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Anno XXXVI – n. 241 – Febbraio 2014
NOTIZIARIO
Provincia di Lombardia “S. Carlo Borromeo”
dei Frati Minori
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
1
In copertina:
Ritratto di ragazza
1953
Fr. Costantino Ruggeri
Il disegno a sanguigna ci testimonia una produzione più tradizionale nel percorso di fr. Costantino. Insieme a un
altro studio (entrambi nella collezione Ercolessi) sono gli unici due disegni identificabili come copie dal vero,
espressione di una formazione più accademica per il nostro artista. Dopo la prima mostra del 1951, alla Galleria
San Fedele, che Costantino aveva affrontato da autodidatta, egli continua a lavorare a stretto contatto con
architetti e artisti, ma sorge in lui la necessità di porre solide basi nel confronto con la tradizione. Nel 1958 si
iscriverà al corso di Scultura dell’Accademia di Brera ma ben poco ci è rimasto dei lavori, degli studi e dei disegni
che una formazione accademica prevedevano. Questi due disegni tracciati a fronte e tergo dello stesso foglio
erano stati donati da Costantino a Lina e Giordano Ercolessi (conosciuti tramite il confratello ligure Nazareno
Fabbretti) amici e primi collezionisti, erano noti a Milano per i loro negozi di penne stilografiche. Per essi
Costantino progettò e realizzò un’abitazione sulle colline della Lucchesia.
Fr. Carlo Cavallari
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
2
Indice
Consiglio Cooperazione Province Nord Italia
10 gennaio 2014
4
Lettera di Quaresima
fr. Francesco Bravi - Ministro provinciale
8
Dal Definitorio
Sabbioncello di Merate
11 febbraio 2014
10
Testimonianze di vita fraterna
-
Coordinamento per la Pastorale Giovanile e Vocazionale
-
Incontro di pastorale giovanile e vocazionale
13
tra frati e sorelle povere
14
-
Gioventù Francescana di Lombardia
15
-
Con Francesco in Marocco
17
-
Sinfoniche fragilità
19
-
Ritorno a Nazareth
21
FilmiAmo
29
Notizie di Casa
31
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
3
Consiglio di Cooperazione Province Nord Italia
Presiede l’incontro fra Massimo Fusarelli, Delegato del Ministro
generale. I Ministri sono tutti presenti: fra Bruno Bartolini, fra
Francesco Bravi, fra Francesco Patton, fra Antonio Scabio, fra
Maggiorino Stoppa, fra Mario Vaccari.
1 - Preghiera iniziale e condivisione:
Alle 9.30 si inizia la prima unità di lavoro che prevede – fino alle 10.45
- un momento di preghiera e di condivisione sul mese trascorso.
Viene dato il benvenuto a fra Stefano, segretario, che inizia con questo
verbale il suo servizio. Fra Stefano ringrazia per la fiducia concessa, e
per la opportunità di partecipare in modo del tutto particolare alla
nascita della nuova Provincia.
Milano
S. Antonio
27-28
febbraio
2014
Fra Francesco Bravi condivide riguardo alla Unzione degli infermi
amministrata a Sabbioncello, nella infermeria, l’11 febbraio scorso,
ricevuta da lui stesso insieme ai frati infermi: la condivisione verte
sulla propria comprensione esistenziale della malattia come limite, che
aiuta a comprendere meglio i fratelli. Si sottolinea la singolarità della
esperienza: anche per i frati infermi è stato importante riconoscersi
fratelli e malati insieme al proprio Ministro.
Fra Antonio Scabio racconta il suo viaggio in Africa nella Custodia in
Guinea Bissau, sottolineando i passi in atto per il cammino di quella
realtà.
Fra Francesco Patton condivide il suo viaggio in Tanzania per visitare
fra Oscar Girardi, sottolineando la positività della comunità cristiana
locale e della Fraternità francescana.
Fra Bruno Bartolini condivide riguardo alla settimana in Curia
generale per i nuovi Ministri, e della tre giorni di FoPe tenuta a Milano
Marittima sul tema “Una chiesa meno spaventata dalla diversità” (relatore
don Denis Malonda, responsabile dei migrantes di lingua francese), con
buoni risultati.
Fra Maggiorino Stoppa condivide sulla settimana in Curia generale,
che ha reputato interessante sia per i temi che soprattutto per la
conoscenza tra i Ministri e con la Curia. Riguardo alla tre giorni di
FoPe dei Guardiani, sottolinea il bene fatto dal contributo di Mario
Becciu.
Fra Mario Vaccari condivide sul suo viaggio in USA in Wisconsin,
presso il Segretariato Generale Missioni Francescane. Riferisce poi
della sua collaborazione con la CISM ligure, e della sua esperienza
come parroco della comunità di s. Egidio a Genova.
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4
Infine fra Massimo Fusarelli condivide l’impressione positiva della sua visita ad Arco e
Baccanello, come momenti importanti per cominciare ad entrare nel pieno del suo servizio.
Riferisce poi qualcosa della vita a Frascati che ancora per questi mesi lo impegnerà.
2 - Riflessione generale sulla Mappatura
Nella seconda unità di lavoro, dalle 11.00 si passa a sviluppare l’OdG che è il seguente:
1. Riflessione generale sul quadro d’insieme delle Case
2. Presentazione della proposta per le Case formative
3. Proposta per la Fraternità di Evangelizzazione e Missioni al Popolo
4. Temi per la prossima Assemblea dei Definitòri
Dalle 11.00 alle 12.45, e dalle 14.30 alle 16.30 lavoriamo con i consulenti di Diathesis (Maurizio ed
Enrico) proponendoci di fare una riflessione generale sul quadro d’insieme delle Case, e un
discernimento più specifico sulla collocazione delle Case di Formazione e della Fraternità di
Evangelizzazione e Missioni al Popolo.
Fra Massimo introduce i lavori suggerendo di collocare la riflessione dentro un quadro più
ampio di comprensione, che ci permetta come frati di tendere sempre più verso una prospettiva
unitaria e carismatica: sentirci cioè in stato di missione, pronti ad andare in territori “altri”. Solo a
partire da questa prospettiva è possibile riprendere nei dovuti modi quella mappatura delle
persone e delle case che certo è una delle cose prioritarie da fare in questa fase del cammino
verso la nuova Provincia. Nelle città e nei territori sempre più frammentati di oggi, ogni
presenza francescana dovrà essere anzitutto un luogo d’incontro e di relazioni, di
umanizzazione profonda, tale da aprire l’accesso al mistero di quel Dio che nello Spirito di
Cristo dimora in tutte le creature, con preferenza per i più piccoli. Siamo noi la prima “casa e
dimora permanente a Lui” che S. Francesco ci invita a costruire.
Fra Massimo raccoglie poi da papa Francesco l’invito fatto ai Superiori generali a collocarsi
nella marginalità, come “punto di vista privilegiato per vedere la realtà con altri occhi”. Viene
ricordato anche l’intervento di José R. Carballo alla Assemblea dei Definitori 2011, come una
prospettiva importante, da non dimenticare: perché “non stiamo facendo una ristrutturazione
aziendale ma una rifondazione della nostra vita”. E’ necessario quindi “guardare il mondo con
immensa simpatia”, riprendendo una felice espressione di papa Paolo VI.
La domanda di fondo che a questo punto emergeva, risuonava preziosa e illuminante: “Questo
scollocamento e collocamento dal centro alla periferia, possiamo prenderlo come prospettiva
unificante dei cambiamenti in atto e di quanto di nuovo si muove tra noi”?
Nel lungo spazio di condivisione e di discernimento che si è aperto, la prima cosa da
sottolineare e da comunicare a tutti è certo la constatazione comune dell’aprirsi di una fase
nuova nel cammino unitario: con la presenza del Delegato generale, fra Massimo, si comincia di
fatto a ragionare come Nuova Provincia, e il Consiglio di Cooperazione dei Ministri Provinciali
assume l’autorevolezza e l’onere di lavorare come se si trattasse di un vero Definitorio,
chiamato a discernere e agire insieme nella trasparenza e nella corresponsabilità.
