DIALOGOI - Aracne editrice

DIALOGOI
STUDI COMPARATISTICI

Direttore
Giuseppe Grilli
Università degli Studi Roma Tre
Comitato scientifico
Gabriella d’Onghia
Università degli Studi Roma Tre
Massimo Fusillo
Università degli Studi dell’Aquila
Fernando Martínez de Carnero Calzada
Sapienza Università di Roma
Carles Miralles Solà
Universitat de Barcelona
Carlos Mota Placencia
Universidad del País Vasco
Antonio Pamies Beltrán
Universidad de Granada
Giuseppe Savoca
Università degli Studi di Catania
Virgilio Tortosa
Universidad de Alicante
DIALOGOI
STUDI COMPARATISTICI
La Collana propone testi e studi che affrontano le letterature comparate in una prospettiva specifica: quella che vede le interferenze tra i
generi e le tematiche non come contraddizioni o diversità incomunicabili, ma come interrelazioni della complessità. Il modello teorico di
riferimento è quello elaborato da Claudio Guillén, già nei suoi primi
saggi del periodo americano, legato all’ispirazione dei suoi maestri di
Princeton, Levin e Poggioli, poi modificato, arricchito e completato
nelle riflessioni e nei libri del periodo del suo ritorno in Europa e,
in particolare, in Spagna, prima a Barcellona, poi a Madrid. Questo
sguardo della maturità dell’ultimo periodo di ricerche e riflessioni diventa ricostruzione del passato rimosso, quello della primavera iberica
spezzata dalle vicende della barbarie del Novecento. Ne è bella sintesi
il volume pubblicato nella nostra Collana, Sapere e conoscere. Coerentemente con queste premesse generali, la ricerca sulle letterature che la
Collana persegue si svolge in una costante approssimazione alle sue
frontiere tematiche e formali: la storia, le arti, il pensiero, anche nelle
sue manifestazioni innovative e non canonizzate. Non ci sono dunque
centri e periferie, come spesso in certa manualistica, ma dialoghi avviati, interrotti; dialoghi riannodati, tra passati e proiezioni presenti, e
nella fiducia dei futuri ancora possibili.
Emanuela Zirzotti
Incontrando l’antichità
Seamus Heaney e i classici greci e latini
Prefazione di
Piero Boitani
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
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via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: luglio 
Per i miei genitori
Indice

Prefazione
Piero Boitani

Introduzione

Capitolo I
Verso l’appropriazione. I classici nella letteratura irlandese

Capitolo II
Omero

Capitolo III
Sofocle e Eschilo

Capitolo IV
Virgilio

Capitolo V
Ovidio

Capitolo VI
Tacito

Conclusioni

Appendice. Smarrirsi nelle verità di Orazio

Bibliografia
Testi primari,  – Testi primari di autori classici,  – Altri testi
primari,  – Testi secondari,  – Sitografia, .

Indice dei nomi

Prefazione
Tra i poeti contemporanei, l’irlandese Seamus Heaney è quello che,
insieme a Derek Walcott e Michael Longley, mostra maggior affinità
con i grandi scrittori della classicità: in particolare Virgilio, Ovidio
e Orazio tra i latini. Il libro di Emanuela Zirzotti si presenta come
un’importante e originale messa a punto di tale aspetto centrale della
poesia e della poetica di Heaney (non conosco lavori di pari ampiezza
su questo argomento).
Per l’Irlanda moderna il ritorno ai classici nasce, come la Zirzotti
dimostra, da un bisogno di appropriazione e soprattutto di identificazione, che ha naturalmente risvolti politici nell’affermazione di una
identità diversa da quella inglese. Le pagine che la Zirzotti dedica a
questo argomento presentano un panorama completo e ragionato con
grande misura, denso di fatti e di intuizioni di notevole rilievo.
È su questa solida base che la Zirzotti costruisce l’analisi dell’uso heaneyiano dei maggiori autori della classicità. Due mi paiono i
meriti fondamentali di questa, la parte più consistente del volume:
la lettura molto attenta dei testi, e l’inquadramento del significato
globale, mitico, del singolo autore. Per esempio: la figura di Omero, o
il personaggio omerico di Odisseo, hanno per Heaney, come per molti
altri, un’aura “mitica” che va oltre l’influenza che i testi omerici stessi
rivestono per il poeta. Allo stesso modo, le opere di Virgilio — ecloghe
e poema epico — costituiscono un modello umano di importanza vitale,
tanto che la Zirzotti può parlare non solo di «poesia dei luoghi» (in
tal senso Virgilio si unirà, nella poetica di Heaney, a John Clare), ma
addirittura di «Pius Seamus».
In altre parole, l’influenza dei classici antichi, ricostruita punto per
punto attraverso l’analisi testuale delle allusioni, degli adattamenti,
delle traduzioni, delle riscritture, sfocia in un quadro a molte luci di
quello che definirei il «neoclassicismo» moderno di Heaney. Trovano
spazio, in questo, Ovidio (richiamo l’attenzione, qui, sulla seconda
sezione del capitolo V, una delle parti più dense del lavoro) e, più


