SICUREZZA ALIMENTARE, NUTRIZIONE E PRODUZIONE AGRICOLA SOSTENIBILE – AGENDA POST 2015 Contesto Il punto di partenza del primo Obiettivo del Millennio (dimezzamento, fra il 1990 e il 2015, della percentuale di popolazione che vive in condizione di povertà estrema e di quella che soffre la fame) e la rinnovata attenzione della comunità internazionale sugli effetti delle crisi alimentari che hanno interessato numerosi paesi dal 2007, anche a seguito della crisi economico-finanziaria, quelle politico-militari e dei trend di incremento demografico della popolazione mondiale nonché delle sfide climatiche ed ambientali, hanno ridato centralità al tema dell’agricoltura e valorizzato la sostenibilità e la resilienza quale presupposto fondamentale al raggiungimento della sicurezza alimentare. Lo dimostra fra l’altro il tema scelto da EXPO Milano 2015. Persistono, infatti, altissimi livelli di fame e malnutrizione, un aumento significativo dell’incidenza di sovrappeso ed obesità e delle malattie a ciò collegate in tutti i paesi e vi è una maggiore consapevolezza del circolo perverso fra la significativa impronta di carbonio delle produzioni alimentari (con impatto negativo sui cambiamenti climatici) e la scarsità crescente di molte delle risorse su cui si basano gli attuali sistemi alimentari, anche alla luce dei cambiamenti climatici stessi. E’ da rilevare che nei MDGs: la subordinazione del tema della fame a quello della povertà non ha garantito la necessaria centralità del tema della sicurezza alimentare; vi era un’eccessiva semplificazione del tema della qualità nutrizionale, nonché una scarsa attenzione per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale delle produzioni agricole e del consumo di prodotti agricoli a fronte della pressione demografica verificatasi nel periodo in questione; sussisteva una limitata attenzione all’empowerment economico della donna ed al suo ruolo cardine nella sicurezza alimentare e nell’agricoltura. Attori fondamentali per raggiungere una produzione che sia sostenibile socialmente e dal punto di vista ambientale sono, soprattutto nei PVS, i piccoli agricoltori, da sostenere attraverso investimenti in infrastrutture, rafforzamento delle capacità, trasferimento di conoscenze, politiche di protezione sociale, organizzazione e stabilizzazione della domanda e delle filiere di commercializzazione dei prodotti, politiche attive da parte del settore pubblico per il raggiungimento di volumi di domanda che rendano sostenibile le filiere locali, come green local procurement o finanziamento e realizzazione di specifiche campagne di commercializzazione e di educazione del consumatore. Si tratta di un tema che riguarda, altresì, vari altri aspetti: accesso alle risorse, valorizzazione del ruolo delle donne (ancor più di rilievo nelle società rurali tradizionali), rafforzamento della resilienza, regolamentazione dei mercati, strumenti di finanziamento per lo sviluppo agricolo sostenibile. Esso tocca, inoltre, la questione dell’accesso alla terra per i piccoli produttori, senza discriminazioni legate a etnia o genere, e vi si collegano anche i temi connessi all’energia, all’acqua e alla disponibilità di terre coltivabili, al rapporto con gli ecosistemi e all’uso e gestione sostenibile delle risorse naturali. C’è un consenso generalizzato nell’individuare nei piccoli produttori e nell’agricoltura familiare quali strumenti essenziali per il perseguimento della sicurezza alimentare nello scenario post-2015, anche in ragione del notevole impatto dei miglioramenti nella produzione agricola non solo sull’alimentazione, ma sulle condizioni generali di vita di un’ancora maggioritaria fetta di popolazione umana che vive nelle aree rurali (circa il 70% della popolazione più povera), soprattutto in Africa e Asia, e che è composta in gran parte da soggetti particolarmente vulnerabili, anche perché in molti casi si tratta di mano d’opera informale. L'agricoltura sostenibile