Da Santa Giuliana a Baita Cangi

Passeggiate
da fiaba
in Alta Valsugana
ITINERARIO DI SILVIA VERNACCINI
Da Santa Giuliana
a Baita Cangi
ALTA VALSUGANA:
La piana del Brenta e i pascoli del Passo di Vezzena
Lungo una delle antiche viabilità della
Valsugana, in una zona
dove era stata eretta
forse la primitiva chiesa
parrocchiale di Levico,
nominata ancora nel
1467, si trova Santa
Giuliana, frazione di
Levico stessa. La chiesa
attuale di Santa Giuliana
è del 1930, una data
ricordata dai nomi dei
suoi benefattori incisi su
una lapide all’interno: la
Regina Elena, il principe Umberto di Savoia,
Benito Mussolini.
Il paese, come vi suggeriscono le indicazioni
stradali, si distribuisce
in più aggregati e masi
Panoramica verso Santa Giuliana.
www.risparmiolandia.it
sul vasto conoide del
Rio Valscura. Superate
l’ampia zona umida con
canneto – residuo di
antichi acquitrini – della
Riserva naturale provinciale Inghiaie (istituita
nel 1992, 30 ha; tabella
Punto Tappa Lochere
dell’Ippovia del Trentino
Passeggiate da fiaba in Alta Valsugana
orientale che si snoda per
gran parte nella Catena
del Lagorai) e puntate
su Dazio (via Dazio, poi
via chiesa S. Giuliana).
Questa è la località di
partenza (499 m) del
vostro itinerario il cui
toponimo, quale luogo
di pedaggio, conferma la
sua ubicazione su storiche vie di comunicazione. Poco sopra la chiesa
(parcheggio), lasciando
sulla sinistra la Villa
Sacro Cuore gestita dalla
Comunità dehoniana di
Trento, trovate subito
chiare indicazioni che vi
accompagneranno lungo
il percorso fino a Baita
Cangi: è il cosiddetto
Sentiero del Menadór, più
tecnicamente il sentiero
Sat n. 201 che in questo
tratto ricalca il tracciato
dell’E5, il segnavia del
sentiero europeo che,
attraversando il Trentino, collega il Lago di
Costanza (Svizzera) a
Verona (600 km ca.).
Dopo pochi minuti
incontrate l’edificio
fatiscente e in parte
ristrutturato (proprietà
privata), la cui vecchia
insegna recita ancora
“Al Dazio Vendita Vino
Caffee e Liquori”. Camminando, è facile comprendere quanto giusto
sia il termine menadór
dato a questo sentiero: da menada, strada
ripida di montagna atta
al trasporto del legname verso valle. Il primo
tratto infatti, scorrendo nella pineta, risulta
abbastanza agevole, ma
appena ne uscite i con-
torni si fanno sempre
più rocciosi e il tracciato
sempre più stretto e
attrezzato (attenzione).
L’ambiente è quello della
selvaggia Val Pisciavacca, parallela alla Val Scura, e il sentiero ne segue
l’omonimo corso d’acqua
che più volte vi troverete ad attraversare.
Fermandovi poi di tanto
in tanto a guardare
verso valle, il panorama
si fa davvero incredibile:
come in cartolina potete
ammirare in un’unica
immagine i due laghi,
quello di Caldonazzo e
quello di Levico separati
dal basso Colle di Tenna;
alle loro spalle i monti
della Panarotta e del
Fravort, mentre più a
nord i profili del Gruppo
di Brenta.
Ma è ancora più
incredibile pensare
che questo sentiero,
assieme a pochi
altri, costituiva la
via d’accesso agli
Altipiani prima della
costruzione della
strada dei Kaiserjager,
la Kaiserjagerweg,
realizzata tra il 1911 e
il 1914 dai pionieri del
14° Corpo d’armata di
stanza a Innsbruck: con
partenza da Caldonazzo,
località Lochere,
procede parallela e in
sostituzione dell’antico
tracciato del menadór
fino a Monterovere.
