In edicola Fr. 2.– / € 1,35 Le prove La curiosità TONY MARTIN RESTA LEADER DOPO VERBIER LA SORPRESA A ZELTWEG È LA WILLIAMS CORI DA STADIO, URLA E BOATI AD ALTO DECIBEL A PAGINA 15 MORO A PAGINA 15 Reuters La corsa Ti-Press Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 24 24 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) A PAGINA 29 Il racconto Domenica 22 giugno 2014 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Antropologia del tifo I soldati di ventura che riaccendono la fantasia dei tifosi ELISABETTA MORO * I l due a uno all’Ecuador, nonostante sia poi stato seguito dalla batosta contro la Francia, ha riacceso i motori del patriottismo rossocrociato. Che si risveglia puntuale ogni quattro anni, quando i mondiali di calcio fanno sventolare la bandiera della nazione. E al primo goal la Confederazione ritrova la sua unità. Perfino quando i suoi campioni giocano in club stranieri, un po’ come gli antichi soldati di ventura. Eppure, appena la patria calcistica chiama, tutto cambia. Ci si dimentica che Behrami e Inler sono centrocampisti del Napoli, Seferovic è un attaccante della Real Sociedad... segue a pagina 35 Anno XVI • Numero 24 Una comedy da leggere e da guardare www.caffe.ch [email protected] ANONYMOUS A PAGINA 48 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] La crisi allunga le vacanze Con lo stesso budget del 2013, tremila franchi, la settimana al mare diventa di otto giorni. Voce per voce quanto spenderemo per le ferie ROCCHI BALBI A PAGINA 13 Sugli spalti Avere la coscienza dei propri limiti MASSIMO SCHIRA N Il colmo del cacciatore Fabio Regazzi? Trasformarsi in gufo ed essere “impallinato” da un francese. Sguardi rossocrociati René Bossi © ilcaffè La polemica Le “liste nere” e le conseguenze per i cittadini italiani Torniamo a vestire i panni dell’operaio La cronaca Un codice per combattere il contrabbando di sigarette PIERLUIGI TAMI L a Svizzera può ripartire dopo la scoppola subita contro la Francia? La risposta è senza dubbio sì, ma ci sono delle condizioni da rispettare. Il primo aspetto da sottolineare è che la qualifica agli ottavi, tutto sommato, resta ancora raggiungibile. Ma per raggiungere il secondo turno è necessario che la squadra ritrovi i valori mostrati in altre occasioni, che restano senza dubbio iscritti nel potenziale della Nazionale. La Svizzera deve ritrovare determinazione, attenzione e concentrazione per sviluppare il proprio gioco. Ma in primo luogo il gruppo deve tornare a vestire i panni dell’operaio. Proprio l’arma utilizzata dalla Francia per dominare la partita. segue a pagina 14 La novità Ti-Press Il pizzino ello sport, ma non solo, una regola d’oro recita che per ottenere risultati al di sopra delle aspettative bisogna prima di tutto aver ben chiari quali sono i propri limiti. Individuali e, nel caso del calcio, di squadra. Dopo la partita contro l’Ecuador - dove il rocambolesco finale ha nascosto una prestazione molto modesta - i nodi della Svizzera sono venuti clamorosamente al pettine contro la Francia. Per la forza dei francesi, certo, ma anche per la convinzione dei rossocrociati di essere ormai in grado di condurre le danze. segue a pagina 14 Ecco la verità sulle “Black list” e i progetti delle banche svizzere Tensioni a Chiasso all’arrivo del treno contro le frontiere A PAGINA 9 CARRION e SPIGNESI ALLE PAGINE 2 e 3 A PAGINA 37 IL CAFFÈ 22 giugno 2014 3 La polemica Lo scenario Banche col fiato sospeso, nell’attesa di conquistare nuovi mercati economici La trattativa che porta dalle odiate black list alle sospirate white list Cosa cambierà per gli istituti di credito svizzeri GIORGIO CARRION L a svolta potrebbe avvenire entro il 2015. Le banche elvetiche, alle quali non è consentito vendere prodotti finanziari ai risparmiatori italiani, essendo la Svizzera nella lista dei paradisi fiscali, potranno finalmente accedere al mercato bancario e del risparmio oltreconfine. Tutto dipenderà dall’esito dei negoziati tra Berna e Roma. La questione del libero accesso al mercato italiano da parte degli istituti bancari elvetici è stata posta da Berna sul tavolo dei colloqui sul dossier fiscale con l’Italia sin dall’ inizio, circa due anni fa. “Attualmente gli istituti svizzeri senza una stabile organizzazione in Italia non possono né contattare né tantomeno consigliare la propria clientela patrimoniale”, spiega Franco Citterio, direttore dell’Associazione bancaria ticinese. “La cosiddetta Lps (libera prestazione di servizi), con un’unica eccezione, vale solo per le operazioni di retail banking ma non di private banking”. Come ricorda Citterio, “l’apertura del mercato crossborder o transfrontaliero è impre- Ecco cosa c’è di vero e cosa c’è di falso nel negoziato per uscire dalla “lista nera” T utti ne parlano, ma pochi sanno cosa sono e a cosa servono realmente. Perciò, nella maggior parte dei casi si parla a sproposito delle black list italiane, diventate ormai l’argomento forte, e irresistibile, di chi vuole mostrare i muscoli a Roma. Premessa: le quattro liste nere non riguardano le aziende svizzere, ma solo le persone fisiche e le società italiane, alle quali sono imposte una serie di norme per impedire la frode e l’evasione fiscale. Soltanto indirettamente si ripercuotono, con dei vincoli burocratici, sulle imprese svizzere in rapporti di affari con aziende italiane. In sostan- za, si tratta di misure per combattere le famose “società cartiere” specializzate in false fatturazioni o quelle scatole societarie utilizzate per schermare capitali in fuga dal fisco. Se è vero che le quattro black list non contribuiscono a fluidificare le relazioni economiche tra Svizzera ed Italia, altrettanto vero, però, che non hanno quel devastante effetto che solitamente gli si attribuisce in Ticino. Tant’è che il loro impatto economico, secondo gli esperti, è difficile da quantificare e da differenziare da altri fattori che incidono negativamente su queste relazioni. Le quattro black list 1 CHE COS’È I cittadini italiani che vanno ad abitare all’estero... in vigore dal4 maggio 1999 Gli italiani che si trasferiscono all’estero, e spostano il proprio domicilio fiscale in un Paese che figura in una “black list”, sottostanno all’inversione dell’onere della prova. In pratica sono loro che devono documentare, nel caso di un accertamento, di avere realmente cambiato domicilio fiscale. Ciò per evitare che vengano costituiti domicili “fittizi” all’estero per sfuggire alle tasse. Questa norma non è in contrasto con il diritto internazionale. Peraltro la Svizzera utilizza lo stesso strumento legislativo quando un proprio contribuente sposta il domicilio in un altro Paese. Sarà tassato nella Confederazione sino a quando non dimostrerà, provandolo, di vivere effettivamente all’estero. MAURO SPIGNESI I Marco Passalia La troppa burocrazia per le nostre aziende è un ostacolo, negli ultimi due anni però molto è cambiato l nome è brutto: black list. Risuona come un un avvertimento per tenersi a debita distanza. Presto però la Svizzera potrebbe passare dal nero al bianco, dalle black listi alle white list. L’Italia lo ha promesso nelle trattative in corso tra Roma e Berna, dopo aver tenuto in ammollo la Confederazione considerandola sempre un “paradiso fiscale”, nonostante i passi avanti sul fronte dello scambio di informazioni. Proprio muovendo dal presupposto che la Svizzera sia un “paradiso fiscale”, l’Italia negli ultimi 15 anni ha approvato una serie di norme (vedi sopra) contro la frode e l’evasione. Quattro decreti legge, per quattro liste nere che riguardano sia le persone fisiche sia le imprese che hanno rapporti economici con la Confederazione o un qualsiasi altro Paese considerato un’oasi fiscale. Un antidoto contro il gioco sporco delle residenze fittizie all’estero per sfuggire all’erario, delle“società cartiere” che sfornano chili di false fatturazioni o delle società fasulle che servono solo a mimetizzare capitali in fuga dal fisco. Norme che non sono in contrasto col diritto internazionale, incardinate su criteri usati in parte anche dalla Svizzera verso altri Paesi, e che sostanzialmente hanno invertito l’onere della prova: sei tu contribuente che devi dimostrare al fisco italiano che vivi davvero o che fai realmente impresa nella Confederazione. Insomma, Roma ha cercato di tutelarsi anche al costo di complicare i rapporti con i partner economici svizzeri su cui ricade, di riflesso, un maggior onere burocratico per comprovare la correttezza fiscale delle relazioni d’affari. Vincoli burocratici che certo non incoraggiano il business. Ma nonostante queste black list, l’Italia resta sempre uno dei principali partner commerciali della Confedera- “Se c’è una incertezza normativa l’imprenditore ne risente, perché scoraggia il business” 2 Le imprese dislocate all’estero devono dimostrare... in vigore dal 24 aprile 1992 zione con un volume di scambi di oltre 35 miliardi di franchi, mentre gli investimenti diretti svizzeri nel Paese già nel 2011 ammontavano a 25 miliardi di franchi. “Noi tempo fa abbiamo fatto un sondaggio tra le aziende sugli effetti delle liste nere - spiega il vicedirettore della Camera di commercio ticinese Marco Passalia da cui emergeva chiaramente che i disagi maggiori sono dati dalla burocrazia, dalla montagna di documenti L’esperto CHE COS’È Questa legge prevede la non deducibilità dei costi, oltre altre limitazioni, nel caso di operazioni tra una società italiana e un’altra domiciliata in un “paradiso fiscale”. La non deducibilità tuttavia cade se la società italiana attesta e prova, con documenti delle autorità fiscali, che la società estera ha una effettiva attività commerciale. La Svizzera fa parte della lista per le società non assoggettate alle imposte cantonali e comunali come le holding, le società ausiliarie o di domicilio (a statuto fiscale privilegiato). Questa misura, che non sarebbe in contrasto con diritto internazionale, crea però incertezza e costi burocratici alle imprese italiane. da presentare e dall’incertezza normativa. È pur vero che molti problemi negli ultimi due anni si sono ridotti, che c’è stata una semplificazione. Ma non basta”. Peraltro la Svizzera è stata già cancellata dalla black list sugli appalti pubblici. Ora si attende che si chiuda il negoziato con Roma, che farebbe uscire la Confederazione dalle liste nere, regolerebbe i rapporti per i frontalieri e, caduta l’antipatica qualifica di paradiso fisca- L’opinione di Joerg De Bernardi, delegato ticinese per i rapporti con Berna “Oggi si vive questo problema in maniera molto emozionale” Q RAPPORTI COMPLESSI Le trattative tra i vari Stati membri e non membri dell’Ue sono spesso molto complessi uello delle “black list” è un assillo quasi quotidiano per Joerg De Bernardi, delegato del Ticino per i rapporti con Berna e gli altri Cantoni. Soprattutto perché di queste liste nere internazionali si parla spesso, ma altrettanto spesso senza vera cognizione di causa. “È un argomento diventato molto emozionale - dice De Bernardi-, anche se in realtà rimane complesso capire esattamente le ricadute di queste decisioni internazionali sull’economia. Di certo c’è un aggravio burocratico, perché spesso capita che la Svizzera sia inserita in una lista nera e, quindi, le società che operano a livello transfrontaliero devono produrre una documentazione che normalmente non viene richiesta”. Per cercare di semplificare la situazione attuale, De Bernardi offre un esempio concreto: “La biblioteca cantonale di Bellinzona sta avendo problemi nell’acquisto di libri dall’Italia. Questo perché esiste una lista nera in cui la Svizzera è inserita per il pagamento dell’Iva. Siccome la biblioteca non possiede una partita Iva, non può acquistare direttamente in Italia. Non potrebbe produrre la documentazione supplementare richiesta. Questo è certamente un problema per l’editore italiano che vuole vendere i libri nella Confederazione, ma anche la biblioteca svizzera ha qualche difficoltà in più”. Che a queste difficolta si dia però molto più peso di quello che hanno invece in realtà, lo dimostrano, secondo De Bernardi, i dati macroeconomici. “Le aziende, almeno quelle più grandi, il problema sembrano averlo superato - afferma -. Infatti la bilancia commerciale con l’Italia cresce anche in modo più veloce e consistente rispetto ad altri Paesi in cui la Svizzera esporta. Il modo di convivere con le liste nere, insomma, c’è”. I problemi legati all’Iva, del resto, sarebbero già risolti da un accordo anti-frode che la Svizzera ha sottoscritto, ma che l’Italia, al momento, non applica. “Manca ancora la rattifica da parte dell’Irlanda, ma altri Paesi già applicano le norme in maniera transitoria. L’Italia, al momento, si rifiuta di farlo. Un po’ incomprensibilmente”. m.s. 3 CHE COS’È Le società devono avere fuori dai confini una vera attività in vigore dal 21 novembre 2001 Gli utili di una società estera in un paradiso fiscale ma controllata da una italiana (controlled foreign company), che li dichiara, vengono tassati al 100 per 100 come se fossero prodotti in Italia. A meno che la società italiana non provi che la società controllata ha una attività effettiva in quel Paese, e non solo per avere un privilegio fiscale. Dal 2009 la normativa è stata inasprita. Ora la le, consentirebbe alle banche rossocrociate di lavorare nella Penisola con le stesse prerogative degli istituti di credito locali. Possibilità questa molto importante,perché le banche italiane prosciugate dalla crisi non forniscono crediti sufficienti alle imprese, mentre quelle elvetiche invece potrebbero farlo, assicurando pure grazie al loro “know how” servizi mirati e qualificati di consulenza. “Io sono fiducioso, il nodo dei rapporti con l’Italia - aggiunge Passalia - è stata l’instabilità. Si sono succeduti troppi governi, e ogni volta siamo stati costretti a ripartire”. Questo, insieme all’irrigidimento su alcuni punti, ha trascinato la trattativa per le lunghe. “Ed è stato un male, perché il problema maggiore per le imprese è l’incertezza normativa - nota l’economista Paolo Pamini -. Un fattore che alla lunga sfilaccia i rapporti e scoraggia il business. Se io devo fare affari con una società italiana e ogni volta devo spendere per presentare una montagna di carte o fare attenzione perché cambiano le regole, alla fine rinuncio e cerco nuovi mercati”. Un problema che non riguarda, però, soltanto l’Italia. “No - riprende Passalia - problemi simili li abbiamo con la Turchia o le repubbliche della ex Unione sovietica. Faccio un esempio concreto: per operare in Europa, cioè per acquistare o vendere beni e servizi, serve il numero di partita Iva. Dunque, le aziende svizzere devono avere una rappresentanza fiscale. Se la aprono in Germania hanno garanzie per i tempi del recupero dell’imposta e meno procedure; se devono farlo in Italia hanno tempi lunghi e incertezza”. Con il nuovo accordo, la situazione potrebbe cambiare. “Se invece, ma io spero di no, le black list rimanessero, alla lunga per noi potrebbero, paradossalmente, trasformarsi in un vantaggio. Perché - dice Pamini - alla fine un’azienda italiana, come penso sia già successo, si stancherebbe della burocrazia, d’avere sempre il fiato sul collo dello Stato, e si trasferirebbe definitivamente qui in tutta trasparenza”. [email protected] Q@maurospignesi La “penisola” resta sempre uno dei principali partner commerciali della Confederazione società controllata, per evitare d’essere tassata sugli utili interamente in Italia, deve avere un “radicamento nel territorio” oppure oltre il 50 per cento dei redditi devono essere originati dalla gestione o da partecipazione, crediti e prestazioni infragruppo. Una prassi analoga, che non è evidentemente in contrasto con le norme internazionali, viene usata da Usa e Inghilterra. La novità Sono in arrivo (comunque) nuove regole N uove regole per le operazioni delle imprese e i cittadini italiani con i Paesi, come la Svizzera, considerati ancora oggi paradisi fiscali. Proprio questa settimana il governo Renzi ha varato un decreto legislativo sulle semplificazioni fiscali. All’interno anche nuove norme per quanto riguarda i rapporti con i Paesi cosiddetti Blak list. Ciò significa che - se anche Svizzera e Italia non dovessero raggiungere nel medio termine un accordo globale sulle relazioni economiche e finanziarie - i rapporti d’affari fra le due nazioni sarebbero comunque semplificati. Sul fronte della comunicazione relativa alle operazioni commerciali con la Svizzera, così prevedono le nuove norme, la documentazione potrà essere fornita al fisco italiano con cadenza solo annuale rispetto ad oggi (vedi infografia al centro delle pagine). Inoltre il nuovo decreto legislativo innalza la soglia sotto la quale non vi sarà più obbligo di fornire una comunicazione alle autorità italiane: 10 mila euro. 4 vinto che il potenziale di crescita in Italia, relativo ai capitali dichiarati, sia ancora enorme nonostante tutti i problemi politici ed economici del Paese”, riprende Franco Citterio: “I nostri istituti bancari godono di vantaggi concorrenziali che vanno ben oltre il segreto bancario. E questo lo sanno anche le banche italiane che evidentemente faranno di tutto per proteggere il mercato domestico”. Secondo altri esperti dei mercati finanziari internazionali, gli accordi bilaterali potrebbero non risultare sufficienti. In futuro, un regime di accesso armonizzato potrebbe tornare sul tavolo di discussione con l’Ue. La Svizzera dovrebbe iniziare subito i preparativi per l’adozione di una soluzione a lungo termine. “A breve termine la Confederazione deve puntare al migliore accesso al mercato tramite la via bilaterale con i singoli Stati membri dell’Ue in cui risiedono mercati di riferimento rilevanti per le banche svizzere - scrive Urs Reich, ricercatore e responsabile affari governativi di Cre- CHE COS’È Un’azienda deve “comunicare” i propri scambi in vigore dal 30 marzo 2010 Una azienda italiana che intrattiene scambi commerciali con un’altra domiciliata in un Paese che compare nella “black list” del 1999 e in quella del 2001, deve farlo presente periodicamente alle autorità fiscali. La Svizzera non dovrebbe figurare in questa lista dato che ha firmato l’Accordo sulla lotta contro la frode con scindibile per il nostro settore”. La piazza bancaria svizzera, e ticinese in particolare, dopo gli scossoni già subìti e quelli che verranno con la scelta di Roma di agevolare il rientro dei capitali esteri, attende dunque con ansia di poter operare liberamente oltre confine. Le norme restrittive applicate ai paradisi fiscali penalizzano le attività finanziarie svolte crossborder dalla Svizzera in Italia. In altre parole, la vendita, per esempio, di alcuni prodotti finanziari non può essere effettuata da un istituto svizzero nella Penisola. La storia delle blacklist italiane – come si spiega nella pagina accanto - è ormai decennale: “Nonostante l’Ocse abbia depennato da tempo la Svizzera dall’elenco dei paradisi fiscali, il nostro Paese rimane ingiustamente discriminato. Tipicamente italiana è anche la confusione della sua giurisprudenza. La Penisola infatti non dispone di un’unica e chiara lista nera”, precisa Citterio. Con la firma di Berna dell’accordo Ocse sullo scambio automatico delle informazioni fiscali, Roma sa di poter accelerare nella definizione del decreto che obbliga i detentori di capitali all’estero a uscire allo scoperto, svelandosi al fisco. È un tassello importante della più vasta trattativa tra i due Paesi che dovrebbe finalmente eliminare la qualifica della Svizzera come paradiso fiscale. Con quali effetti per le banche elvetiche è presto detto: “Sono con- l’Ue nel 2004. Berna, oltre a diversi Paesi dell’Ue, si è pure detta pronta ad applicare questo accordo dal 2009, e ha sottoscritto in tal senso una dichiarazione. L’Italia, che ha ratificato l’accordo nel 2009, non vuole anticipare la sua entrata in vigore visto che la norma europea è ferma perché l’Irlanda l’ha ancora ratificata. dit Suisse sul magazine della banca - . Nel caso della radicale riorganizzazione delle relazioni bilaterali fra Svizzera e Unione europea, nell’ottica della piazza finanziaria elvetica va tuttavia garantito che anche i fornitori di servizi finanziari locali ottengano un accesso indiscriminato al mercato unico europeo”. Il risparmio degli italiani, pur nella crisi, resta uno dei più alti al mondo. Nel 2012, oltre a disporre di 3.716 miliardi di liquidità, ha prodotto un reddito complessivo di 1.080 miliardi, con un rapporto di 3,44 tra risparmio accumulato e reddito. I dati dei principali Paesi europei mostrano che in Germania il risparmio vale 4.939 miliardi, reddito 1.697 miliardi, rapporto 2,91; in Francia risparmio 4.036 miliardi, reddito 1.324 miliardi, rapporto 2,99; in Spagna il rapporto tra risparmio e reddito è molto più basso: 1,37. In relazione al reddito gli italiani hanno, quindi, la miglior propensione al risparmio. Probabilmente – più che negli altri Paesi – ci sono soldi che non emergono come reddito e che finiscono direttamente nei risparmi accumulati (evasione fiscale, corruzione ed economia illegale). Soldi che, senza transitare nei redditi dichiarati, ovviamente non vengono tassati. Permane, però, una bassa cultura nell’investimento finanziario: solo l’8% del risparmio famigliare si avvale di servizi di consulenza bancaria e gestionale. [email protected] FRANCO CITTERIO Direttore dell’Associazione bancaria ticinese 25/2014 Per chi ama il risparmio. 20% di sconto su tutti i vini bianchi e i rosé* Offerta valida da lunedì 23 giugno a sabato 28 giugno 2014 nei supermercati Coop *Esclusi: vini rossi, spumanti e champagne. Coop non vende bevande alcoliche ai minori di 18 anni. 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Molte banche internazionali sono state duramente tassate per aver infranto, a volte senza rendersene conto, le regole del Patriot Act, la legislazione anti-riciclaggio statunitense applicata dovunque ed a tutte le transazioni in dollari. In materia di riciclaggio ed evasione fiscale, poi, nazioni come la Svizzera si sono spesso ritrovate nell’occhio di un ciclone normativo creato dal legislatore straniero. Tutto ciò ha rallentato il funzionamento del sistema finanziario ed aperto nuove opportunità per quello bancario informale, costituito da istituzioni ad hoc che operano al di fuori di quello tradizionale, tra le quali ci sono anche gli hedge funds ed i family office. Ma soprattutto, l’eccessiva regolamentazione ha influito negativamente sull’accesso al credito da parte dei piccoli e medi investitori. Sotto questo punto di vista è giusto affermare che nei Paesi più colpiti Reuters dalla crisi economica, questa ha tagliato le gambe alla ripresa. Mentre il mondo era impegnato nel pattugliamento dei flussi monetari e finanziari, un gruppo di jihadisti ispirati dalle gesta di Abu Musad al Zarqawi creava, nel giro di quattro anni, un’economia oggi valutata tra uno e due miliardi di dollari e lo faceva nella più assoluta illegalità, anzi commettendo reati di indescrivibile atrocità in seno al conflitto siriano. Tutto ciò è passato inosservato fino a qualche settimana fa, quando sono state sequestrate più di cento chiavette usb contenenti le finanze ed i resoconti militari dell’Islamic State of Iraq and the Levant, meglio noto come Isis. Come mai al sistema di controllo è sfuggita l’ascesa spetta- colare di questa organizzazione? La risposta è semplice: l’Isis usa solo contante, solo cash. Seguendo quasi passo passo il piano d’azione tracciato da al Zarqawi, Abu Bakr al Baghdadi, leader dell’Isis, ha agganciato l’organizzazione all’economia di guerra siriana. Con i soldi degli sponsor ha conquistato territori strategici lungo il confine con l’Iraq impossessandosi dei pozzi petroliferi del governo di Damasco e rivendendogliene alcuni a caro prezzo. Con i capi delle tribù locali ha messo in piedi un siste- Reuters ma di contrabbando import-export intascando percentuali in entrata ed in uscita. A questo va aggiunto il sistema di tassazione nei confronti di chiunque conduca un’attività economica sul proprio territorio, solo a Mosul questo sistema ha prodotto otto milioni di dollari. Il modello finanziario è quello classico dello “Stato guscio”, simile alla gestione dell’Olp in Libano, all’enclave delle Farc in Colombia ed alle regioni controllate dai narco-talebani. Il gruppo armato usa la guerra per arricchirsi L’intervista “È un altro fallimento della politica Usa e Ue” L’Islamic State of Iraq and the Levant (Isis) non diventerà un nuovo Stato, ma il suo exploit dimostra l’inesportabilità della democrazia e il fallimento della politica Usa ed europea. La nuova crisi mediorientale è giudicata severamente da Paolo Calzini, docente di Politica internazionale presso l’università Statale di Milano e alla Johns Hopkins University: “Fortunatamente le forze dell’Isis non hanno alcuna capacità di ‘nation state building’ - spiega l’esperto di geopolitica , incapaci di istituzionalizzare i loro posizionamenti militari visto che non hanno ideologie, ma interessi tribali, poteri da spartire tra bande locali di sunniti, sciiti, jiahdisti...”. Insomma, visto quanto succede in Iraq e in Siria dobbiamo rimpiangere i regimi dittatoriali? “Non esageriamo, non si può passare da un estremo all’altro. È vero, però, che l’idea di esportare la democrazia a scatola chiusa, imporla con la forza non solo è fallimentare, ma è ulteriormente destabilizzante in un’area in cui l’Occidente ha sbagliato tutte le mosse”. Eppure all’inizio la rivolta siriana contro il regime di Assad sembrava di popolo... “E lo era! E andava subito sostenuta politicamente e con vari altri strumenti, inclusi gli agognati missili PAOLO terra-aria per contrastare l’arma aerea di Assad. I tenCALZINI Docente tennamenti Usa e l’ipocrisia europea hanno dato temdi politica po a qaedisti e integralisti islamici di trasformarla in internazionale una guerra per bande”. alla Statale È vero, quindi, che nell’area la politica estera di di Milano Obama è stata fallimentare? e alla Johns “A dir la verità nell’area ha iniziato a sbagliare Bush Hopkins e hanno continuato ad inanellare errori di stategia, ma University storicamente gli Usa, se non risolvono le crisi velocemente e con la forza, s’impantanano. Ma peggio ha fatto la Ue, che ipocritamente li ha appoggiati incondizionatamente, all’insegna del ‘se va bene siamo stati bravi, se va male è colpa degli Usa’....”. e.r.b. e rafforzarsi militarmente ma, a differenza delle Farc o dei narcotalebani dipendenti dal contrabbando di droghe, le fonti di reddito sono diverse e quindi più solide. Prima della conquista di Mosul si stima che il fatturato dell’Isis si aggirasse intorno ai 500600 milioni di dollari; dopo il saccheggio della Banca nazionale di Mosul e degli armamenti abbandonati dall’esercito iracheno si parla di uno o due miliardi di dollari. Soldi che i jihadisti trasportano in contanti all’interno dello Stato guscio. Impossibile, quindi intercettarli con i sistemi di sicurezza a disposizione. È dall’indomani dell’11 settembre che la Jihad si alimenta con il contante ed i corrieri del denaro. Quando nel 2006 al Zarqawi fu avvistato vicino al confine tra Iraq e Siria - crocevia importantissimo per il contrabbando e da almeno due anni in mano dell’Isis - nella vettura dove viaggiava venne ritrovata una valigetta con più di 300 mila dollari in contante. Tuttavia, poco o nulla si è fatto per bloccare questo tipo di finanziamento, anzi a giudicare dal successo dell’Isis in Siria il problema è stato rimosso. Oggi che l’Islamic State of Iraq and the Levant si trova a meno di cinquanta chilometri da Baghdad e minaccia la stabilità dell’Iraq, è praticamente impossibile farlo. Le conseguenze di una sua, si spera improbabile, vittoria sarebbero disastrose per l’economia mondiale. Il prezzo del petrolio tornerebbe a salire alle stelle ed i mercati piomberebbero nel panico come avvenne nel 2003, la fragilissima ripresa economica scomparirebbe e non è da escludere che la deflazione potrebbe trasformarsi in depressione. Di fronte a questi scenari apocalittici è giusto domandarsi se la lotta contro il finanziamento del terrorismo islamico ha fallito perché è stata combattuta su fronti sbagliati e con strumenti inadatti, come il Patriot Act che ha fatto gravitare i costi di sicurezza delle banche con scarsissimi risultati. Domande, queste, alle quali bisognerà dare una risposta veloce se si vuole evitare un’altra ondata di terrorismo globale. Ancora una volta il Medio Oriente è in grandissima agitazione e molti degli stati che lo compongono (sovente artificiali, privi di un tessuto storico-sociale solido) sono in preda alla violenza, agli scontri armati, alla guerra. Senza freni e senza fine: ogni qual volta sembra che una crisi sia stata risolta ne compare immediatamente un’altra. Noi occidentali fatichiamo a capire i problemi del Medio Oriente. Ma dobbiamo sforzarci di evitare che, con le nostre politiche, ci attiriamo qualche nuova responsabilità in tutta questa instabilità, non solo storico-coloniale ma anche attuale. A partire almeno da quel terribile errore che fu l’invasione iraquena da parte degli Stati Uniti nel 2003. Il punto è delicato: nessuno di noi può credere che il fine di quell’invasione fosse l’esportazione della democrazia in Iraq. Nessuno può sostenere che si trattasse di punire Saddam per tutto il male che stava facendo, perché Assad oggi fa anche peggio in Siria e nessuno si muove. Nello stesso tempo scopriamo in questi ultimissimi giorni che gli uomini dell’Isil (Stato islamico dell’Iraq e del Levante), essendo partiti dalla Siria (guarda caso) stanno avanzando lungo l’Iraq, conquistando città e pozzi petroliferi e sono prossimi (se già non ci sono giunti) alla capitale Baghdad. Azioni e programmi politici che, diciamocelo una volta francamente, nulla hanno a che vedere con quel terrorismo a cui sovente tutto ciò viene ricondotto come se fosse una parola magica (all’incontrario), e sono vere e proprie operazioni di conquista. No, non siamo di fronte a dei pazzi assetati di sangue, che agiscono soltanto ed esclusivamente per odio a (quasi) tutto il mondo, ma a un vero e proprio progetto politico: costruire una nuova grande comunità, il Califfato sunnita, fatto da Siria e Iraq (per ora), a cui resterebbe a opporsi il solo Iran (ultima isola sciita), oggi paradossalmente appoggiato da quegli Stati Uniti che sono stati odiati da decenni. Ne risulta una situazione in cui tutti sono contro tutti: l’Arabia saudita è contro l’Isil, che è contro l’Iraq, che era alleato degli Usa, che erano amici dell’Arabia saudita e nemici dell’Iran. Ma forse siamo di fronte a una immensa novità: in Medio Oriente stanno sorgendo nuovi orizzonti politici, che non riusciamo a capire. È in atto una ricomposizione del sistema politico medio-orientale, che concepisce lo Stato come una grande comunità e non come una struttura organizzativo-burocratica come è stato in Occidente: un modello diverso dal nostro, ma non è detto che sia quello del futuro Medio Oriente. IL CAFFÈ 22 giugno 2014 Ti-Press 6 attualità Mentre a Berna la destra giudica “razzista” la soglia dei liquidi per i pagamenti... La polemica IN ITALIA In Italia il tetto è di mille euro. Da fine mese anche i professionisti dovranno avere il “Pos” IN FRANCIA In Francia i cash oltre i 3 mila euro sono vietati. A breve però il limite potrebbe ancora calare IN GERMANIA In Germania il limite è di 15 mila euro. Da tempo i socialdemocratici chiedono di ridurlo IN SPAGNA In Spagna il limite, contro l’evasione, è da tempo fissato a 2 mila e 500 euro IN GRAN BRETAGNA Come in Germania i pagamenti in contanti sopra i 15 mila euro non sono consentiti NEGLI STATI UNITI In Usa pochissimi usano il contante. Il limite per i pagamenti è di 10 mila dollari “La criminalità economica si batte limitando i soldi cash” go Andrea Di Nicola - le organizzazioni criminali hanno bisogno di fare riserve in nero per i loro pagamenti e per creare fondi da accantonare. L’attuale governo italiano, ma prima ancora quello francese e spagnolo, sta ponendo una serie di limiti per arginare l’evasione fiscale proprio limitando i pagamenti in contanti. Se una persona ha necessità di fare una transazione, la può fare senza problemi con carta di credito o per bonifico. Tutto in trasparenza”. Per Igor Rucci, titolare a Lugano di uno studio fiscale specializzato nel controllo degli investimenti e nell’antiriciclaggio, invece, “se davvero tutti, e parlo di avvocati, banche, fiduciari, intermediari, applicassero sino in fondo tutte le norme di cui disponiamo oggi, non servirebbero altri provvedimenti come il tetto a 100 mila franchi di contante. Misura che peraltro personalmente non ritengo penalizzante, soprattutto se confrontata con quella italiana di mille euro, che invece mi pare francamente esagerata”. m.sp. Nel mondo Non lascia tracce, permette di creare fondi neri, di evadere il fisco, è maneggiato dalla criminalità. Il denaro cash è pericoloso, ambiguo. In molti Paesi è quasi proibito, per effettuare certi pagamenti occorrono assegni o carta di credito. “Perché la tracciabilità, la possibilità di ricostruire il percorso del denaro, è un segno di trasparenza”, spiega il criminologo Andrea Di Nicola, che nella sua attività di ricerca ha scritto diversi saggi proprio sugli strumenti più utilizzati dalla criminalità economica. E per porre un freno, e per entrare in sintonia con le raccomandazioni del Gruppo d’azione finanziaria (Gafi), a Berna il tema tiene banco. In discussione, questa settimana, un pacchetto di provvedimenti per contrastare riciclaggio ed evasione fiscale. Ma non c’è accordo sul tetto di 100 mila franchi per i pagamenti nella “vendita di immobili e beni mobili”. E se la sinistra e i borghesi democratici chiedono norme restrittive, l’Udc denuncia l’attacco alla sfera privata, e i partiti borghesi raccomanda- Il tetto di 100 mila franchi per il contante convince gli esperti no di non danneggiare la piazza finanziaria, il deputato Christian Lüscher, liberale radicale ginevrino, sostiene che i ricchi stranieri hanno l’abitudine di pagare in contanti e dunque “sarebbe in un certo senso razzista voler impedire le transazioni sopra i 100 mila franchi in contanti”. “Al di là della discussione politica, sulla quale naturalmente non entro nel merito - spiega Ferdinando Bruno, docente di Fiscalità in- ternazionale all’Università della Svizzera italiana - c’è da dire che le raccomandazioni del Gafi tengono conto delle norme europee, e non solo, per la trasparenza fiscale. Avere leggi più stringenti non è un fatto negativo di per sé, ma una garanzia per tutti. Nessuno poi potrà più dire che la Svizzera ragiona come un paradiso fiscale”. Secondo la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf, la soglia indicata per l’uso delle ban- conote è una soluzione pratica, perché è pur vero che il Gafi non indica un limite preciso, ma senza di esso sarebbe necessario sottoporre tutti i settori agli obblighi della nuova legge contro il riciclaggio per rispettare i parametri internazionali. La discussione è aperta. La Commissione affari giuridici del Nazionale ha allentato diverse norme del testo già esaminato dal Consiglio degli Stati. “Sbagliando, perché – spiega Marina Carobbio, consigliere nazionale socialista - è inconcepibile che non si debba mettere un limite ai pagamenti in contanti. Qui non si tratta di invadere la privacy delle persone, ma di porre paletti per evitare che venga aggirato il fisco o che ci siano operazioni di riciclaggio”. Peraltro questi provvedimenti sono comuni in molti Paesi, che stanno studiando sistemi per imbrigliare i passaggi di denaro liquido. “Questo perché - riprende il criminolo- ) : 8 2 ? = 2 2 3 * ’ A A $; B2* 2 * 5 2 2 3 1 +< 9 ’ ? ? + 9+< ,: : D D 6 ; D @ " # ! ’ * %<’ &C2== +5+.? 99<7.??’?+5+ =A(2?7) *’ !#" @06:6/ ’3 4+=+ ’PZ6B I 9 HQ1 6BRJHFB2BD7 1F3A7 3HE7 EH67DDH RJ73B1D7 -W1QW 6HW1WH 6B BFW7Q7RR1FWB 7OZBJ1@@B1E7FWB RZJJD7E7FW1QB4 07FHF JDZR5 ,16BH 3HF37QW5 BFW7Q<133B1 DZ7WHHWA 7 3HF<HQW7_HD7 J133A7WWH &FWQHN ’PZ6B I -W1QW 9 1 _HRWQ1 6BRJHRBaBHF7 BF 6B_7QR7 _1QB1FWB 6B EHWHQBaa1aBHF7 7 31E2BHN .ZWWH BD Q7RWH DH R3HJQBQ7W7 61 FHBN ’71RBF@ 1DDPI5GM RZ WZWWB B EH67DDB I K7R3DZR7 Z6B -I 7 -I -JHQW213CLN /1DB6H =FH 1D XbNTNYbI?N #BF1FaB1E7FWH WQ1EBW7 ($ ’"-&)$ -N Z6B I -W1QW INY .#-&5 :T !/5 3HFRZEH FHQE1DBaa1WH 3HE2BF1WH4 >5I DUIbb CE5 II: @ !*\UCE KE76B1 6B WZWW7 D7 _7WWZQ7 FZH_7 3HEE7Q3B1DBaa1W74 I?: @UCEL5 31W7@HQB1 6P7^3B7Fa1 7F7Q@7WB314 !5 BFW7Q7RR7 1FFZH 7]7WWB_H I5GYM5 K6ZQ1W1 ?: E7RBUIbPbbb CEU1FFHL5 JQ7aaH 6P13OZBRWH BF 3HFW1FWB !%# YbPGbbN; 1FaB3A8 !%# YTPYYbN;N 33HFWH IbM !%# YbGbN;5 Q1W1 E7FRBD7 6B D71RBF@ !%# Y?GNG>5 7R3DN 1RRB3ZQ1aBHF7 31R3H WHW1D7 H22DB@1WHQB1N ’1 3HF37RRBHF7 67D 3Q76BWH 9 _B7W1W1 R7 JHQW1 1DDPBF672BW1E7FWH 7337RRB_H 67D 3HFRZE1WHQ7N +Q7aaB &/ BF3DN (H67DDH Q1^@ZQ1WH4 Z6B I -JHQW213C -W1QW INY .#-&5 :T !/ !%# Y?PTSbN; BF3DN 7OZBJ1@@B1E7FWB 1@@BZFWB_B KW7WWZ33BH 1 3ZJHD1 3HF 3HDHQ7 1 3HFWQ1RWH5 QHRRH (BR1FH 7]7WWH J7QD15 37Q3AB BF 1DDZEBFBH 3HF 67RB@F 1 S Q1aa7LN (1@@BHQB BF<HQE1aBHFB 1DDPBF6BQBaaH ‘‘‘N1Z6BN3AU1IRW1QW "+# #- /66#2&/% 4(.4 /2&/,# !’,1 :.0 37( 04 .:% 99916/)-’66+#86/1$* IL CAFFÈ 22 giugno 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualità Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Manuele Bertoli Carla Speziali Da presidente del governo, sta lavorando alacremente per evitare una figuraccia istituzionale al Ticino su Expo 2015. Non tanto nei confronti degli organizzatori dell’esposizione, quanto verso il resto della Confederazione. Mentre gli altri centri del cantone pulsano per le emozioni dei Mondiali, Locarno che fa? Dorme. Nessuna iniziativa dalle parti di Piazza Grande, ma solo il consueto “vuoto” in assenza di concerti e festival. E tante lamentele tra la gente verso il sindaco. 