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P ER
CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO
Anno XIII - n. 79 - Euro 5 - Febbraio-Aprile 2014
L A R IVISTA DEL V INO
E DEL B UON B ERE
www.euposia.it
www.italianwinejournal.com
Durin
Il gigante
del Pigato
Lambrusco
Il piu’ amato
dagli Italiani
Luca Gardini
Cinque vini
da non
perdere
al Vinitaly
15 Metodo classico dal Regno Unito - Lamberti, i suoi primi cinquant’anni Nino Franco e il clos a Valdobbiadene - Carpineto - Collio Vitae, “rinascita”
col Bianco - Fratelli Wines, alleanza dall’India - Castelcerino Soave classico
Docg: la verticale - Teeling Whiskey d’Irlanda - Le Marchesine
- Fratelli Beretta BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR"
Editoriale
ALA PROVA
DEL N OVE
ra la fine di marzo e l’inizio
di aprile, come è noto, il
vino italiano sarà impegnato
in due momenti salienti: il 20.mo
Prowein e il 48.mo Vinitaly.
Una sfida nella sfida: da un lato la
rassegna di Duesseldorf è pronta a
raddoppiare lo spazio destinato
alla rappresentanza italiana - che
già oggi è una delle più rilevanti,
dato che il mercato tedesco vale da
solo più di un miliardo di euro e
che sul Prowein si catalizzano
migliaia di buyer internazionali -;
dall’altro, la più grande fiera del
settore al mondo per numero di
visitatori, che però non ha ottenuto dall’Expo quel padiglione “in
esclusiva” dedicato al vino che
sarebbe sato - indubbiamente uno dei veri poli di attrazione per
il pubblico internazionale.
Anzi, su questa parte del “cardo”
destinata al vino, alle gare pubbliche che pare verranno indette per
la sua gestione, c’è ancora troppo
fumo: molte chiacchiere e poche
certezze. Un pessimo segnale.
Ma tornando a bomba: da un lato,
un sistema fieristico che ha nelle
sue componenti pubbliche - Land
e Governo federale - un formidabile alleato; dall’altro un sistemaPaese che ancora non sembra aver
ben chiaro chi, cosa, come e perchè portare a Milano nel 2015.
L’unica certezza è il “dove”, ma fra
tutte è proprio una magra consolazione.
F
La “stagione delle
fiere” non risolve
il vero nodo
del mercato italiano:
come risvegliare
i consumi interni.
Le rassegne
spettacolo
non cambiano
infatti il contesto
Sullo sfondo di questa guerra fra
giganti fierisistici - la competizione poi si sposterà sulla Cina dove
nel braccio di ferro ItaliaGermania si inseriranno i Francesi
di Vinexpo e di Vinisud - il vero
nodo: le presenze sempre più
costose per le cantine (quante fiere
all’anno bisogna fare? e, oltre a
queste, quanti altri incontri B2B
per restare sul mercato in modo
competitivo?) e per i winelover.
Biglietti sempre più cari per eventi sempre più mastodontici il cui
effetto - paradossalmente - è quello di rendere necessari altri eventi
per meglio focalizzare passioni e
business.
E tutto questo a fronte di un mercato domestico che latita, che
riduce i consumi (il dato in positivo del 2013 sull’aumento dei fatturati Italia è legato all’aumento
dei prezzi del vino, iniziato dalla
remunerazione delle uve della
vendemmia di due anni fa) e che
si riconosce sempre meno nel vino
come momento di identificazione
culturale e nazionale.
L’eccesso della comunicazionespettacolo, degli eventi autoreferenziali dedicati essenzialmente ai
soli produttori ed alla “compagnia
di giro” non stanno riavvicinando
gli Italiani al vino.
Forse guardano lo show da lontano, ma di certo non bevono.
Beppe Giuliano
Euposia Aprile 2014
1
s o m m a r i o
PRIMO PIANO
14
14 Luca Gardini
Le cinque novità del Vinitaly
24
Lambrusco di Modena
Il più amato...
42 Lamberti
I cinquanta “ruggenti”
DEGUSTAZIONI
34
34
Metodo classici inglesi
Quindici imperdibili bollicine di Sua Maestà
TERRITORI E FOCUS
46
46 Clos a Valdobbiadene
“Grave di Stecca”: il gioiello di Nino Franco
54 Collio goriziano
La “rinascita”
54
60 India, arriva Fratelli Wines
Tre coppie di fratelli e nuovi vigneti
74 Ireland calls
La sfida di Jack Teeling ed il suo whiskey
74
I NOSTRI RIFERIMENTI
Tel. - Fax 045 591342 - [email protected]
Per inviare cartelle stampa o materiale informativo:
Nicoletta Fattori: [email protected]
Per inviare bottiglie da inserire nelle degustazioni cieche:
Redazione Euposia - Via Prati 18
37124 Verona (Vr)
News
SYRAH, PINOT NERO E TANNAT COL NERO
D’AVOLA PER IL LUMERA 2013 DI DONNAFUGATA
na ricerca della francese Agrex
Consulting, dice che negli ultimi
10 anni (2002-2011), la produzione (+12,9%) e il consumo (+22,9%) di
vini rosati nel mondo è cresciuta più che
proporzionalmente rispetto al settore vino
nel suo complesso. Un Focus Group di
Accademia Italiana della Vite e del Vino,
su un campione di 50 persone, ha rilevato
che il 70% dei consumatori di vino rosato
è sotto i 40 anni e compra questo prodotto alla ricerca di qualcosa di nuovo anche
nell'abbinamenti con il cibo.
Anche da questi dati nasce la decisione di Donnafugata di far debuttare Lumera 2013, un rosato frutto del blend di uve Syrah, Nero
d'Avola, Pinot Nero e Tannat che
vanta un grande equilibrio: profumatissimo e intenso nelle note
floreali e fruttate, piacevolmente
fresco e morbido. Lumera porta
il nome del suo predecessore a
Donnafugata, ma è innovativo
nell'uvaggio e nell'etichetta, un
volto di donna.
Donnafugata coltiva i suoi vigneti nel cuore della Sicilia occidentale ed in particolare nell'area di
Contessa Entellina. Antonio
Rallo, titolare e responsabile produzione dell'azienda, racconta:
«Abbiamo selezionato le uve nei
vigneti più giovani, quelli che
non raggiungono i dieci anni di
vita e che si trovano nei territori
della Tenuta di Contessa
Entellina, dove Syrah, Pinot Nero
e Tannat hanno trovato il loro
habitat ideale insieme al Nero
d'Avola. Le interazioni tra suoli,
esposizione, altitudine, clima e
irraggiamento solare di queste
colline concorrono a definire le
caratteristiche del Lumera: un
vino fresco, morbido e dai profumi intensi e identitari».
U
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Euposia Aprile 2014
L'annata 2013 si è caratterizzata per un
andamento climatico equilibrato e regolare: inverno mite, buona piovosità (767,8
mm di precipitazioni registrate dalla centralina di Contessa Entellina) ed una primavera fresca e ventilata.
I mesi estivi non hanno fatto registrare
picchi di caldo e a fine agosto alcune precipitazioni hanno determinato un abbassamento delle temperature.
Un andamento che ha determinato la
piena maturazione fenolica delle uve e la
fresca acidità che caratterizza il Lumera.
Le uve sono state raccolte dalla prima
decade di agosto alla seconda di settembre
nel seguente ordine: Pinot Nero, Syrah,
Nero d'Avola e Tannat. Il Lumera è ottenuto da una macerazione a freddo in
pressa per 24 ore a 10-12°C.
«Lumera, il rosato di Donnafugata, esprime gioia di vivere e amore per la bellezza
- sottolinea, José Rallo di Donnafugata -.
Il volto ritratto in etichetta (forse una
delle più belle del patrimonio iconografico dell'azienda), ricco di particolari e di
dettagli narrativi, è un inno alla primavera
siciliana e alla femminilità. Lumera è la
donna amata dal poeta che celebra l'amor
cortese, l'essere sublime, luminoso, celestiale, protagonista di una delle più belle
poesie siciliane del 1200. E’ un vino piacevole anche per il suo moderato grado
alcolico (12,3 % vol) che immaginiamo
possa incontrare il favore del consumatore
italiano giovane e moderno interessato a
provare qualcosa di diverso».
Lumera presenta gradevoli note di melograno e ribes su un fondo di fragolina di
bosco. Inoltre le sue caratteristiche di freschezza, sapidità e morbidezza, lo rendono estremamente versatile negli abbinamenti con il cibo: dagli antipasti, caldi e
freddi, della cucina marinara ai crudi di
pesce e ai succulenti crostacei.
Bene anche con fritturine di pesce e di
verdure, formaggi freschi e secondi di
pesce arrosto.
News
CHATEAU DE CHAINTRES, CREMANT DE LOIRE,
BLANC DE NOIR BRUT: LA DEGUSTAZIONE
o Chateau de Chaintres è
del XVII secolo, nel cuore
della denominazione Saumur
Champigny, ed è un affascinante
maniero, dalle imponenti dimensioni, che domina 18 ettari di
vigneti, parzialmente racchiusi in
un clos, che sono stati piantati nel
1685 dai Padri “Oratoriens de
Notre Dame des
Ardilliers” che
scelsero questo
territorio per la
sua perfetta
esposizione al
sole e la qualità
del suolo.
Dal 1938, lo
Chateau – perfettamente mantenuto – è di
proprietà della
famiglia Tiny,
viticoltori
indipendenti
che vinificano, ovviamente,
esclusivamente le
proprie
uve.
La Aoc
Saumur
recupera una
tradizione
millenaria
nella
produzione
di vino:
sebbene sia
stata
ricono-
L
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Euposia
Aprile 2014
sciuta nel
1936, ci
sono ampie
testimonianze di
un forte
sviluppo
della produzione
vinicola sin
dall’Alto
Medio Evo:
la denominazione si
estende per
oltre 1400
ettari, nel
cuore della
valle della
Loira, e i
due vitigni
principalmente utilizzati sono lo chenin blanc e il
cabernet franc. Già nel 1100 alla
corte d’Inghilterra, dove era salito
re Enrico II° d’Angiò (quindi un
principe della Loira) il vino di
Saumur era assai noto e richiesto. I
suoli vedono la presenza di gesso,
calcare, sabbia e argilla (vaste erano
le zone paludose poi bonificate).
Lo Chateau de Chaintres è stata
una delle prime realtà della Aoc a
certificarsi con la conduzione biologica: nel 2007 è cessato l’utilizzo
di pesticidi, nel 2009 sono stati
aboliti tutti i prodotti di sintesi per
arrivare alla certificazione e dall’ultima vendemmia 2013 tutta la produzione sarà certificata come biologica.
Il Cremant nasce dalla vinificazione
in bianco del cabernet franc che
viene raccolto a mano in un vigneto di una trentina d’anni; il suolo è
sabbioso, con una buona presenza
di argilla e di calcare e viene lavora-
to con zappatura e sovescio fra i
filari.
La vendemmia è manuale, la pressatura è soffice senza permanenza
delle bucce sul mosto per evitare il
passaggio di colore.
Decantazione a freddo del mosto,
diciotto mesi sui lieviti per la
seconda fermentazione in bottiglia.
LA DEGUSTAZIONE
Colore giallo paglierino con riflessi
dorati; al naso sono immediati profumi vinosi marcati cui si aggiunge
la frutta gialla matura e la crosta di
pane; il palato è pieno, ampio,
dove tornano note di frutta, di
cedro candito appena mitigato
dalla crema pasticcera, con un finale molto fresco (la spalla acida è
importante) e sapido contraddistinto da una caratura molto aromatica. Davvero interessante, dal prezzo
molto competitivo (circa 9 euro,
franco Chateau); complessivamente
invitante ed appagante.
B RASILE
“GLI SPARKLING WINES DELL’AREA EMERGENTE
DELL’ENOLOGIA MONDIALE”
TASTING EX...PRESS: LUNEDI’ 7 APRILE 2014 - ORE 11.00
SALA IRIS PALAEXPO INGRESSO A1 - PIANO/LEVEL - 1
numeri sono ancora piccoli, ma le
fondamenta ci sono tutte. Il Brasile
del vino è oggi una realtà emergente: come consumatori di vini di
qualità e come
produttore, di
vini di altrettanta qualità.
Le radici sono
europee, le tecnologie e la formazione degli
enologi anche; i suoli sono fertili, capaci
di produzioni spettacolari. Nell’anno dei
I
Mondiali di calcio, Euposia e il Vinitaly
presentano un’eccezionale degustazione
- la prima pubblica mai svolta in Italia col meglio delle
“bollicine” carioca:
metodo classico e
metodo charmat
provenienti dalle
diverse zone di produzione del “vigneto
Brasile” dove oggi
operano i migliori
flying-winemaker
mondiali e dove è sempre più alta l’attenzione alla qualità.
Per accedere alla degustazione bisogna essere in possesso di un biglietto di entrata al
Vinitaly e prenotarsi sul sito www.vinitaly.com area visitatori/degustazioni
News
GRAMONA CELLER BATLLE GRAN RESERVA 2004:
IL GRANDE DI SPAGNA CHE SFIDA I FRANCESI
ramona è il Cava più
trendy in questo momento
in Spagna; apprezzato dal
pubblico più formato ed evoluto
ma anche dai nuovi consumatori
più giovani, e sta ulteriormente
consolidando la propria reputazione internazionale dove è considerato, non a torto, il produttore che
realizza i cava più fini ed eleganti.
Ma la maison di Sant Sadurnì
d'Anoia non è nuova a risultati
eclatanti: avviata nel 1881 da Pau
Batlle (erede di una famiglia di viticoltori e produttori) in pieno
boom del Pènedes a seguito della
distruzione dei vigneti francesi ad
opera della filossera, è oggi arrivata
alla quinta generazione al lavoro;
nel 1921 ha avviato la vendita dei
suoi primi "espumosos" realizzati
nella cantina sul retro di casa e nel
1971 col "III° Lustros" ha "creato"
il primo Cava "brut nature".
Una reputazione solida di suo,
insomma: basti pensare che i produttori di Champagne, dopo le due
Guerre mondiali, scesero in Spagna
per reintegrare le riserve delle proprie caves andate distrutte o svuotate nei conflitti. Scelsero le cataste
con le annate più vecchie e scelsero, soprattutto, Gramona.
Guidata come "chef du cave" da
Jaume Gramona (alma mater a
Digione, lavoro in Champagne e
oggi professore all'università di
Tarragona), la cantina (oggi è una
delle più belle e avveniristiche della
D.O. Cava) possiede 50 ettari di
vigneti nelle colline che circondano
la capitale catalana delle bollicine
ed ha altri 50 in conduzione.
Il "Celler Batlle" è una Gran
Reserva che viene prodotta negli
anni migliori (quello degustato è il
2004, e - ad esempio - il 2003 del
gran caldo non è stato realizzato) e
G
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Euposia
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che rimane sui lieviti
dieci anni. Il blend
vede xarel-lo al 70% col
solo macabeo a chiudere e tutta la seconda
fermentazione viene
fatta con la bottiglia
chiusa da tappo in
sughero e non dalla
classica capsula
metallica.
La liquer d'expedition, inoltre, è vino
di solera e quindi,
dopo queste premesse, uno si
attenderebbe un
Cava molto carico, pregnante di
profumi forti e
profondi, con
note tostate
importanti, e
al palato
uno spessore da
incutere
timore.
Niente
di più
sbagliato.
Celler
Battle è,
nella
realtà,
un Cava
che sta
coi
migliori
Champagne (quelli delle grandi
maison, quelli da tre cifre e più)
senza alcun timore reverenziale,
anzi. Il colore è brillante, perfetto, con riflessi dorati e bollicine finissime; al naso evoca
ancora frutta a pasta bianca,
erba di campo con note di
muschio e pini, pasta sfoglia, crema pasticcera, noci,
toffee e albicocche.
Al palato è altrettanto
entusiasmante, la maturità
non si percepisce dato che
la freschezza di questo cava
è entusiasmante. Riprende
le note fruttate per poi
lasciare spazio a quelle di
frutta secca e agrume candido. Bellissima mineralità
sul finale, dove tornano
note più aromatiche.
Appassionante.
Interminabile.
Sta alla pari coi grandi di
Francia, ma ne costa appena un terzo: poco più di 60
euro.
News
DOMAINE PAUL MAS: ET VOILÀ, LE PROSECCÒ!
a prima sorpresa sta nella
scheda tecnica del vino “The
Frisante is a sparkling wine
made following the same method
as Italian Prosecco”.
La seconda sorpresa sta nel vino:
un Piquepoul charmat, frutto di
un vitigno autoctono della
Linguadoca che vanta una lunga
storia: con cinsaut e clairette blanche è uno dei più antichi vitigni
francesi e nel 17.mo e 18.mo contribuiva alla produzione del vino
Picardan.
Soffre abbastanza gli attacchi fungini e quindi per questo è andato
un po’ in disuso salvo poi essere ripescato ed oggi sono più di mille gli
ettari coltivati a piquepoul che può
essere utilizzato anche per lo
Châteauneuf-du-Pape e che ha
anche una sua denominazione
“dedicata” - Piquepoul de Pinet che può essere utilizzata per i vini
bianchi realizzati esclusivamente da
Piquepoul blanc nei comuni Pinet ,
Mèze , Florenzac , Castelnau-deGuers , Montagnac e Pomérols .
Piquepoul e clairette blanche sono
i vitigni principali utilizzati nella
fabbricazione di Noilly Prat , il
vermouth della Linguadoca.
La terza sorpresa sta in JeanClaude Mas, quarta generazione al lavoro ai Domaine
Paul Mas che avviati nella
seconda metà dell’Ottocento
con appena 9 ettari di proprietà, oggi con Jean-Claude
sono arrivati ad oltre 320
con altri 800 “contrattualizzati”.
Jean-Claude ha studiato economia prima a Bordeaux e
poi ha fatto esperienze lavorative, udite udite, nel Nord
Italia per poi tornare alla
cantina di famiglia alla metà
degli Anni Novanta. Nel
L
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Euposia
Aprile 2014
2013 si è aggiudicato il
titolo di “cantina dell’anno”.
Così, il cerchio si chiude.
Davanti al boom del
Prosecco - che ha portato l’export italiano verso
Parigi a crescere del 19%
l’anno scorso - JeanClaude Mas (nella foto) si
è dato da fare: non soltanto ha aquisito negli ultimi
anni vigneti su vigneti e otto domaines di fila; non
soltanto ha avviato con successo la linea “The arrogant frog” destinata ai mercati internazionali, ma ha
fatto del suo ristorante-enoteca Coté-Mas il fulcro
della sua attività con una linea di vini dedicati.
Blend e varietali internazionali e del sud della Francia
impostati sulla qualità e l’estrema pulizia.
Fra questi, il Piquepoul Frisante.
LA DEGUSTAZIONE
Un mese sui lieviti in autoclave; limone paglierino
con riflessi verdolini al colore; naso di bell’impatto,
con profumi spiccati di agrumi, mela e pere, pesca a
pasta bianca, e note più floreali.
Bollicine fini; il palato ha una bella spalla acida, una
bella sapidità e riprende le note fruttate e floreali già
ben percepite all’olfatto. Fresco, piacevole, immediato, originale nella sua aromaticità. Lungo, con sullo
sfondo piccole note speziate. Sorprendente. Beh, si fa
bere, è davvero invitante. Per arrivare alla perfezione
manca soltanto, “attorno” alla degustazione, il sole
della Riviera...ma per quello manca davvero poco.
News
L'AUTO CHE EMOZIONA E SORPRENDE
PEUGEOT 2008 CON CAMBIO ROBOTIZZATO
bbiamo provato la nuova
Peugeot 2008 - 1600 diesel
con cambio robotizzato, un
auto che può soddisfare anche il
pilota più esigente, dalla guida alla
tenuta di strada, dalla linea elegante
ai comfort, dalle prestazioni sportive
a quelle familiari per chi ama viaggiare in tutta sicurezza e tranquillità.
Mettersi al volante colpisce subito il
sentire l'auto subito familiare, è
una sensazione che poche vetture
sanno dare. Grazie alle sospensioni
rialzate, il sedile avvolgente e confortevole, con il volante piccolo che
invoglia a farsi accarezzare è come
dominare la strada.
E' regolabile in profondità e in
altezza amplifica la precisione dello
sterzo. Il guidatore, senza distogliere
lo sguardo dalla strada, ha il quadro
degli strumenti in posizione rialzata
che gli fornisce tutte le informazioni
necessarie alla guida. Tutti elementi
che trasmettono un senso di sicurezza e sportività.
Mentre l'arredamento è semplice,
elegante ed essenziale, senza fronzoli
colpisce la moderna plancia per la
tanta tecnologia: un pratico touchscreen permette di gestire il naviga-
A
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Euposia Aprile 2014
tore, la radio con lettore multimediale, il vivavoce con un semplice
tocco e controllare i consumi di carburante, i chilometri percorsi e da
percorrere. I comandi del clima
automatico e bizona sono più in
basso.
meglio nella guida. Freno e acceleratore con le mani sempre sul volante
e con un consumo medio di gasolio
nel ciclo misto di 5 l/100 km.
Poi c'è il Parcheggio assistito che
aiuta e rende automatico tutte le
manovre di parcheggio attraverso
La 2008 non finisce mai di stupire.
Con la nuova tecnologia Stop&Start
i consumi si riducono: quando ci si
ferma il motore va in stand-by automaticamente con ripartenza quasi
istantanea senza rumori o vibrazioni
toccando l'acceleratore.
E con il cambio robotizzato, all'occorrenza si può inserire il cambio
manuale per i sorpassi, è un piacere
guidarla in città per la sua agilità,
non stanca e aiuta a concentrarsi
sensori e ultrasuoni che misurano e
segnalano al conducente gli ostacoli
e la distanza.
C'è chi la chiama Suv, Crossover,
City-car o fuoristrada, ma al di là di
questi appellativi, la Peugeot 1600
con cambio robotizzato rimane una
vettura di grande versatilità con un
abitabilità che la rendono ideale per
una famiglia di 4/5 persone, con il
grande piacere di guidarla.
(Enzo Russo)
L’INTERVENTO
L UCA GARDINI :
E CCO I L M EGLIO D EL
V INITALY
Biondelli, Tenuta Ulisse, Tenuta Mara,
Podere Le Ripi, Vetrere: saranno
queste le cantine da “seguire” alla
prossima kermesse scaligera. Perchè...
di Luca Gardini (*)
< Il Vinitaly, giunto ormai alla 48esima edizione, quest’anno mostrerà come novità più interessanti del panorama enologico di casa nostra, una
serie di etichette sempre più dedicate al binomio:
vitigno autoctono e facile approccio gustativo.
Alcuni nomi? Biondelli, Tenuta Ulisse, Tenuta
Mara, Podere le Ripi e Vetrere.
Con il primo produttore siamo in Franciacorta,
anche se l’aspetto più innovativo è legato ad un
concetto di spumante talmente laconico da rasentare, per un occhio poco attento, la banalità. P
er chi come Joska Biondelli lavorava nella frenesia
della city londinese, i ritmi della campagna
potrebbero risultare quasi anacronistici, se non
14
Euposia Aprile 2014
fosse che proprio sulla ricerca di una perfetta
maturazione del frutto Biondelli abbia fondato il
proprio satén.
Una bollicina che non utilizza legno né tantomeno quei maquillage zuccherati che hanno trasfigurato in chiave eccessivamente morbida quella che
doveva essere –il satèn appunto- la tipologia più
caratterizzante per il territorio della Franciacorta.
Altra novità è quella del produttore abruzzese
Tenuta Ulisse con la sua Cococciola.
Un tempo questa varietà veniva utilizzata per
tagliare i bianchi che mancavano di acidità, mentre oggi viene vinificata da questa azienda di
Chieti come ‘voce solista’ grazie ad un’etichetta
Euposia Aprile 2014
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L’INTERVENTO
LUCA GARDINI
dai profumi floreali e dalla bocca tipicamente sapida.
Scendendo geograficamente, ma rimanendo sul versante bianchi
autoctoni di qualità, vi segnalo il Crè di cantina Vetrere.
Andiamo in Puglia per la riscoperta del Fiano Minutolo. Varietà
che per ampiezza aromatica può accostarsi persino ad un
Moscato o addirittura ad un Gewürztraminer.
Non pensate ad un eccesso di profumi, ma ad una precisa definizione aromatica che l’azienda Vetrere sottolinea grazie ad una
vendemmia tardiva.
Un vino prodotto utilizzando soltanto l’acciaio che mostra profumi di tiglio e fiore di sambuco, associati ad un sorso di spiccata matrice fruttata. Tornando al Vinitaly 2014 sul versante dei
rossi le novità più interessanti sono in realtà due riconferme.
Quella del Brunello di Montalcino Lupi e Sirene di Podere le
Ripi è una storia che parte da una tenuta in cui la vite non esisteva per diventare, oggi, uno dei punti di riferimento per il
Sangiovese di Montalcino.
Il merito va alla terra e all’ostinazione di Francesco Illy che,
potendo fare tutt’altro, ha deciso di fare vino, sin dalla pianta
–aspetto non così scontato- in maniera quasi ancestrale.
Un po’ come accade per Tenuta Mara.
Un’azienda che produce un vino soltanto, il Maramia, che, oltre
ad essere una grande dichiarazione d’amore di Giordano
Emendatori per la moglie Mara, diventa, grazie al Sangiovese,
una profonda testimonianza di affetto per le colline di Rimini.
Un luogo in cui questo vino cresce verde non certo per un difetto di maturazione, ma in virtù di un preciso rifiuto dei materiali
di sintesi. Il risultato, molto diverso dal “normale” Sangiovese di
Romagna, sta nel territorio e in una filosofia produttiva che non
insegue un preciso gusto enologico, se non quello che l’annata
impone.
(*) Miglior sommelier al mondo 2010 >
16
Euposia Aprile 2014
News
LESSINI DURELLO: VENTO IN POPPA PER IL 2014
pprovato a pieni voti il bilancio 2013 nel corso dell'ultimo consiglio di amministrazione, il Consorzio
di Tutela del Lessini Durello si appresta ad affrontare
un 2014 con il vento in poppa e all'orizzonte numerosi
appuntamenti.
La denominazione berico-scaligera che ha chiuso il 2013 a
quota 700.000 bottiglie, registrando un +14% rispetto
all'anno precedente, sta scaldano i motori in vista di
Vinitaly, in programma dal 6 al 9 aprile. Per la prima volta
il Lessini Durello avrà uno stand tutto suo al Pad 5 G4, a
sottolineare la marcata crescita registrata negli ultimi anni
dalle bollicine di Verona e Vicenza.
Il Durello è stato inoltre scelto come vino protagonista a
"Vinitaly and the City", il patinato fuori salone curato da
Veronafiere che si terrà in Gran Guardia domenica 6 e lunedì 7 aprile. Un'edizione che si preannuncia ricca di novità
grazie ad una serie di appuntamenti "fusion": piatti della
tradizione scaligera si alterneranno a finger food dal sapore
internazionale e spetterà alle bollicine del Durello esaltare
gusti e sapori, col suo stile inconfondibile e mai troppo
sopra le righe.
Una scelta non casuale questa: il Durello risponde alle
A
Consorzio del Lessini Durell, nella foto a destra - che oggi
sono pronti per fare il grande salto. Il livello qualitativo raggiunto mette finalmente in condizione le aziende associate
di rapportarsi senza timore coi mercati esteri. A questo si
aggiunge la consapevolezza di aver lavorato bene per anni
sul fronte della comunicazione e della promozione».
Gioca a favore della denominazione anche il nuovo disciplinare di produzione: il Lessini Durello - la cui produzione si
suddivide in metodo charmat per l'80% e metodo classico
per il 20% - da vino della tradizione si afferma sempre di
più oggi come vino scelto dai giovani consumatori, attratti
dalle sue note fresche e fruttate che con un moderato conte-
richieste di un consumatore sempre più consapevole e preparato, che oltre al piacere del gusto, sceglie questo vino per
la sua originalità e per la sua storia, fatta di passione, di
dedizione e di amore per la propria terra d'origine.
Del resto la denominazione è proiettata su un doppio binario di azione: all'interno di Vinitaly saranno numerosi gli
appuntamenti B2B con operatori di settore soprattutto stranieri; all'esterno invece proseguiranno le attività B2C, dedicate quindi ai consumatori e agli appassionati.
Estero pare la parola sempre più ricorrente per i produttori
soci del Consorzio che, a cominciare dall'incoming ai primi
di febbraio organizzato in collaborazione Trinit Consulting,
stanno ricevendo importanti conferme, soprattutto da
Germania e Nord Europa.
«Assistiamo ad un chiaro cambio di passo da parte dei produttori - sottolinea Bruno Trentini, presidente del
nuto alcolico assicurano comunque il gusto della convivialità senza gli eccessi che tolgono il piacere dello stare assieme.
Il Consorzio, che rappresenta oggi il 97% della produzione,
è stato riconosciuto tra i primi in Italia a svolgere le funzioni erga omnes per la promozione e la tutela dal Ministero il
22/03/12.
E queste sono, ad oggi, le aziende socie del Consorzio del
Lessini Durello:
Az. Agr. Cecchin, Az. Agricola Casarotto, Az. Agr. Fongaro,
Az. Agr. Marcato, Az. Agr. Corte Moschina, Az. Agr.
Sandro De Bruno, Cantina dei Colli Vicentini, Cantina di
Gambellara, Cantina di Monteforte d'Alpone, Cantina di
Soave, Cantina della Val Leogra, Cantina Fattori, Collis
Veneto Wine Group, Az. Agr. Montecrocetta, Az. Agr.
Bellaguarda, Az. Agr. Antonio Franchetto, Az. Agr.
Sacramundi.
Euposia Aprile 2014
17
GIRO D’ITALIA
I L P ICCOLO
G IGANTE
< Il piccolo gigante è una cantina di Ortovero, Savona,
Riviera di Ponente, che sconfigge le grandi maison della
spumantistica mondiale; piccolo gigante è l’agricoltura
di qualità della Liguria schicciata fra lo sfruttamento
immobiliare di ogni terreno rivolto al mare e un modello di sviluppo da tardo Ottocento che non guarda in
faccia a nulla, men che meno pensa a cambiare.
Ma da Babilla in poi, se c’è un posto dove Davide può
battere Golia, quello è la Liguria.
E questo è il messaggio più bello dei “Durin” - Laura e
Antonio Basso - che passo dopo passo, vendemmia
18
Euposia Aprile 2014
dopo vendemmia, hanno creduto in se stessi, nelle
potenzialità del loro vigneto e in quelle del loro autoctono, il Pigato.
In fatto di autoctoni la Liguria non è certo la regione
più baciata dalla fortuna, ma con quelli che ha può fare
molto e dir la sua. Dal Rossese che piaceva a Napoleone
prima di finire nel dimenticatoio (il Rossese non il
Còrso), al Pigato, alla “liguralizzazione” del Vermentino
che qui assume toni unici; all’Ormeasco con le sue
molte “soluzioni”; alla Lumassina.
Così come molto ancora può dire sulla storia della viti-
DURIN
Un secolo di lavoro per i Durin, la famiglia
Basso, che da Ortovero (Savona) è arrivata
sulla vetta del Metodo classico
di Giulio Bendfeltd
coltura in Italia che proprio vicino
ai Durin, nelle grotte di Toirano,
sta raccontando una genesi diversa,
dato che, in questa che fu sicuramente una delle prime dimore stabili delle genti italiche, tracce di
vasellame e vinaccioli stanno a
testimoniare che molto, ma molto,
prima di Fenici e Romani la coltivazione della vite era pratica usuale
in questo territorio.
