il sentiero 35 (via Vandelli)

19 giugno 2014
(questo articolo è integrazione di quello dedicato alla via Vandelli)
(f.f.) il sentiero 35 (via Vandelli) è molto panoramico e molto interessante come testimonianza
storica e merita di essere percorso e ripercorso. È presente un bel rifugio per escursioni di più
giorni. In inverno può essere molto pericoloso.
SENTIERO 35
Il sentiero è di competenza del Cai, sezione Massa, da Resceto al Passo della Tambura e di quella di
Castelnuovo Garfagnana, da Arnetola al Passo della Tambura.
Esso segue la vecchia via Vandelli.
Tragitto
Resceto piazzetta (510 m) [inizio sentieri 161 e 165] - [deviazione 170] - Casa del Fondo (627 m) –
[deviazione sentieri 166 e 166A] – [innesto 163] - Finestra Vandelli (1442 m) [deviazione per
rifugio Conti] - Passo della Tambura (1634 m) [innesto sentieri 146 e 148] – Cava Formignacola
(1185 m) [innesto sentiero 147] - [innesto 146] - Arnétola (900 m).
Nel suo lungo percorso il tratto iniziale è comune con i sentieri 166, 166A e 170, un brevissimo
tratto presso il Passo della Tambura è comune con il 146, l'ultimo tratto, poco dopo Formignacola, è
comune con il 146.
Informazioni sulla zona di partenza
Resceto
Il percorso inizia da Resceto, frazione
montana di Massa da cui dista 11,5 km. Da
Massa si segue via Bassa Tambura in
direzione Forno, a 4 Km si incontra
Canevara, a 6,5 Km a sinistra la strada si
dirige a Forno, si continua invece per il ramo
di destra, si superano le Guadine e Gronda e
si continua la strada che finisce a Resceto
(11,5 km) nella piazzetta del paese
(mantenersi sempre a sinistra).
Figura 1: Resceto
Alcune corse dell’ATN portano da Massa a
Resceto e viceversa, ma la domenica è possibile salire solo con una corsa alle 14 e una alle 19 e
scendere alle 14.30 e alle 19.30. [comunque è necessario informarsi]
Arnetola
Da Aulla si segue la statale 63 per il Cerreto in direzione Fivizzano, si supera Pallerone, Rometta e
Soliera (10 km), oltrepassata la quale, la si abbandona (11,6 km) per imboccare, a destra, la strada
per Gassano, che si seguirà fino a Casola in Lunigiana. Raggiunta Casola (22 km) si lascia la SR445
deviando a destra per Minucciano (29,8 km), quindi si prosegue per Gramolazzo (33,9 km). Qua si
devia a destra per Gorfigliano evitando il paese e si prosegue in direzione Campocatino e poi si
devia a sinistra per Vagli Sopra in discesa (43,4 km). Da Lucca si arriva a Vagli Sopra dalla SR445
della Garfagnana superando Castelnuovo Garfagnana e quindi svoltando a sinistra, in località
Poggio, seguendo la strada che costeggia il fiume Edron (65 km). Dalla Versilia attraverso
Seravezza e la Via d’Arni (Galleria del
Cipollaio) fino a Castelnuovo Garfagnana, da
dove ci si immette nella SR445 e si continua
seguendo poi le istruzioni precedenti (54,8
km).
Da Vagli Sopra è possibile proseguire in auto
fino alla Piana di Arnetola che dista 3,5 km
lasciando a sinistra una deviazione per Vagli
Sotto a 850 m. Chi preferisce andare a piedi
trova descritto di seguito il percorso.
Entriamo nel borgo di Vagli Sopra con stradine
molto strette, deviamo a destra evitando di
salire alla Chiesa, ben evidente per il
Figura 2: Arnetola
campanile, e parcheggiamo lungo la strada per
le cave, presso le ultime case del paese. La strada asfaltata che percorreremo a piedi segue l’itinerario
dell’antica via Vandelli che univa Modena con Massa e che qua è ormai completamente scomparsa.
Essa percorre la Valle di Arnetola, di origine glaciale, che in testata ha il monte Sella che vedremo a
lungo.
