ANNO 42 - POSTE ITALIANE s.p.a. - SPED. ABB. POSTALE – DCB CENTRALE/PT MAGAZINE AUT. 141/2004 VALIDA DALL’11/1172004 – PUBBL. MAX 50% - € 2,10 IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP, VIA ZANARDI 28 40131 BOLOGNA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE IL PRESCRITTO DIRITTO POSTALE N. 6 - GIUGNO 2014 MENSILE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA Primi nell’export Aiuti diretti Pac: tutte le novità per il 2014-2020 Dossier aglio, la carta vincente è la qualità Speciale avversità: con FitoSPA malattie sotto controllo a pag. 6 a pag. 36 a pag. 58 L’antibotritico leader da sempre? “Sicuramente ” SWITCH Efficacia, affidabilità e strategia antiresistenza in un prodotto unico Syngenta è uno dei principali attori dell’agro-industria mondiale. Il gruppo impiega più di 26.000 persone in oltre 90 paesi che operano con un unico proposito: Bringing plant potential to life (Sviluppare il potenziale delle piante al servizio della vita). (NYVMHYTHJVH\[VYPaaH[VKHS4PUPZ[LYVKLSSH:HS\[LHIHZLKPJ`WYVKPUPSLÅ\KPV_VUPSUKPYLNPZ[YHaPVUL 3LNNLYLH[[LU[HTLU[LSLPZ[Y\aPVUP ® e TM Marchi registrati di una società del Gruppo Syngenta. www.syngenta.it TM itoriale TIBERIO RABBONI Assessore all’Agricoltura, Economia ittica, Attività faunistico-venatoria Regione Emilia-Romagna Accordo Pac: per cosa ci siamo battuti A ll’inizio di giugno, dopo un lungo confronto, é stato raggiunto l’accordo tra le Regioni e il Ministero delle Politiche agricole sulle scelte nazionali del Primo pilastro della Pac 2014-2020. La Ue, aderendo alla richiesta di una maggiore flessibilità nazionale, ha infatti demandato a ciascuno dei 28 Paesi membri alcune decisioni importanti. Innanzitutto la definizione di “agricoltore attivo”, che potrà beneficiare dei pagamenti diretti e dei finanziamenti dello Sviluppo rurale. In Italia saranno considerati tali una vasta platea di soggetti, cioè i coltivatori diretti, gli Iap iscritti all’Inps e tutti i possessori di partita Iva agricola, nonché quanti percepiscono aiuti diretti per un massimo annuale di 1.250 euro, innalzato a 5 mila per le zone di montagna e svantaggiate. Tra gli agricoltori attivi quelli con meno di 40 anni beneficeranno di un pagamento aggiuntivo, mentre i grandi percettori vedranno ridursi del 50% i pagamenti annuali oltre i 150 mila euro e del 100% oltre i 500 mila euro, al netto di stipendi e salari pagati. Esclusi dagli aiuti Pac i terreni di banche, assicurazioni ed enti pubblici. La seconda decisione riguarda le modalità della “convergenza” dei pagamenti diretti tra chi attualmente percepisce cifre ad ettaro molto elevate e chi invece percepisce cifre basse o addirittura nulla. L’accordo tra Regioni e Mipaaf ha scelto la strada della gradualità: entro il 2019 nessun agricoltore riceverà meno del 60% del valore medio nazionale e tutte le superfici, comprese quelle frutticole, viticole e a pascolo riceveranno pagamenti. Contemporaneamente, chi percepisce titoli di valore più alto della media nazionale non subirà tagli superiori al 30%. Inoltre il calcolo del greening, che vale il 30% dell’importo ad ettaro, sarà individuale e rapportato al valore del pagamento di GIUGNO 2014 base della singola azienda. Infine, l’accordo disciplina i cosiddetti aiuti accoppiati. La Ue ha dato ai singoli Stati la possibilità di prelevare dai pagamenti diretti fino al 15% del budget per interventi a sostegno di produzioni “ in difficoltà o a rischio di declino”. L’accordo prevede un prelievo dell’11% che finanzierà con 210 milioni di euro all’anno la zootecnia da latte e da carne, con 146 alcune colture seminative, con 70 l’olivicoltura. La Regione Emilia-Romagna ha partecipato attivamente al raggiungimento dell’intesa tra le Regioni e tra queste e il Ministero. Abbiamo sostenuto la scelta di un cambiamento graduale verso la convergenza nazionale dei pagamenti diretti; l’estensione dei pagamenti alle superfici frutticole, vitivinicole e a pascolo; il pagamento aggiuntivo per i giovani; le doverose differenziazioni previste per gli agricoltori di montagna e l’attivazione di un prelievo a sostegno delle produzioni in difficoltà. Su quest’ultimo aspetto abbiamo però condotto una battaglia in solitudine. In Italia le produzioni in difficoltà o a rischio di declino sono sicuramente la zootecnia da latte e da carne, il riso, le colture proteiche ma, anche, la barbabietola da zucchero, il pomodoro da industria e la frutta sciroppata, che si confrontano con produzioni europee concorrenti dai costi inferiori e, in diversi casi, oggetto di futuri aiuti accoppiati. Inspiegabilmente nessuno sembrava rendersene conto. La nostra ostinazione alla fine é stata parzialmente premiata con l’inserimento delle prime due produzioni tra quelle beneficiarie di aiuti, sia pure di modesta entità, per ettaro coltivato. Un risultato importante per l’Emilia-Romagna e per l’Italia; ci impegniamo affinché venga migliorato nel 2016 a conclusione della prima verifica d’impatto sugli accoppiamenti decisi od esclusi. 3 MENSILE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA PERIODICO DELL’ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA ANNO 42 - N. 6 - GIUGNO 2014 Reg. Trib. Bologna n. 4269 del 30-3-73 Spedizione in abb. postale - Regime libero 50% Aut. DRT/DCB/Bologna DIRETTORE Tiberio Rabboni DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Franchini COORDINAMENTO DELLA REDAZIONE Paola Fedriga IN REDAZIONE Antonio Apruzzese, Olga Cavina, Giancarlo Martelli REFERENTI Patrizia Alberti, Laura Banzi, Saverio Bertuzzi, Milena Breviglieri, Patrizia Cavanni, Vincenzo Di Salvo, Rossana Mari, Vittorio Marletto (Arpa-Simc), Piero Pastore Trossello, Carlo Patuelli, Paolo Pirani, Mario Savorelli (Crpv), Magda C. Schiff (Crpa), Simona Spagnoli, Maria Cristina Zarri SEGRETERIA DI REDAZIONE Monica Cervellati Cattani, Rossella MignanI RESPONSABILE DIATECA AGRICOLTURA Fabrizio Dell’Aquila REDAZIONE Regione Emilia-Romagna Direzione Agricoltura 40127 Bologna Viale della Fiera, 8 - Terza Torre Fax 051.5274577 Tel. 051.5271 - 051.5274701 - 051.5274289 http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/ [email protected] EDITORE Editoriale Idea Srl Via A. Gandiglio, 81 - 00151 Roma Tel. 06 65797535 www.editorialeidea.it STAMPA D’Auria Printing SpA Zona industriale destra Tronto - 64016 S. Egidio alla Vibrata (TE) CONCESSIONARIA ESCLUSIVA PER LA PUBBLICITÀ SOMMARIO Fatti 03 EDITORIALE Accordo Pac: per cosa ci siamo battuti Tiberio Rabboni 06 NUOVA PROGRAMMAZIONE Primo pilastro Pac, le novità per il 2014-2020 Daniele Govi, Luca Rizzi, Nicola Benatti 09 FORUM «A Bruxelles per cambiare le priorità dell’Europa» Giancarlo Martelli 11 TERREMOTO L’Emilia non dimentica, ma guarda avanti Paola Fedriga 14 TESTIMONIANZE La “Cantina”, un museo per i vini di Parma Francesca Ponti 16 DIVULGAZIONE Energy Point: alla scoperta delle fonti sostenibili Alessandra Folli 17 PSR NEWS La Casella, giovani in campo per un’agricoltura dinamica Roberto Gigante I testi, le notizie e le foto contenute nel presente fascicolo possono essere utilizzate solo previa autorizzazione e citando la fonte. Le fotografie e i testi, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. CHIUSO IN REDAZIONE IL 18/6/2014 IL CONTENUTO DEGLI ARTICOLI NON ESPRIME NECESSARIAMENTE LA POSIZIONE DELL’ASSESSORATO REGIONALE ALL’AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA Foto di copertina: Fabrizio Dell’Aquila Un’acquacoltura più moderna e rispettosa dell’ambiente a cura della Redazione 22 QUI EUROPA Ogm: libertà di scelta ad ogni singolo Stato a cura di Carla Cavallini Economia 24 RAPPORTO 2013 Sempre più Emilia-Romagna nell’export agroalimentare Antonio Apruzzese 26 CONSUMI Qualità e innovazione possono “spingere” frutta e verdura Antonio Apruzzese 28 AGGREGAZIONI Dall’alleanza Agrintesa-Brio nasce il gigante del biologico a cura della Redazione 30 SEMENTI La piattaforma cerealicola di Syngenta cresce con Psb Anna Barbieri 32 FISCO E PREVIDENZA I contributi obbligatori per gli autonomi agricoli a cura di Corrado Fusai 20 AGREA NEWS Prestiti bancari garantiti dai contributi “canalizzati” Loretta Pompili O.P.S.A.I. S.r.l. Via Monte Rosa, 19 - 20149 Milano Tel. 02/4694949 - 48018114 Fax 02/4693172 e-mail: [email protected] Responsabile Pubblicità e Marketing Claudio Pietraforte 21 QUI REGIONE GIUGNO 2014 Meccanizzazione 34 FIENAGIONE Teoria e prassi dello sfalcio: i segreti di una buona medica Ottavio Repetti DOSSIER AGLIO 36 La qualità carta vincente contro l’import a basso prezzo Simona Spagnoli 38 Il bulbo Dop di Voghiera si fa largo nella Gdo A cura della Redazione 40 Una filiera certificata per il “bianco piacentino” 50 ENERGIE RINNOVABILI Sorgo per produrre biogas: le cultivar più performanti Aldo Dal Prà, Alessandra Immovilli, Roberto Davolio, Roberto Reggiani 54 NOVITÀ DALLA RICERCA a cura di Maria Teresa Salomoni, Nicola Di Virgilio Cambiamenti climatici 56 TELERILEVAMENTO Con iCOLT 2014 le previsioni irrigue per l’estate Giulia Villani, William Pratizzoli, Andrea Spisni, Sara Masi, Valentina Pavan, Fausto Tomei, Vittorio Merletto Francesco Rastelli 42 I consigli agronomici per la coltivazione Luciano Trentini SPECIALE AVVERSITÀ Ricerca e sperimentazione 58 Con FitoSPA malattie e insetti 44 ANALISI 60 Allerta per Chalara fraxinea: Mais: maggiore produttività con l’irrigazione a manichetta? Stefano Anconelli, Dante Tassi, Roberto Reggiani, Sandro Cornali 48 GESTIONE IRRIGUA sotto controllo nei campi Tiziano Bettati, Marco Ilic, Riccardo Bugiani, Alda Butturini, Tiziano Galassi, Rochina Tiso nuovo rischio per i frassini Carla Montuschi, Paolo Solmi, Nicoletta Vai 62 Preoccupa la batteriosi del kiwi: ma convivere si può Loredana Antoniacci, Paolo Solmi, Maria Grazia Tommasini, Raffaele Testolin 64 Per salvare i vigneti, caccia allo Scaphoideus titanus Rocchina Tiso, Paolo Solmi 66 Cerasicoltura: primi risultati nella lotta contro D. suzukii Stefano Caruso, Giacomo Vaccari Suolo 68 INDAGINI Una Carta delle Terre per l’anguria nel Reggiano Carla Scotti, Vanni Tisselli, Marisa Fontana Rubriche 70 IN BREVE a cura della Redazione 74 AGENDA VERDE a cura della Redazione 76 SPAZIO INNOVAZIONE a cura di Patrizia Alberti 78 NEL GIARDINO a cura di Maria Teresa Salomoni, Massimo Drago 80 MONDO BIO a cura di Rosa Maria Bertino Resistenza allo stress idrico dei portinnesti del pero 81 AGROMETEO Stefano Anconelli, Domenico Solimando, Luca Corelli Grapparelli, Luigi Manfrini, Fabio Galli, Denis Verzella 82 DALLA PARTE DEI CONSUMATORI a cura di William Pratizzoli Enrico Cinotti, in collaborazione con Il Salvagente Fatti NUOVA PROGRAMMAZIONE Primo pilastro Pac, Caselli Nirmal le novità per il 2014-2020 DANIELE GOVI, LUCA RIZZI, NICOLA BENATTI Servizio Sviluppo Produzioni Vegetali, Regione Emilia-Romagna Aiuti accoppiati: i plafond e le colture interessate. Greening, agricoltore attivo e giovani. Una sintesi delle conclusioni del confronto tra Regioni e Ministero R egioni e Ministero hanno definito il testo sulle scelte nazionali del Primo pilastro 2014-2020. L’accordo sarà formalizzato dopo il prossimo 12 luglio. Vediamo in estrema sintesi, le principali novità, in attesa di questo ulteriore passaggio e, soprattutto, dell’approvazione da parte della Commissione Ue. Una disamina, quest’ultima, non solo formale, che potrebbe comportare anche modifiche al testo di partenza. Pagamento di base e convergenza L’Italia ha scelto di applicare il regime di pagamento di base a livello nazionale come “Regione unica” piuttosto che suddividere tra le regioni od aree omogenee il massimale nazionale. Il pagamento di base di ciascun beneficiario dovrà convergere, entro il 2019, verso il valore medio nazionale. In pratica, dopo la fissazione del valore unitario del titolo (pagamento di base più greening) nel 2015, questo aumenterà o diminuirà verso 6 un valore medio individuato a livello nazionale, che si stima prossimo a 300 euro per ettaro. Tuttavia la convergenza sarà parziale, poiché al 2019 nessun agricoltore con maggiori della media nazionale potrà subire un taglio superiore al 30% del valore fissato al 2015, mentre chi ha aiuti diretti bassi dovrebbe comunque raggiungere almeno il 60% dell’importo medio nazionale. È stato deciso che tutte le superficie agricole siano ammissibili; ciò comporta che anche quelle a vigneto, ortofrutta e pascoli inizieranno a percepire pagamenti diretti. Il valore iniziale dei titoli sarà calcolato sul “pagato” per il 2014 e suddiviso per il numero di ettari della Domanda 2015. Inoltre si è stabilito che per quei settori che non riceveranno più dal 2015 il sostegno accoppiato facoltativo (es. patate e tabacco), tale risorse confluiranno nei pagamenti diretti dei beneficiari interessati. La soglia minima di accesso agli aiuti è stata definita in 250 euro/anno per il primo e secondo anno, per arrrivare a 300 euro/anno dal 2017 al 2020. Procedure semplificate sono previste per i cosiddetti piccoli agricoltori. Greening Per questa tipologia di pagamento obbligatoria per gli Stati membri e che riguarda il sostegno a pratiche agricole a favore del clima e dell’ambiente, si è scelto di erogare un aiuto sulla base dei diritti detenuti da ciascun agricoltore (greening individuale). In pratica il premio sarà diverso per ogni agricoltore e corrisponderà indicativamente al 30% dei diritti di pagamento che l’agricoltore stesso ha attivato per ogni anno. Questa scelta mitiga la sensibile riduzione degli aiuti pagati agli agricoltori che possiedono diritti di importo elevato, calo che dipende dalla diminuzione del plafond nazionale, dalle trattenute per finanziare i sostegni previsti dalla nuova normativa (ad es: sostegno accoppiato, giovani agricoltori) e dall’aumento delle superfici GIUGNO 2014 che originano i diritti all’aiuto (ad es: vigneti, ortofrutticoli, patate, pascoli, ecc.). Giovani, agricoltore attivo e capping AIUTI ACCOPPIATI: LA RIPARTIZIONE DEL PLAFOND NAZIONALE Piano zootecnia Numero capi Premio per capo ( euro) RISORSE (MILIONI EURO) Bovina da latte 1.340.000 56,0 74,6 250.000 40,0 10,0 Bovina da latte in zona montagna Vacche nutrici 200.000 202,0 40,5 1.120.000 46,0 66,4 Ovini 791.666 12,0 9,5 Agnello IGP 555.555 9,9 5,5 Settore bufalino 160.000 25,0 Capi bovini macellati 12-24 mesi Per i giovani si prevede di destinare il massimo consentito, pari al 2% del plafond nazionale, attraverso un meccanismo che attinge sia alle risorse specifiche (1%), sia alla riserva nazionale (max 1%), al fine di evitare di trovarsi con eventuali risorse inutilizzate. Per beneficiare degli aiuti diretti occorre essere agricoltori attivi, vale a dire essere iscritti all’Inps come coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali, coloni o mezzadri, oppure avere la partita Iva attiva in campo agricolo con dichiarazione annuale Iva. Tale dichiarazione non è necessaria per le aziende delle zone montane e/o svantaggiate. Nessuno di questi requisiti è richiesto per chi percepisce aiuti diretti per un ammontare massimo di 1.250 euro all’anno (innalzato a 5.000 euro per le zone di montagna e/o svantaggiate). La “lista nera” di soggetti che non riceveranno pagamenti diretti é stata allargata alle persone fisiche o giuridiche che svolgono attività di intermediazione creditizia (banche e finanziarie) o commerciale; alle società per azioni, cooperative e mutue assicurazioni che svolgono attività di assicurazione e/o di riassicurazione e alla pubblica amministrazione, fatta eccezione per gli enti che effettuano formazione o sperimentazione in campo agricolo. Per quanto riguarda il cosiddetto capping (il tetto ai pagamenti diretti, ndr) la scelta è quella di ridurre del 50% i pagamenti per la parte dell’importo eccedente i 150 mila euro del pagamento di base e del 100% la parte eccedente i 500 mila euro. In enGIUGNO 2014 4,0 Totale piano zootecnia Piano seminativi 210,5 Ettari Premio per ettaro (euro) Risorse (milioni euro) 103.000 97,0 10,0 Proteico e frumento duro Centro da definire da definire 30,0 Proteico e frumento duro Sud da definire da definire 55,4 188 120,0 22,6 Barbabietola 52,615 325,0 17,1 Pomodoro da industria 70.000 160,0 11,2 Ettari Premio per ettaro (euro) Risorse (milioni euro) Premio “base” olivo 561.538 78,0 43,8 Premio aggiuntivo olivo 188.571 70,0 13,2 Premio olio olivicoltura con rilevante importanza economica, territoriale e di qualità 100.000 130,0 13,0 Proteico Nord Riso Totale piano seminativi Piano colture permanenti 146,3 Totale piano colture permanenti 70,0 Totale generale 426,8 trambi i casi il tetto è al netto di salari e stipendi, compresi le imposte, gli oneri sociali e i contributi previdenziali e assistenziali. Aiuti accoppiati, cosa cambia Il plafond assegnato per il sostegno accoppiato delle produzioni è stato fissato nell’11% del totale nazionale degli aiuti. Per il 2015 e 2016 corrisponde mediamente a 426,8 milioni di euro all’anno. Nel 2017 si procederà alla revisione dell’intero impianto del sostegno accoppiato a seguito della valutazione d’impatto. In questo ambito l’accordo, raggiunto dopo una ampia e difficile discussione, si articola in tre piani: quello zootecnico, quello sui seminativi e quello per le colture permanenti. Gli importi complessivi, quelli unitari (stimati) ed i target di ettari o capi previsti per ciascuna misura sono indicati nella tabella sopra. Piano zootecnico. Ne fanno parte quattro misure: bovini da latte, bovini da carne, ovi-caprini, bufalini, tutte senza limiti di localizzazione nel territorio nazionale. Ha un’assegnazione finanziaria nel complesso pari a 210 milioni di euro. Per il settore latte il premio viene concesso alle vacche che hanno partorito e prevede anche una misura aggiuntiva destinata a quelle delle “zone di montagna”. Per il settore carne vi sono due misure. La prima prevede un premio per le vacche nutrici iscritte ai Libri genealogici ed ai Registri anagrafici che hanno partorito e i cui vitelli sono registrati entro i termini previsti dalla regolamentazione nazionale e 7 Fatti Dell’Aquila NUOVA PROGRAMMAZIONE comunitaria. È previsto anche un importo aggiuntivo, non superiore al 20% del premio di base, concesso con l’obiettivo di attuare appositi piani selettivi o di gestione della razza. Per il biennio 2015-2016, tale importo è finalizzato all’adesione al piano di risanamento dal virus responsabile della rinotracheite infettiva per le razze Chianina, Marchigiana, Maremmana, Romagnola e Podolica, anche al fine di gestire correttamente la biodiversità di tali razze. La seconda misura prevede un premio ai bovini di età compresa tra i 12 e i 24 mesi alla macellazione, allevati presso le aziende dei richiedenti per un periodo non inferiore a 6 mesi prima della macellazione. Anche per questa misura sono previsti i seguenti importi aggiuntivi: 30% per i capi allevati per almeno 12 mesi nelle aziende dei richiedenti o aderenti a sistema di qualità nazionali o regionali o a sistemi di etichettatura facoltativi riconosciuti; 50% per i capi “valorizzati” certificati come Igp. Gli importi aggiuntivi non sono cumulabili. Il premio per gli ovi-caprini è assegnato al singolo capo (agnella da riproduzione dell’anno in corso), previa dimostrazione da parte dell’allevatore della corretta identificazione anagrafica e dell’adesione ai piani regionali di selezione per la resistenza alla scrapie che prevedano l’esclusione dalla riproduzione degli arieti omozigoti sensibili. È inoltre previsto un premio per gli allevatori che certificano capi idonei alla macellazione come Igp. Per il settore bufalino il premio è concesso alle bufale di età superiore ai 30 mesi che hanno partorito, con alcuni obblighi particolari. Piano seminativi. Si articola in 5 misure: una destinata ad un IN DIRITTURA D’ARRIVO IL PSR DELL’EMILIA-ROMAGNA Ultimi passaggi per il Programma regionale di sviluppo rurale dell’Emilia-Romagna 2014-2020 che potrà contare nei prossimi sette anni su un plafond di 1 miliardo 190 milioni di euro, 131 milioni in più rispetto al precedente Psr e il budget più alto tra le Regioni del centronord. Dopo il via libera della Giunta regionale il testo sarà esaminato dell’Assemblea legislativa regionale il prossimo15 luglio. Questa approvazione rappresenta l’ultimo atto “in casa”, prima dell’invio a Bruxelles cui spetta l’ok definitivo. La Commissione Ue dovrebbe esprimersi entro sei mesi. Il documento strategico del Psr è stato oggetto di un ampio confronto sul territorio, che ha coinvolto Istituzioni, organizzazioni professionali ed economiche. 8 piano proteico nazionale (distinta in tre sotto-misure per il nord, centro e sud Italia) e quattro destinate ad altrettanti comparti con problemi di approvvigionamento nella filiera nazionale e sui mercati locali. L’assegnazione finanziaria è di 146 milioni di euro. Per la soia (unica coltura per il piano proteico del Nord), l’area di intervento interessa le regioni Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia. Al momento si è stabilito di concedere il premio fino a un tetto massimo del 10% della superficie aziendale a seminativi coltivata a soia. Per le colture annuali proteaginose e frumento duro nelle regioni Toscana, Umbria, Marche, Lazio il premio è concesso alle aziende agricole che destinano una percentuale della propria superficie a seminativi a girasole, colza, leguminose da granella, erbai di sole leguminose, frumento duro. Nelle regioni Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna, il premio è concesso alle aziende agricole che destinano una percentuale della propria superficie a seminativi (con eccezione del riso) alla produzione di colture proteiche da granella, agli erbai di sole leguminose, al frumento duro. Le misure relative a barbabietola da zucchero e pomodoro da industria e riso non hanno limitazioni territoriali. Piano colture permanenti. Presenta una misura, distinta in tre sottomisure, diretta al sostegno dell’olivicoltura e prevede un plafond di 70 milioni di euro. Tra queste una sola è destinata all’Emilia-Romagna ed è riservata alle superfici olivicole non intensive iscritte a disciplinari di produzione Dop/Igp. GIUGNO 2014 Fatti FORUM «A Bruxelles per cambiare le priorità dell’Europa» Alla vigilia del semestre di presidenza italiano abbiamo raccolto le richieste al Governo da parte dei presidenti nazionali di Confagricoltura, Coldiretti e Cia GUIDI: La presidenza italiana dovrà essere l’occasione per mutare la rotta politica e per ridefinire gli equilibri istituzionali dell’Ue. Si esce dall’attuale crisi affiancando alla politica del rigore quella per lo sviluppo, puntando sul rilancio delle imprese per realizzare un’Europa meno legata all’austerità e più solidale. In quest’ottica l’agricoltura e l’agroalimentare europei vanno rilanciati in chiave innovativa, tenendo conto degli obiettivi di Europa 2020 per una crescita sostenibile. Perché l’agroalimentare in senso ampio è una risorsa economica e fattore di stabilità per l’Europa, oltre che importante fonte occupazioGIUGNO 2014 Confagricoltura Nell’ambito del semestre di presidenza italiana della Ue quali iniziative deve assumere il nostro Governo per far cambiare le priorità della politica europea? nale. Tra le priorità nel semestre c’è il negoziato bilaterale Ue-Usa che dovrà portare a nuove opportunità commerciali per le imprese. In primo piano anche il regolamento sulla “salute delle piante” e le nuove regole dell’agricoltura bio. MONCALVO: Finora il Governo si è mosso con coerenza e nel segno della tutela del nostro made in Italy. Credo sia necessario che la coerenza mostrata in casa nostra venga esportata, cioè trovi riscontro nello sforzo di “educare” le autorità europee principalmente su due fronti: la chiusura agli Ogm e l’estensione dell’etichettatura obbligatoria. Misure che cozzano con gli interessi delle multinazionali del cibo, inclini alla progressiva omologazione dell’offerta, e che favoriscono la sovranità alimentare dei Paesi europei. SCANAVINO: L’avvio del semestre italiano coincide con l’insediamento del nuovo Parlamento e della nuova Commissione. Per questi motivi è di assoluta importanza, perché in qual- Da sinistra a destra, Mario Guidi e Roberto Moncalvo Coldiretti I l nostro Paese deve contare di più a Bruxelles e il semestre di presidenza italiano che si apre il primo luglio deve essere l’occasione per ridefinire l’agenda delle priorità dell’Europa anche in campo agroalimentare. A partire dagli importanti dossier rimasti in sospeso con la fine della vecchia legislatura – Ogm, riforme biologico e Ocm ortofrutta, post quote latte, sementi – e che finiranno sui tavoli della nuova Commissione che s’insedierà dopo l’estate. È la posizione dei presidenti delle tre principali organizzazioni agricole nazionali - Mario Guidi (Confagricoltura), Roberto Moncalvo (Coldiretti) e Dino Scanavino (Cia) - che abbiamo interpellato anche in vista di Expo 2015. GIANCARLO MARTELLI 9 Fatti Conf. It. Agricoltori FORUM Dino Scanavino che modo può orientare l’intera legislatura. È fondamentale che l’Italia diventi protagonista di un radicale cambio di passo; c’è bisogno di più Europa, di un’Europa più forte, partecipata e solidale. È necessario orientare la politica europea verso le esigenze dell’economia reale, del sistema delle imprese, dell’occupazione e di una nuova politica sociale. Il semestre italiano deve avviare un programma politico in grado di attivare misure espansive per l’economia; in questo ambito è fondamentale il ruolo che può essere svolto dal settore agroalimentare, anche in termini occupazionali, promuovendo GIOVANI E LAVORO: OK AL PIANO #CAMPOLIBERO Aiuti ai giovani; incentivi e sgravi fiscali per la creazione di nuovi posti di lavoro; snellimento della burocrazia; credito d’imposta per dare una spinta agli investimenti in innovazione, reti di impresa ed e-commerce; infine sanzioni più severe contro chi coltiva Ogm nel Belpaese. Sono i principali capitoli del piano #campolibero, il cui varo è stato annunciato dal Consiglio dei ministri del 13 giugno scorso, dopo una lunga gestazione che ha previsto anche una consultazione pubblica via e-mail chiusa il 30 aprile. «Con l’approvazione delle prime misure di #campolibero - ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina - interveniamo per la crescita e lo sviluppo del settore agroalimentare, incidiamo sulla burocrazia inutile, diamo spazio al ricambio generazionale e creiamo le condizioni per un incremento dei posti di lavoro». Più nel dettaglio per sostenere le imprese guidate da under 35 vengono introdotte detrazioni fiscali al 19% per l’affitto dei terreni, mentre le aziende che assumono giovani con contratto almeno triennale beneficieranno dello sgravio di un terzo della retribuzione lorda. Per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro è previsto anche l’abbattimento dell’Irap fino a 3.750 euro all’anno per ogni neoassunto, importo che sale fino a 6.750 euro nel caso di under 35 e donne. A ciò si aggiunge la riduzione del 50% dei contributi previdenziali ed assistenziali. Nel campo della lotta la burocrazia avviata una prima tornata di semplificazioni nel settore vitivinicolo ed esteso l’utilizzo della diffida prima di far scattare le sanzioni pecuniare. Il piano del Governo inoltre stabilisce un meccanismo di credito d’imposta sul 40% degli investimenti per lo sviluppo di nuovi prodotti e/o tecnologie e la creazione di reti d’impresa, con un tetto di spesa a 400 mila euro; in caso di vendite on line la soglia è ridotta a 40 mila euro. Positivi i primi commenti del mondo agricolo: «Una risposta importante per la modernizzazione del settore primario - commenta Agrinsieme, il coordinamento tra Confagricoltura, Cia e Alleanza delle cooperative. Auspischiamo che il Parlamento apporti le opportune modifiche, con misure ad hoc per rafforzare l’aggregazione cooperativa». Anche la Coldiretti plaude alle misure che inaspriscono le sanzioni contro le coltivazioni Ogm. 10 modelli di agricoltura sostenibile, competitiva, innovativa e multifunzionale. Passiamo ad un altro argomento: Expo 2015 può essere un’opportunità di rilancio del made in Italy sui mercati mondiali: con quali idee e strumenti innovativi? GUIDI: Expo 2015 si interrogherà sui temi dell’alimentazione, del progresso e dello sviluppo globale dell’agricoltura. Daremo il nostro contributo con almeno sei congressi di portata internazionale ed un grande consesso con organizzazioni agricole di tutti i Paesi del mondo. Sì, servono strumenti innovativi e per realizzarli la ricerca è fondamentale; parlo della sperimentazione che risponde alle attese delle imprese. Da ciò il nostro accordo con il Cnr, proprio in vista di Expo. In secondo luogo vogliamo offrire alle nostre aziende una vetrina comune e servizi operativi, per non vanificare l’eccezionale occasione che hanno per farsi conoscere ed attivare business. Ed occorre già pensare all’“Ex.. poi”: è in atto uno sforzo di internazionalizzazione delle imprese che, con Expo 2015, dovrà essere ulteriormente rinvigorito. MONCALVO: Finora per quanto riguarda Expo si è badato - e a ragione - all’integrità dell’involucro; ora è necessario pensare ai contenuti, al tipo di agroalimentare che ci mettiamo dentro. Al riguardo non abbiamo dubbi: deve essere quello distintivo, di qualità, legato al territorio e rappresentativo del vero made in Italy. Se assumerà queste caratteristiche, Expo sarà in grado di esaltare il nostro patrimonio unico, diventando una vetrina per la sua conoscenza e proiezione nel mondo. SCANAVINO: L’Expo è una grande occasione per tutti, anche per tornare a guardare al futuro con fiducia, con visioni nuove che sappiano rispondere alle attese dell’umanità, a partire da un’alimentazione sufficiente, sana, buona e sostenibile. L’Italia deve svolgere un ruolo fondamentale, non solo perché è il Paese ospitante o perché ha un grande patrimonio enogastronomico, ma soprattutto perché ha una storia da raccontare ed un modello da promuovere. Il made in Italy non deve essere un marchio protezionistico, ma un sistema di valori a partire dai processi produttivi legati al territorio, che valorizzano la biodiversità e garantiscono l’equilibrio tra produzione di beni e servizi e la riproduzione delle risorse naturali. GIUGNO 2014 Fatti Anne Nosten TERREMOTO L’Emilia non dimentica, ma guarda avanti Le scosse del maggio 2012, ma anche l’alluvione e le avversità atmosferiche. I dati sulla ricostruzione, la banca dati per chi ha donato. Due anni dopo, il bilancio del commissario Errani U n minuto di silenzio per le 29 vittime e il ricordo di quei momenti drammatici quando due anni fa la terra in Emilia tremò lasciando distruzione e smarrimento. Testimonianze, bilanci, cifre, e la rivendicazione di un impegno forte per la ricostruzione, che continua. A due anni di distanza la Regione ha voluto ricordare così il terremoto del 20 e 29 maggio 2012, con una seduta del Comitato istituzionale composto da Sindaci e Presidenti di provincia, gli Assessori regionali, i rappresentanti delle Istituzioni e la partecipazione del capo della Protezione civile nazionale Franco Gabrielli. Oltre 4 miliardi di euro già messi in campo, sette famiglie su dieci rientrate nelle loro abitazioni, 215 lavoratori in cassa integrazione dei 40 mila iniziali. «I dati ci GIUGNO 2014 dicono che dobbiamo accelerare, ma anche che la macchina funziona – ha detto il presidente della Regione e commissario per la ricostruzione Vasco Errani - oggi non c’è un’impresa ferma, gli 80 mila studenti sono tornati a scuola, le strutture sanitarie funzionano. Certo, c’è ancora tanto da fare e abbiamo dovuto fare i conti con calamità che hanno colpito lo stesso territorio, ma alla fine vogliamo poter dire di aver ricostruito meglio di prima e senza aver speso un euro in più del previsto. Basandoci sempre su irrinunciabili criteri di trasparenza e di legalità». E proprio nel nome della trasparenza è stata realizzata una banca dati sulle donazioni in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Si tratta di un’iniziativa inedita per il nostro Paese, ma, nelle intenzioni della Regione, PAOLA FEDRIGA di un atto doveroso a fronte della straordinaria ondata di partecipazione popolare suscitata dal terremoto dell’Emilia (oltre 31 milioni di euro raccolti, compresi gli sms solidali, le donazioni tramite bonifico bancario o bollettino postale, il concerto allo Stadio dall’Ara di Bologna e quello di Campovolo “Italia loves Emilia”). Chiunque abbia donato anche solo un euro può dunque ora collegarsi al sito www.donazionisisma.it e inserire il proprio nome per sapere a quale dei 67 progetti di recupero è stato destinato il suo contributo. Per l’agricoltura 130 milioni di euro I contributi assegnati dall’assessorato regionale all’Agricoltura ai territori colpiti dal Nella foto: il nuovo stabilimento dell’Industria Specialità Alimentari Menù a Medolla (Mo) 11 Fatti TERREMOTO AL VIA I RISARCIMENTI PER L’ALLUVIONE E LA TROMBA D’ARIA Le zone del sisma sono le stesse che hanno dovuto subire in