Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. TRATTO E MODIFICATO DA: Medical management of chronic wound pain. Wounds UK, 2006, Vol 2, No 4 R Gary Sibbald is Professor, Medicine and Public Health Science; Director of Continuing Education, Department of Medicine, University of Toronto; Director of Dermatology, Daycare and Wound Healing Clinic, Sunnybrook and Women’s Health Sciences Centre; Toronto Wound Healing Centres, Toronto, Ontario; and Chairman (Toronto Meeting 2008) of the World Union of Wound Healing Societies. Adam Katchky is a Medical Student at Dermatology Daycare and Wound Healing Clinic, Sunnybrook, Ontario, Canada. Douglas Queen is Business Consultant at Toronto Wound Healing Centres, Toronto, Canada and Editor of the International Wound Journal. La gestione del dolore delle ulcere croniche. Traduzione dell’articolo originale a cura di Valeria Castelli Abstract L’assistenza delle ulcere croniche è complessa poiché tali lesioni riconoscono numerose cause e complicanze. Un’ulcera cronica dolorosa spesso è indicativa di ‘qualcosa’ di sbagliato che deve essere corretto. Nel trattare la causa della cronicità si dovrebbe considerare la determinazione di una corretta diagnosi e l’avvio di un appropriato trattamento del dolore. Il modello di dolore correlato ad un’ulcera cronica, evidenziato in questo articolo, fornisce le basi su cui costruire un approccio strutturato al fine di ottimizzare questo sintomo. Ascoltando il punto di vista del paziente, è possibile combinare una gestione ottimale della lesione con quella del dolore, ottenendo buoni risultati. Introduzione Lo studio del dolore nelle ulcere croniche è ai suoi albori, per cui le prove di efficacia disponibili per guidare il professionista della salute sono decisamente scarse. L’assistenza delle ulcere croniche è complessa poiché tali lesioni riconoscono numerose cause e complicanze. Il modello denominato ‘preparazione del letto della ferita’ (wound bed preparation, WBP) (sviluppato da Sibbald et al, 2003b) rappresenta una buona base per la gestione delle ulcere croniche, ed già ampiamente utilizzato dagli specialisti del wound care. Esso si basa su quattro principi: 1. 2. 3. 4. Trattare la causa Indirizzare le problematiche paziente-centriche Fornire una cura locale della ferita Utilizzare terapie avanzate quando la ferita non guarisce nei tempi previsti Gli Autori hanno integrato la gestione del dolore correlato alle ulcere croniche in questo modello di gestione (Figura 1). Trattare la causa comporta stabilire una diagnosi corretta e intraprendere un appropriato trattamento del dolore. Le problematiche paziente-centriche devono focalizzarsi sulla percezione del paziente rispetto alla disabilità causata dal dolore, e al suo desiderio di ricevere un trattamento. La cura locale della ferita deve ruotare attorno ai tre pilastri del wound care, ossia debridement, equilibrio batterico/infiammazione prolungata, e giusto grado di umidità. Il modello della ‘preparazione del letto della ferita’ fornisce una base su cui costruire un approccio strutturato per ottimizzare la gestione del dolore nelle ulcere croniche. 1 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. y Approccio generale al dolore nelle ulcere croniche Trattare la causa Trattare la causa di un’ulcera cronica significa rimuovere la fonte del problema: per esempio in un’ulcera venosa l’edema può essere ridotto tramite terapia compressiva. Questo concetto sarà approfondito nei paragrafi successivi, in cui saranno discussi più nel dettaglio i diversi tipi di ulcere croniche. Figura 1. Modello del dolore di un’ulcera cronica (Adatt. da Reddy et al, 2003; Sibbald et al, 2003) Persona con dolore correlato ad un’ulcera cronica ↓ ↓ Indirizzare le problematiche paziente-centriche - qualità di vita - concordance con il piano di cura Trattare la causa - u. venosa - u. arteriosa - u. diabetica - u. da pressione - altro º ¹ Cura locale ¹ Sbrigliamento ↓ Livello di dolore Chirurgico ++ Autolitico + Enzimatico + Meccanico ++ ↓ Infiammazione/ infezione superficiale ↓ Carica batterica Infiammazione Contaminazione ↑ Cellule Colonizzazione ↑ Mediatori Infezione ↓ Inibitori º Equilibrio del grado di umidità ↓ Alta capacità assorbente Schiume Alginati di calcio Idrocolliodi Idrogeli Film ↑ Med. in silicone morbido ↓ Bassa capacità assorbente Problematiche paziente-centriche Il dolore nelle ulcere croniche rappresenta una problematica rilevante per i pazienti e per gli operatori sanitari (Sibbald, 1998; Neil e Munjas, 2000). In un’indagine condotta su 210 infermieri che lavoravano in contesti di cure a lungo termine e su infermieri la cui attività si svolgeva parzialmente (50% del tempo) nel campo del wound care, il dolore è stato identificato come la terza problematica di maggior interesse, dopo il tempo di guarigione e il fatto di evitare l’amputazione dell’arto (Eager, 2005). Nella stessa indagine, i pazienti intervistati hanno identificato il dolore e la qualità della vita come la problematica più importante. Se ne deduce che spesso il controllo del dolore è più rilevante per il paziente di quanto non lo sia per gli operatori sanitari (Queen et al, 2005). Cura locale della ferita La rimozione della medicazione è citata come il momento in cui il paziente prova dolore per la maggior parte delle volte. La maggior probabilità di causare dolore e traumi durante il cambio della medicazione è attribuita a medicazioni asciutte e prodotti adesivi, e in particolare alle medicazioni in garza che occupano il primo posto nelle cause di dolore correlato al wound care. I prodotti più recenti, come le medicazioni in silicone morbido, gli idrogeli, l’idrofibra, e gli alginati hanno minor probabilità di causare dolore (Hollinworth e Collier, 2000) 2 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Debridement Il debridement di una ferita può essere ottenuto con mezzi chirurgici, autolitici, enzimatici e/o meccanici (Davies et al, 2005). Nella scelta del metodo di debridement più appropriato, entrano in gioco una grande quantità di fattori. Ciascun metodo può avere un impatto positivo o negativo sul dolore correlato alla ferita. Più il metodo di debridement è aggressivo (es., chirurgico e meccanico), più è potenzialmente doloroso per il paziente. In presenza di neuropatia, il debridement chirurgico può non essere doloroso, a meno che non siano danneggiate strutture profonde come le