Sull’ultima casa del paese troviamo le indicazioni dei sentieri 31 e 35, poi la strada prende a salire, ma,
più avanti, scende e a sinistra possiamo scorgere il lago di Vagli, con l’abitato di Vagli Sopra
(località Renaio) e dietro quello di Vagli Sotto. Di fronte a noi scorgiamo le propaggini del monte
Sella che andando avanti si mostrerà sempre più nella sua completezza.
A 10’ arriviamo a un bivio presso alcuni ruderi posti poco sopra: a sinistra la strada marmifera si
dirige a Vagli Sotto, noi continuiamo verso destra, entrando nella valle di Arnetola, adesso la strada
prende a salire e sulla nostra sinistra scorgiamo alcune cave abbandonate alle pendici del monte
Pallerina.
Poco dopo, a 17’, sulla destra, sotto un riparo di roccia, c’è un presepe permanente ricordo del
Giubileo del 2000. Subito dopo, ancora a destra, c’è il piazzale di una cava abbandonata con vecchi
blocchi. Continuando la salita scorgiamo sulle rupi in alto, a destra, l’edificio chiaro dell’Eremo di
San Viano abbarbicato alla montagna. Non è facile scorgerlo perché un po’ si mimetizza con la
montagna.
A 20’ la visuale si apre sul monte Fiocca, oltre che sul Sella, e subito dopo (21’) abbiamo un bivio:
a sinistra c’è l’ingresso della cava della cooperativa Apuana marmi (cava del monte Pallerina).
Qualche metro indietro c’è anche l’ingresso artificiale della Buca della Pompa, chiuso da un
cancello metallico: infatti tutta la zona di Arnetola è ricca di fenomeni carsici e di grotte di interesse
speleologico.
Noi continuiamo verso destra, per stradello sterrato e a 36’ ci troviamo presso una caratteristica
casetta di pietra sotto roccia (capanna d’abrì) che è stata recuperata, ma è già stata sottoposta a atti
di vandalismo. Essa era il Casone di Arnetola. Nei pressi poi c’è il monumento marmoreo che
ricorda che questo percorso è una antica via del sale che univa la costa massese e versiliese con la
Garfagnana e la pianura padana.
Continuiamo e a 38’ troviamo sulla destra l’indicazione per i sentieri 31 e 35, invece sulla sinistra
prosegue una marmifera che comunque porta anch’essa a recuperare il sentiero che ci accingiamo a
iniziare. Questo può essere considerato l’inizio ufficiale dei due sentieri (piana di Arnetola).
La zona è panoramica sull’intera cresta del monte Sella e il percorso sulla sinistra permette di
apprezzare al massimo questi panorami. A destra delle indicazioni c’è uno spiazzo-posteggio, ma,
in realtà, seguendo lo stradello di sinistra è possibile salire ancora di più con le auto, si tratta poi di
vedere se ne vale la pena. Dal piazzale, sulla sinistra, inizia il vero e proprio sentiero che sale
abbastanza ripido.
Descrizione del percorso
Difficoltà: E, il percorso è comunque lungo e presenta notevoli dislivelli e quindi richiede il giusto
allenamento. In estate è molto assolato. Con neve e ghiaccio diventa un percorso molto difficile e
pericoloso, da affrontare solo con la giusta attrezzatura e la necessaria preparazione.
Stato del sentiero: il sentiero è molto evidente coincidendo con la vecchia via Vandelli, sono
presenti le paline indicatrici delle deviazioni per altri sentieri. Alcune recenti frane di sassi non
impediscono la progressione.
Tempi: da Resceto: 05h 30'; da Arnetola 05h.
Il percorso
Sintesi: il sentiero segue la vecchia via Vandelli. Da Resceto arriva alla Casa del Fondo e al Ponte
di Ferro sul Canale Pianone. Poi sale con tornanti panoramici con qualche tratto ombreggiato.
Supera una maestà panoramica sul passo della Focolaccia. Arriva alla deviazione per la miniera
di ferro e poi alla Finestra Vandelli, ampio spiazzo da cui è possibile arrivare al Rifugio Conti.