7 “Da soli non possiamo risolvere il problema, che è sociale e medico, ma il nostro impegno c’è” Un colpo di freno delle Ffs al tragico “treno dei suicidi” Piano di prevenzione contro le morti sui binari siamo stati sempre in prima fila per trovare soluzioni”, fanno sapere alle Ffs. Anche perché il problema è molto diffuso. Secondo uno studio del Forum per la prevenzione del suicidio di Zurigo si calcola che a livello nazionale una persona su dieci abbia tentato di togliersi la vita, tra il 60 e 90 per cento soffrivano di disturbi psicologici, in particolar modo di depressione. Ecco perché gli esperti chiamati dalle ferrovie federali hanno chiarito che alla base di ogni campagna per arginare il fenomeno non può mancare l’aspetto sanitario. Un discorso chiaro, visto che il problema è sociale. Ma che naturalmente non è competenza delle Fss che invece deve agire parallelamente ai progetti di assisten- Ti-Press La media è impressionante: un giorno sì e uno no sui binari si sfiora o si consuma una tragedia. In altre parole ogni mese quindici persone si buttano sotto un treno. In Ticino tra quest’anno e l’anno scorso i casi sono stati una decina. Solo nel 2005, a livello nazionale, i tentativi erano stati 90, nel 2013 sono diventati 139. “A questi numeri bisogna aggiungerne altri. E cioè quelli dei macchinisti - fa notare Angelo Stoppini, segretario del Sindacato del personale dei traporti (Sev) - che da queste drammatiche esperienze escono sotto shock, hanno bisogno di assistenza costante. E rimangono segnate, portandosi dietro questo trauma per tutta la vita. Una tragedia dentro la tragedia”. Un problema che le Ferrovie federali da tempo stanno cercando di arginare, facendo partire iniziative quasi sottovoce perché “temiamo, vista la delicatezza dell’argomento, - spiega Roberta Trevisan, portavoce delle Ffs quello che gli esperti chiamano effetto di emulazione”. Due anni fa l’azienda aveva riunito a Berna 25 specialisti (psichiari, pisicologi e agenti di polizia) di tutta la Confederazione per tracciare una possibile strategia. I risultati di questi lavoro sono alla base di un progetto pilota che prevede innanzitutto il monitoraggio lungo la linea ferroviaria per chiudere l’accesso dove è più facile raggiungere i binari, o dove sono già avvenute tragedie. In più verranno piazzate telecamere collegate con sale di controllo nei tratti nevralgici. E, in alcune stazioni, in collaborazione con associazioni di volontariato, verranno installati “telefoni amici” come la linea d’aiuto 143. C’è da dire che non esistono basi legali, come ha potuto verificare l’Ufficio federale dei trasporti, per chiedere alle imprese di trasporto di adottare misure per prevenire i suicidi. “Ma noi Ti-Press Il progetto I fatti L’INIZIATIVA LE STAZIONI Le Ferrovie federali allarmate per il numero in crescita dei suicidi lungo a strada ferrata hanno dato vita a una task force di esperti riuniti a Berna che hanno offerto una serie di indicazioni utilizzate per una campagna di prevenzione. La prevenzione comincerà dalle stazioni con un telefono amico che verrà installato in collaborazione con le diverse associazioni di volontariato che si occupano di assistenza pisicologica a persone in difficoltà. LA SICUREZZA LA STRUTTURA LA CRESCITA Gli incidenti mortali nel settore dei trasporti pubblici a livello nazionale sono stati 30.Sette in meno, spiega l’Ufficio federale dei trasporti, rispetto a quelli del 2012. Numeri che testimoniano come la rete sia più sicura Solo l’anno scorso il personale incaricato dall’Ufficio federale dei trasporti ha controllato e verificato diversi snodi della tratta nazionale. Ha poi verificato la copertura dei sistemi di sicurezza di numerosi passaggi a livello In Ticino lo scorso anno sono stati registrati 52 suicidi. In media negli ultimi dieci anni sono state 40 le persone che si tolgono la vita: si va da un picco di 53 casi a un minimo di 31. A livello nazionale i suicidi sono circa 750 ogni anno. Il caso za sanitaria. “Noi come azienda ferroviaria non possiamo da soli risolvere il problema, questo è chiaro”, spiega ancora Trevisan: “Ma negli anni abbiamo cercato di rinforzare quanto più possibile la sicurezza lungo la linea”. Ma le Ffs controllano solo 3.000 chilometri dei 5.000 della struttura ferroviaria nazionale, dove dal 2009 a oggi ci sono stati 109 tentativi di suicidio. Complessivamente il triplo rispetto agli incidenti mortali registrati nel settore dei trasporti, dove invece scattano altri fattori come l’attraversamento dei binari, la distrazione o i deragliamenti. “Come sindacato non possiamo che giudicare positivamente questo progetto pilota annunciato dalle Ffs - prosegue Stoppini - anche perché su questo fronte ogni passo in avanti è importante, ogni vita che viene salvata è un successo per tutti. Bisogna anche dire, per la verità, che l’azienda è sempre stata molto sensibile. Ai dipendenti che vivono una esperienza drammatica come quella di assistenre a un suicidio viene fornita una particolare assistenza. E questo accade non soltanto per il macchinista che davanti a una persona sui binari tenta disperatamente di frenare e di evitare una tragedia, ma anche per l’altro personale di bordo che deve scendere dal treno per i primi, spesso inutili, soccorsi e deve poi governare l’evacuazione dei passeggeri”. Su questo fronte interno le Ferrovie federali lavorano da tempo con giornate di sensibilizzazione per preparare psicologicamente il personale che dovesse trovarsi a gestire situazioni complicate durante un viaggio. “Ci sono colleghi - riprende Stoppini - che hanno vissuto davvero male questi incidenti, alcuni addirittura si sono dovuti confrontare con queste tragedie anche due volte”. m.sp. I sindacati: “I nostri colleghi vivono una tragedia nella tragedia e si portano dietro il trauma” Bin Laden tra gli evasori con conti svizzeri In una lista segreta di capitali nascosti spunta il fondatore di al Qaida Le indagini Tutto nasce da un Cd di clienti delle banche elvetiche acquistato da un Land, seguito dal sequestro di due container di documenti I dati erano contenuti in un Cd “rubato” da un funzionario di banca e poi acquistato dal Land Nord Reno Westfalia. Una lunga lista che quando è stata analizzata ha fatto sobbalzare dalla sedia i cacciatori di evasori fiscali tedeschi con conti in Svizzera. Tra i tanti nomi di imprenditori, professionisti e artisti è sbucato anche quello della famiglia di Osama Bin Laden. Che lo sceicco del terrore avesse relazioni d’affari con la Confederazione, seppure indirettamente, era risaputo. Lo avevano fatto emergere indagini a tappeto scattate dopo la strage dell’11 settembre. Osama Bin Laden era tra i beneficiari di un conto (numero 575167) aperto nel 1990 dalla famiglia presso l’Ubs a Zurigo ed estinto sette anni dopo. Ma che fosse nel mazzo degli evasori innamorati delle piazze offshore pochi lo sospettavano. Invece la conferma è affiorata dagli scatoloni di documenti messi sotto sequestro e contenuti in due container nella stazione di Amburgo, in tutto circa 14mila pagine. Qui, secondo quanto riportato dalla rivista Focus e dal Welt am Sonntag, c’è la prova: la famiglia di Mu- hammad Bin Laden, padre dello scomparso capo di Al Qaida, aveva depositi nella banca d’affari privata Coutts di Ginevra, una filiale di un antico istituto di credito inglese fondato nel diciasettesimo secolo. Parte dei soldi, a quanto si è capito dalle poche dichiarazioni ufficiali trapelate in Germa- Gli ispettori tedeschi scoprono soldi che da Ginevra arrivano sino alla piazza delle Cayman nia, sarebbero stati spostati nelle Isole Cayman. La banca ha dichiarato che quei documenti sono relativi “a un processo di riorganizzazione interna”. In realtà, a quanto sembra, dopo l’acquisto del Cd gli ispettori del fisco e la polizia sarebbero arrivati ai documenti. E una volta analizzati i nomi dei presunti evasori è spuntato anche quello dei Bin Laden. Certo, lo sceicco del terrore non era probabilmente un cliente diretto della banca Coutts, ma soltanto, formalmente, un beneficia- rio, uno dei 57 figli (25 maschi) che Muhammad Bin Laden, il padre, ebbe da 22 mogli diverse. Bin Laden senior, morto nel 1967 in un incidente aereo in Arabia Saudita, aveva accumulato nella sua vita un enorme patrimonio valutato parecchi miliardi di dollari. Parte di questi soldi sarebbero finiti a Ginevra. E proprio a Ginevra, fra l’altro, vive un fratello di Osama Bin Laden, Yeslam, che proprio a causa della parentela ha raccontato d’aver passato una marea di guai, nonostante non lo vedesse e sentisse dal 1980. “I miei affari - ha spiegato al quotidiano Le Temps - vengono regolarmente passati al setaccio”. Proprio venerdì scorso, inoltre, è emerso a Berna che a causa di una dimenticanza del Consiglio federale, scadrà a fine anno la disposizione adottata nel 2001 che proibisce l’attività di Al Qaida sul territorio elvetico. Un vuoto legislativo (anche se dal profilo strettamente legale è comunque punibile la collaborazione con l’organizzazione terroristica) che diversi parlamentari hanno subito chiesto al governo di colmare. m.sp. UNA COPPIA INSEPARABILE Sonia Moron, 34 anni, di Giubiasco, e il figlio Kirian, 2 e mezzo. Il piccolo è affetto da una rarissima e grave patologia genetica che gli compromette lo sviluppo mentale e motorio. Per la mamma è un impegno 24 ore su 24 8 La storia IL CAFFÈ 22 giugno 2014 attualità Porta il nome di un asteroide. Kirian. Per i suoi genitori è simbolo di vigore e resistenza. Ma purtroppo sin dalla nascita il suo destino è stato segnato da una rarissima patologia genetica che gli causa crisi epilettiche e un ritardo psico-motorio. Le cure, costose e per ora sperimentali, sono possibili solo all’estero “Se un giorno mio figlio potesse sedersi, parlare, mangiare e sorridere...” PATRIZIA GUENZI T Ti-Press Ricordi e scatti dalla quotidianità Mamma Sonia e il piccolo Kirian appena nato, tutt’e due ancora ricoverati all’ospedale; sopra, il bambino, oggi 2 anni e mezzo, che siede in una speciale carrozzina che gli mantiene tronco e testa verticali anto forte e vigoroso durante il travaglio, quanto fragile e bisognoso di assistenza immediatamente dopo. E proprio la sua voglia di venire al mondo ha spinto i genitori a chiamarlo Kirian, come l’asteroide scoperto nel 2000. “Era un bimbo così robusto e resistente che appena nato non abbiamo più avuto dubbi - racconta la mamma, Sonia Moron, 34 anni, di Giubiasco -. Dei tanti nomi che ancora ci frullavano in capo, quello ci sembrava il più appropriato”. Già… invece, il piccolo Kirian, si è rivelato una creatura gracile, bisognosa di continue cure e terapie. “Mi sono accorta presto che qualcosa non andava in Kirian, ma ci è voluto un anno e mezzo prima di sapere che era affetto da una gravissima, quanto rara, mutazione nel gene Fox G1 - racconta mamma Sonia, la cui gravidanza non lasciava presagire nulla di tutto ciò -. Le conseguenze: attacchi epilettici, ritardo psicomotorio e impossibilità di deglutire”. L’unica speranza, per ora, sono le cure sperimentali, in Spagna e in America. Ma costano. Ecco perché i genitori di Kirian si sono rivolti all’Associazione Dona un sorriso per un sostegno finanziario che lo scorso aprile s’è trasformato in un assegno di ben 4mila franchi. A sua volta, l’associazione fa un appello a tutti i lettori del Caffè ([email protected]). Oggi Kirian è un bambino di 2 anni e mezzo. Non parla, non gattona né stà seduto. La mamma si occupa 24 ore su 24 di lui, con un aiuto infermieristico di dieci ore a settimana. “Almeno per darmi il cambio, così posso uscire per qualche commissione o andare dal medico”, dice Sonia le cui giornate, inutile sottolinearlo, sono interamente scandite dai bisogni del figlio. Ti-Press Le tappe La nascita Il sospetto La diagnosi I pasti LA GIOIA LA CRISI IL GENE LA DEGLUTIZIONE LE TERAPIE Il travaglio è andato veloce e il bimbo è stato molto forte. Appena nato sembrava non avere alcun problema di salute. A soli 15 giorni di vita Kirian ha la prima crisi epilettica. Immediatamente la mamma corre dal pediatra. Dopo un anno e mezzo è stato possibile fare una diagnosi precisa. Il bimbo è affetto da una grave mutazione genetica. Non avendo la deglutizione, i solidi Kirian li assume per bocca, mentre i liquidi attraverso un sondino gastrico più volte al giorno. Mamma e bimbo sono appena rientrati dalla Spagna. Kirian si è sottoposto a un’innovativa terapia motoria. Per ora tutto sommato abbastanza gestibile. “Pesa 15 chili e riesco ancora a sollevarlo. Certo, non so fino a quando, visto che il bambino non può sedersi, lo devo lavare, cambiare, imboccare e ha costantemente bisogno di assistenza”. Mentre Sonia racconta, Kirian la osserva con gli occhi spalancati. Non parla il bambino, ma la voce della mamma attira la sua attenzione. “Ci sono dei giorni in cui mi fissa di più, altri meno, ma in un modo o nell’altro sento che noi due interagiamo aggiunge Sonia -. E io non smetto di sperare che un domani mio figlio possa sedersi, mangiare, parlare e sorridermi”. Purtroppo contro le crisi epilettiche si può far poco, sono quotidiane, anche se meno forti, visto che Kirian è resistente ai farmaci. E proprio una di queste crisi è stata il primo segnale che ha messo sull’attenti i genitori. “Aveva solo 15 giorni - ricorda Sonia - e ho nota- “Con i 4mila franchi dell’Associazione Dona un sorriso siamo andati in Spagna per una terapia intensiva” to qualcosa di strano. Il bambino improvvisamente non respirava più, era diventato viola in volto... Sono corsa dal pediatra”. E da lì per i genitori di Kirian è iniziato il calvario. “Ci crolla il Il futuro mondo addosso, la malattia di Kirian, dicono i medici, oltre ad essere rara e?cronica ed altamente invalidante. Il piccolo entra ed esce dagli ospedali, subisce diverse operazioni, la sofferenza è tanta”. Il bambino non ha mai gattonato, mai fatto un passo, è completamente atonico e deve essere adagiato e legato su un passeggino speciale che gli mantiene la testa in posizione eretta. Da tempo Kirian non può più essere nutrito normalmente, ha perso la capacità di deglutire; la mamma ha imparato a preparare pasti speciali che gli dà più volte al giorno attraverso un sondino gastrico. E poi, fondamentale, è la terapia, che dev’essere quotidiana per evitare l’atrofia di …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON 341/BIS Anonymous IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Cenni Moro muscoli e nervi, ma che è comunque sempre troppo poca rispetto alla gravità della patologia. “Quando non ha appuntamento dal fisioterapista subentro io, non si può saltare un giorno”, sottolinea Sonia, che ha imparato a fare l’infermiera, la fisioterapista, il medico di pronto intervento. È la speranza, infinita, la benzina che permette a questa mamma di andare avanti, di affrontare fatiche ed eventi avversi. Sonia sa benissimo che il futuro di Kirian sarà costellato da continue visite mediche, ricoveri e terapie per riuscire a guadagnare scampoli di un’esistenza il più possibile dignitosa e di qualità. “Io mi batto e continuerò a farlo, costi quel che costi, affinché mio figlio possa avere garantite le migliori cure”, sottolinea Sonia che, proprio grazie all’assegno di 4mila franchi dell’Associazione Dona un sorriso, è potuta volare in Spagna dove Kirian è stato sottoposto a un mese di terapia intensiva. “Senza quei soldi non avrei certo potuto spostarmi da casa. È una cura che esiste anche in Italia, ma siccome ho molti parenti in Spagna ho preferito appoggiarmi a loro per praticità. E i risultati già si vedono. Kirian ha reagito bene, anche se rispetto a un bambino sano sono miglioramenti minimi. Ma bisogna insistere, perché queste cure, se effettuate in tenera età, danno risultati consistenti”. Un’altra speranza è un viaggio in America, per una full immersion di terapie varie. “Hanno messo a punto delle cure sperimentali. Niente di sicuro, certo, ma vale la pena tentare. Per questo tipo di sindromi, così rare, non ci sono ancora farmaci né terapie specifiche, quindi bisogna affidarsi anche a metodi alternativi. E io non voglio lasciar nulla di intentato”. Ovviamente Sonia e?consapevole che queste cure molto probabilmente non saranno mai risolutive per suo figlio, che rimarrà sempre un bimbo speciale. Ma a lei basterebbe che un giorno Kirian potesse nutrirsi come tutti gli altri bambini, mangiando, masticando e ingoiando, riuscisse a stare seduto autonomamente, rispondesse agli stimoli esterni e le sorridesse consapevolmente. [email protected] Q@PatriziaGuenzi IL CAFFÈ 22 giugno 2014 9 attualità Il fenomeno Il codice elettronico per combattere il traffico di sigarette Le nuove rotte del traffico delle sigarette contraffatte Regno Unito L’ Pieth e Krista Schefer, che in una relazione avvertono la necessità di inserire nella legislazione nazionale strumenti di verifica come il “track and trace”. Ma soprattutto mettono in guardia il Consiglio federale sull’opportunità di prevedere controlli indi- pendenti dalle fabbriche di tabacco, le grandi multinazionali che hanno sede in Svizzera, di controli indipoendenti, come peraltro richiesto dall’Oms e dall’Ue. E questo perché il contrabbando in Europa sta progressi- Russia Polonia Ucraina Grecia vamente prendendo piede. Il numero di sigarette illegali commercializzate ha raggiunto quota 65,5 miliardi, ed è di 12,5 miliardi di euro (15,2 miliardi di franchi) la perdita di gettito fiscale nell’intera Unione europea. A livello nazionale, invece, “Anche da noi c’è stato un aumento” I Cina IL COMADANTE Mauro Antonini, comandante della Guardie di confine dai dati raccolti dall’Amministrazione delle dogane, si stima che il 5 per cento del mercato delle sigarette consumate sia illegale, o comunque contraffatto. Ogni anno, come racconta Le Matin, le maggiori compagnie in collaborazione con aziende specializzate raccolgono dai rifiuti 5.600 pacchetti gettati via in venti città campione e dai controlli cercando di capire quanti siano “regolari” e quando invece no. Ultimamente le “bionde” di contrabbando arrivano soprattutto da laboratori clandestini cinesi, ma le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico si riforniscono anche in Serbia, Lituania e Bielorussia, che hanno soppiantato i centri di produzione di Russia, Ucraina e Spagna, dove un tempo si accentrava il business clandestino. Ora la Atos, una società europea con sede in Svizzera, ha sviluppato un software di identificazione del prodotto, per ora indirizzato a chioschi e uffici doganali, che permette di verificare la scansione del codice a 12 cifre stampato sui pacchetti di sigarette. Una versione semplificata, tra breve, potrà tuttavia essere scaricara sugli smartphone e consentirà anche al singolo consumatore di capire se le sigarette sono di contrabbando. m.sp. Fonte: LeMatin Dimanche Spagna L’intervista La situazione in Ticino tracciata da Mauro Antonini delle Guardie di confine n Ticino il contrabbando di sigarette è costante anche se nell’ultimo periodo abbiamo notato un aumento”, spiega Mauro Antonini, comandante delle Guardie di confine. A cosa è legata la recente crescita? “Io credo in parte sia legata ai prezzi più bassi delle sigarette praticati in Italia. Anche se bisogna dire che dal primo luglio, con le nuove disposizioni doganali, chi avrà un quantitativo superiore alla franchigia (250 pezzi per persona) dovrà sdoganare l’eccedenza pagandola al pezzo e non più al chilo”. Da dove arrivano le sigarette degli ultimi sequestri in dogana? “Un tempo gran parte del contrabbando partiva dai Paesi dell’Est. Oggi vediamo pacchetti con le scritte in cirillico o in altri caratteri e riusciamo a definire che non arrivano dal mercato europeo. Ma poi stabilire l’origine del traffico è un altro discorso”. Avete trovato anhche sigarette prodotte in Cina? “No, non abbiamo notato questo fenomeno. Certo che acquistare sigarette, che già fanno male, fuori dai circuiti ufficiali è un bel rischio per la propria salute. Solo questo dovrebbe scoraggiare”. Nella lotta al contrabbando potrebbero essere importanti strumenti e tecnologie sulla tracciabilità? “Tutto serve. Bisognerà capire quali apparecchiature potranno usare i nostri agenti nei controlli sul traffico turistico”. Germania Benelux Contro il contrabbando di tabacco si punta su tecnologia e tracciabilità ultimo caso è di poco più di due mesi fa. Stavolta le sigarette, 160 pacchetti, erano nascoste dentro le gomme di un camion fermato per un controllo al valico di Chiasso. Poca roba, almeno rispetto al sequestro di quasi un anno fa, quando le guardie di confine fermarono un’auto con con diverse stecche e dalle indagini risalirono a un traffico di 1,6 milioni di sigarette, un deposito in Ticino e sette “pusher” che si occupavanop di rinvenderle sul territorio. Il traffico di sigarette è riesploso, e nel suo bilancio annuale l’Amministrazione federale delle dogane ha stimato una crescita, dal 2012 al 2013, del più 38 per cento con 4939 casi. Ecco perché anche a Berna è scattato il campanello d’allarme e Verena Diener (Verdi liberali), in occasione ha chiesto che i pacchetti vengano contrassegnati con codice alfanumerico in modo da garantire la loro tracciabilità. E proprio la tracciabilità, anche grazie a software come quello della Atos, sembra la formula individuata per contrastrare il contrabbando di tabacco. Lo hanno spiegato anche un gruppo di esperti nella lotta alla corruzione e nel diritto internazionale, tra i quali i professori Mark Paesi con fabbriche di sigarette clandestine scoperte negli ultimi 10 anni I controlli IL MERCATO ILLEGALE In Svizzera gran parte delle sigarette vengono acquistate nei circuiti ufficiali (88,9 per cento). Soltanto il 5 per cento del mercato del tabacco, secondo l’Amministrazione delle dogane, è contraffatto. I DAZI EVASI Nei paesi dell’Unione europea si calcola che 65,5 miliardi di sigarette acquistate provengano dal commercio illegale. Questo comporta una perdita di 12,5 miliardi di dazi, soldi non incassati dagli Stati. L’ULTIMO CASO A marzo alla dogana di Chiasso durante un controllo dalla gomma di scorta di un furgone sono spuntati 160 paccehtti di sigarette. Il proprietario è stato multato per per il tenato contrabbando. IL TRAFFICO AUMENTA Oltre 8.000 stecche in due anni. È il volume di traffico scoperto un anno fa. Circa 2.700 stecche, secondo le indagini, sono state vendute in Ticino. Il contrabbando in Svizzera è in crescita del 38%. )(Î PgXÉmXΔ )(Î Fm(0” )(Î Få¨Îî F łÎÉÉ0Pg ¨0ÎFg 0X PgåXÉm0X•0Dα 0F ÉgåŁ (ÎŁX0Xm .½«ŁÎłł (młÉm åX Éåììg XÎF KÎB °m \ÉmÀ «ÎŁ Ł0XìŁÎł¨mŁł0 ^åÉÉg ł¨gŁŁÎ FåXg 0F YmXgŁmPmÉŁm0F )gPg°mPÎXÉÎ 0X ¯ågÉm ¨gX F0 0P«0mXÉ0 °0 Ł0łmF0Ém† Zåmł0 ¯åmł0 °0¬ÎXÉg åPmXg (ŁåX¨( mF«ÎłÉŁÎ ¨gX ¨m«mÉ0Xm mF ¨młÎ0ì0¨0g °0 °0PgłÉŁmÀ0gXÎ ÉÉ DP °0 0É0XÎŁmŁ0 PgåXÉm0X•0DÎ °m «ÎŁ¨gŁŁÎŁÎÞ Î ¨gł0 ÉmXÉÎ gôÎŁÉÎ °m ìmŁÎ 0X¬0°0m” \Î ¨ÎŁ¨(0 mFÉŁÎ łåÎłÉ0gX0± ™™™”ÎXm°0X”łÉPgŁ0ÉÀ”¨( † CP«0mXÉ0 °0 Ł0łmF0Ém 0X¨Fåł0"± 0P«0mXÉ0 °0 Ł0łmF0Ém 0X¨Fåł0 °mFFm Ùm XgÉÉÎ 0X mF•ÎŁg” IL CAFFÈ 22 giugno 2014 10 politica 1 Confidenze estive tra politica e attualità Fiorenzo L’ALPINISTA PARLAMENTARE Fiorenzo Dadò, 43 anni, editore-alpinista, capogruppo parlamentare del Ppd in un’elaborazione grafica di Marco Scuto per il Caffè Dadò “Lassù in Nepal ho capito i limiti di questa politica” Il capogruppo ppd va all’attacco e contesta il vittimismo ticinese Il personaggio Dick Marty è stato un uomo di grande autorevolezza, non solo per questo nostro cantone, ma per la Svizzera La polemica “A volte rinunciare è l’unica soluzione per riprovarci”. Fiorenzo Dadò, 43 anni, l’editore-alpinista, capogruppo parlamentare del Ppd, è ritornato dal Nepal, “sconfitto” dalla bufera che gli ha impedito di raggiungere la vetta del Dhaulagiri, una delle montagne più alte del mondo, con nuove convinzioni, quasi una filosofia di vita: la consapevolezza del proprio limite. “Quando a 500 metri ho dovuto abbandonare la scalata ho pensato che la montagna resterà per sempre lì, e che sarebbe stato un azzardo continuare mettendo a repentaglio la vita: ci riproverò”. Ma parliamo di Ticino. Che cosa l’ha scandalizza maggiormente della politica ticinese? “Proprio stando lontano da questo cantone, mi sono reso conto della mancanza di prospettiva e della negatività che impera nella nostra politica. È qualcosa che non posso più condividere. La politica deve infondere speranza. Invece da noi si punta sulla negatività, sugli errori, sugli sbagli. Proprio vivendo per oltre un mese in Nepal, fra quelle popolazione povere, mi sono reso conto che siamo fortunati e che viviamo in un Paese all’avanguardia su tutto. Un Paese che merita di più. La politica dovrebbe essere lungimirante, guardare al lungo periodo, pensare al domani: in verità qui si vive a corto termine. Non si pensa alle generazioni future ma alle elezioni ravvicinate. Non si ri- sponde ai bisogni su come e dove condurre la società, ma alle sollecitazioni immediate. Il tutto in un sistema mediatico che ha raggiunto il parossismo. Più che scandalizzato, sono rattristato; il Ticino si merita di più e di meglio”. Già! Quale politico svizzero degli ultimi anni le è piaciuto di più e perché? “Per quanto riguarda i ticinesi, uno che ha certamente avuto un spessore maggiore rispetto ad altri, ritengo sia stato Dick Marty, soprattutto per ciò che ha fatto per la giustizia. La mia non è una totale condivisione, esprimo però l’apprezzamento per quello che ha rappresentato a livello svizzero e a livello internazionale. Sì, senza dubbio Marty è stato un politico di grande autorevolezza per il Ticino e per la Svizzera”. Come giudica la posizione della Svizzera e degli svizzeri nei confronti dell’Europa e in generale degli stranieri? “Giudicare è sempre difficile, anche perché l’esito della votazione del 9 febbraio contro l’immigrazione di massa è dipesa da molti fattori. Tutto è causato dal fatto che gli svizzeri sono disorientati da quel che succede in Europa e nel resto del mondo. In questa situazione, caratterizzata da una crisi globale, è più che naturale che un popolo cerchi di difendersi. Questo è il senso di quella votazione. Che può avere, secondo me, anche risvolti positivi per l’intera Europa. Un’Europa che è assai diversa rispetto a quello che ci hanno venduto con una serie di bei discorsi che si son rivelati purtroppo ben lontani dalla realtà, come mi dicono anche molti miei amici alpinisti italiani. Quanto agli stranieri, la Svizzera è sempre stata un Paese accogliente, disponibili. Spero che rimanga tale ancora in futuro, cosicché chi ha davvero bisogno possa contare sulla mano degli svizzeri”. Come usa e cosa pensa dei social network? “Li uso in modo… parsimonioso. Su Facebook mi limito a pubblicare foto di montagne, immagini delle mie escursioni accompagnate da qualche pensiero. Riflessioni private. Il mio è un uso personale, non politico come fa qualche mio collega. Per quello, prediligo il dialogo diretto, personale, non mediato dal computer. Mi rendo però conto che è diventato un mezzo utilizzato da molti politici e che è un fenomeno interessante. Un mezzo di comunicazione da utilizzare con attenzione, però: non dimentichiamo che quando si scrive su Facebook si scrive a tutto il mondo”. Per cosa ha pianto... l’ultima volta che ha pianto? “Si può piangere anche per contentezza. Ma di solito quello del pianto è un momento privato, triste. Come è stato il mio pianto per la scomparsa di una carissima amica, molto giovane”. c.m. (1 - continua) I social network Uso Facebook in modo parsimonioso. Mi limito a postare foto di montagne, immagini delle mie escursioni L’amnistia fiscale a effetto “zero” sul deficit statale Il gettito previsto sarà superiore ai 35 milioni, ma è quasi tutto ipotecato Pareggio di bilancio da dimenticare per il 2015. Da scordarsi che l’entrata straordinaria dell’amnistia fiscale cantonale riesca a “tappare” minimamente il buco nelle casse dello Stato. Non solo per la previsione di un “profondo rosso” del bilancio cantonale: meno 230 milioni per l’anno prossimo. Deficit comprimibile con non pochi sforzi a 100 milioni, come anticipato dal governo dopo il ritiro a Sasso Corbaro. Ma soprattutto queste entrate una-tantum non saranno sufficienti a limare il deficit pubblico, perché dei 35 milioni stimati come gettito dell’amnistia cantonale, 20 sono già stati impegnati per la costituzione di fondo per l’occupazione. Gli altri 15 milioni andranno invece ai Comuni, dando loro un po’ di fiato. Operazione dunque ad effetto zero (o quasi). “Ricordo comunque che l’amnistia non era stata pensata Si attende ancora la decisione del Tribunale federale sul ricorso presentato dal Partito socialista per fare cassa per risanare il bilancio dello Stato – osserva il capogruppo del Plrt Christian Vitta – ma come misura innanzitutto per sostenere l’occupazione oltre a far emergere il sommer- so. Personalmente ritengo però che il gettito sarà superiore rispetto alle stime molte prudenti del governo come ha evidenziato la mini amnistia federale”. In effetti la misura che per- mette l’autodenuncia esente da pena (nota come “mini-amnistia” o “amnistia individuale” federale) in vigore dal primo gennaio 2010, ha fatto emergere in Ticino cifre nettamente superio- ri: oltre 850 milioni di franchi i capitali dichiarati per un gettito superiore ai 100 milioni. Il che evidenzia come anche il Ticino non sia esente dal fenomeno dell’economia sommersa, che a livello svizzero viene stimata attorno all’8-10 per cento del prodotto interno lordo (Pil). Per il cantone almeno due miliardi. “Certamente l’eventuale eccedenza del gettito rispetto a quello previsto potrà essere utilizzata per ridurre il disavanzo – continua Vitta - così come lo sarà il gettito fiscale prodotto da questa emersione (stimato fra i 4 e i 7 milioni). Ma chiaramente non sarà sufficiente a far fronte ad un deficit di bilancio che è strutturale che necessita di misure di interventi strutturale”. Un pro- blema non risolvibile in un solo anno, ma da impostare nel medio periodo. Ragionamento che regge ovviamente a prescindere dal ricorso presentato dai socialisti al Tribunale federale contestando questo sconto d’imposta per una serie di ragion giuridiche di principio, di morale fiscale, ma anche economiche-finanziarie. La capogruppo socialista Pelin Kandemir, proprio prendendo spunto dalle entrate della mini-amnistia federale, ha ricordato che se ci fosse stata in corso quella cantonale il Ticino ci avrebbe perso nei soli due anni 2010-2011 “ben 47 milioni. Non propriamente briciole”. c.m. IL CAFFÈ 22 giugno 2014 1. politica lle settimane Concentrazione de de da 6 a 5 di scuola fuori se 61'000.Risparmio fr. 4 Le finanze 2 Cancellazione di corsi facoltativi (doposcuola opzionale) Risparmio 3 fr. 210'900.- I SACRIFICI ai Introduzione di una partecipazione co asti scol ario dent izio costi del serv Maggiori entrate pari a fr. 100'000.- onie estive e invernali Ridimensionamento delle col e 7 settimane di corsi. Da 19 settimane di corsi a are c i f i t n a u q a d Risparmio 5 7 6 da fr. 3.-- a fr. 8.-- al giorno. Adeguamento delle tariffe per le settimane verdi, polisportiva scientifica, per i corsi invernali e per quelli estivi. - aumento di fr. 20.-- delle tariffe per le settimane di scuola fuori sede - aumento di fr. 40.-- delle tariffe per i corsi extrascolastici fuori sede - aumento degli affitti a terzi delle scuole fuori sede da fr. 170.--/200.-- a fr. 250.-- per 4 notti con il personale a persona. servizi. costi per beni e Diminuzione dei una diminuzione contenimento per astico. nel settore scol di fr. 580'000.- Da Lugano da bere a Città dei tagli Dopo la “bella vita”dell’era Giudici-Bignasca, è tempo di risparmi dolorosi CLEMENTE MAZZETTA ‘ Altro che Lugano da bere. Lugano da tagliare, piuttosto. La capitale economica del cantone è costretta a stringere la cinghia. Con un indebitamento che supera il miliardo e una spesa corrente di quasi mezzo miliardo, Lugano è diventata una città “troppo cara” da gestire. E così dagli anni della “grandeur” di Giudici-Bignasca si è passati alla Lugano delle “vacche magre” di Borradori-Foletti. Fare di più con meno, il compito impossibile del responsabile delle finanze Michele Foletti (Lega), che ha individuato 194 misure di risparmio. Riduzione di servizi, contenimento di iniziative, tagli, revisione di contributi. Meno spettacoli, meno iniziative, meno spese. E soprattutto aumenti di tariffe e imposte, a cominciare dal moltiplicatore portato all’80%. “Purtroppo, dopo ogni storia di megalomania inizia la politica dei tagli dolorosi, in particolare per le fasce della popolazione più deboli”, commenta Raoul Ghisletta, socialista, presidente del Consiglio comunale, che segnala una serie di misure che penalizzeranno le famiglie. Si va dalla cancellazione dei corsi, nuoto e pattinaggio, alla riduzione delle colonie, all’introduzione della partecipazione ai costi del servizio dentario scolastico, all’aumento delle tariffe per le settimane verdi, per quelle sportive, per i corsi invernali ed estivi. Previsto anche l’aumento della tariffa delle mense per la scuola dell’infanzia a orario prolungato da 3 a 8 franchi. “Altro che politica di sostegno alle famiglie”, chiosa Ghisletta. Gli controbatte Foletti: “Abbiamo tagliato dove si pensava di fare meno male – dice al Caffè - senza toccare la socialità. Anzi abbiamo previsto un aumento delle spese di assistenza. Abbiamo cercato di operare in modo equilibrato all’interno delle misure inevitabili da prendere di fronte alla situazione finanziaria che ci siamo trovati”. lastici – conferma Foletti -. Un taglio doloroso, giustificato all’interno di una riduzione complessiva, meno pesante che in altri settori come quello dei servizi urbani, o delle manifestazioni, che hanno subito tagli di oltre mezzo milione”. Non sufficienti comunque a pareggiare il bilancio. “Che la situazione fosse critica il Consiglio comunale lo sapeva fin dal 2010, quando era stato reso noto il piano strategico-finanziario. Fin da allora si indicava la necessità di aumentare il moltiplicatore a partire dal 2011. Se poi, per scelte politiche queste misure di rientro non si sono prese, è un altro discorso. Ma si fosse intervenuto prima, la manovra sarebbe stata meno incisiva”. Operazione che non sembra conclusa. Secondo Ghisletta, il Municipio sta cercando di riorientare un transatlantico: “Manovra che necessita parecchio tempo e che darà i frutti solo fra due o tre anni – aggiunge – credo comunque che il nodo del moltiplicatore si riproporrà l’anno prossimo”. Annuncia però una linea morbida per il Consiglio comunale di domani, lunedì, sul preventivo 2014: “Se passa Ti-Press l’emendamento che congela le tariffe delle mense a 3 franchi non credo voteremo contro”. Nonostante i tagli per 16 milioni, il bilancio chiude infatti con un disavanzo di 37 milioni di franchi. “Un deficit che non può essere sopportabile a lungo per la città”, conclude Foletti, annunciando per il futuro un’altra cura dimagrante: “Capisco la sinistra che ha i suoi cavalli di battaglia, ma oggi non ci sono più settori intoccabili per nessuno. Non è finita qui. In tutti i settori occorrerà ancora fare dei sacrifici”. [email protected] Q@clem_mazzetta Ti-Press Situazione per la quale la Lugano della “bella vita” è stata costretta a chiudere anche 27 gabinetti pubblici su 52. “Nell’ambito della revisione della spesa abbiamo preso vari provvedimenti, alcuni dei quali toccano servizi facoltativi parasco- Ti-Press Raoul Ghisletta Putroppo dopo una storia di megalomania inizia una “politica doloroso”, in particolare per le famiglie e le fasce più deboli” ‘ Michele Foletti “Capisco la sinistra che ha i suoi totem e i suoi cavalli di battaglia, ma oggi non ci son più settori intoccabili per nessuno” I candidati plrt secondo il presidente ALEX FARINELLI Il politico SOCIALITÀ E SANITÀ NICOLA PINI L’argento vivo EDUCAZIONE, CULTURA, SPORT E FORMAZIONE MAURO ANTONINI L’artista LA SICUREZZA E IL TERRITORIO NATALIA FERRARA MICOCCI CHRISTIAN VITTA L’entusiasta ISTITUZIONI E LEGALITÀ Il navigatore ECONOMIA, FINANZE E SVILUPPO Un selfie, più semplicemente un autoscatto, per racchiudere un messaggio: “Siamo una squadra”. I cinque candidati Plrt al Consiglio di Stato si sono presentati così ad inizio settimana, in questa inedita istantanea pubblicata qui accanto. “Mi pare un bel gruppo”, sottolinea Rocco Cattaneo, presidente del partito, che con il Caffè è stato al gioco e si è prestato ad accostare un aggettivo, una qualità ad ogni candidato. E per ognuno di essi alcune tematiche da sviluppare in campagna elettorale. Il gruppo riflette l’impronta del presidente, quella sportiva e quella imprenditoriale. “Abbiamo voluto lanciare un segnale di rottura, voltare pagina - dice - e rischiare, come fa chi fa impresa, ma anche chi comincia una gara”. Sei mesi di lavoro, di curriculum e selezione dei candidati da parte del vicepresidente Michele Morisoli. Età media 36 anni, si va da Nicola Pini (29) a Mauro Antonini (50). E dietro ogni profilo si nasconde una storia. “Antonini, ad esempio, tutti lo conoscono come comandante della Guardie di confine. Uno - racconta Cattaneo - con grande responsabilità, che si attiene alle regole, metodico, efficiente. Ma lui, di fatto, ha una formazione come restauratore. È un artista, un “Il navigatore, l’argento vivo...” così Cattaneo giudica i suoi visionario”. Poi c’è Natalia Ferrara Micocci, procuratrice che ha seguito diversi casi di criminalità economica e sta indagando sugli addentellati ticinesi dello scandalo della Monte dei Paschi di Siena. “Di lei - dice il presidente Plrt - ho un profondo rispetto: si è pagata gli studi lavorando, facendo grandi sacrifici. Se dovessi definirla in due parole direi che è una donna con la gio- 11 Adeguamento delle tariffe per la mensa e Scuola dell,infanzia ad orario prolungato ia di sgobbare”. Cattaneo ha grande rispetto anche per Christian Vitta, “per la sua competenza e rigorosità. Ha la patente del navigatore, non si perde nelle nebbie della politica”. E competenza ha anche Alex Farinelli, “che ha lavorato con due presidenti del partito. È giovane, ma ha già accumulato una bella sensibilità politica”. Mentre Nicola Pini, “è argento vivo. Non si ferma mai. È innamorato della politica e te ne accorgi quando parla”. Cattaneo per raccontare il senso di squadra ha preso in prestito la frase di un commento del Tages Anzeiger: “Il Ticino è un cantone che si blocca da solo”. Insomma, mentre il resto della nazione va avanti, la politica cantonale è frenata “da veti incrociati, non si investe più, mancano i progetti a lungo respiro, l’ottimismo per il futuro”. Ora c’è la nuova squadra. “Si dovranno far conoscere per le loro qualità e per il programma. Ma il messaggio che volevamo lanciare era quello di regalare un sorriso alla politica, stracciarle via le vesti grigie che in questi anni le sono state cucite addosso in Ticino. Spezzare questo ambiente cupo che si è creato. È un rischio, ma senza rischi non si vince”. m.sp. IL PUNTO CATHERINE BELLINI Alain Berset non vede l’ora che arrivi l’autunno “Se è la sola cosa che vi interessa…!” Alain Berset non ha potuto nascondere un leggero fastidio di fronte alle domande di un giornalista, che ruotavano tutte attorno all’attitudine del consigliere federale nella futura campagna contro l’iniziativa socialista per una cassa malati pubbica e contro il suo “amico”, Pierre-Yves Maillard. Era lunedì scorso. Il ministro della sanità aveva appena presentato la posizione del governo in vista del voto del 28 settembre, prendendosi cura di non essere zelante, di mostrare chiaramente di interpretare il proprio ruolo, ossia quello del politico rispettoso dello spirito collegiale. Nulla di più. Davanti alla stampa ha dunque avuto cura di spiegare perché “il Consiglio federale” respingeva l’iniziativa, precisando che “il Consiglio federale” è cosciente delle imperfezioni del sistema attuale. Ricordando anche di non essere rimasto inattivo, visto che ha presentato un controprogetto, approvato dallo stesso Consiglio federale, poi abbandonato per mancanza di sostegno. Partendo così presto con la campagna, Alain Berset evita anche di far troppa ombra su quella dei suoi amici, che inizierà più tardi, nel corso dell’estate. Del resto i favorevoli alla cassa unica non hanno i mezzi dei loro avversari che hanno, tra l’altro, creato un’organizzazione ad hoc, “alliance santé”, che raggruppa assicuratori, medici e più della metà dei parlamentari federali: 124 consiglieri nazionalei e 21 consiglieri agli Stati. Da parte socialista, ci si sforza di trattare con i guanti il compagno Alain. Il suo presidente, ed amico, Christian Levrat, lo ha sdoganato da subito: “Fa il suo lavoro di consigliere federale”. E un altro friborghese vicino al ministro ha rincarato la dose: “Si è già spinto molto avanti in quel che poteva fare”. Tutto ciò non impedisce alla stampa di parlare di “madre di tutte le battaglie” per Alain Berset di fronte al suo partito (Le Temps). O all’emissione “forum” della radio romanda di insistere sul fatto che il consigliere federale dovrà affrontare il suo “antico” rivale e grande conoscitore del dossier, Pierre-Yves Maillard. D’altronde in campagna incrocerà anche altri due specialisti in Consiglio nazionale: la ticinese Marina Carobbio e il vallesano Stéphane Rossini. Cosa accomuna tutto questo “bel mondo” socialista? Sono stati tutti candidati al Consiglio federale. Decisamente, nei suoi penseri, Alain Berset deve dirsi: “Non vedo l’ora che arrivi l’autunno e che tutto sia concluso!” IL CAFFÈ 22 giugno 2014 12 Pollame economia Manzo Evoluzione del consumo di carne pro capite in Svizzera Fonte: Proviande/Aviforum 125 120 115 110 105 100 95 90 85 80 75 2000/02 2004 Indice (2000/02 = 100) I NUMERI Equina LORETTA NAPOLEONI Suina 2006 2008 2010 2012 Ti-Press Vitello Ovina La bistecca diventa ancora più cara protestano consumatori e macellai, Nel paniere domestico la carne registra aumenti dal 3 al 5 per cento GIORGIO CARRION Carne ancora più cara. Le famiglie ne risentono, si lamentano dei prezzi proibitivi, e i macellai protestano perché i margini di guadagno sono ormai diventati irrisori. Qualche esempio: nel marzo scorso una entrecote a fette di manzo costava 70,06 franchi al chilo, contro i 66,63 franchi dello stesso mese nel 2013; l’arrosto di vitello è rincarato da 37,78 a 39,63 franchi. E gli aumenti sono pressoché costanti, seppure in percentuale diversa, per tutti i tipi di carne (i dati sono dell’Ufficio federale dell’agricoltura). Nel paniere domestico la carne, intanto, pesa sempre di più rispetto ad altri prodotti alimentari. Sebbene l’inflazione resti assai contenuta, riempire il carrello della spesa oggi costa di più: 331.95 franchi a marzo 2014 contro 320.80 del marzo 2013. Per la carne di manzo al dettaglio, si registra dal 2010 un aumento costante, complessivamente dal 3 al 5%; anche questo rincaro riesce a compensare soltanto in parte l’incremento dei prezzi della materia prima. Infatti, pure i macellai al dettaglio si lamentano poiché i margini si sono ridotti sensibilmente. “Nei salumi più venduti, nonostante l’aumento dei prezzi della carne da salumeria dal 10 al 25%, i prezzi medi al dettaglio sono rimasti praticamente invariati fino alla fine del 2013 - dice Ruedi Hadorn, direttore dell’ Unione professionale svizzera della carne (Upsc) - e mostrano una tendenza al rialzo soltanto dall’inizio del 2014”. Le macellerie ticinesi, circa 70 (trent’anni fa erano 250), soffrono anche di più: “Si dice che i prezzi al consumo aumentano, ma intanto i nostri margini sono sempre più “Si dice che i prezzi siano rincarati, ma i margini per noi sono ormai diventati irrisori” irrisori - lamenta Leonardo Palmieri, presidente della Società maestri macellai e salumieri del Ticino e Mesolcina -. Concorrenza della grande distribuzione e del commercio oltre frontiera, costo del lavoro, spese fisse di energia e burocrazia stanno soffocando il nostro settore. Cerchiamo di non aumentare i prezzi e di mantenere la qualità. Ma non sempre siamo compresi”. I conti in tasca al macellaio “Rilevare o aprire una nuova attività ha dei costi che sono diventati davvero proibitivi” dicono di salari intorno ai 4’500 franchi lordi per un diplomato, contro i circa 2’500 di un collega ø˙ ç:‡⁾çÄ italiano. L’energia, inoltre, sembra essere un costo molto importante: una piccola macelleria consuma oltre 12-15mila franchi di elettricità all’anno. “Rilevare o impiantare una macelleria ha costi ormai proibitivi - riprende Palmieri -, occorrono investimenti per centinaia di migliaia di franchi. La carne, poi, è una merce altamente deperibile e anche la congelazione non sempre è praticabile”. Dal 2012 in poi i prezzi del bestiame da macello hanno subito, per diversi motivi, un forte aumento con effetti particolarmente incisivi soprattutto nel caso dei maiali, con più di un franco di rincaro al chilo e nel caso delle vacche con oltre 70 centesimi di aumento per chilo di peso macellato. A febbraio scorso il volume di macellazione per le vacche è stato inferiore di 219 tonnellate rispetto al 2013. “La minore offerta genera prezzi alla produzione elevati; questi superano di ben il 14 per cento il valore dell'anno precedente”, precisa Hadorn. Su macellai e consumatori incombe anche il “Pacchetto agrario autunno 2014”. Il punto centrale è il taglio di 37 milioni di franchi del budget agrario, che si traduce in una riduzione di circa 34 milioni di franchi dei contributi per la sicurezza dell’approvvigionamento e di circa 3 milioni di franchi in meno del credito a favore dell’economia del bestiame, nell’ambito dei pagamenti per la produzione e la vendita. “Con il cambiamento del sistema d’importazione - avverte il direttore dell’Upsc - il parlamento intendeva rafforzare la filiera della carne. Il taglio dei contributi rischia di vanificare questa scelta”. [email protected] Le cifre 1 2 IL PANIERE *(/" %#(0&(!, !’ +$-), LA CARNE Dal 2010 l’aumento del prezzo della carne è costante e si attesta tra il 3 e il 5% per quella di manzo venduta al dettaglio. I prezzi dei salumi sono rimasti invece costanti 3 4 LE MACELLERIE Cresce il prezzo del paniere della spesa, una selezione di alimentari che viene utilizzata dalla statistica per valutare l’inflazione. Da 320,80 del 2013 agli attuali 331,95 franchi. Che quello della carne sia un settore in forte difficoltà lo dimostra anche il fatto che le macellerie in 30 anni in Ticino sono passate da 250 alle attuali 70 presenti sul territorio LA POLITICA @ {Ê ô õ– QƹQ–ÛÛ .êò‹Ü =©‹ê ÜêÍò‹ ‹êÍ‹ ò‹ —=nÜ‹— ‹êÍ H–‹ =êòênn‹ -ØØ -—=ËÜ– ê —Ø H‹nê !ËØØ!Ü£ –ôÊ–Õ–ô {ôFÕÆ{ ƹ ÊÆFÊÛ`ó ÆÛÛÕõ– ¹CÆ{ÊôQ=FÆ õ¹¹ QFÆ{ ÛƹۖQ{–Û§ ÛôÕ ¹CÆQQôF{–ÊÕ{ô -¹¹ -ÆFÊÛ`* |ÆF{Û– Æ Q`Ê–{ô ÛFÆ F – ÊôÕõ–ƹ– –¹ {`ô Êô{{ô Q`– Qƹ`Ê– ƹ *ʹ¹*Û§ Anche le scelte della politica incidono su macellai e consumatori, i 37 milioni di tagli previsti in autunno avranno certamente delle ricadute negative I disoccupati ingrassano e nessuno li assume più Non lavorare fa male alla salute, queste le conclusioni di una ricerca condotta negli Stati Uniti dalla Gallup, azienda che si occupa di statistiche ed indagini di mercato. È più probabile che diventi obeso chi è rimasto disoccupato per più di un anno che coloro che lo sono per meno tempo. I numeri parlano chiaro: chi è senza lavoro per un massimo di due settimane ha il 22,8 per cento delle probabilità di diventare obeso rispetto al 31,7 per centro di chi lo è da un minimo di 52 settimane. In termini medici la differenza tra la disoccupazione di breve e lungo periodo è considerevole: chi è senza lavoro da un minimo di 27 settimane rischia doppiamente di sviluppare pressione e colesterolo alti di chi invece lo è per periodi minori. Esiste dunque una correlazione tra la prolungata perdita del lavoro, l’obesità e le malattie cardiovascolari, ma lo studio della Gallup non ci dice di che tipo di natura questa sia, se, ad esempio, a causare questi mali è lo stress relativo alle difficoltà incontrate nella ricerca di un’occupazione o se invece sono i problemi di salute antecedenti alla perdita del lavoro a rendere particolarmente arduo trovarne un altro. I problemi di salute relativi alla disoccupazione sembrano poi perdurare nel tempo, perché tendono a cronicizzarsi. Uno studio condotto su un gruppo di operai della Pennsylvania ha scoperto che tra coloro che erano stati licenziati negli anni Settanta ed Ottanta, 20 anni più tardi il rischio di morte era tra il 15 ed il 10 per cento più alto che tra coloro che avevano mantenuto il proprio lavoro. Dallo studio della Gallup risulta anche che nel settore industriale e nel lavoro manuale i datori di lavoro evitano di assumere personale sovrappeso perché considerato a più alto rischio di malattie cardiovascolari. Ciò significa che i disoccupati di lungo termine hanno in media meno possibilità di essere assunti di quelli di breve termine. C’è poi la questione di “Obamacare”, il nuovo sistema sanitario introdotto dal presidente Usa Barack Obama che impone a tutti i datori di lavoro di offrire ai dipendenti l’assicurazione sanitaria. È chiaro che sotto questo aspetto i disoccupati obesi indirettamente sono discriminati, hanno infatti meno possibilità di essere assunti perché più a rischio di malattie di chi non lo è, e quindi rappresentano un maggiore costo potenziale per i datori di lavoro. IL CAFFÈ 22 giugno 2014 13 economia Con lo stesso budget del 2013 la settimana al mare diventa di otto giorni L’albergo in Veneto Il B&B in Puglia IL VOLO RTO IL TRASPO Benzina a Da Lugano do 377 km Li o l o s e J a 105.Lido Da Jesolo 377 km o n a Luga 105.---------210.TOTALE Un giorno di vacanza in più Con 3’000 franchi si allungano le ferie della famiglia media EZIO ROCCHI BALBI IO IL PEDAGG a Autostrad no-Jesolo Como-Mila lano-Como Jesolo-Mi - - - - - - - -------60.TOTALE TAMENTO IL PERNOT Hotel *** bino i + 1 bam Due adult la ip Camera tr mare ne vista o c l a b con sa u l c one in 1a colazi -8 notti - - - - - - - .------1’560 TOTALE IL MARE Spiaggia N on solo con tremila franchi la famiglia media ticinese si può permettere una vacanza al mare, ma quest’estate con la stessa cifra si può godere un giorno in più sulle spiagge italiane. E questa volta l’effetto “franco forte” non c’entra. È la crisi economica continentale, la concorrenza tra Paesi turistici, compagnie aeree e servizi alberghieri ad avere suggerito tariffe più competitive. Conti alla mano, una vacanza per una famiglia media - madre, padre e figlio di 14 anni - costa sui tremila franchi “all inclusive”. Il costo è lo stesso che il Caffè, “prenotando” analoga vacanza ha rilevato lo scorso anno e due anni fa. Solo che questa volta, con la stessa cifra, si guadagna un giorno e una notte di vacanza in più, la località è un filino più “in” della solita riviera romagnola e - volendo - c’è anche un’alternativa con volo aereo e auto a noleggio. Le date scelte sono comunque già da alta stagione: partenza 2 agosto e ritorno il 10. La prima opzione vede come meta Lido di Jesolo, la seconda Margherita di Savoia, sotto il Gargano sulla costa pugliese dell’Adriatico. Economico, con un’auto famigliare, raggiungere le sabbie finissime della località veneta: gli 800 km circa tra andata e ritorno costano 270 franchi, 60 di autostrada e il resto in carburante. L’albergo tre stelle che abbiamo “prenotato”, a duecento metri dalla spiaggia (convenzionata) in camera tripla con balcone vista mare e colazione continentale inclusa ci costa 1’560 franchi. E la scelta è stata ampia, puntando al miglior rapporto qualità prezzo, perché sfruttando lo sconto del 10% riservato dal sito “trivago” a chi prenota con 60 giorni d’anticipo, le stesse otto notti in un altro tre stelle meno fashion potevano costarci 544 euro, 665 franchi tasse di soggiorno incluse! È stato scelto il comfort anche in spiaggia: due lettini e un ombrellone, com- L’intervista i/Bar Ristorant ia Spesa med ra e i l a n gior 98.ersone per tre p - - - - - - - ------875.TOTALE P AMALIA MIRANTE Economista alla facoltà di scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana La parola La formula vacanze tra riposo e attività CATTACIN A PAGINA 33 ------------TOTALE -420.- IL TRASPO RTO Autonoleg gio Fiat Pand a Km illimi ta incluso a to ss AutoEurop . franchigia e -------------TOTALE 440.- IL PERNOT TAMENTO Bed&Break fast Matrimoni al con letto e a 1° colazi ggiuntivo one inclu sa Otto nott i ------------TOTALE -1’100.- IL MARE SpiaggiaLido Convenzio na Due letti ta B&B ni + 1 om brel. Otto gior ni -------------TOTALE 98.- L’economista Amalia Mirante spiega le nuove tendenze turistiche tra Svizzera e mercato europeo “Non si parla più di meta fissa e l’aereo porta verso la novità” ni, Due letti lone, l un ombre spiaggia, o i serviz fila de,ottava docce cal 8 giorni - - - - - - - - - -----135.TOTALE I PRANZI presi tutti gli attrezzatissimi servizi dello stabilimento balneare più vicino e docce calde a disposizione, 135 franchi per tutta la famigliola. “Nelle file cosidette ‘basse’, più lontane dall’arenile comunque non costava più di 120 franchi, e 150 nelle primissime file spiegano da Jesolo Turismo -. I bagni sono gestiti dall’ufficio turistico e la nostra politica è all’insegna della soddisfazione dei vacanzieri, è un servizio cittadino che deve essere alla portata di tutti. Anche se i nostri turisti tipo sono austriaci, tedeschi e svizzeri, essere competitivi di questi tempi è indispensabile”. Al conto, quindi, basta aggiungere le spese per ristoranti e bar. E anche considerando che in vacanza al mare il pranzo di mezzodì non è certo pantagruelico, con le tariffe esposte online dei tanti ristorantini di Jesolo con 80 euro al giorno (e calcolando nove giorni) il totale di pranzi, cene, bibite e gelati non supera gli 875 franchi. Per fare cifra tonda ne aggiungiamo 160 di spese “varie” ed ecco che la nostra vacanza arriva giusta giusta a tremila franchi. Un test che, vista la situazione congiunturale favorevole agli svizzeri in vacanza in Italia (Paese da sempre al primo posto delle ferie rossocrociate) ci ha spinto a provare nuovi itinerari e nuove formule. La generazione “easyjet” non ne sarà sorpresa, ma abbiamo scoperto che prenotando con un mese d’anticipo il volo Orio al Serio - Bari, coprire i 1.800 km tra andata e ritorno costa solo 420 franchi con Ryan Air, tasse aeroportuali incluse! La trasferta fino all’aeroporto bergamasco, con l’auto della nostra famigliola custodita nel parking ParkVia fino al ritorno prevede 117 franchi di spesa. Tanto vale, quindi, una volta atterrati a Bari Palese, ritirare la Fiat Panda noleggiata su AutoEurope un mese prima, con chilometraggio illimitato e pure l’assicurazione supplementare che prevede il rimborso della franchigia in caso di danno, inclusi vetri e ruote. Con 440 franchi siamo liberi di scorrazzare in lungo e in largo a nostro piacimento, cambiando stabilimento balneare ogni giorno. Il solito ombrellone con due lettini, comunque, ci costerà meno di cento franchi per tutta la vacanza. Ancor più economici, rispetto al nord Italia, i menù dei ristorantini e pizzerie di Margherita di Savoia: a tutta la famiglia pranzo, cena e gelati non costeranno più di 675 franchi per tutto il soggiorno. Un’ultima variante l’abbiamo testata optando per un Bed & Breakfast, ma di “lusso”, con aria condizionata, wifi, frigobar e tv lcd incluso parcheggio e servizio convenzionato con lido balneare. Tutto per 1’100 franchi per otto notti. Anche in questo caso, però, per arrivare al nostro budget di 3’000 franchi abbiamo previsto, e aggiunto, 150 franchi di spese varie. “La concorrenza turistica quest’anno è micidiale - dicono all’Ufficio del turismo pugliese -. I prezzi in Grecia, Portogallo e Spagna sono letteralmente crollati. Ma i turisti svizzeri e tedeschi sanno che da noi è tutta un’altra cosa”. Sì, come sanno che hanno guadagnato un giorno di vacanza in più. [email protected] Q@eziorocchibalbi Aereo Orio al S erio-Bari Ryan Air Andata e ri per tre p torno ersone iù che essere legate da un rapporto diretto, per gli economisti crisi e vacanze rispecchiano i cambiamenti d’abitudine dei turisti e del turismo. La conferma arriva anche dall’analisi di Amalia Mirante della facoltà di scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana. “Certamente rispetto a 20 anni fa sono cambiate le modalità di intendere le ferie - spiega -. Non si parla quasi più di meta fissa e sempre uguale, ma si viaggia più di frequente e in modo molto più semplice”. Quanto hanno inciso i nuovi mezzi di comunicazione e di accesso alle prenotazioni? “Parecchio, perché hanno aperto nuove possibilità di viaggio. Ormai si pianifica la visita delle principali capitali europee in 14 giorni. Vent’anni fa l’aereo si prendeva praticamente solo dopo i 30 anni di età. Oggi anche i bambini sono esperti di checkin…” Non c’è crisi che tenga, insomma? “Bisogna fare delle distinzioni. Nel senso che, da un lato, il turismo di lusso non risente mai delle variazioni congiunturali. E con esso le strutture che ospitano. Analogamente, però, sentono poco la crisi anche ostelli e campeggi”. Il problema sta nel mezzo? “Esattamente. Le strutture, per così dire, a metà strada, sono proprio quelle che subiscono maggiormente sia il cambiamento di abitudini, sia le fluttuazioni della situazione economica”. Con più mete a portata di mano, scendono anche i costi? “In generale sì, perché prendendo l’aereo con grande facilità e a prezzi molto concorrenziali si raggiungono località turistiche molto competitive a livello di costi di prenotazione e di qualità dell’offerta. La mobilità ha profondamente cambiato il turismo e il modo di fare vacanza”. Anche il turismo in Svizzera, però, appare in ripresa. “L’accesso semplificato a mercati molto vantaggiosi ha un po’ colto impreparata la Svizzera. Anche perché i prezzi sono più alti, spesso in modo giustificato da salari elevati e altri fattori. C’è poi stato un periodo di adattamento delle strutture un po’ più lento rispetto, ad esempio, all’Austria”. m.s. ALTRE SPE SE Benzina/A utostrada / Parking a eroporto Benzina Autostrad a A/R ParkVia 45.18.54.- -------------TOTALE 117.- I PRANZI Ristorant i/Bar Due adult i al giorno + 1 bambino 75 ------- - - - - - - .TOTALE -675.- Un podio anche a Jerez per il ticinese Camathias Fontana subito eliminato, Marciello ottimo terzo Dopo quello conquistato a Portimão, Joël Camathias raddoppia l’appuntamento con il podio nell’international Gt Open. Con la Porsche 997 Gt3 di Autorlando Sport il ticinese è arrivato terzo in gara-1 classe Gts con Matteo Beretta. Dopo aver ottenuto un grande secondo posto in qualifica, il ticinese Alex Fontana non ha concluso gara-1 nella Gp3 Series a Zeltweg. Grande rimonta, invece, per Raffaele Marciello in Gp2, con il pilota di Caslano al terzo posto. Ti-Press losport IL MONDI ALE IN TELE VISIONE Domenica 22 luglio 17.30 LA2 / SF2 / RTS2 Belgio - Russia Mercoledì 25 luglio 21.30 LA2 / SF2 / RTS2 Honduras - Svizzera Tom Sykes torna in pole al Gran Premio di Misano Hingis non allenerà più la tedesca Sabine Lisicki Lunedì 23 luglio 21.45 LA2 / SF2 / RTS2 Croazia - Messico Giovedì 26 luglio 17.30 LA2 / SF2 / RTS2 Usa - Germania Martedì 24 luglio 17.30 LA2 / SF2 / RTS2 Italia - Uruguay Sabato 28 luglio 17.30 LA2 / SF2 / RTS2 Ottavi di finale Il campione del Mondo della Superbike, Tom Sykes, ha conquistato la superpole nel Gp di Misano battendo tutti gli avversari con la sua Kawasaki. Secondo Davide Giugliano su Ducati e terzo Sylvain Guintoli su Aprilia. Le strade di Martina Hingis e Sabine Lisicki nel tennis si separano, almeno per quanto riguarda il rapporto tra allenatrice e giocatrice. La causa della rottura sono i molti impegni di Hingis in doppio, spesso anche con Lisicki. Domenica 22 giugno 2014 Antropologia del tifo Il possesso palla contro la Francia Soldati di ventura che riaccendono i sogni dei tifosi La fascia sinistra di Rodriguez e Mehmedi è stata più propositiva di quella di Lichtsteiner-Shaqiri ALLE PAGINE 34 e 35 BRASILE 2 14 6% 16% 7% 12% 30% 5% 5% 13% La salita di Verbier sorride al colombiano Chaves, ma il tedesco regge Xherdan SHAQIRI Uno degli uomini più attesi della Svizzera si è mosso in modo troppo “anarchico” sul campo Granit XHAKA Reuters Avrebbe dovuto giocare dietro le punte, ha corso oltre 11 km, ma spesso in “zona Shaqiri” Admir MEHMEDI segue dalla prima pagina MASSIMO SCHIRA Ora torniamo a vestire i panni dell’operaio PIERLUIGI TAMI L a Svizzera, insomma, per sperare di agguantare gli ottavi, deve alzare il livello del proprio gioco, che già contro l’Ecuador aveva mostrato chiari limiti. Ma raggiungere un livello superiore è possibile solo se ognuno dei singoli elementi che compongono il gruppo scende in campo con il coltello tra i denti. Tirar fuori il meglio delle proprie possibilità e metterle al servizio della squadra. Presi individualmente nelle prime due partite del Mondiale, nessuno degli svizzeri ha giocato ai suoi livelli migliori. E, soprattutto, è mancato lo spirito di sacrificio in favore della squadra. E gli stessi giocatori ne sono consapevoli: così non si va avanti. Solo ritrovando umiltà e concretezza la Svizzera saprà cogliere l’occasione contro l’Honduras. Perché non si tratta di un problema di giocatori, il problema è d’insieme. Deve quindi essere il gruppo a ritrovare i suoi valori tecnici, tattici e fisici per uscire da questa situazione e perseguire i suoi obiettivi. Reuters “Contro l’Honduras vinceremo”, il “day after” della Svizzera dopo la débâcle contro la Francia è tutto o quasi nelle parole con cui Ottmar Hitzfeld ha tuonato dal ritiro di Porto Seguro. Il tecnico rossocrociato ieri, sabato, ha tentato di sdrammatizzare la sconfitta contro i francesi. “Non abbiamo giocato contro una squadra qualsiasi - ha detto il selezionatore -, bensì contro una delle migliori formazioni in assoluto. La squadra era molto delusa, perché ogni giocatore nutriva grandi speranze. Credo molto nella squadra e so che contro l’Honduras aumenteremo il nostro livello du gioco”. Lo staff rossocrociato e i giocatori più esperti hanno ora il compito di tenere unite le “truppe”, soprattutto perché la qualifica agli ottavi di finale è ancora possibile. Alla luce del 2-1 con cui nella notte l’Ecuador ha superato l’Honduras, infatti, le combinazioni di risultato favorevoli ai rossocrociati verso la difficile sfida di Manaus sono parecchie. La più auspicabile è però quella che passa da un successo contro la rappresentativa centramericana. Con una vittoria, le Reuters Sguardi rossocrociati Alla partita con l’Honduras la Svizzera deve arrivare con maggiore concentrazione e aggressività per qualificarsi agli “ottavi” possibilità per l’Ecuador di strappare il passaggio del turno si ridurrebbero al minimo, mentre se i “condor” non dovessero imporsi sulla Francia, alla Svizzera basterebbe anche un pareggio. Ma, siccome il tempo delle speculazioni è concluso, i rossocrociati devono fare una cosa e una sola: imporsi. “Ad un Mondiale è normale che gli obiettivi siano importanti - ha proseguito Hitzfeld -. Noi vogliamo qualificarci per Sugli spalti MASSIMO SCHIRA segue dalla prima pagina SERVE COSCIENZA DEI PROPRI LIMITI M a sul piano internazionale, ad una fase finale della Coppa del Mondo, le cose non funzionano così. Non basta trincerarsi dietro una posizione da “top-10” nella classifica mondiale della Fifa. Non basta aver vinto un girone di qualificazione di scarsissima qualità senza subire sconfitte. Non basta disporre di una buona generazione di calciatori, anche piuttosto giovani, per permettersi di non conoscere i propri limiti. Questa è una squadra che, contro le grandi, deve fare il proprio gioco. Ossia difendersi con ordine e ripartire. Una ricetta che ha portato a battere la Spagna - che sarebbe diventata campione - in Sudafrica e a costringere al pareggio la Francia in Germania, dove i transalpini sarebbero poi arrivati in finale. Nel calcio, oggi - ma forse non è mai stato così - non basta battere il Brasile in amichevole per diventare il Brasile. La Svizzera ha dei limiti e solo rispettando questi limiti può sperare di superarli ottenedo risultati di primo piano a livello internazionale. La partita contro l’Honduras di mercoledì non sarà insomma importante solo per un eventuale passaggio del turno, ma soprattutto per capire se il gruppo - dopo gli schiaffi contro la Francia - ha capito che aria tira. A partire dalla panchina che imposta il “piano di gioco”, fino a quei giocatori chiamati a metterlo in pratica. Bisogna che la Svizzera torni ad essere prima di tutto la squadra che “ara il campo” per la foga e l’agonismo che mette nella partita. Due qualità completamente sparite dall’orizzonte rossocrociato, non fosse per i 15 secondi di follia competitiva di Valon Behrami contro l’Ecuador. Ma se la Svizzera si limiterà a 15 secondi di “garra”, per dirla coi sudamericani, sui 270 minuti di Coppa del Mondo, non andrà da nessuna parte. gli ottavi, poi la pressione sarà tutta sui nostri avversari”. Ma non sarà facile. Anche perché, c’è da scommetterci, nel caldo amazzonico di Manaus gli avversari non concederanno nemmeno un millimetro agli elvetici, in modo da concludere in bellezza l’avventura in Brasile. Del resto, già quattro anni fa in Sudafrica, i sogni rossocrociati s’infransero contro il gioco roccioso e difensivo dell’Honduras. “A Manaus i nostri avversari avranno certamente un certo vantaggio per le condizioni climatiche - ha confermato Hitzfeld -, ma sapremo gestire il caldo, siamo ben preparati. In generale queste particolari condizioni stanno spingendo a commettere diversi errori a questo Mondiale. Quindi non è una sorpresa se si vedono molti gol. Ma è anche il calcio stesso ad essersi molto sviluppato. E questa è un’altra ragione per il numero di reti”. Quello degli honduregni, infatti, anche in Brasile resta un calcio fatto soprattutto di interdizione e ripartenze. Proprio due aspetti in cui la Svizzera farà bene a rimboccarsi le maniche dopo le prestazioni certo non esaltanti espresse finora nella costruzione del gioco. Bisognerà aver pazienza e trovare il pertugio buono per scardinare l’organizzazione difensiva avversaria. Operazione che non può prescindere da un incremento del ritmo e da un impegno agonistico decisamente superiore da parte di tutti quelli che scenderanno in campo. “Devo riguardare con attenzione la partita con la Francia, non ne ho ancora avuto il tempo, poi discuterò dei dettagli con i giocatori - ha concluso Hitzfeld -. Ma di certo sull’ultimo passaggio non abbiamo lavorato bene finora. E questo vale sia per la gara contro i francesi, sia per quella vinta contro l’Ecuador. Non voglio però pensare nemmeno un istante che quella di mercoledì sarà la mia ultima partita su questa panchina”. Cattive notizie arrivano infine purtroppo dall’infermeria, visto che il calcio al volto rifilato da Giroud a Von Bergen ha decretato la fine del Mondiale per i centrale difensivo rossocrociato. Il 31enne soffre infatti di una frattura dello zigomo che imporrà nuovi esami in Svizzera, tanto che il giocatore è già in partenza per il rientro in patria in compagnia di uno dei medici della nazionale, il dottor Roland Grossen. [email protected] Q@MassimoSchira Il Tour de Suisse 2-2 Nel pareggio dei tedeschi Tony Martin resta leader Klose raggiunge Ronaldo e punta al successo finale 6% Forse il più propositivo in una serata buia per la Svizzera, lo conferma la posizione in campo Oltre il Mondiale Germania-Ghana DIREZIONE DELL’ATTACCO Tutto da rifare 15 La sfida tra Germania e Ghana regala ai Mondiali un pareggio spettcolare, un record eguagliato, ma non una qualifica certa per gli ottavi di finale. E, soprattutto, una Mannschaft certamente forte, ma non in versione schiacciasassi come in occasione della gara contro i portoghesi. Finisce 2-2 e nel gruppo G tutto resta da giocare. E non sono escluse anche sorprese di quelle clamorose. Il primo tempo di Fortaleza si sviluppa sui binari di un certo equilibrio. Nel senso che la Germania si fa certamente preferire sul piano del gioco in senso stretto, con una manovra coordinata e precisa, oltre ad un maggior possesso palla. Ma il Ghana non sta certo a guardare, cercando di sfruttare le sue migliori qualità, che si riassumono in recupero palla e ripartenza rapida. Rapidissima. E gli africani trovano anche un paio di conclusioni interessanti, specie con Atsu e Gyan, ma Neuer si fa sempre trovare pronto. Sul fronte opposto, invece, i pericoli vengono soprattutto dalle rapide combinazioni tedesche, che, però - a differenza della gara d’esordio contro il Portogallo - non trovano facile sbocco. Non è quindi una sorpresa se i primi 45 minuti terminano a reti inviolate nonostante una gara piuttosto piacevole. Un po’ a sorpresa, l’avvio di ripresa regala un Ghana intenzionato a prendere in mano le redini dell’incontro. Anche perché gli africani hanno l’obbligo di vincere dopo la sconfitta contro gli Usa per non tornarsene anticipatamente a casa. Ed infatti ecco la Germania colpire per prima. Cross dalla destra di Özil e Götze si fa trovare pronto per l’1-0 in mezzo ai centrali ghanesi. Passano però meno di 5 minuti ed ecco il pareggio, ancora di testa, stavolta con André Ayew a svettare (!) più alto della difesa tedesca. La gara si accende. Ma ad alimentare il fuoco della partita sono soprattutto gli africani, che trovano l’inatteso vantaggio poco dopo l’ora di gioco, con Gyan abilissimo a sfruttare un’imprecisione difensiva tedesca. Prima di continuare a mettere pressione approfittando di spazi sempre più larghi. Löw si affida allora alla “vecchia guardia”: dentro Klose e Schweinsteiger, con il 36enne giocatore della Lazio che ripaga la fiducia quasi immediatamente, con il gol del 2-2. Il suo quattordicesimo alla fase finale di una Coppa del Mondo; il record del brasiliano Ronaldo “Fenomeno” è raggiunto. Per quanto concerne i giochi di classifica del gruppo G, molto interessante la sfida tra Stati Uniti e Portogallo che va in scena quest’oggi, domenica, nella partita di mezzanotte a Manaus. m.s. Argentina-Iran 1-0 Messi salva l’“albiceleste” contro un Iran organizzato Reuters L’Agentina vince per 1-0 con l’Iran, ma quanta fatica per avere la meglio contro l’organizzata squadra medorientale, battuta solo da una magia di Messi negli istanti di recupero. Un match che, ieri, sabato, come previsto, ha visto l’Argentina,prendere immediatamente in mano le redini del gioco, con l’Iran chiuso nella propria metacampo a protezione dell’estremo difensore, dalle folate innescate soprattutto da Di Maria. Una pressione asfissiante quella operata dalla squadra sudamericana che, dopo una conclusione scagliata da Aguero e una deviazione di testa di Rojo, non ha trovato però nel primo tempo il pertugio giusto per trovare la rete del vantaggio. Anche nella ripresa l’“albiceleste” ha continuato a macinare il proprio gioco, non riuscendo però a rendersi pericolosa. Ad andare vicino alla rete è stato invece l’Iran con Ghoochanneijhad che, prendendo il tempo a Fernandez, ha colpito da pochi passi di testa, impegnado seriamente Romero. Un’occasione che ha permesso alla compagine mediorientale di guadagnare fiducia e cercare su angolo di mettere apprensione all’intera retroguardia argentina e poi andare ancora molto vicino al gol con una bella azione creata da Montazeri e conclusa da Dejagah. L’ultimo assalto argentino ha poi regalato i frutti sperati, con Messi che dai sedici metri ha trovato la rete della vittoria. m.m. Ti-Press Tutti si attendevano il primo vero attacco alla maglia gialla del Tour de Suisse. Ma la salita di ieri, sabato, verso Verbier non ha fatto per davvero la differenza. E, così, il cronoman tedesco Tony Martin mantiene le insegne del primato vestite per la prima volta a Bellinzona. La frazione con arrivo nella località turistica vallesana è invece stata vinta da un colombiano, Johan Chaves, che ha approfittato al meglio della situazione di corsa, giungendo solo sotto lo striscione del traguardo davanti a due potenziali uomini di classifica, Roman Kreuziger e Bauke Mollema. Ma il gruppo della maglia gialla è transitato pochi secondi dopo. Evidentemente raggiante il vincitore di giornata, che regala un altro successo al suo Paese e anche ad una delle formazioni più vincenti di questa stagione, l’australiana Orica Greenedge. “Ho fatto davvero una bella salita - ha detto Johan Chaves -, tutta la giornata è stata corsa ad alti ritmi e ci sono stati tanti attacchi. Ma, complice il caldo, molti corridori sono arrivati un po’ stanchi sul finale. E io ho saputo approfittarne. Sono contento per il ciclismo colombiano, che dopo le vittorie degli anni Ottanta si era un po’ addormentato, mentre adesso è tornato al successo”. A piazzare il colpo a Verbier ci hanno provato anche alcuni degli elvetici in gara, soprattutto Danilo Wyss e Gregory Rast, inseriti nella fuga di giornata. Wyss è stato l’ultimo ad essere ripreso dai migliori dopo essere rimasto tutto solo ad 8 chilometri dal traguardo. Anche l’atteso assalto di Matthias Frank al podio della generale e alla maglia gialla è stato un po’ ridimensionato da una giornata corsa a tutta. Il corridore della Iam Cycling ha tentato di allungare nel tratto conclusivo della salita, ma - come successo agli altri pretendenti ai posti nobili in classifica - non è riuscito a fare la differenza. E così, quest’oggi, domenica, l’ultima frazione potrebbe incoronare un vincitore di Tour de Suisse per certi versi inatteso, ma potrebbero ancora esserci sorprese. Soprattutto perché il traguardo è nuovamente in salita e, diversamente dalla tappa di ieri tra Delémont e Verbier, presenta un maggior numero di asperità prima dell’ascesa conclusiva verso Saas Fee. Il terreno per tendere una vera imboscata a Tony Martin, insomma, c’è. Bisogna invece capire se le forze in gruppo saranno sufficienti. m.s. La Formula 1 La pole position va a Massa davanti a Bott A Zeltweg è sorpresa Williams Sorpresa Williams a Zeltweg. Per la prima volta in questa stagione di Formula 1 non è la Mercedes a conquistare la pole position, bensì la Williams. La scuderia inglese non si è limitata, ieri, sabato, ad ottenere la partenza al palo con Felipe Massa, ma ha piazzato Valtteri Bottas al suo fianco. “Sono felice per quanto accaduto, devo ringraziare il mio team, è stato un grande momento per tutti - ha dichiarato Massa -. È passato molto tempo dall’ultima pole (Brasile 2008), ora dovremo concentrarci su una gara difficile e molto importante. Spero sia solo l’inizio di una lunga serie, non solo in qualifica ma anche in gara”. Buona la qualifica del leader del Mondiale, Nico Rosberg, che ha terminato al terzo posto. Un risultato che potrebbe diventare importante in ottica Mondiale, visto che Lewis Hamilton ne ha combinate di tutti i colori, finendo decimo. “Non mi aspettavo due Williams davanti a me - ha detto Rosberg -, ma hanno fatto un grande lavoro, mentre per me non è stato tutto perfetto, anche a causa di Lewis, che si è girato davanti a me nel giro veloce”. m.m. Il tennis A Wimbledon il basilese cerca l’ottavo sigillo Federer torna nel suo “giardino” Roger Federer torna nel suo giardino preferito, a Wimbledon, dove va alla caccia dell’ottavo titolo sull’erba londinese. Un inizio agevole per il basilese con Paolo Lorenzi, prima di puntare agli ostacoli veri, nei quarti con Stan Wawrinka e in semifinale al cospetto di Rafael Nadal. “Di solito quando ho giocato bene ad Halle, poi ho fatto bene anche a Wimbledon - ha dichiarato Federer -. Questo periodo dell’anno è stato quello di maggior successo della mia carriera e mi auguro che la vittoria ottenuta ad Halle continui a portarmi fortuna”. Se per Federer l’inizio non dovrebbe creare problemi, Wawrinka non ha pescato certamente bene, visto che all’esordio si trova di fronte al portoghese Joao Souza che ad Halle ha dato filo da torcere al renano. Sono ben quattro le elvetiche, come al Roland Garros, presenti a Wimbledon con Belinda Bencic impegnata con Rybarikova, Stefanie Vögele con Gajdosova, Romina Oprandi con Barthel e Timea Bacsinszky con Fichman. m.m. Tutto per questa e altre 99 idee per l’estate. Ora in vendita alla tua Migros. 100cose.ch 3 per 2 2.20 invece di 2.70 19.– invece di 28.50 2.35 invece di 2.95 Caffè in chicchi o macinato Caruso Oro in conf. da 3, UTZ per es. in chicchi, 3 x 500 g Tutti i succhi Sarasay 20% di riduzione, per es. 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E con essi anche le notti che precedono le prove scritte o orali, quelle cantate fin dal 1984 da Antonello Venditti, rappresentano un momento con cui fare i conti. Prima o poi. A tutti i livelli, l’essere obbligati ad affrontare una serie di test. segue a pagina 18 Per cominciare IL BOSCO INCANTATO Q uanta nostalgia. Ricordi e momenti lontani legati ad una memoria che pensavamo svanita per sempre. Invece, rieccole. Le lucciole sono tornat! Una bella notizia, segno che l’ambiente non è poi così messo male. Sebbene da un bel po’ erano praticamente sparite, a causa di un’agricoltura che avvelena la biodiversità di campi e aree verdi. È indubbiamente una minuscola grande magia vedere quelle centinaia di piccoli coleotteri fluorescenti che, roteando silenziosi, emano brevi scintillii a intermittenza non appena si fa scuro. Punti cardinali fantasiosi che (forse) significano, tutto sommato, una agricoltura dal volto (un po’ più) umano. Se volete ammirare qualcosa di davvero speciale cliccate su http://tinyurl.com/m55asgs, Lorenzo Sgalippa, qualche tempo fa ha catturato le immagini di migliaia di lucciole nella campagna vicino a Castignano (Ap), un’idea, ha spiegato, che gli frullava in testa da un paio di anni, ma doveva trovare la location più adatta. “Dancing Woods”, i boschi danzanti, è il suo progetto fotografico, scatti fiabeschi in una sorta di “bosco incantato”. Centinaia, migliaia di piccole luci lampeggianti che danzano, sempre più luminose e sempre più numerose man mano che la notte scende. L OMAR RAVANI PATRIZIA GUENZI La comedy noir del Caffè Malafinanza, malapolitica e torbide passioni in un racconto di ventitré puntate di Anonymous Con una graphic novel di Marco Scuto A PAGINA 48 a tremarella, le emozioni, l’adrenalina che sale e le notti insonni. Anche alcuni personaggi di casa nostra sono passati per i mille stati d’animo che caratterizzano le prove di fine anno scolastico. L’importante però è arrivarci consapevoli di essersi preparati al meglio. “Ho sempre cercato di ridurre al minimo la percentuale di rischio - racconta Nicola Pini, vice presidente del Plrt -, studiando tantissimo, senza tralasciare niente”. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 22 giugno 2014 19 tra parentesi La società ATTENZIONE E DISCIPLINA Le ore trascorse in classe sono fondamentali nell’apprendimento, serve attenzione e disciplina. Se rimangono argomenti poco chiari è sempre meglio chiedere al docente di farseli rispiegare La notte prima degli esami Le testimonianze “Mi agitavo sino a star male” “Ero spavaldo e mi buttavo” L’incubo delle prove scolastiche che svelano le nostre capacità LA POPOLAZIONE SCOLASTICA LE SCELTE Allievi e studenti nelle scuole pubbliche e private ticinesi, secondo il tipo di scuola, anno scolastico 2012/13 dell’infanzia elementari speciali medie medie superiori Corso pretirocinio professionali secondarie a tempo pieno professionali secondarie a tempo parziale professionali superiori universitarie professionali Università a programma estero Scelte scolastiche e professionali degli allievi al termine della 4a media, secondo il sesso, anno scolastico 2012/13 (Ticino) Scuole professionali secondarie a tempo pieno 0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000 Scuole professionali secondarie a tempo parziale Uomini Donne Altre scelte 900 500 100 0 100 Fonte: Stat. allievi inizion anno, Umss; Supsi; Usi La colonna sonora è sempre firmata Antonello Venditti S e gli esami hanno una colonna sonora, questa è indubbiamente “Notte prima degli esami”, di Antonello Venditti, pubblicata nel 1984, quasi un quarto di secolo prima dell’omonimo film di Fausto Brizzi che ha preso il titolo proprio dalla canzone del cantautore romano. Decisamente autobiografica, al punto che lo stesso Venditti ha rivelato che i “quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla” citati nella prima strofa del brano altri non erano che lui, Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio e Ernesto Bassignano. Gli stessi del suo primo “complesso”, come si chiamavano allora le band, “I Giovani del Folkstudio”. MASSIMO SCHIRA G L Scuole medie superiori *Comprese le scuole affiliate ** Bachelor, master, dottorato, excecutive master La canzone OMAR RAVANI Ripetono la 4a media Corsi preparatori alla formazione professionale li esami scolastici rimangono il primo, vero, rito di passaggio nella nostra vita. E con essi anche le notti che precedono le prove scritte o orali, quelle cantate fin dal 1984 da Antonello Venditti, rappresentano un momento con cui fare i conti. Prima o poi. A tutti i livelli, l’essere obbligati ad affrontare una serie di test ravvicinati nel tempo rappresenta un momento di tensione emotiva, di indubbia pressione. Da cui però si esce chiaramente rafforzati nel carattere e nella consapevolezza nei propri mezzi. “Quello degli esami è certamente un momento utile perché permette di confrontarsi con i propri limiti - sottolinea Fabio Merlini, filosofo e direttore dell'Istituto universitario federale per la formazione professionale -. Una situazione che permette pure di scoprire qualcosa di nuovo a proposito di sé stessi. Per esempio, la capacità di resistenza, di reazione, di superamento di un momento di stress. Condizioni che risultano poi molto utili nella società di oggi”. Anche perché, spesso, il momento degli esami rappresenta la conclusione di un percorso. E l’avvio di una nuova fase di studio, professionale o semplicemente di vita. “Quello della maturità è un momento importante, che resta molto sentito - conferma Omar Gianora, direttore del liceo di Bellinzona -. È una tappa che i giovani percepiscono come l’opportunità di andare 500 900 Fonte: Uosp finalmente verso una specializzazione. Vedo sovente grande voglia di cambiamento negli studenti che arrivano agli esami di maturità e credo che questo momento mantenga un suo valore particolare”. Un’impressione confermata anche dal professor Franco Zambelloni. “La vita forma attraverso delle prove - osserva -. E, in questo senso, gli esami scolastici sono una delle rare occasioni per un giovane di affrontare una vera prova. Che poi può anche avere un peso tutto sommato relativo nella valu- Lo psicologo I consigli di Nicola Carbonetti per prepararsi al fatidico “appuntamento”fiduciosi e sicuri di sè Resistenza, abitudine allo stress e alle pressioni sono utili nella vita tazione globale, ma certamente è una prova che aiuta a crescere”. E, naturalmente, quando si termina un percorso - formativo in questo caso - si arriva al “traguardo” diversi da quando ci si presentava ai “blocchi di partenza”. “Nei quattro anni di liceo ve- “Disciplina, ordine e metodo per gestire ansia e insicurezza” C’ “Organizzare bene il proprio tempo, inutile stare sui libri 24 ore su 24” Alcuni personaggi ricordano per il Caffè come hanno affrontato test e verifiche ai tempi della scuola è lo studente che si rende conto di non aver svolto bene il proprio lavoro durante l’anno scolastico, chi ha un po’ di ansia da prestazione o si mette in competizione con i compagni, chi vuole essere all’altezza delle aspettative di mamma o papà o ha un fratello con una media molto alta e non vuole sfigurare in famiglia e quindi cerca di dare il massimo, c’è anche chi per la prima volta si trova ad affrontare qualcosa di grande, una sfida che è importante superare. Per la maggior parte degli studenti l’appuntamento con gli esami è un incubo. “Studiare seriamente durante l’anno, gestendo il proprio tempo, cercare di avere un buon rapporto con i professori e tenere in ordine il materiale danno un senso di sicurezza; inoltre, profittare della rete, internet e youtube possono rivelarsi un’ottima risorsa”, suggerisce Nicola Carbonetti, psicologo e specialista in tutoring per studenti. Mentre ai docenti Carbonetti chiede: “Mai fare ‘sorprese’. Non sottoporre mai durante l’anno l’allievo a verifiche su argomenti mai affrontati, non lo aiuta a sentirsi tranquillo e fiducioso”. E ai genitori ricorda: “Siate presenti”. Insomma, disciplina, ordine, la consapevolezza che le prove aiutano a crescere e che la paura bisogna imparare a gestirla. Sono tutte tappe fondamen- tali per diventare adulti. “Occorre metodo, sia in classe che a casa - insiste Carbonetti -, essere consapevoli che ci si sta impegnando per il proprio futuro, che non si può scherzare”. Mentre i docenti durante l’anno devono agire sempre in modo trasparente. “Non fare test trabocchetto o prove su temi sconosciuti. Anche se fatti in buona fede, non aiutano il ragazzo ad avere fiducia”, sottolinea Carbonetti. Altro suggerimento importante è quello di non lasciare indietro argomenti non capiti. Ma pretendere che il docente rispieghi nuovamente. Altrimenti studiare a casa concetti astrusi, poco chiari, si rivelerà del tutto inutile. “E non farà che aggiungere paura a paura”, nota lo psicologo, che affronta un altro aspetto importante nella preparazione ad un esame. Il fattore tempo. “Organizzare bene la propria giornata di studio, farsi una scaletta precisa degli argomenti e reperire più materiale possibile. Sfruttare anche internet, che propone riassunti ben fatti. Basta saper cercare bene, ad esempio scrivendo ‘cellule pdf’ esce già un documento completo. Ma attenzione a non perdersi nella rete, non andare su Facebook, mettersi a chattare o guardare altro. Infine, fare delle pause, chini sui libri 24 ore su 24 non serve a niente”. p.g. do i giovani studenti cambiare davvero molto - aggiunge ancora Omar Gianora -. A competenze e conoscenze si aggiungono curiosità, capacità di confronto e spesso anche senso di responsabilità. E il perché è semplice. Al liceo gli studenti arrivano dalle scuole medie ancora ‘accompagnati’ dai genitori e, col passare del tempo, imparano a camminare con le proprie gambe. Ecco perché gli esami finali sono ancora percepiti come tappa fondamentale nella carriera di studi e nella vita”. Una tappa che, secondo Fabio Merlini, rappresenta anche un momento di riflessione sociale. In una società in cui l’immediatezza è diventata un’esigenza quotidiana, l’investimento a lungo termine rappresentato dall’impegno scolastico è una sorta di “unicum”. “È un’esperienza educativa irrinunciabile precisa Merlini -, che va ben al di là di quanto si apprende con le singole materie. E gli esami rientrano perfettamente in questa polarità dialettica, la liberazione dopo lo sforzo, la gioia dopo il sacrificio. Un impegno intellettuale e cognitivo che però evolve con l’esperienza. A livello di studi universitari o nel caso, ad esempio, dei docenti in fase di abilitazione all’insegnamento, l’esame perde quasi del tutto la sua dimensione di rito di passaggio, per diventare il momento della conquista di una possibilità ulteriore, maggiormente legata all’universo professionale o alla specializzazione”. [email protected] Q@MassimoSchira Il film Il risultato perfetto era già nelle mani della bella Scarlett S carlett Johansson non aveva ancora vent’anni, ma già mirava al punteggio perfetto, a “The Perfect Score”, come il titolo del film con un cast di teenager diretto da Brian Robbins. Un gruppo di ragazzi, all’ultimo anno di liceo, che per soddisfare le aspettative dei genitori decidono di rubare le risposte dei test. Un furto che non ha nulla da invidiare, come suspense, alla rapina del secolo. All’esame, però, rinunceranno, ognuno per un motivo proprio, ad utilizzare le risposte. Tutti, presa coscienza delle loro capacità, superano il test brillantemente. Scarlett vincerà anche il suo primo premio: il Teen Choice Award. a tremarella, le emozioni, l’adrenalina che sale e le notti insonni. Anche alcuni personaggi di casa nostra sono passati per i mille stati d’animo che caratterizzano le prove di fine anno scolastico. L’importante però è arrivarci consapevoli di essersi preparati al meglio. “Ho sempre cercato di ridurre al minimo la percentuale di rischio - racconta Nicola Pini -, studiando tantissimo, senza tralasciare niente”. Ciò che però non mette al riparo da brutte esperienze. “Sapevo bene che un esame può pure andare male osserva il vice presidente del Plrt -, ma quel che mi è sempre importato, e mi imNicola Pini porta tuttora, è avere la “Ho sempre dormito coscienza a posto. Ho sonni tranquilli, inoltre un dono di natuper fortuna ho ra che mi permette di saputo dominare trasformare la tensione la tensione” in energia positiva al momento della prova, un aspetto che mi accompagna anche nella vita professionale e politica”. Insomma, disciplina e metodo, due elementi che permettono di affrontare con serenità anche gli esami più difficili. Lo sa bene Lorenzo Quadri, studente modello. “Non mi è mai capitato di andare nel pallone - afferma il deputato leghista alle Camere federali -. Sono sempre stato una persona puntigliosa e, senza esagerare, preferisco comunque essere sempre preparato. È chiaro che le sorprese possono caRosy Nervi pitare, ma non ho mai “Prima delle prove perso una sola notte con stavo malissimo, un l’assillo di fallire una vero incubo. Dei mal prova”. Come è chiaro di pancia che non che gli stati d’animo soauguro a nessuno” no a volte difficilmente controllabili. “Ovviamente non ero mai tranquillo prima di un esame - nota Quadri -, ma sapevo che avrei potuto cavarmela in ogni caso. Lo stesso succede oggi, sia in politica che nella professione, dove un’adeguata preparazione e del sangue freddo sono fondamentali”. C’è poi chi ha vissuto le ultime ore prima delle prove scolastiche in totale apnea. “Stavo malissimo, tanto da risentirne fisicamente - confessa Rosy Nervi, animatrice radiofonica -. Le mie notti prima degli esami erano un inAlain Scherrer cubo; avevo dei mal di “Arrivavo sempre pancia che non auguro a all’ultimo momento. nessuno”. E quello di riMa questo non mi guardarsi tutto la notte impediva di riposare prima è uno scrupolo serenamente” che, solitamente, colpisce chi non ha studiato abbastanza. “Ma non è vero - ribatte piccata Rosy -! Ero, e sono, una maniaca, o prendevo il massimo dei voti o sennò tanto valeva restassi a casa e riman- dare. Mi ricordo ancora distintamente il momento in cui chiamavano il mio nome e io dovevo entrare. Tremavo come una foglia, ma una volta dentro partivo a raffica. Ho sempre amato gli orali, forse è anche per quello che ho fatto del parlare la mia professione”. E una buona dialettica è una caratteristica necessaria a qualsiasi politico, affinché chi gli sta di fronte, colleghi o cittadini, possano capire bene il suo pensiero. “Per la mia evoluzione sono state fondamentali tutte le tappe del mio curriculum di studio - afferma il deputato ppd Alex Pedrazzini -. Ricordo però in particolare il liceo nell’internato del collegio Papio di Ascona, una specie di bunker Lorenzo Quadri “Sin da piccolo cerco dove si studiava almeno una decina di ore al giordi essere preparato. no e nel quale la metoNon ho perso una dologia faceva sì che sola notte per paura non si potesse sgarrare”. di fallire un esame” Una rigorosità che ha permesso di supeare le vere prove della vita. “Già, e quando ho fatto il direttore delle carceri ho misurato quanto siano piccole le nostre paure di fronte ai veri problemi della vita aggiunge Pedrazzini -. In quei momenti l’insegnamento del Papio mi è tornato utilissimo”. C’è invece chi preferisce prendersela comoda, anche a costo di arrivare con l’acqua alla gola alla fatidica scadenza. “Giungevo con affanno agli esami - ricorda Alain Scherrer, municipale plr di Locarno -, ma non per questo impreAlex Pedrazzini parato. Mi rinchiudevo “Al collegio Papio in biblioteca per ore e si studiava ore e ore. ore nelle ultime settimaLe notti prima delle ne e assorbivo come una prove erano perciò spugna. Ma ho sempre molto tranquille” dormito, pure l’ultima notte prima della prova”. Ma le difficoltà ci sono state, inutile negarlo. “Mi è capitato ad un orale. Malgrado avessi studiato, mi sono sentito gelare il sangue perché non avevo capito una domanda. Poi la mia eloquenza mi ha salvato, ma che paura”. Inutile negarlo, serve anche una buona dose di fortuna. Oltre a gestire bene lo stress. E chi vive la realtà sportiva ne è consapevole “Durante tutto l’anno cercavo di seguire il programma dei miei compagni - dice Paolo Duca, giocatore di hockey, capitano delPaolo Duca l’Ambrì -, poi verso la fi“Per gli esami potevo anche studiare delle ne dell’anno acceleravo giornate intere, ma le e passavo giornate intere a studiare. La notte notti riuscivo a però l’ho sempre passapassarle bene” ta a letto, anche a pochi giorni dalla scadenza. In fondo l’hockey è come gli studi, bisogna essere in forma al momento giusto”. [email protected] Q@OmarRavani 20 Completo Sicilia Pantalone corto in abbinamento alla giacca stile safari per il designer Ermenegildo Zegna. tra Tailleur Uno squarcio sulle rovine di templi anithci per il modello di Dolce&Gabbana. Linea morbida per il bermuda a metà ginocchio in due pezzi con giacca di Giorgio Armani. animali lamoda parentesi Safari Il look di John Richmond che propone i bermuda corti abbinati alla giacca, con un tocco arancio per il sotto. Corti o lunghi, bermuda e shorts sono un must estivo per lui e lei LINDA D’ADDIO L a regola dei cicli e dei ricicli che da anni interessa la moda femminile vale oggigiorno anche per le tendenze al maschile. Il taglio delle giacche, i modelli dei pantaloni, le maglie, le camicie, i tessuti, i colori, gli abbinamenti, ritornano. Sempre. Eppure fra i tanti capi del guardaroba maschile ce n’è uno in particolare che per questa stagione non conosce rivali. È il bermuda, il pantalone corto, al ginocchio, che immediatamente riporta “i maschietti” ai tempi dell’infanzia, il periodo in cui le braghette corte erano una costante dell’abbigliamento estivo, complici di giochi e divertimento. Usati come divisa nei college inglesi fin dall’Ottocento, indispensabili nel gioco del golf, prendono il nome dalle isole omonime dell’arcipelago britannico, dove nascono per ovviare al divieto imposto alle donne da una legge locale di mostrare le gambe completamente nude. Quasi subito vengono indossati anche dagli uomini e in seguito adottati come divisa dall’esercito britannico negli stanziamenti in zone tropicali e nel deserto. Fu, però, solo alla fine della Seconda Guerra mondiale che i soldati iniziarono ad indossarli ai tropici per comodità. Nel dopoguerra divennero la divisa di molti sport, ma fu Elsa Schiapparelli, che inventò le gonne pantalone, inizialmente portate solo dalle donne tenniste, a svincolare il bermuda dalla pratica sportiva. Le prime ad indossarli fuori dai campi furono proprio le sue clienti. In questa stagione sono protagonisti delle passerelle maschili e femminili. Un capo Abbinati alla giacca, ma pure con magliette polo, semplici t-shirt o camicie must have delle giornate calde, da indossare non solo nei weekend e non solo al mare. Fra le versioni maschili sicuramente il modello shorts che si ferma sopra al ginocchio va per la maggiore. In abbinamento alla giacca attillata nelle occasioni formali, si porta anche con magliette polo e camicie, nonché in versione “free” con una semplice t-shirt in vacanza. Le proposte e le combinazioni sono davvero infinite e spaziano dai modelli di alta sartoria, per l’ufficio, alle versioni più sportive e casual. In versione tre pezzi e skinny per lo stilista Giuliano Fujiwara, modelli ampi e morbidi per Jil Sander. Ritroviamo uno squarcio di Sicilia nelle creazioni di Dolce&Gabbana che propongono immagini di templi antichi anche sugli shorts. Si ispira al mondo atletico Donatella Versace, alla boxe, al nuoto e al tennis, per i suoi modelli. Abbina i bermuda morbidi alle giacche aperte lo stilista inglese Neil Barrett. In completo con la giacca safari la proposta di Zegna con risvolto. Rigoroso e grigio il modello di Ferragamo. Anche per la donna gli shorts sono di tendenza, sia in versione lunga fino al ginocchio e morbidi, sia in versione più corta per chi non ha timore di mostrare la gamba. Molte le varianti griffate come le declinazioni low cost. Bon ton in lino bianco per Chanel, maschile dal taglio vivo per Missoni. A chi ama il classico consigliano il modello nero di Vince o la piega centrale di Theory. In versione tailleur la proposta di Vera Wang. Rivisitazione del look maschile per Giorgio Armani che sceglie il grigio fumo di Londra per i bermuda, da completare con mocassini a punta e cappello in stile Borsalino. [email protected] Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Per curare la “piometra” del cane bisogna intervenire con rapidità La domanda La risposta di Stefano Boltri E L gregio dottore, sono proprietario di una femmina non sterilizzata di circa 9 anni. In tutto questo tempo, a parte le solite visite di routine, il cane non ha mai presentato problemi di salute particolari. Qualche tempo fa, a circa un mese dal calore, sono iniziati i guai, culminati con una diagnosi di “piometra” e conclusi con un intervento chirurgico. Vorrei chiedere a lei, alla luce delle visite e degli esami effettuati dai suoi colleghi se l’intervento chirurgico era così indispensabile o se era possibile percorrere altre vie alternative. Non vorrei che i veterinari siano stati un po’ troppo precipitosi, mettendo a rischio la vita della mia adorata cagnetta! a patologia diagnosticata al suo cane rappresenta una condizione molto frequente nelle femmine oltre i sette anni di età. Per “piometra” si intende un’infezione che colpisce l’utero di eziologia batterica che se non adeguatamente trattata si può rivelare fatale. Tale patologia, tanto comune nelle femmine di cane è invece molto più rara nelle micie ed è essenzialmente legata “all’ormone della gravidanza”, ovvero il progesterone. I sintomi si manifestano in particolari momenti, legati al periodo estrale e soprattutto in una fase chiamata “diestro”, ovvero dopo il periodo del calore manifesto ed evidente agli occhi del proprietario. Ovviamente la piometra può anche essere il risultato di una somministrazione esterna dell’ormone anche se, fortunatamente, tale pratica è ormai scomparsa. L’azione normale del progesterone va a stimolare la crescita e la secrezione di liquido delle ghiandole che si trovano a livello uterino, ma in alcuni soggetti vi può essere una risposta “patologica” all’azione di tale ormone. Da un punto di vista clinico si possono riconosce- re due tipi di piometra. Il primo, ed è il suo caso, viene definito a “cervice aperta” ed è certamente meno grave ed anche di più facile diagnosi rispetto alla piometra a “cervice chiusa”; questa ha un decorso più subdolo ed insidioso. I sintomi presentati dal suo cane sono tipici; oltre allo scolo vulvare, l’animale è in genere apatico, inappetente e può presentare un aumento di assunzione di liquidi, vomito e diarrea. Gli esami di laboratorio e l’ecografia effettuati dai colleghi non lasciano, a mio avviso, dubbi sulla diagnosi. Il trattamento in tali casi deve essere pronto ed aggressivo se si vuole salvare la vita all’animale. Una stabilizzazione delle condizioni è necessaria e quindi somministrare fluidi ed antibiotici ha rappresentato un valido approccio. Il successivo intervento chirurgico proposto ed effettuato dai colleghi è stato sicuramente corretto in quanto a mio avviso le eventuali terapie mediche hanno come risultato il rimandare l’intervento per poi doverlo magari fare d’urgenza e con la bestiola in condizioni molto più critiche. LA FORMA DEL DINAMISMO. IS 300h: CON LEASING LEXUS PREMIUM AL 3,9 %, CHF 443.–*/MESE. CASH BONUS CHF 5000.– A PARTIRE DA CHF 43'900.–* THE NEW IS 300h NO. 1 PREMIUM HYBRID Emil Frey Frey SA, Auto-Centr Auto-Centro o Noranco-Lugano Via Via Pian Scairolo, 6915 Pambio-Noranco, 091 960 96 96, www www.emilfrey.ch/lugano .emilfrey.ch/lugano Punto servizio: * Prezzo di vendita netto consigliato (dopo deduzione del vantaggio di prezzo Lexus Premium) IVA incl. 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Se l’orso può indubbiamente incutere paura e, come è accaduto recentemente, facilmente venire eliminato con una pallottola perché - hanno spiegato le autorità - era diventato “problematico”, cos’ha mai combinato il quattrozampe più diffuso nelle case elvetiche dove ne vivono ben 1,4 milioni? Ecco, proprio questo, il sovrannumero, ed essere una grave minaccia per la fauna. È l’opinione della Protezione animali di Zurigo. Troppi, secondo loro, e lancia la politica del gatto unico. Che, ovviamente, per il momento non ha suscitato grandi entusiasmi: “Mi sembra un’iniziativa ridicola”, reagisce Marylène Wassenberg, comportamentalista per gatti e allevatrice a Aubonne (Vd). Le raccomandazioni della Protezione zurighese - che dovranno ancora essere discusse dagli organi locali di tutela della natura - sono state pubblicate in un rapporto. A preoccupare, ovviamente, i mici che non se ne stanno tranquilli chiusi in un appartamento, ma vanno in giro in perlustrazione, mettendo, questa la tesi, in serio pericolo la fauna, soprattutto piccoli uccelli. Questi ultimi, però, da poco hanno un ospedale tutto per loro (vedi sotto). “Il gatto è cacciatore per natura, ma se curato e ben nutrito molto difficilmente si mette a cercare prede”, sottolinea Wassenberg, contraria anche per un altro motivo: “Ricordiamoci che un animale non può starsene tutto solo chiuso in un appartamento mentre i proprietari escono a la- Proteggere la fauna limitando i mici. Il progetto zurighese divide La novità Un ospedale su misura per rondoni e balestrucci C hi li caccia e chi li cura. Gli uccelli, quelli selvatici, da qualche mese hanno un luogo tutto a loro disposizione, a Losone: il Centro per la cura e la riabilitazione degli uccelli selvatici: rondoni, rondini, balestrucci, pettirossi, merli... Di loro si occupa un’equipe di ornitologi specializzati e volontari formati che fa capo a Sos uccelli selvatici, con sede ad Arosio, con tanto di profilo Facebook: sosuccelliselvatici. Soccorrere e prendersi cura degli uccelli selvatici è una reale necessità. I numeri parlano chiaro: il 2013 è stato un anno da record con 450 uccelli trovati in difficoltà, mentre ogni anno le richieste aumentano in maniera massiccia. I principali motivi di intervento sono nidiacei caduti dal nido, denutrizione, fase raminga, collisione e... incontri con un gatto. La riabilitazione, ovviamente, comporta tempi lunghi. Il processo di cura comprende analisi cliniche, procedure terapeutiche, mediche ed eventualmente chirurgiche. Un insieme di interventi che mirano a restituire all’animale le condizioni di vivere nuovamente autonomamente in libertà. L’associazione, inoltre, promuove attivamente la protezione delle colonie di rondini e rondoni attraverso la posa di nidi artificiali, incoraggiando pure proprietari e inquilini a fissare queste strutture e restando sempre a disposizione per una consulenza. Per cercare di compensare la carenza di spazi adatti alla nidificazione, sono infatti stati concepiti dei nidi artificiali, del tutto simili a quelli naturali ma più resistenti, insensibili agli influssi atmosferici e robusti. Sono uccelli particolarmente protetti e la rimozione dei nidi è vietata e sanzionata dalla legge. Rondini e rondoni si nutrono principalmente di insetti volanti, come zanzare e mosche; inoltre, compiono una funzione ecologica molto importante nell’ecosistema come insettivori, dando un considerevole contributo alla lotta biologica contro i parassiti. 1 2 3 4 5 6 7 8 LA POPOLAZIONE A QUATTROZAMPE Si stima che in Svizzera vivano 1,4 milioni di gatti, 500mila cani e circa 4,5 milioni di pesci. Nel 2011, i rifugi accoglievano circa 23.400 animali, tra cui 13mila gatti e 4mila cani. vorare la mattina e rientrano soltanto la sera. O ha la compagnia di un suo simile o deve poter uscire e socializzare”. La biologa Claudia Kistler, coautrice dello studio della Protezione animali di Zurigo, dalle colonne de Le MatinDimanche insiste nel dire che il problema esiste e va affrontato. In alcune città, come appunto Zurigo, s’è calcolata una densità di 430 gatti per chilometro quadrato, rispetto a sole 10-15 volpi per la stessa superfi- cie. Bisogna assolutamente agire per stabilizzare, ovvero diminuire, questa popolazione e preservare la fauna, ha spiegato. Intanto, la Protezione svizzera degli animali (Psa) ha preso le di- LA CAPOFILA Nel 1861 nasceva l’Associazione centrale svizzera per la protezione degli animali, ribattezzata poi, nel 1980, Protezione svizzera degli animali (Psa). stanze dall’iniziativa della Protezione zurighese, definendola assurda e spiegando che l’influenza del gatto sulla fauna è minima. Piuttosto, occorre attivarsi per diminuire i gatti non sterilizzati in circolazione per cui la Psa e le sue affiliate spendono ogni anno 600mila franchi. Favorevole al gatto unico, invece, François Turrian, direttore romando dell’Aspo/BirdLifge Suisse: “Smettiamola di prenderci in giro: il gatto è un grande predatore - reagisce -. Uccide gli uccelli, i piccoli mammiferi, le libellule, orbettini, anfibi... Un recente studio Usa spiega che sono miliardi gli animali uccisi da questo felino, senza dire di tutti gli altri pericoli cui devono sfuggire. Inoltre, per un maggior controllo sul loro numero anche i gatti dovrebbero avere il microchip, proprio come i cani. E magari farli uscire solo la notte, per limitare i danni, io faccio così”. Ma la comportamentalista Wassenberg non ci sta e relativizza: “Ho otto gatti e solo due ogni tanto pigliano dei topolini”. p.g. L’ACCOGLIENZA Nel 2010 tutti i rifugi delle settanta sezioni della Protezione svizzera degli animali ha accolto quasi 28mila bestiole. Negli anni il loro numero è aumentato. “NON SONO COSE” Nel 2000 lancio dell’iniziativa “Gli animali non sono delle cose”, ritirata tre anni dopo perché il parlamento migliora lo statuto giuridico degli animali domestici. LE APP Sempre più numerose le App a quattrozampe: Pose A Pet, ad esempio, riproduce suoni per avere l’attezione di cani e gatti verso il cellulare e far loro una foto. LA LEGGE La nuova legislazione riconosce e tutela la dignità degli animali. Per punire una persona che trascura un animale non è più essenziale la gravità, basta l’averlo trascurato. MEGLIO UN GATTO Secondo un recente studio Usa che ha sottoposto 600 studenti universitari a un test, chi possiede un gatto è più intelligente rispetto a chi ha un cane. LE RAZZE Si contano all’incirca una cinquantina di razze differenti di gatti riconosciute con certificazioni. Dall’American Wirehair al Scottish Fold. 22 tra parentesi leauto SULLE STRADE DEL MENDRISIOTTO Liutai e cera persa viaggiando comodi in versione Style Guida e comfort della nuova Kia testate da Lugano a Mendrisio L a Sportage è sempre stata un modello apprezzato. E la nuova version convince soprattutto per l’affascinante linea della carrozzeria, la versatilità e la ricchezza dell’equipaggiamento che riprende i parametri che già accompagnano gli altri modelli della gamma Kia. Nella versione meglio accessoriata, Style, sono compresi nel prezzo anche la trazione integrale, il servosterzo regolabile nella funzione comfort/normale e sportiva, il volante riscaldabile, i comodi sedili in pelle e altro ancora. Tra le opzioni speciali, disponibile nella versione da noi testata, il pacchetto Style con sistema di navigazione con telecamera per le manovre di retromarcia, le luci posteriori Led, l’ampio tetto in vetro panoramico e la funzione che parcheggia automaticamente la vettura (4’500 franchi). Così come si presenta il modello sorprende piacevolmente anche con il motore turbodiesel due litri da 184 cavalli e una coppia massima già da 1.800 giri al minuto. Abbinato al cambio automatico a sei rapporti è un ulteriore La scheda KIA Sportage 2 CRDi AT Style Motore 4 cilindri Cilindrata (ccm) 1995 Cambio autom. a 6 rapporti CV 184 Coppia max. 392 Nm a 1800 g/min 0-100 km/h (s) 9,8 Velocità massima (km/h) 195 Consumi (l/100 km) 7 Prezzo (vettura test) 44'950.– T valore aggiunto alla comodità di guida. Sempre a proposito di comodità, ecco le due proposte, vicine dal punto di vista chilometrico e con la possibilità di fare scoperte interessanti. Da Lugano ci mettiamo in marcia verso Mendrisio e qui la prima novità: l’incontro con abili e provetti artigiani. Nel centro storico in via Stella 7, infatti, ci conquista l’arte di Daniela Solcà, giovane liutaia diplomata a Cremona (foto in alto), che ci fa conoscere l’arte della lavorazione del legno per la produzione, il restauro e la messa a punto di strumenti antichi e moderni. Violini in particolare, che si distinguono per l’eccellente fattura e per l’accurata cura nella ricerca dei materiali. Elementi di qualità che si ritrovano pure nella Kia Sportage, che recentemente ha soddisfatto gli esigenti clienti della Germania. Ha infatti conquistato il primo premio J.D. Power 2014 nella categoria Compact Suv che analizza il livello di soddisfazione dei proprietari d’automobile. Se quindi siete interessati a soddisfare il vostro desiderio di percorrere la strada tra arte e artigianato, fate un salto alla Perseo, in via Vignalunga 15 a Mendrisio. Dalla sua fondazione, nel 1952, è sempre stata frequentata da aristi di importanza mondiale. La visita della fonderia permette di conoscere le più antiche tecniche di fusione di grande pregio di questa società leader in Svizzera. Ad esempio, le sculture in bronzo sono realizzate con un processo generalmente noto come “cera persa” o meglio “cire perdue” in termini artistici. Questo prestigioso metodo ha le sue radici nell’antichità e risale al 5.000 a.C. s.p. Ampia offerta di motori offre la casa tedesca Opel per aumentare l’interesse sulla categoria delle automobili “scoperte” STEFANO PESCIA P er aumentare l’interesse verso l’ultima nata tra le cabriolet di Opel, la Cascada amplia la sua offerta dei motori a benzina a tre varianti. Con la versione da 200 Cv del 1.6 Ecotec Direct Injection Turbo e, grazie alla funzione Overboost, il gruppo motore è in grado di offrire una coppia massima di 300 Nm. Questo propulsore fa parte della nuova linea di motorizzazioni della casa tedesca a quattro cilindri benzina con iniezione diretta di nuova concezione. Una nuova variante, con un prezzo di partenza di 38’500 franchi che rappresenta il vertice della gamma di motori da 1,6 litri di Opel. Nonostante le sue prestazioni elevate (velocità massima 235 km/h), questa cabriolet di classe media (lunghezza circa 4,70 m) consuma, in ciclo combinato, circa sette litri di carburante ogni cento chilometri. La più potente Cascada accentua il suo elegante aspetto anche attraverso nuovi colori. Pure vernice ad effetto perlato verde smeraldo e tinta metallizzata a doppio strato blu diamante. Opel presenta un allestimento ulteriore anche per la capote che si apre, premendo un pulsante, in diciassette secondi con il veicolo in marcia fino a 50 km. In tessuto premium è in grado di offrire un isolamento termico e acustico superiore grazie all’uso di uno speciale pile di poliestere tra lo strato esterno e il rivestimento interno. Per un risparmio in termini di peso, nella struttura del tetto sono integrati componenti in magnesio. Su richiesta è disponibile nella chiara tonalità Una “Cascada” di... novità su una cabrio da smartphone Chino, garantendo un aspetto luminoso anche a capote chiusa. Quattro i colori della capote. Per ingrandire il vano di carico o per trasportare oggetti particolarmente lunghi, la Cascada dispone del sistema FlexFold che abbatte elettricamente gli schienali dei sedili posteriori (50:50). Questa caratteristica, che non può essere offerta da una cabrio con hard top, aumenta incredibilmente il vano di carico. Si possono così trasportare bagagli fino a un volume di 750 litri e oggetti lunghi fino a 1,81 metri. Con il sistema IntelliLink di Opel, la tecnologia ultramoderna di Infotainment fa il suo ingresso nell’abitacolo della Opel Cascada, insieme ad un sistema di navigazione veloce e facile da usare, con controllo vocale. Lo schermo a colori da sette pollici ad alta risoluzione visualizza anche le immagini della telecamera posteriore, è disponibile su richiesta e garanti- sce inoltre un facile utilizzo. Allo stesso modo è possibile fare telefonate via Bluetooth e approfittare di funzioni simili di streaming audio. La variante di livello più elevato, 950 Navi Europa IntelliLink, dispone di carte stradali di tutta Europa; ulteriori aggiornamenti possono essere scaricati semplicemente grazie alla connessione Usb. Il conducente inoltre può sfruttare la funzione di lettura ad alta voce degli Sms in entrata. Oltre al controllo vocale via IntelliLink, il nuovo sistema Opel è compatibile con la funzione di riconoscimento vocale degli smartphone, integrandola tra le proprie funzionalità. Lo stesso motore benzina a inie- zione diretta da 200 Cv è proposto anche per la Opel Astra Gtc Sport (da 32’150 franchi). Oltre alle avanzate tecnologie sotto il cofano del motore e al telaio con sospensioni HiPerStrut ad alte prestazioni sull’asse anteriore, la Astra Gtc Sport comprende anche la moderna tecnologia di Infotainment, presente su tutti i modelli Gtc. I C I N O Tragitto 20 km Lugano Mendrisio In breve La Subaru Per i contratti conclusi entro il 15 luglio la Impreza 4x4 è disponibile già per 22’900 franchi. Anche i modelli Xv 4x4, Forester 4x4, Legacy 4x4, Outback 4x4 e Brz beneficiano di allettanti premi di vendita. La Mercedes La Cascada dispone del sistema FlexFold che abbatte elettricamente gli schienali dei sedili posteriori. Così il vano di carico aumenta fino ad un volume di 750 litri. Lo schermo a colori da sette pollici ad alta risoluzione che visualizza anche le immagini della telecamera posteriore, disponibile su richiesta, è semplice da utilizzare. Glispazi Latecnologia Da settembre 2014 la famiglia della Classe C Mercedes-Benz si arricchisce della nuova station-wagon che offre una capacità di carico maggiore rispetto al modello precedente. Debuttano a bordo anche i servizi Mercedes Connect Me. Opel presenta un allestimento ulteriore anche per la capote che si apre, premendo un pulsante, in 17 secondi con il veicolo in marcia fino a 50 km/h. Lacabriolet IL CAFFÈ 22 giugno 2014 23 tra parentesi Lo studio Rivalutiamo l’olfatto. Il profumo, più di vista e udito, è in grado di stimolare la nostra memoria La novità Quelle scie odorose, intriganti, rilassanti e... personalizzate V Ricordo che... ROSELINA SALEMI Gaby Malacrida portavoce per il Ticino di Hotelplan Svizzera e Italia Quando mi capita di aprire un vasetto di spezie torno immediatamente con il ricordo a un luogo a me molto caro, il souk di Marrakech do 22 giugno ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p TRA ANTICO E MODERNO A sinistra, uno dei profumi più “storici”; in alto, uno dei tanti diffusori di Oikos Fragrances lu 23 giugno EVE NTO EVE NTO Walking Ball Dal 12 al 28 Giugno Dalle ore 9’30 Walkingball, il nuovo villaggio dei Mondiali dove tutti i bambini potranno correre e divertirsi all’interno di magiche sfere trasparenti. Al Centro Lugano Sud a Grancia granze che fanno pensare all’infanzia e ai giorni di festa, come lo zucchero filato (vanillina più etilmaltolo) o il caramello (fava del tonchino, vanillina, meti-ciclopentenolone). “Migliorando la conoscenza - dice ancora Faruolo - possiamo utilizzare le essenze per influenzare i nostri stati d'animo stimolando l'attenzione, il rilassamento o l'allegria.” Secondo le ultime ricerche sulla neuroplasticità del cervello, l'odorato è la sfera sensoriale con maggiori possibilità di espansione. Patrick Süskind nel suo romanzo “Il Profumo”, l’aveva già capito con la potenza intuitiva degli scrittori: “Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini”, scriveva. Inevitabile che i profumi siano così legati alla seduzione, alla bellezza e alle immagini delle star. Richiamano luoghi e atmosfere, sogni. “Un Bateau pour Capri”, di Sebastian Alvarez Murena è un omaggio nostalgico all’hotel Le Sirenuse, frequentato negli anni ’50 e ‘60 da irraggiungibili star come Liz, Jackie e Grace. Peonia, fresia, pesca. Gelsomino sambac, rosa centifolia, eliotropio. “Pensate a Grace Kelly o Jackie Kennedy in un luminoso mattino d’estate, occhialoni scuri e un foulard di seta sulla testa, a bordo di un motoscafo: sentirete il profumo di “Un Bateau pour Capri”, sostiene Murena, che ha trovato l’ispirazione nelle riviste dell’epoca ed è contento del risultato, l’odore di una diva sotto un firmamento di stelle. Possiamo anche andare oltre, nel cuore dell’Afghanistan, dove cresce il più prezioso papavero da oppio del mondo. “Herat” è maschile e femminile, è intenso, sa di deserti e di preghiera: hashish afghano, tabacco e gelsomino si mescolano con mirra del Madagascar e incenso dell’Oman. Per oltrepassare l’ultimo confine c’è Nu_be, come le nebulose responsabili della formazione dei pianeti, e come new being, cioè “nuovo essere”. Ogni profumo porta il nome di un elemento (idrogeno, ossigeno, elio carbonio, litio: gli ultimi arrivati sono zolfo e mercurio) e suggerisce l’idea di un’astronave lanciata nello spazio, alle origini del cosmo e della vita. C COR OR S SO O “Le merende estive” La Junior Chef School Lugano offre divertenti e gustosissimi corsi di cucina per bimbi dai 3 anni in su. Attraverso i nostri corsi i piccoli chef mettono alla prova la loro pazienza, manualità e creatività. A Pazzallo sa 28 giugno EVE EVE NTO NTO NATU NATU RA RA I licheni del Monte Baro Una passeggiata in montagna alla ricerca degli "eroi di sopravvivenza". Alberto Spinelli, appassionato lichenologo, ci condurrà, attraverso diversi ambienti, alla scoperta di questi affascinanti organismi. Iscrizione obbligatoria. 