TACCUINO DI VIAGGIO | Romania ROMANIA IN FIORE Da un Romania Minibus gruppo Rigaldo Testo di Luciana Cattabiani Foto di Roberto Rigaldo 01 02 01/08 Quest’anno voglio vedere dal vivo se è tutto vero que che si dice, non ci credo ma devo accertarmi. Possono essere tutti sporchi bruti e cattivi? L’organizzazione avviene via mail e ci troviamo il 1° agosto alla stazione di Padova. Ad aspettarmi al baretto ci sono già due soggetti che hanno scritto in fronte Avventure nel Mondo e vado a colpo sicuro. Dopo poco arrivano da Roma Manuclick e Claudialavica. In quattro e quattr’otto ci dirigiamo verso il nostro fiammante pulmino Iveco che ci accompagnerà nei nostri 5000 km circa che ci aspettano. Gruppo sgarrupato.. in pratica si è riunita l’Italia, dalle Alpi alle Piramidi! Guidiamo svelti verso il confine dove dormiremo in una pensioncina di Pontebba, notte e nebbia, ci aspetta la lunga piana ungherese. 2/8 da Pontebba alla Romania Abbiamo la fortuna di avere con noi l’appassionato – appassionante Franciscu, l’amante romeno. Ecco, se il buon giorno si vede dal mattino... all’alba dalle 6,10 siamo già pronti per partire. Franciscu ingrana la marcia e... era la retro! E ciok! Beh, abbiamo rotto il fanalino di un’auto in sosta ma fa lo stesso. Partiamo! Cominciamo appena a conoscerci mentre maciniamo chilometri e cominciamo a notare da subito le tendenze ansiogene del nostro capo Robby Drum Bun. Cartina sempre spalancata, girata, agitata, avanti e indietro, su e giù, percorsi alternativi, Croazia o Slovenia? Seguiamo il caos dei cartelli stradali, secondo alcuni ci stiamo sbagliando. Minu alla guida segue scrupoloso ogni indicazione, ma contrastante. Sì, a tratti ci perdiamo, ma ritroviamo sempre la strada. Concentrato. Comincia a fare caldo. Pipì, sigaretta, ma lui, stoico prosegue. E ci perdiamo... chiediamo indicazioni (in che lingua? Proviamo quelle che sappiamo, e ne sa di più Numb3rs, io parlare e fare vedere cartina – tu segnare con dito) ecco: torniamo indietro. Da bravi portoghesi scavalchiamo il breve tratto di Croazia per arrivare alla “cortina” ungherese. La cassiera, molto groovy, pretende di fare la vignetta, l’Ungheria è lunga, possiamo prendere la multa, e a dispetto delle apparenze non sono molto “biondi!”. Ma accipicchia quanto è lunga! E piatta. E calda, umida e afosa. Ci fermiamo per una sosta grondando sudore per rifornimento d’acqua e pochi generi di conforto.... nell’autogrill regna un clima nordico, 5 gradi celsius.. ma quanto costa il caffè? 2 euro? In fiorini non cambiabili! Banditi!! ci sediamo un attimo fuori per una refrigerante boccata d’afa, ma quanto manca ancora per la “seconda cortina?” tanto.. Abbiamo voglia di un caffè VERO. Pronta la moka, fornellino, 54 - Avventure nel mondo 1 | 2014 tazze (ma non per tutti..) ma ci arrangiamo lo stesso. Si riparte e si fa lunga. Cominciamo a conoscerci causa – grazie la convivenza forzata: Claudialavica da Catania, Manuclick da Napoli, l’avvocato che può sempre servire, speriamo esperta anche in diritto internazionale, Roberto Surmnstruppen (Varog Drum Bun) da Asti, con un disperato ma non conscio bisogno di tranquillanti, Francesco il nostro genio che si porta più libri che vestiti da Torino, Super Matisprint da Venezia, Sfan Miki Lauda da Bologna, Minu Dandy da Milano, Lucy groovy da Reggio Emilia. Già da questo primo giorno di lunga traversata si avverte che le peculiarità di ognuno sono davvero grandi, ma proprio questo sarà la nostra fortuna, cosicchè le avventure (e dis-avventure) non possono essere più impreviste e più vere. Già stiamo esagerando e forse anche da qui il pulmino ne soffre; si infila il CD delle fanfare Rom e si canta a squarciagola. Ma l’aria condizionata? Nei piedi dei tre fortunati in prima fila i pinguini, dietro, il collasso calorico... scoraggiante, ma sopravviveranno? E’ ormai pomeriggio inoltrato che intravediamo la “cortina” Documenti e Vignetta! Paghiamo i 12 lei e l’omino in perfetto italiano ci smamma un po’ infastidito, dicendoci che non è una farmacia. Farmacia? E che c’entra? C’entra... c’entra… lo capiremo più avanti. La compagnia delle Big Pharma saccheggerà le farmacie di tutta la Romania, vedrete.. Molto ma moolto stanchi eppur entusiasti siamo entrati in Romania. Fortunatamente in mezzo ai campi coltivati a girasole e i primi carretti trainati da cavallucci e asinelli ci imbattiamo a Sara in un B&B. Di fronte c’è una chiesetta sempre affollata. Un po’ stralunati e in ritardo sulla tabella di marcia ci fermiamo. Non abbiamo altra scelta, sta arrivando sera e non abbiamo contatti lì intorno. Aggravante: non abbiamo cambiato gli Euro perchè la cassiera impone che siano cambiati solo in banca. Questo ci permette di prendere coscienza di dove siamo e organizzarci un po’ per l’indomani. Finalmente accolti in questo invidiabile Schwabenhaus (se ha un nome tedesco c’è da fidarsi...) finanziato dalla Comunità Europea ci rilassiamo un attimo mangiando finalmente tipico rumeno. Genio Numb3rs traduce ogni cosa dal tedesco al romeno all’inglese, poi in pochi giorni impareremo, ma avremo bisogno comunque dei suoi consigli culinari. Questo inizio non lo dimentichiamo. Manu spera che tutta la Romania sia così... 03/08 per Timisoara Partiamo presto per dirigerci