For Rational Drug Use & Disease Management Therapy Perspectives Anno XVII, N. 4, marzo 2014 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto a cura di Marino Carnovali Direttore Dipartimento Geriatrico Riabilitativo Azienda Ospedaliera “Guido Salvini”, Garbagnate Milanese (MI) NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 1 21/03/14 12:47 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 2 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto a cura di Marino Carnovali Direttore Dipartimento Geriatrico Riabilitativo Azienda Ospedaliera “Guido Salvini”, Garbagnate Milanese (MI) INDICE Lo scompenso cardiaco cronico...................................................... 3 Lo scompenso cardiaco acuto......................................................... 9 Serelaxina....................................................................................... 16 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 1 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto Anno XVII, N. 4, marzo 2014 ISSN 1974-6679 ISBN 978 88 6756 063 9 Comitato Editoriale Claudio Oliveri Sara Di Nunzio Redazione Rosy Bajetti Produzione Loredana Biscardi Via Decembrio, 28 20137 Milano www.springerhealthcare.it © 2014 Springer Healthcare Italia S.r.l. Therapy Perspectives. Registrazione del Tribunale di Milano n. 128 del 10 marzo 1997 Direttore responsabile: Giuliana Gerardo Finito di stampare nel mese di Marzo 2014 da Geca Srl – San Giuliano Milanese (MI) Tutti i diritti sono riservati, compresi quelli di traduzione in altre lingue. Nessuna parte di questa pubblicazione potrà essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o per mezzo di apparecchiature elettroniche o meccaniche, compresi fotocopiatura, registrazione o sistemi di archiviazione di informazioni, senza il permesso scritto da parte dell’Editore. L’Editore è disponibile al riconoscimento dei diritti di copyright per qualsiasi immagine utilizzata della quale non si sia riusciti a ottenere l’autorizzazione alla riproduzione. 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NOVCZZ5896 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 2 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto L o studio RELAX-AHF, recentemente pubblicato su The Lancet, ha evidenziato i rilevanti effetti terapeutici di serelaxina nei pazienti affetti da scompenso cardiaco acuto. Per meglio comprendere i risultati clinici ottenuti nello studio è necessario soffermarsi sulla fisiopatologia dello scompenso cardiaco acuto e sulle interazioni che la legano all’evoluzione dello scompenso cardiaco cronico. LO SCOMPENSO CARDIACO CRONICO Definizione Paesi sviluppati sia affetto da scompenso cardiaco. La prevalenza aumenta con l’età e nei soggetti di età ≥ 70 anni può superare il 10%. Circa la metà dei pazienti scompensati presenta una compromissione della funzione sistolica con frazione di eiezione (FE) inferiore al 50%. In questo caso si parla di scompenso cardiaco con compromessa funzione sistolica. In almeno i due terzi dei pazienti con scompenso cardiaco a funzione sistolica compromessa la patologia cardiaca sottesa è rappresentata dalla cardiopatia ischemica. Esiste un’altra forma di scompenso cardiaco, caratterizzata da alterazione della funzione diastolica con funzione sistolica conservata, che si caratterizza per un’epidemiologia e un profilo eziologico differenti e meno conosciuti. I pazienti affetti da questa forma di scompenso sono in genere più anziani, più frequentemente obesi, affetti da ipertensione arteriosa e fibrillazione atriale e in prevalenza di sesso femminile. In generale, lo scompenso cardiaco a funzione sistolica conservata si associa a una prognosi migliore. Per scompenso cardiaco si intende un’anormalità della struttura o della funzione cardiaca che determina l’incapacità del cuore di trasportare ossigeno in periferia in misura adeguata alle richieste dei tessuti dei diversi organi, nonostante una normale pressione di perfusione. Dal punto di vista clinico, lo scompenso cardiaco rappresenta una sindrome, ovvero l’insieme di una serie di sintomi tipici (dispnea, fatica) e di segni (turgore giugulare, rantoli polmonari, terzo tono cardiaco), prodotta dall’evoluzione terminale di diversi tipi di cardiopatia. Pertanto, nella valutazione di un paziente che presenta la sindrome da scompenso cardiaco il primo momento diagnostico è rappresentato dall’identificazione della cardiopatia sottostante. Epidemiologia e patogenesi Dal punto di vista epidemiologico, si stima che l’1-2% della popolazione adulta dei 3 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 3 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management modulazione farmacologica del RAS e del sistema nervoso ortosimpatico, rappresenta la base per un’efficace terapia dello scompenso. Il concetto di continuum cardiovascolare si fonda proprio su questo principio (Figura 1). La presenza di uno o più fattori di rischio cardiovascolare, quali ipertensione arteriosa, dislipidemia, diabete, fumo di sigaretta e obesità viscerale, può infatti dare l’avvio a una serie di alterazioni strutturali e funzionali che portano il paziente a sviluppare nel tempo lo scompenso. La progressione allo scompenso cardiaco può avvenire principalmente attraverso l’evoluzione di due tipi di cardiopatia: la cardiopatia ipertensiva e la cardiopatia ischemica. • Cardiopatia ipertensiva. Il perdurare cronico del sovraccarico pressorio determina il progressivo sviluppo di ipertrofia La sindrome neuroendocrina nello scompenso cardiaco cronico Nello scompenso cardiaco cronico vengono attivati due fondamentali sistemi di regolazione neurormonale: il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAS) e il sistema nervoso ortosimpatico. L’attivazione iniziale di questi due sistemi ha un ruolo compensatorio, ma la sua persistenza nel tempo innesca un circolo vizioso attraverso una serie di alterazioni fisiopatologiche responsabili della progressione della cardiopatia di base e del danno a carico di tessuti e organi, che determinano molte delle manifestazioni cliniche dello scompenso cardiaco, compresa l’instabilità elettrica a livello miocardico. L’interruzione di questo circolo vizioso, attraverso l’efficace Ipertensione IMA Disfunzione sistolica Scompenso cardiaco DANNO Fumo Dislipidemia Diabete Obesità IVS Disfunzione diastolica VS normale Rimodellamento Disfunzione ventricolare subclinica Anni Morte Scompenso clinicamente manifesto Anni o mesi Sistemi RAS e SNS Figura 1. C ontinuum cardiovascolare. IMA, infarto miocardico acuto; IVS, ipertrofia ventricolare sinistra; RAS, sistema renina-angiotensina-aldosterone; SNS, sistema nervoso simpatico; VS, ventricolo sinistro. 4 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 4 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto dello scompenso acuto, erano tanto frequenti da assumere aspetti epidemici. Più recentemente, lo sviluppo di efficaci strategie terapeutiche ha consentito di ridurre le ospedalizzazioni del 30-50% e di diminuire in maniera significativa anche la mortalità, sebbene in misura meno rilevante. ventricolare sinistra, che, inducendo un deterioramento della compliance ventricolare, compromette in modo crescente la funzione diastolica e, con essa, il processo di riempimento ventricolare. In altre parole, l’alterazione strutturale, cioè il rimodellamento indotto dalla comparsa di ipertrofia ventricolare sinistra, determina un’alterazione funzionale (disfunzione diastolica) che porta alla comparsa dello scompenso, anche in presenza di una funzione sistolica ventricolare sinistra ancora conservata (FE ≥ 60%). • Cardiopatia ischemica. Rappresenta la forma più frequente di cardiopatia sottesa. In questo caso, il verificarsi di un infarto miocardico determina un rimodellamento della geometria ventricolare di entità correlata all’estensione dell’area infartuata, che a sua volta induce una disfunzione sistolica, con progressiva riduzione della FE, sino alla comparsa dello scompenso cardiaco. Diagnosi e classificazione funzionale Per formulare la diagnosi di scompenso cardiaco a funzione sistolica compromessa sono necessarie tre condizioni: • la presenza di sintomi tipici di scompenso; • la presenza di segni tipici di scompenso; • una riduzione significativa della FE. Di contro, la diagnosi di scompenso cardiaco a funzione sistolica conservata richiede: • la presenza di sintomi tipici di scompenso; • la presenza di segni tipici di scompenso; • una FE normale o solo minimamente ridotta (≥ 50%) e il ventricolo sinistro non dilatato; • un’alterazione strutturale cardiaca rilevante (ipertrofia ventricolare sinistra, ingrandimento atriale sinistro) e/o una disfunzione