Dentro quindi questo cammino di anni che come Province stiamo facendo, cammino che ha
comportato e comporta la collaborazione di tutti i frati a tutti i livelli (pensiamo agli incontri di
FoPe interprovinciali, a quelle Case non solo di Formazione che da tempo hanno assunto un
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carattere interprovinciale, agli incontri di formazione per i guardiani, alle commissioni di lavoro
interprovinciale, alle Assemblee dei Definitori, e agli incontri tra i 6 Ministri), ora disponiamo di
un elemento in più per poter vivere questo cammino di unione come opportunità per tutti i frati
di poter vivere la Forma di vita che abbiamo promesso con disponibilità rinnovata.
Come ulteriori spunti di riflessione per aiutarsi a guardare alla nostra realtà con gli occhi giusti,
sono stati recuperati anche i quattro importanti criteri di discernimento che papa Francesco
pone nella Evangelii Gaudium ai n° 222-237:
•
il tempo è superiore allo spazio,
•
l’unità prevale sul conflitto (quindi: non si deve rimanere intrappolati nel conflitto che
comunque va affrontato),
•
il tutto è superiore alla parte e alla somma delle parti (quindi: allargare lo sguardo e
decentrarsi, per vedere diversamente e meglio),
•
la realtà è più importante dell’idea.
Lo spazio di confronto e di discernimento comune ha quindi affrontato più specificamente i
temi 2 e 3 dell’OdG relativi alla collocazione delle Case formative e alla proposta per la
Fraternità di Evangelizzazione e Missioni al Popolo. Ci si rendeva conto della necessità di dover
e voler tenere insieme esigenze diverse, nello sforzo di scollocarsi dai propri modi di vedere le
cose, e nella difficile grazia di accogliere i punti di vista diversi come opportunità per cercare
insieme e formulare una proposta integrata. Questo lavoro ha poi di fatto assorbito la maggior
parte del tempo a disposizione, nella consapevolezza serena che bisogna lasciar maturare il
discernimento per poter fare le scelte migliori e più sagge per il futuro della Provincia intera.
Nell’aggiornare la Mappatura delle case secondo gli ultimi sviluppi in ciascuna Provincia
emergevano poi alcune domande ineludibili, soprattutto a partire da quella prospettiva del
“privilegiare le marginalità” che abbiamo raccolto da papa Francesco: alcune zone del Nord
Italia restano di fatto molto sguarnite o hanno bisogno di aiuto perché molto bisognose, eppure
appaiono una risorsa da non perdere proprio perché “marginali”. Nella consapevolezza di
dover e poter agire solo con molto realismo nelle nostre effettive risorse, tuttavia il CdC si
rendeva conto di non poter lasciar cadere tranquillamente la domanda sulle scelte che si stanno
compiendo e che plasmano il volto della nostra futura Provincia.
Il lavoro di comprensione e di discernimento è stato quindi aggiornato al prossimo incontro,
che sarà a Baccanello nei giorni 14 e 15 aprile.
3 – Varie ed eventuali
-
Il CdC ha esaminato il risultato della consultazione sul Nome della Provincia, già inviato
a tutti i frati. Come da Regolamento approvato nei singoli Capitoli Provinciali, verrà
portato alla Assemblea dei Definitòri del prossimo agosto per essere discusso e
approvato, e quindi inviato al Definitorio generale prima del Capitolo del 2016 per la
ratifica.
-
Il CdC si è confrontato sulla scelta del Coordinatore del Collegio degli Economi
Provinciali (cfr Regolamento di Cooperazione, da ora in poi RdC 12).
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Per la delicatezza e complessità delle questioni da affrontare, ma anche per l’attuale mole di
lavoro che già grava sui singoli Economi provinciali rendendo per loro difficile l’assunzione del
servizio di Coordinatore, il Consiglio ritiene all’unanimità che fra Mario Vaccari sia il
Coordinatore del Coordinamento degli Economi, anche per fare da tramite con il Consiglio di
Cooperazione in questioni che spesso richiederanno decisioni e discernimenti a livello di
Consiglio. Il verbalista andrà scelto tra gli Economi.
-
Infine si è tentato di ipotizzare la data per la prossima Assemblea formativa per i
Guardiani, ma si deve attendere che venga stabilita la data della prossima riunione
COMPI in ottobre.
I lavori terminano alle ore 16.26 di venerdì 28 febbraio.
A laude di Cristo e del suo poverello Francesco…
fra Stefano Dallarda ofm
Segretario
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Lettera di Quaresima 2014
Carissimi fratelli,
nella solennità dell'Epifania abbiamo annunciato a tutti i fedeli che
frequentano le nostre chiese la data della Pasqua e con essa l'inizio
della Quaresima, tempo penitenziale – battesimale di preparazione.
L'annuncio della Chiesa a tutti i fedeli è rivolto prima di tutto a
ciascuno di noi perché anche noi possiamo ricordare e vivere “i
misteri della salvezza... nei ritmi e nelle vicende del tempo” e
accogliere “la gloria del Signore” che “si è manifestata e sempre si
manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno”. Ancora una volta
dunque ci disponiamo a vivere la quaresima consapevoli di questa
occasione di grazia che ci viene di nuovo offerta per camminare
nella via della conversione. Come ben sappiamo la Regola e le
Costituzioni ci impegnano a vivere questo tempo nella penitenza.
Credo che dobbiamo prima di tutto essere sinceri con noi stessi: la
prima conversione che dobbiamo cercare con forza è quella di avere
il coraggio di domandarci seriamente se la dimensione penitenziale
è presente oggi nelle nostre scelte personali e comunitarie. Per
questo propongo a me e a voi tutti, prima di pensare insieme nel
Capitolo locale, che penitenza scegliere per la quaresima, di leggere
e di meditare insieme il titolo II del capitolo II delle nostre CC.GG.
(articoli 32 – 37) e confrontarci apertamente sull'idea di fondo che
questi testi ci presentano: la penitenza come dinamica centrale
della nostra vocazione evangelica. I testi proposti fanno una sintesi
dei tratti principali della nostra vocazione a vivere in penitenza e
indicano alcuni mezzi per viverli effettivamente.
Ci viene così ricordato che non si può essere frati minori se la nostra
consacrazione a Dio non porta con sé una dinamica di
trasformazione, segno dell'azione dello Spirito Santo in noi, le cui
caratteristiche sono quelle indicate all'articolo 1 §2 delle CC.GG. e
cioè una vita radicalmente evangelica, animata dallo spirito di
orazione e devozione, da vivere in comunione fraterna, nella
penitenza e nella minorità, offrendo a tutti la testimonianza viva
del Vangelo, “predicando con i fatti, riconciliazione, pace e giustizia
e manifestando sommo rispetto verso il creato”.
Se inseriamo in questo orizzonte più ampio le scelte personali e
comunitarie per vivere la penitenza quaresimale, io credo che
sapremo fare delle scelte intelligenti e sagge che non si limitano allo
stretto tempo quaresimale ma innescano un percorso di revisione
seria del nostro tenore di vita che recupera la dimensione
penitenziale come una costante del cammino di conversione.
Fr. Francesco
Bravi
Ministro
provinciale
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Auguro allora a me e a voi il coraggio di scegliere forme penitenziali non formali o che
nascono da compromessi che sembrano falsamente venire incontro alle cosi dette esigenze di
tutti, ma che siano un vero segno di un cambiamento di mentalità che non banalizza le forme
che la nostra tradizione ci ha consegnato e supera una presunta sufficienza che ci fa ritenere
certe pratiche superate non permettendoci di fatto di ricercarne di nuove e più adatte.
