Storie, volti e frammenti di antiche civiltà

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Estate
Sabato 5 luglio 2014
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Borghi di Calabria
Estate
Sabato 5 luglio 2014
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All’estremo oriente della Calabria, nei dintorni della costa crotonese
STRONGOLI
Storie, volti e frammenti
di antiche civiltà
LA STORIA
42
L’approdo degli eroi
dell’antica Grecia
di GIOVANNA BERGANTIN
Sul caldo e trasparente
litorale del mar Jonio
tra Crotone e Cirò
lungo la 106 si segue il tragitto
in salita dalla foce del Neto
come già fecero
prima di noi Greci
Romani e Cartaginesi
per riconoscere
Strongoli
IL NOSTRO
ITINERARIO
FESTE E FIERE
Ad agosto la Madonna
delle Grazie
SE SI arriva a Strongoli per il giorno dell’Ascensione, già dall’alba gruppi di fedeli sono in cammino, per rinnovare il pellegrinaggio a piedi, dal paese e dalla Marina, fino al
Santuario della “madonna i brigator”, ovvero la Madonna di Vergadoro. Nel mese di
maggio si svolge la festa della Sanità; una
settimana fitta di festeggiamenti religiosi e
civili.
Al Largo Giunti tra canti e balli, tutti partecipano alla gara dei “covatelli”, pasta tipica, che nella foggia ricorda il periodo lucano,
da
gustare
poi
in
sugo.
Dal 13 al 15 agosto c’è la festa patronale
per la Madonna delle Grazie con l’effige sacra portata in processione a spalla, preceduta
dalle musiche della Banda e con spettacolari fuochi pirotecnici che illuminano la notte del
bellissimo borgo.
Il castello e la torre dell’orologio. Nella pagina a sinistra un panorama di Strongoli, il fonte battesimale in cattedrale e un palazzo nel centro storico
LA NOSTRA visita del centro storico inizia da Piazza Vinci su cui si affaccia la chiesetta di San Francesco.
Semplice architettonicamente e più
volte rifatta è ad unica navata con
tetto a capanna; fondata nel 1604
custodisce all’interno un dipinto ed
una scultura lignea raffigurante
San Francesco di Paola. Da qui, attraverso un dedalo di viuzze, un
tempo affollate di mercanti ed artigiani, si giunge, nel cuore del centro storico, alla chiesa di Santa Maria della Sanità, chiamata anche
chiesa dell’ospedale perché in prossimità di un ricovero per malati e
pellegrini ed un monte di pietà, ora
inglobati in abitazioni private. Edificato nel 1613, l'edificio ha la facciata con timpano e portale architravato ed un campanile dalla cupola a pera.
Al suo interno, ad unica navata, troviamo sull'altare maggiore il dipinto del 1853 di Francesco Santacaterina della Madonna degli infermi o
della Sanità e, sull'altare laterale sinistro, quello di Santa Lucia a firma
di Francesco Basile del 1883. Accanto alla chiesa si eleva la comunale torre dell’orologio, con antico
meccanismo a carica manuale; alla
sua base è stata murata una lastra
marmorea del II sec d.C. dedicata a
Manio Megonio, il personaggio più
in vista dell’antica Petelia. Dopo pochi metri si sbocca nella triangolare
piazza Giunti su cui si affacciano il
rimaneggiato palazzo Amantea dall’imponente portale in blocchi di
pietra e dagli arditi
contrafforti ed il massiccio palazzo Giunti,
costruito nel XVIII secolo. All’interno di questo palazzo ha sede l’archivio fotostorico che
attraverso 4000 fotografie, documenti e
cartoline storiche offre
una visione della vita
sociale del borgo negli ultimi 150
anni. Alla spalle di Palazzo Giunti si
apre la spianata su cui sorge il Castello, oggi nella fase conclusiva del
restauro, costruito sull’acropoli dell’antica Petelia e che ha subìto nei
secoli numerosi rifacimenti. La sua
struttura centrale è una torre a
pianta quadrilatera da cui si articolano le mura che abbracciano il cortile e le quattro torri angolari; è circondato da tre parti da precipizi,
mentre un fossato artificiale, ora
riempito, lo separava dalla città. Ritornati in piazza Giunti, si percorre
L’incontro con monsignor Siniscalco
COSA COMPRARE
I rintocchi della
campana della sanità
prima via Annunziata e poi via Petilia, passando davanti a numerosi
palazzi d’epoca, di varia architettura, dal liberty al neoclassico, e si
giunge alla secentesca chiesetta di
S. Giuseppe detta anche del Purgatorio. Al suo interno vi sono due altari, di cui uno dedicato a San Giuseppe e l’altro alla Buona Morte, raffigurata da un teschio in teca di vetro. Scendendo ancora si arriva a S.
