CHAMPIONS LEAGUE Juve, missione compiuta Con l’ Atletico basta il pari Bianconeri agli ottavi PH.VITEZ-AG. ALDO LIVERANI IL FILM DI NATALE GRANDE GUERRA “Così sono diventato povero” Lettere e diari dalle trincee Giacomo Poretti RACCONTA LA NUOVA FAVOLA DEL TRIO A PAG. 38 Garanzini, Nerozzi e Oddenino ALLE PAGINE 42 E 43 ANSA LA STAMPA Boatti e Sabadin ALLE PAGINE 34 E 35 QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867 MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014 ANNO 148 N. 339 1,50 € IN ITALIA (PREZZI PROMOZIONALI ED ESTERO IN ULTIMA) SPEDIZIONE ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04) ART. 1 COMMA 1, DCB - TO www.lastampa.it Dossier al Senato Usa “Le torture della Cia ai terroristi” L’ira di Obama Dossier-choc sulle torture della Cia ai sospettati o accusati di terrorismo dopo l’11 settembre. Lo ha pubblicato la commissione Intelligence del Senato Usa, dopo cinque anni di lavori e una spesa di 40 milioni di dollari. Immediata la reazione di Obama, artefice dell’operazione trasparenza: «Traditi i nostri valori». Mastrolilli, Molinari e Semprini ALLE PAGINE 12 E 13 UNA SCELTA IMMORALE E INUTILE Prelevato il Dna: verrà confrontato con quello trovato sul piccolo. La procura: delitto efferato Linea dura del governo Loris, tutti contro la mamma Ma lei respinge ogni accusa Renzi: 6 anni ai corrotti e prescrizione più lunga Nuovo interrogatorio di 5 ore: non sono stata io. In carcere le gridano “assassina” «Assassina, devi morire». Urla e insulti hanno accolto in carcere Veronica Panarello, la mamma di Loris, il bambino ucciso nel Ragusano. La donna, fermata con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, è stata sottoposta a un altro lungo interrogatorio. Cinque ore nel corso delle quali ha continuato a negare: «Non l’ho ucciso io, era il mio bambino». Ma la procura insiste: «Un delitto efferato ». Prelevato il Dna: verrà confrontato con quello trovato sul bimbo. Albanese, Grignetti e Sapegno ALLE PAG. 2 E 3 I DUE VOLTI DI UNA TRAGEDIA Quei padri feriti E una madre vicini alle mogli non può crederci Maria Corbi Elena Loewenthal A PAGINA 5 A PAGINA 5 I REPARTI ANTI-ISLAMICI AVANZANO NEL DESERTO LIBICO. «SENZA PAGA DA MESI, MA BATTEREMO I MERCENARI» Con l’esercito che sogna di riprendersi Tripoli GIANNI RIOTTA Dopo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta «Mafia Capitale» si muove il governo. Matteo Renzi annuncia un pacchetto anti-corruzione che arriverà in Consiglio dei ministri già domani. «Modificheremo il codice penale innalzando la pena minima da quattro a sei anni», ha assicurato il premier. Inoltre «saranno allungati i tempi della prescrizione ed è prevista la confisca dei beni per chi ha rubato». Ma resta il patteggiamento. Longo e Sorgi DA PAG. 9 A PAG. 11 Favorevoli e contrari Il Campidoglio va sciolto? «Sì, lo impone la legge» «No, se Marino non c’entra» Guido Ruotolo e Fabio Martini uanti anni ci vorranno perché il Rapporto del Senato Usa sulle torture della Cia dopo l’11 settembre 2001 sia valutato con serenità? Troppi, se ancora il Rapporto 1975 del senatore Church, sugli abusi dell’intelligence, divide come se su Saigon sventolasse la bandiera a stelle e strisce e Kissinger intrigasse corrucciato sul Cile. Il rapporto, voluto dall’influente senatrice democratica Feinstein, prova che la Central Intelligence Agency ha torturato detenuti sospettati di terrorismo, eluso l’amministrazione - spesso il segretario di Stato Powell veniva tenuto all’oscuro -, creato una rete occulta, che violando la legge federale e le convenzioni internazionali, cercava il sostegno del presidente G.W. Bush, del suo vice Cheney e del ministro della Difesa Rumsfeld, che invece nel documentario di Morris «The unknown known» anticipa l’autodifesa davanti «alla Storia». Q CONTINUA A PAGINA 27 A PAGINA 27 COMMISSIONE UE Katainen:senza riformenonserve ilpianoJuncker MARCO ZATTERIN CORRISPONDENTE DA BRUXELLES ANADOLU AGENCY/AHMET IZGI/AFP Un islamista del fronte «Fajar», «Alba», in una base dell’esercito riconquistata ad Az-Zawiyah, a 20 chilometri