ossa. Il debridement enzimatico e quello autolitico sono più lenti, ma generalmente meno dolorosi, e i metodi autolitici praticamente sono indolori. Per il debridement chirurgico può essere efficace l’applicazione di anestetici topici, come la lidocaina topica al 4%, il gel di ametocaina al 4% o l’EMLA 30-60 minuti prima della procedura. Per lo sbrigliamento dei tessuti profondi si dovrebbero iniettare anestetici locali. Anche se spesso i pazienti mielolesi non hanno sensibilità nell’area da sbrigliare, sarebbe opportuno iniettare anestetici locali per evitare una disreflessia autonomica che può causare drammatici rialzi della pressione sanguigna o spasmi muscolari (Weaver et al, 2006). Se si usano terapie antidolorifiche orali, il farmaco dovrebbe essere somministrato 30-90 minuti prima del debridement per òasciare il tempo al farmaco di avere un effetto terapeutico. Anche gli interventi non farmacologici sono importanti nel debridement. Fra questi interventi vi è il corretto posizionamento prima della procedura, e un ambiente rilassato per il paziente che gli fornisca confort e gli dia una sensazione di controllo: ad esempio potrebbe essere utile concordare che può chiedere una pausa durante la procedura. L’intensità del dolore dovrebbe essere misurata con un indice di intensità del dolore, ed i ruoli e le responsabilità per la gestione del dolore dovrebbero essere chiariti prima del debridement (Davies et al,2005). Fra le strategie di controllo del dolore ambientali vi è la guided imagery [tecnica di rilassamento che si basa sulla sinergia fra musica, immaginario e alterazione dello stato di coscienza, NdT], parlare con una persona significativa, e la possibilità di avere un time-out concordato per i momenti in cui il dolore raggiunge un determinato livello. Infiammazione/Infezione superficiale Sia l’infezione sia l’infiammazione sono condizioni in grado di causare dolore (Gardner et al, 2001). Le infezioni superficiali possono essere trattate con antimicrobici topici, mentre le infezioni profonde richiedono agenti sistemici (Krasner e Sibbald, 1999). Esistono molte preparazioni topiche, sia farmacologiche sia non farmacologiche (es., medicazioni antibatteriche) per trattare l’infezione e l’infiammazione. Poiché l’infiammazione acuta è una fase del fisiologico processo di riparazione tessutale, il trattamento dovrebbe essere istituito solo in caso di infiammazione cronica (Bowler, 2002; 2003). Molte di queste preparazioni possono avere un’azione lenitiva o rinfrescante (unguenti/gel), o creare un ambiente idoneo a ridurre o prevenire il dolore (es., medicazioni umide). Infezione profonda Numerosi studi hanno dimostrato che l’essudato delle ulcere croniche ha una concentrazione eccezionalmente alta di proteasi (in particolare di metalloproteasi di matrice, MMP) (Mast e Schults, 1996). Questa eccessiva quantità di proteasi sbilancia il processo di riparazione dell’ulcera prolungando la fase di infiammazione che diventa cronica. Lo stato di continua infiammazione ed i traumi tessutali in un’ulcera cronica contribuiscono al dolore e impediscono alla lesione di passare alla fase proliferativa del processo di guarigione. L’aumento del dolore nell’area dell’ulcera è un segno di possibile infezione profonda. Fare riferimento all’acronimo STONES (Size increasing [aumento di dimensioni], Temperature elevated [aumento della temperatura], O per specillazione dell’Osso, New area of breakdown [nuove aree di perdita dell’integrità cutanea], E per eritema, edema, essudato e Smell [odore]); le ulcere con esposizione dell’osso andrebbero indagate per verificare/escludere l’osteomielite. Una ferita con una carica batterica superficiale elevata può essere identificata tramite l’acronimo NERDS (Non-healing [che non guarisce], Exudate [essudato], Red friable granulation [tessuto di granulazione di color rosso, friabile], Debris on the surface [detriti necrotici sulla superficie] o Smell [odore]). Per identificare un danno indotto da parte dei batteri, solitamente occorre che siano presenti due o tre di questi sintomi. Nella maggior parte dei casi, questa condizione può essere trattata topicamente, ma se è presente una colonizzazione dei tessuti profondi o perilesionale, è necessaria la somministrazione di un appropriato antibiotico sistemico (Sibbald et al, 2003b). In presenza di essudato ed odore, si cercano altri segni di infezione profonda per chiarire se il danno coinvolge anche il comparto profondo. Il trattamento antimicrobico spesso comporta un miglioramento del dolore poiché si risolve l’infezione. 3 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Guarigione in ambiente umido E’ stato dimostrato che il Moist Wound Healing comporta una guarigione più veloce, la formazione di una cicatrice esteticamente più accettabile, e minor dolore (Rovee, 1991; Kannon e Garrett, 1995). La riduzione del dolore è attribuita al fatto che, grazie alla presenza di essudato, si evita la disidratazione delle terminazioni nervose esposte. Fra gli altri fattori correlati alla medicazione che possono causare dolore, ci sono il meccanismo di assorbimento, l’adesività, e la presenza di irritanti ed allergeni all’interno della medicazione. Anche il modo in cui una medicazione assorbe e gestisce l’essudato può causare dolore. Una medicazione che assorbe in modo troppo aggressivo può aderire alla ferita. L’adesività della medicazione può renderne traumatica la rimozione, e provocare un danno al letto della ferita e dolore (World Union of Wound Healing Societies [WUWHS], 2004). I prodotti fibrosi (es., alginati, idrofibra) sono buoni strati di interfaccia. In presenza di essudato, le fibre di queste medicazioni si trasformano in gel, fornendo un ambiente umido e interattivo che determina una sensazione lenitiva. L’umidità assorbita facilita la rimozione atraumatica della medicazione che, in genere, garantisce una riduzione del dolore. Alcune medicazioni sono abrasive e possono provocare frizione locale con il movimento o l’adesione alla superficie della ferita (es., medicazioni tradizionali a base di garze). Questa situazione può essere evitata con l’appropriata scelta della medicazione primaria (es., gel/schiume), o l’inserimento di uno strato atraumatico di interfaccia con la ferita (es., medicazioni in silicone morbido) (Meuleneire, 2002). Le medicazioni adesive, come suggerisce il nome, possono essere traumatiche sia