questi due anni anche pesanti avversità atmosferiche. Proprio a riconoscimento di questa concomitanza, il Governo ha stanziato 210 milioni di euro per l’alluvione del gennaio 2014 che ha interessato alcuni comuni del Modenese (Bomporto, Bastiglia, Camposanto, Finale Emilia San Felice sul Panaro, Medolla e San Prospero, oltre ad alcune frazioni del comune di Modena). Il decreto legge del Governo è entrato in vigore a maggio e i primi provvedimenti sono già stati firmati dal commissario Errani. Si tratta di quelli per le abitazioni, i beni mobili (come ad esempio le automobili), gli arredi. Firmata anche l’ordinanza per la messa in sicurezza del territorio con interventi programmati per 25 milioni di euro. In corso di definizione quelle per le attività produttive e agricole e per il ripristino delle opere pubbliche danneggiate. Il decreto governativo permetterà di intervenire anche per i danni provocati dalla tromba d’aria del maggio 2013 nel Modenese (Castelfranco Emilia e Mirandola) e nel Bolognese (Argelato, Bentivoglio, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale). In questo caso si tratta di risorse che si aggiungeranno ai 5 milioni di euro già stanziati espressamente per le aziende agricole dall’Assessorato regionale all’agricoltura, grazie ad economie sul Psr 2007-2013. Il relativo bando si è chiuso alla fine di maggio ed era rivolto tra l’altro al ripristino delle struttu- Protezione civile Emilia-Romagna re aziendali distrutte o Danni causati dalla tromba d’aria del maggio 2013 ad Argelato (Bo) quisto di macchinari e attrezzature. territorio che rappresenta uno dei punti di forza dell’agroalimentare italiano. Uno dei canali principali di fisisma ammontano a oltre 130 nanziamento è stato il Psr 2007milioni di euro (vedi tabella) 2013. Oltre al ripristino del per un investimento comples- potenziale produttivo dannegsivo di oltre 270 milioni. Con giato dal sisma, alla prevenzione un obiettivo di fondo: sostenere e al miglioramento antisismico, il pieno ritorno alla normalità e si è puntato sull’ammodernala capacità di competere di un mento delle aziende agricole, Fonte di finanziamento Intervento Contributi Domande Investimenti Psr mis.121 Ammodernamento delle aziende agricole € 43.943.870 695 € 118.767.216 Psr mis. 123 Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali, trasformazione e/o commercializzazione. € 18.876.301 39 € 58.858.526 € 37.898.255 524 € 47.372.818 Psr mis. 126 Ripristino del potenziale produttivo danneggiato dal sisma – Azione 1 Prevenzione ed interventi di miglioramento sismico – Azione 2 € 20.000.000 430 € 25.000.000 Competitività € 5.797.675 16 € 21.226.379 Studio, ricerca e sperimentazione € 4.000.000 28 € 130.516.101 1732 Ocm vino Ricerca (legge reg. 28/98) Totale 12 danneggiate e all’ac- sull’innovazione tecnologica, sul potenziamento della redditività aziendale. Risorse ad hoc per circa 5,8 milioni di euro sono state riservate a uno dei settori di punta dell’agricoltura emilianoromagnola, quello vitivinicolo, grazie all’Ocm vino, mentre per sostenere la ricerca e l’innovazione nelle principali filiere, sono stati destinati 4 milioni di euro a università, enti di ricerca, ma anche ad aziende agricole, di trasformazione e commercializzazione. La ricostruzione ha previsto anche contributi a fondo perduto fino al 100% del valore dell’immobile, fino all’80% per impianti, attrezzature, indennizzo dei prodotti Dop e Igp e fino al 50% per le scorte. A oggi sono 95 le domande approvate per un contributo concesso di oltre 70 milioni di euro, dei quali 26 milioni di euro sono già stati liquidati (12,7 per scorte e prodotti a denominazione, 1 milione per attrezzature e 12 per il ripristino degli immobili). Le domande preliminari (le cosiddette prenotazioni) presenti sulla piattaforma Sfinge della Regione per agricoltura e agroindustria sono 1.357: 190 per i beni strumentali, 15 per le scorte e i prodotti Dop e Igp e 1.344 per gli interventi sugli immobili (ogni domanda, va precisato, può contenere più interventi). € 271.224.939 GIUGNO 2014 Fatti Cantina Ca antin t aM Musei usei C Cibo ibo TESTIMONIANZE La “Cantina”, un museo per i vini di Parma FRANCESCA PONTI Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare, Regione EmiliaRomagna Gli attrezzi per la coltivazione e la vendemmia nel secolo scorso 14 Allestita con i fondi del Psr 2007-2013, la struttura fa parte di un network che raggruppa alcune delle istituzioni più rappresentative dei sapori e dei prodotti del territorio L a Cantina dei Musei del cibo, inaugurata il 17 maggio scorso a Sala Baganza, è l’ultima nata del circuito museale “I Musei del Cibo della Provincia di Parma”, una novità imperdibile per tutti gli appassionati del settore e i visitatori della Food Valley e in particolare dei vini dei Colli di Parma. Fanno parte di questo circuito - che nel 2011 ha ottenuto dalla Regione Emilia-Romagna il titolo di Musei di Qualità - anche il Museo del Parmigiano Reggiano a Soragna, del Pomodoro a Collecchio, del Salame a Felino, del Prosciutto e dei Salumi a Langhirano e, prossimamente, il Museo della Pasta a Collecchio. Quello dei Musei del cibo è sicuramente un progetto culturale molto ambizioso, unico nel suo genere, che ha saputo mettere insieme intenti e forze per la salvaguardia della storia e delle tradizioni contadine locali. Siamo nelle suggestive cantine della Rocca Sanvitale, al centro dell’abitato di Sala Baganza, nelle prime colline a soli 14 km dal capoluogo. Ed è qui che parte il nostro percorso alla scoperta delle origini del vino, in una splendida cornice storica ristrutturata grazie anche ai finanziamenti del Psr 2007-2013 (misura 322 per il recupero del fabbricato da adibire a Museo del Vino; misura 313 per l’allestimento). La prima sala è dedicata all’archeologia del vino e alle prime tecniche di vinificazione, all’alba della civiltà. La vite era già conosciuta dall’uomo in epoca preistorica e in epoca romana ha avuto un importante sviluppo, lasciando significative testimonianze storiche anche in queste zone. Pannelli e oggetti provenienti dagli scavi del territorio parmense testimoniano come in questa zona si sia per la prima volta evoluto il modo di bere il vino: schietto e in bicchieri. Ciò è stato possibile grazie alle popolazioni celtiche, abituate da sempre a bere la birra, mentre fino a quel momento bere schietto era ritenuto un modo di bere “barbaro” e al vino venivano sempre aggiunte spezie, miele o altre sostanze zuccherine che ne permettevano tra l’altro la conservazione. GIUGNO 2014 A testimonianza anche del vivo commercio che già in epoca romana caratterizzava queste zone, è qui esposta un’importante collezione di contenitori in terracotta, anfore e doli, ritrovati in recenti scavi in provincia di Parma. Le anfore furono, infatti, il più diffuso contenitore da trasporto delle derrate alimentari nel mondo romano: vino, olio, frutta e altri alimenti venivano stivati nelle navi e commercializzati nell’impero mediante questi contenitori. I doli, di dimensione ben più grande (dai mille ai duemila litri), venivano, invece, usati per conservare gli alimenti. La seconda e terza sala raccontano la coltivazione e la vendemmia della vite nel secolo scorso attraverso attrezzi e oggetti di uso comune. Un filmato illustra la tecnica tipica della vite maritata agli alberi, che oggi ritroviamo solo in pochi esemplari, sopravvissuti alla continua trasformazione del paesaggio agrario. La parte più suggestiva del Museo Cantina è costituita senza dubbio dalla visita all’enorme ghiacciaia rinascimentale, sapientemente ristrutturata e allestita con un’istallazione multimediale che racconta al visitatore i riti e l’arte della lavorazione del vino. Nel cortile della Rocca un pergolato di vite ci accompagna alla seconda ala del museo, dedicata anche ad aspetti produttivi e commerciali. Il mestiere del vetraio e del bottaio, l’affascinante storia del tappo in sughero e del cavatappi, le prime etichette usate per rintracciare la provenienza del vino, sono solo alcune delle curiosità che ci accompagnano nella visita. L’ultima sala è dedicata più esplicitamente alle eccellenze della viticoltura locale. Sui pannelli ritroviamo le immagini dei principali testimoni dei vini di Parma e i pionieri del settore che si occuparono di rinnovare i vigneti, costruire cantine, modernizzare le tecniche di coltivazione e di vinificazione. Tra questi una figura chiave del processo di riqualificazione della zona, Henri Caumont, ingegnere francese che giunto nella zona di Felino per seguire lavori ferroviari, si innamorò di queste terre e, dopo aver approfondito l’argomento con studi e ricerche, creò una piccola cantina modello che avrebbe introdotto nella zona le tecniche moderne di vinificazione. Il percorso si conclude immancabilmente nell’enoteca della Rocca con la degustazione di vini della Dop “Colli di Parma” in abbinamento con i prodotti tipici della zona: Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano, Salame di Felino, CulaGIUGNO 2014 LE MANI DI QUESTA TERRA A RADIO EMILIA-ROMAGNA Nuovo look e nuovi contenuti per la radio regionale che compie otto anni. RadioEmiliaRomagna (radioemiliaromagna.it), la radio web della Regione, si rinnova, cogliendo le ultime novità offerte dalle nuove tecnologie e dai social network. Prima esperienza in podcast di una Regione italiana, RadioEmiliaRomagna si conferma uno strumento all’avanguardia, fruibile anche su smartphone, in linea con le opportunità offerte dai social network. Una voce per conoscere le principali notizie della Regione, promuovere la cultura nei suoi molteplici aspetti (dai beni culturali agli spettacoli, dalle mostre ai musei) per valorizzare i nuovi talenti musicali e le produzioni del nostro territorio. Alle 25 rubriche attive e visibili alla voce programmi, si aggiungono due nuove iniziative: Made in Emilia-Romagna, che racconterà l’innovazione e l’ingegno, in tutti i settori, con interviste ai protagonisti (nella prima puntata del 24 aprile scorso si è parlato di Fico e Bologna City of Food ) e Mani di questa Terra, in onda dal 17 maggio, in collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, per parlare dei prodotti di qualità con chi li produce, li usa, li interpreta e li racconta. Nella prima puntata: un viaggio fra i segreti dei Vini dei Colli di Parma. tello di Zibello, solo per citare i più famosi. Tra i vini la Malvasia, proveniente dall’omonimo vitigno autoctono: un bianco frizzante che si sposa benissimo con i salumi tipici parmensi e con i primi piatti della tradizione, come gli anolini e i tortelli d’erbetta. Info: museidelcibo.it tel. 0521831809-821139-3332362839 E mail: [email protected] Cantina Musei Cibo Una collezione di anfore e doli 15 Fatti DIVULGAZIONE Energy Point: alla scoperta delle fonti sostenibili Solare termico e fotovoltaico, sistemi eolici, biocombustibili, biomasse: a Cesena aperta una sezione permanente del museo di Scienze naturali per scoprire i segreti delle rinnovabili La sezione dimostrativa dell’Energy Point realizzato da Centuria L e energie rinnovabili ricoprono un ruolo di primaria importanza nelle principali sfide energetiche mondiali e sono al centro della strategia dell’Unione europea volta a ridurre del 20% le emissioni di gas serra, aumentare del 20% l’efficienza energetica e portare al 20% la quota di energie rinnovabili entro il 2020. Su questi aspetti è importante diffondere le migliori pratiche, condividerle, ispirare e fornire nuove idee, coinvolgendo non solo istituzioni e mondo imprenditoriale ma anche l’utente finale, cioè il cittadino. In questa prospettiva, grazie alla partnership tra Comune e Centuria, è sorto a Cesena l’Energy Point, una nuova sezione permanente del museo di Scienze naturali dedicata alle energie del passato e del futuro, che si configura come punto informativo e di diffusione di contenuti tecnici e scientifici in campo energetico, attraverso dimostrazioni interat- tive, video, poster, kit didattici su biomasse, biocombustibili, eolico, solare termico e fotovoltaico. «L’Energy Point è stato realizzato nell’ambito del progetto Sea-r (Sustainable energy in the adriatic regions: knowledge to invest) - afferma Elena Lotti, project manager di Centuria - ed è finanziato dal Programma europeo Ipa Adriatico che coinvolge cinque Paesi dell’euroregione adriatica. L’Energy Point è stato realizzato da Centuria con il sostegno del Centro ricerche produzioni vegetali di Cesena, «perseguendo l’idea di mantenere la maggiore versatilità possibile nei contenuti, creando diversi percorsi di fruizione e navigazione adattabili a studenti, famiglie, tecnici, educatori e insegnanti e rispondendo così all’obiettivo di stimolare l’avanzamento delle tecnologie sostenibili nel pubblico e nel privato a livelli diversi», spiega Eugenio Cozzolino, consulente Crpv che ha progettato l’iniziativa, in collaborazione con Giovanni Riva, dell’UniverCenturia ALESSANDRA FOLLI Centuria sità politecnica delle Marche. All’Energy Point i visitatori sono dapprima guidati attraverso un percorso di immagini e successivamente coinvolti in un’esperienza divulgativa multimediale che spiega l’importanza del risparmio energetico, delle fonti rinnovabili e delle tecnologie più efficaci, nonché la loro sostenibilità. Le sezioni presenti La sezione “poster” offre una panoramica sulla sostenibilità energetica e alcuni approfondimenti sulle tecnologie più promettenti per l’uso in ambito produttivo e residenziale. Alla realizzazione ha contribuito la società RInnova di Forlì. La sezione dimostrativa è costituita da modellini realizzati dalla ditta Pirrini energia per mostrare il funzionamento di alcune tecnologie, tra cui l’idroelettrico e il solare termico. L’area delle biomasse è composta da campioni di diverse matrici raccolti in cubi di plexiglass: ogni campione è corredato da informazioni tecniche per facilitare il confronto. Infine c’è la sezione multimediale con touch-screen e monitor per poter navigare all’interno del sito (energypointsear.eu). L’Energy Point è a disposizione di tutte le associazioni e società con iniziative sui temi della sostenibilità a favore delle scuole e della cittadinanza. GIUGNO 2014 Gigante Psr news La Casella, giovani in campo per un’agricoltura dinamica Dal Parmense la storia di una azienda agricola che è riuscita a capitalizzare le risorse pubbliche valorizzando in chiave moderna il territorio in cui opera D alla provincia di Parma una best practice che vede un insediamento plurimo di giovani agricoltori intenti a rilanciare un’azienda agricola altrimenti destinata alla chiusura. Grazie gli aiuti erogati con il Psr 2007-2013 i giovani hanno potuto realizzare diversi investimenti per il rilancio dell’attività, spaziando dalla ristrutturazione degli stabilimenti, all’ammodernamento delle attrezzature, alla realizzazione di impianti di energia da fonti alternative, nonché alla messa in opera di azioni connesse alla tutela dell’ambiente e alla valorizzazione del territorio. Ubicata in zona collinare nel Comune di Fidenza (località Pieve di Cusignano), l’azienda ”La Casella” possiede da dieci anni una certificazione biologica e presenta un indirizzo zootecnico-foraggiero per la produzione di latte destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano. L’avvio dell’attività risale a circa 35 anni fa GIUGNO 2014 grazie a Ugo Sartori, al quale nel 2000 si è affiancato nella gestione il figlio Massimo; in seguito, dopo il pensionamento del padre, è subentrato il figlio Daniele. La forte volontà dei fratelli di proseguire l’impresa familiare ha portato negli ultimi anni ad un allargamento della compagine sociale e in fasi successive sono stati introdotti in azienda quattro nuo- vi soci di età inferiore ai 40 anni: Carlo Asti, Carolina Ines Mana, Cristian Rigolli, Maria Rosa Anselmi. L’inserimento è stato supportato dagli aiuti previsti dal Psr attraverso la misura 112 “insediamento giovani agricoltori”, con un contributo a fondo perduto di 160 mila euro, al quale, di volta, in volta, è stata abbinata anche la ROBERTO GIGANTE Postazione regionale Rete Rurale Nazionale La stalla nell’azienda La Casella 17 Psr news Professionalità diverse nella compagine sociale Uno degli aspetti peculiari che caratterizza la nuova gestione è il particolare mix di saperi e conoscenze derivante dalle pregresse esperienze lavorative dei soci. Gran parte di loro, difatti, operava in settori totalmente estranei a quello del mondo agricolo e questo ha permesso di convogliare in azienda attitudini e competenze diverse che consentono di gestire in autonomia gran parte delle attività, tra cui anche la partecipazione ai bandi Psr. La spiccata capacità progettuale maturata dai soci, accompagnata da una visione di sviluppo sostenibile dei fondatori, s’intreccia con un sistema territoriale particolarmente ricco di relazioni e rapporti fiduciari che si sono consolidati nel tem18 po: dai fornitori sempre disponibili a supportare l’azienda, al caseificio di conferimento di Bandini Fausto, con cui esiste una collaborazione trentennale. L’esempio de “La Casella” rappresenta un caso di sviluppo interessante e poliedrico, che poggia su solide radici territoriali e conferma come la ricaduta degli investimenti possa superare i confini prettamente aziendali, favorendo non solo il diretto beneficiario ma anche la rete di operatori e i territori in cui l’azienda è inserita. Analizzando gli investimenti effettuati oltre a quelli sopra menzionati, sono state finanziate azioni per la formazione (misura 111/114) per migliorare la gestione della stalla e dei campi. Inoltre è stato richiesto un contributo per la “partecipazione a sistemi di qualità alimentari” (misura 132) attraverso il quale l’azienda ha potuto aderire al consorzio “Valli e Sapori” che raggruppa una quindicina di aziende tra agriturismi, spac- La sala mungitura Da sinistra a destra 4 dei 6 soci dell’azienda: Carlo Asti, Massimo Sartori, Cristian Rigolli, Daniele Sartori Gigante richiesta di finanziamento per l’“ammodernamento dell’impresa agricola” (misura 121). Attraverso questa sono stati erogati 150 mila euro di risorse pubbliche che hanno generato un investimento complessivo di oltre 382 mila euro. Il finanziamento ha permesso di acquistare attrezzature come l’alimentatore e l’allattatrice, e ristrutturare o innovare una serie di impianti (locale per la trasformazione del latte, pastorizzatore, sala mungitura, stalla per bovini da latte, vasca per liquami). La vecchia stalla, ad esempio, consentiva l’allevamento di circa 30 capi, limite strutturale che rappresentava un vero e proprio ostacolo all’economicità aziendale. La nuova struttura sarà invece in grado di ospitare 140-150 capi di bestiame (frisone, pezzate rosse, bruna alpina): una volta a regime si prevede che ben 100 saranno le vacche in lattazione. GIUGNO 2014 PSR 2007-20013: INSEDIAMENTO GIOVANI AGRICOLTORI (MIS.112) ci aziendali e caseifici presenti nei colli di Fidenza, Noceto e Salsomaggiore: un progetto di valorizzazione territoriale presentato da Agri-eco nell’ambito dei servizi di sviluppo agricolo della Provincia di Parma. Sul fronte ambientale l’azienda ha ricevuto, oltre ai pagamenti agroambientali (misura 214), un finanziamento per “l’imboschimento delle superfici agricole” (misura 221), con il quale ha piantumato 13 ettari di bosco con 14 mila piante. Infine, per quanto concerne le strategie di diversificazione, vanno registrati tre finanziamenti (contributo pubblico complessivo pari a 92 mila euro a fronte di un investimento totale di 213 mila. Con questi fondi l’azienda ha realizzato tre impianti di energia da fonti alternative: due eolici (da 10 e da 20 Kw), che costituiscono una nuova entrata finanziaria da affiancare a quella primaria, e una centrale termica a pellet–cippato per riscaldare tutte le strutture e l’acqua (anche sanitaria), riducendo in questo modo i costi aziendali. GIUGNO 2014 OLTRE 62 MILIONI PER LE NUOVE LEVE La necessità di incentivare un ricambio generazionale in agricoltura ha rappresentato negli ultimi anni uno dei temi catalizzatori per la definizione delle politiche regionali di sviluppo rurale, impellenza confermata anche da quanto rilevato in occasione dell’ultimo censimento dell’agricoltura: al 2010 oltre il 56% dei conduttori aveva un’età superiore ai 60 anni, mentre meno dell’8% aveva un’età inferiore ai 40 anni. Questo bisogno di ringiovanimento ha trovato risposta all’interno del Psr 2007-2013 che ha previsto l’attivazione di misure, azioni e meccanismi premianti per incentivare e sostenere l’ingresso di nuove leve nel settore primario. L’ultimo bando, con scadenza a fine maggio, ha stanziato ulteriori 2,4 milioni di euro. Attraverso la misura 112 “insediamento di giovani agricoltori” sono stati impegnati complessivamente oltre 60 milioni di euro, pari a circa il 14% della disponibilità per l’asse 1. I dati del grafico evidenziano come questi importi si siano concentrati principalmente verso strutture aziendali medio-piccole: le prime tre classi di Sau raccolgono l’80% del totale, mentre a livello provinciale spiccano Ravenna, Modena e Reggio-Emilia, ognuna con l’assegnazione di oltre il 15% dei fondi. Nella ripartizione per fasce altimetriche prevalgono le richieste di finanziamento provenienti dalle aree di pianura (in media il 59%), ma anche collina e montagna appaiono proporzionalmente rappresentate (rispettivamente circa il 30% e il 10%). La suddivisione dei fondi tra sessi e classi d’età evidenzia che un terzo dei beneficiari è costituito da donne; per quanto concerne gli uomini, invece, la concentrazione maggiore si rileva tra gli under 25 (47% delle domande), mentre in modo diametralmente opposto le richieste per la componente femminile si collocano nella fascia d’età tra i 35 e 40 anni (49% delle domande). Il Psr aveva inoltre previsto un meccanismo di premialità per le domande di finanziamento che affiancavano alla richiesta di aiuto di “nuovo insediamento giovani” anche quella di investimenti per “ammodernamento delle aziende agricole” (misura 121). Con questa formulazione sono state raccolte quasi 800 domande che hanno generato impegni per oltre 185 milioni di euro: i tre settori con un ammontare maggiore di aiuti erogati sono stati quello dei formaggi stagionati a Denominazione di origine protetta (oltre 60 milioni), quello della frutta fresca (25) e il settore del vitivinicolo (21). 19 Agrea News Prestiti bancari garantiti dai contributi “canalizzati” Dalla Domanda unica alle misure del Psr: aumentano le opportunità per le aziende agricole di richiedere finanziamenti al sistema creditizio regionale LORETTA POMPILI Agenzia Regionale per le Erogazioni in Agricoltura 20 I contributi erogati da Agrea come garanzia dei prestiti bancari. Già nel numero di Agricoltura di maggio 2013 avevamo descritto la procedura di “canalizzazione” dei contributi erogati per la Domanda unica. L’obiettivo era di agevolare l’incontro fra sistema creditizio e aziende agricole beneficiarie di queste risorse, nell’ambito della convenzione che l’Agenzia ha stipulato con le banche operanti sul territorio regionale. Ricordiamo che la canalizzazione consiste nel garantire che il contributo richiesto dal beneficiario e attestato dalla “domanda di prestito bancario” sarà effettivamente accreditato sul conto corrente indicato dall’agricoltore e detenuto presso la banca che concede il credito (sui prestiti bancari vedi anche http://agrea.regione.emilia-romagna.it/servizi/come-avviene-il-pagamento-1/prestito-bancario). Ora questo meccanismo viene ampliato anche a causa del perdurare della crisi economico-finanziaria, che rende sempre più difficile l’incontro fra sistema creditizio e imprese. Agrea, insieme alla Regione, ha deciso di estendere la convenzione ad altri settori di contribuzione. I primi a partire - insieme alla Domanda unica, “veterana” di questa procedura - saranno i fondi erogati nell’ambito del Psr per l’asse 2 “Misure a premio per superfici/ animali”: 211, 212 “Indennità compensative”; 214 “agroambientali”; 221 “Imboschimento di terreni agricoli”. Come per il regime di pagamento unico, le domande delle misure citate sono presentate entro il 15 maggio di ogni anno e recano la richiesta di contributo rappresentata dai valori corrispondenti ai vari impegni che l’agricoltore dichiara di assumere. La durata di questi può variare di un anno per le misure 211 e 212, mentre può essere di diversi anni per ciascuna delle misure 214 e 221. Nei prossimi mesi la procedura di canalizzazione sarà ulteriormente ampliata anche all’erogazione dei contributi per le misure a investimento del Psr relati- vi all’asse 1: 121, 122, 123, 124, 125, 126, 133 - asse 2: 216; asse 3: 311, 313, 321.2, 331 e infine asse 4: 411-3, 4, 5, 7; 412- 3, 6; 413-1, 2, 3, 6, 7. (vedi anche http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/psr). Si tratta di domande presentate dalle aziende agricole regionali - a seguito di bandi pubblicati dalla Regione Emilia-Romagna - che eseguono lavori di costruzione, ristrutturazione, sistemazione e/o acquistano macchinari/attrezzature, nel rispetto delle prescrizioni contenute nei bandi stessi e nei Programmi operativi di misura (Pom). L’iter procedurale stabilito dalla normativa comunitaria prevede la presentazione di una domanda d’aiuto con allegato il progetto/acquisto da realizzare/acquisire e una domanda di pagamento per l’erogazione del contributo. La normativa del Psr prevede altresì che il finanziamento delle misure d’investimento sia in percentuale variabile tra il 30 e il 50% della spesa ammessa a seguito dell’istruttoria della domanda di aiuto. In pratica l’agricoltore presenta, tramite i Centri di assistenza agricola (Caa), la domanda d’aiuto allegando il progetto/acquisto da finanziare; le Province e/o Comunità montane istruiscono la pratica per l’ammissibilità della domanda, determinando la posizione in graduatoria e l’importo da concedere. Segue la domanda di pagamento dell’importo concesso che può essere richiesto come “anticipo” previa presentazione di fideiussione, a “stralcio” e/o di “avanzamento lavori” e/o di “saldo”. La domanda di prestito bancario farà riferimento alla domanda di aiuto ammessa al finanziamento e, pertanto, saranno canalizzati tutti i contributi relativi alle varie domande di pagamento. Giova ricordare che per tutti gli interventi ammessi, i pagamenti del Psr 2007-2013 non potranno superare il termine perentorio del 31 dicembre 2015, pena il mancato rimborso delle quote di competenza dell’Unione europea. GIUGNO 2014 Qui Regione Un’acquacoltura più moderna e rispettosa dell’ambiente Oltre 460 mila euro per migliorare le condizioni di lavoro, la qualità dei prodotti e ridurre l’impatto sul territorio nali sub-lagunari, peschiere, argini all’interno delle imprese. Le domande di contributo vanno presentate, entro lunedì 25 agosto 2014 al Servizio regionale Sviluppo dell’economia ittica e delle produzioni animali. La modulistica è disponibile sul sito della Regione, alle pagine Agricoltura e pesca, Fondo europeo. Il contributo sarà nella misura massima del 40% della spesa ritenuta ammissibile. Gli interventi rientrano nell’asse 2 “Acquacoltura, pesca nelle acque interne, trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura”, misura 2.1, sottomisura 1 “Investimenti produttivi nel settore dell’acquacoltura”. BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA N. 162 del 4/6/2014 DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 24 MARZO 2014, N. 381 Programma sviluppo rurale 2007-2013 - misura 123 azione 1 - Rifinanziamento delle graduatorie di cui alla determinazione n. 4220/2013 e disposizioni relative alle procedure (vedi deliberazione n. 2073/2012). DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 24 MARZO 2014, N. 384 Reg. 1698/2005 - Psr 2007/2013 - Concessione di proroghe per alcune misure degli assi 1 e 3 a seguito delle avverse condizioni climatiche dell’inverno 2013-2014. DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12 MAGGIO 2014, N. 624 Psr 2007-2013, misura 216 - Deliberazione 1536/13. Avviso pubblico regionale 2014 per l’azione 3 - Disposizioni per lo scorrimento integrale della graduatoria regionale approvata con determinazione 5205/14. DETERMINAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIE 12 MAGGIO 2014, N. 6206 GIUGNO 2014 A cura della REDAZIONE Copego N uove risorse dalla Regione per le imprese dell’acquacoltura in EmiliaRomagna. Si tratta di oltre 460 mila euro provenienti dal Fep, il Fondo europeo per la pesca. Potranno essere utilizzati per costruire nuovi impianti di produzione o ampliare quelli esistenti comprese le imbarcazioni al servizio delle strutture di acquacoltura. Con questo stanziamento rivolto alle micro, piccole e medie imprese del settore, la Regione punta a migliorare le condizioni di lavoro, d’igiene e sanitarie delle attività per la riproduzione e crescita di pesci e molluschi e a favorire la qualità dei prodotti. I finanziamenti sono destinati a progetti di ammodernamento per la diversificazione della produzione, all’applicazione di tecniche più rispettose dell’ambiente e al sostegno delle tradizionali attività dell’acquacoltura anche attraverso l’adozione di innovazioni tecnologiche. Tra gli interventi ammissibili: l’acquisto di macchinari e i lavori di carattere straordinario per il miglioramento di circuiti idraulici, ca- Reg. (CE) 1698/2005 Psr. 2007/2013 - asse 2 misure 214 e 221 - Domande di pagamento di sostegni e premi per impegni assunti in precedenti periodi di programmazione - Proroga scadenza per la presentazione delle domande a valere sull’annualità 2014. N.153 del 26/05/2014 DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 7 APRILE 2014, N. 470 Reg. (EU) 1308/2013 e Reg. (CE) 1234/2007. Approvazione disposizioni transitorie in materia di trasferimento dei diritti di reimpianto e modalità per la concessione dei diritti della riserva regionale. DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 19 MAGGIO 2014, N. 706 Regolamento (UE) n. 1308/2013. Misura “Promozione sui mercati dei Paesi terzi” - Campagna viticola 2014/2015 - Modalità attuative e avviso pubblico per le domande di contributo. N.146 del 21/05/2014 DETERMINAZIONE DEL RESPONSABILE DEL SERVIZIO FITOSANITARIO 2 MAGGIO 2014, N. 5799 Prescrizioni fitosanitarie 2014 per la lotta contro la flavescenza dorata della vite in Emilia-Romagna. 