da Tripoli DOMENICO QUIRICO INVIATO A SABRATHA (LIBIA) I l sole ci inondava, sciogliendosi nelle nostre fibre. Dalla sabbia saliva un calore gemello che ci univa alla terra. La nera irrequietezza che agita la natura prima dell’alba si è dissolta nella luce del deserto. Ancora una volta mi accorgo che uno degli aspetti più Buongiorno MASSIMO GRAMELLINI 9 771122 176003 41210 Le due notizie viaggiano sui siti l’una accanto all’altra ed è difficile sfuggire alla tentazione di prenderle per mano. La mamma di Santa Croce Camerina, accusata di avere strangolato il figlio di otto anni. E il fratello maggiore di Mango che muore di crepacuore durante la veglia funebre del cantante fulminato da un infarto trentasei ore prima. Due storie e un’unica protagonista, la famiglia. Questa struttura protettiva ma anche innaturalmente costrittiva che Platone voleva abolire, almeno per le classi dominanti, nella convinzione che estraesse il peggio dagli esseri umani. In realtà tira fuori quello che c’è. La famiglia è un pennarello evidenziatore. Se sei di pasta buona come il fratello di Mango, talmente in equilibrio da non avere mai consentito all’invidia per il suo i confetti della felicità enigmatici della paura è che non è veramente proporzionale al grado di pericolo. Un diabolico frastuono risuona come una tempesta tropicale, ogni tanto si spegne in spari isolati per poi riaccendersi in salve assordanti. «Quando sentirai la voce della mitragliera da ventitré non ti puoi sbagliare, allora cominciano le cose serie». Gli Stati devono fare ordine in casa per stimolare la ripresa A Italia e Francia più tempo per i conti: a marzo tutto sarà possibile L’INTERVISTA A PAGINA 7 CONTINUA ALLE PAGINE 14 E 15 La famiglia successo di prevalere sull’amore, la famiglia diventa il luogo dei legami indissolubili e dei sentimenti assoluti. Ma se hai qualche baco nel cuore o nel cervello e, magari una madre così immatura e incosciente da dirti che sei nata per sbaglio, non assocerai la famiglia al rifugio di un abbraccio ma all’umiliazione di un rifiuto. Puoi salvarti, e in tanti si salvano. Qualcuno evolvendo, altri accettando la menomazione e rinunciando a perpetuarla in una nuova famiglia. Oppure puoi reagire da bestiolina ferita e riprodurre il trauma che ti ha segnato la vita. Allora sarai anche tu una madre-bambina, anche tuo figlio nascerà per sbaglio, anche a lui lo farai pesare. A quel punto nella tua psiche alterata potrà scaturire di tutto. Persino l’impulso di sacrificare un innocente per regolare idealmente i conti con tua madre e con te stessa. i confetti della felicità LA STAMPA MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014 Primo Piano .9 . GIUSTIZIA 6 anni La pena minima alla quale saranno condannati i responsabili di reati corruttivi. Era di 4 anni Si allunga anche la prescrizione 257 detenuti Su una popolazione di oltre 50 mila detenuti, sono solo 257 quelli con sentenza passata in giudicato per corruzione. «Inaccettabile», dice Renzi Renzi: i corrotti pagheranno Pena minima a sei anni Il pacchetto domani in Cdm, tempi più lunghi per la prescrizione GRAZIA LONGO ROMA Dopo il terremoto giudiziario del sodalizio criminale tra mafiosi e politici per l’aggiudicazione di appalti pubblici milionari, il premier Matteo Renzi annuncia una rivoluzione per inasprire le pene contro la corruzione e per aumentare i termini della prescrizione. Contro il rischio di una nuova Piovra e per prevenire il malaffare di Mafia capitale, domani mattina il Consiglio dei ministri discuterà un pacchetto per modificare il codice penale. Che ieri pomeriggio è stato prima discusso tra il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente del Consiglio e poi diffuso da quest’ultimo con un video su Youtube. Quattro gli strumenti contro corruttori e mafiosi. Punto primo, «si alza la pena minima della corruzione, da 4 a 6 anni esordisce Renzi - . Puoi patteggiare, ma comunque un po’ di carcere te lo fai». In secondo luogo «sarà molto più semplice procedere alla confisca dei beni di chi ha rubato». Al terzo punto viene