Akhtamar on line - Comunità Armena di Roma

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Anno 9, Numero 183
Akhtamar on line
WWW.COMUNITAARMENA.IT
1 luglio 2014—XCIX M.Y.
Akhtamar on line
Kessab liberata!
Ritorna agli armeni la cittadina siriana occupata
Kessab, la cittadina siriana a
prevalente popolazione armena, è di nuovo libera. Un paio
di settimane or sono l’abitato,
posizionato quasi a ridosso
del confine con la Turchia, è
stato riconquistato dalle forze
governative.
I lettori ricorderanno la campagna mondiale di mobilitazione armena seguita alla
presa della cittadina da parte
di gruppi di fondamentalisti
islamici al-qaedisti che la
Turchi aveva fatto transitare
dal suo territorio per consentire loro l’attacco a Kessab.
Nell’assalto alla loro città gli
armeni avevano drammaticamente rivissuto le immagini
tragiche delle persecuzioni di
cento anni fa.
D’altronde il Musa Dagh non
è molto lontana e Kessab
assomiglia molto a quei villaggi che le orde turche cerca-
rono di spazzare via alle
pendici del massiccio di
fronte al golfo di Alessandretta.
La fuga precipitosa, chi in
altre città siriane, chi in
Libano, chi addirittura fin in
Armenia, per scappare da
un’altra persecuzione.
I ribelli del Nusra Front,
spalleggiati dai caccia turchi che hanno abbattuto un
aereo siriano... (segue pag.2)
Sommario
(Quasi) un secolo di comunità armena
2
Nazionalismo cretino
3
Pagina armena
4
La voce dell’Artsakh
5
Centrale di Vorotan, un caso diplomatico
6
Qui Armenia
6
Armeni al mondiale
7
Bollettino interno
di
iniziativa armena
2
Akhtamar
non si erano limitati a conquistare il centro
abitato, ma si erano accaniti su tutto ciò che
rappresentava il valore del cristianesimo; ed
in una comunità armena hanno trovato occasione per scatenare il loro becero istinto
distruttivo.
La riconquista della città ha rappresentato
una liberazione, dunque, ma anche la dolorosa constatazione di ciò che i nuovi barbari
avevano fatto.
Devastata la chiesa di san Michele, profanato l’altare, distrutte icone e simboli religiosi.
Vandalizzata la scuola armena, il centro
culturale armeno Misakyan, la chiesa della
Santissima Trinità.
Passata, si spera per sempre, la furia distruttrice ora arriva l’arduo compito di ricostruire. Con pazienza come altre volte hanno
fatto gli armeni.
E soprattutto è giunto il momento di convin
cere le settecento famiglie a ritornarenelle
proprie case; impresa non semplice dopo la
precipitosa fuga, i lutti e le devastazioni subite negli ultimi tre mesi.
Ma Kessab è qualcosa di più di un paese
sparso fra i monti.
Esso è un simbolo di armenità, un avamposto
della nostra cultura, una testimonianza di
fede e di attaccamento ai valori armeni.
Non può essere abbandonato, Kessab deve
risorgere: con le sue famiglie, le sue chiese,
le sue croci.
Già la comunità siriana ha pagato duro dazio
alla guerra civile in Siria e, come abbiamo
già avuto modo di scrivere, è stata spesso
oggetto di attacchi per la sua “cristianità”.
Quello di Kessab era mirato, puzzava di
turco, e probabilmente mirava a spazzare via
l’ultimo avamposto armeno; il Musa Dagh è
lontano nel tempo, ma vicino, molto vicino.
on line
Una foto che ha fatto il giro del mondo. Un
bambino armeno di tra anni guarda tre adulti
che gli puntano il fucile contro. La foto, diffusa
dai ribelli, riportava la didascalia: “il nostro
ostaggio più giovane fra le sette ostili di Kessab”. Non si hanno più notizie del bambino
armeno.
(Quasi) un secolo di comunità armena
“La presenza di armeni in Italia è segnalata in epoche diverse e in diverse città:
sono militari, religiosi commercianti o
anche studenti. C’è chi in Italia è solo di
passaggio o si ferma per breve tempo, ma
c’è anche chi resta e nel giro di qualche
generazione si integra pienamente nella
società ospite”.
Partendo da questo assunto Agop Manoukian, imprenditore e sociologo, presidente
onorario della UAI, membro attivo della
comunità armena lombarda, si è sobbarcato
sulle spalle l’arduo compito di ricostruire i
fili di una memoria storica e sociale della
comunità armena in Italia.
Lo ha fatto con pazienza certosina, individuando un periodo storico ben definito,
ricomponendo meticolosamente i tasselli
storici della (variegata) galassia armena
italiana.
