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Anno III - Numero 283 - Venerdì 5 dicembre 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
Esteri
Cronaca
Sanità a pezzi
e ancora tagli!
Sovranità, parola
d’ordine di Putin
Ondata di maltempo
due morti nel Lazio
a pag. 3
Vignola a pag. 5
a pag. 7
DA OTTOBRE LA DESTRA AVEVA PRESENTATO UN’INTERROGAZIONE SU UNA DUBBIA OPERAZIONE CHE ORA È PRESENTE ANCHE NELLE CARTE DELL’INCHIESTA PIGNATONE
di Francesco Storace
andito può essere
un delinquente o
un annuncio di
gara. In un caso
come nell’altro si
rischia, soprattutto nella
pubblica amministrazione,
un equivoco se va bene,
un’inchiesta delicata se va
male. Ma di fronte a una
denuncia pubblica l’ultima
cosa da fare è girarsi dall’altra parte, soprattutto
nel momento in cui esplode Mafia Capitale.
Nato colpendo per primo
Alemanno, ora il bombardamento da piazzale Clodio punta sull’amministrazione Marino - col Pd che
prima lucra sulla mafia e
il giorno dopo nega ipotesi
di scioglimento del Comune per mafia... - e può
prendere di mira anche la
Regione Lazio.
Qui, c’è anche un’opposizione che ha orecchie attente e olfatto buono e
tempo fa abbiamo presentato - nel solito silenzio
che ha caratterizzato anche
l’inchiesta sul deputato Pd
Marco Di Stefano - un’interrogazione per chiedere
l’annullamento di una gara
di grande valore economico, sessanta milioni di
euro (per i poco pratici di
valuta comunitaria circa
120 miliardi delle vecchie
lire), che valutammo come negativa per la stessa amministrazione.
In pratica, a marzo la Regione
decise di sottrarre all’attuale Recup il servizio di prenotazioni
B
AL BANDO!
per partecipare al bando
è fissata al 23 maggio.
Con l’inchiesta Mafia capitale arriva la sorpresa.
Nelle carte dell’ordinanza
Pignatone, si legge di una
riunione svolta il 5 maggio
nell’ufficio di Buzzi, l’ormai
famoso capo della cooperativa 29 giugno, sodale di
Carminati, che in un incontro intercettato ambientalmente fra loro e qualche
altro della cricca, parlano
di questa gara, per la quale
mostrano un considerevole
interesse. Millantano i soliti
riferimenti politici (tanti
nomi tra indagati e non,
che però non compaiono
alla riunione) e si dicono
tra loro che bisogna darsi
da fare.
Da una parte, l’interrogazione di ottobre non smuove nulla, non sembra preoccuparli - ecco i miei
dubbi quando si parla di
organizzazione di tipo mafioso, il cui connotato principale dovrebbe essere
costituito da violenze e
minacce di cui non c’è
traccia - dall’altra, fino a
ieri, il silenzio glaciale dell’amministrazione Zingaretti. Che è finalmente
uscita allo scoperto e con
una nota del governatore
ha annunciato la sospensione delle gare in corso.
La nostra denuncia ha colto nel segno.
Fermare le bocce è un bene; prima di assegnare uno solo dei
quattro lotti, ripensare la gara,
stare buoni un giro. Ecco il consiglio che ho voluto dare a Zingaretti. Per evitare altri guai...
Ombre di Mafia Capitale rischiano di allungarsi su un gara regionale sulla
sanità da 60 milioni di euro. Zingaretti la sospende dopo la nostra denuncia
sanitarie centralizzate, indicendo
una gara in quattro lotti sparsi
sul territorio. Contro ogni logica
di risparmio; con inevitabili diseconomie di gestione; nessuna
garanzia di mantenimento dei li-
IERI SERA AD “ANNO UNO” SU LA7
velli occupazionali con danni per
1.500 lavoratori, incluso il personale disabile che svolge buona
parte delle mansioni previste attualmente; una gara che sembrava pensata in pratica solo per
sperperare risorse pubbliche,
contro ogni logica di qualità del
servizio attualmente reso.
Ora occhio alle date: la mia interrogazione è di ottobre. La gara
è indetta a marzo; la scadenza
SOLITO DISCO ROTTO DEL PRESIDENTE BCE E I MERCATI CROLLANO
Draghi annoia. A morte
di Robert Vignola
oring, noioso. È l’appellativo che ieri l’attesa
conferenza del numero
uno della Bce, Mario Draghi,
ha ottenuto da parte di fior di
economisti e addetti ai lavori.
Assai meno noioso è stato
l’effetto delle sue soporifere
raccomandazioni, sempre le
stesse ormai da mesi, se non
da anni. Il quantative easing,
l’acquisto di bond per restituire fiato a un’economia continentale, è stato di nuovo annunciato ma per niente azionato, ammesso peraltro che
possa servire. La sua conferenza è stata un sapiente rimpasto delle parole già dette e
ridette. Unico sussulto buono
per i “gossipari” della politica
monetaria, l’accenno alla possibilità che le decisioni in seno
ad Eurotwer possano anche
avvenire senza l’unanimità: un
B
Processo alla destra,
il giochetto non riesce
Traboni a pag 2
fallo di reazione nei confronti
del presidente di Bundes Bank
Weidmann, che solo i più addentro al linguaggio di legno
utilizzato dagli eurocrati hanno
potuto percepire. Il presidente
della banca centrale ha invece
parlato di una seconda tranche di Tltro, la cui asta si terrà
a giorni. Peccato che già la
prima asta di questa “liquidità
da iniettare nell’economia”
(attraverso le banche, guarda
caso), avvenuta pochi mesi
fa, non avesse propriamente
rilanciato alcunché: e infatti
la reazione dei mercati è stata
a dir poco fredda. Anzi, gelida:
in rosso tutte le piazze. E la
maglia nera è finita sulle spalle
(larghe) di Milano, che ha segnato un “bel” -2,77%.
Tutto qui? Per carità, no. Quella
di ieri è stata anche l’occasione
per rivedere, naturalmente al
ribasso, le stime del Pil: 0,8%
per il 2014, l'1% per il 2015.
La colpa? I “rischi geopolitici”,
cioè le controproducenti sanzioni alla Russia. E perciò anche l’inflazione resterà più
bassa rispetto al previsto (0,5%
nel 2014, 0,7% nel 2015 e
1,3% nel 2016 le nuove stime;
che poi tra un anno saranno a
loro volta riviste, magari al ribasso). E meno male che la
Bce è lì per mantenerla, da
statuto, al 2%...
2
Venerdì 5 dicembre 2014
Attualità
IERI SERA LA PUNTATA DI “ANNO UNO” SU LA 7, CON FRANCESCO STORACE E ALTRI OSPITI IN STUDIO
La mafia a Roma? Non ha colori politici
di Igor Traboni
n processo alla destra,
con pochi scartamenti rispetto allo spartito iniziale
e la sola voce dissonante
di Francesco Storace. Un
processo – non bastasse la claque
in studio - che ha poi visto perfino
le intemerate dello pseudo-vignettista Vauro (fino all’ignominia dell’offesa rispetto al sangue versato
dai ragazzi di destra e scuse tardive
su una ‘battuta’ infelice sempre a
proposito ). Questa, in estrema sintesi, si è rivelata la puntata di ieri
sera di AnnoUno, su la 7.
Una puntata aperta dal ‘pistolotto’
anti-fascista, sotto le mentite spoglie di anti-Alemanno a tracciare
il solco della serata, di un Michele
Santoro comunque nella solita forma professionale che almeno ti fa
capire da che parte sta, con il sottofondo musicale di “Die fahe
hoch”, la marcetta ‘nazista’ inno
ufficiale del partito nazionalsocialista tedesco.
Quindi, accolti dalla conduttrice
Giulia Innocenzi, gli ospiti in studio:
il leader de La Destra, Francesco
Storace, e Lirio Abbate, giornalista
dell’Espresso che da anni vive
sotto scorta per le minacce ricevute
dalla mafia (quella siciliana, però,
mentre quella romana lo avrebbe
fatto oggetto poche settimane fa
di uno speronamento, episodio ancora tutto da chiarire).
“Della mafia romana – ha esordito
Abbate – ho iniziato a scrivere due
anni fa: bastava andare in giro per
Roma e i mafiosi si riconoscevano
da come bisbigliavano il nome di
Massimo Carminati, e la gente aveva paura”, dando così la stura alla
puntata tutta – o quasi – contro
“l’uomo nero” ex Nar.
“Ma oggi – ha ribattuto Storace
rispondendo alla prima obiezione
di una destra romana distrutta
dall’inchiesta – la città di Roma è
governata dalla sinistra, da un
anno e mezzo, e questa sinistra
non si è accorta di mafia capitale.
Che chi aveva il mito di Carminati
e chi di Giorgio Almirante, non si
può generalizzare - ha tuonato
ancora contro le sottili insinuazioni
di Abbate - “Credo che la mafia
U
Alcuni momenti della trasmissione di ieri sera
sia altro: ti aggira, ti controlla, fa
coercizione. Zingaretti ha sospeso
tutte le gare d’appalto? E’ vero –
ha replicato Storace all’argomento
introdotto dalla conduttrice – ma
io ho presentato delle interrogazioni su queste vicende già in passato. E alla riunione per certe gare
d’appalto, per la gestione dei campi rom, c’era Buzzi, un mito per
l’altra parte, per la sinistra. Perché
l’Espresso non racconta la storia
della cooperativa 29 giugno?”.
Dopo la prima, inutile interruzione
con le vignette di Vauro (“Mazzetta
nera”, sai che fantasia…), la puntata è andata avanti con un’intervista volante a Luca Gramazio, ex
capogruppo di FI in Regione (si è
dimesso ieri) a ribadire che Carminati può anche averlo incontrato
“ma incontro milioni di persone”.
La Innocenzi ha quindi ricordato
l’intervento di Storace in consiglio
regionale dell’altro ieri, ribadito
dal diretto interessato: “Non posso
rinnegare l’amicizia di vent’anni
con Alemanno. Poi gli ho fatto opposizione, anche dura, in consiglio
comunale a Roma. Ma se si vuol
far passare la storia di una grande
passione per una storia criminale,
questo non lo consento. E parla la
mia storia personale, da Laziogate
ai sette anni di un’inchiesta iniziata
proprio come con Gramazio e poi
finita nel nulla. E non auguro a
nessuno di passare quello che ho
passato io”, ha chiosato il vice
presidente della Regione Lazio,
anche in risposta all’intemerata
di una delle ragazze in studio,
sempre contro la destra, poi seguita da una ‘collega’ adolescente,
a gridare in studio un ‘vergognatevi’, con Storace a chiederle che
si scusasse di accuse così generiche “perché si deve vergognare
chi commette reati, non chi si è
dimesso da ministro per un articolo di giornale. Poi voglio capire
– ha aggiunto Storace tornando
sul tema della mafia a Roma –
quanto millantato credito c’è in
queste intercettazioni - creando
il gelo in studio, prima di aggiungere il ‘particolare’ ancora sul
Campidoglio: “Un assessore e il
presidente del consiglio comunale
di Roma se ne devono andare:
non è metodo mafioso questo?”.
Dopo una buona metà di trasmissione, finalmente l’argomento dei
soldi che la ‘cupola’ faceva con i
campi rom “meglio che con la
droga”, ma ancora per ribadire
che “Buzzi era amico di Carminati”
e solo di sfuggita a ricordare che
Luca Odevaine (ora membro del
Tavolo di coordinamento nazionale
sull’accoglienza per i richiedenti
asilo) è lo stesso vice capo gabinetto di Veltroni e capo della polizia provinciale di Zingaretti.
Insomma, per l’assunto della trasmissione, “la mafia è nera”, come
ribadito dall’intervento di Carlo
Bonini di Repubblica, abbastanza
supponente nelle sue lunghe pause
alla Celentano e perfino nello stoppare un ragazzo che da studio gli
ricorda che “se ci sta la Coop però
per voi non è mafia”, ma intellettualmente onesto nel dare atto a
Storace della sua coerenza politica
“per la quale ha pagato sempre
grandi prezzi”. Chapeau.
Un’altra firma, quella di Giovanni
Bianconi del Corsera, intanto ricordava e sottolineava, carte alla
mano, che “si parla ancora di ipotesi”.
Poi, la lingua di (quasi tutti) i presenti, torna a battere dove il dente
duole: mafia e destra, destra e mafia. Con la variante del “non poteva
non sapere”. E Storace a ribattere
anche su questo: “Non è una colpa
non avere avuto rapporti con Carminati. Non so se partecipava ai
miei stessi comizi. Di certo ci sono
27 ragazzi di destra morti e io difendo il loro onore rispetto a questa
storia di mafia, perché la mafia
bisogna combatterla, non darle
coloriture politiche”.
E qui l’intromissione stonata di
Vauro: “Io ho vissuto gli anni di
piombo…” e il botta e risposta
con Storace: “A me hanno sparato,
i tuoi compagni non mi hanno preso”. E il vignettista toscano: “La
prossima volta dirò di mirare meglio”. Salvo poi, ma solo alla fine
e dopo una gragnuola di commenti
non proprio entusiasti su twitter,
chiedere scusa “per una battuta
infelice e pesante”.
Quindi, il finale – subito dopo l’interessante scoop di un incontro
con carminati appena 72 ore prima
dell’arresto – con il sondaggio a
chiedere agli ascoltatori: la mafia
romana è nera o rosso-nera? E il
70% ad esprimersi per quest’ultima ipotesi. Sipario.
UN PAESE A DUE VELOCITÀ: LO CONFERMA ANCHE L’ULTIMO STUDIO DI BANKITALIA
È sempre il Meridione ad arrancare dietro al Nord
umenta il divario
economico tra
Nord e Sud Italia,
come certifica l’ultima
analisi di Bankitalia sull'Economia delle regioni
italiane. Nel 2013 il pil
del Mezzogiorno risulta
inferiore del 13,5% rispetto ai livelli pre-crisi
(2007), nel Centro-Nord
il gap è invece del 7,1%.
