bormioli rocco introduces you vivere alla bond storie e ricette di cocktail www.mybusiness.bormiolirocco.com vivere (e bere) alla bond Quando il giornalista Ian Fleming, agente segreto della Marina britannica, gentiluomo e amante dei piaceri e della mondanità, scrisse Casinò Royale era il 1953, in piena guerra fredda. Colto, e amante delle metafore ardite, si narra sia stato proprio lui a progettare per il Governo inglese parte delle mirabolanti avventure che poi avrebbe fatto vivere a James Bond. Le sue sono pagine di puro brivido, intercalate da un ampio universo alcolico: l’intramontabile Martini nelle poliedriche versioni alla vodka, al gin, shakerato, mescolato, più o meno secco; il seducente Americano; il caraibico Daiquiri; il classico Old Fashioned; il cremoso e femminile Alexander e l’assoluto Vesper, drink d’elezione di Bond: tutti cocktail resi celebri dai vari attori che interpretarono Bond, a partire da un mai eguagliato Sean Connery per arrivare sino a Daniel Craig che, con il suo successo, conferma la giovinezza del personaggio. Se non abbiamo tempo di vivere alla Bond, se siamo distanti dall’Americano del Caffè Florian di Venezia, dal Martini dell’Harry’s Bar, o dal Vesper del De Russie di Roma, cimentiamoci nel preparare nel nostro bar uno di quei drink che hanno fatto la storia e che hanno accompagnato l’agente segreto più famoso del pianeta in una delle sue pericolose missioni a ogni latitudine. Luca Bonacini Barman e sommelier alexander 2 cl di brandy 2 cl di creme de cacao scura 2 cl di crema di latte Noce moscata grattugiata al momento, o cacao Note O lo si ama o lo si odia: l’Alexander divide decisamente le platee. Il grande Luigi Veronelli lo considerava “abominevole”, e lo modificò leggermente, inventandone una sua personale versione più secca, con 2/3 di cognac, 1/3 di crema cacao e 1 cucchiaio di panna. La versione originale ottocentesca era a base di gin, poi evoluta in quella odierna con il brandy. Sono molte le leggende che riguardano la nascita di questo drink dolce, alcolico e cremoso: una ne stabilisce i natali a Londra nel 1922, a opera di Henry Mc Elhone al bar del Ciro’s Club, in onore della principessa Mary e di lord Lascelles, che si univano in matrimonio. La seconda attribuisce il nome del drink al maresciallo Alexander, valente stratega divenuto conte di Tunisi nel 1943 dopo la vittoria a El Alamein sulle truppe dell’Asse. La terza ci porta all’epoca del Proibizionismo, quando l’alcol che circolava era di pessima qualità e bere era vietato: qualcuno inventò questo drink che, nell’aspetto, assomiglia a un bicchiere di latte. Cremoso e aromatico, appartiene alla categoria degli after dinner, da degustare lontano dai pasti. L’Alexander e Bond Amato dai nemici dell’agente segreto, l’Alexander era inviso anche a Ian Fleming, come si deduce dal passo del racconto Risiko nel quale lo beve Kristatos al bar del Grand Hotel di Via Veneto, in una Roma in piena Dolce Vita, in attesa del contatto con Bond, il quale non avrà dubbi nell’ordinare Negroni: Ceralacca cocktail Mettere gli ingredienti – compresa la panna montata – nello shaker con ghiaccio. Agitare bene e filtrare in una doppia coppa da cocktail ghiacciata, completando con una grattugiata di noce moscata oppure una spolverata di cacao. «… due ore prima si era incontrato con quell’uomo all’appuntamento al bar Excelsior. A Bond era stato detto di cercare un uomo con folti baffi che sarebbe stato seduto da solo a bere un Alexander. Quel segreto segno di riconoscimento aveva divertito Bond. Quella bevanda cremosa, femminile, era una trovata molto migliore del giornale ripiegato, il fiore all’occhiello, i guanti gialli che erano i soliti ritriti segni cui ricorrevano gli agenti… Ma non c’era nessuno con baffi… e su un tavolino d’angolo… ecco l’alto bicchiere a stelo di crema cacao, cognac e panna. Bond si diresse senza esitazione a quel tavolino, scostò una sedia e si accomodò». americano 3 cl di Campari bitter 3 cl di