* In edicola con La Stampa * LA STAMPA QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867 DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 ANNO 148 N. 336 1,50 € IN ITALIA (PREZZI PROMOZIONALI ED ESTERO IN ULTIMA) SPEDIZIONE ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04) ART. 1 COMMA 1, DCB - TO www.lastampa.it Il marito: lei è una donna speciale Sparì nel 2004. La Procura indaga per omicidio La madre di Loris “Li ho tutti contro, invece di dire falsità cerchino l’assassino” Caso Denise Pipitone, c’è un’intercettazione La sorellastra disse: “Uccisa dalla mamma” Francesco Grignetti A PAGINA 19 Rino Giacalone A PAGINA 18 CIRO FUSCO/ANSA Intervista a Delrio: pesa sul giudizio di S&P REUTERS I MILIZIANI IN MARCIA SULLA CAPITALE: MANDATECI ARMI O TOCCHERÀ A VOI LO SCRITTORE “Mafia a Roma danno enorme per il Paese” Macché morta, la mia Genova èmeravigliosa MAURIZIO MAGGIANI Appalti, la Cupola fatturava 60 milioni Marino vuole Caselli alla Trasparenza A In MA CHE FIGURA I MITI SALVIFICI DEL NUOVISMO MATTIA FELTRI B ella fine hanno fatto le nostre ricette miracolose per una buona politica, quelle idee stagionali di rivoluzione etica: il ricambio generazionale, i nuovi sistemi di finanziamento ai partiti, la paleontologica discussione attorno alle preferenze o alle nomine. CONTINUA A PAGINA 29 L’ANNO DI RENZI CHE SCONVOLSE LA SINISTRA un’intervista a La Stampa, Graziano Delrio spiega i motivi della bocciatura dell’Italia da parte di Standard & Poor’s. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio afferma che sulla decisione dell’agenzia di rating americana ha pesato molto l’inchiesta sulla mafia a Roma. «La strada del governo è giusta» aggiunge - «ma la politica deve velocizzare il rinnovamento». Barbera, Bertini, Giovannini, Longo, Pitoni, Schianchi e Zanotti DA PAGINA 5 A PAGINA 9 LA SVOLTA Sbarco al Sud con poca Lega e tanto Salvini Dal simbolo via il verde e Alberto da Giussano In migliaia: siamo con te Maesano e Mattioli A PAGINA 11 FEDERICO GEREMICCA Q CONTINUA A PAGINA 29 MANU BRABO/AP CONTINUA A PAGINA 23 A tre anni dalla caduta di Gheddafi in Libia continuano gli scontri: quest’anno ci sono stati 2600 morti Teodoro Chiarelli A PAGINA 23 Libia, tra chi combatte gli jihadisti “Vinceremo anche senza l’Europa” DOMENICO QUIRICO LA SFIDA ualche immagine che resterà nella storia, come il volto livido di Enrico Letta a Palazzo Chigi al momento dello scambio delle consegne. Due o tre cifre destinate agli annali: 80, come gli euro arrivati nelle buste paga di milioni di italiani. llora pare che nessuno se la senta di venire a Genova, neanche a fare una scappata al famosissimo e innocentissimo acquario. Capiscono che c’è dentro l’acqua e disdicono. Sì, lo sento anch’io che è così. Mi chiedono a Lecce dove devono spedire un cartone di rosato salentino e quando gli dico, a Genova, quelli abbassano gli occhi e fanno: Ah, Genova. Mi ferma a Faenza un signore a me ignoto, mi chiede, ma lei è di Genova, vero? Sì che sono di Genova. Ah, mi dispiace, mi dispiace, fa lui. Quanti ne ho sentiti di ah dall’ultima alluvione. E c’è dentro un sacco di roba in quegli ah. Pizzarotti prova a cambiare i Cinque Stelle In 400 oggi a Parma Ma la Cosa del sindaco è a rischio scomunica Giuseppe Salvaggiulo A PAGINA 12 IL NOSTRO IMPEGNO PER TRIPOLI INVIATO A EL RUJBAN (LIBIA) C amminiamo lungo la scarpata. La sera è simile alle sere senza cannone. Sul crepuscolo da ritratto equestre, nell’odore dei pini e delle erbe da pietraia, la montagna scende con un balzo decorativo fino al deserto, su cui la notte cala come sul mare. CONTINUA ALLE PAGINE 2 E 3 Un Paese da riunificare PAOLO GENTILONI MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI A lla speranza delle Primavere è subentrata nel mondo arabo un’atmosfera in cui si mescolano paura e disillusione. 41207 9 771122 176003 F Battaglia e Mastrolilli A PAGINA 15 CALCIO Roma solo pari Il Toro non sa più vincere (2-2) CONTINUA A PAGINA 3 Buccheri, D’Orsi, Oddenino PAG. 37-39 Ecco che cosa ci succede quando ci svegliamo per le compere solo all’ultimo minuto orse hanno ragione le mogli quando ci accusano di dimenticarci dei nostri anniversari e dei loro compleanni. Forse hanno ragione quelle migliaia di persone che vagano per le nostre metropoli invocando il nostro aiuto. Forse hanno ragione i negozianti a lamentarsi della contrazione dei consumi. Ecco la cronaca fedele di un marito che, disponendo di 300 euro, un giorno decide di avventurarsi Ostaggi uccisi nel blitz degli Usa Certo, l’esperienza tunisina è ancora lì a dimostrare che non tutte le promesse sono andate perdute. E l’attuale stabilità di un grande paese come l’Egitto mette l’intera regione al sicuro da rischi maggiori. L’odissea del regalo fra caro prezzi e vu’ cumprà GIACOMO PORETTI YEMEN nell’acquisto di una borsa da regalare alla propria moglie, per il suo compleanno, in un negozio del centro. Per essere onesti e precisi il marito suddetto è stato indotto al ricordo dal figlio maggiore il quale gli ha telefonato in ufficio dicendogli: «Papi, non fare l’ennesima figura di merda con la mamma, e non tornare a casa con la solita borsa finto Prada che ne ha già 200!». Quando il figlio riattacca il telefono sono le 18,35 e