Il risultato di questo imponente lavoro di
ricerca è la corposa ultima pubblicazione
della Guerini & Associati. Trecentottanta
pagine di minuziosa analisi delle diverse
esperienze che hanno contraddistinto nei
decenni tra il 1915 ed il 2000 la vita della
comunità.
Manoukian si sofferma sia sulle esperienze locali (in primis Milano, Roma, il Veneto) sia sul contesto storico contingente, in
particolare quello del primo e del secondo
dopoguerra. Non senza tralasciare gli aspetti culturali (la rivista Armenia, la casa editrice HIM ad esempio) e quelli politici (i
rapporti con il regime, lo status degli armeni “cittadini ottomani”).
Ma oltre ad una prima parte di narrazione
didascalica della storia armena in Italia,
l’autore va alla ricerca dei punti di contatto
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culturale ed artistico fra l’elemento italiano e
quello armeno in una interessante carrellata
che spazia dall’ambito universitario, alla
letteratura, al dialogo artistico.
Dall’analisi di Manoukian emerge un quadro di vivissima attualità ed una straordinaria, intensa, attività delle comunità in Italia
che in ogni epoca non cessano di pulsare per
l’Armenia e la sua cultura. Non solo un legame con la terra dei padri (e qui intendiamo
anche e soprattutto l’Armenia storica) ma un
preciso impegno della Diaspora in difesa dei
valori dell’Armenità ed a sostegno delle
iniziative che le circostanze rendevano necessarie.
Ecco allora lo sforzo per aiutare i terremotati del 1988, la battaglia civile e politica in
difesa del diritto del Karabakh all’autodeterminazione, l’azione di propaganda (da Zeitun alla Voce armena tanto per citare due
esempi), gli “anni di piombo” e le mobilitazioni negli anniversari del genocidio.
Non manca una sezione dedicata alle memorie, una meticolosa cronologia degli eventi più importanti che hanno contraddistinto la comunità armena in Italia, una interessante sezione bibliografica (dal 1900 al
1950), l’elenco delle pubblicazioni della
OEMME e del centro di documentazione
della cultura armena (CSDCA).
Si tratta di un lavoro prezioso quanto meticoloso, un utile strumento per comprendere
meglio che cosa è stata la comunità armena
fino all’inizio del nuovo millennio.
Ecco, l’unica pecca di questa pregevole
pubblicazione è la data di fine indagine.
Manoukian si ferma proprio quando una
nuova fase di attivismo armeno prende avvio.
Gli ultimi tre lustri sono stati caratterizzati dall’avvento di internet, dal fiorire di
una intensa produzione editoriale e da
molti cambiamenti (e polemiche) all’interno della realtà armena in Italia.
Hanno visto una nuova stagione di comunicazione, la grande presa di attenzione
da parte dell’opinione pubblica italiana di
quella che è ancora una “questione” armena, il ruolo sempre più importante della
Diaspora. Affrontare questo ultimo periodo avrebbe comportato sicuramente un
ancor più intenso lavoro di ricerca ed ampliato a dismisura la portata della pubblicazione. E l’autore si è astenuto dall’affrontare questa ultima parte per non appesantire la propria ricerca.
Ma si tratta di un capitolo importante
della nostra storia e confidiamo che Manoukian, ripresosi dall’ultima fatica editoriale, voglia rimetter mano alla penna e
riservarci un nuovo interessante capitolo
aggiornato ai giorni nostri.
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Akhtamar
Nazionalismo cretino
Vi sono vari tipi di nazionalismo: il
nazionalismo aggressivo, espansionista,
più o meno razzista, come il nazismo; il
nazionalismo patriottico, tipico dei paesi
assoggettati alla dominazione straniera,
come fu il caso dei patrioti del Risorgimento; il nazionalismo “culturale”, come
può essere il caso della ”grandeur” della
Francia, un po’ troppo orgogliosa della
sua eredità culturale ecc.. Vi è, infine, un
ulteriore tipo di nazionalismo che, pur
essendo malvagio come quello razzista,
si differenzia da questo per l’alto grado
di stupidità che lo contraddistingue; tanto, che spesso e volentieri, cade nel ridicolo. Perciò tale tipo di nazionalismo,
data la sua principale caratteristica, può,
a buon diritto, essere definito come
“nazionalismo cretino”. Suo indiscusso
campione è l’Azerbaigian che non perde
occasione per dimostrare di essere degno
di questo titolo che si è guadagnato in
seguito al cronico mal di pancia di cui
soffre e la cui origine va cercata nell’Armenia e nel Karabagh, nei confronti dei
quali nutre un odio viscerale.