4 14 201 te 20 ate tta sta st es rsi es rs Corsi ie e Co onie lon Colon Co h! i.ch! bini.c ambin rbam perb nope ino icino tici w..ttic w. ww ww su ww ne su ine nllin nli on o Kids Pardy Parade Jazz Ascona La oramai tradizionale parata musicale dei bambini a JazzAscona 18.00 - 19.00 Parata dei bambini con The Original Pinettes Brass Band – New Orleans, 17.30 Ritrovo al Muncipio di Ascona L'emozione di suonare, ballare e sfilare in parata sul lungolago di Ascona insieme a una fantastica brass band da New Orleans e in compagnia della simpaticissima mascotte Pardy! Un divertimento per bambini da 5 a 13 anni. Durante la parata è prevista una rinfrescante pausa. ad Ascona ,B e l li n z ona Paolo Attivissimo divulgatore informatico Quando vado in Inghilterra l’odore dell’erba mi riporta alla mia infanzia. Sono nato lì e lì ho pure vissuto. A volte mi capita di sentirlo anche qui, ma non è lo stesso P rofumo di donna. Di mare. Di erba tagliata, di primavera, di latte, di infanzia. Odori come immagini, e anche più potenti. Edmond Roudnitska, creatore di Eau Sauvage di Dior, componeva le sue fragranze non con gli odori “ma con il loro ricordo”. Il profumiere Giovanni Padovan ha presentato quest’anno “Dallandra” una particolarissima composizione olfattiva, pensata per anni, che evoca Lucio Dalla e la sua musica. Il più primitivo e trascurato dei sensi (la civiltà contemporanea è appiattita sulla coppia “vista-udito”) ci può far riscoprire la fisicità che il mondo digitale tende a smaterializzare. Per questo assistiamo a una rivalutazione del profumo, dai fiori all’incenso, dallo studio degli oli essenziali alla neurogastronomia. E si allarga la nicchia del “su misura”, da Fragrance Designer ad Artisan parfumeur. Spiega Francesca Faruolo, direttrice di Smell-Festival: “I ricordi olfattivi, durano di più nel tempo, come hanno dimostrato gli studi della Rockfeller University”. In sostanza, nel breve periodo siamo in grado di ricordare l'1% di ciò che abbiamo toccato, il 2% di quanto abbiamo sentito, il 5% di quanto abbiamo visto, il 15% di ciò che abbiamo assaggiato e ben il 35% di ciò che abbiamo annusato. La nostra memoria registra un odore e lo lega a un numero maggiore di dettagli. Il profumo della legna che brucia nel caminetto porta con sé l'idea del tepore della casa, degli affetti. Per questo le memorie legate a odori resistono anche nei casi più gravi di amnesia. In ”Profumi”, Philip Claudel fa un inventario sentimentale degli odori di una vita e ricorda che “i mondi possono stare dentro una boccetta”. Jean Claude Ellena, leggendario “naso” di Hermès e chimico straordinario, ha ricreato fra- gn Valeria Bruni giornalista Rsi Qualche giorno fa sono stata catapultata indietro, in un’epoca in cui ero molto più spensierata. Ho sentito Shalimar, un profumo che usavo da adolescente si Mario Camani ex capo Sezione acqua e aria Ogni tanto mi capita di tornare bambino quando sento l’odore dello stesso yogurt che mi facevano mangiare perché, dicevano, mi faceva bene Dominare i ricordi con gelsomino, hashish, fresia, sambac e rosa i piacerebbe scegliere la tonalita?dell’aria dei vari locali della vostra casa? Combinare tra le diverse fragranze affidandovi al vostro gusto personale? Non è fantascienza. Si può. Un gioco intrigante, che sfugge alla retorica delle imitazioni. Oggi il mercato offre di tutto: diffusori elettrici, sprai automatici, gel, oli essenziali, pot-pourri, candele, stick’up. Oltre a particolari apparecchi che rilasciano gradualmente, e in modo permanente, fragranze piacevoli e delicate. Addirittura, è possibile profumare ogni vano in modo diverso. Living, camere da letto, ufficio, salotto, cucina, bagni, ripostiglio e disimpegno possono essere caratterizzati da fragranze personalizzate che cambiano con l’umore di chi vi abita, le stagioni e le occasioni. “Si chiama domotica olfattiva, apre nuovi orizzonti alla profumazione d’ambiente ed è al centro di una rivoluzione copernicana che utilizza la tecnologia per un habitat profumato su misura - spiega Silvia Verderio, di Oikos Fragrances -. In sostanza, all’aromaterapia, antica forma di medicina alternativa che sollecita sensazioni ed emozioni attraverso le vie olfattive, recentemente si è sostituito il concetto di aromacologia. Ovvero, la scienza (aroma più fisiopsicologia) che studia la capacità del profumo di accrescere il nostro benessere, fisico e mentale”. E quanto un ambiente piacevolmente “odoroso” aiuti a stare meglio lo dimostra la crescente richiesta da parte di alberghi per di “fragrance on demand” per proporre agli ospiti un ricco menu di sensazioni olfattive. Su misura. Saranno loro, infatti, a scegliere quelle preferite. “Un software ideato in esclusiva da Oikos - aggiunge Verderio -, permette di gestire in modo versatile le fragranze combinando fra di loro otto note profumate di base, proprio come nelle scale musicali. Sistema utilizzato molto durante le sfilate di moda”. Tutto ciò, ovviamente, è fattibile anche sui mezzi di trasporto, aerei, treni, metropolitane, non luoghi che portano con sé un sentore di vacanze, appuntamenti di lavoro o altre destinazioni. Una filosofia che va ben oltre il concetto di ridurre o eliminare i cattivi odori. p.g. Stellin e a D Ù I P I D O M A I L VOG ! I D L O S O N E M PER INA CON F L O M I L O C I T R A I * S . E O T R N E E N M A U M N R E P O S S IBA R I D % 6 1 L I A I D E M N I <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNTcyNgMALAsSKg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKqw7CUBBF0S©amzNnXi0jSVšDIPXXNGj©X1FwiC1šsva9Y©DXfXscš7MV6i4WRcteyAGvVnoNeiORvMBNg6ZlgT8vQMUKzK8RXJ9TTUixuWYuCIz3©foAskCb63UAAAA=</wm> * La Migros ribassa in modo permanente i prezzi di numerosi articoli Molina. Per es. assorbenti Molina Super Night, 16 pezzi, ora fr. 1.80 invece di fr. 2.20 (–18.2%). Offerte valide dal 16 giugno 2014. IL CAFFÈ 22 giugno 2014 25 tra parentesi La tendenza Frutta e verdura malfatta, ma altrettanto appetitosa C i sono persone belle e persone brutte. Un dato oggettivo. Ci sono animali belli e animali brutti. Questione di gusti. Ma non finisce qua. Da un po’ il giudizio estetico si è spostato anche su frutta e verdura. Mentre in questo caso il criterio dovrebbe esclusivamente riguardare il buono, non il bello. Perché una pera maculata, una mela piccola e storta e una carota biforcuta saranno pure brutte a vedersi, ma mantengono comunque tutte le proprietà nutritive. “Purtroppo la gente non la pensa così – osserva Roberto Mozzini, commerciante di verdura al dettaglio sul Piano di Magadino -. Le vedo quando osservano e la cura che mettono per scegliere il prodotto più bello. E questa è una tendenza in atto da qualche anno, da quando anche nei grandi magazzini vendono solo merce bella e ben fatta. E a me non rimane che gettare il prodotto di seconda scelta nel compostaggio”. Già, i prodotti di seconda scelta non vengono nemmeno presi in considerazione. “Faccio fatica a piazzare la prima categoria, figuriamoci quella scadente - replica Renato Oberti, agricoltore di Sant’Antonino -. Lo spazio per noi ‘piccoli’ produttori è sempre più ridotto al minimo. Ma l’agricoltura nostrana merita di essere sostenuta. Non costringerci invece ad eliminare, a volte, anche generi di ottima qualità”. Tuttavia, secondo le associazioni di categoria, la quantità di frutta e verdura che finisce al macero poca. “Non c’è quasi spreco – dice Paolo Bassetti, segretario della Federazione orto Frutticola Ticinese (Foft) -. So come lavorano i nostri contadini e posso assicurare che fanno tutto il possibile affinché al macero ne finisca il meno possibile. Per fare ciò la produzione non di primissima qualità viene utilizzata per la vendita alle associazioni di aiuto come ad esempio il Tavolino Magico o per la pro- Gli esempi I POMODORI Da soli rappreesntano la metà della produzione ortofutticola cantonale. Ve ne sono di varie forme e tipi LE INSALATE Altro prodotto fondamentale per l’agricoltura ticinese. Caratterizzano la produzione autunnale e primaverile LE ZUCCHINE Sono molto ricercate, anche per la loro duttilità in cucina e l’utilizzo che se ne fa nella dieta mediterranea LE MELANZANE Molto apprezzate in cucina, per il loro gusto intenso che assumono una volta cotte e perché facilmente abbinabili I CETRIOLI Sono un prodotto molto usato nella cucina ticinese. Il loro gusto viene esaltato quando sono preparati in insalata duzione di marmellate e succhi. Per il resto si potrebbe anche valutare l’idea di rifornire mense aziendali, scolastiche o gli ospedali con merce che non è proprio perfetta da vedere ma che è comunque di qualità al cento per cento e ottima da consumare”. Intanto, a giusta ragione, da più parti si denuncia l’atteggiamento di alcuni consumatori, incapaci di valutare il reale valore di frutta e verdura e quando comperano si affidano invece solo all’estetica del prodotto. “Non dimentichiamo che la frutta e la verdura che finisce sugli scaffali dei supermercati deve prima sottostare a precisi criteri fissati in collaborazione tra produttori e dettaglianti – sottolinea Bassetti -. Ma questo non vuol comunque dire che non vi sia un certo margine di manovra, tutt’altro. Spesso capitano esigenze particolari da parte del dettagliante e allora aumentiamo la produzione e, di conseguenza, adattiamo il prezzo. Come può accadere che per un surplus di produzione dobbiamo vendere della merce a prezzi ridotti. Ma è la legge del mercato e ciò dimostra comunque che tra i vari attori il rapporto è ottimo e di assoluta collaborazione”. Insomma, di spreco in Ticino sembra non essercene granché. Ma sarebbe comunque bene che tutti imparassero ad apprezzare anche quella frutta e quella verdura malfatta, ma altrettanto sana e buona. Perché... vale il detto: l’apparenza inganna. o.r. L’esperta L’Associazione delle consumatrici contro il diktat dell’estetica che mira a vendere prodotti perfetti “Non comperate solo con gli occhi” P oca flessibilità da parte dei negozi. Ecco a cosa può essere ricondotta la “dittatura del bello” esercitata da chi vende frutta e verdura. “I distributori impongono delle condizioni troppo rigide ai produttori – afferma Laura Regazzoni Meli, segretario generale dell'Associazione consumatrici della Svizzera italiana (Acsi) -. Questi ultimi, quando vedono che i loro prodotti non sono in regola, rinunciano a girarli ai negozi”. Un vero peccato, anche perché parte di questi alimenti andrà buttata. Almeno sino a quando sul podio non si faranno salire solo miss zucchine, cetrioli, ciliege e colleghe dalle misure altrettanto perfette ed esteticamente splendide. “Il consumatore si è ormai abituato a comperare utilizzando la vista – osserva Regazzoni Meli -, quando in realtà dovrebbe servirsi anche degli altri sensi, l’olfatto tanto per cominciare. D’altronde, l’uniformità dei prodotti sugli scaffali non lo aiuta ad essere più critico, sono tutti uguali”. Qualcosa però sembra muoversi: il pro- getto “Ünique”, promosso da Coop Svizzera, intende commercializzare anche i più “brutti”, vendendoli a un prezzo molto interessamnte. “Benvengano iniziative di questo tipo – aggiunge Regazzoni Meli -. Uno stimolo per ‘rieducare’ i consumatori, dimostrando che il prodotto meno bello non è certo meno buono. Anzi, a volte è vero il contrario”. Ma la strada verso la riconversione del “meno bello” è ancora lunga. Difficile infatti poter confrontare la qualità di differenti tipi di prodotti quando il mercato scarta a priori quelli meno validi dal punto di vista estetico. Insomma, basta con il diktat della perfezione di zucchine, carote, pere, mele e simili e che spinge gli importatori a commercializzare solo frutta e verdura perfette. “Alcuni tipi di cornetti provenienti dall’Egitto fanno impressione - nota ancora Regazzoni -. Sembrano finti, li devi proprio toccare per accertartene. Viene quasi da pensare che crescano assieme alle scatole dentro le quali vengono messi in commercio”. INSERZIONE PUBBLICITARIA INSERZIONE PUBBLICITARIA TH 30 RY SA ER NIV AN JazzAscona 2014 Ed è subito FESTA! Omaggi ad Armstrong, Duke Ellington e Ray Charles Fino a sabato prossimo 240 concerti. Entrata gratuita da oggi a giovedì DAVINA & THE VAGABONDS 19 – 26.6 FOUR OF A KIND PLUS ONE 20 – 23.6 Accolti con entusiasmo al loro debutto nel 2012, tornano a JazzAscona Davina & the Vagabonds, con il loro gioioso mix di blues, jazz di New Orleans, ragtime, soul. Spicca nella formazione lo straripante talento e carisma di Davina Sowers, pianista e cantante à la Amy Winehouse Una vera e propria All-St jazzisti italiani ed olande ar Band di grandi zione 2004 di JazzAscon si aveva scosso l’edismo, capacità di improv a. Timing, virtuosivisare e sorprendere, gioia nel suonare: a 10 ann of A Kind plus One tornani di distanza, i Four ta la loro forza dirompen o a riunirsi, con tutMax Ionata (sax) e Dado te. Fra i musicisti Moroni (piano). 13 di t Kings 20 Bull Stree inettes sono ed R el d i Vincitric ns, The Orginal P ente femminile New Orleass band esclusivam composta da l’unica braFondata nel 1991 end è molto poal mondo!a di musiciste, la ba uella di Ascona una decin la Città del Delta. Qin Europa. polare nella prima esibizione è KARIMA SINGS BACHARACH 20 - 28.6 EMMA PASK 24 - 28.6 KERMIT RUFFINS & THE BBQ SWINGERS 20 – 28.6 The Original Pinettes Brass Band 20 – 28.6 Giovane promessa, ormai certezza della musica italiana, la cantante Karima con la sua presenza scenica e la sua potente voce dalle tinte black, rende omaggio a Burt Bacharach, pianista e compositore che ha fatto sognare il mondo con “I’ll Never Fall in Love Again” e “I Say A Little Prayer”. Il festival ospita in esclusiva europea, uno dei mu sti più amati e popolari siciOrleans: il trombettista, di New cantante e compositore Kermit Ruffin s. Nato e cresciuto nel Tremé, Kerm nisce in sé tutte le miglior it riuratteristiche di una città i casa, rilassata e swingante gioio! Portata su un palmo di mano dal suo coach Ricky Martin nello show televisivo The Voice of Australia 2013 Emma Pask ha appena firmato per la Universal ed è oggi la cantante jazz più popolare d’Australia. Accanto lei una superband con Dado Moroni e altri grandi musicisti europei ed americani. Hello Dolly è la celebre canzone con cui esattamente 50 anni fa Louis Armstrong scalzò dalla vetta delle classiiche americane i Beatles, all’apogeo della loro gloria. Genio musicale che continua a ispirare milioni di fans e musicisti, Satchmo funge da “nume tutelare” di questa 30. edizione. A lui sono dedicati diversi concerti, a cominciare da quello davvero imperdibile di giovedì 26 giugno, quando al Jazz Club Torre si avrà modo di ascoltare l’omaggio in suo onore di cinque grandi trombettisti: il vincitore di un Grammy Award Nicholas Payton, Leroy Jones, Wendell Brunious, Leroy Jones, Gregg Staford e il leggendario Marcus Belgrave. I biglietti per questo unico ed irrepetibile Trumpet Summit sono in prevendita presso ticketcorner e l’Ente turistico Lago Maggiore. Biglietti in prevendita anche per un altro attesissimo concerto, quello che vedrà protagonista (lunedì 23 giugno) la Duke Ellington Orchestra, formazione creata dal leggendario pianista e compositore che sarà ad Ascona a celebrare la musica del maestro a 40 anni dalla sua scomparsa. Inine, altra icona e leggenda della musica afroamericana, Ray Charles sarà celebrato, nel decimo anniversario della sua morte dalla iglia Sheila Raye Charles (il 27 e 28 giugno), cantante strepitosa che sarà per la prima volta in Svizzera e si esibirà assieme al cantante e pianista Uros “Perry” Perich. Hit the Road Jack! THE ELLA LOUIE TRIBUTE BAND 20 - 28.6 La storia e la musica di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong rivivono in uno spettacolo che viene presentato ad Ascona in prima mondiale, prima di diventare, forse, un musical. Protagonisti sono il giovane e versatile trombettista di New Orleans Leon “Kid Chocolate” Brown, vincitore di un Grammy nel 2010 con l’orchestra di Irvin Mayfield ed Eileina Dennis, cantante gospel inglese felicemente approdata al jazz dopo una notevole carriera come vocalist di Zucchero. MARTIN LECHNER BAND 26 – 28.6 Finalista allo Swiss jazz Award 2012, dotato di un senso innato del ritmo e del fraseggio e di una splendida voce, graffiante e romantica nel contempo, Martin Lechner è un autentico talento del soul-jazz. Al suo fianco come special guest uno dei migliori chitarristi jazz svizzeri: Sandro Schneebeli. Bollani e Irene Grandi inaugurano stasera gli Specials THE NEW BREED BRASS BAND FEAT. TRUMPET BLACK 19 – 29.6 Influenzati da funk Orleans, i nove gio , R&B, hip-hop, soul e dalla tradiz sono cresciuti suonvanissimi membri della New Breed ione di New Brass Band ando nelle marching tasi nel 2012, è chiar band scolastic Orleans. Finalista amente una delle migliori nuove he. FormaTravis “Trumpet al Red Bull Street Kings 2013, è gu band di New gino di “TrombonBlack” Hill, trombettista prodigio diidata da e Shorty”. 28 anni, cu- Telesforo ed Arbore al festival per tre giorni C’è grande attesa per i concerti speciali di JazzAscona, che si aprono stasera al Jazz club Torre con il recital della cantante Irene Grandi in coppia con Stefano Bollani al pianoforte. Il concerto inizia alle 21.30 e sarà preceduto (come per tutti i cinque concerti speciali) da un gruppo di spalla a partire dalle 20.15. Dopo la Duke Ellington Orchestra (domani sera), la tenda del festival ospiterà (martedì 24) Gegè Telesforo e Renzo Arbore. I due artisti italiani sono degli autentici campioni del mondo dell’intrattenimento. Da anni collaborano assieme e il loro spettacolo, per dirla con Telesforo, promette “Swing, sorrisi, gioia, energia. Ma solo un attimo prima di salire sul palco - precisa Gegè - capiremo cosa fare. Perché come dice Arbore…dobbiamo prima annusare il Teatro!“. I due artisti saranno peraltro un po’ i mattatori dei primi giorni del festival. Domani, lunedì, alle 18.00 incontreranno i loro fans al Beach Lounge (entrata gratuita) mentre Telesforo si esibirà con la sua fantastica Sound Zero Band anche mercoledì sera. Oltre alla Duke Ellington Orchestra (lunedì 23 giugno) e all’omaggio dei trombettisti a Louis Armstrong (il 26 giugno), gli Specials riserveranno un altro grandissimo momento mercoledì 25 giugno con il cantante e pianista Craig Admas & he Voices of New Orleans. Gli amanti del gospel e del soul sono avvisati! La prevendita per questi concerti è in corso presso l’Ente Turistico Lago maggiore e ticketcorner. IL CAFFÈ 22 giugno 2014 27 tra parentesi La musica Il cartellone di Moon & Stars 2014 10 LUGLIO Laura Pausini Negramaro 11 LUGLIO Udo Lindenberg raccontati dai Sinplus 12 LUGLIO Bligg 14 LUGLIO Dolly Parton “Ricordo il brano di Sanremo che mi fece saltare sulla sedia” www.sinplus.net I più grandi interpreti della musica internazionale concorderanno nel dire che gli anni più duri di una carriera sono quelli iniziali, della gavetta insomma, a suonare in locali anonimi e senza guadagnare una lira. Se la parabola dei Negramaro, sul palco di Moon & Stars il 17 luglio prossimo, non è stata esattamente questa, poco ci manca. Definiti come uno dei gruppi emergenti più innovativi della scena italiana, i ragazzi leccesi sono in realtà sulla breccia già da ben quindici anni. Un periodo sufficiente per formarsi una propria identità e per dare vita ad una carriera che può già essere definita di tutto rispetto. Un po’ il percorso fatto dai Sinplus, i fratelli Gabriel e Ivan Broggini. Pure loro hanno ingoiato un po’ di polvere prima di conoscere i fasti della notorietà, arrivata sul palco dell’Eurosong 2012, vincitori della selezione svizzera al loro secondo album. Chi meglio dei due giovani musicisti ticinesi, quindi, può “raccontare” i Negramaro. “La gavetta è un’esperienza fondamentale per la carriera di ogni artista - spiegano -. Costituisce una base solida, è la pre- “Senza gavetta non si avranno mai le basi per costruire una solida carriera” “Sperimentazione e curiosità sono due elementi cardine che ci accomunano” messa per costruire una struttura che duri del tempo -. Il valore dell’attesa è inestimabile”. Basti vedere come la maggior parte dei ragazzi che escono dai vari reality show spariscono in nonnulla dopo avere fatto fuoco e fiamme per una sola stagione, ma spesso neanche questo). “Non importa quale sia la platea davanti alla quale si è chiamati ad esibirsi - aggiunge Gabriel -. Bisogna comunque e sempre dare il massimo, perché ogni occasione è buona per migliorarsi e farsi conoscere”. “Già - riprende Ivan -, ogni occasione è preziosa per sperimentare, allargando il proprio bagaglio musicale”. Proprio grazie alla voglia di conoscere nuove tendenze musicali i giovani locarnesi hanno svoltato. Un percorso che li accomuna ai Negramaro. Quella voglia di scoprire mondi nuovi, di andare avanti a muso duro. E proprio come i Negramaro anche i nostrani Sinplus devono il loro successo ad influenze che arrivano un po’ da tutto il mondo musicale: U2, 30 seconds to Mars, e Bob Marley per citare i più importanti. “E pure un po’ di Negramaro - confessano Gabriel -. Ricordo perfettamente di essere sobbalzato sulla sedia dopo avere sentito ‘Mentre tutto scorre’, la loro canzone che vinse il premio della critica nel 2005 a Sanremo”. Se i pugliesi sono già famosi in tutta Italia e riempiono gli stadi con il loro rock sperimentale, i Sinplus sono reduci da una serie di concerti di successo e da una doppia tappa a Riga, in Lettonia, che ha fatto registrare il tutto esaurito. E ricordando Eurosong, dicono: “Unbreakable, il brano che ci portò a partecipare alla kermesse, Vinci10x nacque quasi per caso. Avevamo appena terminato di registrare il nostro album Disinformation quando ci siamo accorti che stavamo covando qualcosa di bello. Ci siamo rimessi in sala di registrazione e qualche settimana dopo trionfavamo a Kreuzlingen proprio con quella canzone”. Tuttavia, la strada del successo è infinita. Proibito sedersi sugli allori. “Siamo ancora in un periodo di crescita e trasformazione - ammettono Gabriel e Ivan -, dobbiamo studiare e imparare molto. Fondamentale, poi, ascoltare tutte le opinioni e fare tesoro dei consigli di chi frequenta da tempo il mondo delle sette note”. Esperienza, sperimentazione, gavetta e... modestia: ecco gli ingredienti necessari per raggiungere il successo, che si è fatto attendere qualche anno, ma che ha finalmente incrociato la strada dei Sinplus e dei Negramaro. Questi, li potremo ammirare a Locarno la sera del 17 luglio. E chissà se fra qualche anno non potranno esserci pure i due fratelli ticinesi sul palco di Piazza Grande. o.r. 15 LUGLIO Jack Johnson 16 LUGLIO James Blunt 17 LUGLIO Negramaro 18 LUGLIO Backstreet Boys 19 LUGLIO Sunrise Avenue 10x Partecipa al concorso del Caffè e vinci 10 biglietti per assistere al concerto di Jack Johnson e 10 biglietti per assistere al concerto dei Negramaro Per essere estratti basta inviare una e-mail a [email protected] indicando i propri dati (nome, cognome e indirizzo completo) entro venerdì 27 giugno LEGUIDE &GLIITINERARI La forza della natura e il bello del centro Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA Gita a Stein am Rhein per la visita alle cascate e alla cittadina d’impronta medievale Uno spettacolo della natura da vedere con gli occhi e da gustare con tutti i sensi tra sfavillio di luci e di colori, profumi e goccioline d’acqua che rimbalzano dalla cascata più estesa d’Europa e scendono giù fino al corso del fiume. Benvenuti a Stein am Rhein, luogo incantevole, caratteristico paese che, oltre alle cascate, offre un centro storico da scoprire come si fa con un libro di favole: ogni pagina è una sorpresa. La cittadina si trova sulla riva destra del Reno, vicina alla foce dell’Untersee (bacino occidentale del lago di Costanza). Ha conservato le sue atmosfere e il suo aspetto medievale ed è una delle località più pittoresche della Svizzera. La città vecchia appare non appena si attraversa il ponte sul Reno: si allineano belle case a graticcio con le fondamenta nell’acqua, la piazza del municipio e la via principale con le fontane fiorite, le case con bovindi e facciate dipinte da motivi che riprendono le insegne (albergo del sole, casa del pellicano, casa dell’aquila bianca). Questo insieme costituisce un mix dalla forte carica attrattiva. Percorrere i vicoli, entrare nella piazza, ammirare gli affreschi ha un fascino tutto particolare. Dopo il pranzo in ristorante, ci si lascia alle spalle questo paradiso e si parte per le cascate. Da bellezza si passa a bellezza, a stupore si aggiunge stupore. La gita Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] www.autopostale.ch Il magico fascino della Norvegia In Norvegia con AutoPostale, dodici giorni tra orizzonti sconfinati sul mare e città da vivere fino in fondo. Dal 26 luglio al 6 agosto c’è tutto il tempo per vedere una capitale come Oslo, ricca di locali e di vita, oppure Bergen, connubio tra fiordi e natura. Ma prima di arrivare in Scandinavia ci sono le tappe tedesche ad Hannover, capoluogo della Bassa Sassonia e Kiel, città di mare, dalla quale parte la traversata in traghetto fino a Oslo con spettacolare arrivo nella capitale norvegese, percorrendo la lingua di mare che entra in città tra profonde insenature e coste frastagliate. Oslo accoglie i turisti con i suoi locali e i suoi negozi sul Karl Johanes Gate, cuore pulsante di una città in cui spicca la fortezza trecentesca di Akershus. Da Oslo si parte per Dombas con sosta a Lillehammer, famosa per aver ospitato le Olimpiadi invernali nel 1994. A sud-est della città sorge il museo all’aperto più importante della Norvegia, a Maihaugen. A chi, invece, piace l’Art Nouveau, c’è Alesund dove il centro è stato ricostruito in questo stile dopo l’incendio del 1904. Man mano che ci si addentra nella Norvegia, lo scenario si fa sempre più particolare, dal ponte Kylling- Natura spettacolare e città da scoprire grazie al viaggio di AutoPostale in battello sul Reno permette di vedere molto da vicino il salto dell’acqua e di ammirarne la sua particolarità e potenza. Si rimane estasiati di fronte a un simile spettacolo che dimostra la forza della natura e ne celebra la bellezza. Le Ca- Il programma Stein am Rhein Data: 27 luglio 2014 Prezzo: Chf 190.– per persona Partenza: Partenza: 6:00 Chiasso Ffs, 6:10 Mendrisio Ffs, 6:40 Lugano Ffs (lato buffet), 6:40 Locarno Ffs, 7:10 Bellinzona Ffs scate del Reno di Sciaffusa, le più grandi d’Europa, sono larghe 150 metri e alte 23, riversano sulle rocce 700 metri cubi d’acqua scrosciante al secondo e rappresentano una delle amenità principali della Svizzera, meta di turisti che arrivano da ogni parte. AutoPostale organizza una gita in giornata proprio qui, nel momento in cui la frescura dell’acqua diventa un elemento in più che cattura e fa stare bene. La gita, infatti, è in programma il 27 luglio, il periodo giusto per godere di questo spettacolo, unico nel suo genere e straordinario per caratteristiche e scenario. La meta perfetta per un’estate da vivere alla grande. Bro alla cascata Vermafossen, dalla parete scoscesa di Trollveggen al porto di Andalsnes. Con il traghetto, allora, non resta che dirigersi verso Capo Ovest con proseguimento in direzione di Hellesylt e poi al Sognefjord, il più lungo del Paese e secondo dopo quello della Groenlandia. Natura incontaminata fino a Bergen tra panorami stupendi e tipiche case con il tetto spiovente. Ma è il momento di partire per il viaggio di ritorno passando per la Danimarca e per la Germania con tappe ad Amburgo e Wurzburg, fino all’arrivo in Ticino. Il programma Norvegia Data: 26 luglio - 6 agosto 2014 Prezzo: Chf 2’995.– per persona in camera doppia &’ /*)* B9PC8 * 1 1 # +, & 1 1 # + 02><5A 52> LLCPH 2> PHCPGCLPB: 7@@C8 !,#"&.* LKC:P +#, (#-# BP:@C8 !A? 3MA?A (24 AA= <E BKCKD BC: $%O BH@ ;P;I=I , %6>/5 !7;/ 41. 8:2 #$A , 2 # &("")? )’ , %6>/5 $" #;+934-< 1BBB , **" 8@0 # B0/7H<- 41NJI@4PF$B0OO< H<H)80 ==JI@JPF’%F’)CC< /A7:H0B0CC0 )::K)80 ==@;? 7:,8@. H)CC) )997:7CHB@ !B@ J3@6 7: >7L ))’" ’3FF<C3 :H9F8:328/ G?4A >>93 ,- #H99 $! 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Molto disturbante Circa 130 decibel livello doloroso anche dopo pochi secondi tra parentesi 8 Fonte: Die Zeit / Disegno di Lido Contemori per il Caffè 8 Il capo tifoso con il megafono 8 Il tifoso con il tamburo I canti dei tifosi sugli spalti 9 La festa per la rete con musica e canti 5 2 Le chiacchiere dei giocatori 5 3 Il “battimani” per la sostituzione L’annuncio dall’altoparlante Il fiatone prima del calcio d’angolo 5 L’impatto della palla contro il palo 7 4 L’allenatore molto arrabbiato 6 L’annuncio del goal per la squadra di casa Il tiro in porta 6 Il fischio d’inizio dell’arbitro 3 Il giocatore che sputa 1 6 Estrarre il cartellino Tre giocatori che discutono animatamente 6 Il goal nel “public viewing” per 25mila persone 7 Il fischio con due dita La curiosità A nche allo stadio, con i cori della curva che esulta, canta e suona i tamburi dopo un goal, si possono raggiungere livelli di guardia per quanto riguarda l’udito. Lo testimonia pure una ricerca germanica pubblicata dal settimanale “Die Zeit”, in cui si indica un livello massimo registrato di 130 decibel, che diventa pericoloso già dopo un’esposizione di pochi minuti. In generale, però, allo stadio o in un “public viewing” particolarmente fre- Un Mondiale di rumori quentato, si rischia più che altro di avere a che fare con un livello di emissioni sonore paragonabile ad un aereo in fase di decollo, circa 120 decibel. “In generale, per quanto riguarda soprattutto manifestazioni musicali, il livello base è fissato a 93 decibel sulla media oraria - spiega al Caffè Alfio Moro, dell’Ufficio cantonale 5 Il goal mancato per 25mila spettatori Anche i cori e i boati allo stadio o sulle piazze sono ad “alto decibel” della prevenzione dei rumori -. Fino a questo livello non è indicata nessuna precauzione. Ci sono poi due eccezioni concesse dalla legge. Un livello medio tra i 96 e i 100 decibel fino a tre ore e uno oltre le tre ore. In entrambi i casi a disposizione del pubblico devono esserci i tappi protettivi, gratuiti e con una distribuzione ben visibile nell’area della manifestazione”. Analogamente, il pubblico è costantemente sensibilizzato sull’importanza di proteggere il proprio udito. Lo confer- Domenica d’estate... Una gita sul Lago Maggiore In viaggio dalle valli al lago Lago Maggiore Express è un viaggio indimenticabile in ferrovia e in battello, tra monti, valli e laghi. Partendo da Locarno con la Centovallina, in un’ora e mezza circa si attraversa il territorio selvaggio e romantico delle Centovalli e della Valle Vigezzo, in cui si alternano ponti vertiginosi, corsi d'acqua, vigneti, boschi e villaggi montani. Altre tre ore sono dedicate alla navigazione sul Lago Maggiore, tra rive affascinanti con borghi pittoreschi e le incantevoli Isole Borromee. Da Locarno il treno raggiunge in pochi minuti Ponte Brolla, per poi addentrarsi nelle Terre di Pedemonte attraversando i villaggi di Tegna, Verscio (sede del Teatro Dimitri) e Cavigliano, prima di giungere a Intragna, dove si trova il campanile più alto del Ticino. Qui inizia il tratto nelle Centovalli, un zona incantevole e selvaggia, in cui si alternano ponti vertiginosi e specchi d'acqua spettacolari. A Camedo si attraversa il confine e si entra in Valle Vigezzo, nota anche come valle dei pittori. In breve si arriva a Re, dove si trova l’imponente santuario dedicato alla Madonna del Sangue, che ricorda un miracolo avvenuto nel 1494. Il paesaggio si fa in seguito più ampio e 1 si giunge a S. Maria Maggiore, una graziosa località di villeggiatura frequentata soprattutto dai milanesi che ospita il museo dello spazzacamino. Giunti a Domodossola, si prosegue per Stresa, dove inizia il percorso in battello. Stresa conserva un pregevole nucleo storico, ma è celebre soprattutto per le isole Borromee che si trovano proprio di fronte al lungolago. Prendono il nome dalla nobile famiglia Borromeo di Milano, alla quale appartenevano già nel XVI secolo. Con il loro delizioso insieme di appariscenti palazzi, fantasiosi giardini e pittoresche case, costituiscono una meta classica, considerata imperdibile da tutte le principali guide turistiche. Il battello prosegue in acque italiane, con fermate in diversi romantici villaggi che si affacciano sul bordo del lago, come Laveno, Cannero e Cannobio. Una delle immagini più suggestive è costituita dalle rovine dei cinquecenteschi castelli di Cannero, arroccati su due isolotti. Rientrati in territorio elvetico, altre due affascinanti isole ricche di storia si offrono allo sguardo del turista: si tratta delle Isole di Brissago, con il loro prezioso parco botanico. ma ancora Moro. “Questi livelli sono stati studiati a partire dalla ricerca medica. Appena si può, è meglio proteggersi. Gli organizzatori degli eventi, poi, sono obbligati per legge a segnalare il superamento del livello di 93 decibel con cartelli, spot o annunci audio”. A differenza di quanto succede per strade, ferrovie o industrie, non esistono invece leggi che regolano il disturbo fatto dalle manifestazioni. “Il limite viene valutato caso per caso, ma non si può certo fare quel che si vuole…”, conclude Moro. m.s. ALTRE INFORMAZIONI SU T I C I N O | T O P | T E N. C H IL CAFFÈ 22 giugno 2014 30 tra parentesi I SINTOMI BenEssere In trent’anni negli Usa la diagnosi precoce ha consentito di evitare 500mila casi di cancro del colon I sintomi del tumore del colon sono comuni a molte altre patologie intestinali e possono comprendere: sensazione di evacuazione incompleta dopo lo svuotamento dell’intestino alterazioni dell’alvo con comparsa di diarrea e/o stitichezza Quello screening all’intestino che ti salva la vita dolore o dolenzia presenza di sangue e/o muco nelle feci perdita di peso inspiegabile ANTONINO MICHIENZI P iacevole non lo è di certo. Ma lo screening per il cancro del colon retto salva la vita. Se ce ne fosse ancora bisogno, un’ulteriore conferma arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Cancer che ha contato, uno per uno, i casi di cancro al colon che si sono evitati grazie allo screening negli Stati Uniti: cinquecentomila! Insomma, mezzo milione di persone si sono risparmiate il calvario di una diagnosi di cancro, un intervento chirurgico molto invasivo, un altrettanto pesante ciclo di chemioterapia, con tutti gli effetti collaterali che ne conseguono: stanchezza, nausea, vomito, perdita di appetito, diarrea, stipsi, dolore, infezioni, perdita di capelli, tanto per citare i più comuni. Per non parlare, poi, di quella metà di essi (250 mila) che non sarebbero sopravvissuti più di 1.500 giorni dal momento della diagnosi. Perchè oggi questo è il cancro del colon: una malattia che nonostante i grandi progressi compiuti dalla medicina strappa alla vita poco meno della metà di quanti ne vengono