Il documento finale del Capitolo provinciale, in sintonia con il cammino dell'Ordine, ci ha
ricordato: “la fraternità deve avere coscienza che può annunciare il Vangelo se prima lo ha accolto e che è
segno del Vangelo se vive la comunione. I diversi servizi danno visibilità di minorità se diventano
relazione con gli altri in atteggiamento di accoglienza, ascolto, simpatia. Nella nostra evangelizzazione si
percepisce anche un certo immobilismo e stallo causato da una crisi di fede. Ci sembra che vada anche
affrontata questa crisi per far nascere un nuovo stile di evangelizzazione” (3.3 Premessa). La recente
esortazione apostolica di papa Francesco, Evangelii Gaudium, ci offre numerosi e intensi spunti
di riflessione per una seria revisione del nostro annuncio evangelico. Il percorso quaresimale
perché “lasci una traccia profonda nella nostra vita” (Colletta primo lunedì), non potrebbe essere
l'occasione propizia per una verifica della nostra evangelizzazione nella linea di quanto chiede
il Capitolo provinciale ad ogni fraternità locale? (Cfr. Documento finale 3.3.1 e 3.3.2). Tra i
diversi aspetti che papa Francesco affronta mi sembra che possa essere utile per la nostra vita
personale e comunitaria riprenderne due in particolare. Una prima e interessante verifica mi
sembra possa venire dal numero 78 dell'Esortazione: “Oggi si può riscontrare in molti
operatori pastorali, comprese persone consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi
personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri compiti come una mera
appendice della vita, come se non facessero parte della propria identità. Nel medesimo
tempo, la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi che offrono un certo
sollievo ma che non alimentano l’incontro con gli altri, l’impegno nel mondo, la passione per
l’evangelizzazione. Così, si possono riscontrare in molti operatori di evangelizzazione,
sebbene preghino, un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del
fervore. Sono tre mali che si alimentano l’uno con l’altro”.
Una seconda traccia ci viene offerta dal tema della “forza evangelizzatrice della pietà popolare”
(122 – 125). Scrive papa Bergoglio: “Per capire questa realtà c’è bisogno di avvicinarsi ad essa
con lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare. Solamente a partire
dalla connaturalità affettiva che l’amore dà possiamo apprezzare la vita teologale presente
nella pietà dei popoli cristiani, specialmente nei poveri... Nella pietà popolare, poiché è
frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non
possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo. Piuttosto,
siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione
che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci
e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione,
particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione” (125 – 126). Non
dobbiamo e non possiamo anche noi rivedere tanti nostri atteggiamenti e scelte pastorali? Non
siamo chiamati in fondo a condividere di più la vita e la fede semplice e profonda del popolo di
Dio?
A me e a ciascuno di voi auguro un fruttuoso cammino quaresimale che ci conduca a celebrare
la Pasqua di risurrezione nella gioia della fede.
“A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei
secoli. Amen”.
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Dal Definitorio
Dopo la lettura di uno stralcio di un’omelia di papa Francesco
che esorta alla preghiera e al discernimento per il “momento
presente” e alla speranza per vivere bene il dono del “tempo”, alle
ore 9.00, si iniziano i lavori con l’approvazione unanime del verbale
del V Congresso definitoriale.
Il Ministro provinciale informa circa le condizioni dei fratelli
Sabbioncello
11 febbraio
2014
ammalati e ricorda che nel pomeriggio, a conclusione dei lavori del
Definitorio, nella Cappella dell’Infermeria provinciale, si celebrerà
l’eucarestia nella memoria della B.V. di Lourdes. Nella Messa il
Ministro, insieme ai frati ricoverati, riceverà il sacramento
dell’Unzione degli infermi. Si ricorda il transito al cielo di fr.
Emanuele Pedrini. Il Ministro poi informa che fr. Nazareno Panzeri
è da qualche tempo ricoverato, a Rovato, nella Clinica don Gnocchi,
una casa di cura specializzata nella riabilitazione motoria e
respiratoria.
Il Ministro informa poi il Definitorio circa i principali eventi
riguardanti la vita della Provincia e il cammino verso la costituzione
della nuova Provincia.
Dal 27 al 30 gennaio u.s. si è tenuto il secondo incontro di
formazione per i guardiani del Nord Italia, per la Provincia hanno
partecipato fr. Giampaolo Possenti (che ha anche moderato alcuni
incontri), fr. Giambattista Delpozzo, fr. Cesare Vaiani e fr. Marco
Ferrario. Fr. Paolo Dozio e il Ministro provinciale non hanno
partecipato in seguito alla morte di fr. Emanuele Pedrini. Fr.
Giampaolo e fr. Giambattista, facendosi voce anche degli altri
partecipanti,
esprimono
viva
soddisfazione
per
la proposta
formativa.
Fr. Giambattista Delpozzo riferisce circa l’incontro vissuto nel
monastero di Bergamo tra gli operatori provinciali della PG e CPV
con un gruppo di clarisse provenienti dai monasteri lombardi.
L’incontro è stato dedicato alla conoscenza reciproca e alla
presentazione delle attività e delle proposte di pastorale giovanile e
vocazionale dei frati e delle clarisse. E’ stata fatta poi una riflessione
sulla tipologia e sulle problematiche dei giovani che si riescono ad
incontrare. Si è fissato un altro incontro, che si terrà nel monastero di
Gorla (MI), per riflettere sulla comunicazione nel mondo giovanile.
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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Il Ministro ricorda poi che lo scorso 16 gennaio u.s. si è tenuto il Consiglio di presidenza dello
STISB. Fr. Lorenzo Raniero, Prefetto dello STISB, ha presentato il bilancio consuntivo e quello
preventivo, ha riferito poi la decisione di incontrare gli studenti due volte all’anno. Fr. Lorenzo,
nel corso di uno di questi incontri, ha chiarito con gli studenti l’obbligatorietà (per ottenere il
baccalaureato) della conoscenza di una lingua straniera moderna. Infine ha comunicato la
decisione di riprendere la pubblicazione degli atti della settimana francescana in collaborazione
con le Edizioni della Biblioteca francescana (collana TAU). Fr. Andrea Bizzozero, Vice-prefetto,
sottolinea l’atteggiamento propositivo di fr. Lorenzo e il suo desiderio di tenere vivo il contatto
con gli studenti.
Il Ministro presenta sinteticamente i lavori del primo incontro del Consiglio di
cooperazione tenutosi a Milano il 10 gennaio 2014 (cfr. apposito verbale). In questa sede il
Delegato del Ministro generale ha espresso il desiderio di incontrare ciascuno dei sei Definitori
provinciali.
Fr. Francesco Bravi poi comunica che il Consiglio di Cooperazione ha nominato fr.
Stefano Dallarda Segretario del Consiglio di Cooperazione e che egli, di fatto, inizierà a svolgere
le funzioni di Segretario della nuova Provincia.
Il 24 gennaio si è riunita la Commissione giuridica per lo studio degli SS.PP. della nuova
Provincia per iniziare lo studio e la redazione di una bozza di statuti che verrà presentata alla
discussione e all’approvazione del Capitolo unitario del 2016.
Il Ministro e fr. Giampaolo Possenti, Membro Consiglio Interprovinciale Fo.Pe.,
presentano la proposta di “obbedienza settimanale”. Come suggerito dal nostro Capitolo
provinciale e dai guardiani riuniti a Castelletto, si offre la possibilità (partecipazione facoltativa)
di dimorare per una settimana in una fraternità di un’altra Provincia, per conoscere e
sperimentare l’ordinarietà della vita di altre Province. Ogni Provincia dovrà indicare alcune
fraternità ove fare questa esperienza. Per la Provincia di Lombardia si scelgono: Spedali Civili,
Pavia e Busto Arsizio. Il Definitorio suggerisce al Ministro di incontrare i guardiani di queste
fraternità per spiegare il senso dell’iniziativa e per garantire le condizioni di una buona riuscita.
L’occasione propizia si potrebbe presentare nella prossima visita del Ministro alle fraternità.
Si affrontano alcune questioni economiche e di legale rappresentanza, si passa poi alla
programmazione dell’Assemblea economica. Fr. Marco Fossati presenta il programma di
massima elaborato dal CAE:
8 Aprile
ore 15.00: saluto del ministro
ore 15.15-16.00: proposta di riflessione da parte di fr. Massimo Fusarelli
ore 16.00-16.45: presentazione sintetica dei bilanci consuntivi dei conventi
Pausa
17.15-18.15: lavori di gruppo a partire dalla proposta formativa di fr. Massimo Fusarelli
18.15: condivisione in Assemblea
Vespro e cena
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9 Aprile
ore 7.30: lodi-colazione
ore 8.45: presentazione del bilancio consuntivo e preventivo della Provincia; presentazione delle
amministrazioni personali autorizzate; chiusura delle attività commerciali; lavori e contributi
delle fraternità
ore 12.00 S. Messa
ore 13.00 pranzo
Il Definitorio si incontrerà con fr. Massimo Fusarelli il giorno 8 Aprile dalle ore 10.00 alle
ore 12.00 e nel pomeriggio del 9 Aprile per gli adempimenti conseguenti all’Assemblea
economica.
Il Ministro legge la lettera inviata da fr. Massimiliano Taroni al Definitorio provinciale,
contenente alcune iniziative in occasione del XXV Anniversario della morte di mons. Salvatore
Colombo. Tra le numerose proposte si segnalano: il 9 luglio 2014, giorno anniversario della
morte, a Carate Brianza, suo paese natale, celebrazione della s. Messa presieduta da mons.
Bertin (con l’invito rivolto a tutti i frati della Provincia).
Fr. Massimiliano propone di dare rilievo a questo anniversario dedicando la prossima
festa della Provincia alla memoria di mons. Colombo. Dopo una breve riflessione si conferma
tuttavia la scelta di celebrare la prossima festa della Provincia a Dongo in occasione dei 400 anni
della presenza francescana. Si decide in alternativa di organizzare una giornata commemorativa
a S. Antonio, il 4 novembre 2014. Ci sarà una conferenza di presentazione-ricordo della figura
di mons. Colombo, cui seguirà la celebrazione eucaristica.
Si stabilisce che il prossimo Congresso definitoriale si terrà il 4 marzo presso il convento
di S. Gaetano (BS).
I lavori del Congresso definitoriale si concludono alle ore 16.45 circa.
A laude di Cristo e del Poverello Francesco. Amen!
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Testimonianze di vita fraterna
Coordinamento per la Pastorale Giovanile e Vocazionale
Venerdì 21 febbraio 2014 presso il convento di Monza si sono ritrovati
i frati nominati dal Ministro provinciale e dal Definitorio che costituiscono il
Coordinamento per la Pastorale giovanile e vocazionale. Sono presenti: fra
Matteo Della Torre, fra Giambattista Delpozzo, fra Luca Volonté, fra Renato
Delbono, fra Dario Fucilli, fra Fabio Comelli e fr. Raffaele Casiraghi. Assente
giustificato fra Guido Locatelli, fra Enrico Russotto e fr. Luigi Cavagna.
Dopo l’invocazione iniziale allo Spirito Santo, fra Matteo invita a
condividere lo stato d’animo che abita il cuore di ciascuno in questo primo
tratto di strada che il coordinamento di PGV ha vissuto. Emerge in un clima
di serenità, l’importanza di continuare a costruire relazioni fraterne basate
sulla reciproca fiducia, stima e comunione. Gli appuntamenti proposti ai
giovani vissuti fino ad oggi, sono stati occasioni importanti perché hanno
permesso di condividere i doni di ogni fratello, a partire dalla fase di
progettazione pastorale. Con una certa rilevanza risulta importante sfruttare
meglio i canali di comunicazione mediatica, questo per essere informati non
solo sulle iniziative che ogni convento in modo più autonomo propone e
porta avanti, ma anche per superare il limite della distanza geografica che
separa i frati responsabili di pastorale giovanile.
Una fatica oggettiva che emerge è il riuscire ad armonizzare i vari
incarichi provinciali con l’impegno più specifico di pastorale giovanile, che
richiede molto tempo e cura. Oggi infatti risulta urgente formare le coscienze
dei giovani per suscitare in loro una domanda di senso sul cammino
spirituale e vocazionale.
Fr. Giambattista relaziona in modo sintetico l’incontro vissuto il 10
febbraio 2014 presso il monastero di Bergamo tra l’equipe stabile di PGV dei
frati e le clarisse responsabili di PG. L’intento è quello di iniziare un
cammino di condivisione-formazione facendo crescere sempre più la
complementarietà del carisma francescano tra il primo e il secondo ordine.
Fr. Matteo informa del lavoro svolto fino ad oggi in merito alla
missioni giovani del decanato di Desio e della comunità pastorale di
Albavilla. Si prende visione del volantino con le iniziative marzo –settembre
2014. Dopo un breve confronto si decide di inserire l’esperienza della XXXIV
marcia francescana, della Gi.fra e del Friar Pub di Monza.
Conclusi i lavori si fissa la data del prossimo incontro per il 30 maggio 2014
alle ore 9.00 presso il convento di S. Angelo (Mi).
L’incontro si conclude con la lettura dell’esortazione apostoli Gaudium
Evangelii del santo padre Francesco n. 91, seguito da un pranzo condiviso
con la fraternità di Monza.
Monza
21 febbraio
2014
Fr. Matteo
Della Torre
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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Incontro di pastorale giovanile e vocazionale
tra frati e sorelle povere
Nella piovosissima mattinata del 10 febbraio, presso il monastero di Bergamo ha
avuto luogo una riunione inconsueta. Tre frati e quattro clarisse si sono incontrati
in forza di un’idea, di un mandato, ricevuto dal Definitorio della Provincia e dalle
Madri dei monasteri lombardi. L’obiettivo di questo convegno mattutino era quello
di esplorare la possibilità di una collaborazione frati/clarisse nell’animazione
vocazionale, nel contatto con la realtà giovanile.
Il gruppo che in tal modo si è raccolto comprendeva i frati incaricati di questo, fra
Giambattista Delpozzo, fra Matteo della Torre e fra Enrico Russotto e una sorella
per monastero, suor Chiara Beatrice, dal monastero di Milano, suor Emanuela
Roberta, Lovere, suor Chiara Gioia, Bergamo e suor Chiara Amata, Bienno.
La celebrazione dell’Ora Terza ha dato avvio ai lavori.
Dopo che tutti ci siamo presentati è stato messo a fuoco in poche parole il percorso
che ha portato al formarsi di questa strana commissione, a partire da un’idea nata
nell’Assemblea Federale 2012. Il secondo passaggio è stato il racconto, la messa in
comune delle esperienze e iniziative che ciascuno di noi poteva presentare,
rendendo in tal modo possibile la condivisione di pensieri e speranze.
Naturalmente l’esperienza dei nostri fratelli in questo ambito è assai più vasta e
variegata della nostra di clarisse, ma lo scambio è stato interessante da entrambe le
parti.
L’ordine del giorno prevedeva che tentassimo di condividere qualcosa sul nostro
modo di guardare alla realtà giovanile di oggi e qui è emerso il problema
probabilmente più spinoso: la difficoltà di contattare i giovani e le giovani, che oggi
navigano su altre rotte rispetto a quelle che noi viviamo e proponiamo. Sta di fronte
a noi la sfida dello stile comunicativo col quale ci presentiamo, che talvolta può
essere non adatto a creare attenzione, interesse, prima ancora che ascolto. Abbiamo
quindi deciso che il primo nostro passo sarà quello di riflettere, di approfondire la
nostra formazione nell’ambito di diverse modalità comunicative che potremmo far
nostre. Ci siamo quindi ripromessi di scambiarci il materiale che troviamo sugli stili
comunicativi, con un occhio di riguardo a quanto ci insegna a questo proposito
papa Francesco. Tenere conto delle differenze e ricchezze delle rispettive forme di
vita, tenere sempre conto sia di Francesco che di Chiara nel nostro parlare ai
giovani ( e non giovani), sono alcune delle avvertenze formative che abbiamo
potuto raccogliere per noi, con l’intenzione di farne tesoro. Vorremmo, se possibile,
elaborare uno stile “nostro”, un modo di pensare condiviso, e prestare sempre
attenzione e collaborazione ai percorsi eventualmente avviati. Il cammino futuro di
questo nostro gruppo di incontro non è scontato: abbiamo fissato un altro
appuntamento per maggio e allora potremo verificare quanto questo nostra
cooperazione possa “funzionare”, possa essere davvero formativa e fonte di
speranza. I lavori sono continuati per tutta la mattinata, con un’appendice dopo il
pranzo squisito che le sorelle di Bergamo ci hanno offerto. La prossima volta ci
incontreremo presso le sorelle di Milano.
Bergamo
10 febbraio
2014
Sr. Chiara
Amata
di Bienno
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
14
Gioventù Francescana di Lombardia
Tentazione o occasione?
Uniti nelle gioia, ancora una volta. L’esperienza che ha accomunato i
gifrini lombardi è stata quella del ritiro regionale d’avvento a Cermenate
(CO). Le fraternità di Milano S. Francesco, Milano S. Antonio, Monza, Oreno
e Brescia si sono riunite lo scorso 2 febbraio per condividere momenti di
preghiera, riflessione e allegria. A guidarli nella riflessione è stato
l’intervento di Fra Alberto.
Il tema del ritiro è stato “deserto, tentazione, occasione”. I giovani della
Gi.Fra si sono interrogati su come riuscire ad essere docili allo Spirito. Il
Vangelo scelto per la meditazione è stato quello delle tentazioni di Gesù nel
deserto (Mt 4,1-11). La lectio è stata condotta in maniera alternativa: Fra
Alberto ha chiesto ai ragazzi, divisi in gruppi, di preparare le domande da
porgli in modo da poter indirizzare il suo intervento verso ciò che li
interessasse di più. Sono poi stati allestiti tre spazi, in ciascuno dei quali si
rifletteva su una specifica tentazione. La prima provocazione del diavolo nei
confronti di Gesù è quella della richiesta di trasformare i sassi in pane. Con la
consapevolezza che la vera ricchezza non si trova nel possedere tutto ma nel
condividere ciò che si ha, la riflessione guidava a imparare a riconoscere le
qualità che ciascuno ha per metterle a disposizione degli altri.
Con la seconda tentazione il diavolo chiede di buttarsi giù dal pinnacolo del
tempio. La meditazione guidava a fidarsi di Dio e vederlo non come oggetto
delle nostre condizioni ma come Colui che ha un disegno su ciascuno. La
terza tentazione è quella che promette gloria e il possesso di tutti i regni del
mondo. Le parole consegnate invitavano a riflettere su come non fosse il
potere mondano a salvare il mondo ma il potere della croce e dell'umiltà.
«Tutto può diventare momento di occasione, anche la tentazione» spiega Fra
Alberto «se manca l'occasione non posso imparare a rispondere al male col
bene».
In conclusione i Gifrini sono stati invitati a pensare a un gesto, un segno, una
scena, un'immagine, un oggetto che potessero riassumere il messaggio della
giornata. Ogni gruppo ha sfoderato al meglio la propria fantasia.
La giornata fraterna si è chiusa con un autentico momento di comunione
vissuto nella celebrazione della Messa.
Cermenate
2 febbraio
2014
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
15
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
16
Con Francesco in Marocco
Fr. Pietro
Pagliarini
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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Sinfoniche fragilità
Vengono i magi da lontano e portano doni. Vengono dalle loro terre
portando le loro storie custodite in preziosi scrigni, seguendo la cometa
accordano il loro passo, come musicisti seguendo le note sul pentagramma
del cielo. Accordano i loro passi, i loro cuori, i loro occhi, fissando l’astro che
luminoso traccia una direzione nelle loro notti verso una meta comune: un
tenero Bambino. Solo davanti alla Fragilità il loro passo si arresta e riescono
ad aprire i loro scrigni per lasciar vedere ciò che custodiscono. Non al re
potente ma la re fragile hanno potuto donare il meglio delle loro terre, delle
loro vite.
Nei giorni seguenti l’Epifania una particolare carovana è venuta a far visita
alla fragilità che la nostra mensa accoglie. Non è giunta a dorso di cammello
ma su furgoni blu. Detenuti, educatrici, volontari e agenti del Carcere di
Bollate sono venuti a farci visita e ad allietare il nostro pranzo. Hanno
apparecchiato, hanno servito ai tavoli, hanno accolto i nostri amici e li hanno
intrattenuto con la loro musica . E proprio come i magi hanno portato
preziosi doni a simboleggiare il bene che li abita e che hanno voluto
condividere. E’stato un momento gioioso e fraterno che ha sorpreso i nostri
ospiti donandogli serenità e gratitudine… E’ stato dono prezioso perché
condiviso… Fare il bene fa bene! Come sin-fonia, insieme di voci, lasciamo
risuonare qui di seguito le voci di alcuni amici che hanno vissuto questo
momento.
“La II’ C.R. di Bollate ha organizzato una giornata di volontariato alla quale
hanno partecipato, oltre agli educatori del III’ e VII’ Reparto, volontari del
carcere e 13 detenuti, alcuni in permesso premio, altri con la scorta, in
permesso di necessità.
presso il Centro S. Antonio in via Farini con la collaborazione di Fra Massimo
Cocchetti.
Nel corso della giornata le persone provenienti dal carcere hanno aiutato i
volontari della mensa dei poveri durante il consueto pranzo giornaliero e
nelle attività preparatorie.
Alcuni detenuti hanno aiutato in cucina, altri hanno accompagnato il pranzo
con canti e musica ed altri hanno distribuito doni che erano stati acquistati
con una colletta tra i detenuti dei due reparti coinvolti nell’iniziativa e con
donazioni dei volontari e del personale penitenziario.
L’iniziativa era nata dalla volontà dei detenuti di mettere a disposizione il
proprio tempo e le proprie risorse in attività utili alla comunità anche in
un’ottica di riparazione del danno fatto alla società.
A conclusione della giornata i detenuti hanno dichiarato che l’iniziativa è
stata molto intensa e coinvolgente, ripromettendosi di rinnovare
quest’esperienza anche a livello individuale, utilizzando i loro permessi
premio.”
M. una volontaria di Bollate
Milano
s. Antonio
Bollate
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
19
“Una piccola sorpresa. Questo doveva essere il consueto appuntamento di sabato scorso
alla mensa S. Antonio di via Maroncelli a Milano. E veramente così è stato. Ci hanno fatto
compagnia durante il pranzo alcuni amici della casa circondariale di S. Vittore intrattenendoci
con brani di musica anni ‘60-‘80 e anche con qualche passo di ballo fuori programma, tanto
grande è stata la simpatia che hanno suscitato nei commensali che giornalmente si recano
presso quei locali.
E’ bello potersi sentire uniti e sorridere anche quando la situazione della tua vita vorrebbe il
contrario ed è bello capire come per fare ciò basta veramente poco. Una voce intonata, una
chitarra e voilà… per incanto tutto è dimenticato, anche se per poco.
La vita, del resto, è fatta di momenti. Un sentito grazie, dunque, a chi ha permesso tutto questo
ed un caloroso abbraccio ai nostri amici che, pur essendo loro stessi in difficoltà, non hanno
rinunciato a portare un po’ di serenità a tante persone bisognose di pane sicuramente, ma anche
di tanto affetto.”
M.
“Non ci sono parole per descrivere l’emozione che ho provato: servire un piatto e una
bevanda a delle persone bisognose, è stato un impatto emotivo che mi ha riempito il cuore.
Devo dire che più volte nel contatto umano con il mio simile ho trattenuto a stento le lacrime.
Un’esperienza per me talmente importante e positiva che spero di ripetere molto spesso, ne
avrei tanto bisogno, forse più di coloro che vivono il disagio quotidiano.
Ho trovato nello sguardo delle persone conosciute: richieste d’aiuto, di contatto umano, di
dialogo. Mi ha colpito la velocità di alcuni di loro nel consumare la bevanda appena versate per
averne ancora una e poi un’altra ancora.
Emozioni sconosciute sono riuscite a trapelare in qualche lacrima ribelle rigando il mio viso.
Ho capito che i veri problemi sono all’esterno delle mura, ho capito che basta poco per regalare
un sorriso, ho capito che …. La vita è qualcosa di bello sempre e comunque! Auguro ad ogni
mio compagno di provare almeno una volta l’emozione che ho provato io in una giornata
dedicata a persone più bisognose di me, pensavo di dare qualcosa e invece o avuto tantissimo.”
