romania in fiore - Viaggi Avventure nel Mondo

TACCUINO DI VIAGGIO | Romania
ROMANIA IN FIORE
Da un Romania Minibus gruppo Rigaldo
Testo di Luciana Cattabiani
Foto di Roberto Rigaldo
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01/08
Quest’anno voglio vedere
dal vivo se è tutto
vero que che si dice, non ci credo
ma devo accertarmi. Possono
essere tutti sporchi bruti e cattivi?
L’organizzazione avviene via mail e
ci troviamo il 1° agosto alla stazione
di Padova. Ad aspettarmi al baretto
ci sono già due soggetti che hanno
scritto in fronte Avventure nel Mondo
e vado a colpo sicuro. Dopo poco
arrivano da Roma Manuclick e
Claudialavica. In quattro e quattr’otto
ci dirigiamo verso il nostro fiammante
pulmino Iveco che ci accompagnerà
nei nostri 5000 km circa che ci
aspettano. Gruppo sgarrupato.. in
pratica si è riunita l’Italia, dalle Alpi
alle Piramidi!
Guidiamo svelti verso il confine dove
dormiremo in una pensioncina di
Pontebba, notte e nebbia, ci aspetta
la lunga piana ungherese.
2/8 da Pontebba alla Romania
Abbiamo la fortuna di avere con
noi l’appassionato – appassionante
Franciscu, l’amante romeno. Ecco, se
il buon giorno si vede dal mattino...
all’alba dalle 6,10 siamo già pronti
per partire. Franciscu ingrana la
marcia e... era la retro! E ciok! Beh,
abbiamo rotto il fanalino di un’auto
in sosta ma fa lo stesso. Partiamo!
Cominciamo appena a conoscerci
mentre maciniamo chilometri e
cominciamo a notare da subito le
tendenze ansiogene del nostro capo
Robby Drum Bun. Cartina sempre
spalancata, girata, agitata, avanti e
indietro, su e giù, percorsi alternativi,
Croazia o Slovenia? Seguiamo il caos
dei cartelli stradali, secondo alcuni ci
stiamo sbagliando. Minu alla guida
segue scrupoloso ogni indicazione,
ma contrastante. Sì, a tratti ci
perdiamo, ma ritroviamo sempre la
strada.
Concentrato. Comincia a fare
caldo. Pipì, sigaretta, ma lui, stoico
prosegue. E ci perdiamo... chiediamo
indicazioni (in che lingua? Proviamo
quelle che sappiamo, e ne sa di più
Numb3rs, io parlare e fare vedere
cartina – tu segnare con dito)
ecco: torniamo indietro. Da bravi
portoghesi scavalchiamo il breve
tratto di Croazia per arrivare alla
“cortina” ungherese. La cassiera,
molto groovy, pretende di fare
la vignetta, l’Ungheria è lunga,
possiamo prendere la multa, e a
dispetto delle apparenze non sono
molto “biondi!”. Ma accipicchia
quanto è lunga! E piatta. E calda,
umida e afosa. Ci fermiamo per
una sosta grondando sudore per
rifornimento d’acqua e pochi generi
di conforto.... nell’autogrill regna un
clima nordico, 5 gradi celsius.. ma
quanto costa il caffè? 2 euro? In fiorini
non cambiabili! Banditi!! ci sediamo
un attimo fuori per una refrigerante
boccata d’afa, ma quanto manca
ancora per la “seconda cortina?”
tanto.. Abbiamo voglia di un caffè
VERO. Pronta la moka, fornellino,
54 - Avventure nel mondo 1 | 2014
tazze (ma non per tutti..) ma ci
arrangiamo lo stesso. Si riparte e si
fa lunga. Cominciamo a conoscerci
causa – grazie la convivenza forzata:
Claudialavica da Catania, Manuclick
da Napoli, l’avvocato che può
sempre servire, speriamo esperta
anche in diritto internazionale,
Roberto Surmnstruppen (Varog Drum
Bun) da Asti, con un disperato ma
non conscio bisogno di tranquillanti,
Francesco il nostro genio che si
porta più libri che vestiti da Torino,
Super Matisprint da Venezia, Sfan
Miki Lauda da Bologna, Minu Dandy
da Milano, Lucy groovy da Reggio
Emilia. Già da questo primo giorno
di lunga traversata si avverte che le
peculiarità di ognuno sono davvero
grandi, ma proprio questo sarà la
nostra fortuna, cosicchè le avventure
(e dis-avventure) non possono
essere più impreviste e più vere. Già
stiamo esagerando e forse anche
da qui il pulmino ne soffre; si infila
il CD delle fanfare Rom e si canta a
squarciagola. Ma l’aria condizionata?
Nei piedi dei tre fortunati in prima fila
i pinguini, dietro, il collasso calorico...
scoraggiante, ma sopravviveranno?
E’ ormai pomeriggio inoltrato
che intravediamo la “cortina”
Documenti e Vignetta! Paghiamo i
12 lei e l’omino in perfetto italiano
ci smamma un po’ infastidito,
dicendoci che non è una farmacia.
Farmacia? E che c’entra? C’entra...
c’entra… lo capiremo più avanti.
La compagnia delle Big Pharma
saccheggerà le farmacie di tutta la
Romania, vedrete.. Molto ma moolto
stanchi eppur entusiasti siamo
entrati in Romania. Fortunatamente
in mezzo ai campi coltivati a girasole
e i primi carretti trainati da cavallucci
e asinelli ci imbattiamo a Sara in
un B&B. Di fronte c’è una chiesetta
sempre affollata. Un po’ stralunati e
in ritardo sulla tabella di marcia ci
fermiamo. Non abbiamo altra scelta,
sta arrivando sera e non abbiamo
contatti lì intorno. Aggravante: non
abbiamo cambiato gli Euro perchè
la cassiera impone che siano
cambiati solo in banca. Questo ci
permette di prendere coscienza di
dove siamo e organizzarci un po’
per l’indomani. Finalmente accolti in
questo invidiabile Schwabenhaus (se
ha un nome tedesco c’è da fidarsi...)
finanziato dalla Comunità Europea
ci rilassiamo un attimo mangiando
finalmente tipico rumeno. Genio
Numb3rs traduce ogni cosa dal
tedesco al romeno all’inglese, poi
in pochi giorni impareremo, ma
avremo bisogno comunque dei suoi
consigli culinari. Questo inizio non
lo dimentichiamo. Manu spera che
tutta la Romania sia così...