vermouth (Cinzano) rosso Soda o seltz Scorza di limone Mezza fetta d’arancia Note L’Americano è uno dei drink fondamentali della cocktelerie mondiale: italianissimo a dispetto del nome, ha origini quasi leggendarie. C’è chi dice che sia nato nel 1860 al Gaspare Campari’s bar a Milano, altri sostengono che sia invece retaggio del Ventennio fascista e che sia stato dedicato a Primo Carnera – detto, appunto, “l’americano” – dopo una strepitosa vittoria conseguita a New York. Padre dell’altrettanto famoso Negroni, è soprannominato anche “MilanoTorino”, dalla città di provenienza dei due ingredienti principali: il Bitter Campari, nato a Milano, il Martini a Torino. L’Americano e Bond «L’Isola d’Elba passò sotto di loro, e l’aereo si tuffò per raggiungere Roma. Mezz’ora di attesa in mezzo al vocìo degli altoparlanti dell’aeroporto di Ciampino, il tempo di bere due eccellenti Americani, e il viaggio riprese lungo la penisola italiana». Tra le pagine di Dalla Russia con amore, prima di raggiungere Istanbul via Atene, Bond gusta tutta la piacevolezza dell’Americano proprio in Italia, dove il cocktail è nato e viene preparato a regola d’arte. Questo drink detiene un primato: è il primo che 007 abbia bevuto, e da quel momento lo accompagna, in Solo per i tuoi occhi come in Risiko, in molteplici versioni – con il vermouth Cinzano rosso e una larga scorza di limone, con la Perrier invece che con la soda, «il sistema più economico per migliorare una bibita scadente». Se ne occuperà anche Sebastian Faulks in Non c’è tempo per morire, riprendendo la ricetta del ’53: Ypsilon DOF Versare il Campari e il vermouth in un old fashioned riempito di cubetti di ghiaccio. Colmare con la soda o il seltz e mescolare brevemente. Guarnire con la mezza fetta di arancia e scorza di limone. «Si accontentò di comperare una cartolina adeguatamente audace per Moneypenny e andò a scriverla in un bistrot con i tavolini all’aperto in rue des Bourdonnais. Ordinò un Americano – Campari, Cinzano, scorza di limone e Perrier – non perché gli piacesse in modo particolare ma perché, secondo lui, un bistrot francese non era il posto adatto per un drink serio. Il cocktail era sorprendentemente buono e Bond si sentì quasi completamente ristorato». bloody mary 4,5 cl vodka 9 cl succo di pomodoro 1,5 cl succo di limone spremuto al momento Gocce di Tabasco e di salsa Worchestershire Sedano, sale, pepe Note Il Bloody Mary deve il suo nome a Maria Tudor (detta “la sanguinaria”), figlia di Enrico VIII e della prima moglie Caterina d’Aragona, che usurpò il trono inglese nel 1533, e si ostinò a perseguitare i seguaci della fede protestante del padre. Se ne attribuisce la paternità al barman Pete Petoit dell’Harry’s Bar New York di Parigi, che lo creò nel 1920, quindi ne divulgò la ricetta quando si trasferì al King Cole Bar del St Regis di Manhattan. Il Bloody Mary e Bond «Si diressero a un tavolo all’ombra, sull’orlo della terrazza, con vista mare. Bond guardò il proprio orologio. “È mezzogiorno in punto” disse alla ragazza. “Volete bere qualcosa di forte o di leggero?” “Leggero” fu la risposta. ”Prenderò un Bloody Mary doppio con molta salsa Worchester”». Siamo in Thunderball e la ragazza che ordina il drink con aria di sfida è la bella Dominò Vitali, che non finisce qui di stupire Bond: quando il cameriere le porterà il Bloody Mary, lo mescolerà con un dito. Sarà una giovanissima Kim Basinger a fare il verso a questa pagina di Fleming interpretando lo stesso personaggio nel film Mai dire mai, affiancata da Sean Connery nei panni di Bond, sempre chiedendo un Bloody Mary con abbondante Worchester sauce. In Non c’è tempo per morire, scritto nel 2008, centenario della nascita di Ian Fleming, Sebastian Faulks farà dissetare direttamente Bond con questo drink durante un viaggio aereo: Manon acqua Riempire un bicchiere highball di ghiaccio a cubetti e inserire tutti gli ingredienti, mescolando delicatamente. Oppure prepararlo shakerato, guarnire con il gambo