VUOLE DARCELA A BERE

Anno III - Numero 84 - Mercoledì 9 aprile 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Esteri
Roma
Riforma del Senato,
il Pd si spacca
Offensiva filorussa:
l’Ucraina reagisce
Albergatori in piazza
“Marino ci rovina”
Vignola a pag. 3
Capasso a pag. 7
Sarra a pag. 8
RENZI PRESENTA IL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA, MA DI MISURE CONCRETE NEPPURE L‘OMBRA
di Igor Traboni
a solita minestra riscaldata. E’ questo, solo questo, che Matteo Renzi e
il suo governo intendono
rifilare sulla tavola e nelle tasche degli italiani, in base a
quanto proprio il premier ha fatto
sapere ieri sera (giusto all’ora dei
tg, tanto per non perdersi neanche
un altro minuto di ulteriore visibilità). Il tanto atteso Def, documento di economia e finanza, si è
risolto in un panegirico del “ma
quanto siamo belli e bravi a risparmiare”. Di concreto, però,
poco o nulla.
Il commissario alla spending review, quel Cottarelli che il premier
vede come il fumo negli occhi, ha
presentato risparmi per 6 miliardi,
ma il consiglio dei ministri ne ha
preso atto solo per 4,5. Quali, però,
non è dato sapere: come al solito,
il premier ha rimandato il tutto
ad una prossima riunione. Così
come nel vago è rimasto sulle misure riguardanti il taglio dell’Irpef,
che sarà presentato venerdì 18
(venerdì santo, e quanto mai di
passione per gli italiani, dunque)
perché è necessario il passaggio
del Def in Parlamento, previsto
per il giorno prima.
Le famose ‘coperture’ del taglio
del cuneo fiscale, che Matteo Renzi
da ieri mattina ha iniziato a ripetere
che “abbiamo da venti giorni”, arriverebbero così da questi 4,5 miliardi di risparmi, mentre altri 2,2
“arriveranno dall' aumento del
gettito Iva e dall'aumento della
tassazione sulla rivalutazione delle
quote Bankitalia". Facendo passare
un brivido nella schiena degli italiani proprio sul passaggio dell’Iva:
nuovo aumento o più gettito sperando in un rilancio dei consumi?
Più volte, tra una battuta e l’altra
L
VUOLE DARCELA A BERE
Una manciata di miliardi dalla solita spending review e altri 2 da gettito Iva e aumento della tassazione sulle
quote Bankitalia. Stime di crescita al ribasso e pure il Fondo monetario se ne accorge: peggio della Grecia
nel tentativo mal riuscito di fare
ancora una volta il ‘simpaticone’,
Renzi ha ripetuto: “Diamo la quattordicesima agli italiani”, riferendosi ai miseri 80 euro che peraltro
neppure finiranno (semmai accadrà, perché di chiarezza non ce
n’è stata neanche ieri) nelle tasche
di tutti gli italiani.
Poi, i soliti ritornelli che Renzi va
ripetendo da quando si è autonominato premier, per darla a bere
agli italiani: “I manager pubblici
non potranno prendere più di quanto prende il Presidente della Repubblica. 238.000 euro per chi lavora nel pubblico è più che sufficiente, è un elemento di limite che
ci vuole, in questi anni si è totalmente sforato. Il 10% della retribuzione la si prenderà solo se il
paese va bene come le stock options nelle aziende. Non è possibile
che un manager prenda un premio
RISARCIMENTI NEGATI
massimo se il paese va a rotoli. Da
adesso inizia a pagare chi non ha
mai pagato, è un'operazione di giustizia sociale. Spero che anche gli
organi costituzionali accettino
l'equiparazione al presidente della
Repubblica e abbiano la lungimiranza, il coraggio e l'intelligenza
di tornare in sintonia col Paese".
Quindi, lo stanco passaggio sulle
auto blu all’asta “che gli italiani
stanno comprando” e l’ormai eter-
no timing delle riforme: "Entro il
25 maggio il Senato batterà il primo colpo sulla riforma del Senato
e del Titolo V”. E la famosa crescita? “Per il 2014 la prevediamo
dello 0,8%”, ha chiosato Renzi,
Che qualche settimana fa ripeteva
il mantra dell’1,2%. E senza un riferimento a quel fondo monetario,
di solito osannato, che ieri ha bastonato l’Italia: nel 2015 farete peggio della Grecia.
LEGGE SULLE CASE CHIUSE, PASSO AVANTI VERSO IL REFERENDUM ABROGATIVO
Merlin in pensione? La Lombardia dice sì
di Robert Vignola
ivedere la legge Merlin?
Magari abrogarla? Irreggimentare il mestiere più vecchio del mondo in
quattro pareti, in modo da
togliere dalle strade la squallida visione di passeggiatrici
in perizoma, quando non direttamente nude, magari alla
luce del sole? E, soprattutto,
porre un freno all’odioso sistema schiavistico che
regola oggi la prostituzione, garantire a queste lavoratrici coperture sanitarie adeguate, contributi
pensionistici, e persino assicurare un maggiore
gettito fiscale ad uno Stato che ricopre di cartelle
esattoriali chi resta indietro con un pagamento,
ma si tappa gli occhi davanti alle banconote lautamente infilate nelle mutandine di migliaia di “professioniste dell’amore”, rigorosamente esentasse?
Se ne parla ormai da anni, ma c’è anche chi fa sul
serio. E a prescindere dal “puttan tour” di Razzi,
che a favore di telecamere è andato a promuovere
la sua proposta di legge sul litorale adriatico tra le
dirette (e i diretti) interessati in una ormai memorabile
R
Gli esuli istriani:
ricorreremo in Europa
Moriconi a pag 4
serata, c’è anche chi comincia
ad alzare la mano in aula
pubblica per dire: sì, è ora di
mandare in pensione la Merlin.
Come la Regione Lombardia,
il cui Consiglio ieri ha approvato la proposta di referendum sostenuta dal centrodestra per l’abrogazione
parziale di quella legge. Lo
scopo dichiarato è quello di
togliere la prostituzione dalle strade e arrivare alla
riapertura delle case chiuse. Sono stati 41 i sì: in
Aula per il voto è voluto esserci anche il presidente
della Regione Roberto Maroni, spalleggiato pure
dai Cinque Stelle. Contrario, invece, il Ncd.
Il percorso scelto in questo caso è comunque
lungo e tortuoso e il voto del Pirellone non basta.
Perché il referendum sia indetto occorre infatti che
la medesima richiesta venga avanzata da altri
quattro Consigli regionali. Tuttavia, già in FriuliVenezia Giulia l’argomento è stato posto all’ordine
del giorno grazie a una mozione dell’opposizione.
Il traguardo potrebbe non essere insomma troppo
lontano.
2
Mercoledì 9 aprile 2014
Attualità
A NEW YORK I SALOTTI ECONOMICI FANNO IL TIFO PER RENZI E PRE PARANO L O ‘S BARCO’ S U ROMA
Ai piedi dell’America. E della sua finanza
AL CONSIGLIO D’EUROPA
di Igor Traboni
opo Obama, John Viola. Che
non è esattamente la stessa
cosa, ma dà l’idea della ‘campagna d’America’ di Matteo
Renzi, portata avanti per suo
conto (e loro interesse) da certi potentati
a stelle e strisce. Viola è infatti il presidente della National Italian American
Foundation e tra un paio di mesi, forse
anche meno, dovrebbe arrivare in Italia
proprio per incontrare il premier. L’indiscrezione è emersa al gran gala di
New York della Niaf, organizzato per
premiare vari italiani che si sono fatti
onore oltre Oceano, dalla pioniera delle
cuoche televisive Mary Ann Esposito
all’architetto Joseph Brancato fino all’ex
generale dei Marines Frank Libutti.
Ma torniamo a Viola: “Avere un capo
del governo di 39 anni rappresenta in
sè una rivoluzione. Questo fatto, però,
incarna la volontà generale del paese
di rinnovarsi e tornare a crescere. Noi
italo-americani siamo 25 milioni di persone, sempre più istruite e introdotte
nella società degli Stati Uniti, ma allo
stesso tempo legate alle proprie radici.
Possiamo dare un contributo significativo,
indirizzando risorse verso l’Italia. Ci
sono decine di investitori, in tutto il mondo, che apprezzano le qualità dell’Italia
e del suo lavoro. Sono pronti a sfruttare
le opportunità che il nostro paese d’origine offre. Le riforme dovrebbero essere
condivise da tutti. Penso in particolare
a quella della giustizia civile, che deve
Nuova iniziativa
per la candidatura
di Berlusconi
D
ue parlamentari di Forza
Italia, Deborah Bergamini
ed Elena Centemero, entrambe membri della delegazione
italiana all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, presenteranno oggi a Strasburgo
una nuova iniziativa in merito
alla candidabilità del Cavaliere
alle prossime elezioni europee,
da presentare poi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, assieme all’avvocato Ana Palacio..
L’avvocato Ana Palacio - come
riferisce l’agenzia Radiocor - ha
messo a punto la richiesta di
un provvedimento cautelare, a
firma di diecimila elettori di
Forza Italia. Si chiede alla Corte
europea dei diritti dell’Uomo
una misura che permetta al leader del partito di candidarsi.
Nel ricorso predisposto dal legale, già ministro degli Esteri
spagnolo con Aznar, si lamenta
la violazione del diritto degli
elettori azzurri di votare il loro
D
diventare più rapida e sicura, per garantire gli investitori esteri, e quella del
mercato del lavoro. Ma non vi sto insegnando nulla, perché queste sono le
stesse trasformazioni promesse dal premier Renzi”.
Insomma, tradotto in soldoni, è proprio
di affari che gli italo-americani vogliono
parlare con Renzi. Ed è l’appoggio di
determinati potentati che il premier gradirebbe avere in misura sempre maggiore.
Un presidente del Consiglio che intanto
sta per sbarcare in libreria con un’auto-celebrazione mica da niente: è infatti
praticamente pronto per andare in tipografia “Magari”, un libro-intervista a
Renzi curato da Aldo Cazzullo, punta di
diamante del giornalismo italiano e in
predicato di salire ai piani alti del Corriere della sera o della Stampa, come
vicedirettore. Libro che uscirà da Mondadori, casa editrice della famiglia Berlusconi.
presidente. La questione della
candidabilità è stata già sottoposta, anche se con modalità
differenti, ai giudici di Strasburgo, contro la legge Severino
che considera incandidabile per
sei anni chi è stato condannato
a più di due anni di reclusione.
Il Cavaliere aveva chiesto ai giudici di accordare la precedenza
a questo ricorso, richiesta che
è stata però rigettata.
Ora questa nuova iniziativa che,
come hanno dichiarato le due
parlamentari azzurre “non è comunque un nuovo ricorso”.
CONTINUA LO SCONTRO TRA IL LEADER DI M5S E IL SINDACO DI PARMA, SPESSO CRITICO NEI CONFRONTI DELLA GESTIONE DEL GURU
Anche “Capitan Pizza” scomunicato da Grillo
Sul web, il comico lo attacca ancora: “E’ meglio che stia zitto”. E l’espulsione sembra essere imminente
di Bernald Shehaj
uori. Anche lui. Il simbolo
di “Parma caput mundi”, il
primo sindaco grillino di
una grande città italiana, è stato
investito dalla scomunica di Beppe Grillo. Questione di giorni,
forse mesi. E Federico Pizzarotti
verrà espulso dal Movimento 5
Stelle. Era uno degli emblemi
del gruppo pentastellato. Ma
adesso quel “cittadino disinteressato che da bambino sognava
F
di cambiare in meglio il mondo”
deve difendersi dagli attacchi incrociati del Guru. Uno scontro
che va avanti a distanza, rigorosamente via web, sul blog ufficiale
di M5s. L’ultimo atto è un post
al vetriolo, dal titolo: “Capitan
Pizza”. Tutto un programma. Il
primo cittadino della “piccola
Stalingrado” è finito nuovamente
nel mirino del grande capo. “Il
Movimento 5 stelle è ecumenico
– si legge – aperto a tutti i
cittadini italiani che vogliono
farne parte e disposti ad accettarne le poche, chiare e semplici
regole. Per essere candidati con
noi è sufficiente rispettare i requisiti di iscrizione, non devi essere conosciuto da qualcuno.
Capitan Pizza però non è d’accordo con quelle stesse norme
che l’hanno portato a diventare
sindaco di Parma. Perché parla,
non capisco?” Una polemica,
l’ennesima, nata dopo le critiche
del primo cittadino, “reo” di aver
contestato la gestione delle can-
didature europee e evidenziato
il rischio che gli “sconosciuti”
potessero finire per prendere
seggi al posto di attivisti storici.