21 Qui Europa Ogm: libertà di scelta ad ogni singolo Stato Raggiunto un primo accordo fra i ministri Ue per consentire di limitare o vietare le coltivazioni biotech sui rispettivi territori Wikimedia A cura di CARLA CAVALLINI Europe Direct Carrefour Europeo Emilia membri dell’Ue di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, assicurando solide basi giuridiche. Tuttavia l’accordo è solo il primo passo di una negoziazione che inizierà di fatto con il nuovo Parlamento europeo a metà ottobre. Per questo sarà cruciale il ruolo della presidenza italiana dell’Unione europea che lavorerà per arrivare all’approvazione del testo da parte del Parlamento europeo, mentre la Commissione dovrebbe gestire i negoziati bilaterali con le case produttrici delle sementi geneticamente modificate rispetto all’introduzione di deroghe nazionali o regionali all’applicazione di colture biotech nella Ue. I punti dell’intesa Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea I l Consiglio dei 28 ministri europei dell’Ambiente ha approvato a larga maggioranza, con le sole astensioni di Belgio e Lussemburgo, la proposta di Regolamento che modifica la Direttiva europea del 2001 sulle procedure di autorizzazione di nuove colture geneticamente modificate. L’intesa sblocca una situazione in stallo, per una serie di veti incrociati, dal 2010 e dovrebbe consentire per la prima volta agli Stati PROPOSTE IN DISCUSSIONE Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni per un Piano d’azione per il futuro della produzione biologica nell’Unione europea. COM(2014) 179 def. Proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga la Direttiva 93/5/CEE del Consiglio, del 25 febbraio 1993, riguardante l’assistenza alla Commissione e la cooperazione degli Stati membri nell’esame scientifico di questioni relative ai prodotti alimentari. COM(2014) 132 def. 22 La proposta, sulla base del principio di sussidiarietà, prevede infatti il divieto per tutti gli Stati Ue, qualora la Commissione europea sia contraria, all’introduzione di uno specifico Ogm, lasciando viceversa la possibilità di scelta al singolo Paese in caso di autorizzazione da parte dell’esecutivo Ue. Quindi, se la Commissione europea dice no a una proposta di coltivazione, l’Ogm non si potrà coltivare sull’intero europeo. Ma se è favorevole, non sarà un sì per tutti, poiché ogni Paese Ue, potrà rifiutare la coltivazione sul proprio territorio per diversi motivi: dalla tutela della salute e dell’ambiente alla salvaguardia delle tipicità. Oltre a introdurre lo strumento di opt-out, l’accordo rappresenta una solida base per le autorità nazionali nella fase decisionale e introduce il principio secondo il quale l’ultima parola l’avranno i 28. In più il testo garantisce ai Paesi il legittimo diritto di adeguare l’autorizzazione nell’arco di dieci anni dal momento della decisione, se mai dovessero presentarsi particolari circostanze. Intervenendo nel corso del dibattito pubblico durante il quale ogni GIUGNO 2014 Wikimedia Paese spiegava la propria posizione, il ministro dell’Ambiente italiano Gian Luca Galletti ha osservato che «alla presidenza italiana spetta un compito difficile, quello di definire l’accordo con il Parlamento europeo, e - ha assicurato - da parte nostra ci sarà il massimo impegno». «Quello che chiedo a ciascun Paese - ha aggiunto Galletti - è un aiuto per arrivare a concludere questo dossier entro la fine dell’anno. Credo che se riuscissimo a raggiungere questo obiettivo, daremmo un segnale molto forte di unità dell’Europa, anche all’interno dei singoli Stati. Molti Paesi volevano una soluzione meno stringente, altri più stringente, come ad esempio l’Italia», ha proseguito, sottolineando che «il senso di responsabilità e la voglia di uscire da una situazione confusa ha indotto tutti a trovare una sintesi in questo documento». Ricordiamo che l’Italia si era già da tempo espressa in tal senso, approvando all’unanimità una mozione che introduceva una clausola di salvaguardia per il divieto delle coltivazioni geneticamente modificate e che inaspriva e rafforzava i controlli. Anche il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina si è detto soddisfatto del compromesso raggiunto perché – ha affermato - «introduce la necessaria flessibilità che consente agli Stati membri dell’Ue di decidere sulla gestione delle proprie politiche agricole, permettendo di vietare o limitare la coltivazione degli Ogm in ciascun Paese». Oltre al Regno Unito, da sempre a favore degli Ogm, nel 2013 sono stati 5 su 28 i Paesi che hanno deciso di dare fiducia a colture geneticamente modificate: Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania. Pannocchia di mais, una delle coltivazioni biotech più comuni EUROPE DIRECT - CARREFOUR EUROPEO EMILIA piazzale Europa, 1 - 42124 Reggio Emilia Tel +39 0522 278019 - Fax +39 0522 518956 [email protected] www.europedirect-emilia.eu I contenuti di questo articolo riportano il punto di vista dell’autore e non rappresentano necessariamente la posizione della Commissione europea LA COMPOSIZIONE DEL NUOVO PARLAMENTO EUROPEO L’Europa ha votato. Fra conferme e novità, l’attenzione è ora tutta spostata sulla composizione del nuovo Parlamento europeo, che dovrà lavorare per cinque anni. Il gruppo che ha ottenuto maggiori consensi da parte degli elettori è quello del Ppe, con 221 seggi. È seguito dal S&D con 191 seggi. Terzo è l’Ecr, con 64. Quarto l’Alde con 59, seguono i Verdi con 54, Gue/Ngl con 52 e Efd con 48. Ma numerosi sono i deputati non iscritti a gruppi, 43, e quelli che provengono da formazioni politiche non appartenenti a gruppi già presenti, 19. Si prevede, pertanto, che possa nascere un’ottava formazione politica a Strasburgo espressione GIUGNO 2014 dell’euroscetticismo. Dei 73 deputati italiani, 31 dovrebbero far parte del gruppo S&D (Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici), 17 del Ppe (Partito Popolare Europeo), 22 del gruppo Efd (Europa della Libertà e della Democrazia), 3 alla Gue/Ngl (Sinistra Unitaria Europea). Le elezioni europee hanno segnato il punto di partenza di un percorso destinato a chiudersi a fine anno che vedrà il rinnovo dei vertici di tutte le principali istituzioni europee. Ecco le principali tappe: 1/7 - Prende formalmente il via il semestre di Presidenza italiana dell’Ue. Data limite per le dimissioni dei Commissari Ue eletti al Parlamento europeo (tra cui Antonio Tajani); 2/7 - Prima riunione a Strasburgo del nuovo Parlamento europeo dedicata alla nomina del Presidente dell’Assemblea e dei 14 Vicepresidenti; 14/7 - Seconda sessione plenaria del Parlamento, possibile avvio della procedura per la nomina del nuovo Presidente della Commissione europea; 1-30/9 - Audizioni dei Commissari designati; 31/10 - Scadenza formale del mandato della Commissione Barroso; 19-20/12 - Consiglio europeo di fine anno che chiude il semestre di Presidenza italiana dell’Ue. 23 Economia RAPPORTO 2013 Sempre più Emilia-Romagna nell’export agroalimentare Con il 16% del totale nazionale, la regione è prima sui mercati esteri. Un record trainato da salumi e formaggi. Quali strategie per crescere ancora ANTONIO APRUZZESE S e per molti l’export agroalimentare è una necessità, anche a causa del calo dei consumi, per l’Emilia-Romagna è un imperativo: siamo la food valley, abbiamo una platea di vini tutelati dalla Ue e grandi marchi cooperativi e industrie. È un impegno a cui facciamo fronte nel migliore dei modi: la regione è prima (davanti alla Lombardia) nell’esportazione di prodotti agroalimentari. Il 16% di quanto va all’estero proviene infatti da questo territorio. Secondo i dati del Rapporto 2013, l’export corre segnando un +5,4% rispetto al 2012, più del Campaldini SUCCESSO PER DELIZIANDO A LONDRA Deliziando ha fatto tappa a Londra in occasione del London Wine Fair (2 -4 giugno). La manifestazione rappresenta il più importante appuntamento per produttori, importatori e ristoratori dei diversi settori della distribuzione organizzata e del canale Horeca. Erano presenti 13 imprese emiliano-romagnole. Fra gli altri è stato organizzato un momento d’incontro tra la migliore offerta turistica regionale, rappresentata dai 14 club di prodotto accreditati al progetto “Deliziando-Turismo enogastronomico di qualità” e 18 selezionati tour operator britannici. 24 dato nazionale (4,9) per un valore complessivo di 5 miliardi 471 milioni. Si allarga la forbice con le importazioni che sono stimate +1,8% e, conseguentemente, migliora di 164 milioni anche il saldo commerciale. Tra le voci più significative dell’export emiliano-romagnolo vi sono i salumi con un valore di 608 milioni di euro e un aumento sul 2012 del 9%, i formaggi e i prodotti lattiero-caseari con 604 milioni e un +6%, pasta e derivati dai cereali (600 milioni, +3,6%), il vino (392 milioni, +9,8%). Tra i prodotti agricoli la frutta fresca non ha concorrenti: rappresenta da sola il 55,9% delle esportazioni agricole regionali. Vale 469 milioni di euro, pur con una flessione rispetto al 2012 del 3,4%. Margini di miglioramento sono possibili e anche piuttosto ampi: nel 2013 poco meno di 3.000 imprese hanno esportato prodotti agroalimentari; di queste solo 1.300 lo hanno fatto in modo abituale nell’ultimo triennio. Inoltre la metà del fatturato arriva soltanto da 45 imprese. «In altre parole – ha commentato Maurizio Torreggiani, presidente di Unoncamere EmiliaRomagna - sono in pochi ad avere l’abitudine ad esportare e chi lo fa non la pratica assiduamente. Il primato di questa regione è un punto di partenza, sta a noi lavorare per aiutare le imprese a cogliere le opportunità dei mercati». Sotto questo aspetto, nel corso della presentazione del Rapporto, è stato l’assessore regionale Tiberio Rabboni a lanciare una riflessione su Deliziando, progetto di Regione-Unioncamere che nel 2013 ha messo in campo 18 iniziative promozionali con un centinaio di presenze aziendali. Rabboni ha sottolineato che «questo strumento si può ricalibrare partendo dall’individuazione dei Paesi obiettivo che il Governo ha posto al centro della sua azione (in testa Usa e Canada). Inoltre il ruolo di accompagnamento delle imprese all’estero deve avere un termine e Deliziando può diventare un incubatore per GIUGNO 2014 la creazione di reti di impresa a carattere commerciale o di altre forme simili». L’export è una grande opportunità, dunque, ma è una tigre che va cavalcata. Come ha rilevato il professor Roberto Fanfani (Università di Bologna, che ha curato il Rapporto), lavorare sui mercati europei può essere relativamente facile; altra cosa è rimboccarsi le maniche in piazze lontane, che sono anche quelle più appetibili. Inoltre la volatilità dei mercati internazionali non è più un fatto episodico ma una realtà con cui occorrerà prendere sempre più le misure, senza dimenticare - come dicono i dati di Unioncamere - che non esiste un partner per tutti i prodotti, la richiesta è molto segmentata: per i trasformati della carne, ad esempio, oltre ai consolidati Usa e Svizzera, occorre puntare sugli emergenti Giappone, Australia e Cile; per la pasta stanno diventando importanti i mercati di Brasile e Russia, mentre l’est europeo offre grandi opportunità per il vino. Dop/Igp, barriere, Expo: l’Emilia-Romagna si muove Come si deve muovere l’Emilia-Romagna? Anzitutto non servono solisti, ma occorre gioco di squadra, ha detto Rabboni. «Inoltre dobbiamo seguire il solco dell’azione del Governo. Vale a dire spedire al mittente l’imposizione di barriere non tariffarie e spingere per il riconoscimento dei nostri Dop e Igp fuori dalla Ue (il modello è l’accordo con il Canada, che si vorrebbe replicare nelle trattative Usa-Ue), un fronte a cui il Governo ha destinato risorse triplicate per le azioni di commercializzazione e comunicazione. Dal canto suo la Regione aiuterà le imprese agroalimentari dell’Emilia-Romagna a penetrare i mercati esteri grazie alle risorse dell’Ocm vino (circa 9 milioni di euro all’anno per la promozione extra Ue). C’è poi l’Expo 2015, a cui ci si avvicinerà attraverso una serie di eventi canalizzati dalle più importanti fiere regionali (Sana, Macfrut, Cibus) Per Rabboni occorre poi investire con energia nel rapporto con lo Stato Usa del Delaware, dopo la felice sperimentazione avviata lo scorso anno per l’esportazione di pere Abate. Nel corso di una tavola rotonda, John Pastor, direttore dell’International Trade and Development dello Stato americano, ha rimarcato i plus di una nuova possibile collaborazione, partendo dal supporto alle aziende italiane, alla posizione strategica del porto per la consegna rapida delle merci e la presenza di una rete di grossisti e GIUGNO 2014 PLV OLTRE I 4 MILIARDI. ANNATA NO PER I SEMINATIVI La forte flessione di prezzi e delle rese medie per ettaro dei seminativi (-10%) hanno segnato negativamente il risultato della Plv nel 2013 che ha registrato una contrazione del 3%: l’anomalo meteo in primavera ha infatti condizionato la produttività di molte colture. Si inverte, così, un trend dopo una serie di consecutivi incrementi, tra il 2010 e il 2012, ma il valore della produzione lorda vendibile si attesta comunque intorno ai 4,35 miliardi di euro, dunque sopra la media rilevata dell’ultimo triennio, anche se la perdita rispetto al 2012 è di circa 130 milioni. Pesano soprattutto le performance dei cereali (-18,6 %), patate e ortaggi (-5%) e barbabietola da zucchero ( -11,7%). Il calo della produzione della frutta estiva (albicocche, pesche e nettarine) e un andamento di mercato non proprio favorevole per quella invernale (mele, pere e actinidia) sono stati compensati, per il comparto, da buoni ricavi. Alla fine il settore porta a casa un discreto + 12%. Anche per il comparto vitivinicolo regionale la contrazione del 7,4% della Plv è imputabile totalmente alla sensibile frenata delle quotazioni medie del vino (-20%), in un’annata dove i volumi produttivi sono cresciuti del 15%. Forti le differenze, infine, per gli allevamenti: in negativo le carni bovine (-5,2%) e le suine (-2,2%); bene invece gli avicunicoli con un + 3,3%. Se il latte registra un non esaltante +1,7%, decisamente male il 2013 per le uova che hanno risentito degli effetti dell’influenza aviaria: la Plv si attesta su un -19,3% con i prezzi al - 6,1%. buyers che dà un accesso al consumatore finale. Ma il sogno proibito resta la Cina, dove l’Emilia-Romagna esporta appena l’0,8%: dunque possibilità enormi. Su questo Paese la Granarolo sta lavorando intensamente da qualche mese. Dice Emanuele Rizzoli: «Possiamo avere ottime opportunità con il latte per bambini e l’Uht. Non bisogna però sottovalutare che in quel mercato la vendita on line è molto sostenuta (concerne la metà dei prodotti importati) e che occorre spesso fare attenzione con la catena del freddo. Insomma la domanda di prodotti italiani c’è, ma va fatto qualche sforzo per spiegare i nostri prodotti. La competizione sul prezzo non ci avvantaggia, ma non è l’elemento decisivo». Anche per i Grandi Salumifici Italiani la Cina potrebbe dare grandi soddisfazioni: ma - ha avvertito Helmuth Senfter, che si occupa dell’export per la sigla modenese - i dazi al 25% sulla filiera del prosciutto crudo non aiutano di certo. Una prima risposta l’ha data Li Shaofeng dell’Ambasciata cinese. «Siamo un mercato immenso, dove il made in Italy gode di buona immagine. Ma occorre adottare una giusta strategia per dare visibilità ai prodotti del Belpaese. E non guasterebbe adattarli un po’ al gusto del nostro popolo». 25 Economia CONSUMI Qualità e innovazione possono “spingere” frutta e verdura Cso Luci e ombre nell’analisi del Cso di Ferrara. Non va male per le varietà estive, più in affanno gli ortaggi. Intanto nella spesa delle famiglie si sono persi dal 2000 ben 140 kg di prodotto ANTONIO APRUZZESE 26 I l prezzo non fa più la differenza, o meglio non determina i consumi. L’occhio della casalinga si sposta sempre più di frequente dal cartellino all’aspetto di un’albicocca. Diventa decisiva, cioè, la percezione che un consumatore ha del valore di un prodotto sullo scaffale. Lo dicono i dati relativi a ciliegie (+17% dal 2000), fragole (+34%) o del radicchio (+61% dal 2006) che certo non hanno prezzi al dettaglio particolarmente abbordabili. Dunque vince la qualità. Ma vince anche l’innovazione varietale e un ampliamento del calendario di commercializzazione. È il caso di albicocche (+6% negli ultimi tredici anni) o delle pesche (+3% dal 2006) che hanno avuto la meglio su referenze sempre uguali a se stesse (arance e uva per tutte). Per non parlare della IV gamma che è al +50% dal 2000 e ci sono aumenti significativi anche per gli asparagi. Luci e ombre nel consumo di ortofrutta, presentati dal Cso, con qualche idea per rilanciare la spesa delle famiglie, ultimamente piuttosto striminzita. Non è più il tempo dello scaricabarile fra produzione e distribuzione, an- che perché si è compreso che alla fine, fra vincitori e vinti, i problemi poi restano tutti. Negli ultimi dieci anni, infatti, analizzando i consumi di ortofrutta delle famiglie mancano all’appello 140 kg/anno (erano 460 nel 2000, ora sono 320). Tradotto in soldoni significa un budget di circa 540 euro all’anno: parliamo cioè di poche decine di euro al mese. Dopo gli anni terribili 20002005, dove si è perso un milione e mezzo di tonnellate, si era tornati stabilmente sopra gli 8 milioni di tonnellate nel 2012; ora siamo un pelo sotto quel tetto, con un -2% fra il 2013/2012, in un quadro di sostanziale tenuta. Se andiamo a confrontare il primo trimestre 2014 con lo stesso periodo dello scorso anno la situazione si conferma stabile, anche se la frutta mostra segnali di vitalità con un +1% in valore e in prezzo medio, mentre più in sofferenza sono gli ortaggi, che in generale hanno ben poche eccezioni al calo: l’insalata +17% dal 2000, il radicchio (dal 2006) + 60%. Per il resto è buio pesto: pomodori, zucchine e melanzane decrescono a doppia cifra, patate a -30%. La ripresa c’è, occorre una strategia Secondo Elisa Macchi (direttore Cso), gli indicatori stanno dando segnali di timida ripresa per il comparto e tutti gli attori dovrebbero giocare bene questa opportunità. «Occorre cioè una strategia per sapere cosa si produce in Italia. Conosciamo le potenzialità della parte organizzata, ma non è tutto». Per Paolo De Castro, presidente uscente della Commissione Agricoltura Ue, l’Italia deve giocare d’anticipo e condizionare le scelte a Bruxelles. «Già a settembre andranno al nodo i primi provvedimenti legislativi: Ocm ortofrutta - modificata secondo le linee guida del Libro bianco della Commissione Ue pubblicato mesi or sono - regolamento sul biologico e, probabilmente, anche latte. Sui consumi, però, non se ne esce: occorre esportare. Il problema è strutturale, la popolazione invecchia e consuma meno: ci vuole più organizzazione e logistica. La crisi non c’entra e innovare aiuta ma non nel lungo periodo». De Castro ha poi ricordato la novità del pacchetto promozione Ue che destina ai produttori GIUGNO 2014 Cresce la rete dei discount Per quanto concerne i canali di acquisto la Gdo la fa ancora da padrona (60%, anche 80 in alcune aree). Crolla la vendita ambulante; tengono i fruttivendoli anche se perdono tre punti. Cresce però il segmento dei discount passati dal 3-4% al 9% degli ultimi anni. Non è una scelta che però soddisfa appieno i consumatori che lamentano un assortimento di gamma piuttosto povero, però - come ha notato Francesco Pugliese, presidente dell’Associazione Distribuzione Moderna - il fenomeno diCso fino a 200 milioni (a regime) per la promozione sui mercati esteri. Un cenno anche sulle pere: «Mi sono attivato per l’etossichina ma il problema è che il nostro Paese non ha chiesto una deroga come gli altri». Venendo al dettaglio, arance e clementine perdono rispetto al 2012 un 3% di consumi, anche se per queste ultime il trend dal 2000 è positivo (+9). Le banane partono da un -20 per tutto l’arco di tempo considerato (dal 2000 cioè). Bene anche il kiwi anche se nel confronto 20132012 segna -3%: qui pesa però l’exploit degli anni 2007-08. Calano molto mele, pere e uva (consumi ridotti di circa un terzo), mentre la frutta estiva sta tenendo le posizioni. Le pesche infatti stanno reagendo: negli ultimi tredici anni hanno perso il 12%, ma dal 2006 hanno sommato un parziale di +6%. Finiti gli anni d’oro per le nettarine, che sono sempre però ad un + 3% in queste ultime due stagioni. Bene anche le albicocche, benissimo le ciliegie, in crescita del 6%, mentre le fragole fanno il botto: +34% dal 2000 che si riflette in un +3% fra 2013/2012. Solo un cenno per la frutta esotica, che non conosce crisi. Porta a casa un +128% dal 2000 e un positivo 11% fra 2013/2012. GIUGNO 2014 scount sta virando da una politica di basso prezzo e basso servizio ad un maggior servizio. «Qualità, nuove varietà con un plus gustativo, un consumo legato al benessere e a nuovi stili di vita: noi come Regione lavoriamo verso questo orizzonte», ha detto l’assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna Tiberio Rabboni. «Ci sono le risorse dei Piani operativi dell’Ocm per le organizzazioni dei produttori, ma anche quelle del nostro Psr che ha destinato al settore 90 milioni di euro per l’innovazione varietale. Nella prossima programmazione pensiamo di sostenere con forza la ricerca applicata, la creazione di reti di impresa per progetti di filiera e investimenti collettivi su logistica e movimentazione merci, la cooperazione fra soggetti agricoli e non, e la presenza sempre più qualificata di frutta nelle mense scolastiche». Sulla necessità di avere un interlocutore unitario da parte della distribuzione, Rabboni ha concluso riproponendo l’istituzione di una cabina di regia. «Il Cso potrebbe ben supportare tale esigenza, anche per autoregolamentare la produzione in alcuni settori strategici», ha concluso l’assessore. 27 Economia AGGREGAZIONI Dall’alleanza Agrintesa-Brio nasce il gigante del biologico La Coop faentina, insieme ad Alegra e Apo Conerpo, ha rilevato la maggioranza del gruppo veronese. L’obiettivo è di raggiungere un fatturato di 100 milioni di euro entro cinque anni A cura della REDAZIONE Agrintesa Un momento della conferenza stampa di presentazione del nuovo colosso del biologico N asce lungo l’asse Romagna-Veneto il nuovo colosso dell’ortofrutta bio. Protagonisti di questo matrimonio d’affari che punta alla creazione di un polo del biologico made in Italy con un giro d’affari di un centinaio di milioni di euro entro i prossimi cinque anni, la Coop Agrintesa di Faenza (Ra) che, insieme alla società Alegra e all’Op Apo Conerpo, ha rilevato la maggioranza (il 51%) del gruppo veronese Brio, marchio storico del biologico italiano, con un fatturato aggregato di circa 50 milioni di euro nel 2013 (+6%). L’annuncio della nascita della maxi-aggregazione, che dal punto di vista operativo ha preso il via dal primo giugno scorso, è stato dato in una conferenza stampa a Bologna. «Con questa acquisizione sottolinea il presidente di Agrintesa, Raffaele Drei - la nostra cooperativa è entrata nel capitale di Brio con una quota del 39%, Apo Conerpo con il 5% e la società Alegra con il 7%, mentre il restante 49% resta in mano alla Coop “La Primavera” - una delle realtà pioniere del biologico italiano e fondatrice nel 1993 della stessa Brio - ed altri soci minori». Dopo il riassetto societario a breve è previsto un aumento di capitale di 2,5 milioni destinato a rafforzare ulteriormente la società sotto il profilo finanziario-patrimoniale. Agrintesa è un gigante cooperativo da 275 milioni 28 di euro di fatturato, associa oltre cinquemila aziende agricole nel Ravennate e vanta una produzione di circa ottomila tonnellate di ortofrutta bio, con un giro d’affari nel comparto di circa 12 milioni di euro. «Con questa sinergia - afferma Gianni Amidei, consigliere delegato di Alegra - il mondo ortofrutticolo che fa capo al sistema Alegra-Agrintesa può consolidare la propria posizione, salendo alla ribalta del mercato nazionale ed internazionale come la prima realtà italiana dell’ortofrutta bio, con un’offerta complessiva di oltre 33 mila tonnellate». «La nuova partnership - aggiunge Davide Vernocchi, presidente Apo Conerpo - potrà garantire orizzonti produttivi e commerciali più ampi ai nostri associati; è un progetto di aggregazione moderno ed ambizioso in grado di dare nuovo slancio all’intero comparto». Le motivazioni dell’accordo Tra gli obiettivi dell’inedita alleanza in chiave cooperativa tra Romagna e Veneto figurano il consolidamento delle prospettive di crescita dell’export, grazie ad un’offerta commerciale più ampia e ad una filiera meglio organizzata, oltre all’incremento del reddito per i produttori: «La nostra cooperativa - rimarca il direttore generale di Agrintesa, Cristian Moretti - può dare un apporto decisivo alla nuova Brio in termini di programmazione delle produzioni, modernizzazione delle politiche di vendita, innovazione della logistica ed economie di scala. A tal fine specializzeremo ulteriormente gli stabilimenti di Gambettola (Fc) e Zevio (Vr)». «In vent’anni - commenta Andrea Bertoldi, ad di Brio - il nostro gruppo ha registrato una crescita costante e oggi commercializza circa 20 mila tonnellate di ortofrutta all’anno, cui si aggiungono 1.650 tonnellate di altre derrate alimentari. Il nostro patrimonio di esperienza e conoscenza è ora a disposizione del nuovo progetto di crescita che vede il sistema Agrintesa/Alegra ed Apo Conerpo portare in dote la loro straordinaria organizzazione commerciale e produttiva». GIUGNO 2014 Sempre un . più in alto Always a L’attenzione nella ricerca, l’innovazione nelle soluzioni proposte e la passione tesa ad un miglioramento continuo, pongono costantemente cm ad un livello qualitativo e tecnologico superiore. cm, da sempre, è una scelta consapevole. The focus in research, the innovation in the offered solutions and the passion aimed to continuous improvement, constantly place cm to a higher qualitative and technological level. cm is always a conscious choice. Excellence in motion C.M. srl - Via Bedazzo, 39 - 48022 LUGO (RA) Italy - Tel. +39 0545 34134 - Fax +39 0545 32117 www.cm-elevatori.it - [email protected] Sollevare, trasportare, rovesciare Lifting, moving, tipping . higher Economia SEMENTI La piattaforma cerealicola di Syngenta cresce con Psb Le strategie di sviluppo del gigante mondiale dell’agribusiness dopo la recente acquisizione della storica società bolognese, che manterrà il proprio marchio ANNA BARBIERI de sementiere più qualificate e tecnologicamente avanzate. Le carte da giocare di certo non gli mancano, potendo contare su una ricchissima offerta varietale in ambito cerealicolo - frumento duro, frumento tenero, orzo - frutto della combinazione dei portafogli e della ricerca congiunta delle due società e messe a disposizione degli agricoltori e delle filiere agroalimentari per la produzione di pasta, pane, biscotti e birra. La visita ai campi prova La giornata è poi proseguita con la visita ai campi prova varietali presso l’azienda agricola Raggi di Ponte Rizzoli, nella zona orientale della pianura bolognese. Qui i partecipanti hanno potuto vedere gli strip plot dimostrativi dei materiali di frumento duro e tenero che i breeder Psb hanno selezionato per questo areale. I parcelloni di circa 600 m2, coltivati con una precisa agrotecnica, hanno attirato l’interesse dei partecipanti, che hanno potuto toccare con mano anche le nuove linee di grano tenero e duro in corso di registrazione. Il portfolio “teneri” ha mostrato i materiali consolidati già in grado di soddisfare le attuali esigenze dell’industria di trasformazione, Syngenta Un momento della visita ai campi prova della Prosementi a Ponte Rizzoli (Bo) S yngenta-Psb, avanti tutta con l’integrazione. Con la partecipazione delle principali aziende e strutture italiane che operano in ambito sementiero, si è svolto recentemente presso la sede della Società produttori sementi (Psb) di Bologna un incontro di presentazione della nuova realtà nata nell’aprile scorso dall’acquisizione da parte della multinazionale Syngenta della storica azienda sementiera bolognese, leader in Italia nella selezione e nel miglioramento delle sementi di grano duro e punto di riferimento nel frumento tenero e nell’erba medica. Nell’occasione il management di Syngenta-Psb ha illustrato le linee strategiche e il modello di business con i quali il gigante dell’agroindustria mondiale intende affrontare nei prossimi anni il mercato delle sementi e della concia del seme di cereali, in collaborazione con le azien- 30 come i panificabili superiori Genesi, Bora e Cerere e i frumenti di forza Sagittario ed Esperia, affiancati dalle novità Liceo (panificabile superiore) e dalle new entry G163, bianco panificabile, e dal frumento di forza G039. Per quanto riguarda i grani duri, oltre alle varietà già affermate Levante, Normanno, Iride, Saragolla e la recente Odisseo, che associano un elevato potenziale produttivo a caratteristiche qualitative di pregio, si è potuto apprezzare la validità della nuova varietà Pigreco, sviluppata in esclusiva per la filiera della pasta Barilla, e le novità in arrivo rappresentate da Secolo ed Egeo. Syngenta è una delle principali aziende dell’agribusiness mondiale, presente in oltre 90 Paesi, con più di 90 mila dipendenti. La Prosementi, fondata nel 1911, è stata la prima azienda italiana del comparto ad aver conseguito la certificazione UNI EN ISO 9001 per l’attività di costituzione varietale, produzione e commercializzazione di sementi di cereali a paglia, colture industriali e foraggere, oltre ad aver adottato un sistema di rintracciabilità certificato. La nuova realtà SyngentaPsb unisce il know-how di Psb nella selezione delle varietà con la conoscenza tecnica di Syngenta nello sviluppo di soluzioni integrate per soddisfare le esigenze delle filiere dei cereali (sistema Cerealplus). GIUGNO 2014 bkt-tires.com PNEUMATICI AGRICOLTURA BKT. QUALITÀ SORPRENDENTE Molto più di una risposta tecnologica alle esigenze specifiche dell’agricoltura moderna: un progetto innovativo che evolve le prestazioni in termini di efficienza operativa, sicurezza e comfort. 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Prima scadenza: 16 luglio A cura di CORRADO FUSAI L’ Inps, con la circolare n. 70 del 5 giugno scorso, ha reso nota la contribuzione dovuta per il 2014 dai coltivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori agricoli professionali. Sono tre le voci contributive: a) quella detta “Ivs”; b) quella per l’indennità di maternità; c) quella relativa all’Inail. Oltre alla contribuzione corrente, con la riscossione 2014 l’Inps recupera l’eventuale contribuzione pregressa per iscrizioni non andate a ruolo negli anni scorsi, nonché l’addizionale per danno biologico Inail riferita al 2012. La contribuzione Ivs Il contributo per invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs) è quello destinata alla gestione pensionistica. TAB. 1 – ALIQUOTE 2014 IVS ZONE NON AGEVOLATE ZONE AGEVOLATE ANNO > DI ANNI 21 < DI ANNI 21 > DI ANNI 21 < DI ANNI 21 2013 22,00% 20,20% 19,60% 16,50% 2014 22,40% 21,00% 20,50% 18,00% N.B - Le aliquote comprendono anche il 2% di addizionale previsto dalla legge di riforma n. 233 del 1990 TAB. 2 - CONTRIBUZIONE 2014 PER UN CD ZONE NON AGEVOLATE ZONE AGEVOLATE FASCE > DI ANNI 21 < DI ANNI 21 > DI ANNI 21 < DI ANNI 21 1 2.788,64 € 2.669,28 € 2.390,34 € 2.177,20 € 2 3.425,20 € 3.266,06 € 2.972,91 € 2.688,73 € 3 4.061,77 € 3.862,84 € 3.555,48 € 3.200,25 € 4 4.698,33 € 4.459,62 € 4.138,04 € 3.711,77 € TAB. 3 - CONTRIBUZIONE 2014 PER UN CD ULTRA65ENNE FASCE 32 ZONE NON AGEVOLATE ZONE AGEVOLATE 1 1.782,31 € 1.465,00 € 2 2.100,60 € 1.756,29 € 3 2.418,88 € 2.047,57 € 4 2.737,16 € 2.338,86 € Non è dovuto in misura uguale da ciascun iscritto, ma è differenziato in base a tre elementi: a) l’ubicazione territoriale dell’azienda: per gli iscritti nelle aziende i cui terreni ricadono in tutto o in prevalenza in territori montani o zone agricole svantaggiate (cosiddetti territori agevolati) sono previste aliquote più basse; b) la fascia di reddito agrario di appartenenza dell’azienda: nella fascia 1 rientrano le aziende sino a 232,40 euro; nella fascia 2, quelle tra 232,41 e 1.032,91 euro; nella fascia 3 quelle tra 1.032,92 e 2.324,05; le altre sono in fascia 4; c) l’età dei singoli soggetti, se maggiori o minori di anni 21. Per calcolare la contribuzione dovuta è essenziale il “reddito convenzionale giornaliero”, fissato per il 2014 in euro 54,65 (quello 2013 era pari a 53,13). Moltiplicandolo per il numero di giornate di lavoro convenzionali di ciascuna fascia (1 = 156; 2 = 208; 3 = 260; 4 = 312), si ottiene, appunto, il “reddito convenzionale annuo”. Applicandovi l’aliquota prevista dalla legge (vedi tabella 1), si ottiene la contribuzione Ivs dovuta da ciascun soggetto iscritto per l’intero anno. All’importo così ottenuto, va aggiunto il contributo addizionale previsto dalla legge n. 160 del 1975: si tratta, per il 2014, di un contributo giornaliero pari a 0,66 euro (0,65 nel 2013), senza distinzione per zone, fascia o età. Per ogni settimana di iscrizione negli elenchi si computano tre giornate (0,66 × 3 = 1,98 euro). Se il Cd o lo Iap è stato iscritto per l’intero anno (52 settimane), l’importo dell’addizionale è pari (0,66 × 156 =) a 102,96 euro. I soggetti ancora iscritti all’Inps e pensionati, al compimento del 65° anno di età possono ottenere, a domanda, la riduzione al 50% della contribuzione Ivs dovuta. Per periodi di iscrizione negli elenchi Inps inferiori all’anno, la contribuzione è dovuta per il numero di settimane di iscrizione e, nel caso di passaggio d’età (da minore a maggiore di anni 21), la contribuzione dovuta va calcolata per quote parti. GIUGNO 2014 Queste voci contributive, anch’esse frazionabili per settimana in caso di periodi di iscrizione inferiori all’anno, sono rimaste invariate rispetto agli scorsi anni. Il contributo annuo per finanziare le indennità di maternità è, quindi, pari a 7,49 euro. La contribuzione annua per l’assicurazione Inail (che, va ricordato, non è dovuta dagli imprenditori agricoli professionali), per gli iscritti in aziende di zone non agevolate è pari a 768,50 euro; nelle zone agevolate è, invece, pari a 532,18 euro. Da vari anni, per far fronte ai maggiori oneri dovuti per le prestazioni Inail dopo l’introduzione del regime risarcitorio basato sul cosiddetto “danno biologico”, è stata introdotta un’addizionale. Quest’anno viene riscossa quella dovuta da ogni coltivatore diretto iscritto nell’anno 2012: è pari a 1,23 euro annui per le zone non agevolate, e a 0,85 euro annui quelle agevolate. getto ultra65enne che abbia fatto richiesta della riduzione del 50% del contributo Ivs. Per ottenere gli importi dovuti dagli Iap è sufficiente sottrarre, dagli importi dovuti dai Cd, la contribuzione Inail. Le aziende che hanno rilasciato alla propria organizzazione professionale di appartenenza l’apposita delega, versano anche il cosiddetto Cac, e cioè il contributo sindacale, pari al 2% della contribuzione totale dovuta. L’Inps invia al domicilio di ciascuna azienda una comunicazione con gli importi da versare, che vanno poi trasferiti sui modelli F24, per i versamenti da effettuare nelle tradizionali quattro rate in scadenza il 16 luglio, il 16 settembre e il 17 novembre 2014, e il 16 gennaio 2015. Rebeschini Maternità e addizionale Importi e versamenti Nelle tabelle 2 e 3 abbiamo riportato la contribuzione complessivamente dovuta per l’ anno 2014, distintamente per zona, età e fascia di reddito agrario (escluso il recupero dell’addizionale Inail 2012), rispettivamente, da un soggetto iscritto all’Inps come Cd minore di 65 anni, e da un sog- TASI: LE SCADENZE TRA GIUGNO E DICEMBRE Con il decreto-legge 9 giugno 2014, n. 88, il Governo ha stabilito le scadenze di versamento della Tasi per il 2014. Una parte di contribuenti ha già dovuto versare la prima rata entro lo scorso 16 giugno; un’altra, presumibilmente la maggiore, dovrà corrisponderla entro il 16 ottobre; e una parte residuale pagherà l’intera imposta in unica soluzione entro il 16 dicembre (data in cui tutti gli altri dovranno versare il saldo). ma solo alle seguenti condizioni: il comune dovrà aver adottato le deliberazioni concernenti le aliquote e le detrazioni, nonché i regolamenti Tasi e averli trasmessi al portale del federalismo fiscale, entro il 10 settembre, in modo che risultino pubblicate entro la data del 18 settembre sul sito web delle finanze. Chi paga in unica soluzione entro il 16 dicembre Se il comune non rispetterà le predette scadenze, l’imposta sarà dovuta applicando l’aliquota di base dell’1 per mille ed il relativo versamento andrà effettuato in un’unica soluzione entro il 16 dicembre. Chi ha versato la rata Tasi entro il 16 giugno Tasi a carico dell’utilizzatore Il versamento della prima rata Tasi è stato effettuato entro il 16 giugno 2014 solo dai contribuenti i cui immobili soggetti all’imposta ricadono nei territori dei comuni che, approvata la delibera con le aliquote e le detrazioni, entro il 23 maggio scorso l’hanno trasmessa al portale del federalismo fiscale, con pubblicazione sul sito web delle Finanze entro il 31 maggio. Si tratta di circa 1/3 dei comuni italiani, mentre nella nostra Regione si tratta dell’assoluta maggior parte dei comuni. Se l’unità immobiliare è occupata da un soggetto diverso (utilizzatore) dal titolare del diritto reale sull’unità immobiliare, l’utilizzatore deve versare una quota della Tasi, stabilita dal comune nel regolamento, compresa fra il 10% e il 30% dell’ammontare complessivo. La Tasi è dovuta per intero dal solo possessore dell’immobile nel caso in cui l’utilizzatore detenga l’immobile per un tempo non superiore a 6 mesi nel corso dell’anno solare. Chi verserà la rata Tasi entro il 16 ottobre Nei comuni che non hanno ancora adottato le delibere contenenti aliquote e detrazioni per la Tasi, ovvero che le hanno adottate ma senza rispettare le scadenze sopra indicate, i contribuenti saranno chiamati a versare la 1ª rata Tasi entro il 16 ottobre 2014, GIUGNO 2014 Qualora l’utilizzatore sia tenuto a versare una quota Tasi e il comune non abbia inviato la delibera entro il 10 settembre 2014 ovvero di mancata determinazione della percentuale a carico dell’utilizzatore, la Tasi è dovuta da quest’ultimo nella misura del 10% del tributo, determinato con riferimento alle condizioni del titolare del diritto reale. 