E quindi vale “doppio” il fatto che
proprio nelle grotte di Toriano il
metodo classico dei Durin - quel
Pigato con sessanta mesi sui lieviti,
pas dosé perchè nulla deve alterare
profumi e sapori di questo vitigno
- abbia trovato la sua dimora per
cinque lunghi anni.
Racconta Laura: «Noi ci pensavamo da anni a fare un metodo classico, abbiamo fatto mille prove, e
quando ci siamo convinti che era il
momento giusto, che eravamo
riusciti a trovare la migliore soluzione, beh ci siamo accorti che
proprio ci mancava la cantina dove
far affinare la catasta delle bottiglie».
E pensa che ti ripensa - come saggiamente diceva un altro ligure
famoso alla mia generazione, capitan Trinchetto - cosa c’era disponiEuposia Aprile 2014
19
GIRO D’ITALIA
bile attorno? Cosa meglio di una
grotta che entra nella profondità
della montagna, senza luce, con temperatura, pressione e umidità sempre
uguali? Esattamente, 15 gradi e il
90% fisso di umidità.
Belìn, ma le grotte di Toirano!
Ma anche qui, una prova immane:
le grotte sono pubbliche, affidate
alla Sovrintendenza dei Beni
Archeologici, un “moloch” per
chiunque. Ma non per “Balilla”
Durin che affronta di petto la
Burocrazia e spiega perchè
proprio lì
deve portare un
metodo
classico
ad affinare.
E,
Euposia Aprile
2014
appunto, siccome qui Davide batte Golia, la
Sovrintendenza dà il suo via libera, proprio
pensando a quel legame ancestrale che, oggi,
torna d’attualità e forse permetterà nuove
ricerche. Anzi, assieme al Comune di
Toirano la Sovrintendenza diventa anche un
po’ partner a conferma che, a volte, quello
che manca sono i progetti non le generiche
“disponibilià”.
Le bottiglie sono state portate una per una,
a mano, con rispetto totale per l’ambiente e
collocate nella grotta della strega, la bàsura
che - quindi - dà il nome al vino.
Al Bàsura pas dosè 60 mesi (pressione a 4,5
atmosfere per generare una cremosità intrigante e far emergere tutta la pienezza del
frutto), si sono poi aggiunti un Rosé (qui
con l’aggiunta del liquer d’expedition) e
l’Obscura, che prevede la fermentazione in
barrique di secondo e terzo passaggio di una
parte del vino-base.
Ad oggi il 60 mesi sta ancora una spalla
sopra gli altri due, ma siccome qui Golia ecc
ecc... sarà bene riprovarli fra un millesimo o
due per vedere sin dove si saranno spinti. >
DURIN
QUEL VIGNETO A ORTOVERO
L
a nuova generazione - Giacomo,
Giovanni e Angelica - è già qui, pronta
nel tempo a seguire le vicende di questi
sedici ettari di vigneto che i Durin hanno
conquistato in un secolo di duro lavoro.
Duro, perchè agli inizi del Novecento - quando parte la saga dei Durin - non c’era altra
forza che non quella vera, quella muscolare,
e quindi ai “capifamiglia” si chiedeva prestanza. E di prestanza, Giacomo
Basso, il primo dei Durin, ne
aveva a sufficienza per recuperare dal greto di un torrente degli enormi massi che
avrebbero costituito le fondamenta della casa della sua
famiglia, che non a caso sta in
piedi ancor oggi, e che in un
momento di ristrutturazione si
dimostrarono impossibili da
spostare dai moderni muratori.
Giacomo Basso, un uomo alto e
massiccio, dallo sguardo volitivo
come testimonia questa fotografia d’epoca, è il nonno di Antonio
Basso che, il più piccolo di tre fratelli, era destinato per desiderio e
volontà della madre a lasciare le
fatiche dei campi, le bizze del
tempo, e la schiavitù delle stagioni.
Per lui c’era pronto un futuro da medico, una vita diversa, lontano dai profumi della Riviera. E tutto filava verso
quella direzione se un altro uomo forte
- Angelo Basso - che aveva passato
tutta la sua vita da contadino lavorando
nella piana di Albenga (l’unica facilmente coltivabile in Liguria e che da risultati
eccezionali essendo baciata dalla natura) - non fosse rimasto bloccato per
mesi in ospedale.
Come il padre, anche Angelo non poneva
limiti ai suoi sforzi fisici, e come per il padre
alcune sue gesta sono ammantate di leggenda a Ortovero: come quando, per salvare il
suo enorme bue, il suo fedele aiuto quotidiano nei campi, non esitò a gettarsi nel pieno
di un’alluvione trascinando, tirardo, sollevando persino fuori dai vortici delle acque il prezioso animale.
Col padre infermo, e la campagna abbandonata, Antonio cambia vita, sceglie il suo passato, e diventa il terzo dei Durin.
Ai primi vigneti, nella
piana di Ortovero, con
piante anche centenerie,
coi vitigni tipici del suo
territorio, aggiunge nuovi
impianti - il più importante a Ponterotto, in
collina -sino ad arrivare
alle dimensioni attuali.
Lavora sodo, e arrivano
tanti aiuti: i fratelli, i
vignaioli del posto, la
moglie Laura, Piero
Lugano (l’uomo dello
spumante affinato
nel Tirreno)... arriva-
no tanti riconoscimenti. E arriva la quarta
“linea” dei Durin. Sarebbe stato un ottimo
medico, Antonio. Come voleva sua madre.
Per fortuna che ha fatto il vignaiolo.
Euposia
Aprile 2014
21
News
MURGO, LA FORZA DEL VULCANO
piega Michele Scammacca del Murgo che la tradizione etnea di produrre spumanti metodo classico
non è moda del momento, ma risale alla fine
dell’Ottocento quando il Barone Spitaleri di Muglia
produsse spumanti sul versante Sud dell’Etna dimostrado così l’attitudine del territorio a questa produzione.
Il Barone Spilateri disponeva di tecnologie moderne
per quei tempi e si avvaleva di un enologo svizzero coltivando, oltre al
Pinot Nero, molti altri vitigni di
origine francese. I vigneti si trovavano ad una altitudine compresa tra ottocento e mille metri
di altezza. Nell’arco di venti
anni ottennero numerosi
importanti riconoscimenti enologici in Sicilia, Italia e all’estero.
Quasi un secolo dopo, i
Scammacca del Murgo si dovettero confrontare con una sfida
di davvero difficile soluzione:
l’imposizione dello spandard
parkeriano dei vini: concentrazione, forza, grado alcolico.
L’opposto di quello che
l’Etna garantiva ai suoi
autoctoni, nerello mascalese
in primis: «Moderato di
colore e potenza il nerello
era in difficoltà sui mercati e questo ci spinse a
cercare nuove vie di
commercializzazionericorda oggi Michele
del Murgo - La moderata concentrazione in
colore e la buona acidità rendono però
questo vitigno molto
adatto alla produzione
dei vini spumanti. Il
terroir dell’Etna
migliora poi l’attitudine del Nerello
Mascalese grazie alla
mineralità dei terreni,
all’altitudine ed alle
escursioni termiche
che conferiscono una
S
22
Euposia Aprile 2014
maggiore freschezza. E poi, in fondo, anche lo
Champagne deriva principalmente da uve a bacca
rossa».
Le prime prove di spumantizzazione risalgono al 1989
con uve spremute a mano e fatte fermentare in una
damigiania; l’anno successivo il risultato della rifermentazione in bottiglie venne giudicato positivo e si
inizia a lavorare con masse più grandi; nel 1995 la collaborazione con l’Università di Catania sull’evoluzione
degli aromi (sino ad arrivare alla definizione di un lievito specifico); nel 2000 la ristrutturazione della cantina lancia definitivamente la produzione spumantistica.
Oggi i metodo classico Murgo non sono un “ripiego”
ma un punto di forza della maison siciliana, pari al
30% della produzione complessiva. Tre gli SW in produzione: Brut, Brut rosé (prima annata il 2004) e
l’Extra Brut.
LA DEGUSTAZIONE
A Vinisud, Euposia ha provato l’Extra Brut millesimo
2007: 60 mesi sui lieviti, pas dosé, proveniente da
vigneti sul lato orientale del vulcano a circa 500 metri
slm.
Olfatto potente con note di frutta matura, cedro e
crema pasticcera; il palato è molto ampio, di corpo,
dove tornano le note fruttate, un floreale evoluto, note
di frutta secca e nuovamente la calda sensazione dei lieviti. Molto lungo, persistente, con una spiccata mineralità sul finale. Assai gradevole ed appagante.
News
TOMMASI RILEVA DA PASQUA
LA MASSERIA SURANI DI MANDURIA :
55 ETTARI DI VIGNETO DOC
assaggio di mano tutto veronese per la Masseria
Surani rilevata dalle cantine Pasqua dalla famiglia
Tommasi, storica realtà di viticoltori della Valpolicella
Classica.
Masseria Surani è una tenuta di 80 ettari a Manduria, nel
cuore del Salento, in Puglia vicino alle bellissime spiagge
della Costa ionica. Un territorio rinomato per la produzione di Primitivo, in particolare, e ricco di storia e cultura
dove la coltivazione della vite ha origini antichissime, che
risalgono ai tempi della Magna Grecia.
Il cuore della proprietà è rappresentato dalla masseria fortificata che risale ai primi del Novecento attorno a cui i
vigneti si estendono a perdita d'occhio. Degli 80 ettari
acquisiti 55ha sono in piena produzione e 25ha sono da
impiantare. Il terreno è di origine argilloso e calcareo, molto
fertile e permeabile, fresco e di colore rosso ocra per la presenza di ferro.
I vigneti sono piantati a guyot stretto con una densità di
5.500 ceppi/ha, studiati in modo da inserirsi perfettamente
nel territorio circostante; l'irrigazione è presente, ma viene
usata solo nei momenti di grande siccità e la coltivazione è
biologica. La cantina ha impianti di vinificazione a temperature controllate realizzati di recente, ma la famiglia
Tommasi ha pronto un investimento di 2,5 milioni di euro
circa per incrementare, tra l'altro, le botti di rovere per l'affinamento del Primitivo e per portare la capacità della cantina dagli attuali mille ettolitri a quattromila.
L'enologo Giancarlo Tommasi spiega il progetto: «Con
Masseria Surani abbiamo iniziato un'importante ed impegnativa avventura. Abbiamo lavorato e ci stiamo ancora
impegnando in questo progetto che ci stimola enormemente e in cui crediamo fortemente. La Puglia ed il territorio
della Manduria in particolare hanno un potenziale enorme
P
e sanno dare uve eccellenti che permettono di produrre
grandi vini».
L'idea alla base del progetto Masseria Surani è quella di
produrre grandi vini dai vitigni autoctoni della zona, in
grado di esprimere e far conoscere l'enorme potenziale di
uve come il Primitivo, il Negroamaro e il Fiano, in grado di
regalare vini unici, di grande personalità e carattere.
La filosofia della famiglia Tommasi coniuga ancora una
volta tradizione e innovazione, nel rispetto di un territorio
antico, interpretato in modo moderno, tenendo le rese
molto ridotte per ottenere il meglio.
Questa zona della Puglia fu colonizzata dagli Antichi Greci
nel 700 a.C. e per il nome dei vini, l'ispirazione è arrivata
dalla mitologia Greca: Ares, dio della Guerra, è il rosso
Puglia pieno e corposo; Arthemis, dea della Luna, è il Fiano
profumato ed intenso; Helios, dio del Sole, è il Negromaro
in versione rosè ed Heracles, l'eroe figlio di Zeus, è il primitivo potente ed intenso. In lavorazione il Primitivo doc,
Dionysos, dio del vino, presto in commercio.
Masseria Surani, si aggiunge alle altre tenute della famiglia
Tommasi: Tommasi Viticoltori, in Veneto e Poggio al Tufo
in Maremma Toscana per un totale di circa 300 ettari vitati,
compresi nel master brand Tommasi Family Estates.
Il gruppo Tommasi produce ogni anno circa 2 milioni di
bottiglie delle varie tipologie di vini ottenuti nelle proprie
aziende tra Veneto, Toscana e ora Puglia.
Le vendite sono per il 25% in Italia e il 75% va all'estero,
in oltre 70 paesi in tutto il mondo. In provincia di Verona
gli ettari a vigna sono 195 di cui solo 105 in Valpolicella
Classica, dove si ottiene tutta la gamma dei vini con in testa
l'Amarone; 80 sono gli ettari nell'azienda toscana di Poggio
al Tufo vicino a Pitigliano e infine ora i 55 ettari a
Manduria.
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GIRO D’ITALIA
I L P IÙ A MATO
Venti secoli di storia e non sentirli: il
Lambrusco si conferma come uno dei vini
più apprezzati e venduti in Italia ed
all’estero, grazie alle sue immutate qualità
di Enzo Russo (fotografie Consorzio M.S. Lambruschi Modenesi)
< Con una storia lunga venti secoli, il Lambrusco è
probabilmente il vino più “antico”, ma non lo dimostra. Si è sempre mantenuto giovane, frizzante e al
passo con i tempi. E' un vino amato da molti, un prodotto che di là dalle mode continua a presidiare un
mercato nel quale è il re indiscusso, quello dei frizzanti.
Infatti, con oltre 200 milioni di bottiglie prodotte,
Doc e Igt, il lambrusco è il vino italiano più conosciuto e venduto nel nostro Paese e nel mondo. E' un prodotto popolare, che esprime tutte le principali caratteristiche del territorio ove nasce e della gente che lo produce: schietto, sincero, semplice, ma mordente ed esuberante.
Con un carattere cosi allegro e gioviale, non impegnati-
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Euposia Aprile 2014
vo e sempre all'altezza delle situazioni, al Lambrusco è
bastato poco tempo per farsi tanti amici, in Italia e
all'estero. E' al top del gradimento dei consumatori e,
grazie alla crescita di tutto il settore produttivo, sta
vivendo un buon periodo, anche se la crisi dei consumi
sta mettendo a dura prova il settore. I consumi sono
stabili ma il Lambrusco sta guadagnando terreno nelle
scelte dei consumatori. Ci sono Lambruschi Doc di
enorme interesse e qualitativamente alla pari di altri
grandi vini, perché sa esprimersi con personalità e classe, con bottiglie frutto di selezioni speciali e veri e propri “cru”, sia di piccole aziende familiari di nicchia sia
di grandi aziende.
La potremmo chiamare “la rivincita del Lambrusco”,
LAMBRUSCO
perché le caratteristiche organolettiche di questo vino fresco, profumato e spumeggiante, che ha saputo
interpretare alla perfezione le
nuove tendenze di consumo fuori
casa, anche i gusti della nuova
generazione, sta conquistando
nuovi mercati, quelli dell'America
Latina, del Giappone e
dell'Australia.
Ma come è lo stato di “salute” del
Lambrusco, vista la crisi di consumi
che sta attraversando l'Europa? Ne
parliamo con l'enologo Pierluigi
Sciolette (nella foto a pagina 26),
Presidente del Consorzio Marchio
Storico dei Lambruschi Modenesi.
«Direi che che gode di un meritato
successo, è uno dei pochi vini italiani che sta reggendo una situazione di mercato che, come tutti
sanno è difficile, sia in Italia sia
all'estero. Il Lambrusco tiene perchè è un prodotto che indubbiamente ha alcune valenze importanti. Se non avesse avuto queste caratteristiche, non avrebbe avuto il successo che ha avuto. Poi il rapporto
qualità prezzo molto interessante ed
infine, i produttori in questi anni
hanno fatto enormi sforzi per
migliorare il Lambrusco e quindi
oggi si raccolgono i frutti».
Gli sforzi dei produttori hanno
portato il Lambrusco anche
nelle enoteche?
«Certamente, la grande modifica è
stata fatta sui vigneti, perchè giustamente è dal vigneto che nasce un
buon vino. I vigneti sono stati
ristrutturati quasi completamente
con nuovi sistemi di allevamento,
Euposia Aprile 2014
25
GIRO D’ITALIA
nuovi cloni per cui oggi abbiamo un uva molto
buona da cui si ottiene, grazie alle tecniche che sono
migliorate, un ottimo vino. Bisogna anche tener
conto che produrre Lambrusco è come produrre spumante, nel senso che occorre una tecnologia molto
importante. Occorrono macchine a tenuta di pressione, perchè è un vino frizzante, serbatoi stagni e tante
altre tecnologie di alto livello.
Oggi il Lambrusco è veramente un ottimo prodotto,
lo dicono non solo i consumatori ma anche i premi e
riconoscimenti ricevuti in questi anni..
Il Lambrusco è presente non solo nelle enoteche, nei
ristoranti del nostro comprensorio, ma è presente nel
mondo in molti locali importanti, oltre naturalmente
nella GDO».
Perchè questo enorme successo?
«E' dovuto al fatto che è un vino che fa allegria, ha
una bassa gradazione, ha profumi e sapori interessanti
che variano secondo la tipologia delle uve e le diverse
denominazioni, si adatta a molte cucine di internazionali. Da noi il Lambrusco si sposa felicemente con la
cucina emiliana, i rosati si abbinano molto bene al
pesce e cibi leggeri, poi ci sono dei Lambruschi più
corposi per i piatti più importanti e l'amabile che si
accosta con i dolci. Come si vede il Lambrusco è un
vino a tutto campo».
Quanto Lambrusco viene prodotto?
«Sono circa 200 milioni di bottiglie di cui 45 milioni
di dop, il rimanente è igp. Per quanto riguarda la
Provincia di Modena ne vengono prodotte oltre 34
26
Euposia Aprile 2014
LAMBRUSCO
milioni di bottiglie dop nelle quattro denominazioni
presenti sul nostro territorio e poi 70 milioni di igp.
Le dop vengono vendute principalmente in Italia ed
in Europa, le igp sono principalmente nel resto del
mondo».
Che cosa differenzia il Lambrusco dop dall'igp?
«Per produrre il Lambrusco dop si selezionano le uve
durante la vendemmia, i vigneti debbono essere registrati dop, rispettare il disciplinate di produzione e poi
superare tutti i controlli. In forma minore la stessa
cosa viene fatta anche per l'igp, però sono di un livello più commerciale».
Tra le diverse tipologie di Lambrusco, qual'è quello più venduto?
«In linea di massima si equivalgono le tre denominazioni, Sorbara, Salamino di Santa Croce e il
Grasparossa di Castelvetro. C'è poi una quarta che è
composta con un uvaggio delle tre tipologie».
LAMBRUSCO
IN TRE
DECLINAZIONI
CANTINA SOCIALE CARPI E SORBARA
Via Cavata 14 - 41012 Carpi (Mo)
www.cantinadicarpi.it
La storia della Cantina di Carpi inizia 110 anni
fa, nel 1903 e quella della Cantina di Sorbara
nel 1923, sono due delle più importanti realtà
vinicole della Provincia di Modena.
«Abbiamo 4 stabilimenti di pigiatura - ci dice il
Vice Presidente Carlo Piccinini - a cui viene conferita l'uva da 1.100 soci per un totale di 420
mila quintali di uva, di cui l'85% lambrusco che
corrispondono all'incirca a 45 milioni di bottiglie di Lambrusco igt di ottima qualità. I numeri
potrebbero trarre in inganno, quantità a discapito della qualità, non è così.
Per mantenere la qualità abbiamo una “task
force” composta da enologi ed agronomi, che
tutto l'anno controllano tutta la filiera dei soci
conferitori e con un ultimo controllo sulle uve
quando arrivano negli stabilimenti di pigiatura.
La maggior parte del Lambrusco viene venduto
sfuso agli imbottigliatori, con cui abbiamo un
legame storico, che esportano in tutto il
mondo».
Attualmente i mercati che maggiormente richiedono il nostro Lambrusco, sono gli Stati Uniti,
Russia, Brasile, Messico e Cina".
Quante tipologie di Lambrusco producete?
«Principalmente il Lambrusco Salamino doc di
Santacroce e poi il Lambrusco di Sorbara.
Stiamo anche pensando di produrre il
Pignoletto, un bianco tipico delle colline bolognesi che si sta espandendo nella pianura
modenese con un buon riscontro commerciale».
Nei prossimi anni che cosa prevedete? «Stiamo
lavorando sia come cantina sia come Consorzio
per migliorare la qualità del Lambrusco per
riposizionarlo verso l'alto. Per quanto riguarda i
consumi, in Italia stiamo mantenendo le posizioni dello scorso anno, invece sono in aumento i
consumi all'estero».
AZIENDA AGRICOLA PALTRINIERI
ALBERTO
Via Cristo 49 - 41030 Sorbara (Mo)
www.cantinapaltrinieri.it
E' un azienda che è sempre stata a conduzione
familiare, fin dalla sua nascita che risale
al 1926. «E' stato mio nonno Achille - dice
Alberto Paltrinieri - ad iniziare l'attività, che
svolgeva tutt'altro lavoro, il chimico farmacista.
Ma la passione per la terra e per il vino,
(prosegue a pagina 29)
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27
GIRO D’ITALIA
LA SCHEDA
Come viene
prodotto
il Lambrusco
l Lambrusco per natura è anarchico:
mentre la maggior parte dei vini,
dopo la fermentazione autunnale,
rimane più tranquilla e viene dunque
imbottigliata "ferma", lui, grazie alla
naturale presenza di lieviti molto vitali,
mantiene una propensione accentuata a
riprendere la fermentazione coi primi
caldi primaverili.
E di questo suo carattere brioso gli emiliani si valgono per produrlo. Il metodo
tradizionale prevede che il mosto, derivato da uve diraspate e quindi pigiate, fermenti velocemente e venga svinato mantenendo un residuo di zucchero naturale;
il vino nuovo continua la sua fermentazione, più lenta, mentre viene sottoposto
a molteplici travasi sia per mantenerlo
limpido sia per impedire che lo zucchero
rimasto si trasformi in alcol.
Nel mese di febbraio viene imbottigliato.
All'inizio della primavera i lieviti, che
erano stati bloccati dal freddo invernale,
riprendono la loro azione, la fermentazione riparte e lo zucchero residuo si trasforma in alcol e anidride carbonica, che
rende il vino frizzante. Abbandonato da
anni questo metodo storico, è stato
ripreso recentemente da alcune aziende.
Ma il sistema di gran lunga più diffuso è
quello della fermentazione in grandi
recipienti a temperatura controllata, che
in fondo si basa sui medesimi principi
della fermentazione in bottiglia, che permette di controllare meglio tutte le fasi.
In base al contenuto di zuccheri il
Lambrusco può essere secco, semisecco o
amabile.
I
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Euposia Aprile 2014
Tra le diverse produzioni di
Lambrusco, il Sorbara sembra
essere il vino che fa più presa
sui giovani per le sue caratteristiche organolettiche.
«E' il più storico, il più conosciuto, è quello che piace di
più ai modenesi, sia per la sua
storia sia per la tipologia del
prodotto. Ha un colore più
chiaro, ha un profumo floreale di viola, è più acido e oggi
è diventato un grande vino,
senza nulla togliere alle altre
varietà. Poi il Sorbara si presta
molto ad essere consumato
come aperitivo, per gli happy
hour, è più semplice da bere
anche fuori pasto perchè con
il suo colore rosè lo colloca
tra i bianchi e i rossi. Si può
abbinare al pesce, a piatti leggeri.
Il Lambrusco che oggi conosciamo, ha dietro di se molto
lavoro e ricerca. Adesso, per
esempio si sta riprendendo la
tradizione della fermentazione
in bottiglia che è una tecnica
molto più complessa che sta
dando dei grandi risultati. Ci
sono aziende che stanno predisponendo questi prodotti
con la stessa tecnologia usata
per fare lo Champagne. Poi
c'è chi tiene il fondo e chi lo
toglie».
Come Presidente del
Consorzio, ha certamente
una visione più completa
del mercato dei vini. I
gusti del consumatore
stanno cambiando? come
vede il Lambrusco rispetto
a tanti altri vini, magari
più strutturati
«Ci sono dei vini che una
volta sembravano avere molto
successo, parlo dei barricati a
lungo invecchiamento, mi
sembra che in questo momento stiano abbastanza soffrendo, noi che ci presentiamo
con un vino, come lo abbiamo sempre fatto, stiamo
andando bene».
Siete soddisfatti?
«Non si è mai soddisfatti,
però abbiamo raggiunto un
buon livello che mi auguro
possa ancora migliorare, infatti stiamo lavorando a un progetto di ricerca che dovrebbe
portare dei risulti nei prossimi
5 - 10 anni. In questo caso,
stiamo parlando della vite che
ha bisogno di essere migliorata dal punto di vista clonale,
varietale senza sovvertire quella che è la nostra tradizione.
LAMBRUSCO
(segue da pagina 27)
lo hanno portato a cambiare. Poi è arrivata la
seconda generazione, mio padre, che ha sviluppato l'attività e poi sono arrivato io, la terza
generazione, che da una venti d'anni con mia
moglie Barbara amministriamo e conduciamo
l'azienda, dalla coltivazione e cura della vite,
dalla vendemmia alla vinificazione, dall'imbottigliamento alla commercializzazione del
Lambrusco dop, salvo in alcuni periodi dell'an-
no, ci avvaliamo di manodopera stagionale,
come per esempio in occasione della vendemmia. Abbiamo solo 15 ettari, investiti tutti in
vigneto».
Conoscere ed ascoltare Paltrinieri, è una sorpresa e un piacere perchè quando parla del
Lambrusco Sorbara, è come se parlasse di un
figlio, ne conosce tutte le caratteristiche, i pregi
e difetti, se ce ne sono.
Quando gesticola si notano le sue mani che trasudano di lavoro nei campi e in cantina, dove
spesso si rifugia per sperimentare nuove forme
di espressione del Sorbara, perchè secondo lui
ha ancora delle potenzialità inespresse. Nelle
degustazione, infatti, ci si stupisce di come, in
solitudine, ne abbia realizzato diverse varietà.
«L'espressione del Sorbara può partire non solo
dagli uvaggi ma anche dal metodo di rifermentazione in bottiglia. Noi, per esempio, da alcuni
anni abbiamo iniziato a lavorare il Lambrusco
anche con il metodo classico, dimostrando
quali sono le altre enormi potenzialità delle uve
Sorbara».
Quali sono le tipologie di Lambrusco in cantina?
«Qui siamo nel cuore del Sorbara, il nostro lo
abbiamo chiamato Focus che poi abbiamo
diversificato in varie espressioni.
Quindi abbiamo delle varianti del Sorbara a
seconda della metodologia di rifermentazione e
dell'apporto che l'altra uva Lambrusco
Salamino può dare».
Quante bottiglie producete?
«All'incirca 120 mila, vendute direttamente e
nei vari canali dell'horeca, dal nord al sud. E poi
all'estero. Non pensavo che in questi anni ci
fosse la riscoperta di questo vino che si dimostra di essere protagonista perchè è fresco,
semplice, economico, fattore molto importante
in questo momento e quindi molto appetibile».
Il prossimo futuro come lo vede?
«Noi siamo un azienda a conduzione familiare e
tale vogliamo rimanere, quindi nelle previsioni
senz'altro i numeri aumenteranno nel limite
delle nostre forze organizzative, ma soprattutto
gli sforzi maggiori saranno fatti per cercare sempre di migliorare la qualità».
AZIENDA AGRICOLA GAVIOLI
Via Principale Ovest 55
41015 Nonantola (Mo)
www.gaviolivini.com
In ogni bottiglia Gavioli si racchiude la storia di
un territorio, di una famiglia e della sua
(prosegue a pagina 31)
Euposia Aprile 2014
29
GIRO D’ITALIA
LA SCHEDA
Il Consorzio,
e l’etichetta,
garantiscono
la qualità
ella provincia di Modena vengono prodotti tre tipi di vino simili, ma distinti: il Lambrusco di
Sorbara, il Lambrusco di Grasparossa di
Castelvetro ed il Lambrusco Salamino di
Santa Croce che dal 1970 hanno ottenuto
la denominazione di origine controllata.
«Tutti e tre - ci dice Ermi Bagni,
Direttore del Consorzio Marchio Storico
del Lambruschi Modenesi - vengono controllati e allo stesso tempo valorizzati dal
Consorzio, che ha scelto come marchio il
rosone del duomo di Modena, simbolo
della tradizione, per trasmettere un messaggio di autenticità del prodotto, che
rappresenta circa l'85% della produzione
di Lambrusco Doc della provincia di
Modena.
L'etichetta rossa con il numero d'ordine il
“bollino” permette di riconoscere immediatamente i vini degli associati al
Consorzio e di identificarli sugli scafali di
enoteche, negozi alimentari, Grande
Distribuzione e nei ristoranti. A garanzia
della qualità il Consorzio Marchio Storico
del Lambruschi Modenesi controlla ogni
anno partite di Lambrusco Doc per oltre
30 milioni di bottiglie, mediante rigorose
operazioni di verifica effettuate da un
apposito Comitato tecnico. il quale analizza campioni anonimi prelevati presso i
consorziati, preventivamente sottoposti ad
analisi chimica.
(Continua a pagina 32)
N
30
Euposia Aprile 2014
Gli studi fatti dimostrano che
questa pianta nei secoli ha
avuto meno inquinamenti
genetici rispetto ad altre, è
rimasta più pura».
Ma il Lambrusco non è soltanto un vino, quando si stappa
una bottiglia di Lambrusco
Doc e lo si versa nel bicchiere,
si beve anche la storia, la cultura e la tradizione plurisecolare
di questo “nettare” rosso dal
gusto accattivante.
Infatti, la vitis Lambrusca era
conosciuta dai Latini, e ancor
prima era nota agli Etruschi e ai
Galli Ligures. Ne parlano
Virgilio, che ben conosceva le
terre padane, Catone nel De
Aghricultura e Varrone nel De
Rustica.
E cosi si esprimeva, confessando la sua passione per il
Lambrusco, in una delle tante
lettere inviate alla contessa
Lovatelli il grande Giosuè
Carducci, docente universitario
a Bologna, primo Nobel italia-
no della letteratura (1906), che
spesso faceva una scappata a
Modena, all'osteria “Diciotto
colonne”, poi ribattezzata in
suo onore, per gustare l'immancabile zampone annaffiato dal
"vin brusco: “Non sa Ella
Signora Contessa che
Domineddio fece apposta il
Lambrusco per annaffiare l'animale caro ad Antonio Abate?
E io per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a lungo per
meditare la sapienza”.
Dopo questo breve, conciso,
excursus storico, si evince quanta "strada" ha fatto il secolare
vino per arrivare sulle nostre
tavole e farsi apprezzare nella
quotidianità, perché dal punto
di vista delle caratteristiche sensoriali è un vino moderno,
poco alcolico con elevata acidità, il colore è accattivante, è
facile da bere ed è generoso
negli abbinamenti. >
LAMBRUSCO
(segue da pagina 29)
passione, e ad ogni bicchiere si percepisce l'impagabile piacere di stare assaporando il frutto
della sua secolare tradizione che inizia nel
1794, quando Pietro Gavioli si fregia del titolo
di Mastro Cantiniere dei Marchesi Molza con
cantina in Solara di Bomporto, culla del rinomato Lambrusco di Sorbara.
Le sapienti tecniche di vinificazione utilizzate,
sono l'inimitabile risultato di un'esperienza affinata nei secoli attraverso generazioni che da
sempre perseguono la stessa missione: preparare per loro stessi e per i loro estimatori molto
più che un grandissimo Lambrusco. Da allora il
Lambrusco Gavioli è stato sempre fatto con
professionalità e maestria.