di sedano. «Sapeva che avrebbe avuto qualche ora tutta per sé in cui sarebbe stato irraggiungibile dalle pressanti richieste di M o dalle donne della sua vita e in cui avrebbe potuto dedicarsi alla lettura del libro di Ben Hogan, The Modern Fundamentals of Golf, contemplare il sole che scintillava sulle ali e sorseggiare un Bloody Mary sopra le nuvole». champagne cocktail champagne secco 1/2 shot di brandy angostura bitter Note Comparso in tanti e celebri film, mentre viene preparato e ripetutamente bevuto, lo Champagne cocktail è un grande classico sin dal XIX secolo. Menzionato nel Manuale del vero gaudente, il grande libro dei drink di Jerry Thomas, conquistò una fama internazionale quando, nel 1889, a New York mister John Dougherty vinse con questa ricetta una gara di cocktail organizzata tra giornalisti. È però negli anni Trenta che questo modo di consumare champagne divenne di moda, grazie alla nota versatilità dello champagne, che consente numerosi abbinamenti con altri ingredienti, primo fra tutti il “liquer d’expedition”, o “sciroppo di dosaggio”, la celebre miscela di zucchero e distillato di vino che viene aggiunta allo champagne dopo il “degorgement”. Tra i più famosi estimatori bisogna citare l’inossidabile Ernest Hemingway, che lo preferiva ultra secco e amava sorseggiarlo al bar dell’Hotel Ritz di Parigi. Lo Champagne cocktail e Bond «Una dose generosa di brandy, niente arancia, appena un’ombra di angostura, niente zucchero. Dopo aver preparato uno Champagne cocktail, la cosa migliore da fare sarebbe quella di farlo bere a qualcun altro». Premium n. 3 La ricetta internazionale prevede champagne secco, ½ shot di brandy, 1 cubetto di zucchero bianco e angostura bitter, ma, se si vuole bere alla Bond, occorrerà dotarsi solo di champagne, brandy e angostura. Versare tre gocce di angostura su una zolletta di zucchero, posizionata sul fondo di un flûte ghiacciato, aggiungere il brandy e colmare delicatamente con lo champagne. Con la consueta ironia, Bond commenta disincantato la preparazione di quello che è considerato il principe dei cocktail, che tra poco berrà, con alcune sue personali modifiche. Lo Champagne cocktail compare spesso nelle avventure narrate dal prolifico John Gardner, lo scrittore britannico che, prima di scrivere quattordici romanzi e due sceneggiature su James Bond, era stato sacerdote anglicano, spia inglese e romanziere thriller. Bond degusta questo drink all’Hotel Hampshire di Londra in Operazione Barbarossa, e durante un cocktail party sul lago Massaciuccoli in Missione Cold, nel corso di una pericolosa missione poco distante dalla villa di Puccini, tesa a vendicare la morte di una vecchia compagna dell’agente segreto. dry martini cocktail 8/10 di Gordon’s Gin 2/10 Martini Dry Note Il Dry Martini è il principe dei cocktail: nella leggenda fin dall’Ottocento, probabilmente preparato per la prima volta da mani italiane, viene da sempre preso molto sul serio e preparato attentamente dai barman per l’élite dei bevitori, i “martiniani”, ovvero la categoria più esigente. In piena guerra fredda Nikita Kruscev lo definì “l’arma più letale di cui dispongono gli americani”. Rielaborato in molteplici varianti, ha accompagnato la letteratura e il cinema evolvendosi verso un gusto secco e adattandosi al modo di bere corrente: James Bond lo preferisce shakerato, Hemingway, Kennedy ed Eco ne hanno amato la versione classica purché very dry. Il Dry Martini e Bond «Shaken, not stirred»: è grazie a Bond che i rigidi canoni della cocktellerie internazionale, che vogliono il Martini solo mescolato e vietano di shakerarne gli ingredienti, cambiano: «Il cameriere portò i Martini – agitati nello shaker e non mescolati, secondo le istruzioni di Bond – e qualche scorza di limone a parte. Bond ne prese due e le posò delicatamente sulla superficie del liquido. Poi prese il bicchiere e lo sollevò, guardando la ragazza». Ypsilon cocktail Versare nello shaker i due ingredienti con ghiaccio e agitare