03/08 per Timisoara
Partiamo presto per dirigerci a
Timisoara. Una città strana, vuota e
triste, non credo che sia il ricordo
dell’1989, sì facce tristi, ma non si
nota nulla di quegli eventi di 20 anni
fa. Attraversiamo la grande Piata
(ovviamente Unirii..), ci concediamo
uno squallido caffè. Non ci sono più
i buchi dei proiettili sulle facciate dei
palazzi, non ci piace, desolata, quindi
via verso Ulpia Traiana a vedere
i resti delle rovine romane, le più
antiche della Romania.
Nel caldo afoso ripartiamo per
R
03
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TACCUINO DI VIAGGIO | Romania
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Casa Rom
Casa colorata
Hunedoara dove in mezzo a
pezzi di archeologia industriale e
collettivizzazione forzata si staglia il
meraviglioso castello a guglie rosse,
che fa molto Dracula se visto di notte,
ma è lunedì (chiusi i musei e castelli)
ed in più ci sono le ristrutturazioni.
E’ bellissimo e affascinante, così in
contrasto con il grigiume costretto da
Nicolae delle acciaierie tutt’intorno.
Purtroppo bisogna sgommare per
Alba Julia. ma... coda, non a tratti,
fissa. Il ponte della città si staglia
lontano. Tutti sono in fila tranquilli
anche se fa un caldo pazzesco, non
si sente volare una mosca. Groovy
scende dal pulmino insofferente,
deve rispondere alle sue domande.
Eh sì, sono le ferie d’Agosto anche
per gli emigranti da ogni parte
d’Europa. Riusciamo ad acciuffare
un alberghetto proprio sulla strada
dopo il ponte e a fianco dell’oleodotto
(c’è ancora la cortina?), è tardi, ne
cerchiamo un altro per confrontare
i prezzi e i “comfort” ma non si
capiscono le insegne, uno è chiuso,
il traffico è caotico ed è troppo tardi.
Torniamo al primo alberghetto, e
siamo solo noi. Ci organizziamo alla
svelta nelle stanze e ci danno 20
minuti per lavarci ed essere in tavola
sennò la cucina chiude. Ammazza
che fatica! La buonissima cena
che abbiamo apprezzato il giorno
prima ci segue ed è un bel piacere
attorno all’immensa tavola rotonda
(si intravede Miki da lontano...).
Due chiacchiere di fronte al tubo
dell’oleodotto per poi alzarci presto
per la città della cultura europea
2007: Sibiu.
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Viso di anziana a Viseu de Sus
Matrimonio a Viseu de Sus
trofeo! Eh, non siamo mica pantofole
nel mondo noi!! Riacciuffiamo il
mezzo dopo una sgommata in una
curva a gomito ed è ora di pranzo in
quel di Jina (c’è nella cartina? Mah),
così affamati ci fiondiamo nell’unico
market e lo svaligiamo.
Un po’ allucinati i negozianti
chiamano
immediatamente
i
rifornimenti, non ce ne sarà
abbastanza per il paese per arrivare
a sera! Ci accomodiamo su un
comodo prato vista colline, dove ci
piacerebbe fermarci un pò, ma poco
perchè si deve correre per Sibiu,
siamo già in ritardo.
Ci arriviamo che è ancora pomeriggio
e riusciamo così a godercela appieno.
Dopo avere trovato la sistemazione
nell’ostello della gioventù (sì, noi
alziamo sicuramente la media
dell’età) raggiungiamo la piazza dalle
fontanelle zampillanti, e scopriamo
una città giovane, aperta, vivace: ma
non è che siamo in Germania? Sì, ci
spiega Francesco, illuminandoci sul
periodo sassone, mentre le finestre
a palpebra ci scrutano tutt’intorno.
Qualcuno comincia a comprare
i primi ricordini, rigorosamente
contrassegnati dal nome di chi li
ha eseguiti (Ioan, Maria, Gheorghe),
altri gironzolano in città, quando ci
ritroviamo per un tè in uno dei bar del
centro, mentre le prime goccioline
cominciano a scendere. Il dopocena
sotto l’acquazzone ci fa stringere
sotto i portici ed immaginare questa
cità piena di giovani mitteleuropei,
con i locali all’aperto e le luci e
la gioiosa vita notturna, che per
noi è costituita dai lampi, ma ce
l’immaginiamo lo stesso!
all’orto botanico, mentre si leva
nell’aria musica di archi ed arpa,
poi un pianoforte: l’istituto musicale
tedesco è aperto. Si prosegue per
Brasov attraversando i monti. Nella
splendida città sassone troviamo
un’ottima sistemazione in pieno
centro, pittoresca e un po’ demodè.
La città merita davvero. La via
centrale che taglia il centro storico
non ci siamo potuti vivere la serata
sotto i bersò della centralissima via.
7/8 da Brasov a Horezu
E via che si parte. Il nostro percorso
sui monti che ci porteranno alla
prima notte monastica, passando
per Arefu per vedere il vero castello
di Dracula dall’alto di Poienari è
funestato dall’acqua incessante che
Romania
04/08 da alba Aulia a Sighisoara
Lungo la strada per Sibiu ci
accompagna un panorama strozzafiato
di monti e colline, in una splendida
giornata Transilvana, dove il clima è
fresco e si sente nel naso l’aria pulita,
finalmente un po’ di refrigerio..
Pinete, colline, fiori di mille colori
ci inebriano, così scegliamo una
stradina secondaria che dovrebbe
accorciare il percorso. Ma la salita
si fa ripida sullo sterrato, che solo
il prode Minu poteva affrontare,
così non all’unanimità, qualcuno è
costretto a farsi una passeggiata
per alleggerire il “povero” pulmino.