è dunque una componente fondamentale per il raggiungimento dei nuovi obiettivi di sviluppo. E’ da ricordare che la sostenibilità, tuttavia, non significa solo ecologia, ma anche ecologia e sociale. Fra i problemi da affrontare figura anche quello della volatilità dei prezzi, aggravato – fra l’altro - dalla produzione di biocombustibili, se non conforme a criteri della sostenibilità, e da fenomeni speculativi. Ciò richiede anche di agire sulle cause profonde delle distorsioni presenti all’interno del mercato internazionale dei prodotti agricoli, con la necessità di promuovere un regime di scambi che tenga conto del concetto di sicurezza alimentare, all’interno del quale gli Stati, autorità subnazionali e altre istituzioni del settore pubblico investano e adottino riforme settoriali e strutturali allo scopo di facilitare l’accesso ai mercati dei piccoli produttori. Un modello agricolo inclusivo e sostenibile non basta, peraltro, a garantire un sistema alimentare funzionante: accanto ai problemi legati alla produzione, ci sono quelli legati alla distribuzione e conservazione del cibo, da ricondurre anche ai territori e ai sistemi di rappresentanza locale al fine di garantire la partecipazione di tutti nel determinare le politiche agricole e commerciali. Se si vuole ottenere risultati concreti nel campo della sicurezza alimentare, è necessario essere in grado di incrementare, in modo sostenibile, produzione e produttività, nonché rafforzare le politiche di cooperazione. Secondo dati FAO sarebbe necessario raggiungere, entro il 2050, in previsione dell’aumento demografico, un incremento della produzione del 60% rispetto al livello attuale: è tuttavia evidente che per raggiungere tale obiettivo occorrerà agire anche sul fronte della riduzione degli sprechi alimentari, settore nel quale hanno un importante ruolo i piccoli produttori e consumatori. La questione della sicurezza alimentare, come ha messo in evidenza la recente riunione preparatoria della II Conferenza Internazionale sulla Nutrizione, che si svolgerà a Roma, sotto l’egida di FAO e OMS, nel novembre 2014, non si esaurisce nel mero problema quantitativo di produzione (quindi di sviluppo agricolo integrato e sostenibile) e di accesso e disponibilità di cibo. Vi è anche la questione di una dieta appropriata che riguarda il problema della qualità dell’alimentazione, che deve essere bilanciata e sicura al fine di garantire uno sviluppo fisico e mentale ottimale. Occorre dunque superare una visione della sicurezza alimentare basata unicamente sul calcolo dell’apporto calorico giornaliero necessario, ponendo invece in rilievo le interconnessioni tra questione alimentare e diritti fondamentali - come quello del diritto al cibo, alla salute, alla piena espressione culturale di cui le specificità gastronomiche sono un’espressione universalmente riconosciuta - e la necessità di proteggere e sostenere, in taluni casi recuperare (non solo per l’apporto nutrizionale, ma anche, in alcuni casi, per la valenza culturale) quelle varietà colturali che rischiano oggi di scomparire a causa dell’abbandono da parte dei produttori. Da non sottovalutare poi il fatto che l’agenda post 2015, in quanto universale, dovrà interessare tutti i Paesi, dai PVS ai Paesi più ricchi, e andrà a toccare problematiche molto diverse tra loro, che includono la fondamentale questione dell’impatto ambientale della produzione alimentare (emissioni di gas serra, utilizzo di acqua e di suolo, uso di pesticidi, ecc.), così come le ripercussioni sulla salute delle abitudini alimentari scorrette (obesità, diabete di tipo 2, ecc.). La promozione di modelli sostenibili di produzione e consumo, orientati all’uso efficiente delle risorse, e applicati a tutto il ciclo alimentare (prelievo di risorse e di materie prime, trasformazione, distribuzione, consumo, produzione di rifiuti) rappresenta dunque un fattore imprescindibile, in linea con gli obiettivi della c.d. Strategia “Europa 2020” e le iniziative assunte nel suo quadro per promuovere la crescita sostenibile. Come indicato dalla “Zero Hunger Challenge” lanciata dal SG Ban Ki Moon, è necessario seguire un approccio onnicomprensivo nei confronti del problema alimentare, che inquadra lo sradicamento della fame in un contesto più ampio di trasformazioni politiche, strutturali, economiche e culturali. La ZH Challenge ci ricorda che l’accesso al cibo va necessariamente associato ad altri fattori come la sostenibilità dei sistemi alimentari, l’aumento del reddito dei piccoli produttori e la riduzione degli sprechi e dei rifiuti. Non si può pensare a una prospettiva “zero hunger” senza promuovere investimenti sul fronte dell’agricoltura, dello sviluppo rurale, delle condizioni di lavoro, della protezione sociale e delle pari opportunità, e più in generale, di rispetto dei diritti umani, dell’educazione e dello sviluppo umano. Risulta evidente, infatti, che la denutrizione, spesso associata a contesti potenzialmente ricchi di prodotti naturali trasformabili in cibo, è sintomo di povertà umana. Analogamente, lo spreco diffuso in contesti “evoluti” denota una povertà in socialità e responsabilità. Tutti i principali documenti prodotti nel processo Post-2015 (rapporto del Segretario Generale delle NU, rapporto del High Level Panel, documenti finalizzati dal Consiglio e dalla Commissione UE, resoconti dell’OWG sugli SDG, ecc.), pongono come prioritario per la nuova Agenda il tema della sicurezza alimentare e nutrizione nonché dell’agricoltura sostenibile. Punti di forza per la posizione italiana L’esperienza agro-alimentare dell’Italia, per la scala delle attività e per l’attenzione riservata al discorso della filiera corta e delle piccole e medie imprese, dei consorzi e delle cooperative di piccoli produttori agricoli, alla diversificazione colturale e alla valorizzazione delle tipicità, alle specificità culturali del territorio (distretti di qualità), presenta punti di forza anche a livello internazionale. Un contributo interessante proviene anche dall’esperienza maturata da alcune Regioni nel campo dell’agricoltura biologica, così come nella certificazione di sostenibilità dei prodotti della filiera vitivinicola, nella diffusione di sistemi di alimentari a “Km zero” e alcune iniziative contro lo spreco. L’esperienza previdenziale italiana per l’agricoltura basata in parte su previdenza pubblica (integrazione al reddito per la disoccupazione agricola e per l’accesso al servizio sanitario nazionale) e in parte su previdenza bilaterale (casse gestite da lavoratori e imprenditori per altre forme di assistenza come rimborso spese sanitarie, borse di studio ai figli degli agricoltori, ecc.). La tradizione gastronomica che caratterizza il nostro paese, evidenzia la stretta interconnessione tra i concetti di qualità nutrizionali e specificità culturale (spesso derivante da una selezione anche nutrizionale operata dagli abitanti dei territori nel corso del tempo) ed il suo ruolo di moltiplicatore della domanda di cibo di qualità, tracciabile nella sua provenienza. Tale domanda diventa fattore importante di sostenibilità economica per modelli produttivi su piccola scala, attenti alla propria integrazione nel contesto ambientale e culturale dei territori. Il “made in Italy” in ambito alimentare è sostenibile anche perché legato a una sua domanda crescente. Le molte esperienze positive nel settore dello sviluppo rurale, agroalimentare, e nei vari ambiti “nutrition sensitive” di organizzazioni della società civile, anche attraverso fondi pubblici, che potrebbero essere capitalizzate. Expo 2015: il tema scelto per la manifestazione – il cui svolgimento, fra maggio ed ottobre 2015, coincide con la fase finale del negoziato sull’Agenda di Sviluppo Post 2015 -dimostra l’attenzione che crescenti segmenti della società italiana rivolgono a tale argomento. Esso consentirà la creazione di partenariati e collaborazioni