1 Anno 9, Numero 183 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT 1 luglio 2014—XCIX M.Y. Akhtamar on line Kessab liberata! Ritorna agli armeni la cittadina siriana occupata Kessab, la cittadina siriana a prevalente popolazione armena, è di nuovo libera. Un paio di settimane or sono l’abitato, posizionato quasi a ridosso del confine con la Turchia, è stato riconquistato dalle forze governative. I lettori ricorderanno la campagna mondiale di mobilitazione armena seguita alla presa della cittadina da parte di gruppi di fondamentalisti islamici al-qaedisti che la Turchi aveva fatto transitare dal suo territorio per consentire loro l’attacco a Kessab. Nell’assalto alla loro città gli armeni avevano drammaticamente rivissuto le immagini tragiche delle persecuzioni di cento anni fa. D’altronde il Musa Dagh non è molto lontana e Kessab assomiglia molto a quei villaggi che le orde turche cerca- rono di spazzare via alle pendici del massiccio di fronte al golfo di Alessandretta. La fuga precipitosa, chi in altre città siriane, chi in Libano, chi addirittura fin in Armenia, per scappare da un’altra persecuzione. I ribelli del Nusra Front, spalleggiati dai caccia turchi che hanno abbattuto un aereo siriano... (segue pag.2) Sommario (Quasi) un secolo di comunità armena 2 Nazionalismo cretino 3 Pagina armena 4 La voce dell’Artsakh 5 Centrale di Vorotan, un caso diplomatico 6 Qui Armenia 6 Armeni al mondiale 7 Bollettino interno di iniziativa armena 2 Akhtamar non si erano limitati a conquistare il centro abitato, ma si erano accaniti su tutto ciò che rappresentava il valore del cristianesimo; ed in una comunità armena hanno trovato occasione per scatenare il loro becero istinto distruttivo. La riconquista della città ha rappresentato una liberazione, dunque, ma anche la dolorosa constatazione di ciò che i nuovi barbari avevano fatto. Devastata la chiesa di san Michele, profanato l’altare, distrutte icone e simboli religiosi. Vandalizzata la scuola armena, il centro culturale armeno Misakyan, la chiesa della Santissima Trinità. Passata, si spera per sempre, la furia distruttrice ora arriva l’arduo compito di ricostruire. Con pazienza come altre volte hanno fatto gli armeni. E soprattutto è giunto il momento di convin cere le settecento famiglie a ritornarenelle proprie case; impresa non semplice dopo la precipitosa fuga, i lutti e le devastazioni subite negli ultimi tre mesi. Ma Kessab è qualcosa di più di un paese sparso fra i monti. Esso è un simbolo di armenità, un avamposto della nostra cultura, una testimonianza di fede e di attaccamento ai valori armeni. Non può essere abbandonato, Kessab deve risorgere: con le sue famiglie, le sue chiese, le sue croci. Già la comunità siriana ha pagato duro dazio alla guerra civile in Siria e, come abbiamo già avuto modo di scrivere, è stata spesso oggetto di attacchi per la sua “cristianità”. Quello di Kessab era mirato, puzzava di turco, e probabilmente mirava a spazzare via l’ultimo avamposto armeno; il Musa Dagh è lontano nel tempo, ma vicino, molto vicino. on line Una foto che ha fatto il giro del mondo. Un bambino armeno di tra anni guarda tre adulti che gli puntano il fucile contro. La foto, diffusa dai ribelli, riportava la didascalia: “il nostro ostaggio più giovane fra le sette ostili di Kessab”. Non si hanno più notizie del bambino armeno. (Quasi) un secolo di comunità armena “La presenza di armeni in Italia è segnalata in epoche diverse e in diverse città: sono militari, religiosi commercianti o anche studenti. C’è chi in Italia è solo di passaggio o si ferma per breve tempo, ma c’è anche chi resta e nel giro di qualche generazione si integra pienamente nella società ospite”. Partendo da questo assunto Agop Manoukian, imprenditore e sociologo, presidente onorario della UAI, membro attivo della comunità armena lombarda, si è sobbarcato