Maria delle Grazie, posta su un balzo roccioso in posizione dominante
sulla marina, fondata intorno al
1500 dai frati francescani. Sul vasto
sagrato si staglia la facciata neoclassica che ingloba a
sinistra il corpo del
campanile. L’interno
della chiesa è a navata
unica con otto altari
laterali; il pavimento è
in maiolica seicentesca. Di notevole valore
quadri del secolo XVII
– XVIII, di autori ignoti, ma soprattutto, il
quadro raffigurante la Madonna
delle Grazie del sec. XV, posto sull’altare maggiore, dipinto su legno.
Scendendo ancora per via S. Maria e
via Roma si arriva alla Cattedrale
dedicata ai SS. Pietro e Paolo. Eretta
al tempo della fondazione del Vescovado (1181-82 d.C.), restaurata più
volte nel corso dei secoli, conserva
ancora oggi un impianto basilicale
di tipo romanico, con decorazioni di
stile barocco. La facciata presenta
un portale di accesso e due porte minori laterali ed è affiancata da un
compatto campanile. Dietro l'in-
L’oasi
del Pantano
posto ideale per
il birdwatching
gresso di una delle navate laterali
sono conservate quattro basi marmoree di epoca tarda romana con
iscrizioni latine; su unavi è inciso il
testamento di Magno Megonio. Vicino alla cattedrale vi è l’Episcopio,
residenza del vescovo fino al 1818,
anno di soppressione della sede. Il
suo impianto massiccio a contrafforti fu voluto dal Vescovo Vico nel
XV secolo a difesa degli attacchi
barbareschi. Durante la visita del
borgo si intravedono, spesso accorpati alle abitazioni, parti delle mura
di cinta ed i bastioni che circondavano l’abitato. Prendendo l’auto si
scende verso la marina per ammirare accanto alla SS 106 “ U Turrazzu”, una torre di avvistamento del
XVII secolo, recentemente restaurata, con la parte inferiore a scarpata e caditoia sulla porta di ingresso.
Tornati sulla 106, in direzione sud,
per gli amanti della natura una sosta obbligata alla foce del fiume Neto, nell’Oasi naturale del Pantano,
posto ideale per il birdwatching.
Nei pressi si trova il seicentesco Castello di Fasana, di proprietà privata, un tempo dimora dei principi Pignatelli. Al nucleo originario, a
pianta quadrata con quattro torrette angolari, sono state aggiunte altre costruzioni con paramenti murari in mattoni rossi e finti merli
che conferiscono al maniero un
aspetto quasi da favola.