Lo stesso vale per la
capacità produttiva: nel
2013 il grado di utilizzo
è pari al 62,4% al Sud
e del 72,6% al Centronord.
Sempre tra il 2007 e il
2013, l’occupazione è
calata complessiva-
A
mente del 9,5% nel
Mezzogiorno, a fronte
dell’1,1% nel Centronord, mentre la spesa
per consumi delle famiglie meridionali è calata più di quella del
resto del paese, rileva
ancora il rapporto di
Banca d'Italia.
"Per tutto il periodo
considerato, il calo dei
consumi delle famiglie
meridionali è stato superiore a quello del
loro reddito disponibile;
nel resto del paese solo
a partire dal 2012 la
caduta dei consumi è
stata superiore a quella
del reddito disponibile,
negli anni precedenti i
consumi erano stati sostenuti da una riduzione
del risparmio. La ricchezza (reale e finanziaria) delle famiglie
meridionali, che risulta,
in termini pro capite,
strutturalmente inferiore a quella delle famiglie settentrionali, è diminuita nel periodo di
crisi meno intensamente rispetto al Centronord, risentendo della
maggiore incidenza
delle attività reali rispetto a quelle finanziarie e, tra queste ultime, di quelle a basso
rischio".
Il Mezzogiorno, sottolinea ancora il rapporto
di via Nazionale, "si caratterizza per una minore incidenza del numero di famiglie indebitate e del peso dell'indebitamento sul reddito disponibile. Il grado
di vulnerabilità finanziaria delle famiglie meridionali è superiore rispetto a quelle del Centronord. La qualità dei
prestiti alle famiglie, già
peggiore prima del
2007 nel Mezzogiorno,
si è deteriorata nel periodo 2010-2013 in maniera più intensa nelle
regioni meridionali".
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Venerdì 5 dicembre 2014
Attualità
PER IL 2015 TAGLIO DA 1,5 MILIARDI IN CAMBIO DI QUALCHE CENTINAIO DI MILIONI PER IL TRASPORTO PUBBLICO
Gli sprechi non si toccano, la Sanità sì
La resa del presidente delle Regioni Chiamparino, che obbedisce agli ordini del Premier
di Marcello Calvo
DOPO 20 ANNI IL PROCESSO ALL’EX DIRETTORE DEL SFN
i dovrebbe e potrebbe risparmiare su tutto, non sulla
Sanità. Eppure per il 2015 ci
sarà un taglio netto, che potrebbe arrivare a 1,5 miliardi
di euro. Il presidente delle Regioni,
Sergio Chiamparino, ha annunciato
il compromesso raggiunto sull’ormai
famoso nodo dei 4 miliardi di sforbiciate previste dalla legge di stabilità, al termine di un nuovo incontro
con il governo. Come contropartita
qualche centinaio di milioni per il
trasporto pubblico.
La beffa è servita. Il premier ha dimostrato di non essere propriamente in grado di attuare quella
spending review tanto annunciata.
Per mettere ordine nella spesa, serviva usare il bisturi, in particolare
in quelle amministrazioni dove i
costi sono già fuori controllo. Fare
un ripulisti serio imponeva di intervenire dove si spreca, invece la
manovrina del Premier dà una mazzata che rischia di essere letale ai
fondi statali col pericolo di obbligare
anche le regioni virtuose a limare
servizi essenziali. Vitali. Perché è
di questo che si tratta. Il sistema
sanitario al momento tiene, ma già
scricchiola. E i dati indicano che
ritoccare significativamente il budget potrebbe avere conseguenze
serie sulla salute degli italiani.
I numeri parlano chiaro. L’Italia in-
Giustizia al rallentatore,
Poggiolini a processo solo ora
S
enta, costosa e inefficiente. Abbiamo i tribunali più informatizzati
d’Europa, ma in Italia i processi
durano più che in tutti gli altri Paesi. Se
non funziona quella macchina chiamata
Giustizia, non si può pretendere giustizia.
Esempio lampante di un apparecchio
che non funziona, il rinvio a giudizio di
Duilio Poggiolini. L’ex direttore del Servizio farmaceutico nazionale, che finisce
alla sbarra dopo 20 anni di pasticci
giudiziari nell’ambito dell’inchiesta su
una serie di decessi di pazienti dovuti a
somministrazione di sangue infetto o
emoderivati. Sono passati 30 anni dai
fatti. A Napoli, il 5 gennaio, la resa dei
conti. Omicidio colposo plurimo, questa
la pesantissima accusa.
Ma a sconvolgere sono i soliti tempi
biblici. Il procedimento ha avuto un iter
a dir poco travagliato. Dopo le indagini
avviate dalla procura campana, all’inizio
degli anni ’90 gli atti vengono trasmessi
prima a Roma, poi a Trento. E successivamente trasferiti nuovamente nel capoluogo partenopeo. Le contestazioni
riguardano l’uso di sangue prelevato
da individui a rischio in cui non esistevano
test specifici contro l’Aids e l’epatite B
e C. Il gip Maria Vittoria De Simone
ordinò ai pm di formulare l’imputazione
L
veste relativamente poco in quanto
a sanità. Spendendo proporzionalmente sempre poco rispetto agli
altri paesi Ocse. Meno di noi sborsano solo Portogallo, Cipro e Ungheria. E nonostante tutto abbiamo un
sistema sanitario valutato al secondo
posto nel mondo. La sopravvivenza
dei cittadini alle malattie, nonostante
la crisi, resta superiore a quella della
maggior parte delle nazioni europee
con le quali amiamo confrontarci.
Non che non ci siano le solite ruberie, clientele, follie. Ma non si può
parlare di servizi inefficienti.
Se si taglia sulla salute si rischia di
condannare a morte gli italiani. Non
tutti certamente. Ma quelli meno abbienti, che non hanno i soldi per
pagarsi i servizi migliori da soli.
Il governatore della Torino rossa
s’è dovuto inchinare al diktat del
Rottamatore. Proprio lui, il presidente delle Regioni che lo scorso
12 settembre affermava con forza:
“Il fondo sanitario non si tocca”. E
adesso sembrerebbe dire, abbiamo
scherzato.
di omicidio colposo plurimo a carico di
Poggiolini e altri 10 indagati nel 2007.
Di conseguenza, dopo più di 25 anni
dai primi decessi. Nel 2008 la richiesta
di rinvio a giudizio, nel 2015 l’inizio del
processo. Incredibile, paradossale. L’uomo che per un quarto di secolo ha
avuto il controllo delle medicine distribuite
gratuitamente dallo Stato finisce solo
ora sul banco degli imputati.
Non c’è quindi da lamentarsi. Resteremo
probabilmente tra gli ultimi Paesi come
livello di efficienza della giustizia. Che
si perde nel 2014 ancora in un bicchier
d’acqua, tra difetti di notifica e rimpalli
di fascicoli. In uno Stato giusto ci si sarebbe aspettato un rapido rendiconto
di una simile iniziativa. Invece siamo
ancora qui a scrivere e commentare
l’inizio di un procedimento che sarebbe
già dovuto essere chiuso. Con tanto di
sentenza definitiva, assolutoria o colpevolista.
Basterebbero poche riforme. Meno
chiacchiere e più fatti. Con notifiche via
Pec (ad oggi ancora parzialmente irrealizzabili), eliminazione del cartaceo,
processo semplificato, magistratura più
collaborativa, politica più idonea. E
meno magnacciona. Per migliorare un
F.Co.
apparato alla deriva.
TUTTI I DUBBI DEI TECNICI DEL SENATO: DAL BONUS DEGLI 80 EURO AL TFR IN BUSTA PAGA
Legge di Stabilità, pioggia di critiche su Renzi
ul bonus Irpef di 80 euro, quello
che gli ha permesso di racimolare voti e consensi, Renzi ci ha
messo la faccia. E lo ha sbandierato
come il fiore all’occhiello dell’operato
del suo esecutivo. Eppure quell’incentivo ha scatenato una tempesta
di critiche inarrestabili. Emergono
infatti nuovi dubbi da parte dei tecnici
del Senato in particolare sulla platea,
ma anche sulle norme Irap, sul Tfr in
busta paga, sugli sgravi contribuitivi
per le nuove assunzioni e sul Fondo
buona scuola. Quello che molti hanno
bollato come un vero e proprio bluff,
rischia di trasformarsi in un vero e
proprio boomerang per il Premier.
S
Perplessità pure sul cosiddetto Ecobonus, il “sostegno” nazionale diretto
a tutti gli autotrasportatori. Espresse
a chiare lettere nel dossier di servizio
bilancio di Palazzo Madama, che evidenzia la mancanza di relazione tecnica sul complesso provvedimento.
Ma i dubbi riguardano questo e molto
altro. E così anche la Legge di stabilità
non passa indenne al giudizio severo
dei tecnici del Senato. Sul Tfr in busta
paga gli esperti sottolineano come
la quantificazione del costo della misura dipenda dai vari scenari possibili
di adesione considerati dal governo:
“Andrebbero comunque esplicate –
sottolineano – le motivazioni che han-
no portato alla formulazione delle
diverse ipotesi di adesione”. Tra le
norme nel mirino spunta appunto
l’Ecobonus. Gli effetti positivi sul
gettito sono riferibili interamente al
primo anno, il 2015. E basta.
Anche se per una ragione opposta,
vale a dire per eccesso di copertura,
nel caos anche il bonus bebè: la modifica approvata alla Camera che introduce l’utilizzo dell’Isee (fissando
la soglia a 25 mila euro) ha come
conseguenza il restringimento dei
beneficiari e dei relativi oneri. Tradotto,
i fondi messi a disposizione sono eccessivi.
Una tirata d’orecchie continue per
Renzi e il suo governo. Questione di
relazioni e spiegazioni, che il Premier
non può più esimersi di dare.
Bernald Shehaj
A REGGIO EMILIA SOSPESO UN INCONTRO CON LE SENTINELLE, MA IL VESCOVO NON LE MANDA A DIRE
Se la lobby gay vuol comandare anche in parrocchia
eppure nelle parrocchie, dove
pure i Valori dovrebbero essere
di casa, si può parlare liberamente di gender e dell’ideologia che
c’è dietro. Quanto meno in alcune
parrocchie, tipo quella di Regina Pacis
nella rossa Reggio Emilia, dove l’altro
ieri è stato annullato un incontro per
informare sui rischi di limitazione
della libertà d’opinione previsti dal
ddl Scalfarotto (sostenuto a gran voce
dalla sempre più potente lobby gay),
solo perché così aveva ‘ordinato il
partito’. Che neanche ai tempi di Don
Camillo e soprattutto di Peppone nella
non lontana Brescello.
N
L’incontro era stato regolarmente previsto nella parrocchia e a tenerlo
avrebbero pensato gli adernti reggiani
del movimento delle ‘Sentinelle in
piedi’. Ma a quel punto è intervenuto
un consigliere comunale del Pd, Dario
De Lucia, il quale ha postato su facebook la locandina dell’incontro, con
questo commento: «Non si danno
spazi della parrocchia agli omofobi».
Da qui una serie di polemiche, con il
povero vice parroco, don Paolo Cugini,
che alla fine ha annullato l’incontro,
spiegando al giornale Prima pagina:
“Abbiamo ricevuto alcune mail e telefonate di parrocchiani che si la-
mentavano e dato che non era nostra
intenzione fare polemica abbiamo
deciso di soprassedere, promettendoci
di organizzare in altra data un incontro
con relatori diversi”.
Una decisione che non è per niente
piaciuta a monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio e fondatore della Fraternità San Carlo, l’ordine
religioso che rappresenta uno dei
tanti frutti dell’insegnamento di don
Luigi Giussani, di cui proprio Camisasca è stato tra i primi figli e attento
biografo.
Fatta salva la “valutazione coscienziosa” fatta dal viceparroco, Camisasca
ristabilisce - con la solita nettezza – i
giusti termini di quanto accaduto,
dando allo stesso episodio una valutazione più ampia: “Non posso non
rilevare come molte delle convinzioni
che le Sentinelle in piedi, con umile
forza e in modo pacifico, vogliono
portare all’attenzione pubblica sono
le stesse che anche io, come uomo e
come vescovo, ho più volte sottolineato
e che ho riassunto nella nota sul gender (nello scorso aprile) e nell’ultimo
Discorso alla città: la famiglia nasce
dall’incontro tra un uomo e una donna;
i figli non sono un diritto, né di singoli,
né di coppie, ma un dono da acco-
gliere e rispettare; i bambini hanno il
diritto ad una madre e ad un padre e
i genitori, - con il sostegno degli
amici, dei parenti e delle istituzioni
pubbliche – devono essere messi
nelle condizioni di poter educare liberamente i propri figli. Questi convincimenti – aggiunge il vescovo non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell’esperienza umana, fondata
sulla ragione. È per questo che anche
la Chiesa, da sempre avvocata dell’uomo, si impegna a difenderli. Sono
convinzioni che papa Francesco ha
espresso più volte dall’inizio del suo
pontificato”. E con questo, anche i
tanti che nella Chiesa si agitano su
posizioni di estrema e disinvolta ‘aperIg.Tr.
tura’, sono belli e serviti.
4
Venerdì 5 dicembre 2014
Attualità/Esteri
DIETRO L’ANNUNCIO SULL’ELIMINAZIONE DEGLI SCONTRINI, UNA NUOVA LIMITAZIONE DELLA LIBERTÀ PERSONALE
Renzi prepara il regalo alle banche
La parola d’ordine? Abolire il contante per “tracciare tutto”. Tranne le mazzette…
di Giuliano Castellino
n un pezzo da manuale della
comunicazione il Premier italiano ha annunciato che verrà
tolto il contante senza mai nominarlo direttamente. Un'operazione che palesemente cambierà
(in peggio) le nostre vite.
