Mosca cerca di scongiurare la crisi

N.225 - 5 OTTOBRE 2014
Nel 2015 l’economia russa dovrà riuscire a evitare la recessione
La Banca Cent r ale ha
registrato un calo nel volume
delle operazioni di acquisto di
immobili all’estero da parte di
cittadini russi. In confronto al
periodo analogo del 2013 gli
investimenti si sono ridotti,
passando da 526 a 473 milioni
di dollari.
p.4
Buzzi Unicem ha sottoscritto
un accordo per acquisire dal
colosso francese Lafarge il 100
per cento del capitale della
russa Uralcement, ad un valore
dell’impresa pari a 104 milioni
di euro.
p.7
La rassegna delle informazioni
statistiche e delle previsioni
sull’economia della Russia e
della CSI.
p. 13
Investimenti e collaborazioni
industriali.
p. 15
Proposte commerciali.
p. 16
Le fiere internazionali in Russia
e nella CSI.
p. 17
Mosca cerca di scongiurare
la crisi
I
l ministro dello svil uppo
economico Aleksej Uljukaev
ritiene che l’economia russa potrà
evitare lo stato di recessione nel
2015. “Credo che il rischio (di
recessione) non sia sufficientemente
elevato” -, ha dichiarato Uljukaev al
forum economico “Sochi-2014”.
“Non si tratta di rischi elevati.
Mentre gli investimenti nel settore
privato si riducono, quelli statali,
come Gazprom, RZD (Ferrovie dello
Stato), Transneft e i progetti del
Fondo Nazionale di previdenza
crescono e continueranno a crescere.
Se si considerano in maniera molto
ponderata e conservatrice la
domanda dei consumatori, i salari
reali, i redditi reali e il commercio al
dettaglio di servizi, nel 2015
l’economia dovrebbe crescere.
Inizialmente la Banca Europea per la
Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS)
aveva pubblicato una previsione circa
una possibile recessione della Russia
nel 2015. Secondo le stime della
BERS, l’economia russa potrebbe
continua a pagina 2
La svalutazione del rublo aiuta la metallurgia
Il gigante dell’alluminio Rusal
guadagna dalla svalutazione del rublo
Con l’aumento dei rischi geopolitici e
delle sanzioni che minacciano la
crescita dell’economia russa, la
svalutazione del rublo potrebbe
rivelarsi uno dei vantaggi ad effetto
positivo sulla situazione delle aziende
nazionali minerarie e metallurgiche
orientate all’esportazione. Il tasso di
cambio del rublo ha già raggiunto un
valore di 38,7 contro la previsione
per l’anno 2015 pari a 37,5. Si stima
che, ceteris paribus, l’indebolimento
del rublo inciderà in modo
particolarmente favorevole sulla
redditività operativa di Rusal e
Mechel.

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servizio a pagina 3
dalla prima pagina
subire una recessione dello
0,2% il prossimo anno. A
maggio, ancor prima
dell’inasprimento delle sanzioni
contro le aziende e le banche
russe, la BERS aveva stimato
una stagnazione dell’economia
russa nel 2014, seguita da una
certa accelerazione (dello 0,6%)
l’anno successivo.
Per il 2015 le nuove stime della
banca prevedono una riduzione
del PIL russo pari allo 0,2%. Per
il 2014 la BERS, come in
precedenza, ha stimato una
crescita zero per l’economia
russa.
Per quest’anno il Fondo
Mon etar io I nt er n az io na le
prevede una crescita economica
dello 0,2%, e dell’1% nel 2015.
Le stime ufficiali del Ministero
dello Sviluppo Economico della
Federazione Russa prevedono
una crescita del PIL pari allo
0,5%, quest’anno, e all’1,2%
nel 2015.
Aleksej Uljukaev ha inoltre
dichiarato che l’inflazione,
molto probabilmente, supererà
le previsioni ufficiali per il 2015,
pari al momento al 5,5%. Allo
stesso tempo il ministro ritiene
che l’anno prossimo l’inflazione
sarà inferiore rispetto all’anno in
corso.
“Credo che nel 2015 il tasso di
inflazione sia inferiore a
quest’anno. Perché oggi si
incrociano numerosi fattori: il
forte impatto dovuto alla
svalutazione del rublo, le
sanzioni, il movimento dei
prezzi alimentari. Inoltre ritengo
che nel 2015 l’insieme
complessivo dei fattori non sarà
così complesso”, - ha dichiarato
il ministro.
“Per questo il rischio di
olt r epas sare il 5,5% è
abbastanza elevato, ma penso
che tale tendenza sia comunque
in calo”, - nota Uljukaev.
Le stime ufficiali di inflazione
per il 2014 sono pari al 7,5%, e
al 5,5% per il 2015.
La finestra di opportunità per le
riforme e la ripresa della crescita
economica in Russia sono
schiacciate sotto il peso delle
sanzioni dell’Occidente e del
nuovo ciclo elettorale e il Paese
è minacciato da diversi anni di
stagnazione sull’orlo della
recessione in assenza di una
volontà politica orientata al
cambiamento. A pensarla così è
l’ex ministro delle finanze della
Federazione Russa Aleksej
Kudrin, dimessosi nel settembre
del 2011. Ora è a capo
dell’organizzazione pubblica
“Comitato delle iniziative
cittadine”.
Secondo Kudrin, intervenuto al
summit per gli investimenti
dell’agenzia Reuters, le sanzioni
dell’Occidente costeranno alla
Russia l’1% del PIL quest’anno e
l’anno prossimo; dopodiché
l’effetto comincerà a scemare.
Kudrin ha messo in discussione
le previsioni di crescita
dell’economia russa per il
periodo 2015-2017, pari,
rispettivamente, all’1,2%, 2,3%
e 3 per cento.
“A mio avviso, in assenza di
riforme, si tratta di indicatori
abbastanza sospetti. Si avrà una
stagnazione, come ora. Una
recessione, eventualmente.
Oscilleremo tutto il tempo in
una situazione di recessione”, ha affermato Kudrin,
dichiarando che una stima dei
prezzi del petrolio pari a 100
dollari al barile per tre anni è
“abbastanza esagerata e troppo
ottimistica”.
Russia-Ucraina, giù l’export
 Un possibile calo di 1,5
miliardi di euro, lo 0,1% del Pil,
nell’ipotesi che non si aggravino
le tensioni in atto. Tra i diversi
fronti di tensione geopolitica
che si sono aperti nel mondo
dalla fine del 2013 la crisi russoucraina è quella con
conseguenze economiche più
significative per l’Italia. I numeri
riguardano il calo dell’export e
sono la stima del Centro studi di
Confindustria per il 2014
prendendo come riferimento il
proseguire per tutto l’anno della
flessione che si è registrata nei
primi sei mesi. Suddivisa per
paesi, la flessione dell’export
sarebbe attorno ai 950 milioni
verso la Russia, scrive il rapporto
del Csc, e di 480 verso
l’Ucraina.
In assenza dello scontro è
verosimile che l’export italiano
nei due paesi sarebbe cresciuto
ad un tasso non lontano da
quello del biennio precedente,
(+7,4%, +7,7% verso la Russia
e +5,5% verso l’Ucraina). Se si
considera la mancata crescita si
arriva ad un delta negativo
totale per l’export italiano pari a
2,4 miliardi (1,8 verso la Russia
e 580 milioni verso l’Ucraina).
