una delle glorie aziendali.
L’Orvieto Il Bianco ha colore giallo chiaro, profumi intensi, di
cedro e di susina gialla, e sapore delicato, salino, sottile ma di ottima
lunghezza. Servitelo a 10° con insalate di mare, fritture di paranza e
latticini.
206
Orvieto classico superiore
Mufa Nobile Calcaia 2010
92/100
Euro 25,00
Barberani
Località Cerreto, Frazione Baschi
05023 Orvieto (TN)
Tel. +39 0763 341820
www.barberani.it
Ci sono Procanico e Grechetto, ma anche Verdello e Sauvignon.
Poi c’è la Muffa Nobile, la Botrytis, che attacca le uve e le fa appassire
sulla pianta, rendendo possibile la produzione di un bianco dolce. E
questo è tra i migliori d’Italia nel suo genere.
Ha colore oro antico, profumi complessi, di vaniglia, zafferano,
iodio e zucchero d’orzo. Il sapore è dolce ma non dolcissimo, molto
persistente e fine. Servitelo freddo, anche a 8°, con foie gràs, formaggi erborinati o taleggio, cheesecake. Matura solo in acciaio. Biologico.
207
dormire e mangiare
Valentino
Via A. da Orvieto, 32
05018 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 342464
www.valentinohoTel.com
chiuso tra gennaio e febbraio
I Sette Consoli
Piazza S. Angelo, 1/a
05018 Orvieto (TR)
Tel. +39 0763 343911
www.isetteconsoli.it
chiuso mercoledì e domenica sera
Niente agriturismi e/o residenze di campagna. Godiamoci Orvieto e il suo centro storico, abbandonando l’auto e girandolo a piedi.
Per dormire vi do un indirizzo magico, a pochi passi dal Duomo. È
quello dell’Hotel Valentino, ricavato in una casa cinquecentesca a tre
piani. Solo 19 camere, la doppia costa fra i 75 e i 90 euro a notte in
questo periodo. C’è anche la camera tripla a 92 volendo stare più
comodi.
A cinquanta metri eccovi il miglior ristorante della città. Si chiama I Sette Consoli, chiuso il mercoledì e la domenica sera. Cucina
locale rivisitata di strepitoso livello, uno di quei posti preziosi da
consigliare solo agli amici più cari. Conto sui 50 euro.
208
se il vino per la messa è diventato
davvero santo
Leggenda. Secondo la tradizione il nome viene da Federico II di Svevia, che su quei colli andava a caccia con i suoi
falchi
22 febbraio
Un tempo Montefalco si chiamava Coccorone. E nei pressi di
Coccorone si accampò Federico II di Svevia, allora giovanissimo, che
visse i suoi primi anni proprio a Foligno, non distante da lì. Vuole la
leggenda che i falchi con i quali usava cacciare, scapparono, rifugiandosi proprio sui colli attigui a Coccorone.
Gli abitanti della zona, temendo ritorsioni, li catturarono e glieli
riportarono, meritandosi la sua gratitudine ed il cambio del nome
del paese che da allora divenne Montefalco. Nei secoli successivi
Montefalco divenne uno dei principali luoghi francescani, all’interno delle mura nacquero chiese e monasteri, ed anche piccole vigne
circondate da muri, come i clos della Borgogna e della Champagne,
per produrre il vino che sarebbe servito per la messa. Un vino santo
o sacro. Ma prodotto in minime quantità, quindi sacrantino e poi
Sagrantino. Oggi il Montefalco Sagrantino, ottenuto con l’omonimo
antico vitigno a bacca rossa, è un vino a Docg famoso in Italia e nel
mondo. Si produce nel comune di Montefalco, ma anche di Gualdo
Cattaneo, Bevagna, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, in vigneti e
non più soltanto negli orti chiusi dell’antico borgo medievale.
Ma soprattutto vanta molti interpreti, molte aziende agricole che
lo producono sia in versione secca sia dolce, da uve appassite, molto
più rara e costosa. Il Sagrantino è un rosso possente, normalmente
tannico, adatto a lunghissimi invecchiamenti, che vuole abbinamen-
n
209
ti con carni rosse e cacciagione per trovare un equilibrio perfetto.
Ma il Sagrantino ha anche un padre, un uomo che ha creduto fortemente in lui, rilanciandone la tradizione e facendolo conoscere nel
mondo. Marco Caprai ha iniziato giovanissimo, poco più che ventenne. Erede di una famiglia di imprenditori nel settore tessile, ha
preferito dedicarsi all’azienda agricola di famiglia con una passione
e una determinazione che lo hanno in breve portato all’attenzione di
appassionati e media.
Un vero case virtuoso, che ha conquistato l’interesse del mondo
del vino, facendo approdare a Montefalco famosi produttori di altre
zone o investimenti provenienti da altri settori, come fu il caso di
Saiagricola, di Falesco, di Lungarotti, di Ferrari, di Livon e di Cecchi.
Marco non fu in assoluto il primo produttore della zona. Adanti ha
iniziato prima e del suo Sagrantino. Nel 1993 nacque la selezione dei
25 anni, per il giubileo della cantina di famiglia che esisteva già dal
1968, ma che solo da poco, e per merito di Marco, era assurta agli
onori della cronaca.
Con l’enologo Attilio Pagli e con il professore di viticoltura Leonardo Valenti dell’Università Statale di Milano, selezionò le migliori
uve per produrre il più grande Sagrantino di sempre. Il Gambero
Rosso gli assegnò il punteggio di 97/100, proiettandolo verso un successo planetario. «Quando ho visto quel numero pensavo fosse quello della pagina del giornale» confessò all’epoca Marco. Invece era il
riconoscimento per un vino straordinario, uno dei migliori di sempre del nostro Paese, che ancora oggi chi ne ha conservata qualche
bottiglia può bere con enorme soddisfazione. I tannini inizialmente
rigogliosi si sono in gran parte attenuati. I profumi virano su note
di tabacco e di tamarindo, oltre che di confettura di mora. Il colore
è un po’ meno intenso e decisamente più granato che rubino. Ma si
capisce bene, soprattutto ora, che quel numero 97 non era affatto
quello della pagina.
210
i vignerons di Montefalco
Il Colleallodole di Francesco Antano, figlio di Milziade che fu
un pioniere della nouvelle vague della zona, fa riferimento a volatili
diversi dai falchi, ma da diversi anni fa parte di quel piccolo gruppo
di Sagrantino prodotti da piccoli produttori artigianali che con la
loro opera arricchiscono il panorama della zona con vini di grande
fascino. Formidabile anche il Colle alle Macchie di Pierpaolo Tabarrini, grande viticoltore, rigoroso quanto appassionato. A Bevagna
eccovi il Colcimino ed il Pozzo del Curato di Pierpaolo Menghini,
proprietario di Villa Mongalli e l’intramontabile Arquata di Adanti,
vero premier cru della zona.
A Gualdo Cattaneo, più esattamente a Marcellano, che ne è frazione, c’è Domenico Pennacchi, con un Sagrantino elegante e profondo. Tornando verso Montefalco ecco Guido Guardigli con il suo
Perticaia, dalla realizzazione tecnica impeccabile, poi il Chiusa di
Pannone di Francesco Antonelli, altra griffe storica del comprensorio.
E a Turri, che di Montefalco è frazione, il Campo di Raina, della
minuscola cantina Raina di Francesco Mariani. Scacciadiavoli, fondata da Ugo Boncompagni Ludovisi, principe di Piombino, nel 1884,
può vantare il primato di anzianità come cantina. Oggi è della famiglia Panbuffetti e propone dei Sagrantino molto ben fatti dal punto
di vista della realizzazione enologica.
Per concludere una segnalazione anche a Giano dell’Umbria, con
l’artigianalissimo Sagrantino di Omero Moretti, un vino dell’anima,
fatto con. cuore e passione più che con moderna enologia.
211
indirizzi
Giampaolo Tabarrini
Frazione Turrita
06036 Montefalco (PG)
Tel. +39 0742 379351
www.tabarrini.com
Villa Mongalli
Via della Cima, 52
06031 Bevagna (PG)
Tel. +39 348 511 0506
www.villamongalli.com
Adanti
Località Arquata, Via Belvedere, 2
06031 Bevagna (PG)
Tel. +39 0742 360295
www.cantineadanti.com
Domenico Pennacchi
Frazione Marcellano, Via Sant’Angelo, 10
06035 Gualdo Cattaneo (PG)
Tel. +39 0742 920069
[email protected]
Perticaia
Località Casale
06035 Montefalco (PG)
Tel. +39 0742 379014
www.perticaia.it
212
Antonelli – San Marco
Località San Marco, 60
06036 Montefalco (PG)
Tel. +39 0742 379158
www.antonellisanmarco.it
Raina
Località Turri, Via Case Sparse, 42
06036 Montefalco (PG)
Tel. +39 0742 621356
www.raina.it
Scacciadiavoli
Località Cantinone, 31
06036 Montefalco (PG)
Tel. +39 0742 371210
www.scacciadiavoli.it
Omero Moretti
Località San Sabino, 19
06030 Giano dell’Umbria
Tel. +39 0742 290433
www.morettiomero.it
213
da bere
Montefalco Sagrantino 25 anni 2009
92/100
Euro 55,00
Caprai
Località Torre
06036 Montefalco (PG)
Tel. +39 0742 378802
www.arnaldocaprai.it
Non sarà la migliore versione di sempre, ma anche quella del
2009 merita attenzione e considerazione. La selezione detta 25 Anni
di Marco Caprai è sempre un vino di culto, un punto di riferimento
assoluto per la zona.
Ha colore rubino molto intenso, profumi speziati e fruttati, con
note di amarena, tabacco e vaniglia. Sapore imponente, tannico, caldo e di eccezionale persistenza. Bevetelo a 20°, con cinghiale brasato, lepre in salmì o carrè di agnello al timo.
214
Montefalco Sagrantino Gold 2007
88/100
Euro 45,00
Colpetrone
Frazione Marcellano, Via Ponte La Mandria, 8/1
06035 Gualdo Cattaneo (PG)
Tel. +39 0742 99827
www.colpetrone.it
Uno dei Sagrantino di riferimento da almeno quindici anni. Lo
produce la Colpetrone del gruppo Saiagricola, di recente passata nella costellazione Unipol, e che si avvale della consulenza di Riccardo
Cotarella, enologo di fama internazionale.
Deriva da un’annata calda, e si sente nei profumi, avvolgenti, eterei, con sentori di amarene sotto spirito e cacao. Sapore ricco, appena tannico, caldo e persistente. Da bere a 18°, con maialino al forno,
tagliatelle con ragù di cacciagione o grigliate di carni rosse.
215
dormire e mangiare
Spirito DiVino
Piazza Mustafà, 2
06036 Montefalco (PG)
Tel. +39 0742 379048
www.spiritodivino.net
Bed and breakfast, enoteca e ristorante. Situato proprio nel corso di Montefalco, propone una cucina locale basata su materie prime
in gran parte a chilometro zero, composta da pochi piatti molto ben
realizzati.
Enoteca molto fornita, con tutte le principali etichette dei migliori produttori della zona e piccolo ma curato bed and breakfast.
Si può spendere dai 40 agli 80 euro, più il vino, per mangiare e circa
120 per la stanza. Ma dipende molto dai periodi e dal tartufo…
216
LAZIO
quel Beaujolais de noantri
che oggi è il rosso di Roma
Riscoperte. Da vino sfuso frizzante a campione delle
campagne laziali. Biografia del Cesanese
15 novembre
n Il Cesanese è un vino rosso molto conosciuto a Roma, assai
meno altrove. Si articola in tre denominazioni, due Doc, quelle di
Olevano Romano e di Affile (quest’ultima pressoché disattesa, però)
e una recente Docg, quella del Piglio. Le prime due in provincia di
Roma, la terza in Ciociaria, che è in quella di Frosinone. Tutto intorno una delle più belle campagne laziali, ancora quasi intatta, aria
buona, olio buono e qualche cittadina storica di grande interesse,
come Anagni che è di una bellezza unica. Un luogo di storia e di
paesaggi, insomma, che riporta indietro nel tempo con un sapore di
autenticità davvero raro nei dintorni della capitale.
Vino rosso, dicevo, che per secoli si è articolato in molte tipologie. Alla base il vitigno omonimo, Cesanese anche lui, nella sottovarietà di Affile, che come vino è attualmente prodotto da poche cantine, ma che come uva dà il nome alla varietà dalla quale provengono
tutti gli altri. Oggi i migliori sono tutti vini fermi e secchi, spesso
fatti maturare in legno. Però ne esistono di frizzanti, spumanti, e,
soprattutto a Olevano, di dolci e frizzanti. Era proprio quest’ultima
la tipologia più diffusa nelle vecchie osterie di Roma di più di mezzo
secolo fa, dove sulle lavagnette era citato Olevano dorce, che costava
un po’ di più degli altri e che si beveva mangiando le coppiette pic-
217
canti, di manzo e anche di cavallo, oppure con le caldarroste, subito
dopo la svinatura, proprio verso la metà di novembre, a San Martino.
Era una sorta di Beaujolais Nouveau de noantri per dirla in dialetto
romanesco trasteverino. Altri tempi.
Da qualche anno è di nuovo di moda. Molto per merito di un
personaggio carismatico e simpatico come Manfredi Massimi Berucci, nobile di antichissimo lignaggio, probabile erede di Quinto
Fabio Massimo, il Temporeggiatore. A un suo avo Napoleone Bonaparte chiese se fosse vera la discendenza, e lui rispose: «Maestà, sono
un paio di millenni che gira questa chiacchiera…».
Manfredi, a partire dagli anni Settanta, e con l’amichevole consulenza di Domenico Tagliente, enologo locale ed ex direttore della
Cantina Cooperativa, ha letteralmente fatto rivivere il Cesanese del
Piglio, rendendogli giustizia, dopo secoli di commercializzazione
come rosso sfuso. Iniziarono a circolare bottiglie dei Massimi Berucci e l’interesse si risvegliò.
Oggi a produrlo, con il nome di Agricola Emme, c’è sempre lui
con sua figlia Maria Ernesta, vivace anche lei, ma anche tanti altri
bravi produttori, sia a Piglio sia a Olevano e, da poco e finalmente, anche ad Affile. Qui ve ne propongo due, il Cesanese del Piglio
Superiore Casal Cervino 2011 dei Berucci e il Cesanese di Olevano
Superiore Cirsium Riserva 2010 di Damiano Ciolli, vignaiolo storico
della sua zona. Due vere sorprese.
218
gita a Olevano
a caccia di bottiglie
Sono molti ormai i produttori che propongono dei Cesanese ben
fatti. Partendo da Olevano Romano, oltre a Damiano Ciolli, del quale si parla nel pezzo centrale, troviamo il Cesanese Riserva Brecciara
della cantina Proietti, una delle firme storiche della zona. Più recente come nascita, ma molto valida nella produzione, la cantina Migrante, di Lorenzo Fanfarillo e Luciana Milana, con i loro Cesanese
di Olevano Consilium e Sigillum.
Poco più di dieci anni fa, dopo una lunga assenza, è rinato il Cesanese di Affile per merito della cantina Colline di Affile, che propone l’ottimo Gaiano. Entriamo in Ciociaria, ed eccoci nella culla del
Cesanese del Piglio, che ha ricevuto da pochissimo la Docg, unica
per un rosso del Lazio per il momento. Qui di produttori ce ne sono
ormai molti. Ad Anagni c’è la famosa cantina di Antonello Coletti
Conti, firma di prestigio, che ha fatto dei suoi Cesanese del Piglio
Superiore Romanico e soprattutto Hernicus dei veri punti di riferimento.
Sempre ad Anagni ecco la Corte dei Papi, con il delizioso Colle
Ticchio, un Cesanese giovane e immediato. A Piglio, cuore della denominazione, oltre ai Massimi Berucci troviamo la storica Cantina
Sociale del Cesanese del Piglio, con il De Antiochia. Poi la minuscola
Manfredi Opificio, gestita in proprio da Manfredi Massimi Berucci,
con il Cesanese Onda, ottenuto dalle uve del vigneto di Colli Santi.
Infine il vigneron per antonomasia, Piero Macciocca, con i suoi eccezionali Cesanese biodinamici de La Visciola, minuscola e leggendaria cantina. Mozzatta e Ju Quartu sono i cru più prestigiosi.
Pochi chilometri e siamo ad Acuto, dove c’è Salvatore Tassa e
il suo straordinario ristorante Le Colline Ciociare, che va ricordato, e la cantina Casale della Ioria della famiglia Perinelli, con i due
219
Cesanese Casale della Ioria e soprattutto Terre del Piano, entrambi
ottimi. Altri due passi, tornando verso nord, ed ecco Serrone e la
cantina di Giovanni Terenzi, altro nome di punta della zona. E i suoi
tanti Cesanese, fra i quali va provato il Vajoscuro Riserva, il migliore.
