LUNEDÌ 4 AGOSTO 2014 ANNO 53 - N. 30 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 In Italia EURO 1,40 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Del lunedì L’ex campione Tyson salvato dalla moglie Un film per ricominciare Il tour balneare Baldini: con Fiorello risate «cerchiobottiste» Con il Corriere Agatha Christie la regina del giallo di Gaia Piccardi a pagina 39 di Renato Franco a pagina 33 Oggi a 6,90 euro più il prezzo del quotidiano LA GRANDE GUERRA E L’EUROPA DI OGGI L’alluvione LA MEMORIA CANCELLATA Gli assalti alla natura e la bomba d’acqua Genesi di una strage di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA «I quattro amici travolti dall’onda» di ANDREA PASQUALETTO «C’ ANSA / ANDREA MEROLA era gente sugli alberi, le auto si rovesciavano»: i superstiti raccontano la tragedia di Refrontolo. E piangono i morti: «Ciano, Gianni, Fabrizio e Lot. Eravamo amici, non ci sono più». di GIAN ANTONIO STELLA S olo fatalità? No: era già tutto scritto, denunciato, provato da altre frane. Se non fosse caduta la «bomba d’acqua», ovvio, il tendone della sagra non sarebbe stato spazzato via. Ma la strage di Refrontolo è figlia anche (anche) degli assalti al territorio. Come l’abbattimento dei boschi per fare spazio alle vigne del «Proseccoshire». (Nella foto, il torrente Lierza in piena al Molinetto della Croda di Refrontolo, dove sono morte 4 persone l’altra notte). CONTINUA A PAGINA 11 A PAGINA 10 ALLE PAGINE 10, 11 E 13 Breda, Ribaudo Il governo si opporrà agli emendamenti che prevedono nuove uscite. Fassina: i tagli? Obiettivi irraggiungibili Russia e consenso La crescita ostaggio del debito LA RAGNATELA CHE PUTIN HA COSTRUITO (E LO INGABBIA) La spesa per interessi dal 1993 è stata di 1.650 miliardi Negli ultimi vent’anni crescita ostaggio del debito: l’Italia ha speso 1.650 miliardi (pari al 6 per cento del Prodotto interno lordo) per pagare gli interessi sul debito pubblico, contro 1.058 pagati dalla Germania (2,4% del Pil), 870 dalla Francia (2,6% del Pil), 386 dalla Spagna (2,4% del Pil). Decreto Pubblica amministrazione: oltre 600 emendamenti alla riforma. Stefano Fassina, deputato del Pd: i tagli? Obiettivi irraggiungibili. Giannelli Quei veti incrociati alla squadra di Renzi di ANTONELLA BACCARO A PAGINA 2 ALLE PAGINE 2 E 3 Di Vico, Sensini, Tamburini E A PAGINA 31 Mondi La nascita dello Stato ebraico e l’ultimo scontro GAZA, IL CONFLITTO SENZA FINE IL DESTINO CHE SI RIPETE DA 66 ANNI Sentenza della Corte dei Conti «Soldi ai politici? Insindacabili» Lo Stato di Israele è nato nel 1948 e da allora non ha mai smesso di combattere. Quello che il comandante Moshe Dayan chiama «il destino della nostra generazione» ha inseguito anche i giovani venuti dopo. ALLE PAGINE 16 E 17 di SERGIO RIZZO A PAGINA 20 CONTINUA A PAGINA 31 L. Cremonesi, Frattini A PAGINA 15 Olimpio Università Da Milano a Palermo, bocciato il piano della ministra Giannini Medicina, addio ai test? No dai rettori di ORSOLA RIVA L’ ipotesi di abolire i test d’ingresso alle facoltà di Medicina, espressa dalla ministra Stefania Giannini, suscita dubbi fra i rettori delle università. Che, in vista della presentazione (rinviata a settembre) del nuovo sistema di ammissione, sostengono l’imprescindibilità di una selezione preliminare, magari preparata a livello nazionale, e aprono all’idea di un anno comune a corsi di laurea affini. Tenendo fermo un principio: il numero chiuso. A PAGINA 23 Record negli Usa (per un’amichevole) Allo stadio in 109 mila Il nuovo amore per il calcio di DAVIDE CASATI A PAGINA 31 di FRANCO VENTURINI V Il caso dei superburocrati AP / EYAD BABA cerimonie del lutto che allora e dipoi fiorirono, dei cimiteri di guerra, dei monumenti ai militi ignoti e non, sparsi dappertutto. Tutto un ripescaggio di diari strazianti. Solo questo insomma sembrerebbe che fu quel conflitto per gli europei di oggi. Solo ciò appare meritevole di essere ricordato. La Grande Guerra viene così spogliata di qualunque significato storico-politico suo proprio. Lo scontro terribile che l’animò per quattro anni viene di fatto interamente decontestualizzato, cancellato nelle sue specificità e nelle sue ragioni, ridotto a una sorta di impazzimento collettivo o di sinistro complotto di un manipolo di burattinai malvagi. Cancellate sono le diversità degli schieramenti, delle posizioni, delle ideologie in gioco. Che non contano più nulla. L’«inutile strage» è una gigantesca notte in cui tutte le vacche sono grigie: non erano forse eguali in tutto e per tutto su ogni fronte le trincee, le sofferenze, le morti? E dunque? Che differenza potrà mai esserci tra un mutilato turco e uno francese, tra una bugia propagandistica di un Paese e quella di un altro? In questo modo siamo indotti a vedere nella guerra che oggi ricordiamo null’altro che un puro e semplice insieme di negatività che cancellano tutto il resto. Cancellano, tanto per dirne qualcuna, l’acquisita indipendenza di tre o quattro nazioni europee, il definitivo tramonto di ceti sociali, come l’aristocrazia, abituati a un secolare dominio, un senso nuovo di cittadinanza e di mobilitazione politica diffusa tra milioni di soldati provenienti dalle classi popolari, la nascita di nuovi formidabili fermenti di autonomia tra i popoli e le élite dall’Anatolia al Golfo Persico, al Nilo. AP / PAUL SANCYA 9 771120 498008 40 8 0 4> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano A lla fine ha avuto la meglio Benedetto XV. Come non accorgersi infatti che è stata la sua interpretazione di quanto cominciò ad accadere esattamente cento anni fa — il 4 agosto 1914, il giorno in cui la guerra europea divenne realmente mondiale per effetto della dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Germania, seguita dopo pochi giorni dall’intervento del Giappone e dell’Impero turco — è stata proprio la sua interpretazione di quell’evento, dicevo, che oggi l’intera opinione pubblica europea sembra avere ormai definitivamente adottato? Cos’altro pensiamo tutti che sia stata la Prima guerra mondiale al dunque se non un’«inutile strage», come per l’appunto la definì fin dall’inizio il Papa del tempo? Non a caso le altre due grandi interpretazioni di quell’evento che in contemporanea ad esso videro la luce — quella del presidente americano Wilson che considerava la guerra come l’ultimo scontro tra la libertà dei popoli da un lato e la tirannide della Realpolitik dall’altro, e quella di Lenin che vi vedeva invece una semplice lotta intestina al capitalismo imperialista, anticamera della rivoluzione mondiale — entrambe quelle due visioni sono ormai solo roba d’archivio. Sì, dappertutto ha vinto l’«inutile strage». Per averne conferma basta pensare al tono e ai contenuti delle commemorazioni centenarie che ormai s’infittiscono anche in Italia. È tutto un ricordo delle cecità dei politici di quegli anni, delle bugie della propaganda, degli orrori delle trincee, della crudeltà degli ordini, dei disagi disumani della vita quotidiana, della carneficina degli assalti, delle mutilazioni. E insieme, naturalmente, è tutta un’analisi critica della retorica, dei miti, delle lugubri Palazzo Chigi: 1,1 miliardi per la sicurezza ladimir Putin si è cacciato in un vicolo cieco dal quale ben difficilmente riuscirà a districarsi. Il dilemma del capo del Cremlino è semplice quanto privo di soluzioni agevoli: al punto in cui è arrivata la guerra in Ucraina e dopo le prime sanzioni davvero pesanti decise da Europa e Stati Uniti, è meglio difendere una economia già in crisi e attirarsi l’ostilità degli ipernazionalisti, oppure conviene cavalcare il consenso patriottico e rischiare una rivolta sociale per il brusco abbassamento dei livelli di vita? In realtà Putin, se vuole sperare di essere rieletto nel 2018, non può fare nessuna delle due cose. La prima lo esporrebbe ad accuse di tradimento da parte della sua stessa base politica. CONTINUA A PAGINA 31 2 Primo Piano Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Vent’anni di finanza pubblica Il documento Le spese I valori cumulati di saldo primario, spesa per interessi, e deficit nel periodo che va dal 1993 al 2013 Gli interessi record del debito Spesi finora 1.650 miliardi (Valori in euro e in % sul PIL) La somma pagata dal ‘93 a oggi. Poli: subito un fondo Alitalia, i soci italiani al ministero di ANTONELLA BACCARO O ggi i soci di Alitalia saranno ricevuti al ministero dell’Economia per tirare le fila del lavoro svolto sin qui e preparare l’arrivo in Italia dell’ad di Etihad, la compagnia araba che vuole acquistare il 49% di Alitalia, previsto per martedì. Alla fine (quasi) di questa partita c’è chi è soddisfatto e chi meno. Le banche (Unicredit e Intesa Sanpaolo) hanno impegnato molto denaro tra debiti cancellati e nuovo aumento di capitale, ma era l’unico modo per salvare l’investimento. Atlantia può dirsi contenta due volte, visto che salva l’Alitalia ma anche lo scalo di Fiumicino che riceve nuova linfa. C’era un giocatore che poteva rimetterci molto: Poste Italiane. Il nuovo socio, entrato a novembre per scelta del governo Letta, ha visto azzerarsi il suo investimento di 75 milioni in pochi mesi. Era difficile in queste condizioni rendere credibile la scelta non solo di rimanere in Alitalia ma anzi di rilanciare, assumendo un ruolo importante nella nuova compagnia. Era complicato giustificare questa scelta in vista della quotazione. Era ostico dialogare con l’Ue che già aveva sollevato il velo sul primo investimento. Il nuovo ad Francesco Caio sembra però aver trovato la quadratura del cerchio, investendo ma con criterio, e aumentando il livello delle sinergie industriali con Alitalia. Qualcuno ne ha criticato il piglio quando la trattativa con gli arabi è sembrata vacillare. Ma la prudenza non è mai troppa quando i soldi sono pubblici. © RIPRODUZIONE RISERVATA Qual è il Paese tra i principali europei con il saldo migliore tra entrate e spese (al netto degli interessi) delle amministrazioni pubbliche negli ultimi 20 anni? L’Italia, e con molto distacco, considerando che ha cumulato 585 miliardi di euro del cosiddetto avanzo primario (con un 20 per cento riferibile alle privatizzazioni), contro gli 80 miliardi della Germania (dal 1995) e saldi negativi per Francia (-479 miliardi) e Spagna (-270 miliardi). Peccato che ciò sia servito in gran parte a pagare gli interessi sulla fonte principale dei guai, il debito pubblico. I numeri sono tratti da un’analisi comparata sulla finanza pubblica che ha messo a punto un team coordinato da Roberto Poli, uno dei più prestigiosi consulenti italiani, 75 anni di cui nove alla presidenza dell’Eni, ben conosciuto per lo spirito super partes che, in passato, gli ha permesso di coltivare relazioni privilegiate con Romano Prodi come con Silvio Berlusconi. «Ritengo che sia necessaria una svolta», spiega Poli, «ma, prima d’intervenire, occorre conoscere. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dimostrato di saper osare. E’ opportuno che lo faccia anche in economia». E aggiunge: «Giulio Andreotti disse una delle frasi rimaste nella storia della politica italiana “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, ma Franklin Delano Roosevelt, lo statista americano, aveva invece affermato nel 1932 che “è molto meglio osare cose straordinarie piuttosto che vivere nel grigio e indistinto crepuscolo che non conosce né vittorie né sconfitte”». Negli ultimi 20 anni l’avanzo primario italiano ha rappresentato mediamente il 2,1% del Prodotto interno lordo (Pil) contro lo 0,2% del- la Germania. Il problema è che tanta abbondanza è finita nella voragine della spesa per interessi da pagare sul debito pubblico che, per l’Italia, ha significato 1.650 miliardi (pari al 6% del Pil), contro 1.058 miliardi d’interessi pagati dalla Germania (anche in questo caso dal 1995, pari al 2,4% del Pil), 870 miliardi dalla Francia (2,6% del Pil), 386 miliardi dalla Spagna (2,4% del Pil). «In sintesi», commenta Poli, «un debitore con debito elevato paga interessi più che proporzionali. E tutto questo è la conferma del peccato originale che l’Italia si trascina dal 1992, l’anno della firma del Trattato di Maastricht, sottoscritto pur avendo un parametro del tutto fuori controllo: il debito pubblico, che rappresentava il 104,7%del Pil contro il 42% della Germania, il 39,7% della Francia e il 45,5% della Spagna». L’intenzione era diminuirlo progressivamente. Fino al 2007 l’Italia era l’unico Paese che l’aveva ridotto in rapporto al Pil. Poi a causa della grande crisi, dal 2008 è cambiato tutto. Infatti il saldo a fine 2013 è risalito al 132,3% del Pil contro l’80,4% della Titoli di Stato, rendimenti in discesa Il rendimento medio dei titoli di Stato a luglio è stato dell’1,94% contro il 2,83% di gennaio. Negli ultimi sei mesi il rendimento medio dei Bot è sceso dallo 0,49 per cento di gennaio allo 0,236 di luglio. Nella foto, un buono poliennale del Tesoro del 1960 Germania, il 93,5% della Francia e il 93,7 % della Spagna. La beffa è che il debito pubblico italiano resta fuori controllo nonostante i sacrifici per contenerlo, che peraltro hanno dato risultati significativi. Tanto che negli ultimi 20 anni il debito pubblico lordo è cresciuto in termini percentuali sul Pil di 28 punti in Italia, 38 in Germania, 53 in Francia e 48 in Spagna. «Nei tre Paesi presi come confronto il debito pubblico è aumentato in misura significativa anche dopo il 2008», commenta Poli, «perché aprire il rubinetto della spesa pubblica è servito a ridurre, almeno in parte, gli effetti negativi della grande crisi. L’Italia non ha potuto farlo nel tentativo di tenere sotto controllo il debito pubblico ed il deficit annuale grazie all’avanzo primario, ma il prezzo pagato dal Paese è stato alto. L’avanzo primario significa una tassazione maggiore, minori spese correnti e investimenti, riduzione dei consumi. E ciò ha comportato un trasferimento massiccio di risorse dall’economia reale a quella finanziaria. Una vera doccia fredda, e prolungata, sulla crescita». Ecco perché, sempre secondo Poli, «servono provvedimenti straordinari, incisivi e contemporanei. Serve una rivoluzione che Renzi può fare. I punti fondamentali sono tre. Primo: riduzione dello stock di debito pubblico per un ammontare di almeno 400 miliardi di euro destinando parte importante del risparmio d’interessi alla riduzione delle imposte alle imprese e ai cittadini, con l’effetto di favorire la crescita. Secondo: revisione straordinaria e completa della spesa pubblica per ridurre il deficit annuale puntando su un forte aumento della produttività e meccanismi avanzati di controllo. Terzo: cisionista: «L’ha detto il presidente», sarebbe il refrain. Fatto sta che dalla presentazione delle slides a quella del provvedimento i tempi sono diventati biblici. Il disegno di legge delega della p.a., ad esempio, approvato da tre settimane, non è mai arrivato in Parlamento. Il secondo punto debole di Renzi è l’interlocuzione con Parlamento e ministeri. Sul decreto p.a. il corto circuito è stato evidente: la tutela dei «quota 96», come ha spiegato Madia, era un punto fermo per il governo. L’opposizione espressa dalla Ragioneria ma anche dai tecnici Daniele Franco Antonella Manzione % PIL Italia Francia Spagna Germania 585 -479 -270 80* 2,1 1,4 1,7 0,2 Spesa per interessi Miliardi € % PIL Italia Germania Francia Spagna 1.650 1.058* 870 386 6 2,4 2,6 2,4 Deficit Miliardi € % PIL Francia Germania Italia Spagna 1.349 1.071* 1.065 656 4 2,1 3,9 4 La parola Fiscal compact ‘‘ Il trattato firmato nel 2 marzo 2012 contiene anche un vincolo rispetto al rapporto tra debito (tutto lo stock accumulato fino a oggi) e Pil. Questo valore non deve superare il 60% (l’Italia è al 134%). I Paesi che sforano la soglia devono ridurre il rapporto di almeno un ventesimo ogni anno. Per l’Italia i controlli su questo vincolo, particolarmente oneroso, inizieranno nel 2016. Debito/Pil ‘‘ Il rapporto tra debito e Prodotto interno lordo è considerato un indicatore rappresentativo della possibilità di uno Stato di risanare le proprie finanze. Infatti più cresce la ricchezza prodotta, più diventa facile rendere i prestiti in essere. Da notare che esiste una correlazione negativa tra debito e crescita: più uno Stato è indebitato, più la crescita è debole La squadra di Renzi nel Vietnam dei superburocrati di collocare «fuori ruolo», e non più in semplice aspettativa, i magistrati e gli avvocati e procuratori dello Stato che intendano assumere incarichi pubblici. Norma letale per i tanti consiglieri e avvocati di Stato e magistrati che da lungo tempo guidano le strutture tecniche ministeriali. Basterebbe questo per comprendere perché la tentazione di allungare i tempi del passaggio del decreto in Parlamento, fino a provocarne la decadenza (il termine è il 23 agosto), sia forte. Renzi lo sa. Ma non basta: la sua debolezza sta nella struttura tecnica che dovrebbe fronteggiare tali resistenze. Cominciando dal principio: la matrice dei provvedimenti governativi è alle cure di Antonella Manzione, capo dipartimento affari giuridici legislativi della presidenza del Consiglio, che s’interfaccia con gli omologhi di tutti i ministeri. Manzione, comandante dei vigili urbani di Firenze e poi direttore generale del Comune, sconta un deficit di esperienza. I suoi interlocutori, che invece sono di lungo corso, ne lamentano il piglio de- Miliardi € * dati dal 1995 Il caso I veti incrociati delle strutture dalla riforma della pubblica amministrazione ai trattamenti previdenziali ROMA — La battaglia su «quota 96», la norma su 4 mila docenti contenuta nel decreto sulla pubblica amministrazione, ora all’esame del Senato dopo l’approvazione alla Camera, segna il punto di massima esplosione dei rapporti tra strutture tecniche dello Stato. Schematicamente, da una parte c’è Palazzo Chigi, dall’altra la Ragioneria, in mezzo il Parlamento. Ma altri soggetti invadono la scena, come il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, e la nuova squadra tecnico-economica di Renzi, che sta per essere istituzionalizzata. A fare da detonatore, uno dei provvedimenti più esplosivi dell’attuale esecutivo: il decreto pubblica amministrazione. Tanto per citare due delle norme che fanno fibrillare la burocrazia, l’articolo 6 prevede che le p.a. non possano conferire incarichi dirigenziali o direttivi a dipendenti pubblici e privati a riposo, se non gratis e per un solo anno. Una norma che spazza via i tanti superpensionati richiamati in ruoli apicali dei ministeri. L’articolo 8 invece rende più stringente la disciplina sull’obbligo Saldo Primario Avanzo (disavanzo) del Bilancio della Camera, ha messo il ministero dell’Economia contro quello della Funzione pubblica. In mezzo si è infilato Francesco Boccia, presidente della commissione Finanze alla Camera, che con un blitz ha fatto prevalere Madia. Perché i due ministeri non si sono parlati? Dicono che in Parlamento il capo di gabinetto del Tesoro, Roberto Garofoli, si faccia vedere poco. A differenza del predecessore, Vincenzo Fortunato, che presidiava i lavori parlamentari, evitando incidenti di questo tipo. Del resto all’interno del Mef la situazione è complessa. La potente struttura della Ragioneria, che a maggio 2013 ha registrato l’arrivo al vertice di Daniele Franco, da Bankitalia (da dove veniva l’allora ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni), è rimasta intatta e talvolta pare procedere per la sua strada, animata da propositi (e iniziative) che lo stesso Ragioniere generale, che ha un’ottima interlocuzione con Renzi e Padoan, talvolta stenta a frenare. Da qui sono partite le bordate al decreto p.a. che hanno trovato un alleato occasionale in approvazione di nuove regole che, mantenendo la libertà di spesa delle amministrazioni locali e degli enti centrali, assicurino che essa avvenga secondo criteri di produttività». La necessità, sostiene Poli, è «di convertire una parte significativa dello stock di debito pubblico in quote di un fondo del patrimonio pubblico immobiliare da valorizzare e rendere redditizio tramite una gestione professionale con degli obiettivi chiari. Contemporaneamente occorre riconsiderare e riqualificare le spese reintroducendo la distinzione tra quelle obbligatorie, destinate a soddisfare le esigenze di base dei cittadini, e quelle facoltative. Le prime vanno riviste selettivamente, mentre le seconde sono da tagliare». Finora, ricordando la battuta di Andreotti, si è tirato avanti cercando di quadrare i conti, magari non pagando i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. «Adesso non basta più perché sei anni di crisi hanno prodotto effetti devastanti sul Paese», conclude Poli. «Ecco perché occorre imparare da Roosevelt: saper osare per assicurare un futuro alle giovani generazioni. Renzi lo faccia, gli italiani capiranno». Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA Cottarelli, apparentemente irritato per essere stato chiamato a coprire spese fuori programma. «Cottarelli ce l’aveva con il Parlamento non con il governo» ha cercato di mediare Padoan. Ma ormai il danno era fatto e le voci di dimissioni del commissario, in rotta con Renzi, restano non smentite. Boccia, paladino di «quota 96», lascia intendere che è insolita tanta resistenza a spese che non superano i 100 milioni l’anno. Insomma sull’emendamento si stanno regolando una serie di conti aperti. Nel mirino c’è un premier che ha sfidato i burocrati, non esitando a richiamarli a un ruolo subalterno alla politica. Per questo non poteva che aggiungere benzina sul fuoco l’imminente creazione del gabinetto economico del presidente, «accanto» al Mef. Il think tank sta già lavorando: alla spending review (di qui l’irritazione di Cottarelli), alla manovra, al bonus. Ma tale struttura difficilmente potrà orientare una macchina dello Stato tanto riluttante. Se così è, anche la più bella delle idee è destinata a restare sulla carta. Così come già è per l’attuazione delle norme approvate, che stenta a decollare per il ritardo sui decreti attuativi nei ministeri, nonostante la task force guidata da Maria Elena Boschi. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Primo Piano Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Incremento del debito pubblico lordo dal 2002 al 2013 ITALIA DEBITO LORDO A fine 1992 A fine 2013 Incremento dal 1993 al 2013 Francia Germania Spagna 3 Totale dei quattro Stati % PIL Miliardi di euro % PIL Miliardi di euro % PIL Miliardi di euro % PIL Miliardi di euro Miliardi di euro 104,7% 132,3% 848 2.063 39,7% 93,5% 440 1.930 42% 80,4% 693 2.179 45,5% 93,7% 171 958 2.152 7.130 +28 punti 1.215 +143% +53 punti 1.490 +339% +38 punti 1.486 +48 punti +214% 787 +460% 4.978 +231% Le condizioni (necessarie) per i tecnici di DARIO DI VICO L Anno 2013 il debito e la spesa ITALIA Germania Francia Spagna Media Paesi Euro Media Paesi U. E. Stati Uniti DEBITO PUBBLICO LORDO Spesa per interessi 132,2% 5,3% 78,4% 2,2% 93,5% 2,3% 93,9% 3,4% 92,7% 2,9% 86,9% 2,8% 104,3% 3,8% 224,6% 2,1% Totale entrate Totale spese al netto interessi Avanzo (disavanzo) primario 47,7% 45,5% 2,2% 44,7% 42,5% 2,2% 52,8% 54,8% -2% 37,8% 41,4% -3,6% 46,8% 46,9% -0,1% 45,7% 46,3% -0,6% 30,8% 36,2% -5,4% 33,3% 39,8% -6,5% SPESE Spese consumi finali P.A. Spese per prestazioni sociaIi Totale 19,9% 20,5% 40,4% 19,5% 16,1% 35,6% 24,7% 20,3% 45% 20,1% 16,6% 36,7% 21,6% 17,9% 39,5% 21,6% 17,1% 38,7% 15,7% 14,4% 30,1% 20,5% 14,3% 34,8% Spese in conto capitale Investimenti fissi lordi Totale 2,7% 1,7% 4,4% 2,4% 1,6% 4% 2,5% 1,5% 4% 4% 3,2% 7,2% 3,2% 2,1% 5,3% 3,7% 2,2% 5,9% 3,8% 3,6% 7,4% n.a. 3,2% 3,2% Giappone (Valori in % del PIL) Il Tesoro Domani il ministro Padoan alla Camera sulla «spending review». Il nodo delle coperture Conti pubblici, il muro del governo Ragioneria e esecutivo frenano sulle modifiche alle pensioni ROMA — Il governo si appresta a chiudere i «buchi» di bilancio aperti dalla Camera nell’esame del decreto legge sulla pubblica amministrazione, oggi all’esame dell’Aula del Senato. Buchi piccoli, marginali, ma sui quali l’esecutivo, alle prese con la legge di Stabilità del 2015 ed un bilancio ridotto all’osso, non sembra disposto a transigere. Così, le quattro norme evidenziate dalla Ragioneria per difetto di copertura, compresa quella sulla finestra di pensionamento per 4 mila insegnanti, saranno quasi certamente modificate a Palazzo Madama, spingendo il decreto, in scadenza il 23 agosto, ad un nuovo passaggio alla Camera. Dovrebbe essere la stessa commissione Bilancio del Senato, nel parere sul decreto che approverà oggi per l’Aula (dove dovranno essere esaminati oltre 600 emendamenti), ad evidenziare la necessità di modificare il testo, o di trovare nuovi soldi per finanziare le norme introdotte alla Camera. Oltre alla finestra che consente il pensionamento nel 2014 a 4 mila insegnanti in deroga alla legge Fornero, dovrebbero saltare la cancellazione della penalizzazione per chi oggi va in pensione a prescindere dall’età, ma con oltre 42 La previdenza MASCHI FEMMINE Classe di importo mensile del reddito (anno 2012) Fino a 499,99 913.456 1.291.691 500 - 999,99 1.603.160 3.266.971 1.000,00 1.499,99 1.664.035 2.080.987 1.500,00 1.999,99 1.553.262 1.118.166 2.000,00 2.999,99 1.400.162 797.813 3.000,00 4.999,99 507.942 185.333 5.000,00 9.999,99 167.259 31.972 10.517 1.166 151.665 8.774.099 10.000,00 e più TOTALE D’ARCO anni di contributi, la possibilità del pensionamento d’ufficio a 68 anni per i docenti universitari e il rafforzamento dei benefici per le vittime del terrorismo. Tutte norme di carattere previdenziale o assistenziale, che al di là dei problemi finanziari pongono a governo e maggioranza anche una questione di merito. Un colpo di qua, una limatina di là, c’è chi teme che con tanti piccoli interventi, alla fine, venga scalfito il muro della riforma Fornero. La commissione Lavoro, nel suo parere sul decreto, elaborato da Pietro Ichino, invita l’Aula a rivedere la finestra per gli insegnanti, e accende il faro anche sulle norme introdotte alla Camera sul prepensionamento dei giornalisti. Sono coperte (con una maggior spesa a carico dello Stato di 60 milioni per sei anni), ma come le altre (scoperte secondo la Ragioneria), pongono un problema di equità. Bisogna evitare «trattamenti differenziati — dice il parere della Lavoro — destinati a creare ingiustificate sperequazioni». Per il governo, in ogni caso, è prioritaria la tenuta dei conti pubblici, messa a rischio da una crescita del Prodotto interno lordo inferiore al previsto. Dopodomani arriveranno i dati Istat sul secondo trimestre ed è probabile che a metà settembre l’esecutivo sia costretto a rivedere la stima della crescita 2015 dallo 0,8 a circa lo 0,3%. Il che comporterebbe automaticamente (secondo le stesse stime del governo) uno slittamento del deficit dall’obiettivo del 2,6 al 2,8% del prodotto, ed anche un ulteriore peggioramento del saldo strutturale (depurato cioè dalla componente del ciclo economico) dallo 0,6 allo 0,7% rispetto al programma La carica in Parlamento La carica dei 600 emendamenti al decreto pubblica amministrazione. L’aumento del deficit al 2,8% Taddei Taddei: chi pensa ad un ampliamento del bonus di 80 euro deve indicare le risorse necessarie di convergenza consegnato alla Ue. Così si ridurrebbero ancor di più gli spazi per le misure di sostegno all’economia. «Chi pensa ad un ampliamento del bonus di 80 euro deve indicare le coperture» ricorda a Maurizio Lupi (Ncd) il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Secondo il quale per rendere strutturale il bonus è necessario «che la spending review prosegua», pur «senza toccare scuola, sanità e assistenza». Dalla revisione della spesa sono attesi 3,5 miliardi quest’anno e altri 15 il prossimo, ma il commissario Carlo Cottarelli, che ancor prima della Ragioneria aveva censurato la norma sul pensionamento degli insegnanti, sembra incontrare difficoltà che non si aspettava. Ieri il sindaco di Firenze, Dario Nardella, fedelissimo di Renzi, ricordava che individuare le spese da tagliare «è compito dei politici». Stefano Fassina (nel suo intervento a pagina 31 del Corriere) considera irragiungibili gli obiettivi di risparmio previsti (16 miliardi nel 2015). Domani, alla Camera, sarà il ministro Pier Carlo Padoan a fare il punto sui tagli e l’azione del Commissario. Mario Sensini © RIPRODUZIONE RISERVATA e annunciatissime dimissioni di Carlo Cottarelli da commissario alla spending review hanno riaperto la discussione attorno al ruolo dei tecnici. E Dario Nardella, sindaco di Firenze e membro dell’inner circle renziano, ne ha in qualche maniera approfittato sostenendo nell’intervista di ieri al Corriere un rinnovato primato della politica e il dovere dei tecnici «di eseguire» e basta. E’ evidente come il caso Cottarelli sia tutt’altro che isolato e anzi arrivi dopo un ciclo nient’affatto favorevole alla tecnocrazia, cominciato con gli eccessi di pedagogia politica del governo Monti, amplificato da qualche errore marchiano (il computo degli esodati) e ribadito dall’impotenza dei commissari nel tagliare la spesa pubblica. E più in generale dall’incapacità di farsi valere nel corpo a corpo con i burocrati statali di lungo corso. In parallelo nell’opinione pubblica il rigetto della Casta ha rafforzato l’idea che il personale politico debba essere scelto innanzitutto per empatia prima che per un riconoscimento delle reali o presunte capacità tecniche. Da qui il successo politico-elettorale dei grillini e di tutte le candidature renziane più inclini ad assecondare questa tendenza. Ma l’inedito mix tra primato della politica ed empatia è davvero capace di produrre decisioni semplici a fronte di problemi complessi e di collegare il tutto a una lunga stabilità dei consensi? In linea di principio e nella piena osservanza dei principi democratici c’è solo da augurarselo, il suffragio si chiama universale proprio perché fornisce alla politica la piena legittimazione ad agire. Non bisogna però dimenticare che le società aperte tendono ad organizzarsi in senso poliarchico e a produrre saperi che non sono riconducibili, come sembra pensare Nardella, al semplice disbrigo delle pratiche inevase. Di conseguenza non accettano a lungo un primato della politica sganciato dalle competenze, la decisione privata dell’efficacia. Dei tecnici, dunque, continueremo a parlare perché non ne possiamo fare a meno. Un Paese può vivere di empatia, ma solo per un tratto della sua strada. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Primo Piano Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 5 Riforme Il confronto Doppia mediazione sul Senato Immunità, trattativa complicata Ripartono le votazioni, aperture su referendum e scelta del capo dello Stato Il leader radicale Pannella: ho due tumori ma farò sciopero della sete ROMA — Marco Pannella non si arrende. Nemmeno davanti ad un male terribile come il tumore. Anzi: due tumori. Uno al polmone destro. L’altro al fegato. Al leader radicale non importa: riprenderà il suo Satyagraha, lo sciopero della sete per protestare contro lo stato delle carceri. Lo ha annunciato ieri, ai microfoni della sua radio, Radio radicale: «Ho questo tumore al polmone destro, in alto. Anche al fegato. Non mi dolgo di come il caso mi ha trattato e mi tratta. Intendo passare allo sciopero della sete. È sempre in dialettica con il potere al quale la nonviolenza propone proposte». Non ascolta nemmeno i consigli dei medici, Pannella. Già un po’ di tempo fa si era prospettata l’ipotesi di questi tumori. E i dottori lo avevano implorato di interrompere lo sciopero della sete. Pannella lo aveva fatto e Rita Bernardini, segretaria del partito, lo aveva seguito. Ora l’ipotesi è diventata certezza. Il leader radicale ha due tumori. Con lo sciopero della sete rischia la vita, seriamente. Ma Pannella non se ne cura. Ha detto ancora in radio: «Tranne avanti ieri sera, continuo il Satyagraha, mi sono preso due caffè, non cappuccini. Sono andato a prendere delle ciliegie. Sono andato a Campo de’ Fiori mi sono accorto che faticavo a camminare, ho conoscenza del mio corpo. La tentazione era di sedermi. Il respiro era normale. I medici erano stupiti». Ha già fatto una settimana di radioterapia per il polmone, Pannella (nella foto, postata sulla sua pagina Facebook, mentre mangia gli spaghetti dopo la prima seduta). Spiega: «Da domani passiamo al fegato. È prevista per giovedì una andata al Pio XI, dovrò restare a dormire. Per ulteriori indagini. Per prudenza». C’è da sperare che al momento del ricovero in clinica intervengano di nuovo i medici a far cambiare idea a Pannella che ha qualche cosa di sospetto anche ai reni. Come ha detto lui stesso: «Persiste qualcosa a livello di tutte le analisi, un fastidio che mi preoccupa. Nessuno sa dirmi che cosa sia questo fastidio nella zona dei reni. Costante. Per il resto a 85 anni, dopo 64 anni di fumo c’è un’alta percentuale di tumori». Al. Ar. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Apertura su referendum ed elezione del capo dello Stato (da vedere come, però). Chiusura su immunità dei senatori e leggi di iniziativa popolare. È lo schema con cui, da questo pomeriggio, si rientra in Aula a Palazzo Madama sul ddl di riforma costituzionale: approvati gli articoli uno e due (l’impianto base: Senato a 100 e non elettivo), si affrontano gli altri, da 3 a 40, con circa 3 mila emendamenti (salvo «canguri») in campo. Il weekend di pausa non ha ancora sciolto tutti i nodi ma — dopo il vertice tra i due re- latori (Finocchiaro e Calderoli) e il governo (la Boschi più il sottosegretario Pizzetti) — c’è una «traccia» sulla quale lavorare. L’idea di Palazzo Chigi è intanto di «aprire» sulla soglia per presentare i referendum, fissata nel testo a 800 mila firme (o cinque consigli regionali). Le opposizioni (Sel, Lega, Cinque Stelle, Gal, dissidenti vari) vorrebbero abbassare quel limite, fino a 500 mila firme. E magari prevedere l’ammissibilità dei referendum anche per la ratifica dei trattati internazionali (adesso quella materia è esclusa). Sa- rebbe, questa, la prima «concessione» di Palazzo Chigi agli oppositori che avrebbe il senso di «riequilibrare», almeno parzialmente, una riforma che — superando il bicameralismo perfetto e attribuendo gran parte dei poteri alla Camera (eletta, tra l’altro, con l’Italicum) — ha una vocazione fortemente maggioritaria. Il secondo terreno di confronto è sull’elezione del presidente della Repubblica. Per il momento, nel ddl Boschi si prevede che «dopo il quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. Dopo l’ottavo scruti- L’altro scoglio Anche sulle leggi di iniziativa popolare l’accordo sembra ancora lontano Il rischio ingorgo Nel calendario dell’Aula anche il decreto sulla Pa e quello Competitività nio è sufficiente la maggioranza assoluta». Sul tavolo, però, ci sono almeno due proposte per «allargare» il campo degli elettori. Una, presentata da Miguel Gotor (Pd) è di far partecipare al voto anche i parlamentari europei. Idea che non piace ai «dissidenti» democratici: «L’Europarlamento non è un organo costituzionale». Qualcuno, come Corradino Mineo, vedrebbe meglio la proposta di Pier Ferdinando Casini: elezione a due terzi, dopo il quarto scrutinio è il popolo, a suffragio universale, a scegliere tra i primi due «in lizza». Più difficile, a quanto pare, la partita sia sull’immunità che sulle leggi di iniziativa popolare. Sul primo punto, soprattutto, c’è la resistenza di Ncd ma anche di Forza Italia: «Serve un filtro — ragionano nel centrodestra — al- Il percorso della riforma 14 luglio Inizio dei lavori in Aula 40 gli articoli del disegno di legge costituzionale 7.850 gli emendamenti presentati 31 luglio 1 agosto FUNZIONI Abolito il bicameralismo perfetto: solo la Camera vota la fiducia al governo. Il Senato farà da raccordo tra Stato, Comuni e Regioni e avrà competenza sulle normative europee sì 214 no 81 Approvato l’articolo 2 Oggi 4 riprendono agosto le votazioni in Aula COMPOSIZIONE Il nuovo Senato è composto da: 21 sindaci e 74 consiglieri regionali, scelti dalle assemblee delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano; 5 membri di nomina presidenziale sì 194 astenuti 8 no 26 38 Data 8 prevista agosto per la fine lavori gli articoli ancora da approvare Elezione del capo dello Stato Nel testo è previsto che per il Colle votino 630 deputati e 100 senatori. Una modifica potrebbe includere i 73 eurodeputati italiani Referendum e leggi di iniziativa popolare Il ddl aumenta il numero di firme necessarie per i referendum, da 500 mila a 800 mila, e per le leggi di iniziativa popolare, da 50 mila a 250 mila. Diversi emendamenti chiedono che la quota di sottoscrizioni sia diminuita 2.700 gli emendamenti da votare L’immunità La riforma non modifica l’attuale articolo 68 della Costituzione. C’è però chi chiede che, pur mantenendo l’insindacabilità, ai nuovi senatori non sia concessa l’immunità per perquisizioni e arresto CORRIERE DELLA SERA L’intervista Il vicepresidente della Camera: capisco che serva un negoziato ma allora proponiamo i collegi uninominali Giachetti: Matteo, non farti tentare dalle preferenze «Non fanno parte della nostra storia ma nel Pd è nata la corrente dei “ripensisti”» ROMA — «Lo voglio dire apertamente a Matteo Renzi, che si appresta alla trattativa sull’Italicum: dove sta scritto che il punto di caduta debbano essere le preferenze? Così si mette in discussione la storia maggioritaria del Partito democratico»: Roberto Giachetti non è certo uno che le manda a dire. Nemmeno al premier, che pure sostiene convintamente. È un renziano di ferro, il vicepresidente della Camera, ma questa storia che il segretario del Pd, nell’ultima riunione della Direzione, abbia chiesto un mandato a trattare anche sulle preferenze non la manda proprio giù. Lui, che ha fatto un lunghissimo sciopero della fame per avere una legge elettorale, ora che si potrebbe essere in dirittura d’arrivo non vuole «un pasticcio». Che fa, Giachetti, va fuori linea? «Veramente, l’unica volta che il Partito democratico ha votato un documento sulla riforma elettorale, quando ancora Renzi non era segretario, è stato quando ci siamo espressi per il doppio turno alla francese. Insomma, le preferenze non fanno proprio parte della nostra storia». Lei ha spiegato al premier questa sua posizione? «Io faccio sempre le cose alla luce del sole. Quando Renzi ha chiesto in Direzione un mandato a trattare anche sulle preferenze, io sono intervenuto per dire che ero contrario e che bisognava andare sui collegi uni- nominali. Ho postato questo mio discorso sulla mia pagina Facebook e c’è stata una grande adesione da parte della base del Pd». Sul Corriere della Sera di ieri Angelo Panebianco criticava le preferenze, ma nella scena politica le invocano in molti, anche nel suo partito. «Si, nel Pd è nata una nuova corrente, quella dei “ripensisti”. Penso, per esempio, a Bersani. Posso produrre tutte le sue dichiarazioni al vetriolo contro le preferenze. Ora invece è diventato tutto a un tratto favorevole a questa ipotesi». Le preferenze fanno paura a chi i voti non ce l’ha... «Ma che c’entra? Io sono qui alla Camera perché ho fatto le parlamentarie e di preferenze ne ho prese diverse, eppure sono contrario. Invece Corradino Mineo e Massimo Mucchetti, che sono stati catapultati in L’alternativa Il Mattarellum piaceva all’M5S e c’erano i numeri per approvarlo, ma Epifani e Letta decisero di cassarlo Parlamento grazie alle liste bloccate, si sono scoperti favorevoli a questa opzione. Mi interesserebbe sapere da quando le preferenze sono diventate l’esempio plastico della democrazia e della trasparenza». Giachetti, non dica che quasi quasi secondo lei sarebbe meglio tenersi l’Italicum così com’è. «A me l’Italicum non piace, ma non si può dire, come pure fa qualcuno, che sia la stessa cosa del Porcellum. Scherziamo? L’Italicum prevede delle liste molto corte, di tre, quattro, persone, i cui nomi sono scritti sulla scheda elettorale. In questo modo gli italiani possono sapere chi votano e scegliere. Con il Porcellum, invece, si votava in blocco tutta una lunga sfilza di nominati, che non appariva nemmeno sulla scheda elettorale. E poi, è cosa nota, io sono favorevole a un altro sistema: il Mattarellum. In Parlamento, quando lo proposi c’era anche una maggioranza per approvarlo, visto che il Movimento 5 Stelle si era detto favorevole, peccato che poi il Pd di Guglielmo Epifani ed Enrico Letta decise di cassarlo. A quest’ora avremmo già una nuova legge elettorale». Già, ma non è andata così e una nuova legge elettorale, approvata definitivamente da tutti e due i rami del Parlamento, non c’è ancora. E Renzi ha detto che per ottenerla ci vuole un ampio consenso perché le regole del gioco non si cambiano a colpi di maggioranza di governo. «Vero, anche perché i numeri non li abbiamo. Però siccome stiamo entrando in una trattativa, potremmo entrarci in modo diverso». Come? Chi è La carriera Romano, 53 anni, radicale fino all’89, tra i fondatori della Margherita, partito con cui viene eletto a Montecitorio nel 2001, poi rieletto nel 2006 con l’Ulivo e dal 2008 con il Pd. È vicepresidente della Camera Le proteste Ha protestato più volte attraverso lo sciopero della fame: nel 2012 e nel 2013 per la mancata approvazione della nuova legge elettorale Il ddl aument mila a 800 m mila. Diversi e diminuita E.Men. Immunità © RIPRODUZIONE RISERVATA I nodi Approvato l’articolo 1 astenuti 6 trimenti, specie sotto elezioni per il Quirinale, basta un’inchiesta a far arrestare 15-20 senatori e cambiare le maggioranze in campo». Ultimo, le leggi di iniziativa popolare. La riforma prevede l’innalzamento delle firme necessarie per presentarle da 50 mila a 250 mila. Le opposizioni vorrebbero che anche quel limite venisse rivisto, ma ci sono delle resistenze: «Visto che la Camera deve poi, su richiesta del Senato, analizzarle, il rischio è che si blocchi l’attività legislativa». Da oggi si vedrà a cosa ha portato la mediazione governativa. Prima, però, potrebbe esserci il decreto sulla Pubblica amministrazione e, forse mercoledì, il ritorno al Senato di quello sulla Competitività. L’ingorgo istituzionale è dietro l’angolo. «Proponendo i collegi uninominali. Perché è chiaro che se entriamo con le preferenze, poi di lì non si scappa. E, peraltro, diciamoci la verità, l’ipotesi di tenere i capilista bloccati e di eleggere tutti gli altri con le preferenze, è un’ipotesi quanto meno bizzarra». Sì, però non si può fare nemmeno una trattativa senza concedere niente. «E infatti io dico, portiamo la proposta dei collegi uninominali e poi vediamo qual è il possibile punto di caduta della mediazione». Va bene che lei è affezionato al Mattarellum, ma perché mai questo sistema elettorale dovrebbe piacere a Silvio Berlusconi più del rassicurante Italicum? «Io noto solo che con il Mattarellum Berlusconi ha vinto per due volte, e per una ha governato per cinque anni. Quindi, comunque, a lui converrebbe. Sarei curioso di sapere, se noi proponessimo il Mattarellum quanti nel Parlamento sarebbero favorevoli. Secondo me sarebbero più di quanti vogliono invece le preferenze». Ma il Mattarellum non risolve il problema della governabilità, altro tema tanto caro al presidente del Consiglio. «Si può ovviare facilmente anche a questo problema. Il Mattarellum prevede infatti una quota del 75 per cento di collegi uninominali, mentre il 25 per cento è riservato a liste molto piccole. Ebbene, si potrebbe tranquillamente utilizzare questo 25 per cento per il premio di maggioranza e per garantire il diritto di tribuna ai partiti più piccoli». Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera # Riforme Il confronto Opposizioni divise. I 5 Stelle vogliono lasciare l’Aula La Lega spera di far passare una modifica E i dissidenti del Pd guardano avanti: elettività saltata, ma c’è la seconda lettura ROMA — Battaglia finita? Non proprio. Perché se è vero che il governo ha già incassato il sì al «cuore» della riforma costituzionale, è altrettanto vero che le opposizioni non hanno ancora alzato bandiera bianca. Certo, il «fronte» ormai è spaccato. Sel che, già venerdì, è rientrata in Aula, dopo il confronto Boschi-De Petris. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha promesso «di non partecipare più ai lavori sulle riforme». Mentre la Lega, ormai, gioca una partita a sé. Anzi, raccontano gli oppositori di Palazzo Madama, i leghisti sono stati i primi «a far saltare i patti». Come? «Venerdì — racconta un senatore del M5S — avevamo de- Il caso ciso di accettare la mediazione Grasso e rientrare in Aula. Soprattutto, avevamo stabilito che le decisioni delle opposizioni sarebbero state comuni, prese a maggioranza. Ma poi la Lega ha scelto di andare per conto suo». I tavoli di trattativa sono separati: con Sel sui referendum, con la Lega sul Titolo V e le modifi- «Meglio Pinochet» Il nuovo attacco di Grillo, nel mirino il Quirinale, Renzi e Berlusconi: meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati che all’articolo 117. Fino a ieri, a «cucire» i rapporti ci pensava Roberto Calderoli, colpito però ieri da un grave lutto: la morte della mamma Maria, nella sua casa di Bergamo. La signora aveva 94 anni. I leghisti, adesso, si interrogano se tornare a partecipare ai lavori sulle riforme: «Star fuori e basta, senza un fronte unitario, non ha molto senso...», dicono. L’idea che circola è quella di rientrare come «buona volontà di ascolto», per vedere se «un nostro emendamento viene recepito». E i «dissidenti», sia di Pd che di Forza Italia? Anche loro cambiano strategia: «Abbiamo sempre detto — dice Corradino Mineo, Pd — che l’ostruzionismo era un errore. Continuiamo a combattere per le funzioni del Senato: l’elettività per ora è saltata, ma c’è la seconda lettura, la terza, la quarta...». L’obiettivo diventa quello finale: «Voteremo no alla riforma, non deve passare coi due Le proteste Sui banchi col bavaglio poi l’uscita in blocco Venerdì i 5 Stelle hanno protestato durante la discussione sul ddl Boschi: dopo essersi imbavagliati , i senatori hanno lasciato l’Aula e sono rientrati 2 ore dopo L’ultimo voto di oggi e la decisione finale Oggi alle 14 si vota sul decreto Pubblica amministrazione la pregiudiziale di incostituzionalità del M5S. Poi i grillini abbandoneranno l’Aula: il clima resta di rottura terzi». E questo anche se Renzi ha ventilato l’ipotesi di far mancare qualche voto, per sottoporre il ddl al referendum popolare. I dissidenti non ci stanno: «Un conto è che sia una concessione, un altro è se quel diritto ce lo prendiamo noi...». E i Cinque Stelle? Loro restano fuori: «Confermo — dice il capogruppo Vito Petrocelli — quanto già detto: alle riforme non partecipiamo più. Se le facciano da soli». La strategia è chiara. Oggi, alle 14, si vota la loro pregiudiziale di incostituzionalità sul decreto Pubblica amministrazione. Subito dopo, i pentastellati se ne andranno. Il clima resta di rottura totale. Lo testimonia anche il post pubblicato da Beppe Grillo sul suo sito, dal titolo «I due segreti di Fatima». Il leader attacca Renzi, Napolitano e Berlusconi: «Gli italiani — scrive Grillo — hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati. Chi sa parli, chi può denunci. O dovremo fare un appello a Riina per sapere la verità?». E ancora: «Ci sono due nuovi segreti di Fatima che al confronto Ustica e Piazza Fontana sbiadiscono. Il primo sono le conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il secondo è il patto del Nazareno tra un piduista condannato in via definitiva e un ex sindaco mai eletto in Parlamento. Segreti con i timbri della P2 e della mafia. Con la sostanziale abolizione del Senato siamo giunti all’epilogo di un percorso iniziato con Gelli e proseguito con l’omicidio di Falcone e Borsellino». Dal Pd, volutamente, nessuna risposta. Ernesto Menicucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Lontane le estati del dominio delle cronache mondane, con sbarchi in grande stile e costumi improbabili ostentati senza problemi Vacanze più corte e di basso profilo E in spiaggia si è visto soltanto Grillo La crisi, il Senato aperto e l’agenda di Renzi cambiano le abitudini Album dei ricordi, da sfogliare senza nostalgia. Gianni Alemanno vestito da alpinista in posa davanti a una gigantesca porchetta (Cortina, agosto 2010). Roberto Formigoni steso a prendere il sole sulla prua di un magnifico yacht (luogo imprecisato del Mediterraneo, luglio 2007). Piero Fassino con un terribile costume tipo slip color turchese (Capalbio, luglio 2002). C’è stato un tempo in cui i politici andavano in vacanza. Il Transatlantico chiudeva, il Senato chiudeva, tutto diventava una faccenda per cronisti mondani. Poi è arrivato Matteo Renzi. Anzi, no: prima di Renzi è arrivata questa micidiale crisi economica, che inchioda milioni di italiani nella penombra di casa. Così quando qualche settimana fa Renzi ha annunciato che le ferie sarebbero state pochine anche per deputati e senatori, nessuno ha osato protestare. (A Palazzo Madama lavoreranno, se va bene, almeno fino al prossimo 8 agosto. Appresa questa notizia, non pochi senatori sono stati colti da senso di vertigine, sudorazione azzerata, tremori incontrollati. È dovuto intervenire il presidente Pietro Grasso: «A me non mi importa niente delle ferie. Io non ho vacanze fissate, né viaggi prenotati, né biglietti pagati. Ho solo una casa al mare in Sicilia. Se riesco ad andarci qualche giorno, meglio: se no, va bene lo stesso»). Grasso sembra introdurre anche un altro elemento: sono da preferire vacanze di basso profilo. Daniela Santanché, la «pitonessa» (copyright Giuliano Ferrara) se ne infischia e, da giorni, è protagonista a Forte dei Marmi di festoni memorabili. Ma è un’eccezione. Beppe Grillo va tra i bagnanti comuni a Porto Cervo. Ieri hanno fotografato Matteo Salvini sulla spiaggia di Cervia, dove la Lega ha organizzato la sua festa nazionale: triste, seduto su un lettino, c’era pure uno che cercava di vendergli una fetta di noce di cocco. Il suo gran capo d’un tempo, l’Umbertone Bossi, vent’anni fa sbarcava invece trionfale con canottiera da cantiere a Villa Certosa ospite di Silvio Berlusconi. Già, Villa Certosa. Gli inviati dei giornali nella piazzetta di Portorotondo un pomeriggio videro spun- Relax Beppe Grillo nella spiaggia di Porto Cervo in Sardegna dove si trova da alcuni giorni. Il leader del M5S alterna il relax sulla spiaggia a qualche iniziativa politica con i 5 Stelle sardi (Ansa) tare il Cavaliere che, con una bandana, teneva sottobraccio Tony Blair e la moglie. Seguì, nel parco, la finta eruzione di un finto vulcano. Estati pazzesche. Un anno Massimo D’Alema decise di cenare sulla terraferma, a Salina. Il suo veliero, Ikarus, fu atteso al molo come la nave di Amerigo Vespucci di ritorno dalle Americhe. Il labrador di famiglia accarezzato tra mille coccole dai marinai (poiché gli anni passano e le persone cambiano, venduto il veliero e appassionatosi a feroci mastini, questa estate Mas- In Sardegna Agosto 1977: il segretario del Partito comunista italiano Enrico Berlinguer sulla spiaggia di Stintino, in provincia di Sassari, con i suoi familiari (Archivio Corsera) simo D’Alema resterà nella sua nuova tenuta di 7 ettari, la Madeleine, «terra d’argilla e calcare, 300 metri d’altezza, Cabernet franc e Pinot nero. A un’ora da Roma, perché questa campagna la voglio vivere. Infatti faccio anche l’uomo di fatica, scarico cassette d’uva da 20 chili». (Umberto Pizzi, tu sei il principe dei paparazzi: tu puoi dirci che estate è... «Un’estate moscissima. E sai perché? Perché i potenti, i politici, hanno capito che la gente è disperata ed è meglio, molto meglio non Sotto l’ombrellone Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ieri in spiaggia a Cervia, sulla riviera romagnola (Cavicchi) ostentare». Quindi anche loro... «No, macché! Quelli continuano a divertirsi, solo che si divertono di nascosto, nel chiuso dei loro villoni. Per dire: sono stato a Capri, ho fatto il giro dei locali e, beh, credimi, solo ragazzini». Cortina? «Cortina è morta, defunta, digli una preghiera. Per un politico farsi vedere a Cortina equivale a rassegnare le dimissioni». Capalbio? «A Capalbio è inutile andare perché le foto che puoi scattare a Capalbio sono foto di sfigati, trombati, vecchi cetacei di una vecchia sinistra radical-chic che il nostro caro Matteo ha passato al tritatutto»). Capalbio, stabilimento Ultima Spiaggia. Da un reportage di Laura Laurenzi, uscito su Repubblica domenica 28 luglio 2002. «Il proprietario dell’Ultima Spiaggia Riccardo Manfredi snocciola nomi e cognomi dei bagnanti celebri abbinandoli ad un numero, quello dell’ombrellone. “Martelli il 10, Marramao il 51, Asor Rosa non mi ricordo, i Rutelli il 31...”». I Rutelli, la scorsa settimana, sono stati avvistati a Sabaudia, su spiaggia anonima. Anche Gian- franco Fini era lì, con la moglie e le due figlie e, si suppone, un certo magone per il ricordo di quando, da presidente della Camera, sprezzante di ogni divieto, faceva immersioni nelle meravigliose e protette acque di Giannutri. Quelli che alle vacanze di basso profilo sono arrivati dopo, e a volte per incerto destino, e quelli che di basso profilo le faranno, se le faranno, senza troppa fatica. Il ministro Angelino Alfano andrà in Sicilia, dove affitta da anni una villetta. Il ministro Marianna Madia con il marito Mario Gianani, produttore cinematografico di gran successo, e i due figli, resterà a Fregene, a pochi chilometri da Roma. Linda Lanzillotta e Franco Bassanini hanno prenotato un albergo in Val Badia. A tornare molto indietro nell’album dei ricordi si scoprono anche foto in bianco e nero. In una c’è Enrico Berlinguer, sulla sabbia. Sembra di scorgere le figlie, lui è in camicia e pantalone. In un’altra, scattata sulla spiaggia di Terracina nell’estate del 1961, c’è Aldo Moro: sorridente, indossa un abito di grisaglia e ha la cravatta, la cravatta stretta con un nodo perfetto. Fabrizio Roncone © RIPRODUZIONE RISERVATA A vela Massimo D’Alema a bordo della barca a vela Ikarus il 23 maggio del 1998, durante una regata a Portoferraio. All’epoca era segretario dei Democratici di sinistra (Sestini) Al timone Un giovane Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc ed ex presidente della Camera dei deputati (dal 2001 al 2006), in costume su una barca (Archivio Corsera) Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 BRUCE WEBER Una serie originale di fotografie realizzate da ANNIE LEIBOVITZ, JUERGEN TELLER e BRUCE WEBER In vendita unicamente nei negozi esclusivi Louis Vuitton. Tel. 800 30 89 80 louisvuitton.com 7 8 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Primo Piano Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 9 # Riforme Il centrodestra Falchi, colombe (e gli altri). Le tre Forza Italia ROMA — Ci sono vecchi falchi che si sono trasformati in nuove colombe. E anche vecchie colombe che si sono trasformate in nuovi falchi. Quindi ci sono quelli che stanno in mezzo, aspettando di capire quale sarà il destino di Forza Italia. E poi c’è Silvio Berlusconi, pronto a giocare di sponda ora con falchi e colombe, tenendo aperte tutte le porte e libere tutte le strade. In attesa dell’incontro con Matteo Renzi, che è diventato l’unico, vero «protagonista» del dibattito interno agli azzurri. Nel silenzio delle riunioni di Arcore, e anche nel ponte-radio con Roma, Forza Italia ha cambiato pelle. E molti dei protagonisti della sua storia hanno invertito la loro parte in commedia. Succede attorno alla figura del presidente del Consiglio e, soprattutto, al dibattito sul possibile «soccorso azzurro» alla maggioranza Il «soccorso» a Renzi cambia la mappa del partito Berlusconi con l’ex duro Verdini per il dialogo L’intransigenza di Fitto. E Toti finisce in mezzo renziana. Perché le distinzioni ornitologiche tra i dirigenti berlusconiani, che venivano stilate sulla base del loro rapporto con i dissidenti interni (un tempo Gianfranco Fini, più recentemente Angelino Alfano), adesso vanno tarate su di lui. Sul premier. Denis Verdini, che una volta era il più falco dei falchi, adesso è la più colomba delle colombe. Giorni fa è stato lui, durante una colazione ad Arcore con lo stato maggiore berlusconiano, ad aprire le danze. «Renzi rischia di entrare in crisi. E a noi, tatticamente, po- trebbe convenire sostenerlo», è stato il ragionamento del plenipotenziario forzista sulle riforme. Un ragionamento che ha convinto immediatamente due dei calibri più grossi della galassia dell’ex Cavaliere. E cioè Gianni Letta e Fedele Confalonieri, che però a differenza di Verdini erano sempre state colombe, anche nei confronti di Alfano. A n c h e B e r l u s co n i , p e r quanto non siano da escludere repentine inversioni «a U», è sulla linea delle colombe. Nelle conversazioni riservate degli ultimi giorni, infatti, a più ri- Riforme trattativa col Pd sarebbe tutta da definire. Quanto perché, dentro Forza Italia, un tema come quello del «soccorso azzurro» a Renzi è di quelli in grado di scatenare un terremoto. Basta chiedere ai «nuovi falchi», a quelli che farebbero di tutto pur di evitare di baciare il rospo governativo. In cima alla lista c’è senz’altro Renato Brunetta, che è uno dei pochissimi forzisti a non aver mai avuto in simpatia Renzi. Un sentimento che il premier ricambia in toto. «Matteo Renzi chiede a Juncker dove prenderà i 300 miliardi del piano per l’Europa. E lui Gli attendisti L’ala dura Raffaele Fitto Eurodeputato, 45 anni, è critico verso il partito e verso il governo, sia sulle riforme costituzionali che sulle misure per l’economia prese l’ex premier s’è spinto fino a ipotizzare una progressiva marcia di avvicinamento verso la maggioranza di governo. «Anche il sostegno temporaneo potrebbe essere una soluzione. Dobbiamo fare il possibile perché Renzi non entri in crisi», ha scandito mercoledì durante una riunione ad Arcore. Una linea su cui si schierano anche Niccolò Ghedini, altro ex falco, e anche il capogruppo al Senato Paolo Romani, che invece è uno dei forzisti più apprezzati dal giro renziano. Tiene le carte coperte, l’ex Cavaliere. Non solo perché la Maurizio Gasparri Vicepresidente di Palazzo Madama, 58 anni, attacca spesso il premier Matteo Renzi, che definisce «il killer economico degli italiani» Renato Brunetta Capogruppo alla Camera, 64 anni, è il principale interprete dell’opposizione azzurra all’esecutivo, soprattutto in materia economica dove prende i soldi per le promesse fatte agli italiani?», è stato l’ultimo affondo del capogruppo azzurro a Montecitorio contro l’inquilino di Palazzo Chigi. Per non parlare delle innumerevoli volte che Brunetta — ed è una cosa davvero strana per un berlusconiano — ha chiesto la pubblicazione del patto del Nazareno, che in calce arreca anche la firma dell’ex Cavaliere. La lista dei «nuovi falchi», capitanati da Brunetta, è lunghissima. Ci sono i nomi di Maurizio Gasparri («Renzi è il killer economico degli italiani», ieri l’altro) e di Augusto Minzolini, di Laura Ravetto e Renata Polverini. Senza dimenticare Raffaele Fitto, che oltre a criticare la riforma renzian-berlusconiana del Senato («C’è una sola cosa chiara sulla riforma del Senato. E cioè che tre italiani su quattro vorrebbero eleggerlo»), giorni fa ha rotto il silenzio attaccando il governo sui conti («Renzi snobba il Pil. Invece dovrebbe pensarci di più»). Ma non ci sono soltanto falchi anti-renziani e colombe filo-renziane nella nuova geografia politica di Forza Italia. Anche tra i berlusconiani più vicini all’ex premier c’è chi preferirebbe rimanere alla finestra perché teme tranelli da parte di Renzi. È il caso di Giovanni Toti, il consigliere politico, convinto sostenitore della tesi secondo cui «se il governo va a schiantarsi a settembre sull’economia, noi non possiamo schiantarci appresso a lui». Ma anche di dirigenti come Mariastella Gelmini, Deborah Bergamini e Mara Carfagna. Che non aderiscono né sabotano. Ma dall’orbita di Palazzo Chigi, forse, vorrebbero rimanere distanti. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ala dialogante Deborah Bergamini Deputata, 46 anni, è tra i dirigenti del partito che vogliono mantenere le distanze dall’azione politica del governo pur senza alzare il livello di scontro Giovanni Toti Il consigliere politico ed eurodeputato, 45 anni, pur essendo vicinissimo a Silvio Berlusconi, non è affatto convinto dell’alleanza con il premier Mara Carfagna Deputata azzurra, 38 anni, ex ministro alle Pari opportunità, non è per una terza via, intermedia, tra l’opposizione dura e la collaborazione con Renzi Denis Verdini Senatore, 63 anni, è il mediatore che sin dall’inizio ha gestito la trattativa con Renzi e con il Partito democratico sulle riforme e sulla legge elettorale Niccolò Ghedini Senatore, 54 anni, ex falco, l’avvocato di Berlusconi adesso è convinto che non sia proprio il momento di mettere il governo in difficoltà Gianni Letta L’ex sottosegretario, 79 anni, che sostiene il dialogo ed è uno dei più fidati consiglieri di Berlusconi, è tra gli ambasciatori azzurri negli incontri con l’esecutivo I capigruppo di Forza Italia e del Nuovo centrodestra Romani: niente passi avanti senza la nostra golden share Sacconi: oltre il Nazareno Serve il presidenzialismo ROMA — La soddisfazione per un patto che «ha retto a una prova dura come è quella di un Senato che si autoriforma» è tanta per Paolo Romani, capogruppo a Palazzo Madama di FI che ha dovuto gestire trattative e malessere profondo delle sue truppe comprendendolo: «Anche io avrei preferito un Senato elettivo a un organo nominato dai consigli regionali». Ma la partita era troppo importante per non scendere in campo cercando di fare risultato, e Romani — ora che è stato ottenuto — lo rivendica: «Grazie all’impegno di Berlusconi, e al convincimento di noi tutti, FI ha oggi la golden share del processo di riforme. Senza di noi non si sarebbero fatte». Per il suo partito è stata pesante. «È vero. Ma abbiamo superato il bicameralismo, questa settimana supereremo le storture sul Titolo V e andremo avanti a definire una legge elettorale che mantiene il sistema fortemente ancorato al bipolarismo. È un grande risultato, perché modernizza il Paese, ci fa andare in Europa con una riforma che dà efficienza semplificando il processo legislativo e decisionale». E che vi mette al centro della sce- ROMA — Da «craxiano che da trent’anni aspetta la semplificazione della nostra democrazia», il capogruppo del Ncd al Senato Maurizio Sacconi è pronto a brindare alla fine del bicameralismo perfetto: «E intanto mi preparo al presidenzialismo». Anche Matteo Renzi si prepara al presidenzialismo? «Secondo me sì, perché ne abbiamo messo le premesse». Non sta correndo troppo, presidente? «Noi siamo il partito del “più uno” nella direzione liberalnazionale. Più flessibilità sul lavoro, più Stato unitario, più taglio di tasse e spese. Dobbiamo chiudere la riforma del Senato entro l’8 agosto per dedicarci alla legge di Stabilità e al lavoro. E poiché i dati Istat potrebbero consegnarci una crescita zero avremo bisogno di un grande atto concreto ed emblematico, che inesorabilmente si chiama articolo 18». Il suo pallino? «No, è un atto necessario per risvegliare l’attitudine ad assumere e la responsabilità nel lavoro e credo sia nella consapevolezza di Renzi. E poi dobbiamo ricomporre e svilup- na. Fin troppo, secondo l’Ncd. «Io capisco che da parte di altri ci sia sofferenza rispetto al rapporto bilaterale tra Renzi e Berlusconi. Ma noi siamo perfettamente consapevoli di doverci muovere sia in una logica di coalizione che bipolare». Ovvero? «Beh, se il problema fosse quello delle soglie, non credo sia impossibiPaolo Romani, 66 anni, ex ministro allo Sviluppo economico, senatore di Forza Italia e capogruppo a Palazzo Madama le passare dal 4,5 al 4%...». Forse c’è preoccupazione perché nessuno ha ben chiaro cosa ci sia scritto davvero nel patto del Nazareno. «Non esistono né documenti né agende, ma un rapporto tra due persone che si sono incontrate su un’ipotesi di cambiamento. E la grande novità è che è caduto quel pregiudizio quasi antropologico contro Berlusconi che è durato 20 anni». Possibile che questo porti anche a un rapporto più stretto tra FI e Pd, sostegno esterno, ingresso in maggioranza? «La situazione economica, nonostante le rassicurazioni del governo, resta molto difficile, e l’Europa continua a chiederci solo di proseguire nella strada del rigore. Ma le terapie di centrodestra e centrosinistra differiscono nettamente, e non credo che in questi giorni si possa andare molto oltre alla chiusura del patto del Nazareno. Certo, immagino che si parlerà del futuro e dei bisogni del Paese. Ma ad oggi non mi sembra si possa arrivare ad un cambiamento della posizione di FI rispetto al governo». In ogni caso, vi aspettate un riconoscimento per il ruolo svolto da Berlusconi? Magari una nomina a senatore a vita? «Ora che è liberato dall’incubo del processo Ruby, il che gli ha consentito di avere la testa libera e concentrata, non è all’ordine del giorno né una santificazione né un laticlavio, perché Berlusconi è un assoluto protagonista della politica italiana, tanto che Renzi lo riconosce fino in fondo». È un messaggio ai colleghi del centrodestra? «Beh, pochi possono non riconoscere a Berlusconi di essere stato protagonista in un passaggio riformatore decisivo per il Paese. Sarà difficile ora dire che è iniziata l’era del dopo Berlusconi...». Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA pare la nazione attorno alla famiglia, con il piano per la fertilità del ministro Lorenzin e con sostegni alla natalità». Non teme che un rimpasto riduca al lumicino la vostra delegazione? «No». Scherza? In Forza Italia c’è chi preme per sottrarvi posti al goverMaurizio Sacconi, 64 anni, ex ministro del Lavoro, senatore del Nuovo centrodestra e capogruppo a Palazzo Madama no. «Magari! Vorrebbe dire che avevamo ragione noi!». Non è l’ex premier, a destra, che detta legge sulle riforme? «Non direi. La lettera ai parlamentari di maggioranza e il primo incontro con i loro capigruppo segnalano la consapevolezza di Renzi che la sua maggioranza è il veicolo necessario per i prossimi mille giorni». Il patto del Nazareno è il motore delle riforme, o no? «No, le riforme procedono perché la maggioranza è coesa e in essa Ncd è spesso trainante con la tecnica del “più uno”. L’Italicum alla fine consentirà la rappresentanza di tutte le aree politiche, anche fuori dalle coalizioni». Le nuove soglie? «La doppia soglia sparirà e ci saranno le preferenze». Per andare al voto anticipato, come chiede Nardella? «Uno scivolone, il suo. Le elezioni ci saranno solo se Renzi fallirà. Ma il suo fallimento può nascere solo da una rottura tra lui e il suo partito, se cioè il Pd non reggesse il percorso liberal-nazionale». Se il Pd chiedesse più sinistra? «Esatto, se ponesse veti e paletti. La riforma del Senato sarebbe fallita se fossero prevalse le posizioni da vecchio Pci... Invece per salvare l’Italia Renzi sa di doversi muovere nella nostra direzione liberal-popolare e di recupero della dimensione della nazione». Valori cari alla destra, giusto? «Sì. Abbiamo presentato non a caso pochi emendamenti, al Titolo V, tutti in favore dello Stato unitario. Chiediamo il commissariamento di Regioni e Comuni che si sono allontanati dai costi standard e vogliamo che lavoro, ambiente e protezione civile passino allo Stato». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera # La tragedia in Veneto Esprimo solidarietà alla comunità locale e la commossa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime Giorgio Napolitano presidente della Repubblica Travolti alla festa da un’onda alta tre metri «Così ho visto morire i miei quattro amici» Bomba d’acqua, Palazzo Chigi: cambiamo pagina, 1,1 miliardi per la sicurezza DAL NOSTRO INVIATO Le vittime Il gommista generoso fa piangere tutto il paese Luciano Stella, 54 anni, era il gommista del paese nel quale era nato e cresciuto. Padre di due figli, un ragazzo di 22 anni che lavorava con lui e una ragazza di 18 anni. Ieri la moglie Lorella e i figli si sono chiusi nel loro dolore. A ricordarlo sono stati gli amici, che frequentavano la sua officina: «Abbiamo condiviso tante cose e la festa di sabato era una di queste — racconta Mario Bernardi l’organizzatore della Festa dei Omeni —. La sua morte peserà per sempre sul mio cuore». Stella era imprenditore apprezzato non solo per la sua professione: «Luciano era stimato anche per il suo carattere cordiale — spiega il sindaco Stefano Soldan —, il lutto che ha colpito la famiglia è di tutta la comunità». REFRONTOLO (Treviso) — Giannino l’hanno trovato nudo, spogliato dalla violenza dell’acqua, Maurizio era attaccato a un ramo d’acacia, Luciano e Fabrizio riversi sul ciglio dell’argine con il quale avranno lottato fino alla fine. Loro, sabato sera, non ce l’hanno fatta. A tradirli è stato il torrente Lierza che si è di colpo trasformato in un mostro impetuoso e devastante, capace di spazzare via ogni cosa, macchine, alberi, rocce, pali e uomini. E anche quel capannone dove sabato sera era in corso la «festa dei òmeni», un tradizionale appuntamento per soli uomini fra le dolci colline trevigiane del Prosecco, una quarantina di chilometri sopra Treviso. Sotto il tendone del Molinetto della Cro- da, una piana circondata di boschi e vigneti, si erano ritrovati in novanta per la grigliata d’agosto, soprattutto artigiani e pensionati della zona. Poi il nubifragio, il torrente che esonda, l’acqua che sale improvvisamente fra i tavoli e le sedie. «Arrivava da sopra, dalla cascata del Lierza, come un’onda che non si ferma, io era in cucina e tutto ha cominciato a tremare, in brevissimo tempo è salita a un metro e mezzo», racconta Maurizio Bernardo, l’organizzatore della festa, un idraulico che tutti gli anni riunisce gli amici sul campo di casa sua ma che questa volta aveva pensato di portarli al Molinetto «perché da me il terreno era zuppo d’acqua». Bernardo ha visto tutto e ora non riesce a darsi pace. «Tutti hanno iniziato a scappare, c’era gente sugli albe- ri, sui pali, urlavano, le macchine che si rovesciavano, Guido era aggrappato al guardrail, Stefano l’ho visto intrappolato nei pali del tendone, Tonio era aggrappato a un ramo...». Alla fine il bilancio è pesante: quattro morti e otto feriti, di cui uno in rianimazione. Domanda: cos’è successo, di colpo, sulla piana del Molinetto, in una giornata in cui nella vicina Jesolo si faceva il bagno e a Treviso splendeva il sole? «È stato un nubifragio breve, intensissimo e localizzato. Il governatore Luca Zaia: è stato un piccolo Vajont Otto i feriti uno è grave Un evento del tutto eccezionale che ha provocato tante piccole frane nella zona», spiega Franco Lattanzio, vicequestore della Forestale di Treviso. Questo è il dato di fatto. Ma perché un’onda improvvisa alta due, tre metri che ha indotto Luca Zaia, il governatore del Veneto, a definirlo «piccolo Vajont» chiedendo lo stato di calamità per tutta la zona colpita? In giornata sono circolate varie ipotesi. La prima era della Forestale: a monte si è formato un tappo-diga di materiali, detriti, piante, sassi, rotoballe di fieno che avrebbero ingrossato il Lierza, poi il tappo è saltato e l’acqua si è riversata di colpo a valle, accelerata dalla cascata del Molinetto. Dopo i primi rilievi del Genio Civile c’è stata però una retromarcia: nessun tappo, «la causa è il combinato di una bomba d’acqua concentrata di due chilometri quadrati e di un alveo del torrente molto stretto». Per capirne di più la procura di Treviso ha aperto un’inchiesta sequestrando l’area. Da Roma il governo ha annunciato di aver «voltato pagina. Basta inseguire e fare i “notati delle emergenze”, adesso investiamo in opere di difesa, prevenzione e sicurezza. Con lo sblocca dissesto e opere idriche mettiamo a gara entro il 2014 circa 1,1 miliardi di euro ancora non spesi». Nel frattempo è montata la polemica del «Prosecco», cioè del disboscamento dell’area per far posto ai vitigni pregiati che stanno conquistando il mondo, indebolendo così i terreni soprattutto dell’Alta Marca trevigiana. «Io stesso, come Corpo Forestale, ho presentato quattro denunce penali per abusiva trasformazione di terreni in vigneti — aggiunge Lattanzio — Ma da qui a dire che la causa del violento nubifragio è questa ne passa un po’, anzi, tenderei ad escluderla». E mentre si indaga, il signor Bernardo, l’organizzatore della festa, continua a scuotere la testa: «Purtroppo me la sento addosso questa responsabilità. E © RIPRODUZIONE RISERVATA Controllava l’auto del figlio Travolto e trascinato a valle Tragedia I resti della cena che sabato sera si svolgeva al Molinetto della Croda «Dammi la camicia quella bella, che stasera vado alla mia festa». Sono state queste le ultime parole che Giannino Breda, 67enne falegname in pensione, ha detto alla moglie sabato sera, prima di andare a Refrontolo alla «Festa dei Omeni». È arrivato al Molinetto con l’auto del figlio. Poi era stata festa, con gli amici ritrovati, le braciole da mangiare e i brindisi da fare. Fino a quando l’acqua ha iniziato a salire e il pensionato, invece che mettersi in salvo, è andato a controllare l’auto del figlio, preoccupato che potesse subire dei danni. Un gesto che gli è costato la vita perché la furia dell’onda lo ha travolto e trascinato a valle. Il suo corpo è stato l’ultimo ad essere recuperato dai soccorritori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il consigliere della Pro Loco che faceva volontariato Maurizio Lot ha pagato con la vita la sua disponibilità e il suo impegno per gli altri. Perché a quella festa era intervenuto soprattutto per controllare che nel capannone della Pro Loco di cui era consigliere, funzionasse tutto perfettamente. «Avrei dovuto esserci io, ma ho avuto un problema — racconta in lacrime Valter Scapol, presidente della Pro Loco Molinetto della Croda —. Allora Maurizio si è offerto di occuparsene. Quando mi hanno avvertito che era tra i dispersi ho sperato che lo ritrovassero vivo». Il 52enne, operaio in una ditta della zona, era di padre di due ragazze da poco maggiorenni e si dedicava al volontariato: «Era fatto così, sempre pronto a dare aiuto» racconta il fratello Massimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Una figlia di 20 mesi e la passione per la Vespa Il lavoro da impiegato nell’ufficio tecnico nell’azienda di minuterie, l’hobby della Vespa, la moglie Michela e la bimba di 20 mesi Valentina. Era questa la vita di Fabrizio Bortolin (foto), 47 anni, cancellata dal fiume. «È andato a quella festa sereno — racconta la moglie —. Pensavo tornasse dopo qualche ora, ma nella notte i suoi amici mi hanno detto che era tra i dispersi. Ho sperato, poi sono arrivati i carabinieri e ho capito che era finita». Fabrizio si dedicava al lavoro e alla famiglia, e a quella figlia tanto desiderata: «È innamorata del suo papà, ancora non mi ha chiesto di lui, non so cosa dirle quando lo farà». (a cura di Milvana Citter) © RIPRODUZIONE RISERVATA Luoghi e memoria Le passeggiate di Zanzotto, il rifugio di Parise. E qui i ragazzi imparavano a nuotare Quelle colline «degli dei» cantate dai poeti Quell’angolo di Refrontolo è sempre stato una meta delle passeggiate di Andrea Zanzotto e un citatissimo topos della sua geografia letteraria. Uno dei «rari luoghi», aveva scritto, «dove resistere», «dove Muse si danno convegno/ per mantenere l’eco di un’armonia». Una valletta chiusa da un mulino del Cinquecento aggrappato alla roccia, cioè la «croda» da cui ha preso il nome. Un torrente che, dopo aver rallentato la sua corsa in una fossa nella quale i ragazzi imparavano a nuotare, il «gorgo turchino», proprio qui compie un salto di una dozzina di metri. Un minuscolo laghetto e, intorno, un labirinto di colline «piccole come noci», dove «alcune vecchiette che parlano con Dio e con le galline» gestivano isolate osterie. E, ancora, selve interrotte da scampoli di una campagna pettinata a vigne e frutteti. «Una cartolina mandata dagli dei», diceva il poeta. Un paesaggio ibrido. In alcuni angoli dirupato e selvaggio come nei dipinti del napoletano Salvator Rosa, che anticipò il gusto dell’«orrido», considerato ma- schile e tale da intimorire. Ma immerso negli stessi sfondi vaporosi di «bellezza», ritenuti femminili perché coltivabili e coltivati, che compaiono nelle pale d’altare dei veneti Giorgione e Cima da Conegliano. Il poeta Andrea Zanzotto (a destra) con l’attore Marco Paolini davanti al Molinetto della Croda in un’immagine del documentario «Ritratti» girato da Carlo Mazzacurati Un posto magico, Refrontolo, già dal toponimo che Zanzotto, giocando con le parole, mostrava di preferire: Rex Frondium, re delle fronde, re dei boschi. Un’area di pochi chilometri quadrati dove il tempo sembra fermo all’alba della civiltà e dove si ondeggia tra l’era della selce e dell’Arcadia pagana e l’era del silicio e di una nuova Arcadia cibernetica, come dimostrano le parabole e le antenne che spuntano dai tetti delle case coloniche. Insomma, il molinetto circondato dall’acqua e dal fango che da ieri compare in ogni Tg è l’immagine dal vero dell’idea di un presepe così come l’abbiamo interiorizzata, l’ambientazione perfetta dove collocare un autentico «mulino bianco». Un paradiso che l’altra notte si è trasformato in un inferno, con morti e feriti. E, per una volta, il lutto di una comunità non dovrebbe estenuarsi Primo Piano 11 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 # Una tragedia che lascia attoniti per violenza e imprevedibilità Luca Zaia presidente Regione Veneto Non ci sono parole che possano dare consolazione in questi casi, ma ci tengo ad esprimere il mio dolore Alessandro Del Piero calciatore Genesi di una strage Le denunce ignorate in questi anni per fortuna che non c’erano donne e bambini, altrimenti sarebbe stata una strage». Ha trascorso l’intera notte cercando di salvare i suoi amici. «Quando l’acqua è un po’ defluita siamo andati con le corde a prenderli: erano attaccati ai pali e sugli alberi. Ne abbiamo portati giù una ventina». Alla fine, dopo aver visto i morti e soccorso i feriti si sono abbracciati in quattro: «E abbiamo pianto in silenzio...». Tornato il sole sulle colline del Prosecco, restano i lutti e le testimonianze della tragica notte di Refrontolo. «Ero sott’acqua e sono riuscito e venir fuori, poi ho sfilato la cintura dei pantaloni e mi sono aggrappato a un albero e lì ci siamo stretti in tre per molte ore, faceva freddo», racconta Paolo uscito con due costole rotte. Lorenzo Bottega era uno dei pochi ragazzi presenti alla festa: «Vedevo mio padre incastrato fra l’acqua e i detriti ma io non potevo arrivarci. Ho implorato un signore di aiutarlo. Alla fine c’è riuscito e l’ha salvato...», e gli vengono gli occhi umidi. Gli assalti alla natura nelle terre del Prosecco Le colpe degli uomini (prima del nubifragio) SEGUE DALLA PRIMA Nel fango Un’auto trascinata dalla piena improvvisa (Stefano Covre/LaPresse ) Il video Andrea Pasqualetto © RIPRODUZIONE RISERVATA L’onda La gente che affolla il tendone a Refrontolo cerca disperatamente di mettersi in salvo nei drammatici momenti dell’arrivo impetuoso dell’acqua. Un uomo (terza foto dall’alto) si aggrappa alle travi per non essere trascinato a valle dalla forza del fiume Lierza nelle polemiche che sempre accompagnano questo tipo di tragedie in Italia. Quanto accaduto nel paese dell’Alto Trevigiano, infatti, pare debba essere addebitato, oltre all’incuria dell’uomo, soprattutto a una catastrofe climatica. Di quelle che angosciavano il poeta del paesaggio, forse la maggiore coscienza critica del Secondo Novecento. Non a caso questa è una delle poche oasi che si sono salvate lungo la linea di confine delle Prealpi. Con qualche altra eccezione tra il Montello e il Piave, dove ha vissuto i suoi ultimi anni Goffredo Parise, pure lui affascinato da queste solitarie enclave di un Veneto «barbaro di muschi e nebbie» che amava esplorare. Mentre invece dalla pianura alla laguna, il Nord Est è stato quasi per intero sfigurato da uno sviluppo cannibalistico che ha, letteralmente, mangiato il territorio, trasformandolo in una alienante no-town, no-land. Qui no. Qui, anche se parecchi recriminano su un eccessivo ampiamento dei vigneti del Prosecco (ma le aziende sulla strada del vino di rado supera- no gli 8-10 ettari) e su qualche collina troppo rimodellata dai bulldozer, magari per disporre le piantagioni «in favor di sole», il rapporto con la natura e con la propria storia si è mantenuto tutto sommato saldo e abbastanza sano. E, riferendoci a Refrontolo (nella cui piazza, accanto al monumento ai caduti, campeggia un ingenuo monumento alle uve locali celebrate da un altro ingegno del luogo, Lorenzo da Ponte, il librettista Bergamo Paura sull’aereo colpito dal fulmine Colpito da un fulmine dopo il decollo da Orio al Serio. Paura ma nessun problema a bordo del volo Ryanair partito ieri da Bergamo alle 7.40 e diretto a Palermo. In quel momento sulla zona imperversava un forte temporale. di Mozart), un rapporto perfino morale. Smentendo coloro che sentenziano una definitiva «perdita dell’innocenza», e dell’antica saggezza contadina, per la gente di qui. Lo dimostra lo spirito con cui era stata rilanciata, una quarantina d’anni fa, la secolare festa di San Zuanet, dislocandola al molinetto, acquistato dal Comune e sottratto così alla rovina. Era un modo per trascorrere assieme — giovani e vecchi — qualche notte d’agosto al fresco della cascata che romba vicino e raccogliere, con la vendita di schidionate di carne allo spiedo e fiaschi di «bianco», i soldi necessari per opere utili al paese. Piccoli numeri, s’intende. Sia in termini di denaro che di persone. Quella dell’altra sera, la «festa dei òmeni», era una sorta di prologo. Una cena tra gli amici che avevano provveduto a montare palco e strutture e che, a fine mese, avrebbero poi smontato tutto cancellando ogni traccia e restituendo il luogo alla sua purezza fuori dal tempo. Marzio Breda © RIPRODUZIONE RISERVATA Davanti alla spianata di fango, il governatore Luca Zaia ha tracciato un parallelo con il Vajont. Giusto. Ma non solo nel senso emotivo che intendeva lui. Anche allora, cantò Alberto D’Amico («Xe sta na note che ‘l Signor / ga vudo un palpito de cuor / el monte Toc se ga spacà / el lago in cielo xe rivà…») la sorte ci mise del suo. La catastrofe, però, fu ingigantita dagli errori umani. L’inchiesta della magistratura trevisana dirà se e quanto abbiano pesato, stavolta, superficialità, sciatterie e distrazioni nella tutela di un territorio esposto al rischio idrogeologico. Ma se è vero che «del senno di poi sono piene le fosse», stavolta decine e decine di denunce sono state fatte da geologi, ambientalisti e giornali «prima». In tempi non sospetti. Basti leggere queste righe tratte da un articolo di Daniele Ferrazza su La tribuna di Treviso di un anno e mezzo fa: «Ad ogni inverno, con le prime piogge, in queste colline della Pedemontana si registrano smottamenti e movimenti franosi di ogni tipo. Solo nell’inverno del 2010, quando in tre giorni sono caduti 300 millimetri di pioggia, tra Borso del Grappa e Vittorio Veneto si sono aperte un centinaio di frane. In tutta la provincia di Treviso le frane censite dal progetto Iffi sono 523, ma l’elenco si allunga ogni giorno». Non è il quadro di un territorio normale. Ma fragile. Quale sia la situazione generale è noto. Dice lo studio «Societal landslide and flood risk in Italy» pubblicato sul «Natural Hazard and Earth System Sciences» che nel periodo 1950-2008 l’Italia ha subito 967 eventi franosi e 613 eventi alluvionali con 3.868 morti per le frane e 1226 per le alluvioni. In questo contesto, la pedemontana veneta è particolarmente esposta. E ogni intervento invasivo sull’ambiente modellato dalla natura nei millenni dovrebbe essere pensato e ripensato settanta volte sette: guai a sbagliare. Guai. Eppure, nel marzo 2013 il consigliere regionale leghista Andrea Bassi annunciava trionfante un «ritocco» alle norme (già insufficienti) che tutelavano i boschi: «Con l’emendamento al Bilancio regionale andremo a recuperare ad area agricola tutte quelle zone finora considerate boschive da una vetusta («vetusta»!, ndr) legge regionale, ma che semplicemente recependo un decreto Monti possono essere piantumate e rivalutate dal punto di vista produttivo». Obiettivo: moltiplicare le «aree terrazzate vitivinicole». Di più: fino a un tetto di 10 ettari, un bosco poteva ora essere abbattuto e rimpiazzato da un vigneto senza neppure la Via, la valutazione di impatto ambientale. Inutilmente si levò un coro: «Fermi, è rischioso!» Niente da fare. Poche settimane dopo il giornale on-line Trevisotoday titolava: «Bosco tra Refrontolo, Tarzo e Cison raso al suolo per i vigneti». E spiegava che il Corpo forestale di Valdobbiadene aveva «effettuato un’ispezione dopo aver ricevuto la segnalazione di un escursionista e albergatore di Refrontolo, che per primo ha documentato quanto stava avvenendo sulle colline del Molinetto della Croda». Prendete nota: la zona del disastro di sabato sera. E proseguiva ricordando come l’anno prima «quaranta ettari del bosco intercomunale» fossero stati «venduti all’asta dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane ad una cantina vinicola di Valdobbiadene per 225mila euro». Totale: 56 centesimi al metro. Spiccioli, in confronto a quanto costano, sostiene Ferrazza, i terreni vinicoli che possono esserne ricavati: «Da queste parti il prosecchista conta più di un banchiere. Qui un metro di terra vale dagli 80 ai 120 euro (180 se nel colle di Cartizze): tre volte un terreno industriale». Va da sé, accusa l’eurodeputato pd Andrea Zanoni, deciso a presentarsi oggi in Procura con un malloppo di documenti, che «le colline della Marca non solo vedono i loro boschi rasi al suolo ma vengono rimodellate in base alle esigenze della coltivazione con de- 82 Per cento I Comuni in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico. Sono in tutto 6.633, che in totale contano più di 5 milioni di abitanti. La stima nazionale è stata fatta dalla Coldiretti gli interventi massicci di potentissime ruspe» con lo stravolgimento dei loro profili «formati da madre natura in centinaia di migliaia di anni». Risultato? «Il risultato di queste liberalizzazioni sono vaste aree di collina coltivate con nuovi vigneti incapaci di assorbire le quantità d’acqua che un bosco con le sue piante centenarie riesce ad assorbire; in un vigneto l’acqua assorbita, specie se si tratta delle coltivazioni di nuovo impianto, è pressoché nulla. Tutta quest’acqua non più assorbita dai boschi delle colline va pertanto a confluire nei corsi d’acqua naturali che madre natura, con milioni di anni, aveva dimensionato per quantità d’acqua di gran lunga inferiori». Sbancamenti Ruspe in azione l’anno scorso a Refrontolo (Giuseppe Piol) Le zone del prosecco A7 REFRONTOLO La bomba d’acqua che ha causato 4 morti si è abbattuta nel comune di Refrontolo Valdobbiadene Conegliano V E N E T O 3 Milioni Gli ettari di terreno coltivato, «pari alla superficie di Sicilia e Val d’Aosta assieme», che sono stati «cementificati in pianura o abbandonati in montagna e collina», denuncia Coldiretti Fiume Piave Una tesi che ieri mattina pareva convincere anche la Forestale: «La particolarità del territorio caratterizzato da colline coltivate a vigneti, si tratta infatti della zona del Prosecco, è quella di non offrire grande resistenza in caso di piogge incessanti». Al pomeriggio, retromarcia: «Tutto lascia supporre che proprio la inusuale e smodata quantità di precipitazioni estremamente concentrata nel tempo e nello spazio…» Insomma, le terrazze di vigneti, peraltro bellissime, non c’entrano… La tesi dei «prosecchisti»: «La presenza dei vigneti è una garanzia di sicurezza in più, perché le acque sono regimentate e la manutenzione è rigorosa e costante», ha detto al Corriere del Veneto Innocente Nardi, presidente del consorzio dei produttori, «Un bosco non gestito non ha una capacità idraulica paragonabile». Ha ragione? Ha torto? Battaglie di periti in vista. Il paradosso, accusano gli ambientalisti, è che «l’industrializzazione del Prosecco» ha costretto due anni fa il Consorzio del Doc ordinare alle cantine di stoccare il 10% del prodotto così da ridurre l’offerta «in modo che il prezzo della bottiglia non calasse troppo»… «Prevedere un fenomeno così violento e improvviso era impossibile», ha spiegato ieri Luca Zaia. Vero. Non c’è meteorologo al mondo, per ora, che possa lanciare l’allarme su una «bomba d’acqua» in arrivo. Se capita, capita. Il rispetto per la natura «prima», però, è obbligatorio. Tanto più là dove le frane hanno già colpito spesso. E duramente. Gian Antonio Stella © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera LavelliADV.it Acque d’Italia dalle Alpi Lombarde, a 1.935 metri, una tra le sorgenti più alte d’Europa. dal cuore dell’Umbria l’acqua che ha fatto crescere milioni di Italiani. dal Monte Vulture in Basilicata l’effervescente naturale dal gusto unico. ...la forza di un Gruppo tutto Italiano! Primo Piano 13 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 » Approfondimenti L’anomalia del meteo Mai tanta pioggia da trentacinque anni I monsoni rendono l’estate instabile Le previsioni: da oggi le condizioni migliorano. «Sarà un buon Ferragosto» L’estate quest’anno è sul banco degli imputati accusata di latitanza su gran parte del Paese. Piogge torrenziali, trombe d’aria, tragiche esondazioni provocate da bombe d’acqua hanno funestato il primo mese di quella che dovrebbe essere la bella stagione. Secondo i dati dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, lo scorso luglio, ha piovuto il 73 per cento in più rispetto alle medie di luglio nel periodo 1971-2000 che viene convenzionalmente preso come periodo di riferimento dal 1800 a oggi. Per il Cnr, anche le temperature sono state di poco inferiori alla media. La parte più colpita è stata l’Italia centro-settentrionale: dalla Toscana in su, infatti, le precipitazioni cadute sono state in media il doppio del normale, risultando per questa zona il