diastolica. I sintomi più tipici dello scompenso cardiaco sono: dispnea, ortopnea, dispnea parossistica notturna, ridotta tolleranza allo sforzo, fatica, aumento del tempo di recupero dopo lo sforzo. I segni più specifici sono: turgore giugulare, reflusso epatogiugulare, terzo tono cardiaco (con ritmo di galoppo se si associa tachicardia), dislocazione dell’itto apicale. Sintomi meno tipici sono: tosse notturna, vertigini, aumento rapido di peso per Prognosi Lo scompenso cardiaco è una patologia maligna: una volta instaurato, non è più reversibile e tende a evolvere nel tempo, con progressivo peggioramento del quadro clinico e sintomatologico, fino a determinare la morte del paziente. Questa evoluzione infausta può essere rallentata anche in maniera significativa dalla terapia farmacologica, che tuttavia, per quanto efficace, può solo dilazionare nel tempo l’evento finale. Prima della messa a punto delle moderne strategie di trattamento nel 1990, il 60-70% dei pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico moriva entro 5 anni dalla diagnosi e le ospedalizzazioni per aggravamento dei sintomi, con la presentazione clinica 5 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 5 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management ritenzione idrica, perdita di peso presente solo nelle fasi più avanzate (cachessia cardiaca), confusione mentale (particolarmente nei pazienti molto anziani), deflessione del tono dell’umore, palpitazioni e sincope. Segni meno specifici sono: edemi periferici, crepitazioni polmonari, attenuazione del murmure vescicolare (in caso di versamento pleurico), tachicardia, polso irregolare, tachipnea, epatomegalia, ascite, cachessia. Dal punto di vista funzionale la gravità dello scompenso cardiaco può essere classificata mediante la scala messa a punto dalla New York Heart Association (NYHA), che prevede quattro classi di gravità crescente: • Classe I: il paziente presenta una cardiopatia che può determinare scompenso cardiaco, ma è asintomatico e non presenta limitazioni dell’attività fisica; • Classe II: il paziente è asintomatico a riposo, ma presenta una lieve limitazione delle attività fisiche ordinarie della vita quotidiana, soprattutto se prolungate, che inducono la comparsa della sintomatologia dello scompenso; • Classe III: il paziente presenta una marcata limitazione funzionale all’attività fisica. È asintomatico a riposo, ma attività fisiche lievi inducono la comparsa dei sintomi; • Classe IV: il paziente presenta una grave limitazione funzionale. È sintomatico anche a riposo e l’attività fisica anche minima esacerba marcatamente i sintomi. L’algoritmo diagnostico dello scompenso cardiaco si differenzia in funzione della modalità di presentazione. Se l’insorgenza è acuta, oltre all’anamnesi (con particolare riferimento all’analisi del- la sintomatologia soggettiva) e all’esame obiettivo (per la valutazione dei segni tipici e meno tipici) vengono eseguiti un elettrocardiogramma (ECG), che in caso di scompenso è raramente normale, e un esame radiologico del torace per evidenziare i segni di congestione a carico del piccolo circolo, l’ingrandimento dei profili cardiaci e la presenza di versamento pleurico. Se l’insorgenza non è acuta, il percorso diagnostico prevede ancora l’anamnesi, l’esame obiettivo e l’ECG, mentre è facoltativa l’indagine radiologica del torace. Indipendentemente dalla modalità di presentazione (acuta o non acuta) viene poi effettuato il dosaggio dei peptidi natriuretici (BNP o NT-proBNP): • se l’ECG e i livelli sierici dei peptidi natriuretici rientrano nella norma, la diagnosi di scompenso appare improbabile ed è necessario ricercare altre cause per la sintomatologia presentata dal paziente; • se l’ECG e i livelli dei peptidi natriuretici sono alterati, la diagnosi di scompenso risulta molto probabile e viene eseguito un ecocardiogramma per identificare la cardiopatia di base responsabile della comparsa dello scompenso. Terapia Scompenso cardiaco cronico con alterazione della funzione sistolica La terapia diuretica è molto efficace nel controllo dei sintomi e dei segni determinati dalla congestione, ma non è in grado di modificare la prognosi in termini di mortalità. Al contrario, i farmaci in grado di modulare i due sistemi di regolazione respon- 6 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 6 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto sabili della sindrome neuroendocrina che caratterizza lo scompenso cardiaco (RAS e sistema nervoso ortosimpatico) hanno dimostrato di rallentare l’evoluzione della malattia. Ai diuretici vengono quindi associati farmaci ACE-inibitori e/o sartani per la modulazione del RAS e farmaci b-bloccanti per la modulazione ortosimpatica. In seconda battuta possono essere associati anche i farmaci anti-aldosteronici, sempre al fine di controllare più efficacemente le conseguenze dell’attivazione inappropriata del RAS. In caso di FE ≤ 30% e frequenza cardiaca > 70 battiti al minuto (bpm) nonostante dosi ottimizzate di b-bloccante (o nell’impossibilità di utilizzare un b-bloccante), è indicato l’utilizzo di ivabradina per la riduzione della frequenza cardiaca. In presenza anche di blocco di branca sinistra può essere indicato un intervento di resincronizzazione con stimolazione biventricolare. Se sono presenti aritmie ventricolari minacciose, si può considerare l’impianto di un defibrillatore. Tra le diverse classi di diuretici vengono in genere più frequentemente utilizzati i diuretici dell’ansa (furosemide principalmente o torasemide), il cui utilizzo diventa obbligatorio nei pazienti con insufficienza renale cronica. Ai diuretici dell’ansa si possono associare i risparmiatori di potassio (in particolare gli anti-aldosteronici), mentre il metazolone viene preferito in caso di risposta diuretica insufficiente anche ad alte dosi di furosemide. Per il controllo della sindrome neuroendocrina è necessario l’utilizzo di modulatori del RAS e di b-bloccanti. Per la modulazione del RAS possono essere utilizzati gli ACE-inibitori (indicati captopril, enalapril, lisinopril, ramipril, trandolapril) o i sartani (indicati candesartan, valsartan, losartan). Va ricordato che lo scompenso cardiaco cronico è l’unica patologia per la quale sia stato dimostrato un vantaggio (in termini di riduzione della mortalità e della morbilità) dato dal doppio blocco farmacologico del RAS attraverso l’associazione di un ACE-inibitore (a scelta tra quelli elencati) e un sartano (indicati solo valsartan e candesartan). Scompenso cardiaco cronico con funzione sistolica conservata Non vi sono dati definitivi a riguardo dell’efficacia di specifiche classi farmacologiche nel ridurre la morbilità e la mortalità in questo tipo di scompenso. I diuretici sono comunque utilizzati per il controllo dei sintomi da congestione. Tuttavia, è essenziale raggiungere un controllo ottimale dell’ipertensione arteriosa e dell’ischemia miocardica, quando presenti, e della frequenza cardiaca in caso di fibrillazione atriale. Bibliografia essenziale Ahmad T, O’Connor C. Therapeutic implications of biomarkers in chronic heart failure. Clin Pharmacol Ther 2013; 94: 468-79 Group on Diagnosis of the Working Group on Heart Failure of the European Society of Cardiology. The EuroHeart Failure survey programme-- a survey on the quality of care Cleland JG, Swedberg K, Follath F et al.; Study 7 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 7 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management of Cardiology. Developed in collaboration with the Heart Failure Association of the ESC (HFA) and endorsed by the European Society of Intensive Care Medicine (ESICM). Eur Heart J 2008; 29: 2388-442 among patients with heart failure in Europe. Part 1: patient characteristics and diagnosis. Eur Heart J 2003; 24: 442-63 Dickstein K, Cohen-Solal A, Filippatos G et al.; ESC Committee for Practice Guidelines (CPG). ESC Guidelines for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure 2008: the Task Force for the Diagnosis and Treatment of Acute and Chronic Heart Failure 2008 of the European Society Stewart S, MacIntyre K, Hole DJ et al. More malignant than cancer? Five-year survival following a first admission for heart failure. Eur J Heart Fail 2001; 3: 315-22 8 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 8 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto LO SCOMPENSO CARDIACO ACUTO Definizione e patogenesi pendentemente dal tipo di cardiopatia di base. In quest’ambito vanno ricordati: • le aritmie, come la fibrillazione atriale; • le gravi infezioni d’organo (particolarmente a livello polmonare) o le infezioni sistemiche con il conseguente stato