ha inizio l’avventura. Ti precipiti fuori dall’ufficio con lo stesso ardore di Indiana Jones, subito incontri il senegalese appostato fuori dal supermercato che ti invita a comprare un accendino. CONTINUA A PAGINA 22 LA STAMPA DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 Primo Piano .5 . Ha detto ALESSANDRO BARBERA ROMA Sottosegretario Delrio, il governo lavora, ma agli occhi di qualcuno i risultati non sono ancora sufficienti. Il giudizio di Standard and Poor’s è ingeneroso? Le ottomila municipalizzate Pronto il piano di tagli: le 330 che gestiscono l’acqua saranno 80, per i rifiuti ne bastano cento «Standard and Poor’s fotografa una situazione. E’ vero, il debito italiano è molto alto. Ma sostiene la nostra tesi, ovvero che la montagna è scalabile attraverso una sola strada: la crescita dell’economia con un programma convincente di riforme». Provo a tradurre il giudizio: Renzi ha energia, ma non basterà a risolvere i problemi dell’Italia. Non vi preoccupa un atteggiamento del genere? Il piano Juncker Sugli investimenti discussione deludente L’Europa deve iniziare a concepirsi federale serve più flessibilità «Sì, siamo preoccupati, ma sappiamo di essere sulla strada giusta. La velocità con la quale procediamo è un fattore imprescindibile, e lo deve capire anche la politica. Voglio ringraziare le Camere per la rapidità con la quale sono riuscite ad approvare il Jobs Act e il provvedimento sul rientro dei capitali. Ora bisogna correre per approvare la riforma elettorale, del Senato e del Titolo quinto». Il sindaco della Capitale Una delle obiezioni di Standard and Poor’s è: i decreti attuativi del Jobs Act saranno annacquati dalle pressioni dell’ala sinistra del Pd. «Gli analisti dell’agenzia non conoscono la forma giuridica della legge delega. I decreti del governo devono passare dal parere delle commissioni parlamentari». CHRISTIAN MANTUANO/ONESHOT Leriformeincantieresonotante,ma anche costose. Per tornare a crescere è necessario superare il 3 per cento nel rapporto deficit-Pil? “Anche l’inchiesta di Roma ha pesato sulla bocciatura” «La legge di Stabilità parla per il governo. Posso solo aggiungere che nel 2015 la crescita e l’occupazione resteranno il nostro faro». Erano settimane che si vociferava di un declassamento. E se alla fine sulla decisione avesse pesato in negativo l’inchiesta della Procura di Roma? Delrio: la strada è giusta, ma la politica deve andare più veloce sul rinnovamento «Quanto accaduto a Roma è pessimo, quanto di peggio possa capitare all’immagine di un Paese. Ma d’inverno, per far uscire l’aria viziata da con il sindaco. Abbiamo discusso di couna stanza, ogni tanto occorre aprire me rivedere l’assetto delle municipala finestra e accettare un po’ di fred- lizzate, come rimettere in sesto una do. Le decisioni che abbiamo preso macchina sgovernata per anni. E’ evisull’Expò di Milano, il Consorzio che dente che gli attacchi di quei giorni a gestisce il Mose di Venezia, o a Roma, Marino erano la conseguenza di un lavoro che intacca insostenendo il lavoro di Marino sono IL TETTO DEL 3% teressi poco chiari». un’opera di pulizia «Crescita e lavoro restano Renzi dice che nel 2015 necessaria». si taglieranno le muniNon c’è il rischio che l’indagine si allarghi a macchia d’olio? il nostro faro nel 2015 Ma rispettiamo i Trattati» «La Procura di Roma e le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro molto serio. Quando sono emersi i primi problemi nel bilancio dell’amministrazione ho coordinato un tavolo Marino ha subìto attacchi dovuti al lavoro di pulizia che aveva avviato in Campidoglio cipalizzate. Non potevate pensarci prima di mandar via Cottarelli? «Finora non siamo intervenuti per via della sovrapposizione di norme e normette. Ora abbiamo pronto un progetto industriale. Un pezzo lo ha preparato lo stesso Cottarelli, un pezzo è frutto del lavoro di Palazzo Chigi. Posso garantire che nel 2015 ci sarà una caduta verticale delle attuali 8000 società». Statepreparandoundecreto?Ocosa? «Aspettate e vedrete. Abbiamo studiato a fondo la materia. L’attuale assetto dei tre servizi essenziali gestiti dai Comuni – acqua, trasporti e rifiuti - produce poco più di 3,5 miliardi di investimenti l’anno. Con un serio progetto industriale è possibile triplicare quella cifra. I soli servizi idrici hanno bisogno di almeno cinque miliardi l’anno, oggi non sono più di 1,5. E questo si può garantire solo attraverso il drastico accorpamento delle società. Ce ne sono 330 per la gestione dei servizi idrici, non dovrebbero essere più di 80. Per la gestione dei servizi ambientali ne esi- stono più di 400, ne bastano 100». Su questo tema però finora avete traccheggiato. La tesi di alcuni è: questo è il governo degli ex sindaci. E gli ex sindaci non mangiano i sindaci. «Dicevano così anche quando abbiamo promesso l’abolizione delle Province. Eppure il miliardo di risparmi previsti dalla legge di Stabilità sono il frutto di quella decisione». lI commissario Ue Katainen dice che sarà possibile scomputare dal piano Juncker solo i contributi nazionali diretti al piano, non quelli di cofinanziamento dei fondi per la coesione. Un po’ deboluccia come golden rule, non crede? «Se questo fosse l’esito della discussione sarebbe