33 Meccanizzazione FIENAGIONE Teoria e prassi dello sfalcio: i segreti di una buona medica Come evitare la perdita della foglia durante le lavorazioni. Il condizionamento a rulli è un processo più delicato rispetto all’uso dei flagelli, ma rallenta le operazioni OTTAVIO REPETTI Condizionare o no? I dubbi cominciano già al momento del taglio: meglio condizionare o lasciare il prodotto integro? E se si sceglie la condizionatrice, conviene puntare sui flagelli o sui rulli? Le moderne macchine per il taglio dei foraggi si dividono in due categorie: falciatrici e falciacondizionatrici. Le seconde non soltanto recidono le piante, ma le trattano anche: schiacciano lo stelo, provocando fessure che accelerano il processo di appassimento. Favoriscono la logistica (l’erba che assecca prima si raccoglie più in fretta e con meno rischi di incappare in un temporale), ma anche il mantenimento del contenuto proteico del foraggio. Durante il processo di appassimento, infatti, la medica continua a perdere proteine e pertanto più secca rapidamente, minore è il decadimento proteico. Ragione per la quale il condizionamento è preferito dalla maggior parte degli agricoltori. Rulli vs flagelli. Essenzialmente vi sono due tipi di condizionatrice: a rulli e flagelli. La prima è composta da due rulli in gomma, con scanalature che s’intersecano. Il foraggio passa tra i rulli e ne viene schiacciato. Il processo è abbastanza delicato con la foglia, ma rallenta le operazioni. Diverso il condizionamento a flagelli: una serie di mazze, poste su un rullo in rapida rotazione, batte il foraggio provocando la rottura degli steli. La condizionatrice a flagelli permette di arrivare anche a 25 km orari di velocità, ma è piuttosto aggressiva sul foraggio e, di conseguenza, non è quasi mai impiegata sulla medica. Qualcuno ottiene risultati accettabili usando Repetti Per il taglio della medica si usa, di solito, una falciacondizionatrice a rulli, meno aggressiva sul prodotto P er certi allevatori la fienagione è una scienza nella quale nulla è lasciato al caso. Giorno e addirittura ora del taglio, tempi di appassimento, tecnica di voltaggio e andanatura, ma soprattutto il momento della raccolta sono programmati minuziosamente. Eccesso di precauzioni? Manie di qualche agricoltore un po’ fissato? Dipende dal foraggio. Certe produzioni riescono bene anche senza mettere grande attenzione nel processo, in altre, l’imprecisione porta alla perdita della parte più nutriente della pianta. Prendiamo, per esempio, la medica, largamente coltivata in tutta l’Emilia-Romagna, soprattutto nelle zone del Parmigiano Reggiano, come importante fonte di proteine. È un foraggio eccellente sotto molti punti di vista, non ultimo il fatto che, trattandosi di una leguminosa, si alterna con i cereali, apportando azoto al terreno. Presenta però un rischio: la parte migliore della pianta, ovvero la foglia, tende a staccarsi con facilità, soprattutto quando il prodotto è quasi secco. Ora e metodo di raccolta, ma anche le macchine usate, possono fare la differenza. Vediamo allora alcune variabili, relative soprattutto alla meccanica. 34 GIUGNO 2014 flagelli in teflon e non in ferro, ma il rischio di far cadere la foglia è comunque presente. L’esperienza di un agricoltore Concludiamo con un’esperienza concreta. Giovanni Bisagni è un’agricoltore e contoterzista che lavora tra Parma e Piacenza ed è specializzato nella raccolta della paglia e dei foraggi: «La prima cosa - spiega - è tagliare al momento giusto, non troppo tardi, ma nemmeno troppo presto, altrimenti lo stelo è pieno di acqua e si hanno problemi con i ricacci. Detto questo, è importante usare una falciacondizionatrice non troppo aggressiva - dunque con condizionatore a rulli - e che lasci un’andana soffice». Vediamo invece la gestione dopo il taglio: «Per quanto mi riguarda, non uso voltafieno o girello. Taglio con una condizionatrice da 3,3 metri, lascio appassire l’andana per un giorno poi passo con un giro-andanatore e la rivolto, mettendola insieme alla vicina. Il giorno successivo, ripasso con un anGIUGNO 2014 In alto: l’andanatura è un passaggio fondamentale nelle operazioni di raccolta; deve essere delicata e non raccogliere terra. A sinistra, Giovanni Bisagni Repetti La seconda operazione classica, dopo il taglio, è la movimentazione con un voltafieno. L’operazione facilita l’appassimento, ma provoca anche due effetti indesiderati. Il primo è una movimentazione ulteriore del prodotto, quando è già a terra e potrebbe essere lasciato tranquillo a riposare. Il secondo è il rischio di inquinamento con terra e detriti che possono essere sollevati, assieme all’erba, dall’attrezzo. Per questi motivi, alcuni agricoltori preferiscono saltare questo passaggio, andando direttamente all’andanatura. Quest’ultima, come noto, rappresenta la fase finale prima della raccolta: il fieno, ormai essiccato, è ammucchiato in andane per essere poi pressato. È importante che l’andanatore, di qualsiasi tipo sia, lavori senza raccattare terra o sassi e rispettando il prodotto, ovvero non sia troppo aggressivo. Le macchine usate sono principalmente di due tipi: giro-andanatori e andanatori stellari. I primi sono composti da due grandi ruote che girano parallelamente al terreno. Sotto di esse troviamo una serie di denti a pettine che raccolgono l’erba e la portano al centro, tra i due giranti, componendo l’andana. L’andanatore stellare, invece, è composto da un telaio a forma di V su cui sono fissate due file di dischi stellari (dotati di punte) che ruotano in senso verticale rispetto al terreno. L’attrezzo si usa avanzando con la parte larga del telaio e i dischi, praticamente, si passano il fieno fino a che i due più interni (si pensi sempre alla forma a V) lo compongono nell’andana. Repetti Pro e contro il voltafieno danatore più largo e di nuovo rivolto le andane e ne metto assieme due: in questo modo, da quattro iniziali ne ottengo una. Faccio l’ultima andanatura al mattino e alla sera raccolgo. Con rotopressa o pressa quadra, è indifferente». I capisaldi di Bisagni sono due, muovere tutta l’andana e collocarla sul terreno asciutto: «Quando si lavora in modo tradizionale la parte di fieno che si trova sotto all’andana finisce col restare sempre a contatto con il terreno umido. In secondo luogo, usando il voltafieno è vero che smuovo il foraggio, ma lo lancio su un terreno che fino a poco prima era coperto di prodotto e quindi è umido. Con il mio sistema, invece, l’andana finisce sempre sul terreno che è stato esposto al sole per almeno un giorno e quindi è asciutto e caldo». Altro pregio, con questa tecnica si ha più tempo per lavorare: «Operando su un’andana, il prodotto rimane fresco fino a mezzogiorno, mentre se lavorassi su erba sparsa non potrei muoverlo dopo le dieci di mattina, perché seccandosi la medica diventa fragile». Per seguire il metodo di Bisagni si deve però avere un andanatore a larghezza variabile: «Oppure se ne devono usare due: uno per il primo passaggio e un altro, più largo, per il secondo. Il primo dovrebbe essere circa il doppio della larghezza della falciatrice, il secondo sufficiente a raccogliere due andane. Io ne uso uno telescopico, da 7 e 9 metri». Al di là dei dettagli, le linee guida sono chiare: muovere poco il prodotto, creare andane soffici e trattarlo con macchine che ne rispettino la natura. 35 Dell’Aquila DOSSIER AGLIO La qualità carta vincente contro l’import a basso prezzo SIMONA SPAGNOLI Servizio Sviluppo Produzioni Vegetali, Regione Emilia-Romagna In alto: essiccazione dell’aglio 36 L’ aglio è coltivato in Italia in diverse regioni, ma sono soprattutto la Campania, l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Sicilia le regioni più vocate. Sono circa tremila gli ettari investiti sull’intero territorio nazionale, con una produzione di quasi 28mila tonnellate. Se si esamina l’evoluzione delle superfici si osserva un andamento abbastanza costante dal 2006 al 2012, con oscillazioni annuali di circa 100 ettari in più o meno a seconda dell’anno considerato, per una raccolta media di 80-90 quintali per ettaro. Quasi la metà del raccolto nazionale, 14mila tonnellate, è venduto sui mercati internazionali, prevalentemente europei, con la Germania prima nella classifica dell’import dall’Italia (oltre 4mila tonnellate acquistate ogni anno), seguita da Austria, Polonia, Repubblica Ceca e Olanda. Altre importanti destinazioni oltreconfine sono Svizzera, Grecia e, infine, Gran Bretagna. Allo stesso tempo il nostro Paese è un importatore netto di aglio, con un volume che supera le 30mila tonnellate all’anno, proveniente per il 50% dalla Spagna, per il 13% dall’Olanda e per l’11% dalla Cina. La Francia è un altro importante fornitore di aglio, con tremila tonnellate, e all’incirca la stessa quantità la acquistiamo dall’Argentina, Paese che per ragioni geografiche presenta un periodo di maturazione sfasato di circa un semestre rispetto al momento della raccolta in Europa. Interscambi commerciali a parte, una delle principali differenze di fondo tra la produzione nostrana e quella estera sta nel prezzo: mentre l’Italia esporta un prodotto di qualità, certificato e garantito, con prezzi che si aggirano intorno ai 3,5 euro al kg, importa invece un prodotto che costa molto meno, mediamente 2,3 euro al kg, destinato a soddisfare una domanda indifferenziata che si posiziona ad un livello qualitativo medio-basso del mercato. Le eccellenze emiliano-romagnole In Italia si contano diverse produzioni di nicchia molto pregiate, alcune con tanto di marchio Dop e Igp. È il caso dell’aglio di Voghiera, che insieme all’aglio bianco piacentino rappresentano i due prodotti di eccellenza dell’Emilia-Romagna, con caratteristiche e peculiarità ben definite ed affermate non solo in Italia, ma anche in Europa. L’aglio bianco polesano Dop è invece coltivato in provincia di Rovigo e rappresenta, per quelle zone, una fonte di reddito molto importante; GIUGNO 2014 La concorrenza della Cina Dal punto di vista delle superfici coltivate in Emilia-Romagna si contavano, nel 2013, 586 ettari investiti ad aglio, concentrati nei due poli produttivi che sono Piacenza e Ferrara. In particolare a Piacenza l’anno scorso si sono coltivati 215 ettari, con una resa di 100 quintali ad ettaro ed un raccolto complessivo di 21.500 quintali. Più o meno la stessa superficie coltivata ad aglio nel Ferrarese, anche se in questo secondo caso cambia leggermente la resa, con produzioni che raggiungono i 125 quintali ad ettaro. Nelle altre province dell’Emilia-Romagna la superficie investita è di molto inferiore: appena 13 ettari a Ravenna, 15 a Forlì-Cesena, circa 30 a Modena e Parma e 65 a Bologna. L’unica provincia dove presenta una scarsa voGIUGNO 2014 Coproav infatti non a caso è definito “l’oro bianco del Polesine”. L’aglio rosso di Sulmona, prodotto nella conca circostante l’omonima cittadina abruzzese, si riconosce per le tuniche rossoporpora che ricoprono ogni singolo spicchio. Nel 1992 è stato iscritto al registro varietale nazionale. Proseguendo nell’elencazione troviamo poi l’aglio di Vessalico della valle Arroscia, in provincia di Imperia, prodotto tradizionale e presidio Slow Food; un riconoscimento ottenuto nel 2002 anche dall’aglio rosso di Nubia, frazione di Paceco, in provincia di Trapani, che è attualmente in corsa per la concessione del marchio Igp. Merita una segnalazione pure l’aglio di Resia, coltivato nell’omonima valle in provincia di Udine, piccola conca abitata da circa mille persone che vivono di tradizioni antiche e parlano un linguaggio incomprensibile fuori dalla valle. È un prodotto molto importante sotto il profilo socio-ambientale ed economico. Anche lo Strok, come viene chiamato dai resiani, gode del riconoscimento come presidio Slow Food, grazie al quale si riesce a valorizzare questo patrimonio di biodiversità, rendere vivo il territorio e garantire un reddito agli agricoltori. Infine tra le produzioni d’eccellenza troviamo l’aglio di Caraglio, riconosciuto come P.A.T. (Prodotto agroalimentare tradizionale, ndr) dalla Regione Piemonte. L’Aj’dn Caraj, questo il suo nome nel dialetto locale, è una specialità autoctona di montagna. Anche per questa varietà vale la considerazione che si tratta di una produzione che valorizza un’area difficile e rappresenta una delle principali fonti di reddito per gli abitanti della zona. cazione colturale è Reggio Emilia, dove non si registra alcun investimento in questo senso. In Europa, oltre all’Italia, anche Spagna e Francia offrono prodotti di elevata qualità. In Spagna l’ajo morado, originario della regione della Castilla-La Mancha, si fregia del marchio europeo Igp, è coltivato su 3.500 ettari totali e vanta una resa di circa 80 quintali per ettaro. In Francia molto famoso è l’aglio rosa della regione di Lautrec, con ben 380 ettari in produzione, una resa di 70-80 quintali ad ettaro e gode di grande prestigio internazionale; peraltro è molto richiesto anche in Italia. Altre importanti produzioni francesi sono l’aglio della Drôme e quello bianco di Lomagna, anch’essi Igp. Ma il più temibile concorrente nel panorama mondiale è la Cina; si stima che nel 2013 siano state raccolte nel grande Paese asiatico più di 18 milioni di tonnellate di aglio, il 75% della produzione mondiale. L’aglio Jinxiang Da Suan, riconosciuto dall’Unione europea come prodotto Igp, è coltivato su una superficie di oltre 40mila ettari e solo nell’area del Jinxiang se ne produce di più che in tutta l’Europa. Si tratta quindi, potenzialmente, di una vera propria minaccia commerciale al Vecchio continente, tanto più che dal prossimo primo luglio, salvo rinvio in extremis, dovrebbe scattare il raddoppio dell’attuale contingente europeo d’importazione a dazio zero dalla Cina, fissato in 12.735 tonnellate. A maggior ragione, quindi, bisogna rispondere alla sfida competitiva con una migliore segmentazione dell’offerta e una più incisiva organizzazione della produzione. Un campo di aglio 37 DOSSIER AGLIO Il bulbo Dop di Voghiera si fa largo nella Gdo A cura della REDAZIONE T unica di color bianco brillante, con qualche rara striatura rosata; bulbo di grossa pezzatura di forma tondeggiante, formato da una corona di pochi, grandi spicchi regolari - chiamati bulbilli - uniti e ben compatti tra loro; aroma inconfondibile per l’abbondante presenza di allicina, il cui profumo si sprigiona nell’aria al momento dello schiacciamento o del taglio degli spicchi. Stiamo parlando dell’aglio di Voghiera, l’unica varietà dell’Emilia-Romagna che dal 2010 si fregia del prestigioso marchio europeo Dop (Denominazione di origine protetta). Superfici e produzione Dell’Aquila Apprezzato per il suo sapore al tempo stesso delicato e pungente fin dall’epoca degli Estensi, signori di Ferrara dal XIII al XVI secolo, la sua coltivazione si estende attualmente per circa 150 ettari nel territorio dei comuni di Masi Torello, 38 Portomaggiore, Argenta, Ferrara e appunto, Voghiera, la località da cui prende il nome. I produttori, associati dal 2000 nel Coproav attualmente sono una quarantina, con un’ampia presenza di giovani, per un raccolto che l’anno scorso ha sfiorato complessivamente le 1.100 tonnellate. Il ciclo produttivo dell’aglio di Voghiera Dop comincia a settembre, con la scelta dei migliori bulbilli prodotti nell’ultima campagna e prosegue con la semina in autunno. La raccolta avviene tra fine giugno e le prime settimane di luglio dell’anno successivo. Infine viene essiccato e confezionato per essere destinato al mercato. Le aziende aderenti al Consorzio produttori aglio di Voghiera che gestiscono la commercializzazione sono tre: Le Aie, L’aglio del Nonno e Mazzoni. Sotto il profilo economico l’intera filiera vale circa quattro milioni di euro di fatturato, tra aziende agricole e di confezionamento. I controlli sulla qualità Il marchio europeo Dop è riportato su ogni singola confezione, insieme al nome dell’azienda produttrice e/o confezionatrice, e garantisce che l’intero processo produttivo avviene esclusivamente all’interno dell’area geografica delimitata, così come prescrive l’apposito disciplinare di produzione. L’aglio di Voghiera gode di una completa tracciabilità di filiera e tutti i passaggi - dalla semina in campo al confezionamento del prodotto nei magazzini di lavorazione - sono attentamente monitorati grazie all’implementazione di un sistema di controllo sulla qualità e sulla provenienza del prodotto. Oltre alla vigilanza sul rispetto del disciplinare Dop, tra i compiti del consorzio di tutela figurano anche il varo di iniziative promozionali e/o accordi commerciali per favorire l’allargamento del mercato, con l’obiettivo di assicurare un reddito adeguato ai produttori. Ne parliamo con il presidente Neda Barbieri, alla quale abbiamo rivolto alcune domande sulle prospettive economiche per l’aglio di Voghiera, alla luce di una concorrenza internazionale sempre più agguerrita, Cina in testa. GIUGNO 2014 Presidente, dopo la conquista della Dop, quali iniziative avete intrapreso per far conoscere ad un numero più ampio di consumatori le caratteristiche di grande pregio del vostro prodotto? Nell’ultimo biennio abbiamo portato avanti un progetto, finanziato dalla Regione EmiliaRomagna con i fondi del Psr 2007-2013, che ha riguardato sia il versante informativo, sia la valorizzazione in senso stretto. Le azioni che abbiamo messo in campo sono consistite da una parte in una massiccia campagna di comunicazione nei confronti dei consumatori e della distribuzione sulle caratteristiche e proprietà organolettiche del nostro prodotto; ciò si è tradotto in numerose uscite sulla stampa specializzata (“La Cucina Italiana”, “Sale&Pepe” “Il Gambero Rosso - Foodies”, “Le guide del Sole 24 Ore”, ecc.). Contemporaneamente abbiamo lavorato sul versante promozionale, dotando la nostra specialità di una nuova immagine, più moderna ed accattivante, che fa leva sullo slogan “Tradizionalmente gentile”. Il tutto accompagnato da brochure, materiale illustrativo e la creazione di un sito internet. Finora quali risultati avete ottenuto? Abbiamo avviato sinergie con diversi operatori economici del nostro territorio impegnati in altri settori. In più siamo riusciti ad inserire il nostro prodotto nel canale della grande distribuzione; in particolare ricordo che l’aglio di Voghiera è uno dei prodotti che sono stati scelti dal Conad per il loro logo “Sapori e dintorni”. Siamo inoltre presenti nei negozi di Eataly. Cosa chiedete a Bruxelles per porre un argine al dilagante fenomeno delle triangolazioni commerciali sospette? All’Europa chiediamo politiche di trasparenza nei flussi commerciali e di controllo sull’origine dei prodotti. Al riguardo bisogna assolutamente intervenire sulle etichette, in modo che sia sempre riportata l’indicazione del Paese d’origine del prodotto, soprattutto se importato. Cosa state facendo per far rispettare il disciplinare Dop e garantire la qualità? Tutta la filiera è soggetta al piano di controllo del nostro ente di certificazione esterno, la società bolognese Check Fruit, quindi produttori e confezionatori sono costantemente soggetti alle verifiche previste dalla normativa. Per garantire ancora di più i consumatori abbiamo inoltre sottoscritto un accordo con l’Università di Ferrara per effettuare controlli a campione sul Dna, per avere la certezza che non ci siano eventuali immissioni di aglio non Dop. Altre novità in vista? Siamo impegnati su un progetto di sanificazione e miglioramento qualitativo del seme, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna. Sul versante della comunicazione cercheremo di rafforzare il nostro posizionamento sul mercato attraverso la fidelizzazione di quei clienti che prediligono prodotti legati alla tradizione. A sinistra: Neda Barbieri, presidente del Consorzio produttori aglio di Voghiera Dell’Aquila Coproav L’accresciuta concorrenza internazionale, Cina in testa, sta provocando la caduta dei prezzi sul mercato: come difendersi? Non è solo la Cina ad invadere il mercato europeo con il suo prodotto a basso costo; anche la Spagna sta attuando una strategia basata sostanzialmente sui grandi volumi. Il nostro è un prodotto di qualità che non può e non deve competere sul prezzo. In questi anni abbiamo lavorato per migliorare ulteriormente lo standard qualitativo e per accrescere le tutele verso i consumatori; a loro chiediamo di comprare aglio italiano e di chiedere quello di Voghiera. GIUGNO 2014 39 DOSSIER AGLIO Una filiera certificata per il “bianco piacentino” FRANCESCO RASTELLI Presidente Copap, Piacenza la fama anche all’estero. Infatti, dopo la Seconda guerra mondiale, grazie alla sua elevata conservabilità, il bianco piacentino fu oggetto di una massiccia esportazione. Al punto che nel 1947 si costituì a Piacenza il Consorzio provinciale orticoltura, dotato di un proprio marchio commerciale, e una specifica Sezione economica produttori aglio (Sepa), che s’impegnò principalmente per l’export verso gli Stati Uniti. Lo sviluppo fu tale che nel 1952 il bianco piacentino fu addirittura quotato alla Borsa di Wall Street. Dopo un boom dell’export durato una decina d’anni, il Nord America divenne autosufficiente nella produzione e gli acquisti dall’Italia iniziarono progressivamente a diminuire, fino a cessare del tutto. Nel piacentino il periodo di massima espansione della coltura coincise con la fine degli anni ’60; da allora le produzioni sono progressivamente diminuite a causa delle massicce importazioni di aglio proveniente principalmente dalla Cina a prezzi estremamente bassi. E proprio l’aglio bianco piacentino, es- Copap Copap Una confezione di bianco piacentino L’ aglio bianco piacentino è un bulbo pregiato e conosciuto anche come aglio di Monticelli. Infatti si coltiva da sempre nella Bassa piacentina, con Monticelli d’Ongina, situata al centro della zona di produzione, che si fregia del titolo di ‘’capitale dell’aglio”. Qui le condizioni ambientali, climatiche e geofisiche del territorio hanno prodotto nei secoli un’eccellenza gastronomica che contiene elevate quantità di allicina e oli essenziali, da tutti riconosciuta per la sua elevata serbevolezza, ossia la capacità di conservarsi a temperatura ambiente per più di un anno dalla raccolta. Altra peculiarità il suo sapore dolce, marcato ed avvolgente. Queste proprietà organolettiche in passato ne hanno decretato 40 sendo meno produttivo rispetto alle altre cultivar prodotte in provincia (dal 20 al 30% in meno di resa per ettaro), ha risentito maggiormente di questa concorrenza, con il pericolo di venire del tutto abbandonato. La nascita nel 1976 della cooperativa Copap Un rischio scongiurato grazie ad un certo numero di aziende agricole che si unirono nel 1976 per costituire la Cooperativa produttori aglio piacentino (Copap) e continuare a produrre questa specialità. La principale missione della Copap è stata quella di ottenere una più elevata e stabile remunerazione e il miglioramento della qualità del prodotto. Obiettivi difficili da raggiungere nel breve periodo, soprattutto in anni in cui la congiuntura economica era pesante e l’andamento dei prezzi di mercato non favorevole. Per risalire la china è stato elaborato un programma di valorizzazione, articolato su tre azioni. La prima è consistita nell’avvio di un progetto di miglioramento genetico, approvato dalla Regione EmiliaRomagna, in collaborazione con il Consorzio fitosanitario provinciale e la facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza, per l’identificazione del miglior clone di aglio; gli agricoltori, coordinati da Copap, hanno fornito i terreni per l’allestimento dei campi sperimentali e l’assistenza necessaria per la raccolta dei biotipi locaGIUGNO 2014 Valorizzazione e certificazione Nel 2010, per volontà di un gruppo di giovani agricoltori motivati dall’esigenza di rilanciare un’eccellenza del territorio, nasce il Consorzio di valorizzaGIUGNO 2014 zione e promozione dell’aglio bianco piacentino. La passione per la coltivazione dell’aglio, tramandata di generazione in generazione, ha “prodotto” uno statuto molto attento al mantenimento in purezza delle due varietà Ottolini e Serena, seminate in modo esclusivo, e ha spinto a potenziare la ricerca di nuove tecniche di coltivazione per il miglioramento del lavoro nei campi e il contenimento dei costi. La priorità assoluta rimane sempre il mantenimento dell’alta qualità del prodotto ed è per questo motivo che ancora oggi la raccolta e la legatura sono effettuate a mano e l’essicazione avviene naturalmente sotto il sole nei campi e non in seccatoi. L’altro pilastro del consorzio è la valorizzazione dell’aglio e la comunicazione al consumatore delle qualità organolettiche e terapeutiche del bianco piacentino. Gli aderenti al consorzio, insieme a Copap, socio confezionatore, rappresentano la totalità dei produttori, con ruoli che si integrano per poter offrire il miglior prodotto con la massima garanzia di qualità. Infatti, la cooperativa certifica l’intera filiera dell’aglio dal seme alla tavola, attraverso i criteri della rintracciabilità (norma UNI EN ISO 22005). Per concludere i punti di forza del bianco piacentino sono l’u- Copap Copap li di aglio bianco. La seconda azione ha riguardato la certificazione, con l’iscrizione fin dal 1982 nell’apposito registro varietale della varietà “Piacentino bianco” (successivamente denominata “Ottolini già Piacentino bianco”). La terza ed ultima azione ha preso in considerazione gli aspetti fitosanitari: il Consorzio fitosanitario di Piacenza, in collaborazione con l’Osservatorio delle malattie delle piante di Bologna, ha messo a punto un programma di monitoraggio dei parassiti. Il primo controllo si è concentrato su un nematode che decimava le coltivazioni: i migliori risultati in termini di prevenzione sono stati raggiunti attraverso l’impiego di bulbilli sani e con l’adozione di rotazioni lunghe (5 anni). Il programma è stato poi esteso dal 1981 anche ad avversità di natura fungina. I risultati sono stati strabilianti: mentre nel 1978 le coltivazioni infestate erano pari al 60%, sette anni dopo si erano ridotte al 7%. Nel 1994, sono state eseguite ulteriori sperimentazioni finalizzate ad ottenere dei cloni di aglio risanati da virus e quest’ultimi, rispetto ai non risanati, presentavano migliori caratteristiche: ciclo vegetativo più lungo, bulbi più uniformi e di peso superiore. A questa sperimentazione è seguita poi la registrazione della seconda varietà denominata “Serena”. Ancora oggi la Copap è l’unica azienda in Italia specializzata nella produzione di aglio da seme certificato Ense. so esclusivo di seme certificato Ense, l’applicazione del disciplinare di produzione della Regione Emilia-Romagna, l’identificazione del lotto minimo tracciabile (prodotto da un singolo appezzamento), l’esecuzione di analisi multiresiduali su tutti i lotti e il mantenimento del codice lotto iniziale sulla singola confezione di vendita. Quindi il consumatore ha la possibilità di identificare l’azienda produttrice via internet, con tutti i controlli necessari, compreso l’accertamento della rispondenza varietale mediante test di fingerprinting del Dna, effettuati da enti di certificazione indipendenti. Tutte le aziende agricole associate alla Copap sono certificate Global Gap non solo per la produzione dell’aglio, ma anche per le cipolle che, insieme al pomodoro da mensa raccolto a mano e allo scalogno, completano la gamma di prodotti di alta qualità. 41 DOSSIER AGLIO I consigli agronomici per la coltivazione LUCIANO TRENTINI Cso, Centro Servizi Ortofrutticoli L’aglio si semina manualmente oppure meccanicamente, con seminatrici pneumatiche. I disciplinari di produzione integrata (Dpi) della Regione Emilia-Romagna consigliano una profondità di semina di circa 5-6 cm, con bulbi distanti fra loro sulla fila da 12 a 15 cm. Per l’Emilia-Romagna si consigliano file distanti 30-33 cm. Per seminare un ettaro di aglio sono consigliati dai 700 agli 800 kg circa di “spicchi da seme”. La quantità è variabile in funzione delle dimensione dei singoli spicchi e può arrivare fino ad un massimo di 1.100-1.200 kg /ha. Le cultivar consigliate per l’Emilia-Romagna sono varietà ed ecotipi selezionati nei territori di coltivazione, come ad esempio l’aglio precoce, l’aglio di Voghiera, le cultivar Ottolini e Serena. La semina a settembre La fertilizzazione In Emilia-Romagna, dove si coltiva prevalentemente aglio bianco, la semina avviene dal 15 settembre al 30 novembre. I bulbilli, chiamati comunemente “denti”, vengono preparati accuratamente dall’agricoltore stesso che seleziona le “teste” migliori dalle quali ricavare a tempo debito gli spicchi che dovranno successivamente essere posti a dimora. Un aspetto importante della coltivazione dell’aglio è la fertilizzazione. Pertanto prima di impostare il relativo piano è necessario fare l’analisi del terreno per programmare al meglio la quantità di elementi nutritivi da apportare. Concimazione azotata. L’azoto interviene sullo sviluppo dell’apparato fogliare, incide sul numero degli spicchi per bulbo, sulla resa e sulla quantità di zuccheri. Se però l’azoto è presente in eccesso, provoca l’abbassamento del contenuto di sostanza secca. Secondo i Dpi della Regione Emilia-Romagna (anno 2014) la dose standard da apportare per una coltivazione da 7 ad 11 t/ha è pari a 110 kg/ ha. A questa dose possono essere aggiunte ulteriori quantità (sempre ad ettaro) nei seguenti casi: t QSPEV[JPOF QSFWJTUB TVQFSJPSF BMMF UIB (+25 kg); t TVDDFTTJPOF BE VO DFSFBMF DPO QBHMJB JOUFSSBUB (+30 kg); tFMFWBUBQJPWPTJUËBVUVOOPJOWFSOBMFLH tUFSSFOJQPDPBSFBUJFPDPNQBUUJLH Si possono invece detrarre dalla dose standard i quantitativi di sotto indicati in questi altri casi: tQSPEV[JPOJQSFWJTUFJOGFSJPSJBUIBLH tBQQPSUPEJBNNFOEBOUJBMMBDPMUVSBQSFDFEFOUF (-20 kg); tFMFWBUBQSFTFO[BEJTPTUBO[BPSHBOJDBLH Coproav La raccolta dell’aglio L’ ampia diffusione della coltivazione dell’aglio a livello mondiale fa pensare ad una specie con basse esigenze in fatto di clima e di terreno. Invece è una pianta che cresce bene solo nei climi temperati o temperatocaldi, meglio se in aree soleggiate. I suoli migliori sono quelli sciolti e sabbiosi, o di medio impasto, con un buon drenaggio, ricchi di sostanza organica e con buona fertilità. Considerata una coltura da rinnovo, è bene che l’aglio sia coltivato in successione ad una coltura cerealicola o proteolaginosa. In Emilia-Romagna si consiglia una rotazione quadriennale, in modo da evitare rischiosi attacchi di parassiti o di malattie fungine che potrebbero compromettere il buon esito della coltivazione. 