settico; • l’embolia polmonare; • le gravi anemizzazioni; • il deterioramento della funzione renale sia acuto sia cronico avanzato; • le riacutizzazioni delle broncopneumopatie croniche ostruttive o restrittive; • l’ictus cerebrale; • gli interventi chirurgici maggiori; • l’abuso di alcool o droghe; • le terapie acute per patologie intercorrenti, come la terapia cortisonica o l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei; • la scarsa aderenza alla terapia dello scompenso cardiaco cronico o a quella delle condizioni a esso sottese (es. ipertensione arteriosa). Per scompenso cardiaco acuto si intende la rapida comparsa o il repentino aggravamento dei segni e dei sintomi di scompenso cardiaco. Si tratta di una condizione patologica maggiore, che mette a rischio la sopravvivenza del paziente e necessita un trattamento specifico e urgente che in genere comporta l’ospedalizzazione. La maggior parte dei casi di scompenso acuto si verifica in pazienti per i quali è già stata formulata la diagnosi di scompenso cardiaco cronico. Ciononostante, lo scompenso acuto può rappresentare anche la prima manifestazione della presenza di una cardiopatia in precedenza non diagnosticata. Tra i numerosi fattori precipitanti alcuni sono correlati alla specifica cardiopatia sottostante. Tra questi vanno ricordati: • per la cardiopatia ischemica: i nuovi episodi di ischemia acuta (sindromi coronariche acute), le complicanze meccaniche dell’infarto miocardico acuto o l’interessamento ischemico del ventricolo destro; • per la cardiopatia ipertensiva: il perdurare di valori pressori sisto-diastolici non adeguatamente controllati o il verificarsi di crisi ipertensive; • per la cardiopatia valvolare: il verificarsi di processi endocarditici che possono aggravare le alterazioni strutturali e funzionali di apparati valvolari già in precedenza compromessi o di protesi valvolari precedentemente impiantate. Altri fattori precipitanti, invece, esercitano un loro ruolo aggravante specifico sullo stato di compenso cardiocircolatorio, indi- Terapia convenzionale La terapia specifica dell’episodio acuto di scompenso cardiaco che determina l’ospedalizzazione del paziente è rivolta al controllo dei sintomi (es. riducendo il sovraccarico di volume con i diuretici o con tecniche di ultrafiltrazione, o diminuendo le resistenze vascolari periferiche con i nitrati) e dei fattori precipitanti influenzabili (es. la terapia delle condizioni infettive o settiche, il controllo dei valori pressori alterati, la rivascolarizzazione nelle sindromi coronariche acute). 9 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 9 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management Il trattamento viene in genere iniziato contemporaneamente all’iter diagnostico cui si è già fatto riferimento. Benché le evidenze in letteratura non siano solide come quelle che sostengono la terapia dello scompenso cronico, i farmaci attualmente ritenuti più utili sono l’ossigeno, i diuretici e i vasodilatatori. La maggior parte dei pazienti che presentano dispnea ingravescente legata a una condizione di edema polmonare ottiene un rapido miglioramento a seguito della somministrazione per via endovenosa di diuretici dell’ansa, come risultato di due meccanismi d’azione diversi: la venodilatazione (a insorgenza rapida) e l’eliminazione di liquidi attraverso l’effetto diuretico (a insorgenza più tardiva). Non è noto quale sia la modalità di somministrazione migliore (bolo o infusione). Per quanto riguarda i vasodilatatori che, come la nitroglicerina, riducono il postcarico e aumentano la gittata sistolica, non esistono evidenze inoppugnabili del fatto che essi siano in grado di ridurre la dispnea o di migliorare altri parametri clinici. I vasodilatatori vengono più frequentemente utilizzati nei pazienti con ipertensione arteriosa, mentre devono essere evitati nei pazienti con valori pressori sistolici inferiori a 110 mmHg. I più utilizzati sono la nitroglicerina, l’isosorbide dinitrato e il nitroprussiato. In situazioni specifiche, la terapia dello scompenso cardiaco acuto prevede la somministrazione di farmaci che esercitano un effetto inotropo positivo, un effetto pressorio o entrambi. Tra questi vengono maggiormente utilizzati dobutamina, dopamina, milrinone, enoximone, norepinefrina ed epinefrina. Gli obiettivi della terapia dello scompenso acuto possono essere suddivisi in immediati, intermedi (da conseguire comunque durante il ricovero ospedaliero) e a lungo termine: • tra gli obiettivi immediati rientrano il controllo dei sintomi, il ripristino di un’adeguata ossigenazione periferica, il miglioramento della perfusione periferica e la prevenzione del tromboembolismo; • gli obiettivi intermedi sono l’identificazione della strategia di trattamento a medio termine, l’inizio e la titolazione delle terapie per il controllo della sindrome neuroendocrina (modulatori del RAS e b-bloccanti), la valutazione dell’indicazione all’impianto di specifici device, l’identificazione e il controllo di eventuali comorbilità che possono influenzare l’evoluzione dello scompenso; • gli obiettivi a lungo termine comprendono programmi di sensibilizzazione dei pazienti, interventi volti a modificare lo stile di vita, completamento della titolazione e monitoraggio dell’assunzione dei farmaci in grado di influenzare morbilità e mortalità (modulatori del RAS e b-bloccanti), messa in atto di tutti i provvedimenti che possono ridurre la frequenza delle riospedalizzazioni e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Fisiopatologia ed evoluzione clinica In genere, l’insieme degli interventi descritti consente (1) il controllo della sintomatologia dell’episodio di scompenso cardiaco acuto e (2) il ripristino della condizione preesistente di scompenso cronico e della terapia più appropriata. Il 10 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 10 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto sopraggiungere di un nuovo episodio di scompenso acuto determinerà una nuova ospedalizzazione e richiederà di nuovo provvedimenti terapeutici acuti (Figura 2). In questa descrizione classica l’evoluzione naturale della malattia è caratterizzata dal susseguirsi, con frequenza crescente nel tempo, di periodici episodi di riacutizzazione, in occasione dei quali la terapia acuta consente il ripristino della fase di cronicità, sino alla comparsa di un episodio di scompenso acuto non controllabile, che determina il decesso del paziente. In alternativa all’episodio di scompenso acuto, il decesso può avvenire per morte improvvisa di tipo aritmico. La storia naturale dello scompenso cardiaco cronico e delle ripercussioni che derivano da ogni singolo episodio acuto può essere meglio descritta attraverso una rappresentazione che tenga conto dello stato funzionale e del grado di danno d’organo nei quali l’episodio acuto viene a inscriversi (Figura 3). La terapia acuta messa in atto in occasione dell’episodio di scompenso risulta, in genere, efficace per il controllo della sinto- matologia specifica, ma non è in grado di interferire con i meccanismi che determinano la progressione del danno d’organo a livello cardiaco, renale e vascolare. Di conseguenza, la risoluzione dell’episodio acuto riporta il paziente a una condizione sintomatologica spesso molto simile a quella presente prima dell’episodio stesso, ma in condizioni funzionali e di danno d’organo più compromesse (vedi Figura 3). La comparsa dei sintomi di scompenso cardiaco acuto è determinata da una cascata di modificazioni funzionali negative che comprendono: • disfunzione endoteliale con riduzione della produzione di ossido nitrico (NO) e incremento di secrezione di endotelina 1, a loro volta responsabili di un aumento delle resistenze vascolari periferiche; • diminuzione del flusso renale e del filtrato glomerulare; • ridistribuzione del volume circolante. L’insieme di queste modificazioni funzionali determina un sovraccarico di lavoro miocardico e una riduzione della funzione renale ed è responsabile di modificazioni Cardiopatia Fattori scatenanti CHF Fattori scatenanti AHF Fattori scatenanti AHF CHF CHF Morte Tempo Figura 2. D escrizione classica dell’evoluzione dello scompenso cardiaco. AHF, scompenso cardiaco acuto; CHF, scompenso cardiaco cronico. 