18 12 14 Il Messaggero Mafia Capitale Buzzi nega

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ANNO 136- N˚ 345
ITALIA
Edizione Nazionale
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Giovedì 18 Dicembre 2014 • S. Graziano
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IL GIORNALE DEL MATTINO
Salute
Sei anni in più,
la vita media
si allunga
in tutto il mondo
I 10 comandamenti
Monsignor Fisichella
promuove Benigni:
«Una lezione
anche per la Chiesa»
La polemica
Garcia si difende
dopo la squalifica
«Su di me
solo menzogne»
Massi a pag. 25
Giansoldati a pag. 28
Angeloni nello Sport
Svolta Usa-Cuba: via l’embargo
La crisi Italia-India
E ora risposte
forti e chiare
sul caso Marò
`Disgelo dopo 53 anni. Stop alle restrizioni economiche entro il 2016. Riaprono le ambasciate
`Castro e Washington: decisiva la mediazione del Papa. Obama: «Todos somos americanos»
Paolo Graldi
Strategie ai raggi X
Garlasco. L’appello-bis ribalta i verdetti: per ora niente carcere
Crolla un muro
ecco i vantaggi
dei due leader
Loris Zanatta
S
tati Uniti e Cuba tornano
a parlarsi dopo cinquant’anni di gelo: già
questo basterebbe a scolpire la data di ieri negli annali
della storia. Era nell’aria, in
realtà, ma è probabile sia solo
l’inizio. Può darsi che in futuro si ricorderà il 17 dicembre
2014 come l’inizio della fine
dell’embargo che Washington impose a Cuba nel 1962
in ritorsione per le espropriazioni senza indennizzo di imprese e beni americani.
Di più: chissà che un giorno
non ricorderemo questa data
come quella in cui Cuba avviò
la transizione alla democrazia; la democrazia ancora imberbe che Cuba perse in un remoto 10 marzo 1952, quando
Fulgencio Batista rovesciò
manu militari le autorità costituzionali; e che Fidel Castro
non si sognò mai di restaurare, pur avendola promessa ai
quattro venti quando combatteva sulla Sierra Maestra. Così
fosse, i cinque anni passati in
carcere a Cuba da Alan Gross,
signore dallo sguardo mite liberato ieri in cambio di tre
spie cubane, non saranno stati invano. Anche se la sua “colpa”, a ben vedere, era di avere
connesso ad Internet i pc della comunità ebraica di L’Avana.
Continua a pag. 26
La truffa sui nomadi
di Mafia Capitale
«Te li pago il doppio»
Valentina Errante
L
a moltiplicazione dei rom di
Castel Romano, 150 effettivi,
300 sulla carta, l’appalto a sei
zeri per il Recup, già revocato dalla Regione ma ancora al
centro delle indagini del Ros, e la
prova che la holding di Mafia Capitale era pronta a distruggere i
documenti «più compromettenti». Sono stati depositati ieri i
nuovi atti di indagine su Mafia
Capitale e sulla rete di Massimo
Carminati. Le agende lasciano
pochi dubbi.
A pag. 15
Menafra a pag. 14
NEW YORK Storica svolta nei rapporti tra Stati Uniti e Cuba.
«L’isolamento non ha funzionato», è giunto il momento di
«un nuovo approccio» tra i
due Paesi che porti anche alla
fine dell’embargo. Archiviando mezzo secolo di tensioni,
Barack Obama ha annunciato
che gli Usa ristabiliranno piene relazioni con Cuba. Le restrizioni economiche termineranno entro il 2016. Decisiva è
stata la mediazione del Papa. E
Obama dice: «Todos somos
americanos».
Borsari, Guaita, Guidi
e Pompetti alle pag. 2, 3 e 5
U
n autentico schiaffo, improvviso e imprevisto,
l’esatto contrario delle
aspettative del governo
che fin qui s’è mosso con discrezione e cautela, ma intensamente. Una amarissima sorpresa quella creata dal netto rifiuto della Corte Suprema indiana
di concedere ai nostri due
marò Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone il permesso di
trascorrere le vacanze a casa,
dopo tre anni di tribolazioni e
in attesa non di un processo ma
di un semplice capo d’accusa,
ancora di là da venire.
Continua a pag. 24
Ventura a pag. 19
Ilva, salta la cordata
dei privati: pronta
la soluzione di Stato
«Uccise Chiara», 16 anni a Stasi
La madre: «Le dirò: ce l’hai fatta»
Claudia Guasco
A
sette anni dal delitto, dopo due anni di indagini, cinque di processo e due assoluzioni, arriva una sentenza che pesa come un macigno
sul destino di Alberto Stasi. Sedici anni di carcere e un milione di euro di risarcimento alla famiglia per aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, è il
verdetto della prima sezione della Corte d’Appello.
A pag. 12
Le prove decisive
Le scarpe, la bici, il sapone
così l’accusa l’ha spuntata
A pag. 13
`Mercoledì il decreto per il salvataggio
`Gnudi: stipendi garantiti
ROMA Per l’Ilva ritorna in primo piano la soluzione pubblica e salta il salvataggio da parte dei privati. «Non possiamo
abbandonare i lavoratori o veder svendere Ilva», ha detto ieri Matteo Renzi. Mercoledì il
decreto per il salvataggio. Il
governo si prepara a tamponare l’emergenza finanziaria visto che dopo aver pagato gli
stipendi di dicembre non ci sarà più un euro in cassa.
Dimito a pag. 9
solo a dicembre
L’analisi
Tra privatizzazioni
e mano pubblica
Oscar Giannino
È
importante la conferma
venuta ieri dal ministro
Padoan al Messaggero
del programma di quotazioni pubbliche.
A pag. 24
IL SEGNO DEI PESCI
AIUTATO DALLE STELLE
Buongiorno, Pesci! Giovedì è il
giorno di Giove, pianeta
governatore del vostro segno,
insieme a Nettuno (dal 1846).
Significa che vivete ogni suo
passaggio attraverso il cielo
con un’intensità maggiore e
riuscite a trasformare ogni
influsso positivo in un successo.
Potrebbe accadere oggi e
domani, complice la fortunata
Luna congiunta a Saturno,
Venere e Mercurio. Nulla
manca per vivere un momento
davvero straordinario in amore.
Auguri.