220
indirizzi
Casale della Ioria
Piazza Regina Margherita, 1
03010 Acuto (FR)
Tel. +39 0775 56031
www.casaledellaioria.com
Coletti Conti
Via Vittorio Emanuele, 116
03012 Anagni (FR)
Tel. +39 0775 728610
www.coletticonti.it
Colline di Affile
Piazza San Sebastiano, 1
00021 Affile (RM)
Tel. +39 339 2176749
www.collinediaffile.it
Corte dei Papi
Località Colletonno
03012 Anagni (FR)
Tel. +39 0775 769271
www.cortedeipapi.it
La Visciola
Via Carcassano
03010 Piglio (FR)
Tel. +39 0775 501950
[email protected]
221
Manfredi Opificio
Via Maggiore, 121
03010 Piglio (FR)
Tel. +39 347 9408300
[email protected]
222
da bere
Cesanese del Piglio Superiore
Casal Cervino 2011
86/100
Euro 15,00
Agricola Emme
Via Maggiore, 126
03010 Piglio (FR)
Tel. +39 0775 769859
[email protected]
Proviene da uve cesanese di Affile e matura per un anno tra botti
di rovere e acciaio, poi si affina in bottiglia per un anno ancora. Il
colore è rubino granato intenso, i profumi nitidi, fruttati, con note
di visciola e di mora.
Sapore deciso, agile, di buon corpo, salino, lievemente tannico e
di buona lunghezza. Va servito a 16°, abbinandolo a pollo con peperoni, saltimbocca alla romana e castrato alla brace.
223
Cesanese di Olevano Superiore
Cirsium Riserva 2010
90/100
Euro 22,00
Damiano Ciolli
Via del Corso
00035 Olevano Romano (RM)
Tel. +39 06 9564547
www.damianociolli.it
Deriva da uve Cesanese di Affile e matura per un anno in botti di
rovere. Poi un anno ancora in vasche di cemento. Colore rubino vivo
e profumi intensi e vari, con note di piccoli frutti di bosco, tabacco e
fiori secchi.
Sapore pieno, succoso, teso, salino e di ottima alcolicità, che prelude a un finale caldo e persistente. Servitelo a 18° con agnello al
forno, pollo alla diavola, rigatoni all’amatriciana.
224
dormire e mangiare
Le Cerquette, Azienda Agricola Francesca Tranquilli
Contrada Lanetto, Casa Livieri, snc
00035 Olevano Romano (RM)
Telefono +39 069562057
www.lecerquette.it
Un delizioso agriturismo, situato fra Genazzano e Olevano Romano, dove si sta benissimo e soprattutto si paga davvero poco. La
doppia arriva a 90 euro, la suite con due camere a 120. Il tutto in
mezzo al verde, circondati dai vigneti dell’omonima azienda agricola.
Si può anche cenare, la cucina è locale, le materie prime quasi
tutte di produzione propria, e i vini sono quelli dei produttori che
aderiscono alla Strada del Vino del Cesanese. Un indirizzo prezioso,
insomma, per un weekend dedicato all’enoturismo, ma anche al relax e ai cibi a chilometro zero.
225
gita fuori porta per scoprire
il vino della Capitale
Castelli romani. Per Cicerone era la «zona che produce il
vino che Roma beve». Oggi è apprezzato in tutto il mondo
12 aprile
Ho insegnato per sette anni Lettere alla Scuola Media Vito Volterra di Ariccia. Dalle finestre si dominava Vallericcia, il cratere del
Vulcano Laziale che non è divenuto un lago, come quelli di Albano
e di Nemi. Soprattutto si poteva vedere una campagna bellissima,
punteggiata da vigneti, frutteti, uliveti e orti a perdita d’occhio. Tutti i Colli Albani sono così, e i boschi ormai restano quasi solo sulle
pendici più alte dei maggiori rilievi, il Monte Cavo su tutti, che sfiora
i mille metri di altezza e d’inverno spesso s’imbianca di neve, come
Rocca di Papa che è proprio lì sotto.
Ora che è quasi Pasqua mi è venuto in mente che la “gita fuori
porta” per i cittadini di Roma è di prammatica, e di certo potrebbe
essere anche una buona opportunità di turismo anche per chi è di
passaggio. Così, ricordando la canzone Nannì (na gita a li castelli) di
Petrolini e le “fontane che danno vino” a Marino, proviamo a introdurci nel magico mondo dei vini soprattutto bianchi di questa zona,
divisi nelle varie denominazioni di origine.
Da Frascati, la cui versione “Superiore” è addirittura a Docg, fino a
Marino, ai Colli Albani, ai Colli Lanuvini, a Velletri, dove è prevista l’unica versione rossa, a Montecompatri-Colonna, la più orientale. Con la
prima a fare da prima donna, per quantità di produzione e fama internazionale, anche se oggi si produce meno di un terzo di quanto accadeva solo trent’anni fa. Il comprensorio di Frascati conta anche i comuni
di Grottaferrata a ovest e di Monteporzio Catone ad est, più una piccola
n
226
énclave di quello di Roma verso Colle Mattìa e Fontana Candida.
Terreni ovunque di origine vulcanica, ricchi di ceneri e di potassio, vini salati, morbidi, talvolta con qualche residuo zuccherino,
che quando è evidente determina il Cannellino di Frascati, e tante
cantine, alcune cooperative, altre private.
Più o meno lo stesso accade in tutti gli altri comuni, con leggere
differenze nei vini bianchi, tutti a base di uve come le Malvasia di
Candia e del Lazio, i Trebbiano giallo e verde, il Bombino, il Cacchione e, proprio a Frascati, anche il Greco. Più eleganti e saporiti verso
est, più corposi e amarognoli (un tempo si definivano nocchiosi, da
nocchia, la nocciola in dialetto) verso ovest, Marino in testa.
Tutti vini che si adattano bene alla cucina locale. Con carbonara
e cacio e pepe, con la trippa, con il pollo alla diavola, persino con i
carciofi fritti, quasi impossibili da accostare ad altri vini. Con i rari
rossi, a base di Sangiovese, Montepulciano, Ciliegiolo e persino Aleatico, abbacchio in vari modi e grigliate di salsicce e carne di maiale,
oltre che con la porchetta di Ariccia, vera gloria gastronomica castellana. Il Cannellino appena fatto con fave e pecorino, un classico della
gita fuori porta di primavera, come la vignarola, fave, carciofi, lattuga e cipolle cotte insieme, un piatto che si può fare solo tra marzo e
aprile per la contemporanea presenza di tutti gli ingredienti.
227
geografia dei vini de li castelli
L’agiografia un po’ bucolica con la quale per secoli sono stati definiti i vini dei Castelli Romani sta lasciando il posto ai racconti di
aziende di ottimo valore, che ormai propongono vini credibili e ben
fatti, oltre che rappresentativi del territorio.
Frascati fa la parte del leone, anche per ampiezza di territorio.
Oltre a Fontana Candida (nel box in basso è commentato il suo
miglior vino), vanno ricordati Castel de Paolis di Giulio Santarelli,
Poggio Le Volpi dei Mergè, Villa Simone di Piero Costantini, famoso enotecario romano, Casale Marchese di Alessandro e Ferdinando
Carletti e la Principe Pallavicini di Maria Camilla Pallavicini, la Conte Zandotti di Enrico Massimo Zandotti e la Cantina San Marco, la
migliore fra le cooperative della zona.
A Marino va ricordata la Cantina Cooperativa Gotto d’Oro, che
fa vini corretti e convenienti. È tra i venti gruppi del settore più importanti d’Italia e tratta ogni anno oltre 200mila quintali di uva, per
una media 10 milioni di bottiglie prodotte all’anno.
Nei Colli Lanuvini, a Genzano, c’è Cavalieri, che produce anche
un ottimo olio extravergine d’oliva. Mentre a Montecompatri c’è la
Tenuta Le Quinte della famiglia Papi.
228
indirizzi
Castel de Paolis
Via Val de’ Paolis
00046 Grottaferrata (RM)
Tel. +39 06 9413648
www.casteldepaolis.it
Casale Marchese
Via di Vermicino, 68
00044 Frascati (RM)
Tel. +39 06 9408932
www.casalemarchese.it
Poggio Le Volpi
Via Colle Pisano, 27
00040 Monteporzio Catone (RM)
Tel. +39 06 9426980
www.poggiolevolpi.it
Principe Pallavicini
Via Roma, 121
00030 Colonna (RM)
Tel. +39 06 9438816
www.vnipallavicini.it
Cantine Conte Zandotti
Via di Colle Mattìa, 8
00132 Roma
Tel. +39 06 20609000
www.cantinecontezandotti.it
229
Cavalieri
Via Montecagnolo, 16
00045 Genzano di Roma (RM)
Tel. +39 06 9377508
www.aziendaagricolacavalieri.it
Villa Simone
Via Frascati Colonna, 29
00040 Monteporzio Catone (RM)
Tel. +39 06 9449717
www.villasimone.com
Cantine San Marco
Via di Mola Cavona, 26/28
00044 Frascati (RM)
Tel. +39 06 9409403
www.sanmarcofrascati.it
Gotto d’Oro
Via del Divino Amore, 115
00040 Frattocchie-Marino (RM)
Tel. +39 06 9302211
www.gottodoro.it
Tenuta Le Quinte
Via delle Marmorelle, 91
00040 Montecòmpatri (RM)
Tel. +39 06 9438756
www.lequinte.it
230
da bere
Frascati Superiore
Luna Mater Riserva 2012
91/100
Euro 14,00
Fontana Candida
Via Fontana Candida, 11
00040 Monteporzio Catone (RM)
Tel. +39 06 9401881
www.fontanacandida.it
Il migliore tra i Frascati, il top di gamma della cantina Fontana
Candida, grande e famosissima. Deriva da Malvasia di Candia, Malvasia del Lazio, Bombino, Greco e Trebbiano toscano.
Ha colore giallo dorato chiaro, profumi intensi e avvolgenti con
ricordi di fiori di campo, anice, mela golden e susina gialla. Sapore
pieno, caldo, salato e avvolgente, molto persistente. Un grande bianco da abbinare a fettuccine con i funghi, servendolo a 10°.
231
Il Vassallo 2011
92/100
Euro 22,00
Colle Picchioni
Via Colle Picchione di Marino, 46
00040 Frattocchie-Marino (RM)
Tel. +39 06 93546329
www.collepicchioni.it
Da uve Merlot, Cabernet sauvignon e Cabernet franc. Matura
per circa un anno in piccoli fusti di rovere francese. È il migliore fra i
rossi dei Castelli, lo produce la mitica Paola Di Mauro con suo figlio
Armando nella minuscola tenuta di Colle Picchioni, sull’Appia, tra
Albano e Marino.
Ha colore rubino vivo, profumi di amarena, spezie e ribes nero. Il
sapore è armonico, privo di asperità e di ottima lunghezza. Servitelo
a 18° con agnello a scotta dito.
232
dormire e mangiare
Flora
Via Vittorio Veneto, 87
00044 Frascati (RM)
Tel. +39 06 9416110
www.hotel-flora.it
Proprio nel centro di Frascati c’è il Flora, locanda ricavata in una
residenza di fine Ottocento. È un albergo comodo e dal prezzo ragionevole (130/150 euro per notte), ma soprattutto molto comodo come
base per girare per cantine.
Fontana Candida
Via Fontana Candida, 5
00040 Monteporzio Catone (RM)
Tel. +39 06 9449030
www.osteriafontanacandida.it
chiuso domenica sera e lunedì
Per pranzare però c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ma vi segnalo un indirizzo molto valido e conveniente.
È l’Osteria di Fontana Candida, e si trova proprio all’uscita del
casello autostradale di Monteporzio Catone. La gestisce Antonio Ciminelli con la sua famiglia e propone una cucina locale di grande
valore. Si spendono al massimo 45 euro, più i vini.
233
MARCHE
sua eccellenza il Verdicchio, mito
nascosto tra i castelli di Jesi
Grandezza. Nella patria di Federico II, un vino tra i
migliori d’Italia. Che è il vero genius loci di un territorio
pieno di storia
13 settembre
Non è un caso che le Marche siano una regione al plurale: l’area
contiene almeno tre macro-zone. Che però hanno come trait-d’union il fatto di essere una sorta di enorme pettine con i denti perpendicolari al mare. Questi denti sono costituiti dalle varie valli che
le percorrono orizzontalmente, formate da altrettanti fiumi. Il Foglia
e il Metauro a nord, il Tronto a sud, e in mezzo il Cesano, il Musone,
il Potenza, il Chienti, il Fiastra, il Tenna, l’Aso e il Tesino. Proprio al
centro c’è l’Esino, che sfocia a nord di Falconara Marittima, ma che
passa sotto Jesi e sotto tutti i paesi del circondario che vengono anche chiamati i Castelli di Jesi.
La città è nota per essere stata la patria di Federico II di Svevia, del compositore Giovanni Battista Pergolesi, delle attrici Valeria
Moriconi e Virna Lisi, delle straordinarie fiorettiste Trillini e Vezzali
e del superbo calciatore e attuale allenatore Roberto Mancini. Ma
queste parti si produce anche uno dei più famosi, e buoni, vini bianchi d’Italia: il Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Ed è tra le vigne del Verdicchio che vorrei accompagnarvi questa
settimana. Per la bontà del vino, certo, ma anche per la bellezza di
alcuni dei borghi: la stessa Jesi, poi Staffolo, Castelbellino, Monte-
n
234
carotto e Ostra Vetere, per citarne solo alcuni tra i più interessanti.
A Jesi si arriva comodamente in treno. Da Roma direttamente,
via Falconara da Bologna e Milano. L’aeroporto di Ancona è a due
passi e affittare un’auto non è un’impresa impossibile. Tornando al
Verdicchio: da poco la denominazione è stata divisa in due. Rimane il Verdicchio dei Castelli di Jesi, anche Classico se prodotto nella
zona più antica, che è Doc. Poi c’è il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, pure Classico, che deve invecchiare almeno un anno prima di
arrivare sul mercato, e che è prodotto da uve di qualità superiore,
prodotte in quantità più limitate. E qui siamo davvero davanti a un
grande bianco che può sfidare il tempo e diventare sempre più complesso nei profumi, come un grande Borgogna, come uno Chablis o
un Puligny-Montrachet.
E non è un caso che alla parola Verdicchio, che indica la tipologia delle uve, il vitigno, insomma, sia stata fatta precedere quella
di Castelli di Jesi, che è la denominazione territoriale. Significa che
siamo davanti a un vino che esprime il proprio habitat e non solo la
provenienza da un vitigno che, in teoria, potrebbe essere piantato
anche altrove, come del resto già avviene. Significa che quando lo si
beve scorrono davanti paesaggi, paesi, colline, uomini e storie. Non
si tratta solo di bere un po’ di vino bianco, ma di considerarlo il genius loci di un territorio, un flacone di una tradizione antica che ha
visto generazioni di protagonisti e che oggi racconta un percorso che
giunge fino a noi, regalandoci emozioni colte attraverso vini straordinari. E quelli che vi presento qui sono in assoluto fra i migliori.
235
geografia viticola
di un grande bianco
Tutta l’area a Doc e a Docg che ha a che fare con il Verdicchio dei
Castelli di Jesi si colloca intorno alla valle dell’Esino. Ci sono comuni
sulla riva sinistra e sulla riva destra, un po’ come a Bordeaux. A sinistra (dando le spalle alla sorgente) ci sono i paesi di Ostra Vetere,
Montecarotto e Castelplanio. Sulla riva destra quelli di Cupramontana, Castelbellino e Staffolo. Maiolati Spontini è proprio sul fiume
ed è difficile collocarlo con precisione.
Le differenze fra i vari Verdicchio esistono, ma sono molto spesso determinate dai diversi stili di vinificazione più che dalla collocazione vera e propria. Tendenzialmente si dice che a sinistra il Verdicchio è più potente, a destra più elegante e fresco. Ma, appunto, sono
tendenze.
Partendo da Jesi la prima cantina da visitare è anche la più lontana, ma è formidabile. Si tratta della Garofoli che ha sede a Castelfidardo, vicino Loreto. Le vigne del Verdicchio sono a Montecarotto,
ma il centro aziendale è lì. Carlo e Gianfranco Garofoli fanno grandi
vini, non solo Verdicchio, ma il Podium, la Selezione Gioacchino Garofoli e il Serra Fiorese sono fra i migliori bianchi d’Italia. Ad Osimo,
a poca distanza, ecco la sede di un’altra cantina molto famosa: Umani Ronchi. Di proprietà della famiglia Bernetti, produce alcuni dei
migliori Verdicchio in assoluto. Il Plenio, il Vecchie Vigne e il Casal
di Serra in particolare.