E adesso la Rete si divide. C’è
chi difende a spada tratta Pizzarotti e lo definisce un “grande”
e chi, invece, lo bolla come una
“prima donna”. E ancora: chi
invita alla calma, per non prestare
il fianco agli avversari.
Il tira e molla tra i due prosegue
e non intende arrestarsi. Ma la
trama del film è già scritta.
Sembra di assistere a un déjà
vu. Un’altra espulsione, l’ennesima, è in arrivo. Grillo perde
cocci. E così facendo, perderà
anche consensi. La dittatura –
neanche tanto “sobria” – pro-
cede spedita. Anche nel giorno
più inaspettato, con Gianroberto
Casaleggio ricoverato in ospedale dopo l’operazione al cervello
necessaria per asportare un
edema cerebrale.
ETIHAD PROSEGUE LE TRATTATIVE, PENSANDO ANCHE AD UNA FUSIONE CON AIR BERLIN
Gli arabi vogliono Alitalia un po’… tedesca
P
rosegue la trattativa tra Alitalia
ed Etihad, con la compagnia
degli Emirati che potrebbe
entrare in quella italiana, anche se
manca ancora la famosa ‘lettera
d'intenti’ che fissa le condizioni
degli arabi. In particolare, non vi
sarebbe ancora certezza sul numero
degli eventuali esuberi. L’amministratore delegato della compagnia
emiratina, James Hogan, ha comunque ricevuto dal board di Etihad il
mandato per proseguire la trattativa.
E ha anche annunciato la fase finale
della partnership con Air Berlin, la
compagnia tedesca che, secondo
indiscrezioni, nelle intenzioni degli
arabi potrebbe essere fusa con Alitalia.
Ora comunque l’attenzione degli
arabi si sposta sugli aspetti pretta-
mente commerciali: "Il mandato che
abbiamo avuto dagli azionisti è che
se riusciamo a raggiungere un accordo che soddisfi il mandato commerciale allora torneremo al cda e
glielo presenteremo. Al momento
questo è lo stato cui siamo arrivati
con le discussioni".
Tarda però ad arrivare, come detto,
la lettera d'intenti che in Alitalia e
nel Governo attendevano già per
la scorsa settimana. Ambienti vicini
all'azienda confermano che dovrebbe essere questione di giorni. Dai
contenuti della missiva inizieranno
le trattative. Secondo le poche indiscrezioni trapelate, il Piano dovrebbe intervenire sulle rotte (diminuzione del medio raggio e incremento dell'intercontinentale), sul
costo del lavoro (conversione della
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cassa integrazione a rotazione in
cig a zero ore), ristrutturazione del
debito e connessione di Fiumicino
con l'Alta velocità.
Nei progetti di Abu Dhabi ci potrebbe essere anche una maggiore
integrazione di Alitalia con Air Berlin, di cui Etihad possiede il 29,2%
e punterebbe a salire al 49,9. Ma
Etihad lavora anche con Air France-Klm, per rafforzare la partnership
di code-share.
Intanto la Commissione Europa pare
orientata a chiedere alle autorità
italiane di vigilare sull'operazione
con Etihad, in effetti la prima da
parte di una compagnia extraeuropea nel vecchio continente.
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Mercoledì 9 aprile 2014
Attualità
PER L’ENNESIMA VOLTA I FRAGILI EQUILIBRI INTERNI AL PARTITO DI RE NZ I RIS CHIANO DI S ALTARE
Riforma del Senato, c’è la bomba Chiti
Il Pd dice no alla eleggibilità per Palazzo Madama, ma la minoranza non molla
E da grillini e Forza Italia arriva la sponda: “Potremmo convergere sul suo ddl”
di Robert Vignola
overna con Scelta Civica
e Nuovo Centro-Destra.
Chiede i voti agli Italiani
insieme a Sel e Tabacci.
Dialoga con i grillini e Forza Italia. Praticamente ha partite
aperte con tutto l’arco costituzionale
e per quanto ne sia rimasto poco,
da quando il proporzionale puro è
andato in soffitta, su questo un giorno
bisognerà pur riflettere. E il certificato
di democristianità del suo attuale
leader può dare una mano a risolvere
l’arcano…
Tant’è: non è solo l’eredità del doroteismo, si tratta pure di una incapacità
ontologica (questa invece di molto
evidente radice post-comunista) a
prendere una strada e a seguirla, fino
in fondo, con coerenza. Il Pd, in una
parola, è un partito indeciso a tutto.
Scrivere del Pd diviso, del Pd spaccato,
delle liti nel Pd è ormai un esercizio
sterile per il cronista politico. Serpeggia anzi il sospetto, nelle redazioni,
che i più fannulloni tra gli articolisti
abbiano una qualche cartella nascosta
nel computer dalla quale copiare e
G
incollare, alla bisogna, interi paragrafi
su quanto quella corrente dem si stia
opponendo all’altra, e via dicendo.
Tanto è roba che torna buona, ormai,
una volta alla settimana: basta solo
cambiare qualche cognome…
Ma sono pure crudeltà: non si ride
delle disgrazie altrui. Anche perché,
se sono di chi ci governa, cadranno
sulle teste di tutti. Proprio come sta
avvenendo con l’ennesima pantomima delle sempre citatissime “riforme”. Ieri quella del Senato ha segnato
drammaticamente il passo. La più
brutale immagine per i titoli del “bisogna correre” tanto cari a Matteo
Renzi. Qui si corre, sì, ma il rischio
di fare delle stupidaggini. Un pericolo,
tanto per dirne una, che secondo alcune voci il Quirinale ha voluto scongiurare (a dimostrazione della “infinita
fiducia” che il Colle ripone nell’istrione fiorentino) leggendo per filo e
per segno il testo, prima di firmarlo.
Fattore questo che è stato indicato
come l’origine del rinvio della riunione dell’ufficio di presidenza della
Commissione affari istituzionali del
Senato, che doveva cominciare a discutere il ddl. Il testo non c’era, ha
dovuto ammettere Anna Finocchiaro… E Felice Casson, senatore del
Pd, non ha fatto mistero della causa
del ritardo: “Ci sono probabilmente
delle sgrammaticature costituzionali
che il Colle sta sistemando”. Il giallo
si è materializzato quando il Quirinale
ha smentito tale evenienza, annunciando che Napolitano aveva firmato
nella tarda mattinata. E allora, è tanto
meschina l’idea che qualcuno abbia
voluto rimandare per non vedere
consumato l’ennesimo, imbarazzante
strappo nel Pd?
Non finisce però qui. Perché oltre
al testo del governo in campo rimane anche il ddl a firma di Vannino
Chiti: che prevede, guarda caso,
l’eleggibilità dei senatori. I diktat
arrivati da Luigi Zanda, presidente
dei senatori Pd, proprio sull’eleggibilità non sono serviti a nulla, anzi:
Corradino Mineo, tra i seguaci del
testo alternativo, ha sfidato apertamente l’establishment del partito e
immediatamente dopo, a conferma
di potenziali accordi sottotraccia tra
la minoranza dem e settori dei Cinque Stelle, il senatore grilino Vincenzo Santangelo dice: “il ddl Chiti
è praticamente la fotocopia del nostro, in particolare per quanto riguarda la cancellazione delle indennità. Ma anche per quanto riguarda l’eleggibilità, si può ragionare: una convergenza è possibile”.
E Paolo Romani, capogruppo di
Forza Italia, ha rincarato la dose: “il
''castello'' sul quale abbiamo lavorato
non prevede al momento la scelta
fra elezione diretta e non elezione
diretta. La proposta Chiti prevede
l’elezione diretta. E se il M5s va su
quella proposta molti dei nostri senatori, me compreso, siamo convinti
che una elezione diretta sarebbe
assolutamente meglio anche nell’ottica di un sistema monocamerale:
su questo la maggioranza del Senato
sarà difficile da immaginare”.
IMMIGRAZIONE, DOMANDE D’ASILO LETTERALMENTE ESPLOSE NEL 2013:+60%
L’Italia fa il pieno di rifugiati
Ma chi scappa dalla guerra vera preferisce l’Europa: i siriani qui non vogliono venire
di Bruno Rossi
rriva il rapporto annuale
del Centro Astalli e le statistiche sull’immigrazione
danno una marmorea conferma
ai sospetti che in molti nutrivano:
le domande d'asilo presentate
in Italia nel 2013 sono state
27.830, il 60% in più rispetto
all'anno precedente. Questo
quanto emerge dallo studio sui
dati incrociati, raccolti sul campo
A
da un’organizzazione che fa dell’accoglienza il suo mestiere.
Attenzione però: perché un ulteriore numero sul quale soffermarsi è quello delle domande
d’asilo presentate in Europa.
Sono salite, anch’esse: del 32%.
Un dato che è ovviamente anch’esso riempito di storie di dolore, ma che è la metà di quello
italiano. E la causa di questa discrepanza è evidente: l’Italia è
la frontiera colabrodo d’Europa
e inevitabilmente si carica per
prima dei problemi di chi scappa
da guerra, carestie e povertà.
Già: ma cosa succede, in Italia,
a chi arriva qui da posti dove la
sua incolumità è messa in pericolo? Dallo stesso rapporto annuale dell'associazione promossa
dai Gesuiti per la quale “il dato
che desta maggiore preoccupazione è che molto spesso queste
persone, pur tanto provate, non
riescono ad accedere a misure
di accoglienza adeguate: quasi
la metà delle vittime di tortura
seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di
vivere per strada (15%), in edifici
occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti (34%)”.
Non proprio una bella prospettiva: ed ecco anche perché così
tanta immigrazione finisce per
diventare il serbatoio migliore
della criminalità organizzata,
della malavita, delle mafie (spesso anche straniere) che fanno
di abusivismo ed illegalità il proprio core business, ad evidente
discapito dell’economia italiana.
Perché quando si parla di evasione fiscale, di sommerso, far
finta che l’aspetto immigrazione
non giochi in questa partita un
ruolo fondamentale significa
bendare gli occhi davanti al problema.
Altro dato da non sottovalutare:
mentre in Europa la stragrande
maggioranza dei richiedenti asilo
del2013 arriva dalla Siria, Paese
che sta affrontando un vero e
proprio conflitto bellico scatenato
dalla repressione di Assad e
dalla almeno altrettanto sangui-
naria rivolta di ormai chiara radice jihadista, in Italia non è
così. I più numerosi sono i senegalesi, seguiti dagli afghani,
poi da cittadini del Mali, della
Nigeria, persino della Turchia,
dell’Egitto. Una molteplicità di
arrivi che testimonia proprio
l’estrema permeabilità delle nostre frontiere.
Ovviamente dal Centro Astalli
si chiedono “misure di integrazione”, miglioramento della “politica dell’accoglienza” e via dicendo. D’altronde, come si evidenziava poco fa, questo è il
loro mestiere. Il mestiere di uno
Stato dovrebbe invece essere
quello di analizzare i problemi e
trovare delle soluzioni, dopo che
UNIVERSITÀ: I RISULTATI SARANNO PUBBLICATI IL 22 APRILE
Medicina, il via per 65mila studenti
Sessanta domande in 100 minuti tra le proteste: Flash mob fuori dagli atenei
di Francesca Ceccarelli
utto pronto per i test d'accesso ai corsi di laurea a numero programmato degli atenei pubblici, per la prima volta in
calendario ad aprile. Di pari passo
si accendono anche le proteste,
come all'università La Sapienza di
Roma dove i ragazzi fuori dalle
aule il Coordinamento universitario
Link e la Rete della conoscenza
hanno improvvisato un flash mob
contro il numero chiuso. Scritte
contro il numero chiuso e hashtag
creati ad hoc: #liberoaccessopertutti e #meritodiscegliere.
Manifestazioni in tutta Italia organizzate da Udu e Rete Studenti
T
per mostrare il proprio dissenso
nei confronti delle nuove norme
e per chiedere più trasparenza
nei test d'ingresso a Medicina e
Odontoiatria che si svolgono oggi
in tutti gli atenei.
Ad oggi almeno 83mila studenti,
moltissimi dei quali impegnati anche nella preparazione per gli esami di maturita' dovranno contendersi un posto a colpi di quiz. L'anticipazione ad aprile del test d'accesso alla facolta' che prepara i
futuri medici, avrebbe infatti provocato un calo della domanda di
partecipazione visto che lo scorso
anno erano circa 100mila. Una grande occasione quella di ieri soprattutto per tutti coloro che lo scorso
anno non sono riusciti nell'ardua
impresa ed hanno avuto tutto il
tempo, rispetto ai maturandi, di
prepararsi in modo adeguato. Resta
sempre il piano "B", ovvero, andare
a studiare all'estero.
Le due organizzazioni studentesche
saranno in campo anche nei giorni
seguenti in cui si svolgeranno le
prove per architettura e saranno
accanto alle migliaia di studentesse
e studenti, con volantinaggi per la
guida al test sicuro 2014 allo scopo
di prevenire e monitorare eventuali
ingiustizie durante lo svolgimento
delle prove. "Come tutti gli anni ha dichiarato Gianluca Scuccimarra
Coordinatore Unione degli Universitari - oggi e nei prossimi giorni
saremo davanti a tutte le universita'
italiane con flash mob e volantinaggi per smontare il numero chiuso partendo da un test sicuro. Distribuiremo, infatti, le guide al test
affinche' gli studenti siano coscienti
di cosa debba o non debba accadere in aula, in modo da poter segnalare qualsiasi irregolarita'.
E’ chiaro dunque che partire dalla
garanzia di un test in piena sicu-
rezza e trasparenza e' l'unico modo
scardinare i difetti del numero
chiuso: non c’è mai stato infatti un
anno in cui non vi fossero domande
scorrette o violazioni dell'anonimato. Udu e Rete Studenti ricordano che e' possibile segnalare
eventuali scorrettezze sia via mail
a [email protected]
che attraverso l'app "test d'ingresso
sicuro 2014".
4
Mercoledì 9 aprile 2014
Primo Piano
L’INDIGNAZIONE DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA, INTERVISTATO DAL GIORNALE D’ITALIA
Diritti negati agli esuli: l’amarezza di Ballarin
“Questa sentenza è un ulteriore atto di mortificazione nei nostri confronti. Ricorreremo in Europa”
di Emma Moriconi
a sentenza della Corte
di Cassazione emessa
nelle scorse ore sulla
vicenda delle terre di
Istria, Fiume e Dalmazia, secondo la quale gli esuli
non hanno diritto ad alcun risarcimento da parte dell’Italia per i
beni immobili sottratti ed espropriati alla fine della seconda
guerra mondiale, continua a far
discutere.
Secondo la Cassazione, interpellata da alcuni esuli e loro eredi,
la violazione è stata compiuta
dalla ex Jugoslavia, dunque l’Italia
non c’entra. Lo prevede, dice la
Corte, il Trattato di Pace del 1947.
Il ricorso riguardava somme, stabilite con il Trattato di Osimo del
1975 - reso esecutivo anni dopo
- versate agli esuli come indennizzo, ritenute tardive e “irrisorie”
dai ricorrenti. La questione, per
la quale i ricorrenti sono risultati
soccombenti sia in primo che in
secondo grado, era approdata
dunque alla Cassazione, che si è
espressa in senso negativo. La
Corte afferma che esiste “un diritto soggettivo della parte nei
confronti della pubblica amministrazione”, ma ciò “non limita
le scelte del legislatore nel determinare la misura dell’indennizzo”, ritenendo questo indennizzo “ispirato a criteri di solidarietà della comunità nazionale”,
non ad “un obbligo di natura risarcitoria per un fatto illecito, non
imputabile allo Stato italiano”.
Antonio Ballarin, Presidente
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, è amareggiato. Contattato dal Giornale
d’Italia, esprime tutto il suo rammarico: “Questa sentenza è un
ulteriore atto di mortificazione
nei nostri confronti. C’era forse
bisogno anche di questo per capire che non stiamo a cuore alle
Istituzioni italiane”. Lo sfogo di
Ballarin è doloroso, nelle sue parole c’è tutto il rimpianto di un
figlio di esuli che ha visto intere
famiglie private delle proprie
terre. “Intanto c’è da dire – con-
L
Antonio Ballarin
tinua il Presidente dell’Associazione - a mio modo di vedere,
che in realtà la questione non va
risolta a livello giudiziario ma
politico. Peraltro devo osservare
che, se quello che riferisce l’Ansa
è vero, la sentenza dice cose non
corrette, quando sostiene che
l’Italia non dovrebbe essere considerata responsabile di quanto
avvenuto. In realtà è stata proprio
l’Italia ad accettare la questione
del “giusto indennizzo”: qui viene
negata la “morale”. Insomma, tu
Italia fai guerra ad un altro Stato,
la perdi e anziché pagare i debiti
di guerra con i tuoi beni, li paghi
con i beni delle persone che furono costrette ad andarsene da
quei luoghi”. L’amarezza che si
avverte nelle parole di Ballarin
è profonda, la delusione cocente
per questa ennesima mancanza
di rispetto nei confronti di un intero popolo, che non meritava e
non merita tutto questo.
“Però noi non ci arrendiamo –
continua il Presidente di ANVGD
– questa sentenza ci da la possibilità di portare i nostri diritti
negati alla Corte Europea. La vicenda si concluderà certamente
con la nostra vittoria, ma di certo
ci vorrà molto tempo: probabil-
mente neanche la generazione
successiva alla nostra riuscirà a
gioirne, ma è un percorso che
va fatto. Nel frattempo prendiamo
atto che questa sentenza è stata
emessa anche a dispetto della
Legge sul Giorno del Ricordo.
Aggiungerei che se a vedersi
negati i propri diritti fossero stati
altri popoli, si sarebbe scatenato
un putiferio da Obama in giù.
Avevamo in mente e nel cuore
uno Stato simile ad un gigante
buono, una figura positiva, che
ci aiutasse e che fosse per noi
entità morale e di riscatto di un
popolo ferito e defraudato. Ci ritroviamo ad osservare uno Stato
che ci ha defraudati dei nostri
beni per pagare i suoi debiti.
Senza neppure porre mente al
fatto che se l’Italia è accettata
ovunque, e considerata con rispetto, lo si deve proprio a noi,
al nostro sacrificio”.
Insomma, dopo l’oblio a cui il
dramma del popolo istriano e
fiumano dalmata è stato condannato nel corso dei decenni, questa sentenza va ad aggiungere
dolore al dolore. “Ci dovremo ricomprare da soli ciò che ci appartiene – continua Ballarin – ma
soprattutto il nostro lavoro deve
essere indirizzato a ricostruire
la socialità. In settant’anni non
abbiamo avuto nessun aiuto. C’è
tanta indignazione, oggi. Ma anche tanta voglia di continuare a
combattere”. È lo spirito della
giustizia mancata, ad indignare
chi quel dramma lo ha vissuto in
prima persona. Un dramma che
ha ferito profondamente un’intera
comunità, al quale è stato tolto
tutto, non certo la dignità.
RENATO SARTI ED ELIO DE CAPITANI PORTANO IN SCENA IL TRAGICO RACCONTO DI UN SOPRAVVISSUTO
Il gulag di Goli Otok
e le torture dei titini
Lo spettacolo è in cartellone al Teatro Elfo Puccini di Milano fino a domenica 13 aprile
n tavolo e due persone, sedute, che parlano tra loro.
Scenografia semplicissima quella dello spettacolo diretto
ed interpretato da Elio De Capitani e Renato Sarti, che
fa da cornice ad un lavoro tutt’altro che semplice. “Goli Otok.
Isola della libertà” (questo il titolo della pièce, in scena fino al
13 aprile al Teatro Elfo Puccini di Milano), racconta infatti
della vicenda terribile e poco conosciuta di uno dei peggiori
campi di concentramento
titini.
Un luogo di sofferenze e
torture, in cui venivano spediti, per essere “rieducati”,
i comunisti che, in seguito
all’espulsione della Jugoslavia dal Cominform
(1948), restarono fedeli a
Stalin. Circa trentamila persone, comunisti perseguitati
dai comunisti, che trascorsero sull’Isola Calva (chiamata così perché resa brulla
e arida dal vento) il periodo
peggiore della loro vita. Per
salvarsi non dovevano far
altro che “ravvedersi”: ovvero dimostrare di essere
passati dalla parte di Tito tradendo e massacrando i propri
compagni. E non solo: una volta usciti dal campo di prigionia,
gli ex internati dovevano firmare un documento in cui dichiaravano che non avrebbero mai raccontato la loro storia. Ed
erano isolati da tutti, vittime ancora una volta.
Il testo, scritto da Renato Sarti, racconta la storia di Aldo Juretich, un anziano comunista fiumano che dopo la Seconda
Guerra mondiale ha trascorso 22 mesi nel gulag di Goli
U
Otok. Trasferitosi poi a Monza, a tanti anni di distanza da
quegli eventi Aldo ha deciso di raccontare quel che ha
passato. La sua testimonianza di sopravvissuto è stata
raccolta da Renato Sarti, drammaturgo triestino, che l’ha
tradotta nel testo teatrale. “Lo cercai dopo aver letto ‘Goli
Otok’ di Giacomo Scotti, nel quale si parlava anche di lui” ha
dichiarato Sarti ad Avvenire. “Aldo – precisa ancora l’autore
– aveva come un’ossessione, temeva cioè che la sua
sofferenza a Goli Otok fosse
stata inutile e che altri, in
futuro, avrebbero potuto vivere una simile condizione
di disumanità”. E’ per questo
motivo che Sarti ha deciso
di trasporre i suoi racconti
in lavoro da portare a teatro:
“Juretich è l’emblema di
una speranza contro la ferocia di cui è capace l’uomo”, e questo nonostante
la grande delusione per il
crollo del comunismo.
Nel testo Aldo (Elio De Capitani) viene visitato da un
medico (Rento Sarti) che,
dopo aver letto il libro di Giacomo Scotti sull’Isola Calva,
riesce a farsi raccontare la sua terribile esperienza. E ne
resterà decisamente coinvolto. “Stavolta – ha detto De
Capitani – non indosso l’anima del personaggio. Mi sembra
di averlo davanti. Mi emoziona la sua grandiosa dignità”, che
non ha mai perso nonostante le violenze subite e il tradimento
dei suoi ideali.
Cristina Di Giorgi
5
Mercoledì 9 aprile 2014
Focus
LA PARADOSSALE STORIA DI PAOLO BADELLINO, MEDICO PSICHIATRA IN SERVIZIO AL CARCERE DI CIVITAVECCHIA
Previde un suicidio: rischia 6 anni
Il caso di Anna Toracchi, giovane detenuta impiccatasi nel penitenziario di Borgata Aurelia
di Federico Colosimo
ul banco degli imputati per
omicidio colposo. Con
l’amara consapevolezza di
doversi difendere in un’aula
di tribunale da colpe che,
probabilmente, andrebbero ascritte
ad altri. Alle carenze strutturali di
carattere cronico dell’intero sistema
penitenziario italiano, forse. Ed in
questo caso, del carcere di Borgata
Aurelia. Ma non solo… Questa, la
triste storia di Paolo Badellino, psichiatra dell’istituto di Civitavecchia.
La vicenda è quella che riguarda il
suicidio in prigione di Anna Toracchi,
avvenuto nel 2009. Una giovane
donna alla quale era stata diagnosticata una “sindrome bipolare con
disturbi borderline”. Finita in galera
dopo aver commesso una rapina
al supermercato nel dicembre 2008,
fu trovata impiccata nel penitenziario
la mattina del 20 giugno 2009. Una
morte che, per gli inquirenti di Civitavecchia, non fu del tutto inattesa.
Appena tre giorni prima - la tesi
della magistratura - la donna aveva
tentato di suicidarsi sbattendo con
violenza la testa al muro. E il 13
giugno si era legata intorno al collo
il cavo della televisione. Secondo i
pm, la donna avrebbe meritato
l’adozione di soluzioni estreme,
come prevedono i protocolli medici
quando un detenuto manifesta gravi
disturbi emotivi. E quindi essere
sottoposta ad una sorveglianza a
vista. Tesi sostenuta con forza anche
dallo stesso Badellino. Con le guardie
penitenziarie che, quindi, non avrebbero dovuta perderla d’occhio neanche per un secondo. Suggerimento rimasto evidentemente lettera
morta.
Tutto questo sarebbe però stato
possibile in uno Stato che non soffre
di problemi di sovraffollamento e
di tagli al personale. Sempre più
scarso, nelle prigioni italiane e ancor
di più nelle sezioni femminili. E in
un carcere, quello di Borgata Aurelia,
con agenti “meno restii – come
spiega Badellino – a questi tipi di
trattamenti”. Perché il giorno della
morte la ragazza era soggetta ad
un regime di grande sorveglianza,
con controlli ogni 10 minuti.