Negli anni '80 l'azienda Gavioli entra a far
parte del gruppo Donelli assieme alla
Giacobazzi. Ne parliamo con Angela Giacobazzi
(nella foto qui a sinistraì), figlia di Giacobazzi,
patron della Donelli vini di Gattatico (Re).
«La Gavioli - dice Angela Giacobazzi - e' un’
azienda che non ha mai cercato di espandersi
conquistando nuove fette di mercato, preferendo distinguersi dalle altre realtà vitivinicole,
nella produzione di vini di alta qualità. I lambruschi che escono dalla cantina dimostrano
quale attenzione viene prestata su tutta la filiera produttiva: i terreni, la cura dei vigneti, la
scelta delle uve ed il suo veloce trasporto per
la pigiatura, momento importante per migliorare la qualità del Lambrusco.
Se la tradizione della famiglia Gavioli nel
mondo del vino è pluricentenaria, quella della
viticoltura nella nostra provincia, è addirittura
millenaria. L'amore per la la nostra terra e le
nostre tradizioni ci accompagnano da sempre».
Quante bottiglie vengono prodotte?
«Complessivamente il Gruppo produce 28
milioni di bottiglie l'anno, di cui 5 milioni tra
Grasparossa e Sorbara dalla Gavioli che vengono vendute nella GDO e nel canale horeca. E
poi abbiamo un a produzione di nicchia, iniziata 3 anni fa, dove il Sorbara viene lavorato con
metodi alternativi come il metodo classico».
Lei si occupa del mercato cinese, lo parla correttamente, pensa che ci possa essere un
"avvenire" per il Lambrusco?
«Secondo me, si perchè storicamente il
Lambrusco è stato sempre apprezzato da quei
popoli che non hanno una tradizione enologica,
dove piacciono i gusti dolci e si beve birra, prodotti frizzanti. A parole fanno fatica ad apprezzarlo, ma quando lo assaggiano rimangono
favorevolmente colpiti.
Ci vuole tempo ma certamente riusciremo a far
apprezzare il Lambrusco ai palati cinesi, specialmente i giovani che viaggiano e conoscono i
nostri vini».
Oltre alla cantina, arredata con tecnologie di
ultima generazione, suo padre ha voluto allestire anche una Mostra permanente sul come si
faceva una volta il vino e gli attrezzi che venivano usati. Vederla si rimane colpiti dagli strumenti che venivano usati, dai macchinari, sia
nei campi sia nella vendemmia e la loro evoluzione con il passare degli anni. Un percorso
che aiuta a capire come, sin dall'ora, il vino
avesse una rilevante importanza nella società.
Come nasce questa passione?
«Fin da ragazzo mio padre amava collezionare
pezzi di antiquariato legati al mondo contadino
e del vino.
Frequentando mercati, mercatini, girando per
case coloniche, anziani contadini che avevano
ancora, come ricordo del passato, vecchi
attrezzi in disuso o dimenticati in cantina o
nelle stalle, è riuscito a concretizzare in questi
anni quello che oggi si può vedere nei due
saloni della Gavioli.
Sono esemplari unici delle attrezzature necessarie alle varie fasi vitivinicole raccolti in un
percorso entusiasmante e sapientemente ideato.
Si va dai vecchi aratri e carri da uva che testimoniano della campagna e si conclude con
riempitrici e tappatori che raccontano delle
prime tecniche d'imbottigliamento, passando
attraverso le gerle per la raccolta dell'uva, i torchi, le principali attrezzature dei bottai e vecchie pompe che si possono vedere in movimento in quanto sono state da noi meccanizzate.
Non solo, carrozze, stufe e tanto altro ancora ci
parlano della vita in campagnia nei secoli passati».
Euposia Aprile 2014
31
GIRO D’ITALIA
(da pagina 30)
Infatti, i tre Lambruschi, oltre a dover
rispettare, come ogni altro Doc, i requisiti
di tipicità richiesti dal disciplinare di produzione, devono soddisfare i rigorosi standard imposti del Consorzio".
«La conferma che la qualità dei
Lambruschi Modenesi è in continua ascesa", continua il direttore, "ci viene dai
numerosi riconoscimenti e premi che ogni
anno le nostre aziende ricevono in importanti manifestazioni nazionali ed estere»..
Altri compiti del Consorzio?
«Con la promozione e valorizzazione ci
occupiamo della divulgazione del
Lambrusco su tutto il territorio italiano
ed estero partecipando a manifestazioni di
rilievo, fiere, incontri con operatori e
giornalisti del settore, enoteche, ristoratori
ma anche le più importanti catene di
distribuzione dove il Lambrusco è ben
posizionato».
E poi un bicchiere di Lambrusco fa bene
alla salute. Una ricerca scientifica pubblicata alcuni anni fa da International
Journal for Vitamin and Nutrition
Research, dimostra che l'assunzione di
vino Lambrusco previene lo stress ossidativo da pasto grasso.
32
Euposia Aprile 2014
IL LAMBRUSCO
E IL
S
abbinato ai
dolci, il
Lambrusco
mantiene quelle caratteristiche tipiche
della freschezza, acidità e
vivacità che
sanno esaltare
il sapore del
cibo.
Fra le grandi
categorie di
prodotti del
settore vitivinicolo, il
Lambrusco è
l'unico vino rosso frizzante
che, nelle tipologie secco,
abboccato, amabile e dolce, si
presta ad accompagnare un
intero pasto. Partiamo dagli
antipasti con il Lambrusco
Salamino di S. Croce che per
la sua particolare fragranza,
sapore vinoso e buona stoffa,
si abbina felicemente con:
salumi, insaccati, affettati, tra
cui il famoso prosciutto di
Parma, la mortadella ed il
Parmigiano-Reggiano, considerato il "re" della tavola e dei
formaggi.
Primi piatti: il gusto delicato
dei mitici tortellini in brodo,
deve essere accompagnato
con equilibrio dalla leggerezza
di un Lambrusco Salamino,
poi ci sono tutte le altre paste
asciutte farcite, al ragù, le
lasagne al forno e i maccheroni al "pettine" con ragù di
coniglio, dove il Lambrusco
Grasparossa di Castelvetro,
dal corpo più pieno ed intenso
ono tante le "affinità
elettive" del Lambrusco
con la cucina emiliana,
famosa in Italia e in tutto il
mondo per i suoi piatti ricchi,
delizia del palato, che ancora
oggi sono in grado di evocare
sensazioni del passato attraverso una cucina genuina e
casalinga.
Dunque, un binomio vincente,
dove i due prodotti si esaltano
a vicenda in una sinfonia di
sapori che appagano il palato.
E' certamente il "matrimonio"
più riuscito quello tra il
Lambrusco DOC ed i prodotti
dell'arte culinaria modenese e
più in generale della gastronomia emiliana, tanto da essere
portato ad esempio dai più
severi sommelier.
Il Lambrusco DOC di Modena,
infatti, con le sue tre varietà,
che sono il Salamino di Santa
Croce, Sorbara e Grasparossa
di Castelvetro esprimono al
meglio le loro caratteristiche
di schiettezza e genuinità,
abbinati a piatti tipici che
fanno parte della tradizione
gastronomica emiliana.
E' immediata la piacevolezza
dell'accostamento fra l'effervescenza dinamica e briosa del
vino con la grassezza delle
vivande: la nota acida del
Lambrusco asciuga e deterge
la bocca rendendo più leggere
le portate a base di carne di
maiale o a piatti sostanziosi,
ricchi di grassi e calorie mentre la componente tannica
contribuisce a togliere le
untuosità.
Anche nella versione amabile,
CIBO: AFFINITA’ ELETTIVE
gioca un ruolo importante di
contrasto sprigionando tutte le
valenze organolettiche ed esaltando i sapori dei singoli piatti. Ed infine i secondi piatti, il
Lambrusco di Sorbara, per la
sua nota aromatica, l'elevata
acidità, la leggerezza e la vivacità è l'ideale per il cotechino
e lo zampone serviti sopra un
letto di lenticchie nere; i calzigatti, fatti di polentina con
fagioli in umido. Mentre per
tutti gli altri piatti: arrosti, bolliti accompagnati da salse o
mostarda il vino indicato è il
Lambrusco Salamino S.Croce.
Ma il grande "appeal" del
Lambrusco DOC, un fenomeno
costruito nel tempo con passione ed investimenti, è stato
quello di uscire dai confini
della gastronomia emiliana e
di proporsi sulle nostre tavole
sposandosi magnificamente
con moltissimi piatti della
nostra gastronomia, come con
quello più famoso nel mondo,
la pizza.
Euposia Aprile 2014
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DEGUSTAZIONI
DI
IN NOME
SUA MAESTÀ
Quindici metodo classici inglesi alla
prova dei nostri degustatori. E il risultato conferma la continua crescita
qualitativa e l’arrivo di nuovi brand
dalle grandi potenzialità
< Spiega Tom Stevenson, nell’ultima edizione
della sua pluripremiata enciclopedia sugli spumanti
Christie’s realizzata assieme alla Master of wine Essi
Avellan, che la consapevolezza delle potenzialità
degli sparkling wine d’Oltremanica è esplosa internazionalmente nel 2009, dopo l’affermazione di
Nyetimber al concorso di Euposia “Bollicine dal
Mondo”.
In effetti, i tentativi precedenti di valorizzare la
nascente enologia inglese si erano scontrati con
diversi fattori: la scelta della scuola tedesca e non
francese sin dalla individuazione di vitigni e cloni;
il ridotto numero di ettari e di vignaioli in produzione; una certa qual ritrosia a farsi avanti condizionati, in parte, anche dal pensiero generale che
non vedeva nel Regno Unito il luogo ideale per
coltivare la vite.
Eppure - come sottolinea Duncan Schwab di
Sharpham - la coltivazione della vite risale ai
Romani e ai tempi della Conquista Normanna
erano ben 46 i siti geografici votati alla produzione
34
Euposia Aprile 2014
di vino, soprattutto legati alle abbazie monastiche.
Nel 12.mo secolo era la bevanda comune (un
penny al gallone) e ai tempi di Enrico VIII° c’erano
139 vigneti (undici dei quali della Corona, e il
resto diviso fra nobiltà e la Chiesa).
Oggi i vigneti in produzione sono circa 400 per
1.400 ettari e 2 milioni di bottiglie.
A far decollare la nuova enologia inglese sono stati
però due fatti inaspettati: il cambiamento climatico
che ha alzato le temperature e la caparbietà di due
Yanks - Stuart e Sandy Moss - i primi proprietari
di Nyetimber che sono stati i veri “pionieri”: senza
vincoli ideologici, chiesero aiuto ai professionisti
francesi abbandonando la scuola di Geiseheim.
Prova ne sono la costante crescita dei produttori
inglesi al Challenge di Euposia e il supporto che la
stessa famiglia reale ha dato ai suoi sudditi vigneron, rinnovando una tradizione centenaria, ed
impiantando lei stessa un vigneto nel 2011 nel
Castello di Windsor e concedendo alla Duchessa
di Cornovaglia di presiedere l’associazione dei produttori. >
SPARKLING BRITISH ISLES
Euposia Aprile 2014
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SPARKLING BRITISH ISLES
DEGUSTAZIONI
ANCRE HILL ESTATES
WALES
PINOT NOIR-SEYVAL BLANC 2008
ANCRE HILL ESTATES
WALES ROSÉ
PINOT NOIR-CHARDONNAY 2009
Joy e Richard Morris hanno iniziato a piantare le prime vigne nel
2006, aiutati dai loro quattro figli:
siamo nel Galles in una zona collinare contraddistinta da lunghe
giornate soleggiate e da precipitazioni contenute. La cantina
(ad agosto sarà pronta la nuova
sede realizzata seguendo i principi dell’ecosostenibilità) viene
gestita seguendo i dettami dell’agricoltura biologica per
abbattere l’impronta carbonica
della tenuta: impatto visivo dall’esterno minimale, pareti di balle
di fieno ed altri materiali ecologici, tetto sotto uno strato d’erba,
recupero e riutilizzo delle acque.
«Vogliamo preservare la bellezza
del nostro Galles e l’integrità dei
nostri vini» spiegano i Morris. La
certificazione bio Demeter è arrivata nel 2013.
I vigneti hanno già conosciuto
cambiamenti radicali: ad esempio è sparito il seyval blanc (che
pure aveva vinto il titolo di
Campione del mondo alla sua
prima annata, nel 2008) per
essere sostituito dall’albarino che
così andrà ad affiancarsi al pinot
nero ed allo chardonnay; i
vigneti si estendono in due blocchi per poco meno di cinque
36
Euposia Aprile 2014
ettari di sviluppo.
2008 PINOT NOIR/SEYVAL BLANC
Si tratta di uno SW di passaggio
in attesa dell’abarino in purezza
(e sarà interessante vedere il
confronto con gli albarino SW
della Galizia...); blend 50-50 con
tre anni e mezzo di permanenza
sui lieviti. Grande impatto ed
ampiezza di profumi al naso, con
note floreali di acacia e fieno
supportate da una vena più citrina. Palato molto fresco, con una
predominanza di sentori di cedro
candito e di frutta. Note eleganti
di crosta di pane. Di bella mineralità.
2009 ROSÉ
Due terzi pinot nero, un terzo a
chiudere chardonnay. Due anni
e mezzo sui lieviti, gradazione
11,5°.
Anche in questo caso all’olfatto
si esprime nel migliore dei modi:
note vegetali si fondono con
quelle più fruttate, di lievito e
crema pasticcera. Il palato è sufficientemente ampio con un
ritorno di piccoli frutti rossi e note
più citrine di ananas rosa. Finale
lungo e sapido. Assai gradevole
ed invitante.
BOLNEY WINE ESTATE
SUSSEX
CUVÉE ROSÉ 2009
Nel cuore del Sussex, in
una località ricca di
fascino con tracce della
presenza Romana, dal
1972 opera Bolney W.E.
che oggi è guidata dalla
seconda generazione:
Samantha Linter. Sono
quasi 20 ettari di proprietà con un bel portafoglio
di vini fermi e sparkling;
questi ultimi sono tutti di
assoluto valore e si
impongono per tipicità e
fragranza.
Questo Rosé, ad esempio, un pinot noir che
rimane diciotto mesi sui
lieviti e che si impone per
il suo equilibrio: i profumi
sono ben marcati, al
palato si evidenziano
note di ciliegia e di brioche. Lungo, molto appagante ed invitante alla
beva.
BOLNEY WINE ESTATE
SUSSEX
BLANC DE BLANCS 2009
Chardonnay in purezza con due
anni e mezzo sui lieviti. E’ uno dei
SW inglesi più premiati e mette
assieme la vibrante freschezza
del Nuovo Mondo con la sostanza, la struttura del Vecchio
Mondo. La definizione non è di
Euposia, ma di Jancis Robinson e
vale come un passe-partout per i
mercati del mondo. Per i nostri
palati, in verità, la spinta citrina è
sin troppo forte con marcate
note di ananas bilanciate dalle
note dei lieviti. Un vin-de-garde
potenziale che promette una
bella longevità e che, onestà
vorrebbe, andrebbe riprovato
da tre, cinque anni per valutarne
l’evoluzione. La complessità è
già presente sin d’ora; la lavorazione affidata alle capaci mani
di Sam promette altrettanto
bene.
E questo è un po’ il limite degli
SW di Sua Maestà: scappano via
in fretta dalle cantine. I produttori sono contenti, ma ci manca
sempre la prova del nove.
Euposia Aprile 2014
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SPARKLING BRITISH ISLES
DEGUSTAZIONI
RIDGEVIEW
SUSSEX
GROSVENOR BLANC
DE BLANCS
2008
Nel 1994 Christine e Mike
Roberts avviarono questa
cantina che si trova ad
appena 88 miglia in linea
d’aria dalla Champagne. E
dalla regione francese presero i cloni di chardonnay,
pinot nero e pinot meunier e i
portainnesti. Ma questa è
stata l’unica concessione
fatta ai francesi: Mike Roberts
è infatti uno strenuo difensore
della primogenitura inglese
nella rifermentazione in bottiglia ed ha persino registrato il
nome Merret (da Christopher
Merret che nel 1662 in documenti conservati alla Royal
Society spiegò come si produceva un vino spumante, 30
anni prima di Dom Perignon e
70 anni prima che venisse
fondata una maison di
champagne). Le necessità
della cantina hanno portato
poi ad aggiungere ai propri
vigneti anche quelli di viticolotori vicini tutti adiacenti al
South Downs national park.
Si tratta di una maison a conduzione familiare che vede
impegnati Christine, Mike e i
loro figli.
38
Euposia Aprile 2014
RIDGEVIEW
SUSSEX
VICTORIA ROSE 2009
GROSVENOR BLANC DE BLANCS
2008
La qualità di questo chardonnay in purezza cresce di
anno in anno e oramai la forbice coi big del Regno Unito
si è chiusa: sempre più spesso
questo SW, ma non soltanto
lui, viene richiesto in degustazioni internazionali ed a cene
ufficiali dell’establishment
inglese. Profumi immediati e
profondi di crosta di pane,
cedro, pesca a pasta bianca
che, al palato, si fondono
con note citrine più marcate
ed aromatiche.
VICTORIA ROSÉ 2009
Blanc de noir realizzato con
pinot meunier, al 63%, e da
pinot noir. Meno famoso del
Fitzrovia Rosè (oramai uno dei
vini icona della spumantistica
inglese), sta iniziando il suo
cammino verso il top della
classifica: poche ore di contatto bucce/mosto. Al naso
frutti rossi e crema pasticcera, con finali sentori di miele;
palato pieno, ricco e setoso,
dove tornano le note fruttate
e di ananas rosa. Finale minerale. Molto intrigante.
MEOPHAM VALLEY
KENT
BRUT 2009
Un’altra maison a carattere
familiare: David e Pauline
Gray hanno comprato i primi
due ettari di vigneto nel 1991
e tre anni dopo hanno realizzato la prima vendemmia. I
vitigni usati sono chardonnay, pinot grigio, pinot nero e
reichensteiner, incrocio questo fra il mueller-thurgau e la
madeleine angevine: un vitigno prolifico, dalla maturazione anticipata con mosti
ricchi di zuccheri.
La coltivazione è biologica.
All’olfatto emergono profumi
floreali e di erbe di campo,
con note di frutta a pasta
bianca come pesca, pera e
note più stringenti di lime. Il
palato vanta una spalla
acida importante, con note
più aromatiche e di agrumi.
CAMEL VALLEY
I lettori più affezionati di Euposia oramai
conoscono praticamente tutto di Bob
Lindo che con la sua famiglia (Sam negli
ultimi anni è stato eletto miglior enologo
del Regno Unito) conduce la prima cantina ad affacciarsi sul Continente.
Avviata nel 1989, Camel Valley, in
Cornovaglia, è diventata ben presto un’icona della produzione inglese in virtù dei
tanti riconoscimenti internazionali e della
grande capacità di Bob di “fare squadra” promuovendo nel mondo non soltanto la propria cantina, ma anche il
complesso della rinata enogastronomia
britannica.
Le prime viti sono state piantate da Bob
e sua moglie Annie che passo dopo
passo, mattone dopo mattone, hanno
costruito assieme questa bellissima realtà.
2011 CORNWALL PINOT NOIR ROSÉ
Questo è il Rosè che, alla cieca, dopopoco tempo chiunque è in grado di riconoscere per freschezza, fragranza di profumi, estremo equilibrio al palato e grande, grande, ricchezza di aromi. Piace,
piace sempre. E’ invitante e mai banale.
ANNIE’S ANNIVERSARY 2010
Sono pochi i vigneti al mondo che possono vantare di essere stati piantati da una
sola persona: le 5mila viti di seyval blanc
di Camel Valley invece conoscono un’u-
2010 WHITE PINOT NOIR
Blanc-de-noir di spessore. 15 mesi sui lieviti, con profumi fruttati e palato ampio,
ricco, con finale gradevolmente di lievito.
nica mano: quella di Annie Lindo. Questo
SW di seyval blanc in purezza a lei dedicato è stato eletto “miglior metodo classico del Regno Unito” all’ultimo
Challenge di Euposia: è molto fresco, tipicamente inglese per acidità, con note
citrine marcate, ma ben controllate da
note più profonde di lievito.
A seconda dell’annata, 12 o 24 mesi sui
lieviti. Da bere giovane o da conservare
e bere entro il 2025.
Euposia Aprile 2014
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DEGUSTAZIONI
SPARKLING BRITISH ISLES
JENKYN PLACE VINEYARD
HAMPISHIRE
JENKYN PLACE BRUT 2009
HUSH HEATH
KENT
BALFOUR BRUT ROSÉ 2010
Si tratta di una delle più
giovani cantine inglesi,
avviata nel 2000 da
Richard Balfour-Lynn che
ha impostato l’attività
facendosi aiutare dal
master of wine Stephen
Skelton. L’idea è stata
subito quella di focalizzarsi su una sola tipologia
di vino, un rosé che vede
pinot noir, al 53%, affiancato da chardonnay
(38%) e pinot meunier a
chiudere. Per rendere il
Baolfour Rosé un vino di
livello internzionale, Hush
Heat ha “sottratto” la
giovane winemaker di
Manchester, Victoria Ash,
da Ridgeview dove era
arrivata dopo diverse
esperienze professionali
in Nuova Zelanda Sacred Hill e Mission
Estate - e un diploma al
Plumpton College, nel
Sussex, alma mater di
molti dei giovani winemaker inglesi.
Hush Heat dall’iniziale
ettaro e mezzo di vigneto si è progressivamente
40
Euposia Aprile 2014
allargato, acquisendo
nuovi terreni, e raggiungendo oggi poco meno
di dodici ettari.
Una cantina è stata
costruita nel 2010 arrivando così ad una produzione totalmente
autonoma, mentre nelle
sei annate precedenti si
era operato attraverso le
strutture di Chapel
Down.
Balfour Rosé è un vino
molto sofisticato che
punta tutto sulla forza e
la freschezza del frutto e
la cui spalla acida viene
perfettamente bilanciato dalla liquer d’expedition che porta lo zuccheraggio a dodici
grammi/litro.
Sono immediati i profumi
al naso con note floreali
molto marcate, frutti
rossi, ciliegia e fragola. Al
palato note di ananas,
di nuovo i frutti rossi con
una nota più leggera di
lieviti. Finale minerale.
Molto elegante e molto
invitante.
Simon e Rebecca Bladon hanno
comprato questa tenuta, molto
bella, nel 1997 ed hanno piantato
le prime vigne nel 2004 su colline
calcaree esposte a mezzogiorno.
La prima annata, nel 2006, venne
vinificata da Ridgeview per poi dal
2008 passare a Winston Estate, che
è un nuovo progetto imprenditoriale della famiglia Bladon nel West
Sussex. L’enologo, l’irlandese
Dermont Sugrue, proviene da
Nyetimber. Ad oggi gli ettari vitati
sono circa cinque.
Con 35 mesi sui lieviti questo Brut
2009 si esprime con una forza ed
una vitalità impressionanti: il blend
vede i tre vitigni tipici dello champagne chardonnay, pinot nero e
pinot meunier (65-25-10%). Olfatto
ricco, palato coerente: ha carattere e ci tiene a mostrarlo tutto.
SHARPHAM
DEVON
BRUT 2010
SHARPHAM
DEVON
BRUT ROSÉ 2010
Sharpham è una delle
realtà più importanti del
Regno Unito con ben 200
ettari di coltivazioni fra
vigneti e foraggio. Assieme
alla produzione di vino,
infatti, c’è da registrare
una interessante atttività di
produzione di formaggi. Le
prime vigne, ad ogni
modo, sono state piantate
nel 1987 e la gestione
della produzione vinicola è
affidata a Duncan
Schwab. Ma la tradizione
vinicola lungo il fiume Dart,
dove sorge Sharpham col
suo maniero del
Settecento, risale ai
Romani che qui piantarono vigne presenti anche ai
tempi della Conquista
Normanna attorno al 1066,
quindi ben 500 anni dopo
la caduta dell’Impero
romano d’Occidente.
Insomma, qui il vino ha il
suo perchè e Duncan fa di
tutto perchè i suoi metodo
classico rispecchino il valore di questo lascito. La sua
Riserva si è ben comportata nelle passate edizioni
del nostro Challenge.
BRUT 2010
Il blend vede pinot grigio
(ben il 75%) con pinot nero
e pinot meunier. Nove
mesi sui lieviti (sboccatura
a maggio 2013) per un
bicchiere dal colore brillante, dai riflessi dorati e un
fine perlage; profumi
intensi di brioche e mela
golden, con un palato
pieno, fruttato, con un
finale di mela golden e
agrumi.
PINK 2010
Pinot blanc e pinot noir in
pari percentuale nel
blend. Anche questo SW
fa nove mesi sui lieviti e la
sboccatura è del giugno
scorso.
Profumi immediati di lampone al bicchiere e di frutti
neri di bosco; il palato è
ampio, con note fruttate
molto calde e di pompelmo rosa. Finale sapido,
buona spalla acida, promette una buona longevità.
HATTINGLEY VALEY
HAMPSHIRE
CLASSIC CUVÉE 2011
Da Hattingley la storia ha chiuso un
cerchio: un tecnico tedesco, rimasto nell’Hampshire dopo la fine
della Seconda guerra mondiale
(era un prigioniero di guerra) ha
sistemato i vigneti in un territorio
ancora contrassegnato dai crateri
della Battaglia d’Inghilterra. Questo
tecnico è Ernst Weis ed ha piantato
i vigneti seguendone la crescita:
poco più di 7 ettari piantati a chardonnay, pinot grigio, pinot nero,
pinot meunier e chenin blanc.
Otto mesi sui lieviti per un blend tradizionale (la Champagne è vicinissima e il suolo praticamente identico) con al vertice lo chardonnay
ma con fermentazione e invecchiamento in botti di Borgogna.
Il risultato è uno SW inglese che,
però, riesce a arrotondare la spiccata freschezza tipica di questi vini
con note più calde, mature, dove si
ritrovano spezie dolci e frutta
secca.
Lavorazioni attente, produzioni
ancora limitate, ma una via originale.
Siamo certi che ne sentiremo ancora parlare e che lo ritroveremo ben
presto al vertice della produzione
inglese.
Euposia Aprile 2014
41
LAMBERTI
CANTINE
I
50 R UGGENTI
Fondata nel 1964, la Cantina scaligera è
una delle punte di diamante del Giv grazie
alla sua focalizzazione sui grandi vini
veneti, a cominciare dal Bardolino
nel cui territorio ha sede
< Fondata nel 1964 a Lazise, la cantina Lamberti
deriva il suo nome da quello di una delle più antiche casate veronesi, quei Lamberti che furono
Signori di Verona e dalla omonima Torre dei
Lamberti che tuttora svetta nella
piazza delle Erbe di Verona.
Oggi tra le più importanti aziende vinicole del veronese, nasce
originariamente come produttrice del Bardolino Classico. La
cantina Lamberti si è sempre
dedicata alla valorizzazione di
questo grande vino del quale
viene considerata un importante produttore tanto
che per i turisti italiani e tedeschi la Cantina
Lamberti era ed è tutt'oggi un simbolo dei vini del
Lago di Garda.
Ma a questa importante realtà vitivinicola va anche
42
Euposia Aprile 2014
il merito di aver compreso per prima le potenzialità
non solo del Bardolino ma anche del Soave e del
Valpolicella che ha contribuito a rilanciare con la
sua produzione di “classici del Veneto” della linea
Santepietre.
Il cuore pulsante dell'azienda è
nella storica tenuta di Cavaion
Veronese, dallo scorso anno
aperta al pubblico: Tenuta
Preella Lamberti.
Si trova nella zona del
Bardolino Classico ed è diventata di proprietà della cantina
Lamberti nel lontano 1968: un vigneto che si estende su una superficie di 27 ettari vitati ed una originale corte colonica attorno alla quale si svolgono le
principali attività di vinificazione.
Nell'antica casa, completamente ristrutturata, è
Euposia Aprile 2014
43
LAMBERTI
CANTINE
stato creato un accogliente punto degustazione e vendita in cui è possibile non solo
acquistare vini tipici del lago di Garda ma
anche quelli di diverse cantine del territorio
italiano, in una sorta di itinerario nella cultura enologica della penisola.
E proprio a Tenuta Preella Lamberti si svolgeranno molte interessanti iniziative con
l'intento di coinvolgere storici e nuovi
wine-lovers della cantina: i festeggiamenti inizieranno in occasione di
Vinitaly, che per Lamberti sarà
gioioso con feste organizzate nell'antica corte, animate da musica,
auto d'epoca e dalla degustazione
della produzione top della casa.
Da aprile i clienti Lamberti
potranno collaborare attivamente
con il team agronomico della
tenuta impegnato nei lavori di
reimpianto di un nuovo vigneto e
negli stagionali lavori di mantenimento e di potatura dei vigneti
esistenti.
Ancora musica e vini Lamberti
abbinati alle specialità gastronomiche locali per invitare amici e
consumatori a Tenuta Preella in
occasione di Cantine Aperte che
si terrà domenica 26 Maggio.
Oltre alla storica linea
44
Euposia Aprile 2014
Santepietre, si potranno degustare due vini
novità, creati per festeggiare i “primi 50
anni” della cantina e rivolti alla valorizzazione delle denominazioni peculiari di
Verona: i Garda Doc, affermazione orgogliosa e affezionata del legame con il terroir
unico in cui la cantina è nata.
Un Garda Doc Bianco e un Garda Doc
Rosso che esprimono il forte carattere territoriale nelle uve scelte ma anche la solida
vocazione internazionale della Lamberti che
si identifica con un life-style giovane e
moderno.
A ulteriore conferma di ciò la linea a basso
contenuto di alcol e di calorie, ottenuta in
modo naturale grazie alla vendemmia anticipata realizzata in alcuni vigneti particolarmente ben esposti, che si compone di due
varietali - chadonnay e pinot grigio- e di
due rosati, blend di corvina, merlot e rondinella.
Infine, per attirare e promuovere il Lago di
Garda e le sue eccellenze, in primavera verrà
lanciato via web un Contest Internazionale:
i vincitori potranno trascorrere dei weekend
sul Lago di Garda e godere dei paesaggi e
delle gioie enogastronomiche offerte dal territorio.
Le iniziative potranno essere seguite su:
www.cantinelamberti.it . >
CANTINE
< Grave perchè, come le grave fra Veneto e Friuli, è
un terreno molto calcareo, con sessanta centimetri
di sassi bianchi, dove la vite deve lavorare duro per
arrivare al nutrimento; “di Stecca” perchè...boh, il
ricordo della ragione del toponimo si è perso nel
tempo.
Quello che è rimasto, però, è una splendida residenza, villa Barberina, con quattro ettari di terreno,
tutti circondati da un muro di pietre. Dei quattro
ettari, 2,4 sono a vigneto, circondati da un parco di
alberi secolari capaci di creare un unicum climatico.
46
Euposia Aprile 2014
NINO FRANCO
Primo Franco, uno dei produttori più celebrati del
Prosecco di qualità nel mondo, l’ha prima presa in
affitto agli inizi degli Anni Novanta e poi l’ha acquistata per, oltre alla sua residenza, trasformarla in una
delle sue sfide più grandi.
Perchè questo è, di fatto, il primo vigneto di questo
negociant che dopo aver selezionato una squadra di
fedeli agricoltori non disdegna adesso di diventare
anche recoltant, produttore in proprio.