ribadito che «il maltolto si deve restituire, e non una parte. Se è provata la corruzione si restituisce fino all’ultimo centesimo». E infine, si allunga il periodo per arrivare alla prescrizione. La prescrizione Renzi nel videomessaggio in cui ha annunciato le misure ANSA/ YOUTUBE I provvedimenti arriveranno con un decreto legge e, verosimilmente, per la prescrizione con un disegno di legge. Qui occorre tuttavia ancora fare chiarezza, perché, la prescrizione può essere levata solo se aumenta la pena massima non la minima. Attualmente per la corruzione è di 8 anni e la prescrizione di 10. Il premier, intanto specifica che «il governo non può mettere il naso, non deve mettere il naso, non vuole mettere il naso in quello che fa la magistratura. Saranno i giudici a capire se quello è un reato mafioso o più banalmente, si fa per dire, un atto di corruzione». «Il vento è cambiato» In altri termini è evidente il segnale: il governo vuol far passare il messaggio che «il vento è cambiato» perché, come ribadisce il premier «quando uno che ruba può patteggiare e trovare la carta di uscita gratis di prigione come nel Monopoli, questo è inaccettabile. In Italia su una popolazione carceraria di circa 50 mila persone, in carcere per corruzione con sentenza passata in giudicato sono solo 257. Trovo che sia inaccettabile». Per quanto concerne la confisca un primo passo avanti era stato fatto già con l’inasprimento degli interventi previsto dal disegno criminalità economica relativamente all’antiriciclaggio e al rientro di capitali dall’estero. Ma è chiaro che l’inchiesta sulla Cupola romana - che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 100 persone, 38 delle quali arrestate - accelera il pacchetto di riforme sul fronte giudiziario. Matteo Renzi è categorico: «Basta essere indignati per qualche ora. Non basta dire che schifo, son tutti uguali. Perché no, non son tutti uguali: c’è chi ruba e chi è serio. E siccome le persone serie si devono far riconoscere in particolar modo in questi momenti, annuncio con gran determinazione e grande decisione che l’Italia del nostro governo non fa sconti a nessuno e non guarda in faccia a nessuno». Il presidente del Consiglio, sempre a proposito dello sdegno che «non basta» rivendica anche, per il suo governo, che «siamo quelli che hanno commissariato il Mose, che hanno sbloccato l’Autorità Anticorruzione, nominando Raffaele Cantone, che hanno introdotto il reato di autoriciclaggio. E adesso siamo quelli che annunciano le pene. Perché chi ha sbagliato paghi davvero». Taccuino MARCELLO SORGI Mossa urgente per arginare lo scontento M atteo Renzi corre ai ripari, annunciando una serie di nuove misure anticorruzione in un messaggio tv dai toni volutamente drammatizzati, che arriva nel giorno in cui per la prima volta i sondaggi misurano l’effetto «Mafia capitale». A parte il risultato della Lega di Salvini, per la prima volta davanti a Forza Italia soprattutto al Nord, sono le tendenze, più che i numeri, a parlare. L’astensione si rafforza. Tutti i partiti perdono consensi, come se appunto l’opinione pubblica avesse maturato un giudizio indistinto sulla politica, in cui per la prima volta il premier e il suo partito sono assimilati agli altri, indifferentemente, mentre «l’altro Matteo» appare come l’unico estraneo al «magna magna». Anche se non c’è una logica che lo dimostri, lo scandalo romano è vissuto quasi come una conseguenza del patto del Nazareno e dei compromessi che Renzi ha dovuto costruire per realizzare le riforme. Le quali riforme, tra l’altro, a cominciare da quella elettorale, in Parlamento avanzano tra molte incertezze (ieri la relatrice Anna Finocchiaro ha presentato in Senato l’emendamento che contiene i cambiamenti decisi a Palazzo Chigi, premio alla lista e soglie di accesso più basse per i partiti minori, oggi e domani arrivano quelli delle opposizioni). La ragione per cui anche l’ultima versione dell’Italicum, messa a punto un mese fa, oggi appare inadeguata, è evidente: lo scandalo del Campidoglio, oltre a una ragnatela di interessi e tangenti amministrati da una sorta di nuova mafia, ha rimesso in discussione le primarie e il sistema delle preferenze, svelando come anche il mercato dei voti rientri nel meccanismo della corruzione. Di qui la discussione, che s’è riaperta parallelamente al dibattito in commissione a Palazzo Madama, sull’inadeguatezza del mix che la nuova legge elettorale prevederebbe tra capilista designati dai vertici dei partiti e candidati votabili con le preferenze, ciò che per partiti piccoli o medio piccoli consentirebbe ai leaders di scegliersi nuovamente i gruppi parlamentari, designandoli dall’alto esattamente come accadeva con il Porcellum. Un mezzo per ridare voce ai cittadini, che manifestano in modo allarmante il loro distacco dalla politica con l’astensione, ci sarebbe, ed è rappresentato dai collegi uninominali che vennero sperimentati tra il 1994 e il 2005 con il Mattarellum, in cui appunto gli elettori votavano per le persone prima che per i partiti che le avevano presentate. Non a caso, sia pure di sfuggita, il ministro Boschi ieri ha voluto ricordarlo. Anche se oggi sarebbe impossibile costruire nelle Camere una maggioranza favorevole al ritorno del sistema con cui per la prima volta si era realizzata l’alternanza tra centrodestra e centrosinistra. E Renzi, non a caso, neppure ci prova. 10 .Primo Piano I prossimi passi Tre mesi di tempo, rinnovabili di altri 90 giorni e poi il prefetto deve ricevere la relazione con le conclusioni della commissione d’accesso. Da inviare poi al ministro Alfano Contempo- raneamente, l’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, sta valutando quali appalti “corrotti” possono essere eventualmente commissariati STAMPA .LA MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014 Il destino del Campidoglio è segnato. È evidente, il commissariamento avrebbe impatto devastante. Ma è irresponsabile proseguire. Le urne unica soluzione Non considero lo scioglimento una opzione perché ogni giorno di più emergerà che questo sindaco è stato un problema per la malavita organizzata. Renzi la pensa come me Maurizio Gasparri Matteo Orfini senatore di Forza Italia presidente del Pd Il sindaco di Roma Ignazio Marino spiega che non è intenzionato a lasciare MASSIMO PERCOSSI/ANSA Alfano al prefetto: una commissione per accertare che succede a Roma Il Pd fa quadrato. Ma Violante attacca Marino: “Un sindaco deve accorgersi delle cose” GUIDO RUOTOLO ROMA Otto giorni dopo la retata che ha sconvolto la capitale (e il Paese), il prefetto Giuseppe Pecoraro ha varato la Commissione d’accesso al comune di Roma. Un atto obbligato, previsto dalla legge. Ma anche un atto annunciato al termine dell’incontro con il ministro dell’Interno, che «lo ha delegato a esercitare i poteri di accesso e di accertamento». Lo stesso Angelino Alfano fino a ieri aveva ribadito che «Roma non è marcia», quasi a dire che il comune non si doveva toccare. Insomma, che il comune possa essere sciolto per infiltrazioni mafiose è stato da subito osteggiato dalla maggioranza che fa quadrato attorno al sindaco Ignazio Marino, ritenuto un «intoccabile, al di sopra di ogni sospetto, un argine al dilagare della criminalità mafiosa». Ma proprio per questo, sarebbe stato molto discutibile non mandare la commissione d’accesso negli uffici del Campidoglio, per non essere accusati di voler tappare la pentola sopra il bubbone. E forse la cautela e il rispetto istituzionale avrebbe dovuto imporre che maggioranza e amministrazione capitolina aspettassero gli esiti dell’Accesso prima di esprimersi. Il partito Ma ieri, ancora una volta, il neocommissario del Pd romano, Matteo Orfini, uscendo da un incontro al Campidoglio con il primo cittadino, ha spiegato: «Ogni giorno di più credo che emerga che questa amministrazione e questo sindaco siano stati un problema per la malavita organizzata». Ma anche dal Pd cominciano ad emergere posizioni problematiche. Ieri sera a La7, da Giovanni Floris, Luciano Violante: «Un sindaco attento se ne deve accorgere. Deve avere un quadro delle cose che accadono. E qui il politico e il