Tracce di morte

Viewpoint
Dicembre 2014
Your Global Investment Authority
I cambiamenti di regime
della BCE
La Banca centrale europea (BCE) avvierà probabilmente
un programma di acquisti generalizzati di asset, ossia
di quantitative easing (QE), nel primo trimestre 2015.
Attualmente l’Eurozona è impantanata in una trappola
della liquidità, il rischio di deflazione è in aumento
e le aspettative d’inflazione si discostano dalla loro
àncora a lungo termine. A fronte del deleveraging del
settore privato e di un tasso ufficiale prossimo allo
zero, un’ulteriore espansione monetaria richiederà un
ampliamento degli acquisti di asset.
Andrew Bosomworth
Managing Director
Gestore
Andrew Bosomworth è managing director
presso la sede di Monaco di Baviera e
responsabile della gestione dei portafogli
di PIMCO in Germania. Prima di entrare a
far parte di PIMCO nel 2001 ha lavorato
alla Banca centrale europea, a Merrill
Lynch e al Debt Management Office della
Nuova Zelanda. Ha maturato 21 anni di
esperienza nel settore degli investimenti e ha
conseguito una laurea in economia presso
la University of Canterbury, Nuova Zelanda.
Si è anche laureato presso il Kiel Institute in
Germania in Studi di politica internazionale
nell’ambito dell’Advanced Studies Program.
Un tale provvedimento sortirà i propri effetti sull’economia principalmente
attraverso il canale dei tassi di cambio, provocando un deprezzamento
dell’euro. Riteniamo che gli acquisti di asset agiranno anche attraverso il
canale delle aspettative, convincendo le famiglie e le imprese che la BCE è
impegnata a perseguire il proprio target d’inflazione e influenzando in tal
modo le loro decisioni intertemporali di consumo e investimento.
Ma lo stimolo alla crescita proveniente da un simile programma di QE è
destinato a scemare in assenza di un contributo da parte dei governi
dell’Eurozona. La politica monetaria da sola non è sufficiente per far uscire
l’area euro dalla trappola della liquidità: i rendimenti degli asset creditizi
“privi di rischio” si attestano già a livelli inferiori a quelli conseguiti da altre
banche centrali che hanno adottato politiche analoghe. Le politiche di
bilancio, strutturali e monetarie devono lavorare di concerto. I mercati
finanziari saranno più inclini ad accettare disavanzi di bilancio più
consistenti se questi serviranno a finanziare riforme volte a stimolare la
crescita e investimenti mirati a migliorare la produttività.
Le misure attualmente adottate dalla BCE per immettere liquidità sui
mercati – le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine
(TLTRO) e i programmi di acquisti di asset-backed securities e covered bond
– non avranno un impatto significativo sulle dimensioni del suo bilancio. Ci
attediamo che tali provvedimenti provochino un’espansione del bilancio
dagli attuali EUR 2 trilioni a EUR 2,3-2,6 trilioni entro la fine
del 2015, al netto di altre attività che giungeranno a
scadenza nel corso del prossimo anno.
Un programma di acquisti di asset di EUR 500 miliardi, in
aggiunta alle politiche esistenti, riporterebbe il bilancio
della BCE al livello di EUR 3 trilioni raggiunto all’inizio del
2012. I titoli di Stato costituirebbero la parte più
consistente di tale programma, in ragione della loro
liquidità. Tuttavia, la BCE dovrebbe considerare anche la
possibilità di acquistare obbligazioni corporate investment
grade, titoli di agenzie, azioni blue chip e oro, poiché ciò
allevierebbe i timori legittimi riguardo all’azzardo morale.
Nell’adottare un programma di acquisti generalizzati di
asset, la BCE dovrebbe modificare la configurazione dei
tassi d’interesse sulle operazioni attivabili su iniziativa delle
controparti. La logica di applicare un tasso d’interesse
negativo sulle riserve in eccesso in presenza di acquisti di
asset è controversa: questa misura è equivalente a un
prelievo forzoso sulle banche e riduce gli incentivi alla
riallocazione di portafoglio.
Quali sono le implicazioni per le banche europee?
Nell’attuale regime le banche hanno la possibilità, ma non
l’obbligo, di detenere riserve in eccesso. Queste ultime, per
gli istituti bancari dell’Eurozona, ammontano attualmente a
circa EUR 100 miliardi. Tuttavia, le banche che ne sono in
possesso sono restie a impiegarle per fare credito agli
istituti a corto di riserve; di conseguenza, questi ultimi
devono indebitarsi presso la BCE. Il tasso d’interesse
negativo mira a incentivare proprio tali prestiti interbancari.
