Sommario augura e in z a g a M o Bellun a tutti! Buone Feste Il periodico gratuito di informazione ed attualità delle Dolomiti Dicembre 2014 Anno V n. 23 - Editrice Media Belluno srl Autorizzazione Tribunale di Belluno n. 691/2009 del 26/08/09 Iscrizione al R.O.C. Registro Operatori della Comunicazione n. 21851 05 Editoriale Cavarnere 06 Gelato Il gelatiere, la famiglia, il territorio 08 Alpago Tutti pazzi per l’Alpago 10 Speciale Sport “Crederci sempre e non arrendersi mai” 12 Speciale Sport Corsa in montagna Direttore responsabile Andrea Ferrazzi In redazione Chiara Reolon Direzione e amministrazione Via Monte Grappa, 346 - 32100 Belluno Editore Media Belluno srl Stampa Tipografia Marca Print - Treviso Concept ed impaginazione Intermedia - Ponte nelle Alpi (BL) Contatti Tel. 347 6773331 [email protected] - www.bellunomagazine.it 13 Speciale Sport Gli amici delle “Zurle” 15 Musica Ernesto Bellus, cinquant’anni per la musica 16 Salute Via Cavour, la via del benessere 17 Cosmo Missione Rosetta: un grande successo europeo (e italiano) 19 Montagna I rifugi di montagna italiani si mettono in rete, 20 Prospettive Comeliane Una montagna surreale 21 Gioielli Gioielleria Scapin 22 Avventure Dall’oceano Atlantico all’Alaska 24 Moda Patrick Saumade Creation 25 Assicurazioni Parliamo di... polizze assicurative “Casa e Famiglia” Hanno collaborato a questo numero: 28 Piante Spontanee Il porcino nero per una zuppa appetitosa 29 Storia Marlene e Leni, donne In antitesi Dario Olivier, Stefania Mafalda, Ilario Tancon, Mauro De Benedet, Nicola Zardini, Fabrizio Tranquillo, Gabriele Vanin, Andrea Ferrazzi, Lara Zandonella Piton, Alberto Dalla Corte, Chiara Reolon, Roberto Dal Pan, Ettore Saronide, Daniele Tormen, Barbara Meletto, Tomaso Pettazzi, Martina Baracetti, Massimo Della Giustina, Monica Sponga, Franco Cadore, Eleonora d’Incà, Vasie Naidoo Vincenzo Della Vecchia, Francesca Busetti, Francesca Casali, Ilaria Della Giustina, Emanuela Saronide, Enrico Valmassoi, Mago Yami 30 Arte Egon Schiele: l’autoritratto come forma di analisi Immaginew di copertina: Foto e Grafica by Creative Menu 36 Salute e benessere Cibi alcalinizzanti ed emozioni armoniche 32 Il Territorio Specificità linguistica Bellunese 33 Belluno Donna Dolomiti Fitness Marathon 34 Giornalista per un giorno Il Senato Veneto per la fortezza di Serravalle: dall’acquisizione veneziana al 1504 35 Appuntamenti A trichiana una nuova rassegna: “libri sotto l’albero” 37 Organizzazione Efficienza Organizzativa 39 Filosofia Sartre e l’esistenzialismo Per informazioni sulla tua pubblicità chiama il 340 7788290 Oppure invia una mail a [email protected] Per segnalazioni, consigli ed informazioni scrivi a [email protected] BM è anche su Iscriviti al gruppo per condividere le tue opinioni ed essere sempre aggiornato sulle novità. www.bellunomagazine.it è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, dei testi e materiali presenti nel magazine. © Belluno Magazine 40 English? Yes, please! Autumn in the Dolomites 41 Poesia Istante 42 Biodiversità Più vino o più fagioli? 43 Turismo Renzo Minella: al lavoro per gettare le basi di progetti futuri a migliorare l’offerta turistica nel bellunese 44 Libri per bambini La Profezia dei Draghi Viverna 45 Infanzia La Casa delle Mamme 46 Trasporti Stazione di Belluno 47 Cucito Torna l’arte del cucito al tempo della crisi 50 Oroscopo Dicembre 2014 3 In poco tempo un grande comfort Cambiare le vecchie finestre aiuta a risparmiare sui costi di riscaldamento ed avere detrazioni fiscali. misure, vetri e accessori. Tutti i serramenti FINSTRAL sono progettati e costruiti, secondo le esigenze del cliente e permettono di arredare gli ambienti e gli spazi abitativi di molte abitazioni : sia in stile classico, che moderno. Gli infissi proposti da FINSTRAL permettendo di soddisfare le più svariate esigenze di isolamento termico, acustico, sicurezza ed estetica. 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Per chi fosse interessato ad avere maggiori informazioni e preventivi gratuiti senza impegno è possibile telefonare al numero Finstral di Belluno 0437-95.03.59 oppure direttamente visitando il sito www.finstral.com © Belluno Magazine Le vecchie finestre di casa vostra, fanno entrare spifferi, rumori e freddo? La bolletta del riscaldamento è troppo cara? Nessun problema ! Per cambiare gli infissi che non hanno più tenuta e lasciano passare spifferi e rumore, FINSTRAL ha studiato una speciale applicazione che permette di installare nuove finestra in poco tempo e senza opere murarie. Con questo sistema già collaudato da oltre 40 anni di esperienza, i vecchi serramenti, le persiane o gli avvolgibili usurati, vengono sostituiti rapidamente senza opere murarie e senza rovinare gli arredi delle abitazioni. Anche se si tratta semplicemente di una o due finestre per volta. Certamente sostituire gli infissi è un lavoro da specialisti: ci vogliono ottimi prodotti, buoni materiali e una notevole bravura dei tecnici-venditori che consigliano il prodotto più adatto e poi bisogna abbinarci l’ esperienza di tanti anni sui cantieri, da parte dei montatori. Per questo la sede FINSTRAL di Belluno offre uno dei sistemi più semplici ed economici per risparmiare sui costi di riscaldamento e migliorare la bellezza della propria abitazione: sostituire le vecchie finestre con dei nuovi serramenti a risparmio energetico. Le nuove finestre FINSTRAL eliminano in un colpo solo, rumori, condensa, spifferi, freddo ed aumentano la sicurezza contro i ladri. Com’è tradizione da parte dell’azienda, ogni infisso è personalizzato in termini di Editoriale Cavarnere, 450 persone all’iniziativa della Pro Loco di Trichiana di Andrea Ferrazzi M etti una passeggiata tra prati e boschi sotto un cielo stellato. Aggiungi panorami suggestivi, profumi, piatti tipici come polenta e formaggio o minestrone, e una spolverata di storie allegre o paurose, raccontate o recitate. Otterrete così la ricetta magica di “Cavarnere, voci e silenzi dei boschi”, la manifestazione organizzata dalla Pro Loco di Trichiana, in collaborazione con il Comune e il gruppo spontaneo Nate, che sabato primo novembre ha richiamato nella piccola frazione 450 persone, entusiaste di quest’esperienza davvero suggestiva. Bambini, adulti e anziani, attrezzati di pile, racchette e zainetti, per una camminata di circa cinque chilometri davvero insolita. Si parte dalla casera degli Alpini, un gruppo alle 17,30, l’altro mezz’ora più tardi. Un tratto di strada asfaltata, che subito diventa sterrata e sassosa. Su in salita, sino a sentire una musica che evoca atmosfere sinistre. Si arriva a una chiesetta e lì, nel prato, è stato “allestito” un cimitero, con croci di legno e casse da morto ancora aperte: dentro i corpi che si rivoltano e vorrebbero uscire, nel vedere quel che resta dopo la loro scomparsa. Figli scapestrati o vedove allegre che strappano un sorriso e un applauso. Poi via, ancora prati, sentieri e boschi, tutto perfettamente preparato. Poco dopo, la musica di un flauto traverso accompagna la lettura due favole. Si procede ancora, sempre in salita, nel buio appena rischiarato dalla luna. Si arriva così a un gruppetto di case, dove si mangia, accompagnati da canzonette della tradizione. La tappa successiva è la più suggestiva. E’ il luogo chiamato Cavarnere. Antichi faggi formano un teatro naturale: lì si assiste allo spettacolo di due attori, che strappano applausi e risate. Pochi passi, un thé caldo e poi si scende. Nell’ultima tappa l’archeologo Eugenio Padovan illustra i segreti della famosa chiave dell’VIII secolo avanti Cristo ritrovata proprio a Trichiana e racconta dei popoli antichi che hanno frequentato questi luoghi. Si torna così alla casera degli Alpini di Nate, non prima di aver assaggiato un buon piatto di minestrone caldo. All’arrivo ad attendere i partecipanti a questa manifestazione ci sono dolci, castagne e vin brulé. La soddisfazione generale è il riconoscimento più grande per un’organizzazione praticamente perfetta. L’appuntamento, si spera, è per il prossimo anno. 5 Gelato di Dario Olivier Il gelatiere, la famiglia, il territorio N ella storia bellunese riguardante gli ultimi 100 anni, una figura sicuramente presente è quella del gelatiere. Verso la fine del 1800, alcune famiglie del Cadore e dello Zoldano iniziarono ad interessarsi a questa professione principalmente in Italia e nell’ allora Impero Austro-Ungarico. In particolare, Vienna accolse in gran numero questi nostri conterranei che ben presto passarono da un commercio ambulante all’apertura di botteghe dover poter gustare un dolce-freddo innovativo e molto gradevole. Tra le due guerre ci fu uno sconfinamento verso Germania e Olanda che, avendo un sistema di libero commercio, permettevano ai non nativi di intraprendere attività commerciali di vario tipo. Dopo la seconda guerra mondiale, si ebbe un esodo massiccio soprattutto verso la Germania che, distrutta dalla guerra e con necessità di manodopera reclutava forza lavoro in Italia da inserire nel processo produttivo di una nazione da ricostruire. Il gelatiere bellunese andava in Germania per mettersi in proprio, così da avere un lavoro sicuro per sè e per la propria famiglia. Solitamente si veniva assunti da un familiare che, per qualche anno, aiutava il novello gelatiere nell’avviare la professione mediante la ricerca di un locale idoneo e con un aiuto economico iniziale. Prodotti per gelateria e pasticceria via Cogne, 24/B - Zona Artigianale Mel 3• 32036 MEL (Belluno)• tel. 0437548176 [email protected] • www.ladolomitica.it Gelato Raggiunto il sogno di una propria attività, tutta la famiglia, dalla moglie ai figli, in alcuni casi anche i genitori, aveva la possibilità di poter lavorare ed esprimersi come artigiani gelatieri. In contemporanea, mentre l’italiano scopriva la Germania come luogo di lavoro, il tedesco si avvicinava all’Italia come luogo di villeggiatura. Le gelaterie, presenti in maniera capillare sia nelle grandi città sia nei piccoli centri, avevano, oltre all’ immagine pulita e laboriosa che i nostri nonni o padri si erano costruiti, un’importante funzione sociale e comunicativa tra il popolo italiano e quello tedesco. Tra gli emigranti italiani arrivati in Germania si era sparsa la voce che in qualsiasi città o paese tedesco, in prossimità della stazione, sicuramente un’insegna con la parola Venezia, Dolomiti o Rialto, indicava la presenza di connazionali disponibili a dare le prime informazioni, concedere una telefonata al paese di origine per rassicurare i parenti, fornire un piatto di minestra calda ed un letto per le prime ore. Dopo un periodo di ambientamento, anche il connazionale era raggiunto dalla famiglia che veniva assimilata nel tessuto sociale tedesco fino a raggiungere la piena integrazione. In contemporanea, il cliente della gelateria cercava di rivivere i momenti passati nelle spiagge venete e nei luoghi dolomitici di Cortina, Auronzo, San Vito e Alleghe, con timidi approcci alla lingua italiana, traduzioni di scritti provenienti dall’Italia, lettere da scrivere in italiano dirette in Italia e racconti di esperienze vissute. Considerato che mia mamma parlava e scriveva bene il tedesco, la nostra gelateria svolgeva in modo particolare questa funzione di collegamento. Si era creata una rete spontanea di collegamento tra le gelaterie e l’Italia e tutto il popolo tedesco sapeva che i gelatieri venivano da un territorio situato tra Cortina e Venezia, dandoci un’identità geografica ben precisa. Identità che, per un’evoluzione naturale del mestiere e con l’interessamento di colleghi di altre nazionalità verso la gelateria, stiamo lentamente perdendo a favore di gelatieri che con la nostra storia ed il nostro territorio hanno ben poco se non niente in comune. Addirittura usano come modo di proporsi la nostra bandiera, la nostra lingua, i nostri modi di fare. Contrariamente a quanto si possa pensare, vivendo in Paesi senza confini e con politiche economiche comuni, abbiamo oggettive difficoltà a cercare di risolvere questi problemi di approprio di identità. Il gelatiere bellunese o veneto, deve poter raccontare la propria storia e il territorio da cui proviene. Come tali, stiamo lavorando ad un progetto molto ambizioso che unisce tutte le singole realtà mediante un sistema di comunicazione visiva. I vari scopi del progetto prevedono una presentazione di ogni singolo punto vendita con spiegazione del prodotto-gelato unito alla promozione del territorio di provenienza che, oltre all’eccellenza del gelato artigianale propone molte altre specialità sia eno-gastronomiche sia turistiche. La Regine Veneto nelle persone del governatore Luca Zaia e dell’assessore alla promozione del Veneto Marino Finozzi, ha espresso entusiasmo per questa iniziativa e vede concrete possibilità di crescita comune. Con la convinzione che il gelatiere possa aiutare molte famiglie bellunesi ad avere una vita decorosa ed in contemporanea promuovere il nostro territorio con le tante eccellenze, iniziamo questa avventura augurandoci un proficuo lavoro di sinergie comuni, così da ricreare un’identità consolidata da valori sempre condivisi. GELATERIA E B&B Mas di Sedico, Belluno TEL: 0437-87650 - [email protected] 7 Alpago di Stefania Mafalda Tutti pazzi per l’Alpago L a sua storia, le sue bellezze naturali, le gustose ricette e le attrazioni paesaggistiche di questa area turistica del bellunese lasciano incantati turisti e Big della televisione. Un fenomeno mediatico e una passione per Syusy Blady e Patrizio Roversi che come “Turisti per caso” hanno prodotto nel 2011 e mandato in onda in Rai una puntata interamente dedicata ai principali incanti dell’Alpago. Sono tanti, non comuni e tali da rendere questo posto unico e caratteristico. Da scoprire con attenzione e curiosità. Per citarne qualcuno è doveroso ricordare il centro ittiogenico a Baia delle Sirene sul lago di Santa Croce dove si effettua da anni la spremitura delle uova di coregone per il ripopolamento del lago. E poi il museo Casa dell'Alchimista con le decorazioni della facciata che mostrano nessi evidenti con il simbolismo alchemico cinquecentesco. Lo hanno evidenziato alcuni studi commissionati dalla Soprintendenza nel corso dei lavori di restauro in collaborazione con esperti nel campo dell'alchimia e della filosofia rinascimentale.Tutto sulla base di un progetto culturale che implica una specifica ricerca storica sulla presenza degli alchimisti nel contesto veneto e locale. Non solo scienza e cultura; in Alpago si mangia bene e può confermarlo Massimiliano Ossini, conduttore del programma Rai Uno “Linea Bianca” in onda a dicembre ed ex conduttore di Linea Verde, che nel 2009 ha mandato in onda nel suo programma Rai la ricetta dello chef Renzo Dal Farra della nota Locanda di San Lorenzo a Puos d’Alpago. Un gustoso Cosciotto dell’agnello dell’alpago accompagnato da un buon Merlot del Piave. Si, proprio lui l’agnello dell’Alpago dalle carni tenere e delicatamente saporite divenuto presidio Slow Food. Tradizione culinaria ma anche alta cucina italiana con il giovane chef alpagota una stella Michelin Riccardo De Prà, membro dei JRE – Giovani Ristoratori d’Europa – la prestigiosa associazione che riunisce i migliori e i più giovani rappresentanti dell'alta gastronomia. Orgoglio dell’Alpago e già figlio d’arte, il papà Enzo del ristorante Dolada a Plois ha ottenuto la stella Michelin più antica d’Italia. Riccardo è stato artefice, inoltre, del recente banchetto di nozze di George Clooney e Amal a Venezia. La passione per la terra dell’Alpago continua dunque e il segreto del successo non è un segreto ma un dato di fatto e un’avventura tutta da vivere. AMBITI DI INTERVENTO Incidenti stradali Infortuni sul lavoro Responsabilità sanitaria BELLUNO - via Feltre n. 46 tel. 0437/941903 Indennizzo da polizze Rivalsa del datore di lavoro Incidenti di caccia www.giesse.info Offerta speciale Pneumatici invernali 155 65 R 14 75 T ALPIN A3 66,00 € 175 65 R 14 82 T ALPIN A4 66,00 € 175 65 R 15 84 T ALPIN A4 72,00 € 185 65 R 15 88 T ALPIN A4 72,00 € 195 65 R 15 91 T ALPIN A5 72,00 € 185 60 R 15 88 T ALPIN A4 77,00 € 165 65 R 14 79 T EW62 48,00 € 175 65 R 14 82H EW62 49,00 € 175 65 R 15 84 H EW62 185 65 R 14 86 H SNOW WT EP 43,00 € 195 65 R 15 91 T SNOW WT EP 57,00 € 195 60 R 15 88 H SNOW WT EP 58,00 € 215 55 R 16 97 V SNOW WT EP 71,00 € 225 55 R 16 99 V SNOW WT EP 70,00 € 165 70 R 14 81 T W+ 53,00 € 53,00 € 175 65 R 14 82 T W+ 56,00 € 185 65 R 15 88 T EW62 53,00 € 175 65 R 14 82 T WRD3 62,00 € 185 60 R 15 88 H XL EW62 55,00 € 67,00 € 195 60 R 15 88 T EW62 185 55 R 15 86 H XL EW62 195 45 R 16 84 H XL EW62 195 55 R 16 87 H EW62 205 55 R 16 91 H EW62 205 60 R 16 96 H XL EW62 215 55 R 16 97 H XL EW62 215 65 R 16 98 H EW62 235 55 R 17 99 H EW66 225 45 R 17 91 H W66 235 45 R 17 94 H EW66 61,00 € 185 65 15 88 T W+ W+ 195 65 R 15 91 T WRD3 67,00 € 205 60 R 16 96 H SNOW WT EP 67,00 € 195 60 R 15 88 T W+ 74,00 € 205 50 R 17 93 V SNOW WT EP 85,00 € 205 55 R 16 91 T W+ 86,00 € 225 50 R 17 98 V SNOW WT EP 79,00 € 60,00 € 215 55 R16 93 T W+ 97,00 € 235 65 R 17 108 H SNOW WT EP 96,00 € 71,00 € 205 60 R 16 92 H WRD3 101,00 € 245 40 R 18 97 V SNOW WT EP 97,00 € 76,00 € 215 65 R 16 102 H WR SUV 3 130,00 € 235 45 R 18 98 V SNOW WT EP 100,00 € 225 45 R 17 91 H W+ 124,00 € 225 45 R 17 94 H WRA3 133,00 € 55,00 € 57,00 € 60,00 € 71,00 € 93,00 € 76,00 € 81,00 € Per chi acquista PREZZI IVA E CONTRIBUTO 4 gomme in omaggio AMBIENTALE COMPRESI giaccone impermeabile Montaggio e bilanciatura a soli 5,00 euro per gomma OFFERTA cerchioni cerchi in lega da 14 cerchi in lega da 15 cerchi in lega da 16 cerchi in lega da 17 pollici pollici pollici pollici da da da da 60 62 62 85 € € € € 9 SPECIALE SPORT di Nicola Zardini Folòin “Crederci sempre e non arrendersi mai” L’annata nera di un Ironman d’Ampezzo P ratico il triathlon medio e lungo nell’ormai noto “ironman” che prevede 1,8 km di nuoto, 90 km di bicicletta e 21 km di corsa nella migliore delle ipotesi, il doppio nella distanza lunga quella che da nome al circuito più famoso del mondo. Se si hanno obiettivi ambiziosi, questa disciplina impone volumi immensi di allenamento, anche per un amatore, che spesso spaventano solo a leggerli ma che diventano presto la norma quotidiana. Sicuramente non ci si annoia, passando dall’acqua ai pedali, dai sentieri alla palestra in un alternarsi continuo di sensazioni, tecniche, sforzi e allenamenti differenti. Uno sport completo, esaltante e straordinario per soddisfazione ed emozioni ma dove purtroppo il traguardo non è sempre così scontato ed è uno dei motivi che fanno di queste gare qualcosa di epico, affascinante e indimenticabile. Trattandosi di sport di resistenza, di endurance, piccoli errori provocano crisi profonde, sfinimento, disidratazione e problemi muscolari sono sempre in agguato, così come guasti tecnici, incidenti e infortuni considerando che le performance possono durare dalle 5 alle 10 ore, partendo in oceani burrascosi, lungo 180 km di solitaria bicicletta per terminare con maratone apocalittiche. Senza dimenticare la questione “mentale” che è la vera chiave di volta di questo sport, lì dove tutto confluisce e si risolve, quella che ti porta alla fine o ti fa mollare tutto a soli pochi metri dal traguardo. Non bastano quindi due o tre allenamenti al giorno per addomesticare i muscoli, 25/30 ore settimanali correndo da una all’altra disciplina, tra la piscina di Belluno, i passi dolomitici e le strade e i sentieri di casa per un migliaio e mezzo di km al mese, ma bisogna allenare la testa e i pensieri, con motivazione, positività e coraggio. Questi in definitiva sono gli ingredienti della perseveranza sportiva, fatta di piccoli passi quotidiani per un obbiettivo decisamente a lunga distanza. Purtroppo tutto questo comincia a vacillare e infrangersi quando le cose iniziano a girare storto, perché finché tutto va bene, e non intendo vincere, ma nel procedere, il gioco è relativamente facile. Ecco quindi il mio 2014, un susseguirsi