tredicesimo mese di luglio più piovoso dal 1800 ad oggi. Per l’esattezza era dal 1932 che non pioveva così tanto. Per Andrea Giuliacci del Centro Epson Meteo «è stato il luglio più piovoso almeno degli ultimi 35 anni per il Nord Italia e a tratti è stato più autunnale che estivo». La spiegazione del meteorologo è duplice. «In linea generale il clima si sta estremizzando — afferma — con inverni molto freddi o eccezionalmente miti; estati molto calde o molto piovose come quella attuale accompagnata da fenomeni improvvisi e di grande forza come quelli avvenuti nel Varesotto, a Milano e nel Trevigiano». Il secondo motivo per l’esperto sono le interferenze climatiche che vanno ben oltre l’Italia. «In quest’estate — dice Giuliacci — di anomalo ci sono state le acque del Golfo di Guinea troppo calde che, attraverso l’interazione con l’atmosfera, indeboliscono l’alta pressione Come nascono le bombe d’acqua È un violento nubifragio concentrato, in pochissimo tempo, su una piccola zona. In estate il fenomeno è più concentrato perché è maggiore la differenza di temperatura tra l’aria calda del suolo e quella fredda del cielo km 10 In Europa L'estate mediterranea prima era caratterizzata in prevalenza da bel tempo stabile, garantito dal vasto anticiclone Atlantico che si posizionava sopra le Isole Azzorre 9 8 4 7 6 El Niño ha indebolito le correnti calde del monsone indiano aria calda che risale aria fredda 5 4 2 1 3 2 1 intense precipitazioni 0 L’aria più fresca dall’oceano Atlantico e dalle Isole britanniche, scontrandosi con quella più calda, ha portato il brutto tempo nel centro Europa 3 Quest’anno è mancato pure l’anticiclone libico che di solito porta le ondate di calore CORRIERE DELLA SERA dell’anticiclone africano che solitamente porta il caldo intenso in Italia». Di parere diverso è Antonio Sanò, direttore del portale ilmeteo.it. «Ritengo che la causa di questo luglio anomalo sia “El Niño” ovvero quel fenomeno ciclico che si manifesta nell’Oceano Pacifico e che ha influenza diretta anche in Europa perché ha impedito, sino a ora, l’arrivo dell’anticiclone sul Mediterraneo e, quindi, del bel tempo». Una terza spiegazione su cosa sta accadendo al clima, invece, la fornisce Bernardo Gozzini, direttore scientifico del Consorzio Lamma (Cnr) con sede a Firenze. «Entrambe le analisi hanno fondamento ma solo se legate perché per me si tratta di molteplici meccanismi “teleconnessi” tra di loro che poi influenzano il tipo d’estate», spiega l’esperto che ha fornito le previsioni per lo spostamento della «Costa Concordia» dal Giglio a Genova. «Il monsone indiano ha latitato rendendo debole l’anticiclone delle Azzorre — continua lo scienziato — che non ha fatto da scudo contro le violente perturbazioni occidentali cariche di umidità e di pioggia. Però, il monsone indiano a sua volta è stato influenzato da “El Niño”. In più non abbiamo avuto ondate di calore con temperature sopra la norma perché è debole pure il monsone africano che spinge l’anticiclone libico. Così le perturbazioni invece di andare al Nord restano nel basso nel Mediterraneo». Una situazione che ha avuto ripercussioni anche nel resto d’Europa. «Si è formata un’inconsueta alta pressione sulla penisola scandinava — prosegue Gozzini — con temperature sopra i 30° per tutto luglio mentre in Costa Azzurra, in Francia, si è avuto un clima piovoso come in Italia». Buone notizie per i prossimi giorni. «Già da oggi ci sarà un miglioramento in tutta Italia — afferma Antonio Sanò — che sarà più accentuato a partire da domani grazie all’alta pressione che garantirà bel tempo almeno sino a Ferragosto. Le temperature non saranno mai torride con punte massime di 32-33 gradi». Alessio Ribaudo AlessioRib © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera 15 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 # Esteri Dolore I funerali del soldato israeliano Hadar Goldin; sotto, la morte di un giovane palestinese La crisi Le esequie senza il corpo del giovane scomparso I funerali del soldato Altri palestinesi morti in una scuola Onu no su uno dei centri gestiti dall’Onu, dove sono stati accolti oltre 190 mila sfollati. Negli altri casi i morti sono stati 23 e 16, i portavoce dell’esercito hanno sostenuto che le truppe erano state attaccate dall’area vicino alle scuole. Le vittime palestinesi dall’inizio del conflitto sono quasi 1.800, per la maggior parte civili. La reazione degli Stati Uniti è arrivata questa volta con parole molto dure: «Siamo scioccati, è vergognoso. All’esercito sono state fornite le coordinate con le posizioni precise degli istituti Onu. Gli israeliani devono fare di più per evitare i morti tra i civili». Le truppe hanno continuato a ritirarsi da alcune aree, è la strategia indicata dal primo mini- Israele: oggi tregua umanitaria di 7 ore DAL NOSTRO INVIATO La vicenda La missione Hadar Goldin (foto sotto), 23 anni, sottotenente della Brigata Givati, scompare venerdì mattina mentre è in missione nei pressi di Rafah per distruggere i tunnel costruiti da Hamas sotto il confine La supposta cattura Secondo la prima ricostruzione dell’esercito israeliano, un attentatore suicida si sarebbe fatto esplodere all’uscita di una galleria uccidendo due militari, mentre il terzo, Goldin, dato per disperso in azione, sarebbe stato catturato da miliziani palestinesi Tregua interrotta Hamas nega il rapimento ma, in seguito al raid, la tregua di 72 ore iniziata poco prima è interrotta. Comincia un attacco massiccio da parte delle forze israeliane alla ricerca del soldato, che causa decine di morti civili. Per tutto il giorno i leader internazionali lanciano appelli a Hamas per la liberazione del militare L’annuncio Nella notte tra sabato e domenica, le forze di difesa israeliane annunciano di avere trovato prove che Hadar Goldin è morto in azione. Ieri pomeriggio i funerali a Kfar Saba, vicino a Tel Aviv, cui partecipano migliaia di persone KFAR SABA — «Non potevo immaginare che mi avresti lasciata così presto». Edna Sarusi aveva accettato la proposta di matrimonio pochi giorni prima che Hadar Goldin andasse in guerra. Kfar Saba è campagna diventata sobborgo, le case a un piano dei primi fattori sono circondate dai palazzoni. Qui vicino è nato Ariel Sharon, il generale contadino che aveva deciso di rimuovere tutti gli israeliani da Gaza, qui arrivano in diecimila per commemorare il ragazzo di 23 anni che in quella Striscia di sabbia è dovuto rientrare a combattere. I genitori hanno voluto celebrare il funerale, anche se non c’è un corpo da seppellire. L’esercito dice di aver recuperato solo dei resti, altre parti potrebbero essere tenute dai miliziani di Hamas che hanno cercato di catturare Hadar. Gli esami del Dna confermano che il sottotenente della Brigata Givati è morto, non dicono come: i due militari che erano vicino a lui venerdì mattina sono stati ammazzati quando il kamikaze sbucato dal tunnel in una casa di Rafah, nel Sud di Gaza, si è fatto esplodere. Gli altri uomini del commando fondamentalista avrebbero cercato di trascinare Goldin o quel che ne restava nel tunnel. I comandanti di Tsahal hanno dato l’ordine che nessun soldato vorrebbe sentir pronunciare: la «dottrina Annibale» prevede di impedire con ogni mezzo la fuga dei miliziani anche a costo di mettere in pericolo la vita dell’ostaggio, quell’area è stata bombardata per ore dall’artiglieria. Hamas è stata condannata dagli americani per aver violato con l’operazione il cessate il fuoco che era entrato in vigore alle 8. Adesso i portavoce dell’organizzazione accusano Israele di «aver imbrogliato il mondo», di aver bombardato la zona sapendo che Goldin fosse morto e che non fosse stato catturato. I cipressi attorno al cimitero abbracciano i commilitoni con il basco viola. Il fratello gemello Tzur dice «abbiamo vissuto insieme come una sola persona, 10 L’ira degli Stati Uniti Il missile che ha colpito tre miliziani della Jihad ha ucciso anche civili Washington: vergognoso vittime palestinesi in seguito al bombardamento israeliano, ieri, di una scuola delle Nazioni Unite. E’ la terza volta che viene colpita una struttura Onu: le due precedenti i morti erano stati 23 e 16 Kerry spiato. Lo sgarbo del Mossad agli Usa Anni fa. Un hotel a Gerusalemme. La suite dell’allora vicepresidente americano Al Gore. Un agente del Secret Service entra nel bagno per un’ispezione di routine e sente uno strano rumore provenire dalla finestrella dell’aria condizionata. Alza lo sguardo e si accorge che c’è un uomo. L’agente «reagisce» con un finto colpo di tosse. Il misterioso individuo scompare. L’episodio, svelato dal giornalista americano Jeff Stein in maggio, è solo uno dei molti colpi bassi tirati dall’intelligence israeliana all’alleato Usa. L’uomo nel condotto era una spia, probabilmente del Mossad. E questi brutti scherzi sono andati avanti per anni. Fino a ieri. Il settimanale tedesco Der Spiegel ha rivelato che i servizi israeliani — e quelli di un altro Paese non identificato — hanno monitorato le conversazioni telefoniche del segretario di Stato statunitense John Kerry durante la mediazione per rilanciare il processo di pace nel 2013. Le DEL LUNEDÌ CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli mano. I caduti di questi ventisette giorni di guerra sono 64. L’offensiva a Gaza va avanti. L’esercito ha ammazzato tre miliziani della Jihad Islamica a bordo di una moto. Il missile è stato sparato vicino a una scuola delle Nazioni Unite a Rafah: sono rimasti uccisi anche 10 palestinesi che si erano rifugiati tra le mura dipinte di blu, pensavano di essere al sicuro almeno lì. È la terza volta che i colpi israeliani cado- Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA Segreti e politica Intercettate le telefonate durante i recenti negoziati. L’ultimo di una lunga serie di «controlli» sul grande alleato «talpe» avrebbero ascoltato i contatti che il capo della diplomazia Usa ha tenuto usando telefoni non criptati. Un comportamento a dir poco strano, in quanto dal Dipartimento di Stato fino alla Casa Bianca sanno bene che in questo campo non ci sono amicizie che tengano. E sono consapevoli che gli israeliani li spiano. Kerry ha commesso un errore da principiante o voleva che il Mossad buttasse l’orecchio? La notizia pubblicata dallo Spiegel non arriva certo da sola. I rapporti tra il segretario di Stato e gli interlocutori israeliani non sono stati mai così freddi. Ai vecchi contrasti si sono aggiunte gaffe e fughe di notizie da entrambe le parti. Mosse chiaramente pilotate. Ker- CONSIGLIERI Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri ry si è lasciato scappare a microfoni aperti una frase di critica contro le tattiche di Israele a Gaza: «Meno male che usano azioni chirurgiche», ha detto. Poi la Casa Bianca ha fatto trapelare sulla stampa la «seria preoccupazione» espressa da Obama in un colloquio telefonico con il premier Netanyahu. A questi commenti gli israeliani Sorvegliati I servizi israeliani hanno spiato l’ex vicepresidente Usa Al Gore (in primo piano nella foto a sinistra); ora il settimanale tedesco Der Spiegel rivela «controlli» sul segretario di Stato John Kerry hanno risposto facendo emergere tutto il loro risentimento prendendo di mira proprio Kerry. Il segretario di Stato — secondo la versione di Gerusalemme — aveva sposato in pieno le proposte del Qatar e della Turchia finendo per «dare un premio ai terroristi» di Hamas. Frizioni rese ancora più ruvide dal passato. Nella ricostruzione dello Spiegel si racconta come Kerry abbia cercato di rivitalizzare i colloqui tra Israele e Autorità palestinese ma si sia subito scontrato con Gerusalemme. In particolare dopo la decisione a sorpresa del governo Netanyahu di autorizzare la costruzione di altre 700 case all’interno delle colonie in Cisgiordania. Gesto che è stato interpretato dagli Usa come un doppio affronto. Ed è in quel frangente che gli israeliani, probabilmente con l’unità 8200, hanno spiato le conversazioni di Kerry con diversi personaggi mediorientali ricavandone informazioni utili per le loro mosse future. Guido Olimpio @guidoolimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Luciano Fontana non ci potranno mai dividere». Il padre Simha ricorda che Hadar amava leggere e dipingere, che dopo essersi arruolato aveva chiesto alla madre di insegnargli a cucire e sulla tracolla del fucile mitragliatore aveva scritto con i fili colorati le parole «forza» e «umiltà»: «Non lasciamo che siano le guerre a definire chi siamo», prega. Accanto a lui Moshe Yaalon, il ministro della Difesa. È un lontano parente, gli tiene la stro Benjamin Netanyahu: terminate le operazioni per distruggere i tunnel scavati dagli estremisti per attaccare dall’altra parte del confine, il governo è pronto a dichiarare conclusa l’operazione. Senza negoziati con Hamas, senza dover concedere nulla all’organizzazione fondamentalista. La delegazione palestinese, formata da tutte le fazioni, è al Cairo per discutere con gli egiziani le richieste per fermare i lanci di razzi (ieri le sirene sono risuonate nel Sud e a Tel Aviv) e ritornare alla calma. Nella notte Israele ha poi annunciato, per oggi, una tregua umanitaria di 7 ore in tutta la Striscia di Gaza ad eccezione dell’area di Rafah. Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “Tiziano Terzani” € 10,30; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 16 Esteri Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera # Mondi Benjamin Netanyahu Primo ministro israleliano Abu Mazen Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Israeliani e palestinesi, due popoli, un conflitto che li unisce da tre generazioni © RIPRODUZIONE RISERVATA Mar Nero Istanbul SIRIA Mar Mediterraneo IRAQ Damasco PALESTINA Alessandria Gaza Gerusalemme Sinai TRANSGIORDANIA Il Cairo Aleppo SIRIA 1930 1920 1917 Beirut Damasco Bagdad Haifa Gaza TRANSGIORDANIA Gerusalemme IRAQ PALESTINA Restituzione del Sinai all’Egitto Insediamenti israeliani nel 1947 Nella Striscia di Gaza vi erano 21 insediamenti Ariel Sharon Elei Sinai Erez Nezarim Ramallah GAZA 1990 STRISCIA Gerusalemme DI GAZA Betlemme Hebron Gush Katif Mar Morto ISRAELE Principali insediamenti ebraici Israele e Olp arrivano ad un’intesa, raggiunta con la mediazione del governo norvegese, e firmata da Arafat e dal premier israeliano Rabin alla Casa Bianca, alla presenza di Bill Clinton. Il patto prevede un graduale ritiro israeliano da Gaza e dalla Cisgiordania e uno Stato sovrano per i palestinesi ISRAELE 15.000 Rafah Yitzhak Rabin, Bill Clinton e Arafat 1947 Gaza City Mar Mediterraneo Nablus 100 608.000 Jenin Tel Aviv Gaza 1.237.000 2000 IL PIANO DI DISIMPEGNO 10 settembre 2005 CISGIORDANIA Anwar al-Sadat, Jimmy Carter e Menachem Begin 1931 Il periodo del Mandato britannico in Palestina è sempre più caratterizzato dall’ostilità tra arabi ed ebrei. I primi scontri sono già del 1920, poi 1929, e culminano nella grande rivolta araba del 1936. Le ondate di immigrazione ebraica ispirate dal sionismo moderno erano iniziate nel 1881, alimentate poi dalle persecuzioni antisemite in Russia e in Europa. Nel 1897 si tiene il Primo Congresso Sionista a Basilea sotto la guida di Theodor Herzl Mar Mediterraneo ARABIA SAUDITA Gli accordi furono firmati dal presidente egiziano Anwar al-Sadat e dal primo ministro israeliano Menachem Begin, grazie alla mediazione del presidente americano Jimmy Carter. Gli accordi hanno portato alla restituzione all'Egitto della penisola del Sinai e al riconoscimento da parte del Cairo dello Stato di Israele 761.922 ARABIA SAUDITA ACCORDO DI OSLO 1993 Golan Eilat anno1922 175.138 La sconfitta dell’Impero Ottomano nel 1918 vede la divisione del Medio Oriente tra una zona di influenza coloniale inglese e una francese. Gli accordi segreti nel 1916 tra Parigi e Londra (detti Sykes-Picot) per la spartizione della regione sono visti come un tradimento dai nazionalisti arabi che si erano schierati con gli inglesi. Nel 1917 la Gran Bretagna con la Dichiarazione Balfour si impegna ad agevolare un «Focolare nazionale» per gli ebrei in Palestina Tel Aviv CISGIORDANIA Gerusalemme Amman Gaza Mar Morto Suez 84.000 TRANSGIORDANIA (mandato britannico) Ma’an Gran Bretagna ACCORDI DI CAMP DAVID 1978 Canale di Suez Kerak Zona sotto controllo diretto Francia Agli inizi del Novecento l’Impero Ottomano controlla ancora larga parte del Medio Oriente, sebbene gravemente minato al suo interno. I nazionalismi arabi e le mire coloniali dei Paesi europei ne minacciano l’unità. La Palestina di allora è amministrata soprattutto dai responsabili ottomani a Damasco. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale stanno crescendo le prime colonie ebraiche sioniste. Ma con lo scoppio del conflitto le autorità ottomane bloccano l’immigrazione ebraica causando una grave crisi tra i primi sionisti Mar Mediterraneo 590.000 La Mecca L’impero ottomano nel 1914 Beirut LIBANO Amman Gerusalemme EGITTO Mar Rosso Gedda km Gaza IMPERO PERSIANO IMMIGRAZIONE DEGLI EBREI IN PALESTINA Arabi palestinesi Ebrei in Palestina Tel Aviv Mosul Kirkuk 1993 Nilo IRAQ SIRIA (Mandato francese) Haifa EGITTO LIBIA Damasco Erzurum Adana Mosul LIBANO Beirut IMPERO RUSSO IMPERO OTTOMANO Ankara MANDATO BRITANNICO DELLA PALESTINA 1920-1948 GIORDANIA GRECIA DICHIARAZIONE BALFOUR 1917 2008 SYKES-PICOT 1916 2005 L’IMPERO OTTOMANO Nel 1914 1916 1910 Testi di Lorenzo Cremonesi 1914 Ripercorrere le tappe di un conflitto antico serve a ricordarne la complessità. Si inizia oltre 130 anni fa nella Palestina ottomana con l’immigrazione di ebrei europei per arrivare alla sfida odierna tra Israele e Hamas in un Medio Oriente sempre più radicale 1980 S ulla lapide sono incisi il nome e la data della morte: Roy Rotenberg, 29 aprile 1956. Lo Stato di Israele è nato otto anni prima, da allora non ha mai smesso di combattere. Quello che Moshe Dayan davanti a quella tomba chiama «il destino della nostra generazione» ha inseguito anche i giovani venuti dopo. Il capo di Stato Maggiore, il comandante più celebre, scende a sud, al Kibbutz di Nahal Oz, al limitare della Striscia di Gaza, per commemorare Roy, 21 anni, la guardia del villaggio, ucciso dai palestinesi. Nelle 258 parole dell’orazione funebre pronunciata da Dayan c’è — se non il rispetto — il tentativo di comprendere le motivazioni di «chi ci odia»: «Non biasimiamo chi lo ha ammazzato. Da otto anni ormai stanno seduti nei campi di Gaza, a guardare come abbiamo trasformato i loro villaggi, le terre dove hanno vissuto i loro padri, nella nostra casa». Dayan, il generale della benda nera sull’occhio, non dà voce alle ragioni dei rifugiati arabi per ascoltare i richiami dei pacifisti israeliani «gli ipocriti che ci chiedono di abbassare le armi», il suo è un appello all’allerta permanente: «Senza l’elmetto d’acciaio e la bocca del fucile non potremmo piantare un albero o costruire una casa. Questa è la nostra scelta — di essere pronti e armati, duri e tenaci — altrimenti la spada ci cadrà dalle mani e le nostre vite saranno troncate». Nahal Oz è finito sotto i colpi dei mortai in questi ventisette giorni di conflitto, la maggior parte degli abitanti ha abbandonato il villaggio, dove cinque soldati sono caduti nello scontro con i miliziani di Hamas sbucati da una galleria scavata per uscire dall’altra parte del confine. La guerra è il destino anche di questa generazione, dei ragazzi ai quali gli ufficiali sequestrano i telefonini perché non rivelino senza volerlo la posizione su Facebook, che bevono bevande energetiche dalle lattine eppure ricordano il mito di Ariel Sharon riverso nel fango della battaglia a Latrun, nel primo dei ricorrenti scontri arabo-israeliani: si disseta con l’acqua di una pozzanghera, rossa per il sangue dei commilitoni uccisi. La guerra è il destino anche della generazione di David Grossman, lo scrittore che ancora crede in un accordo di pace e ancora rimpiange di non aver gridato prima il suo no all’offensiva — all’inizio l’aveva sostenuta — contro l’Hezbollah libanese, dopo il rapimento di due soldati israeliani, in un’altra estate di otto anni fa. Il figlio Uri, carrista, è stato ucciso il 12 agosto del 2006, nelle ultime ore di battaglia, in un assalto ordinato dal governo quando il cessate il fuoco era già stato concordato ma non era ancora entrato in vigore. L’orazione funebre pronunciata davanti alle spoglie di Uri è il manifesto di quella Israele che spera sia possibile cambiare con il dialogo il destino accettato 58 anni da Moshe Dayan: «In questo momento non dico nulla della guerra in cui sei rimasto ucciso. Noi, la nostra famiglia, l’abbiamo già persa. Israele ora si farà un esame di coscienza, noi ci chiuderemo nel nostro dolore, attorniati dai nostri buoni amici, circondati dall’amore immenso di tanta gente, che per la maggior parte non conosciamo. Vorrei che sapessimo dare gli uni agli altri questo amore e questa solidarietà anche in altre situazioni. È forse questa la nostra risorsa nazionale più particolare. Vorrei che potessimo essere più sensibili gli uni nei confronti degli altri. Che potessimo salvare noi stessi ora, proprio all’ultimo momento, perché ci attendono tempi durissimi». Le mappe della Storia SIRIA di DAVIDE FRATTINI GIORDANIA Moshe Dayan (19151981), ai tempi in cui era capo di stato maggiore dell’esercito israeliano (19531958) legge l’orazione funebre ai funerali di Roy Rotenberg, ucciso dai palestinesi. Ministro della Difesa dal 1967, guidò la Guerra dei Sei Giorni e si dimise nel 1974 in seguito alle critiche per l’impreparazione dimostrata dalle forze armate nel conflitto del 1973. Dal 1977 al 1979 fu ministro degli Esteri nel gabinetto Begin LA GUERRA INFINITA 1978 Ieri e oggi Dalla nascita dello Stato ebraico nel 1948, il conflitto non ha risparmiato né i primi figli dei kibbutz né i giovani di Facebook E la speranza della pace resta sfuggente GEOGRAFIE DELLA POLITICA, DELLA CULTURA E DELLA SOCIETÀ Rafah Shalom gli ebrei che lasciarono la Striscia di Gaza Le colonie ebraiche che vengono smantellate Il 10 settembre 2005 Israele completa il piano di ritiro dalla Striscia di Gaza e da quattro colonie nella Cisgiordania settentrionale. Il piano è voluto dall’allora premier Ariel Sharon e causa uno scontro profondo con le ali radicali tra i coloni. Pochi mesi dopo Hamas vince le elezioni palestinesi e si scontra frontalmente con l’Olp nel 2007 Esteri 17 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 # QUELL’APPELLO ALL’ALLERTA PERMANENTE I eri all’alba Roy è stato assassinato. La quiete del mattino di primavera lo ha accecato, non ha visto coloro che miravano alla sua vita. Non biasimiamo oggi chi lo ha ammazzato. Cosa possiamo dire contro l’odio terribile che provano per noi? Da otto anni ormai stanno seduti nei campi profughi di Gaza, a guardare come abbiamo trasformato i loro villaggi, la terra dove hanno vissuto i loro padri, nella nostra casa. Non è tra gli arabi di Gaza ma tra noi stessi che dobbiamo cercare il sangue di Roy. Come abbiamo potuto chiudere gli occhi e rifiutare di vedere in modo onesto, in tutta la sua brutalità, il destino della nostra generazione? Oltre il confine c’è un mare di odio e di vendetta che attende il giorno in cui la quiete smusserà la nostra vigilanza, il giorno in cui ascolteremo gli ipocriti che ci chiedono di abbassare le armi. Senza gli elmetti d’acciaio e la bocca del fucile non potremo piantare un albero né costruire una casa. Questa è la nostra scelta — di essere pronti e armati, duri e tenaci — altrimenti la spada ci cadrà dalle mani e le nostre vite saranno troncate. Moshe Dayan, 1956 Khaled Meshaal Leader politico di Hamas Gaza, il ritiro e l’occasione (perduta) per la pace di LORENZO CREMONESI I Fiume Giordano CISGIORDANIA Amman Kerak Gerusalemme Gaza Mar Morto EGITTO EGITTO Canale di Suez Suez Eilat 50 km Eilat SIRIA Beirut LIBANO Nella metà degli anni Sessanta si acuisce la tensione tra Israele e il mondo arabo. In Egitto il presidente Gamal Abd el-Nasser si propone sempre più come paladino delle rivendicazioni palestinesi. Nella primavera del 1967 Nasser dichiara la chiusura del Canale di Suez alle navi israeliane. Israele all’alba del 5 giugno 1967 attacca le basi aeree egiziane e siriane. Scoppia la Guerra dei Sei Giorni. Israele occupa Sinai, Cisgiordania e alture del Golan Mar Mediterraneo Golan Tel Aviv CISGIORDANIA Gerusalemme Amman Gaza Mar Morto GIORDANIA Suez Sinai km Eilat Il Gran Muftì ARABIA SAUDITA EGITTO 100 Territori nelle mani israeliane Territori nelle mani delle forze israeliane al cessate il fuoco il 24 ottobre 1973 ARABIA SAUDITA Approfittando delle feste del Kippur (il capodanno ebraico) Siria ed Egitto attaccano a sorpresa Israele. I primi giorni di guerra sembrano prevalere. Israele chiede aiuto agli Stati Uniti. Alla fine l’esercito israeliano riprende il territorio perduto 100 Territori nelle mani israeliane dopo la fine della guerra Principali combattimenti LIBANO Giornalista e scrittore ungherese, Theodor Herzl (1860-1904) fu il fondatore del sionismo. Nella sua opera «Der Judenstaat» (1896), concepita in risposta all’antisemitismo istigato dal caso Dreyfus , sostenne la nascita di una società ebraica in uno Stato proprio, nel quale gli ebrei potessero ritrovarsi 1973 1970 1967 SIRIA Amman Mar Morto EGITTO km Mohammad Amin Al Husseini, Gran Muftì di Gerusalemme, è stato uno dei leader dei nazionalisti arabi radicali. Si oppose all’immigrazione di ebrei verso la Palestina. Negli anni del secondo conflitto mondiale strinse alleanze con i regimi nazifascisti Maroun Al Ras Safed Nahariyya Territorio palestinese Haifa Kedumim Fondata nel 1975 ISRAELE GOLAN Occupato nel 1967 e annesso nel 1981 Jenin Tulkarem Netanya Gli israeliani in Cisgiordania Lago di Tiberiade Nazareth Fahm Hadera Fiume Giordano Nablus Alfei Menashe Fondata nel 1983 GIORDANIA Tel Aviv ESTATE 2014 310.000 circa Tiberiade Territorio israeliano Gaza STRISCIA DI GAZA Netivot Rafah Gaza Amministrata da Hamas CISGIORDANIA Gerusalemme Gaza Jabaliya = Compound Onu H = ospedale Gli israeliani a Gerusalemme Est Mar Mediterraneo campi profughi = i bombardamenti più gravi Ramallah Allenby Gerico Ashdod Gerusalemme Beitar Illit Fondata nel 1985 Har Gilo Fondata nel 1972 Betlemme Hebron Kiryat Arba Carmel Fondata Fondata nel 1968 nel 1980 Maale Adumim Fondata nel 1975 H circa Deir al-Balah Mar Morto I palestinesi in Cisgiordania STRISCIA DI GAZA 1,6 milioni H I palestinesi nella Striscia di Gaza Rafah Shajaiya Beit Lahiya Beit Hanoun H 16 morti ISRAELE NUMERO DI VITTIME DALL’INIZIO DELLO SCONTRO di israeliani di palestinesi 1.775 70 H Khan Yunis circa Gaza City H H H Nahal Oz morti 5 soldati israeliani 2,5 milioni CISGIORDANIA Modiin Illit Fondata nel 1996 Valico di Erez Beit Lahiya = scuole colpite 187.000 circa 23 morti 8 luglio: inizio dell’operazione «Margine protettivo» 17 luglio: inizio dell’offensiva di terra E G I T T O 2012 2010 Sinai 25 LEGENDA Tel Aviv GIORDANIA 2014 OGGI Colonie israeliane Insediamenti illegali Muro costruito Muro in progetto Linea verde Checkpoint principali Controllo israeliano Controllo palestinese o misto Municipalità di Gerusalemme Valichi Golan Sinai Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’emergere della gravità dell’Olocausto, lo scontro in Palestina si fa sempre più acuto. Gli Stati arabi intervengono a fianco dei palestinesi. Il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale dell’Onu adotta la risoluzione 181 che prevede la creazione di due Stati e dà a Gerusalemme uno statuto internazionale km LIBANO Mar Mediterraneo Padre del sionismo GUERRA DEL KIPPUR 6-25 ottobre 1973 Nasser Beirut GOLAN Eilat Kerak ISRAELE Stato ebraico Stato arabo Zona sotto controllo Onu Sinai Tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009 Israele e Hamas hanno combattuti a Gaza con dinamiche simili a quelle odierne. Uno scontro meno violento è avvenuto nel 2012 1960 Haifa GIORDANIA 50 1950 SIRIA Tel Aviv © RIPRODUZIONE RISERVATA GUERRA DEI 6 GIORNI 5-10 giugno 1967 Nascita dello Stato di Israele, guidato da David Ben Gurion. Scontro tra la componente ebraica della Palestina e la componente arabo-palestinese. Vince Israele: Gerusalemme Ovest viene dichiarata capitale, Gaza è sotto l’amministrazione egiziana e la Cisgiordania sotto quella giordana Damasco Mar Mediterraneo Amman Gerusalemme Mar Morto ISRAELE km 1949 Beirut LIBANO Fiume Giordano Tel Aviv Gaza David Ben Gurion PRIMA GUERRA 1948-49 Beirut LIBANO Damasco Mar Mediterraneo SIRIA Haifa smentiti dai fatti. Ci furono sommosse, è vero. Ma poco violente, più coreografiche che reali. Con i ragazzini delle colonie fiorite lungo il mare che gettavano vernice contro i soldati dai tetti delle villette e i militari che rispondevano con i getti degli idranti antisommossa mentre cercavano di consolare le ragazze in lacrime. Eppure finì male. Molto male. La mattina dell’11 settembre a prendere possesso delle macerie delle colonie distrutte non furono i poliziotti dell’Autorità Palestinese, bensì i militanti di Hamas che inneggiavano alla «vittoria della guerra santa». Un’occasione perduta. Sharon venne accusato di aver voluto un ritiro «unilaterale», senza trattare con il presidente palestinese Abu Mazen e di conseguenza «regalando» Gaza ad Hamas. Da allora la pace è più difficile. Meno israeliani credono nel ritiro dai territori occupati. E più palestinesi sono influenzati dall’Islam radicale. GIORDANIA LA SPARTIZIONE ONU 29 novembre 1947 1948 1940 1947 niziò con lo sbalordimento di Israele. Come era possibile? Ariel Sharon, il «falco» per eccellenza, il beniamino dei coloni, l’ex ministro dell’Edilizia che aveva sostenuto la costruzione degli insediamenti nel cuore dei territori occupati, adesso da premier era pronto a sfidare i suoi protetti e ordinare l’evacuazione di Gaza. Accadeva nel 2004. Il Paese era ancora spaventato dalla lunga ondata di attentati suicidi voluti da Hamas. E Sharon si presentava come il premier-militare, costruiva il muro a Gerusalemme e in Cisgiordania. Un tradimento. Cambiavano gli schemi della politica, nasceva un nuovo partito di centro. Alla fine vinse