42 GIUGNO 2014 Il diserbo Il controllo delle erbe infestanti assume un ruolo molto importante nella coltivazione dell’aglio. In linea generale si possono dare le seguenti indicazioni: tJOQSFTFNJOBJOQSFTFO[BEJHSBNJOBDFFFEJDPtiledoni, si deve intervenire con glifosate; tJOQSFFNFSHFO[BQFSMBEJGFTBEBHSBNJOBDFFF dicotiledoni, si interviene con pendimetalin o metalaclor (un solo intervento); tJOQPTUFNFSHFO[BTFNQSFDPOUSPMFNFEFTJNF infestanti, si interviene con pendimetalin, piridate, metalkaclor (un solo intervento, se non eseguito in pre-emergenza); tJOQSFTFO[BEJTPMFEJDPUJMFEPOJTJQVÛJOUFSWFOJSF con ioxinil, quando le erbe sono ancora piccole; tJOQSFTFO[BEJHSBNJOBDFFTJJOUFSWJFOFDPOQSPpaquizafop, quizalofop-p-etile, quizalopof-etileisomero D. Dosi e modalità sono quelle descritte nei Dpi della Regione Emilia-Romagna (anno 2014). Il diserbo termico. Oggigiorno si tende a ridurre GIUGNO 2014 Trentini tTVDDFTTJPOFBEVOBMFHVNJOPTFBOOVBMFLH Concimazione fosfatica. Il fosforo ha effetti simili a quelli descritti per l’azoto, se si escludono le conseguenze sul numero di spicchi per bulbo. La quantità da apportare ad una coltivazione di aglio con una produzione compresa fra le 7 e le 11 t/ha, dovrà essere pari a: tLHIBOFMDBTPEJUFSSFOJDPOEPUB[JPOFOPSmale; tLHIBRVBOEPMBEPUB[JPOFÒTDBSTB tLHIBRVBOEPMBEPUB[JPOFÒFMFWBUB Questi apporti possono essere maggiorati delle quantità riportate tra parentesi per produzioni maggiori di 11 t/ha (+15 kg) e quando la dotazione di fosforo è bassa (+10 kg). Invece devono essere ridotti nel caso in cui si prevedono produzioni inferiori alle 7 t/ha (- 15 kg). Concimazione potassica. La somministrazione del potassio incide positivamente sul peso medio dei bulbi e conseguentemente sulle rese per ettaro. La quantità prevista per una produzione fra le 7 e le 11 t/ha è di: tLHIBJODBTPEJUFSSFOJDPOEPUB[JPOFOPSmale; tLHIBRVBOEPMBEPUB[JPOFÒTDBSTB tLHIBJODBTPEJUFSSFOJDPOEPUB[JPOFFMFWBUB Questi quantitativi possono essere aumentati quando si prevedono produzioni superiori alle 11 t/ha (+20 kg). La dose può essere invece diminuita nel caso di produzioni inferiori alle 7 t/ha (-20/kg). al minimo l’uso di pesticidi, a vantaggio di tecniche alternative. Sono in corso prove con macchine nuove come sarchiatrici rincalzatrici o attrezzature che controllano le malerbe con metodi fisici, ad esempio l’uso del calore ottenuto dalla combustione del gas propano (pirodiserbo). La macchina per il diserbo termico (vedi foto sopra) è già impiegata con successo soprattutto nelle coltivazioni biologiche. Si utilizza per distruggere le malerbe nate prima della messa a dimora dei denti (falsa semina) oppure per distruggere le erbe sia sulla fila, che fra le file. L’eliminazione delle malerbe è causata dall’esplosione del liquido contenuto all’interno delle cellule dell’infestante per l’esposizione alle alte temperature. Alla macchina possono essere abbinati elementi sarchiatori che, oltre a scalzare le malerbe colpite dal calore, consentono di migliorare l’arieggiamento del terreno. Pirodiserbo e sarchiatura interfilare di un campo di aglio Raccolta ed essicazione La raccolta avviene da metà giugno fino a tutto luglio e varia a seconda del tipo di commercializzazione: agli verdi o freschi, semisecchi, secchi. Se non viene commercializzato subito dopo la raccolta come prodotto fresco (max entro cinque giorni), l’aglio deve subire un’essiccazione che può avvenire in pieno campo, lasciando l’aglio al sole per un periodo variabile da cinque a dieci giorni; oppure in azienda, ponendo l’aglio per un periodo variabile da 10 a 30-40 giorni su bancali in legno al riparo dall’umidità, in modo che il processo di essiccazione sia più lento e tutte le sostanze di riserva possano accumularsi lentamente nel bulbo. In alternativa si può anche optare per sistemi di essiccazione forzata a mezzo di ventilazione. 43 Ricerca e sperimentazione Cer ANALISI Mais: maggiore produttività con l’irrigazione a manichetta? Irrigazione con una manichetta ogni due file di mais STEFANO ANCONELLI Consorzio Cer, Bologna DANTE TASSI Azienda Sperimentale “V. Tadini” Podenzano (Pc) ROBERTO REGGIANI, SANDRO CORNALI Azienda Sperimentale “Stuard” San Pancrazio (Pr) Le prime prove in campo hanno dimostrato una buona potenzialità di questa tecnica che si può affiancare ai tradizionali sistemi ad aspersione L’ uso sostenibile dell’acqua, soprattutto in termini quantitativi, costituisce una vera e propria sfida per i gestori delle risorse idriche, alla luce di fenomeni globali come i cambiamenti climatici e gli sviluppi demografici. Dal rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente sullo stato delle acque emergono tendenze preoccupanti che indicano un aumento della scarsità e dello stress idrico, fenomeni che secondo le previsioni interesseranno nel 2030 circa la metà dei bacini fluviali dell’Ue. Per fare fronte a queste due problematiche, tra le priorità dell’agricoltura europea e di quella regionale un posto di primo piano spetta all’uso efficiente dell’acqua che consenta un risparmio idrico e, di conseguenza, anche energetico. La necessità di ridurre il consumo di acqua in agricoltura è fortemente evidenziata nel Piano di tutela delle acque della Regione Emilia-Romagna, esigenza richiamata anche nei documenti strategici per la definizione del nuovo Psr 2014-2020. Aumentano le necessità irrigue Anche nella nostra regione sono ormai evidenti gli effetti del cambiamento climatico in atto: i dati 44 dell’ultimo decennio, rispetto al periodo 19611990, indicano una diminuzione delle piogge estive di circa 50-100 mm e un incremento delle temperature, specie nei valori massimi, con conseguente aumento di evapotraspirazione potenziale di altri 50100 mm: sommando i dati si arriva un aumento del deficit idrico di 100-200 mm (1.000-2.000 m3/ha), corrispondente a un ampliamento delle necessità irrigue di circa il 20-25%, con sensibili incrementi di spesa energetica per gli agricoltori, ammesso di avere sufficiente disponibilità di fonti idriche. Le situazioni di siccità carenza idrica sofferta in alcuni territori hanno da diverso tempo orientato le attività di ricerca e sperimentazione verso l’utilizzo di sistemi di irrigazione sempre più efficienti, in quanto l’apporto di acqua tramite pioggia è sempre più limitato. L’adattamento in corso ha coinvolto anche i metodi irrigui impiegati, con un marcato passaggio da sistemi a bassa efficienza verso quelli più efficienti, quindi in grado di favorire un uso più attento ed oculato delle risorse idriche. Un grande segnale di sensibilità ambientale degli operatori agricoli dell’Emilia-Romagna, oltre che di capacità di adattamento al cambiamento climatico, è rappresentato dal progressivo incremento della microirrigazione, che ha visto aumentare GIUGNO 2014 negli ultimi decenni del 65% le superfici irrigate con tali sistemi. Anche nel caso del mais l’irrigazione efficiente e uniforme tipica di un impianto microirriguo a goccia potrebbe essere in grado di garantire elevate produzioni, esaltando la resa della coltura, con un contenimento dei consumi idrici ed energetici. L’introduzione delle ali gocciolanti integrali, con i punti goccia incorporati all’interno del tubo, ha consentito la diffusione della microirrigazione, un tempo limitata alle sole colture arboree da frutto, anche alle colture erbacee, soprattutto piante industriali, orticole o comunque seminate a filari (sarchiate in generale). Anche il pomodoro è ormai oggi diffusamente irrigato a goccia, mentre per il mais è sorto un certo interesse per tale tecnica solo negli ultimi anni. Per irrigare queste colture erbacee vengono oggi comunemente utilizzate soprattutto ali gocciolanti di tipo leggero, a cartella sottile e impiego annuale (manichette), con punti goccia molto ravvicinati (generalmente da 15 a 40 centimetri), portate di 0,8-2 litri/ora e basse pressioni di esercizio, 0,7-1,5 bar. La transitabilità degli appezzamenti da parte dei trattori è garantita dall’impiego di condotte di testata flosce (lyflat). Le linee microirrigue vengono posizionate sul terreno prima dell’inizio della stagione irrigua, in genere dopo la sarchiatura, e poi recuperate prima della raccolta del prodotto, utilizzando macchinari appositi. Nel caso del mais ricorrere a un’ala per ogni fila di coltura implicherebbe un impiego di 13-14 km di manichetta per ettaro, a causa delle esigue distanze tra le file (0,7-0,75 m), con ingenti costi di impianto e smaltimento del materiale plastico. Pertanto le prime esperienze di mais irrigato a manichetta sono state fatte utilizzando un’ala gocciolante ogni due file di coltura, con un interasse di 1,4-1,5 metri, il che garantisce l’apporto idrico localizzato solo da una parte dell’apparato radicale (vedi foto pagina precedente). Miglioramenti sostanziali con la semina a file binate Un miglioramento sostanziale dell’applicazione del metodo microirriguo si può ottenere introducendo la semina del mais a file binate, in modo da posizionare l’ala al centro della bina, quindi più vicina alle piante accoppiate, garantendo una bagnatura ottimale. Le prime GIUGNO 2014 Produzione di granella Graf. 1 Az. Stuard (Pr): resa in granella al 14% di umidità, rilevata nel 2013 in funzione dei trattamenti irrigui (le lettere diverse indicano differenze statisticamente significative a P < 0,01) esperienze condotte su mais da granella e da biomassa hanno mostrato anche una benefica influenza sull’architettura delle piante, che prendono più luce dal lato tra una bina e l’altra, il che garantisce maggiore efficienza fotosintetica e, quindi, un incremento di resa finale. La messa a punto della tecnica microirrigua sul mais potrebbe portare a un notevole miglioramento dell’efficienza d’uso dell’acqua, specie in annate con condizioni di clima arido e assenza di significative precipitazioni estive come quelle recenti. Ciò perché questo metodo, grazie a brevi turni irrigui, è in grado di conservare bassi livelli di tensione dell’acqua nel terreno, permettendo quindi all’apparato radicale di utilizzare l’acqua con il minor lavoro possibile, a beneficio dell’efficienza produttiva. Anche il contenimento della deriva del vento durante il lancio e l’assenza di bagnatura della parte aerea, con conseguente perdita per evaporazione dal tetto della vegetazione, dovrebbero garantire un certo risparmio idrico, riducendo anche il rischio di fitopatie, minori attacchi fungini e il contenimento dello sviluppo di micotossine. Questo aspetto è di grande attualità, seppure ancora controverso e pertanto oggetto di studio: in precedenti esperienze condotte dal Cer l‘irrigazione ad aspersione ha mostrato che l’effetto dilavante sulle larve di piralide che si può ottenere con l’irrigazione a pioggia può contenere gli attacchi del parassita, spesso veicolo di infestazioni da micotossine, cosa non possibile con l’irrigazione a manichetta. L’attività sperimentale nel 2013 Le prime sperimentazioni condotte dal Cer hanno consentito di ottenere elevate produzioni, analoghe al metodo dell’aspersione, con una buona efficienza d’uso dell’acqua e soprattutto 45 Ricerca e sperimentazione ANALISI Produzione di granella Graf. 2 Az. Tadini (Pc): resa in granella al 14% di umidità, rilevata nel 2013 su due ibridi classe 500, in funzione dei trattamenti irrigui (le lettere diverse indicano differenze statisticamente significative a (P < 0,01)) dell’azoto, con l’impiego della fertirrigazione. Nel 2013 sono state avviate delle prove specifiche, coordinate dal Cer e in collaborazione con le aziende sperimentali “Tadini” e “Stuard”, per verificare le opportunità di risparmio idrico legate all’impiego dell’irrigazione a manichetta sul mais. Nell’azienda Stuard, nel Parmense, sono stati confrontati, su tre ibridi di classe FAO 500, due sistemi irrigui - rotolone e manichetta ogni due file di mais, a 140 cm, con dosi diverse di restituzione idrica, corrispondenti rispettivamente allo 0%, al 75% e al 100% dell’evapotraspirazione della coltura. Nell’azienda Tadini, nel Piacentino, oltre al confronto tra i due sistemi irrigui con la semina tradizionale, con interasse di 70 cm, è stata testata anche una semina del mais a file binate, con interasse tra le bine di 140 cm e distanza delle file accoppiate nella bina di 50 cm, con l’ala posizionata al centro della bina; pertanto senza variare l’interasse delle ali gocciolanti e la pluviometria conseguente. Le irrigazioni sono state gestite seguendo il modello di bilancio idrico Irrinet, uno dei supporti previsti dai disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna: i turni e i volumi irrigui sono stati differenziati per i metodi a confronto: mediamente 30-40 mm ogni 7-10 giorni e 10-15 mm ogni 2-3 giorni per la micro-irrigazione. I risultati delle prove Entrambe le prove irrigue sul mais, pur in un solo anno di sperimentazione, hanno messo in evidenza la buona potenzialità dell’irrigazione a manichetta, da affiancare all’irrigazione classica ad aspersione: anche se le rese con l’irri46 gazione a goccia non sono risultate superiori all’aspersione con la piena restituzione dei consumi, nella prova condotta nel Parmense è stato possibile ridurre gli apporti idrici del 25%, senza decrementi di resa rispetto all’irrigazione ad aspersione a dose piena (graf. 1 a pag. 45). La stessa riduzione dei volumi d’acqua con l’irrigazione a pioggia ha portato invece ad un calo significativo di prodotto (-15%). Le prime esperienze condotte nell’azienda Tadini hanno evidenziato un significativo incremento di resa ottenuto dall’interazione tra tecnica colturale a fila binata, irrigazione a manichetta e ibrido performante, rispetto alla semina tradizionale a file semplici: tale risultato è stato rilevato infatti solo su uno dei due ibridi impiegati nella prova sperimentale, quello più adatto a garantire una buona risposta all’irrigazione (graf. 2). Entrambe le prove saranno replicate nel prossimo biennio. Questi primi risultati lasciano presupporre che la diffusione su larga scala dell’irrigazione a manichetta sul mais, vista la grande estensione delle superfici investite a questa coltura, potrebbe portare a un sensibile risparmio idrico (ed energetico, viste le minori pressioni di esercizio necessarie). Per contro potrebbero sorgere nuovi problemi legati allo smaltimento della plastica, in quanto la tendenza è quella di usare manichette usa e getta, solitamente impiegate per una sola stagione irrigua. L’andamento meteorologico del 2013 non ha determinato condizioni critiche per lo sviluppo delle micotossine: non sono pertanto emerse quelle differenze nell’azione di contenimento che ci si poteva attendere mettendo a confronto i diversi metodi irrigui; differenze, legate alla bagnatura o meno della vegetazione. GIUGNO 2014 Ricerca e sperimentazione GESTIONE IRRIGUA Resistenza allo stress idrico dei portinnesti del pero I risultati di uno studio triennale nel Ferrarese confermano che impianti super-fitti causano una diminuzione della pezzatura dei frutti, con conseguente calo della resa commerciale frutteti è ormai irrigato, mentre 10 anni prima lo era solo il 60%, con un evidente passaggio da sistemi a bassa efficienza verso metodi più efficienti, come dimostra il progressivo incremento della micro-irrigazione, che ha visto aumentare del 65% le superfici interessate da tali sistemi negli ultimi 10 anni. Le conseguenze del cambiamento climatico Il cambiamento climatico in atto e la crescente variabilità da un’annata all’altra sta tuttavia rendendo sempre più problematica l’individuazione tempestiva da parte degli agricoltori del momento più adatto per l’inizio della stagione irrigua e la corretta gestione delle irrigazioni, in particolare per coloro che adottano la micro-irrigazione. I problemi possono in parte essere superati grazie ad un ottimale dimensionamento degli impianti a goccia esistenti, in molti casi automatizzati e progettati con una pluviometria tale da restituire, nell’arco della giornata, 4-5 mm di acqua al massimo, considerando la rotazione dei vari settori dell’impianto. Ciò era corretto considerando l’evapotraspirazione che si registrava fino a qualche anno fa, ma le ultime stagioni hanno visto aumentare sensibilmente i consumi di picco delle colture arboree fino a 6-7 mm Cer I n Emilia-Romagna si stima che oltre il 75% dei 23 mila ettari coltivati a pero sia irrigato, con un consumo complessivo valutato in oltre 45 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. Le ragioni del deciso incremento delle superfici a pero irrigate sono da ricondursi all’impiego di portinnesti poco vigorosi, oltre all’incremento della densità delle piante, alla pratica del “taglio delle radici” ed alla diffusione dell’inerbimento interfilare; fattori che hanno portato ad un minore sviluppo ed efficienza degli apparati radicali e ad un deciso incremento della superficie fogliare traspirante del frutteto, rendendo le piante meno capaci di sfruttare le riserve idriche naturali del terreno e, quindi, più dipendenti dagli apporti artificiali d’acqua. A tutto ciò si aggiungano gli effetti del cambiamento climatico in corso, con periodi siccitosi prolungati sempre più frequenti alternati ad eventi piovosi di notevole intensità, ma troppo concentrati nel tempo, così da rendere meno benefici gli apporti di pioggia. Sulla base di queste considerazioni è stato calcolato che nell’ultimo decennio, rispetto al periodo 1961-1990, le necessità irrigue della coltura siano aumentate di circa il 20-25%. Ciò ha comportato la modifica degli orientamenti riguardo i sistemi irrigui più comunemente impiegati: dai dati del censimento 2010 emerge che quasi il 90% dei Cer STEFANO ANCONELLI, DOMENICO SOLIMANDO Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo, LUCA CORELLI GRAPPADELLI, LUIGI MANFRINI Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna FABIO GALLI, DENIS VERZELLA Fondazione Fratelli Navarra, Ferrara Da sinistra: pero allevato a fusetto a confronto con un impianto super-fitto 48 GIUGNO 2014 al giorno, rendendo spesso insufficienti i volumi irrigui standard fissati in precedenza; la restituzione soltanto parziale dei consumi, specie nel bimestre luglio-agosto, periodo in cui si ha il massimo accrescimento dei frutti, può portare a basse rese, con un prodotto di scarsa pezzatura. La prolungata assenza di precipitazioni e la conseguente necessità di continui apporti irrigui localizzati può inoltre provocare un eccessivo compattamento del terreno, in particolare in quelli con una forte componente limosa, un aumento della salinità nella zona umettata con la micro-irrigazione se si adotta la fertirrigazione, oppure perdite per percolazione sotto i gocciolatori. Queste criticità stanno spingendo molti tecnici, specie nell’areale ferrarese, a consigliare, per i nuovi impianti, un ritorno all’irrigazione ad aspersione (o come ottimale il doppio impianto), che è in grado di garantire una più tempestiva restituzione irrigua ed un effetto climatizzante conseguente alla bagnatura diretta dei frutti (con positive influenze, per esempio, anche legate al lavaggio della psilla sulle pere). Per questi motivi, indipendentemente dal metodo adottato, occorre comunque garantire una corretta gestione irrigua: il lavoro di ricerca scientifica sull’irrigazione ed il risparmio idrico portato avanti dal Cer negli ultimi 50 anni ha permesso di mettere a punto il sistema esperto Irrinet che è in grado di consigliare all’agricoltore l’esatto momento in cui intervenire ed il corretto volume d’adacquata (quando e quanto irrigare, in funzione del sistema irriguo scelto). La scelta dell’impianto Altri aspetti da tenere in considerazione sono la scelta del portinnesto e la densità di impianto: queste tematiche sono state affrontate con particolare attenzione in un triennio di sperimentazioni condotte dal Cer all’interno del progetto Ager Innovapero (grant n° 2010-2107) in collaborazione con il gruppo di ricerca di Ecofisiologia degli alberi da frutto del dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Bologna. Le prove in campo sono state effettuate presso l’azienda agricola dimostrativa “Fondazione per l’Agricoltura Fratelli Navarra”, situata a Malborghetto di Boara (Fe). La ricerca ha avuto lo scopo di valutare l’effetto della riduzione degli apporti irrigui sulle performance fisiologiche ed agronomiche della cultivar Abate Fétel innestata su quattro differenti portinnesti e con diverse densità di impianto (vedi foto 1): MC (12.000 piante/ha a V), Sydo, Adams ed MH (3.800 piante/ha a fusetto), sottoposti a quattro livelli di irrigazione decrescenti, cioè rispettivamente 100%, GIUGNO 2014 50%, 25% e 0% del bilancio idrico calcolato con il modello Irrinet, che già tiene conto del regime di deficit di irrigazione controllato (Rdi). Quanto incide l’irrigazione L’irrigazione si è confermata una pratica imprescindibile per tutti i portinnesti, in grado di garantire un significativo incremento di resa commerciale, legata sostanzialmente ad un aumento della pezzatura dei frutti, rispettivamente dell’82%, del 38% e del 14% della tesi a piena restituzione rispetto allo 0,25% e al 50% ETc. Tra i portinnesti confrontati MH è sembrato quello più produttivo, anche se in misura non significativa, in particolare alle dosi maggiori di restituzione idrica, 50% e 100% ETc. In generale tale portinnesto si è dimostrato anche meno suscettibile a restrizioni idriche rispetto agli altri, non avendo fatto riscontrare differenze statisticamente significative tra il 50% e il 100% ETc. I dati produttivi medi dei trattamenti irrigui del triennio hanno inoltre evidenziato che il cotogno C, abbinato a forme di allevamento e impianti super fitti (12.000 piante/ha), deprime la pezzatura in misura significativa rispetto agli altri portinnesti, con un conseguente calo di prodotto commerciale (vedi grafico sopra). La ragione va ricercata probabilmente nell’eccessivo carico di frutti, superiore del 25% rispetto agli altri confronti (più di 20 frutti/pianta x 12.000 piante/ha, contro i 45-50 frutti/pianta per 3.800 piante dei fusetti), che provoca un’inevitabile situazione di sofferenza in frutti che non possono ricevere un adeguato sostegno dalla pianta, poiché soggetti a limitazione nella capacità di fissazione fotosintetica; tale carica (di frutti) potrebbe richiedere maggiori apporti idrico-nutrizionali, forse non compatibili con una pericoltura sostenibile. Rese commerciali medie (frutti di diametro maggiore di mm) dei quattro portinnesti a confronto (a lettere diverse corrispondono differenze significative a P < ,) 49 Ricerca e sperimentazione Crpa ENERGIE RINNOVABILI Sorgo per produrre biogas: le cultivar più performanti ALDO DAL PRÀ Crpa Spa, Reggio Emilia ALESSANDRA IMMOVILLI, ROBERTO DAVOLIO FCSR, Reggio Emilia ROBERTO REGGIANI Azienda Agraria Sperimentale Stuard, Parma I risultati di una prova sulle caratteristiche bio-morfologiche delle piante, la produttività in termini di sostanza secca e la composizione della biomassa I l sorgo sta diventando una coltura importante per la produzione di biomassa perché può adattarsi a condizioni di limitata disponibilità idrica, rendendo possibile la produzione di energia da fonti rinnovabili in aree dove le colture tradizionali sono meno remunerative. La selezione varietale, il miglioramento delle tecniche colturali ed una versatile utilizzazione (alimentazione animale, digestori anaerobici e centrali termoelettriche a combustione) fanno del sorgo una coltura di indubbio interesse, tanto che alcune importanti aziende sementiere hanno raccolto l’invito a partecipare ad una prova di confronto varietale svolta nel 2013 presso l’Azienda agraria sperimentale Stuard di Parma. Quali modalità La sperimentazione ha riguardato, oltre alle caratteristiche bio-morfologiche delle piante, la produttività in termini di sostanza secca (SS) e le analisi sulla composizione del trinciato, indagini eseguite dal Crpa impiegando la tecnica Nirs (Near infrared reflectance spectroscopy). Per la prova sono state utilizzate 16 cultivar (vedi tab. 1), fornite da sei 50 aziende che le commercializzano come prodotti da trinciato per biogas, appartenenti a diversi ideotipi di sorgo e per questo con caratteristiche morfologiche differenti. A causa della semina ritardata (21 giugno 2013) e ostacolata dalle continue piogge primaverili, si è operato in condizioni di secondo raccolto e sono stati eseguiti tre interventi di irrigazione di 15 mm ciascuno: alla semina, ad inizio luglio e ad inizio agosto. Alla sarchiatura sono state distribuite 100 unità di azoto per ettaro (nitrato di ammonio). Il disegno sperimentale è stato realizzato a blocchi randomizzati con tre ripetizioni per materiale. I dati produttivi e qualitativi ottenuti sono stati elaborati con il sistema GLM-GEN di IBM® SPSS® Statistics, con separazione delle medie con analisi cluster secondo il test di Scott-Knott (p≤0,05). Sedici varietà prese in esame Le piante hanno cominciato a fiorire ad inizio settembre con le cultivar Mithril e Nutri Honey. Buldozer è stata l’ultima a fiorire (12 ottobre), mentre Jumbo Star non ha raggiunto la spigatura. La raccolta dei materiali è stata effettuata scalarGIUGNO 2014 TAB. 1 – SORGO DA BIOGAS: CULTIVAR, IDEOTIPI E CARATTERISTICHE BIO-MORFOLOGICHE Cultivar Tipologia Ideotipo da catalogo Referente commericiale Dose di semina (semi/m2) Data inizio fioritura Data raccolta Altezza media (m) Argensil BxB Foraggero monosfalcio Apsovsementi 35 16 sett. 26 sett. 2,6 Argensor BxZ Zuccherino Apsovsementi 35 16 sett. 26 sett. 2 Asolo Tris M Foraggero monosfalcio Padana sementi elette 22 30 sett. 3 ott. 2,2 BxB Foraggero monosfalcio Società italiana sementi 35 30 sett. 11 ott. 2,2 Autan BMR 333 BxS Foraggero monosfalcio Società italiana sementi 22 9 ott. 17 ott. 2,9 Buldozer BxB Fibra KWS 18 12 ott. 17 ott. 3,6 Freya BxS Foraggero monosfalcio KWS 22 3 ott. 18 ott. 3,7 Harmattan BxB Foraggero monosfalcio Syngenta 25 5 sett. 18 sett. 2,1 Jumbo Star BxS Foraggero multisfalcio Padana sementi elette 22 Non spigato 17 ott. 2,7 Mithril BxS Foraggero multisfalcio Continental semences 75 2 sett. 18 sett. 2,9 Nutri Honey BxS Foraggero multisfalcio Continental semences 75 2 sett. 18 sett. 2,9 Roce BxB Zuccherino Società italiana sementi 25 22 sett. 11 ott. 2,6 SUCRO506 BxB Zuccherino Syngenta 18 6 ott. 11 ott. 3,5 Surgo BxB Foraggero monosfalcio Sivam 40 25 sett. 11 ott. 2 Sweet-California BXS Zuccherino Sivam 35 16 sett. 26 sett. 2,5 Tarzan BxB Fibra KWS 18 30 sett. 17 ott. 4 Crpa Legenda: B = bicolor; S = sudanese; Z = zuccherino; M = bicolor x bicolor ibrido zuccherino BMR mente, quando ciascuna cultivar ha raggiunto il grado di maturazione latteo-cerosa. Harmattan, Mithril e Nutri Honey hanno completato il ciclo emergenza/raccolta in 77 giorni. Le ultime cultivar raccolte sono state: BMR 333, Buldozer e Freya; Jumbo Star, che non ha spigato, è stata comunque raccolta con le ultime. GIUGNO 2014 La produzione media di biomassa fresca (vedi tab. 2) si è attestata su 57,45 t/ha, con un tenore di sostanza secca mediamente pari al 22,3%. La produzione di sostanza secca è stata in media di 12,67 t/ha, valore piuttosto basso e condizionato dalla tardiva messa a dimora del seme. Le biomasse ottenute sono state caratterizzate per la loro composizione, di cui viene riportata quella riguardante i carboidrati, strutturali (NDF) e non strutturali (amido e zuccheri). I contenuti di proteine (media 5,44 % SS) e ceneri (media 7,15% SS) sono molto simili tra i diversi materiali e le differenze tra le medie non sono statisticamente significative. L’analisi statistica distingue le cultivar per produzione di sostanza secca e quantità di carboidrati strutturali (NDF): salvo Autan e BMR 333, tra gli ideotipi più produttivi si collocano quelli anche con una maggiore quantità di fibra (sia come fibra neutrodetersa - NDF - sia come fibra acidodetersa -ADF), in particolare i materiali che hanno mostrato taglia molto elevata. I parametri utilizzati La quantità di fibra è importante ai fini energetici, così come la sua disponibilità ad essere utilizzata dai microrganismi. I parametri analitici che indicano la disponibilità della fibra alla fermentazione sono l’ADL (comprende lignina, azoto legato alla 51 Ricerca e sperimentazione ENERGIE RINNOVABILI TAB. 2 – SORGO DA BIOGAS: RISULTATI PRODUTTIVI E QUALITATIVI DELLA PROVA EFFETTUATA PRESSO L’AZIENDA SPERIMENTALE STUARD* Cultivar Produzione di biomassa fresca (t/ha) Sostanza secca (%) Produzione di sostanza secca (t/ha) NDF (% SS) ADF (% SS) ADL (% SS) Amido (% SS) Zuccheri (% SS) Argensil 58,2 b 21,4 c 12,3 b 52,1 b 33,8 b 3,7 d 7,8 b 15,7 Argensor 54,5 b 22,1 c 11,8 b 53,4 b 34,6 b 4,2 c 7,8 b 13 Asolo Tris 57,5 b 21,3 c 12,2 b 52,8 b 34,2 b 3,5 d 5,5 c 14,1 Autan 50,4 b 20 d 10,1 b 56 a 36,3 a 4,5 a 4,6 c 14,1 BMR 333 67,2 a 22,2 c 15 a 51,1 b 33,9 b 3,7 d 5,6 c 18 Buldozer 66,2 a 22,5 c 14,8 a 61,4 a 40,9 a 5,2 a 4,3 c 11,6 Freya 45,6 b 28,2 a 12,9 b 56,9 a 38,1 a 4,8 a 9,3 a 11,2 Harmattan 53,9 b 17,5 d 9,3 b 53,7 b 34,7 b 3,8 d 7,5 b 11 Jumbo Star 78,6 a 19,2 d 15,1 a 56,9 a 37 a 4,5 a 4,2 c 14,2 Mithril 45,2 b 24,6 b 11 b 51,7 b 34,3 b 4,1 c 10,7 a 14,3 Nutri Honey 51,7 b 24,0 b 12,4 b 51,2 b 33,7 b 4,1 c 11,4 a 14,2 Roce 72,8 a 19,3 d 10,3 b 51 b 32,3 b 4,0 c 7,3 b 18,5 SUCRO506 72,8 a 22,9 c 16,7 a 58,7 a 38,9 a 5,2 a 5,3 c 13 Surgo 52,8 b 23,9 b 12,5 b 51,5 b 34,2 b 4,3 c 7b 17,9 Sweet-California 45,3 b 20 d 8,8 b 52,6 b 33,1 b 2,9 e 6,4 c 13,6 Tarzan 63,4 a 27,7 a 17,9 a 55,6 a 38,6 a 5,3 a 7,6 b 15,3 Media 57,4 22,3 12,67 54,16 35,54 4,22 7,01 14,36 * separazione delle medie con analisi cluster secondo il test di Scott-Knott (p ≤ 0,05) lignina e silice) e l’NDF indegradabile (iNDF). La lignina è un polimero di composti fenolici che è parte della parete cellulare, ma non è un carboidrato. Incrosta soprattutto la cellulosa, rendendola resistente alle sollecitazioni meccaniche, ma al contempo ne limita l’attacco batterico, così come per alcune proteine e pectine. Una migliore espressione del livello di utilizzazione della fibra è data dalla determinazione della degradabilità in vitro dell’NDF: esponendo un campione a NDF noto alla degradazione batterica per 240 ore si ottiene l’NDF che residua, cioè indegradato (iNDF). Il valore medio di iNDF per le cultivar in prova è stato del 13,66% della SS, con gli ideotipi da fibra (Tarzan e Buldozer) che hanno fatto registrare i valori più alti (17,72% SS) e diversi statisticamente da tutti gli altri. In questa prova, come in altri casi, si osservano andamenti diversi del dato iNDF rispetto all’ADL, il quale mostra un ventaglio di valori più diversificato tra cultivar, con quelli più elevati nei sorghi da fibra. Infine alcune osservazioni sui carboidrati non strutturali, amido e zuccheri. A fronte di una media di 7,01% della SS, il contenuto di amido varia molto tra gli ideotipi e anche entro il gruppo dei sorghi foraggeri multisfalcio; alcuni di questi si attestano su livelli importanti di ami52 do (sino all’11,4% di SS) e di amido + zuccheri (20-25% SS). I diversi ideotipi Anche se quella illustrata è una singola prova di confronto tra cultivar di sorghi afferenti a diversi ideotipi e condotta in un anno con notevoli problematiche (semina molto tardiva), sia i dati produttivi, sia quelli compositivi mostrano caratteristiche specifiche delle singole tipologie di pianta, ma anche differenze tra sorghi dello stesso ideotipo. I sorghi da fibra spiccano in termini di quantità di sostanza secca prodotta, costituita soprattutto da carboidrati di struttura (NDF). La fibra però può avere una diversa resa energetica a seconda della sua degradabilità (iNDF) e dell’incrostazione da lignina (ADL). Nella prova la componente amilacea è risultata diversa tra le varie cultivar, anche in materiali indicati con lo stesso ideotipo. Questi risultati, da considerare certamente preliminari e parziali, andranno confermati e completati attraverso nuove sperimentazioni e misure dirette delle rese energetiche (potenziale metanigeno, BMP), ma aprono la prospettiva di diversificare la scelta dell’ideotipo di sorgo in base agli obiettivi produttivi. GIUGNO 2014 Novità dalla ricerca A cura di MARIA TERESA SALOMONI, Proambiente, Tecnopolo Cnr, Bologna e NICOLA DI VIRGILIO, Ibimet - Cnr, Bologna ATTRARRE LE API SELVATICHE PUÒ ESSERE UN INVESTIMENTO PER LE AZIENDE AGRICOLE GRAZIE