di “incidenti” da mettere in difficoltà persino la Miracolosa Madonna della Difesa, venerata protettrice di noi Ampezzani, e di così tante “sfortune” da garantirsi l’inferno per il resto dei Santi chiamati in causa. Malattie, infortuni, guasti meccanici, incidenti, meteo avverso, bronchiti, forature il tutto prima, durante e dopo, senza limiti di sorta né pietà, in un circolo vizioso della iella, inseguito in ogni continente dall’Oceania all’Asia, dalla Nuova Zelanda ai confini del Canada, dagli Abruzzi alle foreste teutoniche, così come nel profondo sud degli Stati Uniti, nel bollente Messico, lungo le foreste Caraibiche … il tutto senza parlare di quello che ci si trovava in casa, nel bellunese, e che tutti abbiamo vissuto, di freddo e di acqua senza fine, senza speranza, come si direbbe nel triathlon “senza soluzione di continuità”…ovvero senza tregua! In quest’annata non si contano le volte che avrei voluto buttare tutto al fiume, vendere bicicletta e muta da nuoto, cestinare scarpette da corsa e smetterla con tutte queste fatiche e probabilmente lo avrei fatto se non fosse stato per il motto del mio coach: “credici sempre e non arren- Mese del benessere OLISTICO DEL VISO con Melatonina e Snailina • Trattamento singolo in istituto € 58,00 • Protocollo di 5 trattamenti in istituto € 290,00 comprensivo di NUTRICREMA E NUTRISERUM in Omaggio per il mantenimento domiciliare SPECIALE SPORT derti mai” ripetuto alla nausea ad ogni piè sospinto, ad ogni partenza, in ogni avversità ad ogni incontro a caratteri cubitali in ogni tabella di allenamento e mail. Parliamoci chiaro, non sono per l”eroismo sportivo”, non ci credo più e non ci ho nemmeno più l’età, ci morirei prima! Non sono per il fine ad ogni costo, anzi, credo ci voglia una dignità anche nel traguardo e questa non prevede la soluzione di “strisciare” come gesto atletico estremo. Questa frase è diventata piuttosto un “mantra” che non fa altro che ricordarmi perseveranza e disciplina, cuore e volontà ma anche vicinanza e appartenenza ad un club, ad un gruppo di atleti, di amici, di sportivi, lo sguardo attento di un allenatore. Una formula magica che non ti fa dimenticare tutto quello che si è attraversato, percorso, nuotato per arrivare a gareggiare in uno degli sport più straordinari e duri del mondo. Ed è così che all’ultima gara dell’anno, proprio quella con cui pensavo avrei chiuso con tutte queste fatiche improbe, ecco che a Taiwan nella distanza ironman 70.3, un ottavo posto mi aggiudica (per la seconda volta negli ultimi 3 anni) la qualifica alla finale Mondiale, rimettendo tutto in gioco, rilanciandomi verso un radioso 2015 di nuove competizioni, traguardi e ahimè, sforzi! Quindi grazie Alberto, mio coach, mio capitano! Hai proprio ragione: “crederci sempre e non arrendersi mai” e alla fine, la ruota gira e si vince anche la propria gara, grazie e grazie ancora…ma ora, dimmi, cosa gli racconto all’acquirente di bici, muta e attrezzatura varia che mi aveva già versato la caparra? Vi augufersate Buone BAR • BIRRERIA • PANINOTECA LIMANA (BL) - Via Refos, 17 - Tel. 0437 969844 11 SPECIALE SPORT Corsa in montagna di Ilario Tancon S pesso lo sport è elemento identificativo di un territorio, espressione della tradizione, della cultura e della passione degli abitanti di quello stesso territorio. Un esempio significativo è dato dalla provincia di belluno relativamente alla corsa in montagna. Quella che cominciò, a partire dal secondo dopoguerra (ma ci furono delle esperienze pioneristiche anche dopo il primo conflitto mondiale), come “marcia in montagna”, tra le dolomiti bellunesi ha radici profonde: qui, fin dagli esordi, il movimento ha trovato uno degli ambiti di riferimento, sia a livello organizzativo sia per quanto riguarda l’aspetto agonistico. Fin dagli anni ’50 e ’60 la provincia di Belluno ha dato un contributo fondamentale al settore: in uomini, idee, progettualità, organizzazione. Dirigenti come Bruno Contiero, Renzo Mattei, Alfredo Giotto restano pietre miliari e riferimenti perenni. Poi gli alpini. La Brigata Cadore è stata, senza ombra di dubbio, l’organizzazione alpina in armi più propositiva e attiva nel settore a livello italiano. Tre nomi per tutti da ricordare: il mitico colonnello Gianni Pilla e gli ultimi due comandanti della squadra agonistica, i colonnelli Battista Piccolin e Luciano Costa. Gli alpini hanno caratterizzato, con la loro partecipazione, tutte le manifestazioni locali e nazionali. Ma vale al pena sottolineare come siano stati protagonisti anche all’estero. Negli anni settanta, ad esempio, la Brigata Cadore partecipò all’incontro internazionale in medio oriente schierando Carlo Rossi, Celestino Viel ed un certo Ivo Andrich colui che, poi, diventerà l’emblema della corsa in montagna bellunese fino ai giorni nostri. A proposito di emblemi e simboli, non si può non citare Dino Tadello, talento allo stato puro che nel 1988, sulle colline britanniche di Keswick, si vestì dell’iride. E poi, solo per fare qualche nome, Luigino Bortoluzzi, Maurilio de Zolt, Giulio Pavei, Gabriele de Nard (campione del mondo juniores in francia, a gap, nel 1993). Ancora, Marco Agaiardo, l’agordino che per due volte si è laureato campione europeo ne- gli anni duemila. A livello femminile, l’albo d’oro del campionato italiano donne nel 1980 a Bressanone fu inaugurato da Agnese Possamai, la lentiaiese che poi scrisse pagine importanti del mezzofondo azzurro. Attualmente, la tradizione è portata avanti da Luca Cagnati, atleta agordino diventato in questi ultimissimi anni uno dei punti di riferimento della nazionale italiana. Ma ci sono anche i ragazzi del GS Guantin, della polisportiva Caprioli, dell’Atletica Dolomiti. E poi importanti eventi promozionali come, per fare gli esempi più importanti, la Transcivetta ad Alleghe e la Camignada poi siè refuge ad Auronzo. E, ancora, l’emergente mondo trail. Tutti eventi che hanno raccolto l’eredità di eventi che, per mezzo secolo, hanno animato vallate e paesi: dal Comelico al Cadore, dall’Agordino (con Taibon che fu una delle culle italiane della corsa in montagna tra gli anni cinquanta e sessanta) al Nevegal o alla Val Canzoi. Un patrimonio importante, fatto di uomini, eventi, saperi. Un patrimonio sportivo, di passione, di cultura. Un patrimonio che meriterebbe di essere valorizzato al meglio e, per usare un’espressione abusata ma comunque efficace, “messo in rete” perché può diventare anche un importante fattore nel contribuire a far vivere la montagna. 1) ATLETE DELLA DOLOMITI VINCITICI CAMPIONATO ITALIANO 2O13 CORSA IN MONTAGNA 2) GIULIO PAVEI, ATLETA E PROMOTORE DELLA CORSA IN MONTAGNA IN PROVINCIA DI BELLUNO 3-4-5) STAFFETTE DELLA - ALDO MORO PALUZZA E DELLE FIAMME ORO, PROTAGONISTi DI SPICCO NELLE CORSA IN MONTAGNA NEGLI ANNI ‘70 Foto di GIULIO PAVEI Gli amici delle “Zurle” é la “zurla” il simbolo che ci contraddistingue. Il simpatico “Gracchio Alpino” è stato scelto come nostra mascotte perché ci è vicino nei momenti di riposo che rappresentano la fine della salita ed il momento di studio per l’agognata discesa; in quei ristori le briciole della barretta o del panino inducono il simpatico pennuto ad una notevole confidenza con lo sci-alpinista. E’ uno dei momenti in cui lo sci-alpinismo diventa intimità con la montagna, che nella sua veste invernale o primaverile offre scorci sempre nuovi, perché, se qualcosa si può dire della neve, è che non è mai eguale alla volta precedente. Lo stemma “zurla” lo indossiamo con orgoglio in quanto rappresenta tutta l’esperienza di esperti della pratica dello sci-alpinismo, che portiamo nella nostra attività volontaristica (ma semi professionale) di avvicinamento ad una disciplina che è diventata di moda, ma senza che la massa comprenda gli infiniti confini che questa permette. La nostra “mission” è proprio questa, esaltare le possibilità offerte dallo sci-alpinismo, con un approccio di massima conoscenza e quindi sicurezza, nei confronti dei comunque presenti pericoli della montagna invernale. La parte sci-alpinistica della “SCUOLA BELLUNESE DI ALPINISMO E SCI ALPINISMO” del CAI Belluno non è certo nuova in questo impegno, è infatti SPECIALE SPORT di Mauro De Benedet nata nel 1977 e da allora ha regolarmente svolto corsi di avvicinamento e di perfezionamento allo sci-alpinismo, potendone vantare fino ad oggi 53; quest’anno abbiamo quindi in programmazione il 54°, si tratta di un corso “base” (sigla CAI SA1), quindi adatto al primo avvicinamento alla disciplina, cui seguirà il 55°, corso invece dedicato a chi, disponendo della adeguata preparazione di base data dall’SA1, intende entrare nel mondo dello sci alpinismo con la A maiuscola (sigla CAI SA2). Con il corso SA1 si apprendono i fondamentali della disciplina, particolare attenzione viene data all’apprendimento della tecnica, che permette un sicuro e poco faticoso movimento in salita e discesa, ma la massima preparazione è data alla conoscenza dei pericoli, con particolare cura a quelli determinati dal possibile paventarsi del pericolo valanghe, il tutto comunque condito dal pieno godimento di quanto la montagna invernale offre. Il corso SA2 propone invece l’avvicinamento alla massima tecnica sci-alpinistica, che, per definizione, trova piena applicazione in ambienti glaciali di alta montagna o in quelle escursioni dove gli sci, dai piedi, vengono momentaneamente trasferiti allo zaino, passando all’uso di ramponi, piccozza… etc. Chi vorrà partecipare troverà un organico istruttori di prima qualità, ampiamente collaudato, preparato ed aggiornato, oltre che formato nei vari livelli previsti dal CAI, i Nazionali (4) i regionali (9) ed i sezionali (8). Per le informazioni invitiamo al sito www.caibelluno.it a alla mail [email protected]. Depilazione • Pedicure • Manicure • Trattamento viso e corpo • Epilazione con luce pulsata Buone Feste! 13 U n’importante festa provinciale della musica: lo sarà, lunedì 5 gennaio 2015 (ore 21 al teatro Comunale di Belluno), il tradizionale Gran Galà organizzato da Accademia e Fisorchestra “G. Rossini” di S. Giustina e condotto da Michela Da Canal con intervento di Carlo Cassol. Protagonisti in scena Ernesto Bellus e la fisarmonica: il primo sarà festeggiato per 50 anni spesi a promuovere gli studi musicali in provincia di Belluno e a nobilitare l’impiego proprio della fisarmonica. Nel 1965 il M° Bellus fondò la scuola a suo nome a S. Giustina e in seguito avviò l’iniziativa formativa di un complesso di musica d'insieme con repertorio classico-leggero. Nel 1973 aprì una sede a Belluno con corsi per strumenti ignorati dal Conservatorio - fisarmonica, chitarra (jazz, pop, rock, blues, folk ecc.), batteria, basso elettrico, tastiera elettronica, mandolino e sassofono - e programmi personalizzati che, per primi in provincia, consentivano agli allievi di sostenere in loco esami annuali di fine corso. Poi i primi successi: fra tutti quello di Ivano Battiston, vincitore nel 1978 del “Trofeo Mondiale C.M.A. di fisarmonica” a Pola (Croazia) e oggi titolare della cattedra di fisarmonica classica al Conservatorio di Firenze. Dagli anni ’80 in poi la Fisorchestra “G. Rossini” si affermò in concorsi nazionali e internazionali, comparve a “Uno Mattina” e al “Maurizio Costanzo Show”, sì esibì in Piazza S. Pietro per Papa Giovanni Paolo II, suonò spesso per i nostri emigranti in Europa e America, grazie all’Associazione “Bellunesi nel mondo”. Nel frattempo la scuola si espanse in Alto Agordino, Alpago, Longaronese-Pontalpino, Sinistra Piave, Fonzaso, Segusino (TV), Fiera di Primiero, Canal S. Bovo e Castel Tesino (TN), Ca- Musica Ernesto Bellus, cinquant’anni per la musica dore e Comelico. Nel 1995 si trasformò in Associazione senza scopo di lucro con presidente il M° Fulvio Zanin, direttore artistico lo stesso M° Bellus e segretario il M° Alberto Mambrini. Degna di nota è l’organizzazione di due eventi annuali: • il “Gran Galà dell’Epifania”, con la consegna del Premio “Una vita per la musica” a chi ha lungamente onorato la musica pur esercitando altra professione: per l’edizione 2016 il premio andrà al giornalista bellunese Dino Bridda; • il “Festival della fisarmonica”, che, pur lontano dai circuiti musicali internazionali, propone sempre artisti di altissimo livello. In 50 anni l’attività del M° Bellus ha offerto una sana cultura musicale a migliaia di giovani, che hanno potuto studiare nella propria provincia, ed ha prodotto centinaia di diplomi di teoria e solfeggio, decine tra V e VIII corso di strumento, una ventina di diplomi di strumento al Conservatorio nelle cattedre di pianoforte, organo, chitarra, fisarmonica, clarinetto, flauto, musica corale e direzione di coro. La scuola privata è così riuscita a cambiare la mentalità dei Conservatori dove da più di vent’anni si insegnano fisarmonica, sax e musica jazz, mentre finalmente in provincia operano una decina di scuole medie ed un liceo a indirizzo musicale. 15 Salute di Fabrizio Tranquillo Via Cavour, la via del benessere L o scopo di questo articolo è parlare delle problematiche di cute e capelli partendo da un punto di vista diverso cioè la cute sana porta capelli sani. Ci tengo a sottolineare l’importanza dei prodotti perché per molto tempo si sono cercate performance estetiche immediate mediante l’uso di siliconi e i suoi derivati dal petrolio, apportando sì benefici immediati, ma non risolvendo o attenuando problematiche a cute e capelli. Questa premessa mi serve per farvi capire che invece si sono create sinergie di lavoro per migliorare la salute dei capelli partendo dal terreno dove sono piantati cioè la cute. Sinergie anche di collaborazioni, per esempio con la Dott.ssa Cristina Muratore, che gestisce una parafarmacia olistica per arrivare a trattare le problematiche a 360°. Nello specifico i miei trattamenti consistono nell’uso di prodotti naturali / vegetali certificati creando dei percorsi o cicli di 4/5 sedute dove si tratta proprio la cute con olii essenziali piuttosto che trattamenti vegetali atti a migliorare, trattare, lenire, le problematiche cutanee che si presentano con lo scopo di allenare, svegliare la cute a rimettersi in moto per continuare il lavoro da sola con un eventuale aiuto nostro ogni tanto per controllare di non regredire, nello stesso tempo non perdendo di vista lo stelo del capello che viene di volta in volta ricostruito e rigenerato. Tutto questo parte da una consulenza con l’ausilio di una microcamera che ci permette di capire se si tratta di desquamazione, oppure di un deposito di sebo (tramite un ottica a ultravioletti), quindi ci porta ad agire in maniera mirata con un notevole risparmio di tempo e di conseguenza di denaro. In conclusione lavorando in questo modo arriviamo a seguire sia il cliente che si vuole dedicare ai nostri trattamenti con dei cicli, oppure anche con micro trattamenti del momento per apportare un beneficio immediato , e la collaborazione con servizi esterni saranno sempre più concreti perché riteniamo che così possiamo non far disperdere tempo ed energie ai clienti. dott.ssa Cristina Muratore MARTEDì-VENERDì: 9.00-13.00 / 14.30-19.00 SABATO: 9.00-13.00 / 16.00-19.00 DOMENICA E LUNEDì: CHIUSO SIAMO APERTI ANCHE QUANDO LE FARMACIE SONO CHIUSE!! BELLUNO - Via Cavour, 49 Tel. 0437 291661 - 348 7602943 - [email protected] www.paraf ar maciaolistica.it f acebook: paraf ar macia olistica FABRIZIO PARRUCCHIERE di TRANQUILLO FABRIZIO & C. sas 63, V. Cavour - 32100 Belluno (BL) tel: 0437 941133 Cosmo di Gabriele Vanin Missione Rosetta: un grande successo europeo (e italiano) I l 6 agosto scorso, dopo dieci anni di viaggio, la sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), composta da un orbiter (un veicolo orbitale) e un lander (veicolo di superficie) ha raggiunto la cometa Churyumov-Gerasimenko (C-G), mettendosi in orbita attorno ad essa. Già cinque comete sono state finora visitate da sonde della NASA e dell’ESA, ma finora nessuna si era messa in orbita attorno ad uno di questi oggetti. Da ciò si capisce quanto questa manovra sia difficoltosa, eppure è stata coronata da pieno successo. Non solo, ma l’orbiter seguirà la cometa per circa un anno, monitorandone il comportamento man mano che essa si avvicinerà al Sole. Finora era stato possibile gettare soltanto alcune occhiate fugaci a nuclei cometari, o in piena attività o inerti. Questa volta invece si potrà investigare, e con una risoluzione senza precedenti, come una palla di neve sporca di appena 3 km di diametro, la cui forma ricorda un vecchio scarpone, sotto l’azione solare si sveglierà e, sublimando i ghiacci superficiali, comincerà a formare una chioma larga migliaia di km e una coda lunga centinaia di migliaia di km. Le immagini che la sonda ha già raccolto hanno una risoluzione sbalorditiva, tanto da distinguere sul nucleo dei massi larghi appena alcuni centimetri ed è presumibile che le prossime assomiglieranno molto a quelle viste solo in film di fantascienza come Deep Impact e Armageddon, dove fontane eruttive, che sparano nello spazio polveri e gas, promanano in ogni istante dalla superficie. Ma non basta: il 12 novembre scorso, dall’orbiter si è sganciato il lander, Philae, che, dopo una discesa di ben sette ore è atterrato sulla cometa. L’atterraggio è stato, come dire, un po’ movimentato, poiché gli arpioni che dovevano ancorare il veicolo alla superficie hanno avuto un malfunzionamento. Così, a causa della gravità quasi nulla della C-G, e a contatto con un suolo molto più compatto del previsto, esso è FALCADE (BL) Corso Roma, 76/78 Tel 0437 599777 ALLEGHE (BL) Piazza Kennedy, 11 Tel 0437 723805 rimbalzato nello spazio, prendendo terra una seconda volta, ben dopo un’ora e mezza a quasi un chilometro di distanza. Dopo un rimbalzo più breve, durato circa sette minuti, Philae si è finalmente fermato ma, ahimé, finendo in una buca e quindi col problema di essere assai poco esposto alla luce del Sole. Così, dopo circa tre giorni, avendo esaurito le batterie primarie, il veicolo non è stato in grado di ricaricare, tramite i pannelli solari, quelle ausiliarie. In questi tre giorni, però, tutti gli strumenti hanno funzionato a dovere, i dati sono stati spediti all’orbiter e rilasciati da questo a terra, dove gli scienziati dell’ESA li stanno analizzando. I tecnici di missione, tuttavia, sono riusciti a girare un pochino il lander e forse l’esposizione è leggermente migliorata: per ora Philae è stato posto in ibernazione ma si spera che, quando la cometa sarà un po’ più vicina al Sole, vi sarà abbastanza energia in arrivo da ricaricare le batterie e farlo funzionare ancora per almeno qualche giorno. C’è anche un bel po’ d’Italia fra i 21 strumenti che trovano posto a bordo delle due sonde: lo spettrometro VIRTIS, l’analizzatore di polveri e degli impatti da granuli, la componente a grande campo della camera dell’orbiter, OSIRIS, il trapano che doveva analizzare il suolo della cometa (non è ancora chiaro, al momento, se l’operazione è riuscita), i pannelli solari. L’avventura, la più difficile mai tentata finora nel campo della scienza spaziale, è appena iniziata. Restate connessi!: www.esa.int/Our_Activities/ Space_Science/Rosetta Fig. 1. Immagine del 3 agosto scattata da OSIRIS, che mostra la stranissima forma della C-G (cortesia ESA). Fig. 2. Ripresa ravvicinata della C-G: nessuno finora aveva mai visto una cometa con questo dettaglio: sembra di guardare una montagna dolomitica! (cortesia ESA). Fig. 3. La prima ripresa panoramica effettuata dal suolo da Philae (cortesia ESA). AGORDO (BL) Piazza Libertà, 15 Tel 0437 640900 SEDICO (BL) Via Agordina, 45 Tel 0437 852971 www.dolomitissime.it 17 17 Innovazione e tecnologia a servizio della sicurezza L e origini artigianali della ditta IMAP CASA, radicata nel territorio bellunese, precisamente nel Comune di Sedico, A PARTIRE DAGLI ANNI ’70, hanno rappresentato il filo conduttore della storia professionale di questa azienda. Mantenendo le caratteristiche di azienda artigianale, nella lavorazione e produzione di alcuni