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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“Questa esperienza mi ha fatto rivivere dei momenti brutti della mia vita. Sono stato
abbandonato all’ età di 13 anni per cui potrà capire cosa ho dovuto passare, e una di quelle cose
che mi sono mancate è proprio il piatto di pasta , è anche per quello che iniziai ad andare a
rubare e a drogarmi, dai non voglio parlare di me!
Nonostante questo è stata una giornata fantastica. E’ stato fantastico aiutare chi come me ha
bisogno di aiuto, infatti dopo quella giornata trascorsa in mezzo alla gente povera, non smetto
di pensare a quando mi venga data la possibilità di fare del volontariato, mi piacerebbe
veramente sopra ogni cosa.
La cosa che mi piacerebbe di più in assoluto è fare volontariato presso le ambulanze, soccorrere
la gente di notte, fuori dalle discoteche, quelli che vivono come vivevo io un tempo non troppo
lontano. Li capisco, capisco cosa possono passare ,
Mi piacerebbe tanto arrivare il più presto possibile su un luogo di un incidente ed essere
fondamentale nel salvare vite umane e anche aiutare i barboni con qualcosa di caldo negli
inverni bui e gelidi. Io ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire essere senza un tetto negli
inverni gelidi, è tragico.
In questa giornata ho capito per cosa sono fatto realmente, per aiutare gli altri,[…] mi è rimasto
impresso il volto di quella gente affamata che faceva come un sospiro di sollievo, avendo un
piatto di qualcosa da mangiare di caldo, mi è rimasto impresso il calore che emanavano loro
quando abbiamo cantato e quando con gioia li servivamo, mi è rimasto impresso voi educatrici
soddisfatte del buon risultato e del buon lavoro che insieme agli agenti abbiamo svolto.
Vorrei aprire una parentesi per gli agenti, sono stati straordinari nel non metterci in difficoltà, ci
anno fatto sentire delle persone normali, quello che siamo veramente
Il mio più sincero ringraziamento va a lei dott. M. per avermi regalato un po’ di umanità, che
rinchiuso dalla mattina alla sera in carcere, ti manca proprio, e della splendida giornata che mi
ha regalato. Grazie ancora!”
DBM
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“GRAZIE! Carissimo sconosciuti anonimi, ma significativa la vostra presenza tra noi sconosciuti
anonimi: INSIEME nell’essere voi caritatevoli a tendere la mano e donare a che è in difficoltà
vuol dire dare la felicità. Non era solo la musica “molta, allegra, popolare, moderna” era la
“solidarietà umana, lo stare insieme”. Ecco, così, Grazie! L’abbiamo visto.
A tutti un abbraccio
Vi vogliamo bene
Noi per voi
Grazie Carissimi.”
B.
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Ritorno a Nazareth
Nell’Antico Testamento non vi è traccia e quando viene menzionato
nel vangelo di Giovanni è per farne una battuta, di quelle un po’ taglienti:
Nazareth, un villaggio da niente; uno di quei posti da cui non può venire
nulla di buono, figuriamoci se vuole andarci Dio. E restarci per 30 anni.
Già, 30 anni… perché tutto questo tempo? Perché ci ha messo tanto? Poi
solo altri 3 ed è già finito tutto. E di Giuseppe che ne è stato? quando, perché
sparisce così nel nulla? Era solo una comparsa o scompare per far
apparire una paternità più grande?
Nazareth, dove il cielo è azzurro, più che blu. Nazareth di Galilea: non
è Betlemme, non è Gerusalemme, non ha l’eccezionalità, la “visibilità”
della Giudea. Niente Tempio qui, niente monte su cui innalzare,
sanguinante d’amore, il Corpo; nessuna stella cometa ad illuminare il
punto preciso, nessun sapiente venuto apposta da lontano per ammirare
questo prodigio di ragazzo, divino sì, ma che avrà pure lui dovuto fare i
conti con la pubertà, con il sudore e la sete, con gli scherzi tra compagni
di gioco, con domande come: Ma io in realtà chi sono? cosa desidero davvero?
A pensarci bene, è incredibile che Gesù sia nato e che sia risorto, ma
forse è ancor più incredibile che sia cresciuto. E cresciuto come ciascuno di
noi, nella normalità. Eppure della sua infanzia-adolescenza-giovinezza
non sappiamo praticamente nulla: lunghissima zona d’ombra, dove
qualcosa di inafferrabile si nasconde nel quotidiano e vi trova riparo.
L’immaginetta classica della Sacra Famiglia, con Gesù biondino occhi
azzurri che aiuta san Giuseppe nella falegnameria e Maria alle spalle,
tutti e tre con l’aureola, ci ha fatto immaginare un quadretto da paese
del mulino bianco, dove la vita scorre serena, tra vicini onesti e
lavoratori come te… Ma dov’è casa tua, non è detto che sia il luogo più
sicuro. Nazareth pericolosa: devi starci alla larga, fuggire in Egitto finché
non muore il violento di turno. Nazareth accogliente? Sì, se stai attento a
come parli, perché i tuoi compaesani, solo per quel che dici, potrebbero
trascinarti in cima ad un precipizio e buttarti giù.
A questo punto ci vuole davvero -ma davvero- un angelo, che ti
raggiunga deciso e ti dica: “Tu non sei un rifiutato, tu non sei più
un’abbandonata. E contro ogni minaccia io ti farò fiorire.”
Le due chiese comunicanti all’interno della Basilica dell’Annunciazione si
fondono insieme attraverso un grande oculo centrale aperto sopra la
Grotta, incoronato da una cupola dalla forma più innocente che un
architetto potesse disegnare: una corolla di giglio rovesciata. Tra quei
petali, una decisione che è segreto e rivelazione insieme. Nazareth, in
ebraico “la fiorita”, perché è nel quotidiano che si muove il Mistero. E
comincia a schiudersi.
Nazareth
Fr. Luca
Panza
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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Forse allora in quei 30 anni Dio ha fatto una sola, semplice cosa: si è dato del tempo.
Tutto il tempo necessario perché il fiore diventasse frutto.
“Vieni e vedi” è la provocazione con cui Filippo risponde alla battuta di Natanaele.
Qualcuno l’ha preso così in parola da partire e, giunto a Nazareth, ci racconterà ora cosa
vedono i suoi occhi. Con la complicità di un’affettuosa sorella, abbiamo contattato il
nostro fra Luca Panza, che ci risponde tra un sorriso via Skype e qualche mail scritta
rubando sonno prezioso a chi è un fuso
orario più avanti e al mattino deve
alzarsi presto - molto presto - per aprire
una porta. Non una porta qualsiasi.
Eccomi qui… è passato poco più di un
mesetto, ma devo dire che già mi trovo
bene. Sono nella fraternità di Nazareth,
Custodia di Terra Santa (le “fraternità
internazionali” sono composte da frati di
tutto il mondo) e con me, bergamasco,
ci sono due frati napoletani, un croato,
un brasiliano, un indonesiano, due
spagnoli,
uno del Venezuela, due
arabi, un libanese e infine il “nonno”
Matteus australiano, qui da vent’anni …
Poi aggiungi una serie di frati che
vanno e vengono, chi per servizio
temporaneo, chi “in prestito”, chi come
volontario... è sempre un viavai di gente!
Perché proprio - perché ora - in Terra
Santa?
Beh, direi che c’è stato un cammino di
confronto e… di stupore!
Facciamo allora un passo indietro...
Sono assente (se cosi si può dire) dal mio Presezzo ormai da quasi vent’anni.
Sono entrato in convento nel settembre 1994 e la mia formazione, nel pra- tico, è cresciuta
nell’ambito caritativo sociale, da- gli Spedali Civili di Brescia in aiuto ai cappellani nei reparti
di pediatria e traumatologia, a Saiano per sette anni in un camper girando in lungo e in
largo per incontri, aiuti alle parrocchie, missioni al popolo, presenza e ascolto in un servizio
di strada, poi Monza, e per sei anni con i “miei personaggi”… sai, quando non vai più
in strada, la strada viene da te... Milano Centro Sant’Antonio... tutto questo per dirti che
arrivando “in terra straniera” è cambia- to totalmente il servizio che sempre avevo svolto e
capisci quanto uno straniero può provare, appunto, vivendo in terra straniera. Lontano
da casa, affetti e legami, ti ritrovi improvvisamente in mezzo a lingue, usanze, cibi e sapori
diversi…
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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… uno fra tutti?