vigorosamente. Servire nella coppetta ghiacciata e guarnire con oliva (Thunderball) o con twist di limone (Diamonds are forever). Un brindisi meritato per l’agente segreto, in lotta contro un colossale traffico di preziosi nel romanzo Una cascata di diamanti del maestro Fleming. Sorseggiato ai banconi dei bar di mezzo mondo, Bond beve il Martini shakerato anche in Thunderball, ai Caraibi, all’hotel Royale Bahamian, dove l’amico e agente della Cia Felix Leiter si diverte a fare i conti in tasca al barman riguardo alle dosi somministrate; o al bar del Tiara di Las Vegas. Daniel Craig conferma l’attaccamento a questo drink: in Skyfall il Martini “shaken, not stirred” viene servito a Bond da una barmaid orientale minuta e bionda nella coppetta ghiacciata di rito, mentre sta corteggiando la misteriosa Severine, interpretata dall’affascinante Berenice Marlohe. Sarà quello l’unico Martini dell’intera pellicola. kir royale 9 cl di champagne 1 cl di Crème de Cassis Ribes rosso Note Fratello del Kir preparato con vino secco, il Kir Royale è un cocktail di grande classe. Codificato nel Grande libro dei drink dell’Associazione internazionale Bartenders, conta origini francesi e un’origine leggendaria che ne attribuisce la creazione all’abate Kir di Digione: pare sia stato il prelato, allora sindaco della città, a proporlo ai suoi ospiti in una particolare occasione. Il Kir Royale scaturisce dal delicato mix tra champagne e Crème di Cassis, un liquore francese chiamato anche Cassis de Dijon, ottenuto dalla macerazione del ribes in alcol, meglio se della qualità nero di Borgogna, la più pregiata, prodotta esclusivamente nella città di Digione, nella Côte d’Or. Apparentemente potrebbe sembrare troppo dolce per l’orario dell’aperitivo, cui è destinato, mentre al palato risulta straordinariamente fruttato, ma anche equilibrato e secco: qualcuno ne consiglia addirittura l’utilizzo a tutto pasto, magari in una cena a base di pesce. Il Kir Royale e Bond Ypsilon flute Versare nel flûte ben raffreddato un centilitro di Crème de Cassis e lo champagne ghiacciato. Mescolare e appoggiare un rametto di ribes o lamponi sul bordo del bicchiere. Emblema di eleganza e finezza, il Kir Royale incontra Bond nelle pagine di I sogni non uccidono, di Raymond Benson, lo scrittore texano che negli anni Ottanta curò un apprezzato saggio su 007 e che, nel ’96, venne chiamato ad aggiungere capitoli alla saga dell’agente segreto dalla Ian Fleming Publications. Il suo lavoro, terminato nel 2002, sarà intenso e fruttuoso: realizzerà nove romanzi e tre racconti. Ne I sogni non uccidono Bond si confronta con Olivier Cesari, mortale nemico alla guida dell’Unione Corsa, pericolosa organizzazione criminale che ha preso di mira il dorato mondo del cinema francese. Per salvare la seducente Tylyn Mignonne, di cui si è invaghito, 007 lotterà fino all’ultimo sangue contro l’ex marito, produttore senza scrupoli, e contro i più malvagi killer di Francia. Il romanzo è ambientato per lo più in Francia e sprigiona riferimenti ai vini e ai liquori più pregiati. In questo contesto non poteva mancare questo drink pre dinner, bevuto dall’affascinante Tylyn insieme all’agente segreto durante una missione a Parigi. mojito 4 cl di rum light 3 cl di succo di lime 3 germogli di menta 2 cucchiaini di zucchero di canna Soda water Note Immensamente popolare e diffuso tra i giovani come simbolo dell’evasione serale, il Mojito è la versione cubana del più classico Mint Julep, anch’esso amato da Bond. Il termine “mojito” è la contrazione di “molecito”, a sua volta diminutivo di “moje”, cioè “salsa” in spagnolo: si riferisce evidentemente al pesto dei vari ingredienti nel mortaio, alla base del cocktail. Le origini del Mojito sembrano risalire ai tempi della filibusta, tant’è che si dice fosse il long drink preferito dal temutissimo sir Francis Drake. Naturalmente, Hemingway non poteva disdegnarlo, e anzi ne ordinava alcuni in rapida successione alla Bodeguita del Medio, locale