LA STAMPA

CHAMPIONS LEAGUE
Juve, missione compiuta
Con l’ Atletico basta il pari
Bianconeri agli ottavi
PH.VITEZ-AG. ALDO
LIVERANI
IL FILM DI NATALE
GRANDE GUERRA
“Così sono
diventato
povero”
Lettere
e diari
dalle trincee
Giacomo Poretti RACCONTA
LA NUOVA FAVOLA DEL TRIO A PAG. 38
Garanzini, Nerozzi e Oddenino ALLE PAGINE 42 E 43
ANSA
LA STAMPA
Boatti e Sabadin ALLE PAGINE 34 E 35
QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867
MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014 ANNO 148 N. 339 1,50 € IN ITALIA (PREZZI PROMOZIONALI ED ESTERO IN ULTIMA) SPEDIZIONE ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04) ART. 1 COMMA 1, DCB - TO www.lastampa.it
Dossier al Senato Usa
“Le torture
della Cia
ai terroristi”
L’ira di Obama
Dossier-choc sulle torture della Cia ai sospettati o
accusati di terrorismo dopo
l’11 settembre. Lo ha pubblicato la commissione Intelligence del Senato Usa, dopo
cinque anni di lavori e una
spesa di 40 milioni di dollari.
Immediata la reazione di
Obama, artefice dell’operazione trasparenza: «Traditi i
nostri valori».
Mastrolilli, Molinari
e Semprini ALLE PAGINE 12 E 13
UNA SCELTA
IMMORALE
E INUTILE
Prelevato il Dna: verrà confrontato con quello trovato sul piccolo. La procura: delitto efferato
Linea dura del governo
Loris, tutti contro la mamma
Ma lei respinge ogni accusa
Renzi: 6 anni
ai corrotti
e prescrizione
più lunga
Nuovo interrogatorio di 5 ore: non sono stata io. In carcere le gridano “assassina”
«Assassina, devi morire». Urla e insulti hanno accolto in carcere Veronica Panarello, la mamma di Loris, il
bambino ucciso nel Ragusano. La donna, fermata con
l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, è stata
sottoposta a un altro lungo
interrogatorio. Cinque ore nel
corso delle quali ha continuato
a negare: «Non l’ho ucciso io,
era il mio bambino». Ma la procura insiste: «Un delitto efferato ». Prelevato il Dna: verrà
confrontato con quello trovato
sul bimbo. Albanese, Grignetti
e Sapegno ALLE PAG. 2 E 3
I DUE VOLTI DI UNA TRAGEDIA
Quei padri feriti E una madre
vicini alle mogli non può crederci
Maria Corbi
Elena Loewenthal
A PAGINA 5
A PAGINA 5
I REPARTI ANTI-ISLAMICI AVANZANO NEL DESERTO LIBICO. «SENZA PAGA DA MESI, MA BATTEREMO I MERCENARI»
Con l’esercito che sogna di riprendersi Tripoli
GIANNI RIOTTA
Dopo gli ultimi sviluppi
dell’inchiesta «Mafia Capitale» si muove il governo. Matteo Renzi annuncia un pacchetto anti-corruzione che
arriverà in Consiglio dei ministri già domani. «Modificheremo il codice penale innalzando la pena minima da
quattro a sei anni», ha assicurato il premier. Inoltre «saranno allungati i tempi della
prescrizione ed è prevista la
confisca dei beni per chi ha
rubato». Ma resta il patteggiamento.
Longo e Sorgi
DA PAG. 9 A PAG. 11
Favorevoli e contrari
Il Campidoglio va sciolto?
«Sì, lo impone la legge»
«No, se Marino non c’entra»
Guido Ruotolo e Fabio Martini
uanti anni ci vorranno
perché il Rapporto del
Senato Usa sulle torture della Cia dopo l’11 settembre 2001 sia valutato con serenità? Troppi, se ancora il
Rapporto 1975 del senatore
Church, sugli abusi dell’intelligence, divide come se su Saigon sventolasse la bandiera a
stelle e strisce e Kissinger intrigasse corrucciato sul Cile.
