ANNO VI NUMERO 58 LUCERA APRILE 2014 La voce del PASTORE NON sI bussa, sI eNTra ✠ Domenico corNaccHia T empo fa, Papa Francesco ha esortato noi tutti, a riprendere confidenza con tre parole, ormai in disuso, partendo proprio dalla famiglia: permesso, scusa, grazie! Recentemente, invece, in una delle ultime tappe della Visita Pastorale, il componente di un gruppo ecclesiale, in pubblico ha detto: da noi, non si bussa, si entra! Davvero bello! Non si chiede permesso se ci si sente di casa! A pensarci bene, salvando la buona educazione, come, dove e quando si può, anzi si deve, osare fino a tanto, da entrare e basta? Certo: a casa nostra, dove sono le radici dei nostri affetti e delle persone più care; dove più che dire mio, si dice nostro! Oh, proviamo, nella Chiesa, nell’Oratorio e, in sacrestia, a prendere posto, liberamente, con gioia e semplicità, senza il timore di essere giudicati, di sentirci intrusi o in più! Ciò richiede però, retta intenzione, apertura mentale e, un amore senza pregiudizi. Ricordate la scritta: vietato agli estranei o, a i non soci!? Più che un invito, era un ordine che si trovava non solo all’ingresso dei cantieri, ma addirittura alla porta dei nostri Oratori e delle nostre Associazioni! Se, per fortuna, certi biglietti da visita non sono più esposti in pubblico, forse sono nascosti ed incollati, a caratteri cubitali, nella nostra mente e nei nostri cuori! Papa Bergoglio, in mille modi, ci sta incoraggiando ad uscire verso le periferie umane, proponendoci una Chiesa che si orienti verso le novità e le diversità etniche, culturali e, persino morali! Siamo chiamati a bonificare il mondo, partendo però dal nostro intimo, dal nostro cuore, dalle nostre abitudini! Questo passaggio dev’essere preludio della grande Pasqua di Gesù! Nostro Signore è venuto per noi, per associarci alla vera Pasqua, che ci tiri fuori dalle nostre auree nicchie, che sono vere e proprie tombe! Non siamo più titubanti, incerti o perplessi! Un vibrante invito a voi cari giovani, che vi preparate a vivere la Giornata della Gioventù, in Diocesi, nelle vostre comunità e gruppi: lasciatevi attirare da Cristo; abbiate il coraggio di essere felici! La felicità non è solo solletico dei sensi, bensì uno stato di vita serena, contagiosa che rispecchi la pulizia e la trasparenza interiore! Anche a voi auguro che possiate subito scrivere all’ingresso del vostro cuore: non si bussa, si entra! Auguri di Santa Pasqua! PAG 2 Trasmettere la fede ai figli la bellezza DI seguIre gesù Cristiani là dove si è chiamati “L’ Agenzia Fides pubblica l’elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso degli ultimi 12 mesi. Dalle informazioni raccolte, nell’anno 2012 sono stati uccisi 12 operatori pastorali, quasi tutti sacerdoti, si tratta infatti di 10 sacerdoti, 1 religiosa, 1 laica. Per il quarto anno consecutivo, con il numero più elevato di operatori pastorali uccisi, figura al primo posto l’America, bagnata dal sangue di 6 sacerdoti. Segue l’Africa, dove sono stati uccisi 3 sacerdoti e una religiosa. Quindi l’Asia, dove hanno trovato la morte un sacerdote ed una laica. Come avviene ormai da tempo, il computo di Fides non riguarda solo i missionari “ad gentes” in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte. La maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2012 ha trovato la morte in seguito a tentativi di rapina: alcuni hanno scoperto i ladri nella propria abitazione ed i loro corpi sono stati ritrovati anche con segni di ferocia e di tortura. Altri sono stati aggrediti in strada e derubati di quanto por- PAG 3 San Francesco vive tra noi tavano con sé o della loro automobile. Suor Liliane Mapalayi, è stata pugnalata a morte mentre era al suo posto di lavoro, in un liceo gestito dalla sua Congregazione, dove si occupava della cassa. Don David Donis Barrera è stato aggredito e accoltellato, dopo un lieve incidente stradale, in seguito ad un diverbio con gli occupanti dell’altra automobile. Don Anastasius Nsherenguzi invece è stato ucciso da alcuni giovani che stava cercando di dividere durante una lite. La laica Conchita Francisco è stata uccisa a colpi di arma da fuoco davanti alla cattedrale di Bongao, nella zona meridionale delle Filippine, dove è alta la tensione per la presenza di ribelli musulmani, pirati, terroristi e criminali. Come scrive il santo padre Benedetto XVI nel Motu Proprio “Porta fidei” con cui ha indetto l’Anno della fede che la Chiesa sta celebrando, “Per fede uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a venire. Per fede tanti cristiani hanno promosso un’azione a favore della giustizia per rendere concreta la parola del Signore, venuto ad annunciare la liberazione dall’oppressione e un anno di grazia per tutti. Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita, hanno confessato la PAG 4 la Pasqua su una porticina di tabernacolo bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati.” (PF, 13) Gli operatori pastorali uccisi in questo anno 2014 non hanno compiuto gesti eclatanti, non si sono proposti all’attenzione dei mass media per iniziative o prese di posizione spettacolari, ma semplicemente “hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani”. Hanno vissuto la loro fede nell’umiltà della vita quotidiana, in contesti di particolare povertà umana e spirituale, di degrado, di violenza, dove il rispetto della vita e la dignità della persona sono valori che non contano, cercando di portare in questi ambienti la loro testimonianza di amore, di quell’amore del Padre che Gesù Cristo è venuto a mostrare. Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti di cui forse non si avrà mai notizia, o addirittura di cui non si conoscerà il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Cristo, la “nube dei militi ignoti della grande causa di Dio” secondo l’espressione del beato papa Giovanni Paolo II. Franco Terlimbacco Convegno Diocesano Vocazionale 2014 TITOLO: Apriti alla verità, porterai la vita DATA: 8 e 9 maggio ORARIO: dalle 16:00 alle 18:00 LUOGO: Seminario vescovile RELATORI: • 8 maggio: p. Ermes Ronchi O.S.M. • 9 maggio: Gianna Emanuela Molla, figlia di santa Gianna Beretta Molla Iniziative estate Comunità Vocazionale • CAMPOVOC RAGAZZI (IV elementare - II media) 30 giugno - 6 luglio. Iscrizioni entro il 30 aprile; • CAMPOVOC GIOVANISSIMI (III media - IV superiore) - 25-31 luglio. Iscrizioni entro il 30 aprile; • CAMPOMISSIONE IN ALBANIA (dal V superiore) - 2-11 agosto. Iscrizioni entro il 31 maggio; • ESERCIZI SPIRITUALI (per gli adulti) - 8 - 12 luglio presso il Cenacolo Santa Chiara in San Giovanni Rotondo. Iscrizioni entro il 31 maggio. INSERTO speciale Visita pastorale orsara di Puglia Pastorale giovanile pagina 2 aprile 2014 anno VI n. 58 FORMAZIONEeCulTura COme TrasmeTTere la feDe aI NOsTrI fIglI? realizzare la vocazione di genitori nella trasmissione della fede N on perdo occasione per preoccuparmi quotidianamente, per il mio figlioletto di un anno, per tutti i possibili pericoli, veri o immaginari, ai quali è naturalmente esposto. Sono passato dalle insidie che si nascondevano in un rigurgito latteo, alle prime cadute nel muovere i suoi primi passi alla scoperta del mondo. Oggi però ho un nuovo e più ricco materiale ad alimentare le mie ansie, regole ed eccezioni, coccole e stimoli a migliorarsi. Sto sbagliando moltissimo o solo molto? C’è però una cosa di cui forse alcuni di noi dovrebbero preoccuparsi molto di più. La vera domanda è: come trasmettere la fede ai nostri figli? Perché prima ancora della ricerca della formula dell’educazione perfetta, che non ha un decalogo precostituito, i genitori devono chiedersi: che tipo di padre e madre vogliamo essere? Cosa desideriamo, anzi, come dice la formula battesimale, “cosa chiediamo a Dio per i nostri figli?” Che siano belli, ricchi, di successo, colti e intelligenti? Noi per i nostri figli chiediamo la vita eterna, e quindi che conoscano e amino Dio. Stabilito che la priorità è trasmettere la fede in Dio, ci si può cominciare a chiedere come fare. La coppia è il primo e il più importante dono di Dio all’umanità per arrivare a Lui e conoscerlo. Ogni coppia di sposi può fermarsi a gustare, dentro la propria relazione d’amore, il loro partecipare alla vita e all’amore di Dio. Il quotidiano porta a volte a dare