E’ evidente che gli sta sul gozzo il fatto
di aver perso il Karabagh, che a suo tempo gli era stato ingiustamente regalato. E
non si dà pace per questa perdita; non
riesce a rassegnarsi al fatto che quella
regione non tornerà più sotto la sua sovranità per il semplice fatto che nessun
ladro può vantare il diritto di tenersi la
refurtiva. E l’Azerbaigian aveva rubato il
Karabagh all’Armenia. Ora, la creazione
di una repubblica indipendente – seppure
internazionalmente non riconosciuta- nel
Karabagh, ha fatto perdere non solo il
sonno all’Azerbaigian, ma anche il senno. Perciò non passa giorno che non
escogiti delle iniziative, una più stupida e
ridicola dell’altra, per sbandierare il suo
preteso diritto sul Karabagh e la sua viscerale inimicizia nei confronti degli
armeni. Fino al punto da perdere il lume
della ragione e sconfinare nel ridicolo.
Prima ha cominciato con la stesura di
una lista nera di personalità straniere che
avevano visitato il Karabagh, beninteso
ANNO 9, NUMERO 183
di Esse
entrandone dall’Armenia, unico paese
attraverso il quale si può accedere al Karabagh. Il governo azero lancia tuoni e
fulmini su tutti quelli che si recano in
questa regione, e li minaccia con il divieto di poter entrare in Azerbaigian. Al
che molti si sono dimostrati meravigliati
e dispiaciuti ed hanno pubblicamente
espresso rammarico per questo divieto.
Mentre in privato han confessato di infischiarsene altamente dei veti posti da un
regime dittatoriale e corrotto. Poi l’Azerbaigian, preso da delirio di impunità, l’ha
fatta grossa, negando il visto d’ingresso
al vice-presidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, René
Rouquet , non permettendogli di partecipare alla periodica riunione che doveva
tenersi a Baku.Il motivo di questo divieto
è che René Rouquet è amico degli armeni. Per tutta risposta il Consiglio d’Europa ha annullato tutte le manifestazioni
che aveva in programma in Azerbaigian
per i prossimi due anni. Più o meno come
cacciare dietro la lavagna un alunno somaro.
Volendo raggiungere gradi sempre più
elevati di stupidità si è passati ad un’altra “trovata geniale”. Dal 13 al 15 giugno
doveva tenersi a Baku un concorso internazionale di ginnastica artistica. A questa
gara avrebbe dovuto partecipare anche la
Bielorussia la cui squadra da sei mesi si
stava preparando, utilizzando come
accompagnamento musicale la nota
“Danza delle spade” di Aram Khaciadurian. Apriti cielo! .Com’è possibile che in
Azerbaigian suonino le note di una musica scritta da un armeno?! Subito in Bielorussia è giunto l’ukase (forse accompagnato da generose quantità di caviale):
non potete partecipare facendo suonare
quella musica! E la squadra bielorussa,
subendo il ricatto, ha ceduto, rendendo
così palese a tutto il mondo le macchinazioni di un regime che non si sa se definire solamente dispotico o anche stupido.
Infine un affronto al “fratello”turco. Un
lottatore turco di nome Zafer Noyan doveva partecipare ad una gara sportiva in
on line
Azerbaigian, ma, giunto all’aeroporto di
Baku è stato rispedito in Turchia, con l’
accusa di essere armeno. Per nulla il poveraccio si è sbracciato per spiegare ai poliziotti azeri che lui non è armeno, ma turco
purosangue. Le sue proteste non son valse
a nulla: nel manuale del perfetto cretino,
dato in dotazione a tutti i dipendenti statali
azeri, è scritto che chi ha un cognome che
finisce in “ia n” è armeno e perciò gli è
vietato l’ingresso nel paese. E chi se ne
infischia se così facendo il paese fa la
figura dello stupido e si copre di ridicolo.
L’essenziale è non contaminare il suolo
azero con la presenza di qualsiasi cosa che
possa collegarsi agli armeni
Un appello
a Barroso
In occasione della sua visita in Azerbaigian,
la “Federazione Euro Armena per la Giustizia e la Democrazia” ha inviato una lettera
aperta al presidente della Commissione
Europea, Jose Manuel Barroso.
Nel testo si invita il presidente a prestare
attenzione alla moltitudine di violazioni dei
diritti umani che si registra in Azerbaigian.
La Federazione lo ha invitato altresì a valutare l’aumentata tensione lungo la linea di
contatto fra armeni ed azeri, determinata
dalle continue violazioni del cessate il fuoco
da parte azera; violazioni che nel solo mese
di maggio hanno causato la morte di diversi
soldati armeni.