nazionali ed internazionali suscettibili di realizzare attività che lascino segni duraturi dell’impegno italiano in questa direzione. Eccellenza delle industrie italiane in materia di imballaggi e conservazione, utile dal punto di vista della lotta gli sprechi e alle perdite, preoccupante problema che sussiste anche in Italia e in molti altri Paesi europei e che necessità di un’inversione di tendenza. Importanza della logistica urbana per la gestione degli alimenti nel contesto urbano. L’esperienza europea ed italiana in tale campo potrebbero rappresentare un vantaggio strategico per la cooperazione. Attenzione ai piccoli agricoltori/allevatori/pescatori: le iniziative italiane nel settore della sicurezza alimentare si concentrano tradizionalmente sul sostegno assicurato a queste categorie, che diventano sempre più centrali nel dibattito internazionale, in particolare nell’ambito del Committee on World Food Security che, dal novembre 2004, è stato interessato da un processo di riforma caratterizzato da un’inedita attenzione alla valorizzazione della società civile e del settore privato, che partecipano ai dibattiti e ai processi decisionali grazie a un nuovo sistema di delega e di rappresentanza che mira a dare voce anche alle piccole realtà oltre che alle grandi organizzazioni. Questioni di genere: circa la metà dei progetti realizzati con finanziamenti italiani prevedono specifici obiettivi di genere. Presenza del Polo della sicurezza alimentare e dello sviluppo agricolo delle Nazioni Unite: ha permesso la realizzazione di attività in aree prioritarie per l’Italia, e può portare alla creazione di nuovi partenariati per il raggiungimento della sicurezza alimentare, non solo con attori governativi ma anche con enti privati ed organizzazioni del terzo settore, come nel caso della convenzione FAO-Slow Food e della collaborazione con Expo 2015 S.p.A. Da ricordare altresì l’importanza dei progetti finanziati tramite le agenzie del Polo nel settore del sostegno alla sicurezza alimentare, attraverso anche la promozione della commercializzazione di prodotti agricoli. International Conference on Nutrition (ICN2): a ventidue anni dalla prima, nel novembre 2014, FAO e WHO (con il contributo finanziario dell’Italia) organizzeranno a Roma la seconda conferenza internazionale sulla nutrizione, per fare un bilancio degli obiettivi raggiunti e di quelli mancati. Verranno inoltre analizzati i cambiamenti intervenuti sulla scena internazionale negli anni passati, identificate le nuove sfide e discussi e concordati obiettivi e politiche per il loro raggiungimento. La capacità di coordinamento nella programmazione e realizzazione di molte attività ha permesso all’Italia di operare in maniera coesa e massimizzare così l’impatto dei propri interventi. A titolo di esempio si ricordano, sul piano bilaterale, l’esperienza in Etiopia per le filiere agricole in Oromia, su quello regionale, il programma regionale (attraverso la FAO) di gestione integrata degli insetti nocivi nel Vicino Oriente e, a livello multilaterale, l’organizzazione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Su tali iniziative vedasi la scheda allegata. La priorità che la politica bilaterale di cooperazione italiana ha tradizionalmente assegnato allo sviluppo agricolo, anche nella dimensione dei “sistemi alimentari”: dalla sicurezza alimentare e nutrizionale allo sviluppo agricolo sostenibile ed inclusivo, dall’attenzione al sostegno ai piccoli contadini alla promozione del loro accesso ai mercati nazionali e internazionali. Iniziative G8: dopo aver promosso l’AFSI - l’Aquila Food Security Initiative - nel 2009, con l’obiettivo di contribuire al raggiungimento della sicurezza alimentare anche grazie al coordinamento con le azioni realizzate da altri Paesi ed organizzazioni, l’Italia ha aderito alla New Alliance for Food Security and Nutrition lanciata dalla presidenza USA nel 2012. Tale iniziativa promuove una maggiore