parecchio deludente. L’Eu- ropa deve iniziare a concepirsi come uno Stato federale. Dove gli investimenti in coesione sono investimenti europei, non degli Stati nazionali». Nel 2015 ci riporterete alle urne? «L’orizzonte è quello della legislatura. E tutto ciò avverrà finché avremo la fiducia del Parlamento. Non stiamo qui ad ogni costo». Non teme che la partita del Quirinale finisca per rallentare il processo di riforme? L’atteggiamento di Berlusconi non vi preoccupa? «Bisogna distinguere le polemiche politiche dalla sostanza. E’ stato impostato correttamente un processo. E non mi pare ci sia la volontà di interromperlo». Twitter @alexbarbera Renzi accelera su periferie e abolizione del Senato Il premier vuole il sì della Camera a gennaio E il referendum confermativo nel 2016 CARLO BERTINI ROMA Il premier stanzierà nella manovra 200 milioni per dare il via al progetto di «rammendo» delle periferie urbane del senatore a vita Renzo Piano. È una prima risposta come «sindaco d’Italia» al degrado e alle violenze, ma in controluce è pure una risposta alla battaglia della Lega e dei 5Stelle, perché «le banlieue si evitano non incendiando gli animi e con lo scontro, ma costruendo zone verdi, campi di calcio e intervenendo per la vivibilità», dice il premier ai suoi. E mentre Salvini lancia il guanto di sfida per il sindaco leghista su Roma, dopo tutto quel che è emerso in questi giorni dall’inchiesta nella capitale, oltre a quella del repulisti, la risposta del premier è puntare pure su un’idea di riqualificazione delle periferie per ricostituire un tessuto connettivo nelle città. In cima ai suoi pensieri c’è pure il timing delle riforme cruciali. Senza le quali «non vedo prospettive di crescita rapida per l’Italia», sentenzia su Sky il direttore del Wall Street Journal, Gerard Baker. Convinto che «tutte le riforme di Renzi su pensioni, lavoro, politiche e costituzionali, siano necessarie perché i problemi in Italia vanno ben oltre la debolezza nella domanda che può forse essere aiutata da stimoli monetari o fiscali». Il premier dunque ha un argomento in più, dopo il declassamento dell’Italia, per mettere il turbo al Parlamento. Oltre all’Italicum, prima che si apra la partita per la sostituzione di Napolitano, vuole far votare anche la riforma che abolisce il 200 milioni La cifra stanziata per realizzare il progetto sulle periferie nato da una proposta di Renzo Piano Senato entro fine gennaio alla Camera. E malgrado sia stata pure ieri oggetto di battaglia in commissione - dove sono state tolte al Senato le competenze sui temi etici - il modo per sbloccarla è scritto nei regolamenti: il 16 dicembre arriverà in aula e così si potranno contingentare i tempi per il mese successivo. Quindi il braccio di ferro con le opposizioni, ostruzionismo e voto su centinaia di emendamenti, partirà il 7 gennaio e durerà tre settimane. La blindatura dei due asset cruciali serve al premier per arrivare più forte alla fase delle trattative sul dopo-Napolitano, togliendo armi di ricatto ai vari partiti. Per non dire dell’assoluto bisogno di far vedere all’Europa, specie dopo il colpo sul rating, la ricaduta concreta degli annunci fatti. Il giudizio di Standard & Poors «deve diventare uno stimolo per l’Italia ad accelerare il percorso delle riforme intraprese», conferma il viceministro Morando. Per questo il governo ha già il timing complessivo in cui conta di portare a casa entro il 2015 il nuovo Senato con il taglio dei parlamentari di cui si parla da decenni. «Una volta superato lo scoglio della Camera, ci sarà una grande accelerazione», confermano quelli del cerchio magico. Cambiare il testo il meno possibile, è la linea dei renziani in una commissione dove su 23 esponenti Pd 13 sono della minoranza. Per- ché con il meccanismo costituzionale delle doppie letture su «un testo conforme», prima di far scattare i tre mesi di pausa il Senato dovrà approvare il testo modificato ora dalla Camera. Nella war room del governo già sono fissate in calendario le date che porteranno al varo definitivo della riforma costituzionale: mettendo in conto che alla fine del processo, il Senato avrà votato tre volte e la Camera due. Dopo il voto alla Camera entro il 30 gennaio, entro il 30 marzo il Senato voterà per confermare l’articolato uscito dalla Camera. Che a quel punto, se riceverà un testo fotocopia, farà il suo secondo giro di boa entro il 30 aprile, mentre la terza e ultima lettura del Senato potrà avvenire al 30 giugno. Devono poi passare almeno sette mesi per il referendum confermativo, che si terrà nella primavera 2016: una data da fissare bene sul calendario, visto che coincide con l’entrata in vigore dell’Italicum decisa dal premier. 6 .Primo Piano STAMPA .LA DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 ROMA E LA MAFIA U Rinforzato Dopo gli attacchi per le multe alla Panda e l’avversità del correntone «Noi Dem» ora il sindaco è più solido che mai CAMPIDOGLIO NEL MIRINO GIUSEPPE LAMI/ANSA Con il Pd romano azzerato Marino prepara il rimpasto E pensa a Caselli come assessore alla Trasparenza e legalità ROBERTO GIOVANNINI ROMA Giro di valzer per tutti i dirigenti del Comune di Roma, annuncia Ignazio Marino: di fronte alla «straordinarietà e rilevanza» della tempesta di malaffare su cui indaga la magistratura, il sindaco vuole applicare «il principio della rotazione già avviato da mesi» per tutte le posizioni apicali. Il sindaco appare rafforzato dal caso Mafia Capitale: è sostenuto a fondo dal Commissario Forza Italia e M5S chiedono le dimissioni Ma Renzi dà il via libera all’operazione del Pd romano Matteo Orfini, e ieri ha ricevuto l’appoggio a nome di Matteo Renzi di Luca Lotti. «A Roma dobbiamo verificare i fatti brutti e gravi che sono accaduti - dice Lotti, braccio destro del premier a Palazzo Chigi - il governo comunque va avanti e non credo proprio ci siano ragioni per Il renziano Il commissario L’alleato mancato Luca Lotti ha dato il via libera a Marino Anche Matteo Orfini appoggia il sindaco Grillo non sostiene il Marino bis andare alle elezioni». Sulle macerie di un Partito democratico romano pesantemente coinvolto nell’affaire, Marino sta lavorando a un rimpasto della giunta comunale (in parte obbligato per le dimissioni dell’indagato assessore alla Casa Daniele Ozzimo). È fallito il tentativo di offrire a M5S una «giunta d’emergenza» o altri ruoli istituzionali: ieri Grillo e Casaleggio, come peraltro Silvio Berlusconi, hanno chiesto al sindaco di fare «un passo indietro» per andare a votare. Ma avendo le spalle coperte da Renzi, e neutralizzate le turbo- lenti consorterie del partito romano - il sindaco/chirurgo medita un colpo per blindare la giunta: nominare una personalità «al di sopra di ogni sospetto» alla carica di assessore alla Trasparenza e alla Legalità. Una figura di garanzia per dimostrare che stavolta si fa sul serio, e si vuol fare pulizia. La poltrona è stata offerta all’ex procuratore Gian Carlo Caselli, simbolo della lotta alla mafia, e (pare) anche al giurista Stefano Rodotà. Il «Marino-bis» potrebbe nascere prima di Natale, spiegano fonti del Campidoglio. E sarà certamente diverso dal massiccio ingresso di esponenti di partito, come il Pd romano voleva dopo i casi Panda e Tor Sapienza. Ora le cose sono molto cambiate. «La giunta, le nomine? Sono questioni su cui decide il sindaco, eletto dal popolo. Il Pd non avanzerà alcuna richiesta», spiega Matteo Orfini, commissario del Pd romano, oltre che presidente del partito. Per Orfini, «Marino e il presidente Zingaretti, come emerge con chiarezza anche dalle intercettazioni, sono stati l’argine al malaffare, e venivano considerati “un disastro” dagli indagati. Il Pd non può che ripartire da qui. Dobbiamo considerare chiusa la stagione delle incomprensioni». Parlare di incomprensioni è un bell’eufemismo. Era nato uno strano «correntone» romano - «Noi Dem» - che raccoglieva cattolici e moderati come Mirko Coratti (già esponente di Forza Italia) ed Enrico Gasbarra; dalemiani autoctoni come Umberto Marroni e Micaela Campana; renziani vicini al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, come Lorenza Bonaccorsi e Luciano Nobili. «Noi Dem» aveva chiesto un drastico ridimensionamento del peso del sindaco. Ottenendo, pare, dal vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, il via libera a un massiccio rimpasto e all’inserimento in giunta di Coratti. «Non mi risulta - taglia corto Orfini - Guerini ha smentito. Quel che conta è che ora il Partito democratico sia unito, che si riparta in modo compatto. È stato importante che sia stata eletta una giovane donna, Valeria Baglio, come presidente del Consiglio comunale al posto di Coratti. Si è votato a scrutinio segreto, e non è mancato alcun voto del Pd». Resta il fatto che mettere a posto un partito devastato, pesantemente coinvolto in Mafia Capitale e diviso in potentati di Signori delle tessere non sarà un compito semplice per Orfini. Il commissario ha pronto un piano draconiano per verificare il tesseramento e ripulire i bilanci: lo varerà formalmente mercoledì, in un’assemblea cittadina che si terrà (non a caso) nell’ultraperiferia degradata del Laurentino 38. UNA STRETTA DI MANO NON È REATO MATTIA FELTRI P rima la foto del ministro Giuliano Poletti a tavola con la cricca, o la gang, e c’era anche Salvatore Buzzi. Poi la foto del sindaco Ignazio Marino - che negava di aver mai conosciuto Buzzi - mentre gli stringe la mano. Infine la foto dell’europarlamentare renziana Simona Bonafè, presa intanto che chiacchiera con il «boss», come recita un titolo. Fra le tante colpe del Pd romano, questa sembra appassionare di più, forse per i contorni misteriosi: che ci fanno un’europarlamentare, un sindaco e un ministro (quand’era presidente delle coop) insieme con un signore cattivello? Forse, ma solo forse, perché era capo delle coop romane. Fidelio. Travolgente melodia. Con JTI alla Scala per una “Prima” di grandi emozioni JTI (Japan Tobacco International) è partner ufficiale della serata inaugurale della stagione lirica 2014–2015. Uno dei grandi appuntamenti con l’arte e la cultura che da sempre ci impegniamo a sostenere. JTI è guidata dalla creatività e intraprendenza di 27.000 persone di oltre 100 nazionalità. Imagine the potential. jti.com Brescia e Amisano © Teatro alla Scala LA STAMPA DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 Primo Piano .7 . LE CARTE Odevaine, “stipendio” da 5000 euro per moltiplicare i profughi L’ex capo di gabinetto