C’è una cosa, però, che ancora non
è stata detta. Il carcere di Civitavecchia - sostengono i legali degli
imputati - non è classificato come 1
bis e quindi non avrebbe dovuto
accogliere detenuti a rischio suicidio.
E adesso una domanda sorge spontanea: perché una persona affetta
da una sindrome bipolare (disturbo
dell’umore in cui si è depressi o
particolarmente eccitati) non è stata
trasferita in un ospedale psichiatrico
giudiziario? E al contrario, tenuta
rinchiusa dentro una prigione, visto
che per 8 anni è stata paziente dei
servizi di cura mentale a Frascati
(Roma)?
Alla sbarra sono finiti Patrizia Bravetti,
già direttrice vicaria del carcere,
Marco Celli, comandante delle guardie del penitenziario, Cecilia Ciocci,
responsabile del reparto femminile
e, appunto, Paolo Badellino, il medico
che avrebbe avuto in cura la ragazza.
Avrebbe, appunto. Perché lo psichiatra la ragazza l’ha visitata solamente 3 volte. Insieme a lui, del
S
caso, si sono interessati altri 6 professionisti. Ma sotto processo è finito
solo Badellino. Cosa avrebbe dovuto
fare di più? Ha consegnato il referto
agli agenti preposti. Avvertendo
dunque del pericolo cui andava incontro la povera donna. Ma tutto
questo non è bastato. E il suo incubo
giudiziario continua. Stamattina, l’ennesima udienza. Di un processo lungo, straziante. Interminabile. Con
una sentenza di primo grado che
tarda ad arrivare. Il professionista
non ne vuole sapere di mollare. Dichiara con forza che rinuncerà alla
prescrizione e che porterà il caso
a Strasburgo. Perché innocente –
sostiene - e vittima di una persecuzione giudiziaria. Con il Giornale
d’Italia, Badellino ripercorre punto
per punto la vicenda.
Iniziamo da quel maledetto 20
giugno 2009, uno dei giorni più
tristi della sua vita?
Sicuramente uno di quelli che hanno
cambiato la mia vita. Perché sono
stato messo alla gogna e rinviato a
giudizio ingiustamente. E sto pagando
tutto a caro prezzo. Un processo non
meritato comporta un danno fisico,
mediatico. Questa vicenda mi ha
portato ad ammalarmi e la mia carriera ne ha risentito. Mi hanno rovinato.
Ci aiuti a capire come sono andate
realmente le cose…
La detenuta era ristretta nel carcere
di Rebibbia. Per motivi comportamentali, arrivò l’ordine di trasferirla
appunto nel penitenziario di Civitavecchia. Ma il tutto non avvenne alla
luce del sole.
Come sarebbe a dire?
Alla ragazza era stato detto che
l’avrebbero portata all’Ospedale
Sant’Andrea di Roma. Naturalmente
per farla calmare perché molto arrabbiata.
Di solito i detenuti non sono tenuti
a sapere la meta di destinazione…
Non so cosa risponderle. Al suo arrivo
visitai la ragazza, ma nella cartella
clinica arrivata dal penitenziario romano non c’erano elementi sintomatologici riferiti a un disturbo bipolare, ma a un disturbo di personalità. Che è cosa ben diversa.
Lei è stato il solo professionista a
visitare la ragazza?
Assolutamente no. Mi accusano di
essere il medico che l’aveva in cura.
Tutto questo è falso. Perché del caso
si sono occupati altri 6 professionisti.
E nessuno riuscì a capirci niente. Io
sono quello che ha avvertito il pericolo e ha cercato di porre il rimedio.
I miei colleghi non ebbero il minimo
sentore.
Quindi si dice il falso quando si
afferma che era il dottor Badellino
ad avere in cura la giovane Anna?
Assolutamente sì.
Quante volte ha incontrato la donna?
Solamente 3 volte. La prima a una
settimana dal suicidio. L’ultima a 48
ore dal gesto estremo.
E allora perché è finito sotto processo? Per responsabilità oggettiva?
Non riesco a spiegarmelo. Il mio
rinvio a giudizio è stato un atto delirante della magistratura, chiesto e
ottenuto da un pubblico ministero
contro il parere assolutamente contrario del perito nominato proprio
dalla stessa procura.
Le sue sono accuse pesanti.
Quel magistrato, che adesso non si
occupa più del caso, ha fatto di tutto
per incastrarmi, andando contro ogni
evidenza. Il perito incaricato mi scagionò, mettendo tutto per iscritto.
Nero su bianco. Fu messo sotto torchio per 2 ore dal giudice.
E il risultato qual è stato?
Che sono finito alla sbarra.
Dottor Badellino, se lei si dichiara
innocente, a chi sono da attribuire
le colpe? La famiglia di Anna Toracchi merita giustizia.
Voglio fare una premessa. Il suicidio
è e rimane un atto imprevedibile.
Ciò nonostante, è evidente che in
questa vicenda c’è chi non ha tenuto
conto di quanto da me disposto.
La direttrice del carcere ha disatteso le sue richieste?
Questo andrebbe chiesto a lei. Ho
consegnato il referto agli agenti preposti. Cosa potevo fare di più oltre
che avvertire il pericolo?
La vita di Anna si poteva salvare?
Se fosse stata sorvegliata a vista come da me richiesto - sì.
Sente di doversi rimproverare
qualcosa?
Assolutamente no. Sono vittima di
una situazione kafkiana.
Ma è vero che la ragazza aveva
già provato due volte a togliersi
la vita?
Non esattamente. Quello di sbattere
la testa contro il muro fu un gesto
dimostrativo. E basta.
Perché la Toracchi fu trasferita a
Civitavecchia e non in un ospedale
psichiatrico giudiziario?
Questo non so dirglielo.
Crede che il dipartimento amministrativo penitenziario abbia sottovalutato in qualche modo il caso?
Forse.
A che punto è il processo?
In fase dibattimentale. E la sentenza
di primo grado non arriverà prima
di settembre. Ma voglio che sia chiaro
che rifiuterò l’eventuale prescrizione.
E’ cosciente che rischia fino a 6
anni di carcere?
Sono consapevole di vivere una situazione folle.
Storia di malagiustizia, la sua?
Assolutamente sì. Un magistrato di
levatura superiore rispetto ai miei
persecutori disse che non si dovrebbe
mai arrivare a condannare un innocente, semplicemente perché non si
sarebbe neanche dovuti arrivare a
processarlo.
Dopo la sentenza Cucchi - con gli
agenti assolti e i medici condannati
– ha paura che la storia possa ripetersi?
Vivo nel terrore. Non ho alcuna fiducia
nella magistratura.
Ma è vero che lei è coinvolto anche
in un caso analogo e sotto processo
con le stesse accuse?
Sì, in un procedimento ancora più
assurdo, coordinato sempre dalla
procura di Civitavecchia. Che evidentemente ha un comportamento
persecutorio nei confronti dei medici.
Dove vuole arrivare?
Porterò i miei casi a Strasburgo.
Andrò fino in fondo. Perché i giudici
che sbagliano devono pagare.
6
Mercoledì 9 aprile 2014
Storia
QUELLA “CORPORATIVA”, PER SERGIO PANUNZIO, È “LA QUARTA FUNZIONE DELLO STATO”: IL CONTRIBUTO DEL PENSATORE, FILOSOFO E GIURISTA
Il Fascismo,“conservazione rivoluzionaria”/2
La “rivoluzione italiana … ha conservato il passato, realizzato il presente e orientato tutto verso l’avvenire”
di Emma Moriconi
li scritti di Panunzio
costituiscono una sorta di “manuale ideale”
del Fascismo: “Il Fascismo non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello
stesso tempo – beninteso sotto
due aspetti differenti – una cosa
e l’altra. Se mi è lecito servirmi
d’ una frase che non è una frase
vuota di senso, ma una concezione dialettica, io dirò che il
Fascismo è una grande “conservazione rivoluzionaria”. Nel
senso che la “rivoluzione italiana” … “ha conservato il passato, realizzato il presente e
orientato tutto verso l’avvenire,
nei limiti della condizionalità
e dell’attualità storiche”. Non
sono solo belle frasi. Panunzio
argomenta: “Per certi aspetti il
Fascismo è ultraconservatore
– scrive – ad esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari, giuridici,
attaccati e distrutti dalla cultura
enciclopedica, illuministica, che
si è trapiantata arbitrariamente,
anche nell’ideologia del proletariato, vale a dire nel socialismo democratico, che è il più
grande responsabile della corruzione contemporanea. Per altri aspetti – continua – il Fascismo è innovatore, e a un punto
tale che i conservatori ne sono
G
spaventati, come per esempio
per la sua orientazione verso
lo ‘Stato sindacale’ e per la sua
demolizione dello ‘Stato parlamentare’”. Questo scrive in
“Che cos’è il Fascismo” nel
1924. Poi, uno dei testi chiave
del pensiero di Panunzio è certamente “Lo Stato fascista” del
1925.
Importante il suo contributo
nell’ambito dell’istruzione: è
insegnante di filosofia del diritto all’Università degli Studi
di Ferrara, poi Rettore all’Università degli Studi di Perugia,
poi insegnante di dottrina dello
Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi della Capitale. Come
Commissario del Governo, Panunzio organizza la Facoltà Fascista di Scienze Politiche di
Perugia.
Per Sergio Panunzio la “funzione corporativa” è la “quarta
funzione dello Stato” dopo quella esecutiva, legislativa e giurisdizionale: nella “Teoria Generale dello Stato Fascista” egli
esprime il suo punto di vista
sull’ordinamento sindacale corporativo, sostenendo l’importanza cruciale del sindacato all’interno del sistema statale in
una concezione di “economia
mista” che veda pubblico e privato alleati per un’economia
“ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta all’unità, ossia
unificata dallo Stato, in quanto
il pluralismo economico e la
pluralità delle forme economiche sono un momento ed una
determinazione organica del
monismo giuridico-politico dello Stato”. Dunque Panunzio è
fine pensatore e sottile filosofo,
ma anche solerte giurista: egli
partecipa infatti alla riforma
del Codice di Procedura Civile
e del Codice Civile, con specifica attenzione ai libri relativi
a “proprietà”, di cui emerge la
funzione sociale, e “lavoro”: si
deve a lui se al “lavoro” è dedicato un intero libro del Codice. Nel volume “Sergio Panunzio, profilo intellettuale di
un giurista”, si possono trovare
le relazioni e gli interventi della
giornata di studio dedicata a
Perugia nel 2006, presso la Facoltà di Giurisprudenza, a questo straordinario personaggio.
L’incontro, organizzato dal Centro studi giuridici e politici e
dalla Facoltà e presieduto da
Mauro Volpi, Preside della stessa Facoltà, sottolinea come Panunzio sia un personaggio di
valore: egli fu uno dei sostenitori, insieme a Giovanni Gentile, Alfredo Rocco e Carlo Costamagna, del principio secondo cui è possibile fondare una
civiltà nuova a patto che essa
sia fondata sul mito dello Stato.
(continua)
[email protected]
EDDA NEGRI MUSSOLINI CI SCRIVE
Gentile Emma Moriconi,
ho letto il suo ritratto su mia madre su "Il Giornale d'Italia", la ringrazio per essersi
ricordata di lei. Mia madre a differenza degli altri figli è la meno ricordata e quando
leggiamo (mia sorella ed io) qualcosa su di lei ci fa molto piacere.
Distinti saluti.
Edda Negri Mussolini
Cara Signora Edda,
la ringrazio di cuore per questa mail. Sono stata a Villa Carpena di recente per realizzare
uno speciale per Il Giornale d’Italia ed entrando nella stanza di sua madre Anna Maria
ho provato una certa commozione. Ho voluto, così, ricordarla prendendo spunto
proprio dalle parole che ella disse prima di morire. Mi è sembrato, in questo modo, di
contribuire, nel mio piccolo, a mantenerne vivo il ricordo anche tra chi non la conobbe.
Uscendo dalla Villa mi sono avvicinata all’albero che suo nonno fece piantare quando
Anna Maria nacque. È lì, testimonianza silenziosa e solenne.
La saluto e la abbraccio.