sulle spalle l’arduo compito di ricostruire i fili di una memoria storica e sociale della comunità armena in Italia. Lo ha fatto con pazienza certosina, individuando un periodo storico ben definito, ricomponendo meticolosamente i tasselli storici della (variegata) galassia armena italiana. Il risultato di questo imponente lavoro di ricerca è la corposa ultima pubblicazione della Guerini & Associati. Trecentottanta pagine di minuziosa analisi delle diverse esperienze che hanno contraddistinto nei decenni tra il 1915 ed il 2000 la vita della comunità. Manoukian si sofferma sia sulle esperienze locali (in primis Milano, Roma, il Veneto) sia sul contesto storico contingente, in particolare quello del primo e del secondo dopoguerra. Non senza tralasciare gli aspetti culturali (la rivista Armenia, la casa editrice HIM ad esempio) e quelli politici (i rapporti con il regime, lo status degli armeni “cittadini ottomani”). Ma oltre ad una prima parte di narrazione didascalica della storia armena in Italia, l’autore va alla ricerca dei punti di contatto ANNO 9, NUMERO 183 culturale ed artistico fra l’elemento italiano e quello armeno in una interessante carrellata che spazia dall’ambito universitario, alla letteratura, al dialogo artistico. Dall’analisi di Manoukian emerge un quadro di vivissima attualità ed una straordinaria, intensa, attività delle comunità in Italia che in ogni epoca non cessano di pulsare per l’Armenia e la sua cultura. Non solo un legame con la terra dei padri (e qui intendiamo anche e soprattutto l’Armenia storica) ma un preciso impegno della Diaspora in difesa dei valori dell’Armenità ed a sostegno delle iniziative che le circostanze rendevano necessarie. Ecco allora lo sforzo per aiutare i terremotati del 1988, la battaglia civile e politica in difesa del diritto del Karabakh all’autodeterminazione, l’azione di propaganda (da Zeitun alla Voce armena tanto per citare due esempi), gli “anni di piombo” e le mobilitazioni negli anniversari del genocidio. Non manca una sezione dedicata alle memorie, una meticolosa cronologia degli eventi più importanti che hanno contraddistinto la comunità armena in Italia, una interessante sezione bibliografica (dal 1900 al 1950), l’elenco delle pubblicazioni della OEMME e del centro di documentazione della cultura armena (CSDCA). Si tratta di un lavoro prezioso quanto meticoloso, un utile strumento per comprendere meglio che cosa è stata la comunità armena fino all’inizio del nuovo millennio. Ecco, l’unica pecca di questa pregevole pubblicazione è la data di fine indagine. Manoukian si ferma proprio quando una nuova fase di attivismo armeno prende avvio. Gli ultimi tre lustri sono stati caratterizzati dall’avvento di internet, dal fiorire di una intensa produzione editoriale e da molti cambiamenti (e polemiche) all’interno della realtà armena in Italia. Hanno visto una nuova stagione di comunicazione, la grande presa di attenzione da parte dell’opinione pubblica italiana di quella che è ancora una “questione” armena, il ruolo sempre più importante della Diaspora. Affrontare questo ultimo periodo avrebbe comportato sicuramente un ancor più intenso lavoro di ricerca ed ampliato a dismisura la portata della pubblicazione. E l’autore si è astenuto dall’affrontare questa ultima parte per non appesantire la propria ricerca. Ma si tratta di un capitolo importante della nostra storia e confidiamo che Manoukian, ripresosi dall’ultima fatica editoriale, voglia rimetter mano alla penna e riservarci un nuovo interessante capitolo aggiornato ai giorni nostri. Pagina 2 3 Akhtamar Nazionalismo cretino Vi sono vari tipi di nazionalismo: il nazionalismo aggressivo, espansionista, più o meno razzista, come il nazismo; il nazionalismo patriottico, tipico dei paesi assoggettati alla dominazione straniera, come fu il caso dei patrioti del Risorgimento; il