"Renzi: Verso addio agli scontrini.
Serve tracciabilità totale", questo il
titolo col quale sul Corriere della
Sera di martedì stato riportato il discorso tenuto da Matteo Renzi alla
presentazione dei 100 "digital champion".
Ormai abbiamo capito che quando
qualcosa in politica viene presentato
con un termine inglese nasconda
una fregatura, e questa dei "digital
champion" non sembra proprio fare
eccezione.
I campioni digitali sono stati istituito
dalla UE nel 2012 e nominati per
modernizzare la pubblica amministrazione e in generale l'alfabetizzazione digitale.
In Italia la scelta del “Digital champion” è stata operata dallo stesso
Presidente del Consiglio ed è ricaduta su Riccardo Luna giornalista di
Repubblica e primo direttore di Wired Italia, questi ha poi indicato altri
100 nomi in base alle candidature
giunte.
Ecco in sintesi, dal Corriere della
Sera, cosa ha detto Matteo Renzi alla
presentazione: "Non possiamo fallire,
abbiamo i migliori in campo. La vera
spending review è mettere online
tutte le spese delle pubbliche amministrazioni. L'eliminazione degli
scontrini e la tracciabilità totale è
fondamentale, così che l’Agenzia
delle entrate non venga più avvertita
come un avvoltoio sulle spalle, ma
come una sorta di consulente per le
aziende".
I
Solo alla fine di un lungo intervento
sulla modernizzazione del Paese
ecco che Renzi dedica un breve
passaggio alla "eliminazione degli
scontrini", un'innovazione che viene
presentata come un modo per migliorare il rapporto con l’Agenzia
delle Entrate che non verrà più vista
come un "avvoltoio" o come un "gufo",
ma come una realtà amica del contribuente che verrà aiutato nell’adempimento dei propri doveri fiscali.
Quello che volontariamente non viene
detto è che questo significa procedere all'eliminazione del contante.
La tracciabilità assoluta e il superamento della necessità dello scontrino
non si possono conseguire che eliminando la possibilità di pagare in
contanti, cosa che avrebbe dovuto
essere detta con chiarezza.
Ed invece così, senza neanche nominare il contante, è stato dato l'annuncio della sua prossima eliminazione.
Quella dell'eliminazione del contante
è un'idea che viene proposta in
modo ricorrente. Il "cash" è da sempre nemico della finanza, spesso criminalizzato, troppe volte associato
al "nero".
Per questo va affermato con assoluta
chiarezza che il contante non è un
problema perché la grande evasione
non avviene con pagamenti "cash",
perché la grande evasione utilizza
mezzi legali e complicemente accettati dagli Stati come ad esempio i
paradisi fiscali. O l'autoriciclaggio.
Quando si usa il contante non si devono pagare commissioni alle banche, cosa che invece avviene con il
POS e altri mezzi analoghi.
Se usiamo il contante una banconota
da 100 € varrà ancora cento Euro
anche dopo essere passata di mano
100 volte, se invece ad ogni operazione con il POS fosse applicata una
commissione sul transito pari ad una
media del 2,5% (dati riportati da
Wired), dopo 25 passaggi di mano
un pagamento iniziale di 100€ sarebbe ridotto a 53 Euro, con 47 Euro,
quasi la metà, passati nelle casse
delle banche.
In pratica le banche disporrebbero
di una vera e propria tassazione su
ogni transazione, raddoppiando le
tasse per i cittadini e drenando denaro che verrebbe in questo modo
sottratto alle attività commerciali e
soprattutto ai cittadini stessi.
L’uso di denaro elettronico sarebbe
inoltre totalmente legato alla disponibilità di energia elettrica e di moderne reti di telecomunicazioni, un
ipotetico black out renderebbe impossibile affrontare una situazione
d'emergenza acquistando generi di
prima necessità.
L'uso del denaro elettronico non eliminerebbe la possibilità di furti, comporterebbe solo che i futuri ladri
saranno degli hacker.
L'uso del denaro elettronico tutele-
rebbe le banche dalla possibilità
che i clienti possano optare per tenere una parte dei loro risparmi
fuori del circuito bancario (cassaforte
dentro casa o simili).
L'uso del denaro elettronico determinerebbe di fatto il controllo assoluto
sulle attività dei singoli cittadini registrando ogni loro acquisto anche
quando questo fosse collegato a
comportamenti eventualmente ricattabili e riguardanti ad esempio la
vita sessuale.
L'eliminazione del contante favorirebbe la possibile nascita di monete
non ufficiali alternative e fuori controllo, qualcosa del genere dei mini
assegni che cominciarono a circolare
nel 1975.
L'eliminazione del contante porterebbe alla possibile nascita di fenomeni come la Borsa nera del tipo di
quella nata nella II Guerra Mondiale
e che ebbe l'effetto di far fiorire
forme di baratto che spinsero alla
miseria le famiglie che non avevano
beni da barattare.
Di tutto questo oggi non si parla, si
accenna solo un po’ alla futura scomparsa dello scontrino, cosa che non
importa poi molto a nessuno.
Il tutto veicolato da un Presidente
del Consiglio che propone la cosa
in modo divertente e un po’ volutamente impacciato, negando di essere
il grande comunicatore che si dice
in giro.
Come vede ci sono vari modi di
"conquistare e sottomettere" popoli
e nazioni, ci sono i golpe e le guerre,
come in Ucraina e poi ci sono i Renzi
messi su dai poteri forti, con il compito di stringere il cappio dell'usura
bancaria e rafforzare la dittatura della
finanza internazionale.
Apparentemente le "bombe Renzi"
sembrano più indolore, ma il risultato
è sempre lo stesso.
UNA OPERAZIONE DI RECRUITING PARTITA DALLE CENTRALI FINANZIARIE MONDIALISTE ALLE SPALLE DEL GOVERNO APPENA INSEDIATO
Come l’Ucraina è finita in mano agli stranieri
O
rmai il nuovo ordine mondiale e i
golpisti ucraini oggi al potere hanno gettato la maschera. Il nuovo
governo ucraino sarà dichiaratamente ed
ufficialmente filo-occidentale, addirittura
internazionale, con alcuni stranieri dentro:
il Parlamento di Kiev infatti ha approvato la
nomina di un’americana, di un lituano e di
un georgiano nella compagine governativa.
Il ministro delle Finanze sarà la statunitense
Natalia Jaresko, che è di origine ucraina,
amministratore delegato di un fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital. Il
portafoglio all'Economia andrà al banchiere
lituano Aivaras Abromavicius, partner della
società di investimenti East Capital, che ha
lavorato in Ucraina negli ultimi 20 anni,
dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. Infine alla sanità
andrà l'ex ministro georgiano Alexander
Kvitashvili, che è stato ministro della Salute
e del Lavoro nel governo di Tbilisi.
Tutti ministeri nevralgici.
"L'Ucraina ha davanti sfide assolutamente
straordinarie, una situazione economica
molto difficile, l’aggressione russa, il bisogno
di riforme radicali e la lotta alla corruzione,
tutto ciò richiede soluzioni innovative nel
governo", ha spiegato il presidente Pedro
Poroshenko, "queste decisioni richiedono
la ricerca di candidati per il nuovo esecutivo
non solo in Ucraina, ma anche all'estero".
La cosa curiosa e singolare è che la scelta
dei candidati stranieri per il nuovo esecutivo
ucraino è stata seguita da due società di
selezione di personale Pedersen & Partners
e Korn Ferry che hanno trovato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a
Kiev e tra i membri della comunità ucraina
che lavorano all’Estero, in Canada, Stati
Uniti e Regno Unito.
Dopo i colloqui, i "cacciatori di teste" hanno
ristretto la rosa a 24 candidati con i requisiti
richiesti per lavorare nell'esecutivo da ministri, o funzionari altamente qualificati.
E come sempre dietro tutto c'è la regia
mondialista e del suo uomo numero uno.
Infatti il processo di head hunting è stato
sostenuto dalla Fondazione Renaissence,
network globale di consulenza politica finanziato dal miliardario americano di origini
ungheresi George Soros.
Secondo il KyvPost, Soros avrebbe pagato
più di 80mila dollari per sostenere le due
società coinvolte nella selezione di personale.
A frugare ogni dubbio su quello che affermiamo ormai da anni: dietro tutte le "rivo-
luzioni colorate", da quelle arancioni nell'Est
Europa a quelle verdi jihadiste in Africa e
Medio Oriente, passando per le "nuove
streghe" delle Femen e le lobbie gay, dietro
c'è sempre il "marchio di fabbrica" ed i
dollari di Soros e degli atlantici.
Fatto sta che ai tre nuovi ministri stranieri
il presidente Poroshenko ha concesso a
tamburo battente la cittadinanza ucraina
proprio in vista del loro imminente ingresso
nel governo di Kiev.
Intanto i ministri degli Esteri dei Paesi Nato
hanno annunciato nuove misure di sostegno
a Kiev ed hanno condannato il potenziamento della struttura militare russa in Crimea e quello che definiscono come la "deliberata destabilizzazione" dell'Ucraina
orientale da parte di Mosca. Nella dichiarazione diffusa in occasione della conferenza
ministeriale dell'Alleanza atlantica a Bruxelles, i ministri si dicono "anche preoccupati per i piani russi per ulteriore rafforzamento militare sul Mar Nero". Il segretario
generale Jens Stoltenberg ha annunciato
un accordo per l'attivazione di quattro fondi
fiduciari per contribuire all'aggiornamento
della logistica, delle capacità di guerra informatica, di comando e controllo e di
servizi medici di Kiev. C’è anche un accordo
su un quinto fondo fiduciario per sostenere
i soldati ucraini feriti.
Sempre ieri il presidente ucraino Petro Poroshenko ha promesso in parlamento un
decreto "per concedere la cittadinanza
ucraina agli stranieri che combattono" nel
sud-est al fianco delle truppe di Kiev contro
i miliziani separatisti e "gli aggressori russi".
In poche parole, nonostante le tregue e gli
accordi di Minsk, malgrado le volontà popolare di indipendenza delle regioni ribelli
espressa nei referendum e nelle elezioni
di ottobre, gli occidentali vanno avanti
contro Mosca senza tregua. Poco importa
dei massacri, dei villaggi rasi al suolo, di
un'Ucraina portata alla fame e di uno scontro
che sta diventando globale. L'importante è
isolare la Russia dall'Europa, poi magari
piazzargli missili e basi Nato ai confini e
ratificare il Ttip.
A questo punto potremmo anche decretare
la morte dell'Europa e la nascita degli Stati
Uniti Atlantici (United States Atlantic, Usa),
con Londra e Washington capitali, il dollaro
controllore dell'euro e la finanza a dettare
le agende politiche dei nuovi governi fantocci in mano alla Troika e svuotati di ogni
G. Cas.
sovranità e potere politico.
5
Venerdì 5 dicembre 2014
Esteri
PRONUNCIATO IERI L’ATTESISSIMO DISCORSO ANNUALE DEL PRESIDENTE AL PARLAMENTO
Putin: la via autarchica alla pace
“La Crimea non si tocca: se sovranità e orgoglio nazionale sono per alcuni paesi europei concetti
dimenticati, per la Russia sono una priorità. Svilupperemo il Paese con la coesione della sua gente”
di Robert Vignola
n discorso particolarmente atteso, in
un momento storico in cui la Russia
si trova, forse come
non mai, accerchiata dalle
politiche aggressive del mondo occidentale. Aggressione
energetica, cercando di far
scendere il petrolio in picchiata per ridurre al minimo
la forza dell’”orso”. Aggressione economica, con quelle
sanzioni che si continuano a
porre come un muro, persino
dall’Europa. Aggressione persino militare, con l’addestramento e l’armamento neanche troppo sotterraneo delle
forze armate ucraine (ivi comprese le milizie estremiste di
Kiev) e le esercitazioni Nato
fin nel Baltico.
Eppure il presidente russo
Vladimir Putin si è rivolto al
Cremlino, nel suo messaggio
annuale all'Assemblea Federale (Parlamento) della Russia,
con una voce ferma e serena,
pur tracciando il quadro
drammatico della politica
estera e le sue ripercussioni
su quella interna.
Il punto di partenza è sempre
uno: la condanna del colpo
di Stato che ha avuto luogo
in Ucraina e ha provocato la
tragedia sanguinosa nel sudest del Paese. Un’azione alla
quale la reazione del salva-
U
taggio della Crimea dalle
mire espansionistiche ucraine
era l’unica adeguata. “Per la
Russia, la Crimea, l’antica Korsun, Cherson, Sebastopoli
hanno una grande significato
sacro e di civiltà come il Monte del Tempio a Gerusalemme
per coloro che professano
l'islam e il giudaismo. Per noi
sarà sempre cosi, da oggi in
poi”, ha detto Putin. Caricando
il suo messaggio all’Occidente (la Crimea non si tocca)
toccando le radici profonde
dell’identità russa, perché è
su quella penisola che il principe Vladimir fu battezzato e
in seguito battezzò tutta la
Russia. Secondo Putin, “lì ci
sono le nostre origini spirituali”. E “se per alcuni Paesi
europei la sovranità e l’orgoglio nazionale sono concetti
dimenticati e di lusso, per la
Russia sono condizioni assolutamente necessarie”. Una
frase che umilia, davvero, le
nazioni occidentali
Ma, tornando alla Crimea, se
la sua identità russa sarà messa a repentaglio, la risposta
di Mosca non mancherà. “La
Russia ha le capacità e può
applicare soluzioni non standard per la difesa del Paese”,
ha detto Putin, tornando anche
a ribadire che non è sua intenzione essere coinvolto in
una corsa agli armamenti, nonostante i progetti aggressivi
messi in atto dalla Nato, a
partire dal missile shields
nell’Europa dell’est. Anche
perché in quella zona il suo
Paese ha lavorato per la pace,
negli ultimi anni.