Da Osimo conviene riprendere l’A14, uscire a Falconara e ritornare verso Jesi. Proprio nelle vicinanze ecco Montecappone dei fratelli
Mirizzi. Il loro migliore Verdicchio è l’Utopia Riserva, ottimo. A Cupramontana, sulla riva destra, c’è Giuseppe Bonci con il suo splendido
e potente San Michele. Ma c’è anche Colonnara, la più antica delle
cooperative della zona, con il validissimo e conveniente Cuprese.
236
Scendiamo verso valle e arriviamo a Maiolati Spontini, dalla
Monte Schiavo della famiglia Pieralisi, per assaggiare il Palio di San
Floriano, buono e molto conveniente. A due passi c’è la Fazi Battaglia di Castelplanio, forse la più famosa cantina di Verdicchio in
assoluto. Oggi fa vini di notevole impatto, come il San Sisto e il Massaccio Chiudiamo con una grande cooperativa, la Moncaro di Montecarotto, che pure fa vini eccezionali, come il Vigne Novali Riserva.
237
indirizzi
Bonci
Via Torre, 15
60034 Cupramontana (AN)
Tel. +39 0731 789129
www.vallerosa-bonci.com
Colonnara
Via Mandriole, 6
60034 Cupramontana (AN)
Tel. +39 0731 780273
www.colonnara.it
Fazi Battaglia
Via Roma, 117
60031 Castelplanio (AN)
Tel. +39 0731 81591
www.fazibattaglia.it
Garofoli
Via Carlo Marx, 123
60022 Castelfidardo (AN)
Tel. +39 071 7821062
www.garofolivini.it
Moncaro
Via Piandole, 7a
60036 Montecarotto (AN)
Tel. +39 0731 89245
www.moncaro.com
238
Monte Schiavo
Fraz. Monteschiavo
60030 Maiolati Spontini (AN)
Tel. +39 0731 700385
www.monteschiavo.it
Montecappone
Via Colle Olivo, 2
60035 Jesi (AN)
Tel. +39 0731 205761
www.montecappone.com
Umani Ronchi
Via Adriatica, 12
60027 Osimo (AN)
Tel. +39 071 7108019
www.umanironchi.com
239
da bere
Verdicchio Villa Bucci Riserva 2010
95/100
Euro 31,00
Bucci
Via Cona, 30
60010 Ostra Vetere (AN)
www.villabucci.com
Ampelio Bucci è un’istituzione nel mondo del Verdicchio. Del resto, come dicevano i Latini, nomen omen, ed ampelos in Greco vuol
dire vite. Da tre decenni produce, con l’aiuto di Giorgio Grai, enologo
di grande talento, alcuni fra i migliori bianchi d’Italia.
Il suo Villa Bucci Riserva, in particolare, è un capolavoro. Matura per due anni in botti grandi. Verde oro chiaro. Naso delicato e
complesso, che parte con sentori di cedro, anice, erbe aromatiche e
susina gialla, con lievi apporti affumicati in sottofondo. Salino, elegante, setoso e armonico.
240
Verdicchio Classico Riserva San Paolo 2010
92/100
Euro 15,00
Pievalta
Via Monteschiavo, 18
60030 Maiolati Spontini (AN)
www.pievalta.it
Fa parte delle aziende di proprietà della Barone Pizzini, famosa
cantina di Franciacorta, e si basa, come le altre, su una viticoltura
ispirata alla filosofia biodinamica. Punta di diamante della produzione questo San Paolo.
Affinato in acciaio sur lie per circa tre anni. Giallo paglia vivo.
Naso complesso, con sentori agrumati, poi pomodoro verde, basilico e note affumicate in sottofondo, di chiare origini tioliche. Sapore
teso, agile, non eccessivamente corposo ma elegante.
241
dormire e mangiare
Hotel Federico II
Via Ancona, 100
60035 Jesi (AN)
Tel. +39 0731 211079
www.hotelfederico2.it
Dopo una giornata passata a girare nei vigneti, un po’ di comfort
ci vuole. Questo hotel, intitolato al grande imperatore del Medioevo
nato a Jesi, non sarà il massimo del romantico ma è immerso nel verde, è moderno, confortevole, c’è un’ottima spa e la doppia costa dai
130 euro in su a seconda della stagione. Le stanze sono molte, ben
130, ma gli spazi non mancano, sono anche disponibili residence in
casa colonica per lunghi soggiorni.
Infine c’è un buon ristorante di cucina locale un po’ modernizzata dal punto di vista della tecnica e della presentazione dei piatti. Si
chiama La Rotonda, e propone anche una lista dei vini “di Territorio”, come recita la prefazione, di tutto rispetto, con una particolare
attenzione proprio al Verdicchio dei Castelli di Jesi in tutte le sue
migliori espressioni.
242
TRA MARCHE E ABRUZZO
la terra di mezzo unita
dall’enologia
Confine. Sulle colline separate dal fiume Tronto, le bacche
rosse del Montepulciano. E grandi vini
3 maggio
Non siamo tra la Contea e Mordrod, e non ci sono anelli da distruggere. Del resto, e per vostra disgrazia, non è neanche Tolkien
l’autore dell’articolo, che parlerà di un territorio che a suo modo è
una terra di mezzo.
Un luogo dove si incontrano due culture diverse, quella Picena e
quella dell’Abruzzo Teramano. Dove il corso del Tronto segnò per secoli addirittura un confine fra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli,
e prima di allora fra i residui domini bizantini e quelli longobardi.
C’è però una cosa che unisce questi due mondi.
È un tipo di uva da vino, una varietà a bacca rossa, che a sua volta
allude a una terra lontana e diversa e si chiama Montepulciano, perché nell’immaginario collettivo produceva un vino che somigliava a
quello che scaturiva dalle vigne poliziane, che però derivava e deriva
da un’uva differente, il Prugnolo Gentile, una varietà di Sangiovese.
Il Montepulciano ha ottenuto addirittura la Docg nella zona delle Colline Teramane, dove assume corpo e potenza da grande fuoriclasse. Nell’Ascolano è invece alla base del Rosso Piceno Superiore,
che prevede anche la presenza di una quota proprio di Sangiovese
nell’uvaggio, a mitigarne la strabordante ricchezza.
Due grandi rossi, insomma, al di qua e al di là del fiume, che
n
243
provengono da vigneti che in qualche caso si guardano come fossero
schierati dalle parti opposte di una trincea, sfidandosi però solo per
la superiorità organolettica che, a seconda di chi la valuta, appartiene all’uno o all’altro alternativamente, come in un eterno pareggio.
Anche i paesaggi e i suoli, in prevalenza argillosi, sono simili. Il
cosiddetto ondulato ascolano, una forma di terreno molto tipica di
quella zona, è forse più serrato delle colline teramane, più grandi
e un po’ più alte. Comune, invece, è l’equidistanza dal mare e dalle
montagne, con escursioni termiche anche di oltre 20 gradi fra giorno
e notte nel periodo di maturazione delle uve Montepulciano, che si
raccolgono quasi sempre verso la seconda metà di ottobre.
Diversi anche i protagonisti, con una sola azienda, la Umani
Ronchi della famiglia Bernetti, che possiede vigne dall’una e dall’altra parte del Tronto, sia nelle Marche sia in Abruzzo, insomma. Così
a Velenosi, Cocci Grifoni, De Angelis e Ciù Ciù, ad Ascoli, rispondono Illuminati, Villa Medoro, Nicodemi, Montori in Abruzzo, sfidandosi a suon di grandi, longevi e corposi vini rossi, che respirano la
stessa aria, abitano terre simili e si esprimono con caratteristiche che
solo assaggiatori disattenti non riescono a trovare paragonabili, e in
qualche caso quasi indistinguibili.
Qui ne troverete due rappresentativi delle rispettive origini, ma
soprattutto buonissimi e non eccessivamente costosi, due aspetti
molto comuni a entrambe le tipologie e, infine, prodotti da due signore del vino, Angela Piotti Velenosi e Federica Morricone.
244
i migliori produttori
Iniziamo da nord, e quindi dal comprensorio Piceno. I grandi interpreti del Rosso Piceno Superiore sono molti. Storicamente Cocci
Grifoni e Villa Pigna sono fra gli antesignani. Umani Ronchi subito
dopo, anche se la vera specialità della casa è nel Verdicchio. Di Velenosi ve ne parlo in fondo, citando il vino migliore. Tra gli emergenti
di sicuro Ciù Ciù, la minuscola Le Caniette, con il sontuoso Morellone, e il Podere Capecci San Savino a Ripatransone.
In Abruzzo il nome della tradizione è quello di Illuminati, con i
suoi Zanna e Pieluni, grandi Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. Nicodemi con il Neromoro e Camillo Montori con il Fonte
Cupa subito dopo. Poi i fratelli Barba. Infine Emidio Pepe e Luigi Valori, che seppure non facciano la versione Docg, non possono proprio
mancare in questo breve e personalissimo elenco.
245
indirizzi
Cocci Grifoni
Contrada Messieri, 12
63038 Ripatransone (AP)
Tel. +39 0735 90143
www.tenutacoccigrifoni.it
De Angelis
Via San Francesco, 10
63082 Castel di Lama (AP)
Tel. +39 0736 8729
www.tenutadeangelis.it
Le Caniette
Contrada Canali, 23
63038 Ripatransone (AP)
Tel. +39 0735 9200
www.lecaniette.it
Podere Capecci San Savino
Via Santa Maria in Carro, 13
63038 Ripatransone (AP)
Tel. +39 0735 90107
www.sansavino.com
Umani Ronchi
Via Adriatica, 12
60627 Osimo (AN)
Tel. +39 071 7108019
www.umanironchi.com
246
Villa Pigna
Contrada Ciafone, 63
63073 Offida (AP)
Tel. +39 0736 87525
www.villapigna.com
Fratelli Barba
Frazione Scerne
64020 Pineto (TE)
Tel. +39 085 8990104
www.fratellibarba.it
Illuminati
Contrada San Biagio, 18
64010 Controguerra (TE)
Tel. +39 0861 808008
www.illuminativini.it
Camillo Montori
Piane Tronto, 80
64016 Controguerra (CH)
Tel. +39 0861 809900
www.montorivini.it
Nicodemi
Contrada Veniglio
64024 Notaresco (TE)
Tel. +39 085 895493
www.nicodemi.com
247
Emidio Pepe
Via Chiesi, 10
64010 Torano Nuovo (TE)
Tel. +39 0861 856493
www.emidiopepe.com
Valori
Via Torquato di Salinello, 8
64027 Sant’Omero (TE)
Tel. +39 0861 88461
[email protected]
248
da bere
Rosso Piceno Superiore
Roggio del Filare 2010
91/100
Euro 22,00
Velenosi
Via dei Biancospini, 11
63100 Ascoli Piceno
Tel. +39 0736 341218
www.velenosivini.com
Da uve Montepulciano per il 70% e Sangiovese per il 30%. Matura in barriques di diversa età per un anno e mezzo. Ha colore rubino cupo, profumi di cassis, amarena e viola e cardamomo.
Il sapore è morbido, avvolgente, caldo e lungo. Servitelo a 18°
abbinandolo a grigliate di carne e a classici vincisgrassi al ragù.
249
Montepulciano d’Abruzzo
Colline Teramane Adrano 2010
91/100
Euro 22,00
Villa Medoro
Contrada Medoro, 1
64030 Atri (TE)
Tel. +39 085 8708139
www.villamedoro.it
Da uve Montepulciano. Matura un anno in barriques. Ha colore
rubino quasi impenetrabile e profumi di confettura di visciola, cassis, viola e lievi note speziate di vaniglia e cardamomo.
Il sapore è ricco, denso, corposo e caldo, con tannini appena accennati. Da bere a 18°, con agnello al forno e classici arrosticini.
250
dormire e mangiare
Agriturismo Oasi degli Angeli
Contrada Sant’Egidio, 50
63064 Cupra Marittima (AP)
Tel. +39 0735 778569
www.kurni.it
Stavolta vi mando veramente in campagna, da due fantastici
agricoltori e viticoltori in particolare, Marco Casolanetti ed Eleonora
Rossi. Siamo ad Oasi degli Angeli. Qui si fanno magnifici vini, come
il Kurni ed il Kupra, rossi d’autore splendidi, rari e costosi, a base di
Montepulciano il primo, di Bordò (Grenache) il secondo. Si fa un
olio extravergine assoluto.
Ma soprattutto c’è l’agriturismo. Un ottimo ristorante, dove si
spendono 50 euro, più il vino, e anche qualche stanza, forse cinque
in tutto. Intorno c’è la campagna, a pochi chilometri il mare. E se
voleste staccare la spina per un paio di giorni… Non dico altro. Telefonate per tempo, però.
251
ABRUZZO
quei vigneti di cui andar fieri
fra i monti e il mare
Fiore all’occhiello. La vicinanza delle cime al Mediterraneo genera un clima unico, che culla alcuni dei migliori
vini d’Europa
8 novembre
Dal Gran Sasso alla Maiella, si potrebbe dire. E sui colli digradanti dai due massicci e nelle pianure un po’ ondulate che si spingono fino al mare, le vigne sono il continuum del paesaggio, che colonizzano al pari degli uliveti. È un Mediterraneo particolare quello
abruzzese, tra le spiagge di Francavilla e le piste da sci del Block
Haus ci sono solo 30 chilometri, meno di un’ora d’auto, e il clima
è sempre in movimento a causa di queste differenze così drastiche.
Da tutto questo chi ne trae maggior vantaggio, a parte noi che ci
godiamo gli effetti, sono proprio le viti. Durante i periodi vegetativi
ci possono essere 40 gradi di giorno e appena 15 la notte, e questo
consente di non far metabolizzare dalle piante tutta una serie di sostanze, acidi organici in particolare, che restano così negli acini e
poi determineranno una maggiore formazione di profumi nei vini
futuri, bianchi da Trebbiano e in parte da Pecorino, rossi da Montepulciano.
Una terra magica, insomma, che consente una produzione vinicola notevole, di più di tre milioni di ettolitri nel 2010, un dato che
supera il 7% di quello nazionale, su una superficie totale che, invece,
è di poco superiore al 3% e per due terzi è montagnosa. In poche
n
252
parole questo significa che, dove è possibile, la viticoltura abruzzese
è particolarmente efficiente e il territorio risulta molto vocato in diverse zone. Nella zona dei Colli Aprutini, ad esempio, dove ci sono
aziende di grande fama anche internazionale. Una, in particolare, è
una vera leggenda. Si tratta di quella dei Valentini, a Loreto Aprutino, condotta fino al 2006 da Edoardo e ora nelle mani di suo figlio
Francesco Paolo, che ne continua l’opera con passione e rigore. Il suo
Trebbiano d’Abruzzo è spesso annoverato, a ragione, tra i migliori
bianchi italiani in assoluto, e la stessa cosa capita, quando esce, al
suo Montepulciano d’Abruzzo, prodotto solo nelle annate ritenute
adatte, un vero monumento alla vitienologia regionale.
Altro grande protagonista della scena enologica d’Abruzzo è stato Gianni Masciarelli, scomparso nel 2008, fondatore di una delle
più belle cantine d’Italia a San Martino sulla Marrucina. Ora è sua
moglie Marina Cvetic Masciarelli alla testa dell’azienda, e anche nel
suo caso il livello produttivo è rimasto altissimo e affidabile. Il Montepulciano d’Abruzzo Villa Gemma è famoso in tutto il mondo per la
sua potenza e per una longevità notevolissima, tanto che ancora oggi
le prime annate prodotte, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei
Novanta, sono ancora perfettamente bevibili.
Sono proprio il Trebbiano di Valentini del 2010 e il Montepulciano Villa Gemma del 2008 i protagonisti delle degustazioni che vi
propongo. Non sono vini da tutti i giorni, il loro costo è elevato, ma
rappresentano davvero due vertici assoluti della produzione di qualità del nostro Paese. Vini dei quali andar fieri, davvero.
253
re Montepulciano
e i suoi vassalli sul Gran Sasso
Questa è solo una piccola selezione, molto severa, di quello che
si può trovare nell’Abruzzo centro meridionale. Iniziando da nord
ecco Contesa a Collecorvino, con il suo ottimo Pecorino, e Torre dei
Beati, a Loreto Aprutino, con una serie di deliziosi Montepulciano
d’Abruzzo dal tocco artigianale.