di Veltroni faceva affari con Buzzi. I soldi li depositava all’estero per errore, in automatico... l’hanno mandato a quell’altro di prima…». GRAZIA LONGO ROMA A ncora cene imbarazzanti e conti segreti intestati ai familiari per incassare le tangenti. Se il Pdl trema, anche il Pd non è messo tanto bene. L’ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine (arrestato per corruzione aggravata), si faceva versare le tangenti su conti segreti di moglie e figlio. E il capo della segreteria del sindaco Ignazio Marino, Mattia Stella, (non indagato) oltre a essere stato più volte tirato in ballo da Salvatore Buzzi nelle intercettazioni, c’era stato tranquillamente a cena. Il nuovo corso Il conto dell’ex moglie Luca Odevaine - membro del Coordinamento nazionale sull’accoglienza profughi - preferiva incassare le mazzette sui conti correnti bancari dei parenti. A partire da quello dell’ex moglie venezuelana Lozada Hernandez Nitza del Valle per passare poi a quello del figlio Thomas Edinson Enrique Lozada. Considerato «il moltiplicatore dei profughi da destinare al centro di Buzzi» per fargli guadagnare di più, Odevaine è stato anche consigliere del ministro dei Beni Culturali Giovanna Melandri. Secondo la procura e i carabinieri del Ros il sodalizio con Buzzi si ritroverebbe nelle forti pressioni per trasferire i migranti in altre strutture parallele: per questo sarebbe stato pagato mensilmente con i 5 mila euro. Le ha provate tutte, Odevaine, per aggirare i controlli: chiamava la tangente «affitto» e la voleva depositata su conti non a lui direttamente riconducibili. L’errore Il 15 febbraio 2013 spedisce un sms a Salvatore Buzzi: «Salve, buongiorno. Puoi verificarmi gli Intervista ROMA A ndrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio ed ex ministro per la cooperazione internazionale - con delega sui nomadi - ha ancora chiaro in mente il trasferimento del campo rom da Tor de’ Cenci. Era il 2012 e a quella circostanza seguì quasi contestualmente l’estensione del campo di Castel Romano, gestito dalla cooperativa «29 giugno» di Salvatore Buzzi. Ampliamento che - come hanno rivelato le indagini della procura di Roma - ha fatto fruttare nuovi introiti al numero 2 del sodalizio mafioso guidato dall’ex Nar Massimo Carminati. «Ovviamente io non ho alcun elemento né per entrare nel merito delle indagini, né per stabilire un nesso accertato sugli episodi del CECILIA FABIANO/ANSA Campi rom Luca Odevaine durante le operazioni di sgombero del campo rom di via Troili a Roma affitti, per piacere. Sono un po’ in difficoltà. Grazie, un abbraccio…». La ricompensa, in passato pagata con bonifico sul conto dell’ex moglie venezuelana, doveva finire nelle mani del figlio Thomas. Ma un intoppo ha creato confusione. Odevaine incalza dunque Buzzi: «No, se so’ sbagliati, hanno mandato... purtroppo m’hanno fatto un bordello i tuoi, l’hanno mandato al... al vecchio conto». La sua preoccupazione è che l’ex moglie ora non gli consegni il denaro ricevuto per errore: «Eh, no, m’ha bruciato, chiaramente, quella, figurati, che so’ arrivati... col cazzo che me li dà, però va be’...». Buzzi cerca allora di cal- Destinata a scatenare nuove polemiche è invece la cena tra Buzzi e Mattia Stella. L’uomo vicinissimo a Marino non è indagato ma dalle intercettazioni dei carabinieri del Ros, agli ordini del generale Mario Parente e il colonnello Stefano Russo, emerge che «i rapporti con la nuova amministrazione comunale da parte di Buzzi sono costituiti da una relazione con il capo della segreteria del sindaco, Mattia Stella, che s’intrecciano con quelli con Mirko Coratti (Pd, presidente del consiglio comunale, dimessosi dopo essere stato indagato per corruzione aggravata e illecito finanziamento ndr), massimamente in relazione alla questione Ama. Eloquente nel senso della costruzione di un rapporto privilegiato con Stella è la conversazione nella quale Buzzi chiamava Carlo Guarany, lo informava che prima sarebbe andato in Ama e successivamente sarebbe andato presso il Gabinetto per incontrare Mattia. Conversazione nella quale Guarany diceva che occorreva “valorizzare” Mattia e “legarlo” di più a loro». Sms imbarazzanti Mattia Stella Mirko Coratti Braccio destro di Marino L’ex presidente del consiglio marlo, spiegando che si è trattato della svista di una collaboratrice «…Sandra gliel’ha ridato, se so’ sbagliati loro, hanno... ce... ce l’avevano quello... quello buono di iban, no? Quello di, di... di Thomas, e però per... si vede che Non sono indagati e minacciano querele anche i deputati Pd Micaela Campana e Umberto Marroni, sollecitati da Buzzi per ottenere un’interrogazione parlamentare sull’appalto su un centro rifugiati bloccato da un giudice del Tar del Lazio. E se la Campana saluta Buzzi, via sms, con «Bacio grande capo», Umberto Marroni, alle 18.31 del 20 marzo scorso gli inviava il seguente sms: «Ho parlato con Micaela meniamo». E, in riferimento alla stesura del testo, precisava «La sta preparando Micaela». “Ora ho dei dubbi su quell’allargamento del campo rom” L’ex ministro Riccardi: “Avvenne sulla spinta di polemiche sui rifiuti che si accumulavano” 2012, ma rammento che lo sgombero del campo a Tor de’ Cenci avvenne in un arroventato clima di lamentele