a Timisoara. Una città strana, vuota e triste, non credo che sia il ricordo dell’1989, sì facce tristi, ma non si nota nulla di quegli eventi di 20 anni fa. Attraversiamo la grande Piata (ovviamente Unirii..), ci concediamo uno squallido caffè. Non ci sono più i buchi dei proiettili sulle facciate dei palazzi, non ci piace, desolata, quindi via verso Ulpia Traiana a vedere i resti delle rovine romane, le più antiche della Romania. Nel caldo afoso ripartiamo per R 03 ............................................................................... TACCUINO DI VIAGGIO | Romania 01 02 Casa Rom Casa colorata Hunedoara dove in mezzo a pezzi di archeologia industriale e collettivizzazione forzata si staglia il meraviglioso castello a guglie rosse, che fa molto Dracula se visto di notte, ma è lunedì (chiusi i musei e castelli) ed in più ci sono le ristrutturazioni. E’ bellissimo e affascinante, così in contrasto con il grigiume costretto da Nicolae delle acciaierie tutt’intorno. Purtroppo bisogna sgommare per Alba Julia. ma... coda, non a tratti, fissa. Il ponte della città si staglia lontano. Tutti sono in fila tranquilli anche se fa un caldo pazzesco, non si sente volare una mosca. Groovy scende dal pulmino insofferente, deve rispondere alle sue domande. Eh sì, sono le ferie d’Agosto anche per gli emigranti da ogni parte d’Europa. Riusciamo ad acciuffare un alberghetto proprio sulla strada dopo il ponte e a fianco dell’oleodotto (c’è ancora la cortina?), è tardi, ne cerchiamo un altro per confrontare i prezzi e i “comfort” ma non si capiscono le insegne, uno è chiuso, il traffico è caotico ed è troppo tardi. Torniamo al primo alberghetto, e siamo solo noi. Ci organizziamo alla svelta nelle stanze e ci danno 20 minuti per lavarci ed essere in tavola sennò la cucina chiude. Ammazza che fatica! La buonissima cena che abbiamo apprezzato il giorno prima ci segue ed è un bel piacere attorno all’immensa tavola rotonda (si intravede Miki da lontano...). Due chiacchiere di fronte al tubo dell’oleodotto per poi alzarci presto per la città della cultura europea 2007: Sibiu. 03 04 Viso di anziana a Viseu de Sus Matrimonio a Viseu de Sus trofeo! Eh, non siamo mica pantofole nel mondo noi!! Riacciuffiamo il mezzo dopo una sgommata in una curva a gomito ed è ora di pranzo in quel di Jina (c’è nella cartina? Mah), così affamati ci fiondiamo nell’unico market e lo svaligiamo. Un po’ allucinati i negozianti chiamano immediatamente i rifornimenti, non ce ne sarà abbastanza per il paese per arrivare a sera! Ci accomodiamo su un comodo prato vista colline, dove ci piacerebbe fermarci un pò, ma poco perchè si deve correre per Sibiu, siamo già in ritardo. Ci arriviamo che è ancora pomeriggio e riusciamo così a godercela appieno. Dopo avere trovato la sistemazione nell’ostello della gioventù (sì, noi alziamo sicuramente la media dell’età) raggiungiamo la piazza dalle fontanelle zampillanti, e scopriamo una città giovane, aperta, vivace: ma non è che siamo in Germania? Sì, ci spiega Francesco, illuminandoci sul periodo sassone, mentre le finestre a palpebra ci scrutano tutt’intorno. Qualcuno comincia a comprare i primi ricordini, rigorosamente contrassegnati dal nome di chi li ha eseguiti (Ioan, Maria, Gheorghe), altri gironzolano in città, quando ci ritroviamo per un tè in uno dei bar del centro, mentre le prime goccioline cominciano a scendere. Il dopocena sotto l’acquazzone ci fa stringere sotto i portici ed immaginare questa cità piena di giovani mitteleuropei, con i locali all’aperto e le luci e la gioiosa vita notturna, che per noi è costituita dai lampi, ma ce l’immaginiamo lo stesso! all’orto botanico, mentre si leva nell’aria musica di archi ed arpa, poi un pianoforte: l’istituto musicale tedesco è aperto. Si prosegue per Brasov attraversando i monti. Nella splendida città sassone troviamo un’ottima sistemazione in pieno centro, pittoresca e un po’ demodè. La città merita davvero. La via centrale che taglia il centro storico non ci siamo potuti vivere la serata sotto i bersò della centralissima via. 7/8 da Brasov a Horezu E via che si parte. Il nostro percorso sui monti che ci porteranno alla prima notte monastica, passando per Arefu per vedere il vero castello di Dracula dall’alto di Poienari è funestato dall’acqua incessante che Romania 04/08 da alba Aulia a Sighisoara Lungo la strada per Sibiu ci accompagna un panorama strozzafiato di monti e colline, in una splendida giornata Transilvana, dove il clima è fresco e si sente nel naso l’aria pulita, finalmente un po’ di refrigerio.. Pinete, colline, fiori di mille colori ci inebriano, così scegliamo una stradina secondaria che dovrebbe accorciare il percorso. Ma la salita si fa ripida sullo sterrato, che solo il prode Minu poteva affrontare, così non all’unanimità, qualcuno è costretto a farsi una passeggiata per alleggerire il “povero” pulmino. Buona sgranchita di gambe arrancando sulla strada (dove la prode Manuclick scoverà un bel reggiseno appeso ad un albero, altro 5/8 da Sibiu a Brasov Dopo la notte all’ostello, come da manuale sveglia presto perchè c’è da vedere il vero castello di Dracula! Ma sì, quello dei films! E’ ancora mattino ed arriviamo alla splendida cittadina di Sighisoara, dove si stagliano i bastioni delle fortificazioni e lassù sulla punta si erge il castello di Vlad l’Impalatore! (che in realtà è il luogo dei suoi natali...). L’atmosfera sassone e medievale, con le stradine strette lastricate di mattoni, la scalinata per la cittadella antica, ci fa sparpagliare per un tempo che si può dire umano. Puntata al bel cimitero preceduto da una splendida copertura di legno ricoperta di rampicanti che porta offre tranquilli bar con distese sulla strada dove si incontrano i giovani a tutte le ore del giorno. L’ordinatissima piazza (Unirii...) è il passeggio per ragazzi e meno, e qui il gruppo si divide. Groovie e Supermati se la vogliono godere. Forse anche viverci! E lasciano gli altri a scorrazzare per i monti. 