Tra Gran Sasso e Maiella, e tra le province de L’Aquila e Pescara,
ecco Luigi Cataldi Madonna ad Ofena, che propone il Tonì, un grandissimo Montepulciano d’Abruzzo, e un paio di versioni di Pecorino
di tutto rispetto. A Popoli c’è Valle Reale, di Leonardo Pizzolo, giovane viticoltore di grande talento. Il suo Montepulciano San Calisto
è un fuoriclasse, ed è ottimo anche il Trebbiano velato delle vigne di
Capestrano.
A Bolognano c’è Ciccio Zaccagnini, altra firma di grande rilevo della vitienologia regionale. Notevole il suo Montepulciano d’Abruzzo Terre di Casauria San Clemente. Cristina Tiberio invece è a
Cugnoli, dall’altra parte del Pescara, e propone un ottimo Pecorino,
vera specialità della casa.
A Chieti ecco la Tenuta I Fauri, a Spoltore La Valentina e a Francavilla Pasetti, tutte cantine a un tiro di schioppo fra loro, e tutte specialiste soprattutto di Montepulciano. Chiudono la grande Cantina
Tollo, appena a sud di Chieti, e Agriverde, ad Ortona, quest’ultima
antesignana della viticoltura biologica in regione.
254
indirizzi
Agriverde
Villa Caldari, Via Stortini, 23/a
66026 Ortona (CH)
Tel. +39 085 9032101
www.agriverde.it
Luigi Cataldi Madonna
Località Piano
67025 Ofena (AQ)
Tel. +39 0862 954252
www.cataldimadonna.com
Contesa
Contrada Caparone
65010 Collecorvino (PE)
Tel. +39 085 8205078
www.contesa.it
Tenuta I Fauri
Strada Corta, 9
66100 Chieti
Tel. +39 0871 33267
www.tenutaifauri.it
La Valentina
Via Torretta, 52
65010 Spoltore (PE)
Tel. +39 085 4478158
www.fattorialavalentina.it
255
Pasetti
Via San Paolo, 21
66023 Francavilla al Mare (CH)
Tel. +39 085 61875
www.pasettivini.it
Tiberio
Contrada La Vota
65020 Cugnoli (PE)
Tel. +39 085 857644
www.tiberio.it
Cantina Tollo
Via Garibaldi, 68
66010 Tollo (CH)
Tel. +39 0871 96251
www.cantinatollo.it
Torre dei Beati
Contrada Poggioragone, 56
65014 Loreto Aprutino (PE)
Tel. +39 085 4916069
[email protected]
256
da bere
Montepulciano d’Abruzzo
Villa Gemma 2008
95/100
Euro 55,00
Masciarelli
Via Gamberale, 1
66010 San Martino sulla Marrucina (CH)
Tel. +39 0871 85241
www.masciarelli.it
Da uve montepulciano. Matura 12 mesi in tini di rovere e 18
mesi in barriques nuove. Il colore è rubino granato molto intenso e
concentrato. Naso di eccezionale complessità, dominato da note di
amarena, cassis, cardamomo e vaniglia, con lievi accenni di cacao.
Sapore imponente, di grande corposità ma anche teso da un’acidità insospettabile ben tamponata dagli elementi morbidi, alcolici
e glicerici. Tannini fitti e vellutati e chiusura d’impressionante lunghezza. Grandissimo vino.
257
Trebbiano d’Abruzzo 2010 Valentini
97/100
Euro 60,00
Valentini
Via del Baio, 2
65014 Loreto Aprutino (PE)
Tel. +39 085 8291138
Da uve trebbiano. Vinificazione con lieviti autoctoni, matura
in botti grandi finché serve, poi si affina in bottiglia. Non è filtrato. Il colore è giallo paglia lievemente opalescente, perché deriva da
un’annata nella quale la componente proteica non è molto stabile.
Profumi già complessi, cedro, fiori di campo, pasta di olive nere, lieviti e qualche nota fumé, minerale, tipica di fenomeni di riduzione.
Sapore elegantemente rustico, con l’acidità ben presente, accenni di anidride carbonica e una delicata stoffa setosa, che si tende, ma
riesce a intercettare e tamponare gli spigoli. Un vino grandissimo
che migliorerà nel tempo.
258
dormire e mangiare
Villa Maiella
Località Villa Maiella, Via Sette Dolori, 30
66016 Guardiagrele (CH)
Tel. +39 0871 809319
www.villamaiella.it
Guardiagrele è uno di quei paesi quasi sconosciuti ma bellissimi
che fanno dell’Italia un luogo ancora in gran parte da scoprire. È uno
splendido borgo medievale ai piedi del Massiccio della Maiella, ma
negli ultimi anni ha avuto una certa fama per un albergo ristorante
di grande interesse enogastronomico, che è quello che vi cito qui.
Appena quattordici stanze, moderne e funzionali, un magnifico
ristorante di cucina tradizionale ma non solo, e se fa bel tempo si
può pranzare sulla bella terrazza con vista sulla montagna. Prezzi
ragionevolissimi, camera doppia a 110 euro, pranzo intorno ai 50/60
vini locali compresi (la cantina è davvero notevole) e grande cortesia
nell’accoglienza. Un vero indirizzo prezioso.
259
CAMPANIA
oltre ai fuochi una terra da amare
Irpinia. Grandi vini in una campagna che non ha mai
smesso di essere meravigliosa. E che grazie a Campania
Stories si sta riscoprendo
22 marzo
Massimo Iannaccone , Diana Castaldo e Paolo De Cristofaro
sono tre giovani di Avellino. Da tre anni, senza alcun aiuto pubblico,
con le risorse che un gruppo di sponsor mettono a loro disposizione, organizzano il progetto enologico Campania Stories (quest’anno il primo appuntamento è stato il 12-17 marzo, per i vini rossi, e
il prossimo sarà il 18-24 novembre, per i bianchi). Invitano famosi
wine critics italiani e stranieri, organizzano approfonditi seminari
sui maggiori vini campani e visite in cantina e degustazioni aperte al
pubblico degli appassionati.
Come mai l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania
ignori tutto ciò non è dato di saperlo. Sta di fatto che se Antonello
Lucisano, presidente del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana, ha potuto spiegare ad alcuni rappresentanti della stampa internazionale quale sia la verità sull’inquinamento nell’agro napoletano e sui controlli, accuratissimi, che si stanno eseguendo, la cosa la
si deve a quei tre ragazzi e non agli amministratori locali.
L’ultimo incontro di Campania Stories è stato un po’ più triste
degli altri. Poco più di un mese fa, infatti, è scomparso Antonio Mastroberardino, il “padre della patria” della vitienologia irpina e campana. I vini che ha prodotto fin dal 1952 hanno segnato la rinascita
della Campania in questo campo. I suoi Greco di Tufo, Fiano di Avel-
n
260
lino e soprattutto i suoi Taurasi Radici Riserva sono da annoverare
fra i migliori in senso assoluto. Da alcuni anni era stato affiancato
dal figlio Piero, uomo colto e intelligente, che continua l’opera del
padre con grande bravura.
Già, il Taurasi. Immenso rosso irpino prodotto con sole uve
Aglianico. Un monumento enologico capace di invecchiare per decenni. Difficile da produrre, dato che le uve maturano tardi, con lentezza, tanto che la vendemmia si protrae fino al mese di novembre
con i grappoli che talvolta vengono ricoperti dalla neve. Uno strano
Sud, quello irpino. Castagni, abeti, querce, noccioleti dappertutto.
Montagne alte quasi duemila metri, e un clima continentale, con autunni freddi.
Accanto al Taurasi Radici Riserva dei Mastroberardino voglio
citarvi quello che gli appassionati considerano l’altro monumento,
se non altro perché deriva da un vigneto davvero magnifico, a Castelfranci. Lo produce Michele Perillo, minuscolo viticoltore dalla
sconfinata passione. L’altra faccia del Taurasi, più artigianale, ma
altrettanto rappresentativa di un territorio fra i più validi del nostro Mezzogiorno e dell’Italia intera, sotto il profilo vitivinicolo. Un
esempio positivo del quale si parla poco, disgraziatamente. Oltretutto in un periodo nel quale l’immagine della Campania avrebbe
bisogno di essere veicolata anche in modo diverso da come stiamo
assistendo negli ultimi anni.
Facendo riferimento ai vini, agli olii, ai prodotti alimentari che
provengono dai circa 100mila ettari di terreni dedicati all’agricoltura, e non ai soli 64 della terra dei fuochi, che potrebbero diventare
poco più di 90 nella peggiore delle ipotesi. Meno dell’1% del totale.
Troppi lo stesso, per carità, ma meno, molti meno di quanto non
s’immagini.
261
cantine di uno strano Sud,
fra i monti irpini
Taurasi è un piccolo paese di duemila abitanti circa, situato a
nord-est di Avellino. È anche il cuore della produzione del vino omonimo, dal 1993 a Docg, che deriva da vigneti collocati in 17 comuni
dell’Irpinia. Da una ventina di anni a questa parte si è assistito a una
vera esplosione nel numero dei produttori. Si potevano contare sulla
dita di una mano prima del ‘90, oggi sono diverse decine.
Oltre a Mastroberardino, primo in assoluto, è necessario ricordare Terradora, di proprietà di Walter Mastroberardino e della sua
famiglia. Il Taurasi Fatica Contadina è tra i must della zona. Poi
Feudi di San Gregorio, del professor Pellegrino Capaldo, una grande
e moderna cantina che produce il Taurasi Piano di Montevergine.
Molto caro ma ottimo il Taurasi Vigna Quintodecimo Riserva della
cantina omonima di Luigi Moio e Laura Di Marzo, un vero fuoriclasse.
Formidabile il Taurasi Coste di Contrade di Taurasi, più rustico
e avvolgente il Poliphemo di Luigi Tecce, vero vigneron della zona,
così come Sabino Loffredo, grande bianchista a Pietracupa ma anche ottimo interprete di Taurasi. Buoni il Vigna Noè, del giovanissimo Sergio Iavarone, proprietario di A Casa e il Donnachiara di Chiara Petito. Finisco con un grande classico, il Vigna Macchia dei Goti
di Antonio Caggiano, splendido.
262
indirizzi
Terredora
Via Serra
83030 Montefusco (AV)
Tel. +39 0825 968215
www.terredora.com
Feudi di San Gregorio
Contrada Cerza Grossa
83050 Sorbo Serpico (AV)
Tel. +39 0825 986621
www.feudi.it
Quintodecimo
Via San Leonardo, 27
83036 Mirabella Eclano (AV)
Tel. +39 0825 449321
www.quintodecomo.it
Contrade di Taurasi
Via Municipio, 39
83030 Taurasi (AV)
Tel. +39 0827 74483
www.cantinelonardo.it
Luigi Tecce
Via Trinità
83052 Paternopoli (AV)
Tel. +39 349 2957565
[email protected]
263
Pietracupa
Contrada Vadiaperti, 17
83030 Montefredane (AV)
Tel. +39 0825 607418
[email protected]
A Casa
Via Filande, 6
83100 Avellino
Tel. +39 0825 626406
www.cantineacasa.it
Donnachiara
Via Stazione
83030 Montefalcione (AV)
Tel. +39 0825 977135
www.donnachiara.it
Antonio Caggiano
Contrada Sala
83030 Taurasi (AV)
Tel. +39 0827 74723
www.cantinecaggiano.it
264
da bere
Taurasi Radici Riserva 2007
Euro 25,00
Mastroberardino
Via Manfredi, 75/81
83042 Atripalda (AV)
Tel. +39 0825 614175
www.mastroberardino.com
Deriva da sole uve Aglianico e matura in grandi botti di rovere
per quasi tre anni. Segue poi un analogo periodo di affinamento in
bottiglia. La versione del 2007 è sontuosa.
Ha colore granato intenso, profumi di viola, liquirizia e frutti di
bosco, con un inconfondibile sottofondo appena fumé. Il sapore è
deciso, ancora tannico ma agile ed elegante. Da servire a 18° con
capretto al forno.
265
Taurasi 2006
Euro 40,00
Michele Perillo
Contrada Vale, 19
83040 Castelfranci (AV)
Tel. +39 0827 72252
[email protected]
Un grande rosso, che deriva da un vigneto di Aglianico coltivato
a raggiera avellinese, tecnica antichissima. Ha colore granato intenso e profumi avvolgenti, lievemente balsamici, con note di amarena,
viola e garofano.
Il sapore è deciso, persino arcigno, per tannini giovanili e scalpitanti. Abbinatelo a umido di manzo e ziti al ragù, servendolo a 18°.
266
dormire e mangiare
Marennà
Contrada Cerza Grossa
83050 Sorbo Serpico (AV)
Tel. +39 0825 986621
www.feudi.it/marenna
chiuso martedì sera e domenica
Per pranzare c’è l’imbarazzo della scelta. Io andrei in un posto magnifico, Marennà, a Sorbo Serpico. Si trova all’interno della
splendida cantina dei Feudi di San Gregorio e ha una proposta gastronomica interessantissima, basata sulle materie prime della zona
e realizzata dallo chef Paolo Barale. La vista che si gode dalle vetrate
del locale, che dà sulla campagna circostante, da sola vale il viaggio.
Costa in media 50 euro, più il vino.
Hotel De la Ville
Via Palatucci, 20
Tel. +39 0825 780911
www.hdv.av.it
Se volete girare per le campagne, la migliore soluzione è l’Hotel De la Ville, che si trova fuori dal centro. È un albergo moderno,
confortevole, magari non il massimo del romanticismo, ma molto
pratico. Una doppia va dai 90 ai 170 euro, a seconda della stagione.
267
TRA CAMPANIA E MOLISE
la forca sannita d’Appennino
gemma atipica del Meridione
Sud. Sulle colline e i monti lontani dal mare, aglianico,
piedirosso e falanghina regnano sovrani. Curati da viticoltori di rara bravura
13 dicembre
A Roma, via Sannio è vicino a San Giovanni ed è famosissima
per il mercato dell’usato che esiste dal dopoguerra. Ma se chiedete a
un normale cittadino dove diavolo sia Sannio, o il Sannio, ben pochi
saprebbero rispondere. Certo, i Sanniti, quelli che obbligarono i Romani a passare sotto le Forche Caudine (senza specificare cosa avveniva dopo). Quindi dovrebbe essere tra le montagne dell’Appennino,
in zona più o meno centro meridionale. Ma che esista davvero una
sub regione chiamata Sannio e che, tra l’altro, travalichi i confini fra
la Campania e il Molise, questo lo sanno davvero in pochi, a Roma e
altrove in Italia. Eppure è proprio così.
Il Sannio si trova fra le province di Benevento e di Campobasso,
il Taburno lo separa dall’agro Caiatino e dall’Irpinia, il Matese dalla
valle del Volturno e dal Casertano, l’Appennino Dauno dalla Puglia.
Per il resto toponimi con il nome Sannio ce ne sono a bizzeffe, da
Rionero Sannitico e Poggio Sannita in Molise, fino a San Giorgio del
Sannio al confine con Avellino. Soprattutto nella parte campana c’è
un mare di ulivi e di vigne, con paesaggi che potrebbero rivaleggiare
con quelli di Langa o della Valpolicella.
Più della metà della produzione vitivinicola della Campania, in
n
268
particolare, viene proprio da qui, e vitigni quali l’aglianico, il piedirosso e la falanghina regnano sovrani. Soprattutto la falanghina, che
qui domina la scena e trova la sua più probabile patria d’origine. Da
qualche tempo c’è persino la Docg Aglianico del Taburno, la quarta
in regione, dopo le tre irpine. Poi una Doc Sannio che può essere accompagnata dall’indicazione delle sottozone Guardia Sanframondi,
Guardiolo, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Taburno.
E tanti produttori, tanti viticoltori, spesso associati in cantine
cooperative di sorprendente valore, come nel Sud è raro trovare. Ma
questo è un Meridione diverso, montanaro, collinare, dove il sole non
splende sempre e la luna e i mandolini non sono così comuni. Anche
il dialetto è più chiuso, un misto fra campano e molisano, e d’inverno
la neve è di prammatica e le Panda 4X4 le auto più gettonate.
Parlavo di cantine sociali, e allora eccovi due vini di due cooperative fondamentali per la zona. Il possente, costoso, straordinario
Bue Apis, un rosso leggendario da uve aglianico, non ancora Docg
perché proveniente da una vendemmia di alcuni anni fa. Ce lo propone la Cantina del Taburno. Leggero, profumato, soprattutto ottenuto con vinificazione senza solfiti, con il progetto Sfide, realizzato
dal team enologico di Riccardo Cotarella, enologo di fama mondiale,
è la Falanghina del Sannio Calvese della cantina La Guardiense, conveniente ed ecocompatibile. Che volere di più?
