CORSO DI CHIMICA per l’Ambiente Lezione dell’ 8 Maggio 2014 Si definisce come “VELOCITA’ DI REAZIONE” la variazione della concentrazione di un reagente in funzione del tempo in cui questa si verifica. Data la generica reazione: aA+bB ⇔ cC+dD la velocità di reazione è per definizione: v = - (1/a) ∆ [A] / ∆ t = - (1/b) ∆ [B] / ∆ t = = (1/c) ∆ [C] / ∆ t = (1/d) ∆ [D] / ∆ t Legge Cinetica delle Velocità Data la generica reazione: aA+ b B ⇔ cC+ d D Si determina per via sperimentale la legge che governa la velocità della reazione: v = k [A]x[B]y dove k è detta costante di velocità o velocità specifica, x e y sono detti ordine di reazione rispetto ad A e B rispettivamente e: x + y = ordine di reazione Se scriviamo le due reazioni seguendo gli aspetti macroscopici: H2 + I2 ⇔ 2 HI H2 + Br2 ⇔ 2 HBr descriviamo solamente quello che succede a livello di grandezze osservabili: si mescolano 1 mole di una sostanza con 1 mole dell’altra e dovremmo ottenere, in relazione con la costante di equilibrio, 2 moli di prodotto finale. La determinazione sperimentale della velocità: v = k [H2][I2] v = k [H2][Br2]1/2 indica che le reazioni sono differenti nel loro sviluppo e quindi devono avere delle differenze a livello di meccanismo di svolgimento. Lo studio dettagliato delle due reazioni ha rivelato in particolare che la reazione che porta alla produzione di HBr si sviluppa seguendo un meccanismo che prevede tre reazioni dipendenti tra loro: 1) Br2 ⇔ 2 Br 2) H2 + Br ⇔ HBr + H 3) H + Br ⇔ HBr 1) Br2 ⇔ 2 Br 2) H2 + Br ⇔ HBr + H 3) H + Br ⇔ HBr Complessivamente la stechiometria è quella prevista dalla reazione scritta in maniera classica ma il meccanismo reale è una successione di passaggi interdipendenti e la velocità totale è governata, come in una sorta di catena di montaggio, dalla velocità del passaggio più lento. Dato che il passaggio più lento in questo caso è: H2 + Br ⇔ HBr + H la legge empirica delle velocità è direttamente correlata alla stechiometria del passaggio più lento tenendo conto della natura chimica del composto che utilizziamo a livello macroscopico (in questo caso non utilizziamo Br atomico ma il bromo nella forma che troviamo in natura (Br2). Questa osservazione è fondamentale perché ci permette di avere informazioni sul meccanismo reale delle reazioni chimiche mediante la determinazione della loro legge empirica delle velocità. Inoltre indica come le reazioni si basino su meccanismi che prevedono interazioni a livello atomico e molecolare di cui a livello macroscopico possiamo solo indicare gli aspetti quantitativi. Teoria Collisionale Una teoria abbastanza semplice ma efficace nel descrivere i meccanismi dei reazione è la TEORIA COLLISIONALE Una reazione chimica avviene quando due o più molecole od atomi si “urtano” e come conseguenza dell’urto si modifica la struttura dei composti iniziali Prima di tutto bisogna chiarire che il termine “urto” non indica un contatto fisico (distanza = 0) tra le costituenti (ad esempio i nuclei) delle molecole o atomi dei reagenti. Il termine urto sta ad indicare che le particelle dei reagenti si avvicinano ad una distanza tale da provocare una interazione tra le nuvole di elettroni che si muovono attorno ai nuclei degli atomi dei reagenti. Urti Efficaci Quando due molecole si avvicinano ad una distanza tale da provocare una sovrapposizione delle nuvole elettroniche, si innescano dei meccanismi di repulsione tra gli elettroni ed i nuclei dei due atomi delle due molecole che si stanno avvicinando. La forza che muove le particelle è l’energia cinetica direttamente proporzionale alla temperatura assoluta nei liquidi e nei gas. Se la reazione avviene come conseguenza diretta di un “urto”, si devono verificare alcune condizioni perché tale “urto” sia da considerarsi “efficace”, cioè produttivo ai fini della formazione dei prodotti e non uno dei tantissimi urti che possono aversi tra le molecole. Un “urto” efficace deve: 1) avvenire con la corretta geometria; 2) tra particelle che hanno energia sufficiente a vincere tutte le possibili repulsioni. La geometria dell’urto efficace dipende dalla geometria molecolare dei reagenti e dei prodotti. Urti Efficaci La geometria dell’urto efficace dipende dalla geometria molecolare dei reagenti e dei prodotti. Consideriamo la reazione: CO(g) + NO2(g) CO2(g) + NO(g) “Urto” Efficace “Urto ” Inefficace H2 I2 Entrambe le molecole sono al minimo dell’energia E=0 E=0 Se si riporta l’andamento dell’energia del sistema costituito da molecole che si trasformano in prodotti in funzione dello sviluppo della reazione: Il livello iniziale corrisponde all’energia dei reagenti. Il progressivo avvicinamento delle molecole provoca la comparsa di meccanismi repulsivi. I cambiamenti della struttura dei legami nel passare dalla struttura molecolare dei reagenti a quella dei prodotti richiedono energia perché si modificano strutture energeticamente stabili. Tutti questi contributi provocano la formazione di una barriera di energia che i reagenti devono superare per arrivare a formare i prodotti. Si forma un composto intermedio che prende il nome di “ COMPLESSO ATTIVATO” che è un composto instabile che ha una struttura intermedia tra quella dei reagenti e dei prodotti. Per trasformarsi da reagenti in prodotti, le molecole devono possedere un’energia almeno sufficiente per portarle alla formazione del complesso attivato. Se possiedono anche poca energia in più possono procedere e formare i prodotti, altrimenti retrocedono e ritornano a formare i reagenti. Da qui la selezione in termini di energia degli “urti” efficaci. Dalla combustione dei combustibili fossili si ha sempre la formazione di SO2 e NO. Queste due molecole immesse nell’atmosfera reagiscono con O2 secondo le reazioni: 2 SO2 + O2 ⇔ 2 SO3 2 NO + O2 ⇔ 2 NO2 A loro volta SO3 e NO2 reagiscono con l’acqua piovana per dar luogo ad altre sostanze in base alle reazioni: SO3 + H2O ⇔ H2SO4 3 NO2 + H2O ⇔ 2 HNO3 + NO Queste due ultime sostanze, H2SO4 e HNO3 sono le principali responsabili del fenomeno delle “piogge acide” La pioggia è sempre blandamente acida per la presenza di CO2 disciolta. La presenza di H2SO4 e HNO3 ne incrementa l’acidità di alcuni ordini di grandezza rendendo la pioggia più corrosiva (ad esempio con il marmo ed i metalli) e tossica per alcune specie viventi come le foglie degli alberi. La principale differenza nell’affrontare il problema di tali inquinanti è la diversa velocità delle due reazioni con O2 di SO2 e NO La reazione : 2 SO2 + O2 ⇔ 2 SO3 è molto più lenta di: 2 NO + O2 ⇔ 2 NO2 La conseguenza è che SO2 permane nell’atmosfera circa un mese (inquinamento a largo raggio) mentre NO permane meno di una settimana (inquinamento locale). Consideriamo l’espressione della legge empirica delle velocità: v = k [A]x[B]y Sperimentalmente si ricava che: k = A e-Ea/RT dove A è un numero che indica la frequenza degli urti tra le molecole e Ea è l’energia di attivazione della reazione ( la differenza in energia tra l’ energia del complesso attivato e quella dei L’espressione della costante k = A e-Ea/RT indica che, dato che l’energia di attivazione ha sempre un valore positivo: LA VELOCITA’ DI UNA REAZIONE CHIMICA AUMENTA SEMPRE ALL’AUMENTARE DELLA TEMPERATURA Il fatto che la velocità aumenti comunque indipendentemente dal tenore termico della reazione può essere razionalizzato in base all’osservazione delle distribuzione dell’energia delle molecole in funzione della temperatura ricordando che per una sostanza in fase liquida o gassosa vale la relazione: Ec = 3/2 kT =1/2 mv2 Valore Medio Ec = 3/2 kT Energia di Attivazione [Ea] k = A e-Ea/RT Si può anche osservare come la velocità è tanto più bassa quanto l’energia di attivazione della reazione Ea è elevata. In alcuni problemi di chimica dell’ambiente la conoscenza del valore reale di k ha una importanza fondamentale. Consideriamo il processo di disinquinamento che si sviluppa all’interno di un impianto di depurazione di scarichi civili. La reazione base (Inq CO2 + H2O) che viene fatta avvenire con l’aiuto di batteri specifici può essere considerata una reazione del primo ordine. Una reazione cioè che segue una legge empirica delle velocità: v = k [Inq] Dove [Inq] è la quantità di inquinante per unità di volume. Dalla definizione di velocità di reazione sappiamo che: v = - (1/a) ∆ [A] / ∆ t Inoltre abbiamo visto che: v = k [Inq] Pertanto possiamo scrivere: -∆ [Inq] / ∆ t = k [Inq] -∆ [Inq] / [Inq] = k ∆ t Assumendo di considerare una variazione infinitesima di ∆ t si può dimostrare che: [Inq]t / [Inq]0 = e-k/t dove [Inq]t e [Inq]0 sono rispettivamente