6/8 Brasov Noi visitiamo la chiesa nera. Il suo nome fa riferimento alle pareti annerite, un ricordo di un grande fuoco. L´interno della chiesa però è bianco lucido, chiaro dai variopinti tappeti turchi, appesi lungo le pareti della navata della chiesa. Questa magnifica collezione è nata dai doni dei commercianti locali che spesso viaggiavano verso l´Est, e non sembra che a qualcuno dia noia la disarmonia dei tappeti islamici da preghiera con un severo interno della chiesa luterana. Facciamo compere e ce la godiamo pienamente, gli altri arriveranno stanchi ma soddisfatti. Resta un po’ deluso Miki, che non ha ancora visto l’orso nonostante abbia noleggiato un cancello con le ruote (leggasi bicicletta un po’ pesante...) e l’acquazzone non gli abbia dato tregua. Sotto la classica pioggerella ............................................................................... non si fermerà per tutto il giorno. Il paesaggio è incantevole ma l’umidità ammazza! Il castello (le pietre in verità) c’era, e la nebbia pure, ma i 1400 gradini li ho lasciati agli altri. Tra i monti Fagares, imponenti che quasi sembra ti vengano addosso, le curve a gomito, che solo i due massimi autisti potevano affrontare ci spezzano il fiato. Non poteva mancare l’avventura del giorno (e della vacanza, tirando le somme). Sempre speranzosi di vedere l’orso, incontriamo lungo la strada una coppia di giovani ciclisti francesi, lei sconvolta e piangente, lui che spiega di aver visto l’orso lungo la strada, tremanti chiedono asilo politico, ma.. ORSO?!? Miki e Groovie saltano giù dal pulmino per andargli coraggiosamente incontro! Sgomento dei francesi e richiami all’ordine di Roby. Si torna indietro delusi (e forse considerati matti) ma le risate non si sono fermate per tutto il viaggio! Fantastico! Arriviamo a Curtea de Arges. Qui sono sepolti quasi tutti i Re rumeni. Il luogo è stato dal 1369 a 1418 la capitale della Valacchia. Il monastero è un esempio di architettura bizantina, pre-Brancoveana. Avventure nel mondo 1| 2014 - 55 04 TACCUINO DI VIAGGIO | Romania Caratteristiche della Chiesa sono due delle quattro torri, di cui le finestre non sono perpendicolari, ma oblique e ricchi affreschi. Si prosegue poi in un verde che fa impallidire le nostre colline padane graffiate dall’incuria dell’uomo, fiori colorati curati con e amore quasi maniacale. Verso sera siamo in... paradiso. Abbiamo raggiunto il monastero di Hurezi. Il silenzio e le colline intorno ci avvolgono, qualche carretto stanco si incontra per strada. Silenzio, lentezza, devozione. Siamo attirati magicamente da questa grande costruzione dolce, bianca e ordinata, col giardino fiorito e i giovani popi che ci ospitano, sempre in religioso silenzio. Finalmente nelle camere in legno massiccio ci si fa una doccia bollente prima di cena. Il monastero lo visiteremo l’indomani. Un’indomita si aggira però nel chiarore della notte scrutando il cielo e aspettando le stelle cadenti, scoprendo di fronte al monastero la biblioteca (ancora aperta ma per poco, che con le sue centinaia di libri sacri sarebbe stata la pacchia di Francescu) e fa la visita notturna monastica in solitaria. Le scale di legno, le stanze in procinto di accogliere altri pellegrini, le fiammelle votive accese a rischiarar la notte. Pericolo? No, io mi fermo qui. La cena è sublime, ormai crediamo a millimetro zero, cuochi popi star della cucina. Mai mangiato meglio ma.. silenzio, questa notte è magica. alla vita rurale ed il rispetto della natura. La terra dà la vita, rispettala. In silenzio devoto. L’Ospedale psichiatrico accanto al monastero, detta anche corte dei miracoli dato lo spettacolo a tratti raccapricciante che incontrano Miki e groovie ci fa capire che senza questo sistema di protezione religioso non ci sarebbe aiuto sociale. Lo stato ha abdicato ai suoi doveri e sopperiscono le popesse. Missione di vita. A caccia di monasteri ne troviamo tanti, anche diroccati ma tutti splendidi e affascinanti. Claudia lavica vorrebbe vederli tutti ma non si può! Ed è un vero peccato. Mi fermo qui? Almeno mangiamo da cristiani (ortodossi?) ed in una locandina lungo la strada ormai padroneggianti il rumeno, plachiamo la sete con un’ape carbonizzata per noi..cioè, scusa Fra, ma la Claudia l’ha detta grossa! Apa carbogasoase! Che non è una dichiarazione d’amore, apprezziamo la lezione di Francesco (n’somma..). Continuiamo per monasteri e reliquie di santi e passeggiate nel parco naturale. Finalmente un bel cielo blu col sole che picchia ci fa respiare a pieni polmoni. L’acqua