La rassegna di oggi

RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 18 dicembre 2014
(Gli articoli della presente rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito
internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
Dal 10 al 19 dicembre la rassegna viene pubblicata in edizione ridotta. La rassegna non esce dal 22 dicembre al 6 gennaio
Indice articoli
ECONOMIA (pag. 2)
Wärtsilä fa shopping in Germania (Piccolo)
REGIONE (pag. 3)
Arriva da Marchionne la speranza per Coopca (M. Veneto)
Ricorso sul Tpl, primo round alla Regione (Piccolo)
Sul bonus bebè la Regione apre (Gazzettino)
Alla Mangiarotti due commesse per i prossimi mesi (M. Veneto)
Più assunzioni, ma azzerate dai posti perduti (Gazzettino)
Latterie friulane per tre mesi in affitto al colosso Parmalat (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Bono: collaboriamo o qui si affonda (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Tiare, mobilitazione delle ditte non pagate (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Santarossa spa, c’è la domanda per il concordato preventivo (M. Veneto Pordenone)
Si procede alla firma di 60 licenziamenti relativi a tre aziende (M. Veneto Pordenone)
Trasferite lontano dopo la maternità. La Cgil:«Ora indaghi l’ispettorato» (Gazzettino Pordenone)
Nidec Sole, i buoni risultati frenano la “fuga” in Cina (M. Veneto Pordenone)
Rinnovo Rsu, «Fim e Uilm in crescita» (M. Veneto Pordenone)
Consoli ai dipendenti Coop: «Avanti così, momento decisivo» (Piccolo Trieste)
«Noi infermieri massacrati di stress» (Gazzettino Udine)
Il tempo stringe per Weissenfels Tech Chains, i sindacati ricevuti dal sindaco (Gazzettino Udine)
Voto ai dipendenti comunali: parte Mettiamoci la faccia (M. Veneto Udine)
ECONOMIA
Wärtsilä fa shopping in Germania (Piccolo)
di Massimo Greco TRIESTE A giudizio di Sergio Razeto si tratta di «un’integrazione straordinaria che
consente un’offerta produttiva completa». E potrà avere anche ripercussioni positive “indotte” per lo
stabilimento di Bagnoli, perchè, ampliando il campionario, agevola l’acquisizione di ordini. Razeto,
leader della “costola” italiana di Wärtsilä, commenta così con favore un’importante operazione portata
a termine dalla casamadre finlandese: l’acquisto di Marine Systems International (Msi) dal gruppo
statunitense L-3. Razeto sottolinea il fattore integrazione, in quanto Msi si occupa prevalentemente di
automazione, di navigazione e di strumentazione elettrica, andando in tal modo a irrobustire la
posizione di Wärtsilä in questo comparto. Propulsione, attrezzature per il posizionamento, prodotti
elettrici che generano automazione: con l’acquisizione di una delle tre aziende più importanti nel
mondo nel campo delle applicazioni marine, la corporation finlandese - come evidenzia il responsabile
dello “ship power” Jaakko Eskola - accresce la sua leadership. Tanto più che aumenta il numero di navi
a propulsione elettrica. Msi fattura circa 400 milioni di euro, con un margine operativo lordo attorno al
6,5% (decisamente più basso di quello Wärtsilä, che nei primi nove mesi 2014 si è attestato all’11,5%);
il quartier generale è ad Amburgo, il numero degli addetti supera le 1700 unità; Msi opera con 38 basi
situate in 14 paesi. Per portare questo consistente patrimonio industriale nel proprio perimetro
aziendale, Wärtsilä spenderà 285 milioni di euro. Il gruppo finlandese conta di chiudere l’acquisizione
entro il primo semestre 2015, dopo aver ottenuto disco verde dalle autorità di controllo. Il gruppo
nordamericano L-3 è quotato a Wall Street ed è sorto nel 1997: è attivo in ambito elettronico, dalle
comunicazioni all’intelligence, ed ha il governo statunitense tra i suoi clienti. Anche sul fronte triestino
ci sono segnali positivi. «Abbiamo ordini fino al giugno 2015 - rileva Razeto - e siamo ottimisti per la
seconda parte dell’anno. In particolare ci fa ben sperare la ripresa delle commesse nel comparto del
“power plant”, la generazione energetica terrestre». Da quanto è dato sapere, a Bagnoli nuovi ordini
sono arrivati in questa fase finale del 2014 dal Bangla Desh, dalla Turchia, dal Camerun. Ricordiamo
che il periodo gennaio-settembre, trainato dai buoni risultati estivi, ha fornito buoni riscontri ai conti
dell’intero gruppo Wärtsilä: le commesse sono salite a 3,5 miliardi, i ricavi sono migliorati a 3,2
miliardi, il margine operativo lordo è salito all’11,5%, il portafoglio ordini è lievitato a 4,6 miliardi. Le
previsioni, formulate dal leader della multinazionale Bjorn Rosengren, sono all’insegna di un cauto
ottimismo.
REGIONE
Arriva da Marchionne la speranza per Coopca (M. Veneto)
testo non disponibile
Ricorso sul Tpl, primo round alla Regione (Piccolo)
Aumento di capitale per 21,8 milioni di euro ma anche modifiche al patto parasociale per la permuta da
parte dei soci privati della azioni di Friulia in quote di Autovie Venete. L’assemblea dei soci di questa
mattina approverà il bilancio per l’esercizio 2013-2014 di Friulia, con una ricapitalizzazione che
impegna la Regione per 17 milioni di euro, già stanziati nella legge finanziaria approvata alla fine
dell’anno scorso, e i privati per 4,861 milioni di euro. Nei giorni passati, l’esecutivo regionale ha anche
approvato le modifiche ai patti parasociali di Friulia che renderà effettiva, entro la fine dell’anno, la
permuta delle azioni di Friulia in azioni di Autovie Venete da parte dei soci privati che hanno già
dichiarato di voler esercitare l’opzione (Banche di Credito Cooperativo del Friuli Venezia Giulia,
Generali Italia, Banca Popolare di Vicenza, Allianz, Banca Popolare di Cividale, Banca Popolare
Friuladria, Unicredit e Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia). (r.u.)di Marco Ballico
wTRIESTE Il Tar si esprimerà nel merito del bando per il Tpl su gomma e ferro. Proprio come voleva
la Regione, contraria alla richiesta di sospensiva della procedura d’appalto avanzata dal ricorrente Bus
Italia-Sitanord assieme ad Autoguidovie. «Vogliamo andare subito al giudizio», aveva detto
Mariagrazia Santoro in commissione e ieri, in udienza, è andata proprio come auspicato dalla giunta:
quel giudizio potrebbe arrivare già il 14 gennaio, giorno in cui è fissata la Camera di consiglio.
«Esprimo soddisfazione per la rapidità con cui il Tar ha fissato la data in cui verrà discussa l’istanza
cautelare», commenta l’assessore alle Infrastrutture. La Regione tira dritto, dunque. Con il conforto
degli uffici, è convinta di poter spiegare ai magistrati le proprie ragioni sui contenuti della gara europea
da 130 milioni all’anno per 10 anni (più 5 di opzione) bandita a ottobre dalla direzione centrale
Infrastrutture, con scadenza per la presentazione delle domande il 23 gennaio 2015. Contenuti su cui
invece ha manifestato dubbi Bus Italia, società delle Ferrovie dello Stato, che si è appunto rivolta al Tar
contestando in particolare le parti del bando riguardanti l’organizzazione dei posti di lavoro e gli
organici dei dipendenti. Ieri, come annunciato, la Regione, con i suoi avvocati Ettore Volpe, Beatrice
Croppo, Daniela Iuri e l’esterno Maurizio Consoli, ha però ribadito la sua contrarietà alla sospensiva.
«Abbiamo sempre sostenuto che il nodo dovesse essere sciolto il più presto possibile – sottolinea
Santoro –. La decisione del Tribunale va in questa direzione». L’intenzione dell’amministrazione è
appunto quella di non allungare l’iter. Tanto più per una procedura che era attesa da tempo dopo che il
Friuli Venezia Giulia era già stato alla fine degli anni Novanta un laboratorio in materia con una prima
legge quadro e le successive gare. Nei giorni scorsi era pure arrivato il sostegno dei sindacati dei
trasporti che si sono schierati a difesa del bando, frutto di un protocollo d’intesa con la giunta «che ha
creato le condizioni per governare con regole condivise un passaggio tanto importante», è stata la
sintesi espressa dalle segreterie regionali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisal. Il ricorso, hanno
aggiunto, «chiamerebbe in causa anche due aspetti fondamentali come la qualità soggettiva dei
concorrenti e la clausola sociale che prevede la tutela dei lavoratori in caso di cambio d'azienda. Sono
entrambi elementi distintivi fondamentali del Tpl regionale, che per qualità ed efficienza del servizio si
pone ai vertici del paese». I servizi a base d’asta prevedono la gestione di bus e tram per quasi 42
milioni di chilometri all’anno e di oltre 51mila miglia di trasporto marittimo all’anno. Nel “pacchetto”
sono compresi 630.000 km automobilistici extraurbani, 110.000 km in area montana, 70.000 km
sostitutivi del treno, 370.000 km in provincia di Trieste da riprogettare.
Sul bonus bebè la Regione apre (Gazzettino)
Elisabetta Batic TRIESTE - Spunta qualche barlume di speranza sul rifinanziamento del bonus bebè
acclamato da una fetta consistente di mamme e papà del Friuli Venezia Giulia. La Giunta, assieme al
capogruppo del Pd Cristiano Shaurli, starebbe valutando l'ipotesi (nulla di ufficiale nè di definito in
termini di risorse) di ripristinare i fondi per il 2014 (l'unico anno scoperto) ma limitatamente alle zone
particolarmente disagiate (ad esempio quelle montane) prive di asili nido o distanti chilometri da
questi. Non si porrebbe il problema per il triennio 2015-2017 visto che il governo Renzi prevede il
bonus bebè per i nuovi nati ma solo ai redditi più bassi e il Fvg dovrebbe allinearsi al provvedimento
nazionale.
Oggi l'aula, impegnata con la maratona finale per l'approvazione della legge finanziaria 2015,
affronterà l'articolo relativo ma il centrodestra chiederà una sospensione dei lavori per capire le
intenzioni della maggioranza. Il Consiglio regionale punta a potenziare le proprie capacità autonome
(stanziando 100mila euro) per verificare l'efficacia e i risultati degli interventi regionali avvalendosi,
qualora necessario, di soggetti esterni. L'emendamento è targato Sel, Cittadini e Pd, «soddisfiamo così
la richiesta della Corte dei Conti che ci chiede controlli più strigenti» sottolinea il fimatario Renzo
Liva. Passa, nonostante il no del Ministero competente, la modifica che autorizza le Comunità montane
a conferire l'incarico di direttore a un segretario comunale in servizio in uno dei Comuni appartenenti
alle Comunità stesse.
Se per l'assessore agli enti locali Paolo Panontin c'è il rischio di impugnazione, per Riccardo Riccardi
(Fi) «lo Stato deve stare a casa sua e non dettare regole in materia di competenza primaria della
Regione». Negati a Luca Ciriani (FdI) 15mila euro per l'Aiccre di Udine di cui è presidente «mi
dimetterò per non creare danno all'associazione ma lo spiegherete voi il motivo per cui dovrà
chiudere». Arriva a 100mila euro la posta per il banco alimentare ma il forzista Roberto Novelli attacca
«serve più attenzione se pensiamo ai 100mila per le aziende sanitarie per ristrutturazioni di opere in
aree verdi, contributo eccessivo».
All'Associazione Animaimpresa vanno 20mila euro per un progetto di riutilizzo a fini sociali di
prodotti invenduti, 80mila al Comune di Pasiano di Pordenone per l'attività di skating e 35mila per 10
anni al Comune di Gemona del Friuli per realizzare il palazzetto dello sport, 30mila alla Parrocchia
«Santi Liberale e Bartolomeo» di Villotta di Chions, 50mila al Comune di Pozzuolo del Friuli. Inattesa,
ieri sera, la presenza di carabinieri e polizia davanti all'ingresso del Palazzo per evitare, pare,
l'incursione di qualche «dissidente» che a chi usciva chiedeva quanto avesse «mangiato».
Alla Mangiarotti due commesse per i prossimi mesi (M. Veneto)
Le rappresentanze sindacali di Fim e Fiom hanno incontrato ieri i lavoratori della MangiarottiWestinghouse in una assemblea nello stabilimento di Pannellia a Sedegliano. E’ stato questo il primo
incontro della rinnovata rappresentanza unitaria della Mangiarotti con Giuseppe Mazzotta per la FiomCgil e Giorgio Spelat per la Fim–Cisl e spiegato ai lavoratori quanto comunicato dal presidente Richard
Gabbianelli. A Pannellia c’è un piano aziendale che prevede un investimento importante per quanto
riguarda la sicurezza. I sindacalisti, in particolare Mazzotta, hanno evidenziato come è stato deciso
insieme ai vertici aziendali di convocare una riunione mensile con Rsu e responsabili della sicurezza
per fare il punto della situazione. Soddisfatto Mazzotta per quanto riguarda le relazioni sindacali con il
nuovo assetto dell’azienda e per la conferma da parte di Westinghouse-Toshiba dell’importanza degli
investimenti in tutti e due i siti, quello di Monfalcone appunto e quello di Pannellia. I dipendenti sono
stati informati della possibilità di acquisizione di due commesse di rilievo e che quindi ci sarà maggiore
operatività dell’azienda. Maristella Cescutti
Più assunzioni, ma azzerate dai posti perduti (Gazzettino)
UDINE - Prima la buona notizia: nel quarto trimestre le assunzioni aumenteranno. In tutto 4.300 nuovi
contratti in più, di cui 1.200 atipici. Ma poi viene quella cattiva: il dato sarà più che azzerato dalle
cessazioni, oltre 6.000, che determineranno un saldo negativo di 2.000 occupati. Dai 499mila del terzo
trimestre, dunque, dovremmo scendere a quota 497mila, 8mila in meno rispetto al quarto trimestre
2013. Questo se la proiezione verrà confermata dai fatti, cosa che sapremo solo coi consuntivi dell'Istat.
Il rapporto. A fornire i dati è il rapporto Excelsior di Unioncamere, che prevede, come detto, un
incremento delle assunzioni, pari al 16% rispetto al 4° trimestre 2013, nell'ambito dell'industria e dei
servizi. Oltre 4.300 contratti che, come detto, non basteranno a invertire il trend ribassista del mercato
del lavoro. I nuovi assunti, che nel 24% dei casi saranno giovani al di sotto dei 30 anni, saranno
superati dai licenziati. L'esatto contrario di quanto avvenne lo scorso anno, quando, dati Istat alla mano,
il 4° trimestre fece segnare un balzo di 8mila occupati, da 498mila a 506mila.
Atipici in calo. Il bilancio negativo si spiega anche col trend calante dei contratti atipici, in flessione
per effetto della riforma Fornero. Se i contratti di lavoro subordinato sono in crescita del 29%, infatti,
quelli atipici registrano un calo dell'8% rispetto allo scorso anno. Nell'ambito dei contratti tipici, in ogni
caso, sono in netta prevalenza quelli a tempo determinato, pari al 77% del totale, contro il 23% di quelli
a tempo indeterminato (percentuale decisamente superiore ai consuntivi dell'Osservatorio regionale del
lavoro, che vedono la quota del tempo indeterminato al appena 10% delle assunzioni totali).
I settori. Il 76% delle nuove assunzioni è previsto nei servizi, in particolare commercio, turismo e
ristorazione, grazie anche alla spinta degli stagionali. Diminuisce invece il peso dell'industria
(costruzioni comprese), che pare destinata a raggiungere il 24% del totale. Nell'ambito del
manifatturiero, quasi metà dei nuovi contratti fanno capo al settore metalmeccanico, il più
rappresentativo. Tra le criticità, nonostante la crisi, una maggiore difficoltà a reperire le
specializzazioni richieste: la quota di assunzioni difficili, infatti, è del 13% del totale, contro una media
nazionale del 10%, e che cresce al 22% nel settore meccanico: il che significa che per un'assunzione su
5, nonostante la crisi, l'offerta di lavoro (e di professionalità) è carente. Riccardo De Toma
Latterie friulane per tre mesi in affitto al colosso Parmalat (M. Veneto)
CAMPOFORMIDO La parola d’ordine è speranza. Perché l’acquisizione di Parmalat ha restituito una
luce ai 169 lavoratori del Consorzio cooperativo Latterie friulane, riuniti in azienda per l’assemblea.
Una speranza che lo scandalo aflatossine stava mano a mano facendo affievolire, al ritmo incessante di
centinaia di migliaia di euro al mese. A sei mesi dallo scandaldo, infatti, quella crisi non è stata
superata. E il colpo d’immagine sta ancora facendo pagare il conto. L’addio all’intesa con Granarolo
pareva l’anticamera del fallimento. E invece il nuovo board in carica da giugno (Michela Del Piero,
Massimiliano Dri e Roberto De Simone) è riuscito a rimettere in piedi l’azienda e cederla a Parmalat.
Dal primo gennaio il colosso francese (l’emiliana Parmalat è controllata da Lactalis) entrerà negli uffici
di Campoformido: affitto del ramo d’azienda per tre mesi. Passo fondamentale per capire esattamente
le potenzialità dell’azienda. Poi, se tutto funzionerà a dovere, si procederà con l’acquisizione. Ecco a
grandi linee il piano che Cgil, Cisl e Uil, hanno spiegato ieri ai dipendenti. «Un’assemblea molto
partecipata – assicura Fabrizio Morocutti, segretario generale Flai-Cgil di Udine –. Le persone si sono
aggrappate alla speranza, perché questo è un progetto che dà prospettiva a un sito che rischiava di
chiudre. Ma c’è tanta stanchezza. Perché la crisi va avanti da due anni e il 2014 è stato un anno molto
difficile». E la «speranza» risuona anche nelle parole di Franco Ermacora, dipendente di Latterie.
«Parmalat ha le idee molto chiare, ci sono ambizioni, c’è un progetto – sottolinea –. Anche se d’altro
canto questa era l’unica soluzione rimasta. O questo o il fallimento. Ma è stato proposto il rilancio
dell’azienda. Dal primo gennaio per tre mesi scatta un contratto d’affitto per studiare lati positivi e
negativi su cui intervenire. Quindi le prospettive sono in crescita. Altrimenti eravamo tutti a casa». E
una speranza c’è anche per i dipendenti in cassa integrazione. Ottanta persone destinate alla mobilità
nei piani del Consorzio. Perché l’accordo firmato al ministero del Lavoro per l’avvio
dell’ammortizzatore sociale parla chiaro: un piano di riorganizzazione che prevedeva la cessazione di
ogni attività a Spilimbergo, la razionalizzazione del sistema logistico distributivo e amministrativo con
la chiusura dei depositi di Monfalcone e San Martino e la cessazione delle attività produttive dei reparti
yogurt, stracchino, paste filate e ricotta gentile. Ma Parmalat apre uno spiraglio su questo ultimo punto.
Nella comunicazione ai lavoratori, la società controllata all’83% dalla francese Lactalis, sottolinea di
«volere sviluppare e sostenere le attività di Latterie anche attraverso il recupero di competitività e
sostenibilità dei costi, in caso di acquisizione del ramo d’azienda. In tale contesto manterrebbe le
produzioni di latte pastorizzato e di formaggi pressati, in particolare del Montasio. E valuterebbe la
possibilità di mantenere attivi e sviluppare i reparti paste filate, ricotta industriale e yogurt. Mentre
dovrebbe intervenire per razionalizzare le strutture amministrative anche alla luce della
centralizzazione di alcune attività presso la sede centrale di Collecchio». Anche perché, proprio quei
reparti in difficoltà sono da poco stati rinforzati con nuovi macchinari. «Per un certo periodo la vecchia
dirigenza aveva portato avanti un progetto di ricotta industriale – ricorda Ermacora –. Purtroppo erano
dirigenti inesperti e senza obiettivi. Parmalat invece ha obiettivi chiari da raggiungere e idee. Speriamo
sia in grado di rimettere in moto la macchina». Michela Zanutto
CRONACHE LOCALI
Bono: collaboriamo o qui si affonda (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Giulio Garau Fincantieri ha un portafoglio ordini in grado di garantire al cantiere di Monfalcone
lavoro per almeno altri 5-6 anni, fino al 2020 e forse oltre con le navi da crociera. Ma le “prestazioni”
del cantiere, che è il più grande e quello tecnologicamente più avanzato e con meno problemi
strutturali, sono quelle «peggiori di tutto il gruppo» per assenteismo, infortuni, malattie e produttività.
È in gioco il futuro del lavoro a Monfalcone e in tutto il Nord Est, o la città accetta la situazione in un
quadro di “economia globale” in cui deve navigare la Fincantieri e “assieme all’azienda” magari in un
“tavolo permanente” di discussione a disposta a discutere di tutti i nodi e problemi sul tavolo e a
provare a risolverli in maniera “congiunta” e costruttiva, altrimenti il futuro della Fincantieri potrebbe
essere altrove. È stato schietto come sempre l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono
durante l’audizione in Consiglio Comunale, «Senza appalti la nave non la facciamo» ha ripetuto più
volte, «magari ci fossero saldatori italiani, non ce ne sono, i giovani non si sono mai nemmeno
presentati ai corsi che abbiamo proposto, li dobbiamo prendere all’estero e per fortuna che ci sono». E
ha spiegato anche che le condizioni economiche globali sono queste e che se si vuole restare a galla o
eccellere come Fincantieri si deve accettare la realtà, altrimenti si è fuori. Ma altrettanto schietti e tosti
sono stati anche gli interventi e in particolare le domande dei consiglieri, e ancora di più il sindaco
Silvia Altran che nel suo saluto introduttivo ha fatto presente più volte come la città «sia stata vicina a
Fincantieri stringendo i denti nei momenti di crisi» ed ora che ci sono le commesse e Fincantieri è
diventata una multinazionale «ci auguriamo che le cose cambino», che si affrontino i nodi sociali,
urbanistici, economici. Ma soprattutto quella della “convivenza forzata” con gli stranieri cresciuti al
19,4% e della legalità del lavoro. Il sindaco ha usato un termine molto forte: «chiediamo che si avveri
anche quel Welfare sociale di cui la stessa Fincantieri parla». Non c’è un argomento che non sia stato
sfiorato ieri sera, i nodi sono comparsi tutti sul tavolo. E accanto schiettezza e alla pacatezza del
confronto si è aggiunta la sensazione di fredda consapevolezza che l’economia mondiale non permette
per ora molte scappatoie. «Ci rendiamo conto di essere invasivi e pesare sul territorio su tutti i punti di
vista - ha detto Bono - e per questo alcune cose, alcune soluzioni le possiamo trovare. Ma dobbiamo
farlo assieme e non possiamo certo risolvere tutti i problemi del mondo». Più che un aut-aut una
richiesta accorata quella dell’ad di Fincantieri: «Bisogna cambiare atteggiamento verso l’industria e
verso Fincantieri, c’è una cultura in Italia anti industriale che sta distruggendo e impoverendo il Paese,
stiamo andando alla rovina, si sta deindustrializzando per legge». Fincantieri, ha insistito il numero uno
dell’azienda «Non può continuare ad essere accusata di portare virus e illegalità, noi portiamo lavoro,
crescita economica e innovazione nel Paese». Problemi quelli della legalità che la stessa Fincantieri, ha
ricordato Bono, ha cercato di affrontare da subito «siamo anche andati dal Prefetto, era il 2009, per
chiedere un protocollo di legalità». Ma alla fine l’azienda è stata lasciata sola anche nella richiesta, a
tutte le ditte, del certificato antimafia: «Non è il nostro compito, non siamo carabinieri, siamo
costruttori di navi». Un panorama a 360 gradi, fatto ora dal vertice di un gruppo che non è più solo
monfalconese e nemmeno più solo italiano, che potrebbe, se costretto perchè soffocato da battaglie
legali e burocrazia, in paesi vicini dove l’atteggiamento verso le industrie è migliore se non addirittura
attrattivo. Anche perchè, ha detto Bono «È ormai un dato di fatto che noi le navi da crociera anche a
Monfalcone le facciamo in pari se non in perdita. Non ci guadagnamo più, lo facciamo soltanto perchè
ci dà immagine nel mondo, perchè nessuno come noi riesce a fare prodotti tanto belli e complessi». Ma
se il cantiere non cambia registro «passando finalmente dai 9 milioni di ore di lavoro agli 11-12 milioni
come era prima della crisi» e se l’atteggiamento della città non diventa più positivo il sogno potrebbe
presto finire e anche il futuro della città.
Tiare, mobilitazione delle ditte non pagate (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Francesco Fain VILLESSE Qualche ditta, a quanto pare, è stata saldata. Ma ci sono molte altre
aziende che attendono ancora di essere pagate per i lavori di costruzione del parco commerciale “Tiare
shopping” di Villesse. Fra queste Edilfognature che sta organizzando una manifestazione pacifica per
sabato. Rispetto alle altre che già si sono svolte nel passato, avrà un’importante peculiarità: sono stati
invitati anche i sindaci che arriveranno dall’Isontino ma anche dalla provincia di Udine e dal Veneto. A
tirare le fila dell’iniziativa il consulente di Edilfognature, Beppino Zoppolato. «La manifestazione si
svolgerà alle 11: abbiamo chiesto ed ottenuto la partecipazione di diversi primi cittadini che sfileranno
con la fascia tricolore. Tutto avverrà in modo assolutamente pacifico. Entreremo nel centro
commerciale e sfileremo, in assoluto silenzio, davanti ai negozi. Perché questo modus operandi? Non
vogliamo disturbare i commercianti che soffrono come noi ma il segnale che daremo sarà forte: ci
devono pagare!» Zoppolato fa sapere che Edilfognature ha ottenuto 500mila euro «ma vantiamo un
credito di altri 800mila euro. E ci sono altre aziende in questa situazione, tant’è che sabato
parteciperanno alla manifestazione almeno altre quattro o cinque. Porteremo nel piazzale anche i nostri
mezzi con degli striscioni per sensibilizzare le persone che frequentano il centro commerciale su questa
vicenda che sta mettendo in gravi difficoltà tante realtà economiche». Torna, dunque, ad affacciarsi la
questione che riemerge periodicamente quasi fosse un fiume carsico: quello delle ditte non pagate per i
lavori di realizzazione del parco commerciale di Villesse. Non più tardi dell’8 novembre scorso,
tornarono a tuonare le aziende. A prendere posizione fu, in quella occasione, la Ediltecnica di Gruaro.
«La proprietà Villesse shopping center srl (controllata al 100% da Inter Ikea) ci ha pagato con delega
passiva fino all'apertura del centro commerciale. Era il 5 dicembre 2013 e abbiamo ricevuto solo il 40%
dell’importo totale dei lavori, mentre ormai sono 12 mesi che il centro Tiare è aperto e funzionante»,
attaccò la ditta più di un mese fa. «E periodicamente giungono ai nostri uffici altre sollecitazioni di
questo tipo», fece sapere l’assessore provinciale Ilaria Cecot. Che aggiunse: «Ho già sensibilizzato il
presidente Enrico Gherghetta affinché riconvochi il tavolo con tutti i soggetti interessati in tempi brevi.
Mi risulta che, passati parecchi mesi, non tutte le posizioni sono state regolarizzate. Si tratta di realtà
che hanno lavorato e, quindi, devono essere pagate per quanto fatto», scandì l’assessore provinciale. Ad
oggi, non si è riusciti ancora a fare chiarezza su chi non ha pagato ovvero chi è il responsabile di questa
ingarbugliata e poco edificante vicenda: nemmeno le ditte e gli operai che abbiamo interpellato nei
mesi scorsi hanno saputo dirci con chiarezza a che livello si sono fermati i pagamenti. Per qualcuno la
colpa è ascrivibile a Inter Ikea centre group, per altri ad Arco Immobiliare, per altri ancora la
responsabilità è di Tradelek passando per Alfa Contract srl. Ma i diretti interessati smentiscono ogni
addebito. E allora si parla di subfornitori e di sub-sub fornitori che non avrebbero onorato gli impegni
con altre ditte e altri lavoratori. Insomma, un sistema di scatole cinesi di cui è difficile venire a capo.
Santarossa spa, c’è la domanda per il concordato preventivo (M. Veneto Pordenone)
La domanda di concordato preventivo con cessione di beni della Santarossa spa di Prata è stata
depositata ieri mattina ed è ora al vaglio del tribunale di Pordenone. Il progetto, da quanto si è appreso,
prevede una percentuale del 25 per cento a favore dei creditori chirografari, tra cui la Santarossa
Contract, che fa parte dello storico mobilificio Santarossa e conta due stabilimenti, a Caneva e
Vallenoncello. Quest’ultima realtà vanta, infatti, un credito di alcuni milioni di euro nei confronti della
Santarossa spa. Intanto, ieri, si è tenuta l’adunanza dei creditori della Contract (la domanda di
concordato con cessione di beni era stata depositata e in seguito ammessa): come era prevedibile, a
detta del commissario Alessandra Fabris, non c’è stata affluenza. Si è presentata, infatti, solamente
l’Agenzia delle entrate. Il giudice, comunque, ha fissato una precisa scadenza: i creditori avranno
tempo 20 giorni per esprimere il proprio parere rispetto al concordato. Dopo il 7 gennaio, si saprà se il
piano avrà ottenuto il via libera e quindi si potrà procedere con l’omologa. Intanto, il mese scorso, sono
stati perfezionati i contratti di affitto dei rami d’azienda della Santarossa spa alla Santarossa
Components srl. Dal 3 novembre la spa ha affittato accessori e mobile classico, dal 6 novembre anche
il ramo mobile moderno. La prima operazione ha permesso l’assunzione di 127 dipendenti a tempo
indeterminato, la seconda di 44 operai. L’affitto dei rami accessori e mobile classico è stato stipulato a
fronte dell’impegno irrevocabile di acquisto dei due rami. Nessun impegno, invece, per il mobile
moderno, tanto che i 44 dipendenti sono stati assunti per completare le commesse sino a dicembre. Su
388 dipendenti iniziali (246 alla spa, 92 alla srl), come ha messo in luce la proprietà, ne sono stati
riassunti, in forza degli affitti, 219, pari al 64 per cento, altri 44 lavorano a termine, facendo salire la
percentuale al 78. Al deposito delle domande di concordato preventivo, lo scorso 12 agosto, il Gruppo
Santarossa esercitava in tre rami separati: navale, accessori e mobile, suddiviso a sua volta in classico e
moderno. Santarossa Contract ha affittato e messo in vendita, con autorizzazione del tribunale, il ramo
navale alla Marine Interiors, controllata di Fincantieri. L’accordo tra le due realtà aveva ottenuto il via
libera da parte dell’assemblea dei lavoratori lo scorso 8 agosto: dal punto di vista occupazionale, non
c’erano risvolti negativi, in quanto era contemplato l’impiego di tutti i 93 lavoratori (80 a tempo
indeterminato, gli altri a termine). L’intesa sindacale sulla cessione della Santarossa spa, invece, aveva
ottenuto l’ok delle assemblee delle maestranze lo scorso 10 settembre. Alcuni passi restano ancora da
compiere, ma la vertenza appare ormai in fase di conclusione. Giulia Sacchi
Si procede alla firma di 60 licenziamenti relativi a tre aziende (M. Veneto Pordenone)
Sessanta lavoratori della provincia tra ieri e oggi dicono definitivamente addio alle realtà industriali in
cui trovavano impiego: 28 addetti della Ame, ex Sintesi, di Spilimbergo e 12 del Gruppo Sina hanno
firmato i licenziamenti, mentre i 20 dell’ex Transima italiana di Maniago li sottoscriveranno oggi. Un
epilogo, in termini lavorativi, annunciato. Un passaggio, quello della sottoscrizione delle conciliazioni
per la messa in mobilità, di fatto tecnico, ma quando si parla di licenziamenti, considerato il panorama
occupazionale attuale, c’è sempre un po’ di amarezza. E’ bene precisare, comunque, che per Ame e
Sina si tratta di uscite volontarie e incentivate. Per quanto riguarda le 28 maestranze della Ame, dopo
avere usufruito di un anno e mezzo di cassa integrazione per concordato, saranno poste in mobilità con
decorrenza da sabato o da gennaio. In quest’ultimo caso, se al di sotto dei 40 anni. Per quanto riguarda
Sina, 12 le uscite dall’azienda sottoscritte: per la maggior parte si tratta di lavoratori vicini alla
pensione (l’incentivo è di diverse migliaia di euro). Per i dipendenti del Gruppo, il secondo anno di
cassa integrazione scadrà a marzo. Va ricordato, comunque, l’importante investimento che Sina sta
effettuando sul progetto della Cittadella dell’auto, da tre milioni di euro. Uno stanziamento consistente,
con il quale questa storica realtà intende fare fronte alla crisi mondiale del settore, dando vita alla più
grande concessionaria della regione, nonché una delle prime in Italia. «Con la Cittadella dell’auto – ha
sottolineato il presidente e fondatore dell’azienda Duilio Sina – vogliamo sfidare la crisi mondiale del
settore, che l’azienda ha saputo comunque contenere». Nella Cittadella saranno concentrate le realtà del
Gruppo presenti a Pordenone. Continueranno, invece, a operare in autonomia quelle di Spilimbergo e
Sacile. Sina conta 160 dipendenti e altre due sedi nel Veneto orientale, ossia a Portogruaro e Venezia. Il
fatturato è di oltre 100 milioni di euro. I clienti sono circa 100 mila e oltre 6 mila le auto vendute nel
2013. Conciliazioni anche per i lavoratori dell’ex Transima, per cui è stato dichiarato il crac un anno fa.
La cassa per fallimento è ormai in fase di conclusione e anche per loro si è aperta la via della messa in
mobilità.(g.s.)
Trasferite lontano dopo la maternità. La Cgil:«Ora indaghi l’ispettorato» (Gazzettino Pordenone)
PORDENONE - Il caso delle due lavoratrici madri trasferite a centinaia di chilometri di distanza
durante il primo anno di vita del figlio e costrette, di fatto, a dimettersi, è tutt'altro che unico in
provincia e il compito di intervenire, davanti a una segnalazione, spetta in prima battuta all'Ispettorato
del lavoro. Lo sottolinea la Cgil, intervenendo sulla vicenda di S.F e F.M., dipendenti a tempo
indeterminato della Safety Target e fino a un anno fa impiegate nella sicurezza antincendio al centro
commerciale Emisfero di Fiume Veneto. Poi la perdita dell'appalto da parte della società, l'entrata in
maternità per entrambe e la lettera, datata 23 dicembre 2013, con la comunicazione del trasferimento a
Desenzano del Garda (Brescia), a circa 230 chilometri da Pordenone.
«I casi di questo tipo o quelli di dimissioni in bianco che le lavoratrici sono costrette a firmare - spiega
il segretario provinciale della Cgil Giuliana Pigozzo insieme a Romildo Scala (Filcams) - sono decine e
decine, soprattutto in un momento come questo. Chiediamo innanzitutto l'intervento dell'ispettorato, a
cui è affidata la vigilanza. Siamo in una situazione straordinaria: non ci può essere un atteggiamento
burocratico. Ci aspettiamo che gli organi pubblici competenti si attivino di conseguenza, in particolare
nell'ambito della tutela delle lavoratrici madri secondo la legge 1204/71, della quale fra l'altro fatti
come questi evidenziano i limiti così come di quelle recentemente approvate. La Provincia, la Regione,
gli assessorati al lavoro che cosa fanno per intervenire concretamente in situazioni di questo tipo? È
evidente che il sindacato può aiutare, ma il compito di intervenire è delle istituzioni preposte». Nel caso
specifico, poi, la vicenda è stata posta all'attenzione del sindacato meno di due mesi fa: «Intervenendo
prima, si sarebbe potuta attivare anche - spiega Scala - la procedura per l'assunzione delle lavoratrici da
parte della nuova società che ha ottenuto l'appalto all'Emisfero». «Lavoratori e lavoratrici che si trovino
in situazioni come queste - conclude Pigozzo -, considerato anche che la legge non riguarda solamente
le madri ma anche i padri, sono invitati a rivolgersi immediatamente alle istituzioni preposte. Noi come
sindacato siamo naturalmente disponibili a supportarli». Lara Zani
Nidec Sole, i buoni risultati frenano la “fuga” in Cina (M. Veneto Pordenone)
Esuberi congelati alla Nidec Sole Motors, in cui trovano impiego 450 addetti, e trasferimento di una
linea produttiva, quella del motore tradizionale, da Pordenone alla Cina posticipato al secondo trimestre
del prossimo anno. Il piano di delocalizzazione elaborato dalla multinazionale nipponica, che ha
rilevato Nidec, ha subito una battuta d’arresto: si sarebbe dovuto concretizzare entro l’anno, ma ieri i
vertici aziendali hanno comunicato ai sindacati la frenata. Una notizia positiva, tenuto conto che
l’operazione avrebbe avuto rilessi negativi sul fronte occupazionale: cento le eccedenze stimate nei
mesi scorsi. Alla base della decisione della dirigenza il buon andamento dei volumi: se il trend dovesse
mantenersi positivo, il trasferimento della linea produttiva in Cina potrebbe essere rinviato
ulteriormente o anche scongiurato. Queste, per il momento, sono comunque ipotesi. Il vero banco di
prova sarà il 2015: nei primi mesi del prossimo anno, saranno effettuate le valutazioni. Sindacati e
lavoratori preferiscono procedere coi piedi di piombo. Secondo quanto prospettato dall’azienda,
comunque, le eccedenze sarebbero gestite con il ricorso agli ammortizzatori. A maggio scadrà la cassa
integrazione straordinaria, mentre gli addetti che opteranno per l’uscita dall’azienda avranno la
possibilità di aderire alla mobilità volontaria incentivata. Quanti decideranno di licenziarsi otterranno
un bonus di 37 mila euro lordi. Nel tavolo di ieri, i vertici dell’impresa hanno anche comunicato che
prosegue il progetto di investimenti sullo stabilimento di Pordenone. Come già annunciato, la proprietà
intende infatti puntare sulla produzione di un motore per elettrodomestici più evoluto dal punto di vista
tecnologico, con l’obiettivo di conquistare nuove nicchie di mercato anche a livello europeo. La Nidec
produce motori per elettrodomestici che vengono in gran parte esportati: l’andamento dell’impresa
risente quindi del rallentamento del mercato soprattutto europeo. In Asia e in America, invece, la
situazione è diversa, in quanto si sta registrando un maggiore dinamismo della domanda. Da qui la
prospettiva di delocalizzare la produzione del motore tradizionale, che, sebbene abbia ancora mercato,
nei mesi scorsi aveva mostrato margini di guadagno ridotti. La situazione di difficoltà della Nidec era
stata annunciata già un anno e mezzo fa, quando l’azienda aveva prospettato una cinquantina di
esuberi, poi lievitati. Lo stabilimento della Comina aveva infatti chiuso il 2012 in perdita. Giulia Sacchi
Rinnovo Rsu, «Fim e Uilm in crescita» (M. Veneto Pordenone)
«Fiom è risultata la prima sigla nel rinnovo delle Rsu alla Savio macchine tessili di Pordenone, ma ha
perso consensi rispetto al passato. Fim e Uilm, invece, hanno guadagnato posizioni». E’ l’analisi dei
segretari provinciali Gianni Piccinin (Fim) e Roberto Zaami (Uilm), che all’indomani dalle elezioni
hanno voluto fare alcune precisazioni. «Fiom è cresciuta nel collegio degli impiegati perché le nostre
sigle non avevano candidati – hanno osservato Piccinin e Zaami –, ma in quello degli operai, rispetto a
tre anni fa, ha perso circa il 45 per cento dei consensi». A parlare sono i numeri: Fiom è passata da 96
voti ai 59 attuali, mentre Fim da 47 a 56 e Uilm da 11 a 35. «La crescita delle nostre sigle è stata
importante – hanno commentato i rappresentanti di Fim e Uilm –: questo testimonia la bontà del lavoro
svolto, che ci ha permesso di distinguerci. I lavoratori hanno quindi voluto rinnovarci la fiducia». Fiom
ha eletto cinque delegati: nel collegio degli operai troviamo Efrem Basaglia (20 preferenze), Paolo
Piasentin (20) e Franco Santarossa (7). In quello degli impiegati, Ivano Dall’Acqua (39) e Paolo
Pegoraro (39). Fim ne ha eletti tre: Marco Riondato (24), Marco Muccignat (10) e Trujillo Luis
Eduardo (9). Uilm due: Michele Petrino (13) e Stefano Ruzzoni (13). «Un altro aspetto positivo – ha
aggiunto Piccinin – è che fa parte di Fim il delegato più votato tra gli operai: si tratta di Marco
Riondato, che tra l’altro è anche un giovane». Al di là dei risultati, le sfide che attendono la nuova Rsu
sono comuni e legate in gran parte alle dinamiche dell’economia mondiale e della crisi. La Savio, nel
panorama industriale pordenonese, presenta una situazione produttiva rallentata, ma positiva.
L’azienda, negli ultimi mesi, è ricorsa alla cassa ordinaria, per coprire alcune giornate di chiusura.
(g.s.)
Consoli ai dipendenti Coop: «Avanti così, momento decisivo» (Piccolo Trieste)
di Piero Rauber L’ultimo sabato prima di Natale, l’anno scorso, una certa parte di loro l’aveva vissuto
non in negozio ma in piazza, a sventolare bandiere e a maledire un management con il quale i sindacati
che li rappresentavano erano arrivati praticamente al muro contro muro. Mai avrebbero potuto
immaginare che, di lì a un anno spaccato, il loro “datore di lavoro” avrebbe loro scritto una lettera
aperta di stima e ringraziamento per la dedizione non solo al lavoro, ma più in generale alla causa.
Perché mai avrebbero immaginato (e se qualcuno aveva avvertito il timore che potesse accadere
qualcosa di grave si era ovviamente augurato di sbagliarsi) che alla fine del 2014 la grande azienda di
cui fanno parte si sarebbe trovata in una situazione di difficoltà senza precedenti, sull’orlo del
fallimento. È di questi giorni infatti una lettera firmata dal commissario giudiziario, l’avvocato
Maurizio Consoli, in cui i dipendenti delle Coop operaie incassano pubblicamente belle parole. Però
non solo quelle. La tredicesima, ad esempio, rassicura Consoli, spacca il periodo. Così come non
spariscono - questo nella lettera non c’è, ma è stata comunicata a voce a gerenti e rappresentanze - i
tradizionali “buoni Natale” e i “buoni Befana” per famiglie e figli da spendere nel circuito di vendita.
Una dose di carburante iniettata nel serbatoio delle speranze in vista del 2015, i cui primi mesi già
saranno decisivi per il piano di salvataggio, da cui lo stesso Consoli ha dichiarato di recente di
confidare di poter ridurre ulteriormente il centinaio di esuberi, rispetto agli attuali 648 posti di lavoro,
stimato all’alba dell’intervento della magistratura. «Lo scorso primo dicembre - si legge nella circolare
dell’avvocato Consoli - il Tribunale di Trieste ha preso atto della domanda di concordato preventivo
presentata da Cooperative Operaie e ha concesso il termine richiesto per la predisposizione del piano
che conterrà la proposta ai creditori. Si tratta di un importante passo avanti nella complessa operazione
che avrà quale auspicato risultato il superamento della crisi economica nella quale versa la
Cooperativa. Desidero ringraziarvi - aggiunge il commissario - per l'impegno profuso in queste
settimane: sono consapevole delle difficoltà che tutti i dipendenti delle Cooperative Operaie hanno
dovuto affrontare gestendo l’ordinaria amministrazione in un contesto critico, confrontandosi con
clienti e fornitori, superando con impegno e dedizione le conseguenze immediate di questa crisi, in un
clima d’incertezza e preoccupazione. Il piano proposto al Tribunale prevederà necessariamente la
vendita di rami d’azienda delle Cooperative Operaie per consentire il pagamento dei debiti verso i
fornitori e la restituzione del prestito sociale. Uno degli obiettivi principali è quello di salvaguardare i
posti di lavoro e il nostro impegno in questa direzione è massimo. Vi confermo che gli stipendi e le
tredicesime saranno erogati come previsto da contratto». «Le prossime settimane - chiude Consoli saranno strategiche per la formulazione del piano, il cui contenuto economico è collegato anche
all’andamento del fatturato. Questo ci impone massima attenzione e impegno, affinché le vendite non
subiscano contrazioni, dopo i positivi riscontri d’inizio dicembre connessi anche a una decisa azione di
marketing e all’aumento della pressione pubblicitaria. Si tratta di investimenti necessari per sostenere
l’azienda in questa particolare situazione: il nostro lavoro continua. Auguro a voi e alle vostre famiglie
un buon Natale, nel convinto auspicio che il nuovo anno sarà positivamente risolutivo per la Vostra
azienda».
«Noi infermieri massacrati di stress» (Gazzettino Udine)
Lisa Zancaner UDINE - Turni massacranti, con una media mensile di 20-30 ore di straordinari nei
reparti ad alta intensità di cura, carenza di personale con 2 assenze al mese per malattia improvvisa e
turni sulle 12 ore che non si contano più. «In questo periodo a Udine ci si concentra sulle dinamiche
correlate alla messa in opera dei nuovi padiglioni dell'ospedale udinese - fa notare Stefano Giglio,
membro della segreteria nazionale del Nursind (Sindacato delle Professioni Infermieristiche) - Nel
frattempo, nonostante si dichiari che si stanno mantenendo in attivo circa 40 unità infermieristiche
rispetto ai limiti prefissati, si percepisce un preoccupante disagio e una profonda delusione nel
personale in servizio che è sempre più logoro, immotivato e soprattutto con un'età media in costante
aumento».
La riflessione degli infermieri è chiara: nei reparti ospedalieri la confusione organizzativa regna
sovrana e la cattiva gestione del personale fanno emergere il problema del rischio clinico, così lo stress
dei lavoratori si potrebbe tradurre in un danno al paziente. Va fatta una premessa. Ogni azienda è dotata
di una struttura che valuta e gestisce il rischio clinico, segnalando errori e problematiche che possono
innescare rischi per l'operatore o per il paziente-degente. A questo si aggiunge la presenza degli Rsl,
rappresentanti della sicurezza dei lavoratori, dipendenti che si prefiggono l'obiettivo di valutare ogni
aspetto di rischio per i lavoratori e segnalare all'azienda situazioni anomale sia dal punto di vista
ambientale che operativo. Detto questo, più volte all'azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria
della Misericordia è stato chiesto, durante la valutazione di rischi, di inserire fra le variabili anche
l'aspetto dello stress correlato alle attività lavorative, «cosa che l'azienda - dice Giglio - si guarda bene
dal fare».
Lo stress del personale, in questo caso degli infermieri, potrebbe incidere negativamente sull'attività
assistenziale, creando non solo fenomeni che nel tempo vanno a generare conflitti interpersonali fra i
dipendenti, ma anche un aumento del rischio di commettere errori e causare danni al paziente. «Se
questi parametri di valutazione venissero introdotti - prosegue - si potrebbe dimostrare meglio come la
scarsità di risorse e la presenza di una non corretta gestione delle risorse umane incidono sulla qualità e
sulla sicurezza dei lavoratori e sopratutto per i pazienti». Ogni giorno «riceviamo segnalazioni da
reparti in estrema sofferenza come il pronto soccorso, l'unità coronarica, la cardiochirurgia,
l'ematologia, le sale operatorie e le rianimazioni. Non vi è ambito ospedaliero che non sia in profonda
crisi nella copertura dei turni di servizio. Purtroppo quello che duole maggiormente - conclude Giglio è che tutto questo scatena un aumento dello stress che spesso rischia di essere mal interpretate
dall'utenza stessa, ultimo anello debole di una catena ormai logora e a rischio rottura».
Il tempo stringe per Weissenfels Tech Chains, i sindacati ricevuti dal sindaco (Gazzettino Udine)
MALBORGHETTO VALBRUNA - (PT) Al via ieri il "pellegrinaggio" dei referenti sindacali di Cgil e
Cisl, Gianpaolo Roccasalva e Fabiano Venuti, nei paesi ove risiedono i lavoratori di Weissenfels Tech
Chains. La situazione in cui versa l'azienda è stata illustrata in prima battuta al sindaco di Malborghetto
Valbruna, Boris Preschern; al primo cittadino è stata spiegata la storia dell'impresa, compresa la
situazione attuale con Pewag, realtà austriaca che con "Acciaierie Valcanale" ha preso in affitto fino a
dicembre 2015 le attività, e che sta operando a Fusine da dicembre 2013. «La situazione di incertezza hanno detto i sindacalisti - è derivata dal fatto che, a oggi, non è ancora chiaro il futuro dell'azienda: il
curatore fallimentare, Paola Cella, ha sospeso infatti la procedura di vendita, poiché sarebbe presente
un'ulteriore offerta d'acquisto, oltre a quella di Pewag: quella della giapponese Kito. Ma la sospensione
delle procedure ha già causato i primi effetti negativi: a pagarli i lavoratori, con l'avvio di una cassa
integrazione ordinaria. La Pewag, infatti, ha sospeso il trasferimento degli impianti dalla Repubblica
Ceca a Fusine e, contemporaneamente, si è registrata una diminuzione della richiesta di catena a
marchio Weissenfels». Le organizzazioni sindacali hanno sottolineato come un'eccessiva attesa
potrebbe da un lato far pensare alla Pewag di sviluppare gli investimenti da qualche altra parte, e
dall'altro indurre Kito - della quale non si conosce il piano industriale e quello occupazionale - a
rivolgere i propri interessi altrove. «È ovvio che a rimarrebbe con un pugno di mosche sarebbero
proprio i lavoratori». Il sindaco Preschern si è reso disponibile a fare tutti i passi istituzionali possibili
per accelerare le procedure.
Voto ai dipendenti comunali: parte Mettiamoci la faccia (M. Veneto Udine)
Da gennaio i cittadini daranno un “voto” al lavoro degli impiegati pubblici. I primi a finire sotto esame
saranno quelli dell’ufficio anagrafe, dove sono già stati installati otto tablet, su cui, in forma anonima,
sarà possibile lasciare un commento. Il progetto «Mettiamoci la faccia» è già stato lanciato in diverse
città d’Italia e mira a eliminare i moduli cartacei per la rilevazione della soddisfazione dei servizi. Tre
le “faccine”: una verde, una gialla e una rossa, a seconda che si sia più o meno soddisfatti del servizio
ricevuto. «Si tratta un sistema che conferma la volontà dell’amministrazione di continuare sulla strada
della partecipazione e della trasparenza – spiega l’assessore all’Innovazione, Gabriele Giacomini –,
nella convinzione che il cittadino sia una risorsa per conoscere dove e come migliorare eventuali
criticità. Quella che partirà a breve – conclude – è quindi una sperimentazione informatica che renderà
più agevole la raccolta dei dati, sostituendo i vecchi moduli posti nelle vicinanze degli sportelli
comunali». È dal 2009 che il Comune di Udine invita i cittadini ad esprimere le proprie valutazioni
sulla qualità dei servizi attraverso questionari cartacei, da compilare immediatamente dopo aver sito
internet. Ora, invece, si è deciso di semplificare ulteriormente le procedure utilizzando dei terminali
con tre simboli emozionali (gli “emoticon”, le faccine verdi, gialle e rosse) che corrispondono ai tre
giudizi, positivo, intermedio e negativo. In caso di valutazione negativa il sistema chiederà di indicarne
anche il motivo. Caratterizzata da un’estrema facilità e rapidità di utilizzo, la postazione raccoglierà
automaticamente, attraverso un sistema touchpad sempre attivo allo sportello, il feedback dei cittadini e
i dati verranno elaborati in tempo reale. A partire da gennaio 2015 le prime postazioni saranno attivate
nell’area anagrafe e demografica del Comune di Udine. Il progetto «Ascolto Attivo», lo ricordiamo, nel
solo 2013 ha raccolto oltre 6 mila segnalazioni di cittadini che hanno deciso di esprimere un giudizio
sui servizi ricevuti. «L’ascolto del cittadino è fondamentale per la pubblica amministrazione – continua
l’assessore Giacomini –, perché il cittadino è una risorsa strategica, in grado di fornire importanti
spunti di miglioramento dei servizi. In questi anni, le persone si sono sempre mostrate molto
collaborative, fornendo valutazioni positive nella grande maggioranza dei casi. Ecco perché sono certo
che la sperimentazione con questi nuovi supporti informatici non potrà fare altro che migliorare ancora
di più il servizio». Lo stesso servizio sarà, col tempo, previsto anche in altri uffici: per esempio in
quelli della polizia comunale o in biblioteca. La spesa è di un paio di migliaia di euro.