€1,20* ANNO 136- N˚ 345 ITALIA Edizione Nazionale Sped. Abb. Post. legge 662/85 art.2/19 Roma Giovedì 18 Dicembre 2014 • S. Graziano Commenta le notizie su ILMESSAGGERO.IT IL GIORNALE DEL MATTINO Salute Sei anni in più, la vita media si allunga in tutto il mondo I 10 comandamenti Monsignor Fisichella promuove Benigni: «Una lezione anche per la Chiesa» La polemica Garcia si difende dopo la squalifica «Su di me solo menzogne» Massi a pag. 25 Giansoldati a pag. 28 Angeloni nello Sport Svolta Usa-Cuba: via l’embargo La crisi Italia-India E ora risposte forti e chiare sul caso Marò `Disgelo dopo 53 anni. Stop alle restrizioni economiche entro il 2016. Riaprono le ambasciate `Castro e Washington: decisiva la mediazione del Papa. Obama: «Todos somos americanos» Paolo Graldi Strategie ai raggi X Garlasco. L’appello-bis ribalta i verdetti: per ora niente carcere Crolla un muro ecco i vantaggi dei due leader Loris Zanatta S tati Uniti e Cuba tornano a parlarsi dopo cinquant’anni di gelo: già questo basterebbe a scolpire la data di ieri negli annali della storia. Era nell’aria, in realtà, ma è probabile sia solo l’inizio. Può darsi che in futuro si ricorderà il 17 dicembre 2014 come l’inizio della fine dell’embargo che Washington impose a Cuba nel 1962 in ritorsione per le espropriazioni senza indennizzo di imprese e beni americani. Di più: chissà che un giorno non ricorderemo questa data come quella in cui Cuba avviò la transizione alla democrazia; la democrazia ancora imberbe che Cuba perse in un remoto 10 marzo 1952, quando Fulgencio Batista rovesciò manu militari le autorità costituzionali; e che Fidel Castro non si sognò mai di restaurare, pur avendola promessa ai quattro venti quando combatteva sulla Sierra Maestra. Così fosse, i cinque anni passati in carcere a Cuba da Alan Gross, signore dallo sguardo mite liberato ieri in cambio di tre spie cubane, non saranno stati invano. Anche se la sua “colpa”, a ben vedere, era di avere connesso ad Internet i pc della comunità ebraica di L’Avana. Continua a pag. 26 La truffa sui nomadi di Mafia Capitale «Te li pago il doppio» Valentina Errante L a moltiplicazione dei rom di Castel Romano, 150 effettivi, 300 sulla carta, l’appalto a sei zeri per il Recup, già revocato dalla Regione ma ancora al centro delle indagini del Ros, e la prova che la holding di Mafia Capitale era pronta a distruggere i documenti «più compromettenti». Sono stati depositati ieri i nuovi atti di indagine su Mafia Capitale e sulla rete di Massimo Carminati. Le agende lasciano pochi dubbi. A pag. 15 Menafra a pag. 14 NEW YORK Storica svolta nei rapporti tra Stati Uniti e Cuba. «L’isolamento non ha funzionato», è giunto il momento di «un nuovo approccio» tra i due Paesi che porti anche alla fine dell’embargo. Archiviando mezzo secolo di tensioni, Barack Obama ha annunciato che gli Usa ristabiliranno piene relazioni con Cuba. Le restrizioni economiche termineranno entro il 2016. Decisiva è stata la mediazione del Papa. E Obama dice: «Todos somos americanos». Borsari, Guaita, Guidi e Pompetti alle pag. 2, 3 e 5 U n autentico schiaffo, improvviso e imprevisto, l’esatto contrario delle aspettative del governo che fin qui s’è mosso con discrezione e cautela, ma intensamente. Una amarissima sorpresa quella creata dal netto rifiuto della Corte Suprema indiana di concedere ai nostri due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone il permesso di trascorrere le vacanze a casa, dopo tre anni di tribolazioni e in attesa non di un processo ma di un semplice capo d’accusa, ancora di là da venire. Continua a pag. 24 Ventura a pag. 19 Ilva, salta la cordata dei privati: pronta la soluzione di Stato «Uccise Chiara», 16 anni a Stasi La madre: «Le dirò: ce l’hai fatta» Claudia Guasco A sette anni dal delitto, dopo due anni di indagini, cinque di processo e due assoluzioni, arriva una sentenza che pesa come un macigno sul destino di Alberto Stasi. Sedici anni di carcere e un milione di euro di risarcimento alla famiglia per aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, è il verdetto della prima sezione della Corte d’Appello. A pag. 12 Le prove decisive Le scarpe, la bici, il sapone così l’accusa l’ha spuntata A pag. 13 `Mercoledì il decreto per il salvataggio `Gnudi: stipendi garantiti ROMA Per l’Ilva ritorna in primo piano la soluzione pubblica e salta il salvataggio da parte dei privati. «Non possiamo abbandonare i lavoratori o veder svendere Ilva», ha detto ieri Matteo Renzi. Mercoledì il decreto per il salvataggio. Il governo si prepara a tamponare l’emergenza finanziaria visto che dopo aver pagato gli stipendi di dicembre non ci sarà più un euro in cassa. Dimito a pag. 9 solo a dicembre L’analisi Tra privatizzazioni e mano pubblica Oscar Giannino È importante la conferma venuta ieri dal ministro Padoan al Messaggero del programma di quotazioni pubbliche. A pag. 24 IL SEGNO DEI PESCI AIUTATO DALLE STELLE Buongiorno, Pesci! Giovedì è il giorno di Giove, pianeta governatore del vostro segno, insieme a Nettuno (dal 1846). Significa che vivete ogni suo passaggio attraverso il cielo con un’intensità maggiore e riuscite a trasformare ogni influsso positivo in un successo. Potrebbe accadere oggi e domani, complice la fortunata Luna congiunta a Saturno, Venere e Mercurio. Nulla manca per vivere un momento davvero straordinario in amore. Auguri. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’oroscopo a pag. 35 14 Primo Piano Giovedì 18 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Mafia Capitale Buzzi nega tutto Lite Marino-Bindi sul boss delle coop La presidente della commissione Antimafia pressa il sindaco sui rapporti tra Comune e clan. Confindustria e Ama parte civile ` L’INCHIESTA ROMA «Massimo Carminati era un mio dipendente, ci siamo conosciuti in carcere e nel 2012 lo ho assunto alla cooperativa 29 giugno». Ha voluto essere presente in aula personalmente Salvatore Buzzi, accusato di essere il ”responsabile economico” della Mafia capitale e certamente leader di alcune tra le maggiori coop sociali di Roma, a partire dalla ”29 giugno” con appalti che vanno dalla gestione dei centri d’accoglienza per immigrati e rifugiati, fino alla raccolta dei rifiuti. Il Riesame ha discusso ieri e per tutta la giornata la posizione sua e di altre 16 persone, da l’ex