del ruscello è fredda ed attira Francescu (che quasi cade, ma ce la farà!) Ma non ci fermiamo almeno per una sigaretta? E fermati Roby, insistiamo. A forza di insistere il Capo Drum Bun si ferma. Porco cane il pulmino fuma, e di grosso! Non sembra una bella cosa, si è staccato il tubo dell’acqua di raffreddamento. Non possiamo continuare senza fondere. E siamo preoccupati. È quasi sera e sarà tutto chiuso. Al prossimo distributore dobbiamo chiedere pietà. Certo non hanno i pezzi di un Fiat, ma ci portano a casa loro, trafficano una mezz’oretta, ci chiediamo quanto vorranno di compenso, se ne approfitteranno? Raccolgono, saldano, ci cambiano pure la lampadina. I tre chirurghi dell’Iveco. Troppo bravi e troppo onesti. Mentre Supermati si crogiola in una amicizia contadina e si prende le prugne, hanno compiuto il miracolo. Parte e non perde. E non perderà più. Guai a chi mi tocca il romeno! Siamo ben in ritardo, e ci fermiamo nei pressi di Mogosoaia. Dopo una buona cena e un tranquillo passeggio nella cittadina semideserta con già i totem luminosi, e qualche litigio tra rumeni e rom dovuto probabilmente ad una indigestione di palinca, non decidiamo di andare nel pub di sotto, ma sulla panchina Franciscu Groovie e Manuclick restano per trovare il possibile epitaffio per il seppellimento a Sapanta: Ciaucescu deriva da Ciau Cescu, diminutivo del nostro Fran, ma se continuiamo così ci sentono e magari si arrabbiano e ci tagliano la carotide! Bè, se mi fanno fuori scrivete sulla lapide: E comunque era una battuta, zio banana (con la cilindrica sennò Fra si arrabbia...) Di buon mattino compro il giornale per allenare la mente attiva di Francescu. Oltre alle gazete pseudo pornografiche riesco a trovare un giornale serio, insomma del nostro tipo, che ci viene letto nel tragitto (ma quante tette e tettone, si divertono così) 9/8 Bucarest Giungiamo a Bucarest con un traffico pazzesco, solo Minu poteva affrontarlo! Ma l’indomani la Tutta Bucarest ce la possiamo godere perchè è domenica ed è comodamente vuota. Parcheggiamo il tornato nuovo Iveco nella enorme piata unirii (eccola) e ci accordiamo velocemente sui 3 itinerari possibili da seguire: Chiese e Musei (anche del Contadino rumeno, sigh!), la grandeur di Ceaucescu e teatro della rivoluzione del 1989. Divisione di gruppo ma intanto tutti insieme dobbiamo attraversare gli immensi boulevard copiati da Parigi (ma sono più larghi di 20 mt questi...) ci sentiamo i padroni della città che percorriamo a piedi a passo svelto. Attraversati i viali con le fontane zampillanti, il fiume Dambovita (un po’ marcio...) il tutto ci appare molto grigio e disordinato. Architettura un po’ francese un po’ teutonica, vetero comunista, modernismo posticcio, ha però il suo fascino. Attraversiamo la zona del Tribunale perchè l’avvocato non poteva perderselo! E ci infiliamo nei quartieri abitati i cui palazzi sono ancora contrassegnati e numerati con Bloc 1,2 etc., leggermente angosciante... e col nostro interprete – cultore – amante – dottore riusciamo a capitare davanti all’unica chiesa ebraica. Fran viene rapito... oltre le rovine romane allo scoperto e transennate (zona boutique matrimoniali, chissà perché proprio qui?) arriva l’ora di pranzo. All’angolo di Str. Smardan – Str. Stavropoleos Sectorul 3, dove si intravede la cattedrale barocca, incrociamo gli altri compagni. Ma che coincidenza! Mangiamo nei locali all’aperto (malissimo dopo i meravigliosi ricordi a km zero) poi proseguiamo ognuno per il suo percorso. L’armata post comunista di cui facevo parte doveva toccare i punti nevralgici della rivoluzione, quindi verso Calea Victoriei, Piata Universitati per fermarci finalmente in Piata Revolutiei, dove si sono svolti i moti dell’89 e dove ora si trova il ministero degli interni.Ci riposiamo un attimo sotto la statua simbolo della rivoluzione esattamente di fronte all’ex palazzo reale da cui fuggì Nicolae e ammiriamo la... patata infilzata! Post moderno che potevano evitare, per carità! Ma groovie deve raggiungere “il luogo” e dopo una diatriba urbanistica e la ricerca spasmodica di un taxi (neanche gli autobus di domenica?) lo acciuffiamo lungo la strada quasi buttaddocisi contro. La Dacia 1400 gialla con un’autista estremamente onesto ci porta al Cimiterul Civil. Ci accoglie il custode con un ottimo italiano, immagina già cosa vogliamo, anche se Groovie ha la piantina. Ci accompagna gentilmente, e con discrezione ci racconta la storia di quei momenti concitati facendoci notare le tre tombe lontane e distinte. Quest’anno ricorre il ventennale. La storia di Nicolae, Elena e Nicu è aderente alla realtà, nessun nascondimento ma nessuna emozione. Solo un’ombra di rimpianto, che già abbiamo 05 Romania 8/8 da Hurezi a Bucarest Si visita il monastero alla luce del giorno, accogliente e silenzioso. Constantin Brancoveanu è stato davvero bravo nel dare spinta alla cultura monastica dell’Oltenia. E’ una cittadella fortificata con torri di avvistamento, basilica centrale e fortificazioni. Il biancore della luce ci abbaglia. Si riparte per i monti e per la visita degli altri monasteri alla volta di Bucuresti attraversando Bistrita, dove il mondo contadino è ancora lì, fermo a ritmo lento, i covoni che cominciamo a capire che sono stili, non fieno (ogni judeta ha il suo covone..) e questi sono arrotondati come un secchio tondo nel dolce verde della collina che comincia ad appiattirsi. Visitiamo il monastero di Arnota, sempre in stile Brancoveano, dove le popesse si danno da fare con i frutti della terra. E’ un giorno speciale per chi ama l’architettura sacra e si avverte l’attaccamento 56 - Avventure nel mondo 1 | 2014 ............................................................................... 