11 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 11 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management Cardiopatia Fattori scatenanti Stato funzionale e strutturale CHF AHF Sintomi Danno Fattori scatenanti CHF AHF Sintomi Danno Fattori scatenanti CHF AHF Morte Tempo Figura 3. A lterazioni strutturali e funzionali indotte dagli episodi di scompenso cardiaco acuto. AHF, scompenso cardiaco acuto; CHF, scompenso cardiaco cronico. funzionali e strutturali che aggravano i preesistenti danni d’organo (a livello cardiaco e renale) indotti dalla cardiopatia di base. Questi danni strutturali si realizzano a livello cellulare e a carico della matrice extracellulare (Figura 4). A livello cellulare i meccanismi di difesa dell’omeostasi cellulare divengono meno efficienti a causa di: • fenomeni infiammatori, attraverso l’attivazione delle cellule mediatrici dell’infiammazione stessa e un aumento dello stress ossidativo; • diminuita efficienza dei meccanismi di difesa tissutale, con riduzione dell’angiogenesi e della sopravvivenza delle cellule staminali. Ciò comporta una minore sopravvivenza cellulare, con incremento dei meccanismi di apoptosi. A livello della matrice extracellulare l’attivazione delle metalloproteasi di matrice e l’aumentata sintesi di collagene inducono meccanismi di rimodellamento negativo e aumento della rigidità parietale sia a carico delle pareti miocardiche sia a livello vascolare. I meccanismi di danno strutturale sono molteplici e, nella fase acuta, possono rivelarsi con manifestazioni differenti che vanno dalle alterazioni emodinamiche all’attivazione neurormonale, con aumento della congestione e aumento della pressione telediastolica ventricolare sinistra alla stimolazione inotropa. L’insieme di queste alterazioni funzionali e strutturali può essere clinicamente monitorato attraverso la determinazione seriata di marcatori specifici. La troponina T cardiaca ad alta sensibilità è un marcatore rappresentativo del danno 12 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 12 25/03/14 13:17 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto 1 Sovraccarico miocardico; Funzionalità renale Vasocostrizione* 2 Preservazione delle cellule Infiammazione Infiltrati di cellule infiammatorie Stress ossidativo AHF NO endoteliale* RVS, FER, VFG, ET-1 Rimodellamento Metalloproteasi di matrice Rigidità vasale 3 Rimodellamento MEC Riparazione tissutale Angiogenesi Sopravvivenza cellule staminali Fibrosi Sopravvivenza cellulare Sintesi collagene Degradazione collagene Stress ossidativo Apoptosi Sovraccarico Ca2+ Dimensioni infarto * Dilatazione selettiva dei vasi precostretti Figura 4. D anni funzionali e strutturali indotti dallo scompenso cardiaco acuto. AHF, scompenso cardiaco acuto; ET-1, endotelina 1; FER, flusso ematico renale; MEC, matrice extracellulare; NO, ossido nitrico; RVS, resistenza vascolare periferica; VFG, velocità di filtrazione glomerulare (elaborata graficamente da Du et al. 2010). cardiaco; viene spesso liberata in occasione dell’episodio di scompenso cardiaco acuto, indicando il costituirsi di un danno d’organo non reversibile. L’aumento dei valori plasmatici di troponina T assume un significato prognostico negativo, associandosi a un incremento di tre volte della mortalità intraospedaliera, a un raddoppio della mortalità post-dimissione e a un aumento di tre volte della frequenza di riospedalizzazione. La cistatina C rappresenta un marcatore particolarmente sensibile di danno renale. Si tratta di una proteina di basso peso molecolare, che in condizioni normali viene liberamente filtrata dai glomeruli renali, quindi riassorbita e catabolizzata per il 99% circa nel tubulo prossimale. Il dosaggio della cistatina C nel plasma rappresenta un ottimo marker endogeno di funzionalità renale, più affidabile della creatininemia e delle formule derivate. Viene infatti prodotta in quantità costante da tutte le cellule nucleate e non dipende in maniera significativa dal peso e dalla massa magra (tranne che per le fasce più estreme di alterazione della composizione corporea), dall’età (tranne che per il 1° anno di vita), dal sesso o dalla razza. Lo stato di aumentata congestione secondaria all’insufficienza cardiaca acuta è espresso in maniera specifica e sensibile dai valori di BNP e, particolarmente, di NT-proBNP. I livelli plasmatici di questi peptidi natriuretici aumentano in risposta a fenomeni di distensione e stress della parete ventricolare, quali si osservano nelle 13 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 13 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management Funzionalità cardiaca e/o renale patologie caratterizzate da un aumentato volume ematico, come l’insufficienza renale, l’iperaldosteronismo primario e l’insufficienza cardiaca congestizia. Sebbene il ruolo definitivo dei peptidi natriuretici cardiaci nell’identificazione e nella gestione dei pazienti con disfunzione ventricolare debba essere ancora completamente chiarito, l’utilità clinica di BNP e di NT-proBNP nella diagnostica differenziale e nella stratificazione prognostica dello scompenso cardiaco è stata ripetutamente confermata. BNP e NT-proBNP sono stati inoltre studiati come indicatori prognostici di mortalità a lungo termine dopo un evento coronarico acuto. I cut off riconosciuti a livello internazionale per identificare variazioni significative dei marcatori di danno cardiaco e renale e di congestione sono i seguenti: • per la troponina T ad alta sensibilità valori superiori a 0,014 μg/l, con un incremento di almeno il 20% rispetto al valore basale; • per la cistatina C incremento della concentrazione plasmatica > 0,3 mg/l (22 nmol/l); • per l’NT-proBNP incremento di almeno il 30% rispetto al valore basale. Alla luce di queste considerazioni la storia naturale dello scompenso cardiaco può essere descritta in modo più accurato e aderente alla fisiopatologia, come mostrato nella Figura 5. La cardiopatia di base responsabile dello scompenso cronico ha in genere un’evoluzione progressiva che comporta un lento deterioramento funzionale e della qualità di vita del paziente. Su questo andamento evolutivo di tipo cronico, fattori precipitanti possono indurre episodi di scompenso acuto, che si accompagnano a manifestazioni sintomatologiche acute ma in gran parte reversibili (grazie alla terapia acuta) e alterazioni strutturali che determinano una progressione non reversibile del danno d’organo. In altre parole, ogni episodio di insufficienza cardiaca acuta accelera il processo di decadimento strutturale e funzionale, aggravando in maniera significativa la prognosi. Danno miocardico/renale Ospedalizzazione Ospedalizzazione Ospedalizzazione Tempo Figura 5. D escrizione della storia naturale dello scompenso cardiaco AHF, scompenso cardiaco acuto; CHF, scompenso cardiaco cronico (elaborata graficamente da Alla et al. 2007, Gheorghiade et al. 2005). 14 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 14 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto Nelle fasi più avanzate gli episodi di scompenso acuto si fanno più frequenti, accelerando la compromissione della riserva funzionale a livello miocardico, renale e vascolare. Viene così a realizzarsi una sorta di circolo vizioso che rende più probabile il verificarsi di ulteriori episodi acuti, con le conseguenti ospedalizzazioni, mentre aggrava il danno d’organo con riduzione delle riserve funzionali (vedi Figura 5). A ogni episodio acuto, la prognosi del paziente si aggrava, nel senso che si incrementa il rischio di mortalità e si riduce l’aspettativa di sopravvivenza. Bibliografia essenziale Alla F, Zannad F, Filippatos G. Epidemiology of acute heart failure syndromes. Heart Fail Rev 2007; 12: 91-5 Cleland JG, Swedberg K, Follath F et al.; Study Group on Diagnosis of the Working Group on Heart Failure of the European Society of Cardiology. The EuroHeart Failure survey programme-- a survey on the quality of care among patients with heart failure in Europe. Part 1: patient characteristics and diagnosis. Eur Heart J 2003; 24: 442-63 Dickstein K, Cohen-Solal A, Filippatos G et al.; ESC Committee for Practice Guidelines (CPG). ESC Guidelines for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure 2008: the Task Force for the Diagnosis and Treatment of Acute and Chronic Heart Failure 2008 of the European Society of Cardiology. Developed in collaboration with the Heart Failure Association of the ESC (HFA) and endorsed by the European Society of Intensive Care Medicine (ESICM). Eur Heart J 2008; 29: 2388-442 Du XJ, Bathgate RA, Samuel CS et al. Cardiovascular effects of relaxin: from basic science to clinical therapy. Nat Rev Cardiol 2010; 7: 48-58 Gheorghiade M, Nodari S. Hospitalizations for heart failure. Heart Fail Clin 2013; 9: xi-xii Gheorghiade M, Pang PS. Acute heart failure syndromes. J Am Coll Cardiol 2009; 53: 557-73 Gheorghiade M, De Luca L, Fonarow GC et al. Pathophysiologic targets in the early phase of acute heart failure syndromes. Am J Cardiol 2005; 96: 11G-7 Gheorghiade M, Vaduganathan M, Fonarow GC, Bonow RO. Rehospitalization for heart failure: problems and perspectives. J Am Coll Cardiol 2013; 61: 391-403 Metra et al. In: Tubaro M. The ESC Textbook of Intensive and Acute Cardiac Care. New York, NY: Oxford University Press, 2011; Chapter 49 15 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 15 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management SERELAXINA Azioni farmacologiche Serelaxina è una forma ricombinante della relaxina-2 umana, un polipeptide di 53 aminoacidi appartenente alla famiglia delle relaxine che comprende sette differenti peptidi (Figura 6). La relaxina-2 agisce attraverso il legame con le isoforme RXFP1 e RXFP2 di una famiglia di recettori noti come recettori della famiglia peptidica delle relaxine (RXFP). Nell’uomo i recettori specifici per la relaxina-2 sono stati identificati a livello vascolare e cardiaco e in altri organi e sistemi. La relaxina-2 contribuisce in maniera significativa ai cambiamenti emodinamici adattativi che si realizzano nel corso della gravidanza. Le azioni principali consistono in aumento della compliance vascolare, riduzione delle resistenze vascolari sistemiche, incremento della portata cardiaca, aumento del flusso ematico renale. Studi condotti nel ratto e nell’uomo hanno evidenziato come la somministrazione di relaxina-2 esogena produca effetti emodinamici e renali che riproducono quelli caratteristici della gravidanza. Gli effetti di serelaxina si esplicano attraverso interazioni recettoriali con il sistema dell’endotelina (Figura 7). L’endotelina-1 (ET-1) è nota come potente vasocostrittore. Viene sintetizzata dalle cellule endoteliali ed esercita potenti effetti paracrini e autocrini attraverso l’interazione con due isoforme di recettori specifici: ETA ed ETB. Questi recettori sono ampiamente espressi a livello vascolare, cardiaco, polmonare e renale. I recettori ETA sono presenti sulla muscolatura liscia vasale e la loro stimolazione determina vasocostrizio- Figura 6. Struttura della relaxina-2 (elaborata graficamente da Jeyabalan et al. 2007, Teichman et al. 2009, Kong et al. 2010). 16 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 16 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto NOS Cellule endoteliali Recettore ETB NO ET-1 ET-1 NO ETB sGC cGMP ETA VASODILATAZIONE VASOCOSTRIZIONE Cellula della muscolatura liscia vascolare Figura 7. Sistema delle endoteline. ET-1, endotelina-1; NO, ossido nitrico; NOS, nitrossido sintetasi (elaborata graficamente da Haynes et al. 1998, McMurray et al. 1992, Goddard et al. 2004, Teerlink et al. 1994). ne arteriosa e venosa e aumento della ritenzione di sodio e liquidi. I recettori ETB sono localizzati sulla muscolatura liscia vasale e sulle cellule endoteliali; la stimolazione dei recettori ETB ha effetti complessi: determina vasodilatazione attraverso la liberazione di NO e la rimozione dell’ET-1 dal liquido interstiziale, mentre a livello renale favorisce la natriuresi. Il normale tono vascolare dipende quindi dal bilanciamento degli effetti dell’ET-1 sulle due isoforme recettoriali. Nello scompenso cardiaco acuto si realizza una disregolazione delle isoforme recettoriali dell’ET-1, con incremento dei recettori ETA e riduzione dei recettori ETB. Ciò determina vasocostrizione a livello arterioso e venoso, con aumento della ritenzione di sodio e liquidi e riduzione della compliance vasale. Serelaxina si lega al recettore ETB sia a livello delle cellule endoteliali sia sulle cellule muscolari lisce vasali (Figura 8). Studi sperimentali condotti in modelli animali suggeriscono che il legame di serelaxina con i recettori siti sulle cellule endoteliali (RXFP1/2) determini l’attivazione della nitrossido sintetasi (NOS) con conseguente aumento della produzione di NO. L’attivazione della NOS sembra avvenire attraverso due vie: • una via diretta di fosforilazione rapida della NOS, in grado di determinare l’azione emodinamica favorevole già dopo pochi minuti dall’inizio dell’infusione; • una via indiretta, più lenta, che dipende da un potenziamento dell’attivazione dei recettori ETB e si mantiene fino a 24 ore dalla sospensione dell’infusione del farmaco. Inoltre serelaxina, attraverso il legame con i recettori RXFP1/2 siti sulla muscolatura li- 17 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 17 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management VIA RAPIDA VIA TARDIVA RLX RLX Recettore RXFP1/2 ET-1 NOS Cellule endoteliali NOS NO NO Recettore RXFP1/2 Recettore VEGF VEGF Recettore ETB ET-1 NO NO sGC cGMP sGC ETB ETA V A S cGMP OCO STR VEGF IZIO NE VASODILATAZIONE VASODILATAZIONE Cellula della muscolatura liscia vascolare RLX Recettore RXFP1/2 Figura 8. E ffetto vasodilatante di serelaxina. ET-1, endotelina-1; NO, ossido nitrico; NOS, nitrossido sintetasi; RLX, serelaxina; RXFP, recettore della famiglia peptidica delle relaxine; VEGF, fattore di crescita endoteliale vascolare (elaborata graficamente da Kohsaka et al. 1998, Hsu et al. 2002, Novak et al. 2006, Conrad et al. 2011, Teichman et al. 2010, Danielson et al. 2000, Dschietzig et al. 2003, McMurray et al. 1992, Goddard et al. 2004, McGuane et al. 2011). scia vasale, potrebbe stimolare la liberazione del fattore di crescita endoteliale vascolare (vascular endothelial growth factor, VEGF) che, legandosi a specifici recettori sulle cellule endoteliali, determina un’ulteriore attivazione della NOS, con conseguente incremento della produzione di NO. Sempre studi sperimentali hanno evidenziato che, a livello renale, serelaxina aumenta il flusso glomerulare e stimola la natriuresi sempre attraverso l’interazione con il sistema dell’ET-1 (Figura 9). In particolare, l’effetto natriuretico sembra essere legato al potenziamento dell’azione dei recettori ETB siti a livello delle cellule epiteliali della midollare renale, i quali stimolati dalla ET1 inibiscono il riassorbimento tubulare del sodio. L’incremento del flusso glomerulare sembra essere correlato alla maggiore produzione di NO da parte delle cellule endoteliali dell’arteriola afferente, sempre legato alla stimolazione diretta della NOS mediata dai recettori RXFP1/2, al potenziamento dell’effetto dei recettori ETB stimolati dall’ET-1 e alla stimolazione esercitata sulla NOS da parte del VEGF (Figura 10). 18 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 18 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto RLX I recettori RXFP sono presenti sulle cellule epiteliali midollari, così come sulle cellule endoteliali e sulle cellule muscolari lisce delle arteriole renali RLX Cellula epiteliale midollare ET-1 ETB Inibizione del riassorbimento di Na+ Natriuresi RLX Recettore RXFP1/2 Cellula endoteliale NOS ETB La RLX aumenta l’attività dei recettori ETB nella midollare e nel sistema vascolare Recettore RXFP1/2 NO Recettore VEGF VEGF ET-1 ETB ET-1 ETB ET A VEGF Recettore RXFP1/2 RLX VASODILATAZIONE VASOCOSTRIZIONE Cellula della muscolatura liscia vascolare Figura 9. Effetti renali di serelaxina. ET-1, endotelina 1; NO, ossido nitrico; NOS, nitrossido sintetasi; VEGF, fattore di crescita endoteliale vascolare; RLX, serelaxina; RXFP, recettore della famiglia peptidica delle relaxine (elaborata graficamente da Teichman et al. 2010, Schneider et al. 2007). Sovraccarico miocardico Funzionalità renale Serelaxina Vasorilassamento* NO endoteliale* RVS, FER, VFG, ET-1 Redistribuzione del volume *Dilatazione selettiva dei vasi precostretti Figura 10. E ffetti di serelaxina potenzialmente utili per il controllo della sintomatologia dello scompenso cardiaco acuto. ET-1, endotelina 1; FER, flusso ematico renale; NO, ossido nitrico; RVS, resistenza vascolare periferica; VFG, velocità di filtrazione glomerulare (elaborata graficamente da Du et al. 2010). 