Emma Moriconi
7
Mercoledì 9 aprile 2014
Esteri
PER MOSCA C’È IL RISCHIO DI UNA GUERRA CIVILE, LA NATO CONDANNA L’USO DELLE ARMI
L’Ucraina reagisce all’offensiva filorussa
Liberati i palazzi di governo occupati, Kiev inasprisce le pene per i reati contro lo Stato
di Chantal Capasso
ra Kiev reagisce dopo gli assalti di giovedì dei
filorussi nelle principali città orientali del Paese. La
prima città in cui la polizia è intervenuta per liberare
il palazzo di governo è stata Kharkiv, provvedendo
all’arresto di 70 filorussi. Questo quanto riferisce
l’agenzia Interfax riportando la nota del ministero dell’Interno.
Anche se non c’è stato l’intervento armato delle forze dell’ordine,
si è sviluppato un principio d’incendio, subito domato, al
piano terra dell’edificio causato forse da alcune molotov
lanciate dagli insorti. Come annunciato il ministro dell'Interno
Arsen Avakov è cominciata “l'operazione anti terrorismo' dove
il centro della città dell’est è bloccato.
Mentre a Donetsk sono in corso le negoziazioni tra la polizia e
i filorussi che la scorsa domenica hanno occupato il palazzo
della Regione dichiarando la propria indipendenza.
A mediare la situazione, l’uomo più ricco dell’Ucraina, l’oligarca
Rinat Akhmetov, proprietario della squadra di calcio locale
Shaktar.
Già lunedì sera a Donetsk era stata liberata la sede amministrativa dei servizi segreti.
Sempre Akhmetov ha proposto una trattativa per evitare
l’utilizzo massiccio delle forze dell’ordine, ciò ha avuto luogo
nella piazza Ottobre antistante all’edificio occupato.
Invece nell’Ucraina meridionale, a Mikolaiv, scontri con
qualche ferito, qui gli attivisti filo occidentali hanno costretto i
filorussi ad abbandonare il palazzo governativo e di levare le
tende vicino al monumento di Konstantin Olshansky. Le forze
dell’ordine hanno cercato di dividere le due fazioni, ma mani-
O
SECONDA UDIENZA DEL PROCESSO
Pistorius insiste:
“Volevo solo
proteggere Reeva”
scar Pistorius
ieri è tornato,
per la seconda
volta, in un aula del
tribunale di Pretoria
per rendere la sua testimonianza, in qualità
di imputato nel processo per l’omicidio
della fidanzata Reeva
Steenkamp, una giovane top model, avvenuto nel 2013. Dopo
aver esordito, il giorno prima, nell’interrogatorio reso
davanti al giudice togato,
rivolgendo le proprie scuse
alla famiglia della ragazza,
ribadisce che voleva "solo
proteggerla". Dopo aver dichiarato in aula il suo grande amore per la fidanzata
uccisa, arriva il colpo da
maestro del difensore cha
ha chiesto al suo assistito,
nel secondo giorno di deposizione di sflirasi le protesi in fibra di carbonio che,
da atleta paralimpico, gli
erano valse il soprannome
di 'Blade Runner'. Lo ha fatto
su richiesta del suo avvocato, Barry Roux, in una
mossa che puntava a mostrare i suoi problemi di
equilibrio e quindi la sua
insicurezza senza le preziose lame al titanioma oltre
che per infondere la compassione dei giudici. L'ex
atleta ha dovuto mostrare
la sua altezza, con e senza
protesi, rispetto alla porta
festanti pro Maidan hanno avuto la
meglio, essendo in numero maggiore.
A causa delle tensioni politiche nella
città dell’Ucraina orientale lunedì sera
la compagnia di bandiera russa Aeroflot ha anche cancellato dei voli con
Donetsk, dove gli attivisti filorussi
hanno proclamato una repubblica sovrana occupando il palazzo del governo.
La Russia dal canto suo ha chiesto all’Ucraina di fermare ogni intervento
militare nel suo territorio perché preoccupata dell’eventuale rischio di una
guerra civile. Questo quanto riferisce
il comunicato del ministero estero
russo pubblicato in rete.
«Sulla base delle nostre informazioni, unità delle truppe militari
e della guardia nazionale ucraina, insieme a militanti della
formazione, illegalmente armata, Il settore destro, si stanno
ammassando nelle zone sud orientali dell’Ucraina e nella città
di Donetsk», si legge nella nota secondo quanto riportano i
media russi. In particolare, il ministero russo ha riferito le sue
perplessità per l’operazione di «150 mercenari americani» di
una società di sicurezza privata «che indossano uniformi delle
forze speciali delle polizia di Sokol». Ribadendo che chi organizzerà e parteciperà a queste azioni «si sta assumendo
l’enorme responsabilità di minacciare i diritti, la libertà e le
vite di cittadini ucraini e la stabilità dell’Ucraina», quanto si
legge sul sito dell’Itar-Tass.
Mentre, Andres Fogh Rasmussen, il
segretario generale della Nato, mettere
in guardia la Russia sottolineando che
sarebbe ’’uno storico errore’’ il verificarsi di ulteriori interventi in territorio
ucraino. Rasmussen ha così invitato la
Russia a rimanere ’’un passo indietro’’
dopo i proclami secessionisti del militanti filorussi nell’Est del paese.” “Se
la Russia dovesse intervenire ulteriormente - ha dichiarato - ci sarebbero
gravi conseguenze nelle relazioni con
la Nato e questo significherebbe isolare
la Russia a livello internazionale’’.
L’ Ucraina nell’indomani degli scontri
filorussi nelle regioni orientali russofone del Paese, ha approvato nel Parlamento monocamerale di Kiev, la Rada Suprema, un disegno
di legge che modifica il codice penale per inasprire i reati
contro lo Stato quali la violazione dell’integrità territoriale
dell’Ucraina e delle sue frontiere, attentato alla sicurezza nazionale e alto tradimento.
Il provvedimento sottoposto all’aula con la firma di Serhiy Sobolev, capogruppo dell’Unione Pan-Ucraina Patria, il partito
dell’ex premier Yulia Tymoshenko e dell’attuale leader del
governo ad interim, Arseniy Yatsenyuk. Hanno votato a favore
la quasi totalità dei deputati presenti, 231. La seduta è stata
turbata da diversi malcontenti tra parlamentari comunisti e
del movimento nazionalista Svoboda, fino ad arrivare alle
mani durante la discussione sulla situazione all’est.
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
O
del bagno attraverso cui
sparo', mostrando le difficoltà nel muoversi sui monconi rimastigli dopo l'amputazione degli arti inferiori
all'eta' di soli 11 mesi. Dopo
di che all’imputato è stato
chiesto di avvicinarsi alla
porta (riprodotta) di casa
sua, quella che separava la
camera da letto dal bagno
in cui morì Reeva. In seguito, le dichiarazioni rese
dallo sportivo in aula mirano
a convincere la Corte della
sua innocenza. Afferma che
è stato lui a gridare e che
ha sparato alla Steenkamp
attraverso la porta del bagno per errore avendola
scambiata per un ladro. "Prima di rendermene conto
avevo sparato quattro colpi
verso la porta", racconta
prima della sospensione
della seduta del processo.
Qualora fosse ritenuto colpevole dell’omicidio della
fidanzata Pistorius rischia
l’ergastolo.
Ch.C.
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8
Mercoledì 9 aprile 2014
Da Roma e dal Lazio
GLI ALBERGATORI SCENDONO PER LA PRIMA VOLTA IN PIAZZA, MA IL S INDACO MARINO L I S NOBBA
“Non siamo il bancomat della capitale”
Il centrosinistra, alla ricerca di coperture economiche per il Salva Roma, non vuole
sentire ragioni. Caterina Valente (Hotel Locarno): “Questo balzello è una follia”
oma come una margherita da sfogliare. Il piano
di rientro nelle mani di
Marino e compagni,
però, sta assumendo
sempre più le sembianze di una
bambina distesa sul tappeto di un
noto parco della città, attratta dalla
classica pratolina: li tassiamo, non li
tassiamo. Immaginazione a parte,
mentre è in atto un tour de force
del centrosinistra per evitare il dissesto finanziario, il sindaco del Pd
è ostaggio, quotidianamente ormai,
di centinaia di manifestanti. Sfortuna
esclusa, il primo cittadino genovese
ce l’ha messa tutta. Detiene il record,
perfino, di essere stato capace a
far scendere in piazza - per la prima
volta nella storia – gli albergatori
capitolini, che non ci stanno a vedersi
aumentare fino al 70% la tassa di
soggiorno. Dai 3 attuali, ai possibili
10 euro. Un gettito che varia, secondo i calcoli del tanto discusso
R
assessore al Bilancio Morgante, dai
40 agli 80 milioni di euro. Una somma preziosissima per il centrosinistra, prigioniero delle coperture per
il Salva Roma. Il contributo comunque sarà modulato – assicurano in base al numero esatto di stelle
degli alberghi. Più lussuoso sarà l’hotel, maggiore la tassa da versare
per gli albergatori. Oltre all’esborso
economico, dunque, secondo le associazioni di categoria l’aumento
scoraggerà il 70% dei turisti internazionali.
“Questo balzello è una follia! – fa
notare Caterina Valente, proprietaria
dell’hotel Locarno, nei pressi della
centralissima piazza del Popolo, al
Giornale d’Italia -. E’ una misura
miope, grossolana, prepotente che
affossa il turismo”. L’imprenditrice,
che ha aderito alla manifestazione
degli esercenti romani, armata di fischietto e bandiera, ha anche ricordato che il provvedimento andrà ad
Caterina Valente, titolare dell'hotel Locarno di Roma
incidere pesantemente sui flussi turistici: “Siamo già passati dal primo
al quinto posto. Così, continuiamo a
distruggere l’industria ricettiva, una
delle poche che funzionano in Italia”.
Il sindaco Marino, tuttavia, non ha
digerito l’ennesima manifestazione
ai piedi del Campidoglio: “Se gli
albergatori decidono di scioperare,
se gli alberghi di lusso decidono di
chiudere, sarà una decisione libera”.
La sinistra, insomma, non vuole sentire ragioni ed è pronta a tassare gli
esercenti: “Piuttosto che andare a
gravare ulteriormente sulle tasse
dei cittadini credo sia più giusto
che chi paga una stanza che costa
alcune centinaia di euro possa spendere qualche ero in più di tassa di
soggiorno”. Gli albergatori, dal canto
loro, rispediscono al mittente il possibile aumento: “Non siamo il bancomat della capitale”.
Il presidente di Albaa, Federico
Traldi, parla invece di “tsunami”:
“Le famiglie sceglierebbero un’altra
capitale come Londra, dove non
c’è la tassa”. Traldi, inoltre, propone
di fare come New York, con la City
Tax sugli scontrini: “Riguarderebbe
tutti i turisti, non solo quelli che pernottano e aumenterebbe le entrate
con una piccola sovrattassa. Così si
potrebbe abbassare la Tasi”.
Giuseppe Sarra
SAN FILIPPO NERI: LA REGIONE LAZIO HA DELIBERATO LA CHIUSURA DEL REPARTO
Reumatologia, l’ultimo appello
Domani Zingaretti risponde in Aula all’interrogazione presentata
da Storace, che lo invita a “rivedere la sconsiderata decisione”
nnesimo appello dell’ex governatore del
Lazio, Francesco Storace, attuale vicepresidente del Consiglio regionale e capogruppo de La Destra, rivolto a Nicola Zingaretti, presidente della Regione e commissario
ad acta per la Sanità, per scongiurare la chiusura
del reparto di Reumatologia del San Filippo
Neri. A poche ore dalla risposta dell’ex numero
della Provincia di Roma in Aula alla Pisana,
prevista per giovedì, Storace torna di nuovo
sui tagli che hanno colpito l’ospedale situato
nell’area nord di Roma lungo la via Trionfale.
“Zingaretti riveda la sconsiderata decisione di
chiudere reumatologia al San Filippo Neri.
E
Non infligga ulteriori vessazioni – chiede ancora
l’ex Ministro della Salute nel terzo governo
Berlusconi - a persone che hanno diritto alle
cure”.
Oltre all’interrogazione presentata due settimane
fa in cui si chiedeva l’annullamento della determina che dispone la cancellazione del
reparto di Reumatologia, Storace ha anche inviato una lettera al presidente della commissione
regionale alle Politiche sociali e salute Lena,
affinché convocasse un’audizione con la presenza dei vertici dell’azienda ospedaliera e la
cabina di regia del servizio sanitario regionale.
A rivolgere un appello al governatore del Pd
diverse associazioni sanitarie, le quali chiedono
a gran voce di non “abbandonare i pazienti a
se stessi”. Al San Filippo Neri sono ricoverati
circa 100 pazienti in trattamento con farmaco
biologico, 300 con artrite reumatoide, 200 con
spondiloartrite e 50 con connettivite in trattamento con farmaci diversi. L’ambulatorio in
questione, inoltre, effettua quasi 3500 visite
annuali.