storico nel cuore de L’Havana, oggi per questo motivo meta di milioni di turisti. Il Mojito e Bond Cassiopea DOF Schiacciare nel fondo di un bicchiere highball mezzo lime tagliato a pezzi, eliminando la parte bianca, insieme allo zucchero. Aggiungere il ghiaccio tritato, versare il rum chiaro, colmare con la soda, unire la menta e mescolare. Servire con due cannucce corte. Ecco un cocktail di gran moda, che compare nel ventesimo film della saga, La morte può attendere, il quarto dell’era Pierce Brosnan, che renderà attualissimo il personaggio di James Bond, impegnato in una pericolosa missione in Corea del Nord volta a interrompere il traffico di armi. Smascherato e imprigionato, Bond sconterà un anno di tortura e detenzione, a cui si aggiungerà un’infamante accusa – aver rivelato al nemico notizie riservate – che gli costerà l’immediata sospensione dal servizio. Una volta evaso, si cimenterà nella ricerca del suo avversario, che lo porterà fino in Islanda, dove Bond ritroverà l’affascinante Jinx (Halle Berry), conosciuta a Cuba mentre usciva fascinosa dall’acqua. In una scena memorabile, Bond le porge un Mojito. Ora i due si ritrovano per salvare insieme i destini del mondo libero. La resa dei conti avviene infatti su un volo diretto verso la Corea del Nord: il cattivo finirà risucchiato dai reattori dell’aereo, mentre i due agenti segreti sfuggiranno alla morte grazie a un elicottero trovato nella stiva dell’aereo in fiamme. Halle Berry è la prima co-protagonista in una pellicola della saga di 007, e la prima attrice di colore a essersi aggiudicata un Oscar (per il film Monster’s Ball): si prenderà un giorno di pausa dal set per recarsi a Hollywood a ritirare la statuetta. old fashioned 1 zolletta di zucchero Gocce di angostura, soda water Bourbon Old Grand Dad Ghiaccio pilè Mezza fetta di arancia Ciliegia al Maraschino Note Uno dei cocktail più antichi della cocktelerie internazionale, l’Old Fashioned affonda la sua storia nei saloon del vecchio West e nei primi bar d’albergo, dove la sua straordinaria materia prima (il whisky) venne accostato a ghiaccio, zucchero e soda per attenuarne la forza e i gradi, rendendolo meno impetuoso e più adatto a essere sorseggiato durante una conversazione. Nel 1924, in The fine art of mixing, Ambury lo segnala tra i sei cocktail fondamentali della storia del “bere”, in ottima compagnia con Martini, Manhattan, Daiquiri, Sidecar, e Jack Rose. L’Old Fashioned e Bond «Il treno sfrecciava in mezzo alle pianure incolte e alle paludi fra New York e Trenton. Non era un bel panorama. A Bond ricordava certi tratti della ferrovia Transiberiana d’anteguerra, se non fosse stato per gli enormi, solitari cartelloni che pubblicizzavano gli spettacoli in scena a Broadway e alcune discariche di ferraglia e vecchie automobili… Il capotreno arrivò insieme all’inserviente. Bond ordinò due Old Fashioned con bourbon Old Grand Dad…» Sorgente DOF Nel bicchiere Old Fashioned (che ha dato il nome al drink), sciogliere la zolletta con l’angostura e un po’ di soda usando il pestello, aggiungere il ghiaccio pilè, il bourbon, colmare con soda e decorare con mezza fetta di arancia e ciliegia. Una pausa a base di drink e tramezzini durante il viaggio in treno verso la Florida insieme all’affascinante Solitaire, Bond girl di turno, che potrebbe capitolare. L’Old Fashioned è un cocktail classico, tra i più longevi per l’agente segreto, che lo beve con questo particolare bourbon (apprezzato anche da Fleming) nel romanzo Vivi e lascia morire, del 1954, secondo della serie dopo Casinò Royale. Questa volta il nemico è il crudele Mr. Big, signore di Harlem, assunto dalla Smersh. Vudù e ataviche superstizioni tengono in scacco l’agente segreto in un tourbillon di colpi di scena tra New York, Florida, e Giamaica. rum collins 2/6 di rum 1/6 di succo di limone 3/6 di soda water 1 ciliegia, 1 fetta di limone Note I long drink appartenenti alla categoria Collins compaiono nel XIX secolo e si caratterizzano