ALLA RICERCA LE FOGLIE DI LATTUGA VIVONO PIÙ A LUNGO Una ricerca pubblicata sul Journal of Applied Ecology riporta che un campo di 10 ettari a mirtilli ha avuto un incremento di produttività pari al 10-20% grazie alla conversione di un terreno marginale adiacente in campo fiorito. Infatti dopo due anni di piantagione stabile del campo di fiori è stato riscontrato un aumento nel numero di api selvatiche, diventate due volte più numerose rispetto a quelle presenti nei campi di controllo. L’abbondanza di api selvatiche ha determinato un maggior numero di fiori impollinati e anche mirtilli più grandi e con più semi. Investire in habitat che attraggono questi insetti nelle aziende agricole non è quindi solo un approccio efficace per aiutare a migliorare l’impollinazione delle colture, ma può anche ripagare l’investimento nell’arco di pochi anni. I ricercatori dell’Università di Southampton hanno contribuito a produrre insalate con una shelf-life molto lunga, in quanto meno suscettibili ai danni dovuti ai processi di raccolta, trasporto, lavaggio e imballaggio. I ricercatori hanno osservato che le foglie che presentano una durata di vita maggiore sono quelle più piccole e più dure, caratterizzate da cellule a loro volta più piccole e fortemente ravvicinate fra loro. Alla luce di questa scoperta i ricercatori hanno individuato i geni responsabili di questa ben gradita caratteristica, promuovendo un programma di selezione per tali caratteristiche genetiche. Inoltre, diminuendo del 20% l’irrigazione si ha un ulteriore miglioramento delle performance in termini di shelf-life, con un indubbio vantaggio ambientale ed economico per l’azienda. Titolo originale: Flower plantings increase wild bee abundance and the pollination services provided to a pollinationdependent crop Titolo originale: Lettuce rejoice! Scientists grow longer lasting salad Autori: Brett R. Blaauw et al. Fonte: University of Southampton; www.sciencedaily.com, Fonte: Journal of Applied Ecology, 2014 10 aprile 2014 In uno studio condotto presso Helmholtz Zentrum di München, è stato scoperto che l’applicazione ripetuta di letame contaminato con antibiotici cambia la composizione dei batteri nel terreno, portando a una diminuzione dei batteri benefici del suolo, con conseguente riduzione della fertilità e, nel lungo periodo, delle rese delle colture. Inoltre, contemporaneamente alla diminuzione di batteri utili per il suolo, gli scienziati hanno riscontrato, nelle condizioni sperimentali dello studio, un’aumentata presenza di microbi nocivi per l’uomo, con conseguenze di vasta portata per la salute umana. Dal momento che gli antibiotici sono in alcuni Paesi comunemente usati in zootecnia, le implicazioni sanitarie per le aree agricole fertilizzate con il letame da questi allevamenti sono di grande interesse. Titolo originale: Dynamics of Soil Bacterial Communities in Response to Repeated Application of Manure Containing Sulfadiazine Autori: Guo-Chun Ding et al. Fonte: PLoS ONE, 2014; 9 (3): e92958 PROVE DI CAMPO CON PIANTE OGM PER PRODURRE OLIO DI PESCE Dopo 10 anni di lavoro i ricercatori del Centro di ricerca Rothamsted nell’Hertfordshire, in Inghilterra, sono riusciti a crescere con successo e in condizioni di laboratorio piante di camelia ingegnerizzate i cui semi sono stati geneticamente modificati per produrre oli di pesce. Ora il dipartimento di Environment, Food and Rural Affairs (Defra) ha dato il via libera per la sperimentazione in campo, nella speranza di ottenere dalle piante di camelia un olio ricco di acidi grassi polinsaturi omega–3 che possa essere usato sia come cibo per i pesci di allevamento, minimizzando in questo modo il forte impatto ambientale dovuto alla produzione di farine di pesce, sia come integratore o additivo nell’alimentazione umana. UNA SOLUZIONE VINCENTE: COLTIVARE NELLE CENTRALI FOTOVOLTAICHE Dalla Stanford University arriva la proposta di un modello di centrale fotovoltaica “agricola” in cui i pannelli solari e le coltivazioni sono integrati con il fine di risparmiare acqua. Infatti nelle centrali fotovoltaiche la manutenzione dei pannelli fotovoltaici prevede l’utilizzo di molta acqua per rimuovere la polvere e lo sporco, garantendone così la massima efficienza. Posizionando le colture sotto i pannelli solari queste trarrebbero giovamento del deflusso delle acque utilizzate per la pulizia degli stessi, favorendo in questo modo anche l’ottimizzazione degli spazi. Di contro, le radici delle piante contribuirebbero ad ancorare il suolo e, assieme al fogliame, a ridurre la diffusione di polvere. Considerando che molte centrali fotovoltaiche operano in regioni soleggiate e aride, inospitali per la maggior parte delle colture alimentari, questo approccio di co-locazione è stato ipotizzato per l’agave, ad esempio, una pianta che vive bene a temperature elevate e in terreni poveri, utilizzabili per produrre bioetanolo. Titolo originale: Win-win situation: growing crops on photovoltaic farms Autori: Ker Than Fonte: Stanford University, www.sciencedaily.com, 9 aprile 2014 Wikimedia GLI ANTIBIOTICI NEL LETAME RIDUCONO LA PRESENZA DI BATTERI NEL TERRENO Autori: University of Southampton. Titolo originale: Trial of GM plants to help fight heart disease given go-ahead Autori: The Guardian, Press association Fonte: www.theguardian.com, 17 aprile 2014 54 GIUGNO 2014 Cambiamenti climatici TELERILEVAMENTO Con iCOLT 2014 le previsioni irrigue per l’estate Con il modello Criteria è possibile stimare i fabbisogni e organizzare al meglio le attività agricole. Fino ad agosto temperature e precipitazioni nella media stagionale A nche quest’anno Arpa ha previsto a giugno le esigenze irrigue estive delle colture in Emilia-Romagna. Grazie al particolare anticipo fenologico dell’annata, è stato possibile fornire una prima proiezione già da maggio. Entrambe le previsioni indicano irrigazioni estive nella media, comprese tra 450 e 700 milioni di metri cubi, con un valore mediano di circa 600 milioni di metri cubi. Il nuovo clima che caratterizza la regione da qualche anno non solo è più caldo rispetto ad un tempo ma è anche più variabile. In queste condizioni è utile disporre di sistemi di previsione “climatica” che ci consentano di gestire la variabilità organizzando meglio e in anticipo le attività agricole e quelle ad esse collegate. In questo senso iCOLT (irrigazione e classificazione delle colture in atto tramite telerilevamento) è un’attività operativa originale svolta dal settore agrometeorologia territorio e clima di Arpa che prevede prima dell’estate le esigenze irrigue estive delle colture a livello regionale e consortile, passando attraverso diverse fasi di lavoro: la mappatura da satellite delle colture in atto, l’emissione di previsioni stagionali e la valutazione dei consumi idrici potenziali attesi mediante il modello di bilancio idrico Criteria. L’analisi riguarda le zone agricole di pianura dell’Emilia-Romagna e quest’anno ha interessato un’area di oltre 802mila ettari. I principali destinatari dell’attività sono i Consorzi di bonifica dell’Emilia-Romagna, gli enti regionali e, in situazioni di criticità, gli enti preposti alla gestione delle emergenze idriche. Quest’anno, grazie all’anticipo fenologico delle colture agrarie causato da un inverno con temperature molto miti, è stato possibile mappare le colture in atto già alla fine di aprile e pertanto sono state prodotte previsioni irrigue anche per il trimestre maggio-luglio. Wikimedia GIULIA VILLANI, WILLIAM PRATIZZOLI, ANDREA SPISNI, SARA MASI, VALENTINA PAVAN, FAUSTO TOMEI, VITTORIO MARLETTO Servizio Idro-Meteo-Clima, Arpa Emilia-Romagna 56 GIUGNO 2014 La mappa delle colture L’attività iCOLT prevede prima di tutto la cartografie delle colture, raggruppate in macroclassi agrarie, partendo da una serie temporale di immagini da satellite. L’attività cartografica si è conclusa a fine marzo, grazie all’anticipo fenologico del grano e alle buone condizioni meteo di metà mese. L’individuazione delle tre macro-classi (colture estive potenzialmente irrigue, colture autunno-vernine non irrigue, foraggere) è stata eseguita a partire da tre immagini da satelliti UK-DMC2 e Deimos-1, a risoluzione spaziale intermedia (22 m), acquisite tra ottobre 2013 e marzo 2014, con l’aggiunta di un’immagine in novembre relativa al comprensorio riminese. Tutte le immagini erano prive di nubi e la superficie complessivamente classificata è stata di circa 802,528 ettari, con un’accuratezza superiore al 90%. La figura a fianco presenta il risultato della campagna di telerilevamento del 2014, suddivisa per consorzi di bonifica. In generale, per tutti i consorzi ad esclusione di quello della Bonifica Parmense, ci si attende una diminuzione delle colture autunno-vernine, a vantaggio delle estive. Tale trasformazione appare più marcata a Piacenza, Ravenna, Ferrara e Rimini con valori intorno al 20%. Arpa produce operativamente previsioni stagionali per l’Emilia-Romagna dal 2007. In particolare vengono previste le anomalie rispetto al clima di alcuni indici climatici mediati su trimestri. Per iCOLT vengono prodotte in maggio specifiche previsioni probabilistiche di anomalia stagionale per l’estate (trimestre giugno-agosto). Dalle anomalie stagionali, attraverso uno speciale programma, sono generate possibili serie di precipitazione e temperatura minima e massima giornaliere. Queste serie giornaliere costituiscono i dati meteorologici utilizzati dal modello di bilancio idrico Criteria. Per quest’anno si prevedono medie stagionali di temperatura probabilmente normali o inferiori alla norma, con alta probabilità di intrusioni fresche per la stagione e di ondate di calore confrontabili alla norma. Per quello che riguarda le precipitazioni, si prevedono totali trimestrali prossimi alla norma. L’utilizzo dei dati meteorologici e di falda ipodermica Per la stima delle potenziali esigenze irrigue per l’estate si utilizza il modello di bilancio idrico GIUGNO 2014 Fig. 1 - Classificazione satellitare delle colture iCOLT2014 con sovrapposizione dei confini dei consorzi di bonifica territoriale Criteria alimentato dalle previsioni probabilistiche stagionali. Criteria utilizza dati meteorologici e di falda ipodermica (misurati dalla rete regionale e previsti in base alle previsioni stagionali), pedologici (carta dei suoli dell’Emilia-Romagna) e di uso del suolo agricolo (superfici delle colture da telerilevamento) per determinare il contenuto di umidità del terreno, considerando tutti gli apporti idrici e le perdite lungo il profilo di suolo. A settembre le previsioni verranno poi verificate alimentando il modello Criteria con i dati meteo effettivamente osservati. Alla luce degli elementi descritti in precedenza, dell’altezza di falda e del contenuto idrico del suolo a fine maggio, Criteria stima che per l’estate 2014 in Emilia-Romagna le potenziali esigenze irrigue saranno prossime alle media climatica calcolata sul periodo 1991-2013. Il fabbisogno complessivo regionale per il trimestre giugno, luglio e agosto dovrebbe avere un valore mediano di circa 600 milioni di m3 (25° percentile = 450 milioni di m3, 75° percentile = 695 milioni di m3). Si noti che le stime relative al 2014 sono le più basse dal 2011 ad oggi e che in particolare il livello irriguo previsto per quest’estate è di circa la metà rispetto a quello del 2012. Le previsioni irrigue dettagliate sui singoli consorzi di bonifica sono disponibili sul sito di Arpa: www.arpa.emr.it. 57 SPECIALE AVVERSITÀ Con FitoSPA malattie e insetti sotto controllo nei campi TIZIANO BETTATI, MARCO ILIC Crpa spa, Reggio Emilia RICCARDO BUGIANI, ALDA BUTTURINI, TIZIANO GALASSI, ROCCHINA TISO Servizio Fitosanitario, Regione Emilia-Romagna Q uali sono le previsioni, di stagione in stagione, su malattie e avversità nelle colture? E quali le strategie di contrasto più adeguate nel rispetto dell’equilibrio dell’ambiente? Da giugno di quest’anno gli agricoltori hanno uno strumento informativo in più grazie al sistema di avvertimento FitoSPA sulle avversità delle colture agrarie. Il servizio, attivo in Emilia-Romagna dal 1997, è stato arricchito da nuove funzionalità e prestazioni. Curato dal Crpa e dal Servizio fitosanitario regionale, è ad accesso libero e costituisce uno dei principali elementi di supporto per la difesa delle produzioni integrate e biologiche. Come funzionano le previsioni: 23 i modelli matematici Carta tematica dei quadranti regionali relativa alla distribuzione della percentuale cumulata di uova della Carpocapsa del melo al luglio 58 Il sistema si basa sull’impiego di modelli matematici, messi a punto e validati nel territorio regionale a partire dalla fine degli anni ’80 e sull’adozione di un modello organizzativo e di un sistema informativo, che nel corso del tempo si sono profondamente evoluti. Attualmente sono disponibili e correntemente impiegati 23 modelli matematici, che forni- scono indicazioni per la difesa delle principali colture dalle più diffuse avversità presenti sul territorio emiliano-romagnolo. La maggior parte dei modelli impiegati simula, sulla base dei dati meteorologici, la comparsa e l’evoluzione di una malattia o l’andamento dello sviluppo di un fitofago. Vi sono, poi, i cosiddetti schemi “a prognosi negativa” come quelli per la peronospora della patata e del pomodoro, che indicano il periodo nel quale è altamente improbabile che la malattia compaia. In ogni caso, con il contributo dei modelli previsionali, è possibile individuare tempestivamente i momenti più rischiosi per la coltura ed effettuare l’intervento di difesa in modo mirato. In questo modo, inoltre, viene favorita la gestione dei prodotti fitosanitari a minore impatto ambientale (ad esempio i prodotti microbiologici) e delle biotecnologie (confusione e/o disorientamento sessuale), la cui efficacia è strettamente legata alla fase di sviluppo dei parassiti. Nell’ottica di un’agricoltura sostenibile, questo tipo di approccio, con l’adozione di strategie di difesa basate su prodotti a minor impatto, sulle biotecnologie e sugli strumenti di allerta e previsione dei parassiti, è in linea con quanto previsto dalle recenti normative europee (vedi in particolare la direttiva comunitaria 128/2009 e il regolamento 1107/2009). Dal punto di vista organizzativo, un elemento centrale di FitoSPA è la presenza di strutture redazionali provinciali, composte da tecnici esperti nell’interpretazione degli indici forniti dai modelli e coordinate dal Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna. Questa scelta organizzativa, ormai consolidata, nasce dalla considerazione che i risultati dei modelli acquisiscono valore aggiunto attraverso una lettura contestualizzata al territorio in cui i modelli vengono applicati e all’integrazione, da parte di esperti, GIUGNO 2014 delle conoscenze conseguite con altri mezzi (storia aziendale, dati riscontrati nelle aziende visitate, monitoraggi specifici). COLTURA AUTORI S.F.R. Emilia-Romagna Pandemis (Pandemis cerasana) MRV-Pandemis * S.F.R. Emilia-Romagna Eulia (Argyrotaenia pulchellana) MRV-Eulia * S.F.R. Emilia-Romagna Colpo di fuoco (Erwinia amylovora) Cougar blight W.S.U. (USA) MELO Ticchiolatura (Venturia inaequalis) A-Scab * U.C.S.C. Piacenza PERO Psilla (Cacopsylla pyri) Psilla Agroscope RAC Changins Maculatura bruna (Stemphylium vesicarium) BSP Cast * Università di Girona Cidia del pesco (Cydia molesta) MRV-Cidia molesta * S.F.R. Emilia-Romagna Anarsia (Anarsia lineatella) MRV-Anarsia * U.C.S.C. Piacenza S.F.R. Emilia-Romagna Tripidi del pesco THRI-DS * Università della Tuscia SUSINO Cidia del susino (Cydia funebrana) MRV-Cidia funebrana * S.F.R. Emilia-Romagna VITE Tignoletta (Lobesia botrana) MRV-Lobesia * Peronospora (Plasmopara viticola) DOWGRAPRI * IPI Oidio (Uncinula necator) POWGRAPRI * U.C.S.C. Piacenza Ruggine bruna (Puccinia recondita) RUSTPRI * U.C.S.C. Piacenza Ruggine gialla (Puccinia striiformis) YELDEP * U.C.S.C. Piacenza Oidio (Blumeria graminis f.sp. tritici) POWPRI * U.C.S.C. Piacenza Septoriosi (Stagonospora nodorum; Septoria tritici) SEPTORIA * U.C.S.C. Piacenza Fusarium (Fusarium spp.) FHB-Wheat * U.C.S.C. Piacenza BARBABIETOLA Cercospora (Cercospora beticola) CERCOPRI/ CERCODEP U.C.S.C. Piacenza PATATA Peronospora (Phytophtora infestans) IPI + MISP S.F.R. Emilia-Romagna Agroscope POMODORO Peronospora (Phytophtora infestans) IPI + MISP IPI * S.F.R. Emilia-Romagna Agroscope CIPOLLA Peronospora (Peronospora destructor) ONIMIL U.C.S.C. Piacenza PESCO CEREALI S.F.R. Emilia Romagna U.C.S.C. Piacenza S.F.R. Emilia-Romagna SFR: Servizio fitosanitario regionale -WSU: Washington State University UCSC: Università cattolica Sacro Cuore L’accesso è libero Da giugno è on line il nuovo servizio ad accesso libero per la consultazione dei bollettini settimanali di previsione delle avversità e di alcuni output numerici dei modelli matematici. Prevede una pagina di consultazione con elementi attivi che consentono la navigazione tra le informazioni dei database. Le sezioni data, province e colture consentono la ricerca per periodo di riferimento, dettaglio geografico di interesse (quadrante entro provincia o vista d’insieme con carta tematica regionale) o singola avversità. Il servizio raccoglie 18 patologie ripartite su GIUGNO 2014 NOME DEL MODELLO MRV-Carpocapsa * POMACEE Un servizio in evoluzione FitoSPA è stato progettato e sviluppato con l’obiettivo di far fronte alle accresciute esigenze di supporto delle diverse figure che utilizzano a vario titolo i risultati dei modelli previsionali. Dal 2008 tutti i moduli sono stati riorganizzati in una sola infrastruttura tecnologica presso il Crpa che aggrega i dati agrometeorologici per 486 quadranti che coprono la zona di pianura dell’Emilia-Romagna resi disponibili dal Servizio idro-meteo-clima di Arpa Er (vedi carta tematica alla pagina precedente). Inoltre Crpa esegue i cicli di calcolo notturni dei 23 modelli previsionali per tutti i quadranti monitorati ed eroga i servizi di consultazione dei risultati delle elaborazioni previsionali (output) come supporto all’attività dei centri redazionali provinciali. Tali servizi, avviati dal 2009 e validati dal Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna, sono stati progressivamente estesi ad altri tecnici, determinando un trend di utilizzo che ha raggiunto le 14 mila sessioni di lavoro/anno ad accesso regolato da password. AVVERSITÀ Carpocapsa (Cydia pomonella) otto colture con relative schede di approfondimento. Per ognuna si può generare una nuova elaborazione visualizzata nella sezione “Commenti, grafici e mappe”, insieme agli indici epidemiologici e al commento degli output dei modelli. La sezione può contenere più di una elaborazione, ciascuna accessibile cliccando sulla propria etichetta. I risultati sono visualizzati sotto forma di mappa tematica per i 486 quadranti coperti dal servizio. Modelli di previsione delle avversità impiegati in EmiliaRomagna. Con asterisco quelli disponibili nel servizio web a libero accesso Il servizio è on line all’indirizzo http://fitospa. agrinet.info/ e richiede solo la compilazione di una scheda di presentazione. Per informazioni scrivere all’indirizzo: [email protected] 59 SPECIALE AVVERSITÀ Allerta per Chalara fraxinea: nuovo rischio per i frassini Fitos. Er Foto sotto, tipiche lesioni corticali di colore bruno porpora. A destra: le lesioni danno origine a cancri I l frassino è un’essenza vegetale particolarmente diffusa in Italia, sia in ambito urbano che forestale. Comprende varie specie fra cui, le più diffuse, sono il Fraxinus excelsior (frassino maggiore), il Fraxinus angustifolia (frassino ossifillo) e il Fraxinus ornus (orniello). Nel 2009, in Friuli-Venezia Giulia, lungo il confine italo-sloveno, sono stati osservati gravi deperimenti su piante di F. excelsior e F. angustifolia in aree boschive. Le piante mostravano cancri e disseccamenti rameali con mortalità particolarmente elevata sugli esemplari più giovani. Negli anni seguenti la malattia è stata rinvenuta anche in Veneto e Trentino Alto-Adige, lungo l’arco alpino. L’agente responsabile di questi deperimenti è stato individuato come Chalara fraxinea, patogeno fungino già noto su frassino in molti Paesi europei. C. fraxinea colpisce prevalentemente il frassino maggiore e il frassino ossifillo, mentre l’orniello sembra essere meno suscettibile alla malattia. A causa della rapida diffusione che la malattia ha avuto in Europa e per gli ingenti danni arrecati in particolare al patrimonio forestale, nel 2007 C. fraxinea è stata inserita nella Lista d’allerta dell’European and Mediterranean Plant Protection Organization (Eppo). Fitos. Er CARLA MONTUSCHI, PAOLO SOLMI, NICOLETTA VAI Servizio Fitosanitario, Regione Emilia-Romagna I sintomi Alla ripresa vegetativa le piante infette mostrano disseccamenti dei germogli apicali con sottostante emissione di germogli epicornici. Le infezioni avvengono principalmente sulle foglie e sui germogli. I sintomi fogliari consistono in lesioni necrotiche bruno-nere che dalla nervatura principale possono estendersi al rachide fogliare e viceversa. Le foglie avvizziscono progressivamente, anneriscono e rimangono a lungo sulla pianta. Dalle foglie e dai germogli infetti il patogeno si propaga per via sistemica ai rami e alle branche sottostanti provocando lesioni corticali di colore bruno porpora, di forma ellittica, che evolvono in veri e propri cancri. Le lesioni compaiono frequentemente in corrispondenza delle cicatrici fogliari e dei germogli laterali morti e tendono ad estendersi fino a circondare l’organo colpito con conseguente avvizzimento del fogliame soprastante. Nei casi più gravi l’intera chioma può disseccare. Al di sotto della corteccia necrotica, i tessuti legnosi e il midollo assumono una colorazione bruno-grigia che si estende longitudinalmente anche al di sotto della parte colpita. Sintomi simili a quelli descritti possono essere causati anche da altri patogeni o parassiti così come dal gelo, dalla siccità o da cause fisiologiche. Per una corretta identificazione dell’agente responsabile del deperimento del frassino sono pertanto necessarie indagini di laboratorio. La biologia Sui piccioli e sui rachidi delle foglie infette cadute a terra, durante l’inverno e la primavera successiva si formano degli stromi pseudoscleroziali neri da cui, da giugno a ottobre, originano i corpi fruttiferi (apoteci) dell’Ascomicete Himenoscyphus pseudoalbidus, forma sessuata di C. fraxinea. Gli apoteci si presentano come piccoli dischi piatti di 1,5 - 6 mm di diametro, posti su corti pedicelli di 0,5 - 2,0 mm di 60 GIUGNO 2014 altezza, all’inizio di colore bianco crema e successivamente bruno rossiccio. Al loro interno si sviluppano le ascospore che possono essere diffuse dal vento anche fino a 20-30 km di distanza, provocando nuove infezioni sulle piante ospiti. Le infezioni avvengono principalmente in luglio e agosto, in presenza di umidità. I sintomi fogliari si manifestano entro due mesi dall’infezione mentre i disseccamenti e le lesioni rameali si possono osservare solo nella stagione vegetativa successiva. C. fraxinea può produrre anche conidi (spore asessuate) ma sono stati raramente osservati in natura e non sembrano avere un ruolo nel processo infettivo. Mentre la diffusione a breve distanza avviene principalmente ad opera del vento, la diffusione a lunga distanza avviene con la movimentazione di piante, di legname e di semente infetta. La gravità della malattia dipende dall’età delle piante, dalla localizzazione, dalle condizioni climatiche e dalla presenza di altri funghi patogeni o opportunisti che possono indebolire le piante. Particolarmente sensibili sono quelle più giovani, da 2 a 10 anni di età, che possono giungere a morte rapidamente; le piante adulte, al contrario, possono sopravvivere a lungo prima di morire. I provvedimenti fitosanitari Il Regno Unito e l’Irlanda, in seguito al ritrovamento di C. fraxinea nel 2012, hanno adottato misure di emergenza finalizzate ad evitare l’introduzione di materiale infetto: le piante di Fraxinus spp. destinate alla piantagione, compresi i semi, possono essere introdotte in questi Paesi solo se accompagnate da certificato fitosanitario, per le importazioni da Paesi terzi, o da passaporto delle piante, per la commercializzazione in ambito europeo, che attestino che le piante provengono da aree esenti da C. fraxinea (Pest Free Area). L’istituzione della Pest Free Area è di competenza del Servizio fitosanitario del territorio interessato e prevede l’attuazione di uno specifico monitoraggio. Il monitoraggio in Emilia-Romagna Nel 2013 il Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna ha effettuato un monitoragGIUGNO 2014 gio per verificare la presenza di C. fraxinea in particolare nelle province di Ravenna, Ferrara e Bologna. I motivi che hanno spinto ad effettuarlo sono stati la necessità di indagare il territorio in via preventiva, in considerazione dei grossi problemi che il patogeno sta creando a nord della nostra regione, e la verifica delle condizioni di fattibilità di una Pest Free Area, nell’ipotesi di esportazioni di piante di frassino verso il Regno Unito. Per lo svolgimento del monitoraggio è stato fondamentale il lavoro svolto, oltre che dal Servizio fitosanitario regionale, dal Corpo forestale delle Stato e dalle Guardie ecologiche Volontarie (Gev) che hanno collaborato alla ricerca del patogeno in numerosi siti del territorio. Importante anche l’apporto degli uffici tecnici del verde pubblico dei Comuni interessati che hanno fornito gli elenchi dettagliati delle alberature e dei parchi nei quali erano presenti i frassini. Complessivamente sono stati ispezionati 138 punti di monitoraggio costituiti da alberature, piante singole, vegetazione spontanea e vivai. Sia i controlli visivi che le analisi eseguite presso il laboratorio di micologia del Servizio fitosanitario hanno dato esito negativo. La presenza della malattia nell’area controllata non è stata pertanto riscontrata. Il monitoraggio proseguirà anche nel 2014 prendendo in considerazione un’area più ampia del territorio regionale. Mappa del monitoraggio 2013 61 SERV. FITOS. ER SPECIALE AVVERSITÀ Preoccupa la batteriosi del kiwi: ma convivere si può LOREDANA ANTONIACCI, PAOLO SOLMI Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna MARIA GRAZIA TOMMASINI Crpv, Cesena, RAFFAELE TESTOLIN Università di Udine L a batteriosi del kiwi causata dal batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa) è attualmente la malattia più pericolosa per l’actinidia: può infatti determinare disseccamenti più o meno estesi di tralci e cordoni fino a causare la morte della pianta. I sintomi sono osservabili a fine inverno sul tronco e sui cordoni con cancri da cui fuoriesce essudato di colore rossastro. Nella fase di “inizio del pianto” dalle gemme e lenticelle nelle piante colpite si osserva la presenza di essudati che sono prima biancastri e poi rossastri di consistenza lattiginosa. In primavera i sintomi sono a carico delle foglie con macchie necrotiche circondate da un alone clorotico e sui bottoni fiorali con necrosi dei sepali e peduncolo. Questi, in concomitanza con attacchi gravi, cadono con evidenti ripercussioni sulla produzione. In questa fase è possibile, inoltre, riscontrare avvizzimenti e disseccamenti di getti e tralci. Nel 2009 la comparsa in Emilia-Romagna La batteriosi è stata rilevata in Emilia-Romagna, nel Faentino, nel 2009 dopo la segnalazione avvenuta l’anno precedente nel Lazio. A partire da quell’anno, la Regione - attraverso il Servizio fitosanitario - ha intrapreso un’azione di monitoraggio del territorio e di controllo del materiale vivaistico, predisponendo anche un piano di contributi per sostenere economicamente le aziende costrette a estirpare per la batteriosi e contribuendo a finanziare la ricerca 62 per approfondire le conoscenze sulla malattia. Le maggiori informazioni acquisite hanno permesso di definire delle linee guida di difesa del kiwi che sembrano rendere possibile la convivenza con la malattia almeno per le varietà meno sensibili, come Hayward. Nell’aprile scorso, proprio a Faenza, si è svolto un incontro tecnico sulla batteriosi del kiwi a conclusione del progetto finanziato dalla maggior parte dei produttori di actinidia dell’Emilia-Romagna, alcune altre strutture private della filiera e dalla Regione Emilia-Romagna, con il coordinamento del Crpv. A conclusione delle numerose relazioni tecniche svolte in quell’occasione, è possibile affermare che la batteriosi continua a preoccupare per la diffusione generalizzata e l’aggressività, ma con essa si può convivere purché gli agricoltori vigilino sulla diffusione della malattia e mettano in atto tutte le soluzioni proposte dalla ricerca e dal Servizio fitosanitario che presidia il territorio. Ad oggi la malattia interessa circa 2 mila ettari in regione (50% della superficie totale) con complessivi 153 ettari di espianti decretati dal Servizio fitosanitario dalla sua comparsa. Il convegno ha messo in evidenza le preziose sinergie create dalla collaborazione pubblico-privato nel finanziare e coordinare il progetto. Mentre Tomas Bosi del Cso di Ferrara ha fornito qualche stima dei gravi danni economici a livello aziendale e di quelli, fortunatamente modesti, relativi all’export del nostro Paese, Francesco Spinelli (DipSA - Università di Bologna) ha tranquillizzato gli agricoltori sugli effetti della concimazione, raccomandando sostanzialmente di non eccedere con i prodotti GIUGNO 2014 azotati e di non creare stress idrici alle piante con l’irrigazione. Il patogeno sopravvive per settimane nei residui di potatura invernale, per cui conviene potare immediatamente dopo la raccolta dei frutti e procedere a una disinfezione generale dell’impianto, includendo anche il materiale di potatura a terra. Sono invece da evitare le potature tardive, quando ha inizio il “pianto”, che favorirebbero le infezioni e la diffusione della malattia. Efficaci nella difesa i prodotti rameici Una conferma dell’efficacia dei prodotti rameici, nelle diverse formulazioni è arrivata da Marina Collina (DipSA - Università di Bologna). Tra gli induttori di resistenza, l’acibenzolar-S-methvl (Bion) si conferma interessante a dosi di 200 g/ha, mentre fosetyl-aluminium e fosfiti hanno bisogno ancora di approfondimenti. Gli antagonisti non hanno per ora mostrato grande effetto nel contenere la malattia. Questi prodotti sembrano essere dotati di maggiore efficacia se distribuiti 2-3 giorni prima dell’evento infettivo: anche in questo caso, però, sono in corso approfondimenti. Tra i disinfettanti, verdeviva su piantine giovani in serra ha confermato la sua validità sulle superfici della pianta. Risultati incerti o di completa inefficacia sono stati mostrati da molti dei 50 prodotti globalmente saggiati. Massimo Scannavini di Astra, riassumendo anche le sperimentazioni di campo svolte dalla Cooperativa Terremerse di Bagnacavallo (Ra) e dal Consorzio agrario di Ravenna ha ricordato i risultati positivi dei prodotti a base di rame e del Bion, mentre altri formulati sono risultati inefficaci ed altri ancora, come endophit e kodens, hanno prodotto performance interessanti ma che vanno ulteriormente valutate. Emilio Stefani, dell’Università di Modena e Reggio, ha confermato che il polline è vettore di infezione e che il batterio può sopravvivere come ospite occasionale su altre colture e specie infestanti dei frutteti, senza dare origine a sintomi. Alcune interessanti prospettive sembrano essere offerte da antagonisti isolati da impianti di kiwi. Studi sono in atto sia presso questo ateneo, sia in diversi gruppi di ricerca in Italia e Nuova Zelanda. Due questioni particolarmente delicate sono state affrontate da Paola Minardi dell’Università di Bologna. La prima riguarda il fenomeno dell’isolamento del batterio da piante asintomatiche anche dopo tre anni dall’infezione, confermando una lunga latenza del batterio. La seconda concerne, invece, la sopravvivenza del batterio in materiale GIUGNO 2014 micropropagato, dimostrata rispettivamente per tre e due anni dall’infezione durante le fasi di trasferimento in vitro e poi in vaso, anche se questo materiale appariva assolutamente asintomatico. La soluzione per i vivaisti è partire con la moltiplicazione in vitro da materiale sano e controllato con adeguato protocollo diagnostico nelle varie fasi di mantenimento fino al trasferimento in campo. Il materiale sicuro – ha detto Elena Tura del Centro attività vivaistiche (Cav) – è disponibile presso il Cav a Tebano, dove sono state raccolte e controllate le fonti primarie di molte varietà di kiwi coltivate in Italia, comprese quelle in via di diffusione. Si ringraziano tutte le strutture che hanno collaborato a sviluppare le ricerche previste nel progetto biennale “Ricerche sul Psa del kiwi” (DipSA, Università di Bologna; Univ. di Modena e Reggio Emilia; Cav; Cso; Univ. di Udine); i soggetti che hanno finanziato il progetto assieme alla Regione EmiliaRomagna (L.R.28/98), ossia produttori (Agrisol; Aop Romandiola-Op Granfrutta Zani; Op Minguzzi; Apoconerpo; Apofruit; Consorzio Agrario Adriatico; Consorzio Agrario Ravenna; Consorzio Kiwigold; Eur.O.P. Fruit; Op Afe – Salvi; Orogel Fresco; Pempacorer), altri attori privati della filiera (Cav – Centro Attività Vibaistiche; Unitec), fondazioni, banche e camere di commercio (Fondazione Cassa di Risparmio Ravenna; BCC Credito Cooperativo Ravennate & Imolese; BCC Credito Cooperativo Romagna Occidentale; Cciaa Forlì-Cesena; Cciaa Ravenna). PSA: CONTRIBUTI REGIONALI PER 62 AZIENDE Per gli interventi di lotta effettuati nell’ultimo anno, la Regione ha disposto il pagamento dei contributi contro la batteriosi dell’actinidia causata da Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa). I contributi - per un ammontare complessivo di 1.190.710 euro - verranno corrisposti come misura di sostegno economico alle aziende agricole emiliano-romagnole che hanno estirpato appezzamenti di actinidia, nel periodo dal 1º ottobre 2012 - 31 luglio 2013. Le aziende agricole che stanno ricevendo i contributi regionali sono 62 delle 64 che avevano presentato domanda ai sensi della L.R. n. 6 del 23 luglio 2010 e che sono risultate in regola con gli adempimenti contributivi di legge. Le aziende agricole che, a causa di infezioni in atto di Psa, hanno effettuato le misure di lotta prescritte dal Servizio fitosanitario per contenere la diffusione della malattia e ricevono ora il contributo, sono 53 in provincia di Ravenna, 3 nel Bolognese e 6 nel territorio di Forlì-Cesena. L’elenco delle aziende beneficiarie è contenuto nell’atto di liquidazione. Per chiarimenti e informazioni si rimanda alla pagina del portale web dedicata all’erogazione dei contributi 2014 per i danni da Psa: http://agricoltura.regione.emiliaromagna.it/fitosanitario/doc/avversita/avversita-per-nome/batteriosi-dell2019actinidia-psa-1. 63 SPECIALE AVVERSITÀ Per salvare i vigneti, caccia allo Scaphoideus titanus ROCCHINA TISO, PAOLO SOLMI Servizio fitosanitario, Regione Emilia-Romagna Colla Adulto di Scaphoideus titanus 64 S caphoideus titanus è uno degli insetti più pericolosi della vite non per i danni diretti che provoca, generalmente irrilevanti, bensì per la sua efficienza nel trasmettere la flavescenza dorata (FD). La flavescenza è una grave malattia infettiva provocata da microrganismi (fitoplasmi) che si localizzano nel floema ed ostacolano il passaggio della linfa elaborata, determinando il deperimento delle viti colpite e la perdita di produzione. In Emilia-Romagna i primi focolai sono stati segnalati alla fine degli anni ’90 in provincia di Piacenza. Nel corso degli anni la malattia è via via progredita verso est ed interessa attualmente, anche se in misura diversa, tutto il territorio regionale. A partire dalla scoperta dei primi focolai, il Servizio fitosanitario regionale ha avviato un monitoraggio annuale per individuare le piante infette e la presenza dell’insetto vettore. Inoltre, in ottemperanza al decreto ministeriale di lotta obbligatoria n. 32442 del 31 maggio 2000, ogni anno vengono definite le misure da adottare per contrastare la malattia. Queste si diversificano in base alla diffusione (zone indenni, zone focolaio o zone di insediamento) e riguardano sostanzialmente gli estirpi delle piante infette e i trattamenti contro lo scafoideo. In un precedente articolo (pubblicato sul n. 12/2013 di Agricoltura, pagg. 75-76) sono state richiamate le regole fondamentali che i viticoltori dovrebbero seguire per una gestione efficace della malattia. In particolare la necessità dell’estirpo immediato delle piante con sintomi sospetti. In questo modo si evita che la cicalina, nutrendosi su di esse, acquisisca il fitoplasma e diffonda l’infezione alle piante circostanti. La capitozzatura o la semplice asportazione dei tralci con i sintomi della malattia non garantiscono affatto il risanamento della pianta, che può invece rimanere una fonte di inoculo per il vettore. L’altro punto cardi- ne per il contenimento della malattia riguarda l’esecuzione dei trattamenti obbligatori contro il vettore. È su quest’ultimo punto che ora vogliamo focalizzare l’attenzione, cercando di chiarire il ruolo di S. titanus nella diffusione della malattia, alcuni aspetti del ciclo biologico dell’insetto e le strategie di difesa. Il monitoraggio Il monitoraggio di S. titanus è stato effettuato ricercando sia gli stadi giovanili, con indagine visiva sulle viti a partire dal mese di maggio, sia gli adulti con trappole cromotropiche durante il periodo estivo. I risultati indicano una presenza diffusa del vettore su tutto il territorio regionale anche se in misura diversa a seconda delle zone considerate. Ad esempio nella provincia di Modena in circa il 60% delle aziende controllate è stata riscontrata la presenza di scafoideo, mentre in Romagna questa percentuale è molto meno elevata. Per quanto riguarda la quantità di popolazione nei singoli vigneti, invece, si rilevano ovunque livelli piuttosto bassi: raramente si superano 0,5 individui per pianta. La pericolosità dello scafoideo è però sempre collegata alla presenza della flavescenza dorata: se ci sono piante infette è sufficiente una bassissima presenza della cicalina per diffondere in modo costante e progressivo le infezioni. Dalle indagini effettuate sul nostro territorio, la contemporanea presenza di focolai di FD e di scafoideo è stata riscontra nella maggior parte dei casi e questo impone una particolare attenzione alle strategie di difesa da adottare. Il ciclo biologico dell’insetto S. titanus completa il proprio ciclo biologico esclusivamente sulla vite e compie una sola generazione all’anno. Sverna come uovo infisso nel ritidoma dei tralci di due o più anni. La schiusura delle uova è molto scalare, inizia indicativamente nella seconda decade di maggio e si protrae fino a fine giugno e oltre, con un picco verso la metà del mese. Gli adulti compaiono tra fine giugno e i primi di luglio e possono essere presenti anche fino ad ottobre. Gli stadi giovanili si sviluppano GIUGNO 2014 attraverso due età di neanide e tre di ninfa e prediligono un ambiente umido e ombreggiato. È facile trovarli soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie dei polloni posti lungo il fusto della vite, mentre gli adulti si trovano su tutta la vegetazione. Il rilievo tempestivo delle prime neanidi è fondamentale per valutare il momento in cui inizia il rischio di trasmissione del fitoplasma sulla vite. Il carattere che distingue facilmente S. titanus da altre cicaline è la presenza di due piccole macchie nere simmetriche nell’ultimo segmento addominale, ben visibili fin dalle prime fasi di sviluppo. Come si trasmettte la malattia L’infezione viene acquisita dagli stadi giovanili e dagli adulti che si alimentano su viti ammalate: l’insetto ha un apparato boccale di tipo pungentesucchiante e diffonde il fitoplasma attraverso le punture di alimentazione. Segue una fase di latenza in cui i fitoplasmi si moltiplicano nel corpo dell’insetto per poi tornare nelle ghiandole salivari; nella fase di inoculazione l’insetto, diventato infettivo, è in grado di trasmettere la malattia alimentandosi su piante sane. Dall’acquisizione del patogeno alla sua possibile inoculazione occorre un periodo di tempo di 30-35 giorni che corrisponde circa al V stadio preimmaginale dell’insetto. La sua capacità infettiva dura tutta la vita, ma l’infezione non viene trasmessa alle uova dalle quali nascono individui sani. Strategie per una lotta efficace È da tempo confermato che la lotta insetticida contro S. titanus è efficace contro la flavescenza. Si è visto, ad esempio, che nella stessa area i vigneti non trattati con insetticidi presentano un’incidenza della malattia molto più elevata rispetto a quelli trattati. Un aspetto importante da considerare è che i vigneti non trattati possono essere sorgente sia del vettore, sia del fitoplasma, perciò la lotta è maggiormente efficace se viene estesa a tutti gli impianti del territorio. Per ridurre l’incidenza della malattia i trattamenti contro S. titanus devono essere in grado di contenere il più possibile le popolazioni del vettore ed eliminarlo prima che diventi infettivo. Dunque si tratta di scegliere sostanze attive efficaci, stabilire il numero di trattamenti e posizionarli nel momento ottimale. Nell’individuazione delle sostanze attive, oltre ad accertarsi che siano registrate contemporaneamente per la coltura e per l’avversità, è importante tener conto del meccanismo d’azione del prodotto e degli effetti collaterali sugli insetti e sugli GIUGNO 2014 acari utili (vedi tabella). Inoltre, il prodotto potrà essere selezionato in base alla necessità di controllare altre avversità. Ad esempio in alcuni casi il trattamento contro scafoideo può coincidere con quello contro la tignoletta della vite. Tra i prodotti citati in tabella, da quanto osservato, il clorpirifos etile ha una certa efficacia anche sulla tignoletta. Il numero degli interventi varia in relazione alla popolazione del vettore, all’incidenza della malattia nell’area considerata, alla finalità produttiva (uva o materiale di moltiplicazione), al tipo di conduzione dell’azienda (nelle aziende bio gli insetticidi disponibili hanno una persistenza quasi nulla) ed altro. Le prescrizioni annuali del Servizio fitosanitario si basano sulle considerazioni sopra riportate e sui risultati dei monitoraggi effettuati tutti gli anni sia sul vettore, che sull’evoluzione della malattia. Il corretto posizionamento del trattamento dipende dal numero di interventi da effettuare, dal meccanismo d’azione del prodotto impiegato, dall’andamento stagionale che influisce sullo sviluppo del fitofago. Ogni anno vengono effettuate osservazioni in aziende pilota sull’inizio della nascita di scafoideo e sulla sua evoluzione. Sulla base di queste informazioni e tenendo conto del ciclo biologico dell’insetto, delle modalità di trasmissione e del meccanismo d’azione dei prodotti, vengono definiti i momenti in cui eseguire gli interventi. Tali indicazioni vengono messe a disposizione attraverso i bollettini provinciali di produzione integrata e biologica oltre che in svariate forme di divulgazione locale. SOSTANZE ATTIVE AMMESSE IN PRODUZIONE INTEGRATA E BIOLOGICA ED EFFETTI COLLATERALI SOSTANZE ATTIVE SCAFOIDEO FITOSEIDI giovani adulti persistenza Clorpirifos metil +++ +++ + ++ (**) Clorpirifos etil +++ +++ ++ ++ (**) Difesa integrata Tiametoxam +++ +++ ++ + Etofenprox +++ +++ - +++ Buprofezin +++ - +++ +/- ++ ++ - + Difesa biologica Piretrine Fonte: Quaderno Arsia 3/2005 Legenda: +++ = efficacia (tossicità, persistenza) elevata; ++ = efficacia discreta; + = efficacia parziale; - = efficacia nulla; assenza di simbolo = informazioni non disponibili; simbolo/simbolo = indicazioni contrastanti riportate in letteratura; ** = la tossicità è nulla in presenza di popolazioni resistenti 65 SPECIALE AVVERSITÀ Cerasicoltura: primi risultati nella lotta contro D. suzukii STEFANO CARUSO, GIACOMO VACCARI Consorzio Fitosanitario Modena Cons. fitos. Modena Danni da Drosophila suzukii su ciliegie I l piccolo moscerino della frutta Drosophila suzukii, originario del sud-est asiatico, si è diffuso negli ultimi anni in Europa e in Italia provocando, soprattutto in annate favorevoli, ingenti danni alle produzioni di ciliegio e piccoli frutti (mirtilli, lampone, mora). In Emilia-Romagna è stato segnalato per la prima volta nel 2011 nel Cesenate sulla cultivar di ciliegio Corniola. Nel biennio 2012-2013 il monitoraggio dell’insetto è stato esteso a tutto il territorio regionale, per raccogliere più informazioni sulla sua diffusione ed incidenza nelle colture potenzialmente sensibili. A questo scopo sono state installate trappole alimentari per la cattura degli adulti ed esaminati periodicamente campioni di frutta matura per individuare la presenza di larve e uova. Nel 2012, nonostante la presenza dell’insetto fosse stata rilevata in buona parte dei siti monitorati, i danni sono stati assenti o poco significativi. Nel 2013 invece, oltre ad una elevata presenza di adulti, si sono rilevati danni diffusi su ciliegio. L’obiettivo prioritario del monitoraggio è stato quello di fornire un supporto tecnico tempestivo agli agricoltori per l’esecuzione di trattamenti insetticidi. Le informazioni ottenute dai rilievi effettuati sono serviti inoltre per approfondire alcuni aspetti biologici ed etologici dell’insetto. Il particolare comportamento di D. suzukii - contraddistinto da un numero elevato di generazioni, ciclo biologico molto rapi- do e attacchi in prossimità della raccolta - complica l’applicazione di efficaci strategie di difesa anche per la mancanza di sostanze attive specifiche registrate sull’avversità e sulle colture più sensibili. Pertanto, oltre al monitoraggio ed alle osservazioni sulla biologia dell’insetto, sono state avviate prove sperimentali allo scopo di valutare la validità di tecniche alternative di contenimento come la cattura massale, nuovi modelli di trappole per la cattura degli adulti e, infine, l’efficacia di alcuni insetticidi. Prova di cattura di massa La prova è stata realizzata, a Vignola (Mo) in un ceraseto di un ettaro che nel 2012 a causa degli attachi di D. suzukii aveva subito un danno di circa il 6% sulle cultivar medie e tardive. Per la cattura di massa sono state impiegate bottiglie di plastica rosse (il modello del monitoraggio), innescate settimanalmente con una miscela pronta di aceto di mele, più vino rosso, più zucchero di canna (Droskidrink). Le trappole, installate nella seconda decade di aprile e controllate fino al termine della raccolta (fine giugno), sono state distribuite lungo il perimetro del ceraseto ad una distanza di 2,5 metri (160 trappole/ha). Il test di controllo era rappresentato da un’azienda simile per dimensioni e tipo di gestione, situata a circa un km di distanza dalla prima. Non sono stati eseguiti trattamenti specifici per il controllo di D. suzukii, mentre per la lotta alla mosca del ciliegio è stata usata l’esca adulticida a base di spinosad (Spintor-Fly). I dati (vedi grafico) evidenziano una riduzione del danno nella tesi con cattura massale nelle condizioni di bassa pressione di popolazione in cui è stata realizzata la prova; tuttavia sono necessarie ulteriori indagini per confermare questi risultati. Sei trappole a confronto Sono stati confrontati sei modelli di trappole per la cattura degli adulti per verificarne l’efficienza, la praticità d’uso e la selettività verso altri insetti. Questa seconda prova è stata condotta, nel periodo maggio-luglio, in un ceraseto di Vignola. Le sei trappole sono state innescate con la miscela attrat66 GIUGNO 2014 PRINCIPALI SOSTANZE ATTIVE PER LA DIFESA DA MOSCA DEL CILIEGIO E D.SUZUKII POSIZIONAMENTO CARENZA (gg) EFFICACIA D. SUZUKII EFFICACIA MOSCA CILIEGIO NOTE Acetamiprid Ovo-larvicida 14 Medio-scarsa Buona - Thiametoxan Ovo-larvicida 7 Medio-scarsa Medio-buona - Thiacloprid Ovo-larvicida 14 Medio-scarsa Buona Non registrato su mosca Adulticida 7 Medio-scarsa Scarsa - Ovo-larvicida 10 Media Buona Fitotossico su alcune cultivar di ciliegio Spintor-fly Adulticida 7 Scarsa Buona Utilizaabile con deroga uso straordinario Spinosad Adulticida 7 Media Scarsa Lambda-cialotrina Adulticida 7 Media Scarsa Utilizzabile con deroga territoriale Deltametrina Adulticida 3/7 Media Scarsa Utilizzabile con deroga territoriale Spinetoram Adulticida 7 Media Scarsa Utilizzabile con deroga uso straordinario Dimetoato Ovo-larvicida Adulticida 14 Media Medio-buona Formulato commerciale Danadim400 (*) SOSTANZA ATTIVA Etophenprox Fosmet I dati riportati per D. Suzukii sono preliminari ed in parte provenienti da indicazioni bibliografiche (*)Autorizzazione impiego straordinario alla dose max di 0,375 lt/ha tiva Droskidrink e controllate settimanalmente. Lo schema sperimentale era a blocchi randomizzati con 3 ripetizioni e turnover delle trappole ad ogni controllo. I risultati ottenuti hanno evidenziato che la trappola (Drosotrap) presenta una maggiore efficacia sia in termini di precocità di cattura, che di numero di adulti totale nel periodo considerato. È quindi un’alternativa più performante rispetto alle bottiglie di plastica artigianali comunemente utilizzate. Tuttavia sarà necessario apportarvi alcune modifiche per migliorare la selettività nei confronti di altri insetti. L’impiego di insetticidi La prova di “confronto insetticidi” è stata condotta in provincia di Forlì-Cesena sulla cultivar Corniola. Le tesi erano Fosmet, Deltametrina, Spinetoram, Spinosad, Lambdacialotrina. I risultati di questa prima esperienza evidenziano le difficoltà nell’eseguire prove sull’efficacia di insetticidi nei confronti di D. suzukii a causa dell’eterogeneità e dell’imprevedibilità degli attacchi. Ciononostante tutti i prodotti hanno determinato una riduzione del danno rispetto al testimone, ma solo spinosad e deltametrina si sono differenziate statisticamente in maniera significativa. Sarà pertanto necessario ripetere le sperimentazioni per avere dati affidabili al fine di impostare strategie di difesa complete, in cui si tenga conto anche della mosca del ciliegio. Al momento si dispone solo di prodotti efficaci o parzialmente efficaci nei confronti GIUGNO 2014 dei singoli parassiti ad eccezione del Fosmet, che purtroppo presenta limiti di utilizzo per la fitotossicità su alcune cultivar di ciliegio (vedi tabella). Concentrare sforzi e risorse Le scarse conoscenze e la scarsa disponibilità di mezzi tecnici affidabili per il controllo di D. suzukii richiedono di concentrare sforzi e risorse per proseguire nelle attività intraprese nell’ultimo biennio. Per questo motivo da quest’anno in Emilia-Romagna verranno implementate le attività di ricerca e sperimentazione condotte dal gruppo di lavoro formato da Servizio fitosanitario regionale, Consorzio fitosanitario di Modena, Astra e Crpv. Saranno coinvolte anche le Università di Bologna e Modena-Reggio Emilia. Le attività saranno condivise con la Fondazione Mach di S. Michele all’Adige (Tn) e l’Università di Padova nell’ambito di un tavolo tecnico interregionale. Infine sono state allacciate collaborazioni con altri Paesi europei interessati alla problematica (Francia, Spagna, Svizzera). Risultati della prova “cattura massale”: danno alla raccolta () su tre varietà di ciliegie 67 Suolo INDAGINI Una Carta delle Terre per l’anguria nel Reggiano I risultati di un gruppo di lavoro interdisciplinare coordinato da I.Ter sulla gestione agronomica della cucurbitacea. L’attività è finalizzata anche alla richiesta dell’Igp CARLA SCOTTI I.Ter Soc. Coop, Bologna VANNI TISSELLI Astra, Tebano- Faenza (Ra) MARISA FONTANA “C ocomero. Frutto noto di forma tonda, di buccia verde, di midolla acquosa e di grato gusto nei caldi ardenti”: definizione perfetta, se non altro perché è tratta dall’edizione del 1827 del dizionario dell’Accademia della Crusca. Sicuramente il cocomero è il frutto del desiderio nei periodi più caldi dell’anno; poche specie sono così legate alla stagione estiva come il cocomero. Ma la cucurbitacea non è legata a doppio filo solo al clima; anche il suolo ha la sua influenza sul risultato produttivo e qualitativo di questo ortaggio, come risulta dagli studi condotti dai pedologi di I.Ter insieme ad un gruppo di lavoro interdisciplinare composto dagli sperimentatori di Astra, Crpv e dell’azienda Stuard, dai ricercatori dell’Università di Ferrara, dai tecnici che assistono le aziende produttrici di angurie e dagli agricoltori reggiani. Tali studi sono finalizzati a supportare la richiesta della Indicazione geografica protetta (Igp) per l’anguria di Reggio Emilia. L’indagine pedologica, in particolare, ha permesso di definire uno schema di valutazione condiviso che mette in relazione i caratteri del suolo con le esigenze di coltivazione. Pendenza: la coltivazione dell’anguria, sia in pieno campo che in serra, richiede terreni pianeggianti; Profondità utile alle radici (profondità raggiungibile dalle radici senza incontrare limitazioni): carattere che non riveste particolare importanza, poiché l’anguria ha un apparato radicale superficiale; Tessitura: i suoli più idonei per produzioni di qualità sono quelli a tessitura fine (argillosa). In effetti gli agricoltori hanno riscontrato che nei suoli sciolti o di medio impasto l’anguria tende a formare sfilacciature legnose biancastre che abbassano la qualità della polpa. La tessitura argillosa, invece, sembra conferire il giusto grado zuccherino e la giusta croccantezza; Fessurazione: descrive la tendenza del suolo a dar luogo a fessurazioni o crepacciature in seguito al succedersi di cicli di essiccazione-contrazione e inumidimento-espansione. Le crepe causano la rottura delle radici delle piante e costituiscono vie preferenziali di evapotraspirazione. Per l’anguria occorre approntare tecniche colturali (letamazione, lavorazione paccia- SCHEMA DI VALUTAZIONE DELLE LIMITAZIONI PEDOLOGICHE ALLA CRESCITA DELL’ANGURIA CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE 68 INTENSITÀ DELLE LIMITAZIONI ASSENTI O LIEVI MODERATE SEVERE Pendenza <1% 1-5% >5% Profondità utile alle radici (cm) > 50 Tessitura fine, moderatamente fine, associata a classificazione di famiglia tessiturale USDA fine Fessurazione bassa media, forte Rischio di inondazione: - Inondabilità nessuno o raro occasionale, frequente Rischio di inondazione: Durata estremamente breve lunga, medio-lunga, molto breve, breve Disponibilità di ossigeno buona, moderata, imperfetta scarsa, molto scarsa <50 grossolana, moderatamente grossolana, media¸ moderatamente fine, non associata classificazione di famiglia tessiturale USDA fine GIUGNO 2014 matura e gestione idrica) finalizzate a contenere le fessurazioni; Rischio di inondazione (temporanea ricopertura della superficie del suolo da parte dell’acqua): la coltivazione dell’anguria predilige zone non inondabili; Disponibilità di ossigeno (si riferisce alla quantità di ossigeno indispensabile per l’attività biologica nel suolo): questo carattere non condiziona particolarmente la coltivazione di anguria, poiché l’apparato radicale è tendenzialmente superficiale e il periodo di coltivazione è concentrato nella tarda primavera/ estate, quando quasi tutti i suoli non hanno problemi di ristagno d’acqua. I principali ambienti pedologici La sintesi degli studi condotti ha portato alla definizione della “Carta delle Terre dell’anguria”, che deriva dalla “Carta dei suoli della pianura emiliano-romagnola” in scala 1:50.000 (Edizione 2005 - Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli, Regione Emilia-Romagna) ed illustra i principali ambienti pedologici del territorio di pianura della provincia di Reggio Emilia interessati dalla coltura. La legenda, allegata alla carta, descrive, in prima analisi, le considerazioni sulla gestione agronomica dei suoli in funzione della coltivazione dell’anguria. Le conoscenze ottenute ad oggi, quindi, oltre a evidenziare gli ambienti pedologici tipici della coltivazione di anguria, favoriscono la corretta gestione agroambientale dei suoli regionali e la valorizzazione della produzione tipica di anguria, evidenziando le relazioni esistenti tra suolo, gestione agronomica, produzione e qualità dei prodotti. ESTRATTO DELLA “LEGENDA DELLA CARTA DELLE TERRE DELL’ANGURIA” TERRE PRINCIPALI CONSIDERAZIONI AGRONOMICHE COMPORTAMENTO AGRONOMICO PER LA COLTIVAZIONE DELL’ANGURIA PRODUZIONE MEDIA OTTENIBILE DALLA TIPOLOGIA CRIMSON CON UNA BUONA GESTIONE AGRONOMICA Terre argillose delle valli bonificate La maggior parte delle superfici dedicate all’anguria reggiana ricadono in queste terre. I suoli sono condizionati dall’elevato contenuto in argille espandibili: sono soggetti a fessurazione nel periodo secco e richiedono notevole tempestività nell’esecuzione delle lavorazioni, che devono essere effettuate con terreno in tempera. L’elevato contenuto di argilla, d’altro canto, conferisce a questi suoli una buona fertilità naturale. Le difficoltà di drenaggio rendono necessaria l’adozione di una efficiente rete scolante per l’allontanamento delle acque in eccesso. Una buona gestione del terreno mette a disposizione della pianta il Potassio disponibile favorendo la risposta qualitativa del prodotto Suoli che possono fornire una buona risposta qualitativa del prodotto. La resa media delle produzioni è circa di 400-500 qli /ha con una media 12-13 gradi brix Terre calcaree dei dossi fluviali I suoli, a prevalente tessitura media, offrono un elevato spessore, dotato di buona fertilità naturale ed elevata capacità in acqua disponibile per le piante. Mostrano buone attitudini produttive nei confronti delle principali colture praticabili. Particolare attenzione va posta nella scelta dell’epoca di trapianto in funzione delle condizioni climatiche dell’annata e del vigore vegetativo che può manifestarsi. Si ottengono produzioni quantitativamente mediamente più elevate e di maggiore pezzatura rispetto alle altre Terre; la resa media delle produzioni è circa di 700 qli /ha con una media 10-11 gradi brix GIUGNO 2014 69 Inbreve A cura della REDAZIONE CREDITO AGRIDIFI UNO E-R: NEL 2013 EROGATI FINANZIAMENTI PER 112 MILIONI DI EURO Nonostante la crisi e la stretta creditizia che toglie l’ossigeno alle imprese, cresce l’operatività di Agrifidi Uno Emilia-Romagna. Il consorzio di garanzia nato cinque anni fa dalla fusione tra gli organismi provinciali di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, nel 2013 ha deliberato 2060 finanziamenti a favore delle aziende agricole socie, per un importo complessivo di poco inferiore ai 112 milioni di euro (+5,7%). In crescita anche gli iscritti, con 134 nuove adesioni nel 2013, che fanno salire il numero totale dei soci a circa 5.450. I contributi in conto interessi liquidati a favore delle imprese associate hanno sfiorato l’anno scorso quota 1,3 milioni di euro. Sono i dati salienti del bilancio 2013 approvato all’assemblea dei soci. Un bilancio positivo e in controtendenza rispetto all’andamento economico generale, come testimoniato anche dalla bassissima percentuale di insolvenze, appena lo 0,096% sull’erogato. «Questi dati e la buona patrimonializzazione – commenta il presidente Alberto Rodeghiero – garantiscono la credibilità del nostro Agrifidi presso il sistema bancario e ciò si traduce in una maggiore opportunità di accesso al credito per tutte le aziende socie». Il patrimonio di Agrifidi Uno Emilia-Romagna al 31 dicembre scorso ammontava a 11.837.783 euro (+5%); se a questo valore sommiamo le fideiussioni dei soci arriviamo ad un patrimonio di garanzia complessivo che sfiora i 32 milioni di euro. (g.m.) FORMAGGI DOP PARMIGIANO REGGIANO: OK DAL MIPAAF AL PIANO PRODUTTIVO TRIENNALE 2014-2016 Via libera dal Mipaaf al piano produttivo triennale del Parmigiano Reggiano. Il piano fissa per il periodo 2014-2016 una produzione annua non superiore a 3.250.000 forme (29.000 in meno di quelle prodotte nel 2013), corrispondenti a 1.750.000 mila tonnellate di latte. Si completa così il percorso avviato due anni fa, quando con il “pacchetto latte” la Ue sancì la possibilità di ricorrere a forme di regolazione dell’offerta per favorire la stabilità del mercato. Il piano è stato approvato nel settembre scorso dall’assemblea dei soci del consorzio, poi, a seguire, c’è stata l’adesione individuale degli allevatori, ai quali sono attribuite le quote produttive (di latte). «Un prodotto a lunga stagionatura come il Parmigiano Reggiano - sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai prosegue Alai - presenta dinamiche di mercato particolari, con riflessi sui prezzi al consumo. La regolazione dell’offerta si configura pertanto come lo strumento fondamentale per dare stabilità al comparto e tutelare gli investimenti dei produttori». 70 ACQUISIZIONI IL 60% DI BONIFICHE FERRARESI PASSA AD UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE Per la ragguardevole cifra di 104 milioni di euro Bankitalia ha ceduto ad un cordata di imprenditori e investitori istituzionali guidata dall’ex presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, il pacchetto di controllo (60,37%) di Bonifiche Ferraresi, la più grande società agricola d’Europa e l’unica quotata alla Borsa di Milano. La cordata, tutta italiana, annovera tra gli altri Fondazione Cariplo, Fondazione Cr Lucca, Sergio Dompè, Aurelia srl, Autosped spa. Nella partita entrano anche Inalca e Cai Newco, società emanazione di Consorzi agrari d’Italia, presieduta dal vicepresidente nazionale di Coldiretti, Mauro Tonello, e di cui Vecchioni è consigliere delegato: «Gli investitori – ha commentato Tonello – hanno creduto in un progetto di valorizzazione del made in Italy ed è propri questo il valore dell’operazione. Bonifiche ferraresi, in base al business plan presentato, attireranno nuove imprese e nuovi investimenti, puntando all’acquisizione di altre superfici». Bonifiche Ferraresi ha la sede operativa Ferrara, provincia dove si trovano circa 4.000 dei 5.500 ettari di proprietà. L’azienda produce grano, mais, barbabietola, pesche, mele e pere. POLTRONE VERDI CASTIGLIONE NUOVO PRESIDENTE DI ISMEA. CONFAGRICOLTURA: SCELTI I VICEPRESIDENTI Avviata la procedura per la nomina di Ezio Castiglione alla presidenza di Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare. Stefano Antonio Sernia è il nuovo commissario dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Il Comitato direttivo di Confagricoltura ha completato la squadra che lavorerà con il presidente Mario Guidi nei prossimi tre anni: vicepresidenti sono stati nominati Massimiliano Giansanti (presidente Confagricoltura Roma), Giandomenico Consalvo ed Ezio Veggia (confermato). Nella nuova Giunta sono stati cooptati Andrea Mansuino (presidente Confagricoltura Liguria) e Marco Caprai, (presidente Confagricoltura Umbria). Gaetano Pascale è stato eletto presidente di Slow Food Italia. Maria Pirrone è la nuova leader dell’Agia, l’associazione nazionale dei giovani della Cia. Pierluigi Ferrari riconfermato presidente dell’Oi Pomodoro Nord Italia. Pierluigi Sciolette è il nuovo presidente dell’Enoteca regionale dell’Emilia-Romagna. Giuseppe Carini eletto presidente Copagri dell’Emilia-Romagna. NUOVE TECNOLOGIE LOTTA ALLE FRODI E PROMOZIONE SUL WEB: SIGLATI DUE ACCORDI CON GOOGLE E EBAY Nuovi strumenti a disposizione delle eccellenze agrolimentari made in Italy per difendersi dalle contraffazioni e farsi promozione sul web. È il senso di due iniziative decollate nelle scorse settimane. La prima è il protocollo d’intesa per la vaGIUGNO 2014 Inbreve AGRICOLTURA SU RADIO E TV RADIOEMILIA-ROMAGNA: AL VIA SUL WEB LA NUOVA RUBRICA “MANI DI QUESTA TERRA” Si parlerà di Casa Artusi, con interviste alla chef e sommelier Carla Brigliadori e alla “marietta” Maria Piraccini, nella terza puntata di “Mani di questa terra”, la trasmissione in onda dal 15 luglio su RadioEmiliaRomagna (www.radio.emilia-romagna.it), la web radio della Regione. La nuova rubrica, a cadenza mensile, realizzata dall’Agenzia comunicazione e informazione della Giunta regionale in collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura, racconterà il territorio rurale e i prodotti tipici attraverso la voce appassionata di chi vive e lavora la terra e di chi in cucina fa conoscere l’Emilia-Romagna al mondo intero. L’antica civiltà contadina della pianura bolognese, le razze di asini in via di estinzione e le antiche arti nipponiche della coltivazione del riso saranno invece gli argomenti delle puntate di luglio di “Con i piedi per terra” (www.conipiediperterra.com), la trasmissione tv in onda sulle frequenze di Telesanterno e Odeon. Infine Agreste, in onda su Telestense, si occuperà di irrigazione e farà il punto sulla campagna del grano 2014 e sulla frutta estiva. Flash LATTE: ITALIA IN REGOLA NELLA CAMPAGNA 2013-2014 Per il quarto anno consecutivo l’Italia non ha superato il tetto produttivo di 10,923 milioni di tonnellate di latte assegnatoci dall’Ue. Il regime delle quote cesserà il 31 marzo 2015. ETICHETTA D’ORIGINE OBBLIGATORIA PER IL MIELE DAL 2015 Il Consiglio di ministri dell’Ue ha approvato in via definitiva la nuova direttiva che prevede l’indicazione d’origine obbligatoria per il miele. L’eventuale presenza di polline Ogm dovrà essere segnalata in etichetta solo se superiore all’0,9%, come per tutti gli altri alimenti. L’obbligo scatterà dal 24 giugno 2015. FRUTTA NELLE SCUOLE: ALL’ITALIA 29 MILIONI Con una dotazione di oltre 29 milioni di euro l’Italia è il principale beneficiario del programma europeo per promuovere il consumo di ortofrutta nelle scuole nel biennio 2014-2015. COPROB CHIUDE IN UTILE IL BILANCIO 2013 Coprob, la coop di produttori bieticoli leader nazionale nel settore saccarifero, ha chiuso il bilancio 2013 con un utile di oltre 6,5 milioni e un ristorno ai soci superiore ai 4,2 milioni. Cervellati lorizzazione dei prodotti Dop ed Igp siglato tra il Mipaaf, l’Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche e eBay. Il gigante delle vendite via internet si impegna tra l’altro a rimuovere dal proprio sito gli annunci contenenti violazioni relative ai prodotti Dop ed Igp. Intanto è partito da Bologna il road show promosso da Google e Fondazione Symbola per aiutare le piccole e medie imprese a cogliere le opportunità offerte dalla Rete. Tramite incontri e convegni nelle maggiori città italiane esperti di informatica, e-commerce, social media e comunicazione faranno conoscere agli imprenditori gli strumenti per andare sul web. CONTROLLI DI QUALITÀ ACCORDO TRA ICQRF, CRA E ASSOCIAZIONI CONTRO COMMERCIO ILLEGALE DELLE SEMENTI Stop al traffico illegale delle sementi. È l’obiettivo dell’accordo di collaborazione sottoscritto tra l’Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf) del Mipaaf, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) e le due associazioni di aziende sementiere Aib e Bt. Il protocollo – si legge in una nota - consentirà di aumentare l’efficacia dei controlli in relazione alla commercializzazione di sementi e, più in generale, di materiale di moltiplicazione di colture agrarie ed ortive, tramite una stretta collaborazione tra istituzioni pubbliche ed associazioni di categoria. È prevista la realizzazione di attività formative, studi di settore e di mercato, nonché l’effettuazione di di analisi specialistiche per meglio orientare i controlli, tutelando i produttori da fenomeni di concorrenza sleale gli agricoltori dall’utilizzo di materiale riproduttivo di scarsa qualità e con potenziali rischi fitosanitari. 