Lezione 14

Corso di Laurea in Farmacia
Insegnamento di
BIOCHIMICA
Angela Chambery
Lezione 14
Caratterizzazione strutturale delle proteine
Concetti chiave:
• Per poter essere sequenziata, una proteina deve essere separata in singoli polipeptidi che
possano essere scissi in un insieme di frammenti sovrapponibili.
• La sequenza amminoacidica può essere determinata utilizzando la degradazione di Edman,
una procedura che rimuove i residui N-terminali uno alla volta.
• La spettrometria di massa è in grado di identificare le sequenze amminoacidiche partendo
dal rapporto carica-massa dei frammenti di proteina in fase gassosa.
Caratterizzazione strutturale delle proteine
La conoscenza della sequenza amminoacidica di una proteina costituisce il prerequisito per la
determinazione della sua struttura tridimensionale ed è essenziale per comprenderne il
suo meccanismo d’azione molecolare.
Il confronto tra sequenze di proteine analoghe ottenute da specie differenti consentono di
approfondire le conoscenze sulla funzione di queste proteine e svelano le relazioni evolutive
tra le proteine e gli organismi che le sintetizzano (sistematica molecolare).
Numerose malattie ereditarie sono causate da mutazioni che determinano una
sostituzione
amminoacidica
in
una
proteina. Le
analisi delle sequenze
amminoacidiche possono essere di ausilio nello sviluppo di test diagnostici e di terapie efficaci.
Caratterizzazione strutturale delle proteine
La determinazione della sequenza dei 51 residui dell’insulina, la prima proteina sequenziata
nel 1953 da Sanger, richiese dieci anni e circa 100 g di proteina. Anche se oggi, con le nuove
tecnologie automatizzate, la maggior parte delle proteine può essere sequenziata in pochi
giorni o mesi di lavoro con pochi microgrammi di materiale, la strategia di sequenziamento
è simile a quella utilizzata da Sanger.
La proteina viene rotta in frammenti sufficientemente piccoli da poter essere sequenziati
individualmente. La struttura primaria della proteina intatta si ricostruisce partendo dai
tratti delle sequenze sovrapponibili.
Caratterizzazione strutturale delle proteine
Sanger utilizzò il DNFB che reagisce con i gruppi amminici terminali dando origine a un
derivato DNP giallo. La proteina veniva poi idrolizzata per rompere i legami peptidici e
l’amminoacido N-terminale identificato mediante cromatografia.
Frederick Sanger
Sanger ricevette per i risultati delle sue ricerche un premio Nobel nel 1958. Un secondo
premio nobel gli venne assegnato nel 1980 per aver messo a punto il metodo di
sequenziamento degli acidi nucleici mediante terminazione di catena.
Fasi preliminari
La determinazione della sequenza amminoacidica di una proteina prevede l’esecuzione di
alcune tappe preliminari che includono:
• L’isolamento delle subunità per proteine con struttura quaternaria
• La determinazione della composizione amminoacidica
• L’analisi dei residui N-terminali
• L’analisi dei residui C-terminali
• La riduzione ed il blocco dei ponti disolfurici
• La determinazione del peso molecolare
Isolamento delle subunità per proteine multimeriche
Una verifica della presenza di più subunità in una proteina può essere effettuata mediante
SDS-PAGE in presenza di un agente riducente come DTT o mercaptoetanolo. Il successivo
isolamento può essere effettuato mediante cromatografia per gel filtrazione (subunità con
diverso peso molecolare) o altre tecniche cromatografiche nel caso le subunità hanno peso
molecolare simile.
Catena A
Proteina multimerica
Catena A
Catena B
Catena A
Catena B
Denaturazione con SDS in
presenza di β-Mercaptoetanolo
Catena B
Determinazione della composizione amminoacidica
La determinazione della composizione amminoacidica di una proteina prevede le seguenti
fasi:
• Idrolisi dei legami peptidici per l’ottenimento dei singoli amminoacidi
• Separazione mediante cromatografia
• Derivatizzazione degli amminoacidi (post-colonna)
• Rivelazione spettrofotometrica
Determinazione della composizione amminoacidica
L’idrolisi acida dei legami peptidici avviene in 6N HCl a 110° C per 20-70 h sotto atmosfera
di azoto o argon.
La derivatizzazione degli amminoacidi può essere effettuata prima della separazione
cromatografica degli amminoacidi (pre-colonna) oppure all’uscita dalla colonna
cromatografica (post-colonna).
Sistemi con derivatizzazione pre-colonna
Sistemi con derivatizzazione pre-colonna
• Cromatografia a fase inversa ad alta pressione (RP-HPLC)
• 1 fluoro-2,4 dinitrobenzene (365 nm)
• dansil cloruro (310-350 nm)
• Fluoresceina isotiocianato (495 nm)
• Ortoftalaldeide (340nm, Em 450nm)
Sistemi con derivatizzazione post-colonna
Sistemi con derivatizzazione post-colonna
• Cromatografia a scambio ionico e colorazione con ninidrina
H2SO4
La cromatografia a scambio ionico viene effettuata utilizzando uno scambiatore cationico
forte con resina di polistirene/divinil benzene cui sono legati gruppi solfonici
Sistemi con derivatizzazione post-colonna
La miscela di amminoacidi viene caricata sulla colonna ad un pH acido (2.2) al quale tutti gli
amminoacidi hanno una carica positiva (pH<pI) e si legano. L’eluizione viene effettuata mediante un
aumento di pH, forza ionica e temperatura.
Saranno eluiti prima gli aa acidi, poi i neutri ed infine i basici che, con la loro carica positiva,
interagiscono più fortemente con lo scambiatore cationico della colonna.
Sistemi con derivatizzazione post-colonna
La derivatizzazione post-colonna viene effettuata con ninidrina che reagisce con gli
amminoacidi liberi dando origine ad un colore colore blu con gli α-amminoacidi o giallo con
gli imminoacidi (prolina). L’assorbimento viene dunque letto ad una lunghezza d’onda di
570 (giallo) e 420 (violetto) nm.
Composto di Ruhemann (Blu-violetto)
Vi è il largo impiego di questa reazione nei test per la rivelazione delle impronte digitali in
quanto amminoacidi in tracce vengono depositati sulle superfici toccate.
Determinazione della composizione amminoacidica
Poiché l’assorbanza è proporzionale alla quantità di amminoacidi, la derivatizzazione con
ninidrina consente di effettuare una determinazione quantitativa estremamente accurata
degli amminoacidi rilevati come una serie di picchi (cromatogramma) che possono essere
integrati per il calcolo della concentrazione.
Tempo di ritenzione (min)
Il tempo di ritenzione del picco identifica l'amminoacido dal punto di vista qualitativo,
mentre l'area dello stesso è utilizzata per ricavarne la concentrazione. Il sistema deve
essere calibrato con una miscela di amminoacidi standard, da cui ricavare successivamente
i dati relativi al nostro campione.
Analizzatore automatico di amminoacidi
Gli analizzatori automatici di amminoacidi sono costituiti da sistemi integrati per l’analisi di
amminoacidi. Lo schema a blocchi consente di effettuare tutte le fasi dell’analisi in maniera
automatizzata.
Sistema tamponi
Colonna a scambio ionico
Reattore (a 100/130 °C)
Analizzatore di amminoacidi
Registratore
Sistema di integrazione
Fotometro
Ninidrina
Analisi dei residui N-terminali
I residui N-terminali di ogni catena polipeptidica (se non sono bloccati per via chimica) possono
essere determinati mediante marcatura con composti rivelabili spettrofotometricamente. Il
dansil cloruro reagisce con le ammine primarie formando peptidi dansilati.
Analisi dei residui N-terminali
Il trattamento con un acido ad alta temperatura idrolizza i legami peptidici liberando il
residuo N-terminale che può essere separato mediante cromatografia ed identificato
mediante la fluorescenza gialla.
Analisi dei residui C-terminali
I residui C-terminali non possono essere identificati per via chimica ma si utilizzano enzimi
che tagliano in maniera sequenziale il residuo C-terminale. I residui rilasciati al C-terminale
vengono identificati mediante reazione con ninidrina e successiva cromatografia a scambio
ionico.
Carbossipeptidasi A taglia tutti i residui eccetto Pro, Arg, e Lys
Carbossipeptidasi B agisce solo su residui di Arg e Lys
Carbossipeptidasi A
Riduzione dei ponti disolfurici
I residui di cisteina possono formare ponti disolfurici intermolecolari ed intramolecolari
Riduzione dei ponti disolfurici
I ponti disolfurici possono essere scissi mediante riduzione con mercaptani (composti che
contengono gruppi –SH) come ditiotreitolo (DTT) o β-Mercaptoetanolo (β
β-Me)
DTT in eccesso
Riduzione dei ponti disolfurici
I gruppi sulfidrilici liberi sono poi alchilati mediante trattamento con iodoacetato (o
iodoacetamide) per impedire la riformazione dei ponti disolfuro mediante ossidazione da
parte di O2
Cisteina ridotta
Iodoacetamide
Cisteina Carboamidometilata
Degradazione di Edman
1. Il reagente di Edman
fenilisotiocianato (PITC), reagisce
con il gruppo amminico Nterminale di un polipeptide in
condizioni blandamente alcaline.
2. Si forma così un addotto
feniltiocarbamilico (PTC).
3. Tale composto trattato con
acido trifluoroacetico (CF3COOH)
anidro libera il residuo Nterminale sottoforma di derivato
tiazolinonico, senza idrolizzare gli
altri legami peptidici.
Degradazione di Edman
Il derivato tiazolinone-amminoacido è estratto selettivamente
con un solvente organico ed è convertito nel più stabile
derivato feniltioidantoina (PTH) mediante trattamento con un
acido in soluzione acquosa.
Degradazione di Edman
E’possibile risalire alla sequenza amminoacidica di una proteina partendo dall’N-terminale e
spostandosi verso l’interno, sottoponendo il polipeptide a cicli ripetuti della degradazione di
Edman e, dopo ogni ciclo, identificando il PTH-amminoacido liberato.
Degradazione di Edman
Il tipo di amminoacido è identificato mediante confronto con i tempi di eluizione dei 20 PTHamminoacidi standard di riferimento separati mediante cromatografia a fase inversa.
E’ possibile rilevare meno di una picomole di PTH-amminoacido. L’analisi di sequenza può
essere condotta su quantità dell’ordine di 5-10 pmol di peptide (<0.1 µg).
Degradazione di Edman
Oggi tutte le fasi della degradazione di Edman sono state automatizzate e possono essere
effettuate utilizzando sequenziatori automatici.
Degradazione di Edman
Dopo circa 50-60 cicli diventa difficile
determinare la sequenza amminoacidica. Ciò
accade perché, dopo un numero elevato di cicli,
gli effetti cumulativi di reazioni incomplete e di
reazioni
secondarie
del
processo
di
degradazione di Edman (carry over) rendono
impossibile
una
identificazione
certa
dell’amminoacido rilasciato e quindi della
sequenza amminoacidica.
Strategia per il sequenziamento delle proteine
La proteina da sequenziare deve
essere scissa in frammenti
sufficientemente brevi da poter
essere sequenziati
individualmente.
Strategia per il sequenziamento delle proteine
Poi, partendo dalla sequenza dei
tratti sovrapposti, si ricostruisce
la struttura primaria della
proteina intatta.
Peptidasi
Le endopeptidasi sono enzimi che
catalizzano l’idrolisi dei legami
peptidici interni, contrariamente
alle esopeptidasi che rimuovono i
residui N- o C-terminali.
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
proteina
- amminoacido
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
proteina
- arginina
- lisina
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
Tripsina
- arginina
- lisina
Riconosce e taglia con elevata
specificità i legami peptidici al
terminale carbossilico dei
residui di Arg e Lys se il residuo
successivo non è Pro
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
- arginina
- lisina
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
- arginina
- lisina
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
La digestione con tripsina di una proteina da luogo a frammenti di varia lunghezza che
terminano, ad eccezione del C-terminale, con un residuo di lisina o arginina.
DIGESTIONE DELLE PROTEINE
La digestione con tripsina di una proteina da luogo a frammenti di varia lunghezza che
possono essere separati ed isolati mediante cromatografia a fase inversa e sequenziati
individualmente
Nter----------K----------K---------R------------R--------K--------------Cter
Nter------Kcter
Nter------Kcter
1° peptide
2° peptide
Nter------Rcter
3° peptide
Nter-------cter
4° peptide
Nter-----Kcter
5° peptide
Nter-------Cter
6° peptide
3 6
5 2
4
RP-HPLC
Sequenziamento
1
Peptidasi
Altre endopeptidasi hanno specificità diversa e producono serie di frammenti peptidici con
sequenze che si sovrappongono.