nazionalismo “culturale”, come può essere il caso della ”grandeur” della Francia, un po’ troppo orgogliosa della sua eredità culturale ecc.. Vi è, infine, un ulteriore tipo di nazionalismo che, pur essendo malvagio come quello razzista, si differenzia da questo per l’alto grado di stupidità che lo contraddistingue; tanto, che spesso e volentieri, cade nel ridicolo. Perciò tale tipo di nazionalismo, data la sua principale caratteristica, può, a buon diritto, essere definito come “nazionalismo cretino”. Suo indiscusso campione è l’Azerbaigian che non perde occasione per dimostrare di essere degno di questo titolo che si è guadagnato in seguito al cronico mal di pancia di cui soffre e la cui origine va cercata nell’Armenia e nel Karabagh, nei confronti dei quali nutre un odio viscerale. E’ evidente che gli sta sul gozzo il fatto di aver perso il Karabagh, che a suo tempo gli era stato ingiustamente regalato. E non si dà pace per questa perdita; non riesce a rassegnarsi al fatto che quella regione non tornerà più sotto la sua sovranità per il semplice fatto che nessun ladro può vantare il diritto di tenersi la refurtiva. E l’Azerbaigian aveva rubato il Karabagh all’Armenia. Ora, la creazione di una repubblica indipendente – seppure internazionalmente non riconosciuta- nel Karabagh, ha fatto perdere non solo il sonno all’Azerbaigian, ma anche il senno. Perciò non passa giorno che non escogiti delle iniziative, una più stupida e ridicola dell’altra, per sbandierare il suo preteso diritto sul Karabagh e la sua viscerale inimicizia nei confronti degli armeni. Fino al punto da perdere il lume della ragione e sconfinare nel ridicolo. Prima ha cominciato con la stesura di una lista nera di personalità straniere che avevano visitato il Karabagh, beninteso ANNO 9, NUMERO 183 di Esse entrandone dall’Armenia, unico paese attraverso il quale si può accedere al Karabagh. Il governo azero lancia tuoni e fulmini su tutti quelli che si recano in questa regione, e li minaccia con il divieto di poter entrare in Azerbaigian. Al che molti si sono dimostrati meravigliati e dispiaciuti ed hanno pubblicamente espresso rammarico per questo divieto. Mentre in privato han confessato di infischiarsene altamente dei veti posti da un regime dittatoriale e corrotto. Poi l’Azerbaigian, preso da delirio di impunità, l’ha fatta grossa, negando il visto d’ingresso al vice-presidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, René Rouquet , non permettendogli di partecipare alla periodica riunione che doveva tenersi a Baku.Il motivo di questo divieto è che René Rouquet è amico degli armeni. Per tutta risposta il Consiglio d’Europa ha annullato tutte le manifestazioni che aveva in programma in Azerbaigian per i prossimi due anni. Più o meno come cacciare dietro la lavagna un alunno somaro. Volendo raggiungere gradi sempre più elevati di stupidità si è passati ad un’altra “trovata geniale”. Dal 13 al 15 giugno doveva tenersi a Baku un concorso internazionale di ginnastica artistica. A questa gara avrebbe dovuto partecipare anche la Bielorussia la cui squadra da sei mesi si stava preparando, utilizzando come accompagnamento musicale la nota “Danza delle spade” di Aram Khaciadurian. Apriti cielo! .Com’è possibile che in Azerbaigian suonino le note di una musica scritta da un armeno?! Subito in Bielorussia è giunto l’ukase (forse accompagnato da generose quantità di caviale): non potete partecipare facendo suonare quella musica! E la squadra bielorussa, subendo il ricatto, ha ceduto, rendendo così palese a tutto il mondo le macchinazioni di un regime che non si sa se definire solamente dispotico o anche stupido. Infine un affronto al “fratello”turco. Un lottatore turco di nome Zafer Noyan doveva partecipare ad una gara sportiva in on line Azerbaigian, ma, giunto all’aeroporto di Baku è stato rispedito in Turchia, con l’ accusa