Percorsi esplorativi in clinica proiettiva

A
Tiziana Sola
Percorsi esplorativi in clinica proiettiva
Saggi e ricerche cliniche
Con due contributi di
Michèle Emmanuelli
Benoît Verdon
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
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I edizione: ottobre 
Alla memoria di mio padre
È un errore chiudere l’inconscio entro un
limite e porlo ai confini della ragione
Non devo deformare, parto dall’informe e
formo
Georges Braque, Il giorno e la notte
L’immaginazione tenta un avvenire [. . . ]
Nella nostra rêverie si forma un mondo,
un mondo che è il nostro mondo. E da
questo mondo fantasticato e sognato
apprendiamo le possibilità di accrescimento
del nostro essere in un
universo che è il nostro. C’è del futurismo
in ogni universo sognato.
Ed è così che i giochi intermediari del
pensiero e della rêverie, della funzione
psichica del reale e della funzione dell’irreale
si moltiplicano e si incrociano
per produrre queste meraviglie
psicologiche dell’immaginazione
dell’umano [. . . ] L’uomo è un essere per
immaginare.
Gaston Bachelard, La poetica delle rêverie
Le fantasie che non si erano potute
realizzare a un tratto esplodevano e
davano corpo a un altro universo nel quale
poi si sarebbe sviluppata la vita.
Antonino Ferro, Rêverie
Indice

Premessa

Introduzione
Parte I
Saggi e riflessioni teorico–cliniche

Capitolo I
Una nessuna o centomila diagnosi

Capitolo II
I criteri di validità e attendibilità sono applicabili a degli
strumenti di natura prettamente clinica?

Capitolo III
Dinamiche della creatività nello spazio mentale: il potere
evocativo delle macchie, tra il visibile e l’invisibile

Capitolo IV
Risposte di movimento al Rorschach: specchio della vitalità
psichica tra soggettività e intersoggettività

Capitolo V
Specificità del campo proiettivo: rêveries e potenzialità
trasformative

Percorsi esplorativi in clinica proiettiva


Capitolo VI
Enigma dell’informe e intrigo narrativo: enunciati chiave
dell’atto proiettivo

Capitolo VII
Plaidoyer per un approccio antropologico–culturale dei
Metodi Proiettivi
.. Etica degli strumenti proiettivi,  – .. Ricerche proiettive
nel campo antropologico–culturale: breve richiamo storico, 
– .. Il contributo antropologico–culturale italiano degli anni
–: gli studi di Ernesto de Martino e di Michele Risso, 
– .. La ricerca di de Martino sul tarantismo e l’apporto del
Rorschach,  – .. Studio del protocollo Rorschach di una “tarantata”: Carmela,  anni,  – .. Apporto del Rorschach nella
comprensione del tarantismo,  – .. Per tornare al discorso
iniziale. . . ,  – .. E per concludere. . . , .

Capitolo VIII
Il ruolo degli strumenti psicodiagnostici nella pratica pedagogica
.. Il ruolo dello psicologo nella scuola,  – .. L’utilizzo dei
test psicologici in ambito scolastico,  – .. La creazione di
uno “spazio psicologico” nella scuola, .
Parte II
Ricerche cliniche

Capitolo I
L’utilizzo clinico dei metodi proiettivi in adolescenza

Capitolo II
La diagnosi in psicopatologia dell’adolescenza: figure e
clinica dell’angoscia attraverso i metodi proiettivi
di Michèle Emmanuelli
.. La traduzione della perdita di oggetto nelle prove proiettive, .
Indice


Capitolo III
Il Rorschach e il T.A.T. nell’adulto anziano: significanti
enigmatici ed euristici della conflittualità psichica
di Benoît Verdon

Capitolo IV
Il cambiamento in psicoterapia: modalità di espressione
attraverso i metodi proiettivi
.. Analisi dei protocolli: aspetti convergenti e divergenti,  –
.. Analisi Clinica,  – .. Conclusione, .

Capitolo V
Dinamiche del Tipo di Risonanza Intima al Rorschach:
espressioni del maschile e del femminile
.. Il modello interpretativo,  – .. Il campione,  – .. Analisi clinica,  – ... Le donne,  – ... Gli uomini,  –
.. Riflessioni,  – .. Conclusione, .

Capitolo VI
Il processo di latenza nella clinica attuale italiana: studio
attraverso i Metodi Proiettivi
di Tiziana Sola, Mariantonietta Gennari, Silvia Marfisi
.. Il campione,  – .. I colloqui,  – .. I risultati ai proiettivi: prime constatazioni,  – .. I dati quantitativi,  – .. Analisi clinica del polo pulsionale–identificatorio,  – ... Le
bambine,  – ... I bambini,  – .. Conclusione, .