Per visite ed info PROLOCO
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(Presidente Sergio Bruno)
PER respirare l’aria magica bronzo, oltre un bassoriliedel centro antico e trarre vo di Madonna col bambino,
ispirazione dai suoi scorci anche la scritta in latino “io
più caratteristici e magari convoco i viventi, annuncio
segreti, ma soprattutto, per i momenti lieti, le gioie,
cogliere lo spirito della co- piango i disastri, i dolori,
munità “dovremmo partire sedo le contese, le guerre,
molto a ritroso – spiega sbarro le porte ai fulmini,
Mons. Alfonso Siniscalco, metto in fuga i fantasmi.” ,
parroco della
quasi a ricordachiesa della Sare che la sequennità e nativo nel
za e il ritmo dei
posto – Sappiarintocchi
anmo certamente
nunciava la vita,
l’anno di fondala morte oppure
zione
della
il tocco prolunChiesa, grazie
gato e concitato
alla data, 1613,
era segno di un
posta sull’unidisastro, di avca campana esi- Monsignor Siniscalco
venimenti grastente nel camvi, come un inpanile, e che,
cendio e portaper volontà del
va tutti fuori
vescovo Sebal’uscio a dare
stiano Ghisleman forte. Era
rio, fu dedicata
un tipo di protea Maria Salus
zione civile, una
Infirmorum.
semplice camInfatti, annessa
pana che faceva
alla chiesa sorscattare il senso
geva un ospedi solidarietà.
dale, che dispensava assi- Immaginate che tutti ricostenza o elemosine ad am- noscevano ed erano attenti
malati cronici, poveri e pel- ai segnali che ancora oggi
legrini, con il Monte di Pie- la nostra campana generotà ed un frumentario.
samente trasmette. – chiariFino a qualche anno fa, al sce il parroco - Tutto è campiano terra, sotto il campa- biato; un tempo, all’angolo
nile, capitava che, per la di Piazza Vinci, all’alba i
notte, riparasse qualche mietitori con la falce a spalviandante senza fissa dimo- la si raccoglievano “a truvara o qualche povero “rimi- re a fatica” e pattuivano il
tu”, che girava per il paese prezzo della dura giornata
distribuendo santini in nei campi di grano. Dormicambio di offerte. La finali- vano sul posto in alberghi e
tà della costruzione è rap- locande oppure riparavano
presentata nella tela della gratuitamente alla Casa coMadonna della Sanità, ope- munale del Mietitore per il
ra del calabrese Francesco tempo del grano, poi, quanSantacaterina, ornata, da do si diffuse la coltivazione
poco, da due diademi realiz- della barbabietola il lavoro
zati e donati dal maestro Mi- si trovò nello zuccherificio
chele Affidato.
della famiglia Massara che,
Interessante osservare – rilevato dalla Regione nel
chiarisce mons. Siniscalco - ’90, finì per chiudere.”
che la campana riporta sul
g. b.
L’anno
di fondazione
della chiesa
fu il 1613
Le ricottine e i vini
LA posizione geografica, la natura dei terreni e la storia dei popoli che si insediarono ci permettono di cogliere la grande predisposizione del territorio per una varietà impareggiabile di
prodotti genuini di qualità. In capo alla lista stanno ottime produzioni naturali e biologiche di pecorini e ricotte delle greggi al
pascolo, l’extravergine, il grano duro senatore Cappelli e il vino. Basta pensare che ettari di terreni vitati, argille marnose di
origine marina, regalano l’igt Val di Neto per etichette prestigiose, come Magno Megonio e Dattilo. E’ ancora presente nelle
vie del centro e in marina un numero rilevante di artigiani, maestri del legno, come Bernardo Caputo, a la Portella, una delle
quattro porte del periodo medievale. Bellissime, da ammirare
le tele del maestro Benito Sipoli. Alla marina, Giuseppina Piscitelli, in un angolo de " La boutique dei ricordi", espone nel
“tiratela” e prepara su richiesta preziosi ricami a “sfilato”, “rete”
e “broccatello” o coloratissimi e graziosi manufatti all’uncinetto.