05 06 07 Castello di Bran Treno turistico “Macanita” a Viseu de Sus Castello di Peles notato nei giorni precedenti negli uomini di mezza età. Torniamo verso il palazzo del parlamento, il pentagono di marmo. Incombente, minaccioso, sembra ti avvolga e stritoli tra le sue braccia. Non ci sta tutto nella macchina fotografica! Ci giriamo intorno con un po’ di ansia perchè accerchiati (e per un po’ inseguiti) dai ringhianti cani randagi per riposarci le membra (e i neuroni ormai fatti a centrino e lavati con la varechina, ammazza, Fra!...) nel grande parco antistante. Ah le panchine! Puntualissimi all’incontro delle 19,00 ci scambiamo le diverse opinioni sui circuiti. Doccia e cena in un ristorante del centro che doveva essere tipico ma ci ballavano il Tango...no alla globalizzazione! Apprezzato però da Fra che nota le bellezze del luogo. Siamo molto stanchi e andiamo a letto presto perchè domani andiamo al mare!! 10/08 da Bucarest al delta del Danubio Lasciamo la guida all’espertissimo Minu che zigzagando tra le caotiche strade ora affollate perchè lunedì gira e gira ci troviamo al punto di partenza, alla Gara de Nord dopo ben due ore... e si poteva dormire di più però! E’ lo stesso, ci aspetta una statale che, per avvertimento ci dice che non ci sarà rifornimento per centinaia di km. E’ tutto in costruzione, fa un caldo afoso che ammazza. Sfiancante pianura per giungere senza riserve d’acqua a Histria, le rovine greche, le più antiche della Romania con annesso museo (e turisti bulgari e tedeschi). Gli amanti delle pietre vorrebbero perdersi ma Roby sturmnstruppen ci concede 20 minuti. Siamo abbastanza puntuali, ma ce lo ritroviamo con Manu che ronfano sotto un bersò.. non ce la possono fare... Pronti e partenza. Col caldo che fa intravediamo la coda infinita che porta a Costanta, che dovremmo visitare ma decidiamo che possiamo evitare date le precedenti esperienze. Proseguiamo lungo la Riccione romena per trovare una baia, ma qui tutto è in vendita (Vanzare! dalle stanze alle donne...che sventolano chiavi lungo la strada, gulp!) Finalmente acciuffiamo una spiaggia libera e sotto il sole col sottofondo di Raf il sonno mi assale. Vedo il mare, i bagnanti disorganizzati, ma mi appisolo. Mi sveglio che anche gli altri sono in partenza. E si è anche ia incagliato il pulmino nella sabbia (non poteva mancare...). Ma ora ci aspetta Murighiol, per dormire 2 notti e goderci il Delta dl Danubio. Giungiamo in questo paesino sperduto di pescatori e pensiunee private. Le opzioni sono disgiunte, un po’ qui e un po’ là, campeggio o case private. Ci dividiamo perchè il gruppo è numeroso per poter stare insieme, nonostante le chiamate tra amici e parenti dei gestori dell’unico bar all’incrocio. Ci sistemiamo nei bungalow perchè dopo la doccia ci aspetta la cena del pescatore. Sfanta ciorba! Vive a lungo chi mangia tanta ciorba! Ma Miki, con la fame che ha zompa sul pane soffice, l’acqua arriverà, si, con calma. Si strozza, riesce a boccheggiare appena “apa, apa”, è agonizzante e paonazzo. Quando ci portano il bottiglione da 4 lt quasi ci lascia le piume! L’ape è arrivata! Miki è salvo. La ciorba col pesce è deliziosa come lo sono i due locandieri. Dopo cena ci sgranchiamo le gambe nel buio pesto del villaggio portando un gattino micron al bar del centro, perchè ci dicono che da solo non sopravvive, lo mangerebbero i cani. Groovy e Fra si incamminano con la minipila e si perdono... Fra sparisce (sempre la testa su Marte…) e groovie si incontra (scontra) con 3 ragazzi che scambia con Miki Roby e Minu. Non sono loro, scusazzeme... ma ci ritroviamo a breve sulla stradina principale per dirigerci verso il sano riposo. ragazzo si svena, chiede aiuto ad un’altra barchetta e finalmente possiamo ripartire. Certo che coi mezzi di trasporto non siamo granchè fortunati! Respiriamo ancora l’aria della natura prima di finire l’itinerario, ma prima un po’ di (sana) ansia perché incontriamo la polizia fluviale e il ragazzotto non ha la licenza… Ci aspetta il pranzo di pesce danubiano dai nostri locandieri. Ci trattano da Re, ormai siamo amici, Fra vorrebbe rimanere e chiede l’indirizzo, groovie lava i piatti nella cucina. Offriamo il nostro caffè della moka che il locandiere rifiuta per problemi di cuore. Nella chiacchierata post prandiale salta sempre fuori che... eh, quando c’era lui... il rimpianto dei tempi peggiori. Raccattiamo le nostre cose nel pomeriggio inoltrato per dirigerci a Iasi. Ci fermiamo nella cittadella di Focsani, in tempo per la cena stile soviet. 