[email protected] DELLE 10 www.corrierecomunicazioni.it n°11. 23 giugno 2014 La svolta cloud Tlc, datacenter mon amour ►Le «fortezze» di dati diventano sempre più asset strategici per gli operatori telefonici italiani. Gli investimenti di Telecom Italia e Fastweb. Ma anche Poste e Aruba spingono sul cloud chine di trattamento dell’aria intelligenti, ad alto rendimento e basso impatto ambientale. Gli operatori stranieri, soprattutto quelli asiatici, sembrano più avanti. Soprattutto i maggiori, perché possono permettersi i grandi investimenti necessari per scommettere sui datacenter: la giapponese Ntt Com, in primis; ma anche Telefonica, Orange, Deutsche Telekom. Sembrano passi obbligati per tutti gli operatori che vogliono restare protagonisti in futuro. C’è un treno da prendere e, allo stesso tempo, da favorire per il bene del Paese: “la presenza sempre più pervasiva di datacenter ad elevato grado di affidabilità agevolerà il processo di “IT Transformation” che le aziende italiane stanno valutando e, in alcuni casi, già avviando - dice Battiferri -. Con la spinta dell’Agid alessandrolongo Gli operatori telefonici italiani stanno investendo molto nei datacenter, quest’anno, alla ricerca di una nuova identità fatta di servizi. Soprattutto cloud, terra promessa per uscire della crisi. Seguono così una tendenza che è europea e mondiale. Hanno annunciato investimenti su datacenter Telecom Italia e Fastweb, mentre è recente l’apertura del datacenter romano di Seeweb, progettato con le ultime tecnologie disponibili. Nel contempo, Poste Italiane sta spingendo sui servizi cloud e Aruba sta espandendo la propria presenza in Europa: ha appena aperto un datacenter a Londra, dopo Italia, Repubblica Ceca, Francia e Germania. Telecom prevede 700 milioni di euro cir- I nuovi datacenter puntano a raggiungere una maggiore efficienza green ca di investimenti, nel piano 2014-2016, per realizzare infrastrutture atte allo sviluppo di servizi innovativi, tra le quali ci sono anche nuovi data center. Come dice Simone Battiferri, responsabile direzione Business di Telecom, “l’evoluzione e la diffusione dei servizi cloud di Telecom Italia si accompagnano a un rapido ed importante sviluppo delle infrastrutture di datacenter. Nei prossimi anni continuerà a crescere la disponibilità di sale dati presenti su tutto il territorio italiano dove stiamo progettando l’ampliamento dei sette data center già attivi e la realizzazione di ulteriori strutture”. “Nel frattempo è già in corso il processo di rafforzamento della resilienza delle infrastrutture IT, che prevede anche il percorso di certificazione Tier IV dei datacenter Telecom Italia”, aggiunge al nostro giornale. Lo scopo è “rendere sempre più competitivi e performanti i servizi di cloud computing in termini di sicurezza, conformità alle normative, Sla (service level agreement) e prestazioni professionali (e non best effort)”. “Quest’anno Fastweb ha avviato la realizzazione di nuovi datacenter incrementando la superficie complessiva a un totale di oltre 10mila metri quadrati - ribatte Marco Pennarola, responsabile Marketing della divisione Enterprise -. I lavori sono in corso e verranno ultimati entro luglio. Il secondo datacenter verrà costruito nei pressi di Roma”. “Fastweb ha deciso di investire per fare il meglio di quanto oggi disponibile in termini di qualità e sicurezza del servizio e per questo ha fatto certificare i nuovi datacenter dall’Uptime Institute. Il datacenter di Milano è stato dichiarato Tier IV, il massimo livello di certificazione che possono vantare solo altri 50 siti in tutto il mondo - aggiunge Pennarola -. A questo si aggiunge la caratterizzazione green del nuovo datacenter grazie a un’efficienza energetica tra le più alte al mondo, come solo il 6% dei siti mondiali ha raggiunto. Fastweb sarà la prima azienda italiana a fornire un servizio con queste prestazioni ai propri clienti enterprise”. Fare avanguardia nel green sta a cuore anche a Telecom, come dimostra l’accordo triennale con la startup eco4cloud per inserire logiche di efficienza energetica all’interno delle proprie infrastrutture. Segue questa via anche Seeweb, che nel nuovo datacenter ha installato mac- Investimenti obbligati per tutti gli operatori che vogliono restare protagonisti in futuro sul piano di razionalizzazione dei datacenter regionali, si possono aprire opportunità per gli operatori e il mercato nel complesso. Conferma Alessandro Piva, degli Osservatori Ict del Politecnico di Milano: “Su questo fronte c’è grande movimento delle società di servizi in-house e di grandi operatori come Almaviva specializzati su questo mondo”. La vera sfida per il Paese, avverte Piva “è riuscire a canalizzare il mercato italiano del cloud cercando di creare occupazione nel settore. Non dimentichiamo che la fluidità dei servizi cloud può permettere anche a noi di diventare esportatori netti di innovazione e tecnologia”. Cloud computing, è guerra dei prezzi ►Sale la pressione sui fornitori di servizi Ict con i tagli di tariffa praticati dalle multinazionali Le multinazionali dell’Ict hanno portato a nuovi livelli la guerra del cloud computing, con il taglio radicale dei prezzi e una grossa ondata di investimenti sui datacenter. Sono mosse che avranno la conseguenza di estendere il ruolo del cloud nelle aziende di tutto il mondo; ma anche metteranno una pressione mai vista sui margini di profitto dei fornitori di servizi Ict (cloud e non). Operatori telefonici compresi. Negli ultimi tre mesi, Google ha tagliato i prezzi del 30-85% (a seconda dei servizi cloud), subito seguita da Amazon (7-65%). Secondo una comparativa di Rightscale, ora i prezzi delle due aziende sono equivalenti (uguali per le richieste standard, mentre per quelle di livello elevato Google è più economico ma Amazon fornisce più risorse). Subito dopo Microsoft ha tagliato del 35% le offerte cloud per computing e del 65% quelli di storage. Adesso è dell’1-6% più economico di Amazon. Quest’azienda, prima a partire con il cloud e attuale leader del mercato, ha tagliato i prezzi 42 volte negli ultimi otto anni. Allo stesso tempo, dai bilanci risulta che nei primi tre mesi dell’anno le tre aziende hanno speso in tutto 4,6 miliardi di euro in infrastrutture (Capex), cioè il 65% in più rispetto al 2012, mentre i ricavi sono aumentati “solo” del 12%. Il motivo principale, riconosciuto da tutte e tre, è che hanno voluto potenziare i datacenter per i servizi cloud. “Google sta costruendo datacenter prima ancora di averne bisogno. L’aumento del capex sta preoccupando gli investitori”, dice Amazon, Google e Microsoft all’attacco della «nuvola» Carlos Kirjner, di Bernstein Research. È arrivato a 7,4 miliardi di dollari nel 2013: il doppio del 2012. Nel caso di Amazon è aumentato del 61%, a 1,1 miliardi nel primo quarto del 2014, “in larga parte per investimenti infrastruttura tecnologica, inclusi i servizi Amazon web service (cioè cloud, ndr)”, si legge nell’ultimo rapporto finanziario dell’azienda. Il nuovo Ceo di Microsoft, Satya Nadella, a maggio ha spiegato di stare investendo per rispondere alle esigenze delle aziende che vogliono spostare online i propri software. Per l’Europa, la strategia di questi big si compone di un altro tassello: estendere la propria presenza locale, potenziando le proprie filiali per la vendita. Potrebbero però anche rafforzare l’aspetto infrastrutturale, magari facendo accordi con gli operatori telefonici che hanno reti di datacenter (come Amazon starebbe valutando con Telecom Italia, secondo voci di mercato). Gli scopi sono molteplici: migliorare la fiducia delle aziende e i livelli di servizio offerti, mostrandosi come partner a loro vicini; riuscire, grazie a una più radicata presenza locale, a soddisfare meglio le diverse normative cloud nazionali. I grandi Ott si stanno mostrando gli attori più adatti a sostenere la nuova guerra sul cloud. Hanno una scala che permette loro di investire in efficienti datacenter anche a costo della perdita di profitti nel breve periodo. “Gli Ott e i grandi vendor IT stanno facendo avanguardia per l’ottimizzazione dei datacenter grazie alle tecnologie di virtualizzazione Nuova strategia con le telco: ora si ricerca l’accordo Sdn e - ultima novità - l’Nfv (Network function virtualization”, spiega Daniela Rao, analista di Idc. Una conseguenza è che i servizi cloud diventeranno sempre più economici e affidabili grazie all’aumentata efficienza dei datacenter, e quindi più diffusi. In un circolo virtuoso che, con la crescita della scala, ridurrà ancora di più i costi. Buone notizie soprattutto per startup e sviluppatori, che in passato non hanno trovato sempre convenienti i prezzi del cloud. Di fatto non lo sono stati per quelle funzioni che richiedono risorse costanti nel tempo. La tendenza, con il calo dei prezzi, è che il cloud diventerà conveniente per una crescente gamma di utilizzi. L’altra conseguenza è che crescerà la pressione sui margini, in particolare sui fornitori più piccoli; i meno capaci di sostenere la guerra dei prezzi e degli investimenti. “Gli operatori telefonici devono cercare di stare al passo con gli Ott, investendo di più su questo fronte”, dice Rao. A.L.
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