Al Presidente Barroso è stato chiesto di
rimarcare al governo azero il rispetto degli
sforzi di mediazione del Gruppo di Minsk
dell’Osce per la risoluzione del conflitto del
Nagorno Karabakh, il ritiro dei cecchini
lungo la linea di contatto, l’accettazione
della creazione di meccanismi di investigazione degli incidenti; si tratta di misure sulle
quali l’Armenia, già da tempo ha dato la sua
piena disponibilità.
Al ritorno dalla Sua visita a Baku Barroso
ha dichiarato che lo status quo del Nagorno
Karabakh è inaccettabile e che è necessario
arrivare ad una soluzione pacifica della controversia nell’ambito dell’attività di mediazione del Gruppo di Minsk dell’Osce.
Barroso si è recato in Azerbaigian principalmente per implementare la collaborazione
del progetto petrolifero “Corridoio meridionale” e sondare il terreno per una adesione
all’accordo associativo con la UE. Pecunia
non olet...
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Akhtamar
Էտրուսկների հայկական ծագումը (մաս 1)
Բազում
վկայություններ
կան, որ հայերը
համարվում են
տարբեր ազգերի
նախահայրեր և,
հայերենի
հետքերն
են
իրենց լեզուների
հիմքում ընկած:
Էտրուսկներին
համարում
են
առեղծվածային,
հանելուկային
ժողովուրդ և, իբրև թե հայտնի չէ, թե
որտեղի՞ց էին եկել և ու՞ր են անհայտացել:
Սակայն
ինչքանո՞վ
է
դա
համապատասխանում
իրականությանը,
փորձենք դրանում համոզվել:
XIX դարը Եվրոպայում նշանավորվեց
գիտության մի յուրօրինակ վերելքով: Մի
շարք տարբեր ազգի գիտնականներ՝ գրող
լեզվաբաններ, հետազոտող հնէաբաններ,
ճանապարհորդներ իրենց հետաքրքրող
հարցերի պատասխանն էին փնտրում և շատ
հետաքրքիր արդյունքների էին հանգում՝ որ
այսպես
կոչված
«հնդևրոպական»
քաղաքակրթության
օրրանը
Հայկական
Լեռնաշխարհն է եղել:
Այդպիսի
գիտնականներից
մեկն
էր
անգղիացի հետազոտող և գրող Ռոբերտ
Էլլիսը
(1820-1885):
Նրա
ուսումնասիրությունների
արդյունքում,
բազմաթիվ գրքեր հրատարակվեցին այդ
թեմայով և դրանցից հենց Էտրուսկներին
վերաբերվող
«Էտրուսկների
հայկական
ծագումը» վերնագրված գիրքն է՝ (“The
Armenian Origin of the Etruscans”, Robert Ellis,
1861), որը իրոք, ուշադրության առժանի է:
Հեղինակը
նախ
ընդհանուր
տեղեկություններ է տալիս Արիական երկու
հիմնական ճյուղերի մասին՝ Հյուսիսային
Եվրոպական Արիացիների և Հարավային
Ասիական Արիացիների մասին: Նրանք
իրենց հերթին բաժանվում են լեզվական
խմբերի.
Հյուսիսայինը՝
Լատինական
(Կելտական), Գերմանական և Սլավոնական
և, Հարավային ճյուղը նույնկերպ երեք
բաղադրիչների է բաժանված՝ Հայկական,
Պարսկական և Հնդկական (ընդ որում
Քրդերին
և
Ավղաններին
պակաս
կարևորություն տալով): Նշելով, որ հայերը
հիմա կելտերի պես փոքրաթիվ են, նրանք
պատկանում են մի ժամանակ ավելի
տարածված երկրամասի, որտեղից իրենք
սփռվում են՝ Հայաստանից դեպի Արևմուտք
մինչև Իտալիա, ինչպես նաև այլ վայրեր,
Փրուգիացիների,
Թրակիացիների,
Պելազգների,
Էտրուսկների
և
ուրիշ
ANNO 9, NUMERO 183
անվանումների տակ:
Ինչպես
Կելտերի
լատիներեն
լեզուն
տարածվելու ընթացքում աստիճանաբար
կորցրեց
իր
բառբառների
մեծամասնությունը,
նույնպես
էլ
տարածվելով, որոշ հայկական ծագում
ունեցող բառբառներ կորցվեցին և դրան
նպաստեց
հետագայում,
մանավանդ,
հունարենի տարածումը:
on line
մեհյանը կառուցված էր Արտաշատից ոչ
հեռու՝ ճանապարհի եզրին:
Էտրուսկները Հայկական Լեռնաշխարհից
իրենց հետ բերել էին Տիր Աստծո
հավատամքը ու մինչև հիմա Տիրի անունով է
կոչվում Ապենինյան թերակղզու արևմտյան
ափը
ողողող
Տիրենյան
ծովը
որի
երկարությամբ փռված է այժմյան Իտալիան:
Դիտարկենք երկու Արիական ճուղերի միայն
արևմտյան ներկայացուցիչներին՝ Կելտերին