tutto per scontato, la coppia fatica a tenere vivo lo stupore per la sovrabbondanza d’amore che ogni giorno potrebbe godere grazie alla presenza di Dio che è con noi e abita il nostro presente. L’amore sponsale porta a condividere alla pari la vita dell’altro, mettendosi accanto. La vita interiore ha bisogno di tempi, e non può svilupparsi in una griglia di impegni frenetici, e questo comporta spesso uno sforzo organizzativo minimale rispetto al piacere di stare insieme, e stare con i propri figli. Una volta procurati spazi e tempi, si può entrare nel cuore del problema: come parlare di Dio ai bambini. L’essere radicati in un buon tessuto parrocchiale, in una comunità di credenti, laici e sacerdoti, che pratichino e valorizzino il messaggio cristiano è sicuramente l’ideale, anche se l’invito alla sintonia di papa Francesco, in alcuni frangenti, non viene realizzato pienamente. Ma questo non può ostacolare la volontà a sviluppare un maggior impegno a contribuire alla giusta concordia nella comunità parrocchiale. I santi del mese a cura di Donato coPPolella saNT’aNselmO Vescovo e dottore della Chiesa 21 aprile Nacque nel 1033 ad Aosta da genitori nobili e ricchi. Entrato nell’ordine di San Benedetto nel monastero Le Bec in Francia insegnò teologia ai confratelli, mentre avanzava rapidamente nella via della perfezione. Passato in Inghilterra ed eletto vescovo di Canterbury, gli fu inflitto due volte l’esilio. Lasciò molti scritti di grande valore teologico e mistico. Anselmo fu dichiarato dottore della Chiesa da papa Clemente XI nel 1720. Morì il 21 aprile 1109 e venne sepolto nella cattedrale di Canterbury. Come credenti siamo chiamati ad un lavoro di crescita comune nella veste genitoriale; nella nostra casa prima di tutto, che possiamo senz’altro definire il primo vero “semi-nario”, dove il seme della Parola di Dio viene sparso nel fertilissimo terreno dei propri figlioli. Il catechismo è un supporto ideale all’impegno costante in famiglia, che deve svolgersi quotidianamente nell’armonia e nella pace delle mura di casa e nel contesto di relazionalità. I gesti, gli esempi, i comportamenti, le parole, specialmente quelli dei genitori, rappresentano per i figli “i primari Comandamenti di vita familiare”, di rispetto per l’altro e per il prossimo. Radicare in Cristo la nostra fede, e rafforzarla ci aiuta in questo arduo e delicato compito. Essere persone coerenti per essere credibili e poter trasmettere il messaggio evangelico. L’esempio praticato come genitori nel rapporto con Dio è il primo valido insegnamento. È fondamentale parlare ai bambini di Dio con dolcezza. La storia della Salvezza è una storia concreta, di un Padre tenerissimo, che ha sacrificato se stesso nel figlio suo Gesù Cristo, per tutti noi. I bambini, crescono velocemente, bombardati da mille messaggi, sarà basilare che abbiano delle certezze e radici cristiane ben solide. Fondamentale è il dare risposte certe alle loro domande. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è il nostro punto di riferimento come ha raccomandato il Papa, e l’ausilio di tanti bravi sacerdoti può contribuire ad un cammino comune di crescita e porre basi solide di fiducia e amore. Come coppia ci siamo interrogati e incontrati su riflessioni condivise, da adulti credenti verso un cammino comunitario di altruismo educativo. La modalità con cui lo interpretiamo, giorno dopo giorno, si svolge in un clima di ascolto e di attenzione reciproca con la testimonianza della Parola di Dio. Ci siamo fatti guide gli uni degli altri nell’aiuto vicendevole per capire quello che sta succedendo, in un atteggiamento di dialogo, di rispetto reciproco, di confronto e di ascolto delle esperienze di ciascuno. La ricchezza più grande è stata proprio l’aver percepito concretamente che essere Chiesa è il vivere nella reciprocità, è lasciar salire gli altri sul nostro carro e disporci a salire su quello dei nostri fratelli e sorelle, ognuno spinto dallo stesso Spirito. Su questa affermazione siamo consapevoli che essere veri e profondi credenti significa ricordare sempre che il vero Padre e la vera Madre dei nostri figli non siamo noi. luigi SammarTiNo saN PIO V Papa 30 aprile Nacque a Borgo Marengo nei pressi di Alessandria, il 17 gennaio 1504. Giovanissimo entrò fra i Frati Predicatori, insegnò teologia. Divenuto Vescovo e cardinale, salì sulla cattedra di Pietro nel 1506. Proseguì alacremente la riforma della chiesa iniziata dal Concilio di Trento, promosse la propaganda della fede e riformò il culto divino. Egli curò la pubblicazione del catechismo romano, del breviario romano e del messale romano.Morì il 1° maggio 1572. Venne canonizzato da Clemente XI il 22 maggio 1712. anno VI n. 58 aprile 2014 pagina 3 CRONACHEedesPerIeNze Il PaPa aI gIOVaNI la giornata diocesana della gioventù C ari giovani, la prossima tappa del pellegrinaggio intercontinentale dei giovani sarà a Cracovia, nel 2016. Per scandire il nostro cammino, nei prossimi tre anni vorrei riflettere insieme a voi sulle Beatitudini evangeliche, che leggiamo nel Vangelo di san Matteo (5,1-12). Quest’anno inizieremo meditando sulla prima: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3); per il 2015 propongo «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8); e infi- sé a scapito degli altri. 2. Il coraggio della felicità Aspirate a cose grandi! Allargate i vostri cuori! Come diceva il beato Piergiorgio Frassati, «vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere». Dite no alla cultura del provvisorio, della superficialità e dello scarto, che non vi ritiene in grado di assumere poveri sono per noi un’occasione concreta di incontrare Cristo stesso, di toccare la sua carne sofferente. Ma i poveri non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa. Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Abbiamo tanto da imparare dalla saggezza dei poveri! Pensate che un santo del secolo XVIII, Benedetto Giuseppe Labre, il quale dormiva per strada a Roma e viveva delle offerte della gente, era diventato consigliere spirituale di tante per- DIO sulle Tue VIe… NON farTI asPeTTare! animazioni vocazionali a biccari e Celenza L’ entusiasmo e la gioia delle comunità parrocchiali di Biccari e Celenza, a cui è stato proposto una settimana vocazionale (rispettivamente dal 23 febbraio al 2 marzo e dal 23 al 30 marzo 2014), sono rimasti profondamente nel cuore: portare il Vangelo della vocazione ai piccoli e ai grandi, a chi svolge un ministe- ro in parrocchia e a chi non può uscire di casa ha corroborato nell’intimo la certezza di un Dio che non si dimentica del suo popolo ma che riversa, senza sosta, benefici imperscrutabili ad un occhio senza fede! Molte le iniziative, tanti i volti, profonde le condivisioni di storia e di vita: e di tutto ciò, rimangono nel cuore specialmente i centri d’ascolto vissuti nelle case della comunità di Biccari, gli incontri con i tantissimi giovanissimi e giovani di Celenza, le ore di religione vissute come laboratorio vocazionale, i momenti di preghiera come le quarantore vocazionali, la penitenziale e la via crucis vissute nella Parrocchia Santa Croce come richiesta profonda e non bypassabile di fedeltà alla vocazione abbracciata e di nuove vocazioni. ne, nel 2016, il tema sarà «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). 