Il leader russo ha informato
che le banche russe recentemente hanno investito nel-
l’economia ucraina circa 25
miliardi di dollari. Il Ministero
delle Finanze della Russia
l’anno scorso ha assegnato
all'Ucraina un prestito di tre
miliardi di dollari. Gazprom
ha fornito ulteriori 4,5 miliardi
e le ha concesso uno sconto
sul gas. Complessivamente
sono 32,5 miliardi di dollari.
Eppure le tensioni si alimentano: perché? Il leader della
nazione russa non ha certamente usato parabole o messaggi impliciti per dirlo, alla
sua Assemblea e quindi al
popolo tutto. “Le sanzioni contro la Russia non sono solo
una reazione nervosa degli
Stati Uniti e dei suoi alleati e
non sono legate alla posizione
della Federazione russa sul
colpo di stato in Ucraina o
alla primavera della Crimea.
Potrebbe essere qualsiasi altro
motivo che freni l’influenza
della Russia: ogni qualvolta
qualcuno ritiene che la Russia
stia diventando troppo forte
e indipendente, vengono subito attivati tutti gli strumenti
della politica di contenimento”. Nonostante ciò Putin ha
continuato a farsi garante di
una politica estera aperta al
mondo: l’intenzione è anzi di
non interrompere le relazioni
con l’Europa e gli Usa, e al
tempo stesso tempo collaborare con l'Africa e il Medio
Oriente.
“Noi stessi non prendiamo
mai la strada dell’auto-isolamento, della xenofobia, del
sospetto, della ricerca dei nemici. Tutto ciò è manifestazioni
di debolezza, mentre noi siamo forti e sicuri di noi stessi.
Il nostro obiettivo è ottenere
alla pari il maggior numero
di partner sia in Occidente
che in Oriente”, ha detto Putin.
Sul piano interno, non ci sono
dubbi: la Russia deve evolversi, deve svilupparsi e lo
farà raddoppiando le infrastrutture già presenti. E se il
Paese viene accerchiato, è
bene che al suo interno vi
sia coesione. Anche da questa
esigenza viene la proposta
di amnistiare singolarmente
e in pieno volume i capitali
che ritornano dall’estero, per
“voltare una volta per sempre
la pagina dell’offshore nella
storia dell'economia russa”.
Stabilizzando di pari passo,
per quattro anni, le aliquote
fiscali per le imprese. Che
musica sarebbe per il tessuto
produttivo italiano avere quelle
aliquote e sapere che non
cresceranno per quattro anni?
Infine, “occorre considerare
le sanzioni occidentali contro
la Russia come un impulso
per lo sviluppo efficiente del
Paese, sottolineando che per
questo la Russia ha un grande
mercato interno, risorse naturali, capitale e potenziale
scientifico, anche un popolo
di talento, intelligente, laborioso. Quanto più i cittadini
saranno attivi nella stabilizzazione della loro vita, più
saranno economicamente e
politicamente indipendenti,
quindi sarà più alto il potenziale della Russia”.
NEL DIFFICILE SCACCHIERE EURASIATICO RIACCESA UNA PERICOLOSA MICCIA
Si risveglia il terrorismo ceceno
Attacco alla “Casa della Stampa”: decine di morti tra fanatici islamici e forze di polizia
ome una bomba a orologeria, mentre la Russia cerca di costruire
un’alternativa al mondo unipolare
che ha prodotto solo guerre e crisi negli
ultimi vent’anni, è tornata ad incendiarsi
la questione cecena. La capitale Grozny
ha vissuto una vera e propria notte di
guerra tra estremisti islamici (descritti
eufemisticamente sui media occidentali
come “indipendentisti” o “separatisti”) e
C
le forze antiterrorismo russe. Le prime
informazioni provenienti nella notte dalle
agenzie di stampa russe riferivano di diversi agenti di polizia uccisi a seguito di
uno scontro iniziato intorno alla mezzanotte con un commando che avrebbe
forzato un posto di blocco al centro della
città. I veicoli usati dai terroristi, almeno
tre,sarebbero stati sequestrati da 15 persone mercoledì sera nel villaggio di Sha-
lazhi. Il commando si sarebbe poi diretto
verso il centro città, notoriamente protetto
da una stretta sorveglianza, e avrebbe
oltrepassato il check point provocando
le prime tre vittime tra gli agenti. Gli indipendentisti si sarebbero in seguito asserragliati all’interno di un edificio al
centro della città sede di giornali, agenzie
di stampa e case editrici, tenendo in
ostaggio diverse persone. L’edificio è
stato circondato dalle forze dell’ordine e
nel corso degli scontri è divampato un
violento incendio. Secondo le notizie trapelate più tardi, la battaglia è finita con
l’uccisione di almeno nove ribelli, forse
dodici. Dieci le vittime tra le forze di
polizia. Il Comitato nazionale russo antiterrorismo, parla anche di 28 feriti.
L’attacco è stato rivendicato dal movimento islamista “Emirato del Caucaso”
e i miliziani, in un video, hanno detto di
essere guidati da nuovo capo, lo sceicco
Ali Abu Mouhammad. «Ci batteremo
fino alla morte» hanno detto. Guarda
caso, l’attacco dei terroristi islamici è
stato condotto nel giorno dell’annuale
discorso del presidente russo Vladimir
Putin alla nazione cecena. Un segnale
del pericolo che incomba nuovamente
sul territorio a dieci anni dalla sfida
dalla lanciata contro il Cremlino dagli
indipendentisti ceceni. Putin, tenendo
il discorso a Mosca, ha ricordato: “Sappiamo chi sostenne il terrorismo ceceno
negli anni ‘90”. Un segreto di pulcinella,
d’altronde, e probabilmente si tratta
degli stessi che hanno foraggiato l’Isis
per rovesciare Assad. Intanto il sangue
ha ripreso a scorrere anche in Cecenia.
Ma la sensazione è che Mosca non tollererà un’ulteriore aggressione nei suoi
R.V.
confronti.
ANCHE IL GRAN GIURÌ DELLA METROPOLI HA DECISO DI NON INCRIMINARE L’AGENTE COINVOLTO NELLA MORTE DI UN NERO
Un altro caso Ferguson nel cuore di New York
di Bruno Rossi
C
i risiamo. Dopo la decisione di non
incriminare l’agente di Ferguson,
analoga scelta è stata adottata dal
Gran Giurì di New York per un caso del
tutto simile. E le proteste si sono riaccese,
questa volta direttamente nel cuore della
East Coast. Eric Garner è morto lo scorso
17 luglio poco dopo essere stato fermato
dalla polizia a Staten Island perché sospettato
della vendita di sigarette di contrabbando.
Il quartiere dove Garner è morto lo scorso
17 luglio, Staten Island, è stato tappezzato
con striscioni che recitano "non riesco a respirare", le parole che l'uomo ripete ben 11
volte all'agente che lo tiene per il collo.
In centinaia sono scesi in strada a New York
ma le manifestazioni sono state pacifiche
anche se non sono mancati arresti, in prevalenza per blocco del traffico. Ma uno degli
appuntamenti più sentiti (soprattutto per
ragioni commerciali), cioè l’accensione delle
luminarie al Rockfeller Center, è stata rimandata. L’epicentro della protesta è Time
Square.
Tornando alla decisione di prosciogliere
l’agente coinvolto, David Pantaleo, non ci
sono state motivazioni da parte del Gran
Giurì. "Non capisco come possano aver
escluso un nesso diretto tra la morte di Eric
e l'azione dell'agente", ha dichiarato la
madre della vittima, "quale video gioco
guardavano se non quello che tutto il mondo
ha visto". E in effetti anche in questo caso
c’è un video, peraltro abbastanza chiaro, su
quanto è avvenuto.
Le autorità statunitensi stanno comunque
cercando di correre ai ripari per disinnescare la bomba degli scontri razziali e il
crescente malcontento verso i metodi piuttosto spicci della polizia della “più grande
democrazia” della Terra. Il dipartimento
della Giustizia degli Stati Uniti indagherà
sul caso di Garner come per quello di
Brown, avvenuto a Ferguson. Barack Obama,
il primo presidente afro-americano e premio
Nobel per la Pace, ormai ex icona della sinistra mondiale, non sa più che pesci prendere. "Siamo di fronte ad una questione che
riguarda tutta l'America. In questo Paese,
fino a quando non saranno tutti uguali di
fronte alla legge - ha tuonato in tv - questo
resterà un problema. E il mio compito come
presidente è risolverlo". Già. Bisognerà solo
scoprire come.
6
Venerdì 5 dicembre 2014
Storia
IL GIORNALE D’ITALIA E MUSSOLINI/7 – LA SECONDA PARTE DELL’INTERVISTA DEL 28 MAGGIO 1929 ALL’ON. GIOVANNI BACCARINI
Tutela dei Mutilati di guerra, il Regime sociale
Edilizia popolare, mutui agrari ai contadini invalidi, previdenza e assistenza per la vecchiaia
di Emma Moriconi
Q
uesto nostro piccolo speciale, che vuole costituire
un modesto contributo di
verità storica sulle vicende
dell’epoca fascista, apre
le finestre su alcuni scorci di un periodo di cui è difficile trovare affermazione sui libri di scuola. Il fatto è,
lo ripetiamo spesso, che esistono volumi che contengono informazioni
importanti per la comprensione di
quell’epoca, ma per trovarli occorre
fare ricerche non sempre agevoli. I
libri di scuola, invece, sono quotidianamente sotto gli occhi nostri e,
soprattutto, dei nostri figli. Ed è lì che
si dovrebbe trovare scritta la verità.
Difficilmente è così, però, ed è per
questa ragione che Il Giornale d’Italia,
con le sue piccole pillole quotidiane,
cerca di diffondere attraverso l’immenso strumento che è la rete, ciò
che la nostra storia è stata davvero.
Nel caso, per esempio, dell’argomento avviato nella scorsa puntata e
di cui oggi proseguiamo la trattazione,
le vicende dei mutilati di guerra assumono un’importanza colossale.
Nella normativa sociale approntata
per questa categoria di cittadini si
può cogliere lo spirito pienamente
sociale e popolare del Regime fascista. Per comprenderne l’essenza
torniamo all’intervista all’on. Baccarini
che Il Giornale d’Italia pubblicò nel
maggio del 1929. Alla domanda:
“Quale programma di
lavoro state svolgendo?
Quali sono i problemi
del momento?”, l’onorevole risponde: “Anzitutto quello delle case
economiche. Ne stanno
sorgendo nelle principali città col contributo
dello Stato. Si sono stanziati circa 260 milioni,
dei quali 60 sono stati
spesi nella costruzione
di quartieri a Roma e
a Firenze e per dare le
case ai grandi mutilati.
Quanto ai mutui agrari
ai contadini invalidi e
mutilati, sono stati già
concessi 40 milioni sui
115 stabiliti”.
Certo, leggere queste
cose in un’epoca come
la nostra, in cui le prime pagine dei giornali
sono infarcite di scandali della politica, dalle mazzette ai falsi invalidi,
dalle “cosche” di tutti colori ai suicidi
per colpa di Equitalia, fa quantomeno
riflettere. E con ciò non si vuole affermare che tutto all’epoca fosse roseo o che nessuno avesse problemi.
È evidente che un Paese che usciva
da una guerra difficile, conclusasi
con una “vittoria mutilata”, di problemi ne aveva, eccome. Eppure
260 milioni, nel 1929, venivano dedicati alla costruzione delle case
economiche, da destinare ai mutilati
e ai bisognosi. E c’era la previdenza
e l’assistenza per la vecchiaia, che
– come dice ancora Baccarini – “ci
interessa in modo particolare. Né
bisogna perdere tempo perché gli
invalidi della classe dell’80 stanno
per raggiungere i cinquant’anni. Si
presentano due soluzioni – dice ancora – quella assicurativa e quella a
scatti successivi nelle categorie di
pensione in rapporto all’età del pensionato. Noi preferiamo la seconda
soluzione – aggiunge – che parte
dal presupposto che lo Stato debba
provvedere ad una ulteriore integrazione degli assegni col diminuire
della capacità lavorativa e del reddito
proveniente dal lavoro: diminuzione
che nei confronti dei minorati di
guerra si manifesta precoce nei confronti dei lavoratori validi”.
Le categorie svantaggiate sono insomma quelle a cui va dedicata l’attenzione maggiore. Prima di chiudere questa parte del nostro speciale
dedicato alla disciplina degli invalidi
e mutilati di guerra, ci sembra corretto informare i lettori anche circa
la formazione della “Decima legione”. Ecco cosa dice in proposito
l’on. Baccarini: “Il Capo del Governo
ha accolto con vivo compiacimento
la proposta dell’on. Del Croix per la
costituzione della ‘Decima Legione’
con gli invalidi e i mutilati di guerra.
Essa dovrebbe organizzarsi in coorti
in ogni capoluogo di provincia e
sarebbe alle dipendenze del Comando della Milizia. Si tratta di una
massa imponente di uomini. Già numerosi nuclei d’invalidi e mutilati
sono entrati a far parte della Milizia
per la difesa antiaerea”. Il pezzo si
chiude con le considerazioni dell’articolista: “l’Associazione ha mirato,
con nobile disinteresse, non a creare
una categoria di privilegiati, ma a
ricondurre nel circolo sanguigno
della Nazione le energie superstiti
della guerra: all’estero prevale invece
il concetto della casta che si accompagna alla pretesa di vivere
possibilmente a carico dello Stato.
Né si deve dimenticare che, mentre
all’estero, come ben disse l’on. Del
Croix alla Camera, non ci sono mandati per il sacrificio, in Italia l’Associazione Mutilati è uno degli Enti
nazionali a cui spetta la rappresentanza parlamentare: riconoscimento
altissimo che poteva essere dato
soltanto da un Regime restauratore
di tutti i diritti della Vittoria”.
Nella prossima puntata parleremo
dell’assistenza sociale. Anche qui qualche approfondimento sarà utile.
[email protected]
7
Venerdì 5 dicembre 2014
Da Roma e dal Lazio
IL TERREMOTO GIUDIZIARIO ALL’INDOMANI DELL’OPERAZIONE “MONDO DI MEZZO”
La scure dello scioglimento sul Campidoglio
Il prefetto assegna la scorta al sindaco Marino e legge le carte per decidere se chiudere
baracca e burattini. Ombre su primarie e finanziamento della campagna elettorale del Pd
di Bruno Rossi
ll’inizio un solo
nome è circolato
in testa ai commenti: Alemanno
protagonista del
nuovo romanzo criminale. Poi
si è scoperto che mezzo Pd
romano figurava nel copione,
e i suoi uomini non avevano
certo il ruolo della comparsa,
né dei poliziotti. E sono cominciate a volare teste: al
Campidoglio, nell’aula Giulio
Cesare, alla regione, persino
dentro al partito, con Renzi
che dalla tv ha fatto sapere
a Cosentino che aveva apprezzato molto il suo passo
indietro (e vai a sapere se il
passo indietro c’era stato).
Una manna per Ignazio Marino, accerchiato nelle settimane precedenti proprio
dall’apparato del suo partito
e in via di rimpasto, che ha
cercato quindi di sfruttare
l’occasione per emergere
dal pantano con la giacca
ancora pulita di chi è capitato
dentro la fascia tricolore per
caso. Ed ecco allora le interviste da verginella rilasciate
alla grande stampa avida di
particolari sulla mafia capitale, ecco allora infittirsi il
suo già frequente peregrinare per Procure e affini. Ieri
ad esempio ha voluto incontrare il capo dell'Authority
anticorruzione Raffaele Can-
A
tone: Marino ha chiesto che
un pool di esperti dell'Autorità passi in rassegna tutti
gli appalti che sono al momento in essere e su cui l'amministrazione nutre delle preoccupazioni. Come a dire: io
non c’ero e se c’ero dormivo.
Peccato però che quelle 1300
pagine dell’ordinanza abbiano riservato sorprese per
niente positive anche al suo
entourage. Il suo caposegreteria Mattia Stella, pur non
indagato, è citato più volte
anche nelle intercettazioni.
E poi c’è quella traccia indelebile, i soldi che il buon
Salvatore Buzzi si è premurato di concedere alla campagna elettorale del sindaco
marziano: 30mila euro di finanziamenti per il sindaco
prima delle Comunali, 10mila
euro direttamente dalla coop
29 giugno e 20mila dal Consorzio Eriches 29, facente
parte della stessa organizzazione cooperativa di cui
tesseva le fila l’amico degli
ex aderenti alle Brigate Rosse. Insomma, per quanto Marino cerchi di schivarne le
scosse di assestamento, il
terremoto giudiziario che si
è abbattuto su Roma ha l’epicentro proprio al Comune.
E comunque dentro il suo
partito, con quei continui riferimenti alla possibilità di
governare agevolmente le
primarie di cui, dentro l’as-
L’INCHIESTA
Cominciati gli interrogatori:
in molti non rispondono
Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone
sociazione sul quale si è concentrata l’attenzione della
Procura, si parlava apertamente. Cosa riconosciuta del
resto anche da fior di esponenti del Pd romano, a partire
da Roberto Morassut. Basterà
per convincere Marino a togliere le tende? O si dovrà
magari aspettare la decisione
delle autorità preposte? Difficile dirlo. Di certo c’è che
Giuseppe Pecoraro, il prefetto, non se la sente di escludere alcuna ipotesi. “Quelli
emersi dall’inchiesta Mafia
Capitale sono fatti gravi per
il tipo d’imputazione, Roma
non ha mai vissuto una situazione del genere”, ha det-
MIGLIORA LA RAGAZZA RIDOTTA IN FIN DI VITA UNDICI MESI FA DAL FIDANZATO
to l’autorità di governo del
territorio. Una situazione che
“ha fatto emergere modalità
di tipo mafioso usate dagli
indagati, ma non si tratta delle tradizionali mafia, camorra
e 'ndrangheta, ma di metodi
mafiosi usati per ottenere
profitti e vantaggi”, ha aggiunto, per poi rispondere
ad una domanda sullo scioglimento del Comune: “Stiamo leggendo le 1.200 pagine
dell’ordinanza in modo da
valutare, poi riferiremo al
ministro”. Nel pomeriggio
però lo stesso Pecoraro ha
stabilito di conferire la scorta
a Marino, perché “c’è necessità di protezione”.
già iniziato il tempo
degli interrogatori di
garanzia. Nadia Cerrito, già segretaria di Salvatore Buzzi, arrestata con
le accuse di associazione
a delinquere di stampo
mafioso e corruzione aggravata, ha risposto alle
domande del giudice specificando che le cifre riportate sul libro contabile
erano elargite dallo stesso
Buzzi e dall’ex Nar Massimo Carminati. Ha risposto
anche il dirigente comunale delle aree verdi, Claudio Turella, il quale ha respinto le accuse, mentre
si sono avvalsi della facoltà
È
di non rispondere Alessandra Garrone, Emilio
Gammuto, Paolo Di Ninno,
Giuseppe Mogliani, Emanuela Bugitti e Pierina
Chiaravalle. Oggi compariranno davanti al gip per
l’interrogatorio di garanzia
Riccardo Mancini, Carlo
Maria Guarany, Claudio
Caldarelli, Giovanni Fiscon,
Sandro Coltellacci, Cristiano Guarnera e Giovanni
De Carlo, arrestato all’aeroporto di Fiumicino dopo
essere rientrato dall’estero.
Gli otto agli arresti domiciliari saranno invece interrogati tra martedì e mercoledì prossimi.
IL MALTEMPO FA DUE VITTIME IN CIOCIARIA. NUBIFRAGI A ROMA, FRANE SUL LITORALE NORD
Chiara si è risvegliata dal coma Bloccati nel sottopasso,
muoiono
annegati
U
na speranza che si riaccende ed apre gli occhi.
Sul mondo e su Roma. E
lo fa con gli occhi di Chiara
Insidioso Monda: dopo 11 mesi
passati in un letto d'ospedale
del San Camillo dove è stata
ridotta in fin di vita per le botte
del fidanzato, ieri si è svegliata
dal coma.
“Chiara e la sua famiglia tornano a sperare”, dice il direttore
della Neurochirurgia dell'Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, Alberto
Delitala.
La ragazza, 20 anni, era stata
picchiata selvaggiamente dal
suo fidanzato, Maurizio Falcioni,
a Roma nel febbraio scorso. In
questi mesi Chiara ha subito
tre interventi. Dopo una prima
drammatica operazione d’urgenza, nella notte, per evacuare
l'ematoma che si era formato
in seguito alle percosse sono
seguite altri due interventi chirurgici. Una al cervello, l’altra
per la ricostruzione della teca
cranica, resa possibile da una
avanzata tecnologia elaborata
al computer.
E' seguita una lunga e faticosa
degenza, prima nella Terapia
l maltempo non dà tregua
a Roma e al Lazio. Ma se
ieri la Capitale ha dovuto
affrontare l’ennesima giornata
di tregenda per il caos traffico,
gli allagamenti e le code, si
devono purtroppo contare due
morti. Si tratta di una coppia
di coniugi, rimasti intrappolati
nell’auto sommersa dall’acqua
a Roccasecca, vicino a Cassino,
nel Frusinate.
La tragedia si è verificata in
via Volturno, sotto la linea ferroviaria Napoli-Cassino, in un
tratto in ripida pendenza. Le
vittime sono marito e moglie,
71 e 63 anni, residenti a Pontecorvo. I corpi sono stati estratti
dai fluviali dei vigili del fuoco,
che stanno lavorando insieme
con i carabinieri e al personale
del 118. La strada era peraltro
chiusa al momento della disgrazia: i carabinieri, che indagano sull’accaduto, dovranno
stabilire perché l’auto è comunque entrata lo stesso nel
sottopasso.
Al di là del duplice lutto, tra le
condizioni atmosferiche av-
I
intensiva con i neurorianimatori
del dottor Paolo Orsi, poi nel
reparto di Neurochirurgia di
Delitala, dal gruppo di cui fa
parte Franca Martines, neurochirurga del reparto.
Grande soddisfazione arriva
dal direttore generale Antonio
D'Urso: "Chiara ce l'ha fatta
proprio il giorno dopo la giornata contro la violenza sulle
donne. Questa notizia di buona
sanità può costituire un messaggio di speranza. Da oggi conclude - la giovane sarà trasferita al Santa Lucia, un Centro
di neuroriabilitazione dedicato
a questi casi. Una struttura in
cui Chiara potrà proseguire
quel lungo percorso di recupero in cui tutti noi crediamo".
Proprio nei giorni scorsi, inoltre,
era stato reso noto che l'udienza fissata il 9 dicembre presso
il tribunale di Roma per la consegna della perizia psichiatrica
sull'aggressore di Chiara, Maurizio Falcioni, accusato di tentato
omicidio volontario, commissionata al dottor Paolo Cianconi,
consulente del gup Giacomo
Ebner, è stata rimandata a data
da destinarsi su richiesta dello
stesso perito.
verse hanno causato parecchi
danni in tutta la Ciociaria con
strade allagate, cantine inondante dall’acqua, smottamenti.
Colpita soprattutto l’area del
Cassinate, ma non solo. Il fiume
Fibreno è esondato tra Broccostella e Fontechiari, nel Sorano, allagando i campi circostanti. Allagamenti si sono registrati anche ad Arnara, Roccasecca e nella valle di Amaseno. In piena anche il Liri,
che resta sotto osservazione.
Disagi però anche nella provincia di Roma, più precisamente a Santa Marinella, dove
un casolare di campagna (fortunatamente vuoto al momento
dell’evento)è stato inghiottito
da una frana nella notte tra
mercoledì e ieri. Nella mattinata
di ieri, inoltre, è stata ricoverata
una donna, colpita alla testa
dalla caduta di un grosso ramo.
Valter Brogino
8
Venerdì 5 dicembre 2014
Dall’Italia
OMICIDIO A LICATA
SPALLANZANI DI ROMA - PEGGIORANO LE CONDIZIONI DEL PAZIENTE
Romena uccisa
a colpi di pistola
Ebola, il medico di Emergency
ha di nuovo la febbre alta
Fermato il fidanzato, avevano litigato
Ora si cerca l’arma del delitto
na storia d’amore in crisi finisce
con l’uccisione
di una giovane ragazza. È stata uccisa con
due colpi di pistola
all'inguine la ragazza
romena di 20 anni, Alina Condurache, morta
ieri sera a Licata, nell'agrigentino. Dopo
aver trascorso la notte
in caserma l’interrogatorio il sostituto procuratore ha fermato il fidanzato
della vittima, 21enne. Stando
alle prime ricostruzioni dei
carabinieri, i due avrebbero
discusso perché si stavano
per lasciare. La ventenne
poco dopo l'arrivo al pronto
soccorso dell'ospedale San
Giacomo d'Altopasso di Licata è morta per un’emorragia interna.
La giovane – stando alle ricostruzione dei carabinieri
- conviveva da tre anni con
il giovane fermato. Nell'ultimo
anno, però, le discussioni e
i litigi si sarebbero fatti sempre più frequenti e ieri sera,
verso le 23.30 la tragedia.
L’uomo le avrebbe sparato
all'interno dell'azienda agricola della famiglia Azzarello
U
Gli operatori sanitari: “Il suo quadro clinico è impegnativo”
Prevista una nuova infusione con un farmaco sperimentale
uovo peggioramento delle condizioni di salute generali del
medico di Emergency affetto
da Ebola e ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma dopo il suo
rientro dall’Africa dove ha contratto
il virus. Il medico infatti ieri mattina
aveva di nuovo la febbre.
Il quadro clinico, come ha spiegato il
direttore scientifico dello Spallanzani,
Giuseppe Ippolito “è impegnativo: è
un paziente che ha bisogno di assistenza, con un quadro clinico che determina diverse situazioni, per le quali
c’è bisogno di intervenire”.
Ippolito ha anche rilevato che è ancora
“troppo presto” per poter fare una
valutazione dell'efficacia delle terapie
sperimentali utilizzate per il trattamento del paziente. La seconda infusione in programma (prevista ieri),
ha quindi chiarito durante il briefing
per illustrare il quadro clinico del paziente, verrà fatta con l’ultimo dei farmaci sperimentali impiegati per il
trattamento terapeutico. Riferendosi
quindi alla ricomparsa della febbre,
dopo il miglioramento nella giornata
di mercoledì, Ippolito ha affermato
che questa patologia “è fluttuante, ed
i sintomi fluttuanti in queste situazioni
ci sono”. La prognosi rimane quindi
riservata.
Mercoledì c’era stato infatti un lieve
miglioramento nelle condizioni. Ieri,
N
in contrada Cipolla, a Palma
di Montechiaro. A soccorrere
la ragazza sono stati alcuni
suoi parenti che vivono nelle
vicinanze dell'azienda agricola. Il giovane è stato bloccato diverse ore dopo dai
carabinieri ed è in stato di
fermo, indiziato di omicidio.
Per il momento non è stata
ritrovata la pistola con la quale avrebbe sparato alla sua
convivente. Azzarello, è noto
alle forze dell’ordine, due
anni fa era stato coinvolto
nelle indagini su un altro
omicidio avvenuto nelle campagna di Palma di Montechiaro, l’uccisione di un diciassettenne. Anche in quel
caso il ventenne era stato
fermato ma poi del tutto scaCh.C.
gionato.
però, la situazione si è di nuovo ribaltata.