“La Regione Lazio ha deliberato la chiusura
dell’ambulatorio di reumatologia – denunciano
l’Associazione nazionale malati reumatici e
l’Associazione laziale malati reumatici - senza
prevedere un piano di fattibilità per la continuità
delle terapie. I pazienti sono abbandonati a se
stessi, contattano personalmente centri o medici
per esser seguiti ma spesso ricevono un rifiuto,
perché le strutture sono già oberate di lavoro”.
Sulla stessa lunghezza d’onda di quanto richiesto
da Storace, Anmar e Almar chiedono la sospensione della determina regionale e “l’elaborazione di un piano di fattibilità basato su
dati reali e una immediata convocazione delle
parti per un confronto nell’esclusivo interesse
dei malati”.
G.S.
I L Q U O T I D I A N O R A D I C A L - C H I C C O N F O N D E I L S I M B O L O D I R O M A C O N L’ A Q U I L A N A Z I S TA
La Repubblica a lezione di “bird watching”
uella della redazione di Repubblica
Roma.it è una gaffe che merita
più di un commento ironico. Oltre
che un consiglio spassionato a tornare
sui libri di scuola.
Nel riportare la notizia del cantiere
aperto dalla Sovrintendenza Capitolina
ai Beni culturali a piazza della Repubblica
(ex piazza Esedra), con tanto di slide
composta da una sequenza di ben
tredici immagini, il redattore dell’articolo
ha scritto: “Dal 10 febbraio scorso si
sta lavorando per la messa in sicurezza
dei pennoni portabandiera installati nel
1938 per la visita di Hitler a Roma: alti
pali metallici sormontati da un'aquila
nazista”. Un intervento di somma urgenza, a salvaguardia della pubblica
incolumità che “durerà 120 giorni, ma
sulla tabella non è specificato né il
costo dell’operazione né quanti dei ventidue pennoni presenti sulla piazza sa-
Q
ranno interessati dai lavori”.
Il collaboratore del noto quotidiano radical-chic aveva molto probabilmente
l’intenzione di denunciare il presunto
rischio di possibili sprechi di denaro
pubblico, meglio ancora se utilizzati per
restaurare effigie in qualche modo collegate all’odiato “nazifascismo”. Peccato
però che, come chiunque può notare
guardando le immagini, non si tratta di
aquile naziste, ma di semplici e tradizionalissime aquile romane. Del resto,
la scritta SPQR è piuttosto chiara e visibile, e neanche la più ideologicamente
ottusa fantasia potrebbe scambiarla per
una svastica. Il maldestro (o in malafede?) giornalista di Repubblica Roma.it
avrebbe forse fatto più bella figura se
avesse parlato della biancoceleste Olimpia, l’aquila portafortuna della Lazio.
Ma si sa, l’ironia è propria delle persone
libere. E quelli del giornale diretto da
Ezio Mauro non sembrano proprio tali.
Cristina Di Giorgi
Uno dei pennone portabandiera e a sinistra un’aquila nazista e una romana
9
Mercoledì 9 aprile 2014
Dall’Italia
TRAFFICO DI LUCCIOLE DALL’AFRICA – NUOVO SCANDALO A LUCI ROSSE
Magia nera per reclutare prostitute
Madame e stregoni rastrellavano le minori nei villaggi della Nigeria e le sottoponevano a riti
vodoo facendo sottoscrivere un debito di 50mila euro: arrestati 12 nigeriani e un italiano
di Miriana Markovic
rima di essere avviate
alla prostituzione, erano
sottoposte a riti di magia
nera in Nigeria e obbligate a sottoscrivere un
debito di 50mila euro, da restituire
con il ricavato delle proprie prestazioni sessuali. Le giovani donne,
tutte nigeriane, erano obbligate a
vendersi tutti i giorni della settimana
sotto la minaccia di maledizioni e
ritorsioni sulla famiglia d’origine.
È lo scenario che emerge da un’indagine “Niger” durata oltre un anno
e mezzo dei Carabinieri di Anzio
che hanno notificato, nelle province
di Roma e di Asti, tredici ordinanze
di custodia cautelare in carcere: si
tratta di dodici nigeriani, tra cui
quattro donne e un italiano. Sono
ritenute responsabili a vario titolo
di sfruttamento della prostituzione,
anche minorile, riduzione in schiavitù, ingresso illegale di clandestini
al fine dello sfruttamento sessuale
e spaccio di sostanze stupefacenti
in concorso.
L’indagine, coordinata dalla Dda e
dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, trae origine
dalle dichiarazioni di una vittima.
“Non ce la facevo più, non era la
vita che avevo sognato e sperato”,
P
ha raccontato ai carabinieri. La giovane che ha denunciato i suoi aguzzini, era minorenne quando è stata
portata in Italia, e ha raccontato ai
carabinieri che prima della partenza
dalla Nigeria, era stata sottoposta a
riti di magia nera e obbligata a sottoscrivere un debito di 50mila euro,
che avrebbe dovuto restituire nel
corso del tempo prostituendosi.
Le indagini, anche grazie alle intercettazioni, hanno consentito di accertare la presenza nel territorio
della Compagnia di Anzio di almeno
tre “madame” facenti parte dell’organizzazione che, oltre a gestire di-
Padre e figlio sono rimasti asfissiati:
cercavano di soccorrere un parente
na vera tragedia si
è consumata nell’hinterland barese:
due operai, padre e figlio,
sono morti asfissiati dopo
essersi calati in una cisterna per soccorrere
l'altro figlio che era intento a pulirla e che era
stato colto da malore.
Quest'ultimo si è salvato.
E' accaduto nella mattina di ieri a
Molfetta, all'interno di una azienda
che commercializza prodotti ittici.
Secondo le ricostruzioni questa
la dinamica: le vittime si chiamavano Nicola e Vincenzo Rizzi, avevano rispettivamente 50 e 28
anni. Un secondo fratello, Alessio,
è sopravvissuto ed è ricoverato a
Corato con prognosi riservata.
Sarebbe stato lui il primo a calarsi
nella cisterna. Accortosi che il
giovane stava male, il padre è
sceso ad aiutarlo salvandolo, ma
ha a sua volta perso i sensi.
L'altro fratello, Vincenzo, è quindi
sceso per aiutare il padre morendo
con lui.
L'azienda si trova nella zona industriale della cittadina, a poca
distanza dalla Truck Center, ditta
sulle loro famiglie, spesso rassegnatamente consenzienti. Non solo,
contemporaneamente erano costrette a firmare una sorta di debito, da
30mila a 50mila euro, che dovevano
saldare prostituendosi. Poi venivano
portate in Italia fatte arrivare in Italia
attraverso la Libia ma anche attraverso gli scali italiani: alcuni documenti falsi sono stati rinvenuti nei
covi sul litorale.
I militari hanno così documentato
“uno stato di totale assoggettamento
delle giovani donne, le quali venivano
costantemente controllate e obbligate
a prostituirsi tutti i giorni della setti-
MESTRE
MOLFETTA
Morti due operai
in una cisterna
verse prostitute presso abitazioni
del luogo, reclutavano altre ragazze
dalla Nigeria, spesso minorenni tra
i 15 e i 16 anni, attraverso la mediazione di altri referenti del gruppo
criminale.
Secondo quanto emerso prima di
essere portate in Italia, le giovani
erano in effetti sottoposte a riti di
magia nera: stregoni del posto, usando ciocche di capelli e altri elementi
simbolici, compivano riti che le legavano indissolubilmente agli aguzzini, pena l’avverarsi di una maledizione di morte che sarebbe ricaduta
non solo sulle ragazze ma anche
mana sotto minaccia e ritorsioni anche sulla famiglia d’origine”.
Un vero e proprio sfruttamento anche
perché il debito delle giovani donne
non si estingueva mai: a sequestrate
tutti i soldi che guadagnavano sule
strade erano infatti le madame, che
si guardavano bene dal computarli
a sconto del debito, usandoli a loro
dire “per mantenerle”. Le stesse
madame si occupavano di loro, della
loro sistemazione, le spostavano di
strada in strada, di casa in casa,
cambiando anche città. Controllando
ogni loro gesto, sia quando si prostituivano che fuori dalla strada. Insomma “una vera e propria riduzione
in schiavitù” come hanno sottolineato
gli inquirenti.
Metodi brutali che sono emersi anche quando una ragazza è rimasta
incinta ed è stata costretta ad abortire.
Una macchina del sesso che si accompagnava a quella della droga.
Nel corso dell’indagine i militari
hanno anche sequestrato sostanze
stupefacenti, 300 grammi di eroina,
150 grammi di cocaina e 3 chili di
marijuana, e arrestato 10 persone,
in flagranza di reato, per detenzione
ai fini di spaccio. Nell’operazione
sono stati impiegati più di 100 uomini
con l’ausilio unità cinofile e di un
elicottero del Raggruppamento Elicotteri di Pratica di Mare.
PADOVA
Amante troppo focoso
Perde al casinò
e inventa una rapina condannato per stalking
Il 21enne si è mangiato nelle macchinette
tutti i risparmi della fidanzata: 10mila euro
Inflitta una pena di 6 mesi ad un 42enne per via
dei suoi gemiti eccessivi durante il sesso
erde 10 mila euro al casinò
e per evitare di dirlo alla fidanzata, alla quale aveva
sottratto il denaro, dice ai carabinieri di essere stato rapinato.
Un racconto però che non ha
retto e che è stato ben presto
smascherato dai carabinieri di
Mestre: il 20enne di Spinea è
stato infatti scoperto e denunciato.
Il 21enne ha infatti speso l’ingente
somma tra i tavoli e le macchinette di Ca' Noghera e non sapendo come dirlo alla fidanzata,
alla quale aveva sottratto il denaro,
nella disperazione, ha inscenato
una rapina in casa da parte di
un incappucciato, che con la pistola puntata alla tempia si era
fatto consegnare il denaro.
Il giovane ha poi raccontato all'Arma che un uomo, con l’accento dell’est Europa, era entrato
esso troppo focoso e soprattutto troppo rumoroso
che è costato per ora una
condanna (in primo grado) a 6
mesi per un 42enne di Vigodarzere (Padova), colpito da una
fattispecie della legge che punisce
lo stalking.
La vittima però non è la compagna
dell’uomo ma sono i vicini di
casa. I fatti si sono svolti a Limena, dove ben dodici condomini
hanno accusato l’uomo, colpevole,
a loro dire, perché la fidanzata
urlava talmente forte mentre facevano sesso che nel palazzo
nessuno riusciva a dormire.
Il protagonista della vicenda ha
annunciato che farà ricorso in
appello. Mai avrebbe immaginato
di finire sotto processo per via
U
P
che si occupa di lavaggio di mezzi
industriali e dove, il 3 marzo
2008, cinque operai morirono
nello stesso modo durante la pulizia di una cisterna, inalando
acido solfridico mentre tentavano
di soccorrersi l'un l'altro.
Sempre ieri un altro incidente si
è verificato a Ravenna dove si è
verificato in uno stabilimento Marcegaglia a Ravenna, dove, Lorenzo
Petronici, 58 anni, è morto nella
notte tra lunedì 7 e martedì 8.
L'uomo, che era dipendente di
una ditta esterna, secondo le
prime ricostruzioni sarebbe stato
travolto da un coil, cioè una enorme bobina di acciaio. Ancora al
vaglio degli inquirenti la dinamica
dell'incidente.
Francesca Ceccarelli
incappucciato e con la pistola,
e che dopo averlo svegliato
(mentre riposava e la fidanzata
era al lavoro) ha portato via il
denaro.
Già il racconto presenta palesi
incongruenze, ma i sospetti dei
Carabinieri vengono fugati dopo
il sopralluogo nell’appartamento
del giovane; di fronte alle contestazioni sempre più pressanti,
il ragazzo crolla e confessa di
essersi inventato tutto per nascondere le perdite al gioco. Invece che l’informativa per il reato
di rapina contro ignoti, scatta
quindi la denuncia in stato di libertà per simulazione di reato
dello sprovveduto, che deve ora
rendere conto alla fidanzata dell’ammanco. Ragazza che ovviamente non ha digerito la storia
e ha cacciato immediatamente
di casa il 21enne.
M.M.
S
delle sue effusioni troppo appassionate e per giunta, giudicato
per il reato di stalking. Incredulo,
il 42enne ha cercato in tutti i
modi di difendersi, sostenendo
che tra lo stalking e i rumori
molesti c’è una bella differenza.