1. La forza rivoluzionaria delle Beatitudini Non è una strada facile, ma il Signore ci assicura la sua grazia e non ci lascia mai soli. Povertà, afflizioni, umiliazioni, lotta per la giustizia, fatiche della conversione quotidiana, combattimenti per vivere la chiamata alla santità, persecuzioni e tante altre sfide sono presenti nella nostra vita. Ma se lasciamo che Gesù sia dentro la nostra storia, se condividiamo con Lui le gioie e i dolori, sperimenteremo una pace e una gioia che solo Dio, amore infinito, può dare. Nella logica di questo mondo, coloro che Gesù proclama beati sono considerati “perdenti”. Sono esaltati il successo ad ogni costo, il benessere, l’arroganza del potere, l’affermazione di responsabilità e affrontare le grandi sfide della vita! 3. Beati i poveri in spirito… Cercate di essere liberi nei confronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. Si tratta di cercare l’essenzialità, di imparare a spogliarci di tante cose superflue e inutili che ci soffocano. Distacchiamoci dalla brama di avere, dal denaro idolatrato e poi sprecato. Mettiamo Gesù al primo posto. In secondo luogo, abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità spirituali e materiali. A voi giovani affido in modo particolare il compito di rimettere al centro della cultura umana la solidarietà. I La Voce del DIRETTORE C osì il poeta americano Robert Frost si esprimeva in una poesia, che insiste sul valore delle scelte difficili: “Due strade divergevano nel bosco, ho preso quella meno frequentata e sono cambiato”. Scegliere è il verbo della vita. Non si può non crescere. O si cresce in bene e quindi si matura e si producono frutti buoni, o non si cresce e si regredisce in un male, che diventa incorreggibile come la corruzione. Scegliere è sempre difficile, ma sono le difficoltà a rendere unica e preziosa la vita, qualsiasi vita. Di cosa ci stiamo preoccupando davvero come persone, come credenti, sone, tra cui anche nobili e prelati. I poveri ci insegnano che una persona non vale per quanto ha sul conto in banca. Un povero conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio. 4. … perché di essi è il Regno dei cieli Le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Davanti all’esempio e alle parole di Gesù, avvertiamo quanto abbiamo bisogno di conversione, di far sì che sulla logica dell’avere di più prevalga quella dell’essere di più! I santi sono coloro che più ci possono aiutare a capire il significato profondo delle Beatitudini. Due strade nel bosco come istituzioni religiose e civili? “A volte mi domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi, che costruiscano un popolo, più che ottenere i risultati immediati, che producono una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana”. Così papa Francesco scrive nell'Evangelii gaudium, 224. È l'ansia spesso da far da padrona nella nostra vita, più che l'attenzione a innescare processi di miglioramento della pienezza umana. Siamo di fronte alla conversione, che pur nella sua drammaticità e plasticità ha sempre la forma del mistero pasquale. La conversione ci fa intraprendere sempre e solo la strada più difficile. Ecco la resurrezione. Avere questo coraggio pratico e giornaliero. leonardo caTalaNo michele Di Gioia uN NuOVO CeNTrO DI sPIrITualITà san francesco d’assisi vive in mezzo a noi L a Provincia di Puglia dei Santi Nicola e Angelo dei Frati Minori Conventuali con il segretario fr. Massimo Ruggiero sta attivando in questi mesi un nuovo centro di spiritualità a Bari, annesso alla Curia provinciale, intitolato al fondatore, san Francesco d'Assisi. Segnalano una serie di corsi di esercizi spirituali proposti presso la struttura. Il programma elaborato è articolato come segue: «Inseriti nel mistero pasquale di Cristo», con don Ildebrando Scicolone, OSB, dal 22 al 26 aprile 2014; «La vita fraterna in comunità», con fra Luigi Borriello, OCD, dal 9 al 13 giugno 2014; «Dove cercare Dio», con padre Fabio Ciardi, OMI, dal 7 al 12 luglio; «Creati per la vita, redenti nella gioia», con padre Felice Scalia, SJ, dal 10 al 15 novembre. Si terranno tutti presso il Centro di spiritualità e socialità «San Francesco» dei Frati Minori Conventuali, in via Giovanni Gentile, 92 - 70126 BARI; tel. e fax: 0805491272; cell.: 3341020667. Il Centro è un'opera dei Frati Minori Conventuali di Puglia destinata a offrire a singoli e gruppi la possibilità di esperienze di formazione cristiana, spiritualità, ritiri, convegni, corsi, incontri in uno stile di accoglienza semplice e familiare. Intende inoltre proporre, appunto, anche corsi di esercizi spirituali come quelli già programmati per quest'anno. la redazione pagina 4 aprile 2014 anno VI n. 58 QUARTAPagINa la Pasqua su una “porticina l’Amore per la di tabernacolo”. nato - è incorniciato da una bellissima raggiera; il risorto con la destra sostiene la croce e i suoi piedi poggiano sul globo terraqueo; dal costato aperto, santuario dell’Amore che non tiene nulla per sé, ma tutto offre - squarciato dal soldato che era stato inviato per accertarne la morte, “uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19,34) continua a fluire abbondante il sangue prezioso. Tra le nuvole si scorgono puttini che, estasiati, contemplano il Cristo. Essi partecipano in maniera diversa a questa manifestazione della gloria del Risorto: chi adora, chi prega, chi parla nell’orecchio dell’altro, forse a sussurrare la gioia dell’annuncio pasquale, chi bacia i segni gloriosi della passione di Cristo, chi sorregge, adorante, il calice che accoglie il prezioso riscatto del nostro peccato, chi volge lo sguardo verso un uccello che vola verso l’alto (l’uccello è la fenice che per i cristiani divenne simbolo della resurrezione di Cristo), infine un piccolo tocco “civettuolo”, un puttino è impegnato a sostenere il ricco cartiglio in cui è realizzata la toppa per la chiave d’argento (bella e preziosa nelle sue forme) che aprirà il vero scrigno, dove è presente Colui che, Risorto, è rimasto in mezzo a noi e che l’immagine esterna della porticina, nella sua bellezza, diventa segno e annuncio della Sua certa presenza. Bellezza luigi TommaSoNe Prega con il sentimento Parrocchia di san Giacomo Magg. Ap. – Lucera P er questo mese, e in occasione della Pasqua, presento questo manufatto custodito nella Parrocchia di San Giacomo in Lucera. E’ una porticina di tabernacolo, di cui non si sa la vera provenienza, che è uno degli oggetti preziosi della parrocchia. E’ un piccolo esempio della fantasia e della maestria degli artisti del secolo XVIII. Esso è realizzato con vari materiali preziosi. Sono presenti, incastonati e lavorati, argento dorato e inciso, madreperla incisa, ottone dorato, tutto sorretto da una “lamina” di tartaruga. Al centro si mostra il Cristo risorto avvolto da un manto che nel suo svolazzare mostra il suo corpo glorioso, perfetto e armonico; il volto del Cristo - ieratico e illumi- P rega in primo luogo di essere liberato dalle passioni; quindi di essere liberato dall’ignoranza e dalla dimenticanza, infine di essere liberato da ogni tentazione ed abbandono. Cerca nella preghiera sola la verità ed il Regno, cioè le virtù e la conoscenza: il resto ti sarà concesso in aggiunta. È giusto pregare non solo per la propria purificazione, ma anche per quella di ogni uomo, ad imitazione delle schiere angeliche. Considera se davvero tu stai davanti a Dio nella tua preghiera o sei dominato dal desiderio della lode umana e cerchi di raggiungerla, nascondendo questa tendenza con il prolungamento della preghiera. Sia che tu preghi con i tuoi fratelli che da solo, cerca di non soddisfare un’abitudine, ma prega con il sentimento. È proprio della preghiera fatta con il sentimento, approfondirsi in essa con devozione, umiltà e dolore dell’anima, confessando con silenziosi sospiri le nostre cadute. Quando preghi, con tutte le forze guardati dai ricordi, affinché non ti presentino qualcosa di proprio, ma con tutte le forze pensa chi e per qual fine preghi. Infatti durante la preghiera la mente è molto distratta dai ricordi che le presentano pensieri, persone, avvenimenti, ed in tal modo distraggono l’attenzione della mente. Il ricordo si presenta alla mente durante la preghiera o l’immagine di azioni passate, o nuove preoccupazioni, o una persona che ti ha offeso. Il demonio invidia grandemente l’uomo che prega ed impiega ogni genere d’astuzia per distruggere l’intenzione di pregare. Perciò non cessa di risvegliare per mezzo dei ricordi pensieri vani e, grazie alla carne, mette in moto tutte le passioni pur di ostacolare in qualsiasi modo il suo corso, cioè lo sforzo della preghiera e l’ascesa a Dio grazie all’attenzione. San Nilo Sinaita (sec. IV – V) Via Crucis insieme al vescovo Via Crucis cittadina promossa dall'Azione Cattolica il 14 aprile dalle ore 20,00 in Cattedrale. Presiede S.E. Mons. Domenico Cornacchia. VEGLIA PASQUALE nelle CHIESE della DIOCESI - Orario luCera Cattedrale “S. M. Assunta” Cristo Re San Giovanni Battista San Giacomo M. A. Santa Maria della Spiga Santa Maria delle Grazie San Pio X San Matteo al Carmine S. Francesco Antonio Fasani Santuario S. F. A. Fasani 21.30 22.30 22.30 22.30 22.30 22.45 22.00 22.30 23.00 22.30 TrOIa Cattedrale “B.M.V. Assunta” Maria SS. Mediatrice Comunità di San Francesco