19 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 19 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management Lo studio RELAX-AHF I dati sull’attività farmacologica di serelaxina sostengono l’ipotesi che il farmaco possa esercitare un effetto favorevole sui sintomi tipici dello scompenso cardiaco, attraverso la riduzione del sovraccarico cardiaco e il sostegno della funzione renale (Figura 10). I presupposti farmacologici relativi al potenziale effetto favorevole di serelaxina nei pazienti affetti da scompenso cardiaco acuto, già evidenziati dallo studio PreRELAX-AHF, hanno trovato piena conferma nei risultati dello studio RELAXAHF, recentemente pubblicato su The Lancet (Figura 11). RELAX-AHF è uno studio multicentrico controllato vs placebo, randomizzato, in doppio cieco, che ha coinvolto 1161 pazienti affetti da scompenso cardiaco acuto Randomizzati: 1161 pazienti ricoverati con AHF, PA da normale a elevata e compromissione renale da lieve a moderata in 11 Paesi (Europa, Stati Uniti, Argentina e Israele); di questi, 580 erano allocati al gruppo placebo e 581 al gruppo di trattamento attivo. I principali criteri di inclusione dello studio prevedevano una PAS > 125 mmHg e una compromissione renale da lieve a moderata, definita come una velocità di filtrazione glomerulare stimata secondo l’equazione MDRD (modification of diet in renal disease) di 30-75 ml/ min/1,73 m² (Tabella 1). I pazienti di entrambi i gruppi hanno ricevuto la migliore terapia possibile, secondo la valutazione dei medici sperimentatori. Il braccio sperimentale prevedeva l’infusione (entro 16 ore dalla presentazione) di serelaxina alla dose di 30 μg/kg al giorno per 48 ore. Non vi erano differenze significative nelle caratteristiche epidemiologiche e cliniche fra i due gruppi di pazienti al basale. Oltre Periodo di trattamento randomizzato in doppio cieco Placebo (n=580) Screening Effettuato dopo furosemide ev ≥40 mg Serelaxina 30 µg/kg/die (n=581) In aggiunta alla terapia standard per insufficienza cardiaca* Presentazione < 16 h 0 6 12 24 48 h 5 g 14 g Periodo di 48 h di infusione (ev) del farmaco in studio 60 g 180 g Periodo di valutazione post-dimissione Terapia standard per scompenso cardiaco permessa a discrezione del medico * Figura 11. D isegno sperimentale dello studio RELAX-AHF. AHF, scompenso cardiaco acuto; PA, pressione arteriosa (elaborata graficamente da Ponikowski et al. 2012; Teerlink et al. 2013). 20 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 20 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto il 30% dei pazienti arruolati aveva già subito ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco nell’anno precedente (media di circa 1,5 episodi di ricovero). I valori basali medi di pressione arteriosa sistolica sono risultati pari a 142 mmHg. I valori basali medi di FE erano pari al 38% e il 55% dei pazienti presentava una FE < 40%. Ipertensione arteriosa era presente in oltre l’80% dei pazienti, cardiopatia ischemica e dislipidemia in oltre il 50%. Inoltre, più del 50% dei pazienti arruolati presentava fibrillazione o flutter atriale. All’arruolamento circa il 70% dei pazienti assumeva un farmaco modulatore del RAS (circa il 55% un ACE-inibitore, circa il 15% un sartano). Un trattamento con b-bloccante era presente in circa il 70% dei casi, con anti-aldosteronico nel 30% e con digitale nel 20%. Tutti i pazienti hanno ricevuto un trattamento con diuretici dell’ansa per via endovenosa. Gli endpoint principali dello studio (Tabella 2), pur facendo riferimento a un unico sintomo (la dispnea), erano due: il primo incentrato sull’evoluzione acuta del sintomo stesso a 24 ore (Likert scale), il secondo a 5 giorni (VAS AUC). Formalmente l’endpoint primario misurato secondo la Likert scale non è stato raggiunto in termini di significatività statistica (Figura 12); tuttavia, già a 6 ore si rileva una tendenza a favore di serelaxina, che diviene più evidente nel tempo, sino a raggiungere differenze rispetto a placebo molto prossime alla significatività statistica (p=0,051 a 12 ore; p=0,086 a 24 ore). Queste osservazioni non sono in contrasto con i risultati dell’altro endpoint principale (misurazione secondo la VAS AUC), che è stato pienamente raggiunto (p=0,007), piuttosto suggeriscono un’efficacia di serelaxina già nominalmente presente a partire dalle prime fasi del trattamento della fase acuta (anche in corso di infusione) e che raggiunge la significatività statistica nei giorni successivi. Tabella 1. Criteri di ammissione allo studio RELAX-AHF. AHF, scompenso cardiaco acuto; BNP, peptide natriuretico di tipo B; PAS, pressione arteriosa sistolica; PS, pronto soccorso; sMDRD, modification of diet in renal disease - semplificata; VFG, velocità di filtrazione glomerulare (elaborata graficamente da Ponikowski et al. 2012; Teerlink et al. 2013). • PAS > 125 mmHg • Ospedalizzato per AHF, definita come comprensiva allo screening di tutto quanto segue: - dispnea a riposo o sotto sforzo minimo - congestione polmonare alla Rx torace -BNP ≥ 350 pg/ml o NT-proBNP ≥ 1400 pg/ml • In grado di essere randomizzato entro 16 ore dalla presentazione in ospedale (compreso PS) • Trattato con furosemide (o equivalente) ≥ 40 mg ev tra l’ammissione ai servizi d’urgenza (ambulanza o ospedale, compreso PS) e lo screening • Compromissione renale da lieve a moderata, definita come una VFG stimata secondo sMDRD di 30-75 ml/min/1,73 m2 21 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 21 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management Tabella 2. E ndpoint dello studio RELAX-AHF. CV, cardiovascolare; ev, per via endovenosa; HF, scompenso cardiaco; ICU/CCU unità/reparto di terapia intensiva; VAS, scala visuo-analogica (elaborata da Ponikowski et al. 2012; Teerlink et al. 2013). Variazione rispetto al basale (mm)* Endpoint primari di efficacia • Variazione della dispnea riportata dal paziente, misurata mediante VAS di 100 mm dal basale fino al giorno 5 • Dispnea moderatamente o notevolmente migliorata rispetto all’inizio della somministrazione del farmaco in studio sulla Likert scale a 7 punti a 6, 12 e 24 ore Endpoint secondari di efficacia • Morte CV o riospedalizzazione per insufficienza cardiaca o renale entro il giorno 60 • Giorni di sopravvivenza fuori dall’ospedale entro il giorno 60 Ulteriori analisi dell’efficacia hanno compreso: • Morte CV entro il giorno 180 • Durata della degenza ospedaliera e del ricovero in ICU/CCU • Tempo al peggioramento della HF entro i giorni 5 e 14 • Sintomi e segni a diversi tempi sperimentali • Dose totale di diuretici dell’ansa ev entro il giorno 5 35 Serelaxina (n=581) AUC con serelaxina, 2756 (DS 2588) mm×h Placebo (n=580) AUC con placebo, 2308 (DS 3082) mm×h 30 p=0,007 25 20 15 10 5 0 0 6 12 h Giorno 1 Giorno 2 Follow-up Giorno 3 Giorno 4 Giorno 5 Pazienti (%) *variazione della dispnea riportata dai pazienti tramite (VAS) 100 80 60 40 20 0 20 40 60 80 p=0,086 p=0,113 31,4% 8,7% 22,7% 35,8% 9,8% 26,0% 37,5% 37,4% 26,4% 24,7% Placebo–Serelaxina 6h p=0,051 63,1% 67,9% 26,7% 25,8% 44,6% 16,6% 50,3% 16,4% 28,0% 33,9% 36,4% 42,1% 35,0% 32,9% 21,1% 7,3% 16,4% 14,5% 22,8% 7,8% Placebo–Serelaxina 12 h Likert scale per la dispnea Notevolmente migliorata Moderatamente migliorata Minimamente migliorata Nessuna variazione Minimamente peggiorata Notevolmente peggiorata Placebo–Serelaxina 24 h Figura 12. S tudio RELAX-AHF: modificazioni del sintomo dispnea. AUC, area sottesa alla curva; DS, deviazione standard; VAS, scala visuo-analogica (elaborata graficamente da Teerlink et al. 2013). 22 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 22 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto Lo studio RELAX-AHF suggerisce altre due interessanti osservazioni. La prima è che il miglioramento del sintomo dispnea non risulta transitorio, ma si protrae per almeno 2 settimane; infatti, l’analisi del parametro VAS AUC è stata condotta anche a 14 giorni dall’inizio del trattamento e la differenza tra serelaxina e placebo mantiene un’elevata significatività statistica (p=0,017). La seconda considerazione, relativa alla variazione del VAS score (cioè la valutazione puntuale dell’intensità del sintomo), conferma invece quanto già osservato per l’altro endpoint principale: per ottenere la significatività statistica nella riduzione della dispnea non occorre attendere il 5° giorno: infatti il VAS score risulta significativamente differente già al giorno 1 (24 ore), cioè in fase molto precoce, a conferma di quanto già osservato in merito all’evoluzione della Likert scale tra la 12a e la 24a ora. In conclusione, l’analisi congiunta dei due endpoint principali evidenzia come l’efficacia di serelaxina sul sintomo dispnea sia già presente in maniera tendenziale a partire dalle prime fasi di infusione del farmaco e si accentui al termine del 1° giorno di infusione (VAS score già significativo), sino a raggiungere la piena significatività statistica al 5° giorno, quindi con coerente evoluzione temporale, confermandosi poi persistente almeno sino al 14° giorno. Un’ulteriore considerazione sull’andamento del sintomo dispnea è legata al disegno sperimentale, che prevedeva il confronto tra serelaxina e placebo on top dello standard di cura dello scompenso cardiaco acuto, che include la somministrazione endovenosa di diuretici dell’ansa (somministrati sostanzialmente al 100% dei pazienti randomizzati) e nitrati. Questi trattamenti sono notoriamente i più efficaci nell’indurre una rapida risposta sintomatologica e quindi influenzano in maniera sostanziale l’andamento della dispnea nelle primissime ore di terapia. In questa fase più precoce è quindi realisticamente assai difficile ottenere un ulteriore sensibile