Aaaah… il caffè!! Ma ho provveduto subito a mettere in regime la vecchia macchinetta
che si trova qui in convento e ora devo dire che faccio concorrenza alla Illy! Insomma, non
è cosa facile: terra sì bella, ma se ci devi vivere...
Dicevi prima che lì a Nazareth sei chiamato ad un servizio totalmente diverso.
Raccontaci la tua giornata-tipo.
Svolgo la mansione di secondo sacrestano (siamo in due che ci alterniamo nei diversi turni
di servizio). Le giornate iniziano alle 5.00 con l’apertura della Basilica dell’Annunciazione; ore
6.00 lodi, 6.30 Messa della fraternità e dalle 7.00 fino alle ore 12.00 san- te Messe per i
gruppi (una ogni ora); poi, dopo la pausa pranzo, nuovamente si riprende, dalle 14.00
fino alle 18.00. Tre sere a settimana - dalle 20.30 in poi - Rosario, Adorazione e al sabato
sera fiaccolata con la Madonnina... il tutto per tutto l’anno…
Sei appena tornato da una settimana
di esercizi. Già… non capisco se
continuano a mandare me per farmi
conoscere un poco di frati, o se perché
la non voglia... (in questo non c’è
nazionalità che tenga: siamo uguali!!)
Battute a parte, fra Andrea Stefani
della provincia Romana ha tenuto il
corso e il tema
- guarda caso - era l’Esodo, Abramo…
bello! Ha toccato punti importanti e
vicini a quanto ora sto vivendo: il
cammino, l’apertura
di cuore,
l’obbedienza e l’ignoto: partire senza
sapere dove andare, riprendere il
viaggio verso un’altra terra, uscire
da se stessi, affidarsi e affidare al
Signore la tua vita… pellegrini e
itineranti
costantemente
in
movimento.
Quindi non è un semplice partire…
È qualcosa di più, è ripartire dalla
propria storia e chiedersi: quando
abbiamo incontrato Dio? Con quale
esperienza? Quali valori e quali limiti ci portiamo con noi? Abbiamo continuamente
inciampato, ma la grazia ha agito continuamente... La fede aumenta nel momento in cui noi
seguiamo l’indicazione dell’esodo, del pellegrinaggio, del muoversi: esci dalla tua terra e va’
dove Io ti indicherò... impara a fare cose che non hai mai fatto! E allora scopri che la chiamata del
Signore è all’interno di un cammino già cominciato, la “seconda partenza” (una “seconda
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
25
chiamata”): obbedire a Dio su un percorso già tracciato, un “ascolta- re” che fa la differenza…
Se rimanete nella mia parola conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.
Cosa hai visto finora della Terra Santa?
Non avendo per ora un giorno particolare di uscita (di fatto poi ho solo delle mezze
giornate in cui sono libero), non sono andato in nessun posto particolare, a parte il Santo
Sepolcro… e direi che è proprio il luogo che custodisco dentro di me più gelosamente,
perché - se cosi si può dire - è nato tutto li: la famosa “seconda chiamata”.
Comunque ho preso la patente, perciò posso guida- re e perdermi in quel di Israele!
Ti è stata richiesta una preparazione specifica in questi ultimi mesi?
Più che preparazione teorica, sono stato in loco dall’agosto del 2012 fino a ottobre, per
osservare e fare un minimo di esperienza. Per la lingua, spizzico un poco di inglese, giusto
giusto quanto serve per far terminare la messa in orario… ma per ora non è un
problema: ci si intende. Io sono comunque avvantaggiato: qui in Terra Santa (e in tutte le
fraternità) la lingua ufficiale è l’italiano. E direi che per ora sono gli altri frati che stanno
imparando un poco di bergamasco! Penso però che, al di là di tutto questo, la cosa che
aiuta a far crescere sia la fraternità, che davvero è luogo dove uno può incontrare e essere
incontrato, dove ci si può aiutare sinceramente accogliendo le diversità che abitano
dentro e fuori di noi e che qui (più che in altri luoghi) si toccano e si sperimentano con la
propria persona... Eppure, malgrado il fegato alle volte ne risenta, è bello!
Un consiglio per chi volesse intraprendere
un viaggio in questi luoghi santi?
Di avere un’apertura di cuore grande e una
guida che sappia parlare non solo dei
luoghi, ma anche di un Gesù che qui è
passato e passa ogni qual volta qualcuno lo
desideri incontrare; suggerisco poi di non
fermarsi alle solite beghe dello status quo, ma
di andare oltre e aprire gli occhi sulle grandi
meraviglie che il Signore può fare. E per chi
non avesse la possibilità di intraprendere un
viaggio... beh... direi che il Signore c’è anche
a Presezzo senza fare tanta strada!
Davanti alla Grotta dell’Annunciazione, il
luogo più intimo della Basilica (quello dove
ci si vorrebbe fermare a lungo, ma spesso c’è
coda e si può sostare solo per un breve
momento in ginocchio) ti sembra di
riscontrare più devozionalismo o più fede?
Dipende. Qui i polacchi usano solitamente cantare alla Vergine; coreani, filippini e
indiani, si limita- no a un inchino alla grotta; giapponesi… foto alla grande! e anche loro
passaggio veloce di devozione; i russi ortodossi si fermano a pregare o a canta- re.
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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Italiani e francesi alle volte - e se c’è la possibilità - recitano il rosario. A volte gruppi di
peruviani o di brasiliani si mettono invece vicino alla statua della Madonna che è sotto il
porticato della basilica e cantano.
Ma tu come te la immagini Maria di
Nazareth?
Come una fanciulla semplice e limpida,
servizievole e attenta, delicata, con un sano
timore… e che ha saputo accogliere quel
Qualcuno che ora è parte della mia vita.
Non c’è nessun luogo legato più di Nazareth
alla figura di san Giuseppe. Ma dell’umile
fa- legname non si rischia
spesso lo
stereotipo
da
immaginetta
o
la
dimenticanza?
Ma sai... San Giuseppe anche io ho imparato a “conoscerlo” in questo luogo e
comunque, vedendo i gruppi che arrivano, direi che la dimenticanza è più italiana,
perché portoghesi, brasiliani, indonesiani, ecc. lo “cercano”... Forse è visto, è percepito in
un altro modo: colui che accoglie nel silenzio, che protegge e mantiene la sua casa, la
famiglia... una figura preziosa.
Contatti con la popolazione locale?
Non ne ho molti; proprio per il ruolo che ho, direi che incontro tutto il mondo che
viene da “fuori”: pellegrini su pellegrini, ma il più è con i preti che si avvicinano per le
celebrazioni. La Basilica di Nazareth però è anche parrocchia: ci sono due parroci e circa
7000 arabi cristiani, una scuola che punta alla convivenza tra arabi musulmani e
cristiani con circa 1800 studenti dalle medie alle superiori (e, da quello che mi risulta,
per ora tutto procede nel bene).
E gli arabi cristiani come vivono a Nazareth?
Qui la comunità parrocchiale è molto vivace e intensa, le sante messe sono molto
partecipate: ce n’è una prefestiva in grotta ed è stracolma di gente; due messe la
domenica mattina a san Giuseppe e in Basilica superiore, anche queste piene e partecipa- te,
e la sera in grotta idem...
Quest’anno da calendario i matrimoni saranno 35, mentre lo scorso anno sono stati 48
matrimoni… Direi che qui i cristiani (parlo della Galilea, e in particolare di Nazareth)
stanno abbastanza bene economicamente: si va da uno stato medio alto… ci sono sì
problemi, ma più legati a problemi sociali, che di rapporti tra religioni diverse. (La parte
palestinese invece non la conosco ancora, ma lì non se la passano bene.)
