Peronospora e umidità polemica tra gli agricoltori bio

VENERDÌ 1 AGOSTO 2014
28 SAN CASCIANO CRONACHE
Peronospora e umidità
polemica tra gli agricoltori
bio e quelli convenzionali
MARCO NUCCI
L
e
abbondanti
piogge di luglio
hanno
creato
terreno fertile per la peronospora, la malattia più
comune della vite. Tuttavia tra gli addetti ai lavori
sembrano essersi formati
due scuole di pensiero.
Molti vignaioli sostengono infatti che questa
malattia sia più incisiva
in quei vigneti dove non
si impieghino prodotti di
sintesi. Altri invece ritengono che proprio i vigneti
condotti con metodi biologici siano più al riparo
dalla peronospora. La
questione è stata girata
ad uno dei migliori enologi del Chianti fiorentino,
il dottor Paolo Marchi,
che ci offre una chiave
di lettura molto interessante: «Mi permetto di
presentare la questione
sotto una differente angolazione. È vero, questa
annata è stata ed è ancora molto problematica
per quanto riguarda la
lotta alla Peronospora,
ma anche all’Oidio sulla
costa.
Tendenzialmente gli strumenti a disposizione di chi coltiva la
vite con metodo biologico
sono meno efficaci delle molecole impiegabili
in agricoltura convenzionale. Questa inferiore
efficacia delle molecole
utilizzabili in agricoltura
biologica ha reso i viticoltori bio più attenti alle
dinamiche
climatiche
ed alle condizioni predisponenti all’attacco delle
malattie rendendoli più
reattivi e tempestivi negli interventi; i viticoltori
convenzionali, di contro,
sono portati ad affidarsi
maggiormente ai prodotti
antiparassitari ritenendo che questi li possano
proteggere dagli attacchi in ogni condizione
e a qualunque ritmo di
crescita delle piante. Le
aziende
convenzionali
più sensibili, seppur con
tutte le difficoltà dell’annata, stanno affrontando con buon successo le
difficoltà. In annate così
difficili solo i viticoltori biologici che hanno
iniziato ad approcciare in modo integrato la
difesa antiparassitaria,
affiancando al normale
impiego di rame, l’uso
di tecniche agronomiche
opportune e di induttori
di resistenza (estratti naturali ed elementi minerali in grado di stimolare
le naturali difese della
pianta) sono in grado di
contenere la gravità degli attacchi dei patogeni.
In conclusione la vera
differenza è legata alla
sensibilità ed alla competenza del viticoltore,
più che alla tipologia di
gestione viticola». Insomma, conduzione biologica o no, ogni singolo
viticoltore deve adottare la strategia più adatta per difendersi dalle
malattie indotte anche
dal tempo inclemente.
Rimane la speranza di
un agosto secco e caldo,
condizioni determinanti
per consentire alle uve
di arrivare a maturazione dare un buon vino.
«Pronti per l’expò 2015, ma non potremo vendere»
Il presidente del Consorzio Chianti Giovanni Busi parla delle prospettive del grande evento milanese: «Puntare sulla promozione»
E’
stato presentato lunedì scorso a Milano il padiglione dei vini
italiani per l’Expò 2015.
L’allestimento è stato curato dal ministero
dell’agricoltura e da Vinitaly.
Ma c’è una decisione
destinata a far discutere gli operatori del settore: il padiglione del
vino non sarà un’area
commerciale, vale a dire
non si avrà la possibilità di vendere, ma solo di
presentarsi al pubblico
in visita: «Stiamo aspettando le direttive della
regione, ma quello che
sappiamo al momento è
che il Consorzio Chainti
sarà presente all’Expò
a testimonianza della
lunga storia vitivinicola
della nostra area - spiega Giovanni Busi (nella
foto a destra)presidente
del Consorzio Chianti - Non si potrà vendere, è vero. Tuttavia la
promozione e gli eventi
internazionali sono fondamentali per le aziende
del territorio. In questo
periodo stiamo lavorando
sui finanziamenti della
comunità europea, che
ci permetteranno di promuovere il Chianti in
estremo Oriente. Ci sono
dei mercati maturi come
il Giappone e delle realtà
emergenti come la Cina,
il Vietnam, la Cambogia.
In Cina le vendite sono
ancora relativamente poche, tuttavia stiamo parlando di un mercato di un
miliardo e 400mila persone in piena espansione. Dobbiamo esserci per
forza» Busi coglie l’occasione anche per parlare di prezzi del vino: «Il
prezzi continuano a crescere e questo permette
una buona remunerazione per gli operatori. C’’è
stat una piccola flessione
delle vendite, del 2%, 3%.
Quantitativi irrisori che
non incidono nell’economia delle nostre aziande.
La notizia buona è che i
mercati tradizionali, con
in testa gli Stati Uniti e la
Germania stanno andando bene». Marc. Nuc.