և
Հայերին
(Թրակիացիներին),
որոնք
արիական ամենահին ժողովուրդներն են, որ
բնակեցրել են Եվրոպան՝ մոտ 1500 տարի
Բասկերից հետո:
Կելտերը Հայկական Լեռնաշխարհից դուրս
գալով, Եվրոպա են մտել հիմնականում
շրջանցելով Կասպից ծովը, անցնելով
Սկիֆիան, կամ ներկայիս Ռուսաստանը, իսկ
Թրակիացիները առնվազը Փոքր Ասիաի
վրայով: Եվրոպա մտնելով Կելտերի մի մասը
ուղղվում է դեպի հարավ-արևմուտք և
հաստատվում
է
Իտալիայում՝ սզբում
Ումբրիայում և հաստատվելով այնտեղ,
հետագայում գրավում են նաև Հռոմը:
Թրակիացիները
մյուս
կողմից՝
Փոքր
Ասիայով շարժվել են դեպի արևմուտք և
հյուսիս-արևմուտք, ձևավորելով արիական
Բյուզանդիան ու Հունաստանը, հպում
ունենալով
կելտերի հետ Դակիայի,
Պանոնիայի, Նուրիկում և Ռհսետիայի հետ,
որոնք արդեն կարգավորված էին այդ
թերակղզու
վրա
և,
հաստատվելով
Իտալիայում,
գլխավորապես
Տիրեններ
անվան տակ, ինչպես որ իրենք իրենց կոչում
էին Էտրուսկները:
Ինչու՞ «Տիրեններ»
Տիրեններ»:
Անհիշելի
ժամանակներից
Հին
Հայաստանում Հայկական աստվածների
համակարգը, կամ պանթեոնը բաղկացած էր
բազմաթիվ աստվածություններից, որտեղ
յուրաքանչյուր աստված կամ աստվածուհի
ուներ իր որոշակի տեղը և դերը, որոնցից
Տիրը եղել է ճակատագրի տնօրինման,
երազագուշակման,
մահվան
աստվածություն: Տիրը հայ դիցարանի
իմաստության, գրի, ուսման, քրմական
գիտությունների
հովանավորման,
ճակատագրի կանխորոշման և գուշակման
աստվածն էր՝ Արամազդի գրիչը կամ
քարտուղարը:
Տիրը
նաև
եղել
է
պատգամախոս
մարգարե՝
գուշակ,
արվեստների և իմաստության հովանավոր,
բախտի կամ ճակատագրի առաջնորդ, նաև
մահվան ու սպանության ոգի: Տիրի այդ
պաշտամունքատեղին կոչվել է «Երազամոյն
տեղիք», այդտեղ ուխտի եկողները, քրմերի
միջոցով Տիր աստծուց ստանում էին իրենց
տեսած երազների մեկնաբանությունը: Տիրի
Ըստ Ստրաբոնի Տիրեններ - էտրուսկները
կազմում էին բախտացույցներ հռոմեացիների
համար և սովորեցնում նրանց գուշակության
տարբեր ձևերը և Տիրի վաղնջական արձանը
պատրաստել էին խաղողի որթից:
Էտրուրիայում
Երկնայի
և
Երկրային
աշխարհների
խորհրդավոր
միացումը
նույնությամբ
տարածվում
էր
նաև
ստորգետնյա աշխարհի վրա, որտեղ, ըստ
էտրուսկյան
ավելի
ուշ
հավատամքի,
գտնվում
էր
անդրշիրիմյան
թագավորությունը:
Եվ
իսկապես,
Էտրուսկների մասին մեր գիտելիքների մեծ
մասը մեզ են հասել նրանց շիրիմաքարերի և
գերեզմանանների
վրա
արված
գրություններից,
որոնք
հարուստ
են
փորագրություններով, նկարազարդումներով,
քանդակներով և առատորեն պատկերում են
այդ կենսուրախ ժողովրդի բարձր ճաշակն ու
գեղարվեստի նրբին զգացողությունը: Եվ այդ
ամենը նույնպես ընդգծում է նրանց
հայկական
ծագումը՝
նմանօրինակ
վերաբերմունք անդրշիրիմյանի նկատմամբ
կարող ենք տեսնել ողջ Հայաստանի
տարածքով
սփռված,
մեկը
մյուսից
զարմանահրաշ ու անկրկնելի խաչքարերից:
Իտալացիներն ասում են, թե իրենց (հելենահռոմեականի
և
Էտրուսկների)
միջև
տարբերությունը կայանում է նրանում, որ
իրենք համարում են, թե կայծակը հայտնվում
է
ամպերի
որոտից
հետո,
սակայն
էտրուսկների կարծիքով՝ ամպերը որոտում
են, որպեսզի կայծակներ արձակվեն, ամենը
վերագրելով արարչագործությանը:
Միայն տգետները կարող են կարծել, թե ամեն
բան իր նշանակությունն է ստանում
կատարվելուց
հետո,
իրականում,
հատկապես ամեն բան կատարվում է,
որովհետև պիտի ունենա իր նշանակությունը:
Կարինե Մկրտչյան
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Akhtamar
on line
la voce dell’Artsakh
La repubblica di Artsakh al Forum della scienza in Danimarca
La Repubblica del Nagorno-Karabakh
è stata rappresentata con il marchio
Woodpeckers
(“Picchi”)
al
“Euroscience Open Forum”, che si è
tenuto dal 20 al 28 giugno nella capitale danese Copenaghen.