per il letto della ferita sia per l’area perilesionale. La loro rimozione può provocare sia dolore sia un trauma, a secondo della forza necessaria per staccare la medicazione. Film ed idrocolloidi dovrebbero essere rimossi con cautela, seguendo le istruzioni del produttore. Per minimizzare il trauma da adesivo al cambio di medicazione, gli operatori sanitari dovrebbero ‘stressare’ lateralmente la medicazione, stirandola parallelamente alla cute e non tirandola verso l’alto, in senso verticale. Generalmente l’adesività degli idrocolloidi viene neutralizzata dal momento in cui i loro componenti, a contatto con l’essudato, hanno subito la gelificazione. Queste medicazioni, quanto interagiscono con l’essudato, formano un gel morbido, conformabile (Fletcher, 2005). Tuttavia, al momento della rimozione, occorre controllare accuratamente che non si verifichi lo stripping epiteliale a carico della cute perilesionale sulla quale l’adesivo era fissato (Eaglestein, 1993; Baxter, 2000). Molte medicazioni e preparati topici contengono allergeni che possono innescare una risposta infiammatoria (dovuta a una reazione allergica). Queste reazioni locali spesso sono associate a prurito o dolore. I prodotti ad alto potenziale sensibilizzante (neomicina, bacitracina, lanolina, profumi e derivati naturali della gomma) dovrebbero essere evitati, soprattutto nei pazienti con ulcere venose degli arti inferiori, in cui il potenziale di sensibilizzazione è molto elevato (Siegel, 2000). Il dolore da errata gestione locale dell’ulcera può essere generalmente risolto applicando un regime ottimale di wound care. Fra le cose da ricordare c’è l’uso di medicazioni appropriate per il mantenimento di un equilibrio dell’umidità e dei batteri, controllo dell’infiammazione e debridement autolitico. Questo regime di cura dovrebbe essere specifico per paziente, lesione e patologia. Medicazione La procedura di rimozione della medicazione è frequentemente citata dai pazienti come il momento di maggior dolore (Hollinworth, 2000; Puntillo et al, 2001; Fauerbach et al, 2002, Kammerlander e Eberlein, 2002; Sanders, 2002; King, 2003). Il dolore al cambio della medicazione può essere ridotto adottando strategie atte a diminuire il dolore ed il trauma, compresa la scelta della medicazione. Un esempio di tali strategie include: bagnare la medicazione con soluzione fisiologica o con preparati topici al 4% di lidocaina, gel di ametocaina al 4% o EMLA prima della rimozione; usare medicazioni non adesive/non aderenti; usare medicazioni atraumatiche (es., in silicone morbido). Molti pazienti temono il dolore alla rimozione della medicazione, quindi è importante parlare con il paziente riguardo alla sua paura o preoccupazione, prima della manovra. Pianificare la gestione del dolore, prima di fare il cambio della medicazione, aiuta ad alleviare il disagio e l’ansia. Inoltre, è possibile somministrare terapie antidolorifiche un’ora prima della medicazione, se si prevede che questa possa essere dolorosa. Le medicazioni in garza spesso si attaccano alla ferita e provocano dolore. I prodotti in silicone morbido sono utili per ridurre il dolore e il trauma da rimozione (Hollinworth, 2000; Naylor, 2001). Anche idrogel ed alginati possono minimizzare il dolore nei pazienti con essudato da lieve a moderato. 4 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Come per il debridement, i pazienti mielolesi possono provare dolore e/o disreflessia autonomica al cambio di medicazione. y Dolore da ulcera venosa degli arti inferiori Trattare la causa Le ulcere venose sono il tipo di ulcera più comune nell’arto inferiore, la cui frequenza tende ad aumentare con l’avanzare dell’età (Margolis et al, 2002). In passato le ulcere venose erano considerate relativamente poco dolorose; in realtà, un significativo numero di pazienti prova dolore che interferisce negativamente sulla qualità della vita (Phillips, 1994; Ryan et al, 2003). I pazienti possono sperimentare dolore anche in assenza di ulcera, così come possono provare a lungo dolore una volta che l’ulcera è guarita, a causa di alcune componenti della patologia venosa di base. La patologia venosa comporta una serie di cambiamenti che evolvono lentamente nel tempo, cui sono associati diversi sintomi che vanno da disagio e dolore a dolore profondo e cronico. Un dolore acuto, inabilitante, può svilupparsi a qualsiasi stadio, e interferisce con il piano di assistenza. I pazienti nei primi stadi di patologia venosa (cioè edema con fovea e vene varicose prominenti) spesso riferiscono un intorpidimento o un senso di pesantezza alle gambe che peggiora verso la fine della giornata, o dopo prolungati periodi di stazione eretta, poiché l’edema o l’accumulo di liquidi raggiunge il massimo verso la fine del giorno. L’uso di calze elastiche, la deambulazione attiva, l’elevazione dell’arto quando si sta seduti, spesso alleviano questi sintomi. Si deve porre attenzione anche ad altri fattori che contribuiscono alla patologia venosa da stasi, come l’obesità, uno stile di vita sedentario ed altre comorbilità. Una volta che l’ulcera venosa è guarita, il controllo dell’edema è essenziale per la gestione del dolore, per cui ai pazienti va raccomandato di indossare calze elastiche per il resto della loro vita in modo da mantenere sotto controllo l’edema ed evitare recidive delle ulcere. La coesistenza di una patologia arteriosa va esclusa sia clinicamente sia tramite l’indice pressorio caviglia/braccio (ABPI). L’uso di bendaggi compressivi inappropriati in un paziente con insufficienza arteriosa può comportare il peggioramento dell’ulcera e complicanze più serie. Le ulcere correlate a patologia arteriosa sono tradizionalmente considerate dolorose; tuttavia, questa caratteristica da sola non è adeguata a differenziare un’ulcera venosa da stasi da un’ulcera dovuta a patologia arteriosa. La persistente presenza di edema con fovea comporta, nel tempo, un cambiamento della pigmentazione, conseguente alla deposizione dell’emosiderina, contenuta nei globuli rossi stravasati nella zona dal terzo distale dell’arto. Queste aree pigmentate in seguito si sclerotizzano a causa della fuoriuscita di fibrina. La lipodermatosclerosi consiste della triade di edema senza fovea, sclerosi e pigmentazione. Il dolore si riscontra in una percentuale fino al 43% di pazienti con lipodermatosclerosi, anche in assenza di ulcera (Bruce, 2002). La