San Secondino Vescovo San Vincenzo Martire 22.30 20.00 21.30 23.00 23.30 alberONa Natività di Maria Vergine bICCarI Maria Santissima Assunta 22.30 23.00 CarlaNTINO San Donato V. M. 22.30 gIarDINeTTO Beata Vergine del Carmine 22.00 CasalNuOVO mONTerOTarO Santi Pietro e Nicolò 22.00 mOTTa mONTe COrVINO San Giovanni Battista 22.30 CasalVeCCHIO DI PuglIa Santi Pietro e Paolo Apostoli 23.00 Orsara DI PuglIa San Nicola di Bari 22.30 CasTelluCCIO ValmaggIOre San Giovanni Battista 22.30 PIeTramONTeCOrVINO Santa Maria Assunta 22.00 CasTelNuOVO Della DauNIa Santa Maria della Murgia 22.30 rOseTO ValfOrTOre Santa Maria Assunta 22.30 CeleNza ValfOrTOre Santa Croce 22.30 saN marCO la CaTOla San Nicola di Mira 22.30 Celle DI saN VITO Santa Caterina V. M. 22.00 faeTO S. S. Salvatore 22.30 saNTa CeCIlIa 22.30 Mensile di informazione della diocesi di Lucera-Troia Editore Diocesi di Lucera-Troia Direttore responsabile Matteo Francavilla Direttore editoriale Leonardo Catalano Redazione Donato Coppolella Rocco Coppolella Michele Di Gioia Enza Gagliardi Riccardo Zingaro Sede piazza Duomo, 13 - 71036 Lucera - Foggia Tel/Fax 0881 520882 e-mail: [email protected] Stampa Ennio Cappetta & C. srl - Foggia VOlTurara aPPula Santa Maria Assunta 23.00 VOlTurINO Santa Maria Assunta 22.00 Anno VI, numero 58, aprile 2014 Autorizzazione del Tribunale di Lucera n. 139 del 27 gennaio 2009. SPECIALE n. 22 Visita Pastorale Orsara di Puglia ANNO VI NUMERO 58 LUCERA APRILE 2014 Ingresso del Vescovo nella chiesa parrocchiale S. Nicola di Bari di Orsara Ada PRISCO L a parrocchia S. Nicola di Bari di Orsara di Puglia ha vissuto intensamente la Visita fin dalla sua apertura solenne nella zona pastorale, alla Concattedrale di Troia, l’otto gennaio 2014. Il foglio mensile di evangelizzazione, Lettera agli Orsaresi – IN COMUNIONE, che da anni arriva in tutte le famiglie grazie alla preziosa rete dei messaggeri, ha convocato il popolo all’incontro con mons. Domenico Cornacchia. Nel gruppo di coordinamento zonale più volte riunitosi a Troia in vista dell’evento si era stilato il calendario di appuntamenti pregnanti ai quali convocare tutta la zona. Precisi criteri pastorali ci hanno portati a concentrare a Orsara questi importanti incontri zonali: 1. la celebrazione ecumenica della Parola nell’ambito della S. Messa chiusura Visita zona pastorale Troia – parrocchia Orsara ANDIAMOGLI INCONTRO: RAVVIVA LA SPERANZA Le tre caratteristiche della Visita Pastorale a Orsara zato è rappresentato dalle Comunità Ecclesiali di Base (CEB), e, di conseguenza, a loro conviene dedicare un approfondimento. Non si tratta di gruppi d’élite né tantomeno di isole separate dalla comunità. La loro gestazione è verso la Lettera agli Orsaresi, dotata di una sua struttura, che, nel corso del tempo, è andata modificandosi, a eccezione della prima pagina, sempre contraddistinta da un’immagine, da uno slogan, da un versetto biblico, dall’indicazione della ricorrenza da celebrare, in sintonia con il valore mensile. L’itinerario ricalca idealmente le tre tappe dell’iniziazione cristiana: il termine di ognuna è stato segnato da una grande celebrazione di popolo convocata da una Lettera del Vescovo: la Missione di Fraternità tutti gli abitanti di Orsara la proposta a confluire in un piccolo gruppo di famiglie, che si sarebbe riunito, con l’aiuto di un animatore, un coordinatore e un segretario, tutti i giorni durante la settimana della Missione e poi una volta al mese. Sorsero allora 29 piccoli gruppi di famiglie che con il tempo si sono ridimensionati e ridotti a 16, ma che comprendono sempre tutto il territorio parrocchiale. Da allora ogni mese i gruppi ricevono una scheda intonata al valore mensile celebrato a tutti i livelli, a partire Il commuovente momento dell’accoglienza dei catecumeni alla porta della chiesa Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani data la storica presenza della Chiesa Valdese, 2. la conclusione ufficiale della Visita con la celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana di due catecumeni adulti, con la Cresima di alcuni adulti e con l’ammissione nella Chiesa Cattolica di una cittadina rosetana di origine anglicana, 3. l’incontro e la Celebrazione Eucaristica con il mondo della ristorazione. Durante i giorni feriali della Visita, dal 19 al 22 febbraio, il programma è stato a grandi linee simile a quello delle altre parrocchie. Probabilmente il punto che più lo ha caratteriz- stata lunga e accurata, molto preparata all’interno di un itinerario di popolo che la parrocchia di Orsara attua dal 1991. I primi anni del progetto parrocchiale, che ne è alla base e che s’ispira all’ecclesiologia di comunione del Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo annuncio cristiano, il kerigma, è stato protagonista assoluto. Partendo da esperienze di fraternità ogni anno la gente si è sensibilizzata a un valore sminuzzato in circa dieci sfumature, a cadenza mensile. Un gesto e uno slogan ne hanno favorito l’esperienza, a cui tutte le famiglie sono state da allora invitate attra- Incontro del Vescovo con la Comunità Ecclesiale di Base Sant’Antonio (19-26 maggio 1996), il Sinodo Parrocchiale (16-23 marzo 2003), la Grande Festa dell’Eucaristia (15-29 aprile 2012). In ognuna di queste occasioni gioiose ogni famiglia è stata raggiunta per due volte da opportuni “visitatori”, è stata informata e ha manifestato se intendesse o meno aderire al programma. In particolare per la Missione di Fraternità è stata formulata per la prima volta e a da quello della moltitudine. Analogamente alla Lettera agli Orsaresi anche la scheda è un semplice foglio articolato in 4 parti: un fatto della realtà che aiuta a confrontarsi sul tema, scambiando semplicemente idee e esperienze, l’ascolto di un brano biblico e la preghiera, il confronto fra esperienza tratta dalla realtà e Parola di Dio, e l’impegno. A conclusione della terza tappa, sotto la guida del pagina 2 aprile 2014 anno VI n. 58 Inserto speciale parroco, don Salvatore Ceglia, i piccoli gruppi hanno sperimentato una fase di discernimento e a tutti i partecipanti è stato chiesto di scegliere se intendessero impegnarsi stabilmente, costituendosi in Ceb. In tutti i 16 piccoli gruppi da un minimo di due a un massimo di tutti i membri hanno optato per il sì. Durante “l’incontro di discernimento” si è anche chiarito il senso e la storia nella vita della Chiesa delle Ceb, particolarmente vivaci in America Latina, e si è ricordato quanto scrisse a tal proposito il papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio (n. 51): “Un fenomeno in rapida crescita nelle giovani chiese, promosso dai vescovi e dalle loro Conferenze a volte come scelta prioritaria della pastorale, sono le comunità ecclesiali di base (conosciute anche con altri nomi), le quali stanno dando buona prova come centri di formazione cristiana e di irradiazione missionaria. Si tratta di gruppi di cristiani a livello familiare o di ambiente ristretto, i quali s'incontrano per la preghiera, la lettura della Scrittura, la catechesi, per la condivisione dei problemi umani ed ecclesiali in vista di un impegno comune. Esse sono un segno di vitalità della chiesa, strumento di for- Il Vescovo si fa... bersagliere con i bersaglieri mazione e di evangelizzazione, valido punto di partenza per una nuova società fondata sulla «civiltà dell'amore»”. Il 22 aprile 2012, durante la Grande Festa dell’Eucaristia, i piccoli gruppi hanno ottenuto la conferma del Vescovo nella persona del Vicario generale, mons. Ciro Fanelli. A memoria di questa tappa, nell’ambito della Visita Pastorale, i membri delle Ceb sono stati invitati a partecipare alla S. Messa di giovedì 20 febbraio e a rivolgere un particolare ringraziamento al Vescovo, che, per il suo ministero, le aveva confermate; in una Messa infrasettimanale, in giorno lavorativo, erano presenti circa una cinquantina. Inoltre, la Ceb Sant’Antonio, il cui territorio comprende le contrade rurali di Ischia, Cervellino e Torre, si è riunita una seconda volta nel mese di febbraio Il Vescovo in visita alla Chiesa valdese per accogliere il Vescovo e consentire così un suo incontro diretto con le Ceb. Siamo grati al Signore per tutti i germogli di speranza che ha affidato alle nostre cure e che, nei giorni della Visita, abbiamo ammirato