dei prodotti trattati, si è evoluta e si evolve in funzione delle esigenze della sua clientela, che va dal CLIENTE privato agli enti pubblici quali scuole, ospedali comunità, della ristorazione ed accoglienza, rapportandosi alle innovazioni tecnologiche che i fornitori selezionati via via propongono. La sicurezza nelle nostre case ci sembra minata dalle possibili intrusioni che di fatto le notizie ci riportano. Dalla collaborazione decennale con la ditta SOMFY , produttrice in origine di automatismi per tapparelle, tende interne, esterne e tecniche, cancelli, porte, serrande e schermature solari, consente all’IMAP CASA di offrire una gamma completa di prodotti a tecnologia radio avanzata Protexial io, il primo sistema d’allarme integrato con l’azionamento delle tapparelle Somfy propone una gamma completa di prodotti a tecnologia radio avanzata per la sicurezza e la protezione della casa. Protexial io è il nuovo sistema d’allarme senza fili integrato con i sistemi d’automazione Somfy installati nella abitazione: tapparelle, porte da garage e di ingresso, cancelli e luci. Protexial io interagisce con le tapparelle, che si abbassano automaticamente all’avvicinarsi di un intruso, ampliando le funzioni di sicurezza attiva e passiva . Inoltre, garantisce un elevato standard di sicurezza con i suoi sistemi per la rilevazione antiintrusione, pre-allarme, allarme totale, simulazione di presenza e centralizzazione. Caratteristiche e componenti Autonomia, facilità di gestione, modularità e versatilità sono le caratteristiche peculiari del sistema d’allarme wireless Protexial io. La completa autonomia è assicurata dall’utilizzo della tecnologia wireless, dall’alimentazione del sistema con batterie alcaline e dalla trasmissione dati via GSM (modulo integrato nella centrale).. La facilità di gestione è garantita dalla possibilità di scelta tra diversi sistemi di comando: tastiera con display LCD, badge, telecomando e in remoto tramite telefono fisso, smartphone, tablet o computer connesso a internet. La modularità del sistema consente la configurazione e l’installazione in qualsiasi ambientazione, di volta in volta modificabile in base all’evolversi delle proprie esigenze, con la possibilità di gestire fino a 50 diversi dispositivi. La grande versatilità dei componenti, integrabili in qualsiasi contesto abitativo, si sviluppa su un design contemporaneo, che è stato premiato con il riconoscimento “Observateur design 2010 label”. Protexial Io è un sistema multifunzionale (avvisa, dissuade, sorveglia, rileva e interagisce) e si compone di diversi elementi: sirena per interno, sirena per esterno con lampeggiante, telecamera di sorveglianza, rilevatori di movimento da interno ed esterno, rilevatori di apertura, di fumo e allagamento, telecomando Keytis Home Alarm IO, tastiera LCD+badge. Tecnologia Protexial è compatibile con entrambe le tecnologie radio Somfy, Io-homeocntrol® e RTS, Radio Technology Somfy. TENDE & PERSIANE VIA FORNACI,3 -32036 SEDICO TEL 0437 856053 Montagna I rifugi di montagna italiani si mettono in rete, online un nuovo portale con tutte le informazioni utili per gli escursionisti Dalle Alpi agli Appennini, già cinquecento le strutture che hanno aderito all’iniziativa nata a Belluno su iniziativa di Mario Fiorentini del rifugio Città di Fiume e presentata oggi in Confindustria Belluno Dolomiti I rifugi di montagna italiani si mettono in rete per fornire tutte le informazioni utili agli escursionisti: dalle aperture alle condizioni meteorologiche, dal calendario degli eventi agli itinerari, dalle difficoltà dei percorsi agli orari dei mezzi pubblici per raggiungere la zona. Nasce con questo obiettivo il portale rifuginrete.com, uno strumento pensato per essere funzionale alle esigenze di chi vuole frequentare la montagna, per una semplice passeggiata o per un’escursione più impegnativa. Messo online il 20 giugno dello scorso anno con una cinquantina di adesioni, prevalentemente del Nordest, il sito conta attualmente quasi cinquecento rifugi, su un totale di circa mille, sparsi in tutta Italia, dalle Alpi agli Appennini. L’obiettivo dell’iniziativa, lanciata da Mario Fiorentini del Rifugio Città di Fiume e presentata mercoledì 5 novembre in Confindustria Belluno Dolomiti, è di arrivare a coinvolgere tutte le strutture che garantiscono ristoro e ospitalità a chi va in montagna, arricchendo la piattaforma con altre informazioni, ad esempio sulle alte vie attrezzate o sui luoghi di particolare interesse turistico di un territorio. «L’idea - racconta Mario Fiorentini - nasce, quasi per caso, dall’incontro con Luca Stevanato, fisico nucleare, ricercatore all’università di Padova e appassionato di di meteorologia e tecnologia webcam. Gestendo il rifugio, con i miei soci, ci siamo resi conto che i nostri clienti, cioè gli escursionisti, soprattutto quelli che arrivavano da oltre confine, trovano a fatica le informazioni utili e necessarie per poter pianificare in modo adeguato la loro vacanza tra i monti. Informazioni che nel web, erano disperse in mille rivoli, poco aggiornate, per non dire vecchie e molte volte imprecise o di difficile interpretazione. Abbiamo così iniziato a pensare a un contenitore in grado di fornire almeno alcune delle risposte alle mille domande che ci venivano quotidianamente poste. In questo modo è nato rifuginrete. com». «Attualmente - aggiunge Mario Fiorentini - Rifuginrete è una vetrina con quasi cinquecento rifugi al suo interno, sparsi su tutto l’arco alpino da Trieste al Colle di Cadibona, e poi lungo l’ Appennino, fino all’ Abruzzo. Alle informazioni sui rifugi abbiamo affiancato un calendario eventi, una sezione dedicata alle Alte vie e ai Trekking e un sistema di ricerca delle strutture per data di apertura, regione, provincia e itinerario. All’ interno del sito molta importanza ha anche la sezione webcam, ultima frontiera del webmarketing territoriale . Al momento sono 24 le webcam a marchio rifuginrete.com, installate prevalentemente in provincia di Belluno, ma anche Trento e Pordenone. Proprio la presenza delle webcam ad alta definizione ha consentito al sito rifuginrete.com una veloce e ampia diffusione». «Fa piacere che un’iniziativa così importante di valorizzazione della montagna italiana sia partita dalla nostra provincia - commenta Sandro Da Rold, componente della giunta esecutiva di Confindustria Belluno Dolomiti con delega al turismo - e sono certo che questo potrà essere un ulteriore strumento di promozione efficace, perché pensato per soddisfare le principali richieste degli escursionisti e di tutti gli appassionati». 19 Prospettive Comeliane di Lara Zandonella Piton Una montagna surreale: Museo Regianini Surrealismo C os’è il Surrealismo? Partiamo da una spiegazione data dal Maestro Luigi Regianini: “nato più di cinquant’anni fa a Parigi, per opera di un gruppo di giovani artisti, ebbe il crisma ufficiale con il primo manifesto del 1924 ideato dal poeta André Breton (Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale) e suscitò, al suo apparire, scalpore, contrasti e feroci polemiche. La novità assoluta, rispetto alle altre correnti artistiche del momento, consisteva nell’indagine profonda e spietata della realtà, non una realtà esteriore, ma nascosta e al di là delle esperienze quotidiane ed in particolar modo dell’universo uomo: i sogni, i desideri, le angosce più profonde e nella scoperta di un mondo mai prima di allora esplorato: il subconscio. … Il nuovo messaggio era un inno all’essenza della vita, alla liberta, ai sentimenti più veri: quasi come una vera religione, mostrava radici profonde e lontane, un grido dello spirito, a volte triste, struggentemente romantico. … Il suo dirompente e originale messaggio, sotto certi aspetti profetico, rivela, come uno specchio fedele, le inquietudini più profonde dell’uomo moderno e si proietta con validità costante verso tempi futuri.” Freud, psicanalisi, inconscio. Questo movimento d’avanguardia influenza anche il teatro, il cinema e la letteratura. Tra i principali artisti del Surrealismo: Giorgio De Chirico, Max Ernst, Pablo Picasso, Man Ray, Joan Mirò, Magritte, Delvaux, Salvador Dalì, Buzzati e Calvino in letteratura, Fellini nel cinema. E il Maestro Luigi Regianini. Un monaco che dipinge con le ciglia dei pipistrelli. Luigi Regianini, scomparso il 27 marzo 2013, nasce a Milano nel 1930. Diplomato all’ Accademia di Belle Arti di Brera, egli è pittore e scultore, maestro dell’arte onirica, il “surrealista delle Dolomiti”, che amava e dipingeva. Il Maestro aveva infatti profonde radici legate al Comelico, a Santo Stefano di Cadore e Costalissoio. La sua arte l’ha portato ad essere un artista affermato: esposizioni personali e collettive, in Italia e all’estero; pubblicazioni in numerosi testi; le sue opere raccolte in collezioni private e pubbliche. Eppure – artista di fama internazionale – Regianini era molto affezionato al Comelico, che frequentava in estate, dove ha lasciato segni significativi: in vari municipi si trovano i suoi dipinti, molti suoi crocifissi si incontrano lungo le strade poderali nei pressi di Costalta. In parti- Tanti filati in sconto colare, la Regola di Costalissoio custodisce il Museo Regianini Surrealismo, una sorpresa incredibile per chi lo visita! Un’esposizione di opere di un surrealismo dolce e romantico ed altre di tematiche filosofiche ed esistenziali, audaci ed orride. Il Museo Regianini Surrealismo è diviso in 3 sezioni: “Local Art”, “Harmony Art” e “Horror Art”. Lo stesso Regianini spiegava così la disposizione: “nel primo spazio sono esposte le opere che hanno come tema la storia del paese, con le streghe buone e cattive (ongane), i boschi, un memorabile incendio (di Costalissoio nel 1884), la figura di Andrea Zanzotto, il noto cappellano militare Don Arnoldo, nonché il ritratto di Papa Giovanni Paolo II mentre sosta in un bosco a Costalissoio. Nel secondo settore, un surrealismo più dolce, con immagini di fiori e interpretazioni della città di Venezia. Infine il terzo settore ospita le espressioni del mio vero stile, che insiste nell’indagine sull’esistenza: il tema della morte e anche quello dell’orrido”. Le emozioni e la sorpresa che suscitano le opere del Maestro Regianini non si possono spiegare; la dovizia di particolari dettagli, così minuscoli e perfetti, da far davvero pensare che siano stati dipinti con ciglia di pipistrelli, è una sorpresa da scoprire di persona. Vi consiglio e vi invito a visitare il Museo Regianini Surrealismo e a lasciarvi affascinare e anche inorridire. Osservate i suoi dipinti e fatevi trasportare dalle potenti sensazioni e dalle riflessioni che evocano, perdete volutamente la cognizione del tempo e fluttuate sull’onda del surrealismo. Dove e come, certo! Raggiungere il Museo Regianini Surrealismo è semplice: direzione Comelico – destinazione Costalissoio, Costa del sole, Costlisëgn, un piccolo paese a quota 1249. Il Museo è aperto nei periodi luglio-agosto, Natale e Pasqua e si può visitare anche su prenotazione. Vi ho incuriositi, sorpresi ed affascinati e magari un poco inorriditi? Per scoprire di più sul Maestro Luigi Regianini: Sito ufficiale: www.regianini.it / www.pittore-regianini.it www.facebook.com/pages/Regianini-Luigi-Regianini-Ludovica/148183362043 intervista e articolo di Stefano Vietina: www.dolomitichannelsuyoutube.it/la-cultura/intervista-a-regianini.htm www.corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/08/20/news/regianini-tramonti-e-abissi1.1004707 Ufficio Regola - Orari: mar. giov. 9.00 - 12.00, 13.30 -16.00 e sab. 9.00 - 12.00 Tel 0435 62600 - [email protected] E naturalmente sulla pagina Facebook Terre Alte! Lara Zandonella Piton [email protected] - www.facebook.com/terrealte Vi Buonaeugfeusrate aperto tutte le domeniche di dicembre Gioielli N el 1993, nella storica città di Feltre, apre la Gioielleria Scapin. Grazie all’unione delle forze creative e commerciali dei titolari. Il marito ha una formazione professionale che accresce con corsi di gioielleria e incastonatura, mentre la moglie si specializza in gemmologia e si occupa di introdurre nuovi brand con attenzione alle tendenze della moda. Negli anni successivi anche la figlia entra nel settore dopo aver conseguito un master del gioiello e diversi corsi di oreficeria a Vicenza. L’azienda a conduzione famigliare pone attenzione sia alla vendita che all’assistenza dei prodotti conquistando così la stima e la fiducia dei suoi clienti, che anno dopo anno, hanno avuto modo di apprezzare i servizi e la disponibilità offertagli. Nel 1999 il negozio si trasferisce in via Liberazione e amplia il suo assortimento che spazia dall’oreficeria a vari marchi di gioielleria tra i più rappresentativi del mercato internazionale oltre a un assortimento di orologeria, oggettistica e bijoux, volti a soddisfare ogni esigenza. Una storia che dura da un ventennio generatrice di sempre nuove emozioni volte a dare significato alle ricorrenze più belle della vostra vita. BAMBOO collection Via Liberazione 13 - Feltre Tel. 0439-80449 Scapin_178x134.indd 1 29/10/14 13:48 21 Dall’oceano Atlantico all’Alaska A lberto e Fausto, viaggiatori entrambi. Il primo in sella alla sua bici affronta sfide in solitaria; il secondo, pallina rimbalzina che cammina il mondo perché inebriato dal suo profumo e dalla sua diversità. Ragazzi, uomini, bambini di 38 e 34 anni che vivono poco lontano l’uno dall’altro e che come idea di vita condividono la stessa tenda da sempre. Così l’incontro tra Alberto, Fausto e questo viaggio, a ben guardare era inevitabile. Quando chiedi loro il perché di tutto questo, ti guardano negli occhi e ti rispondono che si può anche decidere di sognare per la bellezza, per le sconfinate combinazioni e l’assenza di vincoli che solo un sogno può darti. Così nessun stupore quando quel mercoledì 26 dicembre 2012 sotto il tendone di una sagra paesana i due si avvicinano e in quattro parole, scarne ma solenni, iniziano a programmare il loro nuovo sogno: Russia. Questo paese in sé non ha nulla di più di un qualsiasi altro posto, per entrambi è nuovo, dunque scoperta, stimolo. Gli occhi sono puntati su Vorkuta, cittadina situata nell’estremo est dell’Europa continentale, a nord dei monti Urali. L’obbiettivo è proprio quello perchè ad est il progetto di Alberto “Nord-Sud-Ovest-Est”, ovvero raggiungere i 4 punti cardinali dell’Europa continentale, troverebbe il suo compimento ultimo. Infatti, il viaggiatore del Peron, partendo da casa, in solitaria ha già raggiunto il Nord (Nordkapp), il Sud (Punta Tarifa) e l’Ovest (Cabo da Roca). Le difficoltà, però, iniziano ancor prima di salire in sella; durante i mesi trascorsi a pianificare il viaggio trovano nella burocrazia un ostacolo invalicabile, tra impegni promessi e poi dissolti, non c’è stato verso di ottenere il visto e dopo innumerevoli tentativi e snervanti attese il progetto Russia si arena a pochi giorni dall’ipotetica data di partenza. Così invece di demoralizzarsi si rimboccano le maniche e rivolgono lo sguardo oltre Oceano. Il nuovo sogno si chiama TRANS CANADA. Un viaggio enorme da organizzare in poco più di 10 giorni. 9200 km, da est a ovest, dall’isola di Newfoundland nell’Oceano Atlantico al cuore dell’Alaska. Quando la volontà supera le paure, gli ostacoli diventano piccoli cancelli da scavalcare di slancio! Così eccoli il 25 luglio 2013 a Venezia. Finalmente la parte più stressante è finita; preparare, organizzare, impacchettare l’equipaggiamento, i documenti, tutto finito! Ora rimane la parte più bella, l’incognita. Come i titoli di coda di un film sembra che si siano portati appresso dall’Italia un po’ di imprevisti e sfortune. Atterriamo all’aeroporto di Saint Johns, in Newfoundland che è notte fonda dopo oltre 10 ore di volo, siamo stanchi ma eccitati. Siamo nella zona di smistamento bagagli e guardiamo impotenti il nastro trasportatore consegnare le valigie ai nostri compagni di volo; piano piano la sala si svuota e rimaniamo solo noi, li, ad osservare senza ricevere nulla. Bagagli e biciclette sono stati smarriti. Rimaniamo in aeroporto per due giorni e siamo costretti a campeggiare muniti del solo kit di emergenza fornitoci dall’ufficio lost & found. Non ci aspettavamo così tanti contrattempi e per sconfiggere un certo scoramento ci siamo incoraggiati l’un l’altro: anche senza pedalare siamo già una squadra. La mattina del 27 Luglio, belli come il sole, vestiti casualmente di giallo siamo al via di una strada che ci vedrà attraversare per intero, da Est a Ovest il secondo paese più grande del Mondo, il Canada, su su fino alla leggendaria ed affascinante Alaska, aspra terra ricca di quel selvaggio tanto da renderla tra le mete più attraenti al Mondo. Come per magia tutte le tensioni accumulate si dissolvono al primo colpo di pedale. Partiamo subito letteralmente in salita. Ad aspettarci ci saranno variabili impegnative ma soprattutto un vento contrario che ci ostacolerà per ben 38 giorni su 83 effettivi di marcia. L’attraversata del Canada è piuttosto famosa, molti cicloturisti ogni anno percorrono i 7700 km che dividono Vancouver, in British Columbia da Saint Johns in Newfoundland. Praticamente tutti compiono il percorso da sinistra a destra del paese perché si trovano ad avere un forte vento a favore che li spinge alle spalle. Vento che a noi, avventurieri controcorrente, ci ha preso a schiaffi per giornate intere. Attraversando 10 delle 12 Province (Newfoundland-Nova Scotia - New Brunswich - Quebec - Ontario - Manitoba - Saskatchewan - Alberta - British Columbia - Yukon) siamo riusciti a cogliere in ognuna di esse meraviglie e piccole sfaccettature che rendono ogni provincia diversa dall’altra. Ogni luogo con una o più caratteristiche uniche e diverse, dalle salite del Newfoundland ai giardini curatissimi della Nova Scotia, dalle impetuose maree del New Brunswich alle maestose foreste di Quebec ed Ontario, dalle pianure sconfinate di Manitoba e Saskatchewan alle colline ricche di materie prime dell’Alberta. Per non parlare dell’Alaska Highway, questa leggendaria strada costruita nel ‘42 che collega il British Columbia all’ Alaska © Belluno Magazine Avventure di Alberto Dalla Corte Damnatio memoriae di Daniele Tormen Avvocato del Foro di Belluno Quando finisce una storia d’amore, magari in modo tragico e doloroso, può succedere che tutto ciò che ricorda la (ex) persona amata porti sofferenza e problemi: si cerca pertanto di dimenticare completamente l’intero passato rapporto e l’oblio è la soluzione di ogni male. Questo modus operandi non è proprio soltanto delle situazioni sentimentali ma è il cardine di un istituto giuridico – sociale antichissimo: la damnatio memoriae. Tale istituto affonda le proprie origini nella notte dei tempi ma è stato codificato e definito in modo preciso in epoca romana, repubblicana prima imperiale poi. In sostanza si tratta di ciò: quando un personaggio pubblico cadeva in disgrazia e veniva deposto e privato delle cariche (spesso in maniera cruenta), anche dopo la sua morte, si stabiliva di cancellarne pure il ricordo. Innanzitutto si vietava l’uso del nome (anzi del prenomen latino), poi veniva eliminato il cursus honorum del reietto e se ne vietava anche di nominarlo indirettamente. Ma le vere “perle” di tale istituto erano la distruzione fisica delle tracce del “dannato”. MAXI SCHE RMO pe r ve de re tu tt a la se rie A e la Ch am pio ns Le ag ue Su pe re na lo tt o Bi lia rdo Serate con mus ica dal vivo Avventure > Storia talmente concentrato da non accorgersi della nostra presenza. Cieli cavalcati dalla grande migrazione di oche canadesi, oche delle nevi e centinaia di cigni chiacchieroni. Circondati da una ricchissima fauna i nostri occhi sono stati sempre vigili in direzione della foresta in cerca della buffa e gigantesca alce. Pulcinelle di mare, balene, bisonti, visti talmente da vicino da poterli toccare con una mano. L’infinita fierezza delle aquile pescatrici, simbolo del Nord America e quei lupi che ti ululano tutta la loro forza facendoci sentire degli intrusi. Le montagne rocciose, e l’Alaska Range bianche di neve. La provincia, senza alcun dubbio, più dura e difficile dell’intero viaggio, banco di prova per entrambi, è stata il Newfoundland. I suoi 993 km ce li siamo sudati tutti, dal primo all’ultimo metro ed alla fine di ogni tappa avevamo gambe durissime attanagliate dall’ acido lattico. Impietoso vento contrario, tantissime salite, infinite colline più o meno alte da valicare e un sole cocente a volte oltre i 35° che mai avremmo pensato di trovare qui. Le emozioni più intense le abbiamo sicuramente vissute in British Columbia e nello Yukon. Territori montuosi, ricchi di quella fauna selvaggia che ti fa star sempre all’erta, pronto a qualsiasi imprevedibile incontro. Brividi continuano a scorrere lungo tutta la nostra schiena solo ricordando quella notte in tenda circondati dai lupi. Il saluto del Canada non poteva essere migliore perché proprio l’ultima notte prima di entrare in Alaska una splendida Aurora Boreale ha riscaldato i nostri cuori e riempiendo il nostro animo di quell’ infinita gioia che solo uno spettacolo di tale imponenza riesce a suscitare. © fuzzbones - Fotolia.com Quando il 14 ottobre raggiungiamo il cartello Alaska Se il soggetto aveva emanato leggi, decreti, comunque scritti di ogni siamo due amici genere, questi inseparabili, erano abrogati e cancellati da qualsiasi raccolta uffinon ciale.c’è più un segreto tra di noi, dall’asilooadpoi oggidistrutte ci siaVenivan le effigie, decapitate le statue, mo spifferati ogni cosa.dai dipinti e dalle monete. cancellati i volti I casi più 500 famosi Gli ultimi km in in epoca territo- romana furono quelli degli imperatori Nerone e Caligola. rio americano sono solo pacPeraltro già molto tempo prima,leggera…”peccato nel quattordicesimo secolo a.c., si che sulle spalle e polvere di tristezza sia già finita!”