lipodermatosclerosi può essere ulteriormente distinta, dal punto di vista clinico, in forma acuta e cronica. La forma acuta si presenta con un eritema doloroso simile a una cellulite acuta con edema senza fovea, a differenza della forma cronica, in cui si riscontrano solo sclerosi e cambiamenti di pigmentazione. La lipodermatosclerosi acuta talvolta viene confusa con la cellulite, specialmente se è unilaterale. Tuttavia, i cambiamenti da stasi venosa sono raramente unilaterali, anche se la patologia può mostrare qualche asimmetria in termini di gravità. La gestione della lipodermatosclerosi prevede: bendaggio compressivo o calze elastiche; terapia topica, (es., steroidi topici e lubrificanti per l’eritema e la disidratazione della superficie cutanea); e terapia orale, tra cui farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) (per il dolore), o pentossifillina (per la fibrosi lignea). Le calze elastiche possono mantenere sotto controllo i sintomi della lipodermatosclerosi; tuttavia si potrebbero rendere necessari farmaci antinfiammatori non steroidei per le loro proprietà analgesiche ed antinfiammatorie. Naturalmente, si devono tenere in considerazione gli effetti avversi di questa classe di farmaci, prima del loro uso, specialmente negli anziani (emorragia gastrointestinale, riduzione della funzione renale e aumento del rischio cardiovascolare). Si deve considerare la possibilità di flebiti superficiali o profonde ogni volta che i pazienti riferiscono un dolore nuovo o un cambiamento del dolore pre-esistente. Le flebiti superficiali tendono a presentarsi come un dolore “da contusione” in una porzione localizzata di una vena infiammata. Il dolore è spesso aggravato dalla palpazione o dalla stazione eretta, e l’area interessata può essere piuttosto calda al tatto. Molto spesso si ha il coinvolgimento della grande safena. Le opzioni di trattamento per la tromboflebite superficiale comprendono la compressione, la deambulazione e la terapia con FANS. Il ruolo dei più recenti inibitori Cox2 nella gestione delle flebiti superficiali non è ancora ben chiarito. Effettuato uno screening dei pazienti con 5 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Figura 2: Modello del dolore dell’ulcera venosa (Adatt. da Ryan et al, 2003) Persona con dolore correlato ad un’ulcera venosa ↓ Trattare la causa - edema: con fovea - vene: flebite superficiale flebite profonda - derma: lipodermatoslerosi acuta - infezione: cellulite (t. profondi) ↓ Indirizzare le problematiche paziente-centriche - qualità di vita - dolore (diario) - compressione per il resto della vita º ¹ Cura locale ¹ Sbrigliamento spesso non necessario oppure è necessario un minimo debridement chirurgico oppure debridement autolitico (tramite medicazione) ↓ Infiammazione/ infezione superficiale ↓ l’assenza di guarigione potrebbe dipendere da un aumento della carica batterica oppure ulcera ‘bloccata’ nella fase infiammatoria º Guarigione in ambiente umido 1) schiume: per ulcere essudati 2) idrocollodi: per ulcere poco essudanti 3) medicazioni in silicone morbido: per ulcere con essudato da scarso a abbondante TABELLA 1. Diagnosi differenziale del dolore venoso Diagnosi Clinica/ Esami Trattamento Commenti Edema con fovea Pesantezza serale. Premere un dito sulla cute e annotare il grado di avvallamento. Assegnare un punteggio da 1+ a 4+ Bendaggio compressivo, calze elastiche, deambulazione attiva, esercizio fisico. Migliorare la pompa muscolare del polpaccio Flebite superficiale Dolore e sensibilità lungo il decorso della vena interessata – solitamente la safena Polpaccio rosso, sensibile, gonfio – così dolente da non poterlo toccare. E’ necessario un Doppler per confermare la diagnosi Compressione, deambulazione attiva, terapia con FANS Lipodermatosclerosi acuta Arto con gonfiore diffuso, di color rosso scuro simile alla cellulite, dolenzia e sensibilità Bendaggio compressivo, calze elastiche, FANS Lipodermatosclerosi cronica Pigmentazione diffusa, scura, sclerotica con dolore cronico diffuso Uguale alla lipodermatosclerosi acuta, ma con steroidi topici e In un primo tempo sono preferibili le calze elastiche al bendaggio compressivo, poiché hanno meno probabilità di provocare dolore a riposo Il rischio di TVP associata è basso, specialmente se l’area interessata è sotto il ginocchio Sospettare una TVP nei pazienti con improvviso aumento del dolore al polpaccio, che hanno fattori di rischio come immobilità, recenti interventi chirurgici, uso di contraccettivi orali, ecc Solitamente bilaterale, anche se può essere più prominente in una gamba. La terapia compressiva è fondamentale Possono essere necessarie calze elastiche su misura per conformarsi alla forma Trombosi venosa profonda (TVP) ASA, eparina non frazionata, warfarin. Eparina a basso peso molecolare. Riposo a letto 6 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Infezione dell’ulcera Cambiamento del tipo di dolore, associato ad altri segni clinici di infezione Cellulite Arto caldo, con una colorazione rosso acceso, diffusa, solitamente unilaterale, associata a sensibilità e spesso febbre Area dolente, a forma di stella, simile a una cicatrice, associata a dolore a riposo e in stazione eretta Prurito, bruciore su aree arrossate dell’arto corrispondenti all’area di applicazione del prodotto topico Atrofia bianca Dermatite da contatto acuta lubrificanti. Pentossifillina per os Agenti topici antimicrobici e antibiotici orali, se opportuno Antibiotici orali. Necessari antibiotici EV per episodi severi o in caso di scarsa resistenza dell’organismo ospite Terapia con FANS. Altri analgesici Rimuovere l’allergene. Applicare steroidi topici dell’arto Mantenere l’equilibrio batterico, e tenere sotto controllo i segni di infezione (↑ dolore, ↑ dimensioni, ↑ essudato, odore o cambiamento del t. granulazione) Le ulcere venose possono rendere il paziente più incline alla cellulite Si può riscontrare associata a cicatrici di ulcere guarite, o può essere un fenomeno clinico indipendente Lanolina, colofonia, lattice, neomicina sono alcuni degli agenti più spesso coinvolti tromboflebite superficiale, è infrequente il riscontro di un’associazione con trombosi delle vene profonde e, quindi, non è necessario cercarla, a meno che non siano presenti altri fattori di rischio (Bounameaux e Reber-Wasem, 1997). Un altro fattore che complica la patologia venosa e le ulcere venose è la presenza di