miglioramento della sintomatologia. Questa osservazione trova chiaramente riscontro nell’andamento del grafico relativo alla VAS AUC, che presenta la sua massima pendenza verso il miglioramento nelle primissime ore, quando è prevalente l’effetto degli altri provvedimenti terapeutici (fondamentalmente l’infusione di diuretico). Il vantaggio di serelaxina comincia a profilarsi a partire dalla 6a ora quando, in accordo con quanto comunemente documentato dall’esperienza clinica, l’effetto positivo dei diuretici sulla dispnea si indebolisce in entrambi i gruppi di pazienti a confronto. In altre parole, l’effetto di serelaxina deve essere valutato “al netto” dell’efficacia nota degli altri provvedimenti terapeutici, con un valore aggiunto che diviene sempre più evidente all’esaurirsi dell’effetto acuto delle altre terapie. Infine, una considerazione di ordine metodologico: le due modalità utilizzate per la rilevazione dello stesso sintomo sono metodologicamente differenti. La Likert scale è una scala verbale semiquantizzata a 6 livelli, mediante la quale il paziente doveva esprimere un giudizio sulla variazione di intensità del sintomo utilizzando una specifica aggettivazione proposta (notevolmente, moderatamente, minimamente). A questo proposito, è noto che tutte le scale verbali semiquantizzate di questo tipo risentono di un’importante variabilità legata all’interpretazione semantica dell’aggettivazione proposta, che a sua volta risente in 23 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 23 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management maniera determinante del grado di scolarità e, più in generale, del contesto culturale a cui il paziente appartiene. Di contro, l’analogo visivo utilizzato per valutare il secondo endpoint, rifacendosi a una misurazione geometrica, risente meno delle influenze culturali e può dare risultati profondamente diversi se utilizzato in parallelo a una scala verbale semiquantizzata nello stesso paziente. Ciò può spiegare perché il VAS score relativo alla 24a ora (giorno 1) evidenzia una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi, che non si osserva invece con la Likert scale. Nello studio RELAX-AHF il trattamento con serelaxina, oltre all’effetto favorevole sulla dispnea, ha influenzato positivamente, e in maniera statisticamente significativa, anche gli altri sintomi e segni dello scompenso, come l’ortopnea, l’edema, i DOE p=0,02 rantoli e la pressione venosa giugulare (Figura 13). Oltre alle azioni utili per il controllo della sintomatologia specifica dello scompenso acuto, serelaxina è in grado di esercitare anche numerosi effetti favorevoli per il contenimento del danno d’organo indotto dall’insufficienza cardiaca acuta (Figura 14). Serelaxina potenzia infatti i meccanismi di protezione cellulare, esplicando plurime attività antinfiammatorie che vanno dal contenimento dell’infiltrazione tissutale da parte delle cellule ad attività pro-infiammatoria alla riduzione dello stress ossidativo. In aggiunta, serelaxina promuove la sopravvivenza cellulare riducendo l’apoptosi correlata allo stress ossidativo e limitando il sovraccarico intracellulare di calcio. Stimolando l’angiogenesi e incrementando la sopravvivenza delle cellule Ortopnea p=0,002 Edema p=0,01 Rantoli p=0,008 JVP p=0,06 100 Assente Assente Assenti <6 cm <1/3 6-10 cm 1/3-2/3 >2/3 >10 cm Lieve ax ina bo rel ce Se Pla ina ax ce ax ina bo rel ina bo ax rel ce Se Pla ina o ax rel eb Se Pla c 3+ rel >30° 0 ce Grave 2+ Se 2 cuscini 20 Pla 1+ Moderata bo 1 cuscino 40 Se 60 Assente Pla Pazienti (%) 80 Figura 13. Studio RELAX-AHF: evoluzione dei segni e dei sintomi di congestione al giorno 2. DOE, dispnea da sforzo; JVP, pressione venosa giugulare (elaborata graficamente da Teerlink et al. 2013). 24 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 24 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto 1 Sovraccarico miocardico; Funzionalità renale Serelaxina Preservazione delle cellule 2 Vasorilassamento* NO endoteliale* RVS, FER, VFG, ET-1 Redistribuzione del volume Infiammazione Infiltrati di cellule infiammatorie Stress ossidativo Rimodellamento Metalloproteasi di matrice Rigidità vasale Riparazione tissutale Angiogenesi Sopravvivenza cellule staminali 3 Rimodellamento MEC Fibrosi Sopravvivenza cellulare Sintesi collagene Degradazione collagene Stress ossidativo Apoptosi Sovraccarico Ca2+ Dimensioni infarto * Dilatazione selettiva dei vasi precostretti Figura 14. E ffetti favorevoli di serelaxina sul contenimento del danno d’organo da scompenso cardiaco acuto. ET-1, endotelina 1; FER, flusso ematico renale; MEC, matrice extracellulare; NO, ossido nitrico; RVS, resistenza vascolare periferica; VFG, velocità di filtrazione glomerulare (elaborata graficamente da Du et al. 2010). staminali, serelaxina può inoltre favorire i processi di guarigione tissutale, particolarmente a livello miocardico. Infine, serelaxina è anche in grado di influenzare positivamente i processi di rimodellamento cardiaco: riduce l’attivazione e la proliferazione dei fibroblasti cardiaci, inibisce la sintesi e promuove la demolizione del collagene, aumenta la produzione di peptide natriuretico atriale. In sintesi, il farmaco è in grado di ridurre la vasocostrizione, l’infiammazione, la fibrosi, lo stimolo ipertrofico, la morte cellulare, favorendo invece i processi di guarigione tissutale. Gli effetti di serelaxina sul danno d’organo indotto dall’episodio di scompenso acuto sono stati oggetto di uno specifico sottostudio condotto nei pazienti arruolati nel trial RELAX-AHF, che si è proposto di valutare l’evoluzione dei biomarcatori del danno cardiaco, renale ed epatico. Il primo dato di sicuro interesse emerso da questo sottostudio è che variazioni significative nell’incremento della troponina (marcatore del danno miocardico) e della cistatina C (marcatore del danno renale) e nella riduzione dell’NT-proBNP (marcatore dello stato di congestione) risultano associate in maniera statisticamente significativa alla mortalità a 180 giorni. In altre parole i pazienti che durante l’episodio acuto di scompenso hanno presenta- 25 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 25 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management to un incremento di troponina e di cistatina C hanno mostrato un rischio relativo di mortalità significativamente più elevato. Al contrario, una riduzione clinicamente significativa di NT-proBNP è stata associata a un minore rischio relativo di mortalità. Le variazioni sostanziali (cioè clinicamente significative) dei suddetti biomarker hanno dimostrato una più forte predittività sul rischio relativo di mortalità quando misurate entro il giorno 2 (Tabella 3). Appare pertanto giustificato affermare che, se la somministrazione di serelaxina ha indotto una modificazione significativa rispetto al placebo di questi biomarker durante il trattamento della fase acuta dello scompenso, tale variazione rappresenti il presupposto fisiopatologico per un effetto favorevole sulla mortalità a 180 giorni. In effetti, l’analisi degli effetti del trattamento con serelaxina sulla troponina T ad alta sensibilità (marcatore del danno cardiaco) e sulla cistatina C (marcatore del danno renale) ha evidenziato che il farmaco ha esercitato un’azione favorevole, statisticamente significativa, su entrambi i biomarker. Un analogo effetto positivo è stato indotto da serelaxina anche sull’NT-proBN, i cui valori sono stati significativamente ridotti. È inoltre interessante osservare come l’effetto favorevole di serelaxina sulla troponina T ad alta sensibilità si sia verificato nell’ambito dei primi 2 giorni di osservazione, cioè durante l’infusione del farmaco, rendendo evidente che l’effetto protettivo sulla comparsa del danno d’organo (og- Tabella 3. RELAX-AHF: effetto di serelaxina sui marcatori cardiaci e renali. Associazione tra variazioni sostanziali dei marcatori di danno d’organo e mortalità a 180 giorni. ALT, alanina aminotransferasi; AST, aspartato aminotransferasi; HR, hazard ratio; IC, intervallo di confidenza; NT-proBNP, frammento N-terminale del peptide natriuretico cerebrale (elaborata graficamente da Metra et al. 2013). Variazione del biomarker dal basale al giorno 2 Mortalità* entro il giorno 180 No Sì Troponina (aumento ≥20%) 62/825 7,6 (6,0; 9,6) Creatinina [aumento ≥27 µmol/l (0,3 mg/dl)] HR (IC al 95%) Valore di p 30/231 13,1 (9,3; 18,2) 1,80 (1,16; 2,777) 0,0076 75/919 8,2 (6,6; 10,2) 23/167 13,8 (9,4; 20,0) 1,76 (1,11; 2,82) 0,016 Cistatina C [aumento ≥22 nmol/l (0,3 mg/l)] 66/869 7,7 (6,1; 9,7) 32/212 15,2 (11,0; 20,7) 2,10 (1,38; 3,20) 0,0004 AST (aumento ≥20%) 73/906 8,1 (6,5; 10,1) 13/99 13,4 (8,0; 22,0) 1,66 (0,92; 3,00) 0,099 ALT (aumento ≥20%) 79/970 8,2 (6,6; 10,1) 15/99 15,3 (9,5; 24,1) 1,96 (1,13; 3,40) 0,015 NT-proBNP (riduzione ≥30%) 53/395 13,5 (10,5; 17,4) 45/686 6,6 (5,0; 8,8) 0,47 (0,31; 0,69) 0,0001 * I valori sono n/N con percentuali Kaplan-Meier e IC 95%. 