Direi che sono famiglie normali, con i loro proble- mi di famiglia “normali”.
“Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?” Come commenteresti questa frase del
Vangelo?
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All’epoca Nazareth
era un piccolo villaggio…
non mi addentro in discorsi
particolarmente teologici… dico solo che alla luce di oggi, Nazareth ha regalato l’annuncio
più bello per la storia dell’umanità: l’angelo ha annunciato a una fanciulla la venuta di
un Uomo, Gesù, proprio dove nulla di buono poteva avvenire. Quel nulla oggi, per chi
crede è il tutto, e per chi non crede è fonte di discussione... Nulla doveva avvenire, eppure
anche oggi tutti ne parlano...
Nazareth però è anche la città del rifiuto... è più facile essere profeti in Italia o lì?
Sai...quello che m’ha spinto e la motivazione per cui son qua è la semplice presenza e il
servizio che mi viene chiesto, c’è poco da parlare … però è vero: “nessun profeta è ben
accetto in patria” ed è pur vero che qui la nostra presenza come custodi di questa Santa
Terra (se pur con equilibri molto delicati) è più che mai viva.
In questo luogo dove l’Angelo portò l’annunzio a Maria vi ricordo tutti e affido a Maria
tutte le vostre intenzioni. Grazie ancora e ciao.
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FilmiAmo…
Still life
In un comune nella periferia di Londra un impiegato, John May, si
occupa di garantire una celebrazione funebre dignitosa alle persone
che muoiono sole. Da più di vent’anni svolge questo servizio con
dedizione e meticolosità cercando di contattare i parenti dei defunti e
di renderli partecipati delle esequie, che segue personalmente
curandole nei dettagli perché siano il più possibile umane.
Il piano comunale di taglio dei costi prevede il taglio dei rami secchi:
quindi del lavoro di John, che chiede di potersi occupare dell’ultimo
caso. Inizierà un viaggio che lo porterà a incontrare persone, ad aprirsi
a nuove sensazioni, gusti ed emozioni. C’è ancora vita.
Premio per la miglior regia all’ultima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti questo secondo
film di Uberto Pasolini, di cui è sceneggiatore, regista e produttore, è
un gioiello da vedere e conservare.
Si può realizzare un film così intenso, commovente, delicato e umano,
trattando un tema problematico e spesso rimosso come la morte e le
sue conseguenze? Sì, si può. Quando c’è un’idea originale, una
passione per il cinema d’autore, una sensibilità per le questioni
fondamentali della vita e dunque anche per la sua fine.
Uberto Pasolini sorprende con la storia di questo piccolo uomo dal
viso placido, dagli occhi trasparenti, solo nel suo ufficio grigio, solo
nella sua casa anonima e spoglia, che dedica tutto il suo tempo per
svolgere il suo lavoro con precisione e interesse. Ha il compito, da
parte del Comune, di tumulare persone defunte ritrovate sole e che
sembra non abbiano parenti che si occupino di loro. Persone sole e
dimenticate.
La procedura si potrebbe svolgere in maniera rapida e sbrigativa,
come suggerisce il rampante dirigente comunale, invece John May
vuole rendere l’estremo saluto un momento partecipato, un ricordo
sentito. Contatta tutte le persone che hanno avuto un legame con il
defunto per invitarle al funerale, che lui stresso organizza nei minimi
particolari. Prepara anche il discorso commemorativo cercando di
raccontare le qualità di persone conosciute solo attraverso i pochi
oggetti ritrovati nelle loro case. Il suo impegno non riscuote successo: è
sempre solo ai funerali. In fondo è un fastidio ricordare, fare i conti con
il passato e con il presente, guardare alla morte come parte della vita.
Scheda
a cura di
Fr. Davide
Sironi
Still Life
di Uberto
Pasolini
Drammatico
Durata 87 min.
Gran Bretagna
Italia
2013
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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Meglio non vedere, non ricordare, seppellire tutto. Forse la lieve malinconia, che segna il
volto e la postura di John, è la conseguenza di queste esperienze di estremo abbandono, di
rabbie che neanche la morte riesce a placare. L’ambiente dove si muove sembra disabitato,
avvolto da un’umidità, da un pallore che rende tutto omogeneo, indifferente.
Dopo il licenziamento John non lascia
incompiuto il suo lavoro e chiede al dirigente
comunale di potersi occupare di Billy Stoke,
un uomo vagabondo, alcolizzato, ma con un
passato avventuroso e pieno di relazioni.
Riesce a rintracciare la seconda compagna, un
collega di lavoro, un compagno dell’esercito e
la figlia Kelly, nata dalla sua prima relazione
con una donna ormai defunta. John viaggia,
si apre a esperienze inconsuete, rompe la sua
routine, vede luoghi e colori nuovi, assaggia
cibi diversi, gusta sfumature sorprendenti
della vita. Soprattutto sorride a Kelly. Si apre la possibilità di un domani condiviso.
John sembra rompere la sua incolore abitudinarietà, ma dietro all’apparente esistenza
grigia e triste c’è un uomo che vive per l’altro, che fa della meticolosità una forma di
responsabilità per il valore della vita, fino al suo atto conclusivo. Nei piccoli gesti di
accudimento per sconosciuti ormai morti, rivela il suo amore per l’esistenza, per l’uomo.
John conserva in un grande album le fotografie di tutte le persone che ha accompagnato
nell’ultimo tratto dell’esperienza terrena: volti sconosciuti e ormai così di casa. La
memoria della propria famiglia.
Uberto Pasolini con bravura e un tocco delicato narra una vicenda piccola e così grande
perché fa riflettere sul senso del vivere e del morire. Con uno stile essenziale, che evoca i
grandi maestri del cinema neorealista, ci consegna il personaggio maestoso di John May –
un memorabile Eddie Marsan – che ci ricorda come per conoscere una persona occorre
andare al di là di ciò che si vede, di quello che fa, conta come e per chi lo fa.
Still life è comunemente tradotto con “natura morta”, così potrebbe intendersi la vita di
John, apatica, contaminata dalla morte, vita non vissuta. Ma letteralmente in inglese still life
significa “ancora in vita”: nonostante le apparenze c’è ancora vita nelle vene di John May.
Così ha dichiarato il regista: “Una figura come quella di John May diventa strumento per un
omaggio al valore della vita”.
Dopo il viaggio sulle tracce di Billy Stoke, dopo aver conosciuto Kelly, John corre, forse per
la prima volta, perché c’è il desiderio di preparare un incontro. Ma la vita sorprende.
Eppure niente gli può togliere il sorriso. I frutti del bene seminati nel nascondimento non si
vedono, ma ci sono e sono eterni.
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
30
Notizie di Casa
A cura di
fr. Enzo
Pellegatta
Febbraio
Nel locale Convento il Definitorio si riunisce per il suo VI Congresso.
11
Sabbioncello
di Merate (LC)
Nel convento di san Pietro fr. Federico Righetti guida il corso di Esercizi
spirituali proposti in stile ignaziano.
10-15
Rezzato (BS)
Il decano della Provincia fr. Anacleto Mosconi celebra il suo 99°
compleanno. Nell’occasione desidera segnalare a tutti i frati un libro che
recentemente ha dato alle stampe, il volume “Presenza Francescana sul
Garda”. Così egli lo presenta: “E’ la prima pubblicazione di un testo
INTERPROVINCIALE che inizia la conoscenza delle fraternità che
costituiscono la nuova grande Provincia”.
15
Milano
S. Angelo
17-20, Peschiera del Garda: ha luogo il terzo incontro di formazione per i
guardiani OFM del Nord Italia, per la Provincia di Lombardia partecipano:
fr. Renato Beretta, fr. Illuminato Colombo e fr. Paolo Ferrario.
17-20
Peschiera
del Garda (VR)
24, Cividino: nel pomeriggio si celebrano i funerali del sig. Giuseppe
Tengattini, detto “Baco”, che per tanti anni è stato collaboratore dei frati.
24 Cividino (BG)
Curia Provinciale: il Consiglio di Cooperazione si riunisce per il secondo
incontro.
21-28
Milano
Anno XXXVI – n. 241 - Febbraio
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