colpiti. Nonostante ciò, continua ad aleggiare il sospetto intorno agli screening oncologici, accusati da alcune parti di inutilità o, addirittura, di produrre più danni che benefici. Come nei casi in cui svelano la presenza di tumori a crescita lentissima che nessun danno avrebbero arrecato alla persona, ma che la costringono comunque a subire tutti i trattamenti necessari dal momento che nessuno sa se quello che si ha davanti è un tumore aggressivo o uno innocuo (quella che viene definita dai tecnici sovradiagnosi). Lo studio americano, ora, pare smentire queste critiche mostrando quanto grandi sono i benefici dello screening. Per giungere a questa conclusione, un gruppo di ricercatori americani del Yale Cancer Center hanno passato al setaccio I test hanno consentito di individuare e rimuovere alterazioni quando erano semplici polipi un database del National Cancer Institute che conteneva i dati delle diagnosi di cancro dal 1976 al 2009. Il primo fenomeno osservato dai ricercatori è stato che, al crescere della diffusione degli screening, in questo lasso di tempo si è ridotto il numero di nuovi casi di cancro del colon retto. Per dirla con i numeri, si è passati da 118 nuovi casi di tumore ogni 100mila persone con più di 50 anni a 74 casi per 100mila. I tumori allo stadio iniziale sono passati da 76 a 67 casi ogni 100 mila persone. Come è possibile? Ebbene, in quegli stessi anni la quota della popolazione che si sottopo- Questo amore neva allo screening è raddoppiata passando dal 35 al 66 per cento. Significa che i test precoci hanno consentito di individuare le alterazioni dell’intestino quando erano semplici polipi e intervenire prima che si potessero trasformare in tumori più aggressivi. Probabilmente nella comunità scientifica arriveranno critiche allo studio, ma i ricercatori sono convinti della bontà dei loro dati: “Questi numeri rappresentano i pazienti reali e le famiglie che hanno risparmiato il trauma di una diagnosi e trattamento del cancro - ha detto il coordinatore dello studio, James Yu -. Lo screening per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto è uno dei maggiori successi nella lotta contro il cancro”. Un messaggio che è arrivato forte e chiaro anche in Svizzera dove, dal primo luglio dello scorso anno, lo screening è inserito nell’elenco delle prestazioni a carico dall’assicurazione di base. Per le persone tra i 50 e i 69 anni viene infatti rimborsato un esame delle feci ogni due anni (e viene rilevato sangue, anche il costo per la conseguente colonscopia) e una coloscopia ogni dieci anni. Purtroppo, non esiste ancora un programma nazionale per il riconoscimento precoce del cancro intestinale, anche se in alcuni cantoni se ne sta discutendo attivamente. La risposta di Linda Rossi I figli, si sa, assorbono energie cerchi di capire e di pazientare nostro L a sua storia, ancora una volta, ci dice che c’è una grande differenza tra l’uomo e la donna nel desiderio sessuale e che tale fenomeno può creare tensioni e sofferenze. Questo succede a maggior ragione dopo l’arrivo dei figli che, giustamente, richiedono del tempo per essere accuditi e cresciuti adeguatamente e nelle migliori condizioni possibili. Ha una moglie molto giovane e insieme vi ritrovate già genitori di due bimbi. Questi, essendo ancora piccoli, necessitano molteplici attenzioni e quindi l’impegno della mamma è molto intenso, anche se è fortunata ad avere un marito che la sa capire. Tuttavia, sarebbe utile che almeno una volta, quando i bimbi dormono o sono dai nonni, vi sediate l’uno di fronte all’altro e lei, uomo, si faccia raccontare dalla sua donna come ha trascorso la giornata. La lasci pure andare nei dettagli quando le racconta di come si è occupata dei figli e di tutte le faccende di casa, spesa inclusa. Posso immaginare che questo le possa far capire ancora La lettera Prima delle gravidanze mia moglie aveva sempre voglia, ora non più T rentatré anni e sposato da quattro con una ventinovenne. Abbiamo due bambini, il primo di quattro anni e la seconda di due. Durante i parti mia moglie ha avuto dei problemi. Nel primo caso la placenta non si staccava, nel secondo una lieve depressione post parto. Qui le scrivo perché il suo desiderio sessuale è a livello minimo. Lei dice che ci sono altre priorità oltre al sesso. La ca- Scrivi a LINDA ROSSI pisco perfettamente, ma se psicoterapeuta e sessuologa penso al desiderio che aveva prima di restare incinta e a Posta: Linda Rossi – Il Caffè quello che prova ora, direi che Via Luini 19 - 6600 Locarno il cambiamento è totale. E-mail: Se mi avvicino per toccarla [email protected] e provocarla, la maggior parte delle volte dice di non averne voglia e sembra infastidita. Lo facciamo sì e no due o tre volte al mese ed è stupendo. Ma io vorrei farlo qualche volta in più. Ha consigli da darmi per far aumentare la frequenza dei nostri rapporti sessuali? Ho un’altra domanda. A me piace molto il sesso anale, mi eccita parecchio praticato su di lei e su di me. A lei però non interessa. Che cosa posso fare affinché le piaccia? meglio l’entità del lavoro giornaliero della sua desiderabile signora. Nel contempo a sua moglie farà piacere sentirsi ascoltata e compresa dal proprio amato, interessato e comprensivo marito. D’altro lato se voi, in questo contesto, riuscite ad avere quasi un rapporto settimanale, e per di più soddisfacente, direi che può ritenersi fortunato. Per il suo bisogno eccedente, perlomeno fin quando non vi è una maggiore frequenza dei vostri incontri erotici, lei ha sempre la possibilità di ricorrere alla sessualità personale. I bambini crescono più in fretta di quanto non si pensi e voi, progressivamente, potrete recuperare spazi vostri, che permetteranno di nutrire la coppiaamanti. Certo non è il caso di attendere che escano dal nido familiare, oramai adulti, perché a quel momento potrebbe essere tardi per ritrovare una soddisfacente complicità sessuale. Per la seconda domanda le dirò che, pur ricorrendo alle dovute precauzioni (olio di mandorle e limitato ricorso a tale pratica), il sesso anale difficilmente dà piacere a qualcuno che non lo gradisce. Eventualmente può tentare con qualche fantasia coinvolgente, ma nulla è garantito. 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Grazie ad innumerevoli spettacoli live il gruppo è riuscito presto a sfondare in Italia sulla scena del rock alternativo. I Negramano si sono esibiti tra l’altro al mega concerto per la Festa del Lavoro a Roma e ad Arezzo al Wave Love-Festival. Come un’incoronazione, a questi concerti sono seguite innumerevoli apparizioni – da tutto esaurito - nei migliori club d’Italia. A luglio entusiasmeranno il pubblico a Moon & Stars a Locarno. Laura Pausini ha iniziato la sua carriera venti anni fa. Nel novembre 2013 ha pubblicato un album con tutte le sue canzoni più note, insieme a alcuni nuovi brani e duetti internazionali. Dopo tutti questi anni di successo continuo e una carriera senza eguali, si esibirà martedì 10 luglio 2014 sul palco in Piazza Grande a Locarno. Giovedì 10 luglio, ore 20.30 Giovedì 17 luglio, ore 20.00 Laura Pausini Negramaro Gio 10.7. Ve 11.7. Sa 12.7. Lu 14.7. Ma 15.7. Me 16.7. Gio 17.7. Ve 18.7. Sa 19.7. Biglietti 2 x1 tbd Laura Pausini Udo Lindenberg Bligg / Sido Piazza Grande Locarno Dolly Parton ore 20.30 Kodaline Jack Johnson James Blunt ZAZ Negramaro / Jessie J ore 20 Rebecca Ferguson ore 20 Backstreet Boys Family Of The Year Sunrise Avenue Special Guest Special Guest Special Guest Special Guest Special Guest www.moonandstars.ch Biglietti 2 x 1 disponibili limitatamente presso Ticketcorner: www.ticketcorner.ch 111%FORD 100% DI TECNOLOGIA PIÙ 11% DI OPZIONI DESIDERATE GRATUITE Con 111% Ford ottenete semplicemente di più. Indipendentemente dal modello scelto, ricevete gratuitamente in aggiunta le opzioni desiderate per un valore pari all’11% del prezzo di listino. Inoltre approfittate dell’allettante leasing dall’1.11%*. Scegliete subito la vostra Ford e decidete come arricchirla. Tutti i dettagli su www.ford.ch. * Esempio di calcolazione leasing Ford Credit: Fiesta Winner 1.0, 80 CV/59 kW: prezzo del veicolo Fr. 18’490.- incluso 11% di opzioni desiderate gratuite Fr. 2034.-. 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La società La cultura L’incontro IL TIFO È DIVENUTO UN FENOMENO MULTICULTURALE LA PROVOCAZIONE A REGOLA D’ARTE È TATTICA ANTICA NICOLAS GILLIET: “SONO IL FIGLIO DEL FESTIVAL” ALLE PAGINE 34 e 35 A PAGINA 43 A PAGINA 46 travirgolette ilcaffè Oltre il cibo 22 giugno 2014 Un rito espresso ormai diventato globale SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI RIFLESSIONI D’AUTORE UNA SETTIMANA UNA PAROLA MORO A PAGINA 36 Vacanze/1 Dovremmo riflettere all’idea di introdurre anche una “holiday-life balance”. Una combinazione tra riposo e attività anche durante le ferie SANDRO CATTACIN sociologo D ove vai in vacanza? A questa domanda scontata si ricevono, oggigiorno, delle risposte tutt’altro che scontate. Chi aspetta solo il momento delle vacanze, chi non le ama, chi ne prende poche, chi tante. E poi c’è chi gira il mondo, chi va nei luoghi più sperduti a rischio di rapimento, chi viaggia tutto l’anno per lavoro e le vacanze preferisce farle a casa, chi si ritrova per camminare, per immergersi, o si ritira in una fattoria o in un convento. E c’è anche chi le vacanze proprio non le fa, o per scelta, o perché non se le può permettere. Le vacanze rispecchiano le tendenze della società. Altro che tutti al mare, incolonnati nelle lunghe code di ferragosto! Le vacanze si sono differenziate e fanno parte di quelle attività che permettono alle persone di sentirsi uniche. Non solo rispecchiano quindi l’individualizzazione, ma sono anche la risposta economica alla società degli individui alla ricerca di unicità: la flessibilizzazione e la liberalizzazione delle regole che governano il mercato del lavoro e l’impiego. Si lavora in maniera sempre meno ordinata e standardizzata e non sono più così numerose le fabbriche che chiudono e aprono in momenti definiti. In particolare, il lavoro precario fa si che, per tanti, una lunga vacanza sia sinonimo di ricerca di lavoro e quando, finalmente, il lavoro c’è, non si può fare altro che rinunciare alle vacanze per non perderlo. E chi fa le pulizie o si occupa dei bambini dovendo lavorare in nero lo sa benissimo: la vacanza è un lusso perché, in quel periodo, il salario smette di essere pagato. La flessibilità significa anche che le vacanze restano attribuite a settimane, ma che è difficile e raro poterle prendere tutte. Qualche giorno si spreca perché si è stanchi, perché il tempo libero richiede un impegno più importante o perché si desidera fare tante cose diverse distribuite su tutto l’arco dell’anno. E quando si auspica una vacanza lunga, succede che il lavoro, gli impegni presi e il timore di un giudizio negativo sulla propria performance lavorativa (incluse, ovviamente le conseguenze sul salario) si presentano come ostacoli insormontabili. E quindi ci si abitua, anche in vacanza, alla presenza costante del lavoro – e si chiede se in barca c’è un accesso ad internet e se la stanza d’hotel nel Grande Nord propone la connessione wifi. L’economia flessibile, però, non crea solo precarietà, ma anche ricchezza. E, contemporaneamente, c’è chi non si può quasi permettere le vacanze e chi, per contro, ne fa una celebrazione del- C’è chi non se le può permettere e chi, per contro, ne fa una celebrazione dello sperpero lo sperpero. Ginevra per esempio, durante le vacanze estive, si trasforma in una colonia saudita. Si incrociano Rolls Royce decapottabili con targhe saudite ed i negozi di lusso, in particolare quelli che vendono gli orologi, modificano le loro etichette e scrivono i prezzi in arabo. Nello spesso tempo, il sistema alberghiero e turistico risponde presente e si adatta a questi clienti ricchissimi. In effetti, non è solo il turista che si adatta a questo nuovo mondo dell’individualismo e della flessibilità, ma anche l’operatore turistico, se vuole vivere del proprio lavoro, è obbligato a comportarsi di conseguenza e adeguare le proprie stanze ai gusti più diversi, proporre pacchetti specifici per an- Vacanze/2 La prossima settimana un intervento dell’antropologa Elisabetta Moro ziani, giovani o famiglie con cani e offrire una cucina che si adatta ai vegetariani come a coloro che decidono di mettersi a dieta proprio durante le vacanze. Il business del turismo è in linea con i tempi; i turisti vogliono essere trattati come re e le città non sono più deserte in estate, ma diventano mete di un turismo che ricerca urbanità e nuove esperienze. Ma ritorniamo ai nostri turisti e cerchiamo di capire come le scelte delle vacanze entrano nelle scelte individuali. Se le vacanze fanno parte dell’identità, esse non sono più indipendenti dal resto della vita, dal lavoro, dalla rete di amici. La vacanza si trasforma in un tempo libero prolungato, dove Facebook, o WhatsApp sono onnipresenti e propongono foto di avventure, piatti sorprendenti, e dove i messaggi twitter ci informano, minuto per minuto, su quello che succede, sempre al fine di dimostrare quanto giusta fosse la scelta fatta e quanto il sogno promesso dalle agenzie o dai racconti degli amici sia realmente realizzabile. Vacanza? Momento di riposo, scoperta, momento di crescita, paradiso? La vacanza si è trasformata in una fetta di tempo libero e un’opzione in più, per mostrare agli altri chi si è. La decelerazione tanto auspicata e ricercata si trasforma così una attività in più, da integrare nella corsa della vita verso un benessere che non si raggiunge mai. Non è certo questo il luogo per dare consigli, è chiaro; ma prendendo sul serio la voglia di vivere meglio, di essere maggiormente in armonia con se stessi, sarebbe magari opportuno riflettere anche su come fare le vacanze. In ambito lavorativo si parla tanto, oggi, di work-life balance: cioè di una relazione più coerente tra lavoro e vita. Dovremmo, forse, riflettere all’idea di introdurre anche una holiday-life balance: una combinazione cioè tra riposo e attività anche durante le vacanze. Domenica LIBERO D’AGOSTINO L’EMERGENZA VERA SONO I CONTI STATALI S ui banchi del parlamento è arrivato il bilancio consuntivo 2013: 180 milioni di deficit, 15 in più di quanto previsto. Un disavanzo che conferma semplicemente una tendenza negativa ormai strutturale. Il Cantone ha oggi un capitale proprio negativo per 351 milioni di franchi, vale a dire che ha eroso le sue riserve finanziarie; di questo passo alla fine della legislatura si arriverà a mezzo miliardo e nel prossimo quadriennio si potrebbe sfondare la soglia del miliardo. Si erode il capitale proprio e aumenta il debito pubblico che ha già raggiunto la bella cifra di 1,8 miliardi di franchi. In tutti questi anni le forze politiche hanno bellamente ignorato i ripetuti allarmi del ministro delle Finanze Laura Sadis. I politici di ogni partito hanno preferito inseguire, per tornaconto d’immagine, e di cassa elettorale, lo spauracchio dei frontalieri e dei padroncini, mentre sotto i loro piedi si stava aprendo una voragine finanziaria. Ci vuole un rigurgito di onesta reponsabilità verso il Paese, per capire che è questa la vera emergenza. IL CAFFÈ 22 giugno 2014 35 tra virgolette La società L’analisi GLI SPETTATORI NEL 2013 Presenza media a partita Totale spettatori per stagione I motori patriottici riaccesi dai moderni soldati di ventura % della popolazione totale NFL football americano, Stati Uniti 68.401 17.3 milioni 5,5 BUNDESLIGA calcio, Germania 41.914 13.0 milioni 15,9 PREMIER LEAGUE calcio, Inghilterra 35.903 13.7 milioni 24,4 AFL football australiano, Australia 32.163 6.9 milioni 30,1 MLB baseball, Stati Uniti e Canada 30.514 74.0 milioni 21,1 CFL football canadese, Canada 27.005 1.9 milioni 5,5 NPB baseball, Giappone 25.518 22.0 milioni 17,4 LA LIGA calcio, Spagna 25.464 11.5 milioni 24,6 IPL cricket, India 23.763 1.4 milioni 0,1 SERIE A calcio, Italia 23.300 8.4 milioni 13,8 SUPER LEAGUE calcio, Cina 19.777 4.5 milioni 0,3 MLS calcio, Stati Uniti e Canada 18.594 6.0 milioni 1,7 NBA basketball, Stati Uniti e Canada 17.721 21.3 milioni 6,1 NHL hockey, Stati Uniti e Canada 17.348 12.8 milioni 3,7 Fonte: Fifa; Sporting Intelligence; United Nations; The Economist Organizzazione Il sostegno per i giocatori di casa è il termometro tra popolo e Paese & ELISABETTA MORO antropologa Tifo tifosi La vetrina globale dei Mondiali rimescola il concetto di supporter 1 IL CONFLITTO Insanabile la rivalità sportiva tra Inghilterra e Argentina che è stata acuita definitivamente dal conflitto bellico scatenato per l’attribuzione delle isole Malvinas che battono bandiera inglese come Falkland 2 3 4 5 IL GEMELLAGGIO Curioso il gemellaggio tra la squadra Liverpool del Regno Unito e la scozzese Celtic Glasgow che hanno lo stesso inno “You'll Never Walk Alone” IL CONFINE CENERI Inimmaginabile nell’hockey che un tifoso dell’Ambrì Piotta faccia il tifo per il Lugano e viceversa, qualsiasi altro team le rispettive compagini incontrino in una partita IL MAR DEL PLATA Sono due rioni della stessa città, Buenos Aires, ma tra Boca Junior e River Plate ogni incontro rischia di trasformarsi in guerra per bande e non di rado con vittime LA SVIZZERA In qualsiasi competizione sportiva le veda coinvolte, i francofoni non tifano per la Francia, gli svizzero tedeschi per la Germania e i ticinesi per l’Italia EZIO ROCCHI BALBI S arà che la mobilità totale è il tratto peculiare di questo inizio di terzo millennio, ma persino il tifo calcistico sta assumendo caratteristiche multiculturali e multietniche inimmaginabili anni fa. La vetrina globale dei Mondiali in Brasile, Paese già multirazziale di suo, sta rimescolando il concetto di opposte tifoserie, lasciando immutata l’accezione sportiva del termine “tifo”, quella derivata dal greco antico “typhos”, che sta per febbre. L’impegno previsto, parlando di tifo e tifosi, sarebbe quello di sostenere con il dovuto entusiasmo la vittoria della squadra del cuore in una qualsivoglia disciplina sportiva. Anche perché, con buona pace di Pierre de Frédy, barone di Coubertin, conosciuto per essere stato il fondatore dei moderni Giochi olimpici, abbiamo capito tutti da lunga pezza che l’importante non è partecipare ma vincere. Anzi, paradossalmente per non pochi “tifosi” l’importante è perdere. E a perdere non basta che sia la squadra antagonista alla propria (cosa che sarebbe del troppo ovvia), ma un’altra squadra, un’altra Nazionale anche se non in campo con la nostra. È il fenomeno del “tifo contro”, quello in cui non ci si limita a sgolarsi per incitare i propri beniamini, ma lo si fa per qualsiasi squadra a patto che batta, neglio ancora umilii, la compagine che proprio non sopportiamo. “Sport e sportività devono andare a braccetto, e faccio un po’ a fatica a capire il ‘tifo contro’ - commenta la presidente dell’Hc Lugano Vicky Mantegazza -. Devo anche constatare, però, che nella Svizzera di oggi, che pure ha elvetici in tutto il mondo, qualche problemino di identità non manca. Mi sta bene qualche elemento di tifo contrario, che fa anche colore, ma quando si arriva a bruciare le bandiere in piazza, beh, non parliamo più di tifosi per favore, parliamo di stupidi”. Fenomeno facilmente riscontrabile in Svizzera dove molti francofoni sono disposti a supportare chiunque a patto non sia la Francia, molti svizzero-tedeschi Sostenere i colori del cuore in qualsiasi sport è una passione che sconfina spesso nell’irrazionalità tutti ma non la Germania e molti ticinesi in non avrebbero dubbi su chi sostenere anche in un’eventuale quanto improbabile match tra azzurri italiani e Botswana. Un atteggiamento non molto sportivo, è vero, ma il tifare contro non è certo una prerogativa rossocrociata. E se per gli elvetici il rapporto di L’intervista MULTITIFOSI In Svizzera molti tifano la Nazionale elvetica e quella del Paese d’origine amore-odio è alimentato da un’imprecisata “logica della frontiera” nei confronti di Paesi confinanti che parlano la stessa lingua, i motivi possono essere infiniti, dall'ostilità tribale atavica a conflitti militari mai dimenticati. “Sono tanti i motivi, e spesso certe situazioni sono vissute con più intensità e trasporto del dovuto - aggiunge La sociologa Morena La Barba auspica un futuro con campionati interraziali “Il senso d’appartenenza si concede più opzioni” P I PRESIDENTI Vicky Mantegazza, presidente dell’Hc Lugano; a sinistra, Angelo Renzetti, presidente del Lugano Calcio Partecipazione femminile in forte crescita a conferma di una febbre planetaria Ci sono squadre entrate nell’immaginario collettivo che superano i confini nambuco a Bahia, da Rio a San Paulo il grido della torcida brasileira diventa un unisono planetario che arriva fino in Svizzera dove la comunità carioca è numerosa. Anche in Gran Bretagna la nazionale viene prima di tutto, nella buona come nella cattiva sorte, perché nelle gesta dei Three Lions risuona l’eco delle imprese di Riccardo Cuor di Leone. Esattamente come i Galletti di Francia sono gli eredi calcistici di Vercingetorige e di Asterix. E sugli spalti tedeschi il grido Deutschland über alles risuona possente, qualunque sia il risultato della Mannschaft, cioè la squadra per antonomasia. È un po’ diverso il caso dell’Italia, dove il patriottismo è ad assetto variabile, e la passione è sempre sub condicione. Niente cambiali in bianco, niente passione cieca, niente amore sviscerato. Tutti sentimenti riservati al club del cuore, quello che fa “piangere abbracciati ancora”, come nella canzone di Venditti. Gli Azzurri infatti l’affetto del loro pubblico devono conquistarselo partita dopo partita. E a ogni perché proprio non ce la fanno ad essere distaccati e bipartisan. In fine ci son quelle squadre che accendono la fantasia di tutti. Perché appartengono alla mitologia del pallone. È il caso dell’Argentina, amata per i suoi giocatori-artisti, dal geometrico Alfredo Di Stefano, al funambolico Omar Sivori, all’ineguagliabile Diego Armando Maradona, ovvero la mano de Dios. E sopra tutti il mitico Brasile. Con il suo calcio bailado e con i suoi fuoriclasse sambisti che hanno fatto del Maracanà la Terra promessa del futebol. Dallo sconcertante Zizinho, capace di fare quaranta metri fra gli avversari palleggiando di testa, al claudicante Garrincha che aveva fatto della sua finta irresistibile uno sberleffo alla sorte che lo aveva reso poliomelitico. Fino a sua Maestà Edson Arantes do Nascimiento, meglio conosciuto come Pelé. Per tutti semplicemente O’ Rey. Supercampioni assunti nell’Olimpo dello sport. Che va al di là dei confini delle patrie storiche e geografiche per diventare una regione dell’anima. I Un fenomeno multiculturale I rivali di sempre l due a uno all’Ecuador, nonostante sia poi stato seguito dalla batosta contro la Francia, ha riacceso i motori del patriottismo rossocrociato. Che si risveglia puntuale ogni quattro anni, quando i mondiali di calcio fanno sventolare la bandiera della nazione. E al primo goal la Confederazione ritrova la sua unità. Perfino quando i suoi campioni giocano in club stranieri, un po’ come gli antichi soldati di ventura. Eppure, appena la patria calcistica chiama, tutto cambia. Ci si dimentica che Behrami e Inler sono centrocampisti del Napoli, Seferovic è un attaccante della Real Sociedad, Shaqiri fa la mezza punta nel Bayern, Mehmedi gioca nel Friburgo. Perché quando vestono la maglia rossa fanno battere forte il cuore dei quattro Cantoni. E a quel punto nessun traguardo sembra impossibile. Ottavi e non solo. Lo stesso accade ai padroni di casa che spargono talenti in ogni angolo del mondo, ma quando indossano la casacca verdeoro della Seleçao da Per- mondiale sono costretti a ricominciare daccapo per riuscire a convincere gli italiani a fare e tifare l’Italia. A suon di risultati. Come se la patria rimanesse la maggior parte del tempo in panchina e scendesse in campo solo ogni quattro anni. In questo senso il tifo per la nazionale è il termometro del rapporto che i popoli hanno con la loro nazione. E il delirio calcistico diventa un succedaneo dell’amor patrio, una sua versione ludica. E in fondo il calcio è la versione ritualizzata della competizione tra i diversi Paesi. A metà fra un torneo cavalleresco e una guerra giocata. E la febbre non risparmia nessuno. Basta scorrere i dati sulla partecipazione femminile, per rendersi conto che la par condicio del tifo è ormai un risultato acquisito. C’è anche chi, trasportato dal clima acceso del Mundial tifa per più di una squadra. Come fanno tanti migranti che hanno due patrie nel cuore. Quella del Paese di origine e quella della terra che li ha accolti. E ci sono quelli che a ogni match sentono l’impulso di schierarsi con l’uno o con l’altro team, atriottismo ritrovato, logiche nazionaliste, concetti antisportivi e utopie di Mondiali interraziali futuri. Nel fenomeno del tifo la sociologa Morena La Barba, dell’università di Ginevra riesce anche a trovare elementi inediti. “Sì, in una recente ricerca sulle giovani generazioni di migranti, ad esempio, si è rilevata una ‘multiappartenenza’ evidenziata proprio durante le competizioni sportive spiega La Barba al Caffè -. Non è poi così inusuale vedere tifosi con due maglie sovrapposte, due bandiere, pronti ad esultare nel caso che una della ‘proprie’ squadre vinca. Proprio di fronte alla finesta del mio studio vedo un balcone sia con la bandiera rossocrociata, sia italiana. E sono soprattutto le generazioni più giovani a manifestare questa pluriappartenenza, perché lo vivono già nella quotidianità”. Non è curioso che tutti si riscoprano fratelli, anche nei Paesi più divisi, quando scende in campo la Nazionale? “Il nazionalismo in questi casi può avere dei semplici contorni ludici, ma può anche rappresentare il più comodo dei rifugi per palesare un’appartenenza. Evidente in Svizzera, dove già l’identità è stata molto costruita sul mito, sulla ‘spiritualità’”. Il concetto sportivo del ‘vinca il migliore’, dove viene applaudito indipendentemente dalla nazionalità il campione, non è più di moda? “L’ammirazione del campione è tutta un’altra cosa, quella è la figura del supereroe, che può essere patrimonio di tutti. Ma non vale per i giochi di squadra, perchè già il termine ‘squadra’ comporta uno schieramento identitario, e le logiche nazionalistiche sono molto semplici”. Al punto di tifare contro una squadra a prescindere dalla propria? “Avrei voglia di dire che il tifo è antisportivo per definizione, materia atavica. Nel caso della Svizzera nei confronti di Italia, Francia, Germania, c’è sempre l’elemento di vicinanza-distanza: scatta il desiderio di distanziarti, che è già la prova che ti senti troppo vicino visto che già parli la stessa lingua del Paese confinante. Vale anche per altri Paesi, dove non si esce dalla logica della frontiera”. E ad ogni Mondiale il fenomeno è destinato a rimanifestarsi? “Temo di sì, almeno fino a quando non arriveremo a dei campionati interraziali totali, con valori diversi, con etnie mescolate e nuove forme di appartenenza. O forse, anche in quel caso, finiremmo per riprodurre le stesse gerarchie...” e.r.b. MORENA LA BARBA Docente al Dipartimento di Sociologia dell’università di Ginevra Angelo Renzetti, presidente del Lugano Calcio -. In fondo, e lo dico un po’ con rassegnazione, tifo e tifosi spesso non fanno altro che riflettere, come uno specchio, la società intorno a noi. Non dimentichiamo mai, però, che il tifo sano è la parte più bella dello spettacolo, la prima ad intregrarsi con la competizione, una manifestazione di entusiasmo pacifico che dagli spalti si riversa nelle piazze. E basta seguire le partite di questi Mondiali, vedere maglie di diverso colore appaudire vicine per capire che fenomeno di partecipazione offre il tifo. Quello bello”. La febbre, la passione, l’entusiasmo che si scatena sugli spalti dei nuovissimi stadi carioca offre in mondovisione un’immagine a dir poco desueta delle tifoserie. È vero che i fan delle squadre nazionali in campo si distinguono per gli stessi colori indossati dal team o dalla bandiera, ma è anche vero che mescolati festosi in mezzo a loro ci sono migliaia di supporter brasiliani che, pur non sfoggiando lo stesso passaporto dei tifosi “titolari”, indossano le stesse maglie e intonano gli stessi incitamenti. Ma ancora più curioso è notare, sparsi qui e là, moltissimi altri spettatori con i colori delle più disparate squadre e Nazionali di calcio del pianeta. Una sorta di Onu del football non pianificato, non programmato, ma che pure ha una sua ragione di essere. “Ma il tifo, quando non sconfina nel fanatismo e nella violenza, è un auntentico contagio d’emozioni se viene vissuto in forma ludica, come un gioco - commenta lo psichiatra Geo Martignoni, psicoterapeuta delle problematiche della famiglia -. In questa società, poi, dove ho la sensazione che tutto si viva molto superficialmente, il tifo ha un grande potere aggregativo di coinvolgimento. Se vissuto con la genuinità dei bambini, con passione ha non pochi elementi positivi: è unificante e integra senza distinzioni di classe, censo, cultura, ti fa sentire accettato e parte di un clan, una famiglia”. Nessun quadretto idilliaco, s’intende, anche perché il tifo nasconde tanti di quei retaggi ancestrali che, come buona parte di quelle passioni che sconfinano nell’irrazionalità, non è facile definire i confini del fenomeno sociale. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Paradossalmente c’è chi “tifa contro” un team quando scende in campo contro qualunque équipe Il video La lotta quotidiana delle “Garotas” in tutto il Brasile C on l’esplosione del fenomeno “Garotas de programa”, ossia delle prostitute, che coinvolge anche i minori un po’ in tutto il Brasile, si scopre l’altra faccia del grande Paese sudamericano che ospita il Mondiale di calcio. Una delle grandi contraddizioni di una realtà economicamente in forte crescita, che fa da sfondo a vicende di lotta per la tutela dei diritti delle donne e alla ricerca di nuove leggi per regolamentare il mercato del sesso e proteggere, per quanto possibile, ragazze, ragazzi e transessuali. Il video realizzato da Giuseppe Bizzarri per il Caffè (visibile su www.caffe.ch/publisher/webtv/section/) testimonia delle battaglie spesso impopolari che queste persone “ai margini” della società sono costrette a condurre per riuscire a vivere in modo almeno dignitoso. Parole, volti, realtà quotidiane che si susseguono in una rapida carrellata d’immagini che documentano la vita delle “Garotas de programa” brasiliane. IL CAFFÈ 22 giugno 2014 36 tra virgolette Un rito espresso ormai diventato sempre più globale I l caffè è prezioso per coloro che vogliono risparmiare tempo. Lo diceva Linneo, il più grande dei naturalisti. Ma non è meno prezioso per coloro che hanno bisogno di recuperare vigore ed energia. Gli arabi lo sapevano ben prima che venisse scoperta la caffeina. Dal momento che attribuiscono alle bacche di kawa il merito di aver restituito lo slancio dei vent’anni niente meno che a un Maometto un po’ agé. La leggenda vuole che al profeta ne sia bastata una tazza per rendere felici quaranta donne. Arrivata in Occidente la tazzina diventa virale anche grazie a eventi fortunati e personaggi capaci di cogliere al volo le occasioni. Come Georg Kolschizky, un polacco che nel 1683 salva Vienna assediata dai Turchi. In cambio ottiene i sacchi che gli Ottomani hanno abbandonato nella fuga e apre la prima caffetteria nella centralissima Dômgasse, la celebre Zur Blauen Flasche, dove serve la bevanda con un velo di latte per farla meglio apprezzare ai clienti poco inclini ai gusti amari. E in più offre panini dolci a forma di mezzaluna per solennizzare la vittoria sui nemici. Di fatto l’intraprendente Georg inventa gli antenati del cappuccino e del cornetto. E con loro la colazione moderna. Da allora la tazzina fumante diventa simbolo del dinamismo e della velocità di una società che ha bisogno di correre sempre più forte. E che sta ancora correndo freneticamente. E continua a bere espressi, cappuccini, macchiati, corretti, marocchini, mocaccini, caramelmacchiati, shakerati, brasiliani, frullati, frappè. Ghiacciati e spumati. Al ginseng e al guaranà. Cambiano le preparazioni, le miscele, le proporzioni e le temperature, ma a farla da padrone sono sempre i profumatissimi chicchi tostati a manto di monaco. Di cui non possiamo fare a meno. Forse non è un caso che a Napoli, una delle capitali mondiali dell’espresso, sia nato un rito come quello del “sospeso”, diventato globale grazie alla rete. Si beve una tazzina e se ne lascia una pagata per chi non può permettersela. Poi ci pensa il barista ad attribuirla. Come dire che si tratta di un bene primario, alla stregua dell’acqua e del pane, dal cui godimento nessuno deve essere escluso. Un bellissimo esempio di generosità e di solidarietà in nome del piacere. J ovpwj npefmmj tqfdjbmj Izvoebj HP" Mb optusb gpsnb{jpof qfs j Npoejbmj GJGBŸ jo Csbtjmf/ di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - ½ kg di gelato al gusto di vaniglia o cioccolato - 4 caffè espresso - panna montata q.b. - gocce di cioccolato Affogato al caffè ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo La tazzina fumante del caffè è ormai simbolo del dinamismo e velocità di una società che ha bisogno di correre Preparare il caffè con una caffettiera da 4 tazze e lasciarlo raffreddare qualche secondo. Nel frattempo, disporre in quattro bicchieri o coppe individuali due o tre palline di gelato. Versare il caffè amaro sul gelato, decorare con qualche ciuffo di panna montata e qualche goccia di cioccolato. Servire subito. 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Un intero popolo, quello siriano, devastato: 4 milioni di rifugiati, famiglie che, nel giro di poche ore, hanno dovuto abbandonare la propria casa e fuggire dalla morte, reinventarsi una vita. “Per questo noi garantiremo sicuramente un maggior impegno – afferma il consigliere di Stato Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità – nel caso in cui dovessero arrivare più profughi. Quella siriana è oggettivamente una situazione difficile, ma come Cantone ne abbiamo affrontate altre. E dunque faremo la nostra parte, ci prenderemo le nostre responsabilità, in collaborazione con la Confederazione”. In Svizzera sino a oggi sono stati accolti circa 2500 profughi. Ma l’emergenza non cessa. Anzi. Ne sono coscienti anche a Berna dove, dopo il sì del Consiglio nazionale, il Consiglio federale ha accolto un postulato, sostenuto da una petizione firmata in Ticino da mille persone, Il fatto dove s’impegna a studiare con i Paesi europei misure per offrire maggior aiuto. E ora un gruppo di deputati di diversi partiti, dai Verdi, ai liberali, sino al Ppd, chiede se non sia il caso di indire con urgenza e prima delle ferie estive una conferenza cantonale “per far fronte compatto all’emergenza profughi in Siria”. Ma Beltraminelli non crede sia necessario. “Direi di no, perché ormai da noi l’emergenza è continua: prima c’erano gli eritrei, ora i siriani. In tutto abbiamo oltre 1.200 richiedenti l’asilo di varie nazionalità e questo la dice lunga sul senso di La solidarietà si infiltra tra le pieghe dello Stato LA LUNGA ATTESA Famiglie di profughi siriani alla stazione centrale di Milano e, qui accanto, il Centro asilanti di Chiasso tiere ticinesi, circondati da passatori e sfruttatori”. Attualmente Sos Ticino e altre associazioni stanno sistemando diverse famiglie di profughi appunto nelle abitazioni private. La Croce Rossa sta invece lavorando attraverso i suoi centri d’accoglienza. Ma intanto, i dodici granconsiglieri hanno stilato una lista d’impegni indirizzata al Consiglio di Stato. Vanno dalla richiesta di mezzi finanziari a Berna, alla ricerca d’interpreti (anche volontari), sino all’assistenza medica e alla facilitazione per l’integrazione scolastica. E nella settimana in cui si celebra la Giornata mondiale del rifugiato a Bologna in una conferenza l’Italia cerca nuove strategie per reggere l’impatto devastante dell’arrivo di migliaia di persone (solo quest’anno oltre 20 mila) che sbarcano nelle coste siciliane. “Ripeto - aggiunge Beltraminelli - noi siamo pronti a fare la nostra parte. E anche Berna ci ha riconosciuto questo impegno”. Dall’inizio della guerra civile in Siria, tre anni fa, sino a oggi ci sono stati 150 mila morti. Un numero contenuto nel Un convoglio che attraverserà l’Europa contro le restrizioni dell’asilo fa tappa in Ticino rapporto dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, dove si spieconfine. Tutti “simbolicamente” hanpartito da Milano, la sua prima ga poi che un terzo delle no chiesto l’asilo. Sono seguite trattappa è stata ieri, sabato, a vittime sono civili, tra tative. Alcuni avvocati legati all’assoChiasso. Il “No Border Train”, il loro 8 mila bambini. ciazione Meltingpot che ha organiztreno che vuole “abbattere le frontie“Quello in Siria è uno zato l’iniziativa, hanno discusso con re” e che attraverserà l’Europa per ridei conflitti più brutali le autorità la situazione dei richiedenvendicare il diritto all’asilo, finirà la degli ultimi anni - spiesua corsa a Bruxelles, dove il 26 e 27 molti eritrei e senegalesi alla stazione ti l’asilo. Ma i manifestanti hanno ga Matteo Pronzini, l’Ue deciderà le nuove politiche sulla di Chiasso sono stati accolti da un chiesto di non essere separati dagli granconsigliere del Momigrazione. Manifestanti e migranti, centinaio di poliziotti e guardie di asilanti. vimento per il socialismo e firmatario delcentri d’assistenza per molte famiglie dalla verde Michela Delcò Petralli e da l’interrogazione - ma anche più sanguiaccampate alla stazione Centrale. Nel altri 11 deputati. Perché adesso “si tratta noso. È in atto una strage infinita e anfrattempo la solidarietà cresce con la di esaminare misure che consentano di che i tentativi di distensione come le ulnascita di una nuova associazione, accogliere in Europa e in Svizzera un time elezioni farsa dovrebbero spingere numero nettamente più elevato di rifu- la comunità internazionale, e noi sviz“Azione posti liberi”. Basta? No, secondo un’interrogazione giati”. Insomma, i profughi sono alle no- zeri, a fare di più”. [email protected] presentata al Consiglio di Stato e firmata stre porte, “attendono da mesi alle fronQ@maurospignesi L’impegno di Bellinzona per le famiglie dei siriani È Ti-Press solidarietà dei ticinesi che, inizialmente, magari si mettono sulla difensiva, ma poi si aprono dimostrando la loro generosità”. Una generosità mostrata anche recentemente con associazioni che si sono impegnate, portando indumenti sino a Milano, dove sono stati allestiti Tensioni a Chiasso all’arrivo del treno contro le frontiere %+!"