burocrate diventano dipendenti di una organizzazione criminale. Una vicenda drammatica per tutto il Paese». A libro paga di Massimo a Carminati e dei suoi c’erano finiti anche esponenti del Pd, oltre che funzionari comunali. Ma questa “malavita” è mafia o non lo è? Proprio in questi giorni il Tribunale del Riesame si dovrà riunire per pronunciarsi sulla scarcerazione degli indagati e sulla «sussistenza» dell’aggravante mafiosa. Nel comunicato stampa al termine dell’incontro tra il ministro Alfano e il prefetto Pecoraro, si ricorda che «spetta al prefetto nominare una commissione d’indagine composta da tre funzionari della pubblica amministrazione, con il supporto di tre esperti delle forze di polizia», per «verificare eventuali forme di infiltrazione o di condizionamento, mafioso o similare, tali da compromettere il regolare svolgimento dei servizi». I tempi Tre mesi di tempo, rinnovabili di altri 90 giorni e poi il prefetto deve ricevere la relazione con le conclusioni della commissione d’accesso. Prima dell’invio (entro 45 giorni) al ministro dell’Interno dell’esito della inchiesta, il prefetto raccoglie le valutazioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza allargato al procuratore della Repubblica. Contemporaneamente, l’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, sta valutando quali appalti “corrotti” possono essere commissariati. Entro fine settimana avrà le idee più chiare e potrà procedere con il loro commissariamento. La commissione d’accesso, quando diventa operativa potrà contare su un mandato ampio per controllare appalti, gare, istruttorie fatte, assunzioni, dirigenti, partecipate, municipalizzate. E questo per poter rispondere al quesito su quanto sia esteso e pervasivo il meccanismo politico-mafioso. Se è solo una piaga circoscritta, un appalto, un settore circoscritto che non compromette l’intera macchina amministrativa. Naturalmente sotto la lente degli 007 della commissione d’accesso c’è questa amministrazione comunale. E ci sono almeno due esponenti della attuale maggioranza che sono accusati di essere a libro paga del clan di «Mafia capitale». L’inchiesta coinvolge non solo esponenti della vecchia maggioranza, con il sindaco Gianni Alemanno in testa, ma anche appalti e gare che sono nate con la giunta Alemanno. Dalla Regione Lazio, il governatore Nicola Zingaretti annuncia di aver sospeso, revocato il bando di gara di 60 milioni di euro per l’acquisto del servizio del Cup, il Centro unico prenotazioni delle Asl. E si appresta ad approvare un bando nuovo. LA STAMPA MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014 Primo Piano .11 . LOSCANDALOROMA Nelle telefonate il clan evoca la Finocchiaro Odevaine: “Ha detto a Buzzi di lasciar perdere, quella gara è già assegnata”. Ma la senatrice non è indagata GRAZIA LONGO ROMA «...E la Finocchiaro gli ha detto (a Buzzi, ndr) “Lascia perdere quella gara è già assegnata”». L’ex presidente del Senato, la Pd Anna Finocchiaro, sarebbe stata al corrente delle «trattative» per gestire la gare d’appalta del centro profughi a Mineo, in provincia di Catania. Lo riferisce l’ex vicecapo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, arrestato per corruzione e associazione mafiosa. Il «moltiplicatore di immigrati» tira in ballo la presidente della prima Commissione permanente (Affari Costituzionali), in una conversazione telefonica dello scorso 16 giugno. Va subito precisato che la senatrice non risulta coinvolta nell’inchiesta Mafia capitale. Il suo nome emerge dal rapporto dei carabinieri del Ros relativo al centro profughi siciliano. Una gara molto importante. Lo rivela sempre Odevaine: «...