. ebbe un caso di damnatio memoriae ante litteram: il faraone AmeGioco di prestigio: per il nostro abbigliamento, casualmente giallo, ci siamo nofis IV, il fautore dell’abolizione del culto politeistico e dell’instausoprannominati puntini cittàvolta d’arrivo e la sua porazione dell’unico diogialli. AtonFairbanks (il Sole),è la una morto, fu scritta, completasta su un(o colle, è tinta di giallo. Ai suoi piedi conèun gioco di sassi è disegnato mente quasi visto che qualche traccia comunque rimasta) dalla un gigantesco cuore…giallo. storia ufficiale egizia. Su questo colore si conclude il nostro romano viaggio, durato 85 giorni lungo i Anche dopo la caduta dell’impero l’istituto, seppure senza crismi della legge, sopravvisse. 9163 km, come se avessimo pedalato per sette “italie” messe in fila. SapGli esempi piùabbiamo celebri fatto furono di papa eFormoso, di cui fu propiamo che non nullaquelli di incredibile pur essendo un viaggio cessato il cadavere delqualcuno doge Marino del sta quale fu cancellato importante l’incontroecon che inFalier, bicicletta facendo il giro delil ritrattocedalla sala del Ora Maggior Consiglio di PalazzodiDucale. mondo lo sottolinea. abbiamo la consapevolezza essere due uomiUna piccola consolazione quindi a tutti gli amanti abbandonati e trani più forti e più ricchi. A guardare la grandezza del mondo ci si rende conto diti che cercano di dimenticare un regalo o una vacanza: la damnatio di quanto minuscoli siano i nostrimillenaria pascoli, le ben nostre i nostri boschi. memoriae ha una tradizione piùvalli, tragica!• Certe cose accadono, altre, come questo viaggio, basta volerle. Alberto e Fausto rmazione ed attualità della Provincia di Belluno passando per le montagne dello Yukon. Migliaia di km con un punto in comune, un ospitalità disarmante. La fortuna di certi incontri, le serate trascorse nelle case di gente amorevole sono state la parte più inattesa e commovente del viaggio. E’ stato un viaggio in assoluta libertà, in sella a due fedeli biciclette, trasportando tutto il necessario per vivere in autonomia. Fiumi e laghi come bagni lussuosi, la natura come amica e messaggera di paura, tra mirtilli succulenti e ululati di lupi in una notte di infinita emozione e bellezza. Man mano che passano i km, giorno dopo giorno la nostra amicizia cresce, si consolida, un’affinità assoluta tanto forte da rendere le parole superflue. Ci capiamo con un solo sguardo, con un semplice gesto, ma a volte non serve nemmeno quello, facciamo e pensiamo esattamente le stesse cose. Le tante fatiche le abbiamo superate appoggiandoci ed incoraggiandoci l’un l’altro, alle volte guardando la catena del compagno cambiare velocità a seconda della durezza della strada, altre volte perdendoci nell’infinita e maestosa bellezza di certi luoghi, altre ancora chiacchierando amabilmente. Innumerevoli sono i ricordi che un viaggio del genere ti lascia, abbiamo pedalato per ore ed ore immersi in un silenzio surreale, chilometri e chilometri sentendoci padroni della strada, inghiottiti da una natura talmente immensa da farti sentire una pulce. Il rumore squarciante della picchiata di un aquila poco sopra i nostri caschetti. Il laborioso castoro, autore di meravigliose dighe, l’inseguimento agli orsi neri cercando uno scatto d’autore, la testa china del grizzly talmente intento nella raccolta degli ultimi mirtilli prima del lungo inverno, 23 Moda di Chiara Reolon Patrick Saumade Creation F rancese di nascita ma cittadino del mondo, Patrick Saumade ha vissuto e lavorato a Parigi, Rio De Janerio, Ibiza, Barcellona e Nimes, per poi fermarsi – non si sa ancora per quanto - ad Amsterdam. La sua carriera creativa comincia a vent’anni, a Parigi, dove da autodidatta muove i primi passi nel mondo del prêt à porter, comincia a toccare con mano tessuti pregiati e frequenta gli ambienti della moda. A ventiquattro anni compie quello che doveva essere un breve viaggio in Brasile: rapito dalla toda joia - toda beleza di quel caldo paese, decide inizialmente di fermarsi lì per sei mesi; i sei mesi in realtà finiscono per diventare dieci anni, durante i quali Patrick, sotto la ala protettrice di Maria Teresa Vieira, affina le sue tecniche pittoriche e sviluppa l’interesse per l’arte della pittura su tessuto. Agli inizi degli anni novanta, torna in Europa e, dopo una breve sosta nella sua terra natia, apre il suo primo negozio a Ibiza - “Pan con Tomate” - dove espone i suoi capi decorati a mano e comincia a produrre i primi pezzi di interior design, quali cuscini, tende e complementi d’arredo per la casa. Presto Ibiza diventa stretta e Barcellona, città viva e piena di nuove sfide, lo accoglie a braccia aperte. Qui il successo arriva presto ma come ogni artista che si rispetti, anche Patrick subisce un calo di creatività che lo riporta a casa dalla sua famiglia, a Nimes, dove resta qualche tempo prima di trasferirsi definitivamente ad Amsterdam. Una coincidenza o il caso lo portano a stabilirsi nella vecchia casa di un pittore olandese, da cui eredita un atelier di 25 mq, dove oggi confeziona le sue creazioni: borse, valigie, cuscini, tappeti, tende, coperte con tessuti di ogni genere, tutti rigorosamente pezzi unici, creati a mano e dipinti con le tecniche più avanzate. Nelle sue creazioni la rigorosità delle linee rette si fonde con l’armonia di dipinti e stampe che sfruttano colori tenui e fantasie delicate. Le borse rappresentano il suo core business: adatte a tutti, pratiche e capienti ma allo stesso tempo originali, con stampe uniche abbinate a materiali ricercati. Un grido di ribellione si sprigiona dalla sua capsule collection “Fuck the crisis”, slogan che Patrick riporta in tutte le sue borse che vanno dalle tonalità grigio cenere al platino: una vera chicca per i fashion addict. Le sue collezioni di interior design uniscono il gusto a un mix & match di tessuti e sono tutte rinvenibili sul profilo facebook (www.facebook.com/ PatrickSaumadeCreation): ad esempio la “Comfort Zone”, recentemente lanciata, con i toni autunnali di cuscini e copridivani, capaci di rendere confortevole ogni angolo della vostra casa, oppure la “Orange Dream” , con coperte con colori caldi e cuscini in denim e lino, abbinati al paralume in seta “Comete”, rigorosamente dipinto a mano. Le creazioni di Patrick Saumade racchiudono tutta la sua personalità curiosa, amante della vita ma soprattutto libera e semplice come il suo sorriso. Sito web: www.pscreationdesign.com Facebook: www.facebook.com/PatrickSaumadeCreation 1 Mini shopper stampate pratiche e capienti, ideali per tutti i giorni o per un uscita con gli amici. 2 Pochette dalla collezione "Fuck the crisis" 3 Shopper bag classica con stampe ed inserti in denim 4 Shopper bag grande con tasca, pensata per un pubblico maschile ma ben adattabile anche alla donna che vuole portare tutto con sé. 5 Borsa in pelle unisex pratica ed elegante, per chi decide di vestire classico ma con gusto 6 Tris di Trousse ideali per viaggiare con stile Cesti Natalizi per Privati e Aziende Buone Feste!! VIA CORTINA,55 - PIEVE DI CADORE - TEL. 0435 500179 WWW.BARBIANCOCADORE.COM SEGUICI SU FACEBOOK Parliamo di... polizze assicurative “Casa e Famiglia” D opo le coperture assicurative “obbligatorie”, come la RC Auto, le polizze sulla casa costituiscono sicuramente la fetta di mercato più importante dell’intero panorama assicurativo; a questa vasta diffusione non corrisponde però altrettanta conoscenza dei termini e delle condizioni riportati nei contratti sottoscritti. E’ facile comprendere come la necessità di proteggere la propria abitazione, sia essa di proprietà che nel caso di locazione, venga normalmente avvertita dalla maggioranza delle persone e ad essa si faccia fronte attraverso la stipula di un contratto di assicurazione che può comprendere una vasta scelta di garanzie, alcune di base ed altre opzionali. Occorre subito premettere che le moderne polizze sulla casa sono strutturate nella formula cosiddetta “All Risk” che differisce dalla più antiquata formula “a rischi nominati” per la caratteristica di garantire il risarcimento del danno derivante da tutti i rischi non espressamente esclusi dal contratto di assicurazione. Assicurazioni di Roberto Dal Pan Il punto di partenza per ogni polizza assicurativa è la stima del valore dell’immobile che va assicurato, di norma, “a valore intero” ovvero secondo il valore reale della cosa assicurata, evitando la sottoassicurazione perché in caso di eccesso di sottoassicurazione anche il risarcimento dell’eventuale danno sarà ridotto in proporzione. Per quanto riguarda il contenuto dell’abitazione, normalmente il valore assicurato è stabilito “a primo rischio assoluto” e cioè indicando un ammontare che costituirà il massimo possibile risarcimento, prescindendo da valutazioni ulteriori. Alle garanzie principali si possono abbinare una varietà di garanzie accessorie utili a meglio personalizzare il livello di protezione offerto dalla polizza assicurativa. Una componente molto spesso presente è quella costituita dalla polizza di Responsabilità Civile per la proprietà o conduzione del fabbricato, garanzia che protegge dalle richieste di risarcimento per danni a terzi derivanti da fatti connessi con la proprietà o l’utilizzo dell’abitazione. Tale garanzia può essere estesa anche alla Responsabilità Civile per i fatti della vita quotidiana (attività del tempo libero, pratica sportiva, figli minori) ed anche alla Responsabilità Civile per il possesso di animali (normalmente cani o gatti ma in qualche caso anche animali di altro genere). Oltre alla protezione dei danni, ci si può garantire anche per il caso di furto o rapina in casa (solitamente con determinati vincoli in ordine alle caratteristiche dell’abitazione); ultimamente hanno fatto la loro comparsa anche le garanzie legati ai cosiddetti danni catastrofali (terremoti, alluvioni, etc) . Ultima garanzia da non trascurare, la polizza di tutela legale per il risarcimento delle spese connesse ad eventuali contenziosi legali originati dal possesso dell’abitazione o dalle normali attività della vita famigliare, tutt’altro che infrequenti al giorno d’oggi. 4 68 08 04 00 .E IN S U. AS R. IV NE C/O IO RIZ ISC 25 Piante Spontanee Il porcino nero per una zuppa appetitosa S icuramente già nella preistoria, durante quel lunghissimo periodo in cui i nostri progenitori vivevano da cacciatori-raccoglitori, i funghi venivano consumati come alimento. Quelli delle foreste, dove gli uomini primitivi si rifugiavano sia per ripararsi dall’intemperie sia per difendersi dagli animali feroci, dovevano aver rappresentato un’importante fonte di alimentazione, anche se soltanto stagionale e quindi limitata nel tempo. L’uomo imparò così, a sue spese, a distinguere i tipi buoni da quelli velenosi, quelli più saporiti da quelli insipidi, quelli più profumati da quelli maleodoranti e quelli più nutrienti da quelli meno pregiati. L’uomo primitivo fu sicuramente attratto anche dalla forma e dalla grandezza dei funghi e, tra tanti, non può non aver notato il porcino nero che, per il suo colore bronzeo, i botanici hanno voluto chiamare aereus, dal latino aes-aeris che significa appunto bronzo. Tale fungo, infatti, può raggiungere dimensioni notevoli, la sua carne è dura e bianca, il suo odore e sapore sono molto gradevoli; inoltre è un eccellente commestibile fra le specie più apprezzate. Non sappiamo come i nostri antenati cucinassero i funghi, probabilmente li consumavano crudi; sicuramente non potevano gustarne l’aroma e il sapore come ai giorni nostri in cui i funghi, come il nostro Boletus aereus, vengono preparati in vari modi: alla griglia, al forno, trifolati oppure sotto forma di cotolette, passati di Ettore Saronide L’UTILIZZO DELLE PIANTE SPONTANEE E DEI FUNGHI NELLA CULTURA POPOLARE BELLUNESE nell’uovo, impanati e quindi fritti. Anche la zuppa che si ottiene usando questo boleto è appetitosa: per prepararla, si prenderanno 5 patate di media grandezza che, lavate accuratamente, andranno poi sbucciate e fatte cuocere in abbondante acqua salata unitamente a due spicchi di aglio, fino a quando si saranno sfatte completamente. A questo punto, si toglieranno dall’acqua e, dopo averle divise dall’aglio, andranno spappolate nel passaverdura, al fine di ottenere un purè molto denso. Questi andrà rimesso nella stessa acqua nella quale hanno bollito in precedenza le patate, unitamente a mezzo bicchiere di olio di oliva, sale e pepe; dovrà quindi cuocere fino a quando il tutto si sarà addensato e amalgamato molto bene. È opportuno, durante questa fase, mescolare la minestra di tanto in tanto con un mestolo di legno. Poco prima di servire, si aggiungeranno 200 grammi di porcino nero, pulito accuratamente e tritato grossolanamente, e una confezione di panna da cucina. Infine amalgamare ancora per alcuni minuti e quindi servire con dei crostini di pane, preparati a parte in una pirofila imburrata. Si tratta di una zuppa molto buona, il cui sapore sarà maggiormente esaltato con una spruzzata di formaggio grana e con l’accompagnamento di un bianco secco come il veneto Sauvignon, da servire a una temperatura di 10-12 gradi. Simonetta BeatiGioielli Quando il bello si vede con gli occhi e si sente con il cuore Da Simonetta Gioielli il consiglio è gratuito e l'assortimento soddisfa ogni esigenza • Laboratorio orafo • creazione gioielli • riparazioni Via feltre 139 - Sedico - Tel 0437 847146 Y Storia di Daniele Tormen Marlene e Leni, donne In antitesi L a Germania degli anni trenta ha offerto due esempi antitetici ed ugualmente suggestivi di donne nel XX secolo, esempi ancor più emblematici se si pensi che nelle loro lunghe vite, Marlene Dietrich e Leni Riefenstahl hanno dovuto, tra le altre cose, confrontarsi, nell’apice delle rispettive carriere artistiche ed umane, con il nazismo. Marlene Dietrich è nel pieno della sua fama quando prende il potere Adolf Hitler: nel 1930 è uscito Der Blaue Engel, L’Angelo azzurro e la sua interpretazione di Lola, la procace ballerina che ammalia il maturo professor Rath, le ha portato una popolarità mondiale. Negli stessi anni la Riefenstahl ha iniziato una promettente attività di regista (e anche di attrice) con films legati agli scenari naturali, in particolare montani, tra i quali citiamo Das Blaue Licht del 1932. E’ in questo contesto che maturano le scelte contrapposte di due donne visionarie ed intriganti. L’una si reca in tournèè America con il suo pigmalione, il regista von Sternberg, rifiuta le lusinghe del ministro della propaganda nazista, Goebbels, che voleva farne l’icona del regime, e resta negli Stati Uniti dove non appoggerà mai la propria patria fino a quando la Germania resterà sotto l’egida della svastica; una patria peraltro amatissima tanto che vorrà essere comunque sepolta a Berlino. D’altronde sarebbe stato difficile, molto difficile per una come lei, bisessuale, fumatrice, gran cantante, assoluta padrona delle scene, prestarsi ad assurgere a fantoccio di chicchessia, men che meno di Hitler e della sua cerchia di gerarchi. Parallelamente la Riefenstahl attraverso la Zurich pubblicità Bellunomagazine.pdfrappresenta, 1 10/07/13 10:37 funzione visionaria delle immagini, quella che i nazisti e lo steso Hitler in particolare, ritenevano fosse l’essenza del Reich millenario. Film come il Trionfo della volontà e soprattutto Olympia (il racconto visivo delle olimpiadi di Berlino del 1936) sono esempi, dal punto di vista tecnico, della capacità della Riefenstahl di catturare la potenza dell’immagine. Lo stesso Fuhrer pare fosse invaghito (non ricambiato) dalla personalità di questa regista che così rappresentava la spiritualità teutonica. Dopo la fine della seconda guerra mondiale entrambe dovettero affrontare l’ostilità della propria patria: l’una perché considerata una traditrice, l’altra perché compromessa con il nazismo. Marlene Dietrich calcò le scene fino agli anni 70 quando, per una serie di problemi fisici dovette ritirarsi e vivere quale icona vivente del suo mito. La Riefenstahl si reinventò fotografa realizzando splendidi scorci dell’Africa, particolare in Sudan dove vivevano i Nuba, popolazione del continente nero: nemesi storica per chi sarebbe dovuta divenire la cantrice della c.d. razza eletta. Preso il brevetto subacqueo dopo i 70 anni per poter comandarsi anche in quel genere di fotografie, sopravvissuta a un incidente di elicottero a 97 anni nel 2000, Leni Riefenstahl morirà nel 2003 a 101 anni rispondendo sempre in modo piccato a chi le chiedeva conto dei suoi rapporti con il nazismo, rivendicando la sua autonomia di artista e la mancanza di qualsivoglia legame con al politica. Marlene l’aveva preceduta nel Wahlalla degli artisti, morendo a Parigi a 91 anni nel 1992, volendo far incidere sulla sua tomba una frese del poeta tedesco Korner: “Hier steh ich an der Marken meiner Tage”, Io sto qui ai confini dei miei giorni. Protagonista fino in fondo! 