Nel 2013 le vendite verso i due
paesi hanno rappresentato il
3,3% dell’export italiano (2,8
verso la sola Russia)
ammontando in totale a 12,7
2
miliardi di euro. L’Italia è uno
dei paesi più esposti al
rallentamento delle loro
importazioni: solo la Germania
aveva nel 2013 una quota delle
vendite verso Russia e Ucraina
più elevata di quella italiana,
pari al 3,8%, mentre per
l’Eurozona la quota era 3,1. La
flessione è causata soprattutto
dal clima di incertezza creato
dal conflitto, che ha bloccato le
decisioni di consumo e
investimento di famiglie e
imprese russe e ucraine, e
quindi l’import, e dalle sanzioni
Ue. Elementi che si inseriscono
nel contesto di debolezza delle
due economie preesistente al
conflitto.
Chi vincerà dalla svalutazione del rublo
 Con l’aumento dei rischi
geopolitici e delle sanzioni che
minacciano la crescita
dell’economia russa, la
svalutazione del rublo potrebbe
rivelarsi uno dei vantaggi ad
effetto positivo sulla situazione
delle aziende nazionali
minerarie e metallurgiche
orientate all’esportazione. Il
tasso di cambio del rublo ha già
raggiunto un valore di 38,7
contro la previsione per l’anno
2015 pari a 37,5. Si stima che,
ceteris paribus, l’indebolimento
del rublo inciderà in modo
particolarmente favorevole sulla
redditività operativa di Rusal e
Mechel, (ossia dal punto di vista
del leader degli ultimi dodici
mesi EBITDA). Inoltre, va notato
che la Mechel è caratterizzata
dal debito in rubli più elevato. In
g en er a l e, d at o i l p e so
complessivo del debito, il costo
del capitale di UK Rusal,
Petropavlovsk, Mechel e Akron
è più suscettibile alla
svalutazione del rublo. Meno
sensibili a questi cambiamenti
sono Norilsk Nickel, FosArgo e
Uralkalij.
Secondo le stime degli
e c o n o m i s t i d i S b e r ba n k
Investment Research, il tasso di
cambio medio del rublo sarà
pari a 35,9 quest’anno, a 37,5
nel 2015, che non si differenzia
affatto dal tasso di cambio
attuale pari a 38,7. Poiché la
svalutazione del rublo potenzia
la redditività delle aziende
metallurgiche e minerarie
nazionali
orientate
all’esportazione, abbiamo
analizzato l’impatto delle
fluttuazioni
valutarie
(supponendo che tutti gli altri
fattori rimangano invariati).
Il ricavato di tutti i produttori di
metalli non ferrosi e di oro è
generalmente rappresentato in
dol lar i . I pro duttori di
fertilizzanti vendono sul
mercato interno dal 10% al
30% della produzione, mentre
le imprese siderurgiche dal 40%
all’80%, tuttavia consideriamo
tali ricavi quasi esclusivamente
in dollari. L’ammontare delle
uscite in dollari dei produttori di
fertilizzanti ed oro è pari, in
media, al 30%, mentre
raggiunge il 60% nelle aziende
siderurgiche. Considerando
questi due criteri, riteniamo che,
a livello di risultato operativo, a
trarre maggiore vantaggio dalla
svalutazione del rublo siano UK
Rusal, Petropavlosk e Mechel.
Sono meno suscettibili ai tassi di
cambio le entrate e le uscite di
FosArgo, Norilsk Nickel, Uralkalij
e i produttori di oro.
Le conseguenze della
svalutazione del rublo per le
singole società dipendono
anche dalla percentuale di
indebitamento in rubli. Quanto
più elevato è l’onere finanziario
della società, tanto più forte è la
dipendenza del suo costo
azionario dall’andamento della
redditività del debito. In questo
senso i più suscettibili sono
Mechel, Petropavlovsk, Evraz e
UC Rusal (anche se con una
correzione della quota di Norilsk
Nickel il rapporto “debito/
EBITDA” di quest’ultima è
molto basso, il suo debito alla
fine dell’anno dovrebbe essere
pari a 8,7 miliardi di dollari,
3
mentre la quota del debito in
rubli è pari all’11%). Per quanto
concerne tale indicatore i meno
sensibili sono Norilsk Nickel e
Polyus Zoloto.
Tra le società metallurgiche e
minerarie russe, a guadagnare
maggiormente
dalla
svalutazione del rublo saranno
UC “Rusal”, la S.p.a. “Mechel”,
Petropavlovsk e la S.p.a.
“Arkon”, ritengono gli analisti
di SIB.
Il governo russo ha deciso di
non incrementare l’onere fiscale
sulle imprese e sulle persone
fisiche, ha commentato il Primo
Ministro della Federazione
Russa Dmitrij Medvedev.
“Siamo tutti consapevoli del
fatto che non vi sia scelta
peggiore dell’incrementare
notevolmente gli oneri fiscali,
soprattutto in un periodo così
difficile.
Anche nelle condizioni attuali,
quando le fonti di prestito
estere sono di fatto congelate,
abbiamo deciso di non
aggravare l’onere fiscale”, - ha
dichiarato il Primo ministro.
Gli enti russi, invece della tassa
sulle vendite, avranno diritto ad
introdurre delle imposte
regionali.
4
I russi hanno cominciato ad acquistare
meno immobili all’estero
L’effetto sanzioni si fa sentire anche sul comportamento delle persone fisiche - I russi si ritirano dal mercato
immobiliare italiano dopo il sequestro delle ville dei fratelli Rotenberg.
Alla fine del secondo trimestre
del 2014, la Banca Centrale ha
registrato, per la prima volta in
cinque anni, un calo nel volume
delle operazioni di acquisto di
immobili all’estero da parte di
cittadini russi. In confronto al
periodo analogo dello scorso
anno gli investimenti si sono
ridotti, passando da 526 a 473
milioni di dollari. Secondo gli
esperti è attribuibile al conflitto
tra la Russia e l’Occidente per la
questione ucraina, a cui ha fatto
seguito una svalutazione del
rublo, nonché al divieto per i
funzionari russi di possedere
immobili oltre il confine
nazionale.
Se nel secondo semestre del
2009, secondo i dati della
Banca Centrale, i cittadini
hanno speso 223 milioni di
dollari per l’acquisto di immobili
all’estero, nello stesso periodo
del 2010 l’indicatore è
aumentato del 19,4%, fino a
277 milioni.
Nei tre anni successivi gli
investimenti nell’immobiliare
estero sono solo aumentati: alla
fine del secondo trimestre del
2011 la crescita era pari al
27,2% (fino a 381 milioni di
dollari), nel 2012 era pari al
17,8% (fino a 464 milioni di
dollari), mentre alla fine del
secondo trimestre del 2013 il
volume degli investimenti dei
citt a d i ni n e l l’ i m mo b i l i ar e
all’estero è aumentato
dell’11,7%, fino a 526 milioni
di dollari.
Quest’anno per la prima volta le
statistiche della Banca Centrale
hanno registrato un calo del
10% (fino a 473 milioni di
dollari).
La riduzione degli investimenti
nel settore immobiliare estero si
sta verificando sullo sfondo di
un aumento delle spese dei
cittadini russi oltre confine:
infatti il volume complessivo
delle transazioni internazionali,
in confronto al periodo analogo
dello scorso anno, è passato da
8,9 a 10,2 miliardi di dollari.
Secondo Ekaterina Orlova,
direttrice della Real Estate
Orlova
Consulting
&
Development, il calo del volume
degli investimenti immobiliari
all’estero è legato al fatto che
tali operazioni sono divenute
più rischiose a causa della
situazione politica.
“Ogni giorno cresce sempre più
la minaccia di perdere un attivo
o di non poterlo utilizzare, constata Orlova. - Se il vettore
politico attuale si manterrà,
sempre meno persone saranno
pronte a mettere a rischio delle
ingenti somme di denaro. Il
fatto è che le sanzioni nei
confronti dei proprietari di
immobili potenzialmente
possono toccare tutti i cittadini
russi e non solo funzionari o
collaboratori di organizzazioni
statali.