12/08 da Focsani a Iasi Visto che siamo molto organizzati la mattina presto appena troviamo un Penny market lo svaligiamo per il pranzo. Anzi, intanto facciamo direttamente colazione sul carrello della spesa, che ci aspetta la marcia per Iasi. Arriviamo anche qui e la scelta della notte cade sempre sul soviet: pieno centro, così liberi tutti. Iasi è la seconda città universitaria ma non si vedono tracce oltre agli edifici (forse è agosto, ma questa sta diventando una scusa). I grandi viali che portano ai musei e alla chiesa di Sf. Nicolae, anche questa in parziale ristrutturazione, sono molto ben tenuti, e portano tutti all’immenso Palazzo della cultura. Imponente neogotico e in stile francese riporta all’immensità del Palazzo del parlamento di Bucarest. Ma è chiuso accidenti, e comincia una pioggerellina fastidiosa. Lungo i boulevard fioriti e ben tenuti ci si rincontra, davanti al teatro e alla chiesa. Sentiamo già l’aria della Moldova, siamo al confine. Grigiore… aspettando la cena grovie si fa bella in uno dei numerosissimi centri bellezza e parrucchieri. Qui le 11/08 Delta del Danubio Questa giornata è dedicata quasi interamente alla gita nella Reservatia biosferei delta Dunari. I locandieri ci portano all’ormeggio e un ragazzo biondissimo ci porta sulla sua barchetta per le 3 ore di natura. Canneti, paludi, uccelli migratori di ogni tipo, pellicani, cigni, e col sole che ci bacia la fronte è meraviglioso. Le casette dei pescatori con pensilina sull’acqua fan sognare una vita bucolica e di autosufficienza. Residui di industrializzazione (escavamento sabbia) non mancano, ma sulle isolette di sabbia sparse qua e là riusciamo anche a trovare un ottimo melone giallo! A metà della navigazione la barca si ingolfa, imbarca sabbia. Roby è moolto preoccupato, mancava questa, ma noi di pantofole nel mondo NO, siamo ottimisti. Il ............................................................................... Avventure nel mondo 1| 2014 - 57 06 07 TACCUINO DI VIAGGIO | Romania 08 Monastero di Sucevita dopo aver goduto immensamente de “la dictatura de la derecia de nosotros” in un pulmino ormai Rom e rispondere correttamente in latino? Noi potevamo! Ci sorprende una pioggia battente mentre raggiungiamo una pensiunea dove zuppi non vediamo l’ora di farci una doccia calda. Questo villaggio nei pressi di Capolung ha il market chiuso, intorno ormai è fango. La cena a metro zero si fa presto e dobbiamo inventarci qualcosa da fare: eh, il gioco dello schiaffo del soldato! Quante ne abbiamo prese! (e rese). 08 donne ci tengono all’apparenza! E si rifà il look. La cena all’aperto, un po’ al freddino non è granchè, non a metro zero. Questa notte però qualcuno non dormirà. Troviamo alcuni locali un po’ equivoci ed il prezzo è abbordabile... si dice il peccato ma non il peccatore... 13/08 da Iasi a Neamt Sveglia presto per vagare per monasteri, comincia il pezzo forte. Siamo in Bucovina, (o paese dei tossici - alcolisti: da buco: vino...) la dolce terra dei boschi di faggi, Mihai Eminescu, ricca di monasteri: Dragomirna, Humor, Voronet. E’ un susseguirsi di chiese fortificate, coloratissime e dai tetti spioventi. Le icone e gli affreschi bizantini abbagliano col blu e l’oro, che si stagliano davanti ad un celo azzurrissimo. Quei dipinti sacri e la devozione dei credenti che si prostrano all’interno sotto le panche e sulle ginocchia del pope ci fanno pensare ad un mondo altro, altrove. Fiumane di pellegrini che giungono dai villaggi vicini, donne soprattutto e anziani e suore monastiche umili alle porte d’ingresso. Sono bellissimi (scusa Fra, lo so che non si può dire!) da incorniciare. Si trovano tutti in suggestivi villaggi, attorno campi coltivati da contadini ancora coi vecchi strumenti dei nostri nonni. L’atmosfera è surreale: covoni, falci, chiese, odore di cera. Col brutto tempo solo a tratti attraversiamo anche dolci colline con vista lago. Mangiamo il nostro eterno cascavaj che ci portiamo dietro da giorni e che farebbe morire anche il contadino rumeno già morto e sepolto a Sapanta, su un prato dove col “metodo Montessori” un cagnolino viene allontanato da noi dal suo padrone. Povero piccolo! Ci costeggia il lago con la sua diga per arrivare al monastero di Neamt. Anche questo porta alcuni “rapiti” all’idea di diventare monaci ortodossi... mi metto in tuta monastica, di un biancore accecante (l’unica cosa rimasta ancora pulita...) in rispetto al luogo bucolico e al tramonto rosa che si staglia sulle guglie. Manu darebbe la vita per vivere... e si vede! Instancabile click. I popi dancing ci accolgono come reali e ci restituiscono ad una vita nova, vicino alla natura, immersi nel silenzio. Svetta la bandiera rumena a tagliar le nuvole... 15/8 da Campolung a Viseus de Sus Attraversiamo la stupenda valle di Cosau e ci sentiamo già nel medioevo storico. La piccola chiesa di legno che a solitaria su una collina con la punta altissima a tagliare il cielo è un pregio artigianale. Tutta intagliata e tenuta insieme da picchetti di legno, affrescata al suo interno e addobbata di tappeti di lana. Qui fa freddo. Costeggiamo i villaggi dalle porte scolpite. Visitando le chiese di legno con annesso cimitero locale ci sentiamo molto tombaroli. Ogni villaggio un covone, ogni chiesa un cimitero. E fantastichiamo sugli abitanti e sui loro nomi. Il paesaggio è incantevole, fresco e la vegetazione lussurreggiante. Il sole splende sui cappelli delle tombe. I monti del Maramures sono vicini all’Ucraina, anche la fisionomia delle persone