dermatite, soprattutto perilesionale (Reichert-Penetrat et al, 1999; Patel et al, 2001). Pertanto i prodotti applicati sulla zona distale degli arti inferiori del paziente con stasi venosa devono essere privi di potenziali allergeni ed irritanti (Wilson et al, 1991). Adesivi, garze paraffinate, lubrificanti ed emollienti topici, antibiotici topici, ed altri prodotti per le ferite o per la cute perilesionale, contengono agenti in grado di indurre una dermatite da contatto (Osmundswen, 1982; Floyer e Wilkinson, 1988; Zaki et al, 1994; Lopez Saez et al, 1998; Gooptu e Powell, 1999; Dong et al 2002). In questo caso, i pazienti tendono a lamentare bruciore e prurito, solitamente nella zona di applicazione del prodotto. Una sensazione di fastidio associata a cambiamenti di tipo eczematoso, o a cambiamenti del tipo di dolore, fanno ipotizzare una dermatite irritativa o allergica da contatto (Anderson e Rajagopalan, 2001). L’atrofia bianca appartiene agli stadi finali della patologia venosa e consiste in aree bianche, talvolta a forma di stella, depresse e dall’aspetto cicatriziale (Shornick et al, 1983). Se ne percepisce lo sviluppo spontaneo spesso associato a un dolore severo, descritto come una fitta. La gestione del dolore da atrofia bianca può essere difficile, e può richiedere terapie analgesiche sistemiche. In conclusione, l’approccio al dolore correlato ad un’ulcera venosa prevede la valutazione della causa del dolore e delle sue caratteristiche (costante o intermittente). Il trattamento può essere locale (es., medicazioni, agenti anestetici topici), regionale (bendaggio a compressione sostenuta), o sistemico (terapie con FANS o altri farmaci al bisogno). Problematiche paziente-centriche Nonostante le ulcere venose siano descritte come abitualmente non dolorose, è in realtà un significativo numero di pazienti con questo tipo di ulcere sperimenta dolore che interferisce con la loro qualità della vita (Krasner, 1998). Cura locale dell’ulcera Ci sono molti modi per eseguire il debridement di un’ulcera venosa. Spesso non è necessario ricorrere al debridement chirurgico che può risultare doloroso. In ambito clinico si ricorre agli anestetici topici, come le preparazioni di xilocaina (1-4%), EMLA o gel di ametocaina al 4%, applicati prima del debridement allo scopo di prevenire il dolore (Lok, 1999). Sono utili gli agenti sbriglianti autolitici, e in particolare gli idrogel o 7 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. gli idrocolloidi. Il debridement meccanico con medicazioni wet-to-dry (bagnate-asciutte) causa un dolore insopportabile, per cui è preferibile usare una metodica alternativa. In caso di escare spesse, ben adese, è possibile ricorre ad agenti sbriglianti enzimatici, come alternativa a idrocolloidi e idrogel. y Dolore da ulcera del piede diabetico Trattare la causa Nei soggetti affetti da ulcere del piede diabetico sono richieste non solo un’adeguata vascolarizzazione e controllo delle infezioni, ma anche scarico o ridistribuzione delle pressioni. A differenza del dolore ischemico, il dolore neuropatico diabetico di solito non è associato a un aumento dell’attività fisica, ma spesso compare durante periodi di ridotta stimolazione sensoriale esterna (es., durante la notte). A causa della sua natura multifattoriale, nessun singolo trattamento si è dimostrato una panacea (Jensen e Larson, 2001; Simmons e Feldman, 2002). Il dolore neuropatico risponde in modo parziale agli antinfiammatori tradizionali e alle terapie antidolorifiche con oppioidi (Gilron et al, 2005). Gli antidepressivi triciclici sono stati usati con successo, specialmente per il trattamento del dolore urente. Come prima scelta, ci si dovrebbe indirizzare verso i triciclici di seconda generazione con alta attività noradrenalinica, come la nortriptilina o la desipramina. Anche alcuni nuovi antiepilettici, come il gabapentin o il pregabalin, hanno riportato buoni risultati. Nonostante sia possibile che alcuni di questi pazienti sperimentino dolore neuropatico, il dolore non è comune nell’ulcera del piede diabetico in sé. Quando l’ulcera è associata a sintomatologia dolorosa, il professionista della salute dovrebbe correlarlo a possibili complicanze che mettono a rischio l’arto, come l’ischemia critica, l’infezione dei tessuti profondi, o l’artropatia di Charcot. Ischemia critica I polsi sono generalmente palpabili nel piede in cui la pressione sistolica nell’arteria dorsale del piede ha un valore di circa 80 mmHg. Nei pazienti diabetici e nei pazienti anziani non diabetici l’indice pressorio caviglia/braccio (ABPI) può registrare valori elevati – che non corrispondono però a quelli effettivamente reali – a causa della calcificazione delle arterie. Sono quindi necessari ulteriori test non invasivi, come la pressione all’alluce o la pressione dell’ossigeno transcutaneo. Per garantire il processo di riparazione, in genere è necessaria una pressione all’alluce superiore ai 50 mmHg oppure una pressione dell’ossigeno transcutaneo superiore ai 300 mmHg. Nei casi più gravi, l’ischemia può causare dolore a riposo. Questi pazienti necessitano di un consulto con un chirurgo vascolare per valutare la possibilità di una rivascolarizzazione chirurgica o di una dilatazione dell’arteria per migliorare il flusso (Gibbons et al, 1993; Akbari e LoGerfo, 1999; Akbari et al, 2000). Infezione dei tessuti profondi L’infezione dell’ulcera, e in particolare quella che coinvolge gli spazi plantari profondi, può causare dolore anche in presenza di severa neuropatia. Sfortunatamente, questo dolore spesso viene sottovalutato, dato che i segni e sintomi di infezione nei pazienti diabetici sono subdoli. La presenza di dolore non neuropatico in un piede diabetico leggermente eritematoso o edematoso, anche con una radiografia normale del piede, va valutato e, se necessario, trattato (Sibbald et al, 2003a). Un eritema perilesionale che si estende per un’area superiore ai 2 cm è indicatore di un’alterazione che mette a rischio l’arto (Caputo et al, 1997). In questi pazienti, è possibile che gli unici segni di infezione dei tessuti profondi siano la comparsa di nuove lesioni e un ingrandimento dell’ulcera già esistente. Nel caso in cui si sospetti il potenziale coinvolgimento dell’osso e/o osteomielite, per una valutazione efficace è possibile ricorrere al test del probe-to-bone, insieme a Rx o alla risonanza magnetica (RNM) (Grayson et al, 1995; Tomas et al, 2000). Artropatia di Charcot Nei pazienti con grave neuropatia l’artropatia di Charcot è caratterizzata da fratture patologiche, dislocazione delle articolazioni e deformità del piede (Sanders e Fryberg, 1991; Sanders e Fryberg, 1993; Armstrong et al, 1997; Armstrong e Lavery, 1998), ed è aggravata dal carico del peso corporeo. Il dolore è il problema riportato nel 75% dei casi, assieme a un piede arrossato, caldo, gonfio. Il trattamento dell’artropatia di Charcot richiede la riduzione o lo scarico della pressione fino a quando la temperatura superficiale cutanea ritorna normale (Armstrong e Lavery, 1997). 