particolarmente nell’incontro ecumenico con i valdesi e con gli ortodossi, nella scelta di fede dei due catecumeni, Dario e Massimo Fragassi, nella partecipazione attiva e concorde dei ristoratori. Le tre peculiarità hanno mostrato come nell’estrema periferia, in un centro piccolo come Orsara, il microcosmo riflette realtà centrali nella vita del mondo di oggi, l’esperienza di fede in un contesto pluralistico, la fede non semplicemente come eredità ricevuta e da trasmettere ma come scelta, fede e mondo del lavoro. Della prima di queste tre articolazioni abbiamo parlato abbastanza diffusamente nell’inserto speciale del “Il Sentiero” del gennaio scorso, almeno in riferimento alla storia di Orsara. Sulla fede come scelta riflettiamo spesso nei nostri convegni pastorali e catechistici, quando constatiamo come i modelli di trasmissione della fede di qualche decennio fa non funzionino più, in ragione di un contesto culturale profondamente modificato, in cui la catena generazionale, prima naturalmente funzionante, appare spesso interrotta, e l’ambiente, un tempo concordemente cristiano, si mostra sempre più complesso, attratto dalla spiritualità, ma sotto forme cangianti, mutate rispetto al passato anche recente. Oggi o si è cristiani per scelta o non lo si è. E fra le tante problematiche relative a tale nodo critico, si può considerare sotto una nuova luce la possibilità del battesimo da adulti e il significato che assume. Laddove pure sia celebrato da bambini, nel contesto attuale, il battesimo necessita di una graduale presa di coscienza. La fede come scelta è diventata segno anche nella richiesta di essere ammessa nella chiesa cattolica da parte di una cristiana di tradizione anglicana, Margaret Langley (vd. testimonianza nel servizio). Indirettamente queste esperienze richiamano tutti noi a esaminare quanto matura sia la nostra fede, quanto eventualmente la subiamo e come, al contrario, dimostriamo con i fatti di averne assunto l’onere fino a “gloriarci di manifestarla”, come acclamiamo dopo la professione solenne di fede. E chiediamoci pure “dove” la manifestiamo, se il nostro culto risulti separato dalla vita o si coniughi con i suoi diversi ambiti. L’attenzione al territorio e a tutto ciò che lo riguardo, dall’economia alle risorse e alla salvaguardia dell’ambiente, al lavoro e alla necessità di mettersi in rete, si collegano elegantemente allo stimolo proveniente dalla dottrina sociale della chiesa e al monito a trasferire nella vita quotidiana e nelle sue occupa- Convegno sulla ristorazione a Villa Jamele - Foto: Pietrantonio Fatibene Intervista a Peppe Zullo Il 24 febbraio i ristoratori sono stati con te protagonisti del convegno e della Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nel tuo locale. Qual è la tua impressione all’indomani della Visita Pastorale? Mi è piaciuta la singolare iniziativa: è stato un modo nuovo di guardare alla realtà e ci è pervenuto un invito a collaborare. Che tipo di impatto ha prodotto l’evento? E’ stato un segno tangibile, un segnale concreto. La presenza fisica del Vescovo, del Parroco, della comunità parrocchiale in quel contesto un tempo sarebbe stata impensabile, tutti lo hanno apprezzato, ho avuto riscontri positivi da tutte le parti, anche dall’estero. Penso che avvicini di più la gente alla Chiesa l’uscire fuori dal tempio. Qual è il messaggio più urgente e attuale scaturito dalla serata? E’ stato importante concentrarsi su temi di economia sociale, su modalità che valorizzino il territorio e le sue risorse. Cosa resta e cosa si può auspicare? Ripartiamo con stimoli nuovi, lavoriamo per raccogliere frutti in un clima di fratellanza. Mi auguro che iniziative del genere, capaci di unire le forze, continuino in futuro. Quali stimoli hai ricevuto per la tua fede? Questa circostanza ha comunicato speranza alla mia fede per un mondo con equilibri migliori, specie nel settore lavorativo. Il Vescovo incontra i nubendi con Anna e Santino Giuntoli zioni lo spirito missionario proprio di ogni cristiano adulto e di offrire gioie e dolori, angosce e speranze nelle tante espressioni del nostro credo, dalla preghiera alla celebrazione eucaristica, alla contemplazione sapienziale. Il convegno svoltosi presso “Villa Jamele” di Peppe Zullo, che ha dato voce a tre sindaci orsaresi che si sono succeduti, Pietrantonio Fatibene, Mario Simonelli, e l’attuale sindaco Tommaso Lecce, e che ha convogliato sui temi suddetti l’attenzione generale, ha rappresentato un’espressione considerevole di una necessità urgente, ripensare le risorse per creare un’economia più intelligente ed efficiente. L’occasione della Visita pastorale ha permesso di sottolineare il valore della fede relativamente al lavoro e ha messo in atto il proposito, più volte caldeggiato da ogni parte, di uscire fuori dal Tempio per andare incontro al mondo di oggi, leggendo la volontà di Dio, che si manifesta nelle nuove tendenze e nelle nuove povertà e che aspetta di essere riconosciuta. il Vescovo benedice anche la cucina di Peppe Zullo (Villa Jamele) Testimonianza di Margaret Langley H o sempre avuto fede, perché di famiglia anglicana. Non so quando sia nato il desiderio di essere cattolica. Da piccola facevo il segno della croce e mia madre mi rimproverava perché gli anglicani non lo fanno. Avrei voluto decidermi prima. Conosciuto Antonio, cattolico e rosetano, cui era devota anche mia madre, di Gesù e di Maria, che io credo mi abbia guarita. Perciò promisi di imparare la recita del rosario, e, per quanto non sia stato facile, adesso lo so dire. Il 23 febbraio a Orsara sono stata ammessa nella chiesa cattolica, ho Margaret Langley (ultima a ds) con il parroco e i familiari Il Vescovo incontra la comunità presso la sala “S. Francesco” ho iniziato a andare in chiesa cattolica in una Notte di Natale e si è risvegliato in me l’antico desiderio: lui crede in ciò in cui credo anch’io. In un periodo difficile per la mia salute ho fatto dei sogni, che interpreto come aiuto da parte di padre Pio, di ricevuto con emozione, in un clima familiare i sacramenti che volevo da sempre. Da allora conosco una nuova serenità, sono in pace con me stessa. Sono contenta di potermi sposare con Antonio per fondare su Cristo la nostra famiglia. SPECIALE n. Pastorale giovanile 22 ANNO VI NUMERO 58 LUCERA APRILE 2014 IL SERVIZIO DI PASTORALE GIOVANILE “EDUCARE I GIOVANI ALLA FEDE” Conferenza Episcopale Italiana 1. - Camminare con i giovani L’ efficacia dell’approccio pastorale richiede ascolto e accoglienza, con la stessa disponibilità con cui il Signore si fece compagno di viaggio dei due discepoli sulla strada da Gerusalemme ad Emmaus, prestando attenzione ai loro interrogativi e interpretando le attese: «Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro» (Lc 24,15). In particolare occorre assumere appropriate categorie interpretative, che aiutino a conoscere e a comprendere le loro domande di sempre dei giovani, ma anche le loro nuove culture, i linguaggi sempre più variegati e gli strumenti con cui si esprimono, con forme e modalità spesso di non facile interpretazione per il mondo degli adulti. Evitando atteggiamenti di rifiuto, dobbiamo giungere a discernere il “vero” che queste culture presentano sotto le vesti del “nuovo”. L’ascolto e la compagnia impegnano in una duplice direzione: da una parte chiedono di superare i confini abituali dell’azione pastorale, per esplorare i luoghi, anche i più impensati, dove i giovani vivono, si ritrovano, danno espressione alla propria originalità, dicono le loro attese e formulano i loro sogni; dall’altra esigono uno sforzo di personalizzazione, che faccia uscire ogni giovane dall’anonimato delle masse e lo faccia sentire persona ascoltata e accolta per se stessa, come un valore irripetibile. Da questa particolare attenzione, scaturiscono alcune esigenze pastorali, che così riassumiamo: • Tutta la comunità cristiana è invitata ad un cammino di conversione, a una sempre più coerente testimonianza evangelica, che la renda “casa accogliente” - come si è auspicato a Palermo - per i giovani, e non deluda la loro sete di autenticità. • Il rinnovarsi dei luoghi, dei linguaggi, dei continua a pag. 4 L a Pastorale giovanile è un “gruppo di persone che hanno passione per la vita e per i giovani!”; si, la PG, anche se