di essere armeno. Per nulla il poveraccio si è sbracciato per spiegare ai poliziotti azeri che lui non è armeno, ma turco purosangue. Le sue proteste non son valse a nulla: nel manuale del perfetto cretino, dato in dotazione a tutti i dipendenti statali azeri, è scritto che chi ha un cognome che finisce in “ia n” è armeno e perciò gli è vietato l’ingresso nel paese. E chi se ne infischia se così facendo il paese fa la figura dello stupido e si copre di ridicolo. L’essenziale è non contaminare il suolo azero con la presenza di qualsiasi cosa che possa collegarsi agli armeni Un appello a Barroso In occasione della sua visita in Azerbaigian, la “Federazione Euro Armena per la Giustizia e la Democrazia” ha inviato una lettera aperta al presidente della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso. Nel testo si invita il presidente a prestare attenzione alla moltitudine di violazioni dei diritti umani che si registra in Azerbaigian. La Federazione lo ha invitato altresì a valutare l’aumentata tensione lungo la linea di contatto fra armeni ed azeri, determinata dalle continue violazioni del cessate il fuoco da parte azera; violazioni che nel solo mese di maggio hanno causato la morte di diversi soldati armeni. Al Presidente Barroso è stato chiesto di rimarcare al governo azero il rispetto degli sforzi di mediazione del Gruppo di Minsk dell’Osce per la risoluzione del conflitto del Nagorno Karabakh, il ritiro dei cecchini lungo la linea di contatto, l’accettazione della creazione di meccanismi di investigazione degli incidenti; si tratta di misure sulle quali l’Armenia, già da tempo ha dato la sua piena disponibilità. Al ritorno dalla Sua visita a Baku Barroso ha dichiarato che lo status quo del Nagorno Karabakh è inaccettabile e che è necessario arrivare ad una soluzione pacifica della controversia nell’ambito dell’attività di mediazione del Gruppo di Minsk dell’Osce. Barroso si è recato in Azerbaigian principalmente per implementare la collaborazione del progetto petrolifero “Corridoio meridionale” e sondare il terreno per una adesione all’accordo associativo con la UE. Pecunia non olet... Pagina 3 4 Akhtamar Էտրուսկների հայկական ծագումը (մաս 1) Բազում վկայություններ կան, որ հայերը համարվում են տարբեր ազգերի նախահայրեր և, հայերենի հետքերն են իրենց լեզուների հիմքում ընկած: Էտրուսկներին համարում են առեղծվածային, հանելուկային ժողովուրդ և, իբրև թե հայտնի չէ, թե որտեղի՞ց էին եկել և ու՞ր են անհայտացել: Սակայն ինչքանո՞վ է դա համապատասխանում իրականությանը, փորձենք դրանում համոզվել: XIX դարը Եվրոպայում նշանավորվեց գիտության մի յուրօրինակ վերելքով: Մի շարք տարբեր ազգի գիտնականներ՝ գրող լեզվաբաններ, հետազոտող հնէաբաններ, ճանապարհորդներ իրենց հետաքրքրող հարցերի պատասխանն էին փնտրում և շատ հետաքրքիր արդյունքների էին հանգում՝ որ այսպես կոչված «հնդևրոպական» քաղաքակրթության օրրանը Հայկական Լեռնաշխարհն է եղել: Այդպիսի գիտնականներից մեկն էր անգղիացի հետազոտող և գրող Ռոբերտ Էլլիսը (1820-1885): Նրա ուսումնասիրությունների արդյունքում, բազմաթիվ գրքեր հրատարակվեցին այդ թեմայով և դրանցից հենց Էտրուսկներին վերաբերվող «Էտրուսկների հայկական ծագումը» վերնագրված գիրքն է՝ (“The Armenian Origin of the Etruscans”, Robert Ellis, 1861), որը իրոք, ուշադրության առժանի է: Հեղինակը նախ ընդհանուր տեղեկություններ է տալիս Արիական երկու հիմնական ճյուղերի մասին՝ Հյուսիսային Եվրոպական Արիացիների և Հարավային Ասիական Արիացիների մասին: Նրանք իրենց հերթին բաժանվում են լեզվական խմբերի. Հյուսիսայինը՝ Լատինական (Կելտական), Գերմանական և Սլավոնական և, Հարավային ճյուղը նույնկերպ երեք բաղադրիչների է բաժանված՝ Հայկական, Պարսկական և Հնդկական (ընդ որում Քրդերին և Ավղաններին պակաս կարևորություն տալով): Նշելով, որ հայերը հիմա կելտերի պես փոքրաթիվ են, նրանք պատկանում են մի ժամանակ ավելի տարածված երկրամասի, որտեղից իրենք սփռվում են՝ Հայաստանից դեպի Արևմուտք մինչև Իտալիա, ինչպես նաև այլ վայրեր, Փրուգիացիների, Թրակիացիների, Պելազգների, Էտրուսկների և ուրիշ ANNO 9, NUMERO 183 անվանումների տակ: Ինչպես Կելտերի լատիներեն լեզուն տարածվելու ընթացքում աստիճանաբար կորցրեց իր բառբառների մեծամասնությունը, նույնպես էլ տարածվելով, որոշ հայկական ծագում ունեցող բառբառներ կորցվեցին և դրան նպաստեց հետագայում, մանավանդ, հունարենի տարածումը: on line մեհյանը կառուցված էր Արտաշատից ոչ հեռու՝ ճանապարհի եզրին: Էտրուսկները Հայկական Լեռնաշխարհից իրենց հետ բերել էին Տիր Աստծո հավատամքը ու մինչև հիմա Տիրի անունով է կոչվում Ապենինյան թերակղզու արևմտյան ափը ողողող Տիրենյան ծովը որի երկարությամբ փռված է այժմյան Իտալիան: Դիտարկենք երկու Արիական ճուղերի միայն արևմտյան ներկայացուցիչներին՝ Կելտերին և Հայերին (Թրակիացիներին), որոնք արիական ամենահին ժողովուրդներն են, որ բնակեցրել են Եվրոպան՝ մոտ 1500 տարի Բասկերից հետո: Կելտերը Հայկական Լեռնաշխարհից դուրս գալով, Եվրոպա են մտել հիմնականում շրջանցելով Կասպից ծովը, անցնելով Սկիֆիան, կամ ներկայիս Ռուսաստանը, իսկ Թրակիացիները առնվազը Փոքր Ասիաի վրայով: Եվրոպա մտնելով Կելտերի մի մասը ուղղվում է դեպի հարավ-արևմուտք և հաստատվում է Իտալիայում՝ սզբում Ումբրիայում և հաստատվելով այնտեղ, հետագայում գրավում են նաև Հռոմը: Թրակիացիները մյուս կողմից՝ Փոքր Ասիայով շարժվել են դեպի արևմուտք և հյուսիս-արևմուտք, ձևավորելով արիական Բյուզանդիան ու Հունաստանը, հպում ունենալով կելտերի հետ Դակիայի, Պանոնիայի, Նուրիկում և Ռհսետիայի հետ, որոնք արդեն կարգավորված էին այդ թերակղզու վրա և, հաստատվելով Իտալիայում, գլխավորապես Տիրեններ անվան տակ, ինչպես որ իրենք իրենց կոչում էին Էտրուսկները: Ինչու՞ «Տիրեններ» Տիրեններ»: Անհիշելի ժամանակներից Հին Հայաստանում Հայկական աստվածների համակարգը, կամ պանթեոնը բաղկացած էր բազմաթիվ աստվածություններից, որտեղ յուրաքանչյուր աստված կամ աստվածուհի ուներ իր որոշակի տեղը և դերը, որոնցից Տիրը եղել է ճակատագրի տնօրինման, երազագուշակման, մահվան աստվածություն: Տիրը հայ դիցարանի իմաստության, գրի, ուսման, քրմական գիտությունների հովանավորման, ճակատագրի կանխորոշման և գուշակման աստվածն էր՝ Արամազդի գրիչը կամ քարտուղարը: Տիրը նաև եղել է պատգամախոս մարգարե՝ գուշակ, արվեստների և իմաստության հովանավոր, բախտի կամ ճակատագրի առաջնորդ, նաև մահվան ու սպանության ոգի: Տիրի այդ պաշտամունքատեղին կոչվել է «Երազամոյն տեղիք», այդտեղ ուխտի եկողները, քրմերի միջոցով Տիր աստծուց ստանում էին իրենց տեսած երազների մեկնաբանությունը: Տիրի Ըստ Ստրաբոնի Տիրեններ - էտրուսկները կազմում էին բախտացույցներ հռոմեացիների համար և սովորեցնում նրանց գուշակության տարբեր ձևերը և Տիրի վաղնջական արձանը պատրաստել էին խաղողի որթից: Էտրուրիայում Երկնայի և Երկրային աշխարհների խորհրդավոր միացումը նույնությամբ տարածվում էր նաև ստորգետնյա աշխարհի վրա, որտեղ, ըստ էտրուսկյան ավելի ուշ հավատամքի, գտնվում էր անդրշիրիմյան թագավորությունը: Եվ իսկապես, Էտրուսկների մասին մեր գիտելիքների մեծ մասը մեզ են հասել նրանց շիրիմաքարերի և գերեզմանանների վրա արված գրություններից, որոնք հարուստ են փորագրություններով, նկարազարդումներով, քանդակներով և առատորեն պատկերում են այդ կենսուրախ ժողովրդի բարձր ճաշակն ու գեղարվեստի նրբին զգացողությունը: Եվ այդ ամենը նույնպես ընդգծում է նրանց հայկական ծագումը՝ նմանօրինակ վերաբերմունք անդրշիրիմյանի նկատմամբ կարող ենք տեսնել ողջ Հայաստանի տարածքով սփռված, մեկը մյուսից զարմանահրաշ ու անկրկնելի խաչքարերից: Իտալացիներն ասում են, թե իրենց (հելենահռոմեականի և Էտրուսկների) միջև տարբերությունը կայանում է նրանում, որ իրենք համարում են, թե կայծակը հայտնվում է ամպերի որոտից հետո, սակայն էտրուսկների կարծիքով՝ ամպերը որոտում են, որպեսզի կայծակներ արձակվեն, ամենը վերագրելով արարչագործությանը: Միայն տգետները կարող են կարծել, թե ամեն բան իր նշանակությունն է ստանում կատարվելուց հետո, իրականում, հատկապես ամեն բան կատարվում է, որովհետև պիտի ունենա իր նշանակությունը: Կարինե Մկրտչյան Pagina 4 5 Akhtamar on line la voce dell’Artsakh La repubblica di Artsakh al Forum della scienza in Danimarca La Repubblica del Nagorno-Karabakh è stata rappresentata con il marchio Woodpeckers (“Picchi”) al “Euroscience Open Forum”, che si è tenuto dal 20 al 28 giugno nella capitale