72 GIUGNO 2014 Nuovo Virtus J. Tuo con anticipo 1% “Col caricatore frontale serve precisione e reattività.” F ZI A INAN M EN TO A FINO I* ES 72 M “Voglio poter contare su un trattore sicuro.” Virtus J 90-100-110-120 Un alleato in campo pronto a lavorare come vuoi tu. SAME Virtus J nasce pensando all’esigenza concreta di chi abbina al lavoro quotidiano l’utilizzo del caricatore frontale. Soluzioni tecniche dedicate come l’assale anteriore rinforzato, la predisposizione al caricatore direttamente da fabbrica (Ready Kit), l’impianto idraulico studiato ad hoc 60 l/min ECO, la funzione Stop&Go e l’optional SDD (che permette di sterzare al massimo il trattore con la metà dei giri volante) rendono questa famiglia di prodotti ideali per l’utilizzo del caricatore anteriore. Il tutto senza lasciare in secondo piano la sicurezza, elemento fondamentale che ha portato allo sviluppo di questa nuova famiglia di prodotti. Basta pensare alla frenatura sulle 4 ruote di serie, al Park Brake e ai sistemi di sicurezza indispensabili per evitare l’attivazione accidentale del sollevatore posteriore, della PTO e dei distributori idraulici. Con Virtus J, SAME propone agli agricoltori un nuovo alleato in campo, versatile, affidabile in ogni situazione e da oggi ancora più conveniente. Finanzialo con GreenLeasing SDF Finance con anticipo 1% e rate da 36 a 72 mesi. Si raccomanda l’utilizzo di lubrificanti e refrigeranti originali SDF. SAME è un marchio di same-tractors.com 3HULFRQFHVVLRQDULFKHDGHULVFRQRDOO¶LQL]LDWLYD/DSURPR]LRQHqYDOLGDILQRDOOXJOLRHGqDEELQDELOHDOILQDQ]LDPHQWR6'))LQDQFH*UHHQ/HDVLQJDQWLFLSRDPHVLWDVVRFRQFDQRQLVHPHVWUDOL 7$17$(*YDULDELOHDVHFRQGDGHOO¶LPSRUWRILQDQ]LDWRDVVLFXUDWR$VVLFXUD]LRQH$UFREDOHQRREEOLJDWRULDFRPSUHVDQHLFDQRQL,QDOWHUQDWLYDVRQRSRVVLELOLDQFKHSLDQLILQDQ]LDULILQRDPHVLVWHVVR DQWLFLSRPDFRQWDVVLGLYHUVLILFDWLDVHFRQGDGHOODGXUDWD,PSRUWRPDVVLPRILQDQ]LDELOHSDULDOGHOSUH]]RGLOLVWLQR6DOYRDSSURYD]LRQH/HLPPDJLQLVRQRDSXURVFRSRLOOXVWUDWLYR Agenda verde A cura della REDAZIONE EMILIA-ROMAGNA UN MARE DI SAPORI FESTEGGIA I 2200 ANNI DI STORIA DELLA VIA EMILIA Al via “Cinemadivino”, la rassegna che propone oltre 100 appuntamenti portando grandi pellicole direttamente nelle aie e nei cortili delle aziende. L’obiettivo è di valorizzare il territorio e i prodotti enogastronomici tipici di alcune delle più importanti aree enologiche d’Italia. Questo, in sintesi, il tema conduttore di un evento itinerante che porterà il grande schermo nei luoghi dove nasce e si produce il vino. La rassegna - nata 11 anni fa proprio in Emilia-Romagna – toccherà anche Piemonte, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo, Sardegna, Campania, Basilicata e Puglia. Le aziende saranno pronte a ospitare gli spettatori dalle ore 19.30 con le degustazioni, mentre dalle ore 20 sarà possibile visitare le cantine. L’inizio delle proiezioni è alle 21.30. Per chi lo desidera, alle ore 20.00 è possibile cenare in cantina. Il costo del biglietto d’ingresso è di norma 12 euro (ridotto 10) e comprende la visione del film, la visita guidata e l’assaggio di tre calici di vino. Info: tel. 366 5925251 - cinemadivino.net Storia, cultura, tipicità, per un’estate tutta da gustare insieme alle eccellenze enogastronomiche dell’EmiliaRomagna. Nel ricco cartellone di eventi di “Emilia-Romagna è Un Mare di Sapori” sarà protagonista la via Emilia, un grande e antico ponte abitato, che assieme alle altre strade già percorse da pellegrini, come la via Romea lungo il mare e la via Francigena attraverso la montagna, rappresenta l’arteria fondamentale e indispensabile per ottenere un risultato unico e irreplicabile che si chiama Emilia e Romagna: espressione di prodotti tipici e ricette tradizionali divenuti veri e propri documenti di una cultura di enorme significato simbolico. Proprio per questo, l’Assessorato Agricoltura della Regione intende celebrare, anche in vista dell’Expo 2015, questa grande via lungo la quale si è creata l’identità di un popolo e si sono radicate tradizioni millenarie con affascinanti declinazioni culinarie come la pasta ripiena. Ed è proprio il connubio via Emilia-pasta ripiena il tema principale dell’edizione 2014 il cui sviluppo principale è affidato a Matteo Belli, attore e regista teatrale bolognese, che porterà in scena le nostre paste ripiene come linguaggio universale tra i popoli conosciute dai buongustai italiani e stranieri, rese avvincenti da un grammelot impeccabile e divertente nell’imitazione della lingua francese, americana, russa e di altre da tutti riconoscibili. Tra gli appuntamenti tornano le serate di “Tramonto DiVino”, sette tappe dedicate ai grandi vini dell’EmiliaRomagna in abbinamento con i Dop e Igp del territorio. In quattro diverse date si ripropone anche “Fuoco al mito”, omaggio al Parmigiano Reggiano. Info: unmaredisapori.com FORLIMPOPOLI (FC) POLI, LUOTTO E MAMBELLI: TRE PROTAGONISTI DEL CIBO PER IL PREMIO MARIETTA Un tris di grandi figure per il Premio Marietta, omaggio alla fedele governante dell’Artusi che con lui condivise centinaia di ricette dando vita al celebre manuale artusiano. Un attore “artusiano” di fama internazionale, Paolo Poli; un cuoco celebre per i fornelli e per i riflettori dello spettacolo, Andy Luotto; un imprenditore che ha fatto del caseificio (a Bertinoro) che porta il suo nome, Loris Mambelli, una storia aziendale che scava nelle tradizioni dell’Emilia-Romagna. Loris, a soli vent’anni, decise infatti di seguire l’esempio della madre e di costruire un’azienda attorno alla produzione della regina delle ricotte: quella ottenuta da latte intero e cagliata con acqua termale, ricca di sali. Alla terza generazione, la ricotta e gli altri prodotti sono apprezzati in tutto il territorio nazionale. Promosso dalla cittadina natale di Artusi, Forlimpopoli, il Premio Marietta viene attribuito a personalità che, con modalità differenti, contribuiscono alla conoscenza della cultura del cibo. 74 Dell’aquila CINEMA & VINO IL GRANDE SCHERMO SI “GUSTA” NELLE CANTINE DI DIECI REGIONI ITALIANE GIUGNO 2014 400 anni di crescita sostenibile 2014 ... 2012 2011 2002 s e s t o s e n s o co m . i t 1913 1691 1615 La responsabilità sociale per Sumitomo Chemical risiede nei principi del fondatore, Masatomo Sumitomo, definiti fin dal 1615 e perfettamente integrati nella filosofia della Società. Consapevolezza e responsabilità che abbiamo trasferito nella divisione agricoltura con l’impegno di soddisfare il crescente fabbisogno alimentare dell’umanità nel rispetto delle esigenze dell’ambiente. La creatività nella ricerca chimica, il confronto con i protagonisti della filiera agroalimentare, il costante sviluppo di servizi e prodotti innovativi ne sono la prova più evidente. Oggi come ieri e come domani. Sumitomo Chemical, da 400 anni dalla parte dello sviluppo sostenibile. www.sumitomo-chem.it Spazio innovazione Lem carni: la via giapponese Dell’Aquila per salumi bovini più magri PATRIZIA ALBERTI Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare, Regione Emilia-Romagna In alto: la sede della Lem Carni a Toscanella di Dozza (Bo) 76 Con l’Università di Bologna un progetto di allevamento come quello della razza Wagyu. Una macchina “massaggia” gli animali per ottenere la marmorizzazione del grasso L a tradizione giapponese prevede che la carne Wagyu sia ottenuta grazie ad un particolare metodo di allevamento incentrato su un’alimentazione a base di cereali, barbabietole, patate e una razione quotidiana di birra che stimola l’appetito. Per perfezionare la marmorizzazione delle carni, i bovini giapponesi vengono inoltre massaggiati manualmente con un guanto di crine. In questo modo il grasso penetra all’interno del muscolo, anziché restare in superficie. La Lem Carni di Toscanella di Dozza (Bo) ha realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna un progetto per sviluppare una produzione di bovini selezionati e allevati con un sistema simile a quello adottato in Giappone. Gli animali sono sottoposti a un piano alimentare seguito e controllato dalla facoltà di Medicina veterinaria dell’ateneo bolognese. Tre volte alla settimana, i bovini sono massaggiati con una macchina brevettata per favorire la marmorizzazione della carne e, quindi, ottenere un prodotto più tenero. Oltre a conferire alla carne il suo caratteristico aspetto, le venature intermuscolari di grasso sono un elemento chiave per la tenerezza e l’appeti- bilità del prodotto, che ha un contenuto di grassi saturi pari alla metà di quello della maggior parte dei tagli “magri” di bovino in commercio. Per questo motivo la carne così trattata incide in misura minore sul livello di colesterolo Ldl. Uno studio finanziato con i fondi del Psr Grazie alla misura 124 del Psr 2007-2013 della Regione Emilia-Romagna è stato realizzato da parte della Lem lo studio “La produzione di nuovi salumi da carne bovina con le caratteristiche della razza Wagyu Kobe”. L’obiettivo generale del progetto – spiegano Teresa Pacchioli del Crpa e Andrea Serraino del Dipartimento di scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna – è stato la realizzazione di una linea di prodotti innovativi a base di carne bovina, ottenuta da animali allevati secondo il protocollo descritto e sostanzialmente rivolta alla ristorazione. In particolare si è lavorato sia sulla carne bovina per il consumo fresco, studiando un prodotto ad elevato profilo nutrizionale, sia sulla messa a punto di una gamma di salumi a base di carne GIUGNO 2014 bovina. Inoltre è stata elaborata un’analisi delle carni dal punto di vista della sicurezza (microbiologia e interventi di sanificazione), della qualità (composizione centesimale, profilo acidico, proprietà fisiche) e della vita commerciale (shelf life), sia per la vendita come prodotto fresco sia trasformato, con una verifica del gradimento dei salumi da parte del consumatore, compresa la propensione all’acquisto. All’inizio sono state definite ricette e formati dei prodotti: sono stati presi in considerazione una decina di salumi per arrivare a individuarne cinque da testare per la loro vita commerciale (bacon cotto, mortadella, salame, fesa affumicata e bresaola). Poi è stata effettuata la caratterizzazione della materia prima (microbiologia e trattamenti) per migliorare la shelf life delle carni fresche e dei salumi. Questa attività è stata svolta dal Dipartimento di scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna, sotto la responsabilità scientifica di Andrea Formigoni. Infine sono state valutate le caratteristiche chimiche e fisiche della carne fresca e trasformata. Il prolungamento della shelf life della carne fresca Nell’ambito del progetto è stata studiata anche l’efficacia del trattamento con un prodotto disinfettante innovativo che non determina la presenza di residui nelle carni, finalizzato a ridurre la carica microbica alterante; a questo riguardo è stato compiuto un rapido trattamento per immersione prima della lavorazione e sezionamento dei tagli, per determinare se tale trattamento possa limitare lo sviluppo microbico e prolungare la shelf life della carne fresca. È poi stata eseguita anche la caratterizzazione microbiologica dei salumi prodotti ed effettuato un test per valutare l’andamento delle principali popolazioni microbiche a seguito del confezionamento sottovuoto in forma di preaffettato. I risultati ottenuti dimostrano che è possibile modificare le caratteristiche sensoriali, nonché la composizione delle carni, in particolare la componente lipidica che ha così grande peso fra i parametri di scelta del consumatore. Esiste infatti un certo vantaggio nell’impiego di meticci italiani piuttosto che francesi, in quanto sono geneticamente più adatti alla produzione di carni con certe caratteristiche. Per quanto riguarda la somministrazione di diete arricchite con seme di lino estruso è stato infatti osservato sia nei campioni di carne di meticci italiani che in quelli francesi un incremento importante del contenuto GIUGNO 2014 Dell’Aquila Spazio innovazione di acido linolenico; e nei meticci italiani un aumento significativo di acidi grassi monoinsaturi. In generale poi si è notato negli animali che hanno assunto una dieta integrata con semi di lino estruso un abbassamento del rapporto 6/3, indice molto importante da un punto di vista nutrizionale poiché il suo aumento è stato messo in relazione con la crescita di numerose patologie cardiovascolari. Il Crpa ha poi svolto l’attività analitica e sensoriale per la valutazione qualitativa sia della carne fresca che dei salumi preaffettati e confezionati in atmosfera modificata. Tutte le tipologie di salumi sono state apprezzate dai consumatori, anche se non hanno mai superato nella scala edonistica il livello di “un po’/moderatamente gradito”. Per la mortadella ed il bacon affumicato il test sensoriale ha confermato che una shelflife di 21 giorni è troppo lunga. L’informazione salutistica sui salumi di bovino convince solo parzialmente all’acquisto di questi invece di quelli di suino. Dall’indagine svolta risulta poi che le informazioni più importanti al momento dell’acquisto di un salume sono l’origine della carne (made in Italy), la tipologia dell’allevamento e l’alimentazione (biologico, Ogm free). Infine è più probabile che questi salumi siano maggiormente apprezzati da un consumatore straniero rispetto ad uno italiano, in quanto più abituato come consuetudine alimentare a salumi di carne bovina. Una serie di prodotti della Lem Carni LEM CARNI Via Meluzza, 24 40060 Toscanella di Dozza (Bo) Tel. 0542.672364 - Fax 0542.673408 Sito web: lemcarni.it Email: [email protected] 77 Nel giardino Il fiore della felicità risplende nei parchi G iugno e il solstizio d’estate, apogeo del corso solare, rappresentano il trionfo della luce e delle pratiche propiziatorie per assicurarsi salute e prosperità. In particolare il 24 del mese, giorno dedicato a San Giovanni, è una giornata densa di impegni e bisogna affrettarsi a raccogliere l’aglio, che si conserverà per ben un anno, e le noci per il nocino, chiamato anche liquore delle streghe. Tutto il mese è pieno di appuntamenti magici e ci si assicura il favore della sorte ponendo sotto il cuscino, la sera del 23, un mazzetto di erbe di San Giovanni. La più famosa tra queste è Hypericum, l’iperico, presente nei nostri ambienti in forma coltivata e spontanea. Infatti, in estate, guardando le aiuole dei giardini o passeggiando nei parchi pubblici, siamo attratti da un arbustino dai fiori di un vistoso colore giallo: è quello Wikimedia A destra, fiore di Hypericum calcinum. Sotto, pianta intera di Hypericum calcinum Presente in moltissimi habitat, l’Iperico comprende centinaia di specie, alcune coltivate come erbe officinali ed utilizzate in farmacologia e cosmesi Wikimedia MARIA TERESA SALOMONI, Proambiente Tecnopolo Cnr, Bologna MASSIMO DRAGO, Servizio Sviluppo Produzioni Vegetali, Regione EmiliaRomagna delle corolle dell’iperico. Ma anche nei boschi, ai margini delle radure, si ritrova l’iperico spontaneo, che sembra voler riverberare i benefici raggi solari. Note di botanica e impiego Il genere Hypericum è presente in tutte le zone del mondo in una vastissima gamma di habitat. Comprende centinaia di 78 specie arboree, erbacee e suffruticose, alcune di esse molto diffuse nei giardini e nei vivai, oltre che nelle coltivazioni specializzate in erbe officinali. Le specie note in Italia, che qui trattiamo, hanno tutte portamento arbustivo, strisciante come nella specie Hypericum calycinum, oppure eretto come nelle specie H. elatum, moserianum e patulum e nella varietà Hidcote. GIUGNO 2014 Coltivazione La coltivazione dell’iperico non richiede cure particolari: l’esposizione soleggiata, l’irrigazione moderata e costante favoriscono la fioritura e una bella vegetazione. Comunque anche nella mezz’ombra i risultati sono soddisfacenti mentre nell’ombra piena la pianta fiorisce con difficoltà. Riguardo al terreno, non si riscontrano particolari GIUGNO 2014 Wikimedia I fusti, lignificati nelle parti più vecchie, non superano il metro e mezzo di altezza. Le foglie, di forma ellittica allungata, sono persistenti o semi-persistenti. I fiori, singoli o raggruppati, larghi fino a sei centimetri, formano vistose macchie di colore dall’inizio estate fino all’autunno; sono composti da cinque petali e mostrano stami vistosi, in alcune varietà davvero ornamentali assomigliando a flessuosi piumini da cipria. I frutti sono anch’essi ornamentali in molte specie, soprattutto in Hypericum elatum Elstead, tanto da essere impiegati nelle composizioni floreali; sono capsule simili a bacche di colore nelle varie sfumature dal rosa al rosso, circondate dai sepali ancora verdi. L’iperico è protagonista del giardino roccioso, insieme ad altre piante di taglia bassa, ed è indicato nelle piccole aiuole, nelle rotonde spartitraffico, ai piedi degli alberi e come tappezzante sia in piano, sia lungo le scarpate. Alcune specie, come H. perforatum, sono coltivate come piante officinali, grazie alle sostanze contenute nelle parti fiorali, che trovano impiego in farmacologia e cosmesi. In particolare, il principio attivo più noto è l’ipericina, dotata di proprietà antidepressive e impiegata nelle forme patologiche lievi. esigenze se non per il drenaggio, che deve essere efficiente. La distanza d’impianto varia secondo le varietà impiegate: è idonea una distanza di 40-50 centimetri tra le piante per H. calycinum e di 1-1,20 metri per le varietà erette con chioma voluminosa (H. Hidcote moserianum e patulum). Le potature si eseguono a fine inverno per eliminare le parti secche e, nelle specie o varietà più alte ed erette, per accorciare i rami di circa un terzo della loro lunghezza. La moltiplicazione per talea si effettua in agosto-settembre per le specie erette, prelevando germogli non fioriferi lunghi 10-12 centimetri, muniti di una porzione di ramo portante, piantandoli in un miscuglio di torba e sabbia che verrà tenuta costantemente umida con esposizione a mezz’ombra. H. calycinum si propaga per divisione dei cespi costituiti da rami striscianti che formano delle propaggini naturali. La patologia di maggior rilievo per l’iperico è la ruggine, malattia fungina curabile con prodotti triazolici, aventi azione sistemica. Fiore di Hypericum patulum SPECIE E VARIETÀ H. calycinum, originario dell’Europa sud-orientale e riconoscibile per il portamento strisciante, ha fiori vistosi provvisti di numerosi lunghi stami e foglie persistenti; da esso si ricavano estratti ricchi di flavonoidi e oli utili per la salute. Hypericum elatum, rustico nelle regioni a clima mite, ha foglie profumate ed è alto circa 150 centimetri; i fiori gialli sbocciano in abbondanza da luglio fino ad ottobre e danno origine a bacche ovali molto ornamentali di color salmone nella varietà H. e. Elstead. H. ‘HIdcote’, sempreverde, con fiori molto grandi, è alto fino 120 centimetri e largo altrettanto. H. moserianum, sempreverde ottenuto dall’incrocio di H. calycinum e H. patulum, è alto circa un metro, ha fiori di 5-6 centimetri e una chioma semisferica davvero decorativa. H. moserianum Tricolor ha foglie screziate in bianco e verde, bordate di rosso. H. patulum è una specie a taglia alta, circa 150 centimetri, con fiori giallo-oro larghi 2-3 centimetri, riuniti all’apice di racemi, e foglie parzialmente decidue. La varietà H. p. Forrestii (sinonimo di H. forrestii) forma corolle a coppa formate da petali sovrapposti. 79 Mondo bio A cura dI ROSA MARIA BERTINO ([email protected]) VINITALYBIO: AL VIA UN SALONE PER LE ETICHETTE CERTIFICATE Il vino biologico ha debuttato in società. E lo ha fatto nel più prestigioso dei luoghi possibili: il Vinitaly di Verona, vetrina internazionale del vino, che ha chiuso la sua 48° edizione il 25 marzo scorso. La certezza normativa è il suo punto di forza. L’interesse dei mercati il suo motore. La sensibilità dei consumatori la sua energia. Finalmente il vino bio ha avuto l’onore di un salone tutto suo, con un nome dedicato: “VinitalyBio”. Ovvero mille metri quadrati di superficie, una settantina di produttori biologici e biodinamici dal Trentino alla Sicilia, un’enoteca per la degustazione dei moltissimi vini biologici presenti, in ordine sparso, nel resto della fiera, una saletta per le degustazioni guidate, riservate a clienti e giornalisti. Lo spazio, volutamente di servizio, è stato declinato su un’immagine comune, sulla scia di Millésime bio, fiera francese specializzata nel vino biologico. Un esordio di tutto rispetto, risultato di un intero percorso iniziato un anno fa, esattamente al Vinitaly, con la firma dell’accordo tra Veronafiere e FederBio. «Per capire la formula che le aziende avrebbero gradito - spiega Paolo Carnemolla, presidente di FederBio - abbiamo ascoltato le aspettative e le esigenze di numerosi operatori, attraverso una serie di incontri mirati. Prima in Franciacorta, poi a Roma e, infine, in Puglia. Quella che abbiamo costruito insieme a Veronafiere è una vera e propria piattaforma per la promozione e l’internazionalizzazione delle piccole aziende vitivinicole biologiche certificate. Perché è la certificazione che garantisce la trasparenza del sistema produttivo». Un valore condiviso anche da Emilio Gatto, direttore generale per la promozione e la qualità agroalimentare del Ministero delle Politiche agricole. Nel suo intervento al Vinitaly, Gatto ha infatti specificato che le denominazioni associate ai vini o sono espressione di disciplinari approvati dal Ministero e certificati o sono pubblicità ingannevole Bio Bank/Bertino A Verona l’Italia si è presentata con una superficie vitata doppia della media mondiale e il terzo posto in Europa. Una dote da spendere sui mercati internazionali per i consumatori e concorrenza sleale verso gli operatori certificati. In effetti la strada per arrivare al regolamento europeo n. 203 del 2012 sulla produzione e l’etichettatura del vino biologico è stata lunga e tortuosa, ma ha segnato la svolta per i mercati. Lo confermano i dati di Wine Monitor, osservatorio di Nomisma dedicato al vino, che vedono il bio in grande “fermento”. L’8% della superficie vitata italiana è bio contro la media mondiale del 4% e l’Italia è al terzo posto in Europa con poco più di 57 mila ettari di vigneti biologici, dopo Spagna (81 mila) e Francia (65 mila). Infine le vendite di vino bio nella Grande distribuzione sono cresciute del 4% in volume rispetto al 2012, mentre il vino nel suo complesso ha registrato un calo del 6,5%. Il motivo? I consumatori percepiscono il vino bio come più salutare, ovvero senza pesticidi, con meno solfiti e meno procedimenti industriali. Ma il biologico è soprattutto la chiave di volta per la conquista dei mercati esteri. Una nicchia da guardare con molta attenzione perché esprime una netta tendenza. In calendario Festival vegetariano Cultura, intrattenimento e gastronomia bio-vegetariana 22-24 maggio Gorizia festivalvegetariano.it SANA Salone internazionale del naturale 6-9 settembre Bologna sana.it Mercatini bio di maggio in Emilia-Romagna Mercatini bio di luglio in Emilia-Romagna Borgonovo Val Tidone (Pc); Bazzano Parmense, Fontanellato, Lesignano de’ Bagni e Traversetolo (Pr); Reggio Emilia; Rosola, Spilamberto, Vignola e Modena; Bazzano, Budrio, Imola, Ozzano e Bologna; Faenza, Lugo e Ravenna; Cesena, Forlì e Forlimpopoli (Fc); Pennabilli (Rn). Altri appuntamenti su biobank.it 80 GIUGNO 2014 Agrometeo A cura di WILLIAM PRATIZZOLI Arpa-Simc - Area Agrometeorologia, Territorio e Clima LUNA DI LUGLIO PRIMO QUARTO 5 luglio LUNA PIENA 12 luglio ULTIMO QUARTO 19 luglio LUNA NUOVA 27 luglio PREVISIONI STAGIONALI PER GIUGNO-LUGLIOAGOSTO (A cura di VALENTINA PAVAN, Arpa-Simc) Temperature: medie stagionali probabilmente normali o inferiori alla norma, con alta probabilità del verificarsi di intrusioni fresche per la stagione. Ondate di calore probabilmente confrontabili alla norma. Precipitazioni: totali trimestrali probabilmente prossimi alla norma. Previsioni a lungo termine: per i prossimi 15-30 giorni e fino a tre mesi, sono presenti sul sito dell’Arpa Emilia Romagna alla pagina arpa.emr.it/sim/?previsioni/ lungo_termine L’ANNO SCORSO DI QUESTI TEMPI Maggio 2013 sarà ricordato per i tornado che il giorno 3 hanno colpito il Modenese (Mirandola, frazione di S. Martino Spino e Castelfranco) e il Bolognese (comuni di Argelato, Bentivoglio, San Giorgio di Piano e San Pietro in Casale); si sono registrati danni notevoli all’agricoltura, alberi abbattuti, case danneggiate (soprattutto tetti scoperchiati) e, inoltre, un centinaio di persone sono state temporaneamente evacuate, tanto da richiedere lo stato di emergenza alla Regione. Vento stimato fra 250-330 km/h. GIUGNO 2014 MAGGIO 2014: ALLUVIONI “LAMPO” NEL FERRARESE E IN ROMAGNA Le alluvioni “lampo” sono PRECIPITAZIONE (MM) DI MAGGIO 2014 fenomeni provocati da precipitazioni talmente intense e circoscritte che il terreno non è in grado di assorbire. In pianura producono allagamenti ed esondazioni di piccoli corsi d’acqua; sui rilievi frane e smottamenti. Eventi estremi di questo tipo si sono verificati ad inizio e fine mese, in particolare nel settore orientale della regione. Venerdì 2 maggio consistenti precipitazioni, accompagnate da forti grandinate, hanno colpito dapprima il Ferrarese, dove si sono prodotti estesi allagamenti e poi il Ravennate e altre aree della Romagna. Nel Ferrarese si sono registrate piogge giornaliere anche superiori a 100 mm (125 mm nel comune di Jolanda di Savoia, 106 a Ostellato). Nella stessa giornata abbondanti precipitazioni sono state segnalate anche nel Faentino e a Brisighella, oltre che in molte località di collina e pedecollina dal Bolognese al Parmense; sabato 3 maggio precipitazioni tra 50 e 60 mm sui rilievi della Romagna. Il resto del mese è trascorso con tempo variabile ma scarsissime piogge sino al giorno 30, quando nella notte intense precipitazioni e forti grandinate hanno colpito la Romagna. Gli epicentri sono stati le zone tra Brisighella e Faenza, e quelle tra Cesena, S. Arcangelo e Vergiano. Se si escludono le aree colpite da eventi estremi, le piogge del mese sono state complessivamente inferiori alla norma, fino al 50 % in meno nella pianura parmense e piacentina. Dal punto di vista delle temperature, maggio è stato un mese caratterizzato da valori lievemente inferiori alla norma. IN CAMPAGNA Le temperature del mese, non elevate e lievemente inferiori alla norma, sono state favorevoli all’accumulo di sostanza secca e fanno sperare, nonostante l’anticipo fenologico, in discrete o buone produzioni di frumento ed orzo. All’opposto, la presenza di diffusi allettamenti, soprattutto nelle aree interessate dai temporali, rappresenta un elemento negativo per ottenere rese elevate. Le buone riserve idriche dei terreni, in particolare quelle della falda ipodermica, e le previsioni stagionali prospettano mesi estivi con richieste irrigue in linea con la media degli ultimi anni. TEMPERATURE E PRECIPITAZIONI RILEVATE IN MAGGIO EMILIA-ROMAGNA Temperatura minima in pianura 4,1 °C il 14 Fidenza (Pr) Temperatura massima in pianura 30,9 °C il 22 Castel S.Pietro Terme (Bo) Precipitazione cumulata massima in pianura 128 mm Jolanda di Savoia (Fe) Precipitazione cumulata massima sui rilievi 149,6 mm Lagdei-Corniglio (Pr) 81 Dalla parte dei consumatori QUALITÀ A RISCHIO CON IL TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE ENRICO CINOTTI Wikimedia in collaborazione con È preferibile che il “preferibilmente” rimanga in etichetta. Togliere da pasta, riso, caffè e formaggi stagionati la dicitura “da consumare preferibilmente entro...” ovvero il Tmc, il termine minimo di conservazione, è la proposta che hanno avanzato all’Unione europea le delegazioni di Olanda e Svezia con il sostegno di Austria, Germania, Danimarca e Lussemburgo. La proposta - vagliata dall’Agrifish, il Consiglio dei ministri Ue dell’Agricoltura e della Pesca - è il primo passo di un ITER che potrebbe portare sugli scaffali, all’insaputa dei consumatori, prodotti vecchi o sicuramente non fragranti, ma che, secondo i suoi sostenitori, consentirebbe anche di risparmiare milioni di tonnellate di cibo buttati nella spazzatura. A favore dell’ampliamento della lista dei prodotti senza indicazioni temporali sono le associazioni ambientaliste come Greenpeace. Per la Coldiretti, invece, dietro la bandiera della riduzione dello spreco alimentare c’è un vero e proprio attacco ai prodotti made in Italy. «Non a caso - ha spiegato Rolando Manfredini, respon- 82 sabile Qualità di Coldiretti, al salvagente.it - la proposta è arrivata da quei Paesi che non sono affatto interessati alla qualità ma che, anzi, vogliono un appiattimento del gusto e della freschezza, caratteristiche su cui noi italiani puntiamo». La sicurezza degli alimenti, chiariamolo subito, non è in discussione. Quello su cui si dibatte non è la data di scadenza, cioè il termine entro il quale consumare i prodotti pena il rischio di danno alla salute, ovvero quello che è indicato con la dicitura “da consumarsi entro...” e che riguarda tutti gli alimenti facilmente deperibili, come latte, yogurt, formaggi freschi, uova. In gioco c’è, invece, il termine minimo di conservazione, indicato in etichetta con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”. Insomma, è sull’avverbio “preferibilmente” che si sta accendendo la polemica. Un solo avverbio di differenza che però vuol dire tanto. Se con la data di scadenza ci riferiamo a potenziali problemi di sicurezza degli alimenti, con il Tmc parliamo di qualità, fragranza e quindi gusto e valori nutrizionali del prodotto alimentare. Eliminando il Tmc correremmo, insomma, il rischio di consumare, a nostra insaputa, della pasta vecchia o del caffè macinato chissà quanto tempo prima. I consumatori del resto sono molto attenti e in tempi di crisi attuano autonomamente politiche antispreco, dettate, diciamo così, dal buon senso. Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Gfk Eurisko solo il 36% degli italiani tiene conto dei consigli dell’etichetta e assaggia il prodotto oltre termine prima di buttarlo nella spazzatura. Tuttavia, ribadiamo, è in gioco un indicatore che segnala la freschezza e la qualità dei cibi e non si capisce perché rinunciarvi. Il termine minimo di conservazione indica il tempo entro il quale un prodotto alimentare, in adeguate condizioni di conservazione, mantiene tutte le sue caratteristiche qualitative. Per la pasta varia da 18 a 24 mesi, per il riso è generalmente di 18 mesi, così come per il caffè anche se - a seconda della tipologia - si può arrivare anche a 24 mesi; infine i formaggi stagionati dove il “preferibilmente” va dai 90 ai 180 giorni. GIUGNO 2014 Prolectus controlla la botrite sulle orticole in serra, per avere un prodotto sano e di qualità. Prolectus previene e contrasta la botrite su pomodoro, peperone, melanzana, cetriolo e zucchino in coltura protetta, e può essere usato fino a 3 volte l’anno. Prolectus è a base di una nuova molecola, esclusiva e innovativa, frutto dell’avanzata ricerca Sumitomo Chemical. Prolectus ha un tempo di carenza di soli 3 giorni prima della raccolta. www.sumitomo-chem.it Agrofarmaco autorizzato dal Ministero della Salute, a base di Fenpyrazamine, n. di registrazione 15125; leggere attentamente le istruzioni. La scelta del professionista
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