Ma il tribunale ha dato ragione
ai 12 vicini di casa, che si erano
costituiti parte civile al processo
e che nella denuncia avevano
fatto scrivere di non poterne più
di “urla e gemiti che disturbano
la quiete dei condomini e il decoro
del fabbricato stesso”. Il reato
di stalking si è configurato, in
base agli atti di questo processo,
anche perché l’uomo metteva in
atto tutta un’altra serie di atti di
disturbo ai condomini, fino alle
minacce vere e proprie. C.B.
10
Mercoledì 9 aprile 2014
Dall’Italia
LO SCANDALOSO CASO IN UN ISTITUTO DI ARZIGNANO, NEL VICENTINO
Alle elementari lezioni sui trans
Una psicologa “insegna” ai bambini come cambiare sesso. La denuncia parte da un padre: “Quando è tornato
a casa mio figlio mi ha detto: Papà, a scuola mi hanno spiegato che da maschio posso diventare femmina”
di Barbara Fruch
na lezione su chi sono i
transgender e come cambiare sesso. Il tutto davanti
alle facce sbigottite di
bimbi di appena dieci
anni. Non bastavano gli incontri sull’omofobia sbandierati davanti a
piccoli innocenti che probabilmente
non hanno altri pensieri se non
quello di giocare e “far merenda”,
ora si arriva addirittura a “insegnare” ad un bambino che può diventare una bambina, e viceversa.
L’episodio, che ha suscitato non poche polemiche, è successo ad Arzignano, nel Vicentino. A raccontarlo
sulle colonnine del giornale locale
“Il Corriere del Veneto”, è proprio
il genitore di un bambino (l’identità
non viene riportata a tutela del minore) che dopo “l’illuminante lezione” ha voluto mettere al corrente
il padre su quanto aveva appreso.
“Quando è tornato a casa mio figlio
mi ha detto: ‘papà, a scuola ci hanno
spiegato che si può cambiare sesso.
Da maschio a femmina e da femmina a maschio’ – afferma l’uomo
– E visto che è in quinta elementare,
non è proprio il massimo sentire
queste parole. Le maestre non c’entrano, per spiegare cosa sono i transgender è stata chiamata una psicologa. Per un bambino di quell’età
non lo ritengo propriamente edu-
U
cativo, e comunque non capisco
cosa interessi”.
Ben quattro le lezioni del corso di
educazione e affettività, così è stato
chiamato, di un’ora e mezza ciascuna avvenute nelle due classi
quinte della “Villaggio Giardino”
di Arzignano, in quattro mattine di
marzo. Ma non è finita: a finanziare
gli incontri non sono stati di certo
associazioni di trans bensì il Comune. “Ci dispiace molto per la vicenda – commenta l’assessore comunale all’Istruzione Beatrice Marchezzolo – Andremo a fondo, bisogna appurare. Ma delle lezioni della
psicologa Federica Bastianello nessun papà o mamma si era mai lamentato”.
Beh, in questo caso le polemiche
ci sono state eccome. A sollevare il
polverone non solo i genitori degli
alunni ma anche la sezione vicentina
di Forza Nuova. “Combatteremo il
buonismo di insegnanti politicizzati
che vorrebbero far passare per
anormale la coppia formata da marito e moglie – dichiara Daniele
Beschin, coordinatore del capoluogo
vicentino – magari arrivando a sostituire gli stessi con i termini genitore 1 e genitore 2”.
In tutto questo il dirigente scolastico,
invece di vigilare sulle attività didattiche, si preoccupa di difendere
la reputazione dell’istituto. “Questi
corsi sono previsti da indicazioni
BAGHERIA
Partorisce di nascosto
e abbandona il neonato
Il bimbo, trovato dalla vicina di casa,
è in condizioni gravi. Aperta un’inchiesta
na donna di 38 anni dopo
aver nascosto per nove
mesi la sua gravidanza,
ha partorito per poi abbandonare
il suo piccolo sul balcone della
vicina di casa.
È successo ieri mattina a Palermo, Bagheria in uno stabile di
via Giovan Battista Marini 33.
I vicini hanno raccontato che
per tutta la notte hanno sentito
il pianto di un bambino in lontananza e non riuscivano a
spiegarsi da dove potesse venire. Poi la scoperta fatta dalla
proprietaria di casa: sul balcone della casa accanto c'era
un neonato abbandonato, disteso sul pavimento, nudo e
senza coperte. Adesso il neonato lotta per la vita: per i
medici le sue condizioni sono
piuttosto gravi.
La donna, una trentenne, che
ha soccorso il neonato ha raccontato agli inquirenti “Ho
sentito alcuni flebili vagiti. Mi
sono affacciata al balcone e
ho visto il piccolo. Nudo infreddolito. Non riuscivo a capire chi potesse avere abbandonato il piccolo appena nato
nel balcone. In seguito all’al-
U
larme dato dalla vicina di casa,
sul posto sono giunti i carabinieri che hanno avviato le
indagini, e i sanitari del 118
che hanno preso il bimbo e
lo hanno trasportato all'ospedale Buccheri La Ferla di Palermo. Il neonato ha così ricevuto le prime cure ma le
sue condizioni vengono definite "critiche": secondo i medici
al momento dell'arrivo si trovava in stato di ipotermia, per
aver trascorso diverse ore all'addiaccio, nudo e senza nessuna protezione. Adesso è intubato. Scovata, nel giro di
poche ore, anche la madre:
ricoverata nello stesso ospedale locale, nel reparto di ginecologia. Si tratta di una donna di 38 anni, che vive nell'appartamento vicino a quello
in cui è stato trovato il bimbo
. Secondo la Questura la donna, dopo aver nascosto la gravidanza ai familiari, per evitare
di uscire allo scoperto avrebbe
deciso di abbandonare il figlio
subito dopo averlo partorito.
È stata aperta un’inchiesta e
le indagini proseguono.
Chantal Capasso
nazionali e tenuti da anni presso
tutti gli istituti scolastici di Arzignano
e preventivamente concordati tra
insegnanti, esperti, genitori e dirigenti scolastici dei due istituti comprensivi” tuona il dirigente scolastico
Pier Paolo Frigotto precisando che
sui docenti non c’è “nessun dubbio”
e che per tutelarne l’onorabilità
“pesantemente compromessa” sono
già stati presi provvedimenti. “Desidero esprimere un sentimento di
riconoscenza – aggiunge – a tutti i
docenti, esperti e collaboratori che
hanno permesso ai nostri ragazzi,
attraverso l’ampliamento dell’offerta
formativa che sa andare oltre ai
programmi obbligatori, di offrire il
meglio di se stessi, di migliorare le
proprie competenze e di vivere la
scuola come una significativa e
forte esperienza umana e formativa”.
Tutto ciò come? Spiegando a un
bambino che può diventare una
bambina. Ma questo pare che sia
normale a detta di chi, come la psicologa Federica Bastianello, si na-
sconde dietro ad un “no comment”
ignorando il problema. “Sono stata
portata a conoscenza della questione dal dirigente scolastico –
precisa – Ci siamo confrontati e
non ci sono state lamentele verso il
mio operato. Non voglio fare nessun
commento sul resto”.
Un episodio che mette in luce ancora una volta il meschino tentativo
di smantellare la famiglia, quella
naturale. Di certo non si può rimanere impassibili davanti a casi come
questo.
MILANO: SOTTO ACCUSA PER AVER DICHIARATO DI ESSERE ENTRAMBI I GENITORI
Utero affittato, coppia assolta
“Diritto con le spalle al muro”
La sentenza: “L’avanzamento della tecnologia rende la stessa definizione di maternità ormai controversa”
ono volati in India per “assemblare” un bambino con il
seme dell’uomo, l’ovulo di una
donatrice e un utero in affitto appartenente ad un’altra donna. Al
rientro in Italia hanno dichiarato
che il bambino era loro e chiesto
la trasmissione dell’atto di nascita
al consolato. La coppia, assolta dall’accusa per cui erano stati portati
a processo con rito abbreviato, è
stata condannata a un anno e 4
mesi (pena sospesa) soltanto per dichiarazioni mendaci alle autorità italiane, ossia
per aver dichiarato che la donna era madre del bimbo. Bimbo che, dunque,
resterà figlio loro, anche perché il Tribunale
per i Minorenni di Milano ha bloccato la
procedura di adottabilità che era stata
aperta in questo caso.
A deciderlo è stato il gup di Milano Gennaro Mastrangelo che, nelle motivazioni
della sentenza, fa riferimento, tra le altre
cose, “all’avanzamento della tecnologia”
che rende “la stessa definizione di maternità ormai controversa”.
I due, entrambi milanesi, lui 48 anni e lei
“paziente oncologica” di 54 anni e sterile
per le cure a cui si era sottoposta, nel dicembre del 2011 hanno deciso, come si
legge nelle motivazioni, “di recarsi in India
per procedere a fecondazione eterologa
con materiale genetico donato dall’uomo
S
e donazione anonima dell’ovocita”. In questo caso di cosiddetto utero in affitto “sono
intervenute due donne anonime, l’una ha
fornito l’ovulo da fecondare e l’altra ha
portato avanti la gravidanza” e il bimbo è
nato il 2 gennaio del 2012.
I due imputati erano accusati di alterazione
di stato per aver richiesto, il 25 gennaio
2012, “la trascrizione dell’atto di nascita
formato” a Mumbai prima al Consolato
Generale d’Italia in India e poi all’ufficio
di Stato Civile del Comune di Milano,
“trascrizione effettuata in data 27 febbraio
2012”, facendo risultare, dunque, la donna
milanese come madre del bimbo “contrariamente al vero”. Da quest’accusa i
due sono stati assolti, mentre il pm chiedeva per loro una condanna a 1 anno e 8
mesi. Il giudice nelle complesse motivazioni, in cui ha dovuto ricostruire, tra le
altre cose, anche la normativa indiana,
sottolinea prima di tutto la “estrema
incertezza giuridica circa la legittimità dei cosiddetti contratti di surrogazione (...) tutt’al più tollerati dall’ordinamento” indiano. Ma ciò che
conta, chiarisce il gup, in relazione
al reato contestato è “il momento
della formazione dell’atto di nascita”.
E gli imputati, scrive ancora, “pur
consapevoli, secondo l’ordinamento
italiano, della contrarietà alla realtà
materiale dello stato di filiazione ‘a
latere matris’, hanno approfittato dello
stato della ‘normazione’ locale indiana
che lasciava ampio spazio all'autonomia
privata”. Il gup, inoltre, nelle motivazioni
chiarisce che “con l’avanzamento della
tecnologia si è assistito all’avveramento
della profezia di quel giurista inglese
che, nella seconda metà dell’800, delineando le linee evolutive del diritto, coniò
la famosa espressione ‘from status to
contract’”. Anche il diritto di famiglia, si
legge ancora, “è stato investito dalla dissociazione tra il dato naturale della procreazione e la contrattualizzazione delle
forme di procreazione, quest’ultimo fenomeno variamente normato dai sistemi
giuridici nazionali”. Di fronte a questo
stato di cose, spiga il giudice, “la stessa
definizione della maternità è ormai controversa”.
Carlotta Bravo
11
Mercoledì 9 aprile 2014
Dall’Italia
IL GOVERNATORE VARA LA NUOVA SQUADRA DI GOVERNO E IL SEGRETARIO REGIONALE RACITI, COME IL SUO PREDECESSORE, LO SFIDUCIA
Sicilia, Crocetta spacca ancora il Pd
“Piuttosto che fare i calcoli sulla direzione del partito, ti consiglierei di farli sulla maggioranza all’Ars”
di Giuseppe Sarra
rocetta barcolla ancora,
ma quanto durerà non si
sa. Il governatore della
Regione Siciliana ha varato
la nuova squadra di governo. Una giunta che ha mandato
in frantumi il Partito democratico.
La sostanza, rispetto al suo primo
anno e mezzo di mandato, non cambia. Polemiche, accuse e malumori
agitano – sempre e comunque - gli
equilibri interni alla maggioranza.
E così, dopo Giuseppe Lupo, a poche settimane dalla sua elezione, è
la volta del neo segretario regionale
del piddì, Fausto Raciti, a gettare
fango contro l’ex sindaco di Gela.
“Crocetta piuttosto che fare i calcoli
sulla direzione del Pd, ti consiglierei
di farli sulla maggioranza all’Ars”,
un tweet veneloso quello messo a
segno da Raciti che si affida all’hastag “#dareinumeri”.