partecipazione del settore privato alle attività legate al miglioramento della produzione agricola: le esperienze di partenariati dell’Italia potrebbero essere utili a riorientare le attività verso una dimensione più vicina alle esigenze delle popolazioni locali. G20 Gruppo di lavoro Sviluppo: rappresenta per l’Italia un’opportunità unica per ribadire e promuovere iniziative finalizzate al raggiungimento della sicurezza alimentare attraverso un dibattito che si svolge su un’ampia gamma di tematiche ad essa attinenti. La Presidenza australiana per il 2014 ha costituito uno Steering Committee, di cui l’Italia è uno dei membri, con l’intento di individuare linee di strategia e azioni idonee a sfruttare il valore aggiunto che un foro economico come il G20 può apportare al dibattito internazionale sull’alimentazione. Con il semestre di Presidenza dell’UE, tenuto anche conto delle prossime iniziative della Commissione Europea (Nutrition Action Plan e Food Security Implementation Plan), il nostro Paese potrà contribuire maggiormente a stimolare un’adeguata preparazione a livello europeo e contributi concreti dell’Unione alla discussione sull’Agenda dello sviluppo post-2015, in cui anche i diritti umani ed in particolare la gender equality abbiano valenza e natura “cross-cutting”. Possibili obiettivi italiani nel settore - Assicurare che la sicurezza alimentare, nutrizione e agricoltura sostenibile figurino in modo adeguato nell’Agenda post 2015; - Evidenziare che esiste un nesso inestricabile fra le tre dimensioni di cui sopra che vanno affrontate congiuntamente. Ciò implica una varietà di interventi necessari sia a livello macro - globale (commercio, finanza, clima, mobilità umana, e più in generale governance) e nazionale (politiche agricole integrate con i piani di sviluppo nazionale, riforma dei regimi della proprietà e gestione delle risorse agricole con particolare riferimento a terra ed acqua, politiche di sviluppo rurale che provvedano a forme di integrazione del reddito della famiglia rurale oltre all’agricoltura, e garantiscano l’accesso ai servizi educativi, sanitari - trasformazione rurale con particolare riferimento ad investimenti infrastrutturali, sistemi irrigui ed elettrificazione) – nonché a livello micro (sistemi produttivi, mercati di scambio, sistemi di consumo, sistemi mutualistici); - Tenendo conto della crescente centralità concettuale del tema della nutrizione, occorre promuovere un approccio multi-settoriale, ovvero un impegno integrato e coordinato tra settore agricolo, sociale, produttivo, sanitario, ambientale, occupazionale, educativo e culturale, coniugando obiettivi e interventi “nutrition-sensitive” a investimenti nei diversi settori, a partire da quello agricolo, all’interno di un concetto coerente (sicurezza alimentare sostenibile e nutrizione), valorizzando diversità e specificità delle produzioni, tutela dell’agrobiodiversità e sostenibilità ambientale dell’agricoltura e rispetto per i diritti umani; - Porre una forte focalizzazione sull’empowerment della donna (diritti di proprietà ed eredità, investimenti a favore dell’impresa femminile, accesso alla finanza, micro-credito, ecc.), sul coinvolgimento dei giovani e più genericamente sui temi dell’inclusione e dell’equità. Specialmente nei paesi sviluppati, la presenza delle donne e dei giovani nelle aree rurali contribuiscono a far fronte al problema dell'invecchiamento della popolazione e del progressivo abbandono di queste zone; - A partire dall’esperienza e vocazione italiana, è possibile agire per promuovere un approccio fondato sulla coesione territoriale e sulla dimensione locale dello sviluppo, potenziando i partenariati tra territori e favorendo in tal modo il rafforzamento della resilienza delle comunità grazie all'individuazione di soluzioni valide in contesti specifici e caratterizzate da un alto grado di innovazione; Sottolineare l’importanza della centralità del territorio (legame con