Buona sgranchita di gambe
arrancando sulla strada (dove la
prode Manuclick scoverà un bel
reggiseno appeso ad un albero, altro
5/8 da Sibiu a Brasov
Dopo la notte all’ostello, come da
manuale sveglia presto perchè
c’è da vedere il vero castello di
Dracula! Ma sì, quello dei films! E’
ancora mattino ed arriviamo alla
splendida cittadina di Sighisoara,
dove si stagliano i bastioni delle
fortificazioni e lassù sulla punta si
erge il castello di Vlad l’Impalatore!
(che in realtà è il luogo dei suoi
natali...). L’atmosfera sassone e
medievale, con le stradine strette
lastricate di mattoni, la scalinata per
la cittadella antica, ci fa sparpagliare
per un tempo che si può dire umano.
Puntata al bel cimitero preceduto
da una splendida copertura di legno
ricoperta di rampicanti che porta
offre tranquilli bar con distese
sulla strada dove si incontrano i
giovani a tutte le ore del giorno.
L’ordinatissima piazza (Unirii...) è
il passeggio per ragazzi e meno,
e qui il gruppo si divide. Groovie e
Supermati se la vogliono godere.
Forse anche viverci! E lasciano gli
altri a scorrazzare per i monti.
6/8 Brasov
Noi visitiamo la chiesa nera. Il suo
nome fa riferimento alle pareti
annerite, un ricordo di un grande
fuoco. L´interno della chiesa però è
bianco lucido, chiaro dai variopinti
tappeti turchi, appesi lungo le pareti
della navata della chiesa. Questa
magnifica collezione è nata dai
doni dei commercianti locali che
spesso viaggiavano verso l´Est, e
non sembra che a qualcuno dia noia
la disarmonia dei tappeti islamici da
preghiera con un severo interno della
chiesa luterana. Facciamo compere
e ce la godiamo pienamente, gli altri
arriveranno stanchi ma soddisfatti.
Resta un po’ deluso Miki, che non ha
ancora visto l’orso nonostante abbia
noleggiato un cancello con le ruote
(leggasi bicicletta un po’ pesante...)
e l’acquazzone non gli abbia dato
tregua. Sotto la classica pioggerella
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non si fermerà per tutto il giorno.
Il paesaggio è incantevole ma
l’umidità ammazza!
Il castello (le pietre in verità) c’era, e
la nebbia pure, ma i 1400 gradini li
ho lasciati agli altri.
Tra i monti Fagares, imponenti che
quasi sembra ti vengano addosso,
le curve a gomito, che solo i due
massimi autisti potevano affrontare
ci spezzano il fiato. Non poteva
mancare l’avventura del giorno (e
della vacanza, tirando le somme).
Sempre speranzosi di vedere l’orso,
incontriamo lungo la strada una
coppia di giovani ciclisti francesi,
lei sconvolta e piangente, lui che
spiega di aver visto l’orso lungo
la strada, tremanti chiedono asilo
politico, ma.. ORSO?!? Miki e
Groovie saltano giù dal pulmino per
andargli coraggiosamente incontro!
Sgomento dei francesi e richiami
all’ordine di Roby. Si torna indietro
delusi (e forse considerati matti)
ma le risate non si sono fermate per
tutto il viaggio! Fantastico!
Arriviamo a Curtea de Arges. Qui
sono sepolti quasi tutti i Re rumeni.
Il luogo è stato dal 1369 a 1418 la
capitale della Valacchia.
Il monastero è un esempio di
architettura bizantina, pre-Brancoveana.
Avventure nel mondo 1| 2014 - 55
04
TACCUINO DI VIAGGIO | Romania
Caratteristiche della Chiesa sono due
delle quattro torri, di cui le finestre
non sono perpendicolari, ma oblique
e ricchi affreschi. Si prosegue poi in
un verde che fa impallidire le nostre
colline padane graffiate dall’incuria
dell’uomo, fiori colorati curati con
e amore quasi maniacale. Verso
sera siamo in... paradiso. Abbiamo
raggiunto il monastero di Hurezi.
Il silenzio e le colline intorno ci
avvolgono, qualche carretto stanco
si incontra per strada. Silenzio,
lentezza, devozione. Siamo attirati
magicamente da questa grande
costruzione dolce, bianca e ordinata,
col giardino fiorito e i giovani popi
che ci ospitano, sempre in religioso
silenzio. Finalmente nelle camere in
legno massiccio ci si fa una doccia
bollente prima di cena. Il monastero
lo visiteremo l’indomani. Un’indomita
si aggira però nel chiarore della
notte scrutando il cielo e aspettando
le stelle cadenti, scoprendo di fronte
al monastero la biblioteca (ancora
aperta ma per poco, che con le sue
centinaia di libri sacri sarebbe stata
la pacchia di Francescu) e fa la visita
notturna monastica in solitaria. Le
scale di legno, le stanze in procinto
di accogliere altri pellegrini, le
fiammelle votive accese a rischiarar
la notte. Pericolo? No, io mi fermo
qui. La cena è sublime, ormai
crediamo a millimetro zero, cuochi
popi star della cucina. Mai mangiato
meglio ma.. silenzio, questa notte è
magica.
alla vita rurale ed il rispetto della
natura. La terra dà la vita, rispettala.
In silenzio devoto.
L’Ospedale psichiatrico accanto al
monastero, detta anche corte dei
miracoli dato lo spettacolo a tratti
raccapricciante che incontrano
Miki e groovie ci fa capire che
senza questo sistema di protezione
religioso non ci sarebbe aiuto
sociale. Lo stato ha abdicato ai
suoi doveri e sopperiscono le
popesse. Missione di vita. A caccia
di monasteri ne troviamo tanti,
anche diroccati ma tutti splendidi e
affascinanti. Claudia lavica vorrebbe
vederli tutti ma non si può! Ed è un
vero peccato. Mi fermo qui? Almeno
mangiamo da cristiani (ortodossi?)
ed in una locandina lungo la strada
ormai padroneggianti il rumeno,
plachiamo la sete con un’ape
carbonizzata per noi..cioè, scusa
Fra, ma la Claudia l’ha detta grossa!
Apa carbogasoase! Che non è una
dichiarazione d’amore, apprezziamo
la lezione di Francesco (n’somma..).