danese Copenaghen. Woodpeckers è un progetto sociale ed educativo in cui giocattoli per bambini sono realizzati attraverso le idee dei bambini stessi. E i proventi della vendita di questi giocattoli sono usati per programmi sociali ed educativi in Artsakh. Il programma Woodpeckers ha ricevuto un espresso invito dalla Danimarca a partecipare al forum, come un innovativo programma educativo. Questo ha permesso a migliaia di partecipanti del forum (provenienti da circa settanta paesi del mondo) di familiarizzare con i giocattoli di legno con il marchio: “Made in Artsakh”. Ashot Margaryan, che è l’organizzatore di questo progetto innovativo, ha espresso la speranza che, dopo la esperienza al Euroscience Open Forum, il Nagorno Karabakh si presenti al mondo come un paese tranquillo dove si sviluppano idee e progetti educativi vengono creati. L’invito danese è stato quindi molto importante e rappresenta un ulteriore tassello nella consapevolezza internazionale della statualità della repubblica sud caucasica. Attraverso i giochi dei bambini costruiamo la pace e la libertà. ANNO 9, NUMERO 183 Non l’hanno presa bene gli azeri. E sono caduti dalla seggiola quando si sono accorti che su Google Map l’odiato Artsakh era riportato come “Repubblica del Nagorno Karabakh”. I nomi delle città sono scritti nella versione azera (Kankendi per Stepanakert) ma hanno anche la grafica in armeno. E su tutto compare la scritta che individua la statualità dell’Artsakh. Non sappiamo, nel momento in cui scriviamo, se la potente lobby azera riuscirà a convincere la multinazionale di Mountain View a modificare le sue carte geografiche; ma anche da queste piccole cose si vede come nel mondo cresce la considerazione per il Nagorno Karabakh. VARATO PROGETTO ABITATIVO PER L’ARTSAKH CAMERA DI COMMERCIO IN ARTSAKH La Camera di Commercio ed industria dell’Armenia e il Fondo di Investimenti Artsakh hanno sottoscritto un accordo il 7 giugno a Yerevan finalizzato alla creazione di una Camera di Commercio nella repubblica del Nagorno Karabakh. “Uno dei principali obiettivi dell’accordo è la creazione della Camera di Commercio dell’Artsakh che favorirà una più stretta collaborazione tra la Camera di Commercio dell’Armenia ed il Fondo di Investimenti Artsakh” ha detto Martin Sargsyan presidente della Camera armena. In particolare il Fondo Artsakh avrà la possibilità di utilizzare il data base della camera di Commercio dell’Armenia e di accedere a tutti i progetti in corso. Riguardo ai possibili aspetti negativi che l’accesso dell’Armenia all’Unione Doganale potrebbe avere per la repubblica del Karabakh Montuoso, Sargsyan ha ribadito che l’Unione è solo un accordo eco- E L’ARTSAKH ARRIVO’ SU GOGGLE MAP Nagorno Karabakh rimane sul piano prettamente politico. Piuttosto l’accesso all’Unione Doganale euroasiatica permetterà alle merci dell’Artsakh di essere esportate in altri paesi dell’Unione attraverso l’Armenia. Nelle scorse settimane il presidente azero Aliyev aveva caldamente invitato l’Unione a non consentire l’accesso dell’Armenia se non fosse stata marcata la discontinuità con il Nagorno Karabakh, territorio rivendicato dall’Azerbaigian. Di contro il presidente russo Putin ha invitato ad accelerare l’ingresso dell’Armenia nell’Unione. Fonti politiche armene hanno ripetutamente ribadito che nessuna barriera doganale potrà mai essere eretta al confine tra Armenia ed Artsakh ma taluni armeni temono che l’entrata nell’Unione possa rappresentare un ostacolo alla lotta di autodeterminazione della repubblica del Karabakh Montuoso. È stata scelta una data simbolo (il 28 maggio) ed una località simbolo (Berdzor liberata) per varare il “Progetto Artsakh” da parte del “Fuller Center for Housing Armenia” che proprio il 28 maggio ha festeggiato la 300a costruzione edificata. Il Primo Ministro Harutyunyan ha siglato l’accordo e si è augurato