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L’oroscopo a pag. 35
14
Primo Piano
Giovedì 18 Dicembre 2014
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Mafia Capitale
Buzzi nega tutto
Lite Marino-Bindi
sul boss delle coop
La presidente della commissione Antimafia pressa il sindaco
sui rapporti tra Comune e clan. Confindustria e Ama parte civile
`
L’INCHIESTA
ROMA «Massimo Carminati era
un mio dipendente, ci siamo conosciuti in carcere e nel 2012 lo
ho assunto alla cooperativa 29
giugno». Ha voluto essere presente in aula personalmente Salvatore Buzzi, accusato di essere
il ”responsabile economico” della Mafia capitale e certamente
leader di alcune tra le maggiori
coop sociali di Roma, a partire
dalla ”29 giugno” con appalti che
vanno dalla gestione dei centri
d’accoglienza per immigrati e rifugiati, fino alla raccolta dei rifiuti. Il Riesame ha discusso ieri
e per tutta la giornata la posizione sua e di altre 16 persone, da
l’ex ad di Eur Spa Riccardo Mancini all’ex direttore generale di
Ama Giovanni Fiscon. Buzzi, assistito dall’avvocato Alessandro
Diddi, è stato però l’unico a rendere dichiarazioni spontanee sostenendo appunto, che Massimo
Carminati non fosse membro di
un clan mafioso assieme a lui
ma, come dipendente e socio,
fosse entrato sempre di più nella
gestione degli affari della società. I magistrati hanno tempo fino
a domenica prossima per pronunciarsi sul merito dei singoli
ricorsi che, prima di ogni altra
cosa, puntano a contestare l’associazione di stampo mafioso
ipotizzata dalla procura di Roma. Tra gli atti depositati dalla
difesa di Buzzi, anche un prospetto in cui si spiega che le cooperative di Buzzi hanno avuto
appalti col Campidoglio dal 1999
in avanti: dagli undici in epoca
Rutelli ai quasi cento con Alemanno. Nel frattempo, Confindustria e Ama hanno fatto sapere che al momento del processo
si costituiranno parte civile.
Nell’elenco degli allegati depositati ieri, spunta un’informativa
del secondo reparto dei Carabinieri del Ros che ricostruisce, soprattutto, il giro di affari attorno
a rifiuti e campi rom. Fondamentale, perché la rete regga, è che le
caselle importanti contengano
uomini fidati, come il direttore
generale di Ama Giovanni Fiscon.
RUBA PER IL PARTITO
La scorsa estate la sua poltrona
traballa, Marino vorrebbe destituirlo. E Buzzi, interviene, pur sapendo che dovrà continuare a
Migliaia di euro nella cassaforte di uno dei membri della gang
pagare. Riassumono i carabinieri del Ros: «Ieri praticamente è
successo che sto matto de Sindaco ha convocato una giunta straordinaria per far fuori Fiscon e
mettece Pucci (Carlo, dirgente
Eur ora in carcere per associazione mafiosa). Quindi levava una
brava persona e ce metteva un ladro.. perché Pucci dice è un ladro rubava per il partito.. ma tanta roba gli è rimasta attaccata
quindi non rubava per il partito..
allora abbiamo avvisato i nostri
amici, i capigruppo, e si è alzato
un pò il fuoco di sbarramento,
poi ha lavorato pure Passarelli
con Sel». Risultato: «Ho smessaggiato a Fiscon alla fine è finita bene avemo mandato il messaggio
Marino 0 Fiscon 2».
diventasse, non ci frega un cazzo, anche perché con quella cifra
me compro il Consiglio Comunale no, tu che dici»; Dipendente: «
Mo può darsi che lo sciolgono
pure, quindi (risata generale)…
no, poi lui è rappresentato da
Franco e Franco fa da intermediario»; Buzzi: «Noi stiamo a
trattà con Panzironi che è un’altra cosa, non lo sapeva?»
Lo stesso Fiscon avrebbe fatto
continue richieste. La tesoriera
della cooperativa, Buggitti, avverte che bisogna trattare. Buggitti: «Lui mi ha detto datemi un
valore simbolico, al puro margine arriviamo al 30%». Buzzi: «E a
lui con il 5 ce possiamo arrivà, se
parti col 5 ti chiede il 10, quello
non se sa regolà».
L’AMICO FRITZ
Le richieste di soldi aumentano
continuamente. E’ sempre l’ultima primavera quando, nella sede di via Pomona si parla ancora
di pagamenti a consiglieri comunali. A chiedere sarebbe qualcun
altro, forse legato all’ex ad di
Ama Panzironi. Buzzi: «Daniele,
che è cascato dalle nuvole ”io lo
faccio gratis”; Dipendente: «”Io
non ho voluto un centesimo e andiamo dagli altri”»; Buzzi: «Senti
allora io fra poco, ... fra poco vedo l’amico Friz e glielo dico che
noi ... gli abbiamo dato un po’ di
soldi per amicizia (inc), ... anche
perché non ci rappresenta politicamente, posso dirgli questo?»
Dipendente: «Si, si»; Buzzi: «Siamo rappresentati da altri, noi ”ti
abbiamo dato un cip per buona
volontà”, poi se non gli basta e
vuole diventare pure nemico ci
IL PRIMO CITTADINO:
«NESSUNO DELLA
MIA AMMINISTRAZIONE
È INDAGATO
PER ASSOCIAZIONE
MAFIOSA»
LA POLEMICA
L’arresto di Carminati e, sopra, Buzzi e Panzironi
Legge romanzi
Il “Nero” in cella chiede del figlio
Un burro di cacao e qualche
libro, soprattutto romanzi.
Massimo Carminati ha poche
richieste. Dal giorno in cui è
stato trasferito nel carcere di
Tolmezzo il suo principale
pensiero, pare, sia il figlio. È
preoccupato per possibili
ripercussioni dopo quanto
accaduto. È in isolamento, in
una cella lontana da tutti gli
altri detenuti e non è al 41 bis,
ma in un reparto di alta
sicurezza. Non ha ancora visto
la direttrice Silvia Della Bianca
che è in attesa di sapere da
Roma quale sarà il suo futuro
all’interno del carcere. Al
momento ha quattro ore d’aria
al giorno, non vede altri
detenuti, non ha la televisione
né può leggere i giornali. Non
ha ancora ricevuto la visita dei
parenti e dell’avvocato, ma su
questo non esistono divieti. «È
tranquillo e ha espresso pareri
positivi sul cibo del carcere spiega la direttrice Personalmente non l’ho
ancora visto. Viene comunque
visitato ogni giorno dal medico
e non manifesta disturbi di
alcun tipo». Più difficile per lui
era stato il rientro in carcere a
Roma. Subito dopo l’arresto,
infatti, rifiutava il cibo e
soffriva di insonnia.
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Gli affari di De Carlo, nuovo re di Roma
nullatenente con case, società e negozi
LE CARTE
ROMA Nullatenente sulla carta, in
realtà intestatario, tramite alcuni prestanome, di una miriade di
società di varie dimensioni. È
l’immagine di Giovanni De Carlo, stando alle indagini del Ros
dei Carabinieri, il nuovo boss di
Cosa nostra a Roma. Un’immagine pubblica, la sua, costellata di
serate con la Roma più nota. A
gestire per lui affari e denaro
contante sarebbero stati i fratelli
De Vincenti e in particolare Lorenzo, coinvolto in una galassia
di società piccole e medie (quasi
sempre negozi), sebbene anche
lui risulti senza reddito dichiarato e dunque «privo di lecita capacità contributiva». Nel comples-
so, pur risultando lui stesso senza reddito, Lorenzo De Vincenti
avrebbe gestito a nome di Giovanni De Carlo un patrimonio di
almeno 300mila euro in contanti, escludendo le proprietà immobiliari.
Stando all’informativa del Gico
della Guardia di finanza depositata ieri nel corso dell’udienza
del tribunale del Riesame chiamato a discutere la posizione di
Salvatore Buzzi e di altre sedici
persone, i fratelli De Vincenti «si
sono messi a completa disposizione di De Carlo, anche acquisendo pacchetti societari di diverse attività imprenditoriali».