l’ecosistema, investimento integrato in termini di agenda sociale e sviluppo umano, decentramento e sussidiarietà, protezione e valorizzazione della biodiversità, riduzione del consumo di risorse naturali) e della trasformazione rurale sostenibile (infrastrutture rurali, sistemi irrigui, elettrificazione, promozione di policentrismo nell’urbanizzazione e di poli di intrattenimento decentrati, ecc.), collegando lo sviluppo dell’agricoltura/allevamento/pesca locale su piccola scala allo sviluppo di altre attività produttrici di reddito per le comunità rurali (artigianato e piccola impresa nel settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti del territorio, turismo) ; - Puntare a promuovere la produzione di alimenti altamente nutritivi (talora “dimenticati”) delle diverse culture. La nutrizione (quantitativa e qualitativa) come base fondamentale della salute umana e come importante elemento relazionale e culturale (cibo come cultura e relazione), considerando il ruolo del settore pubblico nel orientare la domanda con politiche attive di educazione del consumatore e attraverso le proprie politiche di procurement. Riguardo questo punto si potrebbe ricordare che tra le diete sostenibili ed equilibrate, figura anche quella mediterranea, intesa come stile di vita e modello culturale e riconosciuta dall’UNESCO quale patrimonio immateriale dell’umanità; - Promuovere un approccio innovativo che conduca ad una coerenza anche terminologica sulla materia, mantenendo alta l’attenzione sui temi della qualità e del bilanciamento: in numerosi documenti si parla di “food security and nutrition”, ma si parla anche di “food and nutrition security”. Quest’ultimo è forse il concetto che meglio rispecchierebbe l’esigenza di non parlare solo di “quantità” ma anche di “qualità” del cibo; - Privilegiare l’attenzione, soprattutto nei PVS, su un modello basato sulle aziende agricole a dimensione familiare (Agricoltura Familiare), strumento fondamentale per la lotta alla povertà, attento all’ambiente, alla biodiversità e che permetta alle popolazioni di recuperare specificità culturali, legando maggiormente le colture alle tradizioni alimentari del territorio di riferimento e creando normative e meccanismi che sostengano le filiere di produzione e commercializzazione di prodotti locali di qualità. Al fine di trovare appropriati modelli di sviluppo si dovrebbero promuovere le seguenti azioni: creazione di appropriati meccanismi per la gestione dei rischi; assoluta necessità di partnership pubblico/privato per incrementare gli investimenti; più trasparenza nei mercati; migliorare la qualità delle produzioni e la loro tracciabilità; supportare l'aggregazione dell'offerta e le organizzazioni dei produttori; - Promuovere il modello produttivo e commerciale basato sia sul pluralismo economico sia sulla piccola e media impresa con maggiore integrazione orizzontale – tramite anche consorzi e cooperative - fra piccolo e medio agricoltore e piccolo e medio “trasformatore” (creazione di valore aggiunto sulla produzione primaria, concetto di filiera, ecc.); - Incentivare progetti pilota di agricoltura “non as usual”, coinvolgendo la ricerca, il privato e il privato sociale, in cui si evidenzi che la food and nutrition security induce uno sviluppo sostenibile (sviluppo umano, sociale, economico e ambientale) grazie a metodo “nutrition sensitive” (con particolare attenzione all’educazione), approccio di filiera, empowerment femminile e famiglia rurale, produzione di energia rinnovabile ed efficiente. Questo permetterebbe di mostrare che il soddisfacimento del bisogno del cibo può non solo non avere impatti negativi sull’ambiente, ma anzi preservarlo e valorizzarlo; che la ricerca può favorire una agricoltura “non as usual”, evidenziando che l’approccio “dal basso” non coincide con idealismo bucolico ma anzi ha bisogno di tecnologia e innovazione; che l’economia ha reali opportunità di sviluppo economico compatibili