Il rapporto, voluto dall’influente senatrice democratica Feinstein, prova che la
Central Intelligence Agency
ha torturato detenuti sospettati di terrorismo, eluso l’amministrazione - spesso il segretario di Stato Powell veniva tenuto all’oscuro -, creato
una rete occulta, che violando la legge federale e le convenzioni internazionali, cercava il sostegno del presidente G.W. Bush, del suo vice
Cheney e del ministro della
Difesa Rumsfeld, che invece
nel documentario di Morris
«The unknown known» anticipa l’autodifesa davanti «alla Storia».
Q
CONTINUA A PAGINA 27
A PAGINA 27
COMMISSIONE UE
Katainen:senza
riformenonserve
ilpianoJuncker
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
ANADOLU AGENCY/AHMET IZGI/AFP
Un islamista del fronte «Fajar», «Alba», in una base dell’esercito riconquistata ad Az-Zawiyah, a 20 chilometri da Tripoli
DOMENICO QUIRICO
INVIATO A SABRATHA (LIBIA)
I
l sole ci inondava, sciogliendosi nelle nostre fibre. Dalla sabbia
saliva un calore gemello che ci univa alla terra. La nera irrequietezza che agita la natura prima dell’alba si è dissolta nella luce
del deserto. Ancora una volta mi accorgo che uno degli aspetti più
Buongiorno
MASSIMO GRAMELLINI
9 771122 176003
41210
Le
due notizie viaggiano sui siti l’una accanto all’altra
ed è difficile sfuggire alla tentazione di prenderle per mano. La mamma di Santa Croce Camerina, accusata di avere strangolato il figlio di otto anni. E il fratello maggiore di
Mango che muore di crepacuore durante la veglia funebre del cantante fulminato da un infarto trentasei ore prima. Due storie e un’unica protagonista, la famiglia. Questa struttura protettiva ma anche innaturalmente costrittiva che Platone voleva abolire, almeno per le classi
dominanti, nella convinzione che estraesse il peggio dagli
esseri umani. In realtà tira fuori quello che c’è. La famiglia è un pennarello evidenziatore.
Se sei di pasta buona come il fratello di Mango, talmente
in equilibrio da non avere mai consentito all’invidia per il suo
i confetti della felicità
enigmatici della paura è che non è veramente proporzionale al grado di pericolo. Un diabolico frastuono risuona come una tempesta
tropicale, ogni tanto si spegne in spari isolati per poi riaccendersi in
salve assordanti. «Quando sentirai la voce della mitragliera da ventitré non ti puoi sbagliare, allora cominciano le cose serie».
Gli Stati devono
fare ordine
in casa per
stimolare la ripresa
A Italia e Francia
più tempo
per i conti:
a marzo tutto
sarà possibile
L’INTERVISTA A PAGINA 7
CONTINUA ALLE PAGINE 14 E 15
La famiglia
successo di prevalere sull’amore, la famiglia diventa il luogo
dei legami indissolubili e dei sentimenti assoluti. Ma se hai
qualche baco nel cuore o nel cervello e, magari una madre
così immatura e incosciente da dirti che sei nata per sbaglio,
non assocerai la famiglia al rifugio di un abbraccio ma all’umiliazione di un rifiuto. Puoi salvarti, e in tanti si salvano.
Qualcuno evolvendo, altri accettando la menomazione e rinunciando a perpetuarla in una nuova famiglia. Oppure
puoi reagire da bestiolina ferita e riprodurre il trauma che ti
ha segnato la vita. Allora sarai anche tu una madre-bambina, anche tuo figlio nascerà per sbaglio, anche a lui lo farai
pesare. A quel punto nella tua psiche alterata potrà scaturire di tutto. Persino l’impulso di sacrificare un innocente per
regolare idealmente i conti con tua madre e con te stessa.
i confetti della felicità
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014
Primo Piano .9
.