ad di Eur Spa Riccardo Mancini all’ex direttore generale di Ama Giovanni Fiscon. Buzzi, assistito dall’avvocato Alessandro Diddi, è stato però l’unico a rendere dichiarazioni spontanee sostenendo appunto, che Massimo Carminati non fosse membro di un clan mafioso assieme a lui ma, come dipendente e socio, fosse entrato sempre di più nella gestione degli affari della società. I magistrati hanno tempo fino a domenica prossima per pronunciarsi sul merito dei singoli ricorsi che, prima di ogni altra cosa, puntano a contestare l’associazione di stampo mafioso ipotizzata dalla procura di Roma. Tra gli atti depositati dalla difesa di Buzzi, anche un prospetto in cui si spiega che le cooperative di Buzzi hanno avuto appalti col Campidoglio dal 1999 in avanti: dagli undici in epoca Rutelli ai quasi cento con Alemanno. Nel frattempo, Confindustria e Ama hanno fatto sapere che al momento del processo si costituiranno parte civile. Nell’elenco degli allegati depositati ieri, spunta un’informativa del secondo reparto dei Carabinieri del Ros che ricostruisce, soprattutto, il giro di affari attorno a rifiuti e campi rom. Fondamentale, perché la rete regga, è che le caselle importanti contengano uomini fidati, come il direttore generale di Ama Giovanni Fiscon. RUBA PER IL PARTITO La scorsa estate la sua poltrona traballa, Marino vorrebbe destituirlo. E Buzzi, interviene, pur sapendo che dovrà continuare a Migliaia di euro nella cassaforte di uno dei membri della gang pagare. Riassumono i carabinieri del Ros: «Ieri praticamente è successo che sto matto de Sindaco ha convocato una giunta straordinaria per far fuori Fiscon e mettece Pucci (Carlo, dirgente Eur ora in carcere per associazione mafiosa). Quindi levava una brava persona e ce metteva un ladro.. perché Pucci dice è un ladro rubava per il partito.. ma tanta roba gli è rimasta attaccata quindi non rubava per il partito.. allora abbiamo avvisato i nostri amici, i capigruppo, e si è alzato un pò il fuoco di sbarramento, poi ha lavorato pure Passarelli con Sel». Risultato: «Ho smessaggiato a Fiscon alla fine è finita bene avemo mandato il messaggio Marino 0 Fiscon 2». diventasse, non ci frega un cazzo, anche perché con quella cifra me compro il Consiglio Comunale no, tu che dici»; Dipendente: « Mo può darsi che lo sciolgono pure, quindi (risata generale)… no, poi lui è rappresentato da Franco e Franco fa da intermediario»; Buzzi: «Noi stiamo a trattà con Panzironi che è un’altra cosa, non lo sapeva?» Lo stesso Fiscon avrebbe fatto continue richieste. La tesoriera della cooperativa, Buggitti, avverte che bisogna trattare. Buggitti: «Lui mi ha detto datemi un valore simbolico, al puro margine arriviamo al 30%». Buzzi: «E a lui con il 5 ce possiamo arrivà, se parti col 5 ti chiede il 10, quello non se sa regolà». L’AMICO FRITZ Le richieste di soldi aumentano continuamente. E’ sempre l’ultima primavera quando, nella sede di via Pomona si parla ancora di pagamenti a consiglieri comunali. A chiedere sarebbe qualcun altro, forse legato all’ex ad di Ama Panzironi. Buzzi: «Daniele, che è cascato dalle nuvole ”io lo faccio gratis”; Dipendente: «”Io non ho voluto un centesimo e andiamo dagli altri”»; Buzzi: «Senti allora io fra poco, ... fra poco vedo l’amico Friz e glielo dico che noi ... gli abbiamo dato un po’ di soldi per amicizia (inc), ... anche perché non ci rappresenta politicamente, posso dirgli questo?» Dipendente: «Si, si»; Buzzi: «Siamo rappresentati da altri, noi ”ti abbiamo dato un cip per buona volontà”, poi se non gli basta e vuole diventare pure nemico ci IL PRIMO CITTADINO: «NESSUNO DELLA MIA AMMINISTRAZIONE È INDAGATO PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA» LA POLEMICA L’arresto di Carminati e, sopra, Buzzi e Panzironi Legge romanzi Il “Nero” in cella chiede del figlio Un burro di cacao e qualche libro, soprattutto romanzi. Massimo Carminati ha poche richieste. Dal giorno in cui è stato trasferito nel carcere di Tolmezzo il suo principale pensiero, pare, sia il figlio. È preoccupato per possibili ripercussioni dopo quanto accaduto. È in isolamento, in una cella lontana da tutti gli altri detenuti e non è al 41 bis, ma in un reparto di alta sicurezza. Non ha ancora visto la direttrice Silvia Della Bianca che è in attesa di sapere da Roma quale sarà il suo futuro all’interno del carcere. Al momento ha quattro ore d’aria al giorno, non vede altri detenuti, non ha la televisione né può leggere i giornali. Non ha ancora ricevuto la visita dei parenti e dell’avvocato, ma su questo non esistono divieti. «È tranquillo e ha espresso pareri positivi sul cibo del carcere spiega la direttrice Personalmente non l’ho ancora visto. Viene comunque visitato ogni giorno dal medico e non manifesta disturbi di alcun tipo». Più difficile per lui era stato il rientro in carcere a Roma. Subito dopo l’arresto, infatti, rifiutava il cibo e soffriva di insonnia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli affari di De Carlo, nuovo re di Roma nullatenente con case, società e negozi LE CARTE ROMA Nullatenente sulla carta, in realtà intestatario, tramite alcuni prestanome, di una miriade di società di varie dimensioni. È l’immagine di Giovanni De Carlo, stando alle indagini del Ros dei Carabinieri, il nuovo boss di Cosa nostra a Roma. Un’immagine pubblica, la sua, costellata di serate con la Roma più nota. A gestire per lui affari e denaro contante sarebbero stati i fratelli De Vincenti e in particolare Lorenzo, coinvolto in una galassia di società piccole e medie (quasi sempre negozi), sebbene anche lui risulti senza reddito dichiarato e dunque «privo di lecita capacità contributiva». Nel comples- so, pur risultando lui stesso senza reddito, Lorenzo De Vincenti avrebbe gestito a nome di Giovanni De Carlo un patrimonio di almeno 300mila euro in contanti, escludendo le proprietà immobiliari. Stando all’informativa del Gico della Guardia di finanza depositata ieri nel corso dell’udienza del tribunale del Riesame chiamato a discutere la posizione di Salvatore Buzzi e di altre sedici persone, i fratelli De Vincenti «si sono messi a completa disposizione di De Carlo, anche acquisendo pacchetti societari di diverse attività imprenditoriali». La ricostruzione spiega che sotto al boss Giovanni De Carlo, esiste una rete di collaboratori. Primo