269
le sorprendenti cantine del Sannio
Iniziamo con una cantina di Torrecuso, nella zona del Taburno,
nota anche per la locale squadra di calcio che sta dominando la ex
serie D, oltre che per lo splendido borgo medievale. È La Rivolta dei
Cotroneo, che propone un ottimo Aglianico del Taburno e una deliziosa Falanghina del Sannio.
In zona c’è chi fa anche il Greco, un vitigno più comune in Irpinia, ma che anche qui dà ottimi risultati. Ce lo propongono Fulvio
ed Imma Cautiero, insieme alla Falanghina del Sannio Fois che è un
piccolo fuoriclasse. Andate a trovarli, sono simpaticissimi, tra l’altro.
Libero Rillo è la star della zona. La sua cantina Fontanavecchia
è famosa per la Falanghina del Sannio Taburno e soprattutto per l’Aglianico del Taburno Vigna Cataratte Riserva, uno dei migliori rossi
della zona.
Oppida Aminea è una delle aziende dell’Arcipelago Muratori,
un’azienda che ha vigneti in Franciacorta, in Toscana, ad Ischia ed
anche qui. Francesco Iacono, enologo e ricercatore, che ne è responsabile tecnico, ha prodotto il Simbiotico Bianco, da uve fiano, greco,
falanghina e altre varietà locali. Lo fa senza uso di solfiti, ed è davvero magnifico.
270
indirizzi
Cautiero
Contrada Arbusti
82030 Frasso Telesino (BN)
+39 3387640641
www.cautiero.it
Fontanavecchia
Via Fontanavecchia
82030 Torrecuso (BN)
Tel. +39 0824 876275
www.fontanavecchia.info
La Rivolta
Contrada Rivolta
82030 Torrecuso (BN)
Tel.+39 0824 872921
www.fattorialarivolta.it
Oppida Aminea
Contrada Colantuoni, 20
82100 Benevento
Tel. +39 0824 334061
[email protected]
271
da bere
Bue Apis 2008
92/100
Euro 42,00
Cantina Taburno
Via Sala
82030 Foglianise (BN)
Tel. +39 0824 871338
www.cantinadeltaburno.it
Da uve aglianico, matura per oltre due anni in barriques di castagno. Ha colore granato intenso e profumi tipici, di amarena, tabacco nero, spezie dolci, terra bagnata. Il sapore è solido, possente,
tannico, caldo, molto persistente.
Un rosso imponente, da servire anche a 20°, abbinandolo a castrato in umido, brasato di manzo, parmigiana di melanzane.
272
Falanghina del Sannio Calvese 2013
87/100
Euro 9,00
La Guardiense
Località Santa Lucia, 104/105
82034 Guardia Sanframondi (BN)
Tel. +39 0824 864034
www.laguardiense.it
Da uve falanghina, è vinificato senza uso di anidride solforosa e
viene affinato per qualche mese in vasche di acciaio. Ha colore giallo
chiaro, lievemente verdolino. Al naso è fragrante, immediato, pieno
di note di frutta gialla, nespola, susina, ananas, poi fiori di campo e
accenni fermentativi. Sapore fresco, salino, agile, molto piacevole,
sottile e di buona lunghezza.
Servitelo a 8°, con formaggi freschi e pesce bianco.
273
dormire e mangiare
Acquapetra Resort & Spa
Strada Statale Telesina, 1
82037 Telese Terme (BN)
Tel. +39 0824 975007
www.aquapetra.com
È un albergo magnifico, esclusivo, appena fuori il centro termale
di Telese. Ricavato in un borgo in mezzo agli ulivi, che definiscono il
paesaggio, con le stanze raggiungibili intorno al centro di accoglienza, ampie e molto confortevoli.
Detta così sembra un luogo costosissimo. Invece una doppia costa da 120 euro in su, c’è la spa e soprattutto c’è un ottimo ristorante,
la Locanda del Borgo, che è aperto anche ai clienti esterni dal mercoledì alla domenica.
Un posto da sogno, insomma, ideale per essere la base per poi
visitare le cantine sannite che sono tutte non troppo distanti.
274
PUGLIA
in Salento rossi di mare
per le caldi estati
Varietà. Scuri, profumati e possenti. Sono i vini che maturano sotto il sole del tacco d’Italia, ascoltando le onde
8 marzo
Verde, celeste e bianco. I colori del Salento sono quasi solo quelli.
Colori di una pianura calcarea, di un cielo altissimo, di uliveti centenari e di vigne ad alberello, basse come quelle della Magna Grecia.
Vigne che si punteggiano di rosso scurissimo tra la seconda metà di
agosto e la fine di ottobre, quando l’uva Negroamaro è matura. Perché in Salento si coltiva quasi solo quel vitigno, antico, tradizionale.
Che dà vini possenti, alcolici, con i profumi che ricordano le amarene sotto spirito, la marmellata di more, quella che si attaccava un po’
sul fondo della pentola e che prendeva un po’ di caramello.
Il più grande interprete del Negroamaro, per generale vulgata, è
Severino Garofano. Enologo sommo, che ha fornito la sua consulenza a molte aziende della zona, da Taurino a Vallona, dalla Cantina di
Copertino alla Masseria Monaci. Da diversi anni anche produttore,
proprio a Copertino, a sud di Lecce, dove lo aiutano i figli Stefano e
Renata. I suoi vini sono solo rossi. Qualche anno fa ha fatto estirpare ciò che restava di Chardonnay e Sauvignon, per dedicarsi al solo
amatissimo Negroamaro e a un pochino di Malvasia Nera, colorata
e profumata. Produce tre vini. I Censi, il cui nome ricorda i tributi
dovuti alla Chiesa dai proprietari terrieri. Negroamaro per il 90%
e Malvasia Nera per il 10%, che fa maturare in botti grandi per un
n
275
anno. Avvolgente e ricco, ma davvero poco costoso, visto che una
bottiglia si acquista per meno di dieci euro. Poi il Copertino Rosso
Eloquenzia, questo con relativa Doc. Affinato solo in acciaio e dai
profumi fragranti e fruttati. Infine uno dei migliori rosati italiani, il
Girofle, da solo Negroamaro (come pure il Copertino, peraltro). Una
delizia. Da bere nelle calde sere dell’estate salentina con le grigliate
di verdure della zona. Zucchine, cipolle, melanzane, peperoni, con
un po’ di olio extravergine. La felicità, in fondo, è fatta di piccole cose…
A nord di Lecce, invece, c’è Salice Salentino, forse il centro vinicolo più noto. E a Salice la cantina più famosa è quella di Piernicola
Leone de Castris, un nome leggendario nel panorama vitivinicolo
pugliese. Esiste dal 1665, ma il suo nome è legato sicuramente al Salice Salentino, e al Donna Lisa, top di gamma, in particolare. Ma soprattutto a un rosato, il Five Roses, nato nel ‘46 per prendere in giro
gli occupanti americani che bevevano il loro Bourbon “Four Roses”,
che aveva una rosa in meno e non poteva perciò competere. Anche
lui deriva dal Negroamaro, con piccoli saldi di Malvasia Nera, e anche lui si difende bene nel panorama dei rosati, italiani e non.
276
una cantina d’autore
nel cuore del Mediterraneo
Difficile trovare un luogo altrettanto immerso nel mondo mediterraneo. E difficile dare un’idea di cosa sia la cultura del vino, antichissima e allo stesso tempo moderna. La Cantina Due Palme, condotta da Angelo Maci, ne è chiara dimostrazione. Fa vini semplici,
quotidiani, e grandi vini come il Salice Salentino Riserva Selvarossa,
un Negroamaro esplosivo. La cantina è a Cellino San Marco, vicina
a quella di Albano Carrisi. Voce di acciaio ma anche viticoltore serio
che, fra le molte etichette, propone il suo Platone, da Negroamaro e
Primitivo, e il Don Carmelo, dedicato al padre.
Sempre a Cellino c’è la Masseria Li Veli, con il Salice Salentino Pezzo Morgana Riserva e il Masseria Li Veli, con Negroamaro e
Cabernet Sauvignon. A San Donaci, invece, ci sono i Candido, con
l’ottimo Cappello di Prete, dall’omonima collina, e il possente Duca
d’Aragona, entrambi Negroamaro in massima parte.
A Guagnano due aziende diversissime: Taurino, molto tradizionale, con Patriglione e Notarpanaro, e Càntele, dal passo più moderno, con il Negroamaro Teresa Manara e l’Amativo, che ha un piccolo
saldo di Primitivo nel blend. A Salice Salentino il Castello Monaci e
il suo Aiace, Salice Doc tra i migliori della tipologia, e l’Artas, Salento
Primitivo di grande impatto. Infine Leverano, dai Conti Zecca, con il
Nero, da Negroamaro con un po’ di Cabernet Sauvignon.
277
indirizzi
Cantina Due Palme
Via San Marco, 130
72020 Cellino San Marco (BR)
Tel. +39 0831 617865
www.cantineduepalme.it
Tenuta Albano Carrisi
Contrada Bosco, 13
72020 Cellino San Marco (BR)
Tel. +39 0831 619211
[email protected]
Masseria Li Veli
SP Celino Campi Km. 1
72020 Cellino San Marco (LE)
Tel. +39 0831 618259
www.liveli.it
Candido
Via Armando Diaz, 46
72025 San Donaci (BR)
Tel. +39 0831 635674
www.candidowines.it
Taurino
SS 605
73010 Guagnano (LE)
Tel. +39 0832 706490
www.taurinovini.it
278
Càntele
SP 365
73010 Guagnano (LE)
Tel. +39 0832 705010
www.cantele.it
Castello Monaci
Contrada Monaci
73015 Salice Salentino (LE)
Tel. +39 0832 665700
www.castellomonaci.it
Conti Zecca
Via Cesarea
73045 Leverano (LE)
Tel. +39 0832 925613
www.contizecca.it
279
da bere
Girofle 2012
88/100
Euro 10,00
Severino Garofano
Località Monaci
Copertino (LE)
Tel. +39 0832 947512
www.garofano.aziendamonaci.com
Severino Garofano è un vero mito fra gli enologi del Sud. Ha
praticamente inventato i grandi vini salentini e oggi conduce con i
suoi figli la sua azienda, ex Tenuta Monaci, di Copertino. Tra i suoi
vini va segnalato il Girofle, uno splendido rosato da uve Negroamaro
che fa riconciliare con la tipologia. Ha colore rosa antico e profumi
avvolgenti, di lamponi e ribes.
Il sapore è quasi salato, pieno, molto persistente. Servitelo a 12°,
abbinandolo a riso e cozze o a prosciutto e melone.
280
Five Roses Anniversario 2012
86/100
Euro 10,00
Leone de Castris
Via Senatore de Castris, 26
Salice Salentino (Le)
Tel. +39 0832 731112
Inx.leonedecastris.com
Tra i più famosi rosati di Puglia e d’Italia, prodotto da quasi settant’anni. Deriva da uve Negroamaro con un piccolo saldo di
Malvasia Nera vinificate “in rosa”. Ha colore rosa antico, quello che
Veronelli avrebbe definito “sangue di rana”, profumi avvolgenti, di
arancia rossa, ribes, con note speziate in sottofondo.
Il sapore è fresco, agile ma corposo, e chiude con ottima persistenza. Va servito a 12°, accompagnandolo a riso e cozze, aragosta al
vapore e salumi non piccanti.
281
dormire e mangiare
Tenuta Monacelli & Masseria Giampaolo
Località Cerate, Via Giacomo Martinelli
73100 Lecce
Tel. +39 0832 382037
www.tenutamonacelli.com
È un Oriente un po’ nostrano, certo. Però non tutti sanno che
Lecce è la città italiana più a est, addirittura più a est di Vienna. E
meno ancora si sa che nell’ottavo secolo tutta la parte meridionale
della Puglia fu per pochi decenni un emirato arabo. La Tenuta Monacelli e la vicina Masseria Giampaolo un po’ di carattere orientale
ce l’hanno.
Immerse in uliveti secolari, si trovano in comune di Lecce, ma
verso nord, a Cerrate, vicino al mare, non distante da Trepuzzi e da
Squinzano. Stanze ricavate dalla ristrutturazione di edifici, alcuni risalenti al ‘400. Prezzi ragionevoli, 120 euro per una doppia standard,
e ristorante omonimo interno, con ottima cucina regionale, realizzata con buona tecnica e una certa raffinatezza, e basata su materie
prime prodotte in proprio e con costi che non raggiungono i 40 euro,
vino escluso.
Se deciderete di avventurarvi in Salento per un wine-tour, questo
è un luogo strategico per fermarsi ed alloggiare.
282
BASILICATA
la potenza vulcanica dell’Aglianico,
vino antico della via Appia
Storia. Nel cratere spento del Vulture, su terreni ricchi di
potassio, il vitigno ha trovato il suo habitat naturale
26 luglio
Di vini ottenuti in territori vulcanici in Italia ce ne sono molti.
Di alcuni, come quelli dell’Etna o del Castelli Romani, vi ho già parlato su queste colonne. Di altri, come quelli del Campi Flegrei, del
Vesuvio, o di Montefiascone, ci sarà probabilmente modo di farlo in
futuro. Ma se c’è un grande vino vulcanico, uno di quelli che hanno
tradizione antica e qualità da fuoriclasse, quello è l’Aglianico del Vulture. Già la parola Aglianico evoca tempi lontani. Sembra essere la
storpiatura locale del latino Hellenicus e che ci sia qualcosa a che vedere con il rapporto fra mondo latino e mondo greco è cosa assodata.
Il percorso originario della via Appia, la regina viarium, passava non lontano da qui. Quella strada, come molti sanno, era la vera
grande arteria di collegamento fra Brindisi, il porto da dove ancora
oggi ci si imbarca per la Grecia, e Roma. Passando per Taranto e Capua, che allora erano città importantissime. La vera A1 del tempo,
insomma, che serviva come nastro di comunicazione fra l’Adriatico
meridionale e il Tirreno e dove molta cultura greca, anche materiale, arrivava in Italia e si fermava. Forse, anzi, molto probabilmente
anche un antico vitigno a bacca rossa, che poi, incrociandosi con
varietà locali, ha dato vita al moderno Aglianico che ha colonizzato
tutte le aree toccate dalla via Appia. Puglia, Basilicata e Campania,
n
283
raggiungendo proprio Capua e il vicino Massico e divenendo un’uva fondamentale per la produzione del Falerno moderno.
La storia d’Italia si potrebbe fare anche attraverso gli spostamenti dei vitigni sul territorio, come vedete. Ma torniamo al nostro
Aglianico, moderno Hellenicus, che nel Vulture, vecchio vulcano
spento, e su terreni ricchi di potassio, ha trovato un habitat ideale.
In piccoli appezzamenti letteralmente strappati alle talvolta ripide
falde, coltivato da viticoltori che al massimo producono qualche decina di migliaia di bottiglie nella maggior parte dei casi.
Oggi nella versione Aglianico del Vulture Superiore, che ha maggiore gradazione alcolica minima, minore produzione di uva per ettaro e maggiore invecchiamento, ha persino ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, come il Barolo o il Brunello
di Montalcino. E come loro è un grande vino rosso da invecchiamento, da giovane un po’ tannico, astringente, ma poi, dopo i sei o sette
anni di vita si trasforma in uno dei migliori del nostro Paese.
I due vini che, come di consueto, vi segnalo, sono prodotti da
due persone speciali. Elena Fucci è una giovane enologa che produce
poche migliaia di bottiglie di un vino eccezionale, il Titolo, e solo
quello. Gerardo Giuratrabocchetti, dal nome singolare, è l’erede di
una dinastia di notai ma ha cambiato mestiere e fa il viticoltore. Cantina sotterranea da visitare dal nome Cantine del Notaio, e passione
sconfinata. Vini formidabili, ovviamente.
284
la fragile Irpinia dalle grandi vigne
È una viticoltura difficile e impegnativa quella che si effettua sul
Vulture, e ha una funzione quasi sociale, oltre che economica. Non
solo perché è una delle concrete possibilità di lavoro, oltre quelle
che dà, speriamo a lungo, la Fiat a Menfi. Ma perché contribuisce in
modo decisivo alla difesa del territorio che, altrimenti, sarebbe molto più fragile, esposto com’è ad agenti atmosferici talvolta estremi.
Perciò tutti i viticoltori, oltre a realizzare grandi vini per il piacere
di molti di noi, hanno anche il merito di difendere l’ambiente, qualcuno anche praticando un’agricoltura particolarmente compatibile.