GIUSTIZIA
6
anni
La pena minima
alla quale
saranno
condannati
i responsabili
di reati corruttivi. Era di 4 anni
Si allunga
anche
la prescrizione
257
detenuti
Su una popolazione di oltre
50 mila detenuti, sono solo
257 quelli con
sentenza passata in giudicato
per corruzione.
«Inaccettabile»,
dice Renzi
Renzi: i corrotti pagheranno
Pena minima a sei anni
Il pacchetto domani in Cdm, tempi più lunghi per la prescrizione
GRAZIA LONGO
ROMA
Dopo il terremoto giudiziario
del sodalizio criminale tra mafiosi e politici per l’aggiudicazione di appalti pubblici milionari, il premier Matteo Renzi
annuncia una rivoluzione per
inasprire le pene contro la corruzione e per aumentare i termini della prescrizione.
Contro il rischio di una nuova Piovra e per prevenire il malaffare di Mafia capitale, domani mattina il Consiglio dei ministri discuterà un pacchetto per
modificare il codice penale.
Che ieri pomeriggio è stato prima discusso tra il ministro della Giustizia Andrea Orlando e
il presidente del Consiglio e poi
diffuso da quest’ultimo con un
video su Youtube.
Quattro gli strumenti contro corruttori e mafiosi. Punto
primo, «si alza la pena minima
della corruzione, da 4 a 6 anni esordisce Renzi - . Puoi patteggiare, ma comunque un po’ di
carcere te lo fai». In secondo
luogo «sarà molto più semplice
procedere alla confisca dei beni di chi ha rubato». Al terzo
punto viene ribadito che «il
maltolto si deve restituire, e
non una parte. Se è provata la
corruzione si restituisce fino
all’ultimo centesimo». E infine,
si allunga il periodo per arrivare alla prescrizione.
La prescrizione
Renzi nel videomessaggio in cui ha annunciato le misure
ANSA/ YOUTUBE
I provvedimenti arriveranno
con un decreto legge e, verosimilmente, per la prescrizione
con un disegno di legge. Qui occorre tuttavia ancora fare chiarezza, perché, la prescrizione
può essere levata solo se aumenta la pena massima non la
minima. Attualmente per la
corruzione è di 8 anni e la prescrizione di 10.
Il premier, intanto specifica
che «il governo non può mettere il naso, non deve mettere il
naso, non vuole mettere il naso
in quello che fa la magistratura. Saranno i giudici a capire se
quello è un reato mafioso o più
banalmente, si fa per dire, un
atto di corruzione».
«Il vento è cambiato»
In altri termini è evidente il segnale: il governo vuol far passare il messaggio che «il vento è
cambiato» perché, come ribadisce il premier «quando uno che
ruba può patteggiare e trovare
la carta di uscita gratis di prigione come nel Monopoli, questo è
inaccettabile. In Italia su una popolazione carceraria di circa 50
mila persone, in carcere per corruzione con sentenza passata in
giudicato sono solo 257. Trovo
che sia inaccettabile».
Per quanto concerne la confisca un primo passo avanti era
stato fatto già con l’inasprimento degli interventi previsto
dal disegno criminalità economica relativamente all’antiriciclaggio e al rientro di capitali
dall’estero. Ma è chiaro che
l’inchiesta sulla Cupola romana - che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di
100 persone, 38 delle quali arrestate - accelera il pacchetto
di riforme sul fronte giudiziario. Matteo Renzi è categorico:
«Basta essere indignati per
qualche ora. Non basta dire
che schifo, son tutti uguali.
Perché no, non son tutti uguali:
c’è chi ruba e chi è serio. E siccome le persone serie si devono far riconoscere in particolar
modo in questi momenti, annuncio con gran determinazione e grande decisione che l’Italia del nostro governo non fa
sconti a nessuno e non guarda
in faccia a nessuno».
Il presidente del Consiglio,
sempre a proposito dello sdegno che «non basta» rivendica
anche, per il suo governo, che
«siamo quelli che hanno commissariato il Mose, che hanno
sbloccato l’Autorità Anticorruzione, nominando Raffaele
Cantone, che hanno introdotto
il reato di autoriciclaggio. E
adesso siamo quelli che annunciano le pene. Perché chi ha
sbagliato paghi davvero».