Woodpeckers è un progetto sociale ed
educativo in cui giocattoli per bambini
sono realizzati attraverso le idee dei
bambini stessi. E i proventi della vendita di questi giocattoli sono usati per
programmi sociali ed educativi in Artsakh.
Il programma Woodpeckers ha ricevuto
un espresso invito dalla Danimarca a
partecipare al forum, come un innovativo programma educativo.
Questo ha permesso a migliaia di partecipanti del forum (provenienti da
circa settanta paesi del mondo) di familiarizzare con i giocattoli di legno con
il marchio: “Made in Artsakh”.
Ashot Margaryan, che è l’organizzatore di questo progetto innovativo, ha
espresso la speranza che, dopo la esperienza al Euroscience Open Forum, il
Nagorno Karabakh si presenti al mondo
come un paese tranquillo dove si sviluppano idee e progetti educativi vengono creati.
L’invito danese è stato quindi molto
importante e rappresenta un ulteriore
tassello nella consapevolezza internazionale della statualità della repubblica
sud caucasica.
Attraverso i giochi dei bambini costruiamo la pace e la libertà.
ANNO 9, NUMERO 183
Non l’hanno presa bene gli azeri. E sono
caduti dalla seggiola quando si sono accorti
che su Google Map l’odiato Artsakh era
riportato come “Repubblica del Nagorno
Karabakh”.
I nomi delle città sono scritti nella versione
azera (Kankendi per Stepanakert) ma
hanno anche la grafica in armeno.
E su tutto compare la scritta che individua
la statualità dell’Artsakh.
Non sappiamo, nel momento in cui scriviamo, se la potente lobby azera riuscirà a
convincere la multinazionale di Mountain
View a modificare le sue carte geografiche;
ma anche da queste piccole cose si vede
come nel mondo cresce la considerazione
per il Nagorno Karabakh.
VARATO PROGETTO ABITATIVO PER
L’ARTSAKH
CAMERA DI COMMERCIO IN ARTSAKH
La Camera di Commercio ed industria
dell’Armenia e il Fondo di Investimenti
Artsakh hanno sottoscritto un accordo il
7 giugno a Yerevan finalizzato alla creazione di una Camera di Commercio nella
repubblica del Nagorno Karabakh.
“Uno dei principali obiettivi dell’accordo è la creazione della Camera di Commercio dell’Artsakh che favorirà una più
stretta collaborazione tra la Camera di
Commercio dell’Armenia ed il Fondo di
Investimenti Artsakh” ha detto Martin
Sargsyan presidente della Camera armena.
In particolare il Fondo Artsakh avrà la
possibilità di utilizzare il data base della
camera di Commercio dell’Armenia e di
accedere a tutti i progetti in corso.
Riguardo ai possibili aspetti negativi che
l’accesso dell’Armenia all’Unione Doganale potrebbe avere per la repubblica del
Karabakh Montuoso, Sargsyan ha ribadito che l’Unione è solo un accordo eco-
E L’ARTSAKH ARRIVO’ SU
GOGGLE MAP
Nagorno Karabakh rimane sul piano
prettamente politico.
Piuttosto l’accesso all’Unione Doganale
euroasiatica permetterà alle merci dell’Artsakh di essere esportate in altri paesi
dell’Unione attraverso l’Armenia.
Nelle scorse settimane il presidente azero Aliyev aveva caldamente invitato
l’Unione a non consentire l’accesso dell’Armenia se non fosse stata marcata la
discontinuità con il Nagorno Karabakh,
territorio rivendicato dall’Azerbaigian.
Di contro il presidente russo Putin ha
invitato ad accelerare l’ingresso dell’Armenia nell’Unione.