Idrolisi chimica con CNBr
Molti reagenti chimici promuovono la scissione dei legami peptidici in corrispondenza di
particolari residui. Uno dei più utilizzati è il bromuro di cianogeno (CNBr) che taglia sul lato
carbossiterminale dei residui di metionina. Il C-terminale di nuova formazione dà origine ad
una struttura ciclica (omoserina lattone).
Strategia per il sequenziamento delle proteine
E’ necessario adoperare enzimi proteolitici diversi per generare una serie di frammenti
peptidici sovrapposti
Anche in questo caso si procederà alla determinazione della sequenza di ciascun
peptide
Le serie di sequenze peptidiche sovrapposte consentono di ricostruire la sequenza di
ciascun polipeptide
Esempio
N-Asp-Ala-Gly-Arg-His-Cys-Lys-Pro-Lys-Ser-Glu-Asn-LeuN
-Asp-Ala-Gly-Arg-His-Cys-Lys-Trp-Lys-Ser-Glu-Asn-LeuIle
Ile-Arg-Thr-Tyr-C
-Arg-Thr-Tyr-C
Tripsina
N-Asp-Ala-Gly-Arg
Ser-Glu-Asn-Leu-Ile-Arg
His-Cys-Lys-Pro-Lys
Thr-Tyr-C
I peptidi vengono separati mediante RP-HPLC e sequenziati
mediante degradazione di Edman
Esempio
Tyr-Gly-Lys
Tripsina
Ala-Lys
Chimotripsina
Ile-Thr-Pro
Ala-Asp-Phe-Ser-Arg
Ser-Arg-Ile-Thr-Pro
Ala-Lys-Tyr
Gly-Lys-Ala-Asp-Phe
Ser-Arg-Ile-Thr-Pro
Ile-Thr-Pro
Ala-Lys-Tyr-Gly-Lys-Ala-Asp-Phe-Ser-Arg-Ile-Thr-Pro
Tyr-Gly-Lys-Ala-Asp-Phe-Ser-Arg-Ile-Thr-Pro
Gly-Lys-Ala-Asp-Phe-Ser-Arg-Ile-Thr-Pro
Ala-Asp-Phe-Ser-Arg-Ile-Thr-Pro
Banche dati di sequenze proteiche
Le sequenze delle proteine possono essere depositate ed immagazzinate in specifiche
banche dati consultabili via Internet (e.g. http://www.uniprot.org/). Molte sequenze
proteiche sono state sequenziate direttamente, altre sono state dedotte dalle loro
sequenze nucleotidiche (DNA).
Spettrometria di massa
La spettrometria di massa è una tecnica che misura in maniera accurata il rapporto tra
massa e carica (m/z) di ioni in fase gassosa. Viene utilizzata per la determinazione del peso
molecolare delle proteine e anche per sequenziare i polipeptidi.
Spettrometria di massa
Nella spettrometria di massa con ionizzazione per elettronebulizzazione o elettrospray (ESI,
electrospray ionization) una soluzione di una macromolecola come un polipeptide è
vaporizzata in un capillare cui è applicato un alto voltaggio sotto flusso di azoto per formare
goccioline altamente cariche da cui il solvente evapora generando ioni in fase gassosa.
L’analizzatore dello spettrometro di massa determina poi il rapporto m/z di tali ioni con
un’accuratezza superiore allo 0.01%. Le cariche derivano dalla protonazione dei residui di
Lys e Arg.
Spettrometria di massa
Spettro ESI-MS della apomioglobina (mioglobina priva dello ione Fe) di cuore di cavallo.
Sono indicati i rapporti m/z e le cariche dei picchi da cui è possibile ricavare il peso
molecolare della proteina.
Spettrometria di massa in tandem (MS/MS)
I peptidi possono essere sequenziati mediante spettrometri di massa con analizzatori
disposti in serie. Il primo analizzatore seleziona lo ione (peptide) di interesse che viene poi
frammentato in una cella di collisione (secondo analizzatore). Le masse dei frammenti
vengono poi misurate nel terzo analizzatore.
Spettrometria di massa in tandem (MS/MS)
Poiché la frammentazione avviene in determinate condizioni prevalentemente a livello dei
legami peptidici, raffrontando le masse molecolari dei frammenti è possibile stabilire le
identità dei residui amminoacidici dei peptide ad eccezione dei residui che la stessa massa
molecolare (i.e. Ile e Leu).