è una gara impegnativa questa, 150 milioni di euro...138... è per la gestione di Mineo e se pensi che tutto il casino dell’Expo per 200 milioni....». Odevaine, componente del tavolo nazionale per l’immigrazione, a libro paga del sodalizio criminale con tangenti da 90 mila euro, parla con il suo interlocutore, Carmelo Parabita sull’interessa che gravita intorno alla struttura di Mineo. «L’altro ieri ho trovato la telefonata del sindaco di... di Ramacca, che strano, l’ho richiamato e lui mi ha detto “Sai avrei piacere di parlarti”. Chissà che cazzo vuo- Finocchiaro La presidente della commissione Affari costituzionali del Senato viene tirata in ballo in una telefonata MATTIA FELTRI E ppure - leggendo i giornali di questi giorni, gli articoli sulle carte della procura e sulle intercettazioni, le ricostruzioni dei rapporti politico-affaristici, i commenti degli esperti e dei politologi, le interviste dei protagonisti, le biografie degli implicati, le ipotesi di commissariamento, il coinvolgimento dell’estrema destra e dell’estrema sinistra e dei servizi segreti eccetera - viene da dire una cosa: non dobbiamo darla vinta ai criminali. Diamogliela e basta. L’episodio A parlare di Finocchiaro l’ex vicecapo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine MASSIMO PERCOSSI / ANSA È una gara impegnativa, 150 milioni... 138... e se pensi che tutto il casino dell’Expo per 200 milioni... Luca Odevaine ex vicecapo gabinetto dell’allora sindaco Veltroni Intervista MARIA CORBI ROMA le?! “Se vieni giù” gli dico io e lui “eh allora ci incrociamo perché vorrei parlarti”». Parabita domanda: «Non credo sia per la gara..». E Odevaine: «E certo che è per la gara... per forza». L’altro insiste: «Magari ha altri progetti in mente, ha bisogno di contatti qui a Roma con i Ministeri». Ma Odevaine replica: «Giovanni (verosimilmente Giovanni Ferrera annotano gli investigatori) e il sindaco di Ramacca viaggiano insieme, secondo me mi volevano chiedere di non partecipare ... perché siccome...». E ancora: «...sì poi sai l’imbarazzo se dopo la politica si mette sulla Commissione a fa’ casino...finora io, cioè finora tutte le cose». A questo punto arriva l’accenno all’ex presidente del Senato. Carmelo Parabita domanda ad Odevaine: Non ci saranno altre offerte, cioè con chi sta- ranno parlando...». E Odevaine: «A me m’ha detto...eh...Salvatore Buzzi, che è andato a parlare dalla Finocchiaro.... e la Finocchiaro gli ha detto “Lascia perde, quella gara è già assegnata”». L'episodio non è stato riscontrato dalla Procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone, mentre proseguono le indagini per accertare legami con la criminalità organizzata - Co- “Con mio marito Alemanno rivivo l’incubo di mio padre” Isabella Rauti: avevo nove anni e il suo arresto mi segnò per sempre, alla fine fu pienamente assolto Isabella Rauti e il marito La figlia di Pino Rauti, Isabella, moglie dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno «A vevo nove anni quando ho assistito all’arresto di mio padre. Alla fine è stato assolto con formula piena e questo ha segnato me e la mia famiglia per sempre». Inizia così il colloquio con Isabella Rauti. Il passato e il presente: il padre Pino Rauti tra i fondatori dell’Msi (finì in carcere con l’accusa di aver partecipato agli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1968). E il marito Gianni Alemanno indagato nell’inchiesta mondo di mezzo. «Martedì quando i carabinieri sono entrati in casa alle 8 di mattina sono tornata a 42 anni fa. Li ho iniziato a capire cosa è la condanna sociale e morale e anche le forme di sciacallaggio. Ho imparato a non giudicare se non sulla base dei fatti, libera dal pregiudizio». L’inchiesta parla di un sistema di corruzione dilagante che mescola criminalità e politica. Suo marito è indagato per corruzione aggravata e associazione di stampo mafioso. «Io sono assolutamente convinta dell’estraneità di mio marito rispetto ai fatti a lui imputati, una premessa che non importerà a nessuno, ma voglio denunciare – e questa sarà l’unica intervista che farò perché non voglio alimentare il circo mediatico – che si è passato veramente il limite. Carminati? Gianni non l’ha mai conosciuto, e neanche io. Veniamo dal Fronte, era un’altra cosa DANIELE LEONE/LAPRESSE C’è una morbosità per distruggere e alimentare le ondate di fango. Se si fermasse questa macchina e ci si attenesse a quelli che sono i fatti, che spetta solo a chi indaga di dimostrare, faremmo un servizio