Segue un tratto più degradato fino al passo della Tambura. Qua si scende nel versante garfagnino,
subito c'è una fonte agli Acquifreddi e più avanti il percorso è ombreggiato. Si superano zone di
vecchie cave fino a un boschetto dal quale si termina il percorso ad Arnetola.
L'inizio del sentiero è la piazzetta in fondo al paese di Resceto, con il monumento all’alpino
(dedicato ai morti di tutte le guerre) e una fontana che, in estate, è spesso a secco. Saliamo la strada
ancora asfaltata sulla sinistra, subito molto ripida, superiamo l’ultima casa del paese e poi una
maestà dedicata a S. Giovanni Battista sulla destra. Dopo un centinaio di metri il sentiero diventa
sterrato e, presso la vicina curva, alla base di un ripido canalone con muretti di cemento armato per
imbrigliare la forza delle acque, c’è un segno che indica l’inizio della via Vandelli (07’) con
l’indicazione 6 km al passo della Tambura. Qua inizia praticamente la Via Vandelli.
Superiamo un piccolo castagneto e subito dopo (10’) siamo allo Zucco di Zanghin (564 m) molto
panoramico sulla via Vandelli che vediamo
inerpicarsi sulla destra e sulla lizza Magnani
(sentiero 166) che sale le pendici del monte
Cavallo.
A 18’ si stacca sulla sinistra il sentiero 170
per la Foce della Vettolina e Case Carpano e a
24’ siamo alla Ca’ del Fondo (627 m), nei
pressi della quale arrivano antiche vie di lizza.
Da questo punto la massicciata della via
comincia a essere ben curata, per interventi di
restauro che risalgono a 20 anni fa. Saliamo
ripidamente i primi tornanti e a 34’ troviamo,
sulla sinistra, le indicazioni per i sentieri 166 e
166A che seguono vecchie vie di lizza, a 40’
siamo al Ponte di Ferro sul Canale Pianone Figura 3: Piro sulla via Vandelli
(705 m) e cominciamo la vera e propria via a
tornanti. Il panorama progressivamente si apre sul monte Castagnolo e sul monte della Mandriola, sul
Sagro, sulla costa con le isole e sulle pendici del monte Cavallo, solcate dalle impressionanti vie di
lizza che abbiamo citato in precedenza.
A quota 788 (55’) c’è un cartiglio marmoreo che ricorda la località “Le Teste”, dove venivano
appese le teste dei malfattori decapitati, infatti la via Vandelli era infestata da briganti. Poco dopo
c’è l’indicazione dei primi 2 km e poi a quota 880 metri c’è la località “I Marmoletti”, così
chiamata per la presenza di alcuni blocchi di marmo di una cava vicina. Il panorama diventa
interessante anche sulla zona della coda del Cavallo, con il rifugio Aronte.
Salendo si trovano adesso alcune zone in cui i carpini danno ombra. A 01h 28’ c’è l’indicazione 3
km, su un bel cippo di marmo, presso una curva molto stretta e, subito dopo l’indicazione dei 3,5 km,
arriviamo (01h 45’) alla Maestà Chiappe, a circa 1100 metri, fatta restaurare nel 1996 da Carlo e dalla
moglie Rosetta per i loro primi 50 anni di matrimonio e dotata di bella terracotta di S. Bernardo di
Mentone, protettore degli alpinisti. Da qua si gode di bella vista sul passo della Focolaccia e si
intravede il bivacco Aronte, subito sopra c’è la piazzola per gli elicotteri.
Continuiamo e a 1145 metri il toponimo “Il Casone” fa pensare alla presenza, in passato, di un
edificio di sosta per i viaggiatori, del quale non è rimasta traccia, e a 02h 03’, su una roccia, c’è
l’indicazione dei 4 km e la vista si apre sui versanti della Tambura e sulla parte alta della Vandelli.
Arriviamo poi alla Lama del Venaro (1230 m), dove la strada si fa più impervia. Superiamo un
obelisco grigio e a 02h 20’ siamo al bivio per la vicina miniera, tramite il sentiero 163 che va a
immettersi, molto più avanti, presso il Canal
Pianone, nel sentiero 166.
Da qua per ripidi tornanti il sentiero, superata
l’indicazione dei 5 km, arriva fino alla
deviazione (02h 41’), a destra, per la finestra
Vandelli (1442) e per il vicino rifugio dei
Campaniletti (distante circa 5').
Continuiamo a salire la via, ormai piuttosto
degradata, che passa per le Tecchiacce (1510
m) dove qualche anno fa c’è stato un distacco
di rocce e a 03h 10’ per il Funtanin (circa
1600 m) che è una fonte, pericolosa in
inverno perché si forma il ghiaccio.
Superiamo il segno dei 6 km e a 03h 30’
siamo al passo della Tambura (1620 m), Figura 4: I tornanti della via Vandelli
allargato con esplosivo durante la costruzione
della vecchia strada. Qua è presente un’immagine marmorea della Madonna datata 2003.
A sinistra il sentiero 148 porta alla vetta del monte Tambura e al Passo della Focolaccia. Qua inizia
il tratto garfagnino della Vandelli, in discesa.
Scendiamo per questo versante (valle di Arnetola) e troviamo subito la deviazione a destra per il
sentiero 146 che passando per la Focetta dell'Acqua Fredda scende alla Vandelli, nella quale si
innesta poco prima della Cava Formignacola.
Il primo ripido tratto di discesa è per sfasciumi ed è ricco, nella giusta stagione, di fioriture di
genziane (sia la Gentiana verna che la Gentiana Clusii) e di Pinguicole e ci porta, a 03h 38', (poco a
destra del sentiero) presso i ruderi del Casone del Ferro (1580 m), dove è presente una
provvidenziale fonte di acqua freschissima. La costruzione era di servizio all'antica strada tanto più
per la presenza della fonte, il piano dove si trova è conosciuto come Acquifreddi, mentre la
denominazione Casone del ferro deriva dalla presenza in zona di vene di ematite che si cercò di
sfruttare in passato.
Scendiamo su questa parte della Vandelli che per la maggior parte è ormai ridotta a traccia di
sentiero. A 03h 56' ci s’inoltra all'ombra dei faggi, alcuni dei quali molto vecchi. Più avanti c'è un
tratto ben conservato dell'antica strada e a 04h 15' troviamo alcune protezioni per le scariche di
massi dall'alto. In zona ci sono, a maggio-giugno, alcune belle fioriture di Peonia officinalis, pianta
protetta.
Continuiamo a scendere, con tornanti più o meno lunghi e 04h 35' una staccionata di legno serve da
protezione, infatti sotto c'è una vecchia cava. A 04h 50' siamo al bivio delle Cave di Farmignacola:
la Vandelli scende a destra, mentre a sinistra c'è il sentiero 147 che porta a Campocatino.
Scendiamo e superiamo, a sinistra, un edificio presso una cava abbandonata a destra, e a 04h 40'
troviamo, a destra, un altro edificio (casetta Colubraia) dal quale inizia (buone indicazioni) il
sentiero 146 per la Focetta dell'Acqua Fredda.
Continuiamo a scendere, con a sinistra l'imponente e devastante Cava Pallerina, per l'ampio
stradello che adesso è una vecchia marmifera e a 04h 54' troviamo sulla destra un cartello che indica
un raccordo con il sentiero 31. Questo sentiero inizia da Arnetola, come il 35 che stiamo
percorrendo, ed è diretto al Passo di Sella e da qua prosegue per Arni e le Cave delle Cervaiole dove
si interrompe.
Scendiamo ancora, superando una catena metallica che impedisce il passaggio delle auto e, subito
dopo, a 05h 10' troviamo il bivio tra i sentieri 31 e 35: il primo sale a destra, mentre il nostro scende
a sinistra e dopo 2' arriva presso un ampio spiazzo parcheggio, cui si arriva dalla marmifera di
Arnetola.
Continuiamo sul sentiero che ora costeggia la roccia e arriviamo presso alcuni ruderi, con alberi di
ciliegio. Entriamo nel bosco e giungiamo presso una vecchia fonte abbeveratoio e, seguendo tracce
di una vecchia via di lizza, a 05h 24', siamo su un ponte ben tenuto della stessa via di lizza.
Poi, scendendo per un tratto piuttosto ripido, troviamo uno spiazzo dal quale arriviamo al cartello
dei sentieri 31 e 35, a 05h 28'. Siamo alla Piana di Arnetola, molto panoramica sulla cresta del
monte Sella e nella quale ferve l'attività estrattiva.
Aspetti di rilievo del sentiero
Via Vandelli
Conosciuta anche come Via della Tambura è percorsa dal sentiero Cai numero35 che parte da
Resceto e termina ad Arnétola. Nel 1738 Maria Teresa Cybo (Novellara 1725 – Reggio Emilia
1790), figlia dello scapestrato Alderano ed erede del minuscolo ducato di Massa e Carrara, si
fidanzò con Ercole Rinaldo d’Este poi Ercole III (Modena 1727 – Treviso 1803), figlio del duca
Francesco III di Modena, che poi sposò nel 1741. Con questo matrimonio il ducato entrò nell’orbita
politica di Modena, anche se solo nel 1829, alla morte di Maria Beatrice d’Este, figlia di Ercole e di
Maria Teresa, divenne anche formalmente territorio modenese. In questo modo per Modena si
aprirono interessanti prospettive commerciali tra cui quella di un porto da costruire a Marina di
Carrara. Per far questo era necessaria una via di comunicazione diretta tra Modena e Massa che
attraversasse sia l’Appennino che le Apuane, senza passare per il territorio di altri stati. Fu così dato
incarico all’abate, cartografo, ingegnere e matematico di corte, Domenico Vandelli (Modena 1691Modena 1754) di progettare questa strada
che da Modena doveva passare per
Castelnuovo Garfagnana, Vagli e Resceto,
per arrivare a Massa superando l’Appennino
a S.Pellegrino in Alpe e le Apuane al passo
della Tambura. Il tracciato apuano, in parte,
ricalcò preesistenti e antichissimi sentieri che
esistevano tra Vagli e Massa. L’opera,
iniziata nel 1738, fu terminata solo nel 1751
per problemi legati alla guerra di successione
austriaca che costrinse Francesco III a
lasciare
momentaneamente
i
suoi
possedimenti. La via, nella parte apuana, non
fu quella che sarebbe dovuta essere, le
pendenze eccessive e i numerosi tornanti, Figura 5: Il ponte sul Canal Pianone
insieme al fatto che in inverno rimaneva
coperta dalla neve la resero poco più di una mulattiera, inadatta al passaggio di veicoli a ruota e,
inoltre, fu anche infestata dai briganti. Sicuramente Vandelli fece errori nella progettazione per la
scarsa conoscenza geologica dei luoghi e si scontrò con Francesco Maria Colombini, ingegnere
massese, sicuramente più competente, ed ebbe la meglio su di lui solo per il rispetto di cui godeva
presso la corte estense. Il versante garfagnino della strada, più vicino al passo della Tambura, è stato
devastato dalla costruzione della marmifera per Arnétola ma, salendo, la massicciata è ancora
presente, anche se in cattivo stato di conservazione, e porta al passo dopo aver superato una fonte
(ripiano degli Acqui Freddi). Dal passo inizia il tratto massese lungo 6,7 km fino a Resceto per un
dislivello di 1100 m. La parte più alta è quella che maggiormente ha risentito del passare del tempo,
mentre quella più bassa è stata restaurata ed è più agevole a percorrersi. Negli ultimi anni sono
cresciuti anche molti alberi per cui a tratti il percorso è all’ombra, ma rimane una discesa (o una
salita) aspra e faticosa, ripagata dalla bellezza dei panorami. In basso la Vandelli fu anche usata
come via di lizza, come testimoniato dai fori e dai piri. Del tratto che scendeva da Resceto a Massa
non è rimasto più niente essendo la vecchia via diventata un’ampia carrozzabile asfaltata.