Secondo il direttore del
dipartimento analitico di “NordCapital”,
Vladimir
Rozhankovskij, il calo della
domanda di investimenti
nell’immobiliare estero non
riguarda indifferenziatamente
tutti i Paesi.
Per esempio in Spagna, Grecia
ed Emirati Arabi la domanda di
immobili rimane, - afferma
Rozhankovskij. - Mentre in Gran
Bretagna e negli Stati Uniti, di
fatto, è diventata negativa.
Questo significa che i russi
stanno mettendo in massa le
loro case in vendita, per paura
di vari tipi di persecuzione
fiscale o giudiziaria da parte
delle autorità locali. Il motivo è
l’atteggiamento ostile di Unione
Europea e Stati Uniti, la paura di
conseguenze derivanti dalle
sanzioni “.
Secondo gli esperti, molti
cittadini hanno acquistato
immobili in Europa e negli Stati
Uniti al fine di ottenere un
permesso di soggiorno, ma a
causa dei recenti avvenimenti, è
diventato molto più difficile
ottenerlo, e i russi hanno
cominciato a vendere i beni
acquistati.
Il capo del dipartimento di
ricerca della banca BKF, Maksim
Osadchij, indica che il declino
degli investimenti in Russia nel
settore immobiliare estero è
anche associato alla discussione
relativamente ad un divieto per i
funzionari di possedere tali attivi
all’estero.
Nel maggio del 2014, il
Presidente Vladimir Putin ha
firmato una legge che vieta ai
funzionari russi di avere attivi
esteri, tra cui conti in banche
estere o titoli di società non
residenti. Ai funzionari rimane il
diritto di possedere immobili
oltreoceano, ma ad una
condizione:
dovranno
dichiararlo.
5
Sempre più capillare la presenza
economica italiana nelle regioni russe
“Chiederemo lo stop delle
sanzioni alla Russia”. Così Lisa
Ferrarini, vicepresidente di
Confindustria per l’Europa, ha
risposto a “Mix 24” quando le
è stato chiesto quale sia l’azione
concreta che Confindustria farà
sul fronte delle sanzioni e se
sarà richiesto lo stop. “Questo è
fuori discussione: noi l’abbiamo
già chiesto”, ha detto Ferrarini
ai microfoni di Radio 24.
“Adesso c’è in corso questo
cessate il fuoco, e sembra che
sia incoraggiante, ma
sicuramente il rischio della
chiusura del gas potrebbe
essere la maniera migliore per
convincere qualcuno che è ora
di mettersi d’accordo”.
La Russia è un mercato
strategico. Lo è per l’Europa,
aggrappata alle risorse
energetiche di Mosca che
assicurano il 32% del
fabbisogno oltre che assorbire il
7% dell’export, ma lo è
soprattutto per l’Italia che,
assieme alla Germania, è il
Paese del Vecchio Continente
che ha le relazioni commerciali
più strette con il gigante
dell’Est. È inevitabile, dunque,
fare i conti con quello che
potrebbe essere l’impatto della
crisi ucraina. Tanto più se, come
mostrano i dati elaborati da
Sace, nel 2013 l’Italia ha
esportato verso la Russia beni
per 10,7 miliardi di euro (erano
3,8 miliardi nel 2003) e ne ha
importati, il dato è
evidentemente drogato
dall’effetto gas, oltre 20
miliardi. Cifre importanti e sulle
quali Sace ha già elaborato il
potenziale impatto, complice
anche il recente inasprimento
delle sanzioni che ha portato in
Italia al sequestro di numerosi
beni riconducibili all’oligarca
Arkadij Rotenberg, storico
alleato di Vladimir Putin.
Il nuovo scenario non è stato
ancora completamente
assorbito nell’indagine condotta
dall’assicuratore dell’export ma,
allo stato attuale, si può stimare
un danno minimo di poco
inferiore al 1 miliardo di euro in
termini di esportazioni nel
biennio 2014-2015, e un danno
massimo vicino ai 2,4 miliardi se
il quadro, anziché stabilizzarsi,
dovesse
peggiorare
ulteriormente. Il settore più
colpito sarebbe quello della
meccanica strumentale che
potrebbe dover rinunciare fino a
1 miliardo di esportazioni. Sono
somme rilevanti, soprattutto se
inquadrate nell’escalation di
interessi che hanno portato i
russi a mettere piede in Italia.
Un dato più di altri può far
capire quanto la Russia “conti”
per l’economia del Paese: a
livello turistico le presenze russe
sono quasi raddoppiate dal
2009 ad oggi e l’indotto nel
2013 ha toccato la cifra di 1,3
miliardi di euro. Un valore che è
secondo solo a quello del
turismo statunitense e pari a tre
volte l’indotto della Cina e del
Brasile. E non potrebbe essere
altrimenti, basti pensare alle
spiagge della Versilia o della
Costa Smeralda, sono lo
specchio dell’ascesa russa nel
Paese.
Un’ascesa che, naturalmente
passa anche da Piazza Affari,
dove la presenza russa vale
attorno a 1 miliardo. Dopo
l’ingresso di Pamplona, fondo a
capitale misto tedesco-russo, in
UniCredit,
che
solo
recentemente ha ridotto la
presenza nella banca al di sotto
del 2%, l’operazione chiave è
quella che ha portato al
riassetto di Camfin, la holding
che controlla Pirelli. Metà del
capitale è nelle mani di Rosneft,
azienda pubblica finita nel
mirino della Ue nei giorni scorsi.
L’alleanza ha chiaramente senso
industriale e va ribadito che la
presenza del colosso russo nel
capitale della Bicocca, piuttosto
che in quello di Saras dove è
partner dei fratelli Moratti, non
viola le sanzioni previste.
Tuttavia, questa società assieme
ad altre due è finita sotto il faro
della Ue. Il numero uno
operativo Igor Sechin, uno degli
uomini più vicini a Putin, invece,
presente per ovvie ragioni nel
board Pirelli, è stato colpito
dalle misure sui visti e sui
patrimoni privati decise dagli
Usa. Al momento null’altro è
scattato a suo carico, tanto
meno in Europa.
Fuori dalla Borsa, gli intrecci
Italia-Russia sono ancora più
stretti. La passione per la moda,
ha portato i russi in Malo e
StroiliOro e forse potrebbe
spingere Vtb a prendere il
controllo di Cavalli. Dopo che
un anno fa il gruppo Russkij
Standart si è preso Gancia. Uno
dei primi veri deal è stato
l’ingresso di Severstal nella
Lucchini, ora in amministrazione
straordinaria. Sempre la
Severstal ha rilevato il 100% del
Gruppo Redaelli Tecna, mentre
Rusal
ha
acquistato
“Eurallumina” e il gruppo Evraz
controlla Palini & Bertoli
6
(azienda friulana produttrice di
lamiere in acciaio). Vi è poi una
joint-venture tra Nlmk e
Duferco che controlla Verona
Steel (produzione di lamiere).
Vimpelcom si è presa invece
Wind e Lukoil Priolo. Nel settore
immobiliare, gli investimenti
non si contano, tra ville e
alberghi ma ai russi piacciono
anche i beni di consumo e la
nautica, dove Renova ha
rilevato Marina Blu, società che
gestisce il porto di Rimini.
Si rafforza sui mercati esteri il
business del “sigaro toscano”
che il prossimo anno compirà i
200 anni di vita. Un viaggio
lungo che ha portato lo
“stortignaccolo”, nato da un
acquazzone estivo che fece
fermentare una partita di
tabacco Kentucky lasciato
incautamente all’aperto, ad
affermarsi in 40 paesi spaziando
dall’Europa all’America fino
all’Australia.