E andiamo a iniziare. Basilisco a Barile è da qualche anno di
proprietà della Feudi di San Gregorio, grande azienda irpina, il suo
Aglianico è tipico e potente. D’Angelo di Rionero rappresenta la storia e la tradizione della zona. È la cantina più classica, l’Aglianico Vigna Caselle ne è chiara dimostrazione. Oggi al timone ci sono Rocco
ed Erminia D’Angelo. Elisabetta Musto Carmelitano a Maschito è
una piccola produttrice di grande valore. Fa un Aglianico di grande
personalità.
Torniamo a Barile ed ecco i Paternoster, altra famiglia decisiva
per il mondo del Vulture. Grandi Aglianico da invecchiamento, su
tutti lo straordinario Don Anselmo. Andiamo a Venosa, verso est,
e troviamo Terre degli Svevi, da poco ribattezzata Re Manfredi, in
onore a Manfredi di Svevia, figlio di Federico II. La cantina fa parte della costellazione di aziende del Gruppo Italiano Vini, e il suo
Aglianico Re Manfredi è tra i migliori in assoluto.
Chiudiamo da dove eravamo partiti, a Barile. Qui due giovani
fratelli Giuseppe ed Emanuela, e loro padre Donato, fanno l’Aglianico Likos, una piccola gemma enologica.
285
indirizzi
Basilisco
Via delle Cantine, 22
85022 Barile (PZ)
Tel. +39 0972 771033
www.basiliscovini.it
D’Angelo
Via Provinciale, 8
85028 Rionero in Vulture (PZ)
Tel. +39 0972 721517
www.dangelowine.it
Musto Carmelitano
Via Pietro Nenni, 23
85020 Maschito (PZ)
Tel. +39 0972 33312
www.mustocarmelitano.it
Paternoster
Contrada Valle del Titolo
85022 Barile (PZ)
Tel. +39 0972 770224
www.paternostervini.it
Terra degli Svevi – Re Manfredi
Località Pian di Camera
85029 Venosa (PZ)
Tel. +39 0972 31263
www.cantineremanfredi.com
286
Vigne Mastrodomenico
Viale Europa, 5
85022 Barile (PZ)
Tel. +39 0972 770108
www.vignemastrodomenico.com
287
da bere
Aglianico del Vulture Il Sigillo 2009
91/100
Euro 36,00
Cantine del Notaio
Via Roma, 159
85028 Rionero in Vulture (PZ)
Tel. +39 0972 723689
www.cantinedelnotaio.com
Da uve aglianico. Matura due anni in barriques. Colore granato
intenso, profumi avvolgenti, speziati, balsamici, con note di amarena, cassis, vaniglia, resina e leggero tamarindo. Sapore deciso, avvolgente, teso, tannico e molto lungo.
La cantina è di una bellezza straordinaria. Scavata nel tufo vulcanico, sembra una cattedrale ipogea piena di botti e di immagini
sacre e simboliche. Servitelo a 18° e abbinatelo a grigliate di carni
rosse, soppressata lucana e cacciagione.
288
Aglianico del Vulture Titolo 2011
92/100
Euro 30,00
Elena Fucci
Contrada Solagna del Titolo
85022 Barile (PZ)
Tel. +39 0972 770736
www.elenafuccivini.com
Elena Fucci, giovanissima enologa e produttrice, è l’énfant prodige dell’Aglianico. Fa un solo vino nella sua minuscola cantina, ma
lo fa con passione e bravura, tanto che oggi la conoscono in mezzo
mondo nonostante l’esiguità della sua produzione. Il suo Titolo deriva da uve aglianico. Matura un anno di barrique. Ha colore rubino
granato intenso.
Naso speziato, con note di grafite e vaniglia, su sentori di amarena e tamarindo. Sapore deciso, tannico per gioventù, caldo, teso
e persistente. Servitelo a 18° con cinghiale in agro dolce, scottiglia,
pappardelle sulla lepre.
289
dormire e mangiare
Grand Hotel Garden
Località Giardino, SS 93 Km. 75
Tel. +39 0972 761533
www.grandhotelgarden.com
L’area del Vulture è piena di locande e ristorantini di cucina tradizionale, che è buonissima fra l’altro. A partire dai due laghetti di
Monticchio, fino a Melfi e a Rionero è tutto un susseguirsi di trattorie
e alberghetti talvolta deliziosi. Ma io voglio farvi stare tra i vigneti, in
mezzo alle viti. Allora la soluzione è il Grand Hotel Garden a Barile.
È un albergo moderno, confortevole, con soluzioni architettoniche originali, e si trova proprio nel bel mezzo della zona vitivinicola. Ci sono 46 stanze e la camera doppia costa dai 90 ai 110 euro
per notte. Ci sono l’area fitness e la piscina. C’è anche il ristorante,
si chiama Il Tulipano, è semplice, la sala è ricavata in un lato della
grande hall, propone cucina di territorio e la cena costa intorno ai 50
euro, vino compreso.
290
CALABRIA
il nettare che dissetava i campioni.
un brindisi lungo 25 secoli
Cirò. Terra di grandi vigne da sempre. I produttori hanno
seguito le tracce delle proprie origini. Il risultato è un vino
mediterraneo e autentico
20 settembre
Secondo lo storico, geografo e grammatico Stefano di Bisanzio
l’antica Crimissa (o Cremissa), sulle cui rovine nacque poi Cirò, fu
fondata dagli Enotri, e già questo fatto fa capire che qualcosa a che
vedere con la produzione di vino doveva averla fin dalle sue origini. Per di più proprio il vino di Cremissa era usato per celebrare i
campioni delle Olimpiadi antiche, in epoca greca classica, essendo
considerato forse il migliore dell’intera Magna Grecia. Pochi luoghi
come questo raccontano la storia del vino, almeno in ambito mediterraneo, insomma, e la cosa va avanti da almeno venticinque secoli,
un’era geologica nell’età della globalizzazione.
Anche oggi, pur con minore impatto mediatico, i vini di Cirò
hanno fama e considerazione in Italia e nel mondo, e stanno vivendo
proprio negli ultimi anni, un rilancio molto evidente. Nascono nuove cantine, spesso artigianali, alcuni produttori adottano sistemi di
viticoltura molto rispettosi dell’ambiente, e i Cirò, soprattutto i rossi,
da uve Gaglioppo, stanno tornando ad essere apprezzati dopo alcuni
decenni di relativo oblìo.
Vigne che si adagiano sulle colline che dal paese digradano fino
al mare, con impianti fitti, con anche sei o settemila viti per ettaro,
n
291
piantate da alberello, l’antico sistema viticolo di origine greca. Viti
di Gaglioppo, come accennavo, per rossi e rosati (Cirò è una delle
patrie di questa tipologia in grande ripresa), di Greco per i bianchi,
più rari, ma salati e piacevoli. È però proprio il Cirò Classico Superiore Riserva, rosso, ovviamente, a tenere banco e a costituire il top
di gamma della zona un po’ per tutti i produttori più importanti. Un
vino dal colore non troppo carico, che vira sul granato nel tempo,
che ha alcolicità mediterranea e buona capacità d’invecchiamento. Il
suo profeta è da anni Nicodemo Librandi, che con il fratello Antonio
guida la cantina. Oggi affiancato dai figli Teresa e Francesco e dai
nipoti Raffaele e Paolo.
Il Cirò Rosso Duca Sanfelice è forse quello che rappresenta tipologia e territorio in modo più efficace, unendo caratteristiche tipiche a tecnica di realizzazione ineccepibile, resa possibile anche
dalla collaborazione di un grande enologo qual è il professor Donato
Lanati. Con diverso passo, molto più artigianale, quasi ancestrale,
ecco Francesco de Franco e la sua minuscola cantina A’Vita con il
suo Cirò Rosso Classico che sa di terra e di mare. Un grande rosso
mediterraneo contadino e autentico, frutto di viticoltura biologica e
di tecniche di cantina che ricordano quelle di un tempo.
Il risultato è straordinario e fa capire che dove anticamente si
facevano grandi vini, anche oggi è possibile ottenerli. Basta solo non
dimenticare le proprie origini, cosa facile da dire, molto meno da
realizzare, e non solo nel mondo del vino.
292
l’uva calabra dal sapore di mare
I vigneti disegnano buona parte del paesaggio fin dalle colline
che circondano il borgo antico di Cirò e che digradano verso il mare
fin quasi a raggiungere le prime case di Cirò Marina. In un semicerchio di una decina di chilometri c’è tutto. La Sila dietro le spalle,
San Giovanni in Fiore disterà una quarantina di chilometri. Il mare,
Punta Alice, Crotone più a sud, a chiudere la parte della Calabria
centrale, che è la più larga e la più montuosa. E dalle vigne, da sempre, c’è il vino di Cirò, declinato da una decina di bravissimi produttori, alcuni dei quali eredi di tradizioni familiari vecchie di secoli.
Tutto sa di tradizione, tutto si fonda su quella, e il vino è come
un fil rouge che, con piccoli cambiamenti, ma quasi esclusivamente
in fase di vinificazione, la percorre e la rappresenta. Cominciamo il
nostro viaggio dalla costa, da Cirò Marina, dove ci sono le sedi delle
cantina più note.
E se tradizione dev’essere iniziamo da Caparra & Siciliani, da
mezzo secolo la tradizione del Cirò, con il suo Volvito rosso e Le Formelle rosato. E continuiamo con Ippolito 1845, che già vi dice nel
nome da quanto esiste e vinifica. Il Ripe del Falco Riserva e il Liber
Pater, dedicato a Libero, il Dioniso latino, sono dei grandi classici
fra i rossi di Cirò. Esiste da meno di dieci anni, ma già si fa notare, la
Senatore, con il suo Arcano Riserva, un Cirò moderno che prevede
anche l’uso di legni piccoli (barriques).
La Tenuta del Conte propone i suoi Cirò, anche bianco e rosato,
di buona fattura. Ottimo il Cirò Rosso Classico della Vinicola Zito,
uno dei nomi emergenti nel panorama locale. Va anche ricordato che
a Cirò Marina ci sono anche le sedi di Librandi e di A’Vita, dei quali
si tratta a piè di pagina. Le altre cantine sono a Cirò, in collina. In
particolare c’è la Fattoria San Francesco con il suo Ronco dei Quattro
venti, un Cirò famosissimo. E c’è Santa Venere, con la riserva Federico Scala, dal passo più moderno.
293
indirizzi
Caparra & Siciliani
Bivio SS 106
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 0962 373319
www.caparraesiciliani.it
Ippolito1845
Via Tirone, 118
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 0962 31106
www.ippolito1845.it
Fattoria San Francesco
Località Quattromani
88813 Cirò (KR)
Tel. +39 0962 32228
www.fattoriasanfrancesco.it
Santa Venere
Tenuta Voltagrande, SP 4 Km. 10,000
88813 Cirò (KR)
Tel. +39 0962 38519
www.santavenere.com
Senatore
Località San Lorenzo
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 0962 32350
www.senatorevini.com
294
Tenuta del Conte
Via Tirone, 131
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 0962 36239
www.tenutedelconte.it
Vinicola Zito
Frazione Punta Alice, Via Scalaretto
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 0962 31853
www.cantinezito.it
295
da bere
Duca di Sanfelice Riserva 2011
90/100
Euro 10,00
Librandi
Contrada San Gennaro
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 0962 31518
www.librandi.it
Tirato in oltre 200 mila bottiglie, è uno dei Cirò di riferimento
in senso assoluto. Deriva da uve gaglioppo. Affinato in acciaio per tre
anni. Colore granato vivo. Sentori di fragolina selvatica e di lampone,
accenni affumicati.
Sapore elegante, con tannini accennati e discreta lunghezza. Da
servire a 16° con primi piatti della cucina regionale, pasta all’amatriciana, cacciucco.
296
Cirò Rosso Classico Superiore 2010
93/100
Euro 16,00
A’ Vita
SS 106 Km. 279,8
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 329 0732473
www.avitavini.it
Da uve gaglioppo. Viene affinato in acciaio per 10 mesi. Il colore
è granato vivo. Molto tipico al naso, nitido e varietale, con note di
lampone e lievi sentori speziati, particolarmente fini. Il sapore è teso,
elegante, con tannini appena accennati e un passo quasi borgognone.
Un piccolo capolavoro, da servire a 18° con abbacchio al forno,
pasta al ragù, pollo con peperoni.
297
dormire e mangiare
Hotel Il Gabbiano
Via Punta Alice, 2
88811 Cirò Marina (KR)
Tel. +39 0962 31338
www.gabbiano-hotel.it
Il mar Ionio d’autunno ha un particolare fascino, e Punta Alice,
dove è questo hotel comodo e funzionale, è proprio il punto d’incontro fra quel mare e il grande Golfo di Taranto, che inizia proprio da
quel promontorio.
Il Gabbiano è un hotel residence a gestione familiare, con spiaggia privata e ristorante interno di buon livello. Soprattutto i prezzi
sono molto accessibili, si parte da 70 euro per una doppia standard.
L’ideale per fare da base ad una gita fra le vigne e le cantine di Cirò.
298
SICILIA
alle falde del vulcano la storia
dei vini sull’Etna
Terre aspre. Un secolo fa il territorio era ricco di vigneti.
Poi col tempo sono scomparsi. Nell’ultimo decennio la
riscoperta
15 febbraio
Solo cent’anni fa intorno e sulle prime falde dell’Etna c’erano addirittura 50mila ettari di vigneti. Tanto per capirci, sarebbero stati
più di venti volte quelli esistenti oggi a Montalcino, e corrisponderebbero a quasi il 10% dell’attuale patrimonio vitivinicolo nazionale.
Ma proprio un secolo fa da quelle parti, come in tutto il resto d’Europa, arrivò la fillossera, un singolare animaletto che usa cibarsi delle
radici delle viti europee. Fu una catastrofe gigantesca, che determinò
l’esigenza di innestare le viti europee su radici di vite americana, indigeste per la fillossera, ma fece sì che molte zone tra le più difficili e
lontane da grandi vie commerciali venissero trascurate più di altre.
Così, mentre nel Triveneto, dove gran parte dell’economia agricola si fondava sulla viticoltura, si trovò velocemente una soluzione
(ma la cosa valse anche per le zone della Sicilia occidentale, Alcamo
e Marsala in primis), i vigneti dell’Etna e della piana catanese si trasformarono in gran parte in uliveti e in agrumeti. Rimasero alcuni
produttori, nobili come il Barone di Villagrande o i principi Scammacca del Murgo. Poi qualche cantina cooperativa dalle scarse attitudini per la viticoltura di qualità.
Ma per ritrovare una vera rinascita dell’agro etneo sub specie vi-
n
299
nicola bisognerà attendere fino al 1988. In quell’anno un signore,
allora imprenditore in campo farmaceutico e per questo Cavaliere
del Lavoro, Giuseppe Benanti, pensò che non fosse possibile continuare così e mise in piedi la prima cantina moderna della storia della
vitivinicoltura etnea. Lo fece a Viagrande, nella zona meridionale del
comprensorio a Doc, famoso principalmente per il Carricante, la varietà a bacca bianca della zona. Lo fece avvalendosi di un formidabile
agronomo, Salvo Foti, che iniziò a lavorare con lui formando un duo
di straordinarie capacità.
Dai primi anni del Novanta iniziarono a uscire i vini, e in breve
tempo l’Etna Bianco Superiore Pietramarina e l’Etna Rosso Rovittello, poi anche l’Etna Rosso Serra della Contessa, divennero vini
di riferimento per gli appassionati di mezzo mondo. Da allora cominciò la vera rinascita enologica. Benanti aveva dimostrato cosa si
poteva fare e alcuni vollero seguire il suo esempio. Dapprima furono persone della zona, magari imprenditori di altri settori, come i
Cambria di Cottanera, oppure piccoli viticoltori, come Ciro Biondi
a Trecastagni. Ma poi arrivarono i big, grandi nomi del comparto
vitivinicolo siciliano, come i Tasca d’Almerita, i Planeta, e in seguito
Firriato e Cusumano, che oggi producono vini dell’Etna avendo acquistato proprietà in diverse parti della zona.
«C’è chi fa vini dell’Etna e semplicemente chi fa vini sull’Etna,
che è altra cosa» afferma spesso Giuseppe Benanti, stigmatizzando
chi oggi sfrutta il successo che la zona inizia ad avere per poi fare
vini magari con uve diverse dal Carricante e dai Nerello, mascalese
e cappuccio, con tutt’al più qualche tollerata presenza di Minnella o
di Alicante nelle zone più alte. Di certo c’è da dire che la zona dell’Etna da una decina d’anni è ridiventata un centro importante per la
produzione vitivinicola di qualità, la più interessante e performante
di tutta la Sicilia, che vive anche di turismo enologico di alto livello,
che inizia a veder nascere infrastrutture per l’accoglienza di un sempre maggior numero di visitatori, in gran parte appassionati di vino
di mezzo mondo, che hanno scoperto una nuova Borgogna o delle
300
nuove Langhe mediterranee e vulcaniche, dove neve e lava, gelo e
freddo, vento e sole hanno un fascino unico e i contrasti così estremi
fanno grandi anche i vini.