IL PRIMO RAGGIO di sole accende in
alto il Castello normanno facendo emergere dalla penombra i bagliori della sua
magnificenza, di cui si alimentò, più o
meno consapevolmente, la grandiosa
civiltà nata su un’altura tra le valli del
fiume Lipuda e del Neto: siamo a Strongoli, all’estremo oriente della Calabria,
nei dintorni della costa crotonese. Per il
viaggiatore è sempre emozionante
guardare l’orizzonte e scoprire che un
immenso patrimonio di novità l’attende. Tale doveva essere l’impressione che
suscitò la vista di questo approdo ospitale, dove il tepore e la calma delle onde
sfidano i limiti del calendario, quando
approdarono Brezzi, coloni Greci, bellicosi Cartaginesi, Lucani e magnanimi
Romani. Nell’inseguire le tracce consunte della storia più antica ci si smarrisce tra le pagine leggendarie della
fondazione di Macalla e Petelia. Con l’eco delle parole di Aristotile, Strabone e
Licofronte, come d’incanto, nel viaggio
mentale dai chiaroscuri sfuocati, si coglie l’ombra del prode Filottete, figlio di
Peante e compagno di Ercole, il più abile e veloce arciere acheo che, duemila
anni ante Christum natum, ferito e dolorante, approdò qui, di ritorno dalla
guerra di Troia. Gli scenari del passato,
ricchi di colonne e ruderi di vecchi edifici, custodi di mirabili segreti, ricompaiono nei fondali profondi della “Fossa”, così come si ricercano nel greto del
Neto turbolento che, nella sua immutata corsa, insegue le bianche trasparenze del pianoro di Murge e l’aria rovente,
pervasa dell’odore penetrante del mare,
catturata dal vento e portata oltre l’ampia vallata delle Manche fin sul colle di
Petelia. Nelle Murge il paesaggio è d’incanto, riposante, quasi irreale, con gli
animali al pascolo e una natura impre-
vedibile, dall’aspetto selvaggio che non
lascia presagire una così ricca e antichissima civiltà. Per un percorso mirato, con la preziosa guida di Sergio Bruno e Francesco Colombraro della dinamica “Pro loco” petelina,
scopriamo la
zona delle vecchie miniere di
zolfo e di gesso, ormai abbandonate, e
in zona “salinelle”, quelle
di sale, utilizzate dai romani; tutt’attorno, tra sconfinate estensioni che salgono
e scendono, le
valli si snodano in dolci
pendenze alternate a morbide colline dal
colore
cangiante dei vigneti, di pascoli e semina- Necropoli romana
tivi
ondeggianti al sole,
di orzo, avena
e grano duro.
Qui l’arte del
casaro esprime tipicità rinomate. Si fa
la fila dai fratelli Spina, per il pecorino
“strongolese” di Federico e si aspetta
tutti per far colazione con le ricotte,
morbide e delicate, da mangiare al naturale ancora calde. Il segreto sta in un
bel gregge di ovini allo stato semibrado
unito a pazienza, fatica e maestria. Poco
distante, ricetta d’amore con le antiche
tradizioni per produzione e trasformazione artigianale del latte nella pluripremiata
Masseria De
Tursi, pecorino crotonese,
ricotta e ottimo yogurt
naturale di
pecora, biologico. Il tutto
sotto il continuo andirivieni dei voli a
planare
di
una coppia di
magnifiche
cicogne che
hanno messo
su casa, anche loro, qui.
Si acquista
quasi la veste
da archeologi
nel seguire le
tracce degli
antichi insediamenti tra
le vie del centro antico. E
poi, entrare
nella Cattedrale per fissare
nella
mente l’antico testamento inciso sul marmo di Manio Megonio
Leone che lasciò tutti gli averi ai petelini in cambio della statua equestre in
bronzo, i cui frammenti ricomposti si
ammirano al Museo di Catanzaro.
Gli scenari del passato
ricompaiono nei fondali
profondi della “Fossa”
Fattoria San Sebastiano
Produzione e vendita olio extravergine di oliva biologico di alta qualità
Azienda Biologica
San Sebastiano S.r.l. soc. agricola
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