lui. Il 10 settembre 2005 oltre 15.000 coloni furono costretti ad abbandonare 15 insediamenti. Si chiusero fabbriche, serre agricole, postazioni militari e strade protette costruite dagli anni Settanta. I profeti di sventura che predicevano la rivolta armata dei coloni oltranzisti (Yitzhak Rabin era stato assassinato da un estremista esattamente 10 anni prima) furono (di cui 3 civili) 10 morti Dahanya km 6,5 Fonti mediche palestinesi Fonti dell’esercito israeliano CORRIERE DELLA SERA La Dichiarazione La creazione di uno Stato ebraico in Palestina. Era questo l’impegno contenuto in un documento, passato alla storia come «Dichiarazione Balfour», dal nome dell’allora ministro britannico, e datato 1917 alla vigilia del disfacimento dell’impero Ottomano 18 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Esteri 19 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Regno Unito Spallata di Boris Johnson al primo ministro Il sindaco di Londra sfida Cameron: «Presto via dalla Ue» «Se l’Europa non cambia, usciamo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Dentro o fuori? Il sindaco Boris Johnson dà una spallata al leader del suo partito tory nonché premier David Cameron e canta senza paura il ritornello dell’antieuropeismo: allo stato dell’arte per Londra e per il Regno Unito è assai meglio abbandonare l’Unione che non starci dentro subendo i vincoli e le ingerenze della burocrazia di Bruxelles. Con l’estate e con Westminster chiuso, la politica si prende in genere un po’ di vacanza ma questo è l’agosto che precede la stagione dei congressi dei partiti prima della partenza della campagna per il voto della primavera 2015. Le strategie si definiscono ora. E i sondaggi incalzano: l’ultimo dice che i laburisti sono al 38%, i conservatori al 35, lo Ukip di Nigel Farage al 12 e i liberaldemocratici al 7. Nonostante il barometro dell’economia sia orientato al bello stabile (crescita superiore al 3 %) due sono i tasti sensibili per gli elettori: Europa e immigrazione. Che poi sono due facce della stessa medaglia. Così Boris Johnson, che è una vecchia volpe e che fingendo di non volere la poltrona aspira in realtà a prendere prima o poi il posto di David Cameron a Downing Street, va all’attacco mettendo pepe sulla coda del suo leader che giudica, anche qui non dichiarandolo esplicitamente, troppo morbido. In verità il sindaco di Londra esternerà i suoi sentimenti verso la Ue mercoledì prossimo davanti alla platea di Bloomberg ma i contenuti li ha lasciati filtrare sia al giornale amico e con cui collabora, il Daily Telegraph, sia al Times che è pur sempre al fianco dei conservatori. E la sostanza è un sonoro richiamo a evitare ondeggiamenti e perdite di tempo. Per Boris Johnson stare in un’Europa non riformata, in un’Europa che non restituisce qualche potere ai governi nazionali, in un’Europa che richiama le briglie sulla City, insomma in questa Europa non ha senso. E allora, al bando ogni prudenza, «prepariamoci» a scappare se non si modificano e presto i trattati. Poiché certe parole possono essere scambiate per velleitari comizi indirizzati ai I calcoli Per Johnson, lasciando l’Unione Europea, il Pil londinese arriverebbe a 615 miliardi di sterline simpatizzanti che strizzano l’occhiolino all’antieuropeismo di Nigel Farage, Boris Johnson si è fatto preparare da un gruppo di economisti un rapporto sui futuri scenari della capitale. E da qui esce la ragione dello strappo. Attualmente il Pil di Londra è pari a 350 miliardi di sterline (442 miliardi di euro), un quinto della ricchezza del Regno Unito. Restando in un’Europa non riformata nei prossimi 20 anni aumenterebbe fino a 495 miliardi di sterline (625 miliardi di euro). Uscendo invece dall’Europa, pronostica Johnson, il Pil londinese arriverebbe a 615 miliardi di sterline (713 miliardi di euro). Ancora meglio (640 miliardi di sterline, 742 miliardi di euro) andrebbe per Londra se i patti europei venissero riscritti da cima a fondo, dando spazio alle rivendicazioni del governo di Sua maestà. La conclusione è che o si rinegozia da subito la partecipazione britannica alla Ue o tanto vale inforcare il casello di uscita, senza «essere terrorizzati» da questa prospettiva. Le cautele non servono, «sii pronto a lasciare la casa comune europea». Il sindaco di Londra mette fretta al premier. Fabio Cavalera Cent’anni fa la Grande Guerra sul fronte occidentale Il ricordo di Gauck e Hollande VIEIL ARMAND — In silenzio. Mano nella mano. I presidenti di Francia e Germania, François Hollande e Joachim Gauck, per ricordare «l’inutile strage», i cent’anni della Prima guerra mondiale, l’inizio delle ostilità il 3 agosto sul fronte occidentale. I nemici di ieri, Francia e Germania, uniti a guardare in silenzio quello che è stato uno dei campi di battaglia più sanguinosi. In una terra, l’Alsazia, contesa tra i due Paesi. E dove sorge il sacrario della battaglia di Vieil Armand, che per i tedeschi è Hartmannswiller kopf. Lo stesso gesto compiuto trent’anni fa dal presidente francese François Mitterrand e dal cancelliere tedesco Helmut Kohl. In un altro luogo simbolo di quella guerra: Verdun, sede di una delle battaglie più cruente del conflitto (Epa). F I potenti nell’ombra La tratta azera alternativa alla Russia. Da Schröder a Genscher, i «suggeritori» in un settore chiave Blair e i colleghi (tedeschi), i lobbisti dell’energia DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES — I signori dell’energia, in Europa, parlano inglese e tedesco. Dopo l’ex cancelliere Gerhard Schröder e l’ex sindaco socialdemocratico di Amburgo Henning Voscherau nominati un paio d’anni fa da Gazprom presidenti rispettivamente dei gasdotti Nord Stream e South Stream (per il trasporto del gas dalla Russia all’Europa), e dopo l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer scelto come consulente speciale dell’archiviata pipeline Nabucco (dal Caucaso all’Austria), ora è l’ex premier britan- nico Tony Blair a essere arruolato come «lobbista» dalle compagnie energetiche. Blair siederà nell’advisory panel del consorzio internazionale Shah Deniz 2, che ha come capofila l’inglese Bp e la norvegese Statoil e sta operando nel secondo campo del giacimento gigante di gas al largo delle coste dell’Azerbaigian. La sua consulenza contribuirà a portare il gas naturale dal Caspio all’Europa, più precisamente in Italia: il gasdotto Tap (Trans adriatic pipline) dovrebbe approdare sulla costa del Salento, ma la popolazione locale e gli ambientalisti stanno protestando vi- Ingaggiato L’ex premier britannico Tony Blair, 61 anni: sarà consulente nel progetto per il contestato gasdotto Tap, che dovrebbe portare il gas dal Caspio all’Europa attraverso l’Italia (Ansa) vacemente. Il governo italiano ha però confermato che gli impegni presi con la firma del 17 dicembre scorso a Baku dall’allora esecutivo Letta saranno rispettati. Tanto più che si tratta di un progetto sostenuto con forza anche dall’Unione europea, che lo giudica una delle soluzioni da percorrere per diversificare gli approvvigionamenti e ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Comunque, se anche non ci saranno intoppi, il primo gas azero arriverà in Europa solo nel 2019. Il consorzio Shah Deniz 2 e i soci del Corridoio Sud (sempre Statoil e Bp più l’azera Socar, la turca Botas, la belga Fluxys, la svizzera Axpo e la tedesca E.on) hanno ingaggiato oltre a Blair anche l’ex ministro degli Esteri tedesco Hans-Dietrich Genscher e il presidente di Goldman Cinesi a lezione di filantropia da Bill Gates di PAOLO SALOM © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ex premier consulente del consorzio che costruirà il gasdotto Tap in Puglia Sachs International (ed ex presidente di Bp) Peter Sutherland: «Il panel è chiamato a dare consigli — ha detto una fonte di Bp al Financial Times — sulle sfide politiche, ambientali, di reputazione e sociali che potrebbero dover essere affrontate nei primi anni». Blair è stato scelto — ha proseguito la fonte — per la sua esperienza e in modo particolare per i suoi rapporti con le istituzioni europee. C’è anche chi ha detto no alle compagnie petrolifere: a differenza dei suoi colleghi, a suo tempo l’ex premier ed ex numero uno della Commissione europea Romano Prodi rifiutò la nomina a presidente del South Stream offertagli dall’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller. Francesca Basso © RIPRODUZIONE RISERVATA are soldi (tanti) è difficile. Ancora più complicato, almeno per i cinesi, è regalarli. Per questo il direttore dell’Istituto per la ricerca filantropica dell’Università Normale di Pechino, una delle più prestigiose del Paese, ha chiesto l’aiuto di Bill Gates, l’uomo più ricco d’America, da anni impegnato con la sua Fondazione a creare opportunità per chi non ha nulla. Secondo quanto ha dichiarato Wang Zhenyao al China Daily, Gates, dal prossimo anno accademico, dovrebbe condividere i suoi segreti con l’ateneo allo scopo di raccogliere cento milioni di yuan (poco più di 16 milioni di dollari) aprendo con regolarità le tasche dei multimiliardari della Repubblica Popolare (sono 122 al momento) e dei milionari (molti di più, tutti valutati secondo la moneta statunitense). «La Cina — ha ammesso Wang — manca di professionalità nel campo della filantropia, persone in grado di aiutare i tanti che vorrebbero donare». Occuparsi dei bisognosi può essere una partita senza fine in un Paese che certo ha visto, negli ultimi decenni, aumentare il livello medio della vita dei cittadini, ma anche le differenze tra chi ha molto (o moltissimo) e chi nulla. Tuttavia, se esiste la domanda e anche l’offerta, cosa c’è che non funziona? Questione di mentalità. «Finora — dice Cheng Gang, presidente del China Foundation Center — spendere denaro in beneficenza è sempre stato visto, da noi, come un modo per mettersi in mostra, un mezzo poco gradito per vantarsi della propria ricchezza. Una mentalità che deve cambiare». Terra di immensi contrasti, la Cina è legata a paradigmi culturali che affondano nei millenni. Sulle metropolitane di Pechino pubblicità di costosi profumi o auto di lusso inondano gli sguardi di giovani che leggono bigini sul marxismo. Tutto si tiene. Anche che i miliardari non riescano a regalare un po’ della propria fortuna. @PaoloSalom © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Cronache La decisione Le Sezioni unite sconfessano i rilievi alle forze politiche fatti dai colleghi di Bologna: traballa il sistema di verifiche voluto da Monti nel 2012 Simboli A sinistra Franco Fiorito , 43 anni, protagonista dello scandalo dei fondi milionari ai gruppi consiliari della Regione Lazio, che nel 2012 portò alla caduta di Renata Polverini (Ansa). A destra Marylin Fusco, 41 anni, consigliera regionale ligure arrestata a giugno con la collega Maruska Piredda con l’accusa di peculato: alle due ex idv (ora tornate in libertà) sono contestate spese private pagate con i fondi della Regione (Imagoeconomica) Nella bufera Roberto Cota, 46 anni, ex presidente del Piemonte: avrebbe comprato slip verdi con soldi pubblici (Ansa). Sotto Marco Monari, 53 anni, ex capogruppo pd travolto dal caso fondi in Emilia Spese dei partiti «fuori controllo» La Corte dei conti: sono insindacabili Il nodo del merito su molte scelte dei gruppi regionali: «Sono discrezionali» di SERGIO RIZZO G li elementi perché la sentenza costituisca un precedente cruciale ci sono eccome. Anche perché non capita tutti i giorni che la Corte dei conti smonti pezzo per pezzo la delibera di una sua sezione regionale. E su una materia così radioattiva: le spese dei gruppi politici in un consiglio regionale. Nella fattispecie, quello dell’Emilia Romagna. Tutto comincia quando i giudici contabili di Bologna cominciano a ficcare il naso in quei conti, come stabilito dal decreto Monti del 2012: per capirci, quello che doveva servire a mettere fine allo scandalo nazionale innescato dalla scoperta che nella Regione Lazio i contributi pubblici ai gruppi politici regionali erano stati usati per cene a base di ostriche e champagne, vacanze a sette stelle e costosi fuoristrada. Subito fioccano le contestazioni. Sulla mancata esibizione dei giusti- La rappresentanza Inammissibili le spese personali, come la Jeep di Fiorito. Il problema riguarda quelle di rappresentanza e missione ficativi per spese relative al 2012 sostenute da Sel, Pdl, Udc e Federazione della sinistra. Sull’acquisto di certa documentazione da parte della Lega. Sulla spesa di 11.197 euro per la rassegna stampa dei dipietristi. Sulla fattura di 9.180 euro per pagare l’addetto stampa del Movimento 5 stelle. Sul conto di 21.750 euro presentato al gruppo Pd dalla Coop Libera stampa e su quello di 20 mila euro della Fondazione Gramsci. Per non parlare dell’acquisto dei giornali, delle spese di rappresentanza, di quelle per i convegni, la cancelleria, e chi più ne ha più ne metta. Finisce con la richiesta a tutti i gruppi di restituire 150.876 euro e con la sospensione del capogruppo del M5S Andrea Defranceschi, al quale Beppe Grillo inibisce l’uso del simbolo. Inevitabile il diluvio di ricorsi. In una formazione inedita: tutti insieme, compreso il Movimento 5 stelle, contro la Corte dei conti. E le sezioni riunite della stessa Corte hanno dato loro ragione. In pieno. C’è da chiedersi se con la legge volutamente mai fatta, con la quale si dovrebbe dare attuazione all’articolo 49 della Costituzione, 17 Le Regioni nelle quali, su un totale di 20, sono in corso inchieste della magistratura contabile e penale per l’uso disinvolto dei fondi pubblici destinati ai bilanci dei gruppi consiliari dei «parlamentini» locali fissando finalmente i paletti entro cui si possono muovere i partiti, tutto questo si sarebbe evitato. Quel che è certo, però, le motivazioni di questa sentenza del 25 giugno, rese note mercoledì 30 luglio, potranno far tirare un profondo respiro di sollievo a tanti politici locali e agli altri consigli regionali alle prese Il precedente La decisione sull’Emilia condizionerà i casi scoppiati in altre Regioni con le stesse contestazioni. Perché se è vero che affidando i controlli dei bilanci dei gruppi consiliari alle sezioni regionali della Corte dei conti, il decreto Monti ha fissato anche alcuni criteri di legittimità delle spese, c’è pur sempre la discrezionalità politica. Le norme oggi in vigore vietano per esempio le spese personali, come le mutande verdi che sarebbero state comprate dall’ex governatore del Piemonte Roberto Cota, e l’acquisto di automezzi: per esempio la Jeep comprata da Franco “Batman” Fiorito per affrontare le strade innevate al Circeo. Ma ammettono le spese di rappresentanza, come pure quelle per l’accoglienza e l’ospitalità, o di missione. Tutte voci, fanno capire i giudici, nelle quali interviene la discrezionalità politica. Come per i giornali e l’informazione: si può vietare a un certo gruppo politico di comprare il Corriere della sera o la Repubblica per i propri consiglieri perché c’è già una mazzetta dei giornali centralizzata, o impedirgli di farsi una propria rassegna stampa, oppure pagarsi un collaboratore per una questione specifica? Certo, se il gruppo ha 3 consiglieri e compra dieci copie dello stesso giornale... Ma soprattutto, dice la Corte dei conti, «un gruppo assembleare di un consiglio regionale, contrariamente a quanto avviene per i gruppi parlamentari, ha un rapporto più stretto con il territorio e l’attività politica è contraddistinta da una dialettica costante con gli elettori». Dunque «l’attività di studio e ricerca, nonché quella convegnistica e di promozione, ha anche la funzione di intercettare e segnalare le emergenze locali collegate a situazione di criticità socio economiche... Ciò spiega anche la previsione di spese di rappresentanza per dare ospitalità a personalità chiamate a discutere temi d’interesse per gli La specialità La sentenza spiega che sul territorio «l’attività politica è contraddistinta da una dialettica costante con gli elettori» abitanti della Regione quali, ad esempio, lo sviluppo del turismo o la ripresa dell’economia nelle zone colpite dal terremoto». Insomma, «è indiscutibile che tutto il coacervo delle attività di approfondimento delle problematiche locali sia inerente, anzi, connaturata alla vita operativa di un gruppo consiliare». Idem per i giornali, le spese di ristorazione di soggiorno e «i contratti di collaborazione con esperti di problematiche regionali». Il tutto, aggiunge la Corte dei conti, condito da un principio: «l’insindacabilità nel merito delle scelte discrezionali. Come il giudice non può valutare il merito delle scelte dell’amministratore, altrimenti finendo per sostituirsi a esso, così la sezione regionale non può sindacare lo stretto merito delle scelte se non verificandone il limite costituito dalla irragionevole non rispondenza ai fini istituzionali». Ma qui, inevitabilmente, si rischia di finire su un terreno scivoloso. Proprio quello che con il decreto Monti si sarebbe voluto evitare. 9 © RIPRODUZIONE RISERVATA I milioni di euro messi a disposizione dei consigli regionali nel 2013 per il loro funzionamento (esclusi gli stipendi dei politici). Il dato è stato molto ridimensionato dalla spending review ma, solo nel 2011, era di 47 milioni Cronache 21 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Cuneo Molto noto, aveva incarichi da Regione, Provincia e altre istituzioni per eventi culturali. L’ipotesi di una vendetta contro di lui Allievi molestati, denunciato il prof delle mostre Nuovo caso a Saluzzo, dove un anno fa era stato arrestato un altro docente TORINO — Marcovaldo. L’associazione che ha fondato nel 1990, il professor Fabrizio Pellegrino l’ha battezzata prendendo in prestito il titolo del romanzo di Italo Calvino, qualcosa più di un vezzo. Nel libro Marcovaldo trascorre le sue giornate dominato dal desiderio di indagare e interpretare la realtà contemporanea, invece il docente di lettere della scuola media don Belliardo di Costigliole Saluzzo (Cuneo), negli anni ha ottenuto incarichi e lavori da decine di amministrazioni, dalla Provincia e dalla Regione. Progetti culturali, allestimento di mostre, percorsi enogastronomici che il professore organizzava a ritmo serrato. Un’attività di alto profilo culturale che gli ha consentito di diventare «una personalità in vista e molto nota», come lo definiscono i carabinieri di Cuneo, senza però mai fare il suo nome. Perché il professore è finito in un grosso guaio. Infatti contro di lui è stata presentata una denuncia nella quale lo si accusa di abusi sessuali su minori, pedopornografia, violenza sessuale. Il documento riporterebbe una serie di episodi «circostanziati» che lo vedrebbero protagonista di avances a sfondo erotico verso alcuni ex allievi di sesso maschile. «Il suo comportamento a scuola è sempre stato ineccepibile — spiega Mauro Lovera, insegnante di ginnastica e decano nella stessa scuola —. Una persona professionalmente molto preparata, puntuale e precisa. A scuola però prestava servizio part time, proprio per i suoi numerosi impe- gni. Dubito che ci si riferisca a comportamenti tenuti all’interno dell’istituto». Infatti si tratta di altro: le vittime sarebbero tre ragazzini (ex allievi di Pellegrino) ora studenti alle superiori. Giovani che sarebbero stati Cina Oltre 300 morti per il terremoto L’ultimo bilancio del terremoto che ha messo in ginocchio la Cina parla di almeno 367 morti. La scossa di magnitudo 6,1 ha colpito la prefettura di Zhatong alle 16.30 locali (10.30 ora italiana). Ad amplificare la potenza distruttiva del sisma la bassa profondità, 10 chilometri, dell’ipocentro. © RIPRODUZIONE RISERVATA assoldati dal docente e presidente di Marcovaldo per piccoli lavori durante le mostre. Sul sito web dell’associazione e di Artea, la società che supporta le iniziative di Pellegrino, fa bella mostra un’inserzione: «L’Associazione Marcovaldo intende creare un nuovo gruppo giovanile per organizzare attività destinate alla fascia di età compresa tra i 14 e i 20 anni». Tra costoro il professore avrebbe scelto le sue vittime, almeno secondo l’esposto che dalla procura di Saluzzo (in fase di chiusura per i tagli agli uffici giudiziari) è stato trasferito a quella di Torino. Le indagini, invece, restano saldamente nelle mani dei carabinieri di Cuneo che dovranno accertare se la denuncia sia attendibile o il professore possa essere la vittima di vendette o ritorsioni: «Qualcuno che non è stato pagato per i lavori svolti» o qualche altro che abbia voluto colpire Pellegrino per i troppi successi mietuti con la sua associazione. C’è chi ricorda una polemica tra lui e l’ex sindaco di Saluzzo Paolo Alemanno, oggi consigliere regionale, ma a solo scopo d’esempio per sottolineare come Pellegrino si fosse fatto anche qualche nemico. Il professore non parla, chiuso nella sua abitazione di Dronero. Lascia all’anziana madre il compito di re- RIMINI — Ancora adesso, dieci anni dopo, un pezzo d’anima di Oliver Laghi è rimasto davanti a quella stanza, la D5, quinto piano dell’allora residence Le Rose: «Ricordo come ieri il volto di Marco: stanco, le occhiaie profonde, la barba un po’ lunga, ma ho pensato che fosse colpa del viaggio e che una bella dormita avrebbe rimesso tutto a posto, tanto che prima di andarmene gli chiesi se potevo tornare il giorno dopo con mio figlio piccolo per un autografo e lui mi rispose con un sorriso timido e una pacca sulla spalla: “Va bene, a domani”...». Oliver è stato uno degli ultimi a vedere Marco Pantani prima della sua morte la sera di San Valentino del 2004. È l’uomo che gli ha portato in stanza l’ultima cena: «Un’omelette di prosciutto e formaggio». Non sapeva quanto la cocaina avesse ormai mutilato lo spirito e il fisico del Pirata. Anzi, fino a quel venerdì 13 febbraio del 2004, nemmeno sapeva che Pantani alloggiava da alcuni giorni nel residence di viale Regina Elena, a un tiro di schioppo dal suo ristorante, il «Rimini Key», in piazzale Benedetto Croce, con vista sul lungomare. Oliver, che ha 47 anni e 4 figli, di cui uno è al suo primo anno in bicicletta tra i dilettanti juniores, non ha dimenticato un istante di quel- L’appuntamento Volevo che mio figlio lo vedesse, disse sì e mi diede una pacca sulla spalla cuni succhi di frutta e mi recai al quinto piano. Bussai e pochi istanti dopo comparve Marco...». Non lo fece entrare. Aprì solo in parte la porta. «Vedevo bene il suo volto — ricorda Oliver —, ma il resto della stanza no. E poi non mi pareva nemmeno corretto sbirciare. Ricordo di aver pensato: “Se lui che abita a Cesenatico viene qui a Rimini la sera prima di San Valentino, probabilmente è con una donna e non vuole farsi vedere, in ogni caso sono fatti suoi”. A me importava solo poter parlare con lui». E così fu. Oliver, che da ragazzo ha corso in bicicletta tra i dilettanti «e solo per una differenza di pochi anni non ho mai incrociato Pantani, di poco più giovane di me», si era preparato il discorso: «Gli dissi che l’avevo visto correre qualche mese prima al trofeo “Coppi e Bartali” e che, nonostante lo scarso allenamento, si era difeso benissimo dagli attacchi degli avversari, riuscendo a rimanere tra i primi. Gli dissi di stare su con il morale, che sarebbe tornato quello di una volta e che al Giro d’Italia dell’anno prima aveva fatto la sua figura». Poi gli domandò di quella volta sull’Alpe d’Huez e di quell’altra sul Galibier («Sai, ero lì a vederti») e prima di lasciarlo gli chiese di poter tornare il giorno dopo con il figlio piccolo («Impazzirebbe di gioia se potesse avere un tuo autografo») e «Marco mi disse “va DAL NOSTRO INVIATO Campione Sopra Marco Pantani, morto a 34 anni all’interno di un residence riminese nel 2004. A sinistra il ristoratore Oliver Laghi: fu lui a vedere il ciclista per l’ultima volta (foto Ansa e Stefano Cavicchi) bene, a domani” e mi diede un colpetto sulla spalla». In questi dieci anni sono venuti dall’India e dal Giappone per chiedere ad Oliver «com’era il Pirata prima di morire». Anche l’avvocato della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, la cui indagine difensiva ha portato alla riapertura dell’inchiesta per omicidio volontario, è passato nel suo lo- cale: «A tutti ho riferito le sensazioni di quella sera. Una, in particolare: il Marco con cui ho parlato quella sera non aveva la faccia di uno che volesse suicidarsi. Spero che la nuova inchiesta possa portare a qualcosa di concreto e che ridia un pizzico di pace a mamma Tonina e papà Paolo». Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli inquirenti Il residence è stato ristrutturato, cambiata la scena L’inchiesta parte a settembre. Verifiche sugli orari che non tornano DAL NOSTRO INVIATO RIMINI — Dopo la suggestione legata alla magia del personaggio, ora conteranno solo i fatti. E non sarà semplice recuperare, a distanza di 10 anni, il filo di un’indagine condotta su tutt’altri binari rispetto a quelli che ora, dopo la riapertura del caso Pantani, ipotizza, non una morte per overdose, ma un omicidio. Non esistendo più la scena del delitto (il residence «Le Rose» fu ristrutturato dopo la notte del 14 febbraio 2004) e in presenza — parole dell’avvocato della famiglia Pantani, Antonio De Rensis — «di buchi e incongruenze», appare in salita il compito della Procura che, con «atto dovuto», a fronte delle contro indagini effettuate dai legali della famiglia e rafforzate dalla perizia del professor Avato, ha il compito di rivedere la trama della morte del Pirata. Prima di settembre nulla si muoverà e lo stesso avvocato De Rensis ne è consapevole: «Sarà un’indagine lunga e complessa, ma il punto di partenza è che la versione ufficiale non regge più». Di quei 5 giorni trascorsi da Pantani nel © RIPRODUZIONE RISERVATA Obama sfida il NYTimes: la cannabis resti vietata «Vi racconto il Pantani dell’ultima cena Sorrideva, era sereno» l’incontro con Marco, e non solo perché ha dovuto all’epoca riferirne dettagli e sensazioni agli inquirenti, ma «perché mai avrei immaginato che poche ore dopo sarebbe stato trovato morto in quelle condizioni». Tre, quattro minuti. Tanto durò lo scambio di battute tra Oliver e il Pirata. Quella sera di febbraio 2004, il ristoratore, ricevuta l’ordinazione dall’albergo e saputo che il cliente in questione era niente di meno che il suo idolo di sempre, decise di approfittare dell’occasione: «Mi fermai alla reception dove mi consegnarono al- Marco Bardesono Il dibattito Il colloquio Il ristoratore: gli portai il cibo in camera e parlammo DAL NOSTRO INVIATO spingere i giornalisti: «Non è in casa e non so quando tornerà». La vicenda del professore riporta Saluzzo indietro di un anno, quando un altro docente, Valter Giordano, finì in manette per aver obbligato alcune allieve ad avere rapporti sessuali in cambio della promozione. E non si possono neppure negare analogie con il caso Soria, il patron del premio letterario Grinzane Cavour arrestato per mazzette e corruzione, ma anche in quel caso tutto partì dalla denuncia del suo giovane maggiordomo che lo aveva accusato di abusi sessuali. residence (9-14 febbraio 2004) tutto viene rimesso in discussione, a partire dal fatto che il giorno della sua morte nessuno sia entrato nella sua stanza: «Come si fa ad escluderlo se fino alle 9 di sera era possibile passare dal garage senza essere visti dalla reception?» rileva la difesa. Per non parlare delle ferite sul corpo del Pirata: «riconducibili a una caduta», secondo l’autopsia di allora; «compatibili con l’azione di terzi» a detta del professor Avato. Colmare questi vuoti significa ridisegnare il ruolo di alcuni dei protagonisti del- l’epoca e forse allargare la platea delle persone coinvolte, riempiendo quel registro degli indagati per ora vuoto. È presumibile che i magistrati ripartano da Miradossa e Veneruso, fornitore e corriere della cocaina a Pantani (hanno patteggiato). Verranno riesaminati i loro movimenti e le telefonate fatte quando Marco era già morto, ma il corpo non ancora scoperto. Non esclusa poi una perizia super partes. Tempi lunghi. F. Alb. © RIPRODUZIONE RISERVATA NEW YORK — Nonostante la netta presa di posizione dell’amministrazione Obama contro la campagna di stampa del New York Times a favore della legalizzazione della marijuana, il quotidiano continua sulla sua linea a favore della liberalizzazione del consumo a partire dai 21 anni. Sono già 23 gli Stati americani che ne consentono l’uso a scopo terapeutico e due, Colorado e Washington, ne hanno consentito anche l’uso ricreativo. Ieri il quotidiano è tornato alla carica con un altro editoriale sull’esperimento del Colorado e ha ospitato a tutta pagina la prima pubblicità di una società che pubblicizza via internet i luoghi dove è possibile acquistare l’«erba». Una pubblicità che punta sull’uso terapeutico della marijuana. Le preoccupazioni della Casa Bianca sono però per un uso indiscriminato e irresponsabile della marijuana, soprattutto da parte dei teenager, per i quali resterebbe comunque illegale come l’alcol. La nota diffusa in risposta al New York Times sottolinea l’opposizione dell’amministrazione Obama a proposte basate «non sulla scienza e le prove ma sull’ideologia e le illusioni». Sono quattro i punti più criticati dalla Casa Bianca: la cannabis provocherebbe danni al cervello in via di sviluppo; incide negativamente sul rendimento scolastico; crea comunque dipendenza (dal 9% fino al 20-25% in caso di consumo quotidiano); aumenta i rischi per la sicurezza stradale. La linea della Casa Bianca ha fatto esultare i sostenitori della lotta alle droghe: «Sono parole che confortano e rincuorano una Comunità come la nostra», sottolinea una nota di San Patrignano, «che ha fatto del recupero e della prevenzione i cardini della sua mission, a maggior ragione in un momento storico in cui l’uso di sostanze sembra essere diventato la normalità». Fabrizio Massaro fabriziomassar0 © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Cronache Il ritorno A portarli per primo nella tenuta fu Ferdinando II de’ Medici SAN ROSSORE (Pisa) — Se in principio erano stati tende, cessi chimici e lavabo