“Per il 2014 le proiezioni
stimano oltre 15 milioni di pezzi
venduti all’estero”, sottolinea il
presidente di Manifatture sigaro
toscano Aurelio Regina. Un
boom di oltre il 30% rispetto
allo scorso anno favorito dalla
crescita della domanda dell’Est
europeo ma anche di aree
strategiche come Grecia, Belgio,
Germania e Russia.
La filiera, interamente made in
Italy, conta attualmente circa
200 tabacchicoltori tra Toscana,
Lazio, Umbria, Campania e
Veneto, 1.800 addetti, un
centro di raccolta (Foiano della
Chiana) e 2 manifatture (Lucca
e Cava dei Tirreni). Nel 2013, la
società ha chiuso i conti con un
fatturato di 90 milioni di euro
controllando oltre il 30% del
mercato italiano dei sigari.
La svolta è arrivata nel 2006
quando l’azienda fu acquistata
dal gruppo industriale
Maccaferri,
guidato
dall’omonima storica famiglia
bolognese. Allora i sigari
esportati erano 2 milioni:
attualmente il 700% in più. Il
mercato ha premiato, dunque,
la scelta di puntare sul valore
del territorio e il “saper fare
italiano”. Ne è convinto
Gaetano Maccaferri che insieme
ad Aurelio Regina ha presentato
“Opera”, un nuovo sigaro in
edizione limitata che “celebra
l’eccellenza dell’arte italiana e
ne valorizza lo spirito e
l’identità”. L’omaggio al saper
fare italiano, secondo il
presidente del Gruppo
Maccaferri, “è coerente alla
missione di Manifatture sigaro
toscano: avere un ruolo attivo
nella società e nei territori. La
storia bicentenaria del sigaro è
per noi un ulteriore stimolo:
intrecciare arte e impresa per
avviare un nuovo Rinascimento,
culturale ed economico, del
Paese”.
È a Lucca la manifattura di
produzione di Opera, un sigaro
di forza media da tabacco
Kentucky stagionato a
temperatura più elevata e
affumicato con legna più
aromatica. “La nostra ricetta –
conclude Regina – è fatta di
tradizione e innovazione ed è
sempre più apprezzata in Italia e
all’estero”.
All’inizio di marzo, anticipando
l’annuncio delle prime sanzioni
da parte di Stati Uniti e Unione
Europea, alla Camera alta del
Parlamento russo avevano
iniziato ad accarezzare l’idea di
rispondere autorizzando la
confisca di beni e proprietà di
compagnie europee e
americane in Russia. Ora che le
sanzioni si sono avvicinate
molto al cuore dell’economia
russa, più volte Mosca ha
lasciato intendere di voler
reagire con compostezza,
malgrado l’embargo sui generi
alimentari imposto in agosto.
“Al presidente Putin abbiamo
fatto presente che (noi
7
industriali) siamo per un
approccio equilibrato, favorevoli
a non lasciarci provocare”,
spiegava due giorni fa a Berlino
il presidente delle Ferrovie russe,
Vladimir Yakunin.
Eppure l’idea che spaventa più
di ogni altra misura è tornata a
galla: Vladimir Ponevezhskij,
deputato di Russia Unita (il
partito del presidente), ha
presentato un progetto di legge
che consentirebbe di confiscare
proprietà di uno Stato straniero
in Russia, compresi beni coperti
dall’immunità diplomatica. In
modo da rendere possibile
quello ch e P onevezh skij
propone: il rimborso dei
cittadini russi le cui proprietà, a
causa delle sanzioni, siano state
requisite da uno Stato straniero.
Come è avvenuto ad Arkadij
Rotenberg, uno degli
imprenditori russi più vicini a
Vladimir Putin, cui la Guardia di
Finanza italiana ha congelato
beni e attività per circa 30
milioni di euro. Il nome di
Rotenberg è nelle “liste nere”
con cui Stati Uniti, Unione
Europea, Canada e Australia
hanno voluto colpire gli uomini
della cerchia interna di Putin,
oppure uomini considerati
responsabili della crisi ucraina.
Secondo il progetto di legge di
Ponevezhskij, la compensazione
dei cittadini russi “vittime del
giudizio illegittimo di un
tribunale straniero” dovrebbe
avvenire utilizzando fondi del
budget federale russo,
autorizzando poi il governo a
rifarsi sulle proprietà dello Stato
in questione. Su tutto questo il
portavoce di Putin, Dmitrij
Peskov, non ha voluto rilasciare
commenti, avvertendo però che
il Cremlino considera le sanzioni
“infondate e illegittime”, e si
riserva il diritto “di difendere i
propri interessi”.
Ed è in questa stessa direzione
che Putin è intenzionato ad
andare a proposito dell’Accordo
commerciale che l’Ucraina ha
firmato con l’Unione Europea:
ratificato ma lasciato in sospeso
per 15 mesi, proprio per venire
incontro alle perplessità di
Mosca che teme di esserne
danneggiata. In una lettera
citata dal Financial Times,
indirizzata al presidente della
Commissione Ue José Manuel
Barroso, Putin chiede una
revisione delle intese ratificate
dall’Ucraina e da Bruxelles,
negoziando il mantenimento
delle relazioni commerciali tra
Russia e Ucraina. In caso di
attuazione degli accordi, la
lettera suggerirebbe l’adozione
di “ritorsioni immediate e
adeguate” da parte di Mosca.
Tra i paesi partner male la
Russia che perde il 16% Ancora in crescita gli Usa Washington fa segnare un
incremento del 9% dall’inizio
dell’anno garantendo un
surplus di oltre 11 miliardi di
euro
All’appello nel 2014 mancano
già due miliardi e mezzo, di
questi tempi una voragine. Il
dato di agosto, un calo
tendenziale del 4,1%, non fa
che peggiorare il già poco
brillante bilancio 2014
dell’export nazionale verso i
paesi extra-europei.
Un quadro negativo sotto ogni
punto di vista: in termini
temporali si tratta del sesto
segno
meno
mensile
consecutivo, dal punto di vista
geografico le aree di difficoltà
sono
ampiamente
maggioritarie.
A cominciare dalla Russia,
protagonista di una frenata
largamente attesa alla luce della
crisi Ucraina e dell’avvio di una
serie di sanzioni incrociate, forse
non prevedibile però nell’entità,
con un tracollo mensile del
16,3% che vale nel solo mese di
agosto 132 milioni di commesse
in meno per le nostre aziende.
Bilancio che lievita a 669 milioni
dall’inizio dell’anno e che
ragionevolmente non potrà che
peggiorare nei prossimi mesi.
Non solo per lo stop imposto da
Mosca ad alcuni prodotti
dell’agroalimentare ma anche
per l’effetto delle sanzioni Ue
che limitano l’export verso la
Russia di alcuni beni e servizi del
settore energetico e dell’area
vasta del dual use, dove gli
utilizzi possibili sono sia civili
che militari. Shock assorbibile se
si trattasse di un caso isolato ma
scorrendo i dati dell’Istat si
scopre purtroppo che il quadro
è esattamente opposto, con
poche aree di crescita e una
vasta maggioranza di segni
meno. Giù del 20% l’Africa
settentrionale, male anche la
Cina, che pure è sempre stata in
crescita nel 2014, malissimo il
Giappone, con acquisti di Made
in Italy crollati nel mese del
14,7% e di oltre dieci punti
dall’inizio dell’anno (pesa su
Tokyo il balzo dell’Iva), ancora
peggio l’area dell’America
Latina, arretrata del 26,4%.