Capitolo VII
L’apporto dei metodi proiettivi nella psicopatologia del
tossicomane
.. Metodologia,  – .. Campione,  – .. Analisi clinica
dei protocolli,  – .. Conclusione, .

Bibliografia
Premessa
Scrivere la premessa ad un proprio testo ha l’effetto di un paradosso: corrisponde ad un’apertura al lettore, ma per chi ne
è l’autore è una chiusura, il completamento di un periodo di
lavoro più o meno lungo, più o meno faticoso, tra momenti
di scorrevole ispirazione, se non di vera esaltazione, ed altri di
vuoto associativo, di pensieri ingarbugliati e di notti insonni.
Claudio Magris dice che scrivere è come viaggiare. Si scrive
per “raccogliere quante più esistenze e storie possibili e salvarle dal fiume del tempo, dall’onda cancellatrice dell’oblio” .
È quanto mai vero per questo mio libro nato dal desiderio di
raccogliere scritti ideati nel corso di un decennio e presentati
in occasione di convegni e giornate di studio, spinta dallo spirito che sempre mi accompagna, simile a quello che anima il
rigattiere, quello del recupero, del racimolo di ricordi e oggetti
significativi, in questo caso di idee e riflessioni maturate nel
tempo, nell’ambito di studio e di pratica professionale che svolgo ormai da  anni. È come fare ordine, ordine pur sempre
transitorio, in una casa che si ama molto, e dare sistemazione
ad oggetti sparsi che, riuniti, danno la sensazione di conservare
parti di sé e salvaguardarli dalla dimenticanza. Anni fa scrissi
un articolo sulla casa e sul senso dell’abitare , citavo Natalia
Ginsburg che diceva che le case uno le conserva sempre dentro
di sè , come a dire che la casa non è solo un riparo fisico, protettivo, ma è soprattutto una dimensione psicologica che partecipa
della nostra identità. Abitare è esistere, per cui non abitiamo
. M C. (). L’infinito viaggiare, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, p. XVII.
. S T. (). Il corpo e la casa, « Impronte », Estate, n. . Ora on–line:
www.rivistaimpronte.it.
. G N. (). La città e la casa, Einaudi, Torino.


Premessa
solo case ma idee, concetti, visioni della vita, dimensioni che
compongono il corpus intellettuale ed emotivo nel quale possiamo riconoscerci, costituendo quel fondo di sicurezza personale
che, quantunque soggetto a continue rimesse in discussione,
resta pur sempre una necessità umana irrinunciabile. Gli scritti
riuniti in questo libro, come accenno nell’introduzione, riguardano una branca specialistica, la clinica proiettiva, che insieme
con quella psicoterapeutica, rappresenta un po’ la mia dimora.
Una dimora stagliata su un terreno specifico, quello psicoanalitico, che è l’humus che correda tutto il mio lavoro e questi
scritti, ripartiti in saggi teorici e ricerche cliniche, redatti tutti
in momenti diversi, uno dei quali con il prodigo apporto di
due mie collaboratrici. Alcuni sono recenti o recentissimi, altri
sono più datati, e lo dimostrano, ma, tranne qualche piccolo
ritocco, volto a ridurre ripetizioni che tuttavia non sottraggono
totalmente il testo da tratti di ridondanza – e di questo me ne
scuso –, ho voluto lasciarne intatta la struttura. La scrittura è in
fondo testimonianza del nostro essere nel divenire della vita e,
come dice Agostino Racalbuto, “presiede all’illusione di [. . . ]
dare una casa a ciò che è per sua natura erratico” . Ecco, io
ho tentato di dare dimora a pensieri, riflessioni, interrogazioni che, per un lasso di tempo, fino ad oggi, hanno nutrito la
mia mente e contribuito a consolidare la mia identità di persona e di professionista. Prima che quelle idee, da nomadi che
sono in fondo, assumano, trasformandosi, altre sembianze e
riprendano il volo verso altri destini.
Tiziana Sola
giugno 
***
. R A. (). Le parole della cura e la cura delle parole, « Riv. Psicoanalisi », numero speciale: –, citato da S C. (). Il dentro e il fuori.
Psicoanalisi e architettura, Il nuovo melangolo, Genova.
Premessa