Prefazione
sorprendentemente, Tacito, con l’idea forte di «unire le province» di
Germania, Gallia e Britannia.
Ancora una volta, dunque, valenza politico–culturale, come già
nell’accostarsi di Heaney a Eschilo e Sofocle descritto nel capitolo III
— dove le figure di Filottete, Agamennone e Antigone campeggiano al
centro di un panorama eroico fatto di esilio, ritorno in patria, dissidio
tragico della «allegiance» ai valori delle fazioni — e poi nella sezione
dedicata a Orazio.
Uno studio, dunque, completo: condotto con chiarezza, con un’ottima conoscenza del materiale primario e secondario, con una solida
base nelle teorie moderne della tradizione, con intuito critico sicuro.
Piero Boitani
Introduzione
The real position for a poet is to be global–regionalist. He is
born into allegiances to particular areas of places and people, which he loves, sometimes against his will. But then he
also happens to belong to an increasingly accessible world
[. . . ]. So the position is actually local and international.
J. M∗
In “Mossbawn via Mantua: Ireland and/in Europe. Cross– Currents
and Exchanges” (), Seamus Heaney sottolinea come gli spostamenti in varie città europee abbiano permesso a James Joyce di
«establish conditions where his writing could more easily restore
a sense of novelty and freshness to old and familiar objects. From
the viewing deck of Europe ordinary Irish things were presented
and represented to the mind in an unusual way» . Attraverso l’esempio del suo predecessore, il poeta suggerisce che è possibile, per gli
scrittori irlandesi moderni, sia ridefinire la propria identità (di artisti,
oltre che di membri di una società) che riesaminare la terra natia alla
luce di prospettive diverse . L’insistenza sulla necessità di prendere
le distanze dal contesto domestico per averne, paradossalmente, una
visione più ravvicinata e più completa risponde all’esigenza di collocare la propria opera in un più ampio quadro europeo, rompendo
i limiti imposti dall’insularità. Ciò si traduce, nella pratica artistica
heaneyiana, da una parte in un crescente interesse per l’opera degli
autori stranieri contemporanei e, dall’altra, nel recupero dell’idea
eliotiana di “tradizione”, di quel senso storico che «involves a perception, not only of the pastness of the past, but of its presence» e che
∗
A. F, “Global Regionalism: Interview with John Montague”, «The Literary
Review», :, Winter , pp. –, .
. S. H, “Mossbawn via Mantua: Ireland in/and Europe. Cross–Currents
and Exchanges”, in W. H, S. M and J. N (eds.), Ireland in/and Europe.
Cross–Currents and Exchanges, WVT , pp. –, p. .
. Ibid.


Introduzione
impone allo scrittore «to write not merely with his own generation
in his bones, but with a feeling that the whole of the literature of Europe from Homer and within it the whole of the literature of his own
country has simultaneous existence and composes a simultaneous
order» .
Nel corso degli anni, pertanto, l’opera di Heaney diventa sempre
più marcatamente intertestuale e allusiva, una grande cassa armonica
nella quale risuonano le voci più disparate — da quelle della tradizione
inglese, anglo–irlandese e gaelica, a Dante, agli autori dell’Europa
dell’Est e dell’Estremo Oriente — che contaminano e si fondono con
gli accenti personali del poeta. L’intertestualità si presenta nelle forme
più svariate: dalla citazione alla parafrasi, dall’imitazione all’allusione,
dall’appropriazione tematica e stilistica all’adattamento, dalla traduzione alla riscrittura, culminando nella creazione originale, in cui poco
rimane del testo dal quale il poeta trae ispirazione. In tutti i casi, i
richiami intertestuali non devono essere considerati come parte di un
codice erudito, cui hanno accesso solo pochi iniziati, o come la dimostrazione della cultura “enciclopedica” del poeta; né rappresentano,
per così dire, un improbabile tentativo di competere in bravura con
gli artisti che si prendono a modello al fine di dimostrare la propria
superiorità. Essi testimoniano, piuttosto, la volontà di instaurare un
dialogo creativo e paritario con la tradizione, di creare una «fellowship»
con gli altri poeti, atta a dimostrare che l’appartenenza a una comunità
può prescindere dai legami con un determinato contesto geografico,
politico e sociale . È in questo quadro che si colloca l’incontro tra
Heaney e i classici greci e latini.
La scelta di concentrarsi sulla tradizione classica è stata dettata principalmente dalla necessità di inserirsi in uno spazio semivuoto nel
corpus ampissimo della critica all’opera di Heaney, che pare aver iniziato a esaminare l’argomento in maniera più approfondita solo a
partire dallo scorso decennio . Con ciò non si intende che il tema
. T.S. E, “Tradition and Individual Talent”, Selected Prose of T.S. Eliot, ed. by F.
Kermode, Faber & Faber, London , pp. –, p. .
. M. T, A Singing Contest. Conventions of Sound in the Poetry of Seamus Heaney,
London and New York, Routledge , p. .
. Un contributo importante è stato recentemente offerto in ambito italiano, a testimonianza del crescente interesse per il legame tra Heaney e i classici. Si vedano, ad
esempio, G. M (a c. di), Seamus Heaney poeta dotto, «In forma di parole», :,  e