peronospora della vite infezioni sempre più precoci

>> SPECIALE / DIFESA
PERONOSPORA DELLA VITE
INFEZIONI SEMPRE PIÙ PRECOCI
di Riccardo Bugiani
Servizio Fitosanitario, Regione
Emilia­Romagna
Cambia il clima e
le strategie di difesa
si devono adeguare.
Con partenze sempre
più anticipate
e trattamenti
frequenti. Il ruolo
indispensabile
di bollettini
e modelli fitosanitari
N
ormalmente le strate­
gie di difesa dalla pe­
ronospora della vite si
differenziano in funzione della
frequenza e gravità con la quale
la malattia si manifesta nei di­
versi areali viticoli. Nella difesa
contro questa malattia è, tutta­
via, di fondamentale importan­
za evitare, e il 2013 (si veda nei
riquadri in basso) lo dimostra,
l’instaurarsi di infezioni prima­
rie. Le infezioni che prendono
avvio dalle oospore svernanti e
scatenate dall’azione della
pioggia, possono protrarsi fino
al loro esaurimento anche fino a
luglio inoltrato. Al contrario, le
infezioni secondarie, che ne­
cessitano solamente di bagna­
tura della vegetazione (anche in
seguito alla semplice deposi­
zione di rugiada), contribuisco­
Fig. 1 / Andamento meteorologico (pianura di Ravenna)
Nota: sono segnalate le piogge preparatorie e le piogge infettanti che si sono succe­
dute nel 2013
no molto limitatamente alla
progressione dell’epidemia.
L’individuazione della prima
pioggia infettante, e di conse­
guenza l’inizio dei trattamenti,
è fondamentale. Questo mo­
mento può essere scelto, in ba­
se alla fenologia della pianta,
quando i germogli raggiungono
i 5­10 cm, (momento nel quale
Quando i 3­dieci fanno cilecca: l’esperienza di un’annata difficile
La passata stagione vegetativa della vite è risultata particolar­
mente impegnativa dal punto di vista della difesa antiperono­
sporica. Fin dai primi mesi, il 2013 è apparso come un anno
difficile: neve, pioggia abbondante e basse temperature hanno
reso i primi sei mesi veramente particolari dal punto di vista
climatico. Dalla fine dell’inverno le condizioni climatiche sono
state favorevoli per lo sviluppo della peronospora così come nelle
prima fasi vegetative della vite durante le quali vi sono state
precipitazioni ripetute e diffuse, talvolta anche di notevole enti­
tà, tali da mettere in difficoltà qualsiasi strategia di difesa. La
peronospora (Plasmopara viticola (Berk. & Curt) Berl. Et de Toni)
ha insidiato la produzione fin dalla prime fasi vegetative e in
maniera diffusa in tutti gli areali viticoli del centro­Nord Italia,
anche se con una maggiore incidenza in alcune aree soggette a
precipitazioni di livello e frequenza superiori ad altre.
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L’anomala entità e frequenza delle piogge di fine inverno e
inizio primavera ha precocemente destato preoccupazione nei
tecnici e viticoltori fin dalle primissime fasi vegetative. E’ ormai
acquisito che, in alcune situazioni, i parametri posti dalla regola
dei “3­dieci” possono essere disattesi, ma in particolar modo
per quello che concerne la fase di inizio recettività e per le
precipitazioni necessarie per indurre una infezione primaria.
Per quanto riguarda il primo aspetto è ormai indiscussa la
necessità di avere tessuti vegetali con stomi totalmente funzio­
nali che permettano al tubetto germinativo della spora del
fungo, in fase di germinazione, di penetrare nella camera sotto­
stomatica. Tuttavia quello che è sempre stato difficile, almeno
fino a questi ultimi anni, è la valutazione dello stadio di matura­
zione delle oospore che caratterizzano il potenziale di inoculo
del fungo (si veda riquadro successivo).
l
VIGNEVINI n.3 marzo 2014
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nelle le foglie cominciano a es­
sere sensibili all’infezione per
la presenza dei primi stomi fun­
zionali), oppure, su segnalazio­
ne dei diversi modelli previsio­
nali oggi comunemente utiliz­
zati. La regola dei “tre­dieci”
risulta ancora valida per l’80%
dei casi ma insufficiente in al­
cune annate particolarmente
precoci. Inoltre molti studi sul
cambiamento climatico preve­
dono, in seguito all’innalza­
mento medio delle temperatu­
re, una conseguente sempre
maggiore precocità delle infe­
zioni. Con i più moderni model­
li previsionali è oggi più facile
prevedere l’entità delle piogge
preparatorie e la conseguente
preparazione del potenziale di
inoculo del fungo. E’ pertanto
consigliabile consultare sem­
pre i bollettini di produzione in­
tegrata in grado di fornire ag­
giornamenti e indicazioni sul ri­
schio peronosporico nelle fasi
critiche. Se nel 2008, altra an­
nata critica per la peronospora
in Italia, si erano evidenziati al­
Fig 2 / Termine del periodo di latenza delle oospore (linea
blu) nei diversi anni in Emilia­Romagna.
Nota. Curve calcolate in base al modello previsionale utilizzato dal Servizio Fitosani­
tario della Regione Emilia­Romagna E’ possibile notare che nel 2013 il termine del­
la latenza delle oospore è risultato simile a quello registrato nel 2008, annunciando
una stagione primaria molto precoce.
cuni limiti di assorbimento e di
attività dei formulati sistemici
in condizioni di saturazione
idrica del suolo e della pianta,
nel 2013 è emersa l’importan­
za, nei momenti di maggior ri­
schio, della ricerca della prote­
zione costante del vigneto ef­
fettuando
trattamenti
Il calcolo del potenziale d’inoculo
Il progressivo approfondimento delle conoscenze relative alla
biologia di Plasmopara viticola ha ormai dimostrato come, per
valutare il potenziale di inoculo, siano particolarmente importan­
ti le piogge cosiddette “preparatorie”, quelle cioè che intercorro­
no dalla fine del periodo di latenza delle oospore. Nel 2013 (e
anche quest’anno, a quanto pare) infatti le condizioni di bagnatu­
ra della lettiera, in seguito alla neve e alle successive piogge
cadute, e le temperature non particolarmente rigide hanno creato
i presupposti per una rapida maturazione dell’inoculo. Tale situa­
zione è stata resa subito evidente dai dati espressi dai modelli
previsionali più moderni, i quali già dai primi di aprile mettevano
in evidenza il precoce termine della latenza oosporica e l’accre­
scersi del potenziale di inoculo in seguito alla frequenti precipita­
zioni che si erano succedute a partire da metà marzo. Calcolando
che, con le temperature che si stavano registrando, ci volevano
VIGNEVINI n.3 marzo 2014
preventivi, restringendo quanto
più possibile l’intervallo fra i
trattamenti e non contando
molto sulla persistenza del pro­
dotto.
L’agrofarmacopea
La farmacopea oggi disponibile
per contrastare la peronospora
in Italia è quanto mai varia.
La scelta dei prodotti utilizzati
varia anche in funzione delle di­
verse fasi fenologiche della col­
tura e del rischio epidemico.
Da germogli di 5­10 cm a pre­
fioritura. In questo periodo, è
consigliabile impiegare prodot­
ti di copertura, quali i ditiocar­
bammati (mancozeb, metiram
o propineb) o composti rameici
o zoxamide, meglio se even­
tualmente miscelati con fo­
setyl­al per consentire una mi­
gliore protezione della nuova
vegetazione in una fase di rapi­
da crescita vegetale. Eventuali
trattamenti curativi possono es­
sere eseguiti con principi attivi
translaminari come dimeto­
morph, cymoxanil, benthiavali­
carb, oppure, se non in presen­
za di vigneti soggetti a ristagni
idrici, sistemici come metala­
xyl, metalaxyl­m, benalaxyl (te­
nendo presente che oggigiorno,
la protezione esercitata da que­
sti principi attivi è maggiore nei
riguardi dell’apparato fogliare e
leggermente inferiore verso i
circa 25­30 giorni perché le oospore terminassero il processo di
germinazione producendo il macro­zoosporangio e rilasciassero
le zoospore sulla lettiera fogliare, era abbastanza agevole stimare
che l’inoculo maturato con le piogge preparatorie di metà marzo –
primi di aprile, si sarebbe reso disponibile dalla fine di aprile,
ancor prima che vi fosse recettività nei tessuti vegetali. Sapendo
poi che anche il secondo pilastro della regola dei “3­dieci”,
poteva dirsi sfatato (per il compiersi del processo infettivo non
sono necessarie abbondanti precipitazioni), si annunciava quindi
un rischio infettivo peronosporico abbastanza precoce.
Il 2013 poi, oltre ad una fase critica già alla ripresa vegetativa è
stato caratterizzato da una piovosità media del mese di maggio ben
superiore alla norma, oltre che in termini di millimetri caduti, anche
di frequenza (mediamente dai 15 ai 21 giorni). Queste condizioni
hanno, di fatto, portato a lunghi periodi di bagnatura che hanno
favorito i processi infettivi nonostante la temperatura si mantenes­
se inferiore alla media del periodo (si veda il prossimo riquadro). l
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Fig 3 / Velocità di germinazione delle oospore
Nota. Calcolo secondo quanto indicato dal modello previsionale della Regione Emi­
lia­Romagna. E’ possibile notare che nel periodo fra fine di aprile e metà maggio è
risultato il più veloce degli ultimi 6 anni, denotando, in tale periodo, un alto rischio
di infezione peronosporica primaria
grappoli).
Da prefioritura ad allegagio­
ne. In questo periodo il rischio
aumenta, perché i grappolini,
specialmente quando ancora
allo stato erbaceo, sono parti­
colarmente suscettibili e pos­
sono essere gravemente dan­
neggiati dalle infezioni con pe­
santi
conseguenze
sulla
produzione. E’ necessario man­
tenere una buona copertura
fungicida, utilizzando prodotti
translaminari (ciazofamide, fe­
namidone, famoxadone, ipro­
valicarb, dimetomorf, ame­
toctradine, amisulbron) oppure
>> 1. I vigneti maggiormente colpiti in alcuni casi sono quelli con forti ristagni
idrici che non hanno permesso interventi tempestivi. Nella foto è evidenziato
il solco che è stato prodotto in campo per fare defluire più agevolmente
l’acqua ristagnata (foto Bugiani)
sistemici come metalaxyl, me­
talaxyl­m, benalaxyl tenendo
presente quanto esposto prima.