La ricostruzione spiega che sotto
al boss Giovanni De Carlo, esiste
una rete di collaboratori. Primo
tra tutti Lorenzo De Vincenti: «Il
fidato e fedele prestanome De
Vincenti Francesco ha una posizione più elevata rispetto all’imprenditore colluso Russo Fabio,
essendo espressione diretta e
longa manus di De Carlo Giovanni», scrive il Gico. Lorenzo De
Vincenti ha anche un ruolo operativo: «Allo stesso viene concesso il privilegio di maneggiare le
somme di denaro riciclate dall’attività imprenditoriale di Russo Fabio, da destinare all’odierno proposto De Carlo Giovanni».
Sempre De Vincenti, «in virtù
della residenza a Fregene» si occupa di gestire i contatti con Filippo Franchellucci, proprietario dello stabilimento Miraggio
Club, dove ”Giovannone” De Carlo si era fatto costruire una sala
riservata, «un’ala del ristorante -
si legge negli atti - di cui neanche
Filippo Franchellucci possedeva
le chiavi».
LA GALASSIA
Sebbene non abbia redditi propri e dunque in teoria non sia
neppure in grado di pagare la
tassazione relativa, Francesco
De Vincenti risulta amminsitratore e socio di una miriade di società, che vanno dalla Effeffe Holding, appena costituita, al centro
di Formazione professionale dei
Castelli Romani, passando per
una serie di ditte intestate. Nell’elenco, c’è la Smart&beauty Srl,
«salone di barbiere e parrucchiere», formalmente inattiva «ma
attiva», «tant’è che era uno dei
luoghi di incontro tra l’odierno
proposto De Carlo Giovanni,
UNA FITTA RETE
DI COLLABORATORI
E PRESTANOME
GARANTIVA
FORTI ENTRATE
A “GIOVANNONE”
La giornata di ieri si è chiusa anche con uno scontro tra Rosy
Bindi e il sindaco di Roma Ignazio Marino, in commissione antimafia. «La mafia si è insediata e
ha fatto il salto di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha
avuto rapporti politici anche con
la sua giunta», ha detto la Bindi.
«Non c'è nessuno nella mia amministrazione indagato per associazione mafiosa» ha risposto
Marino.
Sara Menafra
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SOLO IL LEADER
DELLE COOPERATIVE
HA PARLATO DURANTE
IL RIESAME: «MA QUALI
AFFARI, CARMINATI
È UN MIO DIPENDENTE»
Russo Fabio e i fratelli De Vincenti». Nella galassia dei De Vincenti ci sono anche alcuni negozi
d’arte, aperti a metà degli anni
’90 (Poli Arti Grafiche, Diffusione Arte, Carme Diem Omnia Artis).
Non è stato facile ricostruire i
redditi che De Vincenti avrebbe
gestito per De Carlo, anche perché è possibile che buona parte
fosse in contanti. La Guardia di
finanza, però, ha studiato i consumi che una persona a reddito
basso dovrebbe aver avuto, confrontandoli con quelli di De Vincenti. Il risultato è che c’è una
sproporzione di quasi trecventomila euro, 289.003 «Tale evidenza investigativa conferma, ulteriormente, quanto già acquisito
al fascicolo processuale»: «In definitiva, in virtù di quanto accertato sul conto del terzo interessato De Vincenti si ritiene che le
cointeressenze societarie detenute dallo stesso siano prive di
effettività e, pertanto, non si
esclude fittizie».
Sa. Men.
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Primo Piano
Giovedì 18 Dicembre 2014
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La truffa sui contributi per i nomadi
«I rom sono 150, ma te ne pago 300»
Incrociando intercettazioni e conti sulle agende `Secondo i carabineri la banda si stava preparando
è emerso il business sul campo di Castel Romano a distruggere tutti i documenti più compromettenti
`
LE INDAGINI
La vicenda
ROMA La moltiplicazione dei rom di
Castel romano, 150 effettivi, 300
sulla carta, l’appalto a sei zeri per il
Recup, già revocato dalla Regione
ma ancora al centro delle indagini
del Ros, e la prova che la holding di
mafia capitale era pronta a distruggere i documenti «più compromettenti». Sono stati depositati ieri i
nuovi atti di indagine su Mafia capitale e sulla rete di Massimo Carminati. Le agende di Nadia Cerrito
e Paolo di Ninno, segretaria e commercialista di Salvatore Buzzi, lasciano pochi dubbi, soprattutto se
incrociate con le intercettazioni
degli indagati. E tra conti e conversazioni spuntano anche i 1500 euro destinatio all’ex presidente del
Consiglio comunale Mirko Coratti
(Pd).
Un sistema illecito
I NOMADI MOLTIPLICATI
fra politica e criminalità E’ tra la documentazione
Le indagini condotte
dalla procura di
Roma e dai
carabinieri portano
alla luce alla fine di novembre
una holding del malaffare
nella quale figurerebbero
esponenti del terrorismo di
destra, politici di diversi
partiti ed elementi della
criminalità comune.
1
Ventinove in carcere
otto ai domiciliari
Particolarmente
spettacolare l’arresto
di quello che è
ritenuto il capo della
banda, l’ex terrorista dei Nar
Massimo Carminati, bloccato
dai carabinieri in una stradina
vicino Roma mentre era a
bordo della sua Smart.
Finiscono in carcere in 29 e 8 ai
domiciliari. 100 gli indagati.
2
L’accusa: associazione
di stampo mafioso
Per la prima volta a
Roma viene ipotizzata
per una banda di
criminali
l’associazione a delinquere di
stampo mafioso. Ma sono tante
le accuse per Carminati e soci:
si va dall’estorsione all’usura,
fino al riciclaggio di denaro
sporco e alla turbativa d’asta.
Sequestrati anche 200 milioni.
3
Undici condanne
Le mani delle cosche
sulla movida milanese
Sono state condannate dal gup di
Milano a pene fino a 14 anni di
carcere 11 persone arrestate lo
scorso gennaio. Dalle indagini
era emerso che l'organizzazione
milanese legata al clan della
'ndrangheta Barbaro-Papalia,
oltre a traffici di droga,
estorsioni e altri affari illeciti,
esercitava il controllo su alcune
delle più note discoteche della
movida milanese, attraverso i
servizi di security e bodyguard,
con gli imprenditori del settore
disposti a chiedere la
«protezione» dei presunti boss
per trarre «vantaggi». Intanto i
pm chiederanno il giudizio
immediato per le 58 persone
arrestate dai carabinieri che
hanno smantellato
l’organizzazione milanese legata
alla cosca di Reggio Calabria
Libri-De Stefano-Tegano.
sequestrata il 2 dicembre al commercialista Di Ninno che i carabinieri individuano la «spartizione dei proventi derivanti dalla realizzazione
del Campo F (di Catsel romano
ndr) funzionale agli accordi intercorsi tra Buzzi e Carminati. «Si evidenzia - sottolineano i carabinieri che
la
moltiplicazione
300x9,85x365 sta a indicare il numero di persone indicate come
ospitate presso il campo F, moltiplicate per il costo procapite giornaliero e poi per i 365 giorni. Di fatto, dal contesto delle intercettazioni complessivamente svolte emergeva che si trattava di un conteggio
fittizio, ovvero il numero delle persone realmente presenti, a detta
degli indagati, era stato aumentato
perché risultasse maggiormente
favorevole ai guadagni del sodalizio».