Fonti politiche armene hanno ripetutamente ribadito che nessuna barriera doganale potrà mai essere eretta al confine
tra Armenia ed Artsakh ma taluni armeni
temono che l’entrata nell’Unione possa
rappresentare un ostacolo alla lotta di
autodeterminazione della repubblica del
Karabakh Montuoso.
È stata scelta una data simbolo (il 28
maggio) ed una località simbolo
(Berdzor liberata) per varare il “Progetto
Artsakh” da parte del “Fuller Center for
Housing Armenia” che proprio il 28
maggio ha festeggiato la 300a costruzione edificata.
Il Primo Ministro Harutyunyan ha siglato l’accordo e si è augurato una proficua
collaborazione tra il Fuller Center ed il
governo.
GRAVI DANNI PER LA
GRANDINE
Le violente grandinate che si sono
abbattute all’inizio di giugno su vaste
aree dell’Artsakh hanno creato molti
danni agli agricoltori. Danneggiati
ettari di pascolo e giardini.
Per far fronte all’emergenza il Primo
Ministro Ara Harutyunyan ha visitato
le zone colpite ed ha promesso aiuti di
stato.
Secondo una prima stima, sono stati
circa mille gli ettari interessati dalla
grandine.
In particolare le comunità di Djrakous
e Kyuratagh (Hadrout) hanno lamentato gravi danni alle colture.
Il Primo Ministro ha annunciato che
uno dei primi provvedimenti sarà l’esenzione fiscale per gli agricoltori
colpiti dalla calamità naturale.
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Centrale di Vorotan, un caso diplomatico
La grande centrale idroelettrica sul Vorotan
(Armenia meridionale) diviene un caso
diplomatico.
Approvata la vendita ad una azienda statunitense (la Contour Global) nello scorso
mese di gennaio dopo il via libera governativo a fine 2013, pare che ci sia stato un
ripensamento proprio da parte delle autorità
armene.
Non si tratta di questioni economiche; l’accordo prevedeva la cessione dei tre blocchi
che costituiscono l’impianto sul Vorotan
alla cifra di duecentocinquanta milioni di
dollari.
L’accordo siglato il 29 gennaio dalla newyorkese Contour Global prevedeva il
pagamento immediato di centottanta milioni più un investimento triennale per altri
settanta milioni.
L’affare sembrava fatto dopo due anni di
negoziati che avevano visto coinvolto an-
che il governo statunitense.
Ma poi qualcosa è cambiato nelle ultime
settimane. Un portavoce del presidente
Sargsyan ha affermato che l’affare potrebbe saltare. Già l’accordo doveva essere
perfezionato ad aprile o al più tardi a maggio ma il governo armeno ha chiesto alcune
modifiche al contratto cercando però di non
pubblicizzare troppo tali cambiamenti.
Secondo talune voci di corridoio pare che
la Russia (che ha una forte presenza nel
settore energetico dell’Armenia) non abbia
gradito molto l’ingerenza statunitense nella
regione.
E qualcosa di più di un ripensamento emerge dalle parole di Armen Movsisian, un
consigliere del presidente della repubblica:
“Se abbiamo fatto un errore su tale questione, poi, naturalmente, non è ancora
troppo tardi".
D’altronde parliamo del più importante
impianto idroelettrico dell’Armenia; con
una capacità operativa combinata di 405
megawatt è secondo solo alla centrale nucleare di Metzamor che da sola produce il
40% dell’energia di tutto il paese.
Come se non bastassero i problemi di geopolitica, ecco piovere sull’iniziativa anche
critiche interne per la mancata consultazione dell’Assemblea Nazionale: l’ex presidente Kocharyan chiede per questo l’annullamento dell’accordo anche se, a dire il
vero, cessioni di impianti minori non hanno
richiesto tale passaggio politico.
Ma qui, in gioco, non ci sono solo le turbolente acque del fiume Vorotan.
Qui Armenia
NUOVA STRADA A YEREVAN
Cera anche il presidente della repubblica,
Sargsyan, all’inaugurazione della nuova
arteria lo scorso 14 giugno.
Cinque chilometri e mezzo costruiti con le
più moderne tecnologie (anche per l’illuminazione) che permetteranno agli automobilisti di abbreviare i tempi di scorrimento nel quadrante sud della capitale
bypassando il viale Tsitsernakaberd. Con
l’occasione sono stati creati 25000 metri
quadri di verde pubblico e sono stati piantati oltre duemilacinquecento alberi. Costo
dell’opera (che era stata già ideata negli
anni settanta e mai realizzata) circa dodici
milioni di euro.
OGGI SPOSI, ALLO ZOO
“Hrant”, esemplare maschio di elefante
è arrivato a Tbilisi proveniente dallo zoo
di Yerevan e nel locale giardino zoologico
della capitale è convolato a nozze con la
georgiana “Malika”. Il futuro nascituro
arriverà in Armenia. Auguri.
SVEZIA ED ARMENIA
La Svezia ha aperto la sua ambasciata in
Armenia.
Il taglio del nastro è avvenuto lo scorso 12
giugno alla presenza del ministro degli
Esteri armeno Eduard Nalbandian e di
quello svedese per il commercio Ewa
Björling. La Svezia aveva deciso nel 2013
(nella foto sotto, tratta da News.am, un tratto della di aprire la sede diplomatica a Yerevan;
nuova strada a scorrimento veloce)
fino ad oggi i rapporti diplomatici erano
regolati dalla sede di Tbilisi in Georgia e
PEPSI COLA
nella capitale armena vi era solo un consoLa Pepsi Cola ha lanciato in Armenia po- lato. La nuova sede è in viale Maresciallo
che settimane or sono la produzione della Baghramian.
linea di succhi di frutta “Sandora” attraverso la controllata Jermuk International Pepsi Cola. Questa bevanda fino ad oggi veniva importata in Armenia dall’Ucraina. La
confezione e l’imbottigliamento del prodotto venduto direttamente sul mercato
interno armeno ed anche esportato garantirà la creazione nell’anno di una trentina di
nuovi posti di lavoro nell’impianto di imbottigliamento.
ANNO 9, NUMERO 183
BANDO ALLA VIVISEZIONE
Il ministero dell’Agricoltura ha presentato un disegno di legge per metter al bando vivisezione ed esperimenti su cani
randagi e gatti ancorché finalizzati alla
medicina veterinaria.
NAVARRA E GENOCIDIO
Il parlamento della Navarra (Spagna) ha
ufficialmente votato una mozione di
riconoscimento del genocidio armeno.
La dichiarazione è stata approvata il 23
giugno e si ricollega a quella europea del
1987.
INDICE BUON PAESE
L’Armenia si piazza al 75° posto su 125
paesi nella classifica mondiale del
“Good country index” che raccoglie 35
differenti parametri dai data base delle
Nazioni Unite, della Banca Mondiale e
di altre organizzazioni internazionali e li
assembla per fornire un quadro dei paesi
dove si sta meglio.
Nella regione la Georgia è 77a,, la Turchia occupa il 79° posto, l’Iran è 115° e
l’Azerbaigian (tanto per cambiare…)
occupa gli ultimi posti della classifica
(122° su 125!). Dietro solo Iraq, Vietnam e Libia.
Guida la classifica l’Irlanda, Italia 20a.
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Armeni al mondiale
C’è (o sarebbe meglio dire “c’era”) anche un po’ di Armenia nel mondiale di
calcio in corso di svolgimento in Brasile.
Ed a sorpresa questa armenità ha colorato anche la maglia azzurra italiana.
Matteo Darmian è, come recita il sito ufficiale della FIFA, di origini armene.
Avevamo a suo tempo indagato ma senza riuscire a trovare un riscontro preciso. Ora arriva la comunicazione ufficiale per il terzino (bravo) della nazionale,
uno dei pochi che si è salvato dal disastro.
Un altro armeno gioca nella nazionale dell’Iran: si tratta di Andranik Timotian
ed è uno dei più rappresentativi giocatori della sua squadra.
In attesa di vedere la nazionale dell’Armenia qualificarsi per una fase finale
dei mondiali, godiamoci questi due validi rappresentanti.
Bollettino interno a cura di
comunitaarmena.it
Q U E S T A P U B B L I C A Z I ON E E ’ E D I T A
CON IL FAVORE DEL
MINISTERO DELLA DIASPORA
HAYclick
IL FESTIVAL DEI
TOSATORI DI PECORE
il numero 184 esce il
15 luglio 2014
w w w. k a ra b a k h. i t
I nf or m az i one q uot i di a na
i n i t al i an o s ul l ’ Ar t s ak h
Allegria di tarda primavera nel primo festival dei tosatori di pecore
mai realizzato in Armenia.
È stato ospitato nella località di Halidzor (servita dalla funivia di Tatev)
nel sud dell’Armenia.
Simili feste si svolgono anche negli
Stati Uniti, in Scozia, in Nuova Zelanda ed Irlanda.
Non solo tosatura, ovviamente, ma
anche esposizione di tutte le attività
connesse alla filatura della lana, con
tessitura in tempo reale, vendita di
prodotti tipici e degustazioni.
Il festival, che ha visto una nutrita
partecipazione di pubblico, è stato
organizzato dalla Fondazione Tatev
e da Iniziativa Sviluppo Patria.