Questi continui alti e bassi nelle condizioni di salute e nei sintomi accusati
dal paziente probabilmente sono da
addebitare alle diverse cure sperimentali a cui è sottoposto il medico
malato. Il nuovo farmaco sperimentale,
arrivato dall’estero, è infatti la quarta
terapia sulla quale i sanitari stanno
scommettendo dal momento che non
esiste ancora una terapia ufficiale per
il virus Ebola. I medici comunque potranno ricorrere a tutte le opzioni terapeutiche sperimentali attualmente
disponibili, dal momento che l’Agenzia
italiana del farmaco (Aifa) ha dato
l’autorizzazione.
Intanto a Milano diversi medici internazionali si sono riuniti all'ospedale
San Raffaele per confrontare in un
convegno le proprie esperienze sul
virus che in Africa ha scatenato una
vera e propria situazione di emergenza. Gli esperti, in particolare, si
sono concentrati “sull'efficienza dell’organizzazione sanitaria nazionale
nel far fronte alle criticità”.
Barbara Fruch
TOSCANA
PALERMO
BRESCIA
False etichette,
sequestrato olio
Sesso con minore:
condannato avvocato
Violentata per ore:
fermato marocchino
Con la crisi il prodotto viene facilmente
contraffatto: controlli su tutta la filiera
Il rapporto sarebbe stato il corrispettivo
per saldare una parcella del patrigno
Era intervenuto difendendo la giovane
in discoteca. Poi l’ha spinta in una siepe
restazioni sessuali in
cambio di assistenza. È
quanto accaduto a Palermo dove un avvocato,è stato
condannato per aver avuto
rapporti con una minorenne.
Come raccontano i siti locali
il legale, Giacomo Di Misa,
era accusato di aver avuto
rapporti sessuali con una
17enne, ma si è giustificato
sostenendo che si trattasse di
una particolare parcella pattuita con il proprio assistito, il
patrigno della ragazza.
L'uomo, infatti, aveva costretto
la figlia della compagna a prostituirsi ma fu tradito da alcune
foto e annunci che aveva postato sul web. Per questo motivo era stato denunciato e si
ha difesa, con l’intenzione probabilmente di guadagnarla sua fiducia, e poi, quando
si sono trovati a tu per tu,
l’ha violentata, ripetutamente.
Dopo pochi giorni il presunto
aguzzino è stato fermato: si
tratta di un 32enne di origini
marocchine
I fatti sono accaduti sabato
notte all'uscita da una discoteca della Vallesabbia, nel
Bresciano.
La vittima, una 25enne del
posto, era stata strattonata,
aggredita e poi violentata
per due ore, prima di riuscire
a liberarsi chiedendo aiuto
ad un automobilista di passaggio.
Secondo quanto reso noto,
la giovane aveva deciso di
trascorrere un sabato sera
in compagnia degli amici,
con i quali ha poi raggiunto
la discoteca. Quella notte,
all'ora di chiusura del locale,
il buttafuori aveva chiesto
alla ragazza di uscire. È nata
una discussione. In sua difesa
era intervenuto proprio il
nordafricano. Erano circa le
equestri a raffica tra
le province di Siena
e Grosseto eseguite
dagli uomini del corpo
forestale dello Stato.
Oggetto della misura cautelativa amministrativa
sono ben 674 confezioni
di olio extra vergine di
oliva per riscontrate irregolarità nei dispositivi di
etichettatura di tre distinte imprese
olearie toscane.
Sono in tutto 57 i sequestri amministrativi. Dalle indagini è stato
accertato che le etichette riportavano il riferimento 'fraudolento'
alla 'bassa acidità' del prodotto.
Contestate sanzioni amministrative
per un importo complessivo pari
a18.000 mila euro. Complessivamente sono stati controllati 44
punti vendita di sette catene di
grande distribuzione.
I controlli del corpo forestale nascono dal fatto che in commercio
risultano, anche per la crisi della
produzione, numerose marche di
olio extra vergine di oliva che riportano in etichetta riferimenti ai
più vari attributi qualitativi, con
l'intento di distinguere quel prodotto specifico dagli altri appar-
S
L’
tenenti alla stessa categoria merceologica ed attirare così l'attenzione del consumatore, condizionandolo nelle scelte di acquisto.
In Toscana i controlli hanno per
oggetto tutte le fasi della filiera:
dalla produzione alla trasformazione, fino alla commercializzazione
del prodotto sugli scaffali di vendita. Controlli sono diventati maggiori anche per fronteggiare gli
interessi lucrosi di associazioni
a delinquere che si sono avvicinati
a questo tipo di mercato approfittando del calo del settore attraverso traffici illegali di prodotti di
scarsa qualità e basso valore qualitativo, o addirittura oggetto di
furto come accade in Puglia, a
danno delle produzioni nazionali,
ed in particole di quelle toscane
Ch.C.
di eccellenza.
P
era rivolto a Di Misa, che non
era riuscito a far evitare all'uomo una condanna di sei
anni di carcere. Immediatamente dopo è scatto il processo anche per l'avvocato,
che è stato condannato a 18
mesi. L'uomo si era sempre
difeso sostenendo che tutto
era nato da una proposta del
patrigno della minorenne. I
rapporti tra il legale e la giovane, secondo quanto accertato, sarebbero effettivamente
avvenuti.
Insomma, una storia di sesso
e di abusi in cui la vittima è
stata trattata come merce di
scambio. A lei è stato riconosciuto un risarcimento di cinquemila euro.
4 e mezza e i due si erano
fermati a parlare. Dopo poco
il marocchino, approfittando
dell’assenza di avventori,
l'aveva spinta in mezzo a una
siepe, spogliandola e iniziando a violentarla. Lei aveva
cercato, invano, di difendersi
per ore.
Tra i due ci sarebbe stata
una colluttazione nel corso
della quale violentatore e
vittima avrebbero riportato
entrambi dei segni, scivolando persino in una sorta
di dirupo e picchiando contro
alcune rocce.
Solo alle sei e mezza la
25enne è riuscita a guadagnarsi la libertà ed a risalire
fino alla statale dove poi ha
fermato un’auto in transito.
L’uomo a bordo l’aveva portata dai carabinieri per la
denuncia.
Ed è stata proprio la ragazza
a riconoscere il marocchino
(individuato dai militari grazie alle telecamere di sorveglianza), che ora si trova
in carcere a Brescia accusato
di violenza sessuale.
G.B.
9
Venerdì 5 dicembre 2014
Dall’Italia
IL GIALLO DI SANTA CROCE CAMERINA - CONTINUANO I SOPRALLUOGHI DELLE FORZE DELL’ORDINE
Loris strangolato con un laccio di plastica
Tre incongruenze nella versione della madre: gli inquirenti hanno simulato il suo percorso
da casa. Ma lei si difende: “Io quella mattina l’ho accompagnato vicino alla scuola”
di Barbara Fruch
cciso per strangolamento
con un laccio. Sarebbe
questa la causa della
morte del piccolo Loris
Andrea Stival, il bambino
di otto anni il cui corpo senza vita
è stato trovato sabato scorso in
un canalone a pochi chilometri
dal centro di Santa Croce Camerina, nel ragusano.
Dagli esami autoptici il bimbo presenta graffi al collo e al viso che sarebbero stati causati da una fascetta
di plastica da elettricista lunga e
larga utilizzata per strangolarlo.
Intanto emergono almeno tre incongruenze nelle dichiarazioni della
madre,Veronica Panarello, che però
continua a ribadire la sua versione.
Secondo fonti dell'Ansa, le incongruenze riguardano la distanza dalla
scuola a cui sarebbe stato lasciato
il piccolo; un sacchetto dei rifiuti,
che sarebbe stato gettato nei pressi
dell'abitazione e la partecipazione
al corso di cucina presso la tenuta
Donnafugata. Il 29 novembre, la madre avrebbe detto di aver lasciato
il piccolo Loris a 500 metri da scuola,
U
ma il giorno dopo avrebbe cambiato
la sua versione, dicendo di averlo
lasciato più lontano. “Oltrepassavo
l'ingresso della scuola, svoltavo a
destra per Via Di Vittorio, e mi fermavo a poche decine di metri dall'ingresso della scuola” spiega la
donna. Poi, sempre la madre, ha
raccontato che Loris non voleva andare in classe perché diceva che i
compagni lo prendevano in giro e
MASSA
Si tinge i capelli
e le ustionano la testa
La ragazza si era recata in un negozio cinese,
voleva festeggiare la maturità cambiando look
a chiesto una tintura in
un negozio da parrucchiere cinese e si è ritrovata con una ustione alla testa. È la storia di Nadia, una ragazza di 19 anni, che, per festeggiare la maturità aveva deciso di cambiare look e si era
quindi recata in un salone di
Massa. Una scelta che la giovane
a pagato a caro prezzo (e non di
certo per le 77 euro di scontrino
che si è ritrovata in tasca dopo
il servizio).
La denuncia della vittima, che è
stata formalizzata anche dai carabinieri, è stata raccolta dall’inviata Nadia Toffa de Le Iene.
La colpa di quanto accaduto è la
decolorazione scelta dal parrucchiere che le ha causato un’ustione di dieci centimetri che è arrivata
fino alle ossa, come dimostra la
foto scioccante mostrata dal programma di Italia1.
I bulbi dei capelli sono stati bruciati e per risolvere il problema
la ragazza ora può ricorrere solo
ad un tipo di intervento che le
costerebbe mille euro per ogni
centimetro quadrato di cuoio capelluto. Senza operazione, Noemi
rischia di restare per tutta la vita
senza capelli per le gravi ustioni
riportate.
Il fantomatico parrucchiere, secondo quanto racconta Nadia
avrebbe messo sulla sua testa
H
una pellicola trasparente (una
pratica inusuale e pericolosa secondo un professionista intervistato dalle Iene durante il servizio
andato in onda mercoledì) dalla
quale sarebbe uscito addirittura
del fumo. Poi è avvenuto il disastro,che ha impedito alla ragazza
anche di continuare a frequentare
il primo anno di università a Perugia, dove aveva scelto di iscriversi. Nadia si è infatti dovuta
far medicare quotidianamente,
dal giorno dell’incidente, a Marina
di Pietrasanta al reparto grandi
ustionati dell'ospedale.
Per Noemi era la prima volta dal
parrucchiere, e sarà “anche l'ultima”, afferma oggi.
La Toffa si è recata a chiedere
spiegazione nel negozio in cui
lavoravano i parrucchieri cinesi
e questi hanno fatto finta di non
capire quanto accaduto. Poi hanno promesso di parlare con il
loro avvocato ed eventualmente
di risarcire la ragazza. Il loro negozio intanto continua però ad
M.M.
essere aperto.
che da qualche
giorno, forse una
settimana, era più
nervoso del solito.
La seconda incongruenza riguarda la
sua partecipazione
al corso di cucina
nella Tenuta Donnafugata. Nel primo
verbale la donna
racconta infatti che
“dopo aver accompagnato” il figlio
piccolo alla ludoteca, “sono andata al
Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino a mezzogiorno”. Nel secondo verbale Veronica fornisce un'altra
versione. “Lasciato il bambino” (il
figlio più piccolo, ndr) “sono tornata
a casa per sbrigare delle faccende
domestiche. Alle 9.15 sono uscita
di casa e sono andata al Castello di
Donnafugata, dove sono rimasta fino
alle 11.45”. La vicenda del sacchetto
dei rifiuti che la donna avrebbe gettato, invece, viene considerata ‘strana’
dagli investigatori perché nel primo
verbale la donna non ne fa alcuna
menzione, mentre ne parla solo nel
secondo.Tra l'altro il sacchetto viene
gettato in un punto piuttosto vicino
al luogo dove è stato trovato il corpo
di Loris e in direzione opposta rispetto alla scuola.
Punti oscuri che hanno portato gli
inquirenti a rifare con la donna il
percorso di sabato, da casa alla
scuola del bambino. Ieri pomeriggio,
la donna è salita in una gazzella
della polizia, a seguirla un'altra macchina, sempre degli agenti. Poi è
tornata in questura, con il suo avvocato, dove ha firmato il verbale della
ricostruzione della mattina in cui è
scomparso suo figlio.
Veronica infatti continua a ribadire
la sua versione, quella che alcuni
filmati sembrano incrinare. In un'intervista a La Sicilia dice: “Ma come
ve lo devo dire? Io quella mattina
Loris l'ho accompagnato vicino alla
scuola. Era uscito di casa assieme a
me e al fratellino, siamo arrivati in
macchina e l'ho lasciato. Poi, all'uscita
sono andato a prenderlo e non c'era
più. Le cose sono andate così, questa
è la verità”.
Anche il padre David Stival fa muro
contro “le voci di cortile” e chiede
di trovare non “un colpevole” ma “il
colpevole”.
Proprio per sciogliere i tanti nodi
irrisolti mercoledì è stata perquisita
la casa della famiglia Stival. La polizia
ha portato via diari, quaderni, oggetti
del bambino e anche un computer
con l'obiettivo di ricostruire il profilo
psicologico della vittima.
Nuovo sopralluogo ieri mattina della
polizia scientifica anche nel luogo
dove il piccolo è stato trovato morto:
gli agenti hanno eseguito nuovi rilievi, ricontrollando il canalone in
cemento armato. Il bambino, al momento del ritrovamento, indossava
tutti gli abiti che aveva quella mattina,
compreso il grembiule di scuola, e
gli unici elementi che mancavano
erano gli slip (che sono stati rinvenuti) e lo zaino, che non è ancora
stato trovato.