Taccuino
MARCELLO
SORGI
Mossa urgente
per arginare
lo scontento
M
atteo Renzi corre ai
ripari, annunciando
una serie di nuove
misure anticorruzione in un
messaggio tv dai toni volutamente drammatizzati, che
arriva nel giorno in cui per la
prima volta i sondaggi misurano l’effetto «Mafia capitale». A parte il risultato della
Lega di Salvini, per la prima
volta davanti a Forza Italia
soprattutto al Nord, sono le
tendenze, più che i numeri, a
parlare. L’astensione si rafforza. Tutti i partiti perdono
consensi, come se appunto
l’opinione pubblica avesse
maturato un giudizio indistinto sulla politica, in cui per
la prima volta il premier e il
suo partito sono assimilati
agli altri, indifferentemente,
mentre «l’altro Matteo» appare come l’unico estraneo al
«magna magna». Anche se
non c’è una logica che lo dimostri, lo scandalo romano è
vissuto quasi come una conseguenza del patto del Nazareno e dei compromessi che
Renzi ha dovuto costruire
per realizzare le riforme. Le
quali riforme, tra l’altro, a cominciare da quella elettorale,
in Parlamento avanzano tra
molte incertezze (ieri la relatrice Anna Finocchiaro ha
presentato in Senato l’emendamento che contiene i cambiamenti decisi a Palazzo Chigi, premio alla lista e soglie di
accesso più basse per i partiti
minori, oggi e domani arrivano quelli delle opposizioni).
La ragione per cui anche
l’ultima versione dell’Italicum, messa a punto un mese
fa, oggi appare inadeguata, è
evidente: lo scandalo del
Campidoglio, oltre a una ragnatela di interessi e tangenti
amministrati da una sorta di
nuova mafia, ha rimesso in discussione le primarie e il sistema delle preferenze, svelando come anche il mercato
dei voti rientri nel meccanismo della corruzione. Di qui
la discussione, che s’è riaperta parallelamente al dibattito
in commissione a Palazzo
Madama, sull’inadeguatezza
del mix che la nuova legge
elettorale prevederebbe tra
capilista designati dai vertici
dei partiti e candidati votabili
con le preferenze, ciò che per
partiti piccoli o medio piccoli
consentirebbe ai leaders di
scegliersi nuovamente i gruppi parlamentari, designandoli dall’alto esattamente come
accadeva con il Porcellum.
Un mezzo per ridare voce ai
cittadini, che manifestano in
modo allarmante il loro distacco dalla politica con
l’astensione, ci sarebbe, ed è
rappresentato dai collegi uninominali che vennero sperimentati tra il 1994 e il 2005
con il Mattarellum, in cui appunto gli elettori votavano
per le persone prima che per i
partiti che le avevano presentate. Non a caso, sia pure di
sfuggita, il ministro Boschi ieri ha voluto ricordarlo. Anche
se oggi sarebbe impossibile
costruire nelle Camere una
maggioranza favorevole al ritorno del sistema con cui per
la prima volta si era realizzata l’alternanza tra centrodestra e centrosinistra. E Renzi,
non a caso, neppure ci prova.
10 .Primo Piano
I prossimi
passi
Tre mesi di
tempo, rinnovabili di altri 90
giorni e poi il
prefetto deve
ricevere la relazione con le
conclusioni
della commissione d’accesso.
Da inviare poi al
ministro Alfano
Contempo-
raneamente,
l’Autorità Anticorruzione,
Raffaele Cantone, sta valutando quali appalti
“corrotti” possono essere
eventualmente
commissariati
STAMPA
.LA
MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014
Il destino del
Campidoglio è
segnato. È evidente,
il commissariamento
avrebbe impatto
devastante.