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L’insanabile frattura che si era venuta a creare in quest’epoca tra la cultura oggettiva e quella soggettiva, che nei valori condivisi aveva smesso di riconoscersi, aveva prodotto una dissociazione tra il destino individuale dell’uomo e la moderna realtà borghese ed industrializzata. A questa situazione critica, gli artisti reagirono con l’isolamento e la devianza vedendo il più delle volte in loro stessi le cause del disagio: l’eccesso di lucidità e la profonda sensibilità sconfinavano in una sorta di delirio sconvolto. L’autoritratto venne così utilizzato come strumento per indagare nei recessi delle proprie nevrosi perdendo, nel contempo, la funzione che aveva ricoperto nei secoli passati come autocelebrazione del proprio status e della propria integrazione sociale. Non più affermazione di sé, l’autoritratto divenne lo specchio fedele di una condizione di esasperazione e di fallimento, di rigetto e di insicurezza generalizzati: all’artista autoesclusosi dalla società non rimaneva che il ruolo della vittima o quello del redentore. L’artista deviato rispetto ai canoni borghesi imposti dalla società, si proclamò come il nuovo messia, colui che portava impresse le stimmate di una condizione umana drammaticamente scissa e di un mondo dove, come aveva già detto Nietzche, Dio è morto. Egon Schiele, nei circa duecentocinquanta autoritratti tra oli acquerelli e disegni, esplorò il proprio volto ed il proprio corpo con un’esasperata e spietata autoconsapevolezza; egli si scoprì in modo provocatoriamente esibizionista, sbandierando se stesso come una sorta di ferita lacera e sanguinante, testimonianza di una dolorosa condizione interiore. Le sue rappresentazioni, dal segno secco e tagliente, segnarono il passaggio dall’armonioso Jugendstil secessionista all’urlato ed esasperato stile espressionista. Erotic Dream Sex Shop Erotic Ti aspettiamo da noi, troverai tutto ciò che desideri. Via San Gervasio, 9 - Belluno Tel: 0437 291434 - [email protected] www.sexshopbelluno.it © Belluno Magazine Arte di Barbara Meletto Arte Nei suoi autoritratti Schiele espose la propria nudità dolente e la propria ispirata ribellione. Crudele, nevrastenico, contorto, dolorante, scandaloso, impudente, spinoso, irritante, l’artista mise in scena i fantasmi della sua mente, gettando in faccia al pubblico tutto il peso della propria impotenza e perdizione. Nell’ossessiva ricerca erotica ed anatomica, l’opera di Schiele racchiude pulsioni di vita e di morte: il grido disperato di autoaffermazione dell’individuo che non ha più la certezza di essere vivo, minacciato com’è nella sua integrità ed identità. Ogni autoritratto rappresenta una stazione della via crucis, ogni posa è la lotta dell’indemoniato contro il demone aguzzino, ogni smorfia è un suicidio mancato. Il disagio rappresentato da Schiele è il disagio dell’uomo moderno che, perso ogni appiglio con il proprio Io razionale, è incapace di sopperire Egon Schiele, Autoritratto con braccio girato attorno alla testa, 1910 alla perdita di sé nell’era della tecnica e della meccanizzazione: una frattura non più risanabile che diviene forma patologica di alienazione. Nella Vienna degli incubi e della psicoanalisi, Schiele riuscì a dare corpo alla follia e alla nevrosi che connotarono il tramonto di un’epoca in bilico tra tradizione e modernità. Nella torturata proiezione di sé egli denunciò tutto lo smarrimento della condizione dell’artista: vate incompreso, prigioniero di una coscienza troppo acuta. Pervenuto alla consapevolezza della propria grandezza e diversità rispetto alla norma borghese, all’artista non rimane che la posizione di escluso, di “esule in terra fra gli scherni” come l’albatro di baudelairiana memoria. “Il mio cammino conduce nell’abisso.” (Egon Schiele) Egon Schiele, Nudo virile (Autoritratto), 1910 Egon Schiele, Autoritratto in ginocchio con le mani alzate, 1910 Da oltre 20 anni il tuo consulente di fiducia PAOLO GAMBA Vittorio Veneto (TV) - Via S. Fortunato Venanzio, 3 Tel. 0438 555140 - Fax 0438 940332 - [email protected] www.paologamba.it Vi aungeufreaste Buo 31 Specificità linguistica Bellunese C ontrariamente a quanto comunemente si crede, tale caratteristica non è propria solo della Regione Trentino-Alto Adige/ Südtirol o di altre Regioni a statuto speciale, anzi trova nel Bellunese una varietà di idiomi altrettanto numerosa. Oltre alla prevalente parlata veneta in Valbelluna, Feltrino, Alpago e Basso Agordino, è presente la lingua ladina che copre 39 Comuni in Alto Agordino, Cadore, Comelico, Zoldo e nei tre Comuni “asburgici” (perché appartenenti fino al 1918 all’Austria) di Cortina d’Ampezzo/Anpezo, Pieve di Livinallongo/Fodom e Colle Santa Lucia/Col, i quali hanno tuttora stretti rapporti con gli altri Ladini Badioti e Gardenesi dell’Alto Adige/Südtirol e delle Valli di Fiemme e Fassa in Trentino; si tratta di quasi 60.000 persone, quindi notevolmente di più che non i Ladini residenti nelle Province di Trento e Bolzano/Bozen. La cultura e la parlata ladina sono vive e presenti in tutti i Comuni della Ladinia bellunese e vengono tutelate e propagandate dall’ Istituto Ladin de la Dolomites, con sede a Borca di Cadore, per mezzo della rivista “Ladin!”; con opere librarie ed audiovisive, trasmissioni radiotelevisive; in collaborazione con Istituti universitari ed altri Enti organizza corsi di formazione e consulenza linguistica; possiede presso la propria sede una biblioteca altamente specializzata in lingua, cultura, folklore, storia e geografia dei paesi ladini. “Va però registrata una differente situazione di tutela tra il gruppo insediato nella Provincia di Belluno e quello della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen”… “Pur non giungendo al riconoscimento del bilinguismo, che in Trentino-Alto Adige è limitato alla lingua italiana e tedesca, in base all’art. 99 dello Statuto di autonomia, i ladini della Provincia di Bolzano/ Bozen godono di importanti strumenti giuridici per la valorizzazione e la conservazione della loro identità linguistica ed etnica”. Per il gruppo bellunese, invece, non può dirsi la stessa cosa… “il legislatore regionale veneto non può spingersi oltre la mera erogazione di contributi alle associazioni regolarmente costituite” (Trabucco), e ciò avviene in base alla legge regionale n. 73/1994. Purtroppo tali contributi vengono decurtati di anno in anno. A chi non conosca o mal percepisca il senso di appartenenza comunitario dei Ladini, consiglio la lettura di due libri: “I giorni, la vita in Ampezo nei tempi andati” di Amelia Menardi Illing, la quale “non [ha] la nostalgia per un Eden perduto…bensì un desiderio imperioso e quasi puntiglioso di salvare dall’erosione dell’oblio collettivo un patrimonio culturale irripetibile”. E ancora “Il lettore che si interessa alle culture contadine troverà in questo libro una infinità di corrispondenze per quanto concerne modi di vita, tecnologie, costumi, mentalità fra l’Ampezzano e tutte le altre valli del versante meridionale delle Alpi…che si estendono anche alle valli del versante settentrionale” (dalla presentazione di Umberto Bonapace). Il secondo è “Cortina d’Ampezzo. 1914-1918: dall’Austria all’Italia” di Mario Ferruccio Belli. “Esso trascrive parte del diario di un Ampezzano”, uomo di buona cultura, partecipe dell’intelligencija locale, “che in quel tempo visse, giorno dopo giorno, a contato con le autorità e la popolazione...[che] confermano quanto la memoria collettiva già sapeva o intuiva”. Cioè che Cortina/Anpezo era profondamente legata ed educata “all’amore per la Patria e l’Imperatore” (naturalmente Austria e Francesco Giuseppe), pur essendo “tutta di lingua italiana e di religione cattolica”. Cortina/Anpezo era “nelle parole di un Capitano distrettuale, ‘la sentinella avanzata sul confine meridionale’ “ di quella “felix Austria” che di lì a poco sarebbe scomparsa. La stessa dicotomia che si avvertiva in Pieve di Livinnallongo/Fodom, la cui popolazione, causa le fasi alterne della guerra, andò profuga nei paesi più sperduti dell’Impero o dell’Italia sabauda. Il paese poi, trovandosi proprio sulla linea delle operazioni militari, venne letteralmente distrutto dalle artiglierie degli opposti eserciti. Vi sono poi una comunità tedescofila a Sappada/Plodn, con una propria lingua, il “plodarisch” ed infine una enclave cimbra nei Comuni di Tambre e Farra d’Alpago, limitatamente alla zona del Cansiglio. Qui essa esercitava fino ai primi del ‘900 l’antico mestiere degli scatolai, utilizzando l’enorme risorsa del legname della faggeta; di essa esiste oggi una vivace Associazione Culturale, un Centro Cultura e un Museo etnografico. In definitiva la varietà linguistica è davvero un tratto caratteristico della nostra Provincia. Bibliografia “Cortina d’Ampezzo. 1914-1918: dall’Austria all’Italia” M.F. Belli, Nuove Edizioni Dolomiti, Venezia, 1993 “I giorni, la vita in Ampezo nei tempi andati” A.Menardi Illing, Nuove Edizioni Dolomiti, Grafiche Lema, Maniago,1990 “Ladini bellunesi: ingiustificate le disparità di trattamento rispetto al gruppo altoatesino” D.Trabucco, Editoriale su “Corriere delle Alpi”, 12 febbraio 2012 “La Grande Guerra. Dolomiti” M.Wachtler,G.Obwegs, Athesia, Bolzano/Bozen, 2012 “Sappada, isola etnica e linguistica. Toponomastica e vocabolario” G.Piller Puicher, Unipress, Padova, 1997 ...dal 1982 PROMOZIONE fuori stagione tende da sole e cambi telo A prezzi scontatissimi. > tende da sole > strutture esterne > tende tecniche > bastoni > zanzariere > tende da interno > avvolgibili in alluminio > avvolgibili in PVC > avvolgibili in acciaio > recinzioni in PVC > porte a soffietto > veneziane Via Rizzarda, 5 - 32032 Feltre (BL) - tel. 0439 302880 www.tuttoperlatenda.com - [email protected] © Belluno Magazine Il Territorio di Tomaso Pettazzi Dolomiti Fitness Marathon “Se si sogna da soli, è un sogno. Se si sogna insieme, è una realtà che comincia” questo è lo slogan della prima edizione della che si è tenuta domenica, 9 novembre, al PalaMares di Polpet con il patrocinio dell’efficientissimo Comune di Ponte nelle Alpi. 14 istruttrici di varie discipline fitness, provenienti da palestre e associazioni di tutta la provincia, si sono alternate sul palco per tenere lezioni di: zumba fitness, zumba sentao, zumba step, country fitness, piloxing, hip hop, strike zone, ginnastica posturale e stretching. La manifestazione, che si è articolata per tutta la giornata, ha registrato un lusinghiero successo: ben 130 partecipanti si sono divertite insieme. L’evento aveva l’obiettivo di raccogliere fondi a favore di «Belluno Donna Onlus»: l’associazione che cerca di contrastare la violenza sulle donne. Secondo Monica Mazzoccoli che ha coordinato e organizzato dell’evento, la «Dolomiti Fitness Marathon» ha dimostrato che lo sport unisce e non si sono registrate rivalità dimostrando, ancora una volta un gruppo di donne se, mosso dalla solidarietà e da un intento bello e forte, riesce a lavorare in modo compatto ed in armonia. Alice De Francesch, Milena Muscolino, Evy Lovat, Laura Zidarich, Valentina Amici, Valentina Pante, Serena Esposito, Teresa Colucci, Elisa Zangrando, Sabrina Ruzza, Rosa Pompanin, Elisa Da Belluno Donna di Martina Baracetti Vià, Manuela Hofer e Giuliana Cesco si sono avvicendate sul palco ogni mezz’ora emanando energia e vitalità. L’obiettivo che le organizzatrici si erano prefissate è stato ampiamente superato: sono giunti a Polpet partecipanti oltre che dal Bellunese, anche dalle province di Treviso, Vicenza, Trento e Ferrara. La «Dolomiti Fitness Marathon» è stata la prima esperienza di convention fitness in provincia e le organizzatrici stanno già pensando ad una seconda edizione più ricca e rinnovata Inoltre, è stata avviata anche una seconda iniziativa a favore di Belluno-Donna: un calendario per il 2015 dal titolo «amore di mamma» che contiene istantanee di dodici mamme con i propri bambini che sono diventati modelli per un giorno. Computer & Informatica Vendita e assistenza Pc-Mac Tel. 0435.33692 [email protected] www.computerinformatica.it CORNER ECO STORE toner laser cartuccie stampanti eco compatibili creazione siti internet ipendente essione indCO La tua conn LE M dalla rete TE internet 7 me ga al mese INSTALLATORE CO NVENZIONATO rivenditore autorizzato 7JB$PSUJOB-PD5BJEJ$BEPSFt1JFWFEJ$BEPSF#- 33 33 Il Senato Veneto per la fortezza di Serravalle L o studio si basa su documenti inediti sinora ignorati dagli Storici locali; in estrema sintesi l’opera si è interessata della gestione veneziana del sistema fortificato di Serravalle, dal 1339 sino alla soglia degli avvenimenti della Lega di Cambrai. La ricerca ha svelato diversi aspetti che aiutano a comprendere alcuni punti oscuri che le fonti locali non hanno permesso di illuminare. Tra questi la fondazione del fortilizio del Montesèl, rocca controlaterale a quella di Santa Augusta, la giurisdizione sulla fortezza di Casamatta – sinora ritenuta esclusivamente Bellunese ma per più di 50 anni sotto il controllo del Podestà di Serravalle – e sulla fondazione, e funzione, della Torre di San Floriano. Proprio questo è forse uno dei punti più interessanti emersi dallo spoglio dei registri del Senato Veneto conservati presso l’archivio di Stato di Venezia. La storia del castello di Casamatta, una sorta di chiusa artificiale posta lungo la sponda sinistra, per chi veniva da Serravalle, del lago di Santa Croce fu con molta probabilità costruita per il controllo dei traffici lungo la Strada Regia. Le vicende di questo fortilizio di confine erano note solo a partire dal 1381; le fonti centrali hanno permesso però di ricostruire nel dettaglio le vicende di questo castello limitaneo per gli anni 1339-1381, arco di tempo nel quale le fonti locali, sia serravallesi che bellunesi, tacciono. Non solo si è avuta notizia dettagliata dei lavori di manutenzione eseguiti in quel periodo, tra cui anche la costruzione ex novo di una torre, ma i documenti veneziani dimostrano soprattutto, inequivocabilmente, che la giurisdizione sul castello fosse esercitata dal Podestà di Serravalle. Numerose sono le parti – nome tecnico usato per le delibere delle magistrature veneziane – del Senato che lo dimostrano. Difatti il podestà aveva l’obbligo, ogni due mesi, di passare in rassegna gli undici soldati della guarnigione ed erano le casse del Comune Serravallese che stanziavano quanto necessario, non solo per i continui lavori di manutenzione alla struttura, ma anche per il pagamento degli stipendi dei militari. A riprova della giurisdizione serravallese su questo fortilizio – ritenuto sinora solo ed esclusivamente di competenza bellunese – il Capitano della guarnigione poteva allontanarsi dalla fortezza solo una volta autorizzato dal podestà di Serravalle. Con l’arrivo dei Carraresi e dei Visconti poi, la giurisdizione sulla Casamatta fu esercitata sempre e solo dalla città di Belluno e tale situazione si mantenne con la conquista veneziana del territorio dopo la Guerra di Padova nel 1404, resasi definitiva nel 1420 dopo la breve interruzione del 1411-1420. Alla storia della Casamatta è connessa anche la fondazione della Torre di San Floriano, in territorio vittoriese, nota – grazie ai dati ricavati dalle fonti veneziane utilizzate in questo studio - a partire dal 1389. Questa, si può ipotizzare, venne costruita dal Comune di Serravalle proprio a seguito della perdita di Ti piace sc rivere o ha i una passione da raccontare? BM pubblica i tuoi elabora ti! Inviali co n testo e foto alla nostra re redazione@ dazione: bellunomag azine.it giurisdizione, e quindi degli introiti, sulla Casamatta. Questi nuovi dati pongono nuove domande, soprattutto circa i confini tra le due giruisdizioni di Serravalle e Belluno, prima dell’annessione di quest’ultima alla Serenissima Repubblica. Lo studio è corredato dalla trascrizione di 138 documenti completamente inediti e da un atlante – allegato non solo per facilitare il lettore ma anche a scopo di censimento – composto da 116 immagini. In appendice allo studio è presentata la più completa lista dei Podestà di Serravalle – l’unica sinora compilata risale allo studio del Villanova del 1977 – la quale è confrontata con quella presente in un manoscritto conservato presso la Biblioteca Nazionale di Francia; anche questa fonte inedita e completamente sconosciuta agli storici locali. Materialmente lo studio si presenta come un volume di 192 pagine, in formato 160x240 mm. Il libro ha le prefazioni di Federico Pigozzo, socio della Deputazione di Storia Patria per le Venezie, e di Gianni Perbellini, presidente del Consiglio Scientifico dell’Associazione Città Murate del Veneto. Esce in collaborazione con il Comune di Vittorio Veneto e diverse Associazioni del Vittoriese. Ha il patrocinio dell’Istituto Italiano dei Castelli. Disponibile in tutte le librerie di Vittorio Veneto e la libreria Campedel di Belluno (a breve). Massimo Della Giustina - Nato a Vittorio Veneto (1986). Laureando in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Trieste. Socio del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche dal 2008. Si interessa di storia veneta, in particolare degli aspetti politico-economici legati al commercio del sale nella Terraferma Veneta. Ha recentemente pubblicato in collaborazione con Irene Spada, per i tipi della Compiano Editore, “Il Sale in viaggio da Venezia al Cadore”, ricerca inerente il commercio del sale tra Venezia e il Cadore attraverso le vicende dei magazzini cadorini di Portobuffolè e Serravalle. Foto di Antonio Salvador e Massimo Della Giustina PONTE NELLE ALPI - Viale Dolomiti 44/B - Tel. 0437 981121 SEDICO - Via Agordina 41/B - Tel. 0437 852036 Vi augura Buone feste © Belluno Magazine Giornalista per un giorno di Massimo Della Giustina A Trichiana una nuova rassegna: “Libri sotto l’albero” S i chiama "Libri sotto l'albero" la rassegna voluta dall'amministrazione comunale di Trichiana per sensibilizzare la cittadinanza alla lettura e a regalare libri per Natale. Si tratta della prima azione che la nuova giunta di Fiorenza Da Canal intende attuare per rilanciare il brand "Paese del Libro" a livello nazionale, con iniziative mirate alla promozione del libro quale strumento fondamentale e irrinunciabile per la trasmissione di cultura e conoscenze. Il ciclo natalizio prevede la presentazione di tre volumi, in collaborazione con altrettante case editrici: Laterza, Guanda e Bollati Boringhieri. Si comincia mercoledì 10 dicembre alle 20,30 nella sala conferenza di Palazzo Tina Merlin (in piazza a Trichiana) con lo storico Alberto De Bernardi, che ha appena pubblicato un testo sugli ultimi trent'anni del nostro Paese. «Un paese in bilico», questo il titolo, racconta le vicende italiane più significative dal 1979 al 2011 e l'influenza che alcuni grandi cambiamenti avvenuti sul piano internazionale hanno avuto sul nostro paese. È nel contesto internazionale infatti che la storia italiana è inserita e solo al suo interno sono intellegibili le azioni dei suoi attori politici e sociali. Attraverso questa nuova chiave interpretativa, Alberto De Bernardi rilegge gli ultimi trent'anni della storia italiana al di fuori di stereotipi e luoghi comuni usurati, in larga parte fondati sul mito della perenne eccezionalità del nostro paese. Su uno sfondo internazionale, le trasformazioni spesso drammatiche che hanno attraversato l'Italia ci appaiono per quello che effettivamente sono state: processi concreti di adattamento critico ai mutamenti planetari, secondo dinamiche e fenomeni che sono riscontrabili in molti paesi occidentali. Domenica 28 dicembre (sempre alle 20,30 a palazzo Tina Merlin) toccherà a un giovane scrittore napoletano, molto apprezzato anche da Roberto Saviano. Il suo nome è Stefano Piedimonte. Ha scritto «L'assassino non sa scrivere», ambientato in un piccolo paese perso nella campagna che finalmente conquista i suoi quindici minuti di celebrità: è ora di festeggiare? Non proprio, se la fama improvvisa è dovuta a un efferato serial killer, per di più l'unico al mondo a essere totalmente privo di metodo e con l'abitudine di lasciare biglietti sgrammaticati sui cadaveri delle sue vittime. La gente del posto è divisa tra il terrore e l'imbarazzo, in balia del caos mediatico e nelle mani di difensori ben poco efficaci. Oltre ai carabinieri, capitanati da un maresciallo scacchista incerto sul- Appuntamenti di Andrea Ferrazzi la partita che sta giocando, si sono infatti gettati sulle tracce del mostro un cronista cinico e navigato, il suo variopinto drappello di amici e Siusy, la barista dal cuore spezzato. Eroi sgangherati che, tra inseguimenti, maledizioni ed equivoci, scopriranno come dietro il modus operandi apparentemente assurdo dell'assassino si nasconda una figura del tutto inattesa...Con questo sorprendente romanzo, Stefano Piedimonte ci regala una galleria di personaggi stralunati e vivi, nella cornice di un nuovo genere narrativo: un thriller originale, una favola nera abilmente giocata tra ironia e tensione. Giovedì 15 gennaio (stessa ora, stessa sede) si parlerà del valore del libro nel Paese del Libro con un intellettuale che ha scritto un libro che si intitola. «Il libro». Lui è Gian Arturo Ferrari. Direttore dei Libri Mondadori nei primi anni novanta, è stato dal 1997 al 2009 direttore generale della divisione Libri Mondadori, che comprendeva, oltre a Mondadori, Einaudi, Electa, Sperling&Kupfer, Edumond e, più tardi, Piemme. Dal 2010 al 2014 ha presieduto il Centro per il libro e la lettura, presso il Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Dal 2012 è editorialista del «Corriere della Sera». «Dobbiamo molto al libro - scrive Ferrari - La vita intellettuale degli uomini ha avuto nel libro il suo utensile più versatile e insieme il suo emblema più glorioso. La vita emotiva, interiore, degli uomini ha trovato nei libri quella comprensione, quel colloquio, quell'intima rispondenza a sé che non sempre gli altri uomini sono stati in grado di offrire. Un simile riconoscimento che confina con la riconoscenza non ci autorizza però né a perseverare nelle illusioni né ad avvolgere noi stessi e il libro in una nebbiosa retorica. Al contrario, possiamo usarlo - lui, il libro - per fare quello che gli è sempre riuscito meglio. E cioè indagare, ricercare, discernere e, alla fine, capire, conoscere. E preservare, salvare. Questo, infatti, è stato il suo ufficio, la sua fortuna e la sua gloria». Vallesella di Cadore (BL) Tel. 348 7391008 - [email protected] - www.letaie.com La nostra azienda si occupa da venti anni di pavimenti in legno e rivestimenti e dal 2010 ha creato un marchio per commercializzare tavole in plancia con i legni locali nuovi e di recupero che scegliamo nelle segherie locali. Il cliente ottiene un prodotto artigianale di filiera corta. 