Obiettivo principale
era quello di facilitare
il trasferimento di
soldati, armi e mezzi
militari dal fondovalle
all’Altopiano di Vezzena
In questa pagina: la Riserva naturale provinciale Inghiaie.
Nella pagina accanto: sopra a sinistra, l’affresco sulla facciata della
chiesa di Santa Giuliana; a destra,
lungo il Sentiero del Menador.
Al centro, a sinistra: la partenza
dalla località Santa Giuliana; a
destra, una delle gallerie lungo la
Strada dei Kaiserjaeger. Sotto:
il Pizzo di Levico visto da Levico
Terme.
Passeggiate da fiaba in Alta Valsugana
e da qui a Lavarone e
Folgaria. Recentemente
allargata, per la gioia
degli automobilisti e
non certo per storici e
paesaggisti, la strada
a stretti tornanti è
lunga 9 chilometri
e ha 760 metri di
dislivello: un tracciato
apprezzato da ciclisti
e bikers e inserito in
qualificanti percorsi
di gara. Infine, se vi
capitasse di transitare
per la Kaiserjagerweg
a fine settembre,
potreste incappare
nella Desmontegada,
il rientro a valle (loc.
Lochere di Caldonazzo)
del bestiame dai pascoli
di Vezzena: nei contorni
della festa assisterete
a dimostrazioni di
lavorazioni casearie
e degustazione di
formaggi tra cui il
Vezzena, un formaggio
saporito simile
all’Asiago.
Dopo esservi dissetati
a una provvidenziale
fontanella posta quasi
a metà del percorso
(evitate di compiere
questa escursione nelle
ore centrali estive) ed
esservi magari un po’
rinfrancati nell’area
attrezzata per la sosta,
una riflessione davanti
al semplice capitello e
ancora in su, per l’ultimo strappo. Di nuovo
è il bosco ad accogliere
i vostri passi; una fitta
faggeta, quindi un ca-
Passeggiate da fiaba in Alta Valsugana
nalone sotto allo Spiaz
della Volpe, una breve
radura ai cui margini
sorge silenziosa Baita
Cangi (1.370 m; 2.30
ore), la vostra meta. Un
tempo era un semplice
ricovero, la casa del
boscaiolo, ovvero la
cascina del Saltàr, poi
dal 1967 la gestione
passa alla sezione Sat
di Levico, insieme alla
manutenzione di questo
come di altri sentieri; è
dotata di cucina, stufa
a legna, tavoli, panche
e 6 posti letto (per le
chiavi contattare la Sat
di Levico).
Qui, oltre al vostro
itinerario, termina
il Menador di Levico
(poco distante e quasi
parallelo, il Menador di
Caldonazzo saliva invece
a Lavarone attraverso
la Val di Centa), ma se
avete ancora energia,
potete proseguire per
Monterovere (0.30 ore),
oppure proseguire per
Cima Vezzena (1.908
m), lo sperone roccioso
che sta di fronte a Levico, “rivestito” dai ruderi
Levico Terme, APT: tel.
0461 727700; www.
visitvalsugana.it
Sezione Sat di Levico:
www.comune.levicoterme.tn.it
Da Levico Valsugana
autobus extraurbano n.
415 per S. Giuliana
www.ippoviatrentinorientale.it
dell’omonimo forte o
Werk Spitz Verle (Sat
nn. 201, 202; 2 ore).
Quest’ultimo, un forteosservatorio d’artiglieria, era chiamato per la
sua posizione strategica
“occhio degli altipiani”
(puntato sull’Altopiano
di Vezzena e sulla Valsugana). Costruito dai
soldati austro-ungarici
(1907-1915) ritagliando letteralmente la cima
della montagna, dove
non è a picco sulla valle
si mostra circondato
da un profondo fossato
scavato nella roccia
(attenzione durante la
visita!).
Il ritorno da Baita Cangi
avviene ricalcando il
percorso dell’andata
(tot. 5 ore).
Sopra: i boschi e i pascoli dell’Altopiano di Vezzena. Sotto: Baita Cangi.