Ma è irresponsabile
proseguire. Le urne
unica soluzione
Non considero lo
scioglimento una
opzione perché ogni
giorno di più emergerà
che questo sindaco è
stato un problema
per la malavita
organizzata. Renzi
la pensa come me
Maurizio Gasparri
Matteo Orfini
senatore
di Forza Italia
presidente
del Pd
Il sindaco di Roma
Ignazio Marino spiega che non è intenzionato a lasciare
MASSIMO PERCOSSI/ANSA
Alfano al prefetto: una commissione
per accertare che succede a Roma
Il Pd fa quadrato. Ma Violante attacca Marino: “Un sindaco deve accorgersi delle cose”
GUIDO RUOTOLO
ROMA
Otto giorni dopo la retata che
ha sconvolto la capitale (e il Paese), il prefetto Giuseppe Pecoraro ha varato la Commissione
d’accesso al comune di Roma.
Un atto obbligato, previsto dalla legge. Ma anche un atto annunciato al termine dell’incontro con il ministro dell’Interno,
che «lo ha delegato a esercitare i poteri di accesso e di accertamento».
Lo stesso Angelino Alfano fino a ieri aveva ribadito che «Roma non è marcia», quasi a dire
che il comune non si doveva toccare. Insomma, che il comune
possa essere sciolto per infiltrazioni mafiose è stato da subito
osteggiato dalla maggioranza
che fa quadrato attorno al sindaco Ignazio Marino, ritenuto
un «intoccabile, al di sopra di
ogni sospetto, un argine al dilagare della criminalità mafiosa».
Ma proprio per questo, sarebbe stato molto discutibile
non mandare la commissione
d’accesso negli uffici del Campidoglio, per non essere accusati
di voler tappare la pentola sopra il bubbone. E forse la cautela e il rispetto istituzionale
avrebbe dovuto imporre che
maggioranza e amministrazione capitolina aspettassero gli
esiti dell’Accesso prima di
esprimersi.
Il partito
Ma ieri, ancora una volta, il neocommissario del Pd romano,
Matteo Orfini, uscendo da un incontro al Campidoglio con il primo cittadino, ha spiegato: «Ogni
giorno di più credo che emerga
che questa amministrazione e
questo sindaco siano stati un
problema per la malavita organizzata». Ma anche dal Pd cominciano ad emergere posizioni problematiche. Ieri sera a La7, da
Giovanni Floris, Luciano Violante: «Un sindaco attento se ne deve accorgere. Deve avere un quadro delle cose che accadono. E
qui il politico e il burocrate diventano dipendenti di una organizzazione criminale. Una vicenda
drammatica per tutto il Paese».
A libro paga di Massimo a
Carminati e dei suoi c’erano finiti anche esponenti del Pd, oltre che funzionari comunali.
Ma questa “malavita” è mafia o
non lo è? Proprio in questi giorni il Tribunale del Riesame si
dovrà riunire per pronunciarsi
sulla scarcerazione degli indagati e sulla «sussistenza» dell’aggravante mafiosa.
Nel comunicato stampa al
termine dell’incontro tra il ministro Alfano e il prefetto Pecoraro, si ricorda che «spetta
al prefetto nominare una commissione d’indagine composta
da tre funzionari della pubblica amministrazione, con il
supporto di tre esperti delle
forze di polizia», per «verificare eventuali forme di infiltrazione o di condizionamento,
mafioso o similare, tali da
compromettere il regolare
svolgimento dei servizi».
I tempi
Tre mesi di tempo, rinnovabili di
altri 90 giorni e poi il prefetto deve ricevere la relazione con le
conclusioni della commissione
d’accesso. Prima dell’invio (entro
45 giorni) al ministro dell’Interno
dell’esito della inchiesta, il prefetto raccoglie le valutazioni del Comitato provinciale per l’ordine e
la sicurezza allargato al procuratore della Repubblica.
Contemporaneamente, l’Autorità Anticorruzione, Raffaele
Cantone, sta valutando quali
appalti “corrotti” possono essere commissariati. Entro fine
settimana avrà le idee più chiare e potrà procedere con il loro
commissariamento.