Qualche “attenuante” per una
performance extra-Ue così
negativa in realtà esiste, a
cominciare dall’export verso la
Svizzera, abbattuto nel 2014 di
1,5 miliardi di euro nella sola
categoria dei metalli preziosi,
più che dimezzati nei volumi in
uscita dall’Italia e diretti a
Berna. “Alleggerito” dell’oro il
quadro diventa così forse un po’
meno fosco, anche se la
sostanza non cambia. Nel 2011
i mercati più remoti garantivano
alle nostre imprese una crescita
di vendite del 14,9% a cui si
aggiungeva il robusto balzo di
quasi dieci punti dell’anno
successivo. Un progresso già
quasi azzerato nel 2013 e che si
trasforma in un arretramento
progressivamente più pesante,
un segno meno ormai visibile da
tre trimestri consecutivi.
Tra le poche note liete vanno
segnalate la ripresa della
Turchia ma soprattutto la
8
continua avanzata degli Stati
Uniti, maggiore mercato extraUe per le nostre merci e
principale carburante dell’attivo
commerciale nazionale.
Washington, con acquisti 2014
in crescita del 9%, da sola porta
in dote oltre 11 miliardi di euro
di surplus.
Calo dei listini e diminuzione dei
consumi provocano l’ennesimo
“impazzimento”
delle
statistiche legate all’energia,
dove ancora una volta si registra
un calo a doppia cifra per i
valori importati, elemento che
porta ampiamente in rosso
l’intero bilancio dell’import
nazionale, giù del 14,1%.
È questo in fondo uno dei pochi
aspetti consolanti, la crescita
dell’avanzo commerciale che si
avvicina a quota 15 miliardi, 3,7
in più rispetto al 2013.
Con un investimento da 30
milioni di euro, il gruppo Landi
Renzo, big della produzione di
impianti Gpl e metano per
l’autotrazione - controlla un
terzo del mercato mondiale -,
scommette ancora una volta
sull’innovazione. Con il nuovo
centro di ricerca e sviluppo,
15mila metri quadrati che tra
laboratori e uffici possono
ospitare fino duecento tra
ingegneri e tecnici, entra nella
rosa dei reparti R&S più avanzati
d’Europa nel settore delle
alimentazioni alternative. Un
approdo per un gruppo che
ogni anno blinda per
l’innovazione tecnologica un
5% del fatturato, arrivato a
sfiorare l’anno scorso i 223
milioni.
“L’investimento sul progresso
tecnologico - dice il presidente
del gruppo Stefano Landi - ci ha
portato a studiare nuove
modalità di utilizzo di Gpl e
metano, rendendo queste
alimentazioni disponibili anche
per chi guida un veicolo diesel.
Abbiamo infranto un tabù che
durava da decenni”. Il nuovo
centro, nel quartiere generale di
Cavriago, in provincia di Reggio
Emilia, è stato inaugurato in
occasione del sessantesimo
compleanno dell’azienda che
praticamente da subito ha
cominciato a misurare le proprie
forze all’estero. Nata nel 1954
già dagli anni Sessanta varcava i
confini nazionali con un
accordo con la giapponese
Mitsubishi. Da allora la
v o c a z i o n e
all’internazionalizzazione l’ha
portata ad espandersi in quasi
tutto il mondo, consentendole
di sopravvivere alla lunga fase di
crisi economica.
All’estero attualmente controlla
12 società, tra Europa, Stati
Uniti, Sudamerica, Asia. E, con
due stabilimenti in Polonia e
Romania, si prepara anche ad
entrare nel mercato russo, uno
sbocco con grandi prospettive
di sviluppo trainate dai forti
investimenti sul metano previsti
nei prossimi anni. “I tre
elementi che hanno sempre
caratterizzato più di altri tutti i
sessant’anni della nostra storia aggiunge Landi - sono
l ’ i n n o v a z i o n e ,
l’internazionalizzazione e la
formazione”. Un migliaio di
dipendenti, una produzione
destinata per oltre l’80%
all’estero, l’anno scorso il
gruppo emiliano ha realizzato
due nuove partnership in India e
in Uzbekistan, incassando anche
la ripresa di un mercato
strategico come il Pakistan
(dove è presente con una
propria controllata) dopo tre
anni di crisi della domanda. Tra
gli obiettivi, oltre all’ingresso in
Russia, c’è anche il
rafforzamento del presidio in
Cina e in India, facendo leva sul
forte incremento del parco auto
circolante nei due Paesi e sulla
domanda in crescita di mobilità
sostenibile. Il gruppo è quotato
in Borsa dal 2007, segmento
Star. L’anno scorso ha
aumentato i posti di lavoro del
3,2%,
continuando
contemporaneamente a
investire sulla formazione del
personale: in tutto sono state
erogate quasi 8mila ore di
attività formative.
I buyer russi? Che cosa importa
se ci sono o non ci sono,
quando in prima fila siedono
Kate Moss e Charlotte
Casiraghi, insieme a FrançoisHenri Pinault, alla sfilata di
Gucci? È un paradosso,
ovviamente, ma per il marchio
fiorentino l’incognita russa –
dalle fortissime tensioni
geopolitiche (che includono le
sanzioni) alla svalutazione del
rublo, che ha perso il 10%
rispetto a un anno fa – è meno
accentuata rispetto ad altri
brand.
“Dallo scorso aprile – spiega al
Sole 24 Ore Patrizio di Marco,
presidente e ceo di Gucci –
abbiamo fatto il buy back della
distribuzione, in precedenza
affidata a Mercury, ed entro
fine anno apriremo due nuovi
negozi diretti a Mosca: il primo
all’interno del department store
Gum mentre il secondo sarà un
flagship di 4 piani in Petrovka
Street. Certo, è un mercato che
sta vivendo un momento
particolare, ma il controllo di
quasi tutti i punti vendita è
decisivo”.
Purtroppo i dati delle
esportazioni di moda italiana
verso la Russia parlano chiaro:
nel 2008, l’anno record, il
tessile, l’abbigliamento e le
scarpe con la pelletteria
registravano un export di 2,4
miliardi e il peso del Paese sulle
esportazioni di moda italiana
era pari al 5,9%; poi, il crollo
successivo al crack Lehman a
1,5 miliardi nel 2009 e il
successivo rimbalzo fino a
9
toccare, l’anno scorso, i 2,3
miliardi, con una quota del
5,2%. Nel primo semestre di
quest’anno, flessione del 12%
sul corrispondente periodo del
2013: 950 milioni rispetto a 1,1
miliardi, con un’incidenza sul
totale delle esportazioni di
moda italiana scesa al 4,2%, la
quota più bassa dal 2005. A
soffrire di più sono scarpe e
pelletteria (-19,1% nel primo
semestre)
rispetto
all’abbigliamento (-8,6%),
anche se tra gli addetti ai lavori
serpeggiano cifre più pesanti.
“La preoccupazione degli
operatori – spiega Stefania
Trenti, analista del Servizio studi
e ricerche di Intesa Sanpaolo,
che ha elaborato i dati – è
legata al fatto che già su altre
aree geografiche il trend non è
positivo e se ci si allarga alla
Russia la criticità aumenta.
Molte imprese poi sono
pesantemente sbilanciate sulla
Russia: non solo le grandi ma
anche alcune piccole, in
particolare nelle calzature. Va
comunque rilevato che molti
p r o t a g o n i st i s t a n n o g i à
“compensando” il calo
spostandosi su altri mercati”.
C’è da sottolineare, in ogni
caso, che non sono molti i
buyer russi che frequentano
abitualmente le passerelle
milanesi, preferendo le visite in
showroom che, di fatto, hanno
già raccolto buona parte del
“bottino” di ordini della
stagione. Conferma Andrea
Incontri, che ha sfilato a Palazzo
Bovara: “I compratori russi che
hanno fatto ordini del mio
marchio per la precollezione
primavera-estate 2015 sono
cresciuti, anche se i budget si
sono lievemente ridotti rispetto
agli investimenti delle passate
collezioni: forse sono interessati
a un marchio giovane che fa
ricerca”.
Comunque da N°21, il marchio
di Alessandro Dell’Acqua che
piace a tutte le latitudini, erano
seduti in prima fila Mikhail
Kusnirovich e la moglie
Ekaterina di Bosco dei Ciliegi,
uno dei partner più importanti
per il lusso made in Italy sul
mercato russo. Resta infine
l’incognita sulle spese dei russi
nel nostro Paese: secondo
Banca d’Italia, nel 2013 hanno
speso 1,3 miliardi fra alberghi,
affitti di case, ristoranti e
shopping.
Buzzi Unicem, attraverso la sua
controllata totalitaria
Dyckerhoff GmbH, ha
sottoscritto un accordo per
acquisire dal colosso francese
Lafarge il 100 per cento del
capitale della russa Uralcement,
ad un valore dell’impresa (Ev)
pari a 104 milioni di euro, da
corrispondere in contanti. Da
ricordare che l’asset rientra nel
novero di quelli che Lafarge
deve cedere per ottemperare
agli obblighi antitrust
nell’ambito della fusione con la
svizzera Holcim.
L’esecuzione del contratto – si
legge in una nota dell’azienda –
è subordinata alla concessione
delle necessarie autorizzazioni
normative; essa dovrebbe
avvenire entro fine anno ed il
prezzo d’acquisto sarà versato
utilizzando la liquidità
disponibile. Uralcement è
situata presso la città di
Korkino, circa 40 km a Sud di
Chelyabinsk. Si compone di una
cementeria a ciclo completo,
basata su tecnologia a via
umida, con una capacità
produttiva di 1,1 milioni di
tonnelate all’anno di cemento e
consistenti riserve di materia
prima.
Con l’integrazione aggiuntiva di
Uralcement, il big piemontese
intende rafforzare la sua
posizione nella regione degli
Urali e sfruttare i vantaggi
derivanti dal sistema produttivo
abbinato con l’attuale
cementeria di Sukhoy Log.
Dall’operazione infatti sono
attese interessanti sinergie ed
opportunità negli ambiti della
logistica, del catalogo prodotti e
dell’amministrazione aziendale.
Da ricordare che la presenza di
Dyckerhoff sul mercato russo
del cemento è iniziata nel 1994,
quando la società acquistò una
partecipazione
nella
Sukholozhskcement, dove nel
2010 fu posta in marcia una
nuova linea di produzione
tecnologicamente avanzata,
basata su processo a via secca.
Con l’investimento nella
fabbrica di Korkino, la capacità
produttiva di Buzzi Unicem nel
paese raggiunge circa i 4,5
milioni di tonnellate all’anno di
cemento. L’operazione non è
stata accolta con particolare
favore dal mercato.
La guerra tra Russia e Ucraina
sta producendo, com’è noto,
danni (economici) anche in
Italia. E i produttori di piastrelle,
che si riforniscono per la gran
parte di materie prime proprio
dall’Ucraina, potrebbero essere
tra i primi, purtroppo, a
pagarne le conseguenze.
Queste le loro preoccupazioni,
alla vigilia del salone Cersaie di
Bologna.
“Fino ad agosto l’attenzione era
alta, ma non c’erano particolari
preoccupazioni, poi è stato
bombardato il porto di Mariupol
e i collegamenti si sono
interrotti: naturalmente
speriamo che si tratti
dell’episodio più grave e che la
situazione possa migliorare”:
Villiam Tioli, presidente della
Commissione trasporti e
materie prime di Confindustria
Ceramica, è informato in tempo
reale su quanto sta accadendo
ai confini con la Russia.
“È tutto in evoluzione, per ora
sono stati colpiti solo i punti di
10
collegamento, ma i siti estrattivi
e le miniere sono poco
distanti”, racconta. Se la
situazione dovesse degenerare, i
primi seri danni alle imprese
sarebbero già per le scorte
invernali di argille e feldspati.
Le materie prime per le aziende
arrivano in Italia dall’Ucraina
(1,2 milioni di tonnellate
all’anno), dalla Germania (circa
800 mila tonnellate all’anno) e
dalla Turchia attraverso il porto
di Ravenna, dove vengono
stoccate e trasportate
prevalentemente su camion
verso il distretto di Sassuolo.
Nei primi sette mesi dell’anno
nel porto sono state
movimentate 14,48 milioni di
tonnellate di merce, con una
crescita di 1,39 milioni di
tonnellate (+10,7% rispetto agli
stessi mesi del 2013). Gli sbarchi
sono stati pari a 12,2 milioni di
tonnellate (+9,7%), mentre gli
imbarchi (di piastrelle ma non
solo) ammontano a 2,3 milioni
tonnellate (+16,5%). Le navi
arrivate da gennaio a luglio
sono state 1.837 (48 in più
rispetto al 2013). A luglio
l’incremento è stato di circa il
10%. “Siamo tornati ai livelli
pre-crisi e non possiamo che
essere soddisfatti”, commenta il
presidente dell’Autorità
portuale di Ravenna, Galliano Di
Marco.
“Nonostante il conflitto in atto
sul fronte russo-ucraino e le
sanzioni che penalizzano
soprattutto le esportazioni prosegue Di Marco -, allo stato
attuale il traffico del nostro
scalo da e per quelle aree
continua a crescere. Ciò
nonostante non posso non
esprimere preoccupazione per
ciò che sta accadendo in Europa
dell’Est e per le conseguenze
che il perdurare di tale
situazione comporta”.
Numerosi sono gli interventi
realizzati negli ultimi anni per
rendere il porto romagnolo
sempre più competitivo anche
per i servizi messi a disposizione
delle imprese. Tra le novità, la
creazione dello Sportello unico
doganale, che consente un vero
e proprio “sdoganamento in
mare” del materiale in arrivo, e
la realizzazione di un fast
corridor per le merci che verrà
implementato con l’avvicinarsi
dell’Expo 2015 di Milano.
“Ravenna - riferisce Di Marco ha raggiunto eccellenti risultati
anche per aver tolto dalla strada
circa 80mila camion e per aver
creato negli ultimi due anni 70
nuovi posti di lavoro, senza
alcun investimento pubblico
aggiuntivo”. È in corso, tra
l’altro, un piano straordinario
dei drenaggi, ed è già stato
approvato un progetto sull’hub
per consentire la navigazione di
imbarcazioni di maggiori
dimensioni nel porto e
aumentarne la capacità,
l’efficienza e la produttività.
Cresce però la preoccupazione
tra gli industriali per il futuro dei
rifornimenti di materie prime,
nel caso in cui le tensioni russeucraine dovessero proseguire.
“È tutto in evoluzione - ripete
Tioli - non si possono fare
previsioni di danni o pensare a
quali strategie adottare”. È
chiaro che se si chiude il canale
con l’Ucraina tutto il sistema ne
risentirà. “Quell’argilla - spiega
il responsabile di Confindustria
Ceramica
è
quasi
indispensabile per le imprese
che producono grandi formati.
Dall’India possiamo rifornirci di
altre argille, che non
garantiscono però la stessa
qualità e sono più costose”.
Sarebbe davvero problematico
studiare un nuovo impasto per
le piastrelle che sostituisca
l’argilla ucraina: anche i processi
produttivi andrebbero
modificati, senza errore e in
breve tempo. La speranza è che
non si arrivi a tanto. Anche e
soprattutto per il bene
dell’Ucraina e dei suoi abitanti.
Si è tenuto presso la residenza
dell’Ambasciata d’Italia a Mosca
un evento sulle vite parallele di
due protagonisti della fisica del
Ventesimo secolo: l’italiano
Bruno Pontecorvo, Accademico
delle Scienze sovietico, e il russo
Gleb Wataghin, Accademico dei
Lincei.