26 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 26 21/03/14 12:47 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto gettivata dall’andamento del biomarker) è strettamente legato agli effetti farmacologici favorevoli che si realizzano appunto durante il periodo di somministrazione (Tabella 4). Analoghe considerazioni valgono per l’effetto di serelaxina sulla cistatina C, marca- tore del danno renale, e sull’NT-proBNP, marcatore dello stato di congestione. I risultati del sottostudio relativo all’andamento dei biomarker evidenziano, quindi, che il trattamento con serelaxina, oltre agli effetti favorevoli sulla sintomatologia tipica dello scompenso cardiaco acuto, è in grado Tabella 4. S tudio RELAX-AHF: effetto sui marcatori cardiaci e renali. Raffronto delle modificazioni dei marcatori di danno d’organo tra i gruppi di trattamento con serelaxina e placebo. HR, hazard ratio; hs-cTnT, troponina T cardiaca ad alta sensibilità; IC, intervallo di confidenza; LLOQ, limite inferiore di quantificazione (elaborata graficamente da Metra et al. 2013). Placebo (n=580) Serelaxina (n=581) 0,036 0,034 34/541 (6,3%) 40/533 (7,5%) 0,037 0,033 Inferiore allo LLOQ al giorno 2 32/534 (6,0%) 37/523 (7,1%) Variazione relativa al giorno 2* 1,035 0,966 Variabile Effetto del trattamento (IC al 95%) Valore di p 0,933 (0,883; 0,985) 0,013 0,53 (0,39; 0,71) <0,0001 –9,5 (–12,4; –6,6) <0,001 0,50 (0,35; 0,70) <0,0001 0,950 (0,931; 0,970) <0,001 0,63 (0,46; 0,85) 0,0027 Danno cardiaco: hs-cTnT (µg/l) Al basale* Inferiore allo LLOQ (0,013 µg/l) al basale Al giorno 2* Aumento ≥20% al giorno 2 145/534 (27,2%) 86/522 (16,5%) Peggioramento della funzionalità renale: creatinina sierica (µmol/l) Media al basale 117 117 Media al giorno 2 123 113 Variazione media al giorno 2 6,2 –3,4 Aumento ≥0,3 mg/l (27 nmol/l) dal basale al giorno 2 108/545 (19,8%) 59/541 (10,9%) Peggioramento della funzionalità renale: cistatina C (nmol/l) Al basale* 109 109 Al giorno 2* 118 112 1,080 1,027 Variazione relativa al giorno 2* Aumento ≥0,3 mg/l (22 nmol/l) dal basale al giorno 2 126/542 (23,2%) 86/539 (16,0%) * Media geometrica 27 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 27 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management di esercitare un effetto protettivo nei confronti della costituzione del danno d’organo acuto a livello cardiaco e renale, la cui entità è strettamente correlata con la prognosi del paziente, in termini di mortalità. Non sorprende quindi che lo studio RELAX-AHF abbia mostrato una significativa riduzione della mortalità a 180 giorni nel gruppo di pazienti trattati con serelaxina rispetto a quelli trattati con placebo (Figura 15). Infatti, l’effetto protettivo esercitato dal farmaco sul danno d’organo acuto indotto dall’episodio di scompenso a livello cardiaco e renale rappresenta il presupposto fisiopatologico che giustifica la riduzione significativa di mortalità osservata a distanza. L’andamento della mortalità, pur letto alla luce delle considerazioni sin qui esposte, è tra gli endpoint secondari quello che maggiormente colpisce. In prima 12 Placebo: 55 decessi per cause CV (9,6%) Serelaxina: 35 decessi per cause CV (6,1%) HR 0,63 (IC 95% 0,41-0,96) p=0,028 14 10 n=580 8 6 n=581 4 2 0 0 14 30 60 90 120 150 Tempo dalla randomizzazione (giorni) Decessi per qualsiasi causa (%) Decessi per cause CV (%) 14 istanza per il fatto che non è atteso, sulla base di quanto noto sui farmaci sinora utilizzati per la terapia dello scompenso cardiaco acuto, che un intervento terapeutico efficace sui sintomi della fase acuta sia in grado di influenzare anche la mortalità. In seconda istanza, per l’entità della riduzione della mortalità cardiovascolare a 6 mesi (–37%), dello stesso ordine di grandezza di quella ottenuta con gli ACE-inibitori nello scompenso cardiaco cronico su periodi più prolungati di trattamento e di followup. Non da ultimo, il risultato sulla mortalità cardiovascolare colpisce per il fatto di essere stato ottenuto con un trattamento per via endovenosa protratto per sole 48 ore: non vi sono precedenti di questo tipo per nessuno degli altri provvedimenti terapeutici proposti in passato per il trattamento dello scompenso cardiaco acuto. 180 12 10 Placebo: 65 decessi (11,3%) Serelaxina: 42 decessi (7,3%) HR 0,63 (IC 95% 0,43-0,93) p=0,02 n=580 8 6 n=581 4 2 0 0 14 30 60 90 120 150 Tempo dalla randomizzazione (giorni) 180 Numero a rischio Placebo 580 567 559547 535523 514444 580 567 559547 535 523514444 Serelaxina 581 573 563555 546542 536463 581 573 563555 546 542536463 Figura 15. S tudio RELAX-AHF: andamento della mortalità cardiovascolare e totale a 180 giorni nei gruppi di trattamento con serelaxina e placebo (analisi di KaplanMeier). CV, cardiovascolare; HR, hazard ratio; IC, intervallo di confidenza (elaborata graficamente da Metra et al. 2013, Perna et al. 2005). 28 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 28 25/03/14 13:16 Serelaxina nel trattamento dello scompenso cardiaco acuto L’andamento della mortalità totale è anch’esso degno di alcune considerazioni. Innanzitutto, l’impressionante riduzione di mortalità cardiovascolare è un dato che non viene in alcun modo “diluito” passando a esaminare la mortalità totale (–37%), come in genere avviene quando entra in gioco la mortalità non specifica, verosimilmente non influenzabile dal trattamento in esame. È utile rilevare che nella mortalità totale osservata nel gruppo placebo rientra un 20% di mortalità non specifica, che avrebbe potuto certamente ridurre quantitativamente l’impatto positivo osservato sulla mortalità specifica. Questo dato appare altamente rilevante, soprattutto in termini di safety. Il vantaggio sulla mortalità cardiovascolare non è infatti inficiato da eventuali effetti non positivi su altre tipologie di mortalità. Va infine ricordato che i risultati sulla mortalità ottenuti nel trial RELAX-AHF appaiono del tutto concordanti con quelli del trial Pre-RELAX-AHF, uno studio preliminare volto a verificare la plausibilità clinica delle premesse farmacologiche che indicavano in serelaxina un potenziale nuovo approccio al trattamento dello scompenso cardiaco acuto. Se poi si considerano cumulativamente i risultati dei due studi, l’effetto favorevole di serelaxina sulla mortalità a 180 giorni appare ancora più evidente (Figura 16). L’insieme delle azioni farmacologiche specifiche di serelaxina limita quindi il danno d’organo indotto dall’episodio di scompenso cardiaco acuto, contenendone gli effetti negativi strutturali e funzionali a livello cardiaco, renale e vascolare. In altre parole, rispetto alla terapia convenzionale, il trattamento dell’episodio acuto con serelaxina 1,00 Pre-RELAX-AHF: p=0,16 RELAX-AHF: p=0,020 Raggruppati: p=0,0076 0,98 Probabilità di sopravvivenza 0,96 0,94 0,92 0,90 Pre-RELAX-AHF: Placebo Pre-RELAX-AHF: Serelaxina RELAX-AHF: Placebo RELAX-AHF: Serelaxina Raggruppati: Placebo Raggruppati: Serelaxina 0,88 0,86 0,84 0,82 0 20 40 60 80 100 Giorno dello studio 120 140 160 180 Figura 16. Andamento concordante della mortalità negli studi Pre-RELAX-AHF e RELAX-AHF (elaborata graficamente da Metra et al. 2013, Perna et al. 2005). 29 NOVCZZ5896 Serelaxina Rev08.indd 29 21/03/14 12:47 Therapy Perspectives For Rational Drug Use & Disease Management oltre a migliorare la sintomatologia, comporta una limitazione dei danni strutturali e funzionali indotti dallo scompenso acuto. Ulteriori episodi di scompenso vengono a inscriversi in un contesto strutturale e funzionale meno compromesso con conseguente miglioramento della prognosi a medio termine del paziente. Bibliografia essenziale pressure and increases renal blood flow in hypertensive patients with chronic renal failure: a comparison of selective and combined endothelin receptor blockade. Circulation 2004; 109: 1186-93 Alla F, Zannad F, Filippatos G. Epidemiology of acute heart failure syndromes. Heart Fail Rev 2007; 12: 91-5 Conrad KP, Debrah DO, Novak J et al. Relaxin modifies systemic arterial resistance and compliance in conscious, nonpregnant rats. Endocrinology 2004; 145: 3289-96 Conrad KP, Shroff SG. Effects of relaxin on arterial dilation, remodeling, and mechanical properties. Curr Hypertens Rep 2011; 13: 409-20 Danielson LA, Kercher LJ, Conrad KP. Impact of gender and endothelin on renal vasodilation and hyperfiltration induced by relaxin in conscious rats. 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