si presenta come un servizio diocesano, in realtà, è un insieme di volti, di storie, di giovani, laici, sacerdoti e religiosi/religiose che hanno nel cuore la passione per il Vangelo della vita e del suo annuncio a tutti i giovani. San Giovanni Bosco diceva: “Basta che siate giovani perché io vi ami!”; questo sé e sarà lo stile della Pastorale Giovanile è aiutare i giovani a incontrarsi con Cristo, a viverne la sua compagnia in una comunità di credenti, ad essere attenti alle proposte che lo Spirito diffonde nelle pieghe del nostro tempo, è offrire a tutti la gioia del vivere..."affinché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza". Per descrivere cos'è la Pastorale giovanile mi vengono in mente alcune parole del cardinale Stanislaw Rilko, Presidente Pontificio Consiglio per i Laici al convegno di Salsomaggiore Terme, che l'ha descritta con queste parole: “La pastorale delle nuove generazioni, costituisce il cuore stesso della missione evangelizzatrice della Chiesa… i giovani, in essa, non sono soggetti passivi ma vi prendono parte da veri protagonisti. La Chiesa italiana ha fatto della pastorale giovanile una opzione primaria del suo apostolato… li vuole incontrare questi giovani “fino agli estremi confini”. “La Pastorale Giovanile permette ai giovani di sentirsi responsabili e corresponsabili dei giovani della diocesi” ha più volte ripetuto Mons. Domenico Sigalini vescovo di Palestrina. La Pastorale Giovanile inoltre, attiva la necessità di percorsi di formazione e collaborazione, e permette a tantissimi giovani di esprimere i doni incredibili che Dio ha posto nelle loro mani. Il Servizio di pastorale Giovanile è presente nella nostra Diocesi di Lucera – Troia, elaborando, promuovendo e coordinando le attività per i giovani. Il lavoro di chi opera nella Pastorale Giovanile è quindi paziente e delicato, come quello del Seminatore. Attraverso incontri, proposte e uscite, gli animatori cercano di gettare un Seme nel cuore dei giovani. Un germoglio che poi il Seminatore farà crescere, mentre i ragazzi vengono accompagnati con amore. «Vogliamo far nostro, con fiducia e con coraggio – esortavano i vescovi italiani a conclusione della loro XLV assemblea generale –, lo stesso atteggiamento di Gesù di fronte a chi gli pose l’interrogativo vero della vita, della propria vita, piena di bene, ma Per l’anno Pastorale 2013/14 abbiamo pensato di offrire ai giovani della nostra Diocesi: • “UNA LUCE NELLA NOTTE”: OGNI DOMENICA DI DICEMBRE dalle 20.00 alle 23.00 un momento di preghiera dinanzi a Gesù Sacramentato, esposto nella nostra Cattedrale in Lucera, per dare ai passanti in piazza Duomo la possibilità potersi fermare anche solo per un attimo e trovare un punto di riferimento in Gesù. Saranno a disposizione anche alcuni sacerdoti per il Sacramento della Riconciliazione. • “SUI PASSI DEI TESTIMONI”: Pellegrinaggio dei giovani presso il Santuario di SAN GERARDO MAIELLA, Materdomini (Av) 15 dicembre 2013. • “NOVENA DI NATALE” aperta ai giovani di tutta la città di Lucera dal 16 al 23 dicembre. • 11 APRILE 2014: Giornata Diocesana dei Giovani, il VESCOVO incontra i giovani della Diocesi c/o l’ auditorium della Parrocchia San Pio X in Lucera, con la partecipazione di FABIO SALVATORE attore, scrittore e regista che lascerà la sua Testimonianza di fede. • MAGGIO 2014: Pellegrinaggio Mariano coi giovani presso un SANTUARIO MARIANO. anche di ambiguità: ‘Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò’ (Mc 10,21). Questo sguardo d’amore, lo stesso sguardo con cui il Padre circonda ogni uomo e donna, frutto della sua creazione, è ciò che rende credibile l’invito che Gesù, attraverso la Chiesa, continua a rivolgere a ciascun giovane: ‘Vieni! Seguimi!’ (Mt 19,21)». Questo cerca di fare la Pastorale Giovanile. Stefano M. TROnCO pagina 4 aprile 2014 anno VI n. 58 Inserto speciale segue da pag. 3 modelli di vita dei giovani chiede che la comunità ecclesiale faccia una lettura puntuale e appassionata del mondo giovanile, a partire dal loro orizzonte culturale, da adeguare poi alle diverse situazioni locali e da rinnovare periodicamente con opportune verifiche. Strumento di tale lettura può essere una buona Consulta della pastorale giovanile, dove i giovani e le loro aggregazioni fanno sentire la loro voce e si aprono al confronto reciproco e con tutta la comunità. • Gli educatori dei giovani devono saper comporre armonicamente proposta d'incontro e attenzione educativa, iniziative di animazione e percorsi personalizzati. In particolare occorre che in ogni luogo di vita dei giovani vengano individuate o riscoperte credibili figure educative: in famiglia, nella scuola, nei vari luoghi del tempo libero e dello sport, nella strada. A tutti questi educatori è chiesto di lavorare “in rete”, valorizzando la ricchezza che viene da una pluralità di approcci educativi coordinati. • Appare in ogni caso decisiva la figura dei presbiteri, insostituibili compagni di viaggio dei giovani. A loro è chiesto di rifuggire da ogni giovanilismo: stare con i giovani non è questione di età e tanto meno di atteggiamenti compiacenti! Si aprano invece ad una vera paternità spirituale, nutrita da un cuore al tempo stesso “giovane” e “maturo”, attento, capace di relazionalità, premuroso, rispettoso della gradualità, ma anche esigente, che non fa sconti sulla verità. Il tempo del seminario è insostituibile nel far crescere queste doti umane e spirituali, che poi dovranno trovare espressione in parrocchia, negli oratori, nelle varie aggregazioni ecclesiali, nell’insegnamento della religione nella scuola. A tutti i sacerdoti chiediamo grande disponibilità nell’accompagnamento dei giovani mediante la direzione spirituale. Lo stesso è richiesto a religiosi e religiose, presenza preziosa non solo per il servizio che fanno, ma soprattutto per il dono di vita cristiana che sono. 2. - Al centro la persona di Cristo, vivo nella sua Chiesa Affermare che Gesù Cristo è il centro e il cuore di ogni cammino di fede, è riportare ogni attenzione educativa della comunità cristiana al suo nucleo fondamentale. Questo appare oggi quanto mai urgente, mentre si diffonde una religiosità senza nome e dai mille volti, che attrae proprio per la sua indeterminatezza e adattabilità, come una risposta facile e poco compromettente alla inestinguibile sete di significato e di trascendenza che ogni vita, per certi aspetti soprattutto quella del giovane, porta con sé. In tutti i giovani occorre far crescere quella sete di conoscenza e di comunione con il Signore che i primi discepoli riassumevano in un semplice interrogativo:«Rabbì (che significa maestro), dove dimori?» (Gv 1,38). L'incontro vitale con la persona di Gesù Cristo permette di superare il duplice pericolo di una riduzione puramente emotiva della fede e quello di una sua trasformazione in aride formule dottrinali e in una fredda precettistica. Il rinnovamento dell’evangelizzazione e della catechesi conduce a riconquistare, nell'unità dell'approccio personale, le ragioni forti della fede e la sua dimensione globale in rapporto alla vita, evitando di separare e di contrapporre ragione e cuore, valorizzando anche dimensioni oggi assai vicine alla sensibilità dei giovani, come la ricerca e ridefinizione del senso, la via di un sentimento che esprime la pienezza del cuore che ama, la categoria della bellezza, l’emozione artistica che sa veicolare la testimonianza della tradizione. I percorsi di tale incontro devono fuggire dalla tentazione dei sentieri solitari, per ritrovare la loro strada maestra nella comunità ecclesiale: una comunità capace di offrire gli spazi del silenzio, l'essenzialità e la chiarezza anche intellettuale dell'annuncio, lo splendore della preghiera liturgica, la passione per i poveri, il segno vivo dell'amore nella comunione. Qui infatti - nella Parola, nell'Eucaristia, nell’amore reciproco, nell'armonia dei servizi e delle vocazioni, nel servizio dei fratelli - si fa concretamente presente e opera Gesù, il Signore crocifisso e risorto. Da questa impostazione discendono alcune scelte qualificanti: • Vogliamo proporre ai giovani una visione integrale della persona di Gesù Cristo, mediante un annuncio e una catechesi che non abbiano timore di farsi anche cultura, facendo incontrare la verità sulla storia del Figlio di Dio fatto uomo con la realtà della vita dei giovani, in particolare evidenziando: - l’importanza decisiva della quotidianità, luogo del radicamento nella volontà del Padre, esemplificata in specie nella vita a Nazaret; - la forza del perdono e del servizio, in cui gli altri sono accolti e rigenerati dalla comunione che viene donata, come indica il gesto della lavanda dei piedi; - la “cultura del dono”, che trova la sua sintesi nella Croce, espressione di una vita non frammentata ma interamente assorbita dalla vocazione all'amore; - la verità della Risurrezione, che apre alla speranza e riscatta ogni sconfitta e debolezza. In questo cammino di scoperta del volto di Cristo - accanto all’accostamento diretto ai Vangeli e a tutta la Bibbia e come strumento di lettura di essa nella fede - abbiamo oggi riferimenti importanti, che tutti debbono valorizzare: il primo e il secondo volume del catechismo dei giovani, Io ho scelto voi e Venite e vedrete. • Facciamo fiorire luoghi del silenzio, luoghi fisici, come i monasteri, e luoghi interiori, che aiutino a educare alla preghiera come linguaggio dell'amore, per condurre all'incontro con il Padre e all'amicizia con Gesù, mediante lo Spirito. Vanno riscoperte le forme tradizionali di iniziazione alla preghiera: consegna e spiegazione del Padre Nostro, “lectio divina”, catechesi sull’incontro sacramentale con Cristo. Uno spazio favorevole per tale educazione sono gli esercizi spirituali. • Occorre iniziare i giovani alla vita come risposta ad una vocazione, aiutandoli a vedere che il loro cammino di sequela di Cristo va realizzato concretamente in uno stato di vita, senza timore di fare proposte esigenti e mostrando che per tutti c’è una chiamata e un progetto di santità. È sempre la prospettiva vocazionale che permette di ricomprendere e valorizzare l’esperienza del volontariato, scoprendone le radici nel mistero stesso dell’amore di Dio. • Ponendo Cristo al centro della sua persona, vivendo in continua relazione con la comunità, assumendosi le piccole e grandi responsabilità della storia, il giovane matura una nuova figura di credente, caratterizzato da autentica spiritualità laicale, che vede nel compito di umanizzazione del mondo e di creazione di autentiche relazioni personali, un modo concreto ed esigente di incarnare l’unico precetto dell’amore e di preparare e prefigurare il regno di Dio. Diventa allora capace di ricostruire luoghi umani e umanizzanti dovunque vive la sua vita: nello studio, nel lavoro, nel tempo libero, nei luoghi dello svago e dell’amicizia; sa inventare modalità nuove di relazione vincendo la comoda fuga nel virtuale; vince la prigionia del presente e ridefinisce la propria identità nel ricupero della memoria; fa della sua vita una storia e non un’accozzaglia di azioni e avventure slegate; assume responsabilità personali e collettive; sa affrontare la solitudine del credente formandosi una coscienza forte nella verità. • L’incontro con Gesù trova uno spazio specifico di attuazione nell’impegno verso le situazioni di emarginazione e di povertà, là dove appunto il Signore ci ha assicurato una sua particolare presenza. Una speciale attenzione dovrà pertanto essere sviluppata nei riguardi delle diverse povertà giovanili, facendosi carico di progetti concreti soprattutto nell’ambito della disoccupazione e della marginalità. SPECIALE n. 22 8x1000 alla Chiesa Cattolica ANNO VI NUMERO 58 LUCERA APRILE 2014 8xMILLE ALLA ChIESA CATTOLICA LA TUA FIRMA CONTRO L’INDIVIDUALISMO AL SERVIZIO DELLA SOLIDARIETà I n una campagna di comunicazione fondata sulla trasparenza, come Chiediloaloro, è doveroso presentare storie vere. Le persone coinvolte sono autentiche e hanno realmente trovato risposte concrete ai propri bisogni nelle strutture realizzate con i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica. Il volontario, il sacerdote o la religiosa è ben consapevole che ogni atto di solidarietà che offre, l’ascolto, un pasto caldo, il sostegno spirituale, non rappresenta solo un servizio sociale, ma rende visibile l’amore di Dio e la tenerezza della Chiesa verso quel “prossimo” che bisogna amare come se stessi. Coloro che testimoniano con i propri volti questo sostegno non sono, dunque, dei “personaggi pubblicitari” ma sono quel “mio prossimo” al cui servizio la Chiesa deve potersi mettere con amore. E quei visi ora possono esprimere serenità e gratitudine. Le risorse che pro- vengono dall’8xmille concorrono a raggiungere questo obiettivo grazie ad un gesto semplice ma importante. Tutto si gioca sulla motivazione. L a Conferenza Episcopale Italiana è impegnata da anni in un grande progetto di trasparenza: la mappa 8xmille attraverso la quale si possono localizzare e visionare le opere sostenute da questi fondi nelle diocesi italiane. Unica e innovativa, in continuo Chi firma ogni anno in modo consapevole non fa l’elemosina, ma provvede corresponsabilmente ad attuare una so- lidarietà vera, permanente ed efficace. Destinare l’8xmille è un appuntamento con l’altruismo e contro l’individualismo. Non deve essere mancato perché renderà più dignitosa la vita di tante persone. Anche questo può essere un modo, certo non l’unico, per “prenderci cura dei più fragili della Terra” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n.209). Mariagrazia BAMBINO aggiornamento, essa permette di consultare migliaia d’interventi anche attraverso un’app gratuita su iPhone, iPad, iPod Touch e su sistema Android e scoprire cosa è stato realizzato lontano o proprio vicino a noi (www.8xmille.it). NELLA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE TELEVISIVA 2014 CHIEDILOALORO SONO STATE RACCONTATE ALCUNE DI QUESTE OPERE. IN ITALIA A Lamezia Terme don Giacomo Panizza, uno dei 36 mila sacerdoti diocesani, da anni s’impegna in progetti per l’integrazione di disabili, immigrati e donne in difficoltà utilizzando per le sue attività beni confiscati alle mafie. A Trieste il centro La Madre della Caritas diocesana prevede l’accoglienza di donne, gestanti, mamme e bambini. Qui hanno la possibilità di rimanere fino ad un anno ritrovando le forze necessarie per una nuova vita. A Bari la Fondazione antiusura lotta contro il gioco d’azzardo che, con la crisi economica, coinvolge sempre più persone. Operatori e volontari sostengono non solo finanziariamente ma soprattutto psicologicamente “i giocatori” che spesso, finendo nelle mani degli usurai, perdono tutto Nel quartiere Archi, nella periferia di Reggio Calabria, un gruppo di suore cerca di riscattare i giovani attraverso l’animazione di strada. Sport, giochi e sostegno scolastico per educare e dare nuove prospettive ai ragazzi. A Matera La Tenda ospita il centro ascolto della Caritas diocesana ed è ALL’ESTERO Nelle Filippine, a Roxas, nell’isola di Panay colpita dal tifone Hayan, la Caritas italiana in collaborazione con la Caritas locale, dopo aver distribuito aiuti di prima e seconda necessità, è in prima linea per la ricostruzione. In Etiopia, ad Addis Abeba, le suore della Consolata gestiscono una scuola per bambini in un quartiere estremamente disagiato nella zona dei malati di lebbra. Più di 200 fanciulli hanno potuto seguire percorsi formativi gratuitamente. una casa aperta per le famiglie in difficoltà, ex-detenuti con percorsi di integrazione, immigrati e senza fissa dimora. A Bologna l’Associazione L’Albero di Cirene, di don Mario Zacchini, tra le tante attività gestisce il progetto Non sei sola. Operatori e volontari entrano, attraverso l’unità di strada, in contatto con donne vittime della tratta per liberarle dalla schiavitù. Ad Alessandria la Caritas tiene aperta tutti i giorni una mensa, distribuisce vestiti e gestisce due dormitori. è punto di riferimento per i nuovi poveri. pagina 2 aprile 2014 anno VI n. 58 Inserto speciale COME DESTINARE L'8xMILLE: gUIDA ALLA FIRMA 2014 Sono già online i modelli CUD e 730 del 2014. Dal punto di vista tecnico non ci sono cambiamenti rispetto al 2013: procedura e scadenze sono le stesse. Anche quest’anno deve essere fatta particolare attenzione al CUD: se il pensionato non dovesse riuscire a reperire né il CUD né la scheda ad esso allegata, può utilizzare la scheda allegata al modello Unico (vedi guida in basso). Grande novità invece riguarda il numero dei beneficiari dell’8xmille. Lo Stato Italiano ha concluso gli accordi con altre due confessioni: l’Unione Buddhista Italiana e l’Unione Induista Italiana Samatana Dharma Samgha. In questo modo l’8xmille si conferma ancor di più un meccanismo democratico che assicura la pluralità religiosa e permette ai fedeli di scegliere e sostenere la propria confessione. SChEDA ALLEgATA AL MODELLO CUD Chi può firmare? Coloro che possiedono solo redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, attestati dal modello CUD e sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi. Come scegliere? Utilizzare l’apposita scheda allegata al CUD e: 1. nel riquadro relativo alla scelta per l’8xmille, firmare nella casella “Chiesa cattolica”, facendo attenzione a non invadere le altre caselle per non annullare la scelta. 2. Firmare anche nello spazio "Firma" posto in basso nella scheda. Quando e dove consegnare? 1. Consegnare entro il 30 settembre solo la scheda con la scelta, in una busta chiusa, che deve recare cognome, nome, codice fiscale del contribuente e la dicitura "SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO E DEL CINQUE PER MILLE DELL'IRPEF” (*) secondo una delle seguenti modalità: - presso qualsiasi ufficio postale. Il servizio di ricezione è gratuito; - ad un intermediario fiscale abilitato alla trasmissione telematica (commercialisti, CAF). Gli intermediari hanno facoltà di accettare la scheda e possono chiedere un corrispettivo per il servizio. 2. Inoltre è possibile trasmettere la scelta direttamente via internet entro il 30 settembre. Nel caso in cui, per qualsiasi ragione, non si disponga della scheda allegata al modello CUD, sarà possibile utilizzare per la scelta dell’8xmille l’apposita scheda allegata alle istruzioni per la compilazione del Modello UNICO Persone Fisiche (fascicolo 1 - da scaricare anche da questa pagina in allegato). Le modalità per la scelta e l’invio non cambiano; negli appositi spazi della scheda dovranno essere indicati anche il Codice Fiscale e le generalità del contribuente. La scheda è liberamente scaricabile dal sito internet dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it – sezione: strumenti – modelli). MODELLO 730 Chi può firmare? I contribuenti che - oltre ai redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati - possiedono altri redditi da dichiarare con questo modello e/o hanno oneri deducibili/detraibili, non hanno la partita IVA e si avvalgono dell’assistenza fiscale del proprio sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico) oppure di un CAF o di un professionista abilitato. Come scegliere? Sul modello 730-1, nel riquadro relativo alla scelta 8xmille, firmare nella casella “Chiesa cattolica”, facendo attenzione a non invadere le altre caselle per non annullare la scelta. Quando e dove consegnare? Il modello 730 ed il modello 730-1 van- no consegnati secondo una delle seguenti modalità: 1. al proprio sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico) entro il 30 aprile: chiudere il modello 730-1 nell’apposita busta predisposta dall’Agenzia delle Entrate oppure in una busta che recherà cognome, nome, codice fiscale del dichiarante e la dicitura "SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO E DEL CINQUE PER MILLE dell'IRPEF"(*). In caso di dichiarazione congiunta con il coniuge, ambedue i modelli 730-1 vanno inseriti in un'unica busta sulla quale vanno riportati i dati del dichiarante. 2. Ad un CAF o ad un professionista abilitato entro il 31 maggio: consegnare il modello 730-1 in busta chiusa. MODELLO UNICO Chi può firmare? I contribuenti che non scelgono di utilizzare il modello 730 oppure i contribuenti che sono obbligati per legge a compilare il modello Unico. Come scegliere? Firmare nella casella “Chiesa cattolica” facendo attenzione a non invadere le altre caselle per non annullare la scelta, nell’apposito riquadro denominato "Scelta per la destinazione dell’Otto per mille dell’Irpef “ posto nel modello Unico. vio della dichiarazione entro il 30 settembre. è importante comunque ricordare all’intermediario fiscale la propria scelta per la destinazione dell’8xmille. 2. Chi invece predispone da solo il modello, deve effettuare la consegna via internet entro il 30 settembre oppure, se non è obbligato all'invio telematico, presso qualsiasi ufficio postale dal 2 maggio al 30 giugno. Quando e dove consegnare? 1. Il modello può essere predisposto da qualsiasi intermediario fiscale abilitato alla trasmissione telematica (commercialisti, CAF), che provvederà anche all’in- BASTA UNA FIRMA pER pOTERE DESTINARE L’OTTO pER MILLE ALLA ChIESA CATTOLICA E’ un gESTO di ChIESA e di COERENZA con la propria FEDE che manifesta: Comunione, Solidarietà, Trasparenza, perequazione L a Chiesa Italiana, collocandosi nella linea di una antichissima tradizione iniziata agli albori della Chiesa e registrata nella Sacra Scrittura (Atti 2,45;4,32), ogni anno nella prima domenica di maggio ricorda ai Cattolici di dare testimonianza dello Spirito Ecclesiale di Comunione, Solidarietà Trasparenza e Perequazione. Questo “ricordo” si traduce in invito, rivolto anche a tutti i cittadini italiani di buona volontà, ad aiutarla e sostenerla nelle sue varie attività caritative e pastorali, scegliendo e firmando per essa l’otto per mille. Cosa si può dire ancora sull’otto per mille che non sia stato già detto? Tutti coloro che negli anni passati hanno scelto di destinare l’otto per mille del gettito complessivo IRPEF alla Chiesa Cattolica sanno ormai che questa scelta NON COSTA nulla al contribuente. Firmare NON significa pagare una tassa in più, piuttosto riguarda un voto “referendario” che esprime una volontà: far destinare a favore della Chiesa Cattolica quella quota parte di tutto il gettito IRPEF, messa a disposizione dallo Stato. Ogni anno milioni di Cattolici hanno la possibilità di aiutare la Chiesa ad annunciare il Vangelo con una semplice firma: ma NON TUTTI lo fanno e lo sanno. Negli anni passati il 45% dei contribuenti NON si è avvalso di questo diritto che: • per tutti i cittadini italiani è un modo di partecipare democraticamente sulla destinazione di parte, sia pur minima, del bilancio statale • per i cattolici diventa anche un gesto di comunione e di partecipazione, cioè di coerenza con la propria fede. E’ importante che la scelta di porre, nella prossima dichiarazione dei redditi sul modulo fiscale, una firma (nella seconda casella da sinistra, dov’è la scritta Chiesa Cattolica e un’altra in fondo al foglio) sia dettata dalla consapevolezza che, anche compilando un freddo modulo, ogni battezzato può testimoniare la sua appartenenza alla Chiesa. Tra i valori ecclesiali che deve spingere un cattolico a firmare per destinare l’otto per mille alla propria Comunità Ecclesiale vi è quello della comunione attiva della corresponsabilità missionaria della Chiesa, della partecipazione concreta alle necessità, della solidarietà e della perequazione. Basta vedere le finalità secondo cui viene ripartito l’otto per mille per cogliere i suddetti valori: • il culto, la costruzione di nuove chiese, la conservazione ed il restauro delle Chiese antiche e in genere dei beni culturali ecclesiastici; • l’evangelizzazione della comunità nazionale e dei connazionali emigrati all’estero che richiede la creazione di strutture quali: oratori per i giovani, luoghi per la formazione ed educazione, strutture per il tempo libero e di socializzazione ecc.. • la lotta contro le nuove povertà: comunità terapeutiche per tossicodipendenti, case di riposo per anziani abbandonati, case per disabili, immigrati, assistenza agli infermi ecc.. • progetti per i paesi del terzo mondo, particolarmente in favore dei paese più poveri, dove la Chiesa svolge opera di supplenza nella costruzione di ospedali, lebbrosari, scuole ecc.. • Integrazione al fabbisogno per la remunerazione dei circa 35.000 sacerdoti e quindi al sostentamento delle loro attività. Per testimoniare l’amore di Dio, che si fa amore ai fratelli, per soddisfare questi bisogni e affrontarli nel modo migliore, la Chiesa si rivolge ai suoi figli, coerenti nella fede, e a tutti gli uomini di buona volontà che credono nella sua azione educativa e caritativa, e chiede aiuto …, anche con una FIRMA Gaetano SQUEO
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