Pontecorvo, trasferitosi in
Unione Sovietica all’inizio degli
anni ‘50 dove rimase fino alla
morte nel 1994, contribuì
attivamente allo sviluppo del
“Joint Institute of Nuclear
Research” (JINR) di Dubna.
Wathagin
fondò
nel
dopoguerra le scuola di fisica
11
teorica e di fisica sperimentale
torinesi. Attraverso la sua
amicizia con Nikolaj Bogoliubov,
Direttore del JINR, nacque il
primo accordo tra l’Accademia
dei Lincei e l’Accademia delle
Scienze Sovietica e iniziarono i
primi soggiorni di scienziati
italiani nell’URSS.
Aperto dall’Ambasciat or e
Ragaglini - che ha evidenziato
l’importante ruolo della scienza
come
strumento
di
cooperazione tra popoli e la
lunga e solida tradizione di
collaborazione scientifica tra
Italia e Russia - l’evento è stato
animato dagli interventi del
Prof. Fre, addetto scientifico di
questa Ambasciata nonché
allievo di Wataghin, del Prof.
Piragino, addetto scientifico di
questa Ambasciata negli anni
‘80 e conoscitore di Pontecorvo,
del Prof. Budagov del JINR e del
Prof. Petrukhin del National
Research Nuclear University, le
cui testimonianze hanno fatto
rivivere l’affascinante storia di
due fisici che ricorda come,
anche in tempi di aspro
confronto internazionale, come
durante la Guerra Fredda, gli
scienziati siano riusciti, al di
sopra delle barriere politiche e
ideologiche, a dialogare
proficuamente tra loro.
Nel corso dell’evento sono stati
anche proiettati alcuni
frammenti
del
film
documentario “Maksimovic. La
storia di Bruno Pontecorvo” di
Giuseppe Mussardo, che sara’
pr esentato inte gralm e nte
durante
la
rassegna
cinematografica Russia-Italia
dall’11 al 23 Novembre a
Mosca.
Si sono chiusi a Milano i lavori
del Primo Forum turisticoculturale Italia-Russia
Caratterizzato da un
programma molto intenso e da
una notevole partecipazione a
livello istituzionale e di operatori
turistici, il Forum di Milano ha
rafforzato i già intensi rapporti
tra Italia e Russia in questo
importante settore di turismo.
L’incontro tra i Governatori
delle Regioni più attive, i
principali operatori, le
associazioni di categoria e gli
operatori alberghieri ha
consentito di presentare al
pubblico le destinazioni meno
conosciute dei due Paesi,
uscendo dagli itinerari classici,
oltre i confini delle capitali e
delle città più note.
Nell’ambito del Forum è stato
inoltre presentato il decalogo di
raccomandazioni “Russian
Friendly” rivolto al sistema
ricettivo e turistico italiano con
l’obiettivo di migliorare la
ricezione dei flussi turistici dalla
Russia. Il decalogo è stato
preparato da Federalberghi, con
la
partecipazione
dell’Ambasciata d’Italia a Mosca
e i maggiori operatori turistici
russi.
La sessione conclusiva ha infine
visto la firma di due accordi di
collaborazione,
fra
l’Associazione di piccole città
storiche russe e l’Associazione
dei Borghi più belli d’Italia,
nonché tra Federalberghi e l’
Associazione degli albergatori
russi.
Pagine a cura de Il Sole 24 Ore e
dell’Ufficio stampa dell’Ambasciata
d’Italia a Mosca
12
La rassegna delle informazioni statistiche e
delle previsioni sull’economia della Russia
In agosto i ritmi di crescita dei
prezzi
al
consumo
nella
Federazione
Russa
hanno
raddoppiato quelli dei Paesi UE,
comunica RIA Novosti in
riferimento ai dati dell’Agenzia
Federale
di
Statistica
Internazionale (Rosstat).
Nel mese di agosto in Russia i
gruppi di prodotti alimentari
analizzati
sono
rincarati
notevolmente rispetto ai prezzi
della carne dei mesi precedenti,
ossia dell’1,9%. Il pesce e i
frutti di mare sono rincarati
dell’1,3% (in UE dello 0,5%).
Dall’inizio dell’anno in Russia
l’inflazione era pari al 5,6%,
mentre in Unione Europea si
registrava una deflazione dello
0,1%.
In precedenza Rosstat aveva
comunicato che molti hanno
reagito
al
divieto
di
importazione di una serie di
prodotti
da
alcuni
Paesi
acquistandone maggiormente,
forse a scapito di altri.
In Russia i prezzi sui generi
alimentari sono aumentati dello
0,2% rispetto a luglio 2014 (in
media dello 0,1% nei 28 Paesi
UE), e nel periodo che va
dall’inizio del 2014 il rincaro ha
raggiunto il 5,6% (in Europa si
è verificato un ribasso dello
0,1%).
In Russia in agosto i prezzi sui
generi alimentari sono calati
dello 0,6% rispetto a luglio (in
media dello 0,1% nei 28 Paesi
UE); rispetto a dicembre 2013 il
rincaro ha raggiunto il 6,9% (in
Europa si è verificato un ribasso
dell’1,4%).
Il volume complessivo di
produzione dell’olio in Russia
registra un aumento per il terzo
anno di fila. Alla fine del 2013
la produzione di olio è
aumentata quasi del 4%
rispetto all’anno precedente. Va
notato che nella struttura di
produzione dei tipi di olio in
Russia
viene
prodotto
maggiormente
olio
non
raffinato. Ma rispetto al 2012
questo tipo di prodotto ha
subito
un
leggero
calo
raggiungendo una quota del
67%.
Alla fine del 2013 tra i tipi di
produzione di olio non raffinato
dominava l’olio di semi di
girasole,
con
una
quota
dell’85%. In percentuale molto
minore vengono prodotti olio di
soia e olio di colza.
Nel 2013 gli articoli in argento
erano i più diffusi tra i cittadini
russi. In primo luogo ciò è
attribuibile alla riduzione della
capacità
d’acquisto
della
popolazione e al fatto che i
produttori abbiano cominciato
ad orientarsi verso gioielli più
economici. Al secondo posto
per popolarità troviamo i gioielli
d’oro.
A dominare il mercato sono i
segmenti di basso e medio
prezzo, mentre i gioielli di élite
occupano circa il 10% del
mercato.
L’assenza
di
strategie
di
marketing tra i produttori russi
fa sì che la quota della
produzione estera sul mercato
russo della gioielleria superi il 65
-70%. I produttori nazionali
continuano a lottare contro
l’immagine negativa venutasi a
formare negli anni ‘90 e
presente ancora oggi senza
sostanziali cambiamenti.
Nel 2013 hanno mostrato
maggiore interesse verso gli
articoli
di
gioielleria
gli
acquirenti con un’età che va dai
20 ai 30 anni. E’ possibile
dividere gli acquirenti in due
13
gruppi
principali:
quanti
comprano gioielli per sé e
quanti li comprano per terzi. A
dominare il mercato dei gioielli
sono le collezioni di tipo
classico.
Per uno sviluppo dell’industria
della gioielleria russa potrebbe
essere
prioritaria
una
promozione consolidata dei suoi
produttori, nonché delle loro
associazioni e organizzazioni sul
mercato estero. Le prospettive
del mercato della gioielleria
dipendono
molto
dalle
possibilità di liberalizzazione a
livello legale del mercato, dal
rifiuto di una regolamentazione
statale artificiale, dalla creazione
per i produttori russi di
condizioni di lavoro eque
rispetto a quelle dei concorrenti
esteri.
Il calo delle importazioni di
superalcolici in Russia alla fine
del 2013 era pari al 3%.