una proficua collaborazione tra il Fuller Center ed il governo. GRAVI DANNI PER LA GRANDINE Le violente grandinate che si sono abbattute all’inizio di giugno su vaste aree dell’Artsakh hanno creato molti danni agli agricoltori. Danneggiati ettari di pascolo e giardini. Per far fronte all’emergenza il Primo Ministro Ara Harutyunyan ha visitato le zone colpite ed ha promesso aiuti di stato. Secondo una prima stima, sono stati circa mille gli ettari interessati dalla grandine. In particolare le comunità di Djrakous e Kyuratagh (Hadrout) hanno lamentato gravi danni alle colture. Il Primo Ministro ha annunciato che uno dei primi provvedimenti sarà l’esenzione fiscale per gli agricoltori colpiti dalla calamità naturale. Pagina 5 6 Akhtamar on line Centrale di Vorotan, un caso diplomatico La grande centrale idroelettrica sul Vorotan (Armenia meridionale) diviene un caso diplomatico. Approvata la vendita ad una azienda statunitense (la Contour Global) nello scorso mese di gennaio dopo il via libera governativo a fine 2013, pare che ci sia stato un ripensamento proprio da parte delle autorità armene. Non si tratta di questioni economiche; l’accordo prevedeva la cessione dei tre blocchi che costituiscono l’impianto sul Vorotan alla cifra di duecentocinquanta milioni di dollari. L’accordo siglato il 29 gennaio dalla newyorkese Contour Global prevedeva il pagamento immediato di centottanta milioni più un investimento triennale per altri settanta milioni. L’affare sembrava fatto dopo due anni di negoziati che avevano visto coinvolto an- che il governo statunitense. Ma poi qualcosa è cambiato nelle ultime settimane. Un portavoce del presidente Sargsyan ha affermato che l’affare potrebbe saltare. Già l’accordo doveva essere perfezionato ad aprile o al più tardi a maggio ma il governo armeno ha chiesto alcune modifiche al contratto cercando però di non pubblicizzare troppo tali cambiamenti. Secondo talune voci di corridoio pare che la Russia (che ha una forte presenza nel settore energetico dell’Armenia) non abbia gradito molto l’ingerenza statunitense nella regione. E qualcosa di più di un ripensamento emerge dalle parole di Armen Movsisian, un consigliere del presidente della repubblica: “Se abbiamo fatto un errore su tale questione, poi, naturalmente, non è ancora troppo tardi". D’altronde parliamo del più importante impianto idroelettrico dell’Armenia; con una capacità operativa combinata di 405 megawatt è secondo solo alla centrale nucleare di Metzamor che da sola produce il 40% dell’energia di tutto il paese. Come se non bastassero i problemi di geopolitica, ecco piovere sull’iniziativa anche critiche interne per la mancata consultazione dell’Assemblea Nazionale: l’ex presidente Kocharyan chiede per questo l’annullamento dell’accordo anche se, a dire il vero, cessioni di impianti minori non hanno richiesto tale passaggio politico. Ma qui, in gioco, non ci sono solo le turbolente acque del fiume Vorotan. Qui Armenia NUOVA STRADA A YEREVAN Cera anche il presidente della repubblica, Sargsyan, all’inaugurazione della nuova arteria lo scorso 14 giugno. Cinque chilometri e mezzo costruiti con le più moderne tecnologie (anche per l’illuminazione) che permetteranno agli automobilisti di abbreviare i tempi di scorrimento nel quadrante sud della capitale bypassando il viale Tsitsernakaberd. Con l’occasione sono stati creati 25000 metri quadri di verde pubblico e sono stati piantati oltre duemilacinquecento alberi. Costo dell’opera (che era stata già ideata negli anni settanta e mai realizzata) circa dodici milioni di euro. OGGI SPOSI, ALLO ZOO “Hrant”, esemplare maschio di elefante è arrivato a Tbilisi proveniente dallo zoo di Yerevan e nel locale giardino zoologico della capitale è convolato a nozze con la georgiana “Malika”. Il futuro nascituro arriverà in Armenia. Auguri. SVEZIA ED ARMENIA La Svezia ha