(’" #")*$,% $’ ")**" ?6 -8>FI>4 ?7 F2II2<.E2 JO?7 &><2=I: <KF:/-;: :=1:<2=I:/-.:;: />= ;2 FI-E <>=1:-;: 12;;- <KF:/- /;-FF:/,04 AHE7E )1!#.+# $#/0’2) ,.!&#/0. 2 !FIF 9:CC5 .59@F 5O5I:J: 2 E9I@J +:CJFEJ 2 /5I5 *@E=5I9F 8 )B6F6 5; I5>DJ ,04 MLE7E )1!#.+# $#/0’2) !"#*4 ,I8>:JLI5 6 !>FINJ 2 /@DFE .5LLC: 2 5I75I5 &5EE@=5E 8 )B6F6 5; !>@E 6 :I@F !@4 LAE7E !@LP F; @ID@E=>5D /PDH>FEP ,I8>:JLI5 2 E9I@J +:CJFEJ 2 (C5NJ $CFI@5E 2F=L 8 )B6F6 5; 35=E:I 6 ::L>FO:E ’64 LE?E :IC@E:I ->@C>5IDFE@B:I 2 !FIF 9:CC5 .59@F 9@ :IC@EF 2 /@DFE .5LLC: 2 -:L:I /:CC5IJ 2 /FC@JL@ 8 )B6F6 5; 58> !@4 A9E?E 3@:E:I ->@C>5IDFE@B:I 2 %NJL5OF "N95D:C )B6F6 5; .@DJB@A?(FIJ5BFO 6 *NJFI=JB@A :8;:2II: 2 :=5>E<-N:>=: FK; @E>8E-<<- /><@;2I>0 D7? AOB7? JJG 77 3O MMMC;K/2E=252FI:L-;C/9 >5F;G (6=G@>G C#@K@3 *F;G<0 %6KK6F6FI&. 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Moby Dick, o la Balena è un romanzo enciclopedico e fantastico, che contiene riflessioni filosofiche, riferimenti letterari e biblici, note etimologiche sul termine balena, antropologiche sulla vita dei balenieri e scientifiche sui capodogli. Il capolavoro di Hermann Melville è un romanzo che chi ama leggere non può non leggere. Non da ultimo per la magistrale traduzione di Cesare Pavese. La storia affonda le radici in due fatti di cronaca, il primo accaduto al largo di Nantucket, l’isola del Massachusetts da cui, al comando di Achab, salpa la baleniera Pequod, “un veliero cannibale, che si ornava delle ossa cesellate dei suoi nemici”. Trent’anni prima della pubblicazione di Moby Dick, una baleniera venne affondata da un enorme capodoglio a 3’200 miglia dalla costa. E dieci anni dopo nelle acque del Cile venne catturato un capodoglio albino, Mocha Dick, che si narrò avesse una ventina di ramponi conficcati nel dorso e attaccasse le navi con inaudita ferocia. Al comando del Pequod c’è il vecchio Achab, con la sua gamba di legno che risuona lugubre sul ponte. Un pazzo, ci racconta Ismaele: “La pazzia umana è sovente cosa scaltra e astutissima. Quando voi la credete passata, può darsi ch’essa si sia soltanto trasfigurata in una “V isto uno, visti tutti”. Parliamo di film naturalmente. La comparsa giovane e carina gela così l’attore Don Loockwood, che l’ha portata a visitare un set per sedurla. Sono Debbie Reynolds - che mette insieme il pranzo con la cena facendo la ragazza che sbuca dalle torte di compleanno - e Gene Kelly, in “Cantando sotto la pioggia”. Il musical dei musical, diretto nel 1952 dall’unico ballerino che poteva rivaleggiare con Fred Astaire (a quattro mani con Stanley Donen). Colpo di genio: l’ambientazione retrodatata al passaggio dal cinema muto al sonoro, che lasciò parecchie vittime sul campo. Come ricorda “The Artist” di Michael Hazanavicius, splendida sorpresa al Festival di Cannes 2011 e cinque premi Oscar nel 2012, non tutti gli attori sopravvissero al passaggio. Molti rifiutarono per principio la nuova diavoleria tecnica, altri non avevano la voce adatta. È il caso di Lina Lamont, star assieme a Don Loockwood del film in costume “Il cavaliere spadaccino”. A nulla servono le lezioni di SINGING IN THE RAIN Nella scena finale del fim diretto da Stanley Donen e Gene Kelly, Debbie Reynolds svela che la voce della gracchiante diva Jean Hagen è la sua forma ancor più sottile”. Il capitano è ossessionato dalla Balena Bianca, e per cacciarla ha radunato la ciurma del Pequod: “Tutto il sottile demonismo della vita e del pensiero, ogni male, per l’insensato Achab era visibilmente personificato in Moby Dick”. Se Ismaele e Achab sembrano i protagonisti del romanzo, il vero protagonista è il leggendario capodoglio, che appare e scompare sull’orizzonte del mare. “Non era tanto il suo non comune volume che lo distingueva da tutti gli altri capodogli, quanto (…) una particolare fronte rugosa, bianca come la neve, e un’alta, piramidale gobba bianca”. Quando, durante la terza e ultima giornata di caccia, dopo tre anni di inseguimento, Moby Dick affiora, Ismaele racconta: “Un basso suono di terremoto si fece udire, un rombo sotterraneo; e poi tutti tennero il fiato, mentre impacciata di cavi pendenti, di ramponi e di lance, una grande forma balzava per il lungo ma obliquamente sul mare. Sfumata da un sottile velo cadente di nebbia, si librò un istante nell’aria iridata e poi piombò sprofondando nell’abisso”. È Achab stesso la Balena Bianca? Il suo doppio? È la morte, che nel cerchio chiuso della vita ci insegue e di cui, correndo per sfuggirle, finiamo col diventare inseguitori? I significati sono molteplici e contribuisco alla grandiosità del romanzo. Sappiamo che la Balena trionferà. E che trascinerà negli abissi il Pequod, la sua ciurma e Achab, allacciato alla gola dalla cima di un rampone conficcato nel corpo del mostro. Sopravvivrà solo Ismaele, aggrappato a una bara. Nell’ultima pagina Melville cita ancora la Bibbia, il Libro di Giobbe: “E io solo sono scampato, a raccontartela”. (1 - continua) dizione, impartite da un’insegnante con la crocchia che usa come materiale didattico gli scioglilingua: “Moses supposes that toes are roses, but Moses supposes erroneously”. In quell’occasione imparammo che il plurale di “toe” – alluce – va pronunciato facendo rima con “roses”. Poi, sempre a vantaggio del nostro inglese, arriverà la filastrocca con cui il professor Higgins in “My Fair Lady” toglie l’accento cockney alla fioraia Audrey Hepburn: “The rain in Spain says mainly in the plain”. Nell’adattamento italiano, quando i doppiaggi erano fatti con amore e senso del ritmo: “La rana in Spagna gracida in campagna”. Miss Lamont gracchia come un microfono difettoso, non riesce a chiudere le “e” che vanno chiuse e ad aprire le “e” che lacinetecadelmondo lalibreriadelmondo virgolette vanno aperte. Le macchine da presa, a quei tempi piuttosto fracassone, andavano isolate in un gabbiotto. Le collane e i braccialetti se ne tornavano nei cassetti del reparto costumi. Bisognava imparare a parlare dentro i microfoni (quando lo cuciono nel fiore che orna la scollatura, il battito del cuore sovrasta la voce non impostata). Poiché il cinema non è arte – somiglia di più a una forma di artigianato dove vige la legge di Murphy, “tutto quello che può andar male andrà male” – e poiché a Hollywood non si butta via niente, “Il cavaliere spadaccino” viene riciclato in un musical “Il cavaliere della danza”. La sera della prima, Lina Lamont viene doppiata in diretta da Debbie Reynolds nascosta dietro le quinte. Il sipario si alza e svela l’inganno, lanciando la carriera della ragazza. Ricordiamo i suoi polpaccetti, le gambe sexy negli anni erano più carnose. Ricordiamo le scarpe di Gene Kelly nelle pozzanghere. E la pioggia, allungata con il latte perché fosse più visibile sullo schermo. (1 - continua) IL CAFFÈ 22 giugno 2014 39 tra virgolette La polemica L’incerto Ticino sotto la lente della Svizzera EXPO GATE All’ingresso di Milano, in Piazza Castello, da alcune settimane due strutture in metallo e in vetro rappresentano la porta d’ingresso all’esposizione mondiale che si aprirà fra circa un anno I tentennamenti di Bellinzona criticati dai cantoni partner M IL PADIGLIONE SVIZZERO Il progetto di padiglione intitolato “Confooderatio Helvetica”, firmato dalla società di architetti Netwerch, è stato selezionato da una giuria di esperti tra 103 proposte. La Svizzera è stato il primo Paese ad aderire e a firmare il contratto di partecipazione a Expo 2015 ed anche il primo ad aver presentato ufficialmente il progetto del suo spazio espositivo entre l’economia privata supplisce alle mancanze della politica, ferma a tentennare tra il sì e il no al finanziamento per la presenza del Ticino a Expo 2015, il Sud delle Alpi si ritrova nelle veste di “osservato speciale” dal resto della Confederazione. Nei giorni scorsi gli ambienti finanziari ed economici - l’Associazione bancaria, i “Grandi distributori” (Disti) e l’imprenditore Silvio Tarchini - si sono detti pronti a sostenere concretamente il progetto per Milano. Ciò ha convinto il governo ticinese a confermare la presenza del Cantone nonostante la spada di Damocle del referendum voluto dalla Lega. I soldi raccolti finora ammontano a più di 400mila franchi. Per raggiungere la cifra necessaria, mancherebbe un milione, visto che si sono ridotti i programmi. La cifra andrebbe a carico del Fondo Swisslos. In totale il programma “San Gottardo” costerà ai quattro cantoni alpini 8,2 milioni di franchi. Rimane però viva l’attenzione al 28 settembre, quando i ticinesi saranno chiamati ad esprimersi sul referendum contro il credito di 3,5 milioni per la manifestazione italiana. La consultazione suscita una certa curiosità nei Grigioni. “Non mi fascio la testa prima di essermela rotta – premette al Caffè l’ex consigliere di Stato Claudio Lardi, delegato grigionese per l’Expo -. La decisione che fa testo è quella del parlamento e del governo che si sono espressi favorevolmente. Fino al “Per il momento conta la decisione politica. Fino ad allora non serve fare altre ipotesi” momento della votazione quindi, tutto procederà come da programma”. Ma se a settembre i ticinesi dovessero votare “No”, il segnale sarebbe molto forte. “Il progetto comprende la partecipazione di tutti e quattro i cantoni: Grigioni, Ticino, Uri e Vallese – continua Lardi –. Quindi fino all’autunno non cambierà niente. Certo, ci sarà una votazione che potrebbe complicare un po’ la situa- zione, ma non c’è un piano B, qualora le cose non dovessero andare come previsto”. La situazione, comunque, sembra mettere il Ticino con le spalle al muro. “I Cantoni del Gottardo sono un’unità - aggiunge l’ex ministro -, e senza uno dei suoi elementi non sarebbe lo stesso. Ricordo, però, che il progetto è stato studiato per andare avanti tutti assieme”. E il segnale mandato dal Consiglio di Stato è lì a dimostrarlo. I Grigioni non rimettono in discussione i vantaggi dalla presenza in comune del padiglione. “È una possibilità unica - conclude Lardi -. Vogliamo fare passare l’idea di una Svizzera che vuole staccarsi dai suoi cliché. I visitatori smetteranno di considerarci un Paese burbero e dove tutto costa caro. Mostreremo che la Confederazione, e in particolare i cantoni dell’arco alpino che noi rappresentiamo, sono ospitali e simpa- Il progetto Rilanciare i territori a ridosso delle Alpi. Una sfida che si chiama “Gottardo 2020” Un’idea comune per Milano I l 3 maggio scorso i Cantoni del San Gottardo, Grigioni, Ticino, Uri e Vallese, si sono presentati ai milanesi con un ricco programma di attività che hanno spaziato dall’artigianato, alla musica, dall’enogastronomia alla cultura, dalla storia al turismo. Nella loro presentazione, che ha fatto da preludio alla presenza dei quattro cantoni dell’arco alpino all’Expo 2015, è stato cementato lo spirito che unisce il territorio alpino, che ha come punto principale in comune il massiccio del San Gottardo. Si è voluta mostrare una parte della Svizzera molto vicina, non solo geograficamente, all’Italia. E per fare ciò si è dato spazio a personaggi che eccellono nel campo dell’arte, della cultura e dell’artigianato. Tutto questo nell’idea di promuovere nel migliore modo possibile il progetto “Gottardo 2020”, nato per promuovere lo sviluppo della regione del San Gottardo. Nell’arco che va da Fluelen fino a Bellinzona e da Briga fino a Flims, si vorrebbe formare uno spazio che possa offrire alla popolazione residente, alle ditte e ai turisti un territorio pieno di attrazioni. “San Gottardo 2020”, grazie alla sua unicità e al suo carattere ambizioso, può godere del sostegno della Confederazione, che lo ha in- serito nel programma della Nuova politica regionale. I quattro cantoni hanno studiato una strategia, chiamata “Visione 2020”, per sostenere realizzazioni e sviluppo dell’arco alpino, abbattendo le barriere geografiche, politiche, linguistiche e culturali, trasformandole anzi in punti di unione. Il punto di partenza è stata la coscienza di avere interessi in comune. Le quattro regioni interessate, la Valle dell’Urseren e il resto di Uri, le Tre Valli in Ticino, la Surselva grigionese il Goms vallesano, sono tutte zone con scarse infrastrutture e che devono assistere al fenomeno dello spopolamento. Sono infatti aree discoste che, prese separatamente, hanno prospettive ridotte. Queste regioni sono unite grazie ai passi alpini e convergono sul San Gottardo. I loro sbocchi però sono differenti e geograficamente divergono senza poter avere possibilità di incontrarsi. Lo scopo della collaborazione è di lanciare un ideale ponte che unisca le peculiarità delle quattro vallate, che dalla collaborazione potranno trarre giovamento in diversi settori, non da ultimo quello economico, vero tallone d’Achille di tutte le zone in questione. tici e che abbiamo molto da dare ai nostri visitatori”. Una vetrina che nel Vallese vorrebbero fosse il più sfavillante possibile. “Il 2015 per noi sarà un anno speciale- conferma Helmut Ritz, delegato di Expo per il cantone -. Celebreremo il 200mo dell’entrata nella Confederazione e la nostra partecipazione alla kermesse milanese è parte integrante dei festeggiamenti”. Il Gran consiglio vallesano, tra l’altro, ha confermato recentemente il pieno appoggio finanziario votando il credito di 1,8 milioni per la realizzazione del padiglione. “L’immagine e l’attrattività del Vallese ne trarrà grande giovamento continua Ritz -. La nostra presenza farà nascere l’interesse del grande pubblico, dei media e di potenziali partner commerciali. Tutto questo lascerà un’impressione duratura generando nuove opportunità per l’economia vallesana”. Sul voto di fine settembre il commento è laconico: “Fino a quel momento non cambia assolutamente nulla. Dovessero spuntarla gli oppositori, si tratterà di analizzare la situazione. Ma fino ad allora non voglio nemmeno pormi la questione”. Anche nel canton Uri la situazione è osservata con attenzione, e anche se la prudenza la fa da padrona nessuno vuole affrontare eventuali imprevisti fino al momento del voto “Semplicemente non la riteniamo d’attualità, settembre è ancora lontano - dice Emil Kaelin, delegato urano per Expo , escludendo qualsiasi dubbio sull’importanza dell’Expo -. Abbiamo una manifestazione di dimensioni mondiali sulla porta di casa. È una possibilità unica per promuovere al meglio le bellezze e le peculiarità della regione del Gottardo. L’eco si propagherà ben aldilà dei confini dell’esposizione, sia temporali che geografici”. o.r “Non c’è nessun piano B. Le regioni del Gottardo sono un’unità e vanno avanti tutti assieme” ". ’1;( #66-;#& 010 3:2 %,( *#67- 019#6() # +-:+01& 0:1;# 361+6#//#<-10(444 ! ;1-5 17# #73(99#9( # %#/$-#6( /:7-%#5 ‘£¢ ¢u ⁄ {sx m¡o u{z{ { x ` z ¢ £{⁄ m~x m |~ m{s~ my u{zq ` (&#$’!% " ym¤ *33+3 (3+. *3-+* *33+$ (1+3 (3+. &-$(#+# # ’#("*%+%) #&&%(/)(#+# # *%.%#* &)!*(#+# # !#(,).&&% .&&#’$$% # $’ *)$() $*%$%)(% %,&%() # ’)#+() .% !.) Osteria degli Amici 222+,!#%)0%"%’)+")& Hotel Azzurra I I I A Russo (Val Onsernone) Climatizzato. P.C. da € 40,00 a € 74,00. Piscina, Baby Dance, calcetto, biliardi, 3 acquascivoli, idromassaggi, animazione, miniclub, videogiochi, discoteca, bici, ombrellone, parcheggio, scelta menu. Parco acquatico gratis Cucina nostrana - Menu tradizionale - Capretto nostrano Chi vincerà i Mondiali 2014? Vieni al Casinò entro il 12 luglio e lascia il tuo pronostico! 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Inoltre, offre discipline legate alla salute femminile, oncologia, medicina interna, chirurgia generale, plastica e medicina preventiva Clinique de Genolier Clinica Ars Medica L’AMMIRAGLIA DALLA DIAGNOSI ALLA RIABILITAZIONE Situata a Lugano, è il polo di referenza in Ticino per la chirurgia ortopedica e la traumatologia dell’apparato locomotore. Sotto lo stesso tetto diagnosi e riabilitazione Ti-Press La Genolier è la clinica ammiraglia. La terrazza privata, sopra Nyon, offre un panorama che ricercano le teste coronate e i milionari del pianeta in cerca i cure privilegiate La rivincita del re delle cliniche svizzere Ecco chi è il vallesano multimilionario, patron anche di Ars Medica L a struttura che ospita la clinica privata di Genolier, nel canton Vaud, è di prim’ordine e tra i suoi pazienti vanta teste coronate e ricconi di tutto il mondo. La vista è mozzafiato e spazia dal Monte Bianco al “jet d’eau” di Ginevra. Lusso, calma e discrezione la fanno da padroni. Il proprietario di questa miniera d’oro e di altre del genere in Svizzera, come l’Ars Medica di Gravesano o il Sant’Anna di Sorengo, è il vallesano Antoine Hubert. Camicia aperta, capelli al vento e una figura imponente riflettono perfettamente la sua immagine di imprenditore avventuroso e che adora sfiorare i limiti. Una specie di bulldozer. Il romando è partito dal nulla alla fine degli anni 80. Il suo primo fallimento, dopo qualche anno di vita avventurosa, ha rischiato di farlo affondare. Poi però è tornato a galla, questa volta con successo. Da una quindicina d’anni dirige il secondo gruppo di cliniche private della Svizzera dietro al leader indiscusso, la zurighese Hirslanden, che ha una cifra d’affari di 1,2 miliardi l’anno. Quella della Aevis Holding di Hubert è 434 milioni e in continua crescita in tutta la Confederazione. Già proprietario di 14 stabilimenti, lo scopo dell’imprenditore è di arrivare a una ventina entro pochi anni. Ma i suoi interessi l’hanno già portato ad essere stato azionario del giornale economico “L’Agefi” e a cercare di entrare in possesso del quotidiano “Le Temps” finito poi nelle mani del gruppo Ringier. In campo sanitario l’outsider è diventato una figura di primo piano, guadagnandosi anche una certa fiducia delle élites politiche e economiche del Paese. È infatti riuscito, dopo un’aspra lotta, a controllare il gruppo bernese di hotel di lusso Victoria Jungfrau Collection, che comprende quattro palazzi emblematici nel panorama turistico nazionale a Interlaken, Berna, Zurigo e Lucerna. Un uomo che si è fatto da solo, un po’ come l’imprenditore francese Bernard Tapie, con cui condivide alcune caratteristiche: è avventuroso, sa parlare e quindi affascinare i suoi interlocutori. Come l’ex presidente dell’Olympique di Marsiglia non è di certo nato con la camicia. I suoi genitori erano degli insegnanti. La storia di Hubert inizia a 17 anni, quando si ribella e smette di studiare per iniziare un apprendistato di elettricista, durante il quale saltuariamente fa anche il sindacalista. Nel 1989 crea la sua prima attività “L’univers du cuir” e subito dopo sposa Géraldine Reynard, che da subito diventa sua socia d’affari. Hanno tre figli e detengono in parti uguali la Hr Finance, un’holding privata che possiede la maggior parte del loro patrimonio oltre a un terzo del capitale della Aevis Holding. I loro affari privati sono gestiti da un’altra società, la Global Consulting & Communication. Hubert non si fa di certo mancare nulla. Ama le ville soleggiate, gli yacht e gli elicotteri ed è stato in prigione, come Tapie. Alla fine degli anni 90 ha fatto visita per un mese alla galera di Sion, a seguito del fallimento dell’“univers du cuir”. Dopo i 30 giorni di fermo preventivo, è poi stato condannato a due anni con la condizionale per truffa e gestione infedele. Guadagnava, come anche sua moglie, 25'000 franchi al mese, usando tra l’altro le carte di credito della ditta quando la società era già gravemente indebitata. Questa condanna avrebbe potuto mettere definitivamente fine alla sua carriera nel mondo degli affari, ma riesce a tornare. “Fallire a 30 anni ti fa pensare. E ti fa diventare più furbo”, ha recentemente dichiarato Hubert. Subito dopo la sua uscita dalla prigione, si lancia nell’immobiliare. In qualche anno compra e rivende una trentina di co- ANTOINE HUBERT Multimilionario vallesano, 48 anni, ha fatto di Genolier il secondo gruppo svizzero delle cliniche private. Partito dal niente negli Anni 80, oggi sotto il nome d’Aevis Holding il suo impero conosce una sorprendente crescita in tutte le regioni del Paese struzioni, soprattutto a Vaud e Ginevra. “Dopo la crisi degli anni 90 le banche si sbarazzavano a poco prezzo di numerose case che avevano ricevuto come garanzie di crediti non onorati. Si poteva rivenderle facendo degli ottimi guadagni”. Nel 2002 la svolta che lo dirige verso il settore della salute. Una banca si sbarazza di un nosocomio di Genolier e l’imprenditore l’acquista, dopo qualche tentennamento. In fondo il gruppo Hirslanden, fortissimo in Svizzera tedesca, non è molto presente in Romandia e c’è un buono spazio di manovra. Chiede aiuto ad altri due investitori e si lancia nell’affare. Quattro anni dopo fonde Genolier con una piccola società quotata in borsa, l’ ”Agefi Groupe”, che pubblica il quotidiano economico “L’Agefi”. Il risultato è il Genolier Swiss Medical Network (Gsmn). Applicando un metodo molto liberale, Hubert e soci diventano i portabandiera della medicina privata, non lesinando critiche alle strutture pubbliche. Per diventare credibili mirano a rendere i costi delle loro cliniche più bassi rispetto ai nosocomi pubblici. Con lui si schiera anche Raymond Loretan, ex diplomatico e già presidente della Ssr che gli apre molte porte anche a Palazzo federale. (...) Hubert, come detto, non ha un buon carattere e perciò i suoi soci in affari si coalizzano per farlo fuori. Nel 2010 il tentativo fallisce e Hubert riesce a entrare in possesso del 70% del capitale azionario di Gsmn. Poi cerca di ottenere dei risarcimenti per diversi milioni di franchi dai suoi ex soci, che gli rimproverano uno stile di vita troppo dispendioso. E in effetti non hanno tutti i torti. Il vallesano possiede tre elicotteri che usa per i suoi spostamenti, ha una tenuta a Saint Prex, sul lago Lemano e risiede in uno chalet da mille e una notte a Crans-Montana. Ha inoltre numerose case di vacanza in Francia e una ai Caraibi, nei quali vivono i suoi figli. (...) La furbizia però non gli fa difetto. Negli scorsi mesi ha ricavato 3 milioni di franchi di dividendi di Aevis, risultato della dissoluzione di una provvigione, sfuggendo così all’imposta sul reddito. Poi è sospettato di essere in contatto con un’agenzia a Londra, che farebbe la corte ai parenti di malati facoltosi, per convincerli a venire a curarsi in una delle sue strutture. Una pratica non illecita, ma almeno discutibile. Non è facile seguirlo nei suoi raid di lavoro e questo dà fastidio a molti. Ha pure tentato di entrare in possesso della totalità del pacchetto azionario di Gsmn. Invano. Anche se Hubert può determinarne da solo le sorti, grazie alla forza di Aevis. Ma non è finita qui. Nel 2011, per riuscire a eliminare definitivamente dei partner scomodi, si allea con Michel Reybier, francese residente a Ginevra, uno che ha fatto fortuna nell’agroalimentare. È uscito dal giro a metà degli anni 90, quando vende il suo impero per una cifra ben superiore al miliardo di franchi. Nel frattempo si diletta con l’immobiliare, dal quale ricava una fortuna stimata sui 550 milioni di franchi. Il transalpino però non si lascia mettere in piedi in testa e esige la parità di trattamento con Hubert. La nuova entità cresce a un ritmo vertiginoso, tanto che il sospetto di pratiche illecite, smentite dal romando, cresce a dismisura. Oggi di Aevis si occupa Ubs, mentre fino a qualche tempo fa a interessarsi erano solo piccole banche come la Neue Helvetische Bank o la Valartis, entrambe zurighesi. L’operazione è stata un successo, soprattutto per l’immagine. Reybier ha contribuito a stabilizzare una struttura che rischiava di cedere sotto l’ambizione smodata di Hubert, troppo indipendente per essere messo sotto tutela. La sua saggezza è ciò che è mancato a Tapie, andato con le gambe all’aria. E il vallesano lo sa e se lo tiene ben stretto. Keystone YVES GERNIER, L’Hebdo LE CLINICHE DI “AEVIS” 8 6 7 9 10 11 5 12 1 2 4 3 13 Luogo 1. Genolier (Vd) 2. Losanna (Vd) 3. Glion (Vd) 4. Ginevra 5. Neuchâtel 6. Soletta 7. Rothrist (Ag) 8. Basilea 9. Zurigo 10. Zurigo 11. Winterthur (Zh) 12. Friborgo 13. Sion (Vs) 14. Lugano (Ti) 15. Gravesano (Ti) 15 Istituzione 14 Clinique de Genolier Clinique de Montchoisi Clinique de Valmont Centre médical des Eaux-Vives Hôpital de la Providence Clinique Obach Clinique Villa im Park Schmerzklinik Basel Pyramide am See Clinique Bethanien Clinique Lindberg Clinique générale Ste-Anne Clinique del Valère Clinica Sant’Anna Clinica Ars Medica No. impiegati 350 75 85 30 250 125 124 110 127 210 150 150 180 220 175 Fonte: L’Hebdo Organizzazione 4-5 ottobre Centro sportivo nazionale di Tenero Gianetti Day 2014 Pedalata e gara popolare aperta a tutti Sabato 4 ottobre - Mini Gianetti Day Domenica 5 ottobre - Pedalata popolare Informazioni, iscrizioni e abbigliamento sul sito www.gianettiday.ch Percorso famiglie 13 km Percorso classico 52 km (Tenero - Claro - Tenero) Percorso medio fondo 107 km (Tenero - Soazza - Claro - Tenero) IL CAFFÈ 22 giugno 2014 43 tra virgolette La mostra La storia LA GENESI GLI INIZI LE AFFLUENZE I NUMERI IN TRASFERTA Nel Cinquecento La rassegna Art Basel è nata nel 1968, come replica alla fiera dell’arte moderna di Colonia. L’idea è partita dai galleristi e curatori d’arte Trudl Bruckner, Ernst Beyeler e Balz Hilt. Alla prima edizione del 1970 vi presero parte 30 galleristi e 90 artisti provenienti da dieci nazioni. Il costo fu di 5,8 milioni di franchi, gli spettatori più di 16mila. Nel 2013 la kermesse basilese ha contato 70mila visitatori. Per l’edizione attuale gli organizzatori ne attendono quasi 20mila in più, circa 90mila. Gli espositori oggi sono 4mila,oltre 300 le gallerie. E si fanno affari. Un autoritratto di Andy Warhol è stato venduto da una galleria di New York per 37 milioni di franchi. Art Basel è stata anche “esportata”. Nel 2002 l’esposizione era a Miami, in Florida, e nel 2013 ha debuttato “Art Basel Hong Kong”, una primizia in terra asiatica. “Leda e i cigno” del Correggio, ancora nel Settecento era considerata un’opera licenziosa, e fu sfregiata per questo motivo dal figlio del Duca d’Orléans. La cultura Fenomenologia della provocazione dal Cinquecento ad oggi, dopo la performance di Moiré ad Art Basel La Cappella Sistina Anche il capolavoro di Michelangelo fu oggetto di “censura” sulle nudità del Giudizio universale, dopo il Concilio di Trento, un artista venne incaricato di coprirle dal Vaticano. Tanti L’origine du monde a regola d’arte L’opera ottocentesca del francese Gustave Courbet venne nascosta per decenni sul retro di un altro dipinto, dopo il fallimento del suo committente. Oggi è a Parigi. scandali EZIO ROCCHI BALBI N Keystone on è dato sapere se la 31enne conceptual artist svizzera Milo Moiré, che s’è presentata completamente nuda all’ingresso di ArtBasel, avrà lo stesso successo di Marina Abramovic, l’artista serba divenuta una superstar dell’arte contemporanea, che nel 1977 si piazzò, nuda, all’ingresso della Galleria d’arte moderna di Bologna, obbligando il pubblico a sfiorarne il corpo. Quello che è noto, invece, è che arte e provocazione vanno a braccetto, proprio come i valori estetici, che vanno di pari passo con gli usi e i costumi di un popolo. E in un mondo che non si scandalizza più di niente, dove forma estetica non è più il “bello”, ma il nuovo, il mai visto, la ricerca ossessiva del diverso rischia di essere fine a se stessa. “O di trasformarsi, come spesso accade, in un messaggio eclatante che, come qualsiasi altro prodotto da vendere, cerca di ottenere il massimo risalto mediatico - dice al Caffè la storica dell’arte basilese Jacqueline Burckhardt, curatrice ed esperta di arte contemporanea -. Personalmente preferirei che fosse un’opera, con la sua forza provocatrice a fare scandalo, che lo choc non sconfini nel voyerismo. Del resto l’arte, e non da oggi, è forma espressiva, comunicazione. Il problema, semmai, quando è lo scandalo in sè a trasformarsi in operazione culturale,è definire cosa possa considerarsi arte”. Dalla “Fontana” di Marcel Duchamp, nata per concentrare l’attenzione sull’arte spazzatura, e che è diventata essa stessa opera d’arte ai teschi costellati di pietre preziose di Damien Hirst, che ha aggiunto scandalo con la sua installazione di farfalle vere, che hanno trovato la morte a centinaia alla Tate Modern di Londra. Oppure ancora l’artista costaricano Guillermo Habacus Vargas, che aveva esposto a mo’ d’opera d’arte un cane legato a una corda e destinato a morire di fame. Basta una breve escursione nell’arte contemporanea per constatare come gli artisti di rottura siano sempre in aumento, come il mercato li chiami a sé alzando sempre di più il tiro. L’arte deve essere provocatoria per vendere e ogni provocazione può diventare arte. “Ma l’arte è provocazione per definizione - è l’opinione del critico Vittorio Sgarbi, che come curatore ha subito la censura e la cancellazione della sua mostra “Arte e omosessualità” a Milano e a Campione . Se un artista rinunciasse alla provocazione vanificherebbe la sua impresa, ma bastano poche voci di falsa indignazione per bollare come scandalo e provocazione qualsiasi proposta”. Difficile, però, far finta di nulla di fronte alla Madonna che tiene tra le braccia un Hitler-Bambin Gesù realizzata da Giuseppe Veneziano ed esposta dallo stesso Sgarbi. Come è ancor oggi incomprensibile il “caso Thomas Hirschhorn” e lo scandalo di quella famoso foto con Blocher, nel 2004, al Centro culturale svizzero di Parigi nell’esposizione “SwissSwiss Democracy”, che costò un taglio di un milione di fondi a Pro Helvetia. È vero che l’arte ha anche il compito di scuotere, risvegliare sensazioni e creare una frattura con la vita reale. Ma è anche vero che sempre più spesso la sensazione è che l’opera non sia solo l’oggetto artistico, ma che insieme ad esso sia costituita anche da tutto il mormorìo che gravita intorno alla tela, alla scultura, all’installazione o alla performance. “Certo il rischio è che attori più l’attenzione l’egocentrismo che l’idea dell’artista - commenta da Berlino Alex Dorici, dove il 35enne autore luganese d’Urban Art ha appena inaugurato una sua personale -. Un’opera d’arte contemporanea è decisamente più scenografica, ma deve comunque essere legata ai sentimenti dello spettore, che deve avere la sensazione di ‘viverci’ dentro. Quando è concettuale non ha bisogno di provocare, soprattutto sessualmente, ma nel caso delle performance la visibilità della provocazione sì, ci può stare”. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi La Merda d’artista Manifesto della contestazione sul ruolo degli artisti che diventano personaggi, la famosa scatoletta di Piero Manzoni ha fatto discutere intere generazioni. La “firma” di Cattelan Il “dito medio”, il “cavallo Inri” o il “Papa travolto” sono opere capaci di provocare anche in un’epoca in cui la sensibilità verso molti argomenti scottanti è diventata molto minore. Infastidisco ergo sum fin dai tempi dei Gonzaga N el tracciare il rapporto tra arte e provocazione, la Storia riporta indietro nel tempo almeno fino al Cinquecento italiano. Un periodo in cui, uscendo da un’epoca dove l’iconografia era dominata da immagini sacre, l’innovazione nei soggetti provoca scalpore. Tanto per citare un primo esempio, “Leda e il cigno” di Correggio, dipinto negli anni 30 del Cinquecento su commissione del Duca Federico Gonzaga di Mantova, ancora duecento anni dopo suscitava reazioni per certi versi clamorose. Come quella del figlio del Duca d’Orléans che, ritenendolo troppo licenzioso, lo sfregiò con un coltello. Ma non vanno neppure dimenticati gli interventi sulle nudità del “Giudizio universale” di Michelangelo nella Cappella Sistina che seguirono il Concilio di Trento. Con un salto temporale di un altro paio di secoli, si arriva ad una delle opere forse più significative tra arte e provocazione. Anche se realizzata su commissione, “L’origine du monde” di Gustave Courbet riesce a colpire pure l’osservatore moderno. L’olio su tela conservato oggi al Musée d’Orsay di Parigi, ritrae infatti provocatoriamente solo gli organi genitali di una modella, in primo piano. Un dipinto considerato “pornografico” anche in tempi recenti. Non si può poi dimenticare la celeberrima “Merda d’artista” dell’italiano Piero Manzoni, autentico manifesto di contestazione nei confronti di tutto quanto considerato arte non per valore o qualità, ma per la fama del suo autore. D’altra parte, altri artisti contemporanei hanno fatto della provocazione o della ricerca dello scandalo a tutti i costi una sorta di “firma”. Basti pensare a Maurizio Cattelan, autore di opere come il “dito medio” posto oggi davanti alla Borsa di Milano, del cavallo morto indicato dal cartello “Inri” o, ancora di una statua di Papa Wojtyla travolto da un meteorite. Come Cattelan, anche il fotografo Oliviero Toscani ha spesso sfidato la “pubblica morale” con le sue graffianti campagne pubblicitarie, oppure lo “scultore di corpi umani” Guther Van Hagens con i suoi cadaveri sezionati ed esposti con la tecnica della plastinazione. Per concludere con le “performance”. Come quella dello svizzero Thomas Hirschhorn, che al Centro culturale svizzero di Parigi, nel 2004, mise in scena una rappresentazione con un attore che urinava come un cane su un’immagine del politico Christoph Blocher. m.s. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA & GastroNews Regole sui congedi maternità QR-Code Tornano gli eventi gastronomici al Ristorante Vetta GastroDiritto Emozioni serali sul San Salvatore Sono riprese le aperture serali prolungate al San Salvatore, con la nuova formula di corse crepuscolari durante i fine settimana (venerdì e sabato sera). La nuova strategia è stata voluta per permettere agli ospiti di godere del magnifico panorama anche dopo il tramonto del Sole, per un periodo prolungato durante Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore Dal 1° luglio 2005 l’articolo 24 del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) inerente i congedi di maternità è stato sostituito dalle norme della Legge federale sulle indennità di perdita di guadagno (Lipg). La legislazione prevede una durata di 14 del congedo di maternità. Viceversa, l’articolo 336c CO prevede un periodo di protezione di 16 settimane durante il quale non è possibile licenziare una donna che ha avuto una gravidanza. Questo significa che, con l’inizio della 15° settimana dal parto, la dipendente è tenuta a presentarsi al lavoro ma non il rapporto di lavoro non è disdicibile. Se la dipendente non si presenta e non giustifica la propria assenza, tornano applicabili le usuali norme dell’assenza arbitraria e della possibilità di ventilare anche la rescissione immediata del contratto di lavoro. m.g. tutta la stagione. A complemento del nuovo piano di esercizio della funicolare, il Ristorante Vetta San Salvatore propone una serie di serate a tema iniziate a maggio con i “Sapori del Ticino” e che continueranno con le serate toscane, con gusti e sapori tipici delle terre del Chianti. Per chi cena al Ristorante Vetta, funicolare a soli 9.- franchi. Prenotazioni allo 091 993 26 70. Informazioni sugli orari e sulle offerte ed eventi, su montesansalvatore.ch e a lato in GastroNews. Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QR-code e facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > Tutto il programma degli eventi serali sul San Salvatore > Sapori mediorientali allo Splendide Royal di Lugano GastroSuisse Locarno: riapre in Piazza Grande Riconoscimento il “Gran Caffè Verbano” per il Ticino all’assemblea federale di Flims dove Casimir Platzer è diventato presidente centrale ALESSANDRO PESCE Durante l’assemblea sono stati affrontati dossier decisivi per la ristorazione svizzera. Su tutti la votazione sull’iniziativa di GastroSuisse, che aveva raccolto oltre 119mila firma: “Basta con l’Iva discriminatoria per la ristorazione”. Un’Iva che discrimina anche i clienti degli esercizi pubblici, che per lo stesso prodotto, in un ristorante pagano tre volte di più di Iva rispetto a un negozio d’asporto: l’8% invece che il 2,5%. La campagna è iniziata e punta a dimostrare quanto la ristorazione sia importante per l’economia e la società in generale, sotto il punto di vista economico, occupazionale, formativo, turistico e sociale. All’assemblea dei delegati sono intervenuti il sindaco di Flims, Adrian Steiger, il consigliere nazionale Heinz Brand e il Presidente di Hotrec, Kent Nyström. La sera, la sezione ospitante GastroGraubünden, che quest’anno festeggia il centesimo anniversario, ha offerto una cena di gala all’Hotel Waldhaus Flims. Suter nel Consiglio Importante riconoscimento per la ristorazione e albergheria ticinese. Massimo Suter, neo-presidente di GastroTicino, è stato eletto oggi membro del Consiglio di GastroSuisse. Massimo Suter ha ottenuto la fiducia dei delegati riuniti in assemblea a Flims. Con questa nomina il Ticino rientra nel “Consiglio” di GastroSuisse, organo decisionale nel quale ha lavorato con impegno Marco Huber dal 2005 al 2012. Ed è stato proprio Huber a presentare Suter ai 221 delegati. “Anche il Ticino risponde presente e vuole con onore, spirito confederale e associativo poter dare il suo contributo in seno al Comitato centrale della nostra GastroSuisse”. Chiedendo di sostenere il candidato ticinese, Huber ha aggiunto che “Massimo, vuole essere il nostro e vostro contatto al sud delle Alpi, per far sentire la nostra voce e poter contribuire alla soluzione dei problemi che attanagliano il settore ai quattro angoli della nostra amata Svizzera”. A fine votazione, il presidente di GastroTicino è stato eletto al primo turno con la stragrande maggioranza dei voti (182 su 221), segno di una condivisione di ideali e soprattutto di vicinanza al nostro Cantone. Vicinanza espressa anche da Casimir Platzer patron del Belle Epoque Hotel Vittoria di Kandersteg - eletto nuovo presidente di GastroSuisse, al posto di Klaus Künzli che ha terminato il suo mandato dopo 12 anni. “Il setto- Il nuovo “Consiglio”. Nella foto piccola Suter (a sinistra) con Platzer re, e quindi anche GastroSuisse, devono affrontare delle grandi sfide”, ha detto il 52enne Casimir Platzer, che assumerà la carica il 1° luglio. Platzer vuole battersi con determinazione contro le condizioni quadro in continuo peggioramento per il settore e ritiene, pertanto, che pubbliche relazioni e lobbying politico debbano essere rafforzati. Nel piccolo grotto di Omar Mazzoleni a Lamone, elogio della semplicità di gusti e accoglienza genuina All’Elvezia corre solo il vento della pace e del gusto APPARECCHIARE futuro che cerca i sapori autentici: minestrone, trippa, salumi della regione e della Mesolcina, formaggini freschi e formaggio dell’alpe. Poi la torta di pane e le “giambelle”. Il tutto accompagnato da vini ticinesi e da un barbera vivace, serviti anche nel tazzino e boccalino. Il venerdì gnocchi fatti in casa da Matteo (al pomodoro, gorgonzola o burro e salvia), mentre il giovedì sera griglia in funzione con puntine, luganighe, luganighette e collo di maiale, con insalata di patate. All’Elvezia corre solo il vento… della pace e del gusto! a.p. Stemperare % Asciugare delizie Impastare Ridurre vapore trifolare impegno Dadolata Scottare sbollentare sgocciolare Arrostire caramellare Frollare Nappare TEAM Sbattere Bagnomaria Chiarificare BRACE gusto amalgamare mantecare Lardellare Sabbiare Imburrare Torrefare Fondere IncorporareJulienne Brunoise Emulsionare GASTRONOMIA % mixare Dorare Scaloppare affettare esperienza Sbucciare Bollire Dressing % Bardare Decantare Freddarearomatizzare Marinare Mondare Omogeneizzare velare per i grotti. Facilitato dalla predisposizione per i contatti umani e da un carattere gioviale e aperto, Omar ha col- sfilettare to al volo l’opportunità di occuparsi del grotto All’Elvezia, apportando giorno dopo giorno, quei miglioramenti che ne hanno fatto una vera e propria oasi di tranquillità dove la fretta è bandita; tanto che nella terrazza ombreggiata dai platani con i nuovi tavoli in pietra naturale, campeggia un cartello che la dice lunga: “Qui, corre solo il vento”. Ma sediamoci a tavola. Nella piccola e rustica saletta al piano superiore (30 posti) o nelle terrazze (60 posti), si gustano i piatti propri della tradizione dei grotti. Pochi, ma di soddisfazione per il buongustaio Mantecare La sua età è incerta, ma ha almeno 120 anni e li porta bene. Parliamo del Grotto All’Elvezia di Lamone dove un pranzo o una cena di lavoro, con la famiglia o con gli amici, si trasformano in gustosi e piacevoli momenti di serenità, lontani dalla fretta quotidiana. Lo sa bene Omar Mazzoleni, che con la moglie Monica e il figlio Matteo, gestisce questo piccolo gioiellino di semplicità. Sì perché Omar ha scelto alcuni anni orsono di abbandonare la sua carriera bancaria, per trasformare in lavoro una passione che ha sempre nutrito: quella per la cucina nostrana e % Brasare glassare affumicare Professionisti della Gastronomia noranco - Losone www.ipppergros.ch Una grande vetrata affacciata su Piazza Grande, spazi differenziati dallo stile classico ma innovativo, un’offerta variegata e molto curata con un occhio di riguardo ai prezzi, un servizio efficiente e cordiale diretto dal gerente Danilo Camossi. Dopo un importante restyling di tipo conservativo il Bar Verbano si presenta ai locarnesi con un nuovo arredo e una nuova gestione, pronta ad accogliere la vecchia e la nuova clientela. Alle 05.30 del mattino il Verbano apre con i giornali freschi di stampa e il profumo di cornetti e brioches appena sfornati da consumare con caffè, té e cappuccini. In settimana, dalle 12.00 alle 14.00 in cucina vengono proposti un piatto e un menu del giorno che privilegiano la territorialità; in alternativa vi è una carta menu semplice ma variata che si rinnova secondo stagione, oltre ad una selezione di tapas, panini, focacce, bruschette, ecc. Nella saletta discosta ci si può intrattenere durante il pomeriggio sorseggiando tè o cioccolata con i pasticcini dolci e salati da scegliere nella vetrina del bancone. Durante l’happy hour, la zona lounge sul soppalco diventa il luogo ideale per l’aperitivo classico o per un calice di vino al bicchiere servito con appetitosi stuzzichino. La cultura del bere è altresì valorizzata da un’offerta di vini ticinesi, esposti in vetrine termoregolate, a cui si affiancano alcune etichette svizzere, italiane, francesi oltre a birre artigianali di pregio da gustare in compagnia attorno allo “Stammtisch”. Vini e birre sono disponibili anche per l’asporto, ad un prezzo adeguato. Una sala riunioni con 18 posti e attrezzature tecniche è a disposizione su richiesta. Sia d’estate sulla terrazza che d’inverno nei vari spazi interni distribuiti sui due piani si potrà godere della più bella vista su Piazza Grande. Uno degli ottimi motivi per frequentare il Gran Caffè Verbano! GT22052014 Vendesi Antica Osteria in casa d'epoca del ‘600 con grande camino, terrazza esterna e due sale, circa 70 posti a sedere. Grande parcheggio e comoda accessibilità ad un chilometro e mezzo dall'uscita di Rivera. 58.000 Chf. Tel. 091 946 11 69, cell. 078 658 25 44. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO -Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE L’itinerario IL CAFFÈ 22 giugno 2014 1° giorno 3° giorno 4° giorno Locarno – Milano Malpensa - Denver Denver - Scotts Bluff - Denver – Grand Lake 164 km - Attraversamento e visita Rocky Mountains - Parco – Torrington 279 km - Torrington – Fort Laramie 32 km - Fort Laramie – Scotts Bluff 84 km Scotts Bluff - Wounded Knee - Scotts Bluff – Pine Ridge - Pine Ridge – Wounded Knee Massacre 2° giorno Visita di Denver 45 tra virgolette Le mete GIÒ REZZONICO A ttraverso il mitico Far West. Quello delle sterminate praterie, punteggiate di mandrie di bovini sorvegliate dai cowboys. Quello delle lunghe carovane che emigravano da est a ovest, spinte dalla speranza di un futuro migliore. Quello delle tribù indiane dei Sioux e degli Cheyenne, che convissero pacificamente con l’uomo bianco fino a quando i visi pallidi non minarono nel profondo la loro vita e le loro tradizioni distruggendo gli equilibri naturali che garantivano cibo e attività vitali. Quello delle epiche e tristi battaglie tra il Settimo Cavalleggeri del generale Custer e i pellerossa guidati da Cavallo Pazzo e Toro Seduto. Quello dei rodei, che costituiscono ancora oggi una delle principali attrazioni non solo turistiche. È attraverso questo West, caratterizzato da paesaggi indimenticabili, che si sviluppa il nostro itinerario. Un percorso che intreccia pagine di storia degli Stati Uniti, a noi note perché narrate in capolavori cinematografici dedicati alla F AR WEST Nelle terre degli indiani d’America IL Sulle tracce dei cow boys, del generale Custer e di Toro Seduto, dei Sioux e degli Cheyenne. A Wounded Knee “dove morì il sogno di un popolo”. Nelle sterminate praterie Seattle segnate dai solchi lasciati dalle carrozze delle carovane dei pionieri S T drammatica lotta tra poveri per la sopravvivenza: da una parte gli indiani diseredati del loro territorio e dall’altra centinaia di migliaia di coloni alla ricerca della terra promessa. A T I Dio abbia creato l’uomo a est - ha scritto un pioniere sul suo diario - per farlo emigrare a ovest”. Dove la roccia diventa collina è possibile vedere ancora le “Oregon Trail Ruts”, cioè i solchi scavati dalle migliaia di carri che transitarono Glacier in quel luogo. Poco distante, in un luogo noto come “Register Cliff”, si possono osservare un centinaio di nomi incisi nella Mount morbida roccia dai coloni in viaggio. A Billings Rushmore Scott’s Bluff, distante un’ottantina di chilometri verso est, si sale su una Yellowstone montagna rocciosa da cui si gode una spettacolare vista sulle sterminate e Rapid Grand Teton brulle pianure attraversate dalle caCity rovane. Il silenzio del luogo fa galoppare l’immaginazione. Denver U A DENVER, CAPITALE DEL COLORADO Il nostro viaggio inizia da Denver, capitale dello stato del Colorado, collegata con voli aerei diretti da Londra e da altre capitali europee. Come molte altre città che visiteremo in seguito è stata fondata nella seconda metà dell’Ottocento sulla spinta della corsa all’oro. Oggi conta circa mezzo milione di abitanti ed è una delle otto città americane con squadre che militano in serie A nei quattro sport nazionali: baseball, basket, hockey e football. Durante l’annuale National Stock Show&Rodeo, uno dei maggiori spettacoli del genere, riesce a unire la tradizione del West ai tempi moderni. Denver è oggi un centro specializzato in servizi e alta tecnologia e, dopo Washington, è la seconda città americana con vocazione amministrativa. Il suo Civic Center ospita un campidoglio molto simile, sebbene in versione ridotta, a quello della capitale. Propone due interessantissimi musei che introducono alle tematiche storiche del nostro viaggio. Il Denver Art Museum ha due splendide sedi: una realizzata dall’italiano Giò Ponti, ispirata a una fortezza, ed un’altra, recentissima, di Daniel Libeskind, che interpreta un fiore in titanio, granito e vetro. Espongono straordinarie collezioni di oggetti dei nativi americani ed una mostra di opere d’arte dedicate al periodo della conquista del West. Il Denver History Museum presenta invece, sotto un profilo meno artistico ma più storico-didattico, la vita dei cowboy, degli indiani e dei colonizzatori. I NEMICI Qui sopra, un’immagine di Toro Seduto; a destra, il generale George Armstrong Custer VERSO LE MONTAGNE Lasciamo la città il mattino di buon’ora, perché la tappa che ci attende è lunga e impegnativa, per dirigerci dapprima verso le montagne che hanno reso celebre lo stato del Colorado, noto per le sue rinomate stazioni di sport invernali. Prima di giungere ad Aspen, la località più in voga, svoltiamo a destra verso il Rocky Mountain National Park, attraversato da una strada panoramica (Trail Ridge Road) di circa 80 chilometri, che sale fino a 3700 metri e attraversa un paesag- gio montano con 100 vette sopra i 3000 metri. La strada, intervallata da idilliaci laghetti alpini, che si possono ammirare dai numerosi View Points, scende poi ripida verso le estese pianure del West, dove si trova Fort Laramie: il nostro primo importante incontro con la storia (si legga l’articolo in penultima pagina). Sede del mitico Settimo Cavalleggeri del generale Custer, il forte si compone di una dozzina di costruzioni sopravvissute al tempo, dove si possono visitare le resi- SAN FRANCISCO N I T I IL DRAMMA DELLA CIVILTÀ INDIANA Il quarto giorno del nostro intenso itinerario è quasi interamente dedicato al dramma della civiltà indiana. Ci dirigiamo verso la Pine Ridge Reservation, una delle più vaste riserve indiane degli Stati Uniti. Ed abbiamo l’impressione di entrare in un altro mondo: case abbandonate, auto scassate. Non ci vuole molto per rendersi conto, come scrivono le guide turistiche, che questa è una delle zone più arretrate degli Stati Uniti. Un chia- per saperne di più Usa ovest La Guida Verde Michelin, Milano 2010 Wyoming Edimar Editrice, Milano 1995 denze dei comandanti, degli ufficiali e dei soldati: qui tutto è rimasto intatto, manca solo il sibilo della trombetta che chiamava i militi all’adunata. A pochi chilometri dal Forte si visitano due altri luoghi suggestivi, che riconducono il visitatore alla seconda metà dell’Ottocento, quando su quei territori scorrevano lunghissime carovane di coloni dirette verso la terra promessa dell’Oregon: 400 mila persone, tra il 1841 e il 1869, si avventurarono da est a ovest. “Sembra quasi che ro segno che il problema dell’integrazione dei nativi americani, a distanza di un secolo e mezzo dalla conquista del West, non è ancora stato risolto. A pochi chilometri da Pine Ridge si visita il luogo in cui avvenne il massacro di Wounded Knee, che pose la parola fine alla conquista del West. Il 29 dicembre del 1890 il Settimo Cavalleggeri intercettò un gruppo di indiani in fuga dalla riserva e accampati in una valle. Intimò loro di consegnare le armi, ma durante un’ispezione partì accidentalmente un colpo dal fucile di un indiano e si scatenò il finimondo: 250 nativi americani, comprese donne e bambini, vennero massacrati dall’artiglieria appostata sulle colline. Le parole finali di questa triste vicenda vennero scritte molti anni dopo da Alce Nero, il grande uomo sacro dei Sioux. “Non sapevo in quel momento che era la fine di tante cose. Quando guardo indietro, adesso, da questo alto monte della mia vecchiaia, vedo ancora le donne e i bambini massacrati, ammucchiati e sparsi lungo quel burrone serpeggiante. Nitidamente come li vidi con i miei occhi da giovane. E posso vedere che con loro morì un’altra cosa, laggiù, nella neve insanguinata, rimasta sepolta sotto la tempesta. Laggiù morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno”. 1 - continua IL CAFFÈ 22 giugno 2014 46 tra l’incontro virgolette Chi è Figlio d’arte, il 43enne ex musicista alla batteria, dopo aver collaborato con il Marians’ Jazzroom ed il Festival internazionale di Berna dal 2003 è direttore artistico di JazzAscona “Sono il figlio adottato dal festival” EZIO ROCCHI BALBI A nche mentre risponde alle domande non resiste alla tentazione di agitare le bacchette della batteria. Nessuna grancassa, rullante, timpani o piatti a disposizione. Al 43enne Nicolas Gilliet basta agitarli su un tamburo che esiste solo nella sua fantasia, o al limite provocare un leggerissimo ticchettìo sul tavolo che ha di fronte. Un momento di relax per il direttore artistico di JazzAscona, in pieno svolgimento con un’edizione speciale, quella del trentesimo anniversario, che deve convivere con tanto di maxischermo sul lungolago con i Mondiali di calcio. “Questo non è un problema, anzi capisco come il pubblico sia combattuto nelle scelte serali; in fondo anch’io sono mezzo brasiliano - ride Nicolas, pensando alla sua “metà brasiliana”, la moglie Luciana e alla piccola Elenoire che ad agosto compirà quattro anni -. Non a caso abbiamo, tra i gruppi in cartellone, la big band ‘Funk Como Le Gusta’ con una serie di caldi ritmi carioca a fare da sottofondo. Insomma, tutto rimane in famiglia”. Non si capisce mai, parlando con Nicolas, a quale famiglia faccia effettivamente riferimento. Ma è subito evidente che per lui non c’è molta differenza. Quando venne scelto, nel 2003, come direttore artistico della kermesse, dopo aver lavorato per il Marians’ Jazzroom e per il Festival internazionale del jazz di Berna, gli fu subito chiaro che non si trattava di una chance, ma di un vero e proprio matrimonio. Indissolubile. “Potrei dire che era tutto calcolato, sentivo che sarebbe stato per sempre, ma non lo considero un matrimonio visto che mi ritrovavo già in famiglia - commenta divertito, ricordando che prima di es- Nicolas sere ingaggiato partecipava ogni anno al Festival come musicista nelle più svariate formazioni musicali -. Mi sento figlio di questo evento, un figlio adottato fin dalla tenera età. Forse sono stato il più giovane in assoluto ad esibirmi ad Ascona, visto che il mio ‘debutto’ avvenne quando avevo otto anni. Che onore affrontare la mia prima volta come batterista, e con Sammy Price di New Orleans! A scanso d’equivoci è meglio confessare che mio padre era pianista e suonava con Hannes Anrig, il fondatore del Festival, quindi prima ho partecipato in veste di ‘ascoltatore’ privilegiato, poi ho avuto la mia grande occasione alla batteria. Intendiamoci, avevo tutto da imparare, per fortuna non dovevo dimostrare cosa sapevo fare... Comunque era così evidente la mia passione, il mio coinvolgimento che cinque anni dopo, a 13 anni, qualcuno scherzando mi disse che un giorno sarei diventato il direttore di JazzAscona. L’ho preso sul serio”. Quella che, invece, Nicolas non ha preso sul serio è una carriera di suonatore jazz professionista. Una scelta che, forse, avrebbe dovuto prendere prematuramente, appena terminato il liceo. E il giudice più severo delle proprie capacità artistiche ha finito per essere proprio lui: “Ad essere sincero diventare un musicista professionista mi sarebbe piaciuto eccome, ma ho giudicato con realismo il mio talento. Forse troppo realismo”. Così, dopo gli studi universitari in Economia e la scuola alber-ghiera. Ma il jazz è jazz e la passione di Nicolas indelebile. Si ritrova così a collaborare con il concert club bernese Marians’ Jazzroom prima di approdare al Festival internazionale del jazz della capitale svizzera. A soli 32 anni, comunque, non si può certo dire che fosse un azzardo ingaggiarlo per la kermesse asconese. La competenza inter- Gilliet nazionale artistica l’aveva già dimostrata a Berna, sia con le stelle di prima grandezza, sia con le giovani leve del jazz ansiose di cogliere l’opportunità di dimostrare il proprio talento. Anche la giovane età, alla fine, è diventata una carta vincente per una manifestazione di successo, sì, ma ancora ancorata ad una formula tradizionale. “Premesso che non ho certo svolto il ruolo di ‘salvatore’ di JazzAscona, che era comunque già un buon festival allora, serviva linfa nuova, nuovi stimoli e impulsi - spiega senza falsa modestia -. La formula era un po’ troppo ancorata al concetto classico ‘New Orleans’ e l’obiettivo prioritario accapparrarsi soprattutto le star della città simbolo della Louisiana e del jazz. Bisognava ‘svecchiare il pubblico e il cartellone, quindi ho integrato maggiormente il blues e il soul e, soprattutto, ho dato la caccia ai migliori giovani musicisti di talento in tutto il mondo. E la carta migliore, per loro, era proprio Ascona che facilmente si trasformava in un’ideale piattaforma di lancio per la loro carriera nel Vecchio Continente”. Il tutto senza tradire lo spirito originario della kermesse. Infatti New Orleans è rimasta una tappa obbligatoria per Nicolas Gilliet, che ogni anno lo vede in “pellegrinaggio” almeno per una decina di giorni. È il target, però, che è cambiato. Perché se è facile conoscere tutti i musicisti che potrebbero entrare nel programma asconese (e il loro caché), cosa è diversa è muoversi nella capitale mondiale del jazz a caccia delle stelle di domani, seguire i loro progressi e ingaggiarle al momento giusto. “È proprio così, infatti Sasha Masakowski l’avevo già messa nel mirino cinque anni fa - confida Nicolas che ha inserito in cartellone la sensuale 27enne americana con il suo Masakovski Family Trio, col padre Steve alla chitarra e il fratello Martin al basso -. Sasha era già bella, giovanissima ed era subito chiaro che sapeva cantare eccome. Forse un filino scatenata, con troppa voglia di sperimentare e improvvisare. Quando è ‘maturata’ accostandosi al tradizionale, seppure in veste moderna, le ho spiegato che era pronta per Ascona”. Infatti, per quanto il repertorio di stili musicali rappresentati ad Ascona sia diventato molto più ampio rispetto al passato, Nicolas sa fin troppo bene che chi vuole avere successo con il jazz deve ricordarsi sempre cosa ha di bello da offrire. E soprattutto cosa si aspetta il pubblico da questo genere musicale. In una parola, lo “swing” giusto. “Basta notare il motto di questa edizione: ‘Hello, Dolly!’, esplicito omaggio al grande Louis Armstrong - spiega -. Il solo capace di rubare il primo posto in classifica, mezzo secolo fa, ai Beatles nella hit parade americana. E quando il jazz era da lungo tempo scomparso dai podii delle vendite. Tutto proprio grazie al suo ‘swing’ unico, alla sua passione contagiosa, al suo modo di interpretare la musica che ancora oggi scatena reazioni ad ogni ascoltatore. Resto dell’idea che fare musica sia la capacità di trasmettere, con stile, gioia e piacere. Ecco, nonostante il repertorio musicale di Ascona sia nel frattempo diventato molto più ampio del passato, penso che non ci sia stato un solo musicista negli ultimi trent’anni che non sia stato legato, per un verso o l’altro a Louis Amstrong”. Dal nulla, nelle mani di Nicolas, appare un nuovo paio di bacchette. Le soppesa, le tiene in equilibrio, le fa roteare nel vuoto. Non producono alcun suono, ma il direttore di AsconaJazz sembra seguire un ritmo che sente solo lui. “Da quando si è sparsa la voce che mi piacciono ne ho un po’ ovunque: in ufficio, a casa, in auto - conclude divertito -. Mi piace testarne di ogni tipo, tecnicamente, ma ho finito per averne una vera collezione. Incluse quelle, usate e a volte spezzate, dai grandi della storia del jazz. Non lo dica a mia moglie, ma in garage ho nascosto anche dei piatti e delle pelli di tamburo autografati dai numero uno...”. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi IL CAFFÈ 22 giugno 2014 47 leopinioni La conquista del West da parte dei visi pallidi ai danni degli indiani, il lento scorrere delle carovane che si spostavano da est verso ovest attratte dalla speranza di una vita migliore, gli epici scontri tra la tribù dei Sioux e il Settimo cavalleggeri del generale Custer, la corsa all’oro tanto gravida di conseguenze, fanno da sfondo storico all’itinerario nel nord ovest degli Stati Uniti che descriviamo a pagina 45. Due popoli, due culture, si sono affrontati e scontrati: da una parte guerrieri sobri e ascetici, scolpiti dal vento, figli dei monti e delle praterie, dall’altra l’avanzare del progresso, laico, borghese, mercantile, industriale e democratico, forgiato e scolpito nell’acciaio e animato dal carbone. Persero i pellerossa che concepivano una vita dipendente e sottomessa alla natura, ritmata dalle stagioni e da tradizioni secolari. Vinsero gli uomini bianchi, che volevano dominare e sfruttare il territorio: con ogni APPUNTI DI VIAGGIO GIÒ REZZONICO mezzo e ad ogni costo. Quando la ferrovia portò il progresso e l’ordine sociale venne imposto dai tribunali che applicavano le leggi dell’uomo bianco, gli ultimi guerrieri indiani furono rinchiusi nelle riserve. Ri- serve destinate ai nativi americani che esistono ancora oggi. Quando ci si inoltra in questi territori si entra in un altro mondo: povero, caratterizzato da auto sgangherate, da abitazioni trasandate, da persone emarginate. Segno che a distanza di un secolo e mezzo da quel confronto impari, l’integrazione degli indiani nella civiltà americana non è compiuta. I rapporti tra l’uomo bianco e i nativi americani per lungo tempo furono pacifici. Questo avvenne fino a quando i visi pallidi erano rappresentati da un numero contenuto di esploratori, “trapper” o “mountain man” (uomini sensibili alla natura come gli indiani), pacifici missionari (“black rober”, vesti nere), artisti in cerca di ispirazione. Ma quando il numero di emigranti iniziò ad aumentare a dismisura e, soprattutto, quando le terre sacre degli indiani furono invase da cacciatori di pellicce e da cercatori d’oro senza scrupoli, le relazioni amichevoli si trasformarono in ostilità; dopo il 1860 le tribù indiane iniziarono ad attaccare le carovane di pionieri che si diri- RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI Europa a porte aperte ma ad occhi chiusi Ma quanto fanno schifo quelle partite di calcio Parecchi anni fa un atleta inglese, laureato in scienze tecniche, vinse alla grande una gara olimpica, o i campionati del mondo, chissà, forse correndo i cento metri, forse i duecento. E appena tagliato il traguardo, prima ancora di esultare, si soffiò il naso con le sole dita. Per l’occasione un grande giornale italiano intitolò in prima pagina, sotto la foto della vittoria: “Ingegnere, un fazzoletto!”. Contava sì la medaglia d’oro. Ma non si potevano neanche ignorare le vecchie e buone maniere del galateo. Altri tempi, altra educazione, verrebbe da dire. Vero è che uno sportivo degno di questo nome deve avere i muscoli che funzionano al top e quelle motivazioni che gli permettano, come si sente dire fino alla noia, di “fare la differenza”. A contare, lo sanno anche i paracarri, sono insomma soltanto i risultati. Tutto il resto è contorno. Ma guardare una partita di calcio, specie alla tivù, con la telecamera capace di inquadrare ogni dettaglio, ammettiamolo, non è troppo esaltante. Bello vedere i passaggi intelligenti, le giocate geniali, i goal spettacolari. Bello esultare tutti insieme. Bello, per chi sa farlo, leggere fra le righe le finezze tattiche degli allenatori. Però, in realtà, le soffiate di naso con le dita e gli sputi sull’erba sono di gran lunga più numerosi dei momenti esaltanti. Per non dire delle bugie urlate o mimate che fioccano di continuo durante una partita. L’attaccante stoppa la palla con il petto: e tutti i difensori alzano il braccio per denunciare un fallo di mano che non c’è. Un centrocampista, neanche sfiorato dall’avversario, rotola per terra come se a investirlo fosse stato un toro. Un difensore si dimena sull’erba come se soffrisse le pene dell’inferno: e cinque secondi dopo eccolo sgambettare più svelto di una lepre. Che dire poi degli abbracci, dopo una rete, che sembrano amplessi d’amore? E delle parolacce e degli insulti (“quella mignotta di tua sorella!”) che solo il tifo dello stadio riesce a non far sentire? Oddio, il “fotbal”, si sa, è un gioco maschio. Non una scuola per educande. Perciò non è consentito fare troppo gli schizzinosi. Si può anche capire che la tensione va scaricata in tutti i modi possibili e immaginabili: compresi i rituali, le danze, gli esorcismi, le proteste e la gioia tribale. Ma un po’ di ritegno, diamine!, non sfigurerebbe di certo. Non sono mica soli, i giocatori e lo stadio non è lo spogliatoio. “Fare la differenza” non vuol dire fare sul campo quello che di solito non si può fare nella vita di tutti i giorni. Anzi, semmai la “differenza” va fatta con i risultati e con un comportamento perlomeno decente. Non con le scatarrate sul vecchio Galateo. Caro Diario, sull’Europa si sta riversando da due anni e mezzo l’emergenza immigrati. Nessuno può dire quanto durerà ancora. Ogni giorno sono ondate di disperati, in fuga dagli orrori della guerra, dall’incubo della fame e della violenza. Dai primi sbarchi di centinaia di migranti quotidiani, soprattutto dalle coste libiche, il flusso è salito a migliaia. Una moltitudine eterogenea, onnicomprensiva, uomini e donne che si privano di tutto, che mettono insieme chissà come alcune centinaia di dollari, a volte anche più di mille e, al colmo della spoliazione di se stessi, partono verso una speranza, quale che sia. Siamo alle amare pagine di Osvaldo Soriano in “Ben presto un’ombra sarai“, dove i protagonisti si privano anche dei ricordi. Schiere di scafisti, gonfie di criminali senza scrupoli, traghettano vendendo promesse e buttando letteralmente a mare tutto ciò che diventa “ingombrante“. QUASI TUTTI I BARCONI sovraffollati di uomini, pigiati vergognosamente come merce, fanno rotta sull’Italia. Da mesi Roma ha varato l’imponente operazione di soccorso “Mare Nostrum“, con navi che pattugliano il Mediterraneo e corrono a salvare folle di derelitti, protagonisti-vittime di esodi in moltiplicazione selvaggia e incontrollabile. È una missione umanitaria in nome della dignità, della solidarietà, anche per conto di chi sta a guardare. Una volta sbarcati su qualche costa della Sicilia, della Calabria o della Puglia, gli immigrati proveranno a sciamare verso ogni dove, dal Ticino ai Paesi scandinavi, evitando ogni identificazione, così da avere i piedi liberi. Assente ingiustificata e inguardabile è l’Unione Europea, con la sua cinica e beffarda indifferenza. Fa la tirchia elemosiniera. A quando il risveglio da questo letargo, con assunzione delle sue responsabilità? LA CLASSE POLITICA di Bruxelles non può continuare a fare la bella addormentata. Salvare vite umane è un obbligo, ma poi bisogna pronunciarsi sui modi dell’accoglienza: dove e a quanti. Fin qui si tampona; non basta più. Si parla di popoli in fuga, centinaia di migliaia pronti a mettersi in mare dall’Africa e dal Medio Oriente. Il ponte navale italiano ha avuto come effetto collaterale la moltiplicazione di partenze e sbarchi di migranti. Non si può chiudere gli occhi e illudersi che il fenomeno rientri come un fiume torna a letto dopo un’alluvione. Che cosa può accadere se ogni Stato si organizza e legifera in proprio, visto l’inqualificabile sonno Ue? La sociologia è un bell’esercizio per élites di intellettuali, la carità cristiana è un esercizio di virtù, ma la politica è chiamata ad affrontare e gestire ordine, legalità e giustizia. La libertà quando è malintesa prima o poi presenta il conto DOMENICA IN FAMIGLIA MONICA PIFFARETTI ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura gevano verso ovest. Era lo scontro tra due civiltà: una radicata da secoli nel territorio e profondamente attenta alle leggi della natura, l’altra preoccupata soprattutto di conseguire guadagni senza preoccuparsi della distruzione di quegli equilibri naturali che per secoli avevano garantito cibo e attività vitali agli indiani. La svolta decisiva fu rappresentata dal “Gold Rush” (la corsa all’oro); il governo degli Stati Uniti, che in un primo tempo cercò di contenere l’aggressività dei cercatori d’oro, nel 1875 decise di voltare le spalle agli indiani rimangiandosi importanti promesse fatte. Questo portò alla vivace reazione dei pellerossa che decimarono il Settimo Cavalleggeri a Little Big Horn (1876) e alla successiva vendetta dell’uomo bianco, che culminò quattordici anni dopo nel massacro di Wounded Knee, dove, come scrisse più tardi il condottiero Alce Nero “morì il sogno di un popolo”. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS rilasciata al Tages-Anzeiger in margine ai disordini post finale di Coppa a Berna. Frase che mi è parsa interessante. Il suo senso profondo va infatti ben oltre il tema degli hooligans e ciò che con lo sport non ha più nulla a che vedere. Più in generale, la libertà è oggi spesso intesa, predicata e vantata (anche fra i giovani che si stanno costruendo e sono attratti da chi è leader) come libertà senza limiti, selvaggia, prevaricante. Che, nella fattispecie, rifugge oltretutto anche l’educazione familiare, vista come una catena da cui liberarsi. Il pendolo, an- Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore virgolette Nelle terre dell’emarginazione degli indiani del nord America IL DIARIO “Mi sembra che il rispetto dell’altro e il rispetto verso la proprietà altrui sia diminuito. Metto questo in relazione con il crescente individualismo. In due parole: la ‘Io-Sa’. Ovvero la percezione secondo la quale gli imperativi o le leggi valgono per gli altri, ma non per la propria persona, che non ci si lascia dire niente da nessuno. Si tratta di una concezione della libertà completamente sbagliata”. Una frase estratta da una lunga intervista, rilasciata da Markus Mohler, esperto di sicurezza, già procuratore e capo della polizia di Basilea, tra Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi che quello sociale, oscilla da un estremo all’altro. Tolta di mezzo un’educazione con regole ferree, convenzioni assurde, ingessate e ge- Tante regole che non si accettano, convivenze sociali che non funzionano nitori autoritari invece che autorevoli, ecco il rischio di cadere nell’opposto, ovvero nel ‘laissez-faire’ totale. Non tanto per motivi ideologici di Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] convinzioni genitoriali, quelli risalgono caso mai ai tempi del Sessantotto, quanto per motivi di difficoltà (anche grosse) che portano ad abdicare al ruolo di genitori. Come se la società fosse lei la colpevole e portasse i ragazzi verso lidi lontani e sconsiderati che la famiglia non riesce più a raggiungere, finendo per rassegnarsi. Prodotti di questa tendenza sono: regole che non si accettano, convivenze sociali che non funzionano e che si piegano davanti ad un Io smisurato. Finché poi qualcosa, nel percorso di crescita va storto e la RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 costruzione crolla seppellendo quell’ ‘Io-faccio-quello–che-mi-pare-e-piace’ che non è capace di inserirsi nel tessuto sociale. Tessuto che, se anche imperfetto e sempre prefettibile, è comunque un sistema che esiste e che è il nostro, prodotto di tanti compromessi, sforzi, errori, correzioni, storia passata e storia recente. Risultato: sicuramente anche le botte da orbi e i vandalismi post finale di coppa di chi non conosce il rispetto, ma anche tanti fallimenti personali. Perché la libertà malintesa primo o dopo la fattura te la presenta. Salata. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) 22 giugno 2014 www.caffe.ch [email protected] La finestra sul cortile Gli eBook del Caffè Il Paese nel racconto popolare … prese la sua 24 ore, non la lasciava mai, le chiavi della Mercedes, baciò la moglie e uscì… … il marito, tipico modello per una scultura di Giacometti? Insomma, al Franco piacevano veramente le donne in carne? La comedy noir del Caffè 341/bis di ANONYMOUS, Illustrazioni di Marco Scuto per Il Caffè Una serie di colpi di scena settimana dopo settimana La storia “341bis” è un romanzo breve cui non è facile attribuire un genere. Fosse un film potrebbe essere definito una “comedy noir”. Elementi di giallo che si stemperano nella commedia, o meglio ancora, una commedia che assume involontariamente i contorni del giallo. Una serie di fortuite circostanze, che compongono un puzzle dai contorni inimmaginabili. Il riassunto Il 55enne manager bancario luganese Franco Remondini viene convocato, a sorpresa, dai Carabinieri di Intra. Località che, in realtà, frequenta spesso. All’insaputa della moglie Iris. Per lavoro, del resto, il Remondini spesso si trova fuori casa in trasferta, anche per due o tre giorni di fila. Un abitudinario, regolare fino alla banalità, un cittadino esemplare... E non poteva divorziare caffe.ch/comedy Tutte le puntate oline D L’e-book Tutte le puntate di “341bis”, corredate dalle illustrazioni di Marco Scuto, possono essere lette online sul sito caffè.ch nelle pagine web dedicate alla serie. Come tutti i racconti pubblicati dal Caffè, anche “341bis” alla fine della serie diventerà un e-book gratuito (il primo pubblicato in Ticino con testo scritto e graphic novel d’autore). onna saggia, razionale, concreta. Ma negata per i numeri e per i soldi. L’esatto contrario del Remondini, di cui comunque la Iris s’era follemente innamorata ventidue anni prima. Era un ragazzo d’oro. Anche perchè - forse è difficile da capire per chi non frequenta l’animo umano e le sue passioni fisiche - il Franco era... “alto, slanciato, snello...”. E a lei - non grassa, ma in verità con qualche rotondità di troppo - gli uomini come lui, non poteva farci niente!, le erano sempre piaciuti. Era così anche per lui, il marito, tipico modello per una scultura di Giacometti? Insomma, al Franco piacevano veramente le donne in carne? E no, non gli piacevano affatto, ma Iris... era figlia di un direttore generale, il responsabile dell’intera regione della Svizzera italiana di una grande, grandissima banca. E ventidue anni prima quando s’erano conosciuti e lui era agli inizi della carriera - beh..., per un simile suocero, su qualche rotondità di troppo si sarebbe potuto anche soprassedere. Ed è ciò che fece. Sebbene qualche anno dopo, cinque o sei, a carriera ben avviata e matrimonio celebrato, il Remondini se ne pentì. Ma non per... le abbondanti forme (su quelle avrebbe potuto anche chiudere un occhio), ma per qualcosa di molto più importante e profondo, per cui - come si vedrà - non riuscì mai a darsi pace. Nonostante quei bei fianchi e quell’ampio bacino, la Iris non poteva mettere al mondo figli. Una malformazione, scoperta però troppo tardi. Una vera croce per lui che amava i bambini. Lei se ne fece un problema nei primi tempi, ma più per lui, per la delusione del Franco, che per un suo piccolo e ben risposto desiderio di maternità. Ma che ci posso fare, pensava, lasciare la Iris, divorziare? Suo padre me la farebbe pagare, eccome se me la farebbe pagare! Ha ancora una grande influenza sulla Piazza luganese. Era addirittura stato per lungo Nonostante i bei fianchi e l’ampio bacino, la Iris non poteva mettere al mondo figli tempo presidente dell’Associazione bancaria. Una parola e la mia carriera, pfff!, sarebbe finita in quattro e quattr’otto. No, non ne vale la pena! “Allora ciao Iris, ci vediamo questa sera”. Il Remondini prese la sua 24 ore, non la lasciava mai, le chiavi della Mercedes, baciò la moglie e uscì. La strada la conosceva perfettamente. E sapeva che per andare... a Intra - sì, proprio a Intra, in Italia - sarebbe stato meglio, nonostante i chilometri, evitare il traghetto e passare dal confine di Brissago. Quel tragitto lo faceva almeno una volta a settimana. Spesso due. Andata e ritorno. Raccontando ogni volta alla Iris, a giustificazione degli immancabili ritardi, che il viaggio da Bedáno a Vercelli era stato un inferno. O che l’autostrada da Torino in su, verso la Svizzera, era bloccata da un incidente. O che la coda alla dogana di Chiasso, tornando da Genova, era interminabile... Ogni volta una bugia. O meglio: una mezza bugia, perché a Vercelli, a Torino o a Genova il Remondini ci andava veramente. Ma tutt’al più per mezza giornata o qualche ora in più. Il resto del tempo, gli altri due o tre giorni li trascorreva a Intra, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. Quel 19 giugno, che opportunamente s’era lasciato libero da ogni impegno, non aveva il benché minimo appuntamento a Lugano. Niente commissioni in centro, nessun pranzo al Movenpick con gli amici. Franco Remondini doveva, questa volta assolutamente e per solo una giornata, andare a Intra in Via Generale Dalla Chiesa 1. L’appuntamento - dal maresciallo Carletti in persona e cioè il responsabile del locale comando dei carabinieri - era per le quattordici in punto. Così stava scritto su quel foglio che teneva da giorni segretamente sempre con sé. 2- continua
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