Come indicato dal volume dei prestiti overnight non
garantiti, tuttavia, il credito interbancario non ha registrato
un aumento significativo da quando la BCE ha iniziato ad
addebitare un interesse alle banche che detengono riserve
in eccesso.
Pertanto, si potrebbe sostenere che una misura cruciale per
far fronte all’esigenza di incrementare i prestiti interbancari
sia ridurre ulteriormente i tassi d’interesse. Tuttavia, con
l’adozione di un regime di acquisti generalizzati di asset, la
BCE inonderebbe di riserve il sistema bancario e le banche
non avrebbero altra scelta che detenerle. A parità delle
altre condizioni, l’immissione di ulteriori EUR 500 miliardi
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attraverso il QE, in aggiunta agli esistenti programmi di
erogazione di liquidità, accrescerebbe le riserve in eccesso a
circa EUR 1 trilione. Le banche dovrebbero detenere tali
riserve indipendentemente dalla frequenza con cui
vengono rimesse in circolazione, poiché le riserve in
eccesso possono essere eliminate solo attraverso operazioni
di negoziazione con la BCE.
Non ha senso gravare le banche con tassi d’interesse
negativi per il fatto di detenere riserve in eccesso di cui non
possono disfarsi. Ma un innalzamento del tasso d’interesse
applicato alle riserve in eccesso dall’attuale -0,2% pone un
dilemma: la BCE potrebbe inviare un segnale contrastante
se da un lato procedesse all’acquisto di asset e dall’altro
incrementasse i tassi. Tuttavia, a questo dilemma c’è una
semplice soluzione.
Riportando il tasso d’interesse sui depositi allo 0%,
innalzando il tasso sulle operazioni di rifinanziamento
principali (MRO) allo 0,15% ed eliminando lo spread dello
0,1% applicato alle aste condotte nell’ambito delle TLTRO,
la BCE alleggerirebbe le condizioni di finanziamento per le
banche. Gli istituti bancari non dovrebbero più pagare un
interesse sulle riserve in eccesso, mentre il costo
dell’indebitamento attraverso le TLTRO rimarrebbe invariato
allo 0,15% (nell’attuale regime, il costo di un prestito
contratto mediante le TLTRO è pari al tasso dello 0,05%
sulle MRO più uno spread fisso dello 0,1%).
Riteniamo che le banche probabilmente ridurrebbero per
una settimana la richiesta di finanziamenti attraverso le
aste delle MRO, poiché otterrebbero sufficienti riserve dalla
vendita di asset alla BCE; pertanto l’innalzamento del tasso
sulle MRO sarebbe irrilevante. I tassi d’interesse a breve
termine registrerebbero un lieve aumento, poiché lo 0%
diverrebbe probabilmente la nuova soglia di riferimento per
il mercato monetario; ma questo segnale sarebbe messo in
ombra dalla maggiore quantità di euro in circolazione.
Il denaro a basso costo da solo non è sufficiente
La BCE ha ragione di nutrire timori per il problema
dell’azzardo morale che vedrebbe coinvolte le autorità
fiscali nel momento in cui iniziasse ad acquistare titoli di
Stato. Quanto maggiore sarà il volume di tali acquisti, tanto
minore sarà l’incentivo per i governi a fare la loro parte. Ma
se le autorità politiche non desiderano – o non
possono – attuare le necessarie riforme, sono loro che
devono assumersene la responsabilità, non la BCE.
Con un numero crescente di partiti politici radicali che
propugnano un’uscita dall’euro, i governi dell’Eurozona
dovrebbero avviare un dibattito sulla struttura di
governance a lungo termine per la politica di bilancio.
L’area euro è fondata sull’ipotesi che sia possibile
decentrare la politica fiscale. Ma la decentralizzazione a
oggi si è dimostrata inefficace. Non vi sono esperienze
storiche che possano corroborare questa ipotesi nel
contesto di una grande unione monetaria di più paesi.
L’Eurozona durerà probabilmente più a lungo con una
politica monetaria espansiva, ma potrà resistere solo con
riforme strutturali e una gestione centralizzata della politica
di bilancio.
Di conseguenza, gli investitori a lungo termine potrebbero
voler continuare a porre enfasi sulle attività che beneficiano
dell’orientamento accomodante della BCE, ma anche tener
d’occhio le autorità fiscali. Senza il loro contributo, la crisi
del debito sovrano europea è tutt’altro che conclusa.
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