Indagini a tutto tondo che vedono
coinvolto anche Orazio Fidone, il
cacciatore che il 29 novembre ha
trovato il corpo del piccolo. Dopo
aver perquisito la sua abitazione,
accertamenti si sono svolti ieri anche
la casa di campagna di contrada
Passo di Scicli.
10
Venerdì 5 dicembre 2014
TRA PALERMO E TERMINI IMERESE, SVENTATO TRAFFICO DI STUPEFACENTI
BARI
Agguato in ditta:
gambizzato titolare
Caccia ai sicari che hanno fatto irruzione nel cortile
dell’autofficina, esplodendo almeno quattro colpi
n agguato a colpi
d’arma da fuoco
si è verificato nella mattinata di ieri in
zona Santa Caterina a
Bari nei pressi di un
centro commerciale.
Un uomo è stato ferito.
I due sicari, entrambi
con il volto coperto
erano a bordo di un
motorino, hanno esploso alcuni colpi di pistola. La vittima, ferita
alla gamba destra, è il
titolare di una ditta di
autodemolizioni. Indagini sono
in corso da parte della Squadra
Mobile della Polizia.
Si sono avvicinati a colpo sicuro,
a bordo di una moto i killer, alla
vittima un uomo di 66 anni, Giovanni Cardone, uno dei tre fratelli
titolari dell'omonima ditta di autodemolizioni.
E’ successo intorno alle 9 di
mattina vicino l’Ipercoop, due
uomini sarebbero entrati con la
moto nel cortile della rimessa.
Uno dei due avrebbe intimato ai
presenti di star fermi mentre
l'altro avrebbe esploso almeno
quattro colpi di arma da fuoco
verso la vittima, che avrebbe
prima tentato una reazione e poi
si sarebbe accasciato perdendo
molto sangue dalla gamba destra.
Dall’Italia
U
Rapine ed estorsioni per comprare
la droga: arrestate 16 persone
L’organizzazione era specializzata in furti presso esercizi commerciali e nella
successiva ricettazione della merce trafugata. Numerosi anche i casi di scippo
axi blitz antidroga a Palermo. I carabinieri della
Compagnia di Termini
Imerese e del Gruppo di
Monreale, insieme a quelli
del Gruppo e del Nucleo Radiomobile
di Palermo, con il concorso del 9° Elinucleo, hanno arrestato 16 tra spacciatori
e fornitori di droga (3 in carcere e 13
agli arresti domiciliari). Per cinque persone è previsto l’obbligo di presentarsi
alla Polizia Giudiziaria. I provvedimento
sono messi dal gip del Tribunale di Termini Imerese su richiesta della locale
Procura. Gli arrestati sono accusati di
detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, furto aggravato e ricettazione
in concorso, estorsione, rapina impropria
e detenzione abusiva di armi.
Le indagini, partite nel dicembre 2012,
hanno consentito di scoprire le responsabilità penali di 21 indagati. In particolare gli investigatori hanno accertato
l'esistenza di quattro gruppi indipendenti di giovani dediti allo spaccio di
sostanze stupefacenti, hashish e cocaina,
nonché di alcuni "grossisti" della droga
dai quali si approvvigionavano. Durante
delle attività investigative dell’operazione denominata “Aquarium”, sono
state arrestate in flagranza di reato 6
persone, mentre altre 10 sono state segnalate all'autorità competente. Sequestrati 20 grammi di cocaina e 150
M
I due sicari, dopo aver eseguito
il lavoro, si sarebbero dileguati
prendendo strade diverse: uno
ha proseguito con la moto per
dirigersi verso il centro di Bari,
l'altro inseguito a piedi da un
operaio sarebbe corso in direzione dell'ipermercato sparando
altri due colpi di pistola contro
l'inseguitore. Sul posto gli agenti
della squadra mobile e della sezione volanti della questura di
Bari e i colleghi della polizia
scientifica che hanno repertato
sette bossoli calibro 9x21. Avviate
le ricerche dei due sicari anche
con un elicottero. Le indagini
sono in corso per stabilire le dinamiche, le responsabilità penali,
nonché il movente dell’agguato.
Ch.C.
di hashish, oltre a mille euro in contanti.
I carabinieri hanno inoltre scoperto
un'organizzazione criminale specializzata in furti presso esercizi commerciali
e nella successiva ricettazione della
merce trafugata. Infine sono stati identificati i responsabili di numerosi scippi
e rapine ai danni di anziani di Termini
Imerese.
Tra gli arrestati, un promotore finanziario della Findomestic di Corso Calatafimi, Mario Cangelosi. Il giovane si
appoggiava nell’ufficio e avrebbe nascosto la droga tra le pratiche. Altri indagati attribuibili all’operazione sono
Giuseppe Virzì incensurato e disoccupato, per il quale sono state accertate
100 cessioni di droga, e Antonella Vitale,
PALERMO – NUOVE INTIMIDAZIONI AL DIRETTORE DI TELEJATO
Minacce al giornalista
antimafia: impiccati i cani
Non è la prima volta: una sua auto era stata incendiata pochi giorni fa
Nell'aprile del 2012 arriva anche una lettera anonima: “Devi andare via”
H
a trovato i suoi due
cani morti e solo pochi
giorni prima una sua
auto che non utilizzava era
stata incendiata.
Non si fermano gli atti intimidatori nei confronti di Pino Maniaci, direttore dell’emittente
televisiva Telejato, noto per
l’impegno contro la mafia.
Nel pomeriggio di mercoledì,
il giornalista ha trovato impiccati i suoi due cani, un pastore
belga e un setter, nella sua
campagna in contrada Timpanella, a
Partinico.
“È da alcuni giorni che ci occupiamo
dello spaccio di cocaina – ha dichiarato
Maniaci – La droga in questi ultimi mesi
scorre a fiumi nel comprensorio. A qualcuno queste nostre denunce non sono
andate giù”.
I due animali, Billy e Cherie, sono stati
avvelenati prima di essere appesi al
palo. Dall'emittente scrivono: “Come
sempre non ci sono parole per descrivere la cattiveria delle persone. Anche
questa volta possiamo dire per certo
che Telejato non si ferma e che i responsabili risponderanno per le loro
azioni se non alla giustizia alla divina
provvidenza”.
Non è la prima volta che Telejato e il
suo direttore ricevono aperte minacce.
Nell'aprile del 2012, infatti, in una lettera
anonima recapitata a Maniaci era scritto: "Hai rovinato un paese. Devi andare
via da Partinico altrimenti agiremo in
altri modi". Lo stesso tipo di intimidazioni erano apparse anche sui muri
del paese.
La scorsa settimana era inoltre stata incendiata la vecchia auto di Maniaci, una
Bmw in disuso da un paio di anni parcheggiata nei pressi della sede di Telejato. In quell’occasione, Maniaci ha dichiarato che probabilmente “si è trattato
di un atto vandalico”, dato che la vettura
era già ferma da tempo. L’uccisione dei
due amati cani però, a pochi giorni di
distanza dall’incendio, potrebbe aprire un quadro più
inquietante.
Le indagini sono condotte dai
carabinieri della compagnia
di Partinico (che erano presenti al momento del ritrovamento in quanto stavano svolgendo il giornaliero servizio
di custodia al direttore di TeleJato) che stanno analizzando
le immagini delle telecamere
di sorveglianza che potrebbero aver ripreso gli autori
del vile gesto.
Giuseppe Maniaci detto Pino è da sempre impegnato nella lotta alle organizzazioni di stampo mafioso, un impegno
che può risultare facilmente scomodo
e fastidioso.
Il giornalista è stato recentemente ascoltato in commissione Antimafia nell’ambito
dell’inchiesta sui giornalisti minacciati
ed è entrato nel merito delle sue inchieste giornalistiche, collegate anche
al lavoro che la commissione sta portando avanti sulla amministrazione giudiziaria di Italgas.
Solidarietà al direttore è stata espressa
da diversi esponenti del mondo del
giornalismo e della politica.
Barbara Fruch
impiegata in una copisteria di Bagheria
che ha una sede anche all'interno dell'università. Era Ballarò, la base del rifornimento della droga. Ai vertici dell’organizzazione c’erano: Salvatore Agusta, il figlio Giuseppe, e Paolo Genovese.
Quest’ultimo era tra quelli che scendeva
da Termini Imerese per acquistare la
droga. Si sa sono molte le basi di spaccio a Palermo. In quest’operazione ne
sono emerse alcune. Intensa l’attività
davanti ad alcuni locali. Tra cui il pub,
al Rosso di piazza Lolli, Jackass di via
Sammartino, alla discoteca Sea club
di Terrasini e alla rosticcerie Ganci,
quella di via Malaspina al bar Luxury
di viale Regione siciliana.
Chantal Capasso
AVELLINO
Scambia un carabiniere
per un ladro e gli spara
Il militare era impegnato in un servizio di contrasto
alla criminalità quando è stato ferito lievemente
cambia un carabiniere per
un ladro e lo ferisce sparando alcuni pallini da un
fucile da caccia. È successo
l’altra notte a Mirabella Eclano,
nell'Avellinese.
Il militare, insieme a un collega
(che vestivano l’ uniforme di
servizio e che erano giunti sul
posto con autovettura con colori
d’istituto e con lampeggianti
blu accesi), stava effettuando
controlli sul territorio quando
ha ricevuto una segnalazione
per un furto in atto in un'abitazione distante pochi metri dal
centro del paese. Una volta arrivati sul posto, appena sceso
dall'auto è stato colpito in maniera lieve alla fronte da un
92enne che, pensando di trovarsi davanti ai ladri, ha esploso
alcuni colpi con un fucile da
caccia.
Sul posto sono immediatamente
giunte altre pattuglie. I militari
S
sono comunque riusciti a far
desistere l’anziano, che si era
barricato dentro casa.
L’arma, risultata essere un fucile
da caccia calibro 36 regolarmente detenuto, è stata sottoposta a sequestro, mentre l’anziano è stato denunciato a piede
libero all’Autorità Giudiziaria dai
militari della Compagnia di Mirabella Eclano e della Stazione
di Frigento per lesioni personali
ed esplosioni pericolose.
Il carabiniere ferito, fortunatamente in modo lieve, è stato
visitato presso l’ospedale civile
di Ariano Irpino e dimesso poco
dopo con una prognosi di sette
giorni.
L’episodio, concluso senza gravi conseguenze, mette in rilievo,
ancora una volta, la paura di
molti cittadini che, talvolta,
preferiscono difendersi da soli
da spiacevoli aggressioni notB.F.
turne.
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Venerdì 5 dicembre 2014
Cinema
UN’OPERA DI CINE-FILOSOFIA PER IL VINCITORE DI UN OSCAR ALLA CARRIERA A 84 ANNI
Godard dà l’addio al solito linguaggio filmico
di Luciana Caprara
dieu au Langage (Addio
al linguaggio) ultimo film
di Jean-Luc Godard, rappresenta l’addio al linguaggio cinematografico così
come lo abbiamo conosciuto finora.
Adieu au Langage è un film “assemblato” che, nell'era di Youtube,
oltre che essere capito, può rappresentare anche un tentativo di composizione attuale e che concettualmente funziona: realizzare opere assemblando qualunque tipo di materiale audiovisivo.
Così si presenta il film, come un
montaggio di spezzoni e scene girati
con diversi tipi di videocamere poco
costose. È come se il progetto rappresentasse la democratizzazione
del mezzo, sia in termini di creazione
che di fruizione, una rottura sulla
comunicazione filmica, sulla linearità
delle immagini, delle sequenze, dei
dialoghi, del senso estetico, una novità cinematografica che trasuda
metafora e simbolismo.
Addio, quindi, al solito linguaggio
filmico, con una nuova forma di
scrittura innovativa, che va alla ricerca
di uno schema dialogico e plurivocale, un linguaggio interrotto da diverse "voci" che divagano su discorsi
multimediali.
Il film in 3D si annuncia come una
grande lente indagatrice sui corpi,
sugli spazi, sugli oggetti, sulle opere
A
d'arte, le persone, l'umanità ed il
mondo che l'accoglie, riassumendo
molteplici codici in una stessa inquadratura o sequenza, con un risultato complesso ed armonico.
Il regista Godard aggiorna la sua
cine-filosofia all'epoca del 3D incrociando con grande agilità i vari
temi riguardanti le ossessioni di
sempre, la guerra, l'amore, il tempo
che passa, la nostra eterna incapacità
di rappresentarli.
Naturalmente tutto è “come in un
film di Godard”, tanto per citare una
celebre poesia di Pasolini. E dunque
via con sovrapposizioni e provocazioni a tutto schermo, azioni che si
interrompono sempre sul più bello.
La storia poco importa: un uomo,
una donna, un cane che vagabonda
intorno al lago passando dal mondo
animale all'umano.
Tutto viaggia intorno infinite variazioni
di generi, personaggi, emozioni possibili, perché è la possibilità di cui
parla Godard, la possibilità dello spazio, della parola e dell'immagine geometrica, che spiazza lo sguardo abituato alle immagini retoriche, al senso
comune, chiedendogli invece di metterci di suo, di lasciarsi conquistare
dal nuovo, di essere nel tempo frammentato e non risolto ma a suo modo,
ugualmente comprensibile. Parole e
immagini che danzano come i corpi
ripresi in obliquo, come il 3D che
raddoppia l'immagine offrendo allo
spettatore, sempre costretto in un
film di entrare con il corpo in un’altra
dimensione spazio temporale: quella
del regista, immedesimandosi come
rapito da una diversa libertà attraverso
la quale si produce cinema reinventando il mondo.