e proteste». A proposito di che cosa? «C’era la questione dei rifiuti delle famiglie nomadi che abbondavano in gran quantità e davano fastidio ad alcuni abitanti del quartiere. Ma in realtà i cumuli di spazzatura erano legati al fatto che nessuno era passato a toglierli per giorni». Qualcuno aveva dunque interesse a fomentare la polemica? «Questo non posso dirlo. Ma da altri dettagli avevo in realtà la sensazione che la popolazione rom fosse ben integrata con il quartiere: i bambini italiani andavano a giocare nel campo con i piccoli stranieri e non si erano registrati disordini». La cooperativa di Buzzi, come dimostrano gli inquirenti guidati dal procuratore Giuseppe Pignatone, ha fatturato oltre 50 milioni di euro grazie alla gestione sito a Castel Romano. L’estensione della struttura ha favorito gli incrementi. E c’è anche un’intercettazione dove Buzzi si dice preoccupato di un eventuale ritorno dei rom a Tor de’ Cenci. Ritiene che dietro lo sgombero ci fosse una strategia dettata da motivi economici per l’investimento a Castel Romano? «Non spetta a me addentrarmi in questo genere di valutazioni. Ho appreso, come tutti, dai giornali che secondo Buzzi “i rom rendono più della droga”. Resta tuttavia l’amarezza per quello che è accaduto e che, al di là dei presunti reati contestati, ci offre uno spaccato desolante». A che cosa allude? «Assistiamo a un imbarazzante silenzio della politica. I cittadini sono arrabbiati e umiliati. Tutti lavorano e si sacrificano e ora si trovano ad assi- Maria Romana De Gasperi I bonifici MariaDeGasperi: “Noncoinvolgete lafondazione” RAPHAËL ZANOTTI «Per favore, non coinvolgete la fondazione. Il signor Panzironi è rimasto poco con noi e non ha nulla a che fare con la fondazione Alcide De Gasperi». Maria De Gasperi, figlia dello statista e presidente onorario dell’omonima fondazione, si è trovata di colpo catapultata in un mondo che non le appartiene. Un mondo dove soldi e appalti giravano vorticosamente passando anche - secondo le indagini - proprio dalla fondazione. Franco Panzironi, la testa di ponte del duo Buzzi-Carminati in Campidoglio grazie alla sua vicinanza con l’allora sindaco Alemanno, in quel periodo ricopriva anche il ruolo di direttore operativo della fondazione De Gasperi. E, almeno in un caso, a seguito di un appalto aggiudicato alla compagine della cosiddetta «Mafia Capitale», i soldi - 30.000 euro - sarebbero transitati dalle casse della fondazione. Era il 15 novembre 2012. Non solo. Buzzi, quando voleva incontrare in privato Panzironi, lo faceva spesso proprio alla sede della fondazione De Gasperi, in piazza San Lorenzo in Lucina. Una sede che oggi il vicepresidente Armando Tarullo definisce «eccessiva». «Il signor Panzironi arrivò con l’allora presidente Franco Frattini - ricorda Tarullo - Andò via con la nuova presidenza, il 13 luglio 2013. Nell’era Panzironi la fondazione venne trasferita in una sede di rappresentanza sontuosa. «Eravamo a disagio - ammette Tarullo - Quella sede era eccessiva per una fondazione come la nostra, legata all’immagine e al messaggio di De Gasperi». La politica assente Assistiamo anche in questi giorni a un silenzio assordante L’ex ministro Andrea Riccardi stere allo sperpero, allo spreco di denaro pubblico sulle spalle, peraltro di persone già in difficoltà come i rom. Serve una politica sana. Invece intorno a noi sento un assordante silenzio che non fa che peggiorare la situazione . Con i risultati che abbiamo, peraltro visto recentemente al centro rifugiati di Tor Sapienza. Dobbiamo assolutamente evitare l’effetto banlieu». Intravede qualche possibile intervento? «Servirebbero una Costituente di Roma: il degrado delle periferie non è più tollerabile». [GRA. LON.] LA STAMPA DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 ROMA E LA MAFIA Primo Piano .9 . U INCHIESTE E POLEMICHE il caso ANTONIO PITONI ROMA U n sistema fondato su una dozzina di cooperative e la partecipazione a diversi consorzi, che viaggiava su un doppio binario. Una contabilità ufficiale e una parallela. Custodita nel segretissimo libro mastro della corruzione politicomafiosa con cui il «Mondo di mezzo» si era insinuato nella macchina degli appalti pubblici della Capitale. Dalla gestione dei campi Rom ai centri d’accoglienza, dal ciclo dei rifiuti ad una miriade composita e variegata di affari di ogni tipo. Un sistema sul quaGARE AGEVOLATE Un funzionario arrestato avvertiva Buzzi del prezzo giusto per vincerle le la cooperativa 29 Giugno di Salvatore Buzzi, braccio destro del boss Massimo Carminati, aveva costruito un impero da 60 milioni di fatturato. C’era, innanzitutto il business delle pulizie. Nel 2006 la 29 Giugno entra nel Consorzio nazionale servizi (Cns), il cui scopo, scrive il Ros nelle informative alla Procura di Roma, è quello di acquisire lavori di qualsiasi genere da far eseguire alle associate. A cominciare proprio dalla coop di Buzzi alla quale il Cns affida il lavaggio del parco automezzi dell’Ama (497 mila euro per il 2007, 191 mila per il 2008), parte dei lavori di pulizia degli autobus della Trambus spa nella rimessa di Tor Pagnotta (540 mila euro per 2007, 561 mila per il 2008), il Intervista FRANCESCA SCHIANCHI ROMA «S e Rosy Bindi vuole sapere se il