tra tutti Lorenzo De Vincenti: «Il fidato e fedele prestanome De Vincenti Francesco ha una posizione più elevata rispetto all’imprenditore colluso Russo Fabio, essendo espressione diretta e longa manus di De Carlo Giovanni», scrive il Gico. Lorenzo De Vincenti ha anche un ruolo operativo: «Allo stesso viene concesso il privilegio di maneggiare le somme di denaro riciclate dall’attività imprenditoriale di Russo Fabio, da destinare all’odierno proposto De Carlo Giovanni». Sempre De Vincenti, «in virtù della residenza a Fregene» si occupa di gestire i contatti con Filippo Franchellucci, proprietario dello stabilimento Miraggio Club, dove ”Giovannone” De Carlo si era fatto costruire una sala riservata, «un’ala del ristorante - si legge negli atti - di cui neanche Filippo Franchellucci possedeva le chiavi». LA GALASSIA Sebbene non abbia redditi propri e dunque in teoria non sia neppure in grado di pagare la tassazione relativa, Francesco De Vincenti risulta amminsitratore e socio di una miriade di società, che vanno dalla Effeffe Holding, appena costituita, al centro di Formazione professionale dei Castelli Romani, passando per una serie di ditte intestate. Nell’elenco, c’è la Smart&beauty Srl, «salone di barbiere e parrucchiere», formalmente inattiva «ma attiva», «tant’è che era uno dei luoghi di incontro tra l’odierno proposto De Carlo Giovanni, UNA FITTA RETE DI COLLABORATORI E PRESTANOME GARANTIVA FORTI ENTRATE A “GIOVANNONE” La giornata di ieri si è chiusa anche con uno scontro tra Rosy Bindi e il sindaco di Roma Ignazio Marino, in commissione antimafia. «La mafia si è insediata e ha fatto il salto di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta», ha detto la Bindi. «Non c'è nessuno nella mia amministrazione indagato per associazione mafiosa» ha risposto Marino. Sara Menafra © RIPRODUZIONE RISERVATA SOLO IL LEADER DELLE COOPERATIVE HA PARLATO DURANTE IL RIESAME: «MA QUALI AFFARI, CARMINATI È UN MIO DIPENDENTE» Russo Fabio e i fratelli De Vincenti». Nella galassia dei De Vincenti ci sono anche alcuni negozi d’arte, aperti a metà degli anni ’90 (Poli Arti Grafiche, Diffusione Arte, Carme Diem Omnia Artis). Non è stato facile ricostruire i redditi che De Vincenti avrebbe gestito per De Carlo, anche perché è possibile che buona parte fosse in contanti. La Guardia di finanza, però, ha studiato i consumi che una persona a reddito basso dovrebbe aver avuto, confrontandoli con quelli di De Vincenti. Il risultato è che c’è una sproporzione di quasi trecventomila euro, 289.003 «Tale evidenza investigativa conferma, ulteriormente, quanto già acquisito al fascicolo processuale»: «In definitiva, in virtù di quanto accertato sul conto del terzo interessato De Vincenti si ritiene che le cointeressenze societarie detenute dallo stesso siano prive di effettività e, pertanto, non si esclude fittizie». Sa. Men. © RIPRODUZIONE RISERVATA 15 Primo Piano Giovedì 18 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it La truffa sui contributi per i nomadi «I rom sono 150, ma te ne pago 300» Incrociando intercettazioni e conti sulle agende `Secondo i carabineri la banda si stava preparando è emerso il business sul campo di Castel Romano a distruggere tutti i documenti più compromettenti ` LE INDAGINI La vicenda ROMA La moltiplicazione dei rom di Castel romano, 150 effettivi, 300 sulla carta, l’appalto a sei zeri per il Recup, già revocato dalla Regione ma ancora al centro delle indagini del Ros, e la prova che la holding di mafia capitale era pronta a distruggere i documenti «più compromettenti». Sono stati depositati ieri i nuovi atti di indagine su Mafia capitale e sulla rete di Massimo Carminati. Le agende di Nadia Cerrito e Paolo di Ninno, segretaria e commercialista di Salvatore Buzzi, lasciano pochi dubbi, soprattutto se incrociate con le intercettazioni degli indagati. E tra conti e conversazioni spuntano anche i 1500 euro destinatio all’ex presidente del Consiglio comunale Mirko Coratti (Pd). Un sistema illecito I NOMADI MOLTIPLICATI fra politica e criminalità E’ tra la documentazione Le indagini condotte dalla procura di Roma e dai carabinieri portano alla luce alla fine di novembre una holding del malaffare nella quale figurerebbero esponenti del terrorismo di destra, politici di diversi partiti ed elementi della criminalità comune. 1 Ventinove in carcere otto ai domiciliari Particolarmente spettacolare l’arresto di quello che è ritenuto il capo della banda, l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati, bloccato dai carabinieri in una stradina vicino Roma mentre era a bordo della sua Smart. Finiscono in carcere in 29 e 8 ai domiciliari. 100 gli indagati. 2 L’accusa: associazione di stampo mafioso Per la prima volta a Roma viene ipotizzata per una banda di criminali l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma sono tante le accuse per Carminati e soci: si va dall’estorsione all’usura, fino al riciclaggio di denaro sporco e alla turbativa d’asta. Sequestrati anche 200 milioni. 3 Undici condanne Le mani delle cosche sulla movida milanese Sono state condannate dal gup di Milano a pene fino a 14 anni di carcere 11 persone arrestate lo scorso gennaio. Dalle indagini era emerso che l'organizzazione milanese legata al clan della 'ndrangheta Barbaro-Papalia, oltre a traffici di droga, estorsioni e altri affari illeciti, esercitava il controllo su alcune delle più note discoteche della movida milanese, attraverso i servizi di security e bodyguard, con gli imprenditori del settore disposti a chiedere la «protezione» dei presunti boss per trarre «vantaggi». Intanto i pm chiederanno il giudizio immediato per le 58 persone arrestate dai carabinieri che hanno smantellato l’organizzazione milanese legata alla cosca di Reggio Calabria Libri-De Stefano-Tegano. sequestrata il 2 dicembre al commercialista Di Ninno che i carabinieri individuano la «spartizione dei proventi derivanti dalla realizzazione del Campo F (di Catsel romano ndr) funzionale agli accordi intercorsi tra Buzzi e Carminati. «Si evidenzia - sottolineano i carabinieri che la moltiplicazione 300x9,85x365 sta a indicare il numero di persone indicate come ospitate presso il campo F, moltiplicate per il costo procapite giornaliero e poi per i 365 giorni. Di fatto, dal contesto delle intercettazioni complessivamente svolte emergeva che si trattava di un conteggio fittizio, ovvero il numero delle persone realmente presenti, a detta degli indagati, era stato aumentato perché risultasse maggiormente favorevole ai guadagni del sodalizio». L’INTERCETTAZIONE Il 20 aprile 2013, Buzzi racconta all’imprenditore Giovanni Campennì tutta la storia del business di Castel romano cominciata durante la giunta Veltroni, quando l’allora capo di gabinetto del sindaco Claudio Odevaine, lo invita a comprare i terreni. L’operazione, poi, è stata realizzata con il contantedi Carminati: «Perché a me - dice Buzzi - na grande mano me l’ha data per quel campo nomadi Massimo, perché un milione e due, seicento per uno, chi cazzo ce l’ha un milione e due cash? Avevamo preventivato cento, invece che cento è venuto 120 eh, 300mila euro in più, per fatte capì, dopo l’accordo con Alemanno bisognava rifà un altro accordo..non è che tu con Alemanno tu ce puoi parlà de soldi..de ste cose..non è cosa. Allora praticamente bisognava parlà col suo capo segreteria, allora chiamo Massimo e faccio ”guarda che qua ho difficoltà a farmi fà i 300mila euro in più”. Me fà: ”me richiami”, visto che c’ha il telefono su quel telefono parla solo con lui..me fa, ”Vai in Campidoglio alle 3 che scende Lucarelli (Antonio Lucarelli, caposegreteria del sindaco Alemanno ndr) e viene a parlare con te...Alle tre meno cinque scende, dice: ”Ho parlato con Massimo, tutto a posto domani vai”. Aho tutto a posto veramente - continua Buzzi - c’hanno paura de lui, che cazzo devono fare qua». E’ da una conversazione successiva che i militari apprendono nuovi spunti di indagine rispet- SPUNTANO ANCHE I 1.500 EURO DESTINATI ALL’EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE Caldarelli, Nadia tira le somme: «Quelli so’ 5 (verosimilmente 5mila euro in pezzi da 100 annota il Ros) «A lui gli servono per giovedì». E la Cerrito: «A Clà, ma l’avemo vinto quel discorso de ”Formula Sociale” per dei Cup, de Recup, che era?». Caldarelli risponde: «Stiamo..ce va a pranzo oggi!». Nadia chiede: «Ma è buono come appalto, Cla?». E Caldarelli: «14 milioni», «Un botto», dice Nadia. to «Alla nuova esigenza nomadi del 2010 e alla conseguente offerta di Buzzi ad Alemanno di ampliare il campo di Castel romano in cambio di un affidamento minimo di 24 mesi per rientrare dall’investimento» e soprattutto «sulla redditività dell’investimento sostenuto o comunque un rientro dello stesso attraverso una maggiorazione delle effettive presenze nomadi». La conclusione è che in Campidoglio dicono al re delle coop: «Noi paghiamo, ti paghiamo 300 persone, in realtà ce ne sono 150». DISTRUGGIAMO TUTTO IL RECUP E’ il 2 settembre scorso quando i carabinieri del Ros ascoltano nella sede della ”29 giugno” la conversazione tra Buzzi, Claudio Caldarelli, punto di collegamento tra l’organizzazione e la politica, e la segretaria Nadia Cerrito. Fanno conti: «Io t’ho dato novemila 550», dice I CONTI Una pagina di una delle agenda con i codici cifrati per pagare le mazzette Accanto, Massimo Carminati Il 30 luglio i carabinieri ascoltano la conversazione tra Buzzi e Di Ninno sui 15mila euro da versare all’ex ad Ama Franco Panzironi e sui conti in nero riguardanti i pagamenti a Carminati. «Questo si può buttare perché è troppo pericoloso», dice Buzzi, l’altro risponde: «bravo». Valentina Errante © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronacadi Roma [email protected] www.ilmessaggero.it Giovedì 18 Dicembre 2014 Eventi Aziendali e Cerimonie in Sale Riservate Roma Via dei Gracchi, 266/268 Tel 06.3213126 06.3216958 [email protected] www.tabernadegracchi.com 15ºC 8ºC Il Sole Sorge 7.32 Tramonta 16.40 La Luna Sorge 3.26 Cala 14.13 Gli uffici della Cronaca sono aperti dalle 11 alle 20, via del Tritone, 152, 00187 Roma T 06/4720224 - 06/4720228 F 06/4720446 L’incontro Solidarietà Magica i doni di Astori e Nainggolan ai bimbi del Gemelli L’evento Alla Pelanda 40 anni ad arte nel mito di Renato Zero Tendenze Aste charity sul web boom per “vincere” l’incontro con Totti e con la Cucinotta Radanovic a pag. 53 Polidoro a pag. 53 Arnaldi a pag. 55 Giunta Marino, lite all’Antimafia «Un miliardo finito in Cina» diciotto arresti `La Bindi: «Anche voi rapporti con i clan». La replica: «Nessuno dei miei indagato per mafia» per riciclaggio Il Campidoglio e il Pd contro il prefetto: «Fa troppe interviste». E il Consiglio resta bloccato ` In commissione parlamentare antimafia, il sindaco Marino ha puntato a delimitare i confini delle infiltrazioni criminali in Campidoglio, restringendoli alla passata consiliatura. Ma si è scontrato con la presidente Rosy Bindi: «La mafia si è insediata e ha fatto il salto di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta». E i rapporti tra Pd e prefetto Pecoraro sembrano ai ferri corti. Per Matteo Orfini «il prefetto fa più interviste di Salvini». Ieri il Consiglio è saltato: mancava il numero legale. Evangelisti e Rossi alle pag. 38 e 39 Il progetto. Ci sarà un catalogo degli arredi Il lodo nel mirino Fondi Atac-Tpl, aperta un’inchiesta Un bus della rete Atac L’Atac pagò oltre 70 milioni alla Tpl, l’azienda privata che gestisce le linee periferiche, in più rispetto a quanto concordato nel contratto. A diradare ogni dubbio fu un lodo arbitrale che decise in tempi insolitamente rapidi. La documentazione «sospetta» è tra le carte che il sindaco ha consegnato alla Procura che ora ha aperto un’inchiesta. a pag. 41 In aula il fidanzato di Federica: l’amavo, non l’avrei mai uccisa `La Boss in cella, violentò l’amica di un figlio Mangiapelo morta nel lago, Di Muro dopo l’arresto si difende Marco Di Muro, 23 anni, il barista di Formello finito in manette a due anni dalla morte della fidanzata, la bella Federica Mangiapelo, 16 anni appena compiuti, davanti ai magistrati ha rotto il muro del silenzio e ha ribadito la sua innocenza: «Uccidere una persona come dite, affogandola di notte nel lago? Non l'avrei mai fatto, con nessuno. Figuriamoci con Federica, le volevo bene. Non l'avrei mai uccisa, mai». La ragazza fu ritrovata a faccia in giù nel lago ad Anguillara la notte di Halloween 2012. Ieri era il giorno dell'interrogatorio di garanzia, dopo che venerdì, dal palazzo di giustizia di Civitavecchia per Marco Di Muro era partito l'ordine di arresto. Pierucci a pag. 49 Villa Borghese Pestato fuori dalla discoteca Piazza Navona, Leonori: «Pressioni indebite» «Pressioni su piazza Navona». È la denuncia dell’assessore Leonori sulle ultime mosse degli ambulanti. Bogliolo e Larcan a pag. 43 Pestato fuori dalla discoteca. Vittima un 37enne di Ostia, operato ieri al policlinico Umberto I per le gravi lesioni riportate al volto. Il ragazzo è stato assalito da quattro italiani fra i 20 e i 25 anni intorno alle quattro della notte di sabato scorso. Probabilmente è stato vittima di uno scambio di persona. I familiari si appellano ai testimoni: «Aiutate i carabinieri a individuare il branco». Marani a pag. 51 Tavolino selvaggio in via delle Carrozze in Centro Dehors, piano del Comune «I tavolini uguali per tutti» Mozzetti a pag. 45 Pietro Piovani L’autobus che porta in “via ics ics i aprile” SABATO GRATIS dal 1990 vendite, affitti e attività commerciali Per me il tono di voce è importante. Tu parli come la voce della metro B. #ciao @F_Stachanov T ra ritardi e affollamenti, un viaggio sui mezzi pubblici di Roma non è mai stato una passeggiata. Per fortuna però l’Atac provvede ad alleviarci la fatica e i disagi offrendoci qualche occasione di divertimento. Provate a prendere il 90, da largo Labia alla stazione Termini. A bordo di quegli autobus moderni c'è una voce registrata che è uno spasso. Mentre si percorre la Nomentana, l'altoparlante diffonde l'annuncio: «Prossima fermata, esse Agnese», dove “esse” sta ovviamente per santa. Verso via XXI aprile il sorriso dei passeggeri non si è ancora spento quando arriva l'annuncio successivo: «Prossima fermata, ics ics i aprile». Cose che possono capitare alle voci registrate automatiche, come ben sa chi possiede un navigatore satellitare, e poi certi errori li fanno anche gli esseri umani: non è raro incontrare persone che chiamano lo storico leader afroamericano degli anni sessanta «Malcom decimo». Ma noi preferiamo credere che lo sbaglio sia intenzionale. Sì, l'hanno fatto apposta per regalare un po’ di allegria a noi romani. Non si spiegano altrimenti Un fiume di denaro provento di attività illecite veniva spedito illecitamente all’estero, soprattutto in Cina, attraverso il circuito dei money transfer. Quartier generale la succursale romana di una multinalzionale inglese. Diciotto persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio. Le indagini hanno scoperchiato un giro d’affari da oltre un miliardo di euro. La società britannica nel mirino dell’inchiesta è la Sigue Global Service. Coinvolte altre sette agenzie romane per il trasferimento di soldi all’estero. Allegri a pag. 47 quei cartelli comparsi tempo fa sulla linea 343 (gestita da una società privata, non dall’Atac) in cui si invitavano i passeggeri a “uscire dalla mezza porta” e si aggiungeva: “per favore, andare al posteriore”. In questa logica ricreativa, ci permettiamo di suggerire un piccolo possibile miglioramento del sistema di trasporto urbano: nelle stazioni della metro B si potrebbe avere forse uno speaker più vispo, al posto della voce attuale probabilmente incisa da un condannato a morte un istante prima di salire al patibolo. L’umore di tanti romani ne trarrebbegrandegiovamento. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA La polizia ha arrestato un cittadino albanese di 46 anni, conosciuto come il «boss di Fontenuova» per i diversi precedenti di polizia per droga e reati contro il patrimonio, con l'accusa di violenza sessuale nei confronti di una giovane donna, per di più amica del figlio. Il 27 novembre scorso, la donna è andata insieme a lui in un locale di via Nomentana. Quando è stato il momento di rincasare, l'uomo, con la scusa che la sua autovettura era parcheggiata proprio vicino casa della ragazza, le ha chiesto un passaggio e insieme sono andati via dal locale.Durante il tragitto, facendole credere di conoscere una scorciatoia, le ha fatto imboccare una strada isolata, dove poco dopo ha abusato di lei con la forza. De Risi a pag. 49 38 Giovedì 18 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma «Clan, rapporti anche con la giunta Marino» Scontro all’Antimafia Rosy Bindi: Buzzi ha fatto il salto di qualità con Alemanno e i contatti sono proseguiti. La replica: i miei non sono indagati ` Ignazio Marino e Rosy Bindi durante l’audizione alla Commissione bicamerale Antimafia LA POLEMICA L’emergenza Il malaffare nella Capitale «si è fermato a giugno 2013, con il mio arrivo in Campidoglio». Ma Roma «è fatta di persone perbene: se ci sono state mele marce non significa che Roma sia una città malata, credo sia sana e sono onorato di esserne il primo cittadino». Ignazio Marino, questa volta, fa il pompiere e cerca di evitare che l’immagini della Capitale slitti verso una deriva da «città mafiosa» che danneggerebbe tutti. Nell’audizione serale alla commissione parlamentare antimafia punta a delimitare i confini delle infiltrazioni criminali a Palazzo Senatorio, restringendoli soprattutto alla passata consiliatura e attaccando frontalmente la passata amministrazione di centrodestra. Consegnato a Cantone dossier sui 120 appalti LO SCONTRO Marino, durante l’audizione, è però protagonista di un serrato botta e risposta con la presidente Rosy Bindi: «La mafia si è insediata e ha fatto il salto di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta», dice Bin- Marino ieri ha incontrato il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone (foto), portando il dossier preparato dall’assessore al bilancio Silvia Scozzese sugli appalti «a rischio». Nella relazione di Palazzo Senatorio ne sono stati inseriti circa 120, soprattutto nei settori delle politiche sociali, dell’emergenza abitativa e del verde. «Proprio nel sociale ci siamo resi conto che nel periodo 2007-2013 c’è stato un aumento significativo delle procedure condotte con affidamenti diretti, invece che con bandi di gara pubblici», sottolinea Marino. di. «Il dato di fatto è che nessuno della mia amministrazione è indagato per associazione mafiosa», replica l’inquilino del Campidoglio, ricordando che «l’assessore Daniele Ozzimo e il presidente dell’assemblea capitolina, che si sono dimessi, sono indagati per corruzione». Ma, risponde ancora la presidente dell’Antimafia, «chi è indagato per corruzione in un’indagine per mafia è comunque un interlocutore