301
viticoltori vulcanici:
le cantine da visitare
Marc de Grazia, fiorentino, colto, broker di vini di qualità che fa
esportare negli Stati Uniti, amico fraterno del grande guru statunitense Robert Parker, il più famoso wine critic del mondo, produce
vini sull’Etna. È sua da una decina di anni la Tenuta delle Terre Nere,
da dove ricava grandi rossi etnici oltre che etnei. Così dopo aver contribuito alla nascita e all’affermazione dei cosiddetti Barolo boys, un
gruppo di viticoltori di Langa che ha fatto importare per decenni
negli Usa, ora è a sua volta un boy del vino.
Lo ha seguito a ruota Andrea Franchetti, barone tosco-roman-veneziano, grande viticoltore e gentilhomme campagnard che
ha vigneti a Passopisciaro e a Guardiola. Ciro Biondi è a Trecastagni,
vicino Benanti, nella parte sud-sud-est del comprensorio, anche se
produce vini rossi. Frank Cornellissen non vuole avvalersi della denominazione Etna, ma i suoi vini, molto discussi ma affascinanti, li
produce con grande passione proprio da vigneti etnei.
Come in gran parte fa Salvo Foti con i suoi Vigneri, un consorzio
di minuscoli viticoltori, che ricorda l’antica Maestranza dei Vigneri fondata sull’Etna nel 1435, che lui guida nella produzione e nella
commercializzazione. Da meno di dieci anni Michele Faro, contitolare di uno spettacolare vivaio a Carruba di Riposto, nei pressi di
Giarre, ha creato Piatradolce, piccola e splendida azienda vitivinicola.
Da appena cinque Silvia Maestrelli la Tenuta di Fessina, a Rovittello. Ma forse gli Etna boys per antonomasia, i “ragazzi inseparabili”, sono Girolamo Russo e Alberto Ajello Graci, i “gemelli” di Pasopisciaro, giovani viticoltori che provano con minime produzioni e una
passione sconfinata a fare vini di grande qualità, e spesso ci riescono.
Da tutti loro, se vi annuncerete per tempo, potrete andare in vi302
sita, per assaggiare i loro vini, per ascoltare storie di vita e per acquistare qualche bottiglia. Potrete vedere vigne vecchie talvolta di
secoli, residui di viticoltura prefilosserica, risparmiati in virtù di un
terreno particolarmente sciolto dall’azione della filossera. Ma soprattutto potrete rendervi conto come di vulcanico da quelle parti
non ci sia solo l’Etna.
303
indirizzi
Tenuta delle Terre Nere
Contrada Calderara
95036 Randazzo (CT)
Tel. +39 095 924 002
www.tenutaterrenere.com
Passopisciaro
95030 Castiglione di Sicilia (CT)
Tel. +39 0578 267 110
www.passopisciaro.com
ViniBiondi
Corso Buonarroti, 61/b
95039 Trecastagni (CT)
Tel. +39 095 780 7206
www.vinibiondi.it
Frank Cornelissen
Via Nazionale, 297
95012 Castiglione di Sicilia (CT)
Tel. +39 0942 986315
www.frankcornelissen.it
Consorzio I Vigneri
95036 Randazzo (CT)
Tel. +39 095 296 2202
www.ivigneri.it
304
Pietradolce
95012 Castiglione di Sicilia (CT)
Tel. +39 347 403 7792
www.pietradolce.it
Tenuta di Fessina
Via Nazionale, 120
95012 Castiglione di Sicilia (CT)
Tel. +39 0571 55284
www.cuntu.it
Graci
Località Passopisciaro, Contrada Arcuria
95012 Castiglione di Sicilia (CT)
Tel. +39 348 701 6773
www.graci.eu
Girolamo Russo
Via Regina Margherita, 78
95012 Castiglione di Sicilia (CT)
Tel. +39 328 384 0247
www.girolamorusso.it
305
da bere
Pietramarina 2010 Etna Bianco Superiore
93/100
Euro 32,00
Benanti
Via Garibaldi, 475
95029 Viagrande (CT)
Tel. +39 095 789 3533
www.vinicolabenant.it
È davvero un punto di riferimento tra i bianchi della zona. Ce lo
propone Giuseppe Benanti, il padre nobile della vitivinicoltura etnea. Lo produce con uve Carricante, coltivate nel vigneto detto di
Pietramarina, in comune di Viagrande, nella parte sud-orientale del
comprensorio.
Ha profumi agrumati e lievemente minerali, e sapore teso, fresco
e molto elegante. Da bere a 10°, con frutti di mare e crostacei crudi.
306
Etna Rosso 2010
92/100
Euro 28,00
Cottanera
Strada Provinciale 89
Contrada Iannazo
95030 Castiglione di Sicilia (CT)
Tel. +39 0942 963601
www.cottanera.it
Da uve Nerello mascalese con piccoli saldi di Nerello cappuccio,
ecco un Etna Rosso classico e affidabile. L’azienda Cottanera è la più
grande e moderna della zona settentrionale, ha circa 60 ettari tra
Passopisciaro e Castiglione di Sicilia. La conducono i giovani fratelli
Cambria, Mariangela, Francesco ed Emanuele.
Il loro Etna Rosso del 2010, appena uscito, ha profumi avvolgenti di frutti di bosco, sapore vellutato e armonico. Da servire a 18° con
stracotto di manzo e cacciagione.
307
dormire e mangiare
Shalai Resort
Via Marconi 25, 95015
95015 Linguaglossa (CT)
Tel. +39 095 643128
www.shalai.it
Linguaglossa, che ha un nome ripetuto in italiano e in greco,
tanto per far capire che ci troviamo in piena Magna Grecia, è anche
il paese più umanizzato del territorio etneo. Lo Shalai Resort, ricavato in una bellissima residenza barocca, è di sicuro l’albergo più
accogliente e organizzato della zona settentrionale del comprensorio. Sedici belle stanze, tute doppie, arredate con eleganza, che in
questo periodo possono essere prenotate in rete al prezzo di 120 euro
a notte.
In più il ristorante, che fa onore al nome, dato che la parola shalai in dialetto catanese vuol dire “me la sono goduta”. Una cucina
piacevole, con piatti anche creativi ma con uso di materie prime del
territorio e una lista di vini dell’Etna che ha pochi uguali in zona. Il
tutto per un conto di 40 euro più i vini, che per la qualità dell’offerta
è del tutto adeguato. Un luogo ideale per alloggiare durante un week-end dedicato alla visita e alla scoperta delle cantine della zona.
308
la punta ovest della bella Trinacria
e le sue bottiglie
Spettacolo. Nel giardino d’Italia nascono importanti etichette. Coniugando antiche tradizioni e tecniche moderne
26 aprile
Cartaginese, araba e normanna, oltre che romana, aragonese,
angioina. La Sicilia dell’Ovest, quella dove si trova la chiave di tutto,
come diceva Goethe. Quella capace di creare città come Palermo e
porti come Marsala. E cibi e vini senza fine. Quella che era, doveva
essere, l’America dell’antichità classica.
Parlarvene, anche solo per raccontarvi i vini che si fanno, è un
compito difficilissimo. Troppa la storia, troppe le contraddizioni,
a volte aspre e incomprensibili. Ma ci provo lo stesso, partendo da
Partinico e da Alcamo, zone di viticoltura intensiva, dove spesso la
quantità vince sulla qualità, nonostante esistano vigneti bellissimi e
grandissimi. Uno di quasi mille ettari, tutti coltivati ad alberello con
la varietà Catarratto, a bacca bianca, la più diffusa della zona.
È uno spettacolo, dovrebbe essere patrimonio dell’Unesco per
la cultura agricola, invece rischia di essere distrutto per far posto a
infrastrutture varie, molte delle quali del tutto estrinseche alla viticoltura.
Poi ci sono l’Inzolia, il Grillo, fra i rossi il Perricone, qualche filare di Nero d’Avola che però non appartiene a quella terra, ma a
quella di Noto, tutt’al più a quella di Butera.
Più ad Ovest ecco tutta l’area del Marsala, un grande vino in gran
parte distrutto da speculazioni e incuria. Oggi se ne produce meno
di un decimo di quanto se ne faceva trent’anni fa, e questo è il risultato di un modo assurdo di considerarlo. Insultato dalle “conce” con
n
309
uova, banane e mandorle, relegato al ruolo di vino per cucinare, salvato solo da pochi, storici produttori, i De Bartoli in testa, che hanno
continuato a crederci seriamente, come sarebbe doveroso fare.
Non a caso le sue origini datano la fine del Settecento, e i suoi
artefici furono quei mercanti inglese, nella fattispecie Ingham e Woodhouse, i precursori dei quali inventarono Porto e Jerez in Portogallo e in Spagna.
Poi ci sono i nuovi nomi, le aziende nate dopo il 1970. Quelle che
hanno rivoluzionato il panorama vitivinicolo, realizzando una nuova
frontiera per il vino di qualità. I Rallo a Donnafugata, i Planeta a
Sambuca di Sicilia, i Firriato a Paceco, i Cusumano a Partinico, i de
la Gattinais a Camporeale, più di recente i Marzotto a Santa Cristina
Gela.
Tutti impegnati a dimostrare come quella parte dell’Isola sia una
vera fonte per i vini di qualità, cercando di coniugare antiche tradizioni con tecniche moderne, per far acquisire ai loro prodotti affidabilità qualitativa e ottima immagine internazionale.
Infine ci sono la Settesoli e la Corvo, griffes enologiche più popolari, che vanno a nobilitare decine di milioni di bottiglie che sfidano
con successo i mercati di mezzo mondo.
310
le grandi firme
della Sicilia occidentale
Parlare di Donnafugata e dei Planeta significa accennare alla
grande rivincita della Sicilia sub specie aenologica. Ma per definire
l’area vanno ricordate le denominazioni di origine che la caratterizzano. Oltre alla Doc Sicilia, comune a tutta la regione, ci sono quelle
dell’Alcamo, del Marsala, di Contessa Entellina, di Delia Nivolelli,
di Erice, di Salaparuta, di Monreale, di Sambuca di Sicilia, di Santa
Margherita del Belice e di Menfi. Alcune molto note, altre quasi sconosciute e patrimonio di poche aziende, quando non completamente
disattese. In ogni caso molte, come molto è il vino prodotto (la provincia di Trapani è ai vertici della classifica di produzione in Italia).
Le aziende più valide, oltre quelle citate, sono Firriato a Paceco, Cusumano a Partinico, Baglio di Pianetto a Santa Cristina Gela,
Barone di Serramarrocco a Trapani, Rapitalà a Camporeale, Carlo
Pellegrino, Florio e De Bartoli a Marsala, Fazio ad Erice, Duca di Salaparuta a Casteldaccia, Terreliade a Sambuca di Sicilia e la grande
cooperativa Settesoli a Menfi. Tutte, tranne quelle specialiste nella
produzione di Marsala, con un’offerta vasta, ottenuta sia con vitigni
locali, sia con l’adozione di uve internazionali: Chardonnay, Syrah,
Cabernet sauvignon e Merlot in primis, accanto a Grillo, Catarratto,
Inzolia, Perricone e Nero d’Avola.
311
indirizzi
Baglio di Pianetto
Località Pianetto
90030 Santa Cristina Gela (PA)
Tel. +39 091 8570002
www.bagliodipianetto.com
Cusumano
Contrada San Carlo
90047 Partinico (PA)
Tel. +39 091 8980713
www.cusumano.it
Marco De Bartoli
Contrada Fornara Samperi
292 91025 Marsala (TP)
Tel. +39 0923 962093
www.marcodebartoli.com
Duca di Salaparuta
SS 113
90014 Casteldaccia (PA)
Tel. +39 091 945201
www.duca.it
Fazio
Via Capitano Rizzo, 39
91010 Erice (TP)
Tel. +39 0923 811700
www.faziowines.it
312
Firriato
Via Trapani, 4
91027 Paceco (TP)
Tel. +39 0923 882755
www.firriato.it
Florio
Via Vincenzo Florio, 1
91025 Marsala (TP)
Tel. +39 0923 78111
www.cantineflorio.it
Carlo Pellegrino
Via del Fante, 39
91025 Marsala (TP)
Tel. +39 0923 71991
www.carlopellegrino.it
Settesoli
SS 115
92013 Menfi (AG)
Tel. +39 0925 77111
www.cantinesettesoli.it
Tenuta Rapitalà
90043 Camporeale (PA)
Tel. +39 0924 37233
www.rapitalà.it
Terreliade
92017 Sambuca di Sicilia (AG)
Tel. +39 0421 246281
www.terreliade.it
313
da bere
Chardonnay 2012
88/100
Euro 21,00
Planeta
Contrada Dispensa
92013 Menfi (AG)
Tel. +39 091 327965
www.planeta.it
Il vino simbolo dei Planeta, un’etichetta che ha contribuito a
sdoganare la Sicilia dal ruolo di regione produttrice di vini da taglio.
Matura in legno per circa un anno.
Ha colore giallo intenso, profumi di ananas, vaniglia e pesca
gialla, sapore ricco, possente, ben sostenuto dall’acidità, salato, caldo
e molto persistente. Un grande bianco mediterraneo con un leggero
accento francese. Da bere a 10°, con capesante al gratin.
314
Tancredi 2009
88/100
Euro 20,00
Donnafugata
Via S. Lipari, 18
91025 Marsala (TP)
Tel. +39 0923 724200
www.donnafugata.it
Deriva da uve Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola in parti uguali, matura in piccoli fusti per poco più di un anno e poi riposa in
bottiglia per altri due. È un grande rosso molto mediterraneo, dal
colore granato intenso e dai profumi avvolgenti, di prugna, lamponi,
vaniglia e cardamomo.
Il sapore è deciso, lievemente tannico, da vino di razza e di carattere. Chiude caldo e persistente. Servitelo a 18°, con involtini di
carne alla siciliana.
315
dormire e mangiare
Foresteria Planeta
Località Gurra, SS 79 Km 91
92013 Menfi (AG)
Tel. +39 0925 1955460
www.planetaestate.it
chiuso in gennaio
Non è proprio a buon mercato, la doppia costa dai 160 ai 260
euro, per cenare ce ne vogliono almeno altri 50, più i vini. Ma è un
sogno. Lasciarsi coccolare in mezzo a una campagna di una bellezza
magica, con tutti i comfort di un cinque stelle lusso, diventa un lusso
praticabile. Magari una volta nella vita, ma andateci.
Stanze splendide, cena tutti allo stesso grande tavolo proprio davanti alla cucina a vista, vini deliziosi. Poi piscina, spa e la possibilità
di girare tutta la zona da un punto di partenza strategico. Una meraviglia, insomma.
316
SARDEGNA
da Alghero a Olbia sulle tracce
del Vermentino
Origini. Ecco un vino dalle molte patrie. Deriva dal Codega portoghese o dal Listan d’Andalusia
2 agosto
Il Vermentino ha più patrie e incerte origini. C’è chi dice sia derivato dal Codega portoghese, poi approdato in Liguria e di lì in Corsica, in Sardegna e sulla costa toscana. Altri dicono che sia il Listan
d’Andalusia, che poi è risalito sulla costa mediterranea raggiungendo la Francia, con i nomi di Piccabon, Malvoisie d’Espagne e Grosse
Clarette. O, ancora, che provenga dall’isola di Madeira, per le affinità
che ha con la Malvasia di lì. Sta di fatto che se oggi si pensa al Vermentino, uno dei luoghi di riferimento è sicuramente la Sardegna
settentrionale, dove è arrivato almeno un secolo e mezzo fa e dove
sembra si trovi a suo agio.
Molta parte della sua diffusione si deve al fatto che l’attuale Sella
& Mosca nacque all’inizio del Novecento nel luogo dove gli antichi
proprietari avevano realizzato in precedenza un vivaio di viti. Questo
è il motivo per il quale da molto tempo esistono esempi di Cabernet
Sauvignon o di Torbato (probabilmente Malvoisie du Roussillon)
che sono vitigni di evidente origine alloctona. Che il Vermentino sia
passato di lì è certo, che sia arrivato lì e che da lì si sia diffuso è probabile ma non sicuro. In ogni caso vale la pena andare a conoscerlo, e
visto che ci siamo, iniziamo proprio da Alghero e dall’attuale Sella &
Mosca, una grande azienda che fu, appunto, dei Sella, eredi di Quin-
n
317
tino, e dei Mosca, famiglie piemontesi che la fondarono nel 1899.