Tengo a ringraziare i miei allievi della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica Breve di Chieti (Dir.
Prof. Massimo Di Giannantonio), gli allievi in supervisione,
gli studenti universitari e, non ultimi i miei pazienti. I primi
incoraggiandomi a mettere su carta tematiche oggetto di discussioni seguite sempre con generosa partecipazione, gli ultimi
ma mai ultimi, poiché senza il loro apporto clinico, senza l’irripetibile condivisione che rende unico il rapporto con ognuno
di essi, questo libro, ma non solo questo, non avrebbe potuto
germinare.
Non ne avrei inoltre consentito la stampa senza la rilettura
finale di Claudia Sola, la mia Claudia, il cui occhio specialistico,
attento e preciso, ha reso il testo più chiaro e ripulito da refusi
o imperfezioni di altro tipo.
Vorrei infine ringraziare i miei colleghi francesi, Michèle
Emmanuelli e Benoît Verdon per aver accettato il mio invito
a pubblicare in questo testo i loro due lavori, frutto di partecipazioni a giornate di studio italiane che restano, per me,
incancellabili. Non solo per l’amicizia che ci lega da anni sono
loro grata, ma anche per la condivisione di una passione scientifica che tra discussioni, dibattiti e momenti faceti, ci ha portati
a rallegrarci della nostra prossimità e a riflettere, arricchendoci
reciprocamente, sulle nostre diversità.
Introduzione
Questo libro raccoglie una serie di lavori redatti nel corso di
vari anni, tutti dedicati all’approfondimento di temi riguardanti
la riflessione teorica e metodologica sugli Strumenti Proiettivi,
una branca che in Francia è denominata Psicologia Proiettiva,
a tutti i titoli parte integrante della Psicologia Clinica. Campo
di studio e di pratica, costitutiva, insieme con quella di psicoterapeuta, della mia attività clinica, l’una e l’altra accomunate
dalla scelta dell’approccio psicodinamico.
La metodologia proiettiva si incarna qui nell’associazione
di due test, che test veri e propri non sono; più propriamente, sarebbe meglio definirle “prove cliniche”, trattandosi del
Rorschach e del Thematic Apperception Test (T.A.T.). Due
strumenti applicati nella modalità proposta dalla scuola francese detta di “Paris V”, di cui la scrivente è stata allieva diretta, in
una visione che si fonda sulla loro complementarità, l’uno completandosi attraverso l’altro, e in una prassi la cui finalità va ben
oltre quella ordinaria della diagnostica clinica e psicopatologica.
Prospettive che, a partire dal riferimento alla metapsicologia
freudiana e post–freudiana, si connotano, qui, di una tipicità
permeata dall’apporto di altre discipline umanistiche (fenomenologia esistenziale, antropologia, filosofia), aperture originali,
come si vedrà in alcuni capitoli, che il mezzo proiettivo, nella sua ricchezza evocativa rende tanto indispensabili quanto
proficue.


Introduzione
Diagnosi, clinica, creatività: elementi del “campo proiettivo”
Non è opportuno qui ritornare sulle caratteristiche e sui principi psicologici che governano questi strumenti, benché in alcuni
capitoli vi si accennerà. Il lettore non iniziato alla loro pratica, potrà tuttavia trovarli in altri miei lavori (Sola, , ).
Questo testo è dedicato ad approfondimenti che spaziano su
vari piani: da riflessioni sul senso della diagnosi (vedi Parte
I, Cap. I), questione alla quale la consultazione psicologica e
psicoterapeutica ci confrontano costantemente, ed i proiettivi
ne costituiscono un apporto talora irrinunciabile, ad interrogativi su problematiche che investono la natura clinica di tali
strumenti (vedi Parte I, Cap. II). Da considerazioni sul processo creativo, elemento portante del metodo proiettivo nonché
della vita psichica (vedi Parte I, Cap. III), a meditazioni che
riguardano il setting o più precisamente ciò che ho proposto di
intendere come “campo” proiettivo (vedi Parte I, Cap. V), in
riferimento alle tendenze attuali della psicoanalisi, sempre più
proiettate verso la focalizzazione di quello spazio intersoggettivo, di quell’“elemento terzo” costituito dai componenti della
coppia analitica o del gruppo psicoanalitico (Bezoari e Ferro,
, Ferro, , , , , Gaburri, , Ogden, ,
) e che in situazione proiettiva può essere rappresentata
dalla triade clinico–paziente–materiale mediatore. Dimensione
che investe, come ogni situazione clinica che si rispetti, il terreno d’incontro tra clinico e paziente e relative vicissitudini dei
processi di transfert e controtransfert, in tal caso specifici della
situazione proiettiva (Chabert, a–b–c, b–c).
I proiettivi nei passaggi critici della vita: adolescenza, vecchiaia. . .
Sono temi nati da interrogativi che nel corso degli anni hanno
sostenuto e sostengono a tutt’oggi la mia passione per la cli-