e forse il terminale o l’arma impropria che viene utilizzata». Bindi incalza: «Lei esclude che Buzzi abbia finanziato la sua campagna elettorale?». Il sindaco risponde: «Assolutamente no. Non l’ho escluso e anzi lo affermo: Buzzi, come altre persone, ha finanziato la campagna elettorale con le cooperative e quei soldi sono soldi regolarmente denunciati alla Corte dei conti. E se neanche il Prefetto sapeva che Buzzi era un delinquente, come facevo a saperlo io?». Ancora la parlamentare Pd: «Sul controllo che spettava all’amministrazione sul funzionamento dei campi di immigrazione ci sa dire qualcosa?». La questione di rom, sinti e camminanti «non riguarda solo la nostra Capitale e non è di facile soluzione - replica giunta ha certamente tentato di avvicinarsi e di infiltrarsi ma non è riuscita, perché non aveva alcuna posizione di vertice. Avevamo a che fare con una cupola criminale con ramificazioni inquietanti. Stiamo di fronte ad una sfida culturale. La legalità deve essere un elemento cardine della nostra giunta». Ma quei criminali, aggiunge, «hanno fatto patti solo con una parte di cattiva politica e cattiva amministrazione – incalza il chirurgo dem - Questa amministrazione da quando si è insediata ha voluto fare un’opera di prevenzione». LA REPLICA IL SINDACO: «IL MALAFFARE SI È FERMATO CON IL MIO ARRIVO, LA LEGALITÀ SARÀ ELEMENTO CARDINE» Marino - ma noi l’abbiamo affrontata sin dall’inizio a partire dal riportare quelle strutture all’interno della legalità, con l’obiettivo di superarle definitivamente». L’AFFONDO «La mafia con la giunta precedente aveva posizioni di vertice attacca il sindaco - Con la mia Alla fine dell’audizione a Palazzo San Macuto arriva la replica di Gianni Alemanno: «Domani (oggi per chi legge, ndr) firmerò la querela per diffamazione nei confronti di Marino, dove valuteremo anche le dichiarazioni fatte all’Antimafia - dice l’ex primo cittadino - Si tratta di un penoso tentativo di fare scaricabarile e fare velo agli accertamenti in corso in Campidoglio. Il sindaco si dimetta: solo così salverà il Comune dallo scioglimento per mafia». Fabio Rossi © RIPRODUZIONE RISERVATA 39 Giovedì 18 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma Comune e Pd contro il prefetto «Fa più interviste di Salvini» Il commissario Orfini attacca Pecoraro `Anche il sindaco prova a pungerlo: si apre la polemica, chiarimento in serata «Sa molte cose, forse non può dirle» ` LO SCONTRO Matteo Orfini, commissario del Pd romano, all’uscita del Comune Guerra aperta Campidoglio-Prefettura, con il Pd che dà man forte a Marino contro Pecoraro. Il tweet di Matteo Orfini, commissario del Pd romano, è di quelli velenosi e irride il prefetto per una presunta bulimia nel concedere interviste sul rischio di scioglimento per mafia dell’amministrazione capitolina. Rileggiamo cosa scrive @orfini: «Tra le tante curiosità della situazione romana c’è anche quella di avere un prefetto che fa più interviste e dichiarazioni di Salvini». Per tutta la giornata, mentre il centro destra prende le difese di Pecoraro e Storace grida al «disegno per zittire il prefetto», si alza la tensione. Nel tardo pomeriggio arriva la telefonata chiarificatrice. Pecoraro e Orfini si parlano, per la verità molto brevemen- L’opposizione parte all’attacco: «L’ennesima caduta del numero legale certifica la dissoluzione di una maggioranza liquida e scollata dal sindaco Marino - affonda il capogruppo Ncd Roberto Cantiani - La paralisi dell’aula Giulio Cesare è totale e anche la strategia di approvare una delibera così importante con la sola metà dei consiglieri necessaria è un segno di debolezza». Secondo Dario Rossin (Forza Italia), «è impossibile continuare in questa maniera: si vada subito al voto e finisca questa agonia per Roma». Fa.Ro. per uno, gli appalti e le possibili infiltrazioni di Mafia Capitale. Ma quelle che fino ad oggi erano state catalogate alla voce «incomprensioni tra Marino e Pecoraro», ora vengono affiancate da un altro file: «incomprensioni tra Pd e Pecoraro». Al tweet di Orfini, si è aggiunta una dichiarazione ancora più aguzza del parlamentare del Pd, Khalid Chaouki: «È stucchevole la propensione del prefetto a rilasciare interviste sullo scioglimento del Comune, quando dovrebbe chiarire qual è stato il suo ruolo durante gli anni dell’amministrazione Alemanno nella gestione della cosiddetta ”emergenza rom”. Pecoraro fu nominato da Berlusconi il 30 maggio 2008 Commissario per l’emergenza rom. Una gestione concordata con l’allora ministro Maroni e il sindaco Alemanno. Ora farebbe bene a lavorare in silenzio nella sua importante opera di verifica interna al Campidoglio e a spiegarci come sia potuto accadere che durante la sua gestione siano potute verificarsi speculazioni milionarie gestite da bande criminali e mafiose ai danni della dignità di rom, rifugiati e tutti i cittadini romani». Il prefetto mantiene la linea della serenità e sembrano surreali leggende metropolitane quelle che lo vedrebbero in futuro scendere in politica: in sei anni ha tenuto i nervi saldi in molte tempeste; oggi è un po’ come quei poliziotti dei film che si occupano dell’ultimo caso prima della pensione (raggiungerà i limiti di età il 20 marzo 2015, quando compirà 65 anni). Ieri il sindaco lo ha incalzato: «Io immagino che Pecoraro sappia molte cose e non le può dire proprio perché fa il prefetto e quindi deve collaborare con le forze dell’ordine». Dagli altri partiti lo difendono in tanti. Onorato (Marchini): «Orfini teme l’indagine della Prefettura in Campidoglio?». Tweet di Gasparri (FI): «Da Orfini avvertimento a Pecoraro» (tweet di risposta di @orfini: «@gasparripdl la comprensione del testo questa sconosciuta»). Cangemi (Ncd): «Marino lasci stare Pecoraro e se ne vada». Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA te. Il fatto che si siano scambiati solo poche algide parole, è il segnale del grande freddo. Entrambi fanno trapelare la rodata formula del «colloquio cordiale» per salvare le apparenze, tenendo conto che Orfini risponde a Renzi, che lo ha scelto per riorganizzare il Pd romano allo sbando. POCHE PAROLE Viene anche scritta una mail assai formale, firmata dal viceprefetto vicario, Clara Vaccaro: «La Prefettura conferma il cordiale colloquio telefonico, questo pomeriggio, tra il prefetto Pecoraro ed il Commissario del Pd di Roma Orfini. Il sintetico contatto si è concluso con la promessa di un incontro già a partire dalla prossima settimana». Notare il «sintetico». Potremmo chiamarla «tregua», mentre i tre ispettori della Prefettura sono al lavoro per esaminare, uno Il prefetto Giuseppe Pecoraro LA REPLICA DELL’OPPOSIZIONE: «MERITA RISPETTO COSÌ VIENE DELEGITTIMATO IL SUO LAVORO» «Troppe assenze», il consiglio si ferma IL CASO Meno di novanta sedute convocate in un anno. Tante, come quella di ieri, saltate per mancanza del numero legale. In assemblea capitolina ancora non si vede quel «cambio di passo» chiesto da Ignazio Marino e invocato dal neo commissario del Pd romano, Matteo Orfini. Se a inizio consiliatura erano i consiglieri comunali a gettare la croce addosso alla giunta, accusandola di «scarsa produzione di delibere», adesso la situazione si è capovolta. La delibera sullo stadio della Roma è solo il primo di una serie di provvedimenti che rischiano di arenarsi, o quantomeno di rallentare notevolmente, nell’aula Giulio Cesare. A tamburo battente, dopo la pausa natalizia, approderà in consiglio il bilancio di previsione 2015, che il sindaco vorrebbe vedere approvato in tempi brevissimi. Ed è già in ritardo il pia- Pioggia di emendamenti sul progetto del nuovo stadio di Tor di Valle, mentre associazioni di residenti e ambientaliste gridano allo scandalo. Ieri il comitato Difendiamo Tor di Valle dal cemento ha fatto un appello al sindaco Ignazio Marino e inviato una lettera aperta ai membri dell'assemblea Capitolina «sull'operazione di speculazione edilizia che si vuole realizzare intorno allo Stadio della Roma a Tor di Valle». Slitta intanto a oggi la discussione in assemblea capitolina sulla delibera che avrebbe l’obiettivo di riconoscere il pubblico interesse del progetto. Sul piede di guerra ormai da mesi, il comitato Difendiamo Tor di Valle dal cemento elenca i motivi della contrarietà del progetto dei costruttori Parnasi e Pallotta sostenuto dall’assessore Caudo nonostante l’opposizione di urbanisti e associazioni ambientaliste. «L'impatto sui quartieri di Torrino e Decima - dice il comitato - sarebbe pesantissimo, un impatto generato non solo dallo stadio ma soprattutto dalla cementificazione che ne accompa- gna la realizzazione». Il comitato dei residenti esprime da tempo «dubbi sull'impatto sulla mobilità; sul problema urbanistico, legato ad una nuova centralità che verrebbe realizzata senza alcuna attribuzione da parte del PRG; sulla L’area dove sorgerà lo stadio AL CENTRO DEL DIBATTITO IL PUBBLICO INTERESSE DEL PROGETTO DEL NUOVO STADIO DELLA ROMA LA POLEMICA I NUMERI Il 2014, salvo imprevisti, si chiuderà con 88 sedute del consiglio comunale, molte delle quali andate a vuoto o quasi. Con il numero legale sempre sul filo: per rendere valida una seduta servono 25 consiglieri (19 in seconda convocazione). La maggioranza avrebbe i numeri per garantirlo, potendo contare su ben 30 consiglieri: 20 del Pd, 5 della lista civica per Marino, 4 di Sel e uno del Centro democratico. Ma spesso non è così, tanto che martedì il capogruppo democrat, Fabrizio Panecaldo, ha perso le staffe: «Vedo sempre le stesse persone che si assentano, Tor di Valle, pioggia di emendamenti: «Fermate questa speculazione edilizia» LA DELIBERA questa cosa mi dà un po’ fastidio - si è sfogato Panecaldo - Mi sono stufato di fare il maestro di scuola. Non posso stare sempre a rincorrere le persone quando si vota, l’interesse generale deve venire prima dei problemi personali». no generale del traffico urbano: la rivoluzione della mobilità cittadina, griffata dall’assessore Guido Improta, secondo i piani di Palazzo Senatorio sarebbe dovuta passare per le forche caudine dell’assemblea entro fine anno. Ma, al momento, è ancora fuori dai radar. proprietà dei terreni, che al momento vede gravare una diffida sulla testa dell'amministrazione comunale, affinché la delibera non sia votata; sugli sproporzionati extraprofitti che il proponente potrebbe ottenere, sui quali sono stati presentati tre esposti in Procura». I residenti rilanciano quindi l’idea di realizzare lo stadio «nell’area della Città dello sport a Tor Vergata». Sul piede di guerra anche Italia Nostra: «È grave e ben poco trasparente non volere nemmeno accennare al problema che l'area non è ancora nella disponibilità del proponente l'opera». L’assemblea di ieri è stata rinviata per mancanza di numero legale «in seconda convocazione basteranno solo 16 consiglieri per decidere su una delibera cosi importante. In assenza di questa manovra la pregiudiziale del M5S sarebbe passata bloccando una delibera che porterà vantaggi ai soliti noti» dicono i pentastellati. «Come Fdi-An abbiamo presentato 100 documenti tra ordini del giorno emendamenti» tuona Fabrizio Ghera, capogruppo di Fdi-An in Campidoglio. L.Bog. © RIPRODUZIONE RISERVATA La Baglio in aula Giulio Cesare MENO DI 90 SEDUTE CONVOCATE IN UN ANNO E MOLTE SONO SALTATE PER LA MANCANZA DEL NUMERO LEGALE DURANTE I LAVORI 41 Giovedì 18 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma Fondi Atac-Tpl, aperta l’inchiesta `Nel 2009 l’azienda privata che gestisce le linee di trasporto `In tempi rapidissimi un arbitrato le diede ragione: la società periferiche chiese all’Atac un sovraccosto di oltre 70 milioni del Comune ha dovuto pagare anche un milione di spese legali IL CASO La procura ha aperto un’inchiesta sulla richiesta di Roma Tpl (il privato che gestisce le linee periferiche dei bus) di 70 milioni di euro all’Atac. Lo ha rivelato il sindaco Ignazio Marino. Ha spiegato, parlando alla trasmissione tv Pane Quotidiano: «Negli anni passati c’era una azienda privata che forniva il trasporto pubblico insieme all'Atac che ad un certo punto dice ”vogliamo più soldi”. E il Comune, invece di dire no, decide di darle 70 milioni. Ho portato le carte al procuratore Pignatone e ho saputo che anche su questo è stata aperta un'inchiesta». E’ la sintesi di una storia assai complicata, culminata con il pignoramento da parte di Roma Tpl dei beni dell’Atac. E che racconta anche una insolita difficoltà a difendersi, una sorta di sorprendente referenza, del Campidoglio e delle Municipalizzate quando si tratta di rapportarsi con alcuni privati. L’Ama in passato non è stata molto brava a