aperto la sua ambasciata in Armenia. Il taglio del nastro è avvenuto lo scorso 12 giugno alla presenza del ministro degli Esteri armeno Eduard Nalbandian e di quello svedese per il commercio Ewa Björling. La Svezia aveva deciso nel 2013 (nella foto sotto, tratta da News.am, un tratto della di aprire la sede diplomatica a Yerevan; nuova strada a scorrimento veloce) fino ad oggi i rapporti diplomatici erano regolati dalla sede di Tbilisi in Georgia e PEPSI COLA nella capitale armena vi era solo un consoLa Pepsi Cola ha lanciato in Armenia po- lato. La nuova sede è in viale Maresciallo che settimane or sono la produzione della Baghramian. linea di succhi di frutta “Sandora” attraverso la controllata Jermuk International Pepsi Cola. Questa bevanda fino ad oggi veniva importata in Armenia dall’Ucraina. La confezione e l’imbottigliamento del prodotto venduto direttamente sul mercato interno armeno ed anche esportato garantirà la creazione nell’anno di una trentina di nuovi posti di lavoro nell’impianto di imbottigliamento. ANNO 9, NUMERO 183 BANDO ALLA VIVISEZIONE Il ministero dell’Agricoltura ha presentato un disegno di legge per metter al bando vivisezione ed esperimenti su cani randagi e gatti ancorché finalizzati alla medicina veterinaria. NAVARRA E GENOCIDIO Il parlamento della Navarra (Spagna) ha ufficialmente votato una mozione di riconoscimento del genocidio armeno. La dichiarazione è stata approvata il 23 giugno e si ricollega a quella europea del 1987. INDICE BUON PAESE L’Armenia si piazza al 75° posto su 125 paesi nella classifica mondiale del “Good country index” che raccoglie 35 differenti parametri dai data base delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale e di altre organizzazioni internazionali e li assembla per fornire un quadro dei paesi dove si sta meglio. Nella regione la Georgia è 77a,, la Turchia occupa il 79° posto, l’Iran è 115° e l’Azerbaigian (tanto per cambiare…) occupa gli ultimi posti della classifica (122° su 125!). Dietro solo Iraq, Vietnam e Libia. Guida la classifica l’Irlanda, Italia 20a. Pagina 6 7 Akhtamar on line Armeni al mondiale C’è (o sarebbe meglio dire “c’era”) anche un po’ di Armenia nel mondiale di calcio in corso di svolgimento in Brasile. Ed a sorpresa questa armenità ha colorato anche la maglia azzurra italiana. Matteo Darmian è, come recita il sito ufficiale della FIFA, di origini armene. Avevamo a suo tempo indagato ma senza riuscire a trovare un riscontro preciso. Ora arriva la comunicazione ufficiale per il terzino (bravo) della nazionale, uno dei pochi che si è salvato dal disastro. Un altro armeno gioca nella nazionale dell’Iran: si tratta di Andranik Timotian ed è uno dei più rappresentativi giocatori della sua squadra. In attesa di vedere la nazionale dell’Armenia qualificarsi per una fase finale dei mondiali, godiamoci questi due validi rappresentanti. Bollettino interno a cura di comunitaarmena.it Q U E S T A P U B B L I C A Z I ON E E ’ E D I T A CON IL FAVORE DEL MINISTERO DELLA DIASPORA HAYclick IL FESTIVAL DEI TOSATORI DI PECORE il numero 184 esce il 15 luglio 2014 w w w. k a ra b a k h. i t I nf or m az i one q uot i di a na i n i t al i an o s ul l ’ Ar t s ak h Allegria di tarda primavera nel primo festival dei tosatori di pecore mai realizzato in Armenia. È stato ospitato nella località di Halidzor (servita dalla funivia di Tatev) nel sud dell’Armenia. Simili feste si svolgono anche negli Stati Uniti, in Scozia, in Nuova Zelanda ed Irlanda. Non solo tosatura, ovviamente, ma anche esposizione di tutte le attività connesse alla filatura della lana, con tessitura in tempo reale, vendita di prodotti tipici e degustazioni. Il festival, che ha visto una nutrita partecipazione di pubblico, è stato organizzato dalla Fondazione Tatev e da Iniziativa Sviluppo Patria.
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