sistema delle Coop è sano non deve chiedere a Poletti, che oggi è ministro e risponderà del governo, ma a noi». Mauro Lusetti, successore di Poletti alla presidenza nazionale di Legacoop, reagisce con uno scatto di orgoglio all’intervista della Bindi sulla Stampa di ieri. mila euro Per il lavaggio degli automezzi dell’Ama Pulizie e verde pubblico: camerati e coop insieme per il business degli appalti 287 to delle aree verdi in vista del Natale, è Pucci ad avvisare Buzzi che un altro concorrente aveva presentato un preventivo a prezzo inferiore lo invitava ad abbassare l’offerta economica («...i ciclamini li possiamo abbassa’ a 3 e 50 punto...»). L’organizzazione va forte anche negli interventi sul verde pubblico. Grazie al funzionario Claudio Turella (agli arresti), ritenuto dagli investigatori «a mila euro Per le pulizie dell’Auditorium Pardo della Musica nel 2008 30 milioni FATTO SU MISURA Si ipotizzano per la «valorizzazione» nel quartiere Eur In un’altra intercettazione gli dicono: «Vieni a vedere il bando predisposto» Nettezza urbana Tra gli affari della cooperativa 29 Giugno di Buzzi anche la pulizia dei mezzi della nettezza urbana della capitale ANTONELLA DI GIROLAMO /BUENAVISTA servizio di pulizia dell’Auditorium Pardo della Musica di Roma (208 mila euro per il 2007, 287 mila per il 2008), parte del servizio di pulizia delle strutture e delle sedi della Usl Roma B (649 mila euro per il 2007, 630 mila per il 2008) e dei presidi ambulatoriali della Usl Roma D (un milione di euro per 2007, stesso importo per il 2008). Fino al qualche anno fa la sanità locale era uno dei cavalli di bat- taglia del ramo imprenditoriale della cupola,. Il 19 gennaio 2013, Paolo Di Ninno, ritenuto dagli investigatori il direttore finanziario dell’organizzazione, viene intercettato mentre parla con una persona non identificata che gli rivolge domande sui clienti delle cooperative di buzzi. E Di Ninno spiega: «…poi avevamo le Asl… ma le Asl adesso quest’anno le abbiamo perse…». Dal distributore di Corso Francia, base operativa a Roma Nord, Carminati dirigeva gli affari dell’organizzazione. Che si dispiegavano fino a Roma Sud, grazie ai rapporti con i vertici di Eur Spa, l’azienda pubblica al 90% del Tesoro e al 10% del comune di Roma che si occupa della gestione e della valorizzazione del patrimonio di sua proprietà proprio nel quartiere Eur della capitale. Un vero e proprio albero della cuccagna (si ipotizzano appalti per circa 30 milioni, ndr) grazie ai rapporti con l’ex ad Riccardo Mancini e l’ex direttore commerciale Carlo Pucci (entrambi agli arresti), uomo chiave, quest’ultimo, per il business della cupola nella zona sud della capitale. Il 15 novembre 2012, in previsione dell’affidamento da parte di Eur Spa di alcuni lavori di abbellimen- disposizione del sodalizio» per favorire le cooperative di Buzzi nell’aggiudicazione delle gare comunali. Il suo nome comparirebbe nel “libro nero” della contabilità parallela tenuto da Nadia Cerrito. Turella, stando all’informativa del Ros, vantava un credito nei confronti di Buzzi per averlo agevolato nell’assegnazione dei lavori relativi all’emergenza neve di qualche anno fa. Il 12 marzo 2013, Turella chiama Buzzi chiedendogli di passare, l’indomani, per «leggere il bando che abbiamo predisposto». Il successivo 14, le società riconducibili a Buzzi si aggiudicano una gara per la sistemazione del verde pubblico del Comune di Roma, a discapito di una coop concorrente grazie all’intervento determinante di Turella. Il presidente delle Coop “Noi parte civile contro Buzzi Il nostro sistema è sano” Lusetti: scorretto generalizzare come ha fatto la Bindi Se vuole una risposta chieda a noi, non a Poletti «Noi siamo un’associazione di imprese, non un’associazione investigativa. La magistratura ci è arrivata in anni di indagini. Se avessimo saputo qualcosa saremmo andati subito in Procura». E lei come le risponde? È sano il sistema delle Coop? Voi quali controlli fate ai vostri associati? «La vicenda di Roma è grave, e noi abbiamo assunto provvedimenti adeguati: abbiamo sospeso gli indagati e gli arrestati dagli organi di tipo associativo, e chiesto alle imprese di cui fanno parte di adottare analoghe decisioni. Inoltre, come Legacoop ci costituiremo parte civile. Detto questo, però, il sistema delle Coop è sano». «All’interno della cooperativa, come in qualsiasi impresa, c’è un consiglio, un collegio sindacale, si ricorre a una società per revisionare i bilanci. E poi ogni due anni viene fatto un controllo per verificare il rispetto dei principi mutualistici: chi non li rispetta, o si mette in regola o viene espulso. Per scoprire un sistema criminale come quello contestato, cosa avremmo dovuto fare, mettere delle microspie? Se qualcuno ha sbagliato pagherà, ma mi fa rabbia la tendenza a generalizzare che ho visto fare ad esem- Viene però da chiedere anche a voi, come ai partiti, perché non vi siate accorti di nulla finché non è intervenuta la magistratura. Nel libro nero della cupola affari per 60 milioni di euro 497 Così su La Stampa ROMA U Poletti A cena nel 2010 con Alemanno, Panzironi e altri indagati IL CAOS POLITICO Intervista FRANCESCA SCHIANCHI ROMA «C o m e Commissione antimafia avevamo acceso i riflettori