controbattere alle richieste di Cerroni, che con due lodi chiede quasi un miliardo di euro. Anche per questa vicenda la procura ha aperto un’inchiesta. Ma torniamo alla LO HA RIVELATO IN TV IL SINDACO MARINO CHE AVEVA PORTATO AI MAGISTRATI LA DOCUMENTAZIONE «SOSPETTA» ricostruzione dello strano contenzioso tra Atac e il privato, per il quale Roma Capitale vede raddoppiare il conto mentre l’azienda è a una fermata dal default. La storia comincia nel 2005: Atac indice una gara per la gestione della rete periferica (durata iniziale 3 anni). Vince Tevere Tpl (oggi si chiama Roma Tpl e ha come soci Umbria Mobilità, Cotri e Vt Marozzi). Il primo gennaio 2006 entra in vigore il contratto che prevede un corrispettivo triennale di 187 milioni di euro più Iva. Il questore «E’ un’associazione di stampo mafioso» IL CONTRATTO Il contratto dura più del previsto e viene chiuso il 31 maggio 2010, quando sempre Roma Tpl si aggiudica una nuova gara. Ma ecco la sorpresa il 29 gennaio 2009: «Tevere Tpl - ha spiegato nei giorni scorsi l’assessore alla Mobilità, Guido Improta - sulla scorta della clausola compromissoria contenuta nel capitolato tecnico ma non riportata nel contratto dove le parti invece riconoscevano l’esclusiva competenza del Foro di Roma per ogni controversia, notifica ad Atac una domanda di arbitrato». In sintesi: secondo Tevere Tpl va riconosciuta una revisione dei prezzi. L’Atac, allora guidata dal presidente Tabacchiera e dall’ad Gabuti, invece di fare notare che il contratto non lo prevedeva, accetta l’arbitrato, nomina il proprio arbitro, e in un tempo che Importa definisce «record», si insedia il collegio. Il consulente tecnico dà ragione a Tevere Tpl e il lodo dice all’Atac: devi pagare. «Di fatto - allargano le braccia oggi in Campidoglio - il rischio assunto da Tevere Tpl si è riversato `«Già all'epoca della banda Il blitz I murales di Watt «Il cecato» invade Roma Nord Il writer romano Watt ha tappezzato Roma Nord di immagini rielaborate graficamente di Massimo Carminati su Atac». Ecco, dunque, il conto da 70 milioni. L’Atac avvia un’impugnativa alla corte d’Appello, ma nel 2014 Tevere Tpl vince di nuovo, in compenso l’azienda si trova a dovere pagare un altro milione allo studio legale incaricato di seguire la vicenda (il nuovo ad Broggi ha contestato la parcella). A causa degli interessi, intanto, il risarcimento oggi tocca i 115 milioni di euro. La nuova gestione Atac ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, nell’attesa il tribunale a maggio ha emesso un decreto ingiuntivo, al quale Atac si è opposta in Corte d’appello (e proprio oggi ci sarà l’udienza, alla quale parteciperà anche il sindaco Marino). Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA Il clan e l’appalto regionale «Ci prendiamo 14 milioni» L’INFORMATIVA Le indagini su quel mega appalto sono ancora in corso, perché che Mafia Capitale avesse puntato anche sul Recup, il centro di prenotazione di prestazioni sanitarie della Regione, lo si era capito dall’intercettazione in cui Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati e re delle coop, parlava genericamente di un «appalto da 60 milioni della Regione». Ma il dialogo intercettato a settembre e depositato ieri dai pm al Tribunale del Riesame sembra dissolvere ogni dubbio. E’ la segretaria del braccio destro di Carminati a chiedere no- tizie della gara e a ottenere risposte rassicuranti sull’esito. L’INTERCETTAZIONE Il 2 settembre scorso, i carabinieri ascoltano una conversazione tra Salvatore Buzzi, Claudio Caldarelli, punto di collegamento tra l’organizzazione e la politi- LA BANDA CARMINATI PUNTAVA AGLI APPALTI DELLA SANITÀ GRAZIE ALLA COMPLICITÀ DI UNA FUNZIONARIA ca, e la segretaria Nadia Cerrito. I militari trascrivono: «Io t’ho dato novemila 550», dice Caldarelli, Nadia Cerrito tira le somme: «Quelli so 5 (verosimilmente 5mila euro in pezzi da 100 annota il Ros), a lui gli servono per giovedì». E la Cerrito: «A Clà, ma l’avemo vinto quel discorso de ”Formula Sociale” per dei Cup, de Recup, che era?». Caldarelli risponde: «Stiamo.. ce va a pranzo oggi!». Nadia chiede: «Ma è buono come appalto, Cla?». E Caldarelli: «14 milioni», «Un botto», commenta Nadia Cerrito. L’APPALTO RECUP Quello del Recup era uno degli appalti più ricchi della giunta MA ZINGARETTI HA ANNULLATO IL BANDO DI GARA PER LA GESTIONE DELLE PRENOTAZIONI MEDICHE OSPEDALIERE Zingaretti: in totale valeva sessanta milioni di euro, ma era stato poi diviso in quattro lotti, che comunque spartivano fette di torta a sei zeri. Non solo: tra i componenti della commissione aggiudicatrice c’era anche Angelo Scozzafava, già dirigente del Campidoglio e dell’ospedale Sant’Andrea, indagato per asssociazione mafiosa e corruzione ag- della Magliana non ho mai nascosto questo mio pensiero, che era una agenzia del crimine e con una stanzialità diversa e una occupazione del territorio settorializzata, con una organizzazione capillare sul territorio. In quel periodo purtroppo, anche se le sentenze si rispettano perché sono un uomo delle istituzioni, anche se non le condivido, si meritavano un 416 bis invece gli è stato dato solo un 416». Cosi il Questore Nicolò D'Angelo in merito all'inchiesta su Mafia Capitale. Il Questore, che all'epoca indagò sul gruppo criminale che infiammava la Capitale, ricorda che i componenti «avevano un comportamento da organizzazione criminale di stampo mafioso». gravata, indagato nell'inchiesta «Mondo di mezzo»). Dopo gli arresti, alla luce degli elementi di indagine, il presidente della Regione Nicola Zingaretti, ha annullato l’appalto che non è stato aggiudicato. Una decisione clamorosa, visto che fino ad oggi Regione e Comune si sono limitati a sospendere, precauzionalmente, alcune gare, non a cancellarle. Due giorni fa i militari del Ros hanno varcato il portone del palazzo sulla Colombo e hanno acquisito tutto il materiale sulla gara che doveva decidere chi, dopo quindici anni di gestione della cooperativa Capodarco, dovesse ottenere la maxi commessa. Le indagini puntano a stabilire come sia avvenuta la nomina di Scozzafava nella commissione e a chi si riferissero i collaboratori di Buzzi quando dicevano «oggi ci va a pranzo». Val.Err. M.Ev. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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