Per questo ha passato, assieme alla moglie, mesi a
selezionare le piante, a scegliere le più resistenti,
Q UEL C LOS A
VALDOBBIADENE
Un vigneto in centro storico, nel cuore
della Docg, circondato da un muro
di pietre: un paradiso di quattro ettari
che racchiude un nuovo tesoro
di Giulio Bendfeldt
quelle più belle, per poi farle
reinnestare in Francia scegliendone il portainnesto più adatto e
poi reimpiantando via via tutto
il vigneto.
Fra le scelte, anche quella di
puntare alla totale sostenibilità,
di arrivare alla certificazione bio
e da questa chiedere via via a
tutti i fedeli conferitori di passare progressivamente a coltivazio-
ni sempre più sostenibili.
E’ la figlia di Primo, Silvia, a
raccontare ad Euposia, senso e
tappe della sfida: «Credo che il
senso sia proprio la sfida stessa,
stravolgere il pensiero di seguire
soltanto la delicata fase della
vinificazione e della rifermentazione, lasciando agli agricoltori il
compito di seguire al meglio le
vigne. Certo, anche con l’aiuto
del nostro staff tecnico, per arrivare a regole condivise e standard qualitativi sempre più d’eccellenza. La specializzazione
spinta come scelta strategica.
Grave di Stecca rovescia un po’
questa visione: Primo diventa
agricoltore e testa sulla propria
pelle vantaggi e svantaggi della
situazione, imprevisti compresi.
Gli inizi sono di sperimentazioEuposia Aprile 2014
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NINO FRANCO
48
Euposia Aprile 2014
ne, mio padre cerca soluzioni per
vini nuovi, cerca la strada anche della
vendemmia tardiva per realizzare un
vio fermo che fosse sì fortemente
legato al suo territorio d’origine, ma
anche innovativo, fuori dagli schemi
anche lui testimoniare - come il “Primo
Franco” - della capacità di invecchiamento
senza perdere identità del Prosecco».
Sei più diciotto fa ventiquattro: non valeva
a questo punto puntare direttamente ad un
metodo classico?
e fuori da quella visione
oramai divenuta standard del Prosecco. Una
via che sapevamo stretta, un mercato divenuto piccolo: ci abbiamo
provato.
Prove su prove, poi la
decisione: il “clos”
sarebbe diventato un
Prosecco charmat, sebbene con caratteristiche innovative. La
prima annata spumantizzata è stata il 2007:
sei mesi sui lieviti in
acciaio e poi altri
diciotto mesi di affinamento in bottiglia. Un
tempo lunghissimo
per un Prosecco:
Grave di Stecca,
insomma, doveva
«La risposta è duplice. La prima, banale, è
di logistica: non abbiamo spazio per cataste
e cavalletti. La seconda, invece, è legata alla
natura stessa del vitigno Glera, che resta un
vitigno semiaromatico con la sua forza concentrata nei profumi primari. Nel metodo
classico questi verrebbero penalizzati a favore di quelli secondari, più evoluti. E’ una
strada legittima anche il metodo classico,
ma noi abbiamo scelto diversamente».
Grave di Stecca - 11mila bottiglie il millesimo 2011 in uscita fra poche settimane, su
un milione di bottiglie di produzione complessiva - però non presenta in etichetta la
Docg.
«Anche questo è frutto dell’unicum di questo clos che porta ad un Prosecco dai profumi e dai sapori così unici e particolari che
molto spesso la commissione camerale per
l’assegnazione della denominazione ha faticato a ritrovarsi. E’ un vino che va raccontato. Così, presenta soltanto il suo nome,
basta e avanza». >
GIRO D’ITALIA
L’A MBIENTE
AL C ENTRO
< La storia della Carpineto inizia nel 1967 ad opera di
Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, due
profondi conoscitori della vitivinicoltura, ma con esperienze diverse.
Sacchet, originario della provincia di Belluno, enologo
per vocazione e studi alla scuola di enologia a
Conegliano, si forma professionalmente in Toscana.
Zaccheo, pugliese, nell'azienda di famiglia si è sempre
occupato di vino, della coltivazione della vite, della produzione e commercializzazione del vino.
Innamorati del territorio e della vitivinicoltura Toscana,
decidono di dar vita a un ambizioso progetto per la
produzione di un Chianti Classico di livello internazionale, rivisitando in chiave moderna tutta la filiera produttiva del Chianti, rimasto finora troppo tradizionale e
50
Euposia Aprile 2014
legato a vecchi schemi e tecnologie non all'altezza di
quello che oggi chiede il mercato.
L'ambizioso progetto prende forma e sostanza partendo
dalla convinzione che la terra e il territorio nel suo
insieme della Toscana, possedessero un enorme potenziale per la produzione di veri grandi vini largamente
superiori agli standards del tempo, con l'applicazione di
nuove e adeguate tecniche nel vigneto e in cantina.
Oggi la Carpineto, una delle più importanti realtà della
vitivinicoltura Toscana e azienda leader conosciuta in
tutto il mondo, dalle cui cantine escono circa 3 milioni
di bottiglie, di cui l'80% vendute all'estero in 70 Paesi,
raccoglie attorno a sé 4 aziende vinicole, tutte "arredate" con le più moderne tecnologie, che sono dislocate
sul territorio nelle zone più vocate alla produzione di
CARPINETO
Cinquant’anni di lavoro, più di 400 ettari
vitati nel cuore delle più pregiate aree
produttive della Toscana. Ed ora una nuova
sfida: preservare il patrimonio naturale
di Enzo Russo
vini doc, docg e olio extra vergine
d'oliva: Dudda in Greve in
Chianti; Gaville - Alto Valdarno;
Montepulciano/Chianciano;
Gavorrano in Maremma .
Ma il vino è anche un prodotto
delicato che ha bisogno di tanta
cura e attenzione soprattutto partendo dal terreno e poi di tutta la
filiera produttiva. Cosa sta facendo
l'Azienda per salvaguardare questo
patrimonio?
Ne parliamo con il direttore commerciale della Carpineto, Antonio
Michael Zaccheo Jr, appena rientrato dagli Stati Uniti, sempre in
giro per il mondo per promuovere
e far conoscere gli importanti vini
dell'Azienda e anche alla ricerca di
nuovi mercati emergenti.
«Noi ci rendiamo conto di essere
tra i protagonisti della conservazione del territorio e da anni la
Carpineto è impegnata nella riduzione globale dell'impronta del carbonio. Da sempre siamo impegnati
nella difesa dell'ambiente.
Ecco i numeri dell'eco-sostenibili-
tà: 439 ettari di terra di cui circa
100 a bosco; oltre 400km di filari
di vite con un enorme superficie
fogliare; impianto fotovoltaico da
150kw; salvaguardia della biodiversità; agricoltura di precisione con
tecnologia di ultima generazione.
Stabilizzazione spontanea dei vini
riserva; abolizione di additivi,
coadiuvanti e stabilizzanti; certificazione IFS e Iso 9001».
Quali sono le iniziative prese
dall'Azienda?
«Da anni la Carpineto è impegnata
Euposia Aprile 2014
51
GIRO D’ITALIA
nel quotidiano per sostenere un agricoltura eco-sostenibile di precisione, etica
ed integrata. Partiamo dalla concimazione del terreno, fase molto importante, dove vengono utilizzati soltanto fertilizzanti naturali misti (letame od
altro) e non chimici per arricchire le
sostanze organiche del terreno e migliorarne la qualità fisica, chimica e biologica.
In aggiunta, in base ad analisi
fogliari, interveniamo applicando in forma nebulizzata
solo le sostanze che mancano, tipo l'azoto. In questo
modo diamo al terreno
una sostanza organica che
ne migliora la qualità nel
tempo ed alla pianta solo
gli elementi necessari,
nella dose e nel momento
giusto. Poi c'è l'irrigazione, altro passaggio fondamentale, dove in base a
delle sonde sotterrate nel
terreno siamo in grado di
stabilire esattamente quando è necessaria l'irrigazione di soccorso.
Anche qui l'acqua viene
data nella dose e al
momento giusto».
Per fare tutto questo,
come fate?
«Viene fatto da mezzi
agricoli di ultima generazione e all'avanguardia
che consentono di ottimizzare gli input, minimizzare gli sprechi, salvaguardare la biodiversità e
la salute dei terreni, riducendo drasticamente l'impronta del carbonio dell'intera filiera produttiva».
Antonio Michael Zaccheo,
52
Euposia Aprile 2014
con i suoi occhi azzurri e l'ampio sorriso,
esprime tutta la sua soddisfazione e compiacimento per quanto sta facendo la
Carpineto per la salvaguardia dell'ambiente
e per la produzione di vini di alta qualità.
«Dalla vite sana si produce un'uva integra,
allevata in perfetta armonia con il suo terri-
torio da cui ne deriva caratteristiche tipiche
ed uniche. Sono uve sane, prive di muffe e
conseguentemente delle possibili ocra tossine nocive.
La velocità di portare l'uva in cantina,
facendola raffreddare, permette una fermentazione in un ambiente caratterizzato dalla
massima igiene rendono il vino privo di
altre sostanze nocive tipo le ammine endogene.
In cantina le riserve vengono fermentate con
lieviti autoctoni mentre i vini giovani vengono prodotti con lieviti selezionati. Il processo fermentativo procede all'insegna della
semplicità, solo con periodici rimontaggi
utilizzando pompe peristaltiche di grosse
dimensioni che muovono il vino delicatamente mentre è mantenuto a temperatura
controllata molto dolcemente.
La vinificazione di precisione prevede solo
interventi fisici tipo il raffreddamento per le
riserve e la filtrazione tramite membrana per
i vini giovani. Non utilizziamo additivi,
coadiuvanti e stabilizzanti di nessun genere,
con l'eccezione del solfito». >
CARPINETO
IL PROTOCOLLO UTILIZZATO
L’
insieme delle regole descritte
non costituisce soltanto una
disciplina autoimposta allo
scopo di raggiungere gli obiettivi di
qualità prefissati, ma è anche e
soprattutto il modo per esprimere
quello che per noi è il "Vino": passione, emozione, natura e cultura.
- Profumi e sapori puliti e ben definiti.
- Assenza di percezioni aggressive.
- Sensazioni morbide e vellutate, non
determinate da residui zuccherini.
- Longevità.
- Elevato coefficiente di tollerabilità.
Per raggiungere questi obiettivi ci
siamo dati delle regole molto severe
che si
concretizzano in un vero e proprio
codice:
- Adozione di moderne tecniche agricole per gli interventi, sia sulla vite
che per la lavorazione dei terreni.
- Trattamenti fitosanitari ecocompatibili, condotti con l'oculatezza determinata dalla conoscenza dei fenomeni
derivanti dagl'interventi.
- Massima attenzione per la salvaguardia della biodiversità.
- Produzione e utilizzo di energia rinnovabile fotovoltaica.
- Razionalizzazione e tempestività
nelle operazioni di raccolta atte a
garantire la massima qualità e sanità
delle uve.
- Igiene estrema e sanificazione quotidiana di tutti gli impianti.
- Controllo giornaliero e quasi maniacale delle temperature e dei dati
analitici dei mosti e dei vini durante le fermentazioni.
-Utilizzo di lieviti naturali selezionati in grado di garantire
processi fermentativi esenti
da produzioni di sostanze
nocive come le ammine
endogene.
- Stabilizzazione, spontanea per le riserve e i grandi vini, con l'ausilio del
freddo per i vini giovani e
correnti.
Messo al bando
l'utilizzo di additivi,
coadiuvanti e stabilizzanti,
seppur permessi dalla
legge. Unica sostanza
ancora oggi utilizzata ed
insostituibile, rimane il
solfito del quale si fa uso
in misura largamente al di
sotto ai limiti previsti dalle
norme di legge.
- Vini testati, prima,
durante e dopo l'imbottigliamento, con standard
analitici più restrittivi dei
limiti previsti dai disciplinari di produzione e dai
protocolli dei vini "biologici".
- Certificazione IFS ed Iso
900.1.
Euposia Aprile 2014
53
GIRO D’ITALIA
L A R INASCITA
< C’è un pezzo, piccolo o grande a seconda delle esperienze personali, che lega la “piccola Patria” a quella più
grande; un qualcosa che rende il Friuli-Venezia Giulia
una parte imprescindiscibile della storia di ciascuno di
noi.
Tutti abbiamo studiato Giuseppe Ungaretti e “San
Martino del Carso”; qualche milione di Italiani qui ci
ha fatto la naja e ancora ricorda, assieme alla freschezza
dei vent’anni, paesaggi e borghi; altrettanti milioni
l’hanno vista alle prese col terremoto e hanno partecipato, in mille modi, alla sua ricostruzione. Ma nella
“piccola Patria” ce n’è un’altra, isontina e goriziana, più
piccola forse geograficamente, ma immensa per cosa
ha significato e, soprattutto, per cosa potrà significare
54
Euposia Aprile 2014
da oggi in avanti.
Questa Patria ancora più piccola è stata bagnata dal
sacrificio di centinaia di migliaia di ragazzi (e davvero
non importa quale bandiera servivano) nella drammatica prima metà del Novecento: la nostra Borgogna
(fatta di tenacissimi vigneron) è anche la nostra
Champagne dove la Storia è passata come un enorme
aratro distruggendo tutto e tutti, costringendo i superstiti a durissimi conti col passato. Una Patria che è
stata il segno tangibile della divisione d’Europa, di
quella cortina di ferro che dal Baltico arrivava
all’Adriatico passando “dentro” Gorizia e che, per questo, è stata al centro di tantissime attenzioni. Ed oggi,
che quella cortina non c’è più, che quelle attenzioni
COLLIO VITAE
Cinque produttori - Roberto Picech, Edi
Keber, Damijan Podversic, Damian Princic
e Dario Raccaro - per impremere una svolta
nel Collio oggi cuore d’Europa
sono calate, ha la grande sfida di
trasformare una “marginalità” nella
“centralità” di una grande Europa.
Questa Patria nella “piccola Patria”
è il Collio goriziano, quello diviso,
schiacciato dalla Storia, e che oggi è
un giardino dove la tradizionale
coltivazione della vite ha trainato
una capacità nell’agroalimentare
che lo rende non unico, ma certo
invidiabile.
Alla fine del luglio di cento anni fa,
il Collio (allora tutto facente parte
dell’Impero austroungarico) entrava
in guerra; meno di un anno dopo
da retrovia diventava prima linea. E
se dividiamo in due blocchi questo
secolo, la data di demarcazione è il
1964, la data di nascita del
Consorzio di tutela dei vini del
Collio (uno dei primi fondati in
Italia). Prima del 1964 sono cinquant’anni di lotte fratricide; dopo,
il boom economico, la nascita della
nuova Europa e la lenta riscoperta
della storia comune.
Oggi sono poco più di mille200
ettari di vigneto coltivati a regola
d’arte, una mezzaluna rivolta a
nord-est fatta di colline, castelli e
boschi, segnati da piccole strade e
da cippi confinari che segnano una
divisione così illogica che bisognava
proprio essere Inglesi per capirci
qualcosa.
Ma per non guardare soltanto al
passato, ma al futuro, un gruppo di
cinque vignaioli del Collio Roberto Picech, Edi Keber,
Damijan Podversic, Damian Princic
e Dario Raccaro - che tutti assieme
fanno poco più di cinquanta ettari
Euposia Aprile 2014
55
GIRO D’ITALIA
per 200mila bottiglie circa si sono messi assieme per
valorizzare ancor di più questo territorio.
Si chiamano “Collio Vitae” , ma non sono cinque sconosciuti: premiati (diversi Tre
Bicchieri in più annate), osannati dalla critica, attivi nell’associazionismo e nella vita del
Consorzio con una passione
ed volontà che ha superato
più di un ostacolo, oggi
vogliono qualcosa di più.
Di più dei singoli premi, di
più di una promozione che
pure è stata efficace (una bellissima campagna di Oliviero
Toscani, una comunicazione
sul territorio attraverso un gruppo di Vespe gialle a
disposizione degli enoturisti per sentire i profumi del
Collio arrivandone in ogni suo angolo; una bottiglia
originale ed uguale per tutti i produttori che, ovunque
nel mondo, li fanno riconoscere). Di più. Il Collio
come un unicum fatto di persone, di terra unica (le
marne del fondo oceanico, la ponca, che affiorano
costringendo la vite a cercarsi con le radici una strada
via via sempre pià profonda), di tradizioni che si
mischiano (tre culture: quella germanica, quella slava
e quella latina in un fazzoletto di terra con ulteriori
contaminazioni greche, ebraiche, turche); di vitigni
autoctoni come la ribolla.
Di più. Il Collio come un “unico” vino, blend dei più
caratteristici fra i tanti vitigni ammessi dalla Doc: e
56
Euposia Aprile 2014
quindi ribolla gialla, malvasia istriana e tocai friulano
(scusate, ma friulano da solo, io proprio non riesco a
dirlo...).
Di più. Un Collio che nel mondo
sia evocativo non più delle “ultime vigne dell’Impero”, ma del
cuore della nuova Europa; che sia
sinonimo internazionale di un
terra vocata al vino (ed all’ulivo,
così come alla ciliegia e ai tanti
prodotti di quell’orto di Vienna
che un secolo fa era il Goriziano)
alla pari di Alsazia, Borgogna,
Napa...
«Non vogliamo imporre niente a
nessuno - spiegano ad Euposia ma noi crediamo che avere ed impiegare troppi vitigni, soprattutto internazionali, non sia il modo più
efficace per creare valore nel Collio. Il valore nasce col
nostro lavoro quotidiano nei vigneti, negli sforzi fatti
per conquistare questi vigneti, acquisirli e portarli a
reddito. Questa mole di lavoro, questa fatica, questa
voglia di fare vino, questo impegno per coltivazioni
sempre più sostenibili e, in diversi casi, biologiche
senza nemmeno aver la cura di certificarle, si deve
percepire nel bicchiere. Tutto questo non può essere
soggetto alle mode di un momento: il momento dello
chardonnay, poi quello del pinot grigio...No, Collio
bianco come un vino “unico” , figlio di un unico territorio, non riproducibile per definizione.
(prosegue a pagina 58)
COLLIO VITAE
I CINQUE
“COLLIO BIANCO”
U
niti, ma diversi. Le cinque cantine riunite nel percorso “Collio Vitae” offrono
ciascuna una propria interpretazione
del Collio Doc. Il disciplinare della Doc, del
resto, lascia aperte a ciascun enologo molte
strade, utilizzando più vitigni e nelle percentuali che preferisce. Se questo è lo stato
attuale, l’idea di fondo è quella di portare
progressivamente, sulla base delle esigenze
delle singole cantine e coi propri tempi, verso
una valorizzazione di tocai friulano, malvasia
istriana e ribolla gialla.
Queste le note di degustazione di Euposia dei
cinque “Collio Bianco”.
AZ. AGR. PICECH
JELKA 2011
Jelka, Gabriella in lingua slovena, è il nome
della madre dell’attuale titolare della cantina,
moglie di Egidio, detto “il Ribel”, indiscussa
protagonista del duro periodo di passaggio
dalla mezzadria alla sudata proprietà dei
vigneti che dominano l’incantevole collina di
Pradis. Le uve provengono da vecchie vigne,
le prime sono del 1960, con resa molto
bassa e passano per lunghe macerazioni sulle
bucce e affinamento in legno. Botte grande
per il tocai friulano, tonneaux per malvasia e
ribolla gialla. All’olfatto, frutta matura e sen-
sazioni floreali e tropicali. Il palato è ampio, il
legno non è invasivo, e tornano le note fruttate, con finale minerale, che gradevolmente
vira verso note di mandorla e frutta secca.
DAMIAN PRINCIC
COLLE DUGA
BIANCO 2012
L’uvaggio vede sauvignon, tocai friulano e
chardonnay con presenze meno significative
degli autoctoni. L’azienda è giovane, sebbene
derivi diretamente da due generazioni di coltivatori che si sono stabiliti su questa collina sin
dal 1898, ma ha già ricevuto diversi riconoscimenti (un Tre Bicchieri nel 2013). Dalle sue
finestre, Damian Princic “domina” il Collio sloveno. Le uve vengono vinificate separatemente, alcune conoscono soltanto l’acciaio, altre
affinano in barrique francesi. L’assembleaggio
avviene nella primavera successiva alla vendemmia.
Qui i profumi diventano più diretti, floreali, la
frutta a pasta bianca matura, con note erbacee: il palato è anch’esso fresco, retto da una
bella acidità; però è ampio ed importante.
Tornano le note di frutta bianca, con un finale
molto lungo dove predominano senzazioni più
verdi.
(prosegue a pagina 59)
Euposia
Aprile 2014
57
GIRO D’ITALIA
Collio Vitae: in alto da sinistra, Dario Raccaro, Edi
Keber. Sotto: Roberto Picech, Damian Princic e
Damijan Podversig.
Non sarà cosa di domani, o dopodomani, ma i
nostri figli fra cinquant’anni, al prossimo cambio
di generazione, potranno contare su questo patrimonio. Probabilmente non saranno soli, altri
avranno compiuto questo passo. E allora “Collio”
non sarà una semplice definizione geografica o
una denominazione come altre: sarà davvero quel
cuore d’Europa che racchiudendone la Storia
indica la strada per un futuro comune».
Questo significa anche la possisbilità di vedere
una denominazione Collio che ricomprenda
anche quella parte (ed è la più vasta) di territorio
oggi Slovenia, la Brda?
La risposta è un rapido giro d’orizzonte, la caserma
della Guardia di Finanza che controllava il valico
agricolo di Castelletto è chiusa da anni, si passa da
una parte all’altra del confine senza nemmeno
accorgersene più.
58
Euposia Aprile 2014
«Magari in futuro, sì. Ma oggi, non abbiamo ancora
una perfetta identità di vedute, loro debbono ancora
conquistare la piena consapevolezza di questo territorio. Ci vuole tempo».
Quel tempo che qui, in Collio, non è più tiranno e
che restituisce dignità agli uomini. E che, vendemmia dopo vendemmia, sana le cicatrici del passato. >
COLLIO VITAE
(prosegue da pagina 57)
AZ. AGR. RACCARO DARIO
COLLIO 2012
Blend di tocai friulano, sauvignon e pinot grigio. Più volte premiato coi Tre Bicchieri,
Dario Raccaro è l’erede di una tradizione di
famiglia che risale sino al nonno Giuseppe
che arrivò a Cormons proveniente dalle vicine ma meno fertili valli del Natisone. La famiglia Raccaro trovò il suo spazio ai piedi del
Monte Quarin vicino alla chiesa di S. Maria
che ancor oggi appare in etichetta. Poco più
di quattro ettari di vigneto con un cru - il
vigneto Rolat - votato al friulano: protette
alle spalle dai venti freddi dal Monte Quarin,
le vigne godono di una lunga esposizione al
sole. Soltanto acciaio per questo Collio che al
naso vanta uno spettro molto ampoio di profumi: fiori bianchi, come il glicine, frutta a
pasta bianca e note più verdi, di fieno; il
palato è ampio, di bella acidità, con note
speziate che si affiancano a quelle di frutta
più matura e lievito. AZ. AGR. EDI KEBER
COLLIO 2012
Senza vie di mezzo, Edi Keber (trecento anni
di presenza in Collio per questa famiglia di
origine viennese) ha scelto da tempo di fare
soltanto un vino, il Collio, e di puntare ai vitigni autoctoni tocai friulano, malvasia istriana
e ribolla gialla. Altra via, non c’è.
Fermentazione e affinamento nelle vasche di
cemento. Possiamo discutere di tutto, ma su
questo Keber non tratta. Dalla sua cantina,
sovrastata dalla centenaria casa di famiglia,
lo sguardo spazia dal Collio alla Brda e viceversa, in questo zig-zagare bizzarro del vecchio confine. Attento a non perdere nulla
della storia e della tradizione della sua terra,
Edi ha comprato parte della vecchia pavimentazione in “masegni” di arenaria di Piazza
dell’Unità d’Italia a Trieste che qualche
“buontempone” aveva fatto togliere per
lasciare spazio all’asfalto... (oggi, una nuova
ristrutturazione ha riportato ad una pavimentazione più consona alla piazza ed alla sua
storia). Oggi, quei masegni “sorreggono” la
cantina di Edi Keber che li ha sottratti ad
una fine ingloriosa.
Eppoi c’è il vino “del contadino” come orgogliosamente evidenzia la retroetichetta.
Potente, complesso, ricco di sfaccettature,
dai profumi immediati e intensi, dal palato
minerale e ampio.
DAMIJAN PODVERSIC
KAPLJA 2009
IGT VENEZIA GIULIA
Da Damijan la storia diventa vigneto in senso
letterale: a fianco dei vigneti di Gradiscutta e
San Floriano, recenti acquisti hanno portato
in dote a questa cantina alcune parcelle del
Monte Calvario che domina Gorizia ma che
nel resto d’Italia è conosciuto più per il suo
nome slavo, Podgora. Una collina di soli 240
metri che però è stata oggetto delle otto battaglie dell’Isonzo, Alcuni vigneti erano stati
abbandonati nel tempo, via via Damijan li ha
acquistati e li ha riportati in esercizio.
Il blend vede chardonnay, tocai friulano e
malvasia istriana. Uve raccolte quasi in surmaturazione, lunghe macerazioni sulle buccce sino a 60, 90 giorni; affinamento in botti
da 20 e 30 ettolitri per poco più di due anni,
poi un ulteriore affinamento in bottiglia.
Una cura certosina, quasi maniacale, per
questo vino che si presenta ricco di profumi
di frutta matura, dalla mela golden alla
pesca, con nuance più aggrumate. Palato
pieno, di bel corpo, sapido e minerale. Molto
coerente con l’olfatto. Euposia
Aprile 2014
59
FRATELLI WINES
CANTINE
Tre coppie di fratelli, una delle quali
italiana, per riportare la coltivazione della
vite in India.
Abbiamo provato tutti i loro vini
di Carlo Rossi
< Tre coppie di fratelli, due indiane ed una italiana, del
Chiantishire, come l'enologo, Piero Masi, con piu' di
mezzo secolo di vendemmie di sangiovese alle spalle, per
dar vita ad un "unicum", una joint venture produttiva in
India, nella zona di Akluj, a 200 km da Mumbay, nello
Stato del Maharastra. Andrea ed Alessio Secci, non ancora quarantenni, di Tavernelle, Kapil e Gaurav Sekhri,
coetanei, Ranjit e Arjun Mohite-Patil, avviano nel 2006
un progetto che è la concretizzazione di un sogno, quello
di fare qualità in una antichissima terra di vino: l'India.
Nei giorni scorsi per la prima volta a Milano presso il
ristorante tipico, il bellissimo Rangoli, che significa ben-
60
Euposia Aprile 2014
venuto, alla presenza del Console Generale dell'India,
Manish Prabhat, che ha assunto la carica nel luglio
2013, un one-to-one per Euposia, che ha potuto così
testare degli unicum il cui elevato livello qualitativo testimonia di come il progetto Fratelli Wines sta entrando in
una interessante fase di sviluppo.
SANGIOVESE BIANCO
Unica azienda in Asia che produce Sangiovese bianco
fatto da uve rosse, il vino viene fatto praticamente in
vigna selezionando le uve più fresche e con un livello di
acidità maggiore rispetto a quando viene raccolto per
B ROTHERS IN
V INEYARD
produrre il Sangiovese classico, questo per ottenere un ottima freschezza ed acidità nel vino caratteristica
importante per ogni bianco ma
ancora più importante in paesi
come in India dove il clima caldo
ed il cibo piccante richiede vini freschi, ad alta bevibilità e rinfrescanti.
Il SGbianco viene in pratica ottenuto pressando le uve rosse molto
delicatamente così da ottenere un
mosto rosato, viene fermentato
senza bucce, come i bianchi e poi
nel processo di filtrazione si ottiene
il colore bianco, viene poi trasferito
un 30% in barrique e poi fatto il
blend finale per imbottigliare. Le
note tipiche sono floreali, grande
sapidità derivante dai terreni e nota
assolutamente distintiva rispetto ad
ogni altro bianco la grassezza del
vino ossia riempie molto la bocca,
caratteristica che la si ritrova spesso
nei rosi ma mai nei bianchi in que-
sto caso grazie al fatto che é fatto da
uve rosse
GRAN CUVEE BRUT
Metodo classico 100% chenin
blanc
Vendemmiato la 3a settimana di
gennaio, la base spumante necessita
di un alto grado acido e bassi zuccheri in quanto il livello dell’alcool
non può superare i 10.5% necessari
per la seconda fermentazione in
Euposia Aprile 2014
61
CANTINE
FRATELLI WINES
e una presa di spuma
che risulti abbondante
anche in bocca.
Altra caratteristica
derivante dai terreni la
mineralità del vino,
ossia la sua sapidità e
lo stile totalmente
secco infatti al
momento del degorgment fatto in maniera
semiautomatica ma
con il contributo di 5
uomini noi riempiamo
la bottiglia con vino
senza aggiungere zucchero quindi é un vero
pas dosé.
bottiglia. Conclusa la Prima fermentazione, il vino viene imbottigliato
aggiungendo liqueur e lieviti, chiuso
con il tappo corona e lasciato fermentare in apposite celle frigo a 15 gradi
per 3 mesi affinché si concluda la fermentazione alcolica una volta terminata abbassiamo la temperatura a 10-12
gradi e lasciamo maturare le bottiglie
per 14 mesi cosicché lo spumante assuma le classiche note di pane e aumenti
la complessità e migliori il perlage , il
nostro obiettivo é infatti quello di ottenere delle bollicine fini ma consistenti
62
Euposia Aprile 2014
SETTE 2010
Il concetto che sta dietro “Sette” é di comporre annualmente
qualora sia possibile il
miglior blend dei migliori vini della
fratelli in quel preciso anno, nel 2010
abbiamo selezionato 3 uvaggi Cabernet
Sauvignon 50% Sangiovese 30%
Cabernet Franc 20%
I vini vengono fermentati separatamente e fatti maturare separatamente in
barrique francesi per 14 mesi (mix di
barrique nuove di primo e secondo
passaggio= poi successivamente viene
fatto il blend e trasferito in serbatoi di
acciaio lasciato per 6 mesi e imbottigliato e lasciato maturare per altri 6
mesi in bottiglia.
Sette ricalca la strada e lo stile dei vini
Supertuscan, una sorta di SuperIndian
ottima struttura, bella acidità grazie al
Sangiovese, tannino setoso e grande
rotondità con ottima persistenza grazie
al Cabernet franc,Sette in India é
diventato il benchmark qualitativo per
i vini rossi nella competizione 2013
Decanter Magazine ASIA ha vinto la
medaglia argento primo vino rosso
indiano che ottiene un tale riconoscimento.
SANGIOVESE
Unica azienda indiana a produrre
Sangiovese in purezza, fermentato in
acciaio, il 30% viene fatto maturare in
barrique francesi. Vino molto fresco,
ottima acidità, tannino molto fine,
bella persistenza in bocca un vino che
si fa bere molto facilmente appositamente studiato per il clima ed il cibo
indiano meno complesso dei sangiovesi
toscani ma rimane intatte le caratteristiche varietali del sangiovese.
CABERNET FRANC SHIRAZ
50% Shiraz 50%Cabernet Franc
Unico vino indiano ad optare per un
tale blend, la maggior parte dei produttori indiani fa questo blend con il
Caberent Sauvignon. Fratelli é la sola
ad aver piantato il cabernet franc in
quantità elevate 50.000 piante.