35 35 Salute e benessere di Monica Sponga Cibi alcalinizzanti ed emozioni armoniche S alute del corpo significa avere cellule, tessuti e organi liberi da acidi, tossine e scorie ed avere allo stesso tempo integre le riserve di sostanze vitali e di sali minerali. Se queste riserve si conservano quanto più a lungo possibile intatte, ci sono i presupposti per rimanere a lungo sani e belli. Quando tutte le cellule , tutti i tessuti e gli organi dispongono di un sufficiente potenziale di sostanze vitali, allora sono in grado di rigenerarsi continuamente e di respingere ed espellere le sostanze nocive. Il presupposto fondamentale per una salute ed una bellezza durature è ridurre, o meglio evitare le abitudini di vita nocive, che comportano troppo stress, così come le abitudini alimentari acide o acidificanti, come per esempio un eccesso di proteine, grassi animali, zucchero e dolciumi, fast food e prodotti pronti preparati con additivi, nonché caffè, sigarette e alcol. Un’altra componente fondamentale per preservare l’equilibrio acido-basico del corpo è creare dentro di noi emozioni positive. Ogni cellula e ogni organo del nostro corpo sono pervasi dalle nostre emozioni. Quando queste sono positive, trasmettiamo amore e subito il nostro corpo “scoppia” di salute. Quando le emozioni sono negative, la tensione prodotta induce la chimica vitale dell’organismo ad alterarsi e di conseguenza la salute del corpo si indebolisce. La malattia è semplicemente il risultato di un disagio interiore protratto, dovuto ad emozioni negative, come stress, preoccupazioni e paure. Le emozioni influiscono su ogni cellula. Pensiamo e sentiamo di avere un problema, le cellule ricevono queste informazioni e di conseguenza mantengono il corpo con quel problema. Per stare bene, dobbiamo imparare a creare dentro di noi emozioni positive e armoniche, giorno dopo giorno. (da “Guida ad una lunga salute e bellezza”, Verlag Peter Jentschura) Efficienza Organizzativa L e Organizzazioni in genere ed in particolare le Imprese hanno l’esigenza, nell’attuale congiuntura economica, di essere estremamente efficienti, particolarmente la piccola e media impresa italiana. Spesso le aziende confondono efficacia con efficienza, o pensano che basti la prima per avere successo e per stare sul mercato. Errato! L’efficacia delle strategie, dei comportamenti, e degli strumenti utilizzati è assolutamente necessaria per ottenere gli obiettivi prefissati, ma non necessariamente per rimanere nel mercato. Per stare nel mercato bisogna essere concorrenziali e si devono combattere gli sprechi e per fare ciò non basta essere performanti, vale a dire raggiungere lo scopo, ma bisogna farlo con metodo ed è proprio qui che sta la differenza tra un processo efficace ed uno efficiente, il secondo sarà opportunamente programmato, verrà poi eseguito seguendo la programmazione e seguirà poi la giusta e corretta verifica. Essere quindi efficaci non equivale ad essere efficienti. Si può essere efficaci ed uscire dal mercato perché troppo spreconi di risorse fisiche, psicologiche ed economiche. L’efficienza invece permette all’azienda ed all’organizzazione di poter raggiungere e propri scopi con il giusto sforzo e quindi poter godere di un margine di profitto. Per fare ciò bisogna però attrezzarsi e soprattutto darsi un metodo nel fare le cose. Voi pensate che le vostre aziende siano efficienti? Vi piacerebbe poter misurare l’efficienza delle vostre aziende? Ora è possibile attraverso un servizio erogato da Generazione60 che ha realizzato e+, un misuratore di efficienza organizzativa che permette di fare il punto e di intervenire con attività mirate al miglioramento di nove aree aziendali, quali: la motivazione dei collaboratori, la conflittualità interna, la comunicazione interna, la capacità di fare squadra, la capacità di essere organizzati, lo stile e la capacità della leadership, Organizzazione di Franco Cadore lo stress lavoro correlato e le relazioni con fornitori e clienti. e+ permette di scattare una fotografia chiara e precisa della vostra organizzazione favorendo in questo modo la messa in evidenza degli aspetti di efficienza da quelli meno efficienti, così da poter migliorare il sistema complessivo con riduzione di sprechi e di costi ed avere una “macchina altamente performante”. L’attività che prevede l’intervista dell’intero campione da analizzare, viene supportata da un software realizzato appositamente e che permette di raccogliere sia dati quantitativi, sia dati qualitativi e di elaborarli immediatamente restituendo un indice dell’efficienza raggiunta dall’organizzazione in ciascuna delle aree esaminate ed anche da ciascun reparto o settore dell’azienda. L’intervista viene condotta adottando un questionario strutturato che permette di raccogliere in modo veloce e preciso una quantità enorme di informazioni, senza bloccare o fermare l’organizzazione. Si tratta quindi di un pit stop, rapido e veloce! Il servizio prevede oltre alla raccolta delle informazioni presso l’azienda, l’analisi di indicatori e l’incrocio di dati per la stesura puntuale di una relazione completa e dettagliata della situazione complessiva e dei singoli reparti dell’organizzazione. Verranno poi sottolineati i punti di forza e di debolezza della struttura e saranno anche indicate le possibili manovre di miglioramento e di soluzione alle problematiche esistenti. Le imprese potranno in questo modo avere un valido strumento per ripartire ottimizzando i costi di gestione ed essere maggiormente competitive sul mercato. Per tutti coloro che volessero saperne di più, possono mettersi in contatto con Generazione60 e precisamente con il Dr. Franco Cadore telefonando al 329 2111564 o inviando una e-mail all’indirizzo di posta elettronica [email protected] Albergo - Ristorante - Pizzeria e n o u B ste! Fe “Da Beio” Specialità carne alla griglia Pizze cotte con forno a legna Riaper to con la stor gestio ica ne Viale Alpago 150/152 Bastia• Puos d’Alpago - Belluno tel. 0437 454320 - 0437 46177 • [email protected] - www.hoteldabeio.com 37 37 INNOVAZIONI DA ABITARE Tutte le novità in fatto di finestre e molto altro ancora. GAULHOFER NATURELINE GAULHOFER FUSIONLINE PVC e PVC-alluminio GAULHOFER NATURELINE è in legno naturale al 100%. Grazie al suo innovativo sviluppo dei prodotti raggiunge il VALORE STANDARD Uw di 0,8 W/m2K (senza utilizzare schiume poliuretaniche dannose per l‘ambiente). Il miglior valore Uw di 0,67 W/m2K rappresenta un risultato veramente rivoluzionario La raffinata combinazione di materiali come il legno e l’alluminio assicura la miglior protezione possibile verso l’esterno ed un piacevole benessere naturale di FUSION sono rispecchiati nei valori avveniristici Uw : 0,7 W/m2K CON VETRATE STANDARD e 0,66 W/m2K CON LE VETRATE MIGLIORI POSSIBILI (senza utilizzare schiume poliuretaniche dannose per l‘ambiente) Ottimizzazione energetica senza se e senza ma. Con ENERGYLINE PLUS. La nuova tecnologia di armatura permette misure di isolamento ancora migliori: i profili in plastica per ENERGY LINE PLUS possono essere riempiti fino agli angoli di schiuma ad alto potere di isolamento termico. Ciò conferisce alle finestre GAULHOFER in PVC e PVC -alluminio eccezionali proprietà isolanti. Il valore ottimale Uw di 0,59 W/m2K è imbattibile. Una finestra per tutti quelli che già oggi pensano al domani. C’è visione e visione: il vostro partner specializzato Gaulhofer Otto Bachmann - Tel: 338 40 68 208 Mail: [email protected] FINESTRE PER GRANDI VISIONI www.bachmann-fenster.com © Belluno Magazine Ancora più innovazioni per soddisfare ogni desiderio. Filosofia di Eleonora D’Incà Sartre e l’esistenzialismo (L’esistenzialismo è un umanismo); in questo senso l’individuo si caratterizza per essere un auto progetto, in quanto è ciò che vuole essere. Tutto ciò, filosoficamente parlando, significa che l’esistenza precede l’essenza, ma allora, che cosa esiste in prima istanza? Probabilmente esiste una realtà capace di definire la sua propria essenza: in effetti, sostiene Sartre, gli esseri umani hanno una sorta di natura comune, vale a dire che sono essi stessi che si fanno essere quelli che diventano: “Secondo noi ciò che gli uomini hanno in comune non è una natura , bensì una condizione metafisica con la quale intendiamo il complesso della costrizioni che li limitano a priori, la necessità di nascere e di perire; quella d’essere finito e di esistere al mondo in mezzo agli altri uomini” (L’esistenzialismo è un umanismo); se ne conclude che, in linea con il filosofo francese, l’uomo è libero essendo il risulta tondi una libera scelta e quindi ciò che egli diventerà dipende interamente da lui. L’essenza dell’uomo risiede, dunque, nella sua capacità di autodefinirsi, per tanto la libertà nega che quest’essenza sia qualcosa di già dato a priori. Una simile visione filosofica, lungi da ciò che i detrattori di tale pensiero sostengono, prospetta un certo “ottimismo”, nel senso che restituisce piena fiducia all’uomo, riconsegnandoli la totale padronanza di sé e del proprio destino, ed è importante, a questo proposito, ricordare che all’interno della concezione sartriana, una simile libertà è parallela ad una responsabilità del soggetto nei confronti sia del mondo, sia del proprio sé: “Sono io che decido del coefficiente delle cosa e perfino della loro imprevedibilità, decidendo di me stesso (L’essere e il nulla, 1943); la responsabilità quindi deriva da ogni scelta individuale, sia di fronte a sé che di fronte agli altri. Di nuovo la responsabilità produce una condizione di angoscia che accompagna l’uomo che si assume in modo consapevole il duplice “peso” della propria e dell’altrui esistenza: “Il primo passo dell’esistenzialismo è di mettere ogni uomo in possesso di quello che egli è e di far cadere su di lui la responsabilità totale della sua esistenza. Ma ciascuno di noi, scegliendosi, sceglie per tutti gli uomini. […] Questo significa: l’uomo che assume un impegno ed è consapevole di essere non soltanto colui che sceglie di essere, ma anche un legislatore che sceglie, nello stesso tempo, e per sé e per l’intera umanità, non può sfuggire al sentimento della propria completa e profonda responsabilità” (L’esistenzialismo è un umanismo). Inevitabilmente una simile condizione comporta una certa angoscia: nello specifico, Sartre chiama in-sé il mondo delle cose (che non possiedono la proprietà di crearsi da sole) e chiama, invece per sé la coscienza che caratterizza l’uomo, quest’ultimo tende a fuggire dalla sua libertà (angosciosa poiché da essa deriva, come già descritto in precedenza, una certa responsabilità) per rifugiarsi nel mondo più stabile dell’in-sé, liberandosi, così, dalla condanna a inventare se stesso e i valori ed i significati. L’uomo tenta di scacciare la sua angoscia immaginandosi di essere inserito in un mondo giustificato da fini futuri e da valori trascendenti, tuttavia questo è “malafede”. L’uomo deve invece accettare l’angoscia, riconoscendo altresì che il mondo è privo di senso e che proprio per questo spetta a lui il compito di dargliene uno. PARRUCCHIERA CLAUDIA e Feste Buon © Belluno Magazine I n seguito alla Seconda Guerra Mondiale, l’esistenzialismo invade ogni campo: tale termine è infatti utilizzato per descrivere i vari aspetti “negativi” e “limitanti” la condizione umana e rappresenta, altresì, intellettualmente parlando, un ‘accentuata sensibilità nei confronti della finitudine umana. Da questo punto di vista, il contesto storico-sociale di delusione, amarezza sviluppatosi in relazione ai conflitti mondiali, genera uno sconforto generale che determina, a sua volta, una delusione culturale degli ideali e delle correnti di pensiero antecedenti agli eventi bellici. In origine il movimento esistenzialista è prettamente filosofico e Jean Paul Sartre (1905-1980) ne è il motore ideologico affiancato dallo scrittore franco-algerino Albert Camus (1913-1960); con lo shock della guerra mondiale e l’abominio dell’olocausto, l’esistenzialismo mira a definire una solidarietà umana che permette di opporsi all’ideologia nazista: ed effettivamente, secondo Sartre, “l’esistenzialismo è un umanismo, una filosofia dell’azione, dello sforzo, della lotta e della solidarietà” (L’esistenzialismo è un umanismo, 1946). In tutte le opere del filosofo francese, la scrittura è infatti da dallo stesso concepita come un vero e proprio lavoro, dal momento che la letteratura può essere un mezzo per combattere e lo scrittore deve essere al centro della realtà in cui vive (si veda il saggio Che cos’è la letteratura, 1945), in tutte le opere emergono domande inerenti a come sfuggire all’assurdo dell’esistenza, a come cercare di conoscere a fondo il proprio sé per tentare di instaurare con quest’ultimo un rapporto quanto più veritiero possibile e come rapportarsi e potere poi raccontare l’altro. Proprio per questo Sartre utilizza il termine umanismo, definendo il suo esistenzialismo nell’accezione di centralità del valore dell’uomo tanto nella realtà quanto nella cultura, cosa, questa, che, sia a causa dei fatti tragici inerenti la Guerra, sia a causa dell’omologazione globale e della conseguente dispersione-spersonalizzazione dell’individuo, si stava perdendo o per lo meno dimenticando, ma soprattutto sottolinea la libertà di cui il singolo dispone nel progettare la propria esistenza, per “farsi quale ha voluto essere” (L’esistenzialismo è un umanismo). Ciò significa che, nel pensiero sartriano non esiste una natura umana predefinita, ma è l’uomo stesso ad essere concepito come libertà in modo così radicale che è egli stesso a ad inventarsi: “L’uomo non è altro che ciò che si fa…l’uomo in primo luogo esiste, è in primo luogo ciò che si slancia verso un avvenire e ciò che ha coscienza di progettarsi verso l’avvenire. L’uomo è dapprima un progetto” DI SALET CLAUDIA Via Don Natale Carli, 4 Paderno di San Gregorio Nelle Alpi (Bl) Tel 0437806210 [email protected] DELICATA COME I TUOI CAPELLI 39 Insegnante di inglese madrelingua e autrice del libro “Laugh and learn”. A utumn is the most picturesque season in the Dolomites, When nature sparks off her fire-coloured light Trees, blazing red, orange, yellow, green and brown Cover the dolomite landscape all around While wandering around the mountain pass, A scenic beauty impossible to outclass The sight of the landscape with coloured trees and leaves, Dancing harmoniously to the gentle breeze. Illuminated by the morning sun so bright, Giving the woods the most magnificent light. So while driving through the passes you are struck by this beauty, Really making you forget every problem and duty! However the Autumn is not only famous for its sights, The taste of fall is even a greater delight. The delicious, big brown chestnuts that grow in the pre-alpi bush, When roasted is all the reason to hurry and push!! The genuine pumpkin, potatoes and cabbages that grow in the dolomite zone Are cooked and prepared in different ways from home to home. Pumpkin soup, dumplings, cakes and even ice-cream In fact prepared in so many ways you can never dream! The colours of the vegetables and fruit-apples, pears and the rest of all, Blend harmoniously with the fire-coloured fall. Enjoy not only the sight and taste, but also the sound Of dry crackling leaves and sticks while walking around, The mating verses of wild animals in the woods, Sound only by animals can be understood. So, if you ask me which season I like best of all I can certainly say, the fire-warm colours of the Dolomite Fall. Da 25 anni Christian Savi ed il suo personale vi coccolano con le dolci delizie della pasticceria la Tour Eiffel. Situata accanto alla stazione di Ponte nella Alpi, la Pasticceria la Tour Eiffel, è un ottimo punto di riferimento per un cappuccino & cornetto da guastare prima della partenza del treno o anche solo per assaggiare una delle deliziose pastine e scambiare due chiacchiere in un ambiente rilassante e amichevole. Cannoncini alla crema, mousse, bignè e le tradizionali eclair francesi via aspettano in questo piccolo angolo dedicato a Parigi, città dove Christian è nato e vissuto tredici anni prima di arrivare a Ponte nelle Alpi. In questo piccolo caffè non potevano mancare le opere d’arte di artisti locali, che si susseguono esponendo le loro opere, durante tutto il corso dell’anno. Cultura e palato si fondono così un unico luogo. APERTI TUTTI I GIORNI: Dalle 7.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.30 © Belluno Magazine English? Yes, please! Autumn in the Dolomites di Vasie Naidoo Istante Poesia di Vincenzo Della Vecchia Come un battito di luce pizzicato sangue tende. Risveglio di trame invade gemello battito attende, tra due vite già contese. Bacio in volo, giro e salto scandito arpeggio d’incanto. Distacco vago il ricordo chiocciole spirali schianto, l’asfalto, terra e cobalto. Freddo giace là il respiro calpestato, frantumato. Briciole di vento fiero sospiro atteso, scovato, linfa di cuore animato. Sole capriole d’istante, danze di gioia cadente ora trapassate e risorte. Spettri ambra Sole lucente, noi, umani come le foglie. 41 41 Biodiversità di Francesca Busetti Più vino o più fagioli? Quando la biodiversità passa dal locale I l Bellunese non è terra di vigneti. Quando parliamo di Belluno, nell’immaginario collettivo si aprono scenari di montagne, vette innevate, piccoli paesi con le case di legno e i gerani alle finestre. Ma la provincia è grande e la Valbelluna, che da nord a sud si sviluppa lungo il fiume Piave per un’estensione di 50 km, è in realtà un’ampia vallata fatta di un’alternanza di prati, boschetti, piccoli campi coltivati. Da qualche anno la Valbelluna si va popolando di vigneti e di meleti, propaggini agricole delle province confinanti di Treviso e di Trento che qui stanno portando le proprie coltivazioni. Il tutto avviene in sordina. Ma a un certo punto qualcosa cambia. All’inizio è un brusio sommesso. Poche, isolate parole che riecheggiano sulle pagine dei giornali locali e si diffondono grazie a qualche blog. Voci di protesta contro l’uso dei pesticidi nei pressi delle case. Manifestazioni di persone per le quali la questione dei meleti del Trentino importati in Valbelluna è qualcosa che le riguarda da vicino. È il 2009. 