Una giunta nata sull’onda dei ricatti
dell’Udc, che rivendicava più spazio
e visibilità nel quartier generale di
Palazzo dei Normanni. Diatriba cavalcata pure dalle varie minoranze
interne in seno al Pd. Poi, il patatrak.
Tra le new entry Salvatore Calleri,
presidente della Fondazione Caponnetto, catanese che da anni vive
a Firenze, molto vicino a Renzi, Nico
Torrisi (Udc), Roberto Agnello e
Giuseppe Bruno, ambedue in quota
Pd. Antonio Fiumefreddo, invece,
C
per i Drs e Paolo Ezechia Reale
(Articolo 4). Confermati gli uscenti
Michela Stancheris (Lista Megafono), Nelli Scilabra (Pd), Patrizia Valenti (Udc), Mariarita Sgarlata (Pd),
Lucia Borsellino e Linda Vancheri,
vicine al presidente Crocetta. La
tensione nel partito guidato da Renzi, però, è alle stelle. Tanto da far
saltare la direzione regionale che
si sarebbe dovuta riunire ieri po-
TURISMO - ENNESIMO PASSO FALSO
I visitatori dell’Expo?
Non dormiranno in Italia
meriggio a Palermo.
A darne notizia è stato lo stesso
Raciti: “Il governatore con le sue
decisioni ha partorito un governo
di sopravvivenza con numeri addirittura più risicati di quello precedente, che rischia di tradursi in costante mercimonio all’Ars”. Il neo
segretario, oltre al presidente Crocetta, mette sul banco degli imputati
“i singoli esponenti delle forze po-
litiche di maggioranza, compreso
il mio partito, che hanno scelto di
parteciparvi”. E a Renzi dice: “Roma
debba fare chiarezza”. Il numero
del Pd isolano, inoltre, prende pure
le distanze dal programma di governo: “La logica notabiliare e correntizia con cui è stato composto
questo nuovo esecutivo è figlia delle
piccolezze di chi avrebbe dovuto
rappresentare la Sicilia all’interno
del partito nazionale ed ha preferito,
invece, cedere agli interessi di bottega consegnandosi del tutto ad
un cerchio magico che è il vero
problema di questa regione e del
suo presidente”.
Musica per le orecchie del senatore
di Forza Italia, nonché coordinatore
siciliano del partito di Berlusconi,
Vincenzo Gibiino: “Dopo diciotto
mesi di soli annunci e di totale immobilismo il governatore ci presenta
la nuova giunta, frutto di un’attenta
spartizione politica. La verità è una
sola – attacca ancora - dal Crocetta-Bis non possiamo attenderci nulla
di buono. Come al solito non mancano le parole, come al solito manca
un programma di riforme e di crescita. Forza Italia è certa – conclude
- che la Sicilia e i siciliani meritino
ben altro”. Crocetta, però, rispedisce al mittente le accuse, sottolineando che la seconda fase del
suo governo è “nata su impulso
della segreteria nazionale Pd: c’era
la necessità di ricomporre un largo
quadro di alleanza, fedele al quadro
politico originario”.
Intanto, il presidente dell’Assemblea
regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, ha già comunicato che il presidente Crocetta riferirà sul rimpasto
in Aula mercoledì prossimo. Una
seduta che si preannuncia scoppiettante. Chi ben comincia è a
metà dell’opera. Non è il caso di
Crocetta.
MILANO – CAMPI NOMADI ABUSIVI, SPORCIZIA E FURTI
L’AssoHotel: “Austria e Svizzera ci portano via
le quote di mercato garantite dall’evento”
La città sempre più ostaggio
dei Rom: e il Sindaco dorme
n’Italia talmente debole
da finire sotto i tacchi
delle nazioni vicine. Non
certo solo la Germania, o la
Francia, o la Gran Bretagna:
anche la Slovenia e la Svizzera,
l’Austria e la Croazia hanno
ormai gioco facile nel sottrarre
quote di mercato all’Italia nel
settore produttivo, in quello
commerciale, persino in quello
turistico dove non dovremmo
temere proprio nessuno.
L’ultimo allarme? Svizzera e
Austria stanno ''scippando''
all''Italia i visitatori dell''Expo
2015 di Milano. A lanciarlo è
Filippo Donati, presidente nazionale di Assohotel, che ieri
a Bologna durante l’assemblea
regionale dell’associazione degli albergatori di Confesercenti,
ha reso noto l’ennesimo colpo
l quartiere Adriano a Milano è ormai
ostaggio dei rom, che hanno occupato un ampio parcheggio situato
nell’area di via Trasimeno e la fanno da
padroni, con buona pace della sicurezza
degli abitanti della zona e senza che
l’amministrazione cittadina faccia nulla
per rispondere alle esasperate lamentele
di questi ultimi.
La denuncia viene da un residente che,
per spiegare quel che accade in quell’area, ha scritto una dettagliata lettera
a cronacamilano.it. in cui segnala “la
continua presenza di rom all’interno di
un parcheggio situato in via Trasimeno”.
Un campo vero e proprio insomma che,
insediatosi poco prima dell’estate 2013,
era stato poi sgomberato. Ma la tranquillità del quartiere non è però purtroppo durata a lungo. Dallo scorso
mese di febbraio (2014) infatti, “ogni
settimana si insediano varie famiglie
rom, con i loro soliti ‘modi e costumi’.
Parcheggiano sul suolo pubblico camper
o roulotte, con tanto di finestre aperte,
panni sporchi, banchetti all’aperto”. Situazione questa portata prontamente
all’attenzione della Polizia municipale,
che interviene ma non riscontra nessuna
infrazione e di conseguenza non rilascia
nessuna multa. “Ho chiesto le motivazioni
di questo comportamento e mi è stato
risposto che le multe non vengono fatte
I cittadini protestano: “L’illegalità va combattuta con provvedimenti esemplari”
I
U
all’economia italiana. Il fatto
è che le due nazioni alpine,
dice Donati, “da due anni sono
in campo con il sistema delle
loro città, mentre noi non abbiamo ancora un’agenzia unica
che dirotti le presenze in Italia”.
Risultato: l’Expo si farà a Milano e il beneficio per il settore
ricettivo va dirottandosi verso
il canton Ticino o il Tirolo. In
Italia, scuote la testa Donati,
“siamo un po’ troppo feudali”,
e le divisioni a livello locale
finiscono per avvantaggiare
gli altri Paesi. Il presidente di
Assohotel si dice dunque
“scettico sull’Expo: già con
Italia '90 e il Giubileo del 2000
dovevano arrivare milioni di
visitatori, ma non abbiamo visto granché”.
Valter Brogino
perché tanto non le pagano”, dice ancora
il cittadino.
Senza contare che “il sindaco Pisapia –
aggiunge - concede permessi temporanei per accamparsi sul suolo pubblico.
Così è ovvio che i rom sgombrano momentaneamente la zona occupata e si
ripresentano dopo due o tre giorni”.
Insomma, nessuno fa niente per risolvere
la questione, “e intanto la brava gente,
con documenti in regola ed un conto
corrente in banca viene tassata e al
momento opportuno multata. Tanto paghiamo come asini. L’illegalità e le continue infrazioni delle persone – osserva
infine l’indignato cittadino – si combattono con richiami e provvedimenti esem-
plari, atte a proteggere la comunità”.
Certo, bisogna chiedersi di quale comunità si tratta. Perché a ben vedere
l’amministrazione arcobaleno di Pisapia
sembra più attenta alle esigenze degli
zingari. Per capirlo basta scorrere il
testo della delibera recentemente approvata dalla Giunta e gli accordi ad
essa collegati. Che prevedono lo stanziamento di circa sei milioni di euro
per un’assistenza abitativa, sociale, culturale ed economica. Ironia della sorte,
si tratta di fondi erogati dal Ministero
dell’Interno sulla base del “Piano Maroni”
che la giunta Moratti aveva destinato
all’azzeramento dei campi milanesi.
Cristina Di Giorgi
Mercoledì 9 aprile 2014
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Sport
GP ARIA SPORT
Dominio abruzzese nel Città di Roma
Martorelli, Falez e Alessandra Ruggieri in evidenza tra i laziali. Bis dell’aquilano Giusti del Romana Ski
i è disputato a Campo Imperatore
il VI° Trofeo Città di Roma Gran
Premio Aria Sport, uno degli appuntamenti clou del calendario
sciistico regionale laziale. L’evento,
organizzato dal G.S. Città Romana Ski in
collaborazione con il Comitato Regionale
Lazio – Sardegna della FISI, si è avvalso
quest’anno di un Main Sponsor di prestigio
come Aria Sport, brand di Aria Group. La
gara riservata alle categorie Master, Giovani
e Senior ha visto impegnati sulla pista Mirtillo della stazione abruzzese oltre cento
sciatori provenienti da tutto il Centro Italia.
Due gli slalom giganti tracciati da Luigi
Faccia e disputati nella splendida cornice
assolata del Gran Sasso. L’artistico Trofeo
Città di Roma, una splendida riproduzione
del Colosseo, è stato vinto a sorpresa dallo
S.C. Campo Felice - Rocca di Cambio. Gli
aquilani si sono imposti con 4410 punti davanti allo Sci Club Aliski (3635). Terzo posto
per il G.S. Romana Ski (3575 punti). In una
manifestazione dominata dagli sciatori
abruzzesi sono stati due i laziali ad aggiudicarsi entrambe le gare delle rispettive
categorie: Angelo Martorelli dello S.C. Terminillo (Seniores) e Alessandro Falez dello
S.C. Maestri Laziali (Master B). Il reatino tra
l’altro ha fatto segnare il miglior tempo assoluto (56”27) nella seconda gara. In campo
femminile spiccano il secondo ed il terzo
posto di Alessandra Ruggieri del G.S. Romana Ski (Master C). Tra gli altri laziali
saliti sul podio terzo posto per Pietro Dall’Oglio (CAI Roma), Marco Caprini (Romana
Ski) e Luca Boezi (Campocatino). A regalare
una doppia vittoria al GS Romana Ski è
stato Mario Giusti. Lo sciatore di Assergi,
S
La premiazione: da sinistra il vice presidente del CLS U. Occhioni, G. Cerasa (Aliski), A. Lolli (Campo Felice) e G. Lucarelli (Romana Ski)
tesserato dallo sci club di Lucarelli, si è imposto in entrambe le gare dei Master A
precedendo l’umbro Matteo Corvatta. Per
la cronaca da segnalare il doppio successo
della teramana Elena Mastronolo (Master
C), di Wanda Cirilli (Campo Felice) e Niccolò
Villani (Aquilotti Gran Sasso) nella categoria
Aspiranti, di Elisa Di Nardo (C. Felice) e
Francesco Rovere (Castiglione) tra gli juniores e di Bianca Maria Canaletti (Paganica)
tra le seniores.
“Il Città di Roma rappresenta il nostro fiore
all’occhiello da ben sette anni e siamo orgogliosi di essere riusciti seppure in extremis a recuperare la gara – ha sottolineato il
Presidente Lucarelli - un ringraziamento
particolare oltre che a tutti i partecipanti
desidero rivolgerlo ai dirigenti di Aria Sport
che con il loro marchio hanno dato lustro
alla manifestazione”. Vittorio Ricerni, Direttore Generale di Aria Sport, intervenuto
alla cerimonia di premiazione, ha ribadito
gli obiettivi del suo gruppo: “Il supporto di
Aria Sport al Trofeo Città Roma nasce da
una forte propensione per le attività agonistiche e dal desiderio di voler dare risalto,
a livello sia locale sia nazionale, alla disciplina sciistica. Vorrei, assieme al mio team,
sviluppare un percorso di crescita e formazione per gli atleti della neve, dotato di
un laboratorio di medicina sportiva guidato
da uno staff di professionisti qualificati”.
Parole di elogio all’organizzazione ha invece
rivolto Umberto Occhioni Giudice di gara
nonché Vice presidente del CLS FISI: “Il
Città di Roma si è confermato evento di
grande risalto. Complimenti a tutti i partecipanti e soprattutto ai Maestri di sci di Assergi ed al personale della stazione di Campo Imperatore che con il loro prezioso
lavoro hanno consentito il regolare svolgimento della manifestazione”.
ALBO D’ORO. 2008: Sci Club Mid Sport Roma,
2009: Sci Club Mid Sport Roma, 2010: Alitalia Euroski, 2011: Sci Club Mid Sport Roma, 2012 non
disputato, 2013: Alitalia Euroski, 2014: Campo
Felice - Rocca di Cambio.