L’INTERCETTAZIONE
Il 20 aprile 2013, Buzzi racconta all’imprenditore Giovanni Campennì tutta la storia del business di Castel romano cominciata durante la
giunta Veltroni, quando l’allora capo di gabinetto del sindaco Claudio Odevaine, lo invita a comprare
i terreni. L’operazione, poi, è stata
realizzata con il contantedi Carminati: «Perché a me - dice Buzzi - na
grande mano me l’ha data per quel
campo nomadi Massimo, perché
un milione e due, seicento per uno,
chi cazzo ce l’ha un milione e due
cash? Avevamo preventivato cento, invece che cento è venuto 120
eh, 300mila euro in più, per fatte
capì, dopo l’accordo con Alemanno bisognava rifà un altro accordo..non è che tu con Alemanno tu
ce puoi parlà de soldi..de ste cose..non è cosa. Allora praticamente bisognava parlà col suo capo segreteria, allora chiamo Massimo e
faccio ”guarda che qua ho difficoltà a farmi fà i 300mila euro in più”.
Me fà: ”me richiami”, visto che
c’ha il telefono su quel telefono
parla solo con lui..me fa, ”Vai in
Campidoglio alle 3 che scende Lucarelli (Antonio Lucarelli, caposegreteria del sindaco Alemanno
ndr) e viene a parlare con te...Alle
tre meno cinque scende, dice: ”Ho
parlato con Massimo, tutto a posto
domani vai”. Aho tutto a posto veramente - continua Buzzi - c’hanno paura de lui, che cazzo devono
fare qua». E’ da una conversazione
successiva che i militari apprendono nuovi spunti di indagine rispet-
SPUNTANO ANCHE
I 1.500 EURO
DESTINATI
ALL’EX PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO
COMUNALE
Caldarelli, Nadia tira le somme:
«Quelli so’ 5 (verosimilmente 5mila euro in pezzi da 100 annota il
Ros) «A lui gli servono per giovedì». E la Cerrito: «A Clà, ma l’avemo vinto quel discorso de ”Formula Sociale” per dei Cup, de Recup,
che era?». Caldarelli risponde:
«Stiamo..ce va a pranzo oggi!». Nadia chiede: «Ma è buono come appalto, Cla?». E Caldarelli: «14 milioni», «Un botto», dice Nadia.
to «Alla nuova esigenza nomadi
del 2010 e alla conseguente offerta
di Buzzi ad Alemanno di ampliare
il campo di Castel romano in cambio di un affidamento minimo di
24 mesi per rientrare dall’investimento» e soprattutto «sulla
redditività dell’investimento sostenuto o comunque un rientro dello
stesso attraverso una maggiorazione delle effettive presenze nomadi». La conclusione è che in Campidoglio dicono al re delle coop: «Noi
paghiamo, ti paghiamo 300 persone, in realtà ce ne sono 150».
DISTRUGGIAMO TUTTO
IL RECUP
E’ il 2 settembre scorso quando i
carabinieri del Ros ascoltano nella
sede della ”29 giugno” la conversazione tra Buzzi, Claudio Caldarelli,
punto di collegamento tra l’organizzazione e la politica, e la segretaria Nadia Cerrito. Fanno conti:
«Io t’ho dato novemila 550», dice
I CONTI Una pagina di una delle
agenda con i codici cifrati per
pagare le mazzette
Accanto, Massimo Carminati
Il 30 luglio i carabinieri ascoltano
la conversazione tra Buzzi e Di
Ninno sui 15mila euro da versare
all’ex ad Ama Franco Panzironi e
sui conti in nero riguardanti i pagamenti a Carminati. «Questo si
può buttare perché è troppo pericoloso», dice Buzzi, l’altro risponde: «bravo».
Valentina Errante
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Cronacadi Roma
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Giovedì 18
Dicembre 2014
Eventi Aziendali e Cerimonie
in Sale Riservate
Roma
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L’incontro
Solidarietà Magica
i doni di Astori
e Nainggolan
ai bimbi del Gemelli
L’evento
Alla Pelanda
40 anni ad arte
nel mito
di Renato Zero
Tendenze
Aste charity sul web
boom per “vincere”
l’incontro con Totti
e con la Cucinotta
Radanovic a pag. 53
Polidoro a pag. 53
Arnaldi a pag. 55
Giunta Marino, lite all’Antimafia
«Un miliardo
finito in Cina»
diciotto arresti
`La Bindi: «Anche voi rapporti con i clan». La replica: «Nessuno dei miei indagato per mafia»
per riciclaggio
Il Campidoglio e il Pd contro il prefetto: «Fa troppe interviste». E il Consiglio resta bloccato
`
In commissione parlamentare antimafia, il sindaco Marino ha puntato a delimitare i confini delle infiltrazioni criminali in Campidoglio, restringendoli alla passata
consiliatura. Ma si è scontrato con
la presidente Rosy Bindi: «La mafia si è insediata e ha fatto il salto
di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta». E i
rapporti tra Pd e prefetto Pecoraro
sembrano ai ferri corti. Per Matteo Orfini «il prefetto fa più interviste di Salvini». Ieri il Consiglio è
saltato: mancava il numero legale.
Evangelisti e Rossi
alle pag. 38 e 39
Il progetto. Ci sarà un catalogo degli arredi
Il lodo nel mirino
Fondi Atac-Tpl, aperta un’inchiesta
Un bus della rete Atac
L’Atac pagò oltre 70 milioni alla
Tpl, l’azienda privata che gestisce le linee periferiche, in più rispetto a quanto concordato nel
contratto. A diradare ogni dubbio fu un lodo arbitrale che decise in tempi insolitamente rapidi. La documentazione «sospetta» è tra le carte che il sindaco
ha consegnato alla Procura che
ora ha aperto un’inchiesta.
a pag. 41
In aula il fidanzato di Federica:
l’amavo, non l’avrei mai uccisa
`La
Boss in cella,
violentò
l’amica
di un figlio
Mangiapelo morta nel lago, Di Muro dopo l’arresto si difende
Marco Di Muro, 23 anni, il barista di Formello finito in manette a due anni dalla morte della
fidanzata, la bella Federica
Mangiapelo, 16 anni appena
compiuti, davanti ai magistrati
ha rotto il muro del silenzio e
ha ribadito la sua innocenza:
«Uccidere una persona come dite, affogandola di notte nel lago? Non l'avrei mai fatto, con
nessuno. Figuriamoci con Federica, le volevo bene. Non l'avrei
mai uccisa, mai». La ragazza fu
ritrovata a faccia in giù nel lago
ad Anguillara la notte di Halloween 2012. Ieri era il giorno
dell'interrogatorio di garanzia,
dopo che venerdì, dal palazzo
di giustizia di Civitavecchia per
Marco Di Muro era partito l'ordine di arresto.