Secondo i dati del Servizio
Federale Doganale, quasi un
terzo dei superlacolici importati
in Russia è costituito da cognac
e brandy. In percentuale
leggermente
minore
viene
importato whisky. La vodka
costituisce circa un quarto delle
importazioni.
Bisogna notare che nelle
importazioni di cognac e brandy
domina la produzione
proveniente dall’Armenia. Più di
un quarto proviene dalla
Francia. Tra le maggiori aziende
produttrici di cognac e brandy,
rappresentate sul mercato
russo, troviamo la s.r.l. “VinnoK o n ’ j a c h n y j
d o m
Shakhnazarjan”, la s.p.a
“Erevanskij kon’jachnyj zavod”
e “Tessendlier & Fils S.A.S”.
14
Investimenti e collaborazioni industriali
La società “Terra Eco” della
regione della città russa di
Stavropol (Caucaso del Nord)
cerca in Italia un partner nel
settore agricolo per lanciare una
joint venture, che sarà
specializzata nella coltivazione
industriale di aglio, per la
coltivazione e per la successiva
lavorazione di zucca. La società
dispone di adeguati terreni
agricoli e gode di sostegno
finanziario delle maggiori
banche e del Governo della
regione di Stavropol. Con le
società italiane interessate
saranno organizzati i colloqui
con la partecipazione dei
rappresentanti del ministero
dell’Agricoltura della regione di
Stavropol.
Contatti:
Tel: +7 (926) 820-57-87
E-mail: [email protected]
Internet. www.italecon24.ru
La società “Gun” offre i servizio
di rappresentanza per le società
italiane nella repubblica del
Turkmenistan. La società
organizza la partecipazione
nelle gare d’appalto statali nei
settori della costruzione edilizia,
nei tender indetti per l’acquisto
delle merci e dei servizi. La
società è inoltre specializzata
nelle importazioni di pezzi di
ricambio per le macchine
movimento terra.
Contatti:
Tel: +993 (65= 64-76-56
E-mail: [email protected]
La società “Olaris” di Vilnius
(Lituania, UE) offre servizi
logistici e di trasporto tra l’Italia,
la Russia, la Bielorussia, il
Kazakhstan. Grande esperienza
sul mercato. Sono disponibili
tutti i tipi di TIR. La società
dispone di licenze ADR per i
trasporti di prodotti
infiammabili.
Contatti:
Tel: +37 (067) 02-80-31
E-mail: [email protected]
Internet: www.olaris.eu
La società “Zolotoj Osetr” cerca
un investitore strategico per
lanciare una moderna fattoria
per l’allevamento di storione
che comprenderà anche la
produzione del prezioso caviale
“nero”
di
storione.
L’investimento indispensabile è
stimato a 34 milioni di Euro. Il
termine di recupero del capitale
è previso in 8 anni. Finora gli
investimenti propri hanno
raggiunto quota 280.000 Euro.
Il progetto prevede che per il
2022 le vendite dei prodotti
(pesce fresco e caviale)
raggiungeranno quota di 20
milioni di Euro. L’utile netto sarà
pari a 10 milioni di Euro l’anno.
Il tasso di rendimento non sarà
inferiore al 72 per cento.
Contatti:
Tel: +7 (925) 877-62-44
E-mail:
[email protected]
Il ministero dell’Industria della
repubblica della Burjatia (Russia,
il Lago di Bajkal) cerca un
investitore strategico per
lanciare uno stabilimento
altamente tecnologico per la
raccolta e per la lavorazione del
legname. L’azienda dovrà
produrre sia i segati di legno,
che il combustibile biologico
(pellet di legno). Il volume di
legname di alta qualità
disponibile per la produzione è
stimato a 180.000 metri cubi
all’anno. L’investimento
indispensabile per l’avvio della
produzione è stimato a 25
milioni di Euro. Il Governo della
Buriatia offrirà tutte le garanzie
indispensabili all’investitore. La
fabbrica potrà essere messa in
funzione in 18 mesi. Il termine
di recupero dell’investimento è
previsto in 5,5 anni.
Contatti:
Tel: +7 (3012) 21-38-80
Fax: +7 (3012) 21-45-43
E-mail:
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 Gli annunci nelle pagine
“Investimenti e collaborazioni
industriali” e “Proposte
commerciali” vengono
pubblicati così come sono stati
ricevuti su base gratuita dagli
inserzionisti. La Redazione di
Russia24 non è responsabile
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Proposte commerciali
La società “Italianskij Dom”
della città russa di Togliattigrad
cerca in Italia dei fornitori verso
la Russia dei prodotti tessili per
la casa (asciugamani, lenzuola,
copriletto, coperte, accappatoi,
ecc.)
Contatti:
Tel: +7 (927) 798-74-23
E-mail: [email protected]
La società polacca-russa “Trade
House” con la sede a Varsavia
cerca clienti in Italia che siano
interessati a importare dei pellet
di legno di origine russa,
ucraina, turca, sudafricana. Alta
qualità, tutti i certificati.
Contatti:
Tel: +48 (72) 780-08-24
E-mail: [email protected]
Inernet: www.t-house.com.pl
La società “Teplovatt” di Mosca
vende del materiale per
l’isolamento termico delle case
a base di basalto dei marchi
Isomin e Baswul a prezzo super
economico di 7,4 Euro al pacco
(franco magazzino).
Contatti:
E-mail: [email protected]
Internet: www.teplovatt-m.ru
La società russa “Sheverev”
della regione di Rostov cerca
clienti che siano interessati a
importare dalla Russia della
pietra naturale cotta di colore
rosso (terracotta). Il prezzo
franco magazzino nel sud della
Russia è di 180 Euro al metro
cubo.
Contatti:
Tel: +7 (960) 459-65-39
E-mail: [email protected]
Internet: www.kamensh.ru
 Gli annunci nelle pagine
“Investimenti e collaborazioni
industriali” e “Proposte
commerciali” vengono
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Fiere internazionali a Mosca nel 2015
Fiera di regali per la festa
dell’Anno Nuovo.
02-14.01.2015
Fiera di sistemi delle tecnologie
di sicurezza.
10-12.02.2015
Fiera-vendita di abbigliamento
in pelle.
05-25.01.2015
Fiera delle infrastrutture
aeroportuali e di sistemi
innovativi per l’aviazione civile.
10-12.02.2015
Fiera di tecnologie
promozioni e di pubblicità.
21-22.01.2015
di
Fiera di calzature e di prodotti in
pelle.
26-29.01.2015
Fiera di tecnologie per la
televisione (via cavo, satellitare,
ecc.)
27-29.01.2015
Fiera di sistemi di riscaldamento,
di acqua.
03-06.02.2015
Fiera di tecnologie mediche per
dentisti.
09-11.02.2015
Fiera di biancheria intima –
stagione inverno.
10-12.02.2015
Fiera di sistemi di controllo non
distruttivo nell’industria.
17-19.02.2015
Fiera di biciclette.
20-22.02.2015
Fiera di materiali compositi.
25-27.02.2015
Fiera di materiali
(poliuretano).
25-27.02.2015
plastici
Fiera di colle e di materiali
ermetici.
25-27.02.2015
Fiera di strutture ingegneristiche
leggere.
25-27.02.2015
Fiera di sistemi ottici.
17-20.02.2015
Fiera di sistemi e di tecnologie
per i rivestimenti di materiali.
17-19.02.2015
Fiera di motociclette
motorini.
20-22.02.2015
e
di
Fiera di materiali e di tecnologie
innovativi.
25-27.02.2015
Crocus Expo IEC
Phone: +7 (495) 727-2626
E-mail: [email protected]
Proprietario ed Editore: Il Sole 24 ORE S.p.A.
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