Oggi è di proprietà del Gruppo Campari, che ne ha fatto un centro di
diffusione della cultura vitivinicola, che comprende un museo e che
offre la possibilità di visitare l’azienda con itinerari che si possono
prenotare. Il Vermentino lo declinano in diversi modi.
C’è il Monte Oro che viene dalla Gallura, ma di quella zona parleremo dopo. Poi ci sono i tre Vermentino di Sardegna doc, l’Abidoru, che costa meno di sei euro, La Cala a 8,50 e Cala Reale del quale
trovate la scheda qui sotto. Per fare una sorta di doccia scozzese in
chiave enologica, in questa parte nord- occidentale della Sardegna e
sempre sulle tracce del Vermentino, ora vi porto a conoscere il più
estremo fra quei vini e il suo artefice. Entrambi si chiamano Dettori, uno è Alessandro Dettori, giovane, appassionato, rigorosissimo
viticoltore. L’altro è il Dettori Bianco, da uve Vermentino ma senza
alcuna doc. Siamo a Badde Nigolosu, appena fuori Sennori, neanche
dieci chilometri a nord di Sassari. Qui Alessandro crea soul wines, da
viticoltura ispirata alla filosofia biodinamica. La sua interpretazione
di Vermentino è totalmente diversa, lui fa un vino corposo, ricco,
unico, lungamente affinato sui suoi lieviti e senza anidride solforosa
aggiunta. Ma la degustazione la potrete leggere qui sotto.
318
lassù nel nord sardo a zonzo
fra cantine
Oltre a Sella & Mosca dalle parti di Alghero troviamo la Cantina
Santa Maria La Palma, con il suo Vermentino di Sardegna I Papiri,
salino e piacevole. A due passi c’è Rigattieri, azienda molto più piccola, con il Vermentino di Sardegna Ardelia. Partiamo per Sassari e
troviamo Gabriele Palmas, con un delicato Vermentino di Sardegna,
e poi, proseguendo per Usini, pochi chilometri a sud, il mitico Giovanni Cherchi e il suo formidabile Vermentino di Sardegna Tuvaoes,
profumato, quasi aromatico.
A poca distanza Giovanna Chessa, con l’ottimo Mattariga. E
sempre lì ecco la cantina Carpante, con il Vermentino di Sardegna
Frinas. Da Usini a Codrongianus non è distante, ma conviene ripassare per Sassari. Però poi potrete conoscere Umberto Soletta e il suo
Vermentino di Sardegna Chimera, che è davvero buono.
Torniamo verso la costa, e nell’entroterra di Castelsardo c’è Bulzi, e lì è la sede della cantina di Gianluigi Deaddis, che propone il
Vermentino di Sardegna Narami, uno fra i più orientali. Di lì a pochi
chilometri si entra in Gallura, terra di Vermentino salmastri e longevi, molto diversi. Ma di tutto questo leggerete la prossima settimana.
319
indirizzi
Gabriele Palmas
Viale Italia, 3
07100 Sassari
Tel. +39 079 233721
[email protected]
Chessa
Via San Giorgio
07049 Usini (SS)
Tel. +39 328 3747069
www.cantinechessa.it
Carpante
Via Garibaldi, 151
07049 Usini (SS)
Tel. +39 079 380614
www.carpante.it
Giovanni Cherchi
Loc. Sa Pala e Sa Cassa
07049 Usini (SS)
Tel. +39 079 380273
www.vinicolacherchi.it
Cantina di Santa Maria La Palma
Località Santa Maria La Palma
07041 Alghero (SS)
Tel. +39 079 999008
www.santamarialapalma.it
320
Rigatteri
Località Santa Maria la Palma
07041 Alghero (SS)
Tel. +39 340 8636375
www.rigatteri.com
Tenute Soletta
Località Signor’Anna
07040 Codrongianus (SS)
Tel. +39 079 435067
www.tenutesoletta.it
Gianluigi Deaddis
Località San Pietro
SS 134 Km. 2,2 Bulzi (SS)
Tel. +39 079 588314
www.cantinadeaddis.com
321
da bere
Vermentino di Sardegna Cala Reale 2013
85/100
Euro 9,00
Sella & Mosca
Località I Piani
07041 Alghero (SS)
Tel. +39 079 997700
www.sellaemosca.com
Da uve vermentino. Il vino viene affinato in acciaio ed è il classico Vermentino di Sardegna fresco, profumato, estivo e facile da bere.
Ha colore giallo chiaro verdolino, profumi di ananas, pesca bianca,
menta, e sapore teso, molto salino, acidulo, agile.
Cos’altro serve? Va bevuto a 10° e abbinato a insalate di mare,
astice alla catalana, pesci bianchi al vapore e latticini con bottarga.
322
Vermentino di Sardegna
92/100
Euro 24,00
Dettori
Località Badde Nigolosu
07036 Sénnori (SS)
Tel. +39 079 9737428
www.tenutedettori.it
Da uve vermentino. “Sono quello che sono, non quello che vorresti che sia”. In queste parole, scritte in etichetta, c’è tutta la filosofia
di Alessandro Dettori. Il suo vino ha colore dorato, profumi di lieviti,
poi zafferano, pesca gialla, note minerali ed eteree.
Il sapore è salmastro, teso, grintoso, alcolico e non prevede mezze misure. O vi piacerà alla follia o per nulla. Servitelo a 12° con spaghetti con bottarga o con ricci di mare.
323
dormire e mangiare
Wine Resort Ledà d’Ittiri
Località Arenosu, 23
07041 Alghero (SS)
Tel. +39 079 999263
www.ledadittiri.it
Ad Alghero c’è l’imbarazzo della scelta. Però se devo darvi una
dritta da amico, l’indirizzo è quello del Wine Resort Ledà d’Ittiri,
che è a nord della città, non distante dall’aeroporto di Fertilia, dove
eventualmente si può affittare un’auto, e immerso letteralmente nel
verde. La doppia costa 170 euro al giorno. Andateci preferibilmente
in settembre, tutto è più tranquillo, ovviamente. In sostanza si tratta
di un agriturismo di lusso, ricavato in un’azienda agricola, con appena cinque camere.
324
il Vermentino della Gallura, dove
il vento arrotonda le campagne
Bianco. Un vino che riesce ad invecchiare bene persino
per più di cinque anni, sviluppando profumi articolati
e complessi
6 settembre
Eravamo arrivati a Bulzi nel precedente giro sardo, nell’entroterra di Castelsardo, ai confini orientali dell’Anglona. Per entrare in
Gallura bastano pochi chilometri, neanche quindici, quelli che mancano per raggiungere il fiume Coghinas che ne segna il confine a est.
Di lì in poi cambia tutto. Il paesaggio, che è più duro, il clima, che
quasi dimentica la vicinanza con il mare. Poi c’è il vento, che soffia
quasi sempre e arrotonda colline e montagne, porta via la terra, lasciando rocce affioranti.
La Gallura dell’interno è così, regione nella regione, nazione a
parte nella nazione sarda. Terra affascinante, misteriosa e talvolta
selvaggia, che però finisce sulla costa nord-orientale dell’Isola, sulla
Costa Smeralda, davanti all’Arcipelago della Maddalena, a Olbia, a
Palau e a Santa Teresa che sono tra le più belle località di mare di
tutta la Sardegna.
Un cambiamento repentino di climi e di paesaggi. È proprio in
un luogo del genere che nasce l’altro Vermentino, quello di Gallura,
che ha ricevuto nel 1996 la Denominazione di Origine Controllata e
Garantita (Docg), una sorta di Super Doc riservata a vini di particolare pregio (così recita la legge), unico esempio per ora in Sardegna.
Se molte Docg sono discutibili, talvolta assegnate per motivi più di
politica territoriale che di qualità intrinseca, nel caso del Vermentino
di Gallura risulta meritatissima. Oltre a essere un’espressione nobile
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di Vermentino, è anche un grande bianco che riesce persino a invecchiare bene per più di cinque anni, un caso non comune nel panorama bianchista italiano. Un vino che con l’andare del tempo sviluppa
profumi articolati, complessi, con delle tipiche note affumicate che
quasi lo fanno somigliare a un Riesling del Mediterraneo. Con una
mineralità e una salinità che rendono bene l’idea del rapporto che lo
lega al territorio di origine.
Proprio per la diversità territoriale fra l’interno e la costa, potremmo dividere il Vermentino di Gallura in due categorie. Una,
quella dei vini che provengono dal cuore della regione, dai vigneti intorno al Monte Limbara, nei comuni di Tempio, Calangianus e
Berchidda, costituita dai Vermentino più spigolosi e longevi. L’altra
è quella dei vini più mediterranei, quelli che provengono da Olbia,
Arzachena, Luogosanto e Loiri più a sud. Tutti, comunque, bianchi
di grande struttura, salmastri, potenti, ricchi di carattere.
Per cominciare ve ne indico due. Uno non si avvale della denominazione, ed è un vero, grande fuoriclasse, anche come prezzo. È il
Capichera 2011 dell’omonima cantina di Arzachena dei fratelli Ragnedda e si tratta, con tutta probabilità, del miglior bianco “convenzionale” di tutta la regione.
Non è una grande sorpresa, i Ragnedda sono dei magnifici interpreti di vini sardi in senso assoluto. Il secondo ci arriva da Tempio
Pausania, lo produce la Cantina Gallura, diretta dal grande Dino Addis, mitico enologo autoctono. È il Vermentino di Gallura Superiore
Genesi 2012, altro straordinario fuoriclasse che rende onore alla cooperazione vitivinicola regionale.
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le migliori cantine
(attenti alle curve)
Da Bulzi si procede per Perfugas, poi si prende a sinistra, si passa
il fiume Coghinas e dopo pochi chilometri si raggiunge Tempio Pausania, il cuore della Gallura. Qui incontriamo la Cantina Gallura, che
oltre al Vermentino Superiore Genesi produce il Canayli e il Piras,
più economici del primo.
Si prosegue per Calangianus, dove c’è la cantina Nino Castiglia e
il Vermentino di Gallura Myali. Per raggiungere Luogosanto si deve
prendere per Lura e poi girare a destra sulla statale 133 e procedere
per nove chilometri. Raggiungerete così la cantina Siddura, di Massimo Ruggero e Natan Gottesdiener. Potrete assaggiare due ottimi
Vermentino, il Superiore Maia, davvero valido, e lo Spera. La cantina
è piccola, giovane, moderna e in grande crescita qualitativa.
Se non volete addentrarvi per strade secondarie, andate verso
Palau e poi tornate a sud raggiungendo Arzachena. Qui c’è Capichera, che fa anche un Vermentino di Gallura, il Vigna “genia”, ottimo,
come tutti i vini della cantina, del resto. Dalla parte opposta, verso
la mitica Porto Cervo, c’è la moderna Vigne Surrau, dove producono
l’ottimo Vermentino di Gallura Sciala, da uve surmature, e il più consueto Branu, molto conveniente.
Olbia è lì, a due passi. E a Olbia ci sono molte valide cantine.
La Pedres di Antonella Mancini, innanzi tutto, con il Vermentino di
Gallura Superiore Thilbas e “base” Brino e Colline. Poi Piero Mancini, con il Mancini Primo e il Cucaione, entrambi Superiore. Ancora,
Murales, con il Miradas e Olbios con il notevole Superiore Lupus in
Fabula.
Lasciamo Olbia e raggiungiamo Loiri, 10 chilometri a sud. Vi
accoglierà Marianna Mura, che vi proporrà il Vermentino di Gallura
Superiore Sienda, buonissimo e dal prezzo molto ragionevole. Poi
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verso Monti, altra patria enologica della Gallura. Qui la Cantina del
Vermentino di Monti produce il famosissimo Funtanaliras, uno dei
grandi classici della tipologia.
Ancora più all’interno, a Berchidda, ecco un’altra famosa cantina, Giogantinu, con molte versioni, fra le quali spicca il Vermentino
di Gallura Superiore Vigne Storiche, un piccolo fuoriclasse. E qui finisce il giro. Per tornare ad Aggius ci sono trenta chilometri di curve,
mi raccomando…
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indirizzi
Cantina del Vermentino di Monti
Via San Paolo, 2
07020 Monti (OT)
Tel. +39 0789 44012
www.vermentinomonti.it
Nino Castiglia
Via Mosca, 3
07023 Calangianus (OT)
Tel. +39 079 670530
www.cantinacastiglia.it
Giogantinu
Via Milano, 30
07022 Berchidda (OT)
Tel. +39 079 704163
www.giogantinu.it
Murales
Località Pillezzu
07026 Olbia
Tel. +39 0789 53174
www.vinimurales.it
Olbios
Località Venafiorita
07026 Olbia
Tel. +39 0789 641003
[email protected]
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Pedres
Zona Industriale Settore 7
07026 Olbia
Tel. +39 0789 595075
www.cantinapedres.it
Siddura
Località Siddura
07020 Luogosanto (OT)
Tel. +39 079 6513027
www.siddura.com
Vigne Surrau
Località Chilivagghja
07021 Arzachena (OT)
Tel. +39 0789 82933
www.vignesurrau.it
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da bere
Vermentino Capichera 2011
95/100
Euro 26,00
Capichera
Strada Arzachena, Sant’Antonio di Gallura Km. 3,5
07021 Arzachena (OT)
Tel. +39 0789 80612
www.capichera.it
Deriva da uve vermentino. Viene affinato per sette mesi in acciaio, poi per altri quattro in botti di diverse dimensioni. Ha colore
giallo paglia intenso e profumi avvolgenti, complessi, balsamici, con
note di timo, mirto e cedro e sottofondo delicatamente ammandorlato.
Il sapore è deciso, consistente, salino, caldo, corposo e molto
persistente. Servitelo a 10° accompagnandolo a crostacei, spaghetti
con ricci di mare e fritture di mare.
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Vermentino di Gallura Superiore
Genesi 2012
90/100
Euro 20,00
Cantina Gallura
Via Val di Cossu, 9
07029 Tempio Pausania
Tel. +39 0796 31241
www.cantinagallura.com
Da uve vermentino. Affinato per nove mesi in vasche d’acciaio.
Ha colore giallo paglia e profumi eterei, avvolgenti, salmastri, di pesca gialla, mirto e timo, forte è il richiamo alla macchia mediterranea.
Sapore caldo, corposo, salino, molto consistente, con finale lungo e lievemente alcolico. Servitelo molto fresco, ad 8°, abbinandolo
a spaghetti con bottarga, filetti di tonno alla griglia, fregola in brodo
di aragosta.
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dormire e mangiare
Agriturismo Il Muto di Gallura
Località Fraiga
07020 Aggius (OT)
Tel. +39 0796 20559
www.mutodigallura.com
Ad Olbia e su tutta la costa non c’è che l’imbarazzo della scelta.
È zona turistica e lussuosa, ci sono alberghi meravigliosi e talvolta
costosissimi. Perciò, se volete fare enoturismo, io non vi manderei lì,
e non per farvi i conti in tasca, ma perché per visitare la Gallura, che
ha strade tortuose, l’ideale è partire dal suo cuore.
Così vi ho trovato un posto delizioso. È ad Aggius, a sei chilometri da Tempio, e si chiama, curiosamente Il Muto di Gallura. Solo 15
stanze, si può cenare e il ristorante prevede cucina locale con prodotti
locali. Il prezzo è interessante. In agosto ci sono offerte per due e per
tre notti a 112 e 164 euro rispettivamente. Intorno c’è la vera campagna gallurese e molte cantine distano meno di mezz’ora di auto da lì.
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l’autore
In arte Doctor Wine. Laureato in Filosofia ha insegnato storia
e letteratura, per poi trasformare il suo amore per cibo e vino nel
suo lavoro. Giornalista professionista, collabora con diverse testate
ed è anche autore di alcuni libri (l’ultimo è Guida essenziale ai vini
d’Italia 2015).
In passato è stato cofondatore del Gambero Rosso e docente ai
corsi professionali alla Città del Gusto di Roma, nonché ai corsi di
degustazione e analisi sensoriale dell’Associazione Italiana Sommelier.
Ha vinto diversi premi per il suo contributo alla diffusione della cultura enogastronomica, tra cui la targa d’Oro dell’Associazione
Enotecnici nel 1999. E Decanter lo ha incluso nelle sue classifiche
delle 50 persone più influenti nel mondo del vino (2007-20082009). Per pagina99 cura l’appuntamento settimanale con i vini all’interno della sezione Ozii del giornale.
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“c’è saggezza nel vino”
Daniele Cernilli
© 2014 pagina 99
ISBN 978-88-98900-02-2
Sito: www.pagina99.it
Twitter: @pagina_99
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