Pierucci a pag. 49
Villa Borghese
Pestato fuori
dalla discoteca
Piazza Navona, Leonori:
«Pressioni indebite»
«Pressioni su piazza Navona».
È la denuncia dell’assessore
Leonori sulle ultime mosse
degli ambulanti.
Bogliolo e Larcan a pag. 43
Pestato fuori dalla discoteca.
Vittima un 37enne di Ostia,
operato ieri al policlinico
Umberto I per le gravi
lesioni riportate al volto. Il
ragazzo è stato assalito da
quattro italiani fra i 20 e i 25
anni intorno alle quattro
della notte di sabato scorso.
Probabilmente è stato
vittima di uno scambio di
persona. I familiari si
appellano ai testimoni:
«Aiutate i carabinieri a
individuare il branco».
Marani a pag. 51
Tavolino selvaggio in via delle Carrozze in Centro
Dehors, piano del Comune
«I tavolini uguali per tutti»
Mozzetti a pag. 45
Pietro Piovani
L’autobus che porta in “via ics ics i aprile”
SABATO
GRATIS
dal 1990
vendite,
affitti
e attività
commerciali
Per me il tono di voce è
importante. Tu parli come
la voce della metro B. #ciao
@F_Stachanov
T
ra ritardi e affollamenti, un viaggio sui mezzi pubblici di Roma
non è mai stato una passeggiata.
Per fortuna però l’Atac provvede ad alleviarci la fatica e i disagi offrendoci qualche occasione di divertimento. Provate a prendere il 90, da
largo Labia alla stazione Termini. A
bordo di quegli autobus moderni c'è
una voce registrata che è uno spasso.
Mentre si percorre la Nomentana,
l'altoparlante diffonde l'annuncio:
«Prossima fermata, esse Agnese», dove “esse” sta ovviamente per santa.
Verso via XXI aprile il sorriso dei passeggeri non si è ancora spento quando arriva l'annuncio successivo:
«Prossima fermata, ics ics i aprile».
Cose che possono capitare alle voci
registrate automatiche, come ben sa
chi possiede un navigatore satellitare, e poi certi errori li fanno anche gli
esseri umani: non è raro incontrare
persone che chiamano lo storico leader afroamericano degli anni sessanta «Malcom decimo». Ma noi preferiamo credere che lo sbaglio sia intenzionale. Sì, l'hanno fatto apposta
per regalare un po’ di allegria a noi
romani. Non si spiegano altrimenti
Un fiume di denaro provento di
attività illecite veniva spedito illecitamente all’estero, soprattutto in Cina, attraverso il circuito dei money transfer. Quartier generale la succursale romana di una multinalzionale
inglese. Diciotto persone sono
state arrestate dalla Guardia di
Finanza con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio. Le indagini
hanno scoperchiato un giro
d’affari da oltre un miliardo di
euro. La società britannica nel
mirino dell’inchiesta è la Sigue
Global Service. Coinvolte altre
sette agenzie romane per il trasferimento di soldi all’estero.
Allegri a pag. 47
quei cartelli comparsi tempo fa sulla
linea 343 (gestita da una società privata, non dall’Atac) in cui si invitavano i passeggeri a “uscire dalla mezza
porta” e si aggiungeva: “per favore,
andare al posteriore”. In questa logica ricreativa, ci permettiamo di suggerire un piccolo possibile miglioramento del sistema di trasporto urbano: nelle stazioni della metro B si potrebbe avere forse uno speaker più vispo, al posto della voce attuale probabilmente incisa da un condannato a
morte un istante prima di salire al patibolo. L’umore di tanti romani ne
trarrebbegrandegiovamento.
[email protected]
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La polizia ha arrestato un cittadino albanese di 46 anni, conosciuto come il «boss di Fontenuova» per i diversi precedenti
di polizia per droga e reati contro il patrimonio, con l'accusa di
violenza sessuale nei confronti
di una giovane donna, per di più
amica del figlio. Il 27 novembre
scorso, la donna è andata insieme a lui in un locale di via Nomentana. Quando è stato il momento di rincasare, l'uomo, con
la scusa che la sua autovettura
era parcheggiata proprio vicino
casa della ragazza, le ha chiesto
un passaggio e insieme sono andati via dal locale.Durante il tragitto, facendole credere di conoscere una scorciatoia, le ha fatto
imboccare una strada isolata,
dove poco dopo ha abusato di
lei con la forza.
De Risi a pag. 49
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Giovedì 18 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
«Clan, rapporti anche
con la giunta Marino»
Scontro all’Antimafia
Rosy Bindi: Buzzi ha fatto il salto di qualità con Alemanno
e i contatti sono proseguiti. La replica: i miei non sono indagati
`
Ignazio Marino e Rosy Bindi durante l’audizione alla Commissione bicamerale Antimafia
LA POLEMICA
L’emergenza
Il malaffare nella Capitale «si è
fermato a giugno 2013, con il mio
arrivo in Campidoglio». Ma Roma «è fatta di persone perbene:
se ci sono state mele marce non
significa che Roma sia una città
malata, credo sia sana e sono
onorato di esserne il primo cittadino». Ignazio Marino, questa
volta, fa il pompiere e cerca di
evitare che l’immagini della Capitale slitti verso una deriva da «città mafiosa» che danneggerebbe
tutti. Nell’audizione serale alla
commissione parlamentare antimafia punta a delimitare i confini delle infiltrazioni criminali a
Palazzo Senatorio, restringendoli soprattutto alla passata consiliatura e attaccando frontalmente la passata amministrazione di
centrodestra.
Consegnato a Cantone
dossier sui 120 appalti
LO SCONTRO
Marino, durante l’audizione, è
però protagonista di un serrato
botta e risposta con la presidente
Rosy Bindi: «La mafia si è insediata e ha fatto il salto di qualità
con Alemanno ma è innegabile
che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta», dice Bin-
Marino ieri ha incontrato il
presidente dell’Autorità
nazionale anti corruzione,
Raffaele Cantone (foto),
portando il dossier preparato
dall’assessore al bilancio Silvia
Scozzese sugli appalti «a
rischio». Nella relazione di
Palazzo Senatorio ne sono stati
inseriti circa 120, soprattutto nei
settori delle politiche sociali,
dell’emergenza abitativa e del
verde. «Proprio nel sociale ci
siamo resi conto che nel periodo
2007-2013 c’è stato un aumento
significativo delle procedure
condotte con affidamenti diretti,
invece che con bandi di gara
pubblici», sottolinea Marino.
di. «Il dato di fatto è che nessuno
della mia amministrazione è indagato per associazione mafiosa», replica l’inquilino del Campidoglio, ricordando che «l’assessore Daniele Ozzimo e il presidente
dell’assemblea capitolina, che si
sono dimessi, sono indagati per
corruzione». Ma, risponde ancora la presidente dell’Antimafia,
«chi è indagato per corruzione in
un’indagine per mafia è comunque un interlocutore e forse il terminale o l’arma impropria che
viene utilizzata». Bindi incalza:
«Lei esclude che Buzzi abbia finanziato la sua campagna elettorale?». Il sindaco risponde: «Assolutamente no. Non l’ho escluso
e anzi lo affermo: Buzzi, come altre persone, ha finanziato la campagna elettorale con le cooperative e quei soldi sono soldi regolarmente denunciati alla Corte dei
conti. E se neanche il Prefetto sapeva che Buzzi era un delinquente, come facevo a saperlo io?».
Ancora la parlamentare Pd: «Sul
controllo che spettava all’amministrazione sul funzionamento
dei campi di immigrazione ci sa
dire qualcosa?». La questione di
rom, sinti e camminanti «non riguarda solo la nostra Capitale e
non è di facile soluzione - replica
giunta ha certamente tentato di
avvicinarsi e di infiltrarsi ma non
è riuscita, perché non aveva alcuna posizione di vertice. Avevamo
a che fare con una cupola criminale con ramificazioni inquietanti. Stiamo di fronte ad una sfida
culturale. La legalità deve essere
un elemento cardine della nostra
giunta». Ma quei criminali, aggiunge, «hanno fatto patti solo
con una parte di cattiva politica e
cattiva amministrazione – incalza il chirurgo dem - Questa amministrazione da quando si è insediata ha voluto fare un’opera di
prevenzione».
LA REPLICA
IL SINDACO:
«IL MALAFFARE
SI È FERMATO
CON IL MIO ARRIVO,
LA LEGALITÀ SARÀ
ELEMENTO CARDINE»
Marino - ma noi l’abbiamo affrontata sin dall’inizio a partire
dal riportare quelle strutture all’interno della legalità, con
l’obiettivo di superarle definitivamente».
L’AFFONDO
«La mafia con la giunta precedente aveva posizioni di vertice attacca il sindaco - Con la mia
Alla fine dell’audizione a Palazzo
San Macuto arriva la replica di
Gianni Alemanno: «Domani (oggi per chi legge, ndr) firmerò la
querela per diffamazione nei
confronti di Marino, dove valuteremo anche le dichiarazioni fatte
all’Antimafia - dice l’ex primo cittadino - Si tratta di un penoso tentativo di fare scaricabarile e fare
velo agli accertamenti in corso in
Campidoglio. Il sindaco si dimetta: solo così salverà il Comune
dallo scioglimento per mafia».
Fabio Rossi
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Giovedì 18 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
Comune e Pd contro il prefetto
«Fa più interviste di Salvini»
Il commissario Orfini attacca Pecoraro `Anche il sindaco prova a pungerlo:
si apre la polemica, chiarimento in serata «Sa molte cose, forse non può dirle»
`
LO SCONTRO
Matteo Orfini, commissario del Pd romano, all’uscita del Comune
Guerra aperta Campidoglio-Prefettura, con il Pd che dà man forte
a Marino contro Pecoraro. Il tweet
di Matteo Orfini, commissario del
Pd romano, è di quelli velenosi e
irride il prefetto per una presunta
bulimia nel concedere interviste
sul rischio di scioglimento per mafia dell’amministrazione capitolina. Rileggiamo cosa scrive
@orfini: «Tra le tante curiosità della situazione romana c’è anche
quella di avere un prefetto che fa
più interviste e dichiarazioni di
Salvini». Per tutta la giornata,
mentre il centro destra prende le
difese di Pecoraro e Storace grida
al «disegno per zittire il prefetto»,
si alza la tensione. Nel tardo pomeriggio arriva la telefonata chiarificatrice. Pecoraro e Orfini si parlano, per la verità molto brevemen-
L’opposizione parte all’attacco:
«L’ennesima caduta del numero legale certifica la dissoluzione di una maggioranza liquida e
scollata dal sindaco Marino - affonda il capogruppo Ncd Roberto Cantiani - La paralisi dell’aula Giulio Cesare è totale e anche
la strategia di approvare una delibera così importante con la sola metà dei consiglieri necessaria è un segno di debolezza». Secondo Dario Rossin (Forza Italia), «è impossibile continuare
in questa maniera: si vada subito al voto e finisca questa agonia
per Roma».
Fa.Ro.
per uno, gli appalti e le possibili infiltrazioni di Mafia Capitale. Ma
quelle che fino ad oggi erano state
catalogate alla voce «incomprensioni tra Marino e Pecoraro», ora
vengono affiancate da un altro file: «incomprensioni tra Pd e Pecoraro». Al tweet di Orfini, si è aggiunta una dichiarazione ancora
più aguzza del parlamentare del
Pd, Khalid Chaouki: «È stucchevole la propensione del prefetto a rilasciare interviste sullo scioglimento del Comune, quando dovrebbe chiarire qual è stato il suo
ruolo durante gli anni dell’amministrazione Alemanno nella gestione della cosiddetta ”emergenza rom”. Pecoraro fu nominato da
Berlusconi il 30 maggio 2008 Commissario per l’emergenza rom.
Una gestione concordata con l’allora ministro Maroni e il sindaco
Alemanno. Ora farebbe bene a lavorare in silenzio nella sua importante opera di verifica interna al
Campidoglio e a spiegarci come
sia potuto accadere che durante la
sua gestione siano potute verificarsi speculazioni milionarie gestite da bande criminali e mafiose
ai danni della dignità di rom, rifugiati e tutti i cittadini romani». Il
prefetto mantiene la linea della serenità e sembrano surreali leggende metropolitane quelle che lo vedrebbero in futuro scendere in politica: in sei anni ha tenuto i nervi
saldi in molte tempeste; oggi è un
po’ come quei poliziotti dei film
che si occupano dell’ultimo caso
prima della pensione (raggiungerà i limiti di età il 20 marzo 2015,
quando compirà 65 anni). Ieri il
sindaco lo ha incalzato: «Io immagino che Pecoraro sappia molte
cose e non le può dire proprio perché fa il prefetto e quindi deve collaborare con le forze dell’ordine».
Dagli altri partiti lo difendono in
tanti. Onorato (Marchini): «Orfini
teme l’indagine della Prefettura in
Campidoglio?». Tweet di Gasparri
(FI): «Da Orfini avvertimento a Pecoraro» (tweet di risposta di
@orfini: «@gasparripdl la comprensione del testo questa sconosciuta»). Cangemi (Ncd): «Marino
lasci stare Pecoraro e se ne vada».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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te. Il fatto che si siano scambiati
solo poche algide parole, è il segnale del grande freddo. Entrambi
fanno trapelare la rodata formula
del «colloquio cordiale» per salvare le apparenze, tenendo conto
che Orfini risponde a Renzi, che lo
ha scelto per riorganizzare il Pd
romano allo sbando.