per la presenza di un distillato mescolato con succo di limone, sciroppo di zucchero e soda. Si tratta di un cocktail apparentemente semplice da preparare, che nasce con tutta probabilità da una reinterpretazione del celebre Tom Collins, menzionato già nel 1876 dal padre dei cocktail Jerry Thomas nella sua miliare pubblicazione. Il Rum Collins prevede dunque il rum al posto del gin. L’aggiunta di succo di limone e zucchero renderà questa “limonata alcolica” frizzante, agrumata e decisamente dissetante: quello che ci vuole per premiarsi al termine di una missione. Il Rum Collins e Bond Cometa cooler Il malvagio Largo offre a Bond un cocktail composto da una o due parti di rum e succo di limone, shakerato con ghiaccio e servito in un bicchiere alto, riempito poi di soda fino all’orlo: niente di dissimile dalla ricetta forse più nota, che prevede la preparazione del drink senza usare lo shaker, unendo direttamente nel bicchiere 2/6 rum, 1/6 succo di limone, 3/6 soda water. Versare il rum nell’highball riempito di ghiaccio, unire il succo di limone e la soda, mescolare e servire con ciliegia e fetta di limone. Fresco e dissetante, il Rum Collins compare in Thunderball. Operazione tuono (1965), adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Fleming, pubblicato nel 1961. In una scena memorabile lo offre a Bond uno dei cattivi più celebri dell’intera saga, Emilio Largo, interpretato magistralmente da Adolfo Celi, che indossa per l’occasione un’inconfondibile benda nera. Sotto le spoglie di “Maximillian” Largo, il personaggio tornerà anche in Mai dire mai (1983), film non ufficiale della serie di James Bond, con il volto di Klaus Maria Brandauer. In Thunderball Bond non rifiuterà il drink, anzi lo berrà con gusto prima di salire a bordo dello yacht del suo pericoloso avversario – anche se è improbabile che l’abbia apprezzato quanto il Dom Perignon del 1955, accompagnato da caviale beluga, sorseggiato al Cafè Martinique in compagnia della bella Dominò, cioè Claudine Auger, miss Francia 1958, che soffiò l’ambitissimo ruolo ad attrici del calibro di Julie Christie, Raquel Welch e Faye Dunaway. vesper Tre dosi di Gordon’s gin Una dose di vodka Mezza dose di (Kina) Lillet Blanc Note Fondamentale per i cultori di Bond, benché compaia nel primo romanzo della saga fleminghiana, edito nel 1953, il Vesper viene scoperto tardi dai più, grazie alla trasposizione cinematografica di Casinò Royale, prima prova per Daniel Craig. È considerato il vero Martini di Bond. La Kina Lillet non è più in commercio, ma si può sostituire con il Lillet Blanc più facilmente reperibile. Il Vesper e Bond Il Vesper è il cocktail di 007 per eccellenza: l’agente segreto lo beve nel primo romanzo di Ian Fleming, Casinò Royale, mentre brinda con l’agente della Cia Felix Leiter, il suo migliore amico. Inizialmente chiamato Molotov, in ossequio all’attentato di cui Bond fu vittima di due bulgari, poi periti nell’esplosione, viene ribattezzato Vesper in onore dell’affascinante prima Bond Girl della saga. «A me sembra un bel nome» disse Bond. Poi gli venne un’idea. «Mi permette di usarlo?» Le parlò del Martini speciale di sua invenzione, spiegandole che era alla ricerca di un nome. «Vesper…» proferì. «Il suono è perfetto e si adatta benissimo all’ora vespertina in cui da questo momento il mio cocktail sarà bevuto in tutto il mondo. Me lo concede?» «Solo a patto che prima me lo faccia assaggiare» gli rispose. «Ha tutta l’aria di essere un intruglio di cui andare fieri». Casinò Royale, 1953 Ceralacca cocktail Agitare tutti gli ingredienti con uno shaker e servire in una grande coppa da champagne; aggiungere abbondante scorza di limone. Il drink accompagnerà Craig/Bond non solo in Casinò Royale ma anche in Quantum of Solace, dove ne trangugerà ben sei di seguito durante il volo che lo porta a La Paz, in Bolivia. Il barman dell’aereo dimostrerà di conoscere la ricetta alla perfezione. vodka tonic 4/10 vodka 5/10 tonic water 1/10 angostura (variante Bond) Note Il Vodka tonic è una delle più semplici e riuscite misture alcoliche che la storia ricordi: probabilmente creata durante il colonialismo inglese, nei paesi dove imperversa la malaria, è un drink eccezionalmente dissetante che viene consigliato anche a scopo terapeutico, visti i benefici effluvi della china contenuta nella tonica. Il Vesper e Bond «Il taxi stava aspettando. Erano le diciannove. Durante il tragitto Bond fece il suo programma per la sera. Prima di tutto avrebbe preparato con la massima cura la sua unica valigia, la sola che non fosse truccata, poi avrebbe bevuto un paio di Vodka tonic con uno spruzzo di angostura… Incoraggiato dalla prospettiva di questa confortevole auto-anestesia, Bond ricacciò nel subcosciente tutti i problemi che lo assillavano». Ecco un drink decisamente leggero cui l’agente segreto aggiunge in una sua personale variante l’angostura, amaricante bitter caraibico. Scelto raramente, Bond lo richiede anche in regime di semiprigionia in cima al nido d’aquila di Blofeld, nella variante vodka, seltz e scorza di limone, durante Al servizio segreto di Sua Maestà. È, questa del 1963, una delle ultime avventure letterarie del maestro Fleming, che racconta di una pericolosa congiura della Spectre tra Londra e la Svizzera: il feroce Blofeld cerca di ricattare il mondo e verrà avversato dall’indomito 007, nei panni di un esperto di araldica che, per la prima volta, seppur tragicamente, convolerà a nozze. Diamond cooler Versare la vodka e le gocce di angostura nel bicchiere higball con ghiaccio. Completare con acqua tonica, mescolare, aggiungere la fetta di limone o lime e la cannuccia. white spider 60 ml di vodka 20 ml di crème de menthe bianca Note Come suo cugino, lo Stinger, anch’esso a base di menta e amato da Bond, il White spider appartiene alla grande famiglia dei cocktail digestivi e venne inserito nell’albo dei cocktail IBA esclusivamente nell’anno 1987. Da bere con o senza l’accompagnamento del ghiaccio tritato, è definito da qualcuno uno straordinario “drink pre-sonno”. Stupisce per la freschezza, che sovrasta l’alcool, e per la morbidezza. Il Vesper e Bond Bond si appoggiò al bordo della vasca e sorseggiò il drink ghiacciato a base di menta che gli era stato offerto. «Questo è il paradiso?» disse Scarlett, in un inglese stentato. «Se lo è, al mio ritorno mi convertirò all’Islam» rispose Bond. «Che cosa succede in quegli stanzini?» «Tutto quello che riesci a negoziare» disse Darius. Ceralacca cocktail Mettere gli ingredienti nello shaker con ghiaccio. Agitare bene e filtrare in una coppetta da cocktail ghiacciata o in un old fashioned pieno di ghiaccio tritato. Taluni lo prediligono on the rocks, versando gli ingredienti nel tumbler con ghiaccio. Sono torride le atmosfere dell’ultimo romanzo di 007, Non c’è tempo per morire (Devil May Care), scritto da Sebastian Faulks, il celebre scrittore britannico specializzato in affreschi storici prescelto dalla “Ian Fleming Publications” per celebrare il centenario della nascita di Ian Fleming. Grazie a una geniale trovata, il romanzo è stato pubblicato in tutto il mondo proprio il giorno in cui sono scoccati i cento anni dello scrittore: il 28 maggio 2008. Si tratta di pagine godibili, nelle quali trovano spazio tanta Italia e altrettanta azione, che ci faranno scoprire un’inaspettata passione segreta del capo del MI6: i Baci Perugina, che l’agente non dovrà dimenticare di riportare in patria. James Bond rientra in servizio dopo una lunga licenza per dare scacco al perfido Gorner, magnate farmaceutico dedito al malaffare, senza disdegnare, come suo solito, la bellezza femminile. Eccolo, dunque, dedito a un White spider a base di vodka e menta mentre, distratto palesemente dai suoi obiettivi professionali, è intento a corteggiare l’affascinante Scarlett Papava. Bormioli Rocco S.p.A. marzo 2014 Testi a cura di Luca Bonacini www.mybusiness.bormiolirocco.com
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