La commissione d’accesso,
quando diventa operativa potrà
contare su un mandato ampio
per controllare appalti, gare,
istruttorie fatte, assunzioni, dirigenti, partecipate, municipalizzate. E questo per poter rispondere al quesito su quanto
sia esteso e pervasivo il meccanismo politico-mafioso. Se è solo una piaga circoscritta, un appalto, un settore circoscritto
che non compromette l’intera
macchina amministrativa.
Naturalmente sotto la lente
degli 007 della commissione
d’accesso c’è questa amministrazione comunale. E ci sono
almeno due esponenti della attuale maggioranza che sono accusati di essere a libro paga del
clan di «Mafia capitale».
L’inchiesta coinvolge non solo esponenti della vecchia maggioranza, con il sindaco Gianni
Alemanno in testa, ma anche
appalti e gare che sono nate con
la giunta Alemanno.
Dalla Regione Lazio, il governatore Nicola Zingaretti
annuncia di aver sospeso, revocato il bando di gara di 60
milioni di euro per l’acquisto
del servizio del Cup, il Centro
unico prenotazioni delle Asl. E
si appresta ad approvare un
bando nuovo.
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2014
Primo Piano .11
.
LOSCANDALOROMA
Nelle telefonate il clan evoca la Finocchiaro
Odevaine: “Ha detto a Buzzi di lasciar perdere, quella gara è già assegnata”. Ma la senatrice non è indagata
GRAZIA LONGO
ROMA
«...E la Finocchiaro gli ha detto
(a Buzzi, ndr) “Lascia perdere
quella gara è già assegnata”».
L’ex presidente del Senato,
la Pd Anna Finocchiaro, sarebbe stata al corrente delle «trattative» per gestire la gare d’appalta del centro profughi a Mineo, in provincia di Catania.
Lo riferisce l’ex vicecapo di
gabinetto di Veltroni, Luca
Odevaine, arrestato per corruzione e associazione mafiosa. Il
«moltiplicatore di immigrati»
tira in ballo la presidente della
prima Commissione permanente (Affari Costituzionali), in
una conversazione telefonica
dello scorso 16 giugno.
Va subito precisato che la senatrice non risulta coinvolta
nell’inchiesta Mafia capitale. Il
suo nome emerge dal rapporto
dei carabinieri del Ros relativo
al centro profughi siciliano.
Una gara molto importante. Lo
rivela sempre Odevaine: «...è
una gara impegnativa questa,
150 milioni di euro...138... è per
la gestione di Mineo e se pensi
che tutto il casino dell’Expo per
200 milioni....».
Odevaine, componente del
tavolo nazionale per l’immigrazione, a libro paga del sodalizio
criminale con tangenti da 90
mila euro, parla con il suo interlocutore, Carmelo Parabita sull’interessa che gravita intorno
alla struttura di Mineo. «L’altro
ieri ho trovato la telefonata del
sindaco di... di Ramacca, che
strano, l’ho richiamato e lui mi
ha detto “Sai avrei piacere di
parlarti”. Chissà che cazzo vuo-
Finocchiaro
La presidente
della commissione
Affari costituzionali
del Senato
viene tirata
in ballo in
una telefonata
MATTIA FELTRI
E
ppure - leggendo
i giornali di questi
giorni, gli articoli
sulle carte della procura
e sulle intercettazioni,
le ricostruzioni dei rapporti
politico-affaristici, i
commenti degli esperti
e dei politologi, le interviste
dei protagonisti,
le biografie degli implicati,
le ipotesi di
commissariamento,
il coinvolgimento
dell’estrema destra
e dell’estrema sinistra
e dei servizi segreti
eccetera - viene da dire una
cosa: non dobbiamo darla
vinta ai criminali.
Diamogliela e basta.
L’episodio
A parlare
di Finocchiaro
l’ex vicecapo
di gabinetto
di Veltroni,
Luca
Odevaine
MASSIMO PERCOSSI /
ANSA
È una gara
impegnativa, 150
milioni... 138... e se
pensi che tutto il
casino dell’Expo per
200 milioni...
Luca Odevaine
ex vicecapo gabinetto
dell’allora sindaco Veltroni
Intervista
MARIA CORBI
ROMA
le?! “Se vieni giù” gli dico io e lui
“eh allora ci incrociamo perché
vorrei parlarti”».
Parabita domanda: «Non
credo sia per la gara..». E Odevaine: «E certo che è per la gara... per forza». L’altro insiste:
«Magari ha altri progetti in
mente, ha bisogno di contatti
qui a Roma con i Ministeri». Ma
Odevaine replica: «Giovanni
(verosimilmente Giovanni Ferrera annotano gli investigatori)
e il sindaco di Ramacca viaggiano insieme, secondo me mi volevano chiedere di non partecipare ... perché siccome...». E
ancora: «...sì poi sai l’imbarazzo
se dopo la politica si mette sulla
Commissione a fa’ casino...finora io, cioè finora tutte le cose».
A questo punto arriva l’accenno all’ex presidente del Senato. Carmelo Parabita domanda ad Odevaine: Non ci saranno
altre offerte, cioè con chi sta-
ranno parlando...». E Odevaine:
«A me m’ha detto...eh...Salvatore Buzzi, che è andato a parlare dalla Finocchiaro.... e la Finocchiaro gli ha detto “Lascia
perde, quella gara è già assegnata”».
L'episodio non è stato riscontrato dalla Procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone, mentre proseguono le indagini per accertare legami con
la criminalità organizzata - Co-
“Con mio marito Alemanno
rivivo l’incubo di mio padre”
Isabella Rauti: avevo nove anni e il suo arresto
mi segnò per sempre, alla fine fu pienamente assolto
Isabella
Rauti
e il marito
La figlia di
Pino Rauti,
Isabella,
moglie
dell’ex
sindaco di
Roma
Gianni
Alemanno
«A
vevo nove anni
quando ho assistito
all’arresto di mio padre. Alla fine è stato assolto con
formula piena e questo ha segnato me e la mia famiglia per sempre». Inizia così il colloquio con
Isabella Rauti. Il passato e il presente: il padre Pino Rauti tra i
fondatori dell’Msi (finì in carcere
con l’accusa di aver partecipato
agli attentati ai treni dell’8 e 9
agosto 1968). E il marito Gianni
Alemanno indagato nell’inchiesta mondo di mezzo. «Martedì
quando i carabinieri sono entrati
in casa alle 8 di mattina sono tornata a 42 anni fa. Li ho iniziato a
capire cosa è la condanna sociale
e morale e anche le forme di sciacallaggio. Ho imparato a non giudicare se non sulla base dei fatti,
libera dal pregiudizio».
L’inchiesta parla di un sistema di
corruzione dilagante che mescola criminalità e politica. Suo marito è indagato per corruzione aggravata e associazione di stampo
mafioso.
«Io sono assolutamente convinta
dell’estraneità di mio marito rispetto ai fatti a lui imputati, una
premessa che non importerà a
nessuno, ma voglio denunciare –
e questa sarà l’unica intervista
che farò perché non voglio alimentare il circo mediatico – che
si è passato veramente il limite.
Carminati?
Gianni non l’ha mai
conosciuto,
e neanche io.
Veniamo dal Fronte,
era un’altra cosa
DANIELE LEONE/LAPRESSE
C’è una morbosità per distruggere e alimentare le ondate di
fango. Se si fermasse questa
macchina e ci si attenesse a quelli che sono i fatti, che spetta solo
a chi indaga di dimostrare, faremmo un servizio non solo alla
rispettabilità mia e della mia famiglia a cui tengo molto ma anche alla civiltà. Quando martedì
mattina hanno citofonato per effettuare la perquisizione già
c’erano giornalisti che filmavano
quello che accadeva. E sono state scritte falsità incredibili come
quella dell’Argentina».
Ecco parliamo dell’Argentina
«La panzana delle valigie piene
di soldi che mio marito, coinvolgendo mio figlio minorenne,
avrebbe portato lì. Panzana
smentita dalla Procura ma quasi
nessun giornale ha dato riscontro di questa smentita a fronte
dei titoloni del giorno prima».