POCHE PAROLE
Viene anche scritta una mail assai
formale, firmata dal viceprefetto
vicario, Clara Vaccaro: «La Prefettura conferma il cordiale colloquio telefonico, questo pomeriggio, tra il prefetto Pecoraro ed il
Commissario del Pd di Roma Orfini. Il sintetico contatto si è concluso con la promessa di un incontro
già a partire dalla prossima settimana». Notare il «sintetico». Potremmo chiamarla «tregua», mentre i tre ispettori della Prefettura
sono al lavoro per esaminare, uno
Il prefetto Giuseppe Pecoraro
LA REPLICA
DELL’OPPOSIZIONE:
«MERITA RISPETTO
COSÌ VIENE
DELEGITTIMATO
IL SUO LAVORO»
«Troppe assenze», il consiglio si ferma
IL CASO
Meno di novanta sedute convocate in un anno. Tante, come
quella di ieri, saltate per mancanza del numero legale. In assemblea capitolina ancora non
si vede quel «cambio di passo»
chiesto da Ignazio Marino e invocato dal neo commissario del
Pd romano, Matteo Orfini. Se a
inizio consiliatura erano i consiglieri comunali a gettare la croce addosso alla giunta, accusandola di «scarsa produzione di
delibere», adesso la situazione
si è capovolta. La delibera sullo
stadio della Roma è solo il primo di una serie di provvedimenti che rischiano di arenarsi, o
quantomeno di rallentare notevolmente, nell’aula Giulio Cesare. A tamburo battente, dopo la
pausa natalizia, approderà in
consiglio il bilancio di previsione 2015, che il sindaco vorrebbe
vedere approvato in tempi brevissimi. Ed è già in ritardo il pia-
Pioggia di emendamenti sul progetto del nuovo stadio di Tor di
Valle, mentre associazioni di residenti e ambientaliste gridano allo
scandalo. Ieri il comitato Difendiamo Tor di Valle dal cemento ha fatto un appello al sindaco Ignazio
Marino e inviato una lettera aperta
ai membri dell'assemblea Capitolina «sull'operazione di speculazione edilizia che si vuole realizzare
intorno allo Stadio della Roma a
Tor di Valle». Slitta intanto a oggi
la discussione in assemblea capitolina sulla delibera che avrebbe
l’obiettivo di riconoscere il pubblico interesse del progetto. Sul piede
di guerra ormai da mesi, il comitato Difendiamo Tor di Valle dal cemento elenca i motivi della contrarietà del progetto dei costruttori
Parnasi e Pallotta sostenuto dall’assessore Caudo nonostante l’opposizione di urbanisti e associazioni ambientaliste. «L'impatto sui
quartieri di Torrino e Decima - dice il comitato - sarebbe pesantissimo, un impatto generato non solo
dallo stadio ma soprattutto dalla
cementificazione che ne accompa-
gna la realizzazione». Il comitato
dei residenti esprime da tempo
«dubbi sull'impatto sulla mobilità;
sul problema urbanistico, legato
ad una nuova centralità che verrebbe realizzata senza alcuna attribuzione da parte del PRG; sulla
L’area dove sorgerà lo stadio
AL CENTRO
DEL DIBATTITO
IL PUBBLICO INTERESSE
DEL PROGETTO
DEL NUOVO STADIO
DELLA ROMA
LA POLEMICA
I NUMERI
Il 2014, salvo imprevisti, si chiuderà con 88 sedute del consiglio
comunale, molte delle quali andate a vuoto o quasi. Con il numero legale sempre sul filo: per
rendere valida una seduta servono 25 consiglieri (19 in seconda
convocazione). La maggioranza
avrebbe i numeri per garantirlo,
potendo contare su ben 30 consiglieri: 20 del Pd, 5 della lista civica per Marino, 4 di Sel e uno
del Centro democratico. Ma
spesso non è così, tanto che
martedì il capogruppo democrat, Fabrizio Panecaldo, ha perso le staffe: «Vedo sempre le
stesse persone che si assentano,
Tor di Valle, pioggia di emendamenti:
«Fermate questa speculazione edilizia»
LA DELIBERA
questa cosa mi dà un po’ fastidio
- si è sfogato Panecaldo - Mi sono stufato di fare il maestro di
scuola. Non posso stare sempre
a rincorrere le persone quando
si vota, l’interesse generale deve
venire prima dei problemi personali».
no generale del traffico urbano:
la rivoluzione della mobilità cittadina, griffata dall’assessore
Guido Improta, secondo i piani
di Palazzo Senatorio sarebbe dovuta passare per le forche caudine dell’assemblea entro fine anno. Ma, al momento, è ancora
fuori dai radar.
proprietà dei terreni, che al momento vede gravare una diffida
sulla testa dell'amministrazione
comunale, affinché la delibera non
sia votata; sugli sproporzionati extraprofitti che il proponente potrebbe ottenere, sui quali sono stati presentati tre esposti in Procura». I residenti rilanciano quindi
l’idea di realizzare lo stadio «nell’area della Città dello sport a Tor
Vergata». Sul piede di guerra anche Italia Nostra: «È grave e ben
poco trasparente non volere nemmeno accennare al problema che
l'area non è ancora nella disponibilità del proponente l'opera». L’assemblea di ieri è stata rinviata per
mancanza di numero legale «in seconda convocazione basteranno
solo 16 consiglieri per decidere su
una delibera cosi importante. In
assenza di questa manovra la pregiudiziale del M5S sarebbe passata
bloccando una delibera che porterà vantaggi ai soliti noti» dicono i
pentastellati. «Come Fdi-An abbiamo presentato 100 documenti tra
ordini del giorno emendamenti»
tuona Fabrizio Ghera, capogruppo
di Fdi-An in Campidoglio.
L.Bog.
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La Baglio in aula Giulio Cesare
MENO DI 90 SEDUTE
CONVOCATE IN UN ANNO
E MOLTE SONO SALTATE
PER LA MANCANZA
DEL NUMERO LEGALE
DURANTE I LAVORI
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Giovedì 18 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
Fondi Atac-Tpl, aperta l’inchiesta
`Nel 2009 l’azienda privata che gestisce le linee di trasporto `In tempi rapidissimi un arbitrato le diede ragione: la società
periferiche chiese all’Atac un sovraccosto di oltre 70 milioni del Comune ha dovuto pagare anche un milione di spese legali
IL CASO
La procura ha aperto un’inchiesta
sulla richiesta di Roma Tpl (il privato che gestisce le linee periferiche dei bus) di 70 milioni di euro
all’Atac. Lo ha rivelato il sindaco
Ignazio Marino. Ha spiegato, parlando alla trasmissione tv Pane
Quotidiano: «Negli anni passati
c’era una azienda privata che forniva il trasporto pubblico insieme
all'Atac che ad un certo punto dice ”vogliamo più soldi”. E il Comune, invece di dire no, decide di darle 70 milioni. Ho portato le carte
al procuratore Pignatone e ho saputo che anche su questo è stata
aperta un'inchiesta». E’ la sintesi
di una storia assai complicata,
culminata con il pignoramento
da parte di Roma Tpl dei beni dell’Atac.
E che racconta anche una insolita difficoltà a difendersi, una sorta di sorprendente referenza, del
Campidoglio e delle Municipalizzate quando si tratta di rapportarsi con alcuni privati. L’Ama in
passato non è stata molto brava a
controbattere alle richieste di Cerroni, che con due lodi chiede quasi un miliardo di euro. Anche per
questa vicenda la procura ha aperto un’inchiesta. Ma torniamo alla
LO HA RIVELATO IN TV
IL SINDACO MARINO
CHE AVEVA PORTATO
AI MAGISTRATI
LA DOCUMENTAZIONE
«SOSPETTA»
ricostruzione dello strano contenzioso tra Atac e il privato, per il
quale Roma Capitale vede raddoppiare il conto mentre l’azienda è a
una fermata dal default. La storia
comincia nel 2005: Atac indice
una gara per la gestione della rete
periferica (durata iniziale 3 anni).
Vince Tevere Tpl (oggi si chiama
Roma Tpl e ha come soci Umbria
Mobilità, Cotri e Vt Marozzi). Il
primo gennaio 2006 entra in vigore il contratto che prevede un corrispettivo triennale di 187 milioni
di euro più Iva.
Il questore
«E’ un’associazione
di stampo mafioso»
IL CONTRATTO
Il contratto dura più del previsto e
viene chiuso il 31 maggio 2010,
quando sempre Roma Tpl si aggiudica una nuova gara. Ma ecco
la sorpresa il 29 gennaio 2009:
«Tevere Tpl - ha spiegato nei giorni scorsi l’assessore alla Mobilità,
Guido Improta - sulla scorta della
clausola compromissoria contenuta nel capitolato tecnico ma
non riportata nel contratto dove
le parti invece riconoscevano
l’esclusiva competenza del Foro
di Roma per ogni controversia,
notifica ad Atac una domanda di
arbitrato». In sintesi: secondo Tevere Tpl va riconosciuta una revisione dei prezzi. L’Atac, allora guidata dal presidente Tabacchiera e
dall’ad Gabuti, invece di fare notare che il contratto non lo prevedeva, accetta l’arbitrato, nomina il
proprio arbitro, e in un tempo che
Importa definisce «record», si insedia il collegio. Il consulente tecnico dà ragione a Tevere Tpl e il
lodo dice all’Atac: devi pagare.
«Di fatto - allargano le braccia oggi in Campidoglio - il rischio assunto da Tevere Tpl si è riversato
`«Già all'epoca della banda
Il blitz I murales di Watt
«Il cecato» invade Roma Nord
Il writer romano Watt ha tappezzato Roma Nord di
immagini rielaborate graficamente di Massimo Carminati
su Atac». Ecco, dunque, il conto
da 70 milioni. L’Atac avvia un’impugnativa alla corte d’Appello,
ma nel 2014 Tevere Tpl vince di
nuovo, in compenso l’azienda si
trova a dovere pagare un altro milione allo studio legale incaricato
di seguire la vicenda (il nuovo ad
Broggi ha contestato la parcella).
A causa degli interessi, intanto, il
risarcimento oggi tocca i 115 milioni di euro. La nuova gestione Atac
ha impugnato la sentenza dinanzi
alla Corte di Cassazione, nell’attesa il tribunale a maggio ha emesso un decreto ingiuntivo, al quale
Atac si è opposta in Corte d’appello (e proprio oggi ci sarà l’udienza, alla quale parteciperà anche il
sindaco Marino).
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il clan e l’appalto regionale
«Ci prendiamo 14 milioni»
L’INFORMATIVA
Le indagini su quel mega appalto sono ancora in corso, perché
che Mafia Capitale avesse puntato anche sul Recup, il centro di
prenotazione di prestazioni sanitarie della Regione, lo si era capito dall’intercettazione in cui
Salvatore Buzzi, braccio destro
di Massimo Carminati e re delle
coop, parlava genericamente di
un «appalto da 60 milioni della
Regione». Ma il dialogo intercettato a settembre e depositato ieri
dai pm al Tribunale del Riesame
sembra dissolvere ogni dubbio.
E’ la segretaria del braccio destro di Carminati a chiedere no-
tizie della gara e a ottenere risposte rassicuranti sull’esito.
L’INTERCETTAZIONE
Il 2 settembre scorso, i carabinieri ascoltano una conversazione tra Salvatore Buzzi, Claudio
Caldarelli, punto di collegamento tra l’organizzazione e la politi-
LA BANDA CARMINATI
PUNTAVA AGLI
APPALTI DELLA
SANITÀ GRAZIE
ALLA COMPLICITÀ
DI UNA FUNZIONARIA
ca, e la segretaria Nadia Cerrito.
I militari trascrivono: «Io t’ho
dato novemila 550», dice Caldarelli, Nadia Cerrito tira le somme: «Quelli so 5 (verosimilmente 5mila euro in pezzi da 100 annota il Ros), a lui gli servono per
giovedì». E la Cerrito: «A Clà, ma
l’avemo vinto quel discorso de
”Formula Sociale” per dei Cup,
de Recup, che era?». Caldarelli
risponde: «Stiamo.. ce va a pranzo oggi!». Nadia chiede: «Ma è
buono come appalto, Cla?». E
Caldarelli: «14 milioni», «Un botto», commenta Nadia Cerrito.
L’APPALTO RECUP
Quello del Recup era uno degli
appalti più ricchi della giunta
MA ZINGARETTI
HA ANNULLATO
IL BANDO DI GARA
PER LA GESTIONE
DELLE PRENOTAZIONI
MEDICHE OSPEDALIERE
Zingaretti: in totale valeva sessanta milioni di euro, ma era stato poi diviso in quattro lotti, che
comunque spartivano fette di
torta a sei zeri. Non solo: tra i
componenti della commissione
aggiudicatrice c’era anche Angelo Scozzafava, già dirigente del
Campidoglio e dell’ospedale Sant’Andrea, indagato per asssociazione mafiosa e corruzione ag-
della Magliana non ho mai
nascosto questo mio pensiero,
che era una agenzia del
crimine e con una stanzialità
diversa e una occupazione del
territorio settorializzata, con
una organizzazione capillare
sul territorio. In quel periodo
purtroppo, anche se le
sentenze si rispettano perché
sono un uomo delle
istituzioni, anche se non le
condivido, si meritavano un
416 bis invece gli è stato dato
solo un 416». Cosi il Questore
Nicolò D'Angelo in merito
all'inchiesta su Mafia
Capitale. Il Questore, che
all'epoca indagò sul gruppo
criminale che infiammava la
Capitale, ricorda che i
componenti «avevano un
comportamento da
organizzazione criminale di
stampo mafioso».
gravata, indagato nell'inchiesta
«Mondo di mezzo»). Dopo gli arresti, alla luce degli elementi di
indagine, il presidente della Regione Nicola Zingaretti, ha annullato l’appalto che non è stato
aggiudicato. Una decisione clamorosa, visto che fino ad oggi
Regione e Comune si sono limitati a sospendere, precauzionalmente, alcune gare, non a cancellarle. Due giorni fa i militari
del Ros hanno varcato il portone
del palazzo sulla Colombo e hanno acquisito tutto il materiale
sulla gara che doveva decidere
chi, dopo quindici anni di gestione della cooperativa Capodarco,
dovesse ottenere la maxi commessa.
Le indagini puntano a stabilire come sia avvenuta la nomina
di Scozzafava nella commissione e a chi si riferissero i collaboratori di Buzzi quando dicevano
«oggi ci va a pranzo».
Val.Err.
M.Ev.
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