Generalmente in questa fase è
consigliabile utilizzare miscele
con 2­3 principi attivi a diverso
meccanismo d’azione. Le mi­
scele con fosetyl­al, anche in
questa fase sono in grado di mi­
gliorare le performance dei fun­
gicidi partners.
Da allegagione a invaiatura.
Dopo l’allegagione è importan­
te proteggere efficacemente i
grappolini. Sono pertanto da
preferire quei principi attivi che
possiedono una affinità con lo
Terreni saturi e difficoltà a trattare
Nel 2013 le prime infezioni di peronospora, in alcune sporadi­
che aree, si sono realizzate già a partire dalle piogge del 27­28 di
aprile, mentre in altre le prime sono state le piogge del 2 di
maggio a risultare infettanti. La gravità di queste prime infezioni
non è stata particolarmente elevata, e generalmente ha interes­
sato la terza­quarta foglia del germoglio. Più gravi si sono invece
rivelate le infezioni del 4­7 di maggio dove, nella maggioranza
dei casi, si è osservata una più alta incidenza dei grappoli colpiti
rispetto alla foglie. Le condizioni climatiche ottimali hanno por­
tato l’area necrotica ad estendersi al tralcio fino a portare, nei
casi più estremi, alla rottura del tralcio e alla loro progressiva
caduta a terra nel corso della stagione. Fortunatamente il miglio­
ramento delle condizioni climatiche, a partire dai primi giorni di
giugno hanno poi ridotto notevolmente il rischio peronosporico
in campo.
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In questo contesto epidemiologico la difesa ha trovato non poche
difficoltà, non solo nella scelta del formulato che rispondesse
maggiormente alle necessità del momento, ma anche nella pos­
sibilità di eseguire il trattamento a causa dell’ inagibilità dei
vigneti fortemente saturi di acqua già dall’inverno precedente e
dalla frequenza delle piogge che cadevano in una fase fenologi­
camente molto delicata.
Nel germoglio in fase di distensione, il grappolino è parzialmen­
te avvolto dalle foglioline e dotato di una notevole tomentosità
che rende difficile la sufficiente permanenza delle gocce di
formulato distribuite. Infatti, la protezione delle foglie, per la
loro maggiore superficie risulta più semplice da attuare rispetto
a quella del grappolino soprattutto se in fase di rapida distensio­
ne e pertanto maggiormente esposto alle zoospore di Plasmopa­
ra viticola e più difficilmente raggiungibile dal trattamento. l
VIGNEVINI n.3 marzo 2014
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strato epicuticolare dell’acino,
quali amisulbron, ciazofamide,
zoxamide+mancozeb, piraclo­
strobin+metiram, flupicolide.
Anche in questa fase, pertanto,
l’aggiunta di fosetyl­Al, per­
mette di potenziare l’azione an­
che sulle foglie e sulle femmi­
nelle in accrescimento. Tutta­
via l’impiego di questo p.a.
deve essere interrotto almeno
40 giorni prima della raccolta,
per non incorrere in problemi
di residualità.
Dopo l’invaiatura. Trascorso
tale periodo, gli acini diventano
ontogeneticamente resistenti
alle infezioni di peronospora e
si può pertanto tornare ad im­
piegare prodotti a base di Sali
di rame magari addizionandoli
a fosetyl­Al nel caso di anda­
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menti stagionali particolarmen­
te piovosi.
>> 2. Abbondante sporulazione
di peronospora su grappolo e
necrosi del rachide (foto
Bugiani)
Strategia
antiresistenza
Nell’ambito delle strategie di
difesa bisogna tenere conto del
rischio di insorgenza di ceppi
del fungo resistenti a quei prin­
cipi attivi antiperonosporici do­
tati di maggiore specificità
d’azione. L’uso non razionale di
questi prodotti può portare a se­
lezionare ceppi di P. viticola re­
sistenti. Per ridurre al minimo
tale rischio, da parte degli uti­
lizzatori, è necessario:
l favorire l’alternanza fra le di­
verse famiglie chimiche di prin­
cipi attivi;
l utilizzare miscele di principi
attivi a diverso meccanismo
d’azione;
l usare i prodotti alla do­
se indicata in etichetta
e soprattutto non sotto­
dosati;
l attenersi al numero
massimo di interventi
consentiti all’anno con
un determinato princi­
pio attivo (nei Discipli­
nari di produzione in­
tegrata non si possono
eseguire più di 3 applicazioni
all’anno con QoI, cianoaceta­
midi, fenilamidi e QiI; 4 appli­
cazioni all’anno con CAA; i di­
tiocarbammati possono essere
utilizzati fino al 30 giugno, ma
il mancozeb può essere appli­
cato solo 3 volte nel corso del­
l’anno).
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