le quantità di inquinante per unità di volume al tempo t e 0 del processo di disinquinamento. Percentuale di eliminazione dell’inquinante per diversi valori di k k = 0,05 k = 0,10 k = 0,15 k = 0,20 k = 0,25 1 giorno 10,9 20,6 29,0 36,9 43,8 5 giorni 44,0 68,0 82,0 90,0 94,0 10 giorni 68,0 90,0 97,0 99,0 99+ k = A e-Ea/RT Se, dunque, si ha una reazione con una energia di attivazione Ea elevata, la reazione è intrinsecamente lenta. Questo è un problema non risolvibile in via diretta in quanto Ea è una grandezza legata alla natura dei reagenti e dei prodotti della reazione e quindi non modificabile. Consideriamo la reazione: N2 + 3 H2 ⇔ 2 NH3 Si tratta di una reazione semplice ma di fondamentale importanza industriale e storica in quanto punto di partenza per la produzione di ammoniaca (NH3) sostanza di fondamentale importanza l’industria della plastica, dei fertilizzanti e degli esplosivi. N2 + 3 H2 ⇔ 2 NH3 Caratteristiche della reazione: 1) Reazione esotermica 2) Buona costante di equilibrio 3) Velocità a temperatura ambiente molto bassa N2 + 3 H2 ⇔ 2 NH3 L’analisi delle caratteristiche di questa reazione mette in evidenza un problema: - Facendo svolgere la reazione a temperatura ambiente si ha una buona produzione di NH3 ma in tempi molto lunghi - Alzando la temperatura, si ottengono minori quantità di NH3 (∆Ho < 0), ma in tempi più brevi. Questo problema (resa/velocità) è molto comune quando si tratta di utilizzare industrialmente delle reazioni chimiche. Il conto economico deve prendere in considerazione i costi legati alla gestione di un impianto che lavora ad alta temperatura ma ha una elevata produzione giornaliera rispetto ad un impianto meno costoso nella gestione ma meno produttivo. Talvolta si può intervenire sulla pressione per aumentare la resa ma in molti casi un tale intervento non è efficace. Si deve, in pratica, aumentare la velocità ma senza aumentare troppo la temperatura. Torniamo all’osservazione che la velocità è tanto più bassa quanto l’energia di attivazione della reazione Ea è elevata (k = A e-Ea/RT). Sappiamo che Ea è una grandezza intrinseca al meccanismo di reazione e quindi non modificabile a meno di non cambiare completamente reazione, cosa ovviamente non ipotizzabile nella maggioranza dei casi. Nei primi decenni del XIX secolo il chimico svedese J. J. Berzelius osservò che certe reazioni chimiche venivano profondamente influenzate dalla presenza di sostanze che ritrovava inalterate alla fine della reazione. Definì queste sostanze col nome di: CATALIZZATORI Catalizzatori Un catalizzatore è una sostanza capace di modificare la velocità di una reazione chimica senza partecipare in apparenza direttamente alla reazione chimica: 1) Al termine della reazione si ritrova nella stessa forma iniziale 2) Non è stechiometricamente coinvolta nel processo Un catalizzatore accelera il raggiungimento dello stato di equilibrio. Ma un catalizzatore non ne influenza le caratteristiche. L’equilibrio viene raggiunto più rapidamente ma la conversione dei reagenti in prodotti non viene quantitativamente influenzata se confrontata con quella della reazione non catalizzata alla stessa temperatura. Un catalizzatore accelera le reazioni chimiche non perché ne modifichi l’energia di attivazione (cosa impossibile) ma offrendo alla reazione un meccanismo differente con energia di attivazione più bassa. Catalisi omogenea Catalizzatore Ea (kJ/mol) Decomposizione H2O2 Non catalizzata 75 Ione ioduro (I-) 58 Ione Fe3+ 42 Enzima Catalasi Catalisi Eterogenea Catalizzatore 4 Ea (kJ/mol) Idrogenazione Etilene Non catalizzata 188 Pt (su carbone) 146 C2H2 + H2 C2H4 Ni in polvere fine 84 are clic per modificare lo stile del sottotitolo dello schem In un motore a scoppio, i gas di scarico contengono, oltre a CO2 e H2O, anche CO, “CH“ (Idrocarburi Incombusti) e Nox. Per impedirne la diffusione in aria si applica a valle del motore una marmitta catalitica. Marmitta catalitica La marmitta ha una struttura a nido d’ape ed è fatta di materiale ceramico ricoperto da catalizzatori. Il supporto può essere metallico (acciaio con 5-8% Al, 17-22% Cr) o ceramico (corderite). Nido d’ape Catalizzatore riducente Catalizzatore ossidante NOx N2 su Rh O2 + CO + “HC“ CO2 + H2O su Pt
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