25 aprile 2014. Un video inizia a diffondersi sulle pagine di Facebook grazie a un passaparola. Parlano di Belluno, di terreni sottratti, di concimi chimici, di fagioli e di mais. Si fanno chiamare i “Guerrieri della biodiversità” e protestano contro le monocolture intensive che annullano le peculiarità territoriali. Fa loro eco, dalle pagine del proprio blog, “Coltivare condividendo”, un gruppo bellunese informale e autofinanziato che sostiene l’importanza della valorizzazione della propria terra e punta al recupero delle tipicità locali. Quello che pareva una manciata di rivoli isolati si va ingrossando, acquista forza, fa rumore. Iniziative, manifestazioni, conferenze si susseguono in un crescendo, mentre sempre più familiari diventano parole come “biodiversità” e “sostenibilità”. Ma cosa sta succedendo nella provincia di Belluno? Lo chiediamo a Stefano Sanson, insegnante all’Istituto Agrario di Feltre (BL) e sino a pochi mesi fa Consigliere Nazionale Slow Food. “Il Bellunese negli ultimi anni è divenuto una sorta di terreno di conquista per le province di Treviso e di Trento. Le nostre terre costano pochissimo e possiedono un’altissima fertilità, perché non sono ancora state sfruttate. Per questo gli imprenditori agricoli limitrofi le stanno acquistando per realizzarvi vigneti e meleti, portando con sé metodologie e sistemi culturali e colturali propri”. Perché la gente sta protestando? Di cosa ha paura? “Questo modello di agricoltura intensiva è potenzialmente ad alto impatto ambientale. Colture come quelle che si prospettano richiedono un elevato numero di trattamenti antiparassitari effettuati con sostanze chimiche”. Il problema dell’inquinamento ambientale è sollevato da tutti gli abitanti della Valbelluna, ma in particolare da chi vive a ridosso dei campi coltivati, esposti in maniera diretta ai trattamenti. Ma c’è dell’altro. “Una coltura dovrebbe essere sostenibile da vari punti di vista: economico, sociale, ambientale”. Se consideriamo l’aspetto economico queste colture, riproposte con i modelli da cui derivano, portano interessanti benefici solamente a chi le produce: basso costo all’acquisto dei terreni, manodopera e mezzi tecnici provenienti dall’esterno, alta produttività e buon ricavo. Ma di questa ricchezza al Bellunese resta poco, se non una negativa impronta ecologica. “Ad esempio se, come si vorrebbe, il marchio di riferimento sarà il famoso prosecco, questo sarà sempre legato al territorio trevigiano, anche se viene prodotto da noi. La Valbelluna non ne riceverebbe adeguato ritorno né in termini di visibilità, né di valorizzazione del territorio, invece tutte le parti coinvolte dovrebbero trarne beneficio”. Questo è il concetto di sostenibilità sociale. Dal punto di vista ambientale, invece, oltre alla questione dell’inquinamento bisogna considerare il valore dell’aspetto paesaggistico. “Le colture intensive cambiano il nostro territorio e la nostra diversità. In altre zone d’Italia i filari di vite costituiscono una peculiarità, e perciò sono considerati belli. Ma le nostre bellezze sono altre, ed è fondamentale preservarle”. Sinora tutte le forme di protesta contro le colture intensive nel Bellunese sono partite, per così dire, dal basso. Che ruolo hanno le amministrazioni locali nella mediazione con gli imprenditori agricoli? “Le amministrazioni locali hanno pochi strumenti, di cui il più importante è la stesura di adeguate regole di polizia rurale e l’applicazione concreta delle recenti direttive che regolamentano le caratteristiche dei nuovi impianti, cioè metodologie, tempi e distanze dei trattamenti antiparassitari, in particolare rispetto ai luoghi pubblici, alle abitazioni e a siti ambientali da proteggere. Il tutto ovviamente a tutela della salute dei propri cittadini e della conservazione dell’ambiente. Ovviamente la compravendita di terreni, e dunque la cessione del territorio, resterà sempre una trattativa tra imprenditori agricoli e privati cittadini”. Ma la protesta non è l’unica forma di dissenso espressa dai bellunesi. Diverse cooperative e piccole associazioni, tra cui la Cooperativa agricola “La Fiorita”, di cui Stefano Sanson è amministratore, stanno lavorando per recuperare quella che è la tradizione agricola locale e fornire così un’alternativa alle colture intensive. “Il Bellunese è da sempre un distretto lattiero-caseario, dove tutto è funzionale all’allevamento per la produzione di latte e derivati; questo settore di storica e grande vocazione, anche culturale, resterà il cardine dell’economia agricola locale. Ma in questo contesto esistono anche altre opportunità complementari. Possiamo esprimere una grande potenzialità, rappresentata dallo straordinario patrimonio in agro-biodiversità che abbiamo preservato e che, se reintrodotto in maniera professionale e innovativa e con approccio eco-compatibile, può dare grande soddisfazioni, anche economiche. Ci si chiede perché anche il Bellunese debba omologarsi alle tante altre aree agricole venete, quasi tutte caratterizzate dalla produzione di vino, e non possa esprimere la propria cultura e identità. È la tradizione che ci insegna cosa fare. Produzioni orticole e frutticole tradizionali di eccellenza, di cui conserviamo ancora l’antica varietà rappresentata dai tanti tipi di fagioli, patate, zucca, mais per polenta, farro, orzo, noci, castagno, mele, pere, attendono una meritata e adeguata valorizzazione. E con le nostre varietà locali abbiamo la possibilità di costruire una rosa originale di prodotti, complementare alla già ottima offerta casearia e fortemente attrattiva e connessa al mondo turistico”. Piccole produzioni e recupero di una biodiversità che parla la lingua del nostro passato. In che modo questo patrimonio viene fatto conoscere al di fuori del Bellunese? “Noi produciamo e vendiamo all’interno della provincia di Belluno. Tra i prodotti ci sono anche due presidi Slow Food, il fagiolo gialét e l’orzo bellunese, che conoscono un mercato anche a livello nazionale e, in certi casi, europeo. Tuttavia la nostra scelta è proprio quella di mantenere una filiera corta, che porti qui il consumatore e gli faccia conoscere anche le nostre bellezze naturali”. Le diversità locali, specchio di peculiarità territoriali e di tradizioni antiche di secoli, riflettono la nostra cultura. Accanto al mercato globale, costruiamo pertanto un binario parallelo volto al recupero di un patrimonio vario come le infinite contrade d’Italia. Buona sostenibilità a tutti! Turismo di Francesca Casali Renzo Minella Al lavoro per gettare le basi di progetti futuri a migliorare l’offerta turistica nel bellunese. Partita la stagione invernale. Riaperta la seggiovia Capanna Bill - Passo Padon B elluno 15 novembre 2014 – Se l’argomento è il turismo nel Bellunese non si può non parlare del nuovo Consorzio di Imprese e del DMO Dolomiti (l’acronimo sta per Destination Management Organization). Questi enti di recente formazione sono voluti dalla legge regionale 11 del 14/06/2013 sullo sviluppo e la sostenibilità del turismo in Veneto. Le novità apportate si concretizzeranno a breve, come sostiene Renzo Minella, presidente regionale di Anef (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari), e come tale presente in Consorzio. “L’appuntamento per il primo CDA del Consorzio è in calendario a dicembre di quest’anno – afferma Minella - Si cercherà di gettare le basi per progettazioni future che sono ormai necessarie. Il lavoro del Consorzio di Imprese, con la rappresentanza di tutti i consorzi di valle e quattro associazioni di categoria, tra cui Confindustria, sarà quello di “fare rete”, avvalorare progetti condivisi e contribuire alla nuova organizzazione DMO Dolomiti. Sul tavolo il rinnovamento dell’offerta turistica sul territorio e, in particolare, la riqualificazione alberghiera e il recupero dei posti letto. La partecipazione in DMO di rappresentanze pubbliche come la Provincia, i quindici comuni turistici bellunesi e la Camera di Commercio, la rendono l’unico soggetto riconosciuto dalla Regione Veneto che abbia i titoli necessari per concorrere alle opportunità di finanziamento previste dalla programmazione europea 2014-2020.” Tante quindi le speranze per lo sviluppo del turismo in provincia di Belluno. Un rinnovo effettivo potrebbe avverarsi già nei primi mesi del 2015. Ma la stagione invernale è già avviata e come sempre ci si aspetta molto dal periodo che in genere meglio risponde alle richieste turistiche sul territorio bellunese. È previsto un incremento della presenza straniera proveniente dall’est europeo. Polonia, Repubblica Ceca, Croazia e Ungheria. I russi sono clientela esclusiva di Cortina. Al momento si hanno già sentori di crescita rispetto allo scorso anno con la speranza che l’offerta neve possa rispettare le aspettative. “Per quanto riguarda gli impianti di risalita, – continua Minella - posso dire che il grande impegno attuale è stato quello di ripristinare e mettere in sicurezza gli impianti e le piste che l’inverno scorso hanno subito gravi danni a causa delle avversità metereologiche. La stima dei disagi subiti nella parte alta della provincia bellunese è di circa 10 milioni di euro e pesa gravemente sull’offerta turistica. Per il momento la buona notizia è che nel territorio del Consorzio Turistico Dolomiti Stars è riaperta dall’inizio di dicembre la seggiovia “Capanna Bill – Passo Padon” che collega sci ai piedi la Marmolada con la zona di Arabba e del Sellaronda.” Belluno - Via Matteotti 43 43 Li per bambini di Ilaria Della Giustina La Profezia dei Draghi Viverna T erribili serpenti stringevano d’assedio la città di Belluno, finchè un giorno cinque bambini coraggiosi … inizia così “La profezia dei Draghi Viverna”, un’avventura in rima tutta da leggere e da guardare, popolata da draghi e personaggi della tradizione dolomitica. Il libro, 41 pagine in cartonato, è stato scritto e illustrato per le Edizioni DBS da Paola Zambelli ed Alessia Saracini, che si sono divertite a reinventare la storia della loro città in chiave fantastica. Un libro tutto bellunese. Paola, da dove nasce l’idea di scrivere “La Profezia dei Draghi Viverna”? Il libro nasce dalla necessità e dal desiderio di strutturare, in un linguaggio adeguato ai bambini fatto di parole ed immagini, un racconto che raccogliesse le risposte alle domande che, in tanti anni di insegnamento, proprio questi piccoli ma attenti esploratori mi hanno posto relativamente alla città di Belluno, ai suoi monti, ai suoi monumenti, ai suoi simboli, in particolare allo stemma cittadino. Insomma i bambini e la loro curiosità come forma di ispirazione? La curiosità dei bimbi è insita in loro e spesso è scaturita dal “vedere”, dal guardarsi attorno, dall’esperienza empirica. è stato entusiasmante guardare fuori dalla finestra con loro e sentirsi chiedere:”Maestra, che montagna è quella? Perché è fatta così?” oppure girare per la città con il naso rivolto all’insù e sentire quelle vocine interessate che domandavano: “Maestra, chi è quel signore sopra la fontana? Perché sullo stemma ci sono i draghi?” o leggere in classe delle nostre tradizioni e venire interrotte perchè vogliono sapere chi è il Mazarol, dove vive e cosa fa. Come si può immaginare, risposto ad una domanda è subito pronta la successiva. Di cosa narra il libro? I protagonisti sono personaggi realmente vissuti oppure elementi del patrimonio culturale e folkloristico delle Dolomiti: i santi protettori della città, Ezzelino da Romano, il Mazarol. Le loro vicende si intrecceranno durante la ricerca di chi possa scacciare le serpi dalla città: tra un’antica profezia, un anello con una frase magica e draghi liberati da antichi sortilegi, abbiamo voluto accompagnare i nostri giovani lettori alla scoperta di luoghi e personaggi della storia di Belluno. Il viaggio si conclude con la narrazione, anch’essa in chiave fantastica, di come nacque lo stemma della città. Mi hai parlato di bambini e scuola: avete una precisa progettualità in merito, vuoi parlarcene? Ad inizio anno scolastico 2014-2015, abbiamo proposto un progetto ai docenti dei tre Istituti Comprensivi cittadini, in cui diamo la nostra disponibilità ad intervenire nelle classi per raccontare ai bambini come è nata questa avventura. Ora, nelle classi che ci invitano, faremo una presentazione ricca di foto della nostra città e di informazioni sul testo e sulle illustrazioni ma, soprattutto, porteremo con noi una misteriosa valigia piena di libri antichi e moderni, disegni e bozzetti. È un piacere osservare quanto siano entusiasti i bambini nello scoprire com’è stato costruito il libro e sentire i loro commenti, tra i quali il più promettente per noi è:”Anch’io voglio scrivere un libro da grande”. Inoltre quest’anno il libro è stato inserito nel Progetto “Lettura Pensata”, promosso dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Belluno, nella sezione rivolta agli alunni della Scuola Primaria, che da anni si pone l’obiettivo di contribuire alla diffusione della lettura fra i bambini ed i ragazzi, attraverso percorsi di stimolo suscitati da libri appositamente selezionati. Alessia, perchè la scelta di un libro così riccamente illustrato? I bambini sono curiosi, visivi, creativi e, proprio per questo, volevamo parlare loro con il linguaggio della fantasia e dell’immaginazione: avevamo il desiderio di provare a muoverci in una dimensione visiva e fantastica. Quando ho letto per la prima volta il testo, non ancora nella versione definitiva, ho immediatamente visualizzato e creato nella mia mente alcune immagini. Solo dopo, rileggendo il racconto, ho realizzato e focalizzato quanti elementi vi fossero contenuti, quanto fosse ricco di suggestioni e quanto questa storia ci appartenesse. Nelle successive fasi di studio e progetto, sostenuta dalla mia immaginazione e da tanta curiosità, un pò come i piccoli alunni di Paola, ho iniziato a riguardare la nostra città, i nostri luoghi e i nostri simboli, a riosservare i dettagli e così le suggestioni del racconto si sono tradotte in sequenze e disegni. Nella “Profezia dei Draghi Viverna” le illustrazioni sono numerose e volutamente descrittive del testo. Questo nasce dalla precisa volontà di poter raccontare la nostra storia a tutti, soprattutto ai bambini più piccoli. Abbiamo desiderato fortemente che anche coloro che non sono in grado di leggere la lingua italiana (bambini ed adulti) potessero sfogliare il nostro libro e comprendere lo sviluppo del racconto attraverso il linguaggio naturale dell’uomo: l’immagine. Quando avete presentato il libro? Il libro è stato presentato domenica 5 ottobre, in occasione di “Domenica di Carta: la voce della storia e dei libri”, evento promosso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. L’Archivio di Stato di Belluno ha aperto le sue porte per accogliere nell’antica chiesa di Santa Maria dei Battuti tutti i bambini curiosi di scoprire le fantastiche avventure dei personaggi, potendo poi riviverle attraverso dei laboratori di creatività promossi dall’Associazione “Il Margine”. Per finire dove possiamo trovare il vostro libro? Se desiderate la copia del libro personalizzata e con la nostra dedica, potete contattarci: saremo felici di rendere il nostro libro un regalo speciale. Inoltre il libro è in vendita nelle migliori librerie di Belluno e di Feltre oppure nel sito on-line della DBS Edizioni: www.dbszanetti.it. Come vi possiamo contattare? Siamo presenti su facebook sia con il profilo personale Viverne Paola E Alessia sia come pagina La Profezia dei Draghi Viverna dove potrete trovare ulteriori interessanti informazioni su di noi e sul libro. Inoltre potete scriverci una mail al seguente indirizzo: [email protected]. automazioni & sicurezza FELTRE (BL) - Via Carlo Rizzarda, 4 Tel. 0439 89313 - Fax 0439 847049 [email protected] Buone Feste La Casa delle Mamme F orse molti dei lettori di BM hanno sentito parlare del Flash Mob allattamento andato in onda a Belluno, Feltre, Agordo e Vittorio Veneto ma anche in altre centinaia di Piazze italiane il 4 ottobre 2014. La Casa delle Mamme ne è stata ideatrice e grazie al MAMI (Movimento Allattamento Materno Italiano) l’evento è stato esteso in tutto lo stivale. In contemporanea centinaia di mamme si sono ritrovate per compiere “il gesto” antico quanto l’essere umano: hanno allattato i proprio bambini. L’iniziativa ha avuto un gran successo a livello mediatico permettendo di portare l’attenzione su questo tema che, paradossalmente oggi, ha bisogno di essere promosso, protetto e sostenuto. Un tema che fa vibrare corde profonde genera, ovviamente, reazioni diverse e molti sono stati i commenti dei media e delle persone. Proprio questo era uno dei risultati desiderati: l’opportunità di parlare e sviscerare preconcetti e punti di vista. Da chi si stupiva del bisogno di proteggere e promuovere l’allattamento, data la naturalità del fato, a chi si interrogava sull’opportunità di farlo “all’aria aperta”, a chi metteva in campo i sensi di colpa delle mamme che non avessero potuto allattare. La Casa delle Mamme desidera fare, al di là di quanto riportato dai vari giornali e dai singoli intervistati, alcune considerazioni e porre degli spunti di riflessione riguardo il significato di questa iniziativa e sui temi che ha sollevato. Temi che dimostrano ampiamente come, se si vuole che l’allattamento torni ad essere la norma culturale, una buona parte del lavoro vada fatta sulla società. Ne sono esempio i tassi di allattamento nei paesi nordici dove, da quando sono state attuate una serie di azioni pratiche, politiche e culturali (anche con una massiccia campagna pubblicitaria nei media nazionali), l’allattamento è scelto e praticato da tutte le famiglie (i tassi delle donne che non riescono ad avere una produzione sufficiente si attesta nello 2/5 % a differenza dell’Italia e del resto d’Europa dove il “non avere latte sufficiente” è piuttosto frequente). Iniziamo con il dire cosa non era questo Flash Mob: - Non era una forma di esibizionismo ne di auto- referenzialismo. Le mamme del FM non si ritengono certamente migliori di quelle che non allattano. In nessun luogo questo è stato detto o fatto intendere. Molte delle mamme del FM non hanno allattato il primo figlio ma proprio grazie ai gruppi d’aiuto tra mamme (attivi anche alla Casa delle Mamme) vi sono riuscite con i successivi . Erano quindi in piazza a manifestare a favore del sostegno all’allattamento, all’importanza di una cultura amica dell’allattamento ed in segno di solidarietà con le donne che non hanno potuto allattare a causa di consigli errati o pressioni sociali fuorvianti. -Non era una forma di provocazione. Il FM è una pratica moderna di manifestazione, usata compiendo un gesto rappresentativo, nel nostro caso l’allattamento. Isabella ha detto” Se avessi voluto provocare, il FM sarebbe lo avrei fatto in topless!!” -Non si sono viste donne con il seno al vento. Chi allatta lo fa solitamente con disinvoltura e discrezione e quando il bambino poppa si vedono si e no due cm. di pelle perché la maggior parte del seno è coperta dalla testolina del bimbo e dalla maglietta della mamma. Come ha scritto simpaticamente Sara, una mamma partecipante al FM, “Si vedeva più seno nelle mie scollature del sabato sera!” - Non era una protesta contro i servizi sanitari. Le associazioni aderenti al FM sono consapevoli del grande sforzo in atto negli Ospedali in cammino BFH (Ospedali amici del bambino), della dedizione degli operatori sanitari impegnati nelle prime fasi di avvio dell’allattamento. Sono però consapevoli anche del fatto che tale sforzo è vano se una volta rientrata nella società la madre è subissata da info scorrette e pratiche non amiche di mamme e bambini. Auspichiamo che sempre più Ospedali intraprendano il percorso BFH e che molte Amministrazioni comunali si adoperino per divenire BFC (Comunità amiche del bambino), in un’ottica di protezione dell’allattamento. - Non era un modo per alimentare i sensi di colpa di chi non ha allattato. Ogni donna decide se sentirsi in colpa o meno, non sono le azioni degli altri che determinano il senso di colpa, ma come una persona vuole