su Roma, eravamo al corrente di un lavoro della Procura che ha portato a individuare un modello di mafia “originario e originale”. Una mafia di Roma, non una mafia a Roma. Ora è chiaro che continueremo il nostro lavoro». Ignazio Marino con Buzzi, uomo chiave dell’inchiesta di Roma ANSA Bindi a Renzi: il Pd non dovrebbe far avvicinare quelli come Buzzi Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, come pensate di continuare? «Giovedì ascolteremo nuovamente il procuratore Pignatone. Non potremo evitare di sentire anche un rappresentante delle cooperative sociali: una delle cose più tristi di questa vicenda è che le imprese coinvolte fossero cooperative, che dovrebbero invece presentare un particolare profilo di eticità. Convocheremo anche il prefetto, il sindaco Marino e i rappresentanti delle forze politiche». E’ il caso di sciogliere il comune, come chiede il M5S? «Con gli elementi che abbiamo finora non si può dire “sciogliamo il comune”, ma “Giusto commissariare il partito a Roma, ma avrei evitato un romano” Dica. Rosy Bindi «Se fossi io il sindaco direi al prefetto e al ministro dell’Interno: aiutatemi a capire dove sta il marcio, e ad asportarlo. Sciogliere un comune è sempre un trauma per la comunità: affiancare al sindaco una struttura di supporto per l’opera di bonifica del comune potrebbe essere la soluzione». Renzi ha fatto bene a commissariare il Pd di Roma? certo ci sono i presupposti per procedere alle verifiche necessarie per stabilire se il comune vada sciolto. Io però avrei una proposta per Marino». «Sì, anche se avrei evitato di nominarecommissariounromano». Bisogna azzerare il tesseramento e ricostruire il partito romano? «Se le accuse dovessero essere confermate, anche il nostro partito si troverebbe a essere coinvolto in maniera tutt’altro che irrilevante. Non è questione di azzerare il tesseramento, ma un partito che dice “non ce n’eravamo accorti” deve chiedersi perché debbano sempre arrivare prima i magistrati. Io credo ci sia un problema di finanziamento della politica: io sono per quello pubblico, controllato e nella giusta quantità, perché quello privato, anche trasparente, non è mai gratuito». Renzi dice che non sa se Buzzi possa essere stato a una cena di finanziamento del Pd. Ma, ricorda,sonocenetrasparenti. «Io ritengo che non si dovrebbero usare pratiche che consentano ai Buzzi di potersi avvicinare al partito, o ai Di Stefano (deputato Pd indagato in un’altra inchiesta, ndr.) di coordinare i tavoli della Leopolda». Masesivoglionopartitiaperti, non c’è sempre il rischio di qualche «cattivo incontro»? «I partiti vanno aperti non per prendere finanziamenti, ma per stare in mezzo alle persone. La politica che trasforma i diritti in favori per scambiarli con i voti non fa il suo mestiere». Lei ha detto che anche il ministro Poletti, comparso in una vecchia foto con alcuni indagati, deve chiarire. «Deve dare un contributo perché anche le Coop rosse chiariscano. La teoria del “mariuolo” era quella di Craxi con Chiesa; Poletti ci deve rassicurare che il sistema delle Coop è sano». Qualcuno ha fatto polemica anche per una foto dell’europarlamentare Bonafè, in campagna elettorale, con Buzzi. «Se i partiti di sinistra frequentassero di più le fragilità e le emergenze sociali, saprebbero riconoscere chi invece ne approfitta». Rosy Bindi chiedeva chiarimenti sulla gestione delle Coop rosse e in particolare voleva che il ministro Giuliano Poletti «rassicurasse che il sistema delle coop è sano». pio dalla Bindi o dalla Camusso: non mi sembra rispettoso verso le migliaia di soci perbene, tra cui ci sono elettori della Bindi e sindacalisti dell’organizzazione della Camusso». Quello che sconvolge è la speculazione sui più deboli: gli immigrati rendono più della droga, si sente dire in una intercettazione... «Infatti Legacoop, che in passato non si era mai costituita parte civile contro chicchessia, stavolta lo farà. Perché l’odiosità dei comportamenti è tale che non aspettiamo la sentenza della magistratura: indipendentemente dal profilo penale, chi ha detto quelle cose per noi è fuori». Lo ha detto Buzzi, responsabile della Cooperativa 29 giugno, già condannato per omicidio: era la persona giusta per una responsabilità simile? Hanno detto Le foto imbarazzanti La nomina di Buzzi Poletti pensava di essere a cena col suo mondo, non poteva sapere Era condannato per omicidio ma l’incarico lo danno i soci, non la Legacoop «Il presidente e il CdA delle cooperative vengono eletti dai soci, non è Legacoop a decidere. Certo, bisognerà raddoppiare l’attenzione, questo è vero». Come? «Ad esempio, dobbiamo rendere più stringenti le regole dei mandati limitati. Serve per garantire un ricambio generazionale, e serve anche come elemento di trasparenza, non si può avere un presidente per vent’anni». C’era anche lei alla ormai famosa cena in cui è stato fotografato Poletti? «No. Ma vede, Poletti pensava di essere a cena col suo mondo, e certo non poteva pensare ci fosse di mezzo un’associazione criminale. Io sono presidente da maggio: sa quanta gente in questi mesi ho conosciuto, quante foto ho fatto? Non posso fare il mio mestiere pensando di aver di fronte un disonesto».
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