Note spezziate di pepe nero derivante
dal Syrah e grande potenza e eleganza
dal cabernet franc. >
News
UN NUOVO VITIGNO AUTOCTONO, LO
SPIGAMONTI, SCOPERTO IN VALPOLICELLA
na nuova varietà di uva dal
Dna finora mai censito va ad
arricchire il patrimonio dei
vitigni autoctoni italiani, si chiama
“Spigamonti”, dal nome della località
in cui si è stata individuata, nei pressi
di Montecchio di Negrar (VR), a 450
metri d'altezza, in un vigneto appartenente a un socio viticoltore di Cantina
Negrar.
A fine gennaio 2014 l’inserimento nell'elenco delle varietà di uve da vino
ammesse dalla Regione Veneto nella
provincia di Verona.
«Si tratta di un importante recupero di
quell'enorme patrimonio viticolo di
vitigni ormai dispersi - oltre 200 varietà a bacca rossa - che Luigi Sormanni
Moretti (1834-1908) evidenziava nella
“Monografia su la Provincia di
Verona” già a fine '800» dichiara
Daniele Accordini, enologo e direttore
di Cantina Valpolicella Negrar.
A raccontare la scoperta è il principale
fautore, Claudio Oliboni, tecnico di
campagna della cantina Cooperativa.
«Nell'estate del 2000, durante una visita al vigneto del socio Angelo
Annechini, mancato purtroppo nel
2013, ho notato tra i filari di uve
Corvina, Rondinella, Corvinone e
Molinara una vigna che aveva le bacche già invaiate, mentre le altre varietà
avevano ancora gli acini verdi. I grappoli di questa pianta erano molto spargoli, con il rachide rosso e le foglie
molto scure e arrossate. Curioso di
conoscerne l'origine, Angelo mi rac-
U
contò che, quando era giovane, aveva
innestato nel suo vecchio impianto le
gemme di una pianta che aveva trovato
in una vecchia corte e che queste si
erano poi riprodotte. Incuriosito a mia
volta, ho aspettato allora che i grappoli
della vigna sconosciuta maturassero e
poi, insieme a Daniele Accordini e ai
colleghi di laboratorio Denis Andreis,
Emanuele Marchesini e Carlo Caliari,
ne abbiamo analizzato il succo. Siamo
rimasti impressionati dal colore molto
intenso del mosto».
«Raccolta l'uva - continua Oliboni -,
l'abbiamo in parte pigiata ed in parte
appassita. Avevamo quindi a disposizione due vini, uno fresco ed uno da
uve passite, prodotti da questa varietà
che si presentava molto rustica, resistente alle malattie e, come abbiamo
potuto constatare nel tempo, anche
con una buona resistenza alla grandi-
ne. Abbiamo proseguito la ricerca in
laboratorio ed effettuato successivamente altre micro-vinificazioni e sperimentazioni di appassimento in collaborazione con Emanuele Tosi del
Centro Viticolo di San Floriano, l'ufficio Agricoltura della Provincia di
Verona e Diego Tomasi del CRA
(Centro di Ricerca Agricola) di
Conegliano (TV).
Quest'ultimo, ha effettuato anche l'analisi del Dna dell'uva, rivelando che
non c'era alcun collegamento con
varietà finora censite. Ci vorrà ancora
qualche anno per arrivare a produzioni
di un certa quantità, ma abbiamo
appurato che basta anche una piccola
percentuale per fare la differenza. I
risultati parlano chiaro: il vino prodotto con la varietà Spigamonti, troppo
potente per essere consumato da solo,
usato nell'uvaggio Valpolicella può
dare risultati straordinari, grazie alla
struttura e ai tannini che porta in
dote».
Ammessa la coltivazione del vitigno,
Cantina Negrar potrà quindi vinificare
con la nuova varietà. «Spigamonti è
un'uva unica e particolare, che si è
rivelata ottima per l'appassimento e
per la produzione di Amarone - spiega
Accordini -. Nel disciplinare del 2010
è stata introdotta la possibilità di inserire un 10% di vitigni autoctoni e lo
Spigamonti darà ai nostri vini una
maggiore unicità e irripetibilità, elementi che il consumatore oggi ricerca,
valorizza e ci attribuisce».
Euposia Aprile 2014
63
CANTINE
S ETTE S PAGNOLI
DA C OMPRARE
Paco Garcia, Vall Sanzo, Viña Altamar,
Compañía Vinicola del Norte, Miqueluis,
Dominio de Punctum e Fillaboa:
il migliore del mondo e sei nuovi
protagonisti dell’enologia iberica
< Prima le anticipazioni sulla vendemmia 2013 che
porterebbe Madrid al primo posto nel mondo; poi il
premio di Wine Spectator alla Compañía Vinícola del
Norte de España, col suo Rioja Imperial Reserva 2004,
come miglior vino al mondo; terzo indizio, il campanello d’allarme lanciato da Angelo Gaja.
Il sospetto è che la Spagna stia diventando un competitore sempre più temibile e che, ad esempio, negli sfusi
farà quest’anno faville negli Usa alle prese con una vendemmia “corta” dopo la grave siccità di queste ultime
settimane.
Un competitor diretto per l’Italia dato che anche la
Spagna si fa forza sulle tradizionali leve del Bel paese:
territorio, flussi turistici, cucina, qualità della vita,
autoctoni (RaboBank nel suo recentissimo report di
marzo indica questa via come obbligata per i produttori
iberici), con, in più, realtà dimensionali importanti in
grado di navigare bene sul mercato globale.
Nel dubbio, Euposia ha testato a Vinisud il polso a
sette produttori spagnoli - compresa la Compañía
Vinícola del Norte de España - per verificare la qualità
che esprime la nouvelle vogue iberica. Il risultato, ahinoi, è preoccupante. Che vini, muchachos!
PACO GARCIA
64
Euposia Aprile 2014
RIOJA CRIANZA 2011
Ci sono molti stili di vini Rioja, se ne possono trovare
almeno una decina di differenti legati al clima, al suolo,
alle potenzialità delle singole bodegas in termini di
dimensioni, anzianità dei vigneti, sistemi di allevamento. Questa Crianza 2011 è un vino molto fresco, con
note di frutti rossi e di legno boisé. Paco Garcia poggia
su 40 ettari di vigneti di proprietà, divisi in sette fincas
nella zona centrale della Rioja, a 2, 12 e 17 chilometri
dalla capitale della regione, Logroño.
Vigneti con anche 80 anni di età, a fronte di una media
di 30 misti fra alberello (quelli più antichi, ovviamente)
e spalliera. Vendemmia totalmente a mano
VALL SANZO
RIBERA DEL DUERO 2009
Tempranillo in purezza, affinamento di dodici mesi in
barrique di legno spagnolo e francese. Siamo su suoli
calcareai, sul versante a sud della Ribera, un micorclima
atlantico: un vino molto fresco, moderno, con una bella
spalla acida, secco al palato, con note mentolate e balsamiche. Finale sapido e molto minerale. Ricco al palato,
con note di cioccolato.
Si tratta di un cru , il vigneto “Pago del Carril” e il vino
riflette perfettamente la personalità del vigneto e dei
NOVITÀ IBERICHE
suoi lieviti indigenti.
Contrariamente a Paco Garcia,
Rodríguez Sanzo è una società che
raggruppa nel suo portafoglio le
denominazioni più importanti di
Spagna (Rueda, Rioja, Toro, Ribera
del Duero, Priorat , Castilla y León):
un progetto che è stato elaborato dal
suo enologo-manager Javier
Rodríguez.
VIÑA ALTAMAR MENCIA
BIERZO 2011
I winemaker sono due fratelli, David
and Jonas Tofterup, che hanno
messo assieme anche loro un portfolio di diversi territori spagnoli - Toro,
Ribera del Duero, Bierzo e Rueda scegliendo le vigne più vechie e
meglio esposte, posizionate sui livelli
più alti, che hanno retto in passato
alle grande infestazioni.
Questo vino proviene da una vigna
posta a circa 400 metri sul livello del
mare, è una valle con terra di scisti e
sul fondo sabbia. Si tratta di un
cabernet sauvignon, molto fruttato,
leggero, note di caffè, palato di tannino croccanti, finale lungo.
Molto piacevole ed aggrazziato.
COMPAÑÍA VINÍCOLA DEL NORTE DE
ESPAÑA
IMPERIAL
RIOJA 2008 RESERVA
È proprio lo spagnolo Rioja Imperial
Gran Reserva 2004 della Compañía
Vinícola del Norte de España il vino
n. 1 per la "Top 100" 2013 di "Wine
Spectator", una delle classifiche più
attese del mondo del vino. Questo
che degustiamo è il fuo “fratello
minore”. Si tratta di un blend che
vede tempranillo, all’85 %, con
mazuelo, al 5, e graciano a chiudere.
Vendemmia manuale, selezione delle
migliori uve raccolte, lunga fermentazione sulle bucce e malolattica svolta.
L’invecchiamento avviene in botti di
rovere americano e francese.
Siamo nella alta Rioja: l’impronta di
questo vino è tradizionale, con note
di legno più marcate, con tanta frutta rossa e caffè. Certamente, un gran
vino.
MIQUELUIS
TINTO 2007 BOBAL
UTIEL REQUENA
Siamo nella zona di Valencia, contrassegnata da una forte escursione
termica fra giorno e notte. Il vitigno
è l’alicante (o grenache, cannonau,
tai rosso, garnaccia... il ragazzo ha
fatta molta strada lasciando bei ricordi dietro di sè). Uno stile classico,
che non esce dalla tradizione. Molto
dolce, frutta rossa in confettura, 17
gradi alcolici, appagante come una
vendemmia tardiva, molto caldo.
Cioccolato, frutta secca, ricorda i
Roussillon che virano sul madera.
DOMINIO DE PUNCTUM (BIO)
UNO DE MIL
VIOGNIER
RIAS BAIXAS
Una bellissima
realtà,
avviata
dalla famiglia
FernafezCifuentes, 110 ettari nalla CastillaLa Mancha a metà strada fra
Valencia e Madrid, dal 2005 in conversione bio, 750 metri slm. Suolo di
sabbia, naso bellissimo, molto floreale e fresco di mela verde; palato
caldo, non molto acido, quasi cremoso, molto aromatico con finale di
incenso.
FILLABOA
ALBARINO 2013
Una bellissima tenuta che domina il
fiume Tea , prossimo alla sua confluenza nel Minho che segna lo stortico confine (è immutato dal 1200)
fra Spagna e Portogallo; siamo quindi nel nord-ovest della penisola iberica, zona di Pontevedra e qui le
Legioni Romane piantarono le loro
vigne e alzarono l’Aquila fondando la
città. Un ponte romano contraddistingue l’ingresso alla bodega che in
gallego significa “brava figliola”.
Questo è il regno dell’albarino, grandissimo vitigno a nostro avviso: naso
molto imponente, fresco, di mela
verde, fieno, fiori di glicine. Grande
carica aromatica, palato leggero, di
pesca ed albicocca. Per noi un grandissimo vino che troverebbe ampi
spazi anche sul mercato italiano. >
Euposia Aprile 2014
65
ROCCA SVEVA
VERTICALE
M ISSION
A CCOMPLISHED
Quattro annate del Soave Classico Docg di
punta di Cantina di Soave, per scoprire
quanto può “dare” in termini
di longevità e di struttura. Così il 2009...
di Nicoletta Fattori
< C’è sempre una domanda nei consumatori: quanto
può vivere questo vino? per quanto tempo può stare in
cantina prima di berlo? Eppoi, c’è un retropensiero:
ma da una grande produzione possono nascere prodotti di eccellenza? davvero?
Alla prima domanda - corretta conservazione d’obbligo - risponde la crescente disponibilità delle cantine
italiane a mettere da parte aliquote delle produzioni
annuali per poter verificare la capacità di invecchiamento, e di evoluzione, dei propri vini. Sino a qualche
anno fa il must era un magazzino così vuoto da fare
quasi paura, voleva dire che il budget era salvo; adesso,
questa buona norma consente di effettuare valutazioni
più accurate scoprendo, fra l’altro, che l’accresciuta
qualità media porta a una interessante longevità.
Sul retropensiero, paghiamo un po’ tutti lo scotto di
una visione a volte sin troppo aulica del mondo del
vino, premiando piccole produzioni e posizioni culturali più estreme a scapito della complessità di attività
che vedono imprese (che danno lavoro a migliaia di
66
Euposia Aprile 2014
famiglie, pagano le tasse, sono più spesso sottoposti ai
controlli di legge) “impegnate” ogni giorno a collocare
sui mercati di tutto il mondo quantitativi di bottiglie
che rappresentano, per alcuni, la produzione di uno o
due anni. Ma non sarà soltanto la leva del prezzo a
funzionare, giusto?
Per rispondere a questi interrogativi, noi di Euposia
abbiamo fatto una prova: una verticale di quattro
annate di una delle produzioni di punta di Cantina di
Soave (ovvero un gigante produttivo in Italia): il Soave
Superiore Classico Docg Rocca Sveva, Castelcerino.
Ovvero, numeri, posizionamento, terroir, sfida.
Castelcerino è uno dei cru del Soave Classico: si tratta
di cinquanta ettari sulle colline che dominano il
Soavese, ad un’altezza massima di 300 metri slm; il
terreno è tendente all’argilloso con, specie nella zona
più orientale, tracce basaltiche importanti.
I vigneti sono parcellizzati in piccole proprietà, le viti
sono mediamente più vecchie della media della denominazione e il sistema di allevamento è in larga parte a
Euposia Aprile 2014
67
VERTICALE
pergola veronese, così come si faceva
già nel Medioevo, quando la sua
introduzione rappresentò una grande
innovazione.
Quattro le annate prese in considerazione: 2009, 2010, 2011 e 2012.
Rocca Sveva Castelcerino sta nove
mesi sui lieviti in acciaio più altri tre
mesi di stabilizzazione in bottiglia. I
vigneti sono selezionati, vengono
seguiti tutto l’anno sulla base di un
protocollo rigido con controlli (anche
agli infrarossi) per valutare non soltanto il perfetto sviluppo e la maturazione delle uve, ma anche i problemi
fitosanitari e l’andamento qualitativo
statistico del singolo vigneto.
Diradamento e resa massima fissata a
cinque/sei grappoli per pianta.
I vigneti sono esposti a mezzogiorno
e quelli rivolti a sud-ovest beneficiano
di un’esposizione solare meno diretta
e ad una maturazione più graduale
che porta ad aromi più intensi.
Quattro buone annate, con 2009 e
2011 (soprattutto quest’ultima) in
evidenza.
Queste le note di degustazione di
Euposia
2012
Sempre più dobbiamo fare in conti
con un clima senza più regole che
passa dalla siccità ed alle temperature
africane alle piogge torrenziali.
L’inverno era stato lungo e freddo
interrotto da un marzo eccezionalmente caldo. La primavera è stata fre-
68
Euposia Aprile 2014
ROCCA SVEVA CASTELCERINO
sca con buone piogge che si sono
interrotte verso l’estate garantendo
alle uve un perfetto stato sanitario.
Piogge sono arrivare anche verso settembre dando vigore ai grapppoli.
Tutto sommato, una buona annata
che nel bicchiere si rivela per una freschezza accentuata con note floreali
bianche ed una mela più verde che
golden. Il palato ha una bella acidità,
con un ritorno importante del fruttato e note di frutta vecca e mandorla,
come d’obbligo, sul finale.
2011
“Cinque stelle” per un’annata partita
con un buon apporto idrico nel
momento giusto, con una bella fase
di maturazione e a settembre forti
escursioni termiche fra giorno e
notte.
Già al naso, questo Castecerino è
importante, con profumi marcati
molto intensi, perfetti nella loro evoluzione e nel loro dipanarsi. Mela a
pasta gialla matura, con sentori di
pesca; il floreale è ancora fresco. Il
palato riprende queste note, ha una
sapidità gradevole ed è molto ricco e
lungo sul finale. Note di tropicale e
mandorla dolce.
2010
Un’altra annata meno “importante”
sebbene contrassegnata da un certo
equilibrio climatico che ha portato ad
una maturazione più lenta della garganega. E’ il secondo anno di contin-
gentamento delle rese che il
Consorzio di tutela ha abbassato da
140 a 130 quintali/ettari, una media
però ancora più bassa - diremmo,
“naturalmente” - a Castelcerino.
L’evoluzione di questa annata è davvero interessante. Molte note floreali
ed una superba sensazione di frutta
matura. Palato pieno, di grande bevibilità e piacevolezza, con note di erbe
aromatiche, mandorla e frutta secca
sul finale che è, come tradizione
vuole, sapido e gradevolmente amaro.
Di grande equilibrio e compostezza.
2009
Una bella estate, calda ma non torrida, ha portato ad una corretta maturazione delle uve che è stata “rafforzata” e sostenuta dalle piogge di fine
estate, arriovate al momento giusto,
evitando ogni possibile stress alle
piante e dando nuovo vigore ai grappoli che sono giunti alla vendemmia
in perfetta salute.
Con queste premesse il risutato è
stato pari alle attese e se il millesimo
2009 doveva “garantire” delle potenzialità di invecchiamento, possiamo
dire che la misisone è compiuta e che
già al naso le note di frutta gialla
matura, di albicocca, di fiori sono
importanti.
Al palato un aggrumato che già vira
sul candito, con un finale minerale
molto lungo. Sprizza ancora una
grande vitalità, ed è di grande soddisfazione. >
CANTNE
VALORE V ERO
I quindici protagonisti di
Soave Cru,
da pagina 71 a pagina 73:
Corte Adami
Corte Mainente
Corte Moschina
Dal Cero
El Vegro
Franchetto Antonio
Gini
La Mandolare
Fattori
Tenuta Solar
Monte Tondo
Vicentini
Villa Canestrari
Portinari
Martinelli Gabriele
70
Euposia Aprile 2014
Un panorama articolato di vigneti,
un gruppo di vignaioli attaccati ad
ogni singola zolla dei loro poderi.
Così l’eccellenza trova
una nuova dimensione
< «E' l'uomo che crea in misura preponderante la personalità di un Cru.
Il successo di un cru e' il risultato
delle conoscenze e dell'attività dell'uomo,sia sul piano culturale che su quello tecnico e commerciale.
Il vino non è un dono gratuito della
natura.
Il cru e' quindi il risultato degli sforzi
compiuti in questa direzione dalle
generazioni che si sono succedute.
(J.Riberau-Gayon, E. Peynaud,
Trattato di Enologia, 1971)»
Questa la prima esplicita definizione
di Cru.
Hugh Johnson nel suo Atlante mon-
diale dei vini sembra invece privilegiare il valore oggettivo in termini di
vocazione delle singole vigne: «....la
parola cru indica un terreno ed un
vino di qualità peculiari che lo distinguono dagli altri cru dello stesso pendio...».
A questo dinamico confronto tra
uomo e natura partecipano di diritto
da sempre anche i produttori del
Soave.
Quando nel 1924 Italo Cosmo e
Giovanni Dal Masso i pionieri del
concetto di denominazione in Italia si
accingevano a delineare i confini del
Vino Tipico Soave identificarono una
Euposia Aprile 2014
71
CANTNE
serie di vigneti sperimentali posizionati nei versanti
strategici di quella che sarebbe diventata la zona del
Soave Classico.
Località come Praissoni , Froscà, Castellaro e
Foscarino segnalarono quindi fin dalla sua origine il
percorso di identità ed affermazione del Soave nella
sua lunga storia.
I produttori più attenti di questi comprensori videro
nel corso degli anni sempre riconosciuto nei contratti
di vendita delle uve un prezzo sensibilmente più alto
a testimonianza di una particolare qualità distintiva.
Bisogna però arrivare agli anni 60-70 con la nascita di
tante aziende che valorizzano i loro vini dal vigneto
alla bottiglia per vedere il concetto di Cru e di singolo vigneto declinato con continuità e diffusione.
La tensione positiva che la storia riconosce al Soave è
fortemente legata alla capacità di queste imprese,
siano esse piccole realtà vitivinicole o cantine cooperative di saper cogliere ed interpretare al meglio ogni
singola e diversa espressione territoriale.
In questo contesto produttivo caratterizzato da una
storicità e da una fedeltà quasi maniacale alla propria
vocazione era naturale che i concetti di “terroir” e
“vigna” attecchissero in maniera forte e condivisa tra
tutti i produttori del Soave.
Ecco che oggi possiamo con serenità parlare dei tanti
Cru del Soave e delle tante espressioni della
Garganega in questo comprensorio.
Un articolato reticolo di piccoli vigneti che costituiscono il luogo a più alta intensità viticola ed a più
alta frammentazione aziendale, un luogo nobile in cui
il concetto di Cru, che nella sua accezione originale
72
Euposia Aprile 2014
significa feudo, podere, terreno,
qui viene tradotto in Vigna o
meglio in Vino originato in quella
specifica posizione.
I Cru a Soave sono quindi oggi
luoghi determinati e circoscritti
caratterizzati da uno specifico
toponimo che sottendono una propria particolare e ben distinta origine geologica, pedologica, climatica e produttiva.
Per chi ha camminato nelle vigne
del Soave questi concetti sono così
evidenti da sembrare quasi lapalissiani.
Proprio per sottolineare le tante
diversità e la ricchezza di terroir
che caratterizzano il Soave nel
2009 è nata un'associazione di
produttori chiamata Soave Cru,
sono 15 piccole aziende che
abbracciano idealmente da est ad
ovest tutte le tre vallate della
DOC. Il presidente è Sandro Gini
titolare dell'omonima azienda di
Monteforte.
Proprio a lui poniamo alcune
domande.
Quali sono, in sintesi, le motivazioni che portano delle piccole aziende ad associarsi a Soave
Cru?
«SoaveCru è una libera associazione di aziende vitivinicole che operano nel Soave, che ha come scopo
principale la valorizzazione del
lavoro in vigna ed in cantina di
tutte le aziende agricole che operano da sempre per la massima
espressione qualitativa del Soave».
Che obiettivi perseguite come
associazione e come produttori?
«Le aziende di Soave Cru credono
in una viticoltura sostenibile come
massima espressione del valore
delle risorse territoriali. Perseguono
questo obiettivo dotandosi di
un'organizzazione logistica e tecnica e di regole produttive in vigna
ed in cantina più restrittive, proponendosi come momento di confronto tra le esperienze di diverse
generazioni per stimolare i giovani
a confrontarsi con nuove responsabilità».
Quali azioni avete o state per
porre in essere?
«Innanzitutto attività informative e
di ricerca, con momenti di confronto e di scambio informativo
sulle più recenti acquisizioni scientifiche in tema di rispetto dell'ambiente, uso di energie alternative,
tutela del paesaggio, tecniche di
vinificazione naturale, nuovi prodotti e nuove tecnologie.
L'attività di ricerca è costante e ha
portato all'individuazione di 2 filoni importanti: la vinificazione
senza SO2 e l'attuazione di un
protocollo sperimentale per la lotta
alla tignola nei vigneti.
Inoltre in vigna stamo già utilizzando protocolli che prevedono
una progressiva riduzione dei prodotti di sintesi e applicazione di
una rigorosa lotta integrata con
particolare attenzione ai residui che
saranno monitorati».
In una denominazione importante e numericamente rilevante come quella del Soave come
vi ponete nei confronti degli
altri attori?
«Quello che cerchiamo è il confronto con tutti gli altri utilizzatori
della denominazione sulle regole
produttive e sulla gestione della
DOC. Crediamo inoltre che il
frutto dei nostri progetti di ricerca
e delle nostre attività possa essere
utile anche alle altre aziende, la
condivisione è vitale in un territorio come il nostro, un unico grande vigneto con migliaia di viticoltori». >
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DEGUSTAZIONI
I RELAND ’ S CALL
< Ireland’s call, letteralmente la “chiamata
dell’Irlanda”. Ed è rivolta a tutti gli Irlandesi,
unionisti e nazionalisti, protestanti e cattolici, che
si riconoscono nella squadra “nazionale” di rugby.
Una “chiamata” che vale anche per l’Italia (dove
sono moltissimi i fans degli “Shamrock”) dove è
stata lanciata da una nobile distilleria, Teeling, che
da poche settimane è finalmente distribuita in
Italia.
Il whiskey irlandese è il superalcolico col più veloce tasso di crescita al mondo: ha un solo difetto,
pur essendo più morbido e dolce degli altri whiskeis, la produzione moderna ha penalizzato sapori
e personalità.
Un danno a cui Teeling cerca di rimediare sfidando la “norma attuale” con la creazione di whiskey
irlandesi alternativi dalle maggiore profondità di
personalità e carattere rispetto al resto del mercato.
Jack Teeling (nella foto a pagina 75), fondatore
col fratello Stephen della Teeling Whiskey Co. ,
proviene da una famiglia a lungo associato con
whiskey irlandese. Da Walter Teeling nel 1782 ,
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Euposia Aprile 2014
che avviò una distilleria in Marrowbone Lane a
Dublino, a John Teeling che ha fondato Cooley
Distillery nel 1987 (poi ceduta alla Jim Bean) la
prima nuova distilleria di whiskey irlandese ad
essere avviata in oltre 100 anni. «Miriamo ad essere genuini e vei come le generazioni di artigiani
irlandesi che ci hanno preceduto. Essere un’azienda di famiglia ci dà la libertà di controllare il
nostro destino» spiegano in casa Teeling.
The Teeling Whiskey Co. ha oggi l'obiettivo di
riportare sul mercato l'autentica tradizione artigianale, ormai scomparsa, del Whiskey irlandese di
alta qualità: per questa ragione il suo emblema è
l'immagine di una fenice che "rinasce" da un
alambicco stilizzato.
Per rendere concreta e visibile la loro missione
imprenditoriale, Jack e Stephen Teeling hanno
aperto la loro Società nel cuore di Dublino, la
capitale della Repubblica d'Irlanda, dove - appunto - da oltre un secolo non venivano avviate attività legate alla produzione di Whiskey. Teeling è
distribuito in Italia dalla Fratelli Rinaldi. >
TEELING IRISH WHISKEY
TEELING SMALL BATCH
IRISH WHISKEY
Categoria: Whiskey irlandese di produzione
limitata (small batch).
Provenienza: The Teeling Whiskey Co. Dublino, Repubblica d'Irlanda.
Filtrazione a freddo: non sottoposto a filtrazione a freddo, conserva tutti gli aromi più
sottili e delicati della materia prima.
Affinamento: al primo passaggio in fusti di
quercia segue un secondo passaggio in
fusti che hanno contenuto Rum.
Esame visivo: colore dorato brillante.
Esame olfattivo: alle note iniziali di vaniglia
e di spezie si uniscono piacevoli sentori di
Rum.
Esame gustativo: l'elevata gradazione
alcolica e il secondo passaggio in fusti da
Rum creano un'armonica fusione di dolcezza, di morbidezza e di gradevoli
accenni vanigliati.
Sensazioni finali: lunga persistenza di ricordi
speziati e di eleganti note di legno.
TEELING VINTAGE
RESERVE 21 YEAR OLD SINGLE MALT
IRISH WHISKEY
Categoria: Single Malt Irish Whiskey.
Provenienza: The Teeling Whiskey Co. - Dublino,
Repubblica d'Irlanda.
Filtrazione a freddo: non viene sottoposto a filtrazione a freddo, conserva quindi tutti gli aromi più
sottili e delicati della materia prima.
Invecchiamento e affinamento: invecchiamento
per 21 anni in fusti che hanno contenuto
Bourbon; segue un secondo passaggio in fusti
che hanno contenuto Sauternes (unico fra i
Whiskey irlandesi).
Produzione: limitatissima, solo 5.000 bottiglie per
tutto il mondo.
Esame visivo: colore dorato intenso.
Esame olfattivo: nel bouquet si colgono note di
erba tagliata, di uva bianca, di albicocca e di
cioccolato al latte.
Esame gustativo: al palato è elegante, setoso,
con ricordi di confettura di fichi, miele, albicocca, cioccolato al latte; il finale gradevolmente
deciso controbilancia la dolcezza dell'insieme.
Sensazioni finali: lunghissima persistenza, seducente sensazione di morbidezza.
Confezione: decanter esclusivo, racchiuso in un
modernissimo astuccio in legno.
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FOOD
S EGRETO
DI S ALUTE
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia per la
degustazione dei vini:
Azienda Agricola
Le Marchesine
Via Vallosa 31
25050 Passirano (Bs)
Telefono 030.657005
[email protected]
www.lemarchesine.com
INFORMAZIONI
Consorzio per la Tutela
del Formaggio Grana
Padano
Via XXIV Giugno 8
San Martino della Battaglia
25015 Desenzano del
Garda (Bs)
Telefono 030.9109811
[email protected]
www.granapadano.it
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Euposia Aprile 2014
Novecento anni di tradizione, una
lavorazione naturale, un alimento
ideale per la dieta mediterranea. E un
Franciacorta per gustarlo al meglio di Enzo Russo
< Di formaggi se ne producono e vendono tanti. Nei supermercati e nei negozi
di gastronomia non c'è che l'imbarazzo
della scelta: si va dai formaggi freschi a
quelli stagionati, da quelli saporiti a
quelli piccanti, da quello grasso e morbido a quello light. Insomma formaggi
per tutti i palati.
Ma esiste anche un formaggio “super”
che riesce a mettere d'accordo tutti, dalle
persone anziane ai bambini, soprattutto
i palati più esigenti, si mangia da solo e
si grattugia su molti piatti di riso e di
pasta, si chiama Grana Padano, un alimento che ha oltre nove secoli di vita e
non li dimostra, è stato sempre al passo
con i tempi per le sue proprietà nutrizionali ed organolettiche che vengono preservate con un'adeguata stagionatura.
E oggi per unanime riconoscimento del
mondo scientifico, è diventato uno
degli alimenti più importanti della
nostra tavola perché, proprio per le sue
qualità, contribuisce ad una sana ed
equilibrata alimentazione.
Il “segreto” del Grana Padano stà nel
fatto che fin dalla sua scoperta è stato
sempre prodotto con latte fresco di giornata e dall'ora i maestri casari hanno
continuato e continuano a farlo allo
stesso modo, “all'antica”, ossia, con
latte fresco di primissima qualità parzialmente scremato mediante naturale
affioramento della panna, il fuoco per
portare il latte a una temperatura di 30°
e il caglio che ha la funzione di coagulare la massa che poi viene ridotta in piccolissime dimensioni. Ottenuta cosi la
Euposia Aprile 2014
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FOOD
massa caseosa, questa viene estratta dalla caldaia con un telo di canapa per essere introdotta in apposite forme dove assume l'aspetto caratteristico del Grana Padano. Le forme
vengono poi immerse in particolari vasche nelle quali inizia la salatura. Dopo alcuni giorni il formaggio viene tolto per iniziare il lento periodo di maturazione. Per evitare che
fermenti, ogni forma è conservata per almeno 12 mesi, fino ad un massimo di 24/26 in
magazzini dove la temperatura e il grado d'umidità sono rigorosamente controllati.
A differenza dei formaggi stagionati, gustosi, ma certo non adatti ai bambini piccoli, il
Grana Padano ha notevoli vantaggi, in quanto vanta caratteristiche tipiche dei formaggi
freschi.
La sua ,infatti, è una stagionatura speciale. Durante l'invecchiamento si producono
sostanze preziose per la salute, in particolare diverse vitamine, soprattutto la A, la D e
quelle del gruppo B. Addirittura, la vitamina D, che ha un'azione antirachitica, non si
trova nel latte, ma compare soltanto quando la stagionatura del Grana Padano è stata
completata.
Altra particolarità di questo prezioso alimento è che per ottenere 1 kg di formaggio,
occorrono ben16 litri di latte, mentre per alcuni altri formaggi ne bastano soltanto 8
litri .
Grazie al lungo invecchiamento e alla tipica lavorazione, il Grana Padano è altamente digeribile perché a maturazione completata è quasi “predigerito”, essendosi
le proteine in esso contenute, trasformate in sostanze complesse e più facili da
assimilare. Ma il tradizionale alimento è anche ricco di sali minerali importantissimi per la nostra salute, come il calcio e il fosforo che sono presenti in giuste proporzioni: la percentuale di calcio presente è il doppio del fosforo e questo permette al calcio di essere perfettamente assorbito dal nostro fisico. E
poi, il Grana Padano, a differenza di molti formaggi spalmabili, non contiene polifosfati che sono particolarmente nocivi per i bambini perché alterano il rapporto tra calcio e fosforo, rendendo difficile l'assorbimento del
calcio. Infatti, può capitare a un bambino che mangia solo formaggini, di
essere carente di calcio perché nonostante mangi formaggio, il minerale
non riesce ad essere assorbito proprio per la presenza di polifosfati.
Come si vede, la genuinità e le proprietà nutritive racchiuse nel Grana
Padano, dipendono dalla materia prima, il latte, e dalla lavorazione del
prodotto che ancora oggi viene fatto, come in passato, in modo tradizionale, all'antica, senza l'aggiunta di nessun conservante o additivo.
E poi, per garantire la qualità al consumatore, c'è il Consorzio per la
Tutela del Grana Padano che controlla tutta la filiera produttiva , fin
dall'alimentazione delle mucche, che debbono nutrirsi al pascolo per
buona parte dell'anno, e per il resto con mangimi altamente selezionati.
Con questi accorgimenti il latte, prodotto di partenza per fare il Grana
Padano, è veramente d' alta qualità.
Viceversa, una nutrizione con mangimi industriali o con fieno conservato nei silos, renderebbe il latte peggiore, fino al punto di impedire la
buona riuscita del formaggio.
VINO E FORMAGGIO
Vino e formaggio sono un ottimo abbinamento perché riescono a esaltarsi l'un l'altro e poi hanno anche una storia in comune. Li unisce l'appartenenza ad un territorio ben specifico che determina le loro caratteri-
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Euposia Aprile 2014
Arriva la quarta generazione! Al centro Loris Biatta con il figlio Andrea appena
diventato papà di Laura e la figlia Alice diventata
stiche. Inoltre sono entrambi sottoposti a un processo di trasformazione: la fermentazione alcolica per il
vino e la cagliatura per il formaggio.
Poi c'è la maturazione, la stagionatura per il formaggio e l'invecchiamento per il vino.
Per gustare il Grana Padano bisogna
scegliere con molta attenzione il vino
da abbinare.
In questo caso ve ne consigliamo
alcuni che nascono in Franciacorta,
dell'Azienda Agricola Le Marchesine
- Passirano a pochi chilometri da
Brescia. Dalla cantina escono, ogni
anno, oltre 500 mila bottiglie di
diverse tipologie di bollicine che
hanno conquistato i più importanti
mercati nazionali ed esteri (Europa,
Brasile. Giappone, Canada, …).
L'artefice di questo successo è Loris
Biatta, patron dell'azienda, sempre in
giro per il mondo, che, con il padre
Giovanni, recentemente scomparso,
ha costruito negli anni a Passirano
una importante realtà vitivinicola
conosciuta per la qualità delle sue
mamma, per la seconda volta, di Emma. A tutti, tanti auguri dalla redazione di “Euposia-La
Rivista del Vino!
bollicine: Franciacorta Brut Secolo
Novo, Franciacorta Brut Secolo
Novo Giovanni Biatta, Franciacorta
Dosage Zéro Secolo Novo Riserva,
Franciacorta Brut Millesimato Blanc
de Noir, Franciacorta Brut
Millesimato Blanc de Blancs,
Franciacorta Satèn, Franciacorta
Rosé Brut Millesimato, Franciacorta
Brut.
Ma veniamo agli abbinamenti.
Arriva l'estate e quale migliore occasione offrire agli amici una coppa di
Franciacorta che sa donare anche,
assieme all'allegria, una perdurante
gradevolezza al palato e al cibo, perché le fantastiche bollicine che sollecitano la vista, sollecitano il naso e
puliscono la bocca preparandola al
boccone successivo.
Il Grana Padano di 15/20 mesi è
ideale abbinarlo al Franciacorta
Blanc de Noir Millesimato 2009, un
Pinot Nero in purezza vinificato in
bianco che conta pochi precedenti
sul territorio. Di ottima fattura e pre-
zioso per il gusto frizzante che scioglie in bocca la leggera patina lasciata
dal formaggio. Con il Grana Padano
stagionato 20 mesi, un abbinamento
esaltante per il palato è il
Franciacorta docg Secolo Novo Brut
Millesimato. Nasce da selezioni clonali di uve Chardonnay con vendemmia a mano. Le bottiglie vengono
accatastate in locali di affinamento a
temperatura controllata (12° - 14°)
per almeno 36 mesi che portano il
vino ad assumere un particolare profumo, sapore con un lungo e finissimo perlage.
Si presenta di colore giallo paglierino
brillante con riflessi oro-verde. Al
naso si percepisce la nocciolina tostata, margarina, note mentolate e di
cedro candido.
Avvolgente e rotondo al gusto e
grande equilibrio tra acidità e sapidità. Nell'insieme è un vino elegante e
dalle grandi occasioni. Per le sue
caratteristiche organolettiche, incontrando il saporito formaggio, metterà
in risalto tutte le sue qualità >
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FOOD
INNOVARE LA
TRADIZIONE
Un prodotto che è storia della cucina italiana declinato con le esigenze di un consumatore moderno che cerca l’alta qualità e i valori nutritivi in formati nuovi e più fruibili. Prestando attenzione anche alle necessità salutistiche
testo di Enzo Russo
< Sono tra i salumi più venduti e conosciuti nel
mondo. Gli amanti della cucina , i gourmet e in
generale il mondo della ristorazione e del consumatore li conoscono bene perché nel panorama dei
salumi che vengono prodotti quotidianamente sono
riusciti a conquistarsi un posto in "prima fila", sia
per la qualità sia per la genuinità. Stiamo parlando
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Euposia Aprile 2014
del Salumificio Fratelli Beretta, una bottega diventata azienda, fondata nel 1812 a Barzanò.
A distanza di più di 200 anni, è diventata una delle
più importanti realtà nel panorama della lavorazioni
delle carni suine. Il suo nome: Salumificio Fratelli
Fratelli Beretta, è una garanzia per tutti, sia in
Italia sia all'estero.
Questo primato, faticosamente conquistato nell'arco
degli anni è il frutto delle generazioni che si sono
succedute che hanno scelto di proseguire sul solco
tracciato dal capostipite, sempre alla ricerca della
migliore qualità artigianale che è risultata vincente.
«Nel panorama della salumeria italiana - dice il
direttore Marketing e Strategie Sabino Gravina -
negli anni 60 quando in Italia nascono i primi
supermercati, Giuseppe e Vittore Beretta credono
nello sviluppo e crescita di questo nuovo canale di
vendita che preludeva ai cambiamenti di stili di vita
dei consumatori che nel futuro avranno sempre
minor tempo per fare la spesa. E' da qui l'idea di
produrre prodotti a libero servizio per la distribuzioEuposia
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FOOD
Sabino Gravina, direttore marketing
del Salumificio Fratelli Beretta
INFO
Salumificio Fratelli Beretta
S.p.A.
Via Fratelli Bandiera 12
20056 Trezzo sull'Adda (Mi)
Telefono 02.909851
Fax 02.90985510
www.berettafood.com
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Euposia Aprile 2014
ne moderna. Attraverso la funzione Ricerca e Sviluppo vengono
creati prodotti che corrispondano alle nuove esigenze del consumatore moderno che non ha tempo di andare tutti i giorni dal
salumiere. Il consumatore, si rende conto che le confezioni di
salumi, mantenevano intatte tutte le fragranze, le qualità e la freschezza di un salume appena tagliato e in più, conservati in frigorifero, avevano il vantaggio di mantenere inalterati sapori e profumi per parecchi giorni, fino alla naturale scadenza indicata sulla
confezione. Una scelta vincente.
Negli anni 70, con il nuovo stabilimento specializzato nella produzione di wurstel, viene lanciato sul mercato la marca leader
“Wuber”.
Agli inizi del 2000, l'orizzonte del Salumificio Fratelli Beretta si
amplia per venire incontro alle esigenze dei nuovi consumatori
che cercano prodotti con elevato contenuto di servizio: piatti
pronti e snack che fanno parte della tradizione gastronomica italiana».
Parliamo adesso dei piatti pronti,
una grande e felice intuizione che
ha inciso sulla quotidianità di
molti consumatori aiutandoli a
risolvere problemi in cucina nella
preparazione di primi e secondi
piatti. Cosa è cambiato?
«Partendo dalle lasagne e cannelloni al ragù, è stata creata la linea
“Viva la Mamma Beretta”. Nel
tempo la linea si è arricchita di
nuove ricette con una forte connotazione tradizionale come le
zuppe, i minestroni oppure piatti
freddi come le insalate di riso o
di orzo fino ad arrivare ad oggi
con una gamma allargata a piatti etnici come la Paella Spagnola
e il cous cous alla siciliana.
Tutti questi piatti vengono realizzati da noi, dove i nostri cuochi,
nutrizionisti e tecnici controllano
la filiera produttiva, dalla ricerca
delle materie prime, alla lavorazione, fino alla conservazione tramite pastorizzazione.
I tempi di sviluppo dei piatti
pronti sono stati particolarmente
veloci anche perché abbiamo cercato un partner importante e
l'abbiamo trovato in Fleury
Michon, azienda francese leader
dei piatti pronti freschi in Francia
che ci ha dato tutto il suo knowout adattandolo al gusto italiano».
«Poi ci siamo posti una domanda:
Qual'è il panino, lo spuntino, la
merenda, il sostituto del pranzo
più consumato in Italia?
E' sicuramente il salume: con un
panino, una piadina, dei panetti
croccanti, con un toast, sulla
pizza, etc. Abbiamo così ideato e
lanciato sul mercato la nuova
brand “Zero24” con una gamma
di spuntini e merende pronte con
salumi.
Ad esempio produciamo sandwiches al prosciutto crudo e al
salame in una confezione con
dentro due mini panini pronti da
gustare ma anche un altro compagno di gola come la Piadina
Classica e in versione mini farcite con formaggio prosciutto cotto
o crudo.
Una novità, unica nel suo genere,
è la “Spalmosa Zero24”, è una
vera crema fresca di prosciutto
cotto, ricca di sapori e pronta per
essere gustata spalmata su una
fetta di pane leggermente tostato
o con i grissini».
«La produzione di salumi Beretta
si è poi arricchita di una novità.
“Frutti dei Sogni”, una linea
Premium di affettati a peso variabile, che nasce con l'obiettivo di
fornire ai veri intenditori del salume il meglio della tradizione della
salumeria italiana abbinando la
freschezza di un salume tagliato
ad arte al momento con la più
alta componente del servizio
(confezionamento in vaschetta in
atmosfera modificata), è dettata
dal crescente interesse dei consumatori per il segmento denominato dagli addetti ai lavori “take
away”, ovvero le vaschette supertrasparenti, con la marca spesso
non presente oppure quando è
presente/visibile solo in modo
discreto per meglio rappresentare
l'artigianalità di un prodotto
appena tagliato e imbustato direttamente da un salumiere del
punto vendita».
Cosa li differenzia dagli altri
salumi?
«Gli affettati della linea Frutti dei
Sogni sono tutti prodotti di altissima qualità, fette lavorate a caldo
(temperatura superiore ai 0°C),
selezionate e disposte a mano,
con cura e attenzione, proprio
come farebbe il salumiere di fiducia. La linea si contraddistingue
anche per una forte presenza nella
gamma di salumi italiani DOP e
IGP tra gli altri il Prosciutto di
Parma, il Prosciutto San Daniele,
il Salame Brianza e il Salame
Felino e alcune specialità internazionali come il Jambon Serrano e
Iberico.
Inoltre tutte le referenze della
gamma Frutti dei Sogni sono
senza glutine, come ben evidenziato in etichetta, a testimonianza della forte attenzione del brand
per queste problematiche crescenti» >.
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FOOD
A SPETTANDO
LA D OP
CARTA D’IDENTITÀ
Nome: Pane toscano a lievitazione naturale (diventerà
Pane Toscano Dop)
Ingredienti: farina di grano
tenero toscano tipo “0”, lievito naturale, acqua
Forma: rettangolare, rotonda
Peso: 500 g, 1 kg, 2 kg
Spessore: 5-10 cm
Crosta: chiaroscura, friabile
e croccante
Mollica: compatta e porosa,
alveolata non regolare
Colore: dorato, nocciola
chiaro
Profumo: nocciola tostata
Sapore: sciocco (insipido)
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Euposia Aprile 2014
Antico, salutare e senza sale: è il pane
toscano a lievitazione naturale,
prossimo al conseguimento della
denominazione.
di Francesca Lucchese
< La ricerca storica fa risalire al
Medioevo la nascita del pane toscano
con quella sua peculiarità di essere
totalmente privo di sale che lo renderà
inconfondibile. Galeotta fu la famigerata rivalità tra Pisa e Firenze, che indusse
l’allora Repubblica Marinara a bloccare
il commercio del sale. Il prezzo raggiunse livelli così alti da indurre i fiorentini
a privarsene totalmente, inaugurando
per sempre la produzione del pane
senza sale. Il pane toscano è ancora oggi
“sciocco”, perfetto per l’abbinamento
con la sapidità di molti piatti tipici
regionali.
Sciocco, rustico e ad un passo dal conseguimento della Dop. Attesa per lo
scorso novembre 2013, l’investitura
ufficiale è slittata a causa di alcuni
imprevisti burocratici sopraggiunti nei
tre mesi dopo la pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale. Imprevisti ostativi
che hanno evidentemente allungato i
tempi. Ad ogni modo il processo di
approvazione è ancora in atto e il conferimento della denominazione è all’orizzonte, presumibilmente entro i prossimi
tre-quattro mesi. Un riconoscimento
fortemente voluto dal Consorzio, costituito nel 2004 con il compito di tutelare e promuovere la qualità del Pane
Toscano a Lievitazione Naturale. Il
cammino intrapreso ha dei risvolti economici e commerciali non indifferenti:
attualmente circa 70 agricoltori toscani
coltivano grano destinato alla Dop e
molti panifici producono già il pane
secondo disciplinare (ultime modifiche
maggio 2012) nell’ambito del Progetto
Integrato di Filiera “Il Pane del Grano
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FOOD
Toscano
prodotto in
accordo al
Disciplinare proposto per la protezione comunitaria di
origine
(Dop)”.
Non potendosi ancora fregiare del
prestigioso bollino, l’identità del prodotto è
segnalata attraverso il marchio C.P.T. registrato dal
Consorzio con la lista
degli ingredienti. In
stand by anche la GDO con alcune
catene distributive importanti come
Unicoop Tirreno, Conad e Esselunga
già pronte a inserire sugli scaffali il
pane toscano a denominazione e in
rampa di lancio per prospettive di
mercato internazionale.
Disciplinare alla mano e con la consulenza del direttore del Consorzio
Roberto Pardini vediamo cosa rende
questo pane così speciale da meritare
l’ambita Dop.
La materia prima: solo farine di
grano tenero tipo “0” di produzione
toscana proveniente da semi certificati italiani toscani. Qualità e tracciabilità sono garantite dalle procedure di
controllo sulla coltivazione a cura del
CSQA, l’ente di certificazione che
monitora l’intera filiera produttiva.
I grani sono coltivati in tutta la regione, soprattutto nelle aree più vocate
che sono quella senese, grossetana,
aretina e livornese.
La miscela di grani diversi consente
di ottenere una materia prima equilibrata.
Basso contenuto di glutine: il mix di
cereali autoctoni toscani, in particolare i grani antichi che non subiscono
alcuna manipolazione genetica,
garantisce un basso livello di proteine
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Euposia Aprile 2014
e dunque di glutine a tutto
vantaggio della tollerabilità alimentare e
della digeribilità.
Il germe
di grano:
mentre
nei pani
comuni il
germe viene
estratto per
garantire la conservazione e lo
stoccaggio delle
farine, oltre che la
sua commercializzazione in ambito farmaceutico, nel pane
settimana la pagnotta sia ancora in
ottima forma.
Salubrità: vale la pena sottolineare la
nota di salubrità che contraddistingue
il prodotto per le caratteristiche appena espresse. Interessante a questo proposito la sinergia del Consorzio con
l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze
che ne ha fatto un prodotto di riferimento e di studio. Rientra nella promozione della salute anche la collaborazione con l’Associazione dei Biologi
Nutrizionisti della provincia di
Arezzo con la fornitura del pane alle
Olimpiadi della Nutrizione nelle
scuole.
Dunque ci sono tutte le carte in regola e certo è che il tagliere tipico di
toscano il germe viene mantenuto
anche dopo la molitura. Un vero e
proprio concentrato di sostanze
nutritive, fibre, vitamine, sali minerali.
La lievitazione: rigorosamente a pasta
acida (lievito madre) per garantire
quel processo comunemente chiamato a lievitazione naturale scatenato da
almeno 15-18 microrganismi. La
pasta acida impedisce lo sviluppo di
muffe e garantisce un mantenimento
del pane nel tempo fino a tre giorni,
ma c’è chi giura che anche dopo una
salumi e formaggi che trovi in ogni
trattoria toscana non può prescindere
dall’accompagnamento neutro e dunque complementare di una buona
fetta di pane toscano. Ma il rispetto
del disciplinare di produzione e la
qualità delle materie prime non sono
tutto.
Roberto Pardini, nella foto in alto, in
prima fila per il traguardo del Pane
Toscano Dop, sentenzia: “Il disciplinare non è un ricettario. Dà delle
indicazioni da rispettare, ma il pane
poi bisogna saperlo fare”. >
News
MAREMMA: WINE & FOOD SHIRE DAL 16 MAGGIO
lamour e understatement al
tempo stesso, questa è la
Maremma. Charme ed emozioni allo stato puro. Appartata,
segreta, riservata solo a chi è sensibile
alla bellezza. Una terra in parte
remota e schiva dal fascino intimo di
luoghi fortemente preservati.
Soprattutto, una terra dove la natura
si sente ancora forte, talvolta aspra.
La Maremma si racconterà e si
mostrerà al pubblico in una lunga tre
giorni, 16-17-18 maggio con un
grande salotto open air lungo le vie e
le piazze più suggestive del centro
storico di Grosseto che ne rappresenta un po' il cuore e la "capitale".
"Passione Maremma-Wine&food
shire" per il secondo anno porta la
Maremma toscana coi suoi prodotti
e i suoi produttori (oltre 100), ma
soprattutto uno stile di vita maremmano dall'identità forte, dentro la
cerchia delle possenti Mura Medicee
che racchiudono il suggestivo cuore
medievale di Grosseto fino ad allargarsi al territorio con attività all'aria
aperta, dalla pesca al golf all'equitazione.
Pur immersi nella ruralità maremmana il nucleo della festa si snoderà
attraverso il nucleo più caratteristico
del centro storico e degli spazi più
suggestivi di Grosseto collegati da un
G
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Euposia
Aprile 2014
percorso a tema, e al calar della luce
da un percorso di luci e proiezioni su
mura e facciate.
Si comincerà da piazza Baccarini, la
stessa del Museo Archeologico, proprio accanto alla riservata piazza San
Francesco dove saranno riunite le arti
e l'artigianato artistico, poi si entrerà
nella scenografica piazza Duomo per
poi passare in piazza Dante e spostarsi infine in piazza del Sale proprio
sotto le Mura anche loro teatro della
festa.
Il "racconto" maremmano si dipana
lungo spazi caratterizzati da un'impronta eco fashion attraverso immagini, storie, testi teatrali, musica,
sapori, profumi, atmosfere che parlano di una terra in cui natura e presenza umana, ruralità e storia si legano.
Una terra infatti vocata al bello
quanto al buono con prodotti eccellenti e vini memorabili, frutto di una
viticoltura all'avanguardia da parte di
aziende di punta e in un terroir sempre più emergente.
Eccellenze da scoprire e degustare a
“Passione Maremma Wine&Food
shire” attraverso "wine tasting",
"classi del gusto", "cooking show"
animati e coordinati da Paolo
Massobrio.
Il racconto itinerante dei profumi e
sapori di Maremma, oppure le dimostrazioni e le degustazioni: dal pesce
ai più tipici prodotti maremmani
preparati sul posto secondo ricette di
tradizione.
Una Maremma da assaporare anche a
casa facendo shopping nelle tante
botteghe del centro storico che in
questi tre giorni presenteranno vetrine speciali a tema Maremma. Così
come fin di buon mattino si potrà
seguire un percorso del gusto
maremmano nei caffè e nei ristoranti
del centro che proporranno colazioni
e menù maremmani e carte dei vini
del territorio.
Dalla schiaccia coi friccioli all'acqua
cotta.
All'interno della manifestazione
entro aree suddivise in Wine, Food,
Art saranno gli stessi produttori a
raccontare la qualità, il lavoro che c'è
dietro l'eccellenza. Gli artigiani del
gusto come quelli delle arti, i pescatori come i butteri o gli allevatori. I
maestri d'ascia, i maniscalchi o gli
stylist che realizzano esclusivamente
capi di sartoria maremmana.
Salotto nel salotto infatti il "fumoir"
su piazza San Francesco dove la star è
il sigaro toscano accompagnato da
distillati e vini da dessert.
Degustazioni, percorsi guidati, amabili conversazioni a tema.
News
SPUMANTI ITALIANI: NEL 2013 PRODOTTE 434
MILIONI DI BOTTIGLIE
ollicine e spumanti Italiani
sulla cresta dell'onda.
L’Osve, l’Ossevatorio economico sui vini effervescenti, ha
reso noti i dati a fine 2013 relativi al mercato degli sparkling
wines tricolori.
La produzione annua è stata di
434 milioni di bottiglie con un
valore all'origine di 735 milioni
di euro.
La crescita dei volumi è stata del
9,1%. Per il solo export ancora
meglio: volumi a +11,5% e valore
+16% rispetto al 2012.
Consumi totali stimati a
419.960.000 bottiglie di cui
397.250.000 di bottiglie di metodo italiano e 22.710.000 di metodo tradizionale, ancora per il
92% consumato tutto in Italia e
troppo legato alla "regionalità".
277,6 milioni di bottiglie sono
state stappate all'estero (in 78
Paesi) e 142,4 milioni sono state
consumate in Italia.
Giro d'affari al consumo totale
stimato di 3,071 miliardi di euro.
Al consumo, il valore di una bottiglia è in crescita anche del 1820% in alcuni Paesi, a significare
la crescita dell'appeal del binomio
bollicine-Italia nel mondo, con
una identità nazionale concentrata sulla tipologia di vino aromatico.
Il mondo Prosecco
(Valdobbiadene, Conegliano,
Cartizze, Asolo, Prosecco Doc,
Glera) incide per due bottiglie
ogni tre. 307 milioni di bottiglie
contro 304, per la prima volta la
Piramide Prosecco supera il
Mondo Champagne.
Il mercato italiano si presenta
bloccato, infedele, discontinuo,
B
90
Euposia
Aprile 2014
ma non
ancora maturo.
Eccessivo il
distacco fra
produttore e
consumatore:
la complessa
difficoltà
della domanda impone
più elasticità
di metodi
d'offerta.
Il consumo
nazionale,
per il terzo
anno consecutivo regredi- Vendute poco meno di 420 milioni
sce, -8,1 miliodi bottiglie di cui soltanto 22
ni di bottiglie
(il 6,2%) in
di metodo classico
totale, compreso 3,7
riscontra una certa stabilità dei
milioni di bottiglie importate
volumi, un leggero calo delle
(Champagne e Cava).
Le bollicine nazionali hanno con- High Tags, crescono leggermente
i volumi dei primi prezzi, il fattutribuito (per prezzo, qualità e
rato tiene o cresce leggermente a
immagine) a sostituire i vini
seconda delle insegne.
importati.
«Il mercato nazionale ha bisogno
ispetto al 2012, il dato generale
di una nuova programmazione di
del consumo in Italia è a -1,8%;
marketing e strategia lungo periomentre il valore al consumo regido: più promozione commerciale
stra un +0,5%. Un calo volumi
e contatto diretto con il consu2013 più contenuto rispetto al
divario fra 2011 e 2012 che aveva matore finale per crescita dei confatto registrare un -2,7%, ma non sumi. Il supporto conoscitivo e
formativo fanno parte del mix di
si può parlare di inversione di
vendita: queste azioni devono
tendenza.
essere più localizzate, soggettive e
In 3 anni l'horeca ha fatto registrare un calo di consumi di bolli- private, con inviti a toccare con
mano, in fase di contrazione,
cine del 11%, soprattutto per le
discontinuità» sottolinea
etichette con prezzi intermedi.
Giampietro Comolli (nella foto)
Tengono i marchi più noti e di
presidente dell’Osservatorio ecoalto valore.
nomico vini effervescenti.
Nella grande distribuzione si
News
SANTA MARGHERITA: DEBUTTA IL MULLER-GLERA
anta Margherita torna al Vinitaly con un nuovo
vino, figlio della tradizione enologica della cantina
di Fossalta di Portogruaro.
Era il 1952 quando venne presentato il primo vino
spumante da vitigno Glera ed era il 1986 quando sui
mercati debuttò il Müller Thurgau frizzante: due vini
immediatamente apprezzati in tutto il
mondo.
Oggi, a distanza di quattro decadi,
Müller Thurgau e Glera si fondono
assieme per dar vita ad un nuovo spumante charmat secco che va a rispondere ad una domanda crescente di vini
innovativi, ma ricchi di storia e tradizione, affiancandosi ai "fratelli maggiori"
monovitigno.
Il blend originale delle due uve, infatti,
racconta molta della storia di Santa
Margherita: il Müller Thurgau proviene
da vigneti posti sulle pendici delle
Dolomiti fra i 400 ed i 600 metri d'altezza; la Glera, invece, dalle colline della
Marca Trevigiana. La vinificazione è in
bianco, separatamente, con spremitura
soffice delle uve.
Dopo la prima fermentazione, avviene l'assemblaggio con la seconda
fermentazione, a temperatura controllata, e la "presa di spuma".
La ricchezza e l'originalità del
blend - la delicata aromaticità
del Müller Thurgau e la florealità e la consistenza del
frutto della Glera - si percepisce nettamente al bicchiere:
il brillante color giallo paglierino e uno scoppiettante perlage anticipano una immediata esplosione di profumi
dai richiami floreali e di
agrumi ravvivati da piacevoli
note di erbe di campo e officinali. In bocca si conferma
l'impressione di vivacità e
vitalità avvertita al naso grazie a una sensazione gustativa
"croccante" e una freschezza
vibrante che prolunga nel
finale le note aromatiche.
S
92
Euposia Aprile 2014
Rarità di Cantina Terlano: riflettori
puntati sul Pinot Bianco
ome da tradizione, al finire dell'inverno Cantina Terlano presenta il
suo vino rarità, prodotto in quantità molto limitate. Quest'anno la scelta è
caduta sul Pinot Bianco 2002 che debutterà ufficialmente in occasione delle due
fiere specializzare “ProWein” di
Düsseldorf e “Vinitaly” di Verona (dal 6
al 9 aprile).
Il vino rarità è il simbolo per eccellenza
della straordinaria longevità dei vini di
Terlano: «In un primo momento i vini
fermentano in grandi botti di legno
per circa un anno e poi proseguono
la lunga maturazione su lieviti fini
in fusti d'acciaio da 2.500 litri.
Seguono poi l'imbottigliamento e
l'invecchiamento in bottiglia per
un altro anno in modo da permettere ai vini di raggiungere la
completa maturazione» così l'enologo Rudi Kofler spiega le
impegnative fasi di produzione
della rarità. Questo particolare metodo si deve allo storico cantiniere Sebastian
Stocker che, ispirandosi
ai francesi, iniziò ad affinare i vini sui lieviti per
tempi molto più lunghi.
Attualmente sono 15 i vini bianchi di diverse varietà in affinamento nei piccoli fusti d'acciaio con
annate che vanno indietro nel tempo fino al 1979 .
«Per il 2014 abbiamo deciso di mettere sul mercato, come rarità, il nostro Pinot Bianco 2002,
un'annata che a Terlano è stata caratterizzata da
una resa piuttosto limitata ma eccezionale dal
punto di vista qualitativo - ricorda Kofler - .Il vino
resenta una notevole struttura con note speziate ed
aromi particolarmente penetranti e delicati che
saranno in grado di esprimersi al meglio nel giro di
qualche anno». In totale saranno solo 3.330 le bottiglie del vino rarità di Cantina Terlano in vendita.
C
News
SESTO ANNO DI CRISI: IL VINO NELLA GDO CRESCE
SOLO IN VIRTÙ DEL PREZZO
el 2013, sesto anno di crisi economica, gli italiani hanno bevuto meno vino in quantità,
cercando contemporaneamente sia la qualità
che il risparmio. Si sono orientati sulle bottiglie “doc”
ed hanno iniziato ad apprezzare il vino biologico, ma
si sono spostati anche su formati meno costosi come
quello del vino da tavola ed il vino con la marca del
distributore, cioè del supermercato stesso.
I vini bianchi crescono più dei rossi ed i frizzanti
vanno meglio dei fermi; spumante italiano e prosecco
sono sempre più acquistati. Questo il quadro emerge
dalla ricerca svolta dall’IRI per Vinitaly 2014 sulle vendite di vino nei supermercati, un canale che distribuisce circa il 63% del vino.
La grande distribuzione ha venduto, nel 2013, 517
milioni di litri di vino confezionato per un valore di 1
miliardo e mezzo di euro, con una sensibile flessione
in volume del 6,5% rispetto all’anno precedente (nel
2012 era stata del 3,6%), certamente condizionata dal
sensibile aumento dei prezzi: + 10,2% al litro, tanto
che le vendite in valore fanno segnare un + 3,1% .
Il formato più venduto nel 2013 rimane quello delle
bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc,
Docg e Igt) che nel 2013 ha fatto registrare un volume
di oltre 213 milioni di litri per un valore di quasi 1
miliardo di euro. Questo formato ha subito nel 2013
una flessione del 3,2%, calo sensibile ma pur sempre
minore del - 3,5% del 2012, risultato più apprezzabile
se si considera l’aumento di prezzo del 5,6% in un
anno che ha portato il prezzo medio della bottiglia a
4,5 euro.
Il formato che presenta invece un drastico calo è quello del vino in brik, le cui vendite scendono nel 2013
del 9,4%, influenzate da un aumento di prezzo del
20,5%. Resiste invece il tradizionale vino da tavola in
bottiglia da 75cl, sostanzialmente stabile con una lieve
flessione a volume dello 0,3%, che diviene di fatto il
formato più performante del 2013.
Sul fronte della ricerca della qualità da parte dei consumatori, va segnalata la crescita del 4% in volume delle
vendite di vini biologici nei supermercati, con 1 milione di litri venduti per un valore di 5 milioni di euro.
Qualità a prezzo contenuto sembra essere il segreto del
successo dei vini a marca del distributore (o marca privata), dunque commercializzati direttamente dalle
insegne della grande distribuzione spesso con marchi
N
93
Euposia
Aprile 2014
di fantasia, che nel solo comparto delle bottiglie a 75cl
vende quasi 16 milioni di litri e tiene le posizioni,
nonostante la crisi dei consumi.
Da sottolineare infine le vendite del vino “bag in box”,
cioè di quelle confezioni da 3 litri di vino conservato
senza ossigeno spillabile dal rubinetto: nel 2013 sono
stati venduti 9 milioni di litri per 15 milioni di euro.
Nonostante una flessione del 3,1% in volume nel
2013, diversi esperti ritengono che il futuro di questo
formato potrebbe essere roseo per la sua evidente praticità.
E quali sono i vini più amati dagli italiani? La classifica
elaborata da IRI per Vinitaly 2014 presenta delle conferme con interessanti sorprese se si analizzano i tassi
di crescita.
I vini più venduti in assoluto sono: Chianti,
Lambrusco, Vermentino, Barbera, Bonarda,
Montepulciano d’Abruzzo, Nero d’Avola, Muller
Thurgau, Morellino, Dolcetto.
Tra i vini emergenti, cioè quelli con il maggiore tasso
di crescita troviamo il sorprendente exploit del
Pignoletto e del Cannonau, il primo sospinto da una
presenza sempre maggiore sugli scaffali di tutta Italia
ed il secondo favorito anche da una considerevole
spinta promozionale. In questa particolare classifica
troviamo anche il Prosecco, il Vermentino (che non a
caso compare nella top ten dei vini più venduti in
assoluto), il Pecorino, l’Aglianico e altri.
Un primo commento all’andamento del mercato nel
2013 viene dall’IRI e da Federdistribuzione.
«Negli ultimi mesi del 2013 abbiamo assistito a un rallentamento nel calo delle vendite di vino – ha spiegato
Virgilio Romano, Client Service Director IRI - che ci
fa ben sperare per l’anno in corso. Nel 2013 abbiamo
scontato anche una delle vendemmie meno generose
degli ultimi anni (quella del 2012) che ha causato un
aumento dei prezzi che riversato sul prodotto ha notevolmente rallentato gli acquisti. Inoltre sta cambiando
il comportamento dei consumatori: non hanno un
atteggiamento passivo e di fronte alle variazioni nei
prezzi cercano di mantenere il proprio carrello della
spesa sui livelli dell’anno precedente, attraverso scelte
sempre più attente e oculate».
Analisi condivisa da Federdistribuzione il cui rappresentante a Vinitaly 2014, Alberto Miraglia, Direttore
News
Marketing di Auchan, fornisce indicazioni per il
mercato nazionale e quello estero: «Difronte alla
crisi, le imprese della grande distribuzione hanno
incrementato la leva promozionale, fino al 51,3%
registrato nel 2013 sulle bottiglie doc; ma oltre non
si può andare perché i margini sono già troppo
erosi. Cercheremo quindi di diversificare, puntando
ancor di più sulla marca del distributore, dando
attenzione a produzioni come quella del vino biologico e sviluppando ulteriormente la presenza di piccoli produttori legati al territorio».
«Poi c’è il discorso dell’export – prosegue Miraglia -
PRIME
ci sono insegne che portano il vino italiano nei propri punti vendita internazionali, promuovendolo
con manifestazioni specifiche o inserendolo regolarmente nell’assortimento; altre che favoriscono il
prodotto nazionale sfruttando rapporti consociativi
con catene distributive estere, incentivando rapporti
diretti tra grande distribuzione straniera e cantine
italiane, indicando cantine e prodotti interessanti da
inserire nelle linee di vino di marca del distributore
dell’insegna estera. Si delinea così uno scenario sempre più interessante per le cantine italiane, anche di
medie proporzioni».
TRE TIPOLOGIE DI VINO VENDUTE PER
REGIONE
E LORO QUOTA IN
VOLUME
(Fonte Infoscan-Census al2912/2013)
Liguria
16.8%
Bonarda
Barbera
Lambrusco Lombardia
Piemonte
Emilia Romagna
Veneto
Friuli V.G.
Trentino A.A.
Lazio
Toscana
Umbria
Sardegna
Marche
Sicilia
Puglia
Campania
Abruzzo-Molise
Basilicata-Calabria
16.6%
Lambrusco
Bonarda
16.5%
Barbera
Barbera
Dolcetto
Bonarda
25.7%
Lambrusco
Sangiovese
Pignoletto
13.8%
Merlot
Cabernet
Lambrusco
13.5%
Merlot
Cabernet
Friulano
18.2%
Teroldego
Merlot
Marzemino
8.5%
Chianti
Montepulciano d’A. Vermentino
12.8%
Chianti
Morellino
Sangiovese
14.3%
Trebbiano
Sangiovese
Montepulciano d’A.
23.0%
Cannonau
Vermentino
Monica di Sardegna
17.6%
Verdicchio
Trebbiano
Passerina
13.3%
Nero d’Avola
Syrah
Alcamo
Sangiovese
Primitivo
Negroamaro
15.8%
Solocapa
Aglianico
Lambrusco
25.2%
Montepulciano d’A.
Trebbiano
Pecorino
22.1%
Ciro’
Nero d’Avola
Aglianico
8.1%
Euposia
Aprile 2014
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News
CONSERVAZIONE DEL VINO: UNA RICERCA SPIEGA
PERCHÉ IN CASA “INVECCHIA” PIÙ IN FRETTA
he il vino si conservasse
meglio in cantina piuttosto
che in appartamento già si
sapeva. Ma ora dalla Fondazione
Edmund Mach arriva un'importante conferma scientifica che
spiega perché e quanto l'età chimica cambia nei diversi ambienti
facendo scoprire inaspettate reazioni e nuovi composti.
Stando alla ricerca, intitolata
“L'influenza della conservazione
sull'età chimica dei vini rossi” e
pubblicata in questi giorni sulla
rivista Metabolomics, nella tipica
conservazione domestica l'età chimica del vino accelera di ben
quattro volte: molte decine di
composti cambiano concentrazione partecipando a reazioni indotte
dalla temperatura.
In particolare la conservazione
domestica induce la formazione di
composti, mai osservati prima,
che nascono dall'unione tra i tannini e l'anidride solforosa, e una
classe di pigmenti del vino, denominata “pinotine”, che fa evolvere
il colore del vino verso toni più
aranciati. Aumentandone, appunto, l'età chimica.
La ricerca, svolta all'interno del
progetto Qualità alimentare e funzionale “Qualifu” finanziato dal
Ministero per le Politiche Agricole
ha permesso di seguire per due
anni l'evoluzione di 400 bottiglie
di Sangiovese, vino tipicamente
da invecchiamento, conservato in
vetro scuro con tappo di sughero
naturale.
Duecento bottiglie sono state collocate nella cantina aziendale della
Fondazione Mach, ad una temperatura costante tra i 15 e i 17
gradi e con umidità del 70 per
C
98
Euposia Aprile 2014
cento; le altre duecento sono state
collocate in condizioni simulanti
la conservazione domestica, al
buio, con una temperatura oscillante, secondo le stagioni, tra 20 e
27 gradi.
I vini sono stati campionati ogni
sei mesi.
La ricerca si è svolta nei laboratori
di metabolomica dotati di strumenti che consentono di misurare
contemporaneamente l'evoluzione
di circa un migliaio di composti
presenti nel vino, e si è avvalsa
della collaborazione delle cantine
(sia sperimentale che aziendale)
della Fondazione Mach.
«Sei mesi in appartamento fanno
raggiungere al vino una età chimica che corrisponde ad un affinamento di due anni nelle condizioni ideali di cantina - spiega Fulvio
Mattivi, nella foto in questa pagi-
na, coordinatore del
Dipartimento qualità alimentare e
nutrizione, e autore della pubblicazione -. Produttori, ristoratori,
enoteche e distributori dovrebbero
verificare se i loro locali siano idonei alla conservazione ottimale dei
vini, specie nei mesi caldi, e in
caso contrario valutare quale sia la
conservazione massima da non
superare, se queste condizioni
ideali non possono essere assicurate. Bastano infatti pochi gradi in
più per rendere un locale non idoneo ad una conservazione prolungata».
Durante la conservazione si verificano numerose reazioni chimiche
la cui velocità è indotta dalla temperatura. Nel vino conservato in
ambiente domestico la colorazione diventa più aranciata e l'anidride solforosa, conservante presente in tracce nei vini, si combina con il tannino formando una
classe di composti, mai osservata
prima, di derivati solfonati di
catechine e procianidine, favorendo un precoce invecchiamento del
vino.
Un altro dato interessante emerso
dalla ricerca è che, per quanto
riguarda i composti di valenza
salutistica, in due anni gli antociani (ossia i pigmenti rossi estratti
dall'uva) sono diminuiti nell'ordine del 30 per cento in cantina e
dell'80 per cento in ambiente
domestico.
La temperatura induce l'idrolisi
dei flavonoli glicosidi, in particolare dei derivati della quercetina, e
porta alla diminuzione di svariati
composti, tra cui l'acido pantotenico (vitamina B5).
S
P E C I A L E
P
R O W E I N
IL SOMMARIO
Pag. 88
pag. 90
pag. 92
Pag. 95
Pag. 96
Consorzio Lessini Durello Doc
Ronchi di Cialla
Cantine Sangro
Cantine Saputi
Fattoria di Magliano
e Birrificio Bruton
pag. 98 Santa Sofia
pag. 100 Cantine Coppola 1489
pag. 103 Mazziotti
pag. 104 Tenute Polvaro
pag. 107 Foss Marai
Pag. 108 Castello delle Regine
Pag. 109 Falezze
Pag. 110 Cave du Vin blanc de Morgex et
La Salle
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
111 San Salvatore 1988
112 La Collina dei Ciliegi
113 Costaripa
114 Acqua Morelli
115 Antiche Vigne
117 Rossobastardo
118 Agricola Vallecamonica
121 Bosio Franciacorta
122 Fattoria Dianella
123 Agripunica
124 Marchesi de’ Cordano
125 Serracavallo
126 Terre di Cosenza
127 Terre Nobili
STAND DEUTSCHLAND SOMMELIER ASSOCIATION- EUPOSIA
HALLE 3 STAND 3N65
In collaborazione con:
Prowein
MAZZIOTTI, VIGNETO DI FAMIGLIA
L'
Azienda Agricola
Mazziotti fu fondata nel
1900 da Gerardo
Mazziotti.
Il figlio Italo ne raccolse l'eredità
e diede ulteriore impulso sia alla
cantina che al prodotto. A lui si
deve l'impianto del vigneto specializzato dal quale si ricavano
ancora oggi le uve utilizzate dall'azienda. Dalla scomparsa di
Italo Mazziotti la figlia Flaminia
ne ha proseguito l'opera nel
rispetto della tradizione familiare. Recentemente a Flaminia si è
affiancata la figlia Valeria
Laurenzi.
L'Azienda ha una superficie complessiva di circa 85 ha. Il vigneto
di circa 30 ha è costituito da terreno vulcanico sciolto con poco
scheletro, ricco di potassio e
fosforo ed è situato in una zona
collinare, circondata da boschi
che contribuiscono a creare un
favorevole microclima.
Le uve utilizzate dall'azienda
provengono esclusivamente da
tale vigneto.
Queste le note caratteristiche di
tre dei più rinomati vini di
Mazziotti.
Affinamento in acciaio inox "sur
lies" e sospensione settimanale
delle fecce. Stabilizzazione tartarica a freddo nel mese di gennaio.
EST!EST!!EST!!!
Vino bianco D.O.C. "Est! Est!!
Est!!! di Montefiascone Classico"
Uvaggio:Malvasia bianca, 15%;
Procanico, 65%; Rossetto, 20%
Raccolta manuale in cassette
forate da KG 15 cad.
Pressatura diretta e selezione
delle differenti frazioni di mosto.
Illimpidimento statico e separazione dei fondi. Aggiunta di lieviti
selezionati. Fermentazione alcolica termocontrollata in acciaio
inox (una settimana circa).
CANULEIO
Vino bianco I.G.P. Lazio.
Uvaggio: Chardonnay, 60%,
Sauvignon, 20%; Malvasia
Bianca, 20%
Raccolta manuale in cassette
forate da KG 15 cad.
Pressatura diretta ed utilizzo del
solo mosto fiore. Illimpidimento
statico e separazione dei fondi.
Aggiunta di lieviti selezionati.
Fermentazione alcolica termocontrollata in acciaio inox (una
settimana circa). La fermentazione malolattica è impedita con
mezzi fisici. Affinamento in
acciaio inox "sur lies" e sospensione settimanale delle fecce.
Stabilizzazione tartarica a freddo
nel mese di gennaio.
Assemblaggio ed imbottigliamento nel mese di febbraio.
MERLOT
I.G.P. Lazio "Merlot".
Uvaggio: Merlot in purezza
Raccolta manuale in cassette
forate da KG 15 cad.
Diraspa-pigiatura delle uve e
macerazione a freddo per 12-18
ore. Aggiunta di lieviti selezionati. Fermentazione alcolica termocontrollata e macerazione di
post-fermentazione di qualche
giorno. Svinatura e pressature
soffice delle vinacce.
Fermentazione malolattica in
acciaio. Affinamento del vino in
acciaio inox fino alla primavera
successiva.
Assemblaggio e imbottigliamento durante la primavera successiva alla vendemmia.
Az.Agr. Mazziotti
Via Cassia km 110
01023 Bolsena (VT)
Tel. +39 06 44291377
FAx. +39 06 44233187
[email protected]
Euposia
Aprile 2014
103
Prowein
TENUTA POLVARO, VINO DAL 1681
L
a storia della Tenuta Polvaro risale al 1681,
quando la nobile famiglia veneziana dei Polvaro
acquistò dalla Serenissima Repubblica di
Venezia un immenso bosco, edificando poi la casa
padronale e la cappella.
La famiglia De Zan Candoni ha riportato questo
meraviglioso borgo ed i suoi terreni agli antichi
splendori, rispettando appieno e valorizzando le
caratteristiche naturali del territorio e i canoni dell'architettura seicentesca.
IL TERRITORIO
La zona di produzione si trova in Veneto all'interno
della famosa area vinicola del Lison Pramaggiore.
L'eccelsa qualità dei vini Polvaro è dovuta alla natura argillosa del terreno, al clima mite, alle più
moderne tecniche di vinificazione e al supporto di
uno staff di enologi e di agronomi esperti e appassionati.
La tenuta comprende oltre 70 ettari di vigneti con
una produzione concentrata sui vini tipici D.O.C. del
Lison Pramaggiore tra cui: Pinot Grigio, Verduzzo,
Cabernet Sauvignon, Merlot e Prosecco.
Di particolare rilevanza troviamo il Lison Classico
D.O.C.G. (Friulano), prodotto autoctono che rappresenta il fiore all'occhiello della produzione, assieme
ai due uvaggi Polvaro Nero e Oro.
L'AZIENDA
Tra i vini commercializzati dalla famiglia Candoni De
Zan c'è anche il marchio Candoni, esportato nei
principali mercati internazionali. Una linea estremamente artistica, caratterizzata da bottiglie decorate
con riproduzioni serigrafiche di antichi affreschi etruschi, resi però attuali e contemporanei dalla scelta
dei colori e da una grafica incisiva e pulita. Oltre alla
qualità, l'azienda si contraddistingue per l'incessante
ricerca di un miglioramento e per la grande flessibilità commerciale.
Caratteristica questa fondamentale per poter affron-
104
Euposia
Aprile 2014
tare con la massima competitività il mercato attuale,
dinamico e in continuo cambiamento. TENUTA POLVARO
Via Polvaro, 35
30020 Annone Veneto - Venice — ITA
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Prowein
FOSS MARAI, TRADIZIONE SECOLARE
F
oss Marai nasce nel
Veneto, a Guia, nel cuore
di Valdobbiadene.
L’azienda di proprietà della
famiglia Carlo Biasiotto è tra le
poche che possono vantare
antenati che già nel Settecento
possedevano tredici ettari di
terreno vitati a “Prosecco”.
Oggi è il presidente e insieme
a lui c’è la moglie Adriana e i
figli Andrea, Cristiana e
Umberto.
L’anno 1986 vede la nascita e
la registrazione del marchio
Foss Marai, naturale sviluppo
di un’attività vitivinicola che
trae le sue origini nel territorio
di Valdobbiadene agli inizi del
’700.
Parlare oggi di Foss Marai nel
panorama italiano degli spumanti è innanzitutto parlare
della famiglia di Carlo
Biasiotto.
Qualità del territorio da cui
provengono le uve lavorate, il
Valdobbiadenese, la costante
ricerca e sviluppo del prodotto, un servizio di alta qualità al
cliente, un rapporto ottimale
tra qualità e prezzo, un’attenzione particolare al packaging
gradevole e connaturato con i
tempi: questa la “mission” di
Carlo ed Adriana e dei figli
Andrea, Cristiana, e Umberto.
La qualità del territorio da cui
provengono le uve, la costante
ricerca della qualità del prodotto danno il significato dell’eccellenza, che non è qualcosa di lontano e inaccessibile,
ma è un concetto pratico in
Foss Marai. Innamorarsi del
territorio è l’inizio del percorso
intrapreso dall’azienda, l’inizio
del viaggio, con la consapevolezza, appunto, che tutto parte
da qui, punto d’incontro tra
passato e presente.
E poi raccogliere e
valorizzare in cantina
senza mai tradire il
lavoro ottenuto in
vigna, ovvero la cultura della tradizione si
modella con la ricerca
e la tecnologia. Un lavoro attento
affrontato senza compromessi nel cercare
sempre la qualità. Un viaggio, un andare
che negli anni ha portato Foss Marai ed i
suoi spumanti nell’essere considerati “
eccellenze italiane nel
mondo”.
Impegni internazionali
attendono l’azienda,
per sempre di più
essere ambasciatrice
di un prodotto italiano riconosciuto ed apprezzato nel
mondo.
FOSS MARAI
Strada di Guia 109
Guia di Valdobbiadene (Treviso)
31049 ITALIA
Tel. +39 0423 900 560 Fax. +39 0423 900 570
Infoline: +39 0423 900 560
Email: [email protected]
Prowein
CASTELLO DELLE REGINE, PANORAMI CON GUSTO
C
i sono luoghi che hanno una forte identità ,
legati a spazi, forme, tradizioni ed azioni che si
ripetono nei secoli. E' questo il caso de “il
Castello delle Regine”, in Umbria, le cui morbide
colline a perdita d'occhio vedono ripetersi dal 1500
i tempi e le attività umane per coltivare, potare, raccogliere e trasformare i prodotti. Gli ulivi, spesso gli
stessi piantati 5 secoli fa, le vigne, alcune vecchie di
50 anni, l'allevamento di Chianina, gli orti , le foreste, i pascoli contribuiscono a creare un'atmosfera
senza tempo eppure contemporanea nel mosaico
delle tante attività.
La proprietà si estende per .400 ettari attorno alla
fortificazione denominata Castelluccio Amerino che
domina la vallata geograficamente indicata come "Le
Regine" tra i comuni di Narni ed Amelia, splendidi
borghi di antica storia etrusca, romana e medioevale.
La costruzione faceva parte della linea di fortificazioni edificate in luoghi strategici a controllo delle valli
umbre da sempre percorse per raggiungere Roma
dal nord.
Dal 1500' i possedimenti e i terreni sono stati feudo
di diverse famiglie patrizie del luogo, subendone le
alterne vicende, finché l'attuale proprietà ha ricostituito ed ampliato l'azienda, ripristinandone l'antica
vocazione alla cultura della vite e dell'ulivo e puntando ad ottenere produzioni di massima qualità nel
completo rispetto dell'ambiente. La filosofia è " il
miglior vino dalla migliore terra", assicurando che
ogni passaggio, dalla produzione dell'uva alla vinificazione, impieghi tecniche naturali. La raccolta viene
fatta a mano
I boschi lussureggianti ,a prevalenza querce e lecci, si
estendono per circa 200 ha., circondando le vigne e
gli uliveti; essi costituiscono fonte preziosa di ossigeno per l'ambiente e creano lo speciale microclima
che assicura una forte escursione termica fra il giorno e la notte, fattore importante per la perfetta
maturazione delle uve.
Sempre nei boschi trovano rifugio ed alimento gli
animali da penna ed i cinghiali.
I terreni, con prevalenza di sabbia ed argilla, sono
ricchi e fertili e danno prodotti che sono compiuta
espressione di questa porzione di Umbria: i vini
hanno suggestioni aromatiche e strutture robuste
che sono rese eleganti da lunghi affinamenti in bottiglia.
Gli 8000 ulivi producono olio pregiato e gli orti e i
giardini di erbe odorose forniscono le materie prime
108
Euposia
Aprile 2014
per le ricette proposte dal ristorante, dove tutto quel
che viene servito è prodotto in azienda, così come le
succulente carni di Chianina e Cinta senese.
Le antiche case dei contadini sono state ristrutturate
per ospitare i visitatori coinvolgendoli in questo spazio dello spirito , ricco di sostanza e di emozioni.
www.castellodelleregine.com
Prowein
FALEZZE, CULTURA DEL VINO DA TRE GENERAZIONI
L
uca Anselmi è il titolare
della azienda Falezze.
L'azienda Falezze è la continuazione "naturale" di una
lunga tradizione familiare di
produttori di uva Valpolicella e
Amarone che dura da tre generazioni.
Quando circa 6 anni fa il titolare fini gli studi universitari di
biologia specializzandosi (nell'ultimo anno) nel ramo della
microbiologia enologica, ha
voluto successivamente iniziare
la sua più grande passione
cioè trasformare le proprie uve
in vino per cercare di raccontare un grande territorio (Falezze)
in un bicchiere di vino.
L'azienda azienda Falezze è
una piccola cantina radicata
nel suo territorio da cui prende
il nome. Infatti la essa vinifica
una selezione accurata di uve
provenienti solo da questa
zona e produce ogni anno una
quantità limitata di bottiglie
(attorno le 10.000) di alta qualità tra Amarone della valpolicella, Ripasso e Valpolicella
Superiore.
Nella zona Falezze sono coltivate in prevalenza solo vigne
vecchie tra i 40 e gli 80 anni,
tra le più antiche della zona.
I loro tralci e loro radici sono
all’interno di un terreno e di un
microclima molto particolare,
condizionandone profondamente l'uva che ne produce.
Infatti il terreno è povero di
sostanze nutrienti ma ricco di
microelementi che poi ritroviamo inconfondibilmente nel
vino.
Inoltre è un terreno fresco, con
un’esposizione particolare
(riceve la maggioranza dei raggi
del sole nel pomeriggio-sera),
ed è ubicato in collina, gli sbalzi termici tra giorno e notte
sono più elevati rispetto agli
appezzamenti limitrofi e questa
particolare caratteristica aiuta
l’acidità e il pH del vino diventando un fattore indispensabile
per produrre degli Amaroni di
lunga durata.
Tutte le pratiche agronomiche
sono seguite personalmente
dalla famiglia (in particolare
dal padre).
Tutte queste caratteristiche si
ritrovano in maniera inconfondibile nel vino Falezze.
Inoltre ogni prodotto Falezze
viene seguito dalla pittrice
Sofia Kherkeladze, il suo tocco
d’artista fanno di ogni bottiglia
una piccola ma grande opera
d’arte.
AZ. AGR. FALEZZE
Loc. Pigno n. 1
Illasi (Vr)
37031Illasi (Vr) Italy
Euposia Aprile 2014
109
Prowein
LA VITICOLTURA EROICA DEI VIGNERONS
DELLA CAVE DU VIN BLANC DE MORGEX ET LA SALLE
N
ell'ultimo tratto della Valle d'Aosta, la
Valdigne, la vite non abbandona l'uomo e si
innalza fino a raggiungere i 1250 metri di alti-
tudine.
La zona di coltivazione si estende nei terreni, lungo
la sinistra orografica della Dora Baltea ai piedi dei
ghiacciai del Monte Bianco.
Qui nasce il Blanc de Morgex et de La Salle risultato
della vinificazione del Prié Blanc, vitigno autoctono
allevato ancora oggi franco di piede, nelle sue diversi
versioni partendo dal fermo tradizionale arrivando
alla creazione delle bollicine di un metodo classico
unico e originale.
La cooperativa si impone il lavoro nel pieno del
rispetto del “terroir du mont blanc” fantasia e tecnica consentono alla creatività dei soci conferitori,
orgogliosi e amanti dei loro piccoli vigneti, di esprimersi appieno sostenuti da rigorosi protocolli enologici supportati da una continua ed infinita ricerca.
Espressioni varietali derivati dal connubio di diversi
ceppi di lievito e aromi tipici trovano la loro massima
potenzialità nella vinificazione in acciaio inox.
La produzione di metodo classico nata come sperimentazione è oggi arrivata all'obiettivo di diffondere
l'espressione di bollicine autoctone inimitabili in un
mercato dove oggi la tipicità è un punto di forza fondamentale.
Proprietari che ancora nei tempi odierni lavorano
con passione e tradizione ben consapevoli di essere
la base solida della struttura produttiva e divulgatori
110
Euposia
Aprile 2014
dell'espressione di un terroir dove la
viticoltura moderna risulta essere strettamente legata all'eroico lavoro dei vignerons di una volta.
CAVE DU VIN BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE
Soc. Coop.
Chemin des Iles, 31
La Ruine
1017 Morgex (Ao)
Tel. 0165.800331
Fax 0165.801949
[email protected]
Prowein
SAN SALVATORE, TRADIZIONE E AMBIENTE
L’
Azienda Agricola San
Salvatore nasce nel cuore
del Parco Nazionale del
Cilento, in una terra antica,
ricca di storia e tradizione, mai
toccata dall’agricoltura intensiva.
La cantina si trova nella stessa
area dove gli Antichi Greci
cominciarono la colonizzazione
della Magna Grecia e dove portarono per la prima volta i vitigni Aglianico, Fiano e Greco. I
loro vigneti erano situati negli
stessi luoghi ove adesso sorgono i nostri.
La nostra filosofia è quella di
produrre vini rispettando la
natura e le tradizioni e di trasportare nei nostri prodotti la
storia e i sapori di queste terre.
Pur essendo un’azienda molto
giovane, la prima vendemmia è
infatti del 2009, San Salvatore
è molto legata alla tradizione
contadina cilentana, ne rispetta
i tempi e i metodi, coniugandoli
con l’impiego delle ultime tecnologie, assecondando così le
vocazioni della terra e della
natura del luogo.
Come omaggio a queste terre
incontaminate e ricche di storia
e tradizione, abbiamo scelto il
bufalo per rappresentare la
nostra azienda e dato ai nostri
prodotti nomi di luoghi e località del Cilento per noi importanti.
L’Azienda Agricola San
Salvatore ha ottenuto la certificazione biologica da parte
dell’Unione Europea e nelle
proprie coltivazioni adotta
esclusivamente processi biologici e preparati biodinamici.
L’azienda si estende per circa
110 ettari, di cui 23,5 vitati, il
resto utilizzato per oliveti, frutteti, altre coltivazioni e bosco
ceduo, in modo da mantenere
un equilibrio naturale nella
terra.
Produciamo principalmente
vini, olio e, da un allevamento
di 450 bufale, latte atto a produrre Mozzarella di Bufala
Campana.
I vigneti sono due, il più grande
si trova in località Cannito, ai
piedi del Monte Calpazio che lo
protegge dalle intemperie, con
un esposizione a sud-sud ovest
in direzione del mare (poco
distante) che gli permette di
essere baciato dal sole durante
tutta la giornata ed essere accarezzato dalla brezza marina.
Il secondo, anch’esso esposto
a sud-sud ovest, è in Stio
Cilento, nel cuore del Parco, a
500 mt sul livello del mare,
un’altitudine che ha rappresentato una sfida, ma che produce
delle uve molto pregiate ed aromatiche.
Il nostro profondo rispetto della
natura ci impone di ridurre al
minimo l’inquinamento e l’impatto ambientale, pertanto per
le scatole dei nostri vini utilizziamo solo carta riciclata e sul
tetto della cantina sono installati dei pannelli fotovoltaici che ci
rendono pressoché autonomi e
riducono di 6.800 Kg/A le emissioni di Co2 nell’aria.
AZIENDA AGRICOLA SAN SALVATORE
Parco nazionale del Cilento
via Dioniso snc
84050 Giungano (Sa)
tel +39 0828 1990900
fax +39 0828 1990901
Facebook - Twitter
mail [email protected]
Euposia
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Prowein
IM HERZEN DES AMARONE:
LA COLLINA DEI CILIEGI
D
er Weinbaubetrieb Collina dei Ciliegi, Frucht
des Engagements und der großen
Leidenschaft von Massimo Gianolli und seiner
Familie, bietet heute Weine der gehobenen Kategorie
mit einer eigenen, starken Persönlichkeit.
Die Rebsorten gedeihen auf einigen weichen Hügeln
der Valpantena in der Nähe von Verona, denen nunmehr seit einiger Zeit ihr antiker Glanz zurückverliehen wurde.
Es handelt sich um sanft belüftete Gebiete mit guter
Sonnenbestrahlung, die nach mehreren Richtungen
ausgerichtet sind.
Die Collina dei Ciliegi hat einen Showroom in
Mailand, in der Via Melchiorre Gioia 45 eröffnet, der
für 7-Sterne-Events und für private Verkostungen
gebucht werden kann. Unter der Führung unseres
Teams können Sie unser Weinsortiment in einem entspannenden Ambiente und in völliger Privatsphäre
genießen, indem Sie den Raum für eine private Feier
oder für ein Arbeitstreffen mieten.
Schreiben Sie an:
[email protected] Die geschenksverpackungen
Die Collina dei Ciliegi bietet eigene
Geschenksverpackungen, von den wertvollen
Schreinen aus zur Gänze händisch bearbeitetem
Edelholz, bis zu den praktischen und eleganten
112
Euposia
Aprile 2014
Markenkarton-Boxen.
Unser vollständiges Angebot finden Sie auf
www.lacollinadeiciliegi.it / [email protected]
LA COLLINA DEI CILIEGI
Via Melchiorre Gioia n. 45
20124 Milano
tel. 02 87158048 - fax 02 67378033
Azienda agricola: Località Erbin n. 36
37023 Grezzana (VR) Prowein
COSTARIPA E IL “VINO DI UNA NOTTE”
L
a nostra azienda nasce nel
1936 a Moniga del Garda
nel cuore della Valtènesi,
sponda Dannunziana del lago
di Garda rivolta al sorgere del
sole, dove il microclima
Mediterraneo rende questa
regione il punto più a Nord del
mondo dove crescono spontaneamente viti, olivi, cedri e
capperi.
Dalla terra dei rosé, con una
nuova denominazione di origine produciamo due finissimi
Valtènesi con le 4 uve autoctone del Garda (Groppello,
Marzemino, Sangiovese,
Barbera).
Rosamara è "il vino di una
notte" infatti le bucce, per dare
la giusta colorazione, rimangono a contatto con il mosto soltanto poche ore dopodichè
vengono separate senza pressatura per estrazione diretta
dalla vasca fino al gocciolamento, è questa la cosiddetta
vinificazione "a lacrima".
Senza una spremitura vera e
propria, per utilizzare solo il
cuore dell'acino, diventa vino
solo la parte più nobile dell'uva. Nel 2010 il nostro
RosaMara ci ha fatto vivere
un'emozione, vincendo una
medaglia d'oro al Mondial du
rosee di Cannes, dando prova
che i rosè del nostro territorio
possono equivalere i grandi
Rosè d'oltralpe.
Molmenti dedicato al Senatore
Pompeo Gherardo Molmenti,
ideatore nel 1896 del Rosè di
Moniga, è ottenuto con il
medesimo processo ma la fermentazione e l'affinamento
avvengono in botti Tonneaux,
secondo il metodo tradizionale
in uso alla fine del XIX secolo.