non solo alla rispettabilità mia e della mia famiglia a cui tengo molto ma anche alla civiltà. Quando martedì mattina hanno citofonato per effettuare la perquisizione già c’erano giornalisti che filmavano quello che accadeva. E sono state scritte falsità incredibili come quella dell’Argentina». Ecco parliamo dell’Argentina «La panzana delle valigie piene di soldi che mio marito, coinvolgendo mio figlio minorenne, avrebbe portato lì. Panzana smentita dalla Procura ma quasi nessun giornale ha dato riscontro di questa smentita a fronte dei titoloni del giorno prima». E poi c’è la storia del furto a casa vostra che non sarebbe stato denunciato e dalle intercettazioni si fa intuire che sotto c’è qualcosa di losco. OLYCOM Pino Rauti, storico leader dell’estrema destra «I pm hanno detto che nelle intercettazioni ci sono tantissime millanterie. E qui bisognerebbe fare un discorso che travalica questo caso. Perché se si decide di seguire ogni intercettazione, anche se sa nostra, Camorra ma soprattutto la ’ndrangheta calabrese e coinvolgimenti di altri esponenti politici o funzionari di Comune e Regione Lazio. Sia destra, sia sinistra. Per quanto concerne il Pd, non risulta iscritto nel registro degli indagati ma è citato in un’intercettazione telefonica il capogruppo regionale della lista Zingaretti, Michele Baldi a proposito della ricerca di voti. Il 20 febbraio 2013 Baldi chiede a Luca Gramazio (Pdl, indagato per associazione mafiosa, illecito finanziamento e corruzione aggravata): «Glie dici alla tua rete di scrutatori de rispettamme?» E Gramazio risponde: «Cento per cento, stai tranquillo, certo che sì… ». Appena pochi giorni prima lo stesso Gramazio aveva spiegato a un conoscente: «Finite le operazioni di voto i … le urne vanno in alcune … in alcune sedi (…) non si tratta della classica operazione di … di controllo delle schede … inc … quello c’abbiamo ancora il tempo per fa’ degli inserimenti». Come a dire di truccare la quantità di schede elettorali. E c’è anche l’ex numero uno della protezione Patrizia Cologgi «dirigente in seno alla presidenza del Consiglio», che ha lavorato anche con l’ex ministro ministro Kyenge. «Cologgi è indagata di reato connesso, per abuso d’ufficio, in un’inchiesta del 2011, in concorso con Sandro Coltellacci, della cooperativa Impegno per la promozione arrestato ora per corruzione aggravata». non ha trovato riscontro, dandole il rango di notizia, allora le garanzie di tutti vengono azzerate. Non solo quelle di Gianni Alemanno. Noi abbiamo subito un furto nell’ottobre 2013 e hanno scritto che non era stato denunciato quando bastava cliccare su Google e sarebbe apparsa una rassegna stampa a seguito della nostra denuncia. Che ovviamente ho fatto anche per l’assicurazione. La sua storia ha radici e impegno personale nella destra. Cosa ha pensato leggendo di questo gruppo di corrotti e corruttori che basavano le loro alleanze proprio sulla condivisione dell’ideologia nera? «Io sono una persona di destra e la destra in cui io ho militato da quando avevo 14 anni nulla ha a che vedere con questa presunta e sedicente destra che di fatto è una forma di criminalità stile Romanzo Criminale. Credo che a nessuno sfuggirà il livello dei discorsi che le intercettazioni ci stanno restituendo e stiamo parlando di persone che hanno fatto dell’illegalità un sistema di vita. Che cosa possiamo avere in comune? Niente. In questi anni, e chi ci vive lo sa, non ci siamo arricchiti. Ho la stessa auto e le stesse abitudini di 10 anni fa. Mio marito può essere criticato su scelte politiche ma non ha mai commesso illegalità». Carminati? «Gianni non lo ha mai conosciuto e nemmeno io. Vengo dal Fronte della gioventù, l’ala giovanile del movimento sociale, non vengo da altri ambienti. Questo è il mio percorso che è anche quello di mio marito. Stiamo parlando di altri mondi. Noi abbiamo fatto politica onestamente all’interno delle strutture organizzate all’interno dei partiti di appartenenza. Sinceramente questo mescolamento è inaccettabile».
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