E poi c’è la storia del furto a casa
vostra che non sarebbe stato denunciato e dalle intercettazioni si
fa intuire che sotto c’è qualcosa
di losco.
OLYCOM
Pino Rauti, storico leader dell’estrema destra
«I pm hanno detto che nelle intercettazioni ci sono tantissime millanterie. E qui bisognerebbe fare
un discorso che travalica questo
caso. Perché se si decide di seguire ogni intercettazione, anche se
sa nostra, Camorra ma soprattutto la ’ndrangheta calabrese e coinvolgimenti di altri esponenti politici o funzionari di Comune e Regione Lazio. Sia destra, sia sinistra.
Per quanto concerne il Pd,
non risulta iscritto nel registro
degli indagati ma è citato in
un’intercettazione telefonica il
capogruppo regionale della lista Zingaretti, Michele Baldi a
proposito della ricerca di voti.
Il 20 febbraio 2013 Baldi
chiede a Luca Gramazio (Pdl,
indagato per associazione mafiosa, illecito finanziamento e
corruzione aggravata): «Glie
dici alla tua rete di scrutatori
de rispettamme?» E Gramazio
risponde: «Cento per cento,
stai tranquillo, certo che sì… ».
Appena pochi giorni prima lo
stesso Gramazio aveva spiegato a un conoscente: «Finite le
operazioni di voto i … le urne
vanno in alcune … in alcune sedi (…) non si tratta della classica operazione di … di controllo
delle schede … inc … quello
c’abbiamo ancora il tempo per
fa’ degli inserimenti». Come a
dire di truccare la quantità di
schede elettorali.
E c’è anche l’ex numero uno
della protezione Patrizia Cologgi «dirigente in seno alla presidenza del Consiglio», che ha lavorato anche con l’ex ministro
ministro Kyenge. «Cologgi è indagata di reato connesso, per
abuso d’ufficio, in un’inchiesta
del 2011, in concorso con Sandro Coltellacci, della cooperativa Impegno per la promozione
arrestato ora per corruzione
aggravata».
non ha trovato riscontro, dandole
il rango di notizia, allora le garanzie di tutti vengono azzerate. Non
solo quelle di Gianni Alemanno.
Noi abbiamo subito un furto nell’ottobre 2013 e hanno scritto che
non era stato denunciato quando
bastava cliccare su Google e sarebbe apparsa una rassegna
stampa a seguito della nostra denuncia. Che ovviamente ho fatto
anche per l’assicurazione.
La sua storia ha radici e impegno
personale nella destra. Cosa ha
pensato leggendo di questo
gruppo di corrotti e corruttori
che basavano le loro alleanze
proprio sulla condivisione dell’ideologia nera?
«Io sono una persona di destra e
la destra in cui io ho militato da
quando avevo 14 anni nulla ha a
che vedere con questa presunta e
sedicente destra che di fatto è una
forma di criminalità stile Romanzo Criminale. Credo che a nessuno sfuggirà il livello dei discorsi
che le intercettazioni ci stanno restituendo e stiamo parlando di
persone che hanno fatto dell’illegalità un sistema di vita. Che cosa
possiamo avere in comune? Niente. In questi anni, e chi ci vive lo
sa, non ci siamo arricchiti. Ho la
stessa auto e le stesse abitudini di
10 anni fa. Mio marito può essere
criticato su scelte politiche ma
non ha mai commesso illegalità».
Carminati?
«Gianni non lo ha mai conosciuto
e nemmeno io. Vengo dal Fronte
della gioventù, l’ala giovanile del
movimento sociale, non vengo
da altri ambienti. Questo è il mio
percorso che è anche quello di
mio marito. Stiamo parlando di
altri mondi. Noi abbiamo fatto
politica onestamente all’interno
delle strutture organizzate all’interno dei partiti di appartenenza. Sinceramente questo
mescolamento è inaccettabile».