8 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Figura 3. Modello del dolore dell’ulcera del piede diabetico (Adatt. da Sibbald et al, 2003) Persona con dolore correlato ad un’ulcera del piede diabetico ↓ ↓ Indirizzare le problematiche paziente-centriche - qualità di vita - dolore (diario) - scarpe terapeutiche - timore di subire un’amputazione Trattare la causa - neuropatia - infezione dei t. profondi - artropatia di Charcot º ¹ Cura locale ¹ Sbrigliamento opzione preferenziale: debridement chirurgico di tipo attivo ↓ Infiammazione/ infezione superficiale ↓ - spesso non infiammazione - per batteri considerare argento ionico /cadexomero iodico oppure - se l’ulcera non è guaribile, antisettici topici (es., iodopovidone, clorexidina) º Guarigione in ambiente umido med. in silicone morbido schiume alginati idrogeli Problematiche paziente-centriche Il dolore nel piede neuropatico frequentemente riflette un’infezione dei tessuti profondi o un’artropatia di Charcot acuta, e pone il paziente a maggior rischio di amputazione. La diagnosi della patologia del piede diabetico spesso avviene in ritardo, ed i costi umani ed economici delle ulcere del piede diabetico e delle amputazioni sono decisamente alti (Wishner e Rubin, 2001). I soggetti diabetici devono essere informati riguardo i rischi e le complicanze; gli deve essere spigato come identificare la perdita di sensibilità protettiva e devono essere istruiti in modo che acquisiscano le capacità necessarie per fronteggiare i loro problemi di salute. Le medicazioni ed i dispositivi di scarico delle pressioni sono costosi ed i professionisti della salute devono avere ben chiari quali sono i percorsi stabiliti dal SSN per garantire l’accesso a tali presidi/dispositivi ai loro pazienti. Cura locale dell’ulcera In genere il debridement non è doloroso a causa della neuropatia di base. In presenza di dolore, si dovrebbe considerare la possibilità di ischemia, infezione dei tessuti profondi o artropatia di Charcot. Nonostante il debridement chirurgico sia la procedura di scelta (Steed, 1995), la si dovrebbe eseguire solo quando la perfusione sanguigna è tale da supportare il processo di riparazione. Il debridement dovrebbe includere la rimozione delle callosità e del tessuto di granulazione anomalo (tessuto di color rosso accesso, friabile o che ipergranuleggia). Le medicazioni a base di alginato di calcio, dopo il debridement, aiutano a controllare il sanguinamento superficiale. Il debridement autolitico, meccanico ed enzimatico sono meno efficaci. L’infezione superficiale può provocare dolore localizzato dovuto al rilascio dei mediatori preinfiammatori da parte dei batteri e dell’organismo-ospite, ma è molto più probabile che il dolore sia indicativo di infezione nel comparto profondo. I segni e sintomi relativi all’aumento della carica batterica sono stati sintetizzati nell’acronimo NERDS per il comparto superficiale e STONES per le infezioni dei tessuti profondi o perilesionali. In alcuni pazienti diabetici la risposta infiammatoria può essere ridotta, con conseguente ritardo nella guarigione, soprattutto in una situazione di scarso controllo del diabete ed alti valori di emoglobina glicosilata. Tutti i diabetici hanno una relativa immunodeficienza che riduce la resistenza dell’organismoospite e comporta un maggior danno, dovuto all’effetto dei batteri all’interno dell’ulcera cronica. 9 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Un eccesso di umidità nelle ulcere del piede diabetico comporta la macerazione delle callosità attorno al margine dell’ulcera, favorendo la proliferazione batterica (Edmonds, 2006). Ciò spesso determina un aumento del dolore. Pertanto il controllo dell’umidità è essenziale; da questo punto di vista, risultano molto utili le medicazioni assorbenti come schiume, idrofibra, e alginati di calcio, in concomitanza alla rimozione della callosità. Se i margini dell’ulcera sono macerati, è possibile proteggere la cute perilesionale applicando pasta all’ossido di zinco, petrolatum, acrilati liquidi che formano un film, oppure medicazioni ‘a cornice’ come idrocolloidi o film (Romanelli et al, 2003). Tabella 2. Dolore correlato ad un’ulcera diabetica Neuropatico Piede di Charcot Il dolore neuropatico è dovuto all’irritazione o al danno delle fibre nervose Traumi minori ricorrenti (non percepiti a causa della neuropatia) ↓ Fratture minori La neuropatia è costituita da 3 elementi: Sensoriale – il test con il monofilamento mostra una riduzione della sensibilità Autonomica – verificare la presenza di cute secca Motoria – riduzione dei riflessi, dita a martello Irritazione del nervo spesso provoca bruciore (provare con i triciclici) Danno del nervo spesso causa dolore lancinante o acuto. Di rado i triciclici sono efficaci e il gabapentin può essere il trattamento di scelta. ↓ I continui traumi portano alla disgregazione dell’osso ↓ contact cast (gambaletto gessato a contatto con la pelle) (o altri sistemi di scarico) Monitorare: Edema/gonfiore Calore (temperatura cutanea) Markers biochimici di formazione ossea Infezione dei t. profondi L’infezione dei t. profondi deve essere distinta dall’infezione superficiale. I seguenti segni e sintomi sono spesso utili: - assenza o ritardo della guarigione Infezione - ↑ essudato superficiale - t. di (provare un granulazione trattamento rosso acceso topico x 2 sett) - t. di granulazione friabile - nuove aree di slough - dolore Infezione - nuove aree di profonda perdita (necessita di dell’integrità trattamento cutanea sistemico) - eritema > 2cm - calore - probe to bone y Dolore da ulcera da pressione Trattare la causa Il dolore è il risultato finale del danno tessutale e della formazione dell’ulcera da pressione, ma il dolore può anche contribuire a peggiorare l’immobilità del paziente. Nei soggetti mielolesi, negli anziani, e nei pazienti con deficit cognitivi, portatori di ulcere da pressione, la gestione del dolore è particolarmente impegnativa. Fino all’80% dei residenti delle RSA con ulcere da pressione sperimentano dolore significativo che non viene trattato in modo appropriato (American Geriatric Society [AGS], 2002; Reddy et al, 2003a). Nonostante l’età di per sé non sia un fattore di rischio per un incremento del livello di dolore, è stata identificata come uno dei principali fattori di rischio per un’inadeguata gestione del dolore (Cobbs et al, 1999; AGS, 2002). Le ulcere da pressione si sviluppano a causa di una pressione persistente, per lo più in corrispondenza di una prominenza ossea. Quando la pressione esercitata sui tessuti supera quella di occlusione capillare, si crea una condizione di ischemia. Questa condizione determina la presenza di dolore, dovuto al rilascio dei mediatori infiammatori. La riduzione della pressione, ottenuta grazie a specifiche superfici di supporto, fa parte del trattamento eziologico delle ulcere. Queste superfici scaricano la pressione dalle prominenze ossee, e quindi sono utili anche nella gestione del dolore. La valutazione della seduta e del posizionamento, eseguita da professionisti esperti, è un’altra parte importante della gestione del dolore nei pazienti affetti da 10 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. ulcere da pressione. Tutti i pazienti istituzionalizzati dovrebbero essere posizionati su materassi in schiuma per la riduzione della pressione e su dispositivi specifici per la seduta (carrozzina ecc) che prevengano le ulcere da pressione e assicurino il comfort del paziente. Anche il supporto nutrizionale è rilevante nella guarigione delle ulcere da pressione e nella gestione del dolore. La guarigione delle ulcere da pressione è compromessa dall’umidità dovuta all’incontinenza di feci e urine, dalla frizione e dalle forze di taglio, da una ridotta mobilità e da uno stato nutrizionale scadente (Green et al, 1999; Cunha et al, 2000; Thomas, 2001). La malnutrizione comporta una riduzione della massa muscolare e un’atrofia del grasso sottocutaneo di protezione. Le esigenze nutrizionali calorico-proteiche sono maggiori nei pazienti con ulcere da pressione, ed è importante un consulto con un nutrizionista per una gestione ottimale (Russell, 2001; Westergren et al, 2001; Todorovic, 2002). Le ulcere da pressione possono anche causare danni o irritazione ai nervi periferici, provocando un dolore di tipo neuropatico. Il dolore urente da irritazione nervosa può rispondere agli antidepressivi triciclici, mentre il dolore acuto, da danno del nervo, può richiedere anticonvulsivi, come il gabapentin o il pregabalin. Purtroppo, paralisi non è sinonimo di libertà dal dolore. I pazienti mielolesi possono essere soggetti a spasmi, responsabili di attrito/frizione o forze di taglio, in aree come i talloni, con conseguente formazione di una lesione cutanea. E’ possibile somministrare antispastici per controllare gli spasmi; tuttavia, l’invio in consulenza presso un fisiatra o un terapista della riabilitazione può essere utile per un’assistenza ottimale del paziente. Figura 4. Modello del dolore dell’ulcera da pressione (Adatt. da Reddy et al, 2003b). Persona con dolore correlato ad un’ulcera da pressione ↓ Trattare la causa - Scarico/ riduzione della pressione - Frizione/stiramento - Nutrizione - Incontinenza – feci/urine - Infezione – t. profondi ↓ Indirizzare le problematiche paziente-centriche - guaribilità dell’UP - bilancio fra guarigione e qualità di vita - dolore (diario) º ¹ Cura locale ¹ Sbrigliamento - debridement chirurgico (se la sensibilità è conservata sono necessari analgesici) oppure - debridement autolitico con medicazioni (idrogel, idrocolloidi) oppure - enzimi per escara spessa (molle, dura) ↓ Infiammazione/ infezione superficiale ↓ - t. di granulazione esuberante e friabile - t. di granulazione rosso acceso - ↑ essudato - assenza/ritardo nella guarigione - nuove aree di perdita dell’integrità cutanea º Guarigione in ambiente umido - med. in silicone morbido - schiume - alginati - idrogeli - idrocolloidi - film - possono essere indicativi di un aumento della carica batterica - prendere in considerazione antimicrobici per le ulcere con aspettative di guarigione - prendere in considerazione antisettici topici per le ulcere senza aspettative di guarigione 11 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Problematiche paziente-centriche Il paziente ed il professionista della salute dovrebbero definire insieme gli obiettivi assistenziali comuni, identificando i ruoli e le responsabilità nella relazione terapeutica. I pazienti con ulcere da pressione e gli operatori sanitari potrebbero decidere che la guarigione dell’ulcera non sia un obiettivo ragionevole o raggiungibile, alla luce dello stato avanzato di malattia del paziente o di altri fattori, come gli effetti collaterali dei trattamenti o la loro (in)disponibilità. Al contrario, l’obiettivo del trattamento potrebbe essere il controllo del dolore, la gestione dell’infezione, dell’essudato, e dell’odore per una miglior qualità della vita. In caso di ulcere senza aspettative di guarigione, è possibile prendere in considerazione l’uso di antisettici topici a bassa tossicità tessutale e basso potenziale di sensibilizzazione. Cura locale della lesione Nonostante possano non essere capaci di comunicare efficacemente il proprio disagio, i pazienti con demenza severa, allettati, e con ulcere da pressione, sperimentano ancora dolore quando si esegue il debridement. E’ importante usare scale di valutazione del dolore molto semplici (come la scala delle espressioni facciali) oppure osservare indizi non verbali del dolore, come l’agitazione o le smorfie del viso. Come detto precedentemente, i pazienti affetti da paralisi possono ancora avvertire dolore in seguito a debridement. Alcuni pazienti con paralisi da lesione spinale avranno bisogno di anestetici locali prima del debridement per evitare disreflessia autonomica. Severi spasmi muscolari a seguito di interventi indicano la necessità dell’anestetico locale. Tabella 3. Strategie di gestione del dolore correlato ad un’ulcera da pressione Causa del dolore Pressione Definizione Trattamento Commenti Una forza applicata alla cute ed ai tessuti sottostanti che impedisce il flusso sanguigno quando l’entità della pressione esercitata è superiore di quella della pressione all’interno dei capillari. Pressione di occlusione capillare (POC)= 32 mmHg (valore medio) Superfici specifiche - Riduzione della pressione: Riducono la pressione, ma non necessariamente sotto la POC, (es., materassi in schiuma ad alta densità, materassi sintetici standard da ospedale (no talloniere in vello di pecora) - Scarico della pressione: Riducono la pressione sotto la POC (es., letti a pressione alternata). Fondamentale un programma di cambio di postura Talloniere (es., talloniere in vello di pecora) (non riducono la pressione ma possono ridurre la frizione) Attenzione nei trasferimenti del paziente (usare traverse o teli per il posizionamento) Idrocolloidi sulle prominenze ossee Mantenere la testata del letto a ≤ 30 gradi. Seduta inclinata, piuttosto che reclinata (tranne in caso di c’è rischio di cadute) Prevenzione: - in caso di incont. urinaria: minzione programmata; cateterizzazione urinaria (estemporanea piuttosto che Prendere in considerazione: - mappatura delle pressioni - valutazione della carrozzina Frizione Provocata dal movimento del paziente su una superficie Forze di taglio o stiramento Superfici corporee adiacenti scivolano l’una sull’altra (come avviene quando un paziente scivola verso il basso nel letto) Irritazione e macerazione da sudore, feci, urine, essudato Umidità Di per sé, la frizione non causa ulcere da pressione. Tuttavia, la frizione sommata alla pressione aumenta molto il rischio di sviluppare un’ulcera Vd. sopra - più dannose quando combinate con la pressione Si possono anche usare film liquidi Monitorare eventuali micosi secondarie, specialmente nelle pieghe cutanee 12 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. Irritazione perilesionale Può dipendere da dermatite, macerazione, e/o infezione (es., candida) Nutrizione Sia il dolore sia la guarigione possono essere esacerbati se il paziente ha poca massa muscolare Infezione dei t. profondi Sono necessari agenti sistemici Neuropatia/ radicolite Irritazione/ danno del nervo Spasmi Movimento involontario dei muscoli a permanenza, se possibile) - cambiare spesso pannolone, biancheria ecc - cura locale dell’ulcera: prevenire la macerazione della cute - collocare superfici assorbenti a contatto della cute Trattamento: - prodotti barriera per i margini dell’ulcera (es., ossido di zinco, petrolatum, medicazioni occlusive) - possono servire terapie antidiarroiche - in caso di dermatite perilesionale, possono essere necessarie creme /unguenti steroidei Per ridurre l’irritazione perilesionale, applicare vaselina, ossido di zinco, film liquidi (es., acrilati), medicazioni occlusive (tecnica della cornice) e, se si sospetta una candida, applicare idrocortisone + clotrimazolo in crema, due volte al giorno Maggior rischio: apporto nutrizionale nel complesso scarso, specialmente di proteine. Consultare un dietologo. Prendere in considerazione integratori alimentari Probe to bone – osteomielite fino a prova contraria. Possono essere necessari antibiotici a lungo termine Considerare antidepressivi triciclici (nortriptilina), anticonvulsivi (gabapentin) Può servire il baclofen Se l’idrocortisone + clotrimazolo in crema viene tolto facilmente con il riposizionamento ed il movimento, coprire con ossido di zinco Non esistono particolari prove di efficacia sul fatto che determinate vitamine favoriscano la guarigione. Controllare l’albumina e i linfociti Esaminare l’ulcera con uno specillo. Assicurarsi che non sia esposizione /interessamento dell’osso e che non ci siano tratti fistolosi o tunnel Considerare una consulenza anestesiologica per i blocchi nervosi Prendere in considerazione un consulto psichiatrico Conclusioni Il dolore è ciò che il paziente dice che sia. Per un’ottimale assistenza del paziente è necessario integrare interventi ambientali e non farmacologici con appropriati interventi farmacologici, mediante un’analisi corretta delle problematiche paziente-centriche (Jacox et al, 1994; Ferrell, 1996). La valutazione del dolore deve comprendere il trattamento della causa. La cura locale può diversificarsi leggermente nei tre principali tipi di ulcere croniche – ulcere venose, diabetiche e da pressione – ma alcuni punti sono in comune, e nello specifico: il debridement dei tessuti, il controllo dell’aumento della carica batterica superficiale o di una prolungata infiammazione, ed il controllo dell’umidità che sono i componenti della wound bed preparation. Un’ulcera cronica dolorosa spesso indica che c’è qualcosa di sbagliato e che questo ‘qualcosa’ va corretto. I pazienti devono essere incoraggiati a parlare del loro dolore con i professionisti della salute in un contesto di 13 Materiale riservato ai partecipanti dei corsi AISLeC© Tutti i diritti riservati Vietata qualsiasi riproduzione anche parziale. Documento fornito unicamente a scopo di studio e di ricerca e per uso personale. Il richiedente si assume ogni responsabilità per l'uso che ne verrà fatto in seguito, essendo severamente vietata qualsiasi successiva riproduzione o pubblicazione per uso commerciale o per altro scopo (Legge n. 633 del 22/4/1941; Legge n. 159 del 22/5/1993 e successive modificazioni). Si impegna inoltre, sempre ai sensi della normativa sul copyright, a non conservare il file contenente il documento in formato elettronico e a cancellarlo dopo averne effettuato la stampa. collaborazione non conflittuale. La conoscenza dei principi alla base della gestione del dolore deve essere associata alla capacità di prescrivere farmaci appropriati, e alla disponibilità di un team interprofessionale per ottimizzare l’assistenza. Ascoltando il punto di vista del paziente, si possono combinare una gestione ottimale dell’ulcera e del dolore con ottimi risultati. Anche quando la guarigione dell’ulcera non è un obiettivo raggiungibile, è sempre possibile migliorare le attività di vita quotidiana e la qualità della vita dei pazienti. Riferimenti bibliografici Akbari CM, LoGerfo FW (1999) Diabetes and peripheral vascular disease. J Vasc Surg 30(2): 373–84 Akbari CM, Pomposelli FB, Gibbons GW et al (2000) Lower extremity revascularization in diabetes: late observations. Arch Surg 135(4): 452–6 American Geriatrics Society Panel on Persistent Pain in Older Persons (2002) The management of persistent pain in older persons. 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