con lo sviluppo sociale e ambientale nella “base della piramide”; - Promuovere la ricerca e l’innovazione in agricoltura, per un aumento sostenibile della produttività (terra, lavoro, acqua, energia, ecc.), in un contesto di cambiamenti climatici e criticità ambientali e orientato all’efficienza nell’uso delle risorse. Inoltre, si dovrebbe puntare anche al miglioramento degli aspetti qualitativi della produzione stessa (incluso l’aspetto nutrizionale), puntando ad una ricerca basata sui bisogni reali dei territori e degli operatori (“bottom up”), promovendo un approccio sistemico tra ricercatori, operatori dello sviluppo e destinatari dello sviluppo stesso, che arriverebbe a garantire così una maggior attenzione verso l’utilizzo razionale e sostenibile degli investimenti. Infine, è necessario sottolineare l’importanza della formazione (da sempre fiore all’occhiello della politica di cooperazione italiana); - Proteggere i terreni agricoli dalla cementificazione selvaggia, limitando dell'impermeabilizzazione dei suoli che sta sottraendo sempre più superfici arabili; il fenomeno - Evidenziare la rilevanza della lotta contro le perdite e gli sprechi, in particolare quelli legati alla mancanza di infrastrutture e macchinari per la conservazione dei prodotti. Affrontare, anche attraverso strategie inter-settoriali e adeguate campagne educative, il problema dell’uso efficiente delle risorse e della riduzione degli sprechi, applicandolo a tutto il ciclo alimentare e con un’attenzione particolare anche ai Paesi sviluppati; - Ricercare a livello internazionale una maggiore coerenza delle politiche, così come ribadito in seno UE, sottolineando la particolare importanza strategica che ha la recente ripresa dei negoziati commerciali in seno al WTO, laddove riesca a farsi interprete della necessità di incoraggiare politiche e sistemi di sostegno all'agricoltura sostenibile nei paesi in via di sviluppo e nelle economie ad alto reddito. In tale ambito è altresì importante sostenere, anche tramite forme innovative di partenariato pubblico-privato centrate sul rafforzamento dei sistemi produttivi e commerciali basati sull'agricoltura familiare e di piccola scala e sull'approccio place-based, politiche compatibili con l'obiettivo della sicurezza alimentare e nutrizionale, oltre che nel campo delle politiche commerciali, anche in campo energetico, di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, di finanza innovativa per lo sviluppo e di regolamentazioni per il contenimento della volatilità dei prezzi. Esperienze italiane Etiopia - Filiere Agricole in Oromia: sostiene il rafforzamento delle filiere di due colture tradizionali etiopiche: il grano duro e il caffè selvatico della foresta di Harenna. Il progetto prevede un finanziamento diretto al governo per la realizzazione delle attività da parte delle controparti locali, attività di assistenza tecnica affidate all’Istituto Agronomico per l’Oltremare, attività di formazione in collaborazione con SlowFood. Per la vendita del grano duro prodotto è stato stipulato un contratto tra un’azienda produttrice di pasta e le quindici cooperative di contadini coinvolte, che hanno potuto ottenere guadagni superiori del 20-25% rispetto alla normale produzione di grano tenero. La componente caffè, attraverso l’introduzione di nuove tecniche di raccolta, di essiccazione, di stoccaggio e di commercializzazione verso i mercati nazionali e internazionali, ha permesso alle dodici cooperative coinvolte di ottenere un prezzo superiore del 66% rispetto al passato. Il progetto SuPhort, implementato dall’IAM Bari con il Ministero dell’Agricoltura etiope, rafforza i servizi di sviluppo agricolo a sostegno delle attività ortofrutticole dei piccoli produttori etiopi. Il progetto opera in quattro distretti localizzati nelle regioni dell’Amara e Oromia. Le attività si concentrano sul potenziamento di schemi irrigui per l’intensificazione delle produzioni, la