Resceto
Paese nel comune di Massa a quota 485 metri. Il nome del borgo deriva forse da un termine dialettale
(rescia) usato per indicare i rovi. Si trova ai piedi della Tambura e del monte Cavallo ed è dominato
dalla mole di Piastra Marina. La carrozzabile della bassa Tambura finisce nella piazzetta di questo
paesino da cui continua diventando la famosa via Vandelli. Il borgo si sviluppò proprio dopo la
costruzione della Vandelli e non presenta particolarità oltre la posizione che è molto panoramica. È un
paese di cavatori e di pastori, le case sono costruite con ardesia e brecciame di marmo e la chiesa è
dedicata alla beata Vergine del Carmine e risale al XVIII secolo con rifacimenti successivi, il
campanile fu aggiunto nel 1931. Ogni anno si tiene la rievocazione storica della lizzatura la prima
domenica di agosto. È nodo strategico per gli escursionisti delle Apuane massesi, da qua partono i
sentieri 35 (via Vandelli) e le diramazioni 166 e 166 A per il rifugio Aronte alla Focolaccia, inoltre la
diramazione 170 per la foce delle Vettoline. Poi partono il sentiero 165 per le cave Gruzze o Cruze
seguendo il canale dei Vernacchi (nelle cartine IGM dei Piastriccioni) e il sentiero 161 per Castagnolo
e Forno.
Canal Pianone
Detto anche canale della Fecoraccia. Scende dalla zona di Piastra Marina a dividere il massiccio
della Tambura da quello del Cavallo. Qua passa la via di lizza omonima oggi sentiero 166. Il canale
è attraversato dalla via Vandelli tramite un ponte di ferro.
Ponte di ferro del Canal Pianone
È situato a 705 metri sul Canal Pianone e
permette alla Via Vandelli di superarlo
agevolmente. Una targa metallica ricorda che
il ponte fu costruito nel 1980 dai volontari
del Soccorso Alpino di Massa, Forno e
Resceto e che è dedicato a Rolando Conti.
Miniera di ferro
Posta a 1250 m su una deviazione (sentiero
163) a pochi metri dalla via Vandelli. Essa è
preannunciata dalla presenza di scaglie di
minerale nerastro sulla massicciata nella zona
è chiamata Baraccone di Francesconi. Figura 6: Finestra Vandelli
Dall’esterno un foro alla base del monte indica la posizione della miniera. Essa fa parte dei tentativi
velleitari dell’Italia fascista di rifornirsi di questo metallo ai fini bellici.
Finestra Vandelli
Si trova a quota 1442, è una spianata artificiale costruita per la sosta delle carrozze lungo la via
Vandelli, nei pressi era presente un Casone, cioè un punto di ristoro e di sosta, chiamato Casone dei
Campaniletti proprio dove adesso si trova il rifugio che dista 5'. La zona è un bel punto panoramico
in particolare sull’Alto di Sella e le cave delle Gruzze e sulla relativa via di lizza. La finestra è,
inoltre, un passo per dirigersi al monte Focoletta e alla Focetta dell’Acqua Fredda. Proprio in questa
direzione era previsto un primo progetto della via Vandelli, al quale fu poi preferito quello che
passava per il passo della Tambura.
Rifugio Conti ai Campaniletti
È situato a quota 1434 metri, si trova alle pendici del monte Focoletta nel gruppo della Tambura. È
detto anche rifugio ai Campaniletti per la vicinanza a questi torrioni. Appartiene al Cai di Massa. Si
sviluppa su due piani con cucina, sala ristoro
e stufa al primo piano, camerata con 20 posti
letto al secondo piano, inoltre c'è il bivacco
invernale sempre aperto. Vi si può accedere
tramite la via Vandelli (sentiero 35) con
breve deviazione da Resceto o da Vagli
oppure con il sentiero 164, diramazione del
165, sempre da Resceto, oppure, sempre con
il 164, dalla Focetta dell’Acqua Fredda. Esso
richiese 9 anni di lavoro da parte dei
volontari del Cai di Massa e fu inaugurato
ufficialmente nel 1992 (ma era già operativo
da qualche tempo sicuramente dal maggio 90)
e fu dedicato alla grande guida alpina Nello
Conti nato nel 1895 a Resceto. Qua sorgeva il Figura 7: Rifugio Conti
Casone dei Campaniletti che era una costruzione a servizio della via Vandelli.
Passo della Tambura
È un valico a quota 1634 metri tra la cresta sud della Tambura e il monte Focoletta e costituisce
un'importante comunicazione tra la zona di Massa e la Garfagnana. Esso venne valorizzato e
ampliato, usando cariche esplosive, con la costruzione della via Vandelli a metà del 1700. Oggi
ospita una immagine marmorea della Madonna del 2003. Esso è attraversato dal sentiro 35 (via
Vandelli) e qua iniziano il sentiero 148 per la vetta della Tambura e il passo della Focolaccia e il
sentiero 146 per la Focetta dell’Acqua Fredda
e la casetta Colubraia.
Acquifreddi
È un ripiano erboso sottostante il Passo della
Tambura e da esso poco distante in direzione
Arnetola. Qua è presente una fonte perenne e
i ruderi del Casone del ferro e i resti di una
vecchia miniera di ematite.
Casone del ferro
Il Casone del Ferro è una costruzione a
servizio della via Vandelli ormai ridotta a
ruderi. Essa si trova in località Acquifreddi a
1580 metri di quota. Una fonte perenne Figura 8: Passo Tambura
serviva, e serve tuttora, a dissetare i
viandanti. La denominazione Casone del ferro deriva dalla presenza in zona di vene di ematite che
si cercò di sfruttare in passato.
Formignacola
Pronuncia Formignàcola. Si trova a 1180 metri di quota al bivio tra il sentiero 35 (via Vandelli) e il
147 per Campocatino ed è ormai abbandonata. È panoramica sulla Valle di Arnetola e la cava
Pallerina. Esisteva il casone omonimo a servizio dei viandanti della via Vandelli, i cui ruderi
dovrebbero essere stati riattati come edificio delle cave.
Casetta Colubraia
È una costruzione di servizio delle cave da cui inizia il sentiero 146 per la Focetta dell'Acquafredda
e il Passo della Tambura. Si trova a 1133
metri lungo la via Vandelli nella zona della
cava omonima ormai abbandonata, ma
esistono progetti per riattivarla con
coltivazione in galleria.
Piano d'Arnetola
È la zona, posta a circa 900 metri di quota,
dove termina la via asfaltata per le cave e
iniziano le marmifere sterrate. Intorno si
aprono numerose cave in particolare quella
del Monte Pallerina con il suo
impressionante ravaneto, altre sono ormai
dismesse e hanno profondamente segnato
questo luogo. La zona è dominata dalla Figura 9: Cava Formignacola
catena del Monte Sella e dai contrafforti della Tambura e della Roccandagia oltre alle ultime
propaggini del monte Fiocca. Sono presenti ruderi di costruzioni adibite al lavoro delle cave oltre a
vecchi casolari di pastori, in particolare uno splendido esempio di capanna d’abrì recuperata anche
se soggetta a successivi atti di vandalismo. Quest'ultimo edificio era il Casone di Arnetola a servizio
dei viaggiatori della via Vandelli. Qua partono il sentiero 31 per il Passo di Sella e Arni e il 35 per il
Passo della Tambura che ricalca, in parte, la vecchia via Vandelli, essi coincidono nella parte
iniziale.
Valle di Arnetola
Pronuncia Arnétola. Il nome potrebbe derivare da Alnus (= alno, ontano) con r da l per
dissimilazione oppure dalla radice mediterranea arno (= alvo di fiume). È la valle di origine glaciale
che si apre dopo aver superato l’abitato di Vagli Sopra, compresa tra i contrafforti della occandagia,
della Tambura e del Monte Sella a occidente
e gli ultimi rilievi boscosi del gruppo del
Monte Fiocca, cioè il monte Croce e il Monte
Pallerina a oriente. In testa abbiamo il Passo
di Sella. È una zona in cui l’escavazione del
marmo è iniziata tardi, alla fine del 1800, ma
ha profondamente sconvolto l’originale
fisionomia. Oggi sono attive numerose cave
tra cui di particolare imponenza sono quelle
del monte Pallerina, mentre altre sono ormai
inattive. La valle è percorsa dal Fosso della
Tambura e dai suoi tributari, il fosso poi va a
confluire nell’Edron che forma il lago
artificale di Vagli. La zona è particolarmente
ricca di abissi di interesse speleologico, tanto Figura 10: Piano d'Arnetola
da essere considerata la zona con la maggior
densità di abissi in Italia e forse in Europa. In una rete di fratture sotterranee scorrono le acque
assenti in superficie sia nel Fosso della Tambura che in quello di Ripanaia, molte di esse risorgono
nel fiume Frigido di Massa. L’attività speleologica, iniziata negli anni ‘60 del XX secolo, ebbe
particolare sviluppo nel decennio successivo. Tra i numerosi abissi ricordiamo i principali: abisso
Attilio Guaglio (-650 metri); abisso Eunice (-650 metri); abisso Francesco Simi (-690 metri); abisso
dello Gnomo (-925 metri); abisso Oriano Coltelli (-730 metri). Nella valle di Arnetola passava la
via Vandelli che oggi è quasi tutta asfaltata e funziona da marmifera. La parte alta della valle è
percorsa dal sentiero 31 per il passo di Sella che segue una antica mulattiera che attraversa i boschi
del versante nord-est del Sella fino al Passo di Sella per poi dirigersi verso Arni.
Deviazioni e possibilità di escursioni
La ricca rete di sentieri permette interessanti escursioni con l'importante appoggio del Rifugio dei
Campaniletti. Ne citiamo alcune.
•
Traversata Resceto - Arnetola: richiede circa 5h 30' più le doverose soste. È necessario che
all'arrivo ci sia un mezzo per il ritorno. Naturalmente è possibile anche il percorso inverso
con meno salita e più discesa.
•
Anello con il sentiero 146: richiede circa 04h 30' e prevede di superare un tratto attrezzato
su placche (consigliato l'uso della giusta attrezzatura). Da Arnetola si percorre il sentiero 35
fino alla Casetta Colubraia dove si prende il 146. Esso prima della Focetta dell'Acqua
Fredda presenta un tratto attrezzato di 150 metri. Poi per cresta esposta si arriva al Passo
della Tambura da cui con il 35 si torna ad Arnetola.
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Anello cave Gruzze: richiede circa 7 ore. Da Resceto con il sentiero 165 si percorre il
Canale dei Vernacchi e quello della Neve fino alla parte alta della via di lizza delle cave
Gruzze. Poi si sale alla Focetta dell'Acqua Fredda da cui con il 146 si arriva al Passo della
Tambura. Poi si scende con il 35 fino a Resceto. Il percorso è molto faticoso per il forte
dislivello con tratti ripidissimi sulla via di lizza.
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Anello Silvia o Magnani: richiede circa 9h 30' con le soste e una deviazione al rifugio. Da
Resceto si segue un breve tratto di Vandelli e poi si prende il sentiero 166A (via di lizza
Silvia) fino al Passo della Focolaccia. Poi con il 148 si sale la Tambura e si scende al passo
omonimo da cui con la Vandelli si torna a Resceto. Impegnativo per il dislivello e
interessantissimo per il percorso e i panorami. In alternativa si può salire con il 166 (via di
Lizza Magnani) fino al Passo della Focolaccia.
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Anello su Campocatino: richiede circa 8 ore con le soste. Da Campocatino si segue il
sentiero 177 fino alla cresta della Tambura. Poi con il 148 si sale la Tambura e si scende al
Passo omonimo. Qua con la Vandelli si scende fino a Formignacola da cui con il 147 si
torna a Campocatino. Il percorso è impegnativo per la presenza di alcuni tratti attrezzati di
cui quello sul 147 è abbastanza impegnativo.
Commento
Il sentiero 35 è un classico delle Alpi Apuane, che vale la pena percorrere e ripercorrere. Offre
panorami molto interessanti e costituisce una notevole testimonianza storica di un'antica strada di
comunicazione. Presenta ricchezza di fioriture e un ottimo punto d' appoggio nel rifugio Conti ai
Campaniletti. E richiesta una buona preparazione fisica per i dislivelli che è necessario superare
sia in salita che in discesa. La neve e il ghiaccio invernale, che possono permanere a lungo,
possono rendere il percorso molto difficile, particolarmente vicino al Passo della Tambura, come è
attestato dai numerosi incidenti per cui si consiglia di percorrere questo sentiero solo nella buona
stagione, magari evitando le giornate molto calde.