Questo tipo di vinificazione
conferisce carattere e longevità, il Rosé Molmenti è stato
protagonista di diversi premi
quali la Pentola d'oro di
Baldassarre Agnelli '09 ed ha
accompagnato le First Ladies
durante la cena a del G8 nel
Luglio 2010.
Tipico vitigno di questa zona é
il Groppello, la sua presenza é
testimoniata da oltre 700 anni
di storia, coltivato oggi in non
più di 400 ettari in tutto il
mondo, dal grappolo compatto
e di colore blu a piena maturazione, esigente nella coltivazione in quanto facile a subire
alterazioni per la compattezza
degli acini.
Non manca l'attenzione del
sig. Mattia Vezzola, eletto enologo dell'anno 2004 e 2008,
alla produzione del Metodo
Classico, dove quest'anno finalmente porterà il suo nome su
tutti e cinque i suoi spumanti.
.....Storia, tecnologia e tradizione si fondono in una produzione di qualità, con amore e
rispetto delle nostre terre.
COSTARIPA
Produzione vino in Valtenesi Vino Chiaretto
Via della Costa n.1/A - 25080
Moniga del Garda ( Brescia )
Tel. + 39 0365 502010
Fax +39 0365 502675
Euposia
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Prowein
ACQUA MORELLI
DAS NEUE ITALIENISCHE PREMIUM-WASSER
Q
uellfrisch, rein und natürlich - Acqua Morelli
ist die neue Premium-Wassermarke aus
Italien. Mit feinen Geschmacksnuancen und
einem schicken Äußeren begeistert es die gehobene
Gastronomie. Und das ganz exklusiv, denn der edle
Italiener ist aktuell ausschließlich in Bars,
Restaurants und Diskotheken erhältlich.
Das natürlich reine Quellwasser wird in den beiden
Sorten "Frizzante" (mit
Kohlensäure / sparkling) und
"Naturale" (ohne Kohlensäure
/ non-sparkling) jeweils in der
0,25 l sowie in der 0,75 l
Mehrwegflasche angeboten.
Acqua Morelli verstärkt ab
sofort das leistungsstarke und
umfangreiche Portfolio an
Premiumgetränken der
Paderborner
Markenschmiede MBG
International
Premium Brands.
REIN UND MINERALIENARM FRISCH AUS
QUELLE
Der Ursprung des
Premium-Wassers
liegt in einem wilden Buchenwald
im Herzen der
"Alpi Marittime",
den italienischen
Seealpen. Auf der
luftigen Höhe von
1.000 Metern
befindet sich die
Quelle "Bauda",
aus der das
Wasser gewonnen
wird. Die
Abfüllung erfolgt
direkt vor Ort
nahe der Quelle,
in einem unberührten Ökosystem der italienischen Alpen.
Absolute Reinheit
DER
114
Euposia
Aprile 2014
und belebende Frische vereinen sich mit purer
Leichtigkeit und machen das Wasser von Acqua
Morelli so besonders gefällig und einzigartig anregend im Geschmack. Der "Italiener" ist sehr mineralienarm und für ein Mineralwasser außergewöhnlich
weich. Die Gesamtmineralisierung beträgt nur 39,6
mg/l, der Natrium-Gehalt lediglich 4,1 mg/l.
Als Begleiter zu feinen Speisen und erlesenen
Weinen, als hochwertige Zutat beim Kochen und für
Cocktails oder als Co-Getränk zum Espresso,
Cappuccino & Co. - das exklusive
Premium-Wasser von Acqua Morelli ist facettenreich
und vielseitig in der
Verwendung.
Erhältlich ist der schicke Italiener im praktischen 24
x 0,25 l oder alternativ im
12 x 0,75 l Mehrwegkasten. Die Produkteinführung
wird unterstützt durch eine exklusive GastroOffensive und über eine reichweitenstarke PRKampagne in
Print und online.
ATTRAKTIVES UND LUXURIÖSES GASTROPAKET
Acqua Morelli ist nicht nur geschmacklich ein purer
Hochgenuss, sondern überzeugt Gastronomen durch
seine einzigartige, "royale" Produktausstattung.
Die tiefblau gefärbte Individual-Flasche wurde eigens
mit einem aufwändigen
Embossing und einem brillanten Etikett aus
Silberpapier versehen.
Parallel zur Produkteinführung von Acqua Morelli
stellt die Premium-Marke ihre Glasserie by Leonardo
vor. Das hochwertige, fein geschliffene Wasserglas
sowie die Boden- und Tischvase sind mit einem aufwändigen Silberdruck ausgestattet.
Durch den blauen Dekor-Nebel fügen sich
Tischaccessoires und Deko-Elemente perfekt in das
Markenbild und bieten in ihrer Gesamtheit eine
Barausstattung der Extraklasse.
ÜBER DIE MBG GROUP
MBG ist Erfinder bzw. Eigentümer so renommierter
internationaler Marken wie effect® energy
drink, SALITOS Brewery, SCAVI & RAY Winery, JOHN'S Natural Juices, GANIC® VITAMIN
WATER, FRUTINIO Limonade und DOS MAS Tequila
sowie exklusiver DeutschlandImporteur der Premiummarken Perrier Water von
Nestlé Waters, Almdudler Limonade und
Snapple Eistee.
Prowein
ANTICHE VIGNE: AUTOCTONI, PASSIONE E FATICA
A
ntiche Vigne, situata nel
cuore della Valle del
Savuto in Calabria, nasce
nel 2004. Fin dall'inizio si è
prefissata l'obiettivo di una
qualità produttiva elevata grazie a tecniche capaci di produrre un vino D.O.C., avvalendosi di vitigni autoctoni della
zona quali il Magliocco Dolce
(localmente noto come Arvino),
il Greco Nero, il Pecorello e la
Malvasia. I vigneti sono situati nella
parte superiore della valle, ad
un'altitudine compresa tra i
450 e gli 800 metri e con pendenze che variano dal 5% al
35%, condizioni favorevoli per
evitare ristagni d'acqua e per
una produzione di qualità. Il
tutto è tenuto insieme, in
armonia, da un costante impegno quotidiano con passione e
fatica. Il nostro vino è la nostra
vita, per questo i nostri vini
assomigliano a noi, alla nostra
voglia di fare bene. La variegata linea produttiva
include: il Savuto Rosso
Classico generato dai vitigni
Magliocco e Greco nero. Con un sapore asciutto e
caldo, sostenuto da buona acidità e austera qualità dei tannini, è l'ideale accompagnamento per arrosti, grigliate di
carne, cacciagione, formaggi
stagionati e piccanti.
Il Savuto Rosso Superiore, dal
colore rosso rubino profondo,
con riflessi granati; un sapore
giustamente tannico, sapido e
con un lungo finale succoso;
nasce dal matrimonio tra le
uve Magliocco (Arvino), Greco
Nero e Pecorello. Di grande
personalità e di lungo invecchiamento è l'amico perfetto
per carni brasate, alla griglia e
arrosti. Il Rosato Gida ottenuto
dal Magliocco e vinificato in
bianco facendo sgrondare il
pigiato. Si mostra gentile e con un
colore rosa corallo appena
acceso, il profumo è vinoso,
delicato, fruttato. Fresco al
palato, sa comunque essere
incisivo e di buona struttura. Il
Bianco Terra di Ginestre è frutto di un'accurata selezione
delle migliori uve a bacca bianca, Greco, Mantonico e
Pecorello. Si presenta carico di colore e
di sapori, con un bouquet ricco
di aromi che conferiscono la
caratteristica di essere molto
amico dei primi piatti, dei
risotti, del pesce e delle carni
bianche. L'ultimo nato, il Rosso
Iuvenis, è un vino dall'approccio facile, piacevole, capace di
un ampio ventaglio di abbinamenti, preparazioni non troppo
elaborate, primi leggeri, pizze,
carni e formaggi delicati, salumi e fritture di pesce.
Fiducia, si chiama Fiducia il
nostro miglior biglietto da visita, quel gesto quotidiano di
offrirvi un calice di buon vino
capace di generare un cuor
contento col nostro vero nome
scritto con l'uva. AnticheVigne di Gianfranco
Pironti
Via Regina Elena 110
87054 Rogliano (CS)
Export Sales Manager
Tel. +393493695254
Email: [email protected]
Euposia
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115
Prowein
ROSSOBASTARDO: UN’AZIENDA AL FEMMINILE
TRA ROMANZO, GENIALITÀ E FOLLIA
A
zienda al femminile
voluta da Sartori
Fiorella, medico veterinario, trasferita per amore in
Umbria dal Veneto.
Coinvolge il marito Luciano
Cesarini ingegnere che a 47
anni all'apice della carriera
abbandona numerosi incarichi
internazionali per tornare nel
paese natale: Bastardo; progetta una cantina dove la vinificazione millenaria viene
dotata delle migliori tecnologie del 3° millennio: isolamento dei Campi elettromagnetici, aspirazione della CO2
e dell'aria satura microssigenazione e criomacerazione
sono solo alcuni progetti alcuni sperimentali ed avanguardisti.
In vigna non usano diserbanti.
La selezione manuale evita
muffe e batteri e le conseguente necessità di solfiti per
combatterli
Alla ricerca del passato investono sulla tradizione millenaria del Sagrantino passito,
ormai dimenticato; con il
Seméle meritano numerosi
riconoscimenti ma soprattutto
da due anni resta il vino da
meditazione a bordo della
Classe Magnifica Alitalia.
Questi fatti convincono la
famiglia che i disciplinari italiani sono costosi strumenti
burocratici che contrastano la
genuinità e mortificano la tradizione
Nasce Rossobastardo, un vino
IGT trasgressivo, come il
nome legato al paese natale;
prodotto con le stesse uve del
Montefalco DOC
Tre anni dopo con le Uve del
Sagrantino DOCG viene pro-
dotto il Benozzo IGT che
esprime tutta la sana tradizione Umbra, la dolcezza delle
sue colline e la morbidezza
della sua gente.
Con l'invecchiamento di 5
anni del Sagrantino DOCG e
del Rosso Montefalco Riserva
riducono l'eccessiva astringenza e forniscono un vino
tanto austero quanto moderno e pronto al consumo.
Le figlie Alice e Chiara s'impegnano nelle Osteria del
Rossobastardo come palcoscenico per le genialità emergenti dove centinaia di giovani
trovano la loro occasione in
tutto il Mondo
Queste donne fuori dagli
schemi, alla continua ricerca,
producono una marmellata di
uva Sagrantino che ha anche
accompagnato SS Benedetto
XVI a Cuba
Hanno fondato " Sagrantino
oltre la DOCG": un Sistema
Qualità Video Certificata: grazie a 9 web cam, in vigna e
cantina, collegate via internet
ai soci del "Club dei Vini
Unici" 24h. che Signæ è la
prima ed unica Cantina al
Mondo ad utilizzare
Cantina Cesarini Sartori
Loc. Purgatorio Torri di
Barattano
Gualdo Cattaneo - 06035
Perugia (Italia)
Tel. (+39)0742.99590
Fax. (+39)0742.969462
Email: [email protected]
Skype: rossobastardo
Euposia
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117
Prowein
NAUTILUS CRU STORICO, ECCELLENZA D’ITALIA
AL PROWEIN
I
l comprensorio SebinoCamuno è per la prima
volta a Prowein con il
Nautilus CruStorico 2011,
eccellenza nel metodo classico, affinato a 36 metri, 4 bar
di pressione, sui fondali del
lago d'Iseo, di fronte alla
splendida Montisola.
E' il risultato della grande
passione per il territorio e
della attenta conservazione
di antichi vigneti di uve
camune locali, dell'età media
intorno 50 anni.
Nell'ultimo Challenge internazionale promosso dalla
Rivista Euposia ( settima edizione) è giunto ben 17° su
oltre 200 metodo classico in
concorso da tutti i continenti.
Il Nautilus CruStorico 2011 è
così riuscito a dare identità
ad un territorio, il SebinoCamuno, bellissimo e altrimenti indistinto, schiacciato
tra la due giganti quali
Franciacorta e il Garda.
Fin dai tempi dell'età romana
si è sviluppata in Valle
Camonica una forte tradizio-
118
Euposia
Aprile 2014
ne vitivinicola.
L'azienda si caratterizza per
essere inserita nell'ambito
della viticoltura di montagna
e storica, annoverando viti
vecchie addirittura di 150
anniI Vigneti si trovano in
Cividate Camuno, a 250
m.s.l.m., in zona delle
Colture, Berzo Inferiore a
400 m.s.l.m., in zona
Belvedere, dai quali nasce il
"Ciass Negher", un vitigno a
bacca rossa che secondo
alcuni risalirebbe da un antico ceppo sopravvissuto di
epoca romana.
Dal "Ciass Negher", nome
derivante dal dialetto bornese che significa "Mi piace il
vino nero", nascono due
tipologie di vini diversi: il
"Ciass Negher Valcamonica
IGT" e il "Ciass Negher vino
da tavola".
Il terzo vigneto invece è
situato in uno dei luoghi più
suggestivi di tutta la Valle
Camonica: l'Annunciata di
Piancogno, ad 800 m.s.l.m. .
All'Annunciata nascono il
"Bianco dell'Annunciata IGT"
e il "Passito dell'Annunciata
IGT", il primo passito della
Valle Camonica.
La superficie vitata
dell'Agricola Valle Camonica
di Alex Belinghieri, è stata
istituita nel 2004 e può contare su una superficie di
circa 4 ettari con una densità
di 5 mila piante per ettaro.
AGRICOLA VALLECAMONICA
www.vinivallecamonica.com
Alex Belinghieri cell.
+39 335.58.28.410 Prowein
Stand Desa
Halle3N65
Prowein
BOSIO FRANCIACORTA, A SPARKLING EXCELLENCE
L
ocated in the north of Italy,
near Brescia a few kms
from Iseo Lake, our wine
company is reaching over an
area of 30 hectares, embracing
entirely the important wine
area of Franciacorta D.O.C.G.
In the 90's the Bosio family,
that has ancient Franciacorta
roots, decide to undertake an
exciting adventure into the wine
world and conciliate the passion for the land with the wish
of innovation. The Bosio farm's
primary goal is the production
of quality wines and the great
respect of the environment.
The vineyards
The vineyards that are, at present, producing, occupy a terrain of 20 hectares and their
position on the hills offers a
variable weather exposure. The
interpretation on these factors
(land, exposure, weather) is
important on the choice of different vineyards and permits to
obtain diversified and qualified
production. The wine company
cultivates important vineyards
for the production of
Franciacorta D.O.C.G. and the
white wines such as
Chardonnay, White Pinot and
Black Pinot; Merlot and
Cabernet Sauvignon for the
production of red wines.
The passion for the soil, the
respect of the environment and
the wish of innovation are the
real important values of the
company.
Our wines
The company produce
Franciacorta (sparkling wine)
and a small part of Curtefranca
(red and white wine).
Franciacorta Brut D.O.C.G.
It present a straw-yellow colour
with some light green reflections, presents a typical flowers
and yeast scent; a soft taste,
fresh and complex.
Grapes: Chardonnay 90%,
White Pinot 10%
Franciacorta Satèn D.O.C.G.
Characterized by a refined and
a persistent perlage, it presents
scent notes of white flowers
and vanilla; soft taste, pleasantly sapid and complex.
Grapes: Chardonnay 100%
Franciacorta Rosè Millesimato
D.O.C.G.
Aged for minimum of three
years, it present a pink colour
with some light violet reflec-
tions, present notes of soft fruit
and citrus fruit, a soft taste,
fresh and complex.
Grapes: Black Pinot 80%,
Chardonnay 20%.
Franciacorta Extrabrut
Boschedòr Millesimato D.O.C.G
Aged for minimum of three
years in the cellar, of intense
yellow colour, it present an elegant, rich bouquet with typical
flowers and yeast scent; a soft
taste, fresh and complex.
Grapes: Chardonnay 50%,
Black Pinot 50%
Franciacorta Pas Dosè Girolamo
Bosio Riserva D.O.C.G
It takes the name of the founder, with intense yellow colour,
it presents an elegant, rich bouquets with typical flowers and
yeast scent, a soft taste, fresh
and complex. It's aged for a
minimum af 60 months.
Grapes:70% Black Pinot, 30%
Chardonnay.
AZIENDA AGRICOLA BOSIO
Via Mario Gatti, 4
25040 Timoline di Corte
Franca (BS)
Tel. +39 030 9826224
Fax +39 030 984398
[email protected]
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FATTORIA DIANELLA, AL CUORE DELLA TOSCANA
F
attoria Dianella si trova a
Vinci (città natale di
Leonardo) sulle dolci colline ad ovest di Firenze.
L'intero borgo risale alla fine
del XVI secolo ed in origine
era un casino di caccia della
famiglia De Medici.
Nella tenuta, 90 ettari da
sempre coltivati a vigneto e
oliveto, si “respira” un rispetto per la terra e la natura
non comune, e si lavora sulle
piante seguendo un sapiente
mix fra l'antico sapere e le
tecniche più moderne. Una
semplice “passeggiata” nelle
antiche cantine ci racconta,
attraverso architetture e
attrezzature, l'evoluzione
della produzione del vino nel
corso degli ultimi secoli.
La fattoria oggi appartiene a
Veronica e Francesco
Passerin d'Entréves che
seguono tutte le lavorazioni
negli uliveti in vigna ed in
cantina proponendo una
selezione di prodotti nel
rispetto della tradizione
toscana.
I vigneti, 25 ettari, sono stati
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Aprile 2014
tutti rinnovati secondo i criteri progettuali più moderni e
la vendemmia viene eseguita
in modo da preservare al
meglio le caratteristiche di
ogni tipologia di uva, nella
convinzione che ogni vino
deve essere espressione del
proprio territorio di origine.
La gamma di Fattoria
Dianella è composta oggi da
sette vini che vanno a coprire
tutte le esigenze di un consumatore moderno che cerca
primariamente qualità e tradizione ma con un pizzico di
originalità e innovazione.
Tra i vini rossi, il Chianti Docg
Vendemmia, il Chianti Docg
Riserva, Il Matto delle
Giuncaie (un Sangiovese in
purezza di un unico cru), le
Veglie di Neri (un blend di
Sangiovese e Cabernet
Sauvignon).
Poi All'aria Aperta (un rosé di
Sangiovese in purezza) e per
quanto riguarda i bianchi è
appena stato presentato il
nuovo "Sereno e Nuvole" (un
Vermentino in purezza) e
chiude la panoramica "Dolci
Ricordi" (una vendemmia tardiva ottenuta da uve
Trebbiano e Malvasia Lunga
del Chianti).
Fattoria Dianella propone
anche un l'olio extravergine
di oliva Dianella toscano IGP:
un blend di olive tradizionali
del territorio che si caratterizza per un sapore ricco, consistente e molto aromatico.
«La presenza a ProWein è
indispensabile - afferma
Veronica Passerin d'Entéves, per testare il mercato estero.
Il nostro obiettivo è di arrivare a distribuire i nostri prodotti in Germania in maniera
stabile e continuativa entro il
2014 per poi affrontare gli
altri mercati europei ed
extraeuropei (siamo già presenti in Giappone e Stati
Uniti)».
Fattoria Dianella
Via Dianella, 48
50059 Vinci (Firenze) - Italia
Tel +39 0571 508166
Fax +39 0571 904615
Email [email protected]
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AGRIPUNICA, L’EREDITÀ DI SARDEGNA
N
el territorio del Basso
Sulcis, da dove in epoche remote civiltà
Fenicie e Puniche alternarono i
loro fiorenti scambi commerciali con il resto del mondo allora
conosciuto, cioè il
Mediterraneo, e di cui ancor
oggi vi sono testimonianze di
elevatissimo valore storico-culturale, ha sede l'Agripunica,
azienda vitivinicola sarda nata
dall'unione di forze tra la
Cantina di Santadi (produttori
del famoso Terre Brune) e la
Tenuta San Guido di Bolgheri
(produttori dell'eccellenza del
vino italiano, il Sassicaia).
Oggi come allora, a distanza di
circa 2.500 anni si continua a
commerciare con il resto del
mondo, proponendo con successo vini di qualità "made in
Sardinia".
Da un'idea del leggendario
enologo Dott. Giacomo Tachis,
che fece da "trait d'union" fra le
due aziende e che creò i due
vini rossi, nel 2002 nacque
Agricola Punica. Entro i due
anni successivi furono acquistati circa 170 ettari di terreno (di
cui 20 ettari già vitati) sui quali
vennero progressivamente
impiantate le viti autoctone del
Carignano, oltre alle altre varietà Bordolesi.
La storia di quest'azienda è
quindi indissolubilmente legata
al territorio in cui si trova, da
Santadi a Narcao dove sono
appunto locate le due Tenute
che ospitano i circa 70 ettari di
vigneti da cui provengono i due
vini rossi Barrua e Montessu,
ed a cui si è aggiunto nel 2013
il nuovo vino, un bianco stavolta, denominato Samas; non a
caso il nome riprende quello di
una delle maggiori divinità
Puniche, ossia quello del Dio
del Sole. Il Sole appunto, che in
questi luoghi grazie alla sua
intensa luce porta alla perfetta
maturazione le uve.
Barrua e Montessu sono due
vini di particolare pregio, prodotti da uve varietali rosse tipiche del sud Sardegna sapientemente amalgamate dal suo
creatore, Dott. Tachis appunto,
con piccole aggiunte di varietà
francesi. Il Samas ripercorre
parallelamente la stessa strada
dei due rossi, essendo costituito da una base di Vermentino
impreziosita da una discreta
percentuale di Chardonnay.
Agricola Punica
Località Barrua
09010 Santadi (CI)
Tel. +39 0781/941012
Fax +39 0781/953149
www.agripunica.it
[email protected]
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MARCHESI DE’ CORDANO, PASSIONE PER IL VINO
D
al 2000, a Cordano,
nel comune di Loreto
Aprutino, Frrancesco
D’Onofrio, con il supporto
costante dell’enologo e
amico Vittorio Festa, porta
avanti la sua passione per il
territorio e il suo amore per
la vigna. Qui, ad una altitudine compresa tra i 250 e i 300 metri,
con 26 ettari di vigneto
nasce l’azienda Marchesi De’
Cordano. La nuova Cantina, inaugurata
nel 2011, esprime al meglio
la personalità e lo stile produttivo della Azienda: integrata con il territorio, funzionale, è centro operativo e
luogo di accoglienza. La sala
degustazione ospita fino a
settanta persone, la bottaia
regala al visitatore una esperienza sensoriale unica ed
emozionante. L’Azienda agricola Marchesi
De’ Cordano presenta una
produzione articolata che
ruota intorno ad un concetto
fondamentale: fare vino di
qualità. Riconoscibilità del
vitigno, equilibrio e bevibilità
sono le caratteristiche essenziali di vini che esprimono
struttura, personalità e longevità grazie all’interazione tra
condizioni pedoclimatiche
ottimali e consapevoli scelte
tecnologiche. Per la vinificazione in bianco
di Trebbiano, Pecorino,
Cococciola, Passerina e Pinot
Grigio si utilizza una tecnica
all’avanguardia, quella del raffreddamento delle uve appena raccolte con ghiaccio
secco (CO2). La CO2, più
pesante dell’aria, scende
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nella benna, proteggendo le
bacche ed evitando qualsiasi
contatto con l’ossigeno dell’aria. Nelle bucce delle uve risiede
la maggior parte degli aromi e
questo particolare procedimento permette di estrarli al
massimo per ottenere un vino
nel quale facilmente si possano ritrovare i sentori primari
legati al vitigno di partenza.
La vinificazione in rosso
segue, invece, i metodi tradizionali, con macerazione e
fermentazione a temperatura
controllata e tecniche di
rimescolamento del mosto
come rimontaggi all’aria, follatura e delestage. Il vino ottenuto al termine di
questo processo comincia
l’affinamento in legno, una
parte in botte grande da 50
hl e una parte in barrique.
MARCHESI DE' CORDANO Contrada Cordano, 4365014
LORETO APRUTINO (PE) tel.: 0858289526
Prowein
SERRACAVALLO, LA QUALITÀ COME SCELTA
L’
azienda agricola
Serracavallo è ubicata
nel comune di
Bisignano sulle colline che
dominano la valle del Crati, a
35 km da Cosenza.
Si estende per 55 ettari di
cui 35 di vigneto e 10 di uliveto.
Nel 1995 il proprietario,
Demetrio Stancati, ha iniziato un’opera di rinnovamento
dei vigneti, avviando un’attenta selezione clonale dei
vitigni autoctoni presenti in
azienda da sempre come il
magliocco dolce e il pecorello ed ha impiantato nuovi
vitigni internazionali come
cabernet-sauvignon e chardonnay. L’impianto dei vigneti è di 3300 piante per ettaro allevate a cordone speronato o a guyot.
La posizione a 650 m.s.l.m.,
una forte escursione termica
giorno-notte, la natura prevalentemente sabbiosa del terreno, l’esposizione a sud
sud-ovest delle vigne, una
nuova moderna cantina dotata delle più moderne tecnologie e di barricaia per l’invecchiamento dei vini garantiscono un prodotto di qualita’. In azienda vengono trasformate solo uve proprie
con una produzione di
150.000 bottiglie c.a.
La filosofia aziendale prevede di usare blend tra vitigni
autoctoni e internazionali nei
vini base, mentre salendo
d’importanza nella gamma
dei prodotti, la percentuale
di vitigni internazionali diminuisce fino a sparire totalmente nel vino top dell’azienda.
Ad oggi vengono prodotti 3
vini rossi ,2 rosati ,2 bianchi,1 spumante,1 grappa ed
1 passito, per garantire al
fruitore finale un’ampia scelta di prodotti tutti creati
rispettando alti criteri di qualita’.
In coerenza con tutti gli investimenti fatti e la sperimenta-
zione aziendale sulle lavorazioni dei vitigni autoctoni
,dalla vendemmia 2012 l’azienda è entrata a far parte
della DOP Terre di Cosenza .
Az.Agricola Serracavallo
Manager Demetrio Srtancati
c.da Serracavallo
Bisignano (CS) 87043
www.viniserracavallo.com
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Prowein
TERRE DI COSENZA, LA DOC PIÙ RICCA
I
l vigneto Cosenza si estende su tutto il territorio
della omonima provincia,
che trova i suoi confini naturali nelle montagne del
Pollino a nord, nella catena
costiera tirrenica a ovest e
nell'altopiano della Sila a
sud.
Cosenza è fra le città più antiche della Calabria, storicamente nota per essere stata
la capitale dei Bruzi e il capoluogo della Calabria Citra.
La provincia cosentina è l'ottava provincia italiana per
estensione e vanta 228 chilometri di coste, affacciate a
ovest sul mar Tirreno e a est
sullo Ionio.
Con i suoi monti e i suoi
fiumi, capaci di influenzare
sensibilmente il clima e il
paesaggio, presenta ambienti
e microclimi estremamente
diversi uno dall'altro.
E' proprio questa variegata
conformazione geografica e
orografica che ha consentito
la nascita di una viticoltura
diversificata, fortemente legata al territorio.
Nel raggio di pochi chilometri
si passa dai filari di Lacrima,
ai piedi del Pollino, ai vigneti
di Magliocco dolce di Donnici,
alle porte di Cosenza.
L'enoappassionato ha la possibilità di apprezzare, sotto un
unico nome, le diverse
espressioni di un ampio caleidoscopio di uve: dal
Guarnaccino e dal Mantonico
nero dell'Esaro, all'Arvino e
Greco nero del Savuto; per
non parlare delle numerose
bianche, come Greco,
Malvasia, Moscatello di
Saracena, Mantonico bianco,
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Verdana, Guarnaccia Bianca,
Pecorello e tanti altri varietà,
ancora da accertare.
"Terre di Cosenza", pertanto,
è la denominazione che
meglio di ogni altra può rendere l'idea di questa multiformità vitivinicola, all'interno
della quale ogni zona esprime
al meglio la propria specificità.
Già nei documenti sul commercio di vino dell'Ottocento,
molti paesi della provincia di
Cosenza sono citati come
località di produzione
di vino di qualità e
interesse per il mercato.
Rogliano con il suo
Savuto ma non solo:
anche i vini di
Altomonte,
Castrovillari, Civita,
Diamante, Donnici,
Saracena, Verbicaro e
della stessa Cosenza
sono ritenuti robusti e
pregevoli dalle cronache commerciali del
tempo.
La provincia cosentina
fino alla prima metà
dell'Ottocento risultava
la maggior produttrice
di vino della regione,
ma con i primi anni del
secolo successivo la
situazione si capovolge
e molti vigneti della
Calabria Citra lasciano
il posto agli ulivi e agli
alberi da frutto, fichi in
particolare.
La viticoltura cosentina
ha vissuto una vera e
propria rivoluzione
negli ultimi anni. In
tutta la provincia sono
nate, infatti, molte piccole
aziende, che hanno scommesso immediatamente sulla
competenza e sull'ammodernamento tecnologico.
Facendo tesoro del piano
integrato di filiera "Gli itinerari
dei vini della Calabria Citra",
attivato nel 2004, al quale
hanno aderito circa settanta
aziende, questi imprenditori
hanno potuto migliorare i loro
impianti produttivi e rivitalizzare alcune colture a rischio
di estinzione.
Prowein
TERRE NOBILI, IL SOGNO DI LIDA MATERA
M
ontalto Uffugo è un
territorio ricco di
fascino e di storia da
sempre vocato alla viticoltura.
L'azienda è situata in una
posizione invidiabile tra i
monti del Pollino e quelli
della Sila ed è attraversata
dai venti del Tirreno che rendono il clima fresco ed
asciutto con un'ottima escursione termica tra giorno e
notte che determina un
microclima ideale.
Inizialmente, mi sono concentrata sulla ristrutturazione
dei vigneti poiché era di fondamentale importanza ringiovanire gli impianti scegliendo solo quelle varietà che, a
mio avviso, erano più degne
di nota: Nerello e Magliocco
(vitigni a bacca rossa) e
Greco. (vitigno a bacca bianca).
In un secondo tempo, ho
incominciato la ristrutturazione delle cantine e nel 2005,
grazie all'enologo Mario
Ercolino, ho iniziato a lavorare in modo diverso anche
in vigna.
La mia aspirazione è, e sarà
sempre, quella di rendere il
mio vino riconoscibile ovunque per la sua personalità e
per la sua inconfondibile
identità.
Tenuta Terre Nobili
C.da Cariglialto - Montalto
Uffugo (Cs)
Tel. 0984.934005 320.5777542
[email protected]
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Redazione e Degustazioni
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Hanno collaborato a questo numero.
Luca Gardini, Enzo Russo
(Enogastronomia)
Francesca Lucchese, Carlo Rossi,
Giulio Bendfeldt
NEL
PROSSIMO NUMERO
Degustazioni:
il meglio di Prowein e
Vinitaly
Anteprime Toscana
Bollicine autoctone
Euposia pubblica in esclusiva
gli articoli de
Miolo: fascino carioca
Impaginazione: ConTesto editore scarl
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Si ringrazia per il materiale fotografico
Cristina Fattori, Archivio Luca
Gardini - Archivio Consorzio Lambrusco
marchi Storici di Modena - Archivio
Lamberti-Giv - Archivio Nono Franco Collio Vitae - Francesca Lucchese,
Alessandra Pezzutti - Giulio Bendfeldt
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E tanti altri approfondimenti
sul numero di
MAGGIO-GIUGNO
2014