cambia. Si percepisce un’aria dimessa, che segue i ritmi delle stagioni e del lento trascorrere del tempo. Osserviamo gli abitanti delle case il loro stare insieme, anziani, la cura per le piccole cose quotidiane... e noi che corriamo tanto! Sono giorni incantati nelle zone più a nord d’Europa. Ci fermeremo due notti a Bergamo Alta (oops, Viseus de Sus), praticamente ai confini dell’Ucraina, dove il freddo la mattina picchia! noi e i pensionanti, un po’ un caos, ma ce la facciamo a raggiungere la stazione. Fa un freddo cane, Miki corre dentro e fuori dal bagno (brutto segno) facciamo i biglietti e partiamo. Mai freddo fu così pungente! Il treno corre lento tra i boschi ed il fiume, ma geliamo! Intirizziti aspettiamo ogni raggio di sole, ma l’aria profuma di buono, i capitreno sono sorridenti, il ciuf ciuf ci accompagna nel battidenti. E speriamo che non deragli almeno! Manco a dirlo... Deragliat deragliat! Dice muovendosi goffo il capotreno. Capiamo, è latino! Una buona mezz’ora per tentare di far risalire il treno sulle rotaie, ma peggiorano la situazione. Non sono capaci, non è mai successo (e ti pareva non siamo pantofole nel mondo, o ce la tiriamo?) con strumenti rudimentali raccattati anche dagli abitanti tentano in tutti i modi, ma ci consigliano di andare a piedi. La stazione d’arrivo è solo ad 1 km. Tutti i passeggeri allegramente si fanno una passeggiata, che non è di 1 km, e meno male che di lì a poco ci raggiunge il treno rimesso in binario e ci prende su al volo. Altro fuori programma... facciamo il pic nic nel punto di arrivo (non possiamo arrivare in Ucraina...) sotto un bel sole che ci scalda le ossa, e facciamo conoscenza con alcuni Mihai e Gheorge, tutti provenienti dall’Italia. E ci sembra di essere a casa. Pane mitei bistecche acqua e birra. Il nostro caro pranzo. Il ritorno è lento, arriviamo a metà pomeriggio che l’altro pezzo di gruppo è intrappolato nel traffico. La festa è stata grandiosa, c’era anche il Presidente della repubblica Basescu, mica balle, migliaia di persone, una festa che dura due giorni. I vestiti locali di un biancore accecante, bimbi incollati alle nonne, ce lo facciamo spiegare al ritorno. Puntatina ad un baretto per scaldarci lo stomaco che di freddo oggi ne abbiamo preso, e via in viaggio per il meraviglioso monastero di Barsana, lo storico del Maramures. Lungo la strada si incontrano processioni festose nei loro abiti locali, in ogni chiesa un matrimonio, giovani allegri (e ci credo, pieni di zuica o palinca se la spassano) e finalmente Barsana, un complesso che mozza il fiato, tutto in legno con le guglie più alte d’Europa. Lo visiteremo domattina perchè siamo di corsa. Dopo cena è già buio ed è presto, facciamo quindi Romania 14/08 da Neamt a Campolung Partiamo presto per goderci il panorama, oggi sarà molto vario, dalle chiese e monasteri in stile moldavo, coi tetti arrotondati di ferro luminoso che brilla al sole, alle colline ondulate, fino ad arrivare alle gole di Bicaz, orridi e strapiombi dei Carpazi Settentrionali che sembra ti precipitino addosso. Le montagne ci inseguono e circondano e danno le vertigini (non consigliate per chi soffre l’Iveco…). Le vie tortuose ci conducono a costeggiare il Lacu Rosu così chiamato dal colore rosa dato da una frana del secolo scorso. Uno sprizzo di pioggerella e l’acquisto del pasto al volo. Tra i tornanti governati dai nostri prodi eroi, allevamenti di kiwi e coltivazioni di mucche... com’è farsi dare lezioni di neogreco 58 - Avventure nel mondo 1 | 2014 16/08 da Viseus de Sus a Barsana Oggi ci sono due possibilità: prendere il treno che percorre i boschi lungo l’antica tratta che utilizzavano i boscaioli, trenino a scartamento ridotto, oppure la festa paesana tipica di ferragosto. Il gruppo si divide a metà. In cinque scelgono il brivido (in ogni senso) del treno mentre gli altri si buttano nella mischia festosa e colorata. Un po’ di trambusto al mattino per misunderstandig tra noi, ............................................................................... a TACCUINO DI VIAGGIO | Romania 09 10 Cimitero allegro di Sapanta Covone di fieno sui prati un fuori programma interessante: camminata sul ponte traballante di legno, notte e due mini torce e cosa troviamo? Ci aspetta al limitare del suo podere il... contadino rumeno! Ci cozziamo quasi contro, vaga nel buio. E ci accoglie con calore. E’ solo, vedovo, ci fa vedere il suo fienile (zompa come un giovinotto sulla scala di legno nonostante i suoi 84 anni!), ci regala qualche pera e ci invita in casa. Questo non è il museo del contadino rumeno ma è la realtà. Solitario aveva appena cenato, casa umile con poca luce, ancora la stufa a legna, certo qui non manca, ci fa vedere le foto dei suoi cari, figli emigrati, la sua vita fatta di piccole cose. Nonostante il nostro concetto di misere cose, porta gioia e serenità. Prima di tornare e ringraziarlo della visita non poteva mancare l’incontro ravvicinato con la sua mucca, il cui olezzo (nelle mie scarpe) ci accompagnerà per qualche giorno (puzz puzz…) 09 17/8 da Barsana Ecco Barsana, è di nuovo uno spettacolo. (vedere per credere) Il cielo blu senza nuvole stamattina ci regala una visione celeste. Il complesso di guglie di legno, col ponticello e lo stagno, e i popi e le popesse ognuno indaffarato nei suoi compiti, tenere in ordine i fiori, ramazzare, preparare la tavola per il disio in un’atmosfera serena e bucolica, sorridono nella pace del luogo. Mi strozza il fiato, è qui che voglio rimanere (ancora). Credo che la scelta monastica permetta di non pensare agli affanni quotidiani. Vedo che son tutti giovani, forse non mi sbaglio. Ma si deve partire, purtroppo alla svelta, per... andare a morire a Sapanta! Testamento l’ho fatto e consegnato all’avvocato, l’epitaffio c’è, son pronta. Ci arriviamo in mattinata. E’ sicuramente un posto turistico ma con il traduttore umano Franciscu ci divertiamo a capire gli epitaffi. E’ tutto blu e azzurro, le lapidi di legno laccato coi disegni che ritraggono l’evento morte o il mestiere esercitato in vita dà un’idea gioiosa più che lugubre rispetto ai nostri. Anche l’architettura funeraria ha il suo significato, ed infatti proseguiamo, (dopo aver svaligiato l’ennesima farmacia, grazie Supermati!) per le altre chiese di legno, coi cappelli arrotondati che danno l’idea del morbido, e gli annessi cimiteri. Niente di angoscioso, le tombe immerse nel verde, personalizzate con il cappuccio floreale dà il senso della piccola comunità a cui appartiene, ogni chiesa di legno una sorpresa, un villaggio, un cimitero un covone. Il mondo delle piccole cose, il tempo che scorre lento come secoli fa. Ci dobbiamo fermare lungo la strada perchè domani si deve “volare” a Cluj Napoca. Troviamo una pensiunea familiare a discapito del mega hotel turistico sulla collina, mangiamo bene, simpatico il locandiere, ci fa usare anche il ferro da stiro. Sentiamo che il viaggio sta finendo... 18/08 Si riparte per Cluj Napoca, ringraziando. Qui veramente tocchiamo il massimo dandy... troviamo ospitalità in centro nell’Hotel museo storico barocco. Tra letti sfondati e passerelle tra le stanze ci vien da ridere, ma almeno c’è l’aria condizionata... visitiamo la città, di nuovo in Transilvania. Piccola, come il suo centro storico è stata risparmiata dalla devastazione del grigiore comunista. Rimane il misto di nazionalità, sassoni, ungheresi, rom. Tutto si svolge attorno a Piata Stefan Cel Mare, le chiede medievali, le case sassoni, la cattedrale ortodossa con la su inconfondibile guglia verde e la chiesa gotica di San Michele. La città è semideserta, le feste le abbiamo lasciate nel Maramures. Arriviamo comunque a Oradea nel tardo pomeriggio e cominciamo l’affannosa ricerca della sistemazione che Roby aveva puntualmente annotato. Entriamo perfino in un centro informazioni turistiche… tra rumeno italiano e inglese ne usciamo un po’ frastornati e già pronti per saltare di nuovo sul pulmino e rimetterci in giro. Ma appena fuori Roby nota proprio di fronte (e siamo in centro) la sistemazione di cui aveva nota. Evviva! Molliamo il pulmino e nonostante una pioggerellina fine riusciamo ad incanalarci nella discreta pensione. Mangiamo all’acqua, che intanto è diventato un acquazzone, poi siamo liberi. Gironzoliamo a caso, ognuno per sé, chi si fa un intero salone di bellezza, chi cerca lenti a contatto (le farmacie non sono svaligiabili…) chi si fa un giro nel piccolo centro storico, molto tedesco, troppo europeo. L’ultima cena è poco a metro zero, i bei ricordi culinari sono alle nostre spalle, sappiamo che domani non saremo più qui. Siamo piuttosto nostalgici questa sera, dobbiamo tornare in Europa, quella non a regime transitorio, passando per Lubiana per far riposare i guidatori e Roberto che deve tornare a Roma con l’Iveco. L’ultima notte, poi, di nuovo la piana ungherese al ritorno. I poliziotti della finta frontiera ci fermano pure. Posso solo supporre che idee abbiano avuto sul ............................................................................... groppone (dall’Iveco che traballa, la bandiera rumena che sventola, una pelle di pecora scuoiata a coprire il finestrino, otto reduci in condizioni disastrose. Forse ci arresteranno? Mancherebbe solo questo! No, tutto a posto (o quasi) ci lasciano tornare. Ma siamo noi che non vogliamo! Romania in fiore, sarai sempre nel mio cuore. Ringraziamenti: 1. il prode Michele Lambertini (Miki Lauda) che ha guidato nelle peggiori condizioni, impassibile. Non ha visto l’orso ma glielo abbiamo regalato con l’affetto di peluche (cinese) 2. San Girolamo Guerra (Minu) che ha spesso tenuto calmi gli animi e ha guidato come un ossesso fino a farsi venire le occhiaie 3. L’ansiolitico (alprazolam) Roberto Rigaldo capogruppo (Roby Drum Bun Sturmnstruppen) con la sua suoneria già in piedi prima dell’alba, organizzatore maniacale, preciso come da cartina dettagliata 4. Claudia Motta (Claudialavica), nonostante la svarionata finale dovuta alla stanchezza non voleva mancare neanche un monastero sgarruppato 5. Matilde Neri (Supermatisprint) l’instancabile, la roccia, e sempre lì finiamo! (col ditino indice) 6. Francesco Reinerio (Numb3rs) assolutamente indispensabile per entrare meglio nel gorgo rumeno, così come i suoi libri e le sue scarpe. E il suo mega cervello 7. Manuela Filaseta (Manuclick) la più grande fotoreporter della storia 8. Luciana Cattabiani (Groovy), carmelitana scalza. Avventure nel mondo 1| 2014 - 59 10
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