vivere una data si- Infanzia di Emanuela Saronide tuazione. Ci sono molte donne che sono passate dal senso di colpa per non essere riuscite ad allattare alla rabbia per la consapevolezza di non esser state aiutate e sostenute adeguatamente. Ecco, il FM intendeva favorire una cultura più a sostegno dell’allattamento in cui le interferenze all’allattamento siano azzerate. Sappiano che in altro contesto culturale le donne riescono ad allattare, basti guardare i tassi di allattamento di Norvegia e Svezia contro quelli italiani. Non è quindi “colpa” della donna ma della cultura circostante. Testimonianza ne sono le decine di mamme che hanno partecipato all’iniziativa perché consapevoli che con più aiuto le cose sarebbero andate diversamente. In generale sul senso di colpa diciamo che la “colpa” non è delle persone o delle scelte che compiono ma, di quei fattori che facilitano l’uno o l’altro comportamento, ed è responsabilità di noi tutti modificare questi fattori per rendere più facili i comportamenti “giusti”. Cos’era quindi questo Flash Mob? Era un modo per festeggiare la SAM, Settimana Mondiale per l’allattamento, che quest’anno invitava a: -Illustrare i progressi fatti fino ad oggi e le lacune strategiche per l’allattamento e l’alimentazione infantile. -Richiamare l’attenzione sull’importanza di rafforzare le azioni per proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento come un intervento chiave negli OSM e nell’era post 2015. -Stuzzicare l’interesse dei giovani e delle giovani affinché possano comprendere la rilevanza dell’allattamento nel mondo che cambia di oggi. Abbiamo identificato come lacuna e interferenza social all’allattamento il fatto che questo gesto, antico come la donna, con il passare degli anni stia diventando sempre più raro da vedere. E come potremo tornare ad una cultura dell’allattamento se è più frequente vedere un bambino con ciuccio e biberon che non allattato al seno? Come faranno le nostre figlie cresciute con bambole al biberon, che difficilmente han visto un bimbo allattato, a ritenere naturale l’allattamento? Chi allatta, magari un bimbo di più di 3 mesi, sa bene quanti suggerimenti, quanti consigli, quante considerazioni non richieste, e la maggior parte delle volte assolutamente assurde, ci si sente dire. Ecco tutte queste considerazioni “Ma allatti ancora?” “Ma è solo un vizietto” “Ti usa come un ciuccio” “E’ furbo” “Ma il tuo latte sarà nutriente?” “Io ho smesso perché il mio era acqua” ecc. sono la prova che c’è ancora molto, moltissimo, da fare perché le donne allattino a lungo e serenamente. In una cultura dove il seno è usato per vendere ogni cosa il suo “uso” in contesto non pubblicitario e sessuale fa discutere. Diversi sono stati i forum dove si è detto che è un gesto da fare in privato od addirittura un’oscenità. Chi reputava l’allattamento un gesto intimo tra madre e figlio ha ragione, ma ha colto un solo aspetto della questione. La donna di ieri e di oggi non è una madre che ha solo la cura del bebè cui pensare. Il lavoro (tipiche le foto delle donne sud americane che allattano tra la loro mercanzia al mercato), la spesa da fare, altri bimbi da portare all’asilo, riunioni, dentisti, parenti...e dall’altra parte c’è un allattamento che, per non rischiare di entrare a far parte della schiera di mamme che “non aveva abbastanza latte”, è preferibile gestire “a richiesta”. E la richiesta del bebè non è prevedibile. Il seno si usa anche per soddisfare la sete, il bisogno di rilassarsi per dormire, la paura, ecc. e quindi le poppate sono frequenti. Ricordiamo anche, a chi vorrebbe che le donne allattassero solo in casa, che la migliore prevenzione della depressione post parto è data dai contati sociali, quindi perché recludere le donne in casa per compiere un gesto sano, naturale e dolce? A chi invita le donne ad andare ad allattare in un bagno pubblico Rosa risponde” Andare a mangiarci voi un panino in un wc pubblico prima di invitare i nostri bambini a farlo!” C’è sempre la macchina ribatte qualcuno… .”Io uso il tram ed allatto in tram, appunto….” Sottolinea Francesca. Se fuori piove la Casa delle Mamme ha istituito una serie di negozi che offrono, senza obbligo di acquisto, una sedia per allattare… Per quanto riguarda l’aspetto “sessuale” dell’allattamento, non si vede un granché quando una donna allatta... chi desidera vedere un pò di seno è meglio accenda la tv o dia un occhio ai cartelloni pubblicitari...troverà più soddisfazione! Fa comunque riflettere il fatto che 50 anni fa la OMSA “che gambe”, famosa ditta di calze e collant, per pubblicizzare i propri prodotti mostrasse due cm. di pelle nuda della caviglia...le donne a quei tempi allattavano tranquillamente ovunque ..ai mercati di paese, nei campi dove si faceva il fieno, al filò la sera...Oggi la OMSA “che gambe” per vendere collant mostra una donna nuda...ma le donne non possono allattare all’aperto perché è scandaloso! Siamo felici che questo FM abbia contribuito ad accendere il dibattito sui social network e per le strade...solo parlandone, confrontandoci con i diversi punti di vista degli altri possiamo crescere e contribuire a costruire una cultura di accettazione delle scelte degli altri, qualunque esse siano. 45 Trasporti di Enrico Valmassoi Stazione di Belluno S tazione di Belluno. Un nerboruto Locomotore a gasolio si rivolge ad una vecchia Locomotiva- “caspita! …. nel 1975 correvi più veloce di me!” e la Locomotiva di rimando “certo! … ed io allora... pure fumavo!” Possiamo cavarcela con una battuta ma la realtà ferroviaria bellunese è proprio questa!. I collegamenti da e per Venezia o Padova hanno tempi di percorrenza anacronistici e poi ci si stupisce se i cittadini non utilizzano il treno. Dopo le “scellerate potature” degli anni ’60, la Calalzo di Cadore - Cortina d’Ampezzo Dobbiaco e la Bribano - Agordo che oggi sarebbero tanto utili da un punto di vista turistico, nulla di concreto si è fatto per sviluppare un progetto ferroviario che facesse della Provincia di Belluno un “corridoio ferroviario” di collegamento tra l’Adriatico e l’Europa (sbocco a nord) o, in alternativa, meta di un turismo ferroviario così come, altri paesi europei, quali la Svizzera, l’Inghilterra, la Francia e per ultima, la Slovenia, hanno con lungimiranza imprenditoriale realizzato. Le ferrovie del bellunese sono le ultime tratte venete di montagna e non vengono minimamente considerate come un’opportunità turistica. Quest’anno ricorre il centenario dell’arrivo del Treno a Calalzo di Cadore (1914 - 2014) ma i festeggiamenti sono stati organizzati in modo talmente dimesso da indurre perfino gli organi d’informazione ad evidenziarlo apertamente. Spiace, ma non si è voluto coinvolgere il “Mondo dell’Associazionismo e del Volontariato” che tanto si è speso, in questi anni, sul tema “Il Treno”. Professionalità ed energie per organizzare un “Grande Evento” che facesse giungere appassionati e turisti c’erano e potevano essere attivate senza nulla togliere alle iniziative “prettamente politiche”, sicuramente importanti, ma turisticamente ed economicamente ininfluenti. Bastava posticipare i festeggiamenti e si sarebbero potuti organizzare, in un fine settima- na, una serie di eventi quali: un Treno Storico (la tratta ferroviaria, come è noto, è rimasta chiusa per lavori per molti mesi del 2014); un annullo filatelico per promuovere l’evento (le Poste Italiane emettono un bollettino a carattere nazionale che preannuncia l’emissione degli annulli); mostre fotografiche; un mercatino di scambio; presentare i Libri che sono stati realizzati, nel corso dell’anno, in occasione del centenario quali il bellissimo “1914 – 2014 BELLUNO – CALALZO Una ferrovia tra le Dolomiti del Cadore” di Roberto Tabacchi – Tiziano Edizioni e “1914 – 2014 Belluno – Calalzo di Cadore Una Ferrovia nel cuore delle Dolomiti” copia anastatica di un raro libro pubblicato nel 1915 dal C.I.F.I. (Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani) - Momenti AICS Editore. Si sarebbe potuto proiettare, per far conoscere ed apprezzare le bellezze della linea ferroviaria Belluno – Calalzo e il territorio attraversato, il DVD “1914 – 2014 Cento anni di Ferrovia nel Cadore “ - Momenti AICS Editore, quest’ultimo, presentato il 12 aprile 2014 preso l’Ente Fiera di Longarone in occasione della decima edizione della manifestazione “Il Treno nelle Dolomiti” ormai diventata uno degli appuntamenti a tema ferroviario più importanti del Nord Italia. Peccato! è stata persa, ancora una volta, un importante occasione per promuovere la nostra Provincia. Un’evidente incapacità di “fare squadra” che ci rende tutti “perdenti”. RITUALE OLIMPO DELLA BELLEZZA iniziando con uno scrub al cioccolato per seguire con la pulizia corpo al gianduia abbinato al massaggio caldo al peperoncino e cioccolato nero o crema al cacao bianco che donano una pelle vellutata, profumata e afrodisiaca, per una serata da Dea. 75 minuti 90 euro RITUALE SANTA CLAUS un pensiero dedicato al viso di lui con uno scrub detergente all’acido lattico seguito da un fluido cremoso al ginseng e papaia per proseguire con una massaggio energizzante e liftante, conludendo con la maschera rinfrescante post-barba. 50 minuti 55 euro > Dal 15 al 20 dicembre SETTIMANA DEL VISO per una RIGENERAZIONE PROFONDA_ della cute a soli 25 euro invece di 45 euro! Affrettati a prenotare il tuo trattamento personalizzato! Centro Benessere e Bellezza Idee regalo personalizzate sia in servizi che prodotti a partire da 5 euro. ACQUISTA DA BEB I TUOI REGALI DI NATALE E PER TE CI SARÀ UNA SLITTA DI VANTAGGI! 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Necessità emersa con la crisi e cioè l’opportunità e la convenienza a riadattare e riciclare capi d’abbigliamento dismessi che, ‘rivisitati e corretti’, possono riacquistare una nuova vita. In pratica, un esperimento per trarre vantaggio anche dalla terribile recessione economica che ci sta attanagliando, un’azione mirata contro lo spreco. D’altro canto i corsi vogliono essere un’occasione per socializzare, per recuperare un mestiere che sta scomparendo, in particolare la crisi del ricambio generazionale si avverte soprattutto per i mestieri artistici tradizionali. In realtà i mestieri artigianali sono molto creativi e danno ottime soddisfazioni professionali. Un prodotto artigianale si distingue sempre per la qualità e l’unicità del pezzo, caratteristiche per le quali ci sarà sempre richiesta di manufatti di questo tipo. Il cucito a due facce quindi: utile ma anche creativo e ricreativo. Merito anche delle nuove macchine sempre più tecnologiche, ma al contempo più semplici nell’utilizzo e proposte in diverse fasce di prezzo, che danno l’opportunità di dare libero sfogo alla propria creatività e fantasia. Ne è l’esempio la richiesta sempre maggiore di macchine con la possibilità anche di ricamare e poter creare autonomamente diverse forme di arte legate al cucito: lavori ad intaglio, ricami che ricreano l’effetto pizzo, bijoux in filo come orecchini o braccialetti che hanno fatto innamorare donne e ragazzine, personalizzazione di capi e complementi di arredo con ricami degli personaggi dei cartoni animati e film per i più piccoli. In più regalare qualcosa di personalizzato, creato da sé, è sempre un presente più gradito, sicuramente più apprezzato e, sapendosi ingegnare, anche molto economico. Per chi vuole cimentarsi in questo ramo con una macchina semplice, con poche funzioni, potrà trovare ora in mercato anche nuove macchine robuste, con pochi punti e con la possibilità effettuare le regolazioni necessarie in autonomia, in modo che anche le profane di questo mondo possano immediatamente approcciarsi senza molte difficoltà. Meccaniche, elettroniche, con più o meno punti e atte al cucito di materiali leggeri o anche robuste, insomma per tutte le esigenze e per tutte le tasche. Considerare il cucito come cura per la crisi forse è azzardato, ma sicuramente un’arte che può dare differenti opportunità, dal trarne un piccolo guadagno cucendo anche per gli altri, all’utilizzo per un contributo al risparmio nell’economia domestica, all’utilizzo per chi pensa, in controtendenza, che le cose possono avere nuova vita e che il riciclo non è solo un modo per risparmiare, ma anche un principio per la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, e infine la visione del cucito semplicemente per divertirsi a creare quello che più ci piace per noi e i nostri cari. vendita promozionale lana di qualità mohair e pura lana a partire da al gomitolo €1 i Grand ine macch li o a picc prezzi © Belluno Magazine Via Feltre 28/30 - 32100 Belluno - Tel. 0437 943062 - Fax. 0437 943062 [email protected] - www.macchinepercuciredemin.com 47 IDROTERMICA PICCIN La mission dell’azienda è mirata alla soddisfazione del cliente, offrendo professionalità, economicità ed efficienza che dura nel tempo L’ azienda IDROTERMICA PICCIN, nasce a Piave di Cadore nel 1998, grazie alla esperienza maturata in molti anni nel settore dal titolare, Alessandro Piccin. Oggi l’Idrotermica Piccin è un azienda strutturata e specializzata, che si distingue fornendo sempre un servizio preciso e puntuale senza paragoni, sia in fase di progettazione che di realizzazione fornendo inoltre una assistenza post vendita, 24 ore su 24. Dispone di tecnici specializzati, che vengono continuamente formati con obbiettivi mirati di crescita professionale, questo consente di avere un patrimonio umano motivato e capace di soddisfare le aspettative della clientela più esigente. La struttura principale è situata a Pieve di Cadore, disposta su 3 livelli è composta da uno splendido Showroom, dagli uffici commerciali da un ampio e fornito magazzino La Piccin è dotata di officine mobili, opportunamente attrezzate e con vasto assortimento di ricambi a bordo, questo consente ai nostri tecnici di ridurre i tempi d’intervento ed evitare inutili viaggi al magazzino, con conseguente risparmio per il cliente. Installazione e Manutenzione impianti IDROTERMICA PICCIN, grazie ad una pluriennale esperienza nel settore idrotermo-sanitario e l’utilizzo dei prodotti e delle tecnologie più innovative e avanzate, fornisce un servizio completo e competente, curato in ogni dettaglio. Siamo specializzati nella ristrutturazione di edifici e di centrali termiche di piccole e grandi potenze, nella realizzazione di impianti a pannelli solari e geotermici, di climatizzazione e ricambio d’aria meccanizzata. IMPIANTI & ARREDOBAGNO SERVIZI Nel corso degli anni abbiamo effettuato interventi termoidrauliciper alberghi, piccole abitazioni, ville private, centri sportivi, aziende. Per qualsiasi esigenza non esitare a contattarci senza impegno, un consiglio e un preventivo non ti costano nulla! Le tecnologie più innovative al tuo servizio, con competenza, professionalità, cortesia al giusto prezzo. •gestione del calore con la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli impianti presenti; •interventi di riqualifica della centrale termica; •la sostituzione della caldaia o della canna fumaria; •la trasformazione dell’impianto da gasolio a gas; •la progettazione e l’espletamento di tutte le pratiche necessarie; •scongelamento acque, impianti ed acquedotti; •lavaggio impianti e disincrostazione da calcare; •pulizia e manutenzione annuale di caldaie. ONTI FATTI… ! C A … I BENE SE CI PENS …TI CONVIENE IN C IC P A IC L’IDROTERM IDROTERMICA PICCIN è a Pieve di Cadore via Nazionale 35 Info-line e servizio h 24: 335 8379805 [email protected] AMORE: Eventuali nuvole che offuscavano il vostro rapporto sembrano finalmente dissolversi, il dialogo riprende con nuova e positiva energia. LAVORO: Nuovi incontri ed intese favorevoli alla professione, anche i progetti sembrano prendere concretezza. SALUTE: La salute si difende anche con il giusto riposo, cercate quindi di non strafare. AMORE: Di fronte ad un vostro atteggiamento sbagliato serve rimediare, dare amore è la strada migliore per ottenere perdono. LAVORO: Le nuove mansioni vi vedono impreparati, serve più tempo per vedere i frutti del vostro impegno, date il massimo e i risultati arrivano. SALUTE: Cercate di dosare le vostre energie, a costo di rimandare impegni complessi. AMORE: Affrontare le difficoltà non è sempre facile, ma fuggire non risolve alcuna situazione, cercate l’incontro e non lo scontro. LAVORO: La metodologia può esservi di concreto aiuto in questo periodo, non siate presuntuosi ma ricontrollate il vostro operato. SALUTE: Potreste sentirvi più stanche del solito, completate con integratori la vostra dieta. AMORE: In certi casi è preferibile dire le cose così come stanno, senza ostinarsi in comportamenti poco razionali. LAVORO: Possibile una delusione per non riuscire a portare a buon fine un progetto, anche la mancanza di presupposti stabili contribuiscono all’insuccesso. SALUTE: Attività fisica si, ma con moderazione, in particolare se le articolazioni sono messe sotto stress. AMORE: Trovate il modo di avere più fiducia in voi per trasmetterla a chi vi sta a fianco, e scoprirete che l’ insicurezza era nascosta anche dall’altra parte. LAVORO: A volte i rapporti personali, in ambito professionale, non sono facili e sembrano prevalere sul lavoro ben svolto. Evitate di intestardirvi. SALUTE: Date più spazio allo svago, magari trascorrendo piacevoli serate con amici. AMORE: Il vostro comportamento potrebbe venir frainteso, chiarite con onestà le vostre opinioni. LAVORO: A volte bisogna sottostare a direttive apparentemente inutili da parte dei superiori, fateglielo notare con calma pur eseguendo quanto disposto. SALUTE: Irritabili davvero, basta poco per farvi scattare e dirvi di contare fino a 10 serve poco. AMORE: Confidarsi con una persona amica per cercare di chiarire difficoltà di coppia va bene, ma le vostre responsabilità dovete affrontarle. LAVORO: La collaborazione con un collega di cui fidarsi e il vostro intuito saranno di felice supporto per ottenere risultati apprezzabili. SALUTE: Cercate di passare del tempo all’aria aperta, magari in contatto con la natura, per un miglior equilibrio psicofisico. AMORE: I malintesi possono essere in agguato, capita. Evitate però di chiudervi in voi stessi. LAVORO: Prestate molta più attenzione a quello che fate, a volte la superficialità crea problemi. SALUTE: Un po’ di moto vi giova certamente, la palestra è un valido suggerimento. AMORE: Ogni promessa è un debito, anche in amore quindi, e se il vostro partner ve lo fa notare meglio rimediare. LAVORO: Le difficoltà non mancheranno, ma se agite con giusta ed equilibrata determinazione supererete ogni ostacolo. SALUTE: Attenzione a non strafare, cercate di recuperare energie. Con le difese abbassate sarete più vulnerabili. AMORE: Possibile intesa con una persona che conoscete da tempo e che solo ora vedete con occhi differenti. LAVORO: Non è sempre possibile fare tutto da soli, sappiate chiedere aiuto da chi è ben più preparato di voi. SALUTE: Attenzione alla gola, possibili fastidi in agguato, proteggetevi meglio. AMORE: Gli atteggiamenti di durezza non portano all’armonia di coppia, cercate di cambiare atteggiamento andando incontro alle esigenze del partner. LAVORO: Buon periodo professionale, la tranquillità interiore accresce fiducia e stima con i vostri colleghi. SALUTE: Siete dinamici e anche disponibili a fare attività fisica. AMORE: I periodi difficili o di confusione possono arrivare, ascoltare i suggerimenti di persone amiche può essere un valido aiuto, voi però dovete accettare le critiche. LAVORO: I nuovi progetti possono essere oggetto di preoccupazione, li affronterete con il tempo trovando i mezzi per affrontarli. SALUTE: Attenzione agli sforzi improvvisi, la schiena è quanto mai vulnerabile in questo periodo. > teatro Oroscopo Dicembre 2014 di Mago Yamil Vi auegufersate Buon PANIFICIO La nostra qualità sulla vostra tavola ! ?RdUZEVUZT`4>B kkR#?RXXZ`%FV] "&%)*&)"'( 51 51 dal 1951 diamo forma che sogni. alla casa
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