costituzione di gruppi di agricoltori per lo sviluppo e diffusione di tecnologie produttive appropriate e innovative; il rafforzamento del ruolo dei piccoli agricoltori nelle filiere locali. In quasi 3 anni il progetto ha sviluppato 7 schemi irrigui per una comunità di più di 2400 famiglie, più di 140 gruppi di agricoltori e 30 ettari per attività dimostrative di tecnologie; 8 Centri per la formazione in orticoltura degli agricoltori; 4 cooperative per la commercializzazione di prodotti freschi, 4 gruppi di produttori sementi, un laboratorio per la trasformazione di prodotti ortofrutticoli gestito da donne. Programma regionale (attraverso la FAO) di gestione integrata degli insetti nocivi nel Vicino Oriente (8,6 milioni di dollari tra il 2004 e il 2013): il programma ha interessato quasi tutti i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente con l’obiettivo di contribuire alla sicurezza alimentare e migliorare lo stato nutrizionale della popolazione rurale, attraverso il rafforzamento delle capacità locali (autorità e comunità di agricoltori) nel settore della lotta biologica integrata agli insetti nocivi. In sintesi, si è puntato ad un’intensificazione sostenibile della produzione agricola, mantenendo la biodiversità agroalimentare, riducendo i rischi legati all’uso dei pesticidi, migliorando anche l’accesso delle comunità rurali, con attenzione speciale al ruolo delle donne, ai mercati nazionali e internazionali. Tra i risultati più rilevanti: i rendimenti delle produzioni sono aumentati in media dell’8%, riducendo l’utilizzo di pesticidi tra il 51 e il 73% a seconda dei casi. Giornata Mondiale dell’Alimentazione - esperienza positiva di collaborazione tra Istituzioni, settore privato, organizzazioni del terzo settore ed Agenzie ONU. È stato possibile coinvolgere fasce diverse della popolazione nell’iniziativa di sensibilizzazione sul problema degli sprechi e delle perdite alimentari, e sulle attività che vengono realizzate nei paesi partner di cooperazione per perseguire gli obiettivi della sicurezza alimentare e della creazione di sistemi alimentari sostenibili. Progamma “Feeding Knowledge”: il Programma “Feeding Knowledge” è un’iniziativa strategica di Expo Milano 2015, realizzata dall’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari in collaborazione con il Politecnico di Milano, che costituirà parte dell’eredità permanente dell’Esposizione Universale. Il Programma è stato avviato nel 2012 e si concluderà a fine 2015. Obiettivo principale dell’iniziativa è la condivisione delle conoscenze sulle tematiche inerenti la sicurezza alimentare nella regione Euro-Mediterranea e lo sviluppo di ricerche e politiche che possano indirizzare le reali esigenze dei territori. Tra i principali risultati raggiunti finora è opportuno menzionare: la creazione di una rete di esperti che raccoglie più di 1000 iscritti; il lancio di una Piattaforma Tecnologica (www.feedingknowledge.net) che costituisce l’ambiente operativo per lo scambio di idee, informazioni e ricerche; l’istituzione di 10 uffici locali in altrettanti Paesi Mediterranei per la raccolta delle esigenze di ricerca e il supporto ai Servizi di Divulgazione Agricola nazionali. Inoltre, il Programma ha prodotto un policy paper contenente raccomandazioni sulla governance per la ricerca e l’innovazione per la sicurezza alimentare nel Mediterraneo che sarà presentato ai Ministri dei Paesi coinvolti nell’iniziativa durante l’Expo Milano 2015. Conferenza dei Ministri dell’Agricoltura dei Paesi Mediterranei – Il CIHEAM promuove, ogni due anni, la Conferenza dei Ministri dell’Agricoltura dei suoi Paesi membri che, peraltro, corrispondono a tutti quelli del Bacino del Mediterraneo. Tale esperienza, estremamente positiva, può essere messa al servizio della Cooperazione Italiana per supportarla sugli indirizzi da adottare nella politica di concreto soddisfacimento dei bisogni.
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