COSÌ L’AUTORE DI ‘PALERMO SHOOTING’ RICORDA IL GRANDE FOTOGRAFO SEBASTIÃO SALGADO
Il ‘sale della terra’ è nella regia di Wenders
Documentario biografico di notevole impatto sull’artista brasiliano
di fama mondiale, testimone dei più grandi eventi della storia contemporanea
l documentario adotta tre punti
di vista: soggettivo, interno,
esterno che affidati alla regia
di Wenders diventano un espediente quasi fotografico ritraendo
perfettamente l’artista brasiliano
Sebastião Salgado, fotografo di
fama mondiale e testimone dei
più grandi eventi della storia
contemporanea, spesso rivolto
particolarmente verso la riscoperta della natura e dei suoi territori inesplorati.
L’interesse del grande regista
tedesco per un personaggio
come Salgado era prevedibile
data la vicinanza al mondo della
fotografia dell’autore di Palermo
I
Shooting.
Così, chi si rapporta a questo
documentario provenendo dal
cinema e conoscendo poco la
fotografia, non potrà avere
metri di giudizio adeguati per
apprezzare al meglio il progetto
stesso.
In questo film, infatti, le reali
immagini delle miniere d’oro in
Brasile (Serra Pelada) finiscono
incredibilmente per stupire lo
spettatore di fronte ad un documento che cerca di analizzare
oggettivamente il percorso autoriale di Salgado esaltandolo
come un vero e proprio omaggio
alla sua fotografia.
L’autore brasiliano, oltretutto, è
stato anche creatore di uno stile
fotografico da reportage e sociale
con grandi contrasti iper-drammatizzanti e forti sgranature delle
immagini, che rendono il contesto
assolutamente reale.
Così, questo documentario arriva
nelle nostre sale carico di riconoscimenti dalle rassegne internazionali in cui è stato presentato, dal premio speciale a
Cannes 2014 nella sezione Un
Certain Regard, al premio del
pubblico al San Sebastian Festival
e dalle tante recensioni plaudenti
da parte di critici di mezzo mondo
folgorati dalla bellezza delle im-
magini.
Wenders si dichiara, già dai primi
fotogrammi, un ammiratore di
Salgado nella più classica forma
documentaristica costruita intorno alla figura di un protagonista insolitamente artista quanto
il regista stesso.
In realtà, basterebbe scorrere la
bibliografia per accorgersi della
mole di materiale artistico e
umano che un personaggio come
Salgado è in grado di offrire a
chiunque si voglia avvicinare alla
sua arte. Nella sua vita, infatti,
questo reporter ha dato un volto
e un corpo a popoli lontani dell’America Latina, alla fame dei
popoli africani, ai genocidi nella
ex-Jugoslavia e in Rwanda.
In teoria, niente che un occi-
dentale non abbia visto di sfuggita
centinaia di volte. In pratica,
mostrate tutte insieme nel quadro
di un progetto di vita, ancor
prima che in un progetto artistico,
queste fotografie mostrano
chiaramente tutto il proprio valore come espressione stessa di
quella capacità dell’arte di avvicinare gli uomini.
Grazie a una composizione formale impeccabile e un’attenzione
spiccata verso i dettagli, che denotano la curiosità dell’autore
verso i soggetti ritratti piuttosto
che mera pietà o stupore, le immagini di Salgado funzionano
quasi come un teletrasporto.
Annullano ogni distanza, sia essa
fisica, temporale e culturale, e
catapultano chi le guarda esat-
tamente davanti ai protagonisti
delle foto, restituendo perfettamente l’emozione dell’incontro
con una realtà forse immaginata
ma mai vai veramente vista, figuriamoci osservata o accarezzata
con lo sguardo. Un’esperienza
di cui a sua volta Wim Wenders
ha saputo cogliere la grandezza,
decidendo di portarla sul grande
schermo nel modo più semplice
possibile, scomparendo lentamente dietro a Salgado e alla
sua produzione artistica già abbastanza densa di storie, suggestioni e significati.
Ha mantenuto la capacità di
stupirsi, provare trasporto e anche meraviglia rispetto al mondo
che lo circonda, nonché la voglia
di raccontarlo in immagini. In
questo caso, l’abilità del regista
è stata poi doppia, essendo Wenders anche fotografo ma con
uno stile e uno sguardo completamente diverso da quello di
Salgado.
Così il Maestro cineasta ha lasciato ampio spazio al collega fotografo, trasformando l’intero
film in un registro espressivo di
un intero racconto. Una sensibilità
in più, insomma, quella di Wenders che si aggiunge a quella di
Salgado regalando al pubblico
un documentario sperimentale
ed assolutamente ben riuscito.
L.C.
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Venerdì 5 dicembre 2014
Società
MANIFESTAZIONI CULTURALI SOTTO IL PATROCINIO DELL’AMBASCIATA SCANDINAVA
Santa Lucia, un ponte con la Svezia
Tre giorni di concerti e appuntamenti per celebrare la notte più lunga dell’anno
di Robert Vignola
gnuno ha il suo Natale: ad
esempio il giorno più importante delle festività, nel
Regno Unito, è il 26 dicembre, denominato “Boxing Day” perché è solo allora che si
scartano i regali. In tante regioni
italiane fino a qualche anno fa Babbo
Natale non aveva certo spodestato la
Befana. E in Svezia, invece, è Santa
Lucia la regina della delicata fase in
cui si apre un ciclo e se ne apre un
altro. Inevitabile, in un Paese dove
d’estate brilla il Sole di Mezzanotte,
ma in inverno la notte sub-artica minaccia di far scendere il gelo perenne,
che il giorno più corto dell’anno sia
in qualche modo una scadenza da
osservare attraverso rituali e celebrazioni particolari. Di qui la radicata
tradizione, pur in un paese laico quale
quello scandinavo, di dar vita a processioni, cori e piccoli momento di
festa in onore della luce e della sua
santa, appunto Lucia. Così in casa, al
lavoro, ma generalmente soprattutto
a scuola, una ragazza viene nominata
Santa Lucia e finisce così per guidare
un piccolo corteo: vestita con una
veste rigorosamente bianca, cinta da
una fascia rossa in vita, ornata sul
O
capo da una corona di sette candele
tenuta da un intreccio di foglie, attraversa le vie della città o del villaggio
per raggiungere il luogo (spesso una
chiesa) dove si intoneranno inni natalizi
e nazionali. Del seguito fanno spesso
parte anche due ragazzi, uno vestito
da omino di zenzero e l’altro da Babbo
Natale. Dopo il concerto, cui assiste
la comunità che ha eletto la reginetta
del 13 dicembre, gli svedesi si mettono
a consumare biscotti e vin brulé.
E se quello di Santa Lucia, martire siracusana, non fosse un legame abbastanza forte tra la Svezia e l’Italia,
ci penseranno numerose manifestazioni in programma nei prossimi giorni, per questa ricorrenza così sentita
nel paese delle renne, a rendere più
stretto il cordone ombelicale tra i due
paesi. Merito dell’Ambasciata di Svezia, che rinnova di anno in anno l’appuntamento nelle principali città. Ecco
allora che a Roma, martedì 9 dicembre, durante la Santa Messa nella Basilica di San Pietro, in Vaticano (alle
ore 17) si terrà un primo concerto.
Cui seguirà, il giorno successivo, l’appuntamento presso il presidio svedese
più conosciuto dagli italiani: il marchio
Ikea (al punto vendita di Porta di
Roma alle ore 11). Lo stesso giorno,
invece, appuntamento in centro nel
cortile dell’Assessorato alla Cultura,
Creatività e Promozione Artistica,
Piazza Campitelli alle ore 17. Infine,
il gran finale giovedì 11: a Milano gli
amanti di questo tipo di manifestazioni
e della cultura svedese si ritroveranno
alle ore 17.30 nella chiesa di San Fedele, nell’omonima piazza. A Roma
grande evento pubblico in Piazza di
Pietra, davanti alle colonne illuminate
del Tempio d’Adriano, in collaborazione con Roma Capitale. Il corteo
di Santa Lucia, composto da giovani
del liceo musicale Nordiska Musikgymnasiet di Stoccolma, tutti in vesti
bianche e con in mano una candela,
cantando una decina di inni tradizionali
natalizi. Ad aprire i canti l’Ambasciatore di Svezia, Ruth Jacoby; a terminarli
la degustazione di glögg (bibita calda
a base di vino speziato) e pepparkakor (biscotti speziati). Sarà presente
anche VisitSweden, l’ente turistico
nazionale, che donerà informazioni
a tutti i presenti e li inviterà a partecipare ad un concorso con in palio
viaggi (a Stoccolma) e libri di autori
svedesi (in italiano) per conoscere
ed apprezzare ancora meglio questo
grande Paese.
UN TOCCO DI MAGIA ALLO SPAZIO ALLESTITO DALL’ENTE TURISTICO AD UN PASSO DA PIAZZA NAVONA
Vienna porta la neve a Roma
Roma sta facendo caldo. Eppure sta nevicando, tutti i giorni,
con… austriaca puntualità,
alle ore 19. Peraltro, a un
passo da piazza Navona.
Merito della ventata natalizia che ha portato con sé
l’iniziativa messa in piedi
dall’Ente per il Turismo di
Vienna, che ha allestito in
pieno centro una struttura
per portare un po’ della sua
frizzante atmosfera festiva
anche nella città eterna. Atmosfera che non poteva certamente esimersi da quel
manto bianco che, con un
tocco magico, fiocca sui visitatori dello spazio inaugurato già da martedì scorso nel cortile di Palazzo Braschi. È questa la prestigiosa
cornice dove, ogni giorno
dalle 11 alle 20, vengono
A
aperti i chioschi natalizi. I
visitatori possono qui degustare gratuitamente i tradizionali dolci "Lebkuchen",
accompagnandoli (a partire
dalle 16) anche con il tipico
punch.
Non solo il palato per assicurarsi di trasmettere il giusto clima. Grandi sculture
di ghiaccio, realizzate nel
cortile di Palazzo Braschi,
stanno infatti celebrando gli
edifici della Ringstrasse, il
viale di fama mondiale che
circonda il centro di Vienna
e che festeggia proprio di
questi tempi i suoi 150 anni
(le manifestazioni culmineranno il 1 maggio del 2015).
L’installazione è stata inaugurata con una magnifica
riproduzione degli scenari
della strada ad anello che
cinge in un abbraccio il cuo-
re della nobile capitale austriaca. Il pubblico potrà assistere in diretta alla realizzazione della scultura anche
venerdì 5 dicembre, quando l'evento sarà ripetuto
con la realizzazione di una
nuova opera.
Ma non di solo ghiaccio è
fatta l’atmosfera che conduce il Natale: anche la neve
dovrà pur esserci e di qui
il tocco di magia, ogni sera
a partire dalle 19, ad accompagnare una il miracolo
dell'imminente Avvento.
L’apertura dell’incantevole
spazio di piazza San Pantaleo 10 è fissata comunque
fino a domenica. Informazioni telefoniche vengono
fornite agli interessati tutti
i giorni al numero 060608,
che risponde con orario dalR.V.
le 9 alle 21.
NELLE DUE CITTÀ D’ARTE I MERCATINI DI NATALE S’INTRECCIANO CON QUELLI DI NORIMBERGA ED HEIDELBERG
Verona e Firenze, suggestioni tedesche
ual è il più antico? Oltralpe si
contendono la palma fior di città,
ma pare che ultimamente un po’
tutti si stiano piegando all’idea che ci
si debba inchinare alla longevità di
quello di Dresda. Ma i mercatini di
Natale, in lingua locale Weihnachtsmarkt,
della Germania hanno tutti una chiara
impronta, un marchio di fabbrica che li
rende unici al mondo. Non sempre,
tuttavia, occorre sorbirsi un viaggio,
con quel che implica in fatto di costi e
Q
tempo, per respirare almeno un po’
dell’aria frizzante che li contraddistingue.
Ad esempio occorre dire che ci sono
due città, in Italia, che hanno saputo
sfruttare al massimo le proprie “conoscenze” tedesche.
A cominciare da Verona, il cui già incantevole centro è impreziosito ormai
da sette anni dalla presenza, sotto Natale,
degli artigiani di Norimberga, che allestiscono (tra quelli già presenti sulla
piazza veronese) un loro mercatino nel
quale proporre al pubblico italiano le
proprie ricercate produzioni, proprio
lungo la strada che porta al Brennero.
L’area espositiva riservata agli ospiti provenienti dalla Franconia bavarese è quella
di Piazza dei Signori, comunque a un
tiro di schioppo dagli altri spazi dedicati
alle produzioni locali. I mercatini veronesi
sono aperti fino al 28 dicembre; saranno
chiusi solo la mattina del 25 dicembre
per riaprire comunque in serata. Durante
la settimana, nei giorni feriali, l’orario è
dalle 10 alle 21,30, il venerdì, sabato e
prefestivi dalle 10 alle 23.
Da Verona a Firenze il passo non è
breve ma la formula, praticamente, è
la stessa. Qui però ad affacciarsi sulle
splendide piazze italiane non sono bavaresi, bensì cittadini di un altro fiero
Land, il Baden-Württemberg. È in piazza
Santa Croce che è stato allestito il tradizionale Mercatino di Natale tedesco,
con ben 50 baite in legno, che resteranno in piazza fino al 15 dicembre,
per un Weihnachtsmarkt aperto tutti i
gironi dalle 10 alle 20. A vivacizzarlo,
in virtù di un gemellaggio, espositori
provenienti da quel gioiello architetto-
nico che è Heidelberg.
A Firenze come a Verona si respira insomma aria di Europa vera: il lampredotto va a braccetto con i wurstel, il
Chianti con il gluhwein e il presepe con
le palle artigianali o gli addobbi con
rami di abete intrecciati; per chi ama le
bollicine, la scelta è tra prosecco e
birra, così come i panificatori italiani
possono confrontare i loro prodotti con
i prezeln o i biscotti speziati. Un’Europa
così, vicina alle tradizioni di ogni suo
popolo e lontana dalle idiote direttive
di Bruxelles, sarebbe davvero amata
da tutti. Meno male che, almeno a
R. V.
Natale, si può sognare.