Continuiamo per monasteri e reliquie
di santi e passeggiate nel parco
naturale. Finalmente un bel cielo blu
col sole che picchia ci fa respiare a
pieni polmoni. L’acqua del ruscello
è fredda ed attira Francescu (che
quasi cade, ma ce la farà!) Ma non ci
fermiamo almeno per una sigaretta?
E fermati Roby, insistiamo. A forza
di insistere il Capo Drum Bun si
ferma. Porco cane il pulmino fuma,
e di grosso! Non sembra una bella
cosa, si è staccato il tubo dell’acqua
di raffreddamento. Non possiamo
continuare senza fondere. E siamo
preoccupati. È quasi sera e sarà
tutto chiuso. Al prossimo distributore
dobbiamo chiedere pietà. Certo
non hanno i pezzi di un Fiat, ma
ci portano a casa loro, trafficano
una mezz’oretta, ci chiediamo
quanto vorranno di compenso, se
ne approfitteranno? Raccolgono,
saldano, ci cambiano pure la
lampadina. I tre chirurghi dell’Iveco.
Troppo bravi e troppo onesti. Mentre
Supermati si crogiola in una amicizia
contadina e si prende le prugne,
hanno compiuto il miracolo. Parte e
non perde. E non perderà più. Guai
a chi mi tocca il romeno! Siamo ben
in ritardo, e ci fermiamo nei pressi
di Mogosoaia. Dopo una buona
cena e un tranquillo passeggio
nella cittadina semideserta con già i
totem luminosi, e qualche litigio tra
rumeni e rom dovuto probabilmente
ad una indigestione di palinca, non
decidiamo di andare nel pub di
sotto, ma sulla panchina Franciscu
Groovie e Manuclick restano per
trovare il possibile epitaffio per il
seppellimento a Sapanta: Ciaucescu
deriva da Ciau Cescu, diminutivo del
nostro Fran, ma se continuiamo così
ci sentono e magari si arrabbiano
e ci tagliano la carotide! Bè, se mi
fanno fuori scrivete sulla lapide:
E comunque era una battuta, zio
banana (con la cilindrica sennò
Fra si arrabbia...) Di buon mattino
compro il giornale per allenare la
mente attiva di Francescu. Oltre alle
gazete pseudo pornografiche riesco
a trovare un giornale serio, insomma
del nostro tipo, che ci viene letto nel
tragitto (ma quante tette e tettone, si
divertono così)
9/8 Bucarest
Giungiamo a Bucarest con un
traffico pazzesco, solo Minu
poteva affrontarlo! Ma l’indomani
la Tutta Bucarest ce la possiamo
godere perchè è domenica ed è
comodamente vuota. Parcheggiamo
il tornato nuovo Iveco nella enorme
piata unirii (eccola) e ci accordiamo
velocemente sui 3 itinerari possibili
da seguire: Chiese e Musei (anche
del Contadino rumeno, sigh!), la
grandeur di Ceaucescu e teatro
della rivoluzione del 1989. Divisione
di gruppo ma intanto tutti insieme
dobbiamo attraversare gli immensi
boulevard copiati da Parigi (ma
sono più larghi di 20 mt questi...)
ci sentiamo i padroni della città che
percorriamo a piedi a passo svelto.
Attraversati i viali con le fontane
zampillanti, il fiume Dambovita (un
po’ marcio...) il tutto ci appare molto
grigio e disordinato. Architettura un
po’ francese un po’ teutonica, vetero
comunista, modernismo posticcio,
ha però il suo fascino. Attraversiamo
la zona del Tribunale perchè
l’avvocato non poteva perderselo! E
ci infiliamo nei quartieri abitati i cui
palazzi sono ancora contrassegnati
e numerati con Bloc 1,2 etc.,
leggermente angosciante... e col
nostro interprete – cultore – amante
– dottore riusciamo a capitare
davanti all’unica chiesa ebraica.
Fran viene rapito... oltre le rovine
romane allo scoperto e transennate
(zona boutique matrimoniali, chissà
perché proprio qui?) arriva l’ora di
pranzo. All’angolo di Str. Smardan
– Str. Stavropoleos Sectorul 3, dove
si intravede la cattedrale barocca,
incrociamo gli altri compagni. Ma
che coincidenza! Mangiamo nei
locali all’aperto (malissimo dopo
i meravigliosi ricordi a km zero)
poi proseguiamo ognuno per il suo
percorso.
L’armata post comunista di cui
facevo parte doveva toccare i
punti nevralgici della rivoluzione,
quindi verso Calea Victoriei, Piata
Universitati per fermarci finalmente
in Piata Revolutiei, dove si sono svolti
i moti dell’89 e dove ora si trova il
ministero degli interni.Ci riposiamo
un attimo sotto la statua simbolo
della rivoluzione esattamente di
fronte all’ex palazzo reale da cui
fuggì Nicolae e ammiriamo la...
patata infilzata!
Post moderno che potevano
evitare, per carità! Ma groovie deve
raggiungere “il luogo” e dopo una
diatriba urbanistica e la ricerca
spasmodica di un taxi (neanche
gli autobus di domenica?) lo
acciuffiamo lungo la strada quasi
buttaddocisi contro.
La Dacia 1400 gialla con un’autista
estremamente onesto ci porta al
Cimiterul Civil. Ci accoglie il custode
con un ottimo italiano, immagina già
cosa vogliamo, anche se Groovie
ha la piantina. Ci accompagna
gentilmente, e con discrezione ci
racconta la storia di quei momenti
concitati facendoci notare le tre
tombe lontane e distinte. Quest’anno
ricorre il ventennale. La storia di
Nicolae, Elena e Nicu è aderente alla
realtà, nessun nascondimento ma
nessuna emozione. Solo un’ombra
di rimpianto, che già abbiamo
05
Romania
8/8 da Hurezi a Bucarest
Si visita il monastero alla luce del
giorno, accogliente e silenzioso.
Constantin Brancoveanu è stato
davvero bravo nel dare spinta alla
cultura monastica dell’Oltenia. E’
una cittadella fortificata con torri
di avvistamento, basilica centrale e
fortificazioni. Il biancore della luce
ci abbaglia. Si riparte per i monti
e per la visita degli altri monasteri
alla volta di Bucuresti attraversando
Bistrita, dove il mondo contadino è
ancora lì, fermo a ritmo lento, i covoni
che cominciamo a capire che sono
stili, non fieno (ogni judeta ha il suo
covone..) e questi sono arrotondati
come un secchio tondo nel dolce
verde della collina che comincia ad
appiattirsi. Visitiamo il monastero di
Arnota, sempre in stile Brancoveano,
dove le popesse si danno da fare
con i frutti della terra. E’ un giorno
speciale per chi ama l’architettura
sacra e si avverte l’attaccamento
56 - Avventure nel mondo 1 | 2014
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Castello di Bran
Treno turistico “Macanita” a Viseu de Sus
Castello di Peles
notato nei giorni precedenti negli
uomini di mezza età. Torniamo
verso il palazzo del parlamento, il
pentagono di marmo. Incombente,
minaccioso, sembra ti avvolga e
stritoli tra le sue braccia. Non ci sta
tutto nella macchina fotografica! Ci
giriamo intorno con un po’ di ansia
perchè accerchiati (e per un po’
inseguiti) dai ringhianti cani randagi
per riposarci le membra (e i neuroni
ormai fatti a centrino e lavati con
la varechina, ammazza, Fra!...)
nel grande parco antistante. Ah le
panchine! Puntualissimi all’incontro
delle 19,00 ci scambiamo le diverse
opinioni sui circuiti. Doccia e cena in
un ristorante del centro che doveva
essere tipico ma ci ballavano il
Tango...no alla globalizzazione!
Apprezzato però da Fra che nota
le bellezze del luogo. Siamo molto
stanchi e andiamo a letto presto
perchè domani andiamo al mare!!
10/08 da Bucarest al delta del
Danubio
Lasciamo la guida all’espertissimo
Minu che zigzagando tra le caotiche
strade ora affollate perchè lunedì
gira e gira ci troviamo al punto di
partenza, alla Gara de Nord dopo
ben due ore... e si poteva dormire
di più però! E’ lo stesso, ci aspetta
una statale che, per avvertimento
ci dice che non ci sarà rifornimento
per centinaia di km. E’ tutto in
costruzione, fa un caldo afoso che
ammazza. Sfiancante pianura per
giungere senza riserve d’acqua
a Histria, le rovine greche, le più
antiche della Romania con annesso
museo (e turisti bulgari e tedeschi).
Gli amanti delle pietre vorrebbero
perdersi ma Roby sturmnstruppen
ci concede 20 minuti. Siamo
abbastanza puntuali, ma ce lo
ritroviamo con Manu che ronfano
sotto un bersò.. non ce la possono
fare... Pronti e partenza. Col caldo
che fa intravediamo la coda infinita
che porta a Costanta, che dovremmo
visitare ma decidiamo che possiamo
evitare date le precedenti esperienze.
Proseguiamo lungo la Riccione
romena per trovare una baia, ma
qui tutto è in vendita (Vanzare! dalle
stanze alle donne...che sventolano
chiavi lungo la strada, gulp!)
Finalmente acciuffiamo una spiaggia
libera e sotto il sole col sottofondo
di Raf il sonno mi assale. Vedo il
mare, i bagnanti disorganizzati, ma
mi appisolo. Mi sveglio che anche gli
altri sono in partenza. E si è anche
ia
incagliato il pulmino nella sabbia
(non poteva mancare...). Ma ora ci
aspetta Murighiol, per dormire 2
notti e goderci il Delta dl Danubio.
Giungiamo in questo paesino
sperduto di pescatori e pensiunee
private. Le opzioni sono disgiunte,
un po’ qui e un po’ là, campeggio o
case private. Ci dividiamo perchè il
gruppo è numeroso per poter stare
insieme, nonostante le chiamate tra
amici e parenti dei gestori dell’unico
bar all’incrocio. Ci sistemiamo nei
bungalow perchè dopo la doccia ci
aspetta la cena del pescatore. Sfanta
ciorba! Vive a lungo chi mangia
tanta ciorba! Ma Miki, con la fame
che ha zompa sul pane soffice,
l’acqua arriverà, si, con calma.
Si strozza, riesce a boccheggiare
appena “apa, apa”, è agonizzante
e paonazzo. Quando ci portano il
bottiglione da 4 lt quasi ci lascia
le piume! L’ape è arrivata! Miki è
salvo. La ciorba col pesce è deliziosa
come lo sono i due locandieri. Dopo
cena ci sgranchiamo le gambe nel
buio pesto del villaggio portando
un gattino micron al bar del centro,
perchè ci dicono che da solo non
sopravvive, lo mangerebbero i cani.
Groovy e Fra si incamminano con la
minipila e si perdono... Fra sparisce
(sempre la testa su Marte…) e
groovie si incontra (scontra) con 3
ragazzi che scambia con Miki Roby
e Minu.
Non sono loro, scusazzeme... ma
ci ritroviamo a breve sulla stradina
principale per dirigerci verso il sano
riposo.
ragazzo si svena, chiede aiuto ad
un’altra barchetta e finalmente
possiamo ripartire. Certo che coi
mezzi di trasporto non siamo
granchè fortunati! Respiriamo
ancora l’aria della natura prima di
finire l’itinerario, ma prima un po’ di
(sana) ansia perché incontriamo la
polizia fluviale e il ragazzotto non ha
la licenza…
Ci aspetta il pranzo di pesce
danubiano dai nostri locandieri. Ci
trattano da Re, ormai siamo amici,
Fra vorrebbe rimanere e chiede
l’indirizzo, groovie lava i piatti
nella cucina. Offriamo il nostro
caffè della moka che il locandiere
rifiuta per problemi di cuore. Nella
chiacchierata post prandiale salta
sempre fuori che... eh, quando c’era
lui... il rimpianto dei tempi peggiori.
Raccattiamo le nostre cose nel
pomeriggio inoltrato per dirigerci a
Iasi. Ci fermiamo nella cittadella di
Focsani, in tempo per la cena stile
soviet.
12/08 da Focsani a Iasi
Visto che siamo molto organizzati
la mattina presto appena troviamo
un Penny market lo svaligiamo per
il pranzo. Anzi, intanto facciamo
direttamente colazione sul carrello
della spesa, che ci aspetta la marcia
per Iasi. Arriviamo anche qui e la
scelta della notte cade sempre sul
soviet: pieno centro, così liberi tutti.
Iasi è la seconda città universitaria
ma non si vedono tracce oltre agli
edifici (forse è agosto, ma questa
sta diventando una scusa). I grandi
viali che portano ai musei e alla
chiesa di Sf. Nicolae, anche questa
in parziale ristrutturazione, sono
molto ben tenuti, e portano tutti
all’immenso Palazzo della cultura.
Imponente neogotico e in stile
francese riporta all’immensità del
Palazzo del parlamento di Bucarest.
Ma è chiuso accidenti, e comincia
una pioggerellina fastidiosa.
Lungo i boulevard fioriti e ben tenuti
ci si rincontra, davanti al teatro
e alla chiesa. Sentiamo già l’aria
della Moldova, siamo al confine.
Grigiore… aspettando la cena grovie
si fa bella in uno dei numerosissimi
centri bellezza e parrucchieri. Qui le
11/08 Delta del Danubio
Questa giornata è dedicata
quasi interamente alla gita nella
Reservatia biosferei delta Dunari. I
locandieri ci portano all’ormeggio e
un ragazzo biondissimo ci porta sulla
sua barchetta per le 3 ore di natura.
Canneti, paludi, uccelli migratori di
ogni tipo, pellicani, cigni, e col sole
che ci bacia la fronte è meraviglioso.
Le casette dei pescatori con
pensilina sull’acqua fan sognare una
vita bucolica e di autosufficienza.
Residui
di
industrializzazione
(escavamento sabbia) non mancano,
ma sulle isolette di sabbia sparse
qua e là riusciamo anche a trovare
un ottimo melone giallo!
A metà della navigazione la barca
si ingolfa, imbarca sabbia. Roby
è moolto preoccupato, mancava
questa, ma noi di pantofole nel
mondo NO, siamo ottimisti. Il
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Avventure nel mondo 1| 2014 - 57
06
07
TACCUINO DI VIAGGIO | Romania
08
Monastero di Sucevita
dopo aver goduto immensamente
de “la dictatura de la derecia de
nosotros” in un pulmino ormai
Rom e rispondere correttamente in
latino? Noi potevamo! Ci sorprende
una pioggia battente mentre
raggiungiamo una pensiunea dove
zuppi non vediamo l’ora di farci
una doccia calda. Questo villaggio
nei pressi di Capolung ha il market
chiuso, intorno ormai è fango. La
cena a metro zero si fa presto e
dobbiamo inventarci qualcosa da
fare: eh, il gioco dello schiaffo del
soldato! Quante ne abbiamo prese!
(e rese).
08
donne ci tengono all’apparenza! E
si rifà il look. La cena all’aperto, un
po’ al freddino non è granchè, non
a metro zero. Questa notte però
qualcuno non dormirà. Troviamo
alcuni locali un po’ equivoci ed il
prezzo è abbordabile... si dice il
peccato ma non il peccatore...
13/08 da Iasi a Neamt
Sveglia presto per vagare per
monasteri, comincia il pezzo forte.
Siamo in Bucovina, (o paese dei
tossici - alcolisti: da buco: vino...)
la dolce terra dei boschi di faggi,
Mihai Eminescu, ricca di monasteri:
Dragomirna, Humor, Voronet. E’ un
susseguirsi di chiese fortificate,
coloratissime e dai tetti spioventi.
Le icone e gli affreschi bizantini
abbagliano col blu e l’oro, che
si stagliano davanti ad un celo
azzurrissimo. Quei dipinti sacri e
la devozione dei credenti che si
prostrano all’interno sotto le panche
e sulle ginocchia del pope ci fanno
pensare ad un mondo altro, altrove.
Fiumane di pellegrini che giungono
dai villaggi vicini, donne soprattutto
e anziani e suore monastiche umili
alle porte d’ingresso. Sono bellissimi
(scusa Fra, lo so che non si può dire!)
da incorniciare. Si trovano tutti in
suggestivi villaggi, attorno campi
coltivati da contadini ancora coi
vecchi strumenti dei nostri nonni.
L’atmosfera è surreale: covoni, falci,
chiese, odore di cera. Col brutto
tempo solo a tratti attraversiamo
anche dolci colline con vista
lago. Mangiamo il nostro eterno
cascavaj che ci portiamo dietro da
giorni e che farebbe morire anche
il contadino rumeno già morto e
sepolto a Sapanta, su un prato
dove col “metodo Montessori” un
cagnolino viene allontanato da noi
dal suo padrone. Povero piccolo!
Ci costeggia il lago con la sua
diga per arrivare al monastero
di Neamt. Anche questo porta
alcuni “rapiti” all’idea di diventare
monaci ortodossi... mi metto in tuta
monastica, di un biancore accecante
(l’unica cosa rimasta ancora pulita...)
in rispetto al luogo bucolico e al
tramonto rosa che si staglia sulle
guglie. Manu darebbe la vita per
vivere... e si vede! Instancabile click.
I popi dancing ci accolgono come
reali e ci restituiscono ad una vita
nova, vicino alla natura, immersi nel
silenzio. Svetta la bandiera rumena a
tagliar le nuvole...
15/8 da Campolung a Viseus de Sus
Attraversiamo la stupenda valle di
Cosau e ci sentiamo già nel medioevo
storico. La piccola chiesa di legno
che a solitaria su una collina con la
punta altissima a tagliare il cielo è
un pregio artigianale. Tutta intagliata
e tenuta insieme da picchetti di
legno, affrescata al suo interno e
addobbata di tappeti di lana. Qui fa
freddo. Costeggiamo i villaggi dalle
porte scolpite. Visitando le chiese di
legno con annesso cimitero locale ci
sentiamo molto tombaroli.
Ogni villaggio un covone, ogni
chiesa un cimitero. E fantastichiamo
sugli abitanti e sui loro nomi. Il
paesaggio è incantevole, fresco e la
vegetazione lussurreggiante. Il sole
splende sui cappelli delle tombe.
I monti del Maramures sono vicini
all’Ucraina, anche la fisionomia
delle persone cambia. Si percepisce
un’aria dimessa, che segue i ritmi
delle stagioni e del lento trascorrere
del tempo.
Osserviamo gli abitanti delle case il
loro stare insieme, anziani, la cura
per le piccole cose quotidiane... e
noi che corriamo tanto! Sono giorni
incantati nelle zone più a nord
d’Europa. Ci fermeremo due notti a
Bergamo Alta (oops, Viseus de Sus),
praticamente ai confini dell’Ucraina,
dove il freddo la mattina picchia!
noi e i pensionanti, un po’ un caos,
ma ce la facciamo a raggiungere
la stazione. Fa un freddo cane,
Miki corre dentro e fuori dal bagno
(brutto segno) facciamo i biglietti
e partiamo. Mai freddo fu così
pungente! Il treno corre lento tra
i boschi ed il fiume, ma geliamo!
Intirizziti aspettiamo ogni raggio di
sole, ma l’aria profuma di buono,
i capitreno sono sorridenti, il ciuf
ciuf ci accompagna nel battidenti.
E speriamo che non deragli almeno!
Manco a dirlo... Deragliat deragliat!
Dice muovendosi goffo il capotreno.
Capiamo, è latino!
Una buona mezz’ora per tentare
di far risalire il treno sulle rotaie,
ma peggiorano la situazione. Non
sono capaci, non è mai successo
(e ti pareva non siamo pantofole
nel mondo, o ce la tiriamo?) con
strumenti rudimentali raccattati
anche dagli abitanti tentano in tutti
i modi, ma ci consigliano di andare
a piedi. La stazione d’arrivo è solo ad
1 km. Tutti i passeggeri allegramente
si fanno una passeggiata, che non
è di 1 km, e meno male che di lì a
poco ci raggiunge il treno rimesso
in binario e ci prende su al volo.
Altro fuori programma... facciamo
il pic nic nel punto di arrivo (non
possiamo arrivare in Ucraina...) sotto
un bel sole che ci scalda le ossa, e
facciamo conoscenza con alcuni
Mihai e Gheorge, tutti provenienti
dall’Italia. E ci sembra di essere a
casa. Pane mitei bistecche acqua e
birra. Il nostro caro pranzo.
Il ritorno è lento, arriviamo a metà
pomeriggio che l’altro pezzo di
gruppo è intrappolato nel traffico.
La festa è stata grandiosa, c’era
anche il Presidente della repubblica
Basescu, mica balle, migliaia di
persone, una festa che dura due
giorni. I vestiti locali di un biancore
accecante, bimbi incollati alle nonne,
ce lo facciamo spiegare al ritorno.
Puntatina ad un baretto per scaldarci
lo stomaco che di freddo oggi ne
abbiamo preso, e via in viaggio per il
meraviglioso monastero di Barsana,
lo storico del Maramures. Lungo la
strada si incontrano processioni
festose nei loro abiti locali, in ogni
chiesa un matrimonio, giovani allegri
(e ci credo, pieni di zuica o palinca se
la spassano) e finalmente Barsana,
un complesso che mozza il fiato,
tutto in legno con le guglie più alte
d’Europa. Lo visiteremo domattina
perchè siamo di corsa. Dopo cena è
già buio ed è presto, facciamo quindi
Romania
14/08 da Neamt a Campolung
Partiamo presto per goderci il
panorama, oggi sarà molto vario,
dalle chiese e monasteri in stile
moldavo, coi tetti arrotondati di
ferro luminoso che brilla al sole, alle
colline ondulate, fino ad arrivare alle
gole di Bicaz, orridi e strapiombi dei
Carpazi Settentrionali che sembra ti
precipitino addosso. Le montagne
ci inseguono e circondano e danno
le vertigini (non consigliate per chi
soffre l’Iveco…). Le vie tortuose ci
conducono a costeggiare il Lacu Rosu
così chiamato dal colore rosa dato
da una frana del secolo scorso. Uno
sprizzo di pioggerella e l’acquisto del
pasto al volo. Tra i tornanti governati
dai nostri prodi eroi, allevamenti
di kiwi e coltivazioni di mucche...
com’è farsi dare lezioni di neogreco
58 - Avventure nel mondo 1 | 2014
16/08 da Viseus de Sus a Barsana
Oggi ci sono due possibilità: prendere
il treno che percorre i boschi lungo
l’antica tratta che utilizzavano i
boscaioli, trenino a scartamento
ridotto, oppure la festa paesana
tipica di ferragosto. Il gruppo si divide
a metà. In cinque scelgono il brivido
(in ogni senso) del treno mentre gli
altri si buttano nella mischia festosa
e colorata. Un po’ di trambusto al
mattino per misunderstandig tra noi,
...............................................................................
a
TACCUINO DI VIAGGIO | Romania
09
10 Cimitero allegro di Sapanta
Covone di fieno sui prati
un fuori programma interessante:
camminata sul ponte traballante di
legno, notte e due mini torce e cosa
troviamo? Ci aspetta al limitare del
suo podere il... contadino rumeno!
Ci cozziamo quasi contro, vaga
nel buio. E ci accoglie con calore.
E’ solo, vedovo, ci fa vedere il suo
fienile (zompa come un giovinotto
sulla scala di legno nonostante i suoi
84 anni!), ci regala qualche pera
e ci invita in casa. Questo non è il
museo del contadino rumeno ma è
la realtà. Solitario aveva appena
cenato, casa umile con poca luce,
ancora la stufa a legna, certo qui
non manca, ci fa vedere le foto dei
suoi cari, figli emigrati, la sua vita
fatta di piccole cose. Nonostante il
nostro concetto di misere cose, porta
gioia e serenità. Prima di tornare e
ringraziarlo della visita non poteva
mancare l’incontro ravvicinato con
la sua mucca, il cui olezzo (nelle
mie scarpe) ci accompagnerà per
qualche giorno (puzz puzz…)
09
17/8 da Barsana
Ecco Barsana, è di nuovo uno
spettacolo. (vedere per credere) Il
cielo blu senza nuvole stamattina
ci regala una visione celeste. Il
complesso di guglie di legno, col
ponticello e lo stagno, e i popi e le
popesse ognuno indaffarato nei
suoi compiti, tenere in ordine i fiori,
ramazzare, preparare la tavola per
il disio in un’atmosfera serena e
bucolica, sorridono nella pace del
luogo. Mi strozza il fiato, è qui che
voglio rimanere (ancora). Credo che
la scelta monastica permetta di non
pensare agli affanni quotidiani. Vedo
che son tutti giovani, forse non mi
sbaglio. Ma si deve partire, purtroppo
alla svelta, per... andare a morire a
Sapanta! Testamento l’ho fatto e
consegnato all’avvocato, l’epitaffio
c’è, son pronta. Ci arriviamo in
mattinata. E’ sicuramente un
posto turistico ma con il traduttore
umano Franciscu ci divertiamo
a capire gli epitaffi. E’ tutto blu e
azzurro, le lapidi di legno laccato
coi disegni che ritraggono l’evento
morte o il mestiere esercitato in
vita dà un’idea gioiosa più che
lugubre rispetto ai nostri. Anche
l’architettura funeraria ha il suo
significato, ed infatti proseguiamo,
(dopo aver svaligiato l’ennesima
farmacia, grazie Supermati!) per le
altre chiese di legno, coi cappelli
arrotondati che danno l’idea del
morbido, e gli annessi cimiteri.
Niente di angoscioso, le tombe
immerse nel verde, personalizzate
con il cappuccio floreale dà il
senso della piccola comunità a cui
appartiene, ogni chiesa di legno una
sorpresa, un villaggio, un cimitero
un covone. Il mondo delle piccole
cose, il tempo che scorre lento come
secoli fa. Ci dobbiamo fermare lungo
la strada perchè domani si deve
“volare” a Cluj Napoca. Troviamo
una pensiunea familiare a discapito
del mega hotel turistico sulla
collina, mangiamo bene, simpatico il
locandiere, ci fa usare anche il ferro
da stiro. Sentiamo che il viaggio sta
finendo...
18/08
Si riparte per Cluj Napoca,
ringraziando.
Qui
veramente
tocchiamo il massimo dandy...
troviamo ospitalità in centro
nell’Hotel museo storico barocco.
Tra letti sfondati e passerelle tra le
stanze ci vien da ridere, ma almeno
c’è l’aria condizionata... visitiamo la
città, di nuovo in Transilvania. Piccola,
come il suo centro storico è stata
risparmiata dalla devastazione del
grigiore comunista. Rimane il misto
di nazionalità, sassoni, ungheresi,
rom. Tutto si svolge attorno a Piata
Stefan Cel Mare, le chiede medievali,
le case sassoni, la cattedrale
ortodossa con la su inconfondibile
guglia verde e la chiesa gotica di
San Michele. La città è semideserta,
le feste le abbiamo lasciate nel
Maramures. Arriviamo comunque
a Oradea nel tardo pomeriggio e
cominciamo l’affannosa ricerca
della sistemazione che Roby aveva
puntualmente annotato. Entriamo
perfino in un centro informazioni
turistiche… tra rumeno italiano
e inglese ne usciamo un po’
frastornati e già pronti per saltare
di nuovo sul pulmino e rimetterci
in giro. Ma appena fuori Roby nota
proprio di fronte (e siamo in centro)
la sistemazione di cui aveva nota.
Evviva!
Molliamo il pulmino e nonostante
una pioggerellina fine riusciamo ad
incanalarci nella discreta pensione.
Mangiamo all’acqua, che intanto è
diventato un acquazzone, poi siamo
liberi. Gironzoliamo a caso, ognuno
per sé, chi si fa un intero salone di
bellezza, chi cerca lenti a contatto
(le farmacie non sono svaligiabili…)
chi si fa un giro nel piccolo centro
storico, molto tedesco, troppo
europeo. L’ultima cena è poco a
metro zero, i bei ricordi culinari sono
alle nostre spalle, sappiamo che
domani non saremo più qui. Siamo
piuttosto nostalgici questa sera,
dobbiamo tornare in Europa, quella
non a regime transitorio, passando
per Lubiana per far riposare i
guidatori e Roberto che deve tornare
a Roma con l’Iveco. L’ultima notte,
poi, di nuovo la piana ungherese
al ritorno. I poliziotti della finta
frontiera ci fermano pure. Posso solo
supporre che idee abbiano avuto sul
...............................................................................
groppone (dall’Iveco che traballa, la
bandiera rumena che sventola, una
pelle di pecora scuoiata a coprire il
finestrino, otto reduci in condizioni
disastrose. Forse ci arresteranno?
Mancherebbe solo questo! No, tutto
a posto (o quasi) ci lasciano tornare.
Ma siamo noi che non vogliamo!
Romania in fiore, sarai sempre nel
mio cuore.
Ringraziamenti:
1. il prode Michele Lambertini (Miki
Lauda) che ha guidato nelle peggiori
condizioni, impassibile. Non ha visto
l’orso ma glielo abbiamo regalato
con l’affetto di peluche (cinese)
2. San Girolamo Guerra (Minu) che
ha spesso tenuto calmi gli animi e
ha guidato come un ossesso fino a
farsi venire le occhiaie
3. L’ansiolitico (alprazolam) Roberto
Rigaldo capogruppo (Roby Drum
Bun Sturmnstruppen) con la sua
suoneria già in piedi prima dell’alba,
organizzatore maniacale, preciso
come da cartina dettagliata
4. Claudia Motta (Claudialavica),
nonostante la svarionata finale
dovuta alla stanchezza non voleva
mancare neanche un monastero
sgarruppato
5. Matilde Neri (Supermatisprint)
l’instancabile, la roccia, e sempre lì
finiamo! (col ditino indice)
6. Francesco Reinerio (Numb3rs)
assolutamente indispensabile per
entrare meglio nel gorgo rumeno,
così come i suoi libri e le sue scarpe.
E il suo mega cervello
7. Manuela Filaseta (Manuclick) la
più grande fotoreporter della storia
8. Luciana Cattabiani (Groovy),
carmelitana scalza.
Avventure nel mondo 1| 2014 - 59
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