a far litigare ambientalisti, intellettuali e scout, adesso è un dono esotico e anche un po’ evangelico a riaccendere gli animi. Quattro dromedari, per l’esattezza, due maschi e due femmine, donati dagli esploratori cattolici dell’Agesci al Parco naturale di San Rossore come segno di gratitudine per l’ospitalità concessa. E così, dopo la mozione scacciaesploratori dall’oasi naturale, firmata da 400 intellettuali (tra i quali l’ex direttore della Normale Salvatore Settis, il presidente onorario del Wwf, Fulco Pratesi e il professore emerito della Normale, lo storico Adriano Prosperi), ecco scoppiare la guerra santa dei dromedari, «singolare tenzone» che si manifesta a pochi giorni dalla Route nazionale, il mega raduno (anch’esso contestato dagli intellettuali) di trentamila esploratori cattolici dell’Agesci, evento ricordato e benedetto ieri da papa Francesco e al quale parteciperà come ospite anche il premier Matteo Renzi,un passato da scout. «A San Rossore i dromedari ci sono già stati e che la stessa direzione aveva un progetto per reintrodurli — spiega Gionata Fragomeni, ricercatore universitario, capo scout di Cosenza e responsabile dell’organizzazione Route 2014 —. Noi abbiamo solo cercato gli animali e li abbiamo regalati al Parco. Arriveranno la prossima settimana Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Principessa Jolanda di Savoia in groppa a uno degli storici dromedari. A destra, scout dell’Agesci Tenuta Ambientalisti contro scout La disfida di San Rossore Quattro dromedari in dono al Parco. «Non è un circo» durante l’evento». L’insolita epifania d’agosto non è piaciuta a intellettuali, paesaggisti ed ecologisti. «È solo un’operazione circense e ridicola — denuncia il professor Fabio Garbari, già ordinario all’Università di Pisa ed ex direttore dell’Orto botanico dell’ateneo e anche lui ex scout —. Sono animali che con l’oasi protetta non hanno niente in comune e potrebbero essere portatori di virus e batteri pericolosi per le altre specie. I maschi, per renderli Nietzsche così io pensai, allorquando in un bosco presso Pisa vidi prima due, poi cinque cammelli meno aggressivi, saranno castrati. Povere bestie!». Eppure, nonostante la latitudine incongrua, non è la prima volta che i dromedari arrivano nel super parco che da Pisa sfiora la Versilia e il lago di Puccini. Fu Ferdinando II de’ Medici, appassionato di animali esotici, a introdurli per la prima volta nel 1622. Anche Friedrich Nietzsche se li trovò di fronte durante un viaggio a Pisa, li confuse con cammelli, ne rimase affascinato e li descrisse in Zarathustra: «…così io pen- Principi e presidenti Ex tenuta presidenziale, San Rossore vicino a Pisa ha ospitato anche Casa Savoia. Con l’Unità d’Italia divenne infatti proprietà della nuova dinastia regnante: Vittorio Emanuele II, appassionato cacciatore, fu un estimatore di questo luogo. All’interno c’è, la villa presidenziale del Gombo. Dal 1999 (convenzione firmata tra il presidente Oscar Luigi Scalfaro e la Regione) la tenuta fa parte del patrimonio della Regione Toscana sai, allorquando in un bosco presso Pisa vidi prima due, poi cinque cammelli». E la principessa Jolanda di Savoia, ne fu così innamorata da ordinare al fotografo di corte di immortalarla sul «cammello» preferito. Ma a che cosa servono i dromedari nel grande P a rco to s ca n o ? Aiuteranno il turismo (si pensa di organizzare itinerari in groppa agli animali per i visitatori) e anche alla pulizia del litorale dal «lavarone», ovvero i detriti, soprattutto legna, che il mare porta sulla battigia. «Il problema che San Rossore oggi è un’area protetta e non un circo equestre — continua Garbari, contrario anche all’arrivo degli scout —. Alla fine della Route faremo un libro bianco per documentare i danni e contesteremo anche sull’introduzione dei dromedari. Poi decideremo se presentare denunce». Marco Gasperetti [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 23 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Università L’ipotesi del sistema misto: questionari e sbarramento Qui Stati Uniti mune a corsi di laurea affini come Medicina, Odontoiatria, Farmacia e Biotecnologie — spiega Novelli — con 5 insegnamenti di base (chimica, fisica, biologia, informatica e statistica medica) ed esami finali per accedere al secondo anno». Perché, e su questo il ministro Giannini è stata chiara fin dal principio, test o non test, Medicina resta a numero chiuso con un contingente di posti stabilito in base al fabbisogno delle singole regioni. L’ipotesi di una pre-scuola «biomed» piace anche a Sergio Pecorelli, rettore dell’università di Brescia: «Nei Paesi anglosassoni dura due anni, da noi potrebbe durarne uno solo». Ma come si svolgerebbe la selezione per accedere alla vera e propria scuola di Medicina? Il sistema dei test, per quanto imperfetto, dà infatti maggiori garanzie di obiettività di un esame orale che è molto più esposto a favoritismi e raccomandazioni. «Se si vuole veramente garantire a tutti la stessa opportunità, ci vuole una prova preparata a livello nazionale, una specie di Invalsi che faccia riferimento alle materie studiate nel primo anno», suggerisce Lagalla. L’obiettivo di questo complesso sistema di selezione in due tappe (dal liceo alla pre-school e da qui al corso di Medicina vero e proprio) è uno solo: formare dei bravi medici. «Oggi il chirurgo è diventato un grande tecnocrate — osserva Pecorelli —: oltre alle capacità manuali, deve possedere una serie di conoscenze tecniche. Ma soprattutto deve avere un grande giudizio clinico, sapere se tagliare da una parte o dall’altra, avere una rapida capacità di sintesi». Ecco perché individuare il giusto sistema di valutazione dei ragazzi è così importante. Rettori e medici I rettori di Medicina contro l’abolizione del test «Non abbiamo le aule» Tor Vergata Giuseppe Novelli, 55 anni Giannini vuole cancellarlo, non l’ha formalizzato E se il rimedio fosse peggiore del male? Quando, due mesi fa, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini annunciò la sua ferma intenzione di mandare in soffitta i contestatissimi test di ingresso a Medicina, a brindare non furono solo le associazioni degli studenti. Anche tante famiglie di ragazzi respinti ai quiz tirarono un sospiro di sollievo: finalmente le porte di Medicina potevano aprirsi anche a chi non era riuscito a rispondere a domande spesso del tutto incongrue con la valutazione di un aspirante medico (dalla f i l o s o f i a d e l Ta o a N o a m Chomsky). Con il passare dei mesi, però, l’addio ai test si sta rivelando un rompicapo molto più difficile del previsto. Tant’è che la presentazione ufficiale del nuovo sistema di selezione ispirato al modello francese (ingresso libero con sbarramento alla fine del primo anno) è stata rinviata da luglio a settembre. L’ipotesi di rottamazione dei quiz ha sollevato fin da subito forti perplessità fra i rettori preoccupati dall’onda d’urto potenzialmente devastante di un’iscrizione di massa a Medicina. Gli aspiranti camici bianchi che hanno tentato la sorte nell’ultimo Il rapporto Candidati test di aprile erano 65 mila per poco più di 10 mila posti. Che cosa succederebbe se a settembre 2015 le università dovessero accoglierne altrettanti come matricole? Dove si terrebbero le lezioni? E con quali professori? In Francia esistono aule da 500 posti, ma da noi le strutture sono assolutamente inadeguate. L’aula più grande dell’università Bicocca di Milano può contenere al massimo 150 studenti mentre quest’anno ai test se ne sono presentati 1.400. «Che il sistema dei quiz vada migliorato lo pensiamo un po’ tutti — dice Cristina Messa, rettrice della Bicocca —. Ma la soluzione non è eliminarli. Semmai bisognerebbe puntare molto di più sull’elemento attitudinale, che è Bicocca L’aula più grande è da 150 posti, ai test erano in 1.400 fondamentale nella nostra professione». Dello stesso parere è Roberto Lagalla, rettore dell’università di Palermo e vice presidente della Conferenza dei rettori con delega alla Medicina. «La selezione preliminare tramite i test va mantenuta — dice Lagalla —. Il punto è che dovrebbero essere molto più coerenti con i saperi liceali». Secondo Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Tor Vergata a Roma, potrebbero essere anticipati al quarto anno per evitare sgradevoli sovrapposizioni con la maturità. Una volta effettuata una prima scrematura tramite i test, si potrebbe sì pensare a un modello simile al sistema francese come ipotizzato dal ministro Giannini. «Un primo anno co- Cosenza Napoli La gara tra stilisti Giovani idee per il Sud Si conclude ad Amantea (Cosenza) la decima edizione della «Grotta dei desideri», il talent per giovani stilisti delle scuole di moda italiane. La giuria sarà presieduta da Nino Masso della maison Fendi. Dieci giovani cervelli, selezionati con un bando, formeranno un comitato di idee e progetti per attrarre i finanziamenti europei di Horizon 2020. È un’iniziativa di Fondazione Sdn, Cnr, Campania Bioscience e «Il Sabato delle idee» . Bicocca Cristina Messa, 52 anni Palermo Roberto Lagalla, 59 anni Brescia Sergio Pecorelli, 70 anni Orsola Riva © RIPRODUZIONE RISERVATA L’esito 5.798 I candidati e i posti disponibili in alcuni atenei nell’ultimo test di Medicina 2.835 2.202 1.244 400 237 Bari Bologna 1.662 209 198 Brescia Cagliari 2.211 330 Firenze 250 Genova 370 Milano Statale 135 Milano Bicocca © RIPRODUZIONE RISERVATA Qui Regno Unito Prova attitudinale e colloquio individuale DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — Sulla carta il percorso dalle superiori al camice bianco è lineare. Il sistema universitario britannico prevede regole di accesso codificate per selezionare gli studenti. Anche la facoltà di medicina, come le altre, accetta un numero chiuso di candidati. Primo passo da compiere: la domanda da presentare all’Ucas, Universities and College admissions service (www.ucas.com). La selezione avviene in un due fasi. Si comincia con i test di ammissione. Le facoltà di medicina adottano due sistemi. L’Ukcat (Uk clinical aptitude test) e il Bmat (BioMedical Admissions test). Sono prove definite «attitudinali». Ma il risultato dei test non è mai decisivo. I sopravvissuti dovranno affrontare poi il colloquio individuale. (G.Sar.) 413 440 400 Qui Francia La selezione solo dopo il primo anno 36.865 2.017 Idonei (almeno 20 punti al test) 1.377 1.305 NEW YORK — Troppi pochi medici. Eppure iscriversi a medicina è molto difficile. È uno dei paradossi dell’istruzione universitaria americana che, com’è noto, è molto costosa e selettiva. Nel caso della medicina tutto è reso più complesso dal fatto che il percorso universitario è diviso in tre tronconi: un periodo di studi undergraduate che può anche coincidere con gli anni di un college tradizionale, quattro anni di school of medicine e poi il tirocinio. Ma Congresso e governo federale hanno ridotto il finanziamento pubblico dei posti riservati dagli ospedali ai medici apprendisti. L’anno scorso, dei 45 mila studenti che hanno cercato di iscriversi attraverso l’American Medical College Application Service, solo 19 mila hanno avuto successo. (M.Ga.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Posti disponibili tra università pubbliche e private 3.341 2.906 DAL NOSTRO INVIATO 10.551 Posti disponibili 3.782 3.028 Il grande scoglio del tirocinio in ospedale 833 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — In Francia oltre 55 mila studenti si iscrivono al primo anno di medicina, la Paces (Première année commune aux études de santé). Questa classe preparatoria è comune ai quattro indirizzi di medicina propriamente detta, odontoiatria, ostetricia e farmacia, tra i quali bisognerà scegliere al secondo anno. È qui che si fa la selezione: in media neanche il 20% degli iscritti al primo anno accede al secondo. Poi, bisogna superare un test di ingresso molto duro in base al numero chiuso, stabilito ogni anno sulla base del fabbisogno della regione di appartenenza. Certe facoltà sono molto più selettive di altre: Montpellier 1, con pochi posti, è la più dura con un tasso di superamento del test dell’8,9%. (S. Mon.) 220 63.043 Napoli Napoli Roma Roma Palermo Federico II Sec. Università La Sapienza Tor Vergata Partecipanti L’università con più idonei... Padova 71,9% ...e quella con meno Catanzaro 36,8% © RIPRODUZIONE RISERVATA Testi-Paese integrali su www.corriere.it/scuola D’ARCO Fonte: Ministero dell’Istruzione, università italiane Lettere e interventi APPIA ANTICA Il ruolo di Autostrade progetto prevede soluzioni spesso già messe sul tavolo. Perché da anni funzionari e tecnici ammucchiano meravigliosi progetti per la valorizzazione dell’Appia, che rimangono nel cassetto perché non ci sono le risorse per realizzarli. Il problema è questo, non la «famigerata burocrazia». Che sarà anche un problema: ma per superarlo è necessario rendere più efficiente l’amministrazione pubblica, non attribuire a privati poteri e competenze per «prendere iniziative» in sostituzione degli enti preposti, proprio quanto avverrebbe se si proseguisse sulla linea prospettata dalla prima bozza del progetto presentato da Autostrade. L’elenco delle obiezioni per una simile pratica sarebbe lunghissimo: scarsa trasparenza dei procedimenti, abolizione del dialogo con la città e della partecipazione dei cittadini (peraltro stabilita per legge) e soprattutto sterminate anomalie giuridiche difficili da aggirare (a partire dalle leggi europee sulla concorrenza). Non sarebbe meglio dire ad Autostrade che li ringraziamo per il finanziamento e che per il progetto abbiamo già dei bravissimi soprintendenti, assessori, tecnici, archeologi, etc dell’amministrazione pubblica? Anna Maria Bianchi Portavoce Carteinregola Io non mi sono schierato affatto a favore di Autostrade. Ho solo raccontato il progetto dell’Ente Parco al quale dovrebbe contribuire Autostrade. Fine. Chi a priori si è schierato «contro» sono altri. (G.A.S.) Costituzione degli «indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno». In caso di approvazione passerebbe il principio che una siringa o una matita dovrebbero costare la stessa cifra in tutto il territorio nazionale. Mi domando perché non applicarli subito, anziché attendere l’approvazione del ddl che prevede un iter lunghissimo. Teresiana Eliodeni [email protected] COSTI STANDARD Perché aspettare? Il ddl 1429, in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali, prevede, fra l’altro l’inserimento in Alcune riflessioni sull’articolo «Appia Antica: il parco salvato da Autostrade, ma è polemica» (Corriere, 19 luglio). Stella si schiera a favore dell’intervento di Autostrade per l’Italia sull’Appia Antica, accusando le associazioni di ambientalisti di «impallinare il progetto». Il motivo della nostra contrarietà però non riguarda chi può fare opere di mecenatismo per valorizzare il patrimonio collettivo, ma l’idea che il privato non metta solo i soldi, ma possa diventare promotore del progetto e coordinatore del tavolo di lavoro con le soprintendenze e gli enti pubblici che si occupano da tempo del parco archeologico. Condividiamo le preoccupazioni di Stella rispetto all’attuale stato dell’area, con quel miscuglio di monumenti e paesaggi straordinari con il traffico, gli abusi edilizi, i depositi. Ma non sarà certo il progetto di Autostrade a cambiare le cose, dato che ci sembra assai difficile che l’efficiente società privata possa far rimuovere gli sfasciacarrozze, abbattere gli abusi, spostare i garage degli autobus pubblici. Infatti il BRONZI DI RIACE Sì all’Expo Vittorio Sgarbi ha lanciato un interessante invito a spostare, per la durata di Expo, i Bronzi di Riace da Reggio Calabria a Milano. Ma abbiamo già un rifiuto da parte della Sovrintendenza della Calabra. Eppure l’evento non riguarda solo Milano, ma l’intero Paese. Lucio Pizzamiglio [email protected] Le lettere vanno indirizzate al Corriere della Sera, via Solferino 28, 20121 Milano. Fax: 02.6282.7579 E-mail: [email protected], oppure al sito www.corriere.it. La rubrica di Sergio Romano riprenderà lunedì 1 settembre. 24 Cronache Sussidiario di LUCA MASTRANTONIO Lol, il riso che abbonda sul web Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera È difficile credere alla Rete come una intelligenza collettiva quando molti utenti abusano di parole di cui ignorano allegramente il significato. La più stupida delle quali è forse «lol». Un acronimo che significa «laughing out loud», cioè «ridendo rumorosamente»; oppure «tante risate», se si intende «lot of laughs». Un tempo, lol veniva usato anche nel senso di «lot of love», cioè «tanto amore»; ma questa parentesi hippie è finita e oggi, piutto- sto, lol è anche puro nonsense, usato se non si sa cosa dire. È scritto per lo più minuscolo, anche se il maiuscolo rende bene il volume alto e maleducato della risata liofilizzata. L’anno d’oro è stato il 2011, quando lol era la parola più cercata su Google, ed è entrata nell’Oxford English dictionary. Lol abbonda sempre più in fondo ai messaggi digitali, chat o mail, come il riso abbondava sul visto degli stolti, secondo l’adagio latino di Menandro; pagina 777 di Televideo, per i non udenti. Infine. Lol viene anche coniugato come verbo: «lollare». E ricorda un po’ il «lallare», quel canterellare sonnifero per bimbi, facendo «la-la». Una sequenza semplice, come le sillabe riprodotte dai bimbi nel primo anno di vita. Fase che in pediatria è detta di «lallazione». I bambini fanno lol? [email protected] criticalmastra.corriere.it talvolta lol entra anche nelle conversazioni orali, il che è strano, giacché nasce per far alludere a una risata in una conversazione scritta, muta. Tipo, sentita in un ristorante: «Lui voleva parlarmi ancora del perché ci eravamo lasciati...» «E tu?» «Gli ho fatto LOL!». E lei mima una elle sulla fronte, usando il verbo «fare» come si «fa» un dito medio o si «fanno» le virgolette: gesti che sottotitolano parti di una conversazione, svolgendo la funzione della La cena in terrazza con © RIPRODUZIONE RISERVATA Catena Fiorello M a Catena che nome è? «Viene dal Santuario Madonna della Catena di Mongiuffi Melìa, alle spalle di Taormina — dice lei —. Prima domenica di settembre, la festa. Da ragazza andavo a piedi in pellegrinaggio, ora non più. Ma se mi trovo in Sicilia, una puntata in auto non me la toglie nessuno». Poi, ride, apre la borsa e tira fuori un paio di santini. «Li porto sempre con me», avverte. Quindi, acconsente al selfie, che precede la chiacchierata sulla terrazza di «Nino» a Letojanni. Catena Fiorello si fotografa a raffica e si presta anche al clic sui piatti che l’amico Gianni Ardizzone, proprietario del ristorante, fa portare da un premuroso cameriere, mentre il sommelier versa un bianco dell’Etna. Menù lussurioso e abbondante: frittelle di neonata, sparacanaci (piccole triglie) fritti, caponata di melanzane, involtini di pesce spada alla ghiotta con parmigiana di pesce, aragosta alla siciliana, torta di pistacchi di Bronte con frutti di bosco e gelato al pistacchio. Ma il patron, comprensivo, suggerisce: «Assaggiate un pochino di tutto». Consiglio accolto. Oltretutto, bisogna cenare in fretta, poiché Catena è attesa a Sant’Alessio per la presentazione del suo libro Un padre è un padre (Rizzoli): serata letteraria che abbiamo seguito in prima fila, mentre l’autrice ipnotizzava la platea. Meri- Passioni Un amore segreto? Michael, banchiere ebreo-americano giovane e bello. La relazione è durata un anno terebbe un articolo a parte. Non c’è che dire, i Fiorello sanno tenere la scena. Rosario, si sa, è un fuoriclasse; Giuseppe fa l’attore; Catena, ormai scrittrice a tempo pieno («il mio sogno»), ha verve da vendere. Soltanto Anna, la sorella, è fuori dai circuiti mediatici. Un tempo, Catena si faceva chiamare Cati vergognandosi del nome di battesimo. Adesso lo esibisce come bandiera. «Fu Maurizio Costanzo a sdoganarlo — ricorda —, anno 1995 o forse 1996. Ero tra gli autori del suo programma “Buona Domenica”. Ed ero Cati, per tutti. Un giorno Maurizio scoprì la vera generalità. “È un nome bellissimo!”, disse. Pensavo che scherzasse, invece no. Mi ha convinto. E da allora sono Catena. Chiaro?». Seguire i suoi discorsi è un’impresa: salta da un argomento all’altro, tra fatti e riflessioni, alternando concetti ponderosi i e lievi, del tipo «Sono una cattolica imperfetta o, se preferisci, un’agnostica possibilista». «Avrò messo la crema idratante dieci volte in vita mia; se sono stanca può accadere che mi addormenti con il trucco ma non senza aver lavato i denti». Il sole cala e Catena mangia di buon appetito sulla terrazza di «Nino» che guarda la spiaggia. All’improvviso, s’interrompe e avvista un signore di mezza età che sta smobilitando dall’arenile. Impugna il cellulare/fotocamera, lo aggancia, lo inquadra e lo fa parlare per qualche minuto. Spiega che è una sua abitudine e che i video finiscono poi su Facebook: «Ne viene fuori un collage di brevi storie, alcune allegre, altre tristi». E la tua storia? La famiglia Fiorello che ha fatto grandi sacrifici per i quattro figli, la scomparsa prematura di un padre adorato, nato proprio qui a Letojanni, la faticosa conquista di un posto al sole (è accaduto anche al famoso fratello Rosario), la tua affermazione come narratrice… Qui, Catena L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI CATENA ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA di MARISA FUMAGALLI un’estate italiana All’inizio preferiva Cati : «Fu Maurizio Costanzo a sdoganare il nome» «Nella borsa porto i santini. Sono stata tre volte sul punto di sposarmi» interrompe: «È vero, i miei libri hanno successo. Dal reportage Nati senza camicia ai romanzi. Ringrazio gli editori che credono in me ma soprattutto i lettori che li comprano affollando le serate di presentazione. Eppure, il cognome Fiorello per me si è rivelato un limite, non un viatico. Non dimentico la frase dell’editore Alessandro Dalai, dopo la pubblicazione del mio primo romanzo Picciridda: se non ti chiamassi Fiorello, potresti vincere un Premio Letterario». L’affondo ai critici: «Sono pochi quelli che non si lasciano condizionare, che osano toccare gli scrittori intoccabili. Tra loro voglio citare, con ammirazione, lo scomparso Giorgio De Rienzo». Viriamo sugli amori di Catena, che compirà 48 anni il 10 agosto. «Ho avuto vari fidanzati, ricchissimi e no; a qualcuno ho prestato soldi. La mia vita è improntata al non interesse. Sono stata tre volte sul punto di sposarmi; il mio attuale fidanzato si chiama Paolo, è avvocato penalista. Ha il pregio di prendermi per come sono. Incombente. Nozze? Si vedrà». Un amore segreto, mai raccontato a nessuno? Si blocca La cucina dei romanzi Chi è Catanese, è autrice di Picciridda (2006) e, per Rizzoli, di Casca il mondo, casca la terra (2012) e Dacci oggi il nostro pane quotidiano (2013) un attimo, poi si concede: «Ok, è stato un amore nato a Roma per caso, nel 2008. Michael, banchiere ebreo/americano, giovane e bello. La relazione è durata un anno. Quando lo raggiungevo a Palm Beach, imbrogliavo mia madre (“vado in campagna, ti chiamo io”), preferivo che non sapesse. Lui mi ha chiesto di sposarlo, ma avrei dovuto trasferirmi in Florida. Non ce l’ho fatta. E un po’ mi sono pentita». L’ultima foto alla torta di pistacchio, e via (in ritardo) verso gli applausi del pubblico di Catena. A passo leggero di PAOLO DI STEFANO I«rizzi»diLaCiura el’avversioneperilimoni I l vecchio professor Rosario La Ciura, senatore, è un illustre grecista siciliano trapiantato a Torino da mezzo secolo. È lui il protagonista del magnifico racconto «La sirena». La curiosità su com’è cambiata la sua isola è tanta, almeno a giudicare da come parla, seduto al caffè, con un giovane amico di Salina: «Nelle trattorie a mare — chiede — si servono ancora i “rizzi” spinosi spaccati a metà?». Alla risposta del giovane siciliano (poco, «per timore del tifo»), il professor La Ciura innalza il suo inno: «Eppure sono la più bella cosa che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili, profumati di sale e di alghe». Quando un giorno l’amico gli fa trovare a sorpresa una tavola imbandita con un piatto di ricci spaccati a metà e accompagnati da numerose fettine di limone, deve però sorbirsi una lunga tirata contro il limone e la mania dei «sapori accoppiati». Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Racconti, Feltrinelli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA di CRISTINA GABETTI Ogni giorno un albero, l’uomo che raccoglie cicche I l passo dei gradini è gradevole. Nell’ambiente pulito mi piace guardarmi attorno e apprezzo la pace in un luogo solitamente trafficato. Uscendo dalla stazione della metropolitana alzo lo sguardo per rassicurarmi che non abbia incominciato a piovere. Dalla fessura di cemento vedo nuvole piene che corrono nel vento, segno che il terreno sarà asciutto. Poggio il piede al livello della strada. Le sfumature di grigio contrastano con sprazzi di cielo bianco regalandomi una pausa di contemplazione. Riprendo il mio calmo cammino e passo accanto ad un anziano curvo dinnanzi a un albero. Lo guardo. Cerca qualcosa? No, raccoglie. Cicche di sigaretta. Con il braccio sinistro stringe il giornale e con le dita della mano destra pinza gli avanzi di fumatori sconosciuti e sconsiderati, e li lascia scivolare nel palmo. Ne conto cinque. Si tira su. Muove pochi faticosi passi, li butta nel cestino e si allontana. Sto per rincorrerlo, dirgli grazie, ma resto immobile. Seguo con gli occhi l’andatura di un uomo che ha camminato tanto, che piegato su se stesso dal peso degli anni riesce ancora a compiere un gesto in cui crede. Sceglierà ogni giorno un albero diverso? Col cuore lo ringrazio, con la speranza che riesca a fare breccia nella dilagante indifferenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 25 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Fumetto di GIULIO GIORELLO Quando Sophia ispirò Amelia la fattucchiera T ra i tanti personaggi che Paperon de’ Paperoni riceve nel suo studio, capita una bellissima maga: «Sono Amelia, la fattucchiera che ammalia! Sono qui per un grande esperimento!». Magica deSpell (così il nome originale: spell vuol dire sortilegio) vuole impadronirsi del primo decino guadagnato dal plurimiliardario per fonderlo in un super amuleto «nel fuoco solforoso del Vesuvio». Non ce la farà, ma diverrà una vera persecuzione per lo straricco papero. Ma come resistere al fascino di questa implaca- A confronto Amelia, la fattucchiera nemica di Zio Paperone, e nel riquadro Sophia Loren bile seduttrice? Carl Barks ammise che nel creare (1961) Amelia si era ispirato a Sophia Loren, Oscar per «La ciociara» (1960) e poi «Miliardaria» (1960), dal testo di G. B. Shaw: indimenticabile in bustino e calze nere nell’ammaliare il riluttante dottor Kabir, convinto che il denaro non faccia la felicità. Sophia si è da poco cimentata col cortometraggio «Voce umana», che suo figlio Edoardo Ponti ha tratto da Cocteau. Ha dichiarato che quella è stata «un’esperienza esplosiva, come deve essere la vita, sennò che ci stiamo a fare?». Da par suo, in trasferta dalla sua casetta sotto il vulcano alle zone più esotiche del mondo, Amelia non cessa di far «esplodere» bombe magiche per ridurre in suo potere il «povero» Paperone, che in un’altra avventura rischia persino di avere la faccia da papero trasformata nel muso di un coccodrillo. Ma le metamorfosi che impone Sophia sono ben diverse, come quando convince un ingenuo aspirante seminarista (Marcello Mastroianni) a ben più mondane passioni... © RIPRODUZIONE RISERVATA La realtà romanzesca Preferirei di no di MARIA LAURA RODOTÀ Solo il popolo dei gozzi rispetta i nuotatori di ANDREA GALLI U n colpo in testa e tre proiettili mancanti dalla sua pistola, posizionata per terra, nel bosco, a pochi centimetri dal cadavere del tenente colonnello dei servizi segreti francesi Bernard Nut che quella mattina del 15 febbraio 1983, prima di uscire di casa, aveva fatto due cose: si era infilato tra pelle e pantaloni l’amata Smith & Wesson, che non si portava mai dietro, e aveva spiegato alla moglie quali sarebbero stati i suoi diritti se lui fosse morto in servizio. Poche ore dopo, Bernard Nut morì ma non in servizio. O meglio: per la famiglia fu assassinato come vendetta per il suo lavoro; ma per i colleghi della polizia che conducevano le indagini e dunque dettavano la linea, il caso Nut prima fu un suicidio e poi sì, forse, fu un delitto: ma eventualmente commesso da un vagabondo delle montagne, in cerca di denaro. Insomma secondo la ricostruzione, per motivi inspiegabili il tenente colonnello sarebbe andato sui pendii alle spalle di Nizza dove sarebbe sfortunatamente incappato in un barbone che gli avrebbe sparato in fronte; Nut avrebbe cercato di difendersi esplodendo a sua volta tre colpi ma senza raggiungerlo nemmeno di striscio, visto che sulla scena del delitto non vennero trovate le tracce di sangue di un’altra persona. Improbabile. Anzi: assurdo. I giornali francesi, sul giallo, si scatenarono. Parecchi cronisti condussero indagini parallele, non si sa quanto dettate dalla ricerca della verità oppure dalla necessità di veicolare informazioni care alle loro fonti di potere e di approvvigionamento di notizie. Sicché, sulla fine di Nut, agente segreto che aveva il compito di buttare un occhio anche alle cose italiane, non furono mai fatti chiarimenti. Di contro le ipotesi, gli scenari e le suggestioni deflagrarono. Tanto per cominciare, nella fase iniziale (quella dell’ipotesi-suicidio) venne tirato fuori il nome d’una ragazza libanese, una certa Agnes, figlia di un miliardario. Di più: i quotidiani pubblicarono fotografie di un pranzo in un ristorante parigino di Nut e Agnes. Si disse che il tenente colonnello era innamorato perso, che lei era stata la sua amante ma che poi, quando la storia si era in- Sul mare La vista di Nizza. A sinistra i funerali di Nut e la sede dei servizi segreti francesi ELABORAZIONE FOTOGRAFICA CORRIERE DELLA SERA Un colpo in testa e tre a vuoto Il killer dello 007 non lascia tracce Un’ereditiera, i russi e i microfilm Lo strano omicidio dell’agente Nut La vicenda La morte e le indagini Il 15 febbraio 1983 Bernard Nut, 007 francese, viene trovato morto in un bosco vicino a Nizza. Per la famiglia è stato ucciso, per gli inquirenti, invece, si è suicidato Il ruolo della ragazza libanese Si parla di Agnese, figlia di un miliardario libanese: secondo alcuni Nut si era invaghito di lei, ma la famiglia smentisce e sostiene che si trattava di un contatto La crisi con i sovietici L’omicidio avviene in una sorta di crisi diplomatica tra Francia e Unione Sovietica dopo tentativi di spionaggio. Ma alla fine il mistero non viene risolto terrotta, lui non riusciva a darsi pace. E il tormento l’aveva portato a togliersi la vita. «Una colossale menzogna» replicò subito il figlio dell’agente segreto: «La giovane», spiegò, «era soltanto un contatto, uno dei tanti di papà che gli passavano informazioni». Chi uccise Bernard Nut? L’assassinio si collocò temporalmente tra un arresto e un’espulsione di massa dalla Francia. L’arresto fu quello di Viktor Pronin, dirigente dell’Aeroflot, la compagnia aerea di bandiera dell’Urss: lo presero che si stava facendo consegnare un pacco di microfilm relativi al «Tornado», il più moderno cacciabombardiere della Nato. Quanto all’espulsione, riguardò 43 diplomatici dell’ambasciata sovietica a Parigi: accusati di spionaggio, furono imbarcati su un aereo e rimpatriati. All’epoca, si sospettò che Nut aveva svolto un ruolo fondamentale nelle indagini che portarono a incolpare Pronin. La sua morte sarebbe stata una ritorsione. Ma perché proprio lui? Perché forse lo sfondo non era l’Italia ma la Francia. La Francia di Bernard Nut, quella dov’era nato e cresciuto e dove aveva messo su famiglia: la costa meridionale. Nel febbraio del 1983 il tenente colonnello aveva recupera- to, pare, microfilm e importanti documenti poi andati perduti dopo il delitto. Di quel materiale era alla forsennata ricerca il Kgb, l’ex servizio segreto sovietico, che peraltro, per la presenza dell’arsenale di Tolone con i sottomarini atomici e della base missilistica del Plateau D’Albion, come zona di interesse e operatività aveva proprio la Francia del Sud di Nut. Le traiettorie delle spie delle due nazioni entrarono in rotta di collisione? Che cosa contenevano microfilm e documenti? Ma era davvero il territorio francese quello che andava monitorato oppure no e bisognava spostarsi all’estero? A lungo, infatti, la magistratura di Nizza rimase orientata sull’Italia. Non furono esclusi collegamenti con la mafia siciliana e la massoneria. Un anno esatto dopo l’omicidio del tenente colonnello, il giornale Le Quotidien de Paris cercò, invano, di compiere un aggiornamento, per non dire un passo in avanti. Sentì i detective... E niente, non usciva niente. Si legge nell’edizione del 15 febbraio 1984: «Nessuno vuole o può dire da chi, né su ordine di chi, Bernard Nut è stato ucciso. L’agente è rimasto segreto fin nella tomba». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il giallo Il male non dimentica FINALE A SORPRESA PER UN DUELLO NEL DESERTO di ROBERTO COSTANTINI Italia Balistreri vola giù da una scogliera a Tripoli il 31 Agosto 1969. Quella notte Gheddafi prende il potere. Nel 2011, mentre Gheddafi crolla, il commissario Balistreri indaga su una serie di delitti che lo riporteranno dove non voleva mai più tornare (Tripoli, 1962) Abitiamo a dieci chilometri da piazza Castello che è il centro della città. Le due ville gemelle col grande giardino hanno un bel cancello con le iniziali di papà e mamma annodate, Salvatore e Italia. A mia madre non piacciono, dice che sembrano il simbolo del dollaro americano. Ma papà nega, sostiene che quel simbolo ci ricorda che una vera famiglia è sempre unita. Dal retro delle ville parte un sentiero che attraversa la campagna brulla fino alla baracca di lamiera degli Al Bakri, dove abitano i miei amici Ahmed e Karim, accanto alla fossa per la discarica del letame che serve da fogna per le baracche dei pastori e da concime. Il nonno arrivò in Libia nel 1932 con la moglie, i due figli, Toni di dodici e Italia di due anni, e un diploma da geometra. Aiutò a costruire i villaggi voluti da Italo Balbo: Castel Benito, d’Annunzio, Mameli, Bianchi, Garibaldi. In cambio l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale gli donò quel terreno e mille piante di ulivo pronte per essere innestate. Su quel terreno c’era solo sabbia. Il nonno prese con sé dei lavoranti libici, spianò la sabbia e creò le barriere per arginare il ghibli che riporta sabbia dal deserto, scavò il pozzo e costruì i condotti per l’irrigazione. Poi piantò gli ulivi e aspettò con pazienza. Oggi il nonno ha l’uliveto più grande della Libia. Ne sono molto orgoglioso. Amo quest’odore di olive, letame e sudore. A mio padre, invece, quest’odore non piace. Disturba le sue feste alle ville e gli ricorda la sua infanzia a Palermo, sette in un monolocale, e il cesso in comune con altre famiglie. L’odore della povertà. Oggi nel giardino delle ville fa molto caldo. Ahmed mi aspetta per il duello vestito da cowboy, con le cose che hanno regalato a me e che io non uso più. Io sono il figlio di una delle famiglie più ricche e influenti di Tripoli eppure i miei amici veri sono lui, suo fratello Karim e Nico, il paria della mia classe che tutti prendono in giro. Preferisco stare loro invece che nei club esclusivi sul mare con i figli dei ricchi italiani, inglesi, americani. Laura Hunt, sotto l’ombra dell’eucaliptus, chiacchiera con Karim. Lui non recita con noi, è molto religioso e dice che i film sono per i miscredenti cristiani. Edicola e web Su Corriere.it Ogni puntata di questo giallo si può trovare su Corriere.it L’iniziativa Dal 12 con Corriere e Gazzetta in vendita il primo libro della trilogia di Costantini Lei invece è una bambina che parla poco ma ascolta e osserva. Capisce al volo certe cose di me. Per esempio perché nel mio finale capovolto di Sentieri Selvaggi è il capo Comanche a uccidere John Wayne. E come me preferisce Ettore ad Achille. Oggi rifacciamo l’ultimo film che ho visto col nonno all’Alhambra. L’occhio caldo del cielo, con Kirk Douglas e Rock Hudson. Spiego ad Ahmed la novità e lui scuote la testa, perplesso. Karim conta i passi, poi ci giriamo, ci guardiamo negli occhi ed è un po’ diverso dalle altre volte. Dopo i due spari Kirk Douglas piega le ginocchia: sono a terra, una mano sul petto e gli occhi socchiusi. Persino Laura e Karim ora sono attenti. Sorpresi. Perplessi. Non è mai successo. Allora spiego che la mia pistola era scarica, Kirk l’aveva scaricata prima del duello per non dover uccidere Rock, il suo più grande amico. Ahmed è ancora perplesso. «Preferivo fare quello che muore». Laura gli lancia un’occhiata. Non si prendono, lei e Ahmed. «Tu non ti faresti ammazzare con la pistola scarica. Neanche da Mike». E Karim:«Io per voi due non mi farei ammazzare. Per Laura sì». Karim vive di ideali, Ahmed di realtà. Io, invece, di sogni. (2—continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA D io strabenedica i livornesi. Come parlano. Cosa dicono. Paolo Virzì che ci fa ridere e piangere (nella Brianza del Capitale umano si era incupito, ma vabbè). Paolo Ruffini maltrattato da tutti per aver detto «topa meravigliosa» a Sophia Loren (in un Paese ormai cafonissimo dentro, pare espressione aggraziata; sentirselo dire sugli ottanta non deve essere brutto, via). Mario Cardinali del Vernacoliere. Legioni di bagnini e bagnanti che ci hanno insegnato come lo smadonnamento possa diventare straordinaria espressione creativa. E Claudio Mostacci, lettore di questa modesta rubrica; che ha fatto notare alla curatrice come non abbia colto il punto. Si parlava di mare e barche. Si tentava un’analisi costi/benefici della vita sullo yacht di Steve Jobs. Si concludeva, da poracci (si direbbe a Roma) poco rosiconi, che tanto vale fare due passi e raggiungere le calette a piedi. Il sagace Mostacci obietta: non è vero che le belle calette siano raggiungibili via barca. «Purtroppo, neppure con le piccole barche si può godere di dette calette, in quanto le ordinanze delle Capitanerie proibiscono di avvicinarsi alla costa a meno di cento metri... le unità preposte al controllo sono più attente al piccolo gozzo che al maxi gommone». Mostacci naviga a Favignana. La curatrice della rubrica è stata a scrocco su varie coste e infiniti gozzetti e un unico ferro da stiro. L’unica volta in cui una motovedetta si è avvicinata è stata nel caso del ferro da stiro. Non era, forse, insensato. Le «chiare fresche e dolci acque» evocate dal lettore sono poi solcate da noi nuotatori. La legge ha senso. Il popolo dei gozzi è civile, non sfreccia verso la spiaggia rischiando di dilaniare chi fa due bracciate. Altri no. E si preferirebbe di no, francamente (ma non lo tenete un canottino? Con due remi? Deh). © RIPRODUZIONE RISERVATA L’axforisma di J-Ax Orlando Bloom è stato Legolas nel Signore degli Anelli, è stato un pirata dei Caraibi e ora ha preso a pugni in faccia Justin Bieber Perché ha rubato tutti i miei sogni? 26 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera AGENZIA REGIONALE PER LO SVILUPPO E L’INNOVAZIONE DELL’AGRICOLTURA DEL LAZIO SERVIZIO PROVVEDITORATO E SISTEMI INFORMATIVI Via Rodolfo Lanciani n. 38 - 00162 ROMA ESTRATTO BANDO DI GARA Vista la determinazione direttoriale n. 390 del 25/07/2014 avente ad oggetto: la “Gara n. 02/2014 - Procedura aperta di rilievo comunitario per l’affidamento del servizio di somministrazione di lavoro a tempo determinato, si rende noto che è pubblicato sulla G.U.R.I., all’Albo Istituzionale di ARSIAL, all’Albo Pretorio del comune di Roma, sul sito web dell’Arsial all’indirizzo www.arsial.it, sul sito web della Regione Lazio Osservatorio dei Contratti Pubblici www.regione.lazio.it/sitarl, e sul sito web dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici all’indirizzo www.serviziocontrattipubblici.it, il bando di gara integrale e gli ulteriori atti di gara. L’importo a base di gara è pari ad € 512.448,07 (cinquecentododicimilaquattrocentoquarantotto/07) I.V.A. esclusa. Il termine ultimo per far pervenire i plichi scade alle ore 12.00 del giorno 29/09/2014. Il Bando integrale è stato inviato alla G.U.C.E. per la pubblicazione il 25/07/2014. IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO (dott.ssa Maria Raffaella Bellantone) Infratel Italia SpA AVVISO DI GARA Poste Italiane S.p.A. - Acquisti - Acquisti di Logistica - Viale Asia 90 - 00144 Roma, rende noto che il bando di gara relativo all’Appalto ai sensi del D.lgs. 12.04.2006 n. 163 e s.m.i. - Procedura aperta in modalità telematica per l’istituzione di un Accordo Quadro per la fornitura di n. 90.000 paia di calzature da lavoro per uso professionale per addetti al recapito e calzature di sicurezza per addetti alle lavorazioni interne di Poste Italiane, importo complessivo a base di gara € 2.970.000,00 è stato inviato alla GUUE in data 29/07/2014 e pubblicato sulla GURI 5^ Serie Speciale n. 88 del 04/08/2014. Il Responsabile Acquisti Dr. Manlio Caporali Autorità Portuale Livorno Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Via Campania, 59 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano AUTORITA’ PORTUALE DI LIVORNO AVVISO ESITO DI GARA L’Autorità Portuale di Livorno in relazione alla seguente gara di appalto mediante procedura aperta ai sensi dell’art. 3, comma 37 e dell’art. 55, comma 5 del D. Lgs. n. 163/2006: “Esecuzione dei lavori Dragaggio del Lato Nord del Molo Italia del Porto di Livorno” - Importo complessivo a base di gara: € 11.631.176,22 (non imponibile IVA), compresi oneri della sicurezza pari a € 193.776,22. CIG: 5627718BCC; CUP: B47G13000000007; CPV: 45252124-3 COMUNICA che con Provvedimento del Presidente dell’Autorità Portuale n.109 del giorno 14/07/2014 la predetta gara è stata aggiudicata in via definitiva, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 del D. Lgs. n. 163/2006, alla Società Italiana Dragaggi S.p.A. con sede in Roma, per un importo complessivo pari ad € 9.341.365,10 (non imponibile IVA) compresi oneri per la sicurezza. Imprese partecipanti: 4 Imprese escluse: 2 Livorno, lì 16/07/2014 IL SEGRETARIO GENERALE Dott. Massimo Provinciali COMUNE DI SAN LAZZARO DI SAVENA (BO) ISTITUZIONE SOPHIA Lotto 1 CIG 582725314D Lotto 2 CIG 5827284ADF Lotto 3 CIG 58272964C8 Lotto 4 CIG 5827308EAC Lotto 5 CIG 5827326D87 Avviso di procedura aperta per l’affidamento della fornitura di derrate alimentari per il Centro cottura del Comune di San Lazzaro di Savena. Periodo 01/01/2015 - 31/08/2016 Presentazione dell’offerta entro il 15/09/2014 - Altre informazioni e documentazione sul sito: www.comune.sanlazzaro.bo.it. La Direttrice - dott.ssa Anna Giordano REGIONE TOSCANA - Giunta Regionale Direzione Generale Presidenza Agenzia per le attività di informazione degli organi di governo Piazza Duomo, 10 - 50122 Firenze - Italia AVVISO SUI RISULTATI DELLA PROCEDURA DI AFFIDAMENTO ART. 65 D.LGS. 163/06 Si informa che la procedura negoziata di cui all’art 57 c. 2 lett b) D. Lgs 163/06 relativa al servizio di realizzazione di una pubblicazione dedicata al Sistema Sanitario Toscano CIG 5606518503 si è conclusa con l’affidamento a Il Sole 24 Ore Spa con sede legale in Milano, Via Monte Rosa, 91. L’avviso integrale è pubblicato su: GUCE, GURI www.regione.toscana.it/appalti/profilo_committente. La documentazione può essere richiesta al responsabile del procedimento Susanna Cressati, Tel. +39.(0)55.438.4714 - Fax +39.(0)55.438.4800 - dal lunedì al venerdì con orario 9-13. E-mail: [email protected]. Il Dirigente del contratto - Susanna Cressati PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI UNITA’ TECNICA-AMMINISTRATIVA Art. D.L. n. 136/2013 - D.P.C.M. del 20.02.2014 Via Concezio Muzy (Castel Capuano) 80139 Napoli - Tel. 081 - 2519648/740 - fax 2519611 Proroga termini della dichiarazione di Pubblica Utilità ex art. 13, comma 5 D.P.R. 327/2001 Opera: Realizzazione della viabilità di accesso all’impianto di discarica nel Comune di Terzigno (NA) PREMESSO CHE - l’efficacia della dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori per la realizzazione della viabilità di accesso all’impianto di discarica nel Comune di Terzigno (NA), ha avuto inizio in data 28.08. 2009 con l’emissione dell’Ordinanza Commissariale n. 191; - il decreto di esproprio può essere emanato, ai sensi dell’art. 13 del D.P.R. n. 327/2001, entro il termine di cinque anni, decorrente dalla data in cui diventa efficace l’atto che dichiara la pubblica utilità dell’opera e che pertanto tale termine avrebbe avuto scadenza il 12 agosto 2014; - con il decreto n. 369 del 29 luglio 2014, emesso da questa Unità, è stata disposta la proroga del termine al 27 agosto 2016, preservando fino a tale data l’efficacia della dichiarazione di pubblica utilità; RITENUTO necessario disporre la proroga dei termini per l’emanazione dei decreti di esproprio e di pubblicazione nei modi previsti ex art. 11 comma 2 e art. 2 e art. 16 comma 5 D.P.R. 237/2001 AVVISA ai sensi e per gli effetti dell’art. 13, comma 5 del D.P.R. n. 327/2001, al fine di permettere il completamento delle procedure espropriative dei suoli occupati per la realizzazione della viabilità di accesso all’impianto di discarica nel comune di Terzigno (NA), operate dell’Ordinanza Commissariale n. 191 del 28.08.2009, il termine entro il quale saranno emanati i decreti di esproprio è prorogato al 27 agosto 2016. Il Capo dell’Unità Tecnica Amministrativa - Nicola Dell’Acqua MINISTERO DELLA DIFESA Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti Direzione degli Armamenti Aeronautici e per l’Aeronavigabilità 3° REPARTO - 8a DIVISIONE AVVISO DI GARA Questa Direzione, ha in programma l’acquisizione, a seguito di procedura ristretta, ai sensi del D.lgs. 208/2011 dei servizi di: Revisioni Generali, Riparazioni, Ispezioni, Aggiornamento della Configurazione e Supporto Tecnico-Logistico anche presso i Gruppi di Volo e i Reparti d’impiego, analisi ed indagini tecniche, fornitura/aggiornamento di Pubblicazioni Tecniche interessanti i Sistemi Propulsivi Pratt & Whitney PT6T-6 e Rolls Royce Modello 250C20B, inclusi i relativi accessori, contenitori e banchi prova. Attività programmate e non programmate. N. 2 lotti. Importo complessivo € 2.600.000,00 (di cui € 650.000,00 di opzione). Informazioni possono essere richieste a: ARMAEREO 3° Reparto - 8^ Divisione Viale dell’Università, 4 - Cap. 00185 ROMA Tel. 06/49865469 - 06/49866037 (dalle ore 09:00 alle ore 12:00). Al suddetto Ente dovranno pervenire, entro e non oltre le ore 14:00 del 1/07/14, le eventuali richieste di partecipazione. Il Bando di Gara sarà pubblicato sulle Gazzetta Ufficiali della Repubblica Italiana (GURI) n. 86 del 30/07/2014 e dell’Unione Europea (GUUE) cui è stato inviato il 18/07/14 e sul sito internet: www.armaereo.difesa.it - Sezione bandi di gara. IL VICE DIRETTORE AMMINISTRATIVO (Dirigente Dott.ssa Felicia PREZIOSO) COMUNE DI CORSICO PROVINCIA DI MILANO REGIONE TOSCANA ESTAV Nord-Ovest Sede Legale: via Cocchi, 7/9 loc. Ospedaletto - 56121 PISA ESITO DI GARA PER ESTRATTO Si rende noto che l’ESTAV Nordovest con determina n. 814 del 14/07/2014 ha aggiudicato la seguente procedura di gara: “Servizio in locazione di laser per oculistica” per le AA.SS. dell’Area Vasta Nordovest. Tutti gli atti sono disponibili sul sito aziendale http://www.estav-nordovest.toscana.it, menù “ATTI”. Il Direttore U.O.C. Attrezzature Sanitarie, Diagnostici, Arredi, Strumentario, Informatica e Assicurazioni Dr. ssa Pia Paciello TRIBUNALE DI FORLI’ Richiesta di dichiarazione di morte presunta Con ricorso depositato nell’aprile 2014, Lisa Alessandri, poiché non ha più notizie sin dall’aprile 2000 della propria madre Manuela Teverini nata il 4/10/1964, chiede che il Tribunale di Forlì ne dichiari la morte presunta, con invito a chiunque abbia notizie della scomparsa a farle pervenire al predetto Tribunale entro sei mesi dall’ultima pubblicazione. Avv. Carlotta Mattei L’Amministrazione comunale con Determinazione del Dirigente n. del /2014 ha indetto ASTA PUBBLICA per la vendita di immobile, di proprietà comunale, ad uso commerciale di vicinato, sito in Via Monti n. 10 a Corsico. L’aggiudicazione verrà effettuata a favore dell’ offerta più alta rispetto alla base d’asta fissata in € 225.000,00= oltre IVA, tasse, imposte ed onorario notarile. PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE ENTRO LE ORE 12.00 DEL 22/9/2014. Il Bando è consultabile e scaricabile sul sito comunale: www.comune.corsico.mi.it. Per informazioni rivolgersi al Servizio segreteria generale e contratti 02/4480387-385. Corsico lì 25/07/2014 L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE COMUNE DI CORSICO - PROVINCIA DI MILANO L’Amministrazione comunale con Determinazione del Dirigente n. 683 del 23/7/2014 ha indetto ASTA PUBBLICA per l’alienazione dell’immobile, di proprietà comunale, sito in Via Milano/Turati a Corsico, a destinazione: ambito del Tessuto Urbano Consolidato terziario-commerciale (ad esclusione di grandi strutture di vendita, medie strutture di vendita alimentari, nonché sale da gioco di cui all’art.110 del TULPS - R.D. 773/1931 e s.m.i.- ed esercizi o attività ad esse riconducibili), terziario direzionale e a servizi privati. L’aggiudicazione verrà effettuata a favore dell’offerta più alta, senza limiti di aumento, rispetto alla base d’asta fissata in € 1.386.500,00= oltre tasse, imposte ed onorario notarile. PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE ENTRO LE ORE 12.00 DEL 22/9/2014. Il Bando è consultabile e scaricabile sul sito comunale: www.comune.corsico.mi.it. Per informazioni rivolgersi al Servizio segreteria generale e contratti 02/4480385-387. Corsico, lì 25/7/2014 L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE ESTRATTO AVVISO DI ESITO DI GARA Amministrazione Aggiudicatrice: Infratel It alia S.p .A. Oggetto dell’appalto: Procedura aperta per l'istituzione di accordi quadro relativi all'acquisto di diritti d'uso di infrastrutture di posa di cavi in fibra ottica da integrare nella rete di telecomunicazioni a larga banda realizzata da Infratel. CODICE CIG: 51820234A8. Bando di gara pubblicato sulla GUE 2013/S 118-201139 Importo massimo stimato dell’appalto per l’intera durata dell’accordo: complessive a 25 000 000 EUR al netto di IVA. Data di aggiudicazione: 03.06.2014. Nome dell’operatore economico aggiudicatario: Enel Distribuzione S.p.A.; Società Gasdotti Italia S.p.A.; E-Via SpA/Retelit SpA; Fastweb SpA; Telecom Italia SpA Responsabile del procedimento: Ing. Salvatore Lombardo. Infratel Italia S.p.A. Il Presidente:Dott. Domenico Tudini AVVISO PUBBLICO Avviso pubblico volto alla selezione di un soggetto per la fornitura e la commercializzazione di orologi in co-branding per la categoria merceologica detta “Tempo del Padiglione Italia”. Le condizioni per la partecipazione sono indicate nell’avviso pubblico in forma integrale pubblicato sul sito: www.padiglioneitaliaexpo2015.com/it/gare_appalti www.rfp.expo2015.org Termine ricezione offerte: ore 12:00 del 17/09/2014. L’Avviso è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 25/07/2014. Milano, 25/07/2014 Il Direttore Generale del Padiglione Italia - Ing. Cesare Vaciago LAIT - LAZIO INNOVAZIONE TECNOLOGICA S.P.A. Unione Europea CRESCE L’EUROPA NEL LAZIO AVVISO DI GARA LAit - LAZIO innovazione tecnologica S.p.A., sede legale Via Adelaide Bono Cairoli, 68 - 00145 Roma - tel. 06/51.68.98.00/98.30 - Fax 06/51.89.22.04 - www.laitspa.it, www.regione.lazio.it e-mail: [email protected], PEC: [email protected] indice una procedura aperta per la realizzazione del Sistema Informativo Ospedaliero (S.I.O.) della Regione Lazio - CIG 579658988F, ai sensi del D. Lgs. 163/2006. L’importo complessivo stimato a base d’asta è pari ad € 1.692.600,00 IVA esclusa. L’appalto verrà aggiudicato all’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83, comma 1, del D. Lgs. 163/2006. Il plico contenente l’offerta deve pervenire, a pena di esclusione, presso la sede legale della LAit S.p.A. - con qualsiasi mezzo atto allo scopo - ai recapiti di cui sopra, entro e non oltre le ore 12.00 del 30/09/2014. Per ogni informazione si rinvia al bando di gara inviato alla GUUE in data 28/07/2014, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, nonché sui siti internet www.laitspa.it (alla voce www.laitspa.it/laitweb/gare), www.regione.lazio.it e sul sito https://www.serviziocontrattipubblici.it/. LAit S.p.A. L’Amministratore Unico - Ing. Francescomaria Loriga AZIENDA OSPEDALIERA S. CAMILLO-FORLANINI P.zza Carlo Forlanini, 1 - 00151 ROMA ESTRATTO AVVISO GARA ESPERITA PER LA FORNITURA DI SISTEMI MACCHINA-REATTIVI Questa Azienda con deliberazione n. 105 del 25/06/2014 ha aggiudicato una gara a procedura aperta per la fornitura biennale di Sistemi macchina reattivi per la diagnostica / monitoraggio delle infezioni con tecnica PCR Real Time per le necessità della U.O.C. Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini. Ditte aggiudicatarie: Lotto 1 Elitech Group Importo aggiudicato € 439.687,80 + Iva - Codice CIG 5707039D8E - Lotto 2 Roche Diagnostics Importo aggiudicato € 239.896,00 + Iva - Codice CIG 5707051777. L’avviso di aggiudicazione è stato inviato alla GUUE il 22/07/2014 e pubblicato sui siti www.regione.lazio.it, http://www.serviziocontrattipubblici.it e http://www.scamilloforlanini.rm.it/benieservizi, da ciascuno dei quali può essere tratta ogni ulteriore informazione utile. Responsabile del Procedimento: Dott. Paolo Farfusola. IL DIRETTORE GENERALE (DOTT. ANTONIO D’URSO) CITTA’ di TORINO PROCEDURA APERTA N. 21/2014 del 23/07/2014 per ”Manutenzione Straordinaria del verde pubblico - Lotti 1 e 2”. Comunicazione a norma dell’art. 65 del D. Lgs. n. 163/06. Sistema di aggiudicazione: artt. 82 e 86, commi 1,3, 3bis, 3 ter e 4 D.Lgs. n. 163/06 e art. 87 D. Lgs. n. 163/06. Hanno presentato offerta n. 88 (ottantotto) ditte. Sono risultate aggiudicatarie: Lotto 1 la ditta S.C. EDIL DI RENZO PAGLIERO S.A.S., con sede in Frazione Spineto n. 185 - 10081 Castellamonte (TO), con il ribasso del 28,588%. Lotto 2 la ditta BRESCIANI ASFALTI S.R.L. CON SOCIO UNICO, con sede in Strada del Bramafame n. 41/6- 10148 Torino, con il ribasso del 28,623%. Torino, 29/07/2014 IL DIRIGENTE AREA APPALTI ED ECONOMATO Dott.ssa Monica SCIAJNO Via B. Alimena, 105 - 00173 Roma Avviso di aggiudicazione della gara indetta con Bando di gara n. 8/2013 CIG - 51870622F9 Si comunica che è pubblicato sulla GUCE 14/07/2014 e sulla GURI n. 88 del 04/08/2014 Parte V, l’Avviso di aggiudicazione della gara indetta con Bando di gara n. 8/2013 relativa all’affidamento del servizio di vigilanza delle sedi Co.Tra.L. S.p.A. di Rieti e della provincia di Rieti e realizzazione di un sistema di televideosorveglianza. L’Avviso integrale può essere consultato nel sito Co.Tra.L. S.p.A. www.cotralspa.it nell’Area Business, sezione bandi di gara. L’Amministratore Delegato Vincenzo Surace Via B. Alimena, 105 - 00173 Roma Avviso di aggiudicazione della gara indetta con Bando di gara n. 12/2013 CIG lotto 1: 5314126B7E; lotto 2: 5314146BFF; lotto 3: 5314168E26; lotto 4: 5314183A88; lotto 5: 5314195471; lotto 6: 5314220911; lotto 7: 53142322FA; lotto 8: 53142398BF Si comunica che è pubblicato sulla GUCE 14/07/2014 e sulla GURI n. 88 del 04/08/2014 Parte V, l’Avviso di aggiudicazione della gara indetta con Bando di gara n. 12/2013 relativa all’affidamento dei servizi di assistenza all’uscita per autobus della flotta Cotral, suddiviso in 8 lotti. L’Avviso integrale può essere consultato nel sito Co.Tra.L. S.p.A. www.cotralspa.it nell’Area Business, sezione bandi di gara. L’Amministratore Delegato Vincenzo Surace CITTA’ di TORINO PROCEDURA APERTA N. 27/2014 del 9 luglio 2014 per ”INTERVENTI STRAORDINARI SULLE PAVIMENTAZIONI DELLE VIE, STRADE E PIAZZE DELLA CITTA’ BILANCIO 2013”. Comunicazione a norma dell’art. 65 del D. Lgs. n. 163/06. Sistema di aggiudicazione: artt. 82 e 86, commi 1,3, 3bis, 3 ter e 4 D.Lgs. n. 163/06 e art. 87 D. Lgs. n. 163/06. Hanno presentato offerta n. 36 (trentasei) ditte. Sono risultate aggiudicatarie le seguenti ditte: - LOTTO 1: ITALVERDE S.R.L., con sede legale in Corso Francia n. 253, 10139 Torino, con il ribasso del 47,367%; LOTTO 2: AGRIGARDEN S.R.L., con sede legale in Corso Vittorio Emanuele II n. 92, 10121 Torino, con il ribasso del 43,01%; - LOTTO 3: COSTRUZIONI GENERALI EDILQUATTRO S.R.L., con sede legale in via Stefanat s.n.c., 10078 Venaria Reale (To), con il ribasso del 46,38%; - LOTTO 4: DI PIETRANTONIO & C. S.R.L., con sede legale in via Reiss Romoli n. 122/5Z, 10148 Torino, con il ribasso del 44,60%; - LOTTO 5: NOVARA REALSTRADE S.R.L., con sede legale in Strada dell’ Antioca n. 7 int. 1-2, 10156 Torino, con il ribasso del 52,731%; - LOTTO 6: NORD ASFALTI S.R.L., con sede legale in via Forno n. 16, 10080 Pratiglione (To), con il ribasso del 51,04%; - LOTTO 7: SOVESA S.R.L., con sede legale in Strada Settimo n. 154, 10156 Torino, con il ribasso del 44,85%; - LOTTO 8: MASSANO S.R.L., con sede legale in via Circonvallazione n. 3, 12040 Montanera (Cn), con il ribasso del 43,503%; - LOTTO 9: VINSER S.A.S., con sede legale in via Venaria n. 69/B, 10093 Collegno (To), con il ribasso del 46,22%; - LOTTO 10: TRIPI G. IMPRESA EDILE, con sede legale in via Gorizia n. 10, 10078 Venaria Reale (To), con il ribasso del 45,338%. Torino, 28 luglio 2014 IL DIRIGENTE AREA APPALTI ED ECONOMATO Dott.ssa Monica SCIAJNO 27 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Cultura Le opere Qui a fianco, sacchi di Alberto Burri Nelle due foto piccole più in basso: a sinistra, un fregio decorativo di Lucio Fontana per il cinema Arlecchino di Milano; a destra, la «Medusa» dello stesso Fontana Vintage Una mostra a Parigi La polemica Fece gran scalpore e i balletti alle Terme di Caracalla la nuova Rinascente di Milano L’attivismo inventivo di Fontana e di Burri Forme luminose che si proiettano negli spazi per un’arte liberata da qualsiasi costrizione di ALBERTO ARBASINO I n occasione di una grande e importante retrospettiva parigina di Lucio Fontana (al Musée d’Art Moderne de la Ville), volentieri si torna alle antiche discussioni sullo Spazialismo e sull’informale negli anni Cinquanta… Verso improbabili astrazioni «primitivistiche» fra qualche Espressionismo e chissà quali «figurazioni». O piuttosto, focalizzando quegli ambienti spaziali con l’architettura in voga nei medesimi anni, o decenni. Con Edoardo Persico, Giorgio Kaisserlian, Raffaele De Grada, Beniamino Joppolo… Milena Milani, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles… Biennali, Triennali, fluorescenze, arabeschi, luce nera di Wood anche nelle riviste di Wanda Osiris… «Liberatomi dalla retorica, mi perdo nel tempo e inizio i miei buchi», scriveva Fontana. Buchi, tagli, squarci. Risorse della fantasia, proiettare «nel cielo: forme artificiali, arcobaleni di meraviglie, scritte luminose». Tendenza sistematica alla concettualizzazione: come per i futuristi, con tutto l’attivismo inventi- vo nell’immaginazione plastica. Ma intanto, «Amanti», «Bagnanti», «Case del Sabato», parecchie tombe al Cimitero Monumentale. Varie cappelle funerarie. Diversi monumenti alla Vittoria. «Vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro. Forme luminose attraverso gli spazi. Una espressione di arte aerea di un minuto è come se durasse un millennio, nell’eternità». Così, frattanto, appesi sopra i termosifoni, negli appartamenti d’avanguardia i collages di sacchi di Burri incominciavano a colar giù. Quanti anni sono passati. Era il 1983, agli ex Cantieri Navali della Giudecca, a Venezia, Burri vispissimo e cordialissimo presentava gli enormi Cellotex del suo «Sestante», con accurate introduzioni di Giulio Carlo Argan. «L’azzurro non ha più nulla a che fare col cielo, il verde con l’erba, e neppure il bianco con la luce o il nero con l’oscurità». *** Ma per dar qualche idea sul dibattito architettonico a cui partecipava la cittadinanza, bisogna rammentare gli anni Cinquanta. Si discuteva allora, molto animati, sul palazzo nuovo della Rinascente, in piazza del Duomo, dovuto a Molteni e Reggio- ri, su modelli «classici» di tipo medioevale. Al Lirico, davanti a platee strabocchevoli, un capocomico meridionale illustre ammoniva: «Si mme vulevi bene veramente/ nun la dovevi fa’,’sta Rinascente!». …E giù, applausi indimenticabili, carichi di paltò cammello e di gioielli, quando il capocomico enunciava: «Dinanzi a ’sto trionfo del Progres- E piove, piove… Riecco un pas-dedeux dal Romeo e Giulietta di Prokofiev, dove mi par di ricordare che Galina Ulanova, tanti anni fa, aveva un attimo di immobilità per aria che non ho rivisto mai più. (O forse mi sbaglio, dev’essere passato un mezzo secolo). Qui la Giulietta di turno scende da una specie di cattedra per danzare con Bolle. Macché balcone. E per la musica registrata, c’è la Siae? Il protagonista Roberto Bolle si dimostra un interprete meraviglioso in tutta la sua corporeità L’amicizia Con Bruno Visentini parlavo dei dipinti del Canaletto e delle esecuzioni di Wagner so/ te vien da dì: architetto fesso!». (O forse non ricordo bene. Cantava piuttosto: «Archité, se’ fesso!»). *** Quante disperazioni praticamente insanabili, in una sola serata di balletti. Alle Terme di Caracalla. Cade una pioggia insistente, in scena. Ma niente Singing in the Rain. Divino, meraviglioso, fantastico, splendido e stupendo nella corporeità e nella muscolatura, Roberto Bolle corre e corre, patisce e soffre in luoghi poco propizi. Ansima e geme. Si torna a memorie più recenti. Un grato ricordo per Le jeune homme et la mort. Lo si vide alla Scala, con Jean Babilée, con una sua salopette storta, secondo le indicazioni di Cocteau. Su una Passacaglia di Bach allora di moda. E par di ricordare che da una finestra (opera di Georges Wakhevitch) si vedessero tetti e tetti e cieli bigi e comignoli di Parigi. L’altro anno, qui a Caracalla, nel Nulla scenico si vedeva soltanto la trave a cui si sarebbe impiccato il giovanotto, dopo la visita della Mor- te. Era lì davanti. Non c’era altro in scena, e quindi nessun bisogno di cercarla, alla fine. Stavolta nel pas-de-trois del Corsaire si applaude parecchio Daniil Simkin (se è giusto il programma), così come si acclamava il debuttante Nureyev all’Opera di Roma. Trionfò al pranzo di Kiki Brandolini, per la vecchia amica Margot Fonteyn, dopo il teatro. E sbottò poi: «In questa sala siete tutti comunisti! Especially you and you!». Indicando Enrico d’Assia, e un altro gentiluomo napoletano molto conservatore, che poi stentarono a riaversi. *** Un’altra sera, vedendo Rudi che ballava come invasato in via del Tritone davanti al «Messaggero», fermai la macchina per dirgli che i romani in automobile mai si arrestano. Dunque, un rischio grave di investimenti. E quindi, non ballare mai più. Subito mi spiego irritatissimo che era stato condotto da Visconti in casa di Franco e Giancarla Rosi, dove un local politician (evidentemente Antonello Trombadori) aveva tenuto un rapporto sulla situazione politica interna, che a Luchino evidentemente interessava, e a lui no. Come rimedio, lo accompagnai in un loca- le dove trovammo un ex pugno tosto di Terni già ballerino al Lido di Parigi. E poi, sulla Lungara, a casa di un arredatore inglese che possedeva una macchina a fusoliera. La sera dopo, erano soddisfatti. *** Bruno Visentini compirebbe cent’anni adesso, ma lo ricordo soprattutto perché con Giovanni Spadolini fu agli inizi della mia candidatura alla Camera trent’anni fa. Vi furono complicazioni, perché avevo ottenuto più voti a Roma. Però Spadolini, se avesse scelto il Senato (come per lui era ovvio), mi avrebbe lasciato per forza il suo posto a Milano. Nella II Commissione permanente, mi trovavo quindi benissimo accanto a Michele Zolla e Adolfo Sarti, che mi davano suggerimenti, e davanti alla cara collega sonnolenta Natalia Levi Baldini, autrice illustre di Lessico famigliare. Con poco senso del ridicolo, la presentai a suo nipote Roberto Olivetti. E del resto si pranzava con Gabriele Baldini la sera, raccontando le immense pisciate di un grosso germanista in via Capo le Case. Bruno Visentini, in quanto «grande borghese», diede un magnifico pranzo nella vasta villa-biblioteca di Vascon, quando ricevetti il Premio Comisso. Ma nelle discussioni preliminari, non si riusciva a capir bene quel dialetto locale strettissimo che loro parlavano con tanta naturalezza. Benché tutti molto internazionali. Come presidente della Fondazione Cini, mi invitò a una mostra di Canaletto ove confessai che preferivo i rii dei Mendicanti più smorti. E non le pomposità più dogali dei «Canalettoni», forse una gaffe, in quanto rivisti poi in salotti pomposi... All’Harry’s Bar, un enorme cagnone uscì silenzioso dal minuscolo tavolo che Visentini occupava con la moglie. E lui, piano: «Con tanti Volponi che ci sono in giro»… Ma quante amabili conversazioni, commentando con gli amici Visentini e Valmarana le esecuzioni appena ascoltate, sui divani del Bristol a Salisburgo. E quale disappunto, la prima volta a Bayreuth, apprendendo dal padrone dell’albergo (raccomandato appunto da Visentini) che il pranzo si svolgeva durante e non dopo lo spettacolo. *** Francesca Bertini, celebrata per qualche centenario a Bologna, sedeva per un tè quotidiano al Grand Hotel, generalmente sola. Cambiò abitudini. Nottetempo, sedeva in un locale di via XX Settembre, e parlava di registi e statisti contemporanei. Così, Memé Perlini diventava Bertini, e addirittura il presidente Pertini diventava per lei Bertini. © RIPRODUZIONE RISERVATA Riletture In occasione del bicentenario della morte, La Vita Felice propone tre scritti dello «scandaloso» autore francese Il Dio del marchese de Sade? Come i colori per il cieco di ARMANDO TORNO È stato Theodor Adorno a ricordare che talune imprese enormi e sostanzialmente inutili del nostro tempo sono nate da un certo gusto del marchese de Sade (17401814, nell’immagine). Il filosofo di Francoforte ha notato che le «moderne squadre sportive, dal gioco collettivo perfettamente regolato, dove ogni giocatore sa quello che deve fare e una riserva è pronta a sostituirlo, hanno il loro preciso modello nei teams sessuali di Juliette, dove non un istante rimane inutilizzato, un’apertura del corpo trascurata, una funzione inattiva». Juliette «ovvero le prosperità del vizio», crudele e depravata, bisessuale e prostituta, è personaggiochiave dell’erotismo di Sade. Il quale, secondo un’osservazione di Elémire Zolla, «precorre non il Terrore ma addirittura la storia recente, addirittura il totalitarismo». Due osservazioni che ci aiutano a presentare le Strenne filosofiche del celebre marchese, appena pubblicate da La Vita Felice (a cura di Matteo Noja, testo francese a fronte, con una bibliografia delle opere, pp. 168, e 11,50). Nel libro, oltre al saggio Il sadismo di Zolla (risale al 1961, ancora attuale), si trovano tre piccoli e densi scritti tutti del 1782: Dialogo tra un prete e un moribondo, Pensiero, nonché la Lettera di de Sade a M.lle de Rousset che ha poi preso il titolo di Strenna filosofica. Sono pagine piene di riflessioni, nelle quali emerge l’illuminismo radicale figliato da Paul Henri Thiry Il romanzo incompiuto «Le 120 giornate»: nuova traduzione Il bicentenario della morte del marchese de Sade (il 2 dicembre prossimo) viene ricordato anche dalla Bur che ha ripubblicato Le 12o giornate di Sodoma (pagine XXVII-430, e 13) in una nuova, bella traduzione di Marco Cavalli, autore anche dell’introduzione. Il romanzo, incompiuto, venne abbandonato nella cella della Bastiglia da cui il marchese venne prelevato nella notte tra il 3 e il 4 luglio 1789, per venire trasportato nel manicomio di Charenton. d’Holbach e da Julien Offray de La Mettrie, portato da Sade alle estreme conseguenze. Egli crederà che il vizio sia superiore alla virtù perché fondato sul piacere fisico, una realtà incontestabile; di contro, dall’altro lato, c’è soltanto un diletto morale. Di più: nel Dialogo si sottolinea come l’idea di Dio sia inconcepibile per la mente umana, ponendo insolubili problemi; in Pensiero aggiunge: «Dio è per l’uomo come i colori per colui che è nato cieco». Il marchese non riuscì a prevedere che l’idea di Dio si sarebbe trasformata nella filosofia successiva, riuscendo a sopravvivere a tutti i vizi e ad altre obiezioni. Ma lui aveva già strologato cose notevoli sulle squadre sportive odierne e sui totalitarismi appena passati. E anche su quelli che ci stanno attendendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA BANCA PROFILO S.P.A. Iscritta all’Albo delle Banche e dei Gruppi bancari. Appartenente al Gruppo bancario Banca Profilo e soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Arepo BP S.p.A. ai sensi dell’articolo 2497 e seguenti del c.c. Sede legale in Milano, via Cerva n. 28. Capitale sociale Euro 136.848.321 interamente versato. Partita I.V.A., Codice Fiscale ed Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n. 09108700155. AVVISO DI MESSA A DISPOSIZIONE DELLA RELAZIONE FINANZIARIA SEMESTRALE CONSOLIDATA AL 30 GIUGNO 2014 Ai sensi della vigente normativa, si rende noto che la Relazione Finanziaria Semestrale Consolidata al 30.06.2014 di Banca Profilo S.p.A., corredata della relazione della società di revisione, è depositata presso la sede sociale e pubblicata sul sito internet della Società, www.bancaprofilo.it, nella sezione Investor Relations/Bilanci e Relazioni 2014 (http://www.bancaprofilo.it/investor-relations/reports/2014). Milano, 4 agosto 2014 Banca Profilo S.p.A. 28 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Terza Pagina 29 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Pamphlet Il filologo spiega per Il Mulino perché latini e greci sono attuali, al di là della retorica sui valori Elzeviro Giorgio Agamben e l’origine del romanzo LA PENOMBRA DEGLI SCRITTORI Gli antichi sono falliti di successo Canfora: posero temi scottanti, senza cercare consolazioni di GIORGIO MONTEFOSCHI V ero e proprio fiore nel deserto, il bel libro di Giorgio Agamben pubblicato da Nottetempo e intitolato Il fuoco e il racconto (pagine 150, e 14), di cui già si è occupato Emanuele Trevi sulla «Lettura» del 1° giugno (#132), riconduce con estrema decisione il romanzo alla propria origine — vale a dire, al mistero — e lo scrittore al suo percorso. «Come l’iniziato — scrive Agamben — assistendo nella penombra eleusina alla evocazione mimata o danzante del rapimento di Kore nell’Ade e della sua annuale riapparizione sulla terra in primavera, penetrava nel mistero e trovava in questo una speranza di salvezza per la sua vita, così il lettore, seguendo l’intrigo di situazioni e eventi che il romanzo intesse pietosamente o ferocemente intorno al suo personaggio, partecipa in qualche modo alla sua sorte, introduce comunque la propria esisten- Oggi anche la narrativa evita «le cose nascoste», il mistero za nella sfera del mistero». Gli scrittori vivono in quella penombra eleusina che a tratti riceve bagliori di luce, a tratti è buio assoluto. Soffrono il buio. Vogliono la luce, la salvezza, la rinascita. E l’affidano alla lingua. Procedendo a tentoni: perché anche la lingua, anche le parole, possono dimenticare di appartenere al mistero. Sono pazzi, gli scrittori? Probabilmente sì, considerato il tempo in cui viviamo, nel quale la letteratura esclude le «cose nascoste»; chiede e ottiene racconti facili, verità immediatamente conoscibili, prive di qualunque fondo. Questo, del resto, è un tempo in cui non si parla più in nome di qualcos’altro, di un qualcosa che non è in noi, o non vediamo. Per secoli, nel bene e nel male, dalla Bibbia a Gesù, le parole decisive sono state pronunciate in nome di Dio: «Nei momenti quotidiani di disperazione o di gioia, di rabbia o di speranza, è in nome di Dio che si proferiva o si ascoltava la parola». Non è più così: parliamo in nome di noi stessi, delle nostre coscienze, delle nostre presunzioni. Oggi, è nel «nostro nome» che affermiamo, decidiamo, stabiliamo di compiere il bene e il male. «Da tempo qui — scrive Agamben — gli uomini hanno cessato di parlare in nome di Dio. I profeti, e forse a ragione, non godono di buona stampa e coloro che pensano e scrivono non vorrebbero che le loro parole fossero prese per profezie. Perfino i preti esitano a evocare il nome di Dio al di fuori della liturgia. Al loro posto parlano gli esperti, in nome dei saperi e delle tecniche che rappresentano. Ma parlare in nome del proprio sapere o della propria competenza, non è parlare in nome di qualcosa. Colui che parla in nome di un sapere o di una tecnica, per definizione non può parlare al di là dei confini di quel sapere e di quella tecnica. E, di fronte all’urgenza delle nostre domande e alla complessità della nostra situazione, noi sentiamo oscuramente che nessuna tecnica, nessun sapere parziale possono pretendere di darci una risposta». Eppure, il mistero è molto più vicino di quanto immaginiamo. È ovunque. Come sapeva Marcel Proust. Voici la semaine… è un piccolo saggio di Proust, scritto all’epoca del Jean Santeuil, pubblicato sulla rivista «Le Point», nel quale si racconta la settimana di Pasqua: allorché «come accade per un’opera che amiamo per le dolci influenze musicali alle quali bruciamo dal desiderio di affidarci, ognuno s’affretta a andare in campagna». In una di queste giornate divine nelle quale i lillà competono in bellezza con i fiori dei ciliegi, gli uccelli cantano nei castagni, e le foglie dei castagni hanno una forza luminosa che se la ride della pioggia, lo scrittore ricorda quando, bambino, vide per la prima volta le sorgenti della Loira. «Che luogo misterioso», scrive Proust. Le sorgenti della Loira, il fiume che, dopo centinaia di chilometri, scorre placido vicino a Illiers, non è altro che un lavatoio, un lavatoio ombroso, scuro, affollato di girini, nel quale le donne sbattono e trascinano i panni. «Vagamente — scrive Proust — immaginai che le donne che senza sosta venivano a lavarci la loro biancheria avessero scelto questo luogo preferendolo a qualunque altro a causa del suo carattere sacro e illustre». © RIPRODUZIONE RISERVATA Gran Bretagna Addio a Norman Cornish il pittore che lavorava in miniera Norman Cornish, l’artista che ritrasse la working class inglese, è morto venerdì scorso a 94 anni. Nato nel 1919 a Spennymoor, nella contea di Durham, nord est dell’Inghilterra, Cornish iniziò a lavorare come minatore a 14 anni, dopo la prematura scomparsa del padre. Lavorò sotto terra per oltre un trentennio, mentre fin da giovanissimo aveva iniziato a coltivare la passione per la pittura frequentando un circolo artistico conosciuto come la Pitman’s Academy, che produsse anche altri artisti di valore, come Tom McGuinness e Robert John Heslop. Cornish dipinse, perlopiù a olio e a pastello, il mondo che conosceva, e cioè quello della classe lavoratrice, scene di strada e di miniera. di ANTONIO CARIOTI D i solito, quando si pongono in appendice a un libro brani di studiosi illustri, lo scopo è invocare la loro autorità in appoggio alla tesi sostenuta dall’autore. Ma a Luciano Canfora non piace essere banale. Quindi fa il contrario: nel pamphlet Gli antichi ci riguardano (Il Mulino, pagine 104, e 10) offre ai lettori una breve antologia d’interventi che a suo avviso risultano inefficaci nel difendere la causa, da lui caldeggiata con vigore, del mantenimento di un ruolo rilevante per gli studi classici nel sistema scolastico italiano. Non lo convincono le argomentazioni del «fascista di sinistra» Goffredo Coppola, insigne grecista, che «scade nel generico e nel patriottardo-nazionalistico». Ma neppure approva le posizioni assunte da un personaggio a lui politicamente ben più vicino, il grande latinista Concetto Marchesi, esponente del Pci, al quale addebita «un pessimistico aristocratismo». Più in generale Canfora confuta la motivazione più consueta e retorica che viene di solito addotta a difesa degli autori greci e latini. A renderne indispensabile lo studio, si usa dire, sarebbero «i valori fondanti» contenuti nelle loro opere. Tesi che però s’infrange di fronte all’elementare constatazione che i classici dell’antichità non andavano affatto d’accordo tra loro, ma anzi propugnavano visioni del mondo nettamente antagonistiche, per cui è un proposito del tutto velleitario pensare di estrarre dal loro variegatissimo lascito indicazioni univoche. In realtà, osserva Canfora, dietro il richiamo ai princìpi fondamentali agisce un meccanismo di «rispecchiamento» piuttosto strumentale: «Una volta stabiliti i valori che noi riteniamo prioritari, li ritroviamo anche in una serie di autori, e così, invertendo la prospettiva, diciamo che quegli autori sono i portatori dei valori che ci formano. In realtà sono i valori che noi abbiamo deciso di porre in posizione preminente». Neppure l’idea che imparare le lingue classiche sia innanzitutto utile come esercizio faticoso, dunque formativo, soddisfa del tutto Canfora, che pure in fatto d’istruzione boccia ogni atteggiamento accomodante, ogni demagogica «rincorsa del nuovo», e afferma la necessità di una severa disciplina, basata proprio sull’apprendimento delle tanLuciano Canfora, storico e filologo classico, è nato a Bari nel 1942. A destra: una interpretazione contemporanea della «Nike» di Samotracia realizzata dall’artista greca Amalia Meletiou (25 anni), esposta nel 2013 alla Griffin Gallery di Notting Hill, a Londra to vituperate «nozioni», come unico percorso in grado di suscitare l’indispensabile «assunzione di un abito critico» da parte dello studente. Attribuire al greco e al latino una funzione di impegnativa palestra intellettuale, per via delle difficoltà che presenta il loro apprendimento, è perciò «una risposta che merita attenzione». Ma a Canfora non basta. A suo avviso la ragione più importante per cui è necessario continuare a confrontarsi con Tucidide e con Platone, con Orazio e con Euripide, con Lucrezio e con Tacito, risiede paradossalmente nel loro fallimento epocale. Nonostante gli sforzi profusi senza risparmio, essi non sono stati capaci di risolvere i problemi del loro tempo: non sono riusciti a individuare la migliore forma di governo per la convivenza umana, né tanto meno hanno trovato una soluzione allo stridente contrasto tra gli ideali universalistici, per cui tutti gli uomini dovrebbero godere di pari diritti, e le molteplici distinzioni di rango prodotte continuamente dalla storia attraverso i meccanismi escludenti della politica e dell’economia. Ebbene, aggiunge Canfora, forse che tali questioni non si ripresentano anche oggi, in termini per molti versi analoghi? In fondo, per rendersene conto, basta aprire un quotidiano o assistere a un notiziario televisivo. L’attuale crisi delle democrazie rappresentative, evidente soprattutto in Europa, non smentisce l’idea ingenua che le nostre società avessero adottato un sistema di governo ottimale, foriero di un progresso stabile e duraturo? E la retorica dei diritti umani universali, tanto in voga nel discorso pubblico contemporaneo, come si può conciliare con la persistenza di regimi tirannici e sanguinari in buona parte del pianeta, ma in fondo anche con le condizioni di sfruttamento ed emarginazione in cui troppo spesso sono costretti a vivere in Occidente gli immigrati provenienti dai Paesi poveri? Interpellare gli antichi, scrive Canfora, serve ad acquisire una migliore consapevolezza di temi giganteschi e inquietanti come questi, cui se ne possono aggiungere altri: la natura del diritto, la cause della guerra, il significato dell’utopia. Ed è tanto più utile in quanto quegli autori non si sono rifugiati nella visione consolatoria delle religioni rivelate, per cui, se questo mondo ci appare una valle di lacrime, si può tuttavia sperare in una salvezza ultraterrena. La loro ricerca è tutta laica, immanentistica: non prevede scorciatoie sovrannaturali, bensì una tragica assunzione di responsabilità. Una lezione aspra, ma terribilmente attuale. E quanto mai istruttiva. A_Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATA Favole moderne «Storia di Quirina...» (Einaudi) rende omaggio a un animale caro alla letteratura. Con una morale Scava scava, la talpa di Ferrero sbuca fra i classici di IDA BOZZI T ra gli animali della letteratura, l’avevamo dimenticato, c’è anche la talpa: la presunta cecità del roditore, l’abitudine di scavare gallerie, il fatto che sia difficile distinguerne testa e coda sotto la pelliccia, ne fanno un simbolo che scrittori e filosofi hanno usato per significare ora miopia, ora doppiezza, ma anche velocità, profondità di pensiero e relazione con l’inconscio. Ce lo ricorda una bella favola in forma di novella, la Storia di Quirina, di una talpa e di un orto di montagna di Ernesto Ferrero — scrittore e intellettuale, da sedici anni direttore del Salone del Libro di Torino — con le felici illustrazioni di Paola Mastrocola (Einaudi, pp. 85, e 10). L’orto di montagna del titolo è il piccolo ritaglio d’erba e alberi che Quirina, anziana intellettuale in ritiro nella terra natale, cura dietro la sua casa come si cura un’educazione o una memoria. Nel continuo scambio tra reale e metaforico con cui Ferrero dipana la vicenda, la pulizia e la fertilità dell’orticello sono «il perfetto equivalente di una disciplina mentale e morale». E dunque è una rivoluzione vera e propria quella che improvvisamente, un mattino, una piccola talpa fa scoppiare nei prati e nei filari perfetti di Quirina. Buche, gallerie e montagnette di terriccio suscitano in Quirina l’allarme di un ordine infranto, sollevando la padrona di casa, il vicinato e il parentado in una asperrima bat- Ernesto Ferrero (1938) taglia contro l’intrusa talpa. Il tono è sempre leggero e aereo, con udibili reminiscenze di vivacità gaddiana («Sempre per via dell’olfatto sviluppato, le talpe sono sensibili a certe piante molto, troppo profumate: l’euforbia catapuzia e la corona imperiale o fritillaria, una bulbosa dal tipico odore agliaceo», oppure «aveva già combattuto contro la cocciniglia, il ragnetto rosso, la metcalfa, l’oidio e altre svariate malattie fungine, gli afidi, le limacce, l’oziorrinco, le tignole, la tentredine»), e con vivaci intermezzi reali- Spagna Statue di uomini nudi intorno al duomo Proteste a Santiago di Compostela Polemiche a Santiago di Compostela, in Spagna, per le sculture dell’artista galiziano Ramón Conde collocate intorno alla cattedrale, meta di pellegrinaggi. Si tratta, come riporta il quotidiano «El Mundo», di quindici sculture di grande formato ispirate al tema del potere: collocate nei balconi di alcuni palazzi (Raxoi e San Xerome) e del Museo de las Peregrinaciones, rappresentano uomini muscolosi e, soprattutto, completamente nudi, con le pudenda bene in vista. Immediate le proteste del capitolo della cattedrale. Con un comunicato, le autorità ecclesiastiche denunciano infatti che «le immagini feriscono la sensibilità delle persone che visitano la cattedrale». Il governo cittadino è stato colto di sorpresa dalle reazioni a un’istallazione che fu autorizzata dall’amministrazione precedente. Esposte in un’altra località, Ourense, le statue di Conde non avevano suscitato alcuna reazione, scrive ancora «El Mundo». stici, in cui il dialogo tra vicine di casa si colora qua e là di un’esclamazione dialettale, di un intercalare rustico, tra l’altro efficacemente sottolineato dalle divertenti, ingenue o irridenti illustrazioni della Mastrocola. Ma la battaglia di Quirina per estromettere l’Altro dal suo orto evoca a poco a poco nell’anziana studiosa passi di Shakespeare, Nietzsche, Levi, Marx, in cui si cita e discute proprio dell’animale talpa, oltre che naturalmente dell’animale uomo. La penna di Ferrero trova anche il modo di offrire un omaggio nascosto tra le righe a Oreste del Buono e al suo libro La talpa di città («La talpa in città» fu una rubrica di Odb sul «Corriere della Sera»), ma tutto il testo è cucito di citazioni e allusioni a un’infinità di autori classici e contemporanei. L’immersione nello scibile, dal darwinismo ai versi pindarici, dalla storia alla filosofia, non è solo metanarrativa, anzi è elemento della trama stessa, e orienta e inclina la lotta di Quirina contro l’animaletto, tra trappole e altri stratagemmi di disinfestazione. E finisce con il suscitare anche il progressivo sorgere in Quirina, dopo tante riflessioni, di una nuova sensibilità: riemergono memorie antiche e profonde, della guerra, di quei freddi e di quelle terre umide di allora, di solitudini e di orgogli che sia l’anziana donna, sia la piccola talpa — sia l’autore Ferrero — sembrano quasi aver da sempre condiviso. Fino all’epilogo, con doppio colpo di scena e delicato, commovente finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera 31 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Idee&opinioni Corriere della Sera SMS Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile LA CRISI UCRAINA, IL CONSENSO E IL PRESIDENTE RUSSO SEGUE DALLA PRIMA Perché è vero, tutte le guerre sono un’«inutile strage»: ma si dà il caso che esse abbiano quasi sempre il notevole effetto di cambiare il mondo. Ed è per questo che meritano di essere ricordate e studiate da quella cosa che si chiama storia. Ma studiate storicamente, appunto. Non già nel modo in cui noi stiamo ricordando la Grande Guerra, nel quale si riflette quasi esclusivamente la nostra temperie culturale di oggi. E oggi la dimensione della potenza come cuore e strumento della politica ci appare una bestemmia. Oggi non ci curiamo più di Stati, di popoli e di nazioni e dei loro eventuali diritti, dal momento che i soli diritti che c’interessano sono quelli dell’individuo: cosicché, imbevuti di essi, ogni costrizione e ogni disciplina ci appaiono insensate e disumane, comunque sempre inutili. Così come sempre inutile e disumana ci appare oggi in particolare la morte, a cominciare da quella «naturale», e dunque figuriamoci ogni altra. Sempre per effetto di tutto questo, la guerra è anche completamente uscita dal no- stro orizzonte pratico ed emotivo se non come male assoluto. Siamo pronti a credere che perciò essa debba essere semplicemente messa al bando e giudicata un crimine; del pari accarezziamo l’idea — provi ognuno a decidere dentro di sé quanto realistica — che possa esistere un mondo senza conflitti, ovvero che tutti i conflitti potrebbero essere risolti pacificamente se solo ci fossero un po’ di buona volontà ed un adeguato arbitrato internazionale. Questa è l’ideologia che attualmente ci domina: intrisa di individualismo e di umanitarismo, molto cosmopolita e razionalista, molto politicamente corretta. Ma se è vero che ad ogni fatto del passato non possiamo che guardare con i nostri valori, è pur vero che tale prospettiva dovrebbe però trovare il suo limite nella capacità di calarci nel passato stesso, di storicizzare, come si dice. Cioè di non giudicare meccanicamente le cose di ieri con il metro di oggi. Ai milioni di morti della Grande Guerra e al loro sacrificio almeno questo lo dovremmo. Ernesto Galli della Loggia © RIPRODUZIONE RISERVATA LE NORME POLVEROSE DELL’ANTITRUST UE MA PERCHÉ SIAMO AUTOLESIONISTI? La vertenza dell’Ast Terni è slittata a settembre ed è un bene che sia andata così perché il conflitto si stava incrudendo. C’è il tempo quindi per una riflessione che inquadri non solo le ricadute per il territorio umbro — come è avvenuto finora — ma le politiche di Bruxelles. L’impianto italiano è infatti vittima dell’anacronismo delle norme comunitarie che regolano la concorrenza. Siamo rimasti fermi agli Anni 70 e intanto il mondo è andato avanti e la mappa dei produttori mondiali si è aggiornata. Anzi è stata totalmente riscritta, visto che dalla Cina arriva più del 50% delle tonnellate di acciaio prodotte nel globo e l’indiana Mittal da sola produce nel mondo circa tre volte l’acciaio dell’intera Germania. I tedeschi della Thyssen, che per le note vicende non hanno la fama di essere particolarmente simpatici da noi, sono stati costretti a riprendersi in carico lo stabilimento umbro che avevano venduto ai finlandesi della Outukumpu, i quali però in virtù di questo shopping hanno superato i limiti antitrust continentali. La Thyssen ha anch’essa violato il tetto antitrust e di conseguenza sta riorganizzando il gruppo usando l’Ast co- me vittima sacrificale. Preferisce ovviamente tagliare in Italia piuttosto che in Germania. Bruxelles la obbliga a vendere Terni ma non può certo obbligarla a svendere e così i tedeschi dichiarano seraficamente di non aver trovato ancora il compratore giusto. E comunque di non aver nessuna voglia di favorire l’insediamento di un produttore cinese in un impianto considerato valido dal punto di vista industriale. Sembra una commedia degli equivoci e invece è la realtà di quella che dovrebbe essere una politica industriale europea al tempo della globalizzazione. Si legano le mani ai produttori continentali che non possono crescere più di tanto, si lascia campo libero alle incursioni dei player asiatici e si finisce per chiudere stabilimenti e azzerare il lavoro come a Terni. E allora tra le azioni o i suggerimenti che dovrebbero caratterizzare il semestre Ue a conduzione italiana dovrebbe rientrare proprio la revisione delle politiche antitrust. Come europei siamo già così messi male che potremmo quantomeno evitare di procurarci (da soli) dei danni aggiuntivi. Dario Di Vico La ragnatela che Putin ha costruito e che ora lo sta intrappolando di FRANCO VENTURINI SEGUE DALLA PRIMA Una base fatta di siloviki (ex agenti del Kgb come lui), di burocrati, di militari e di masse soprattutto extraurbane orientate dalla Chiesa ortodossa. La seconda darebbe soddisfazione a questi settori, ma innescherebbe una spirale economica che potrebbe rivelarsi catastrofica, offrendo un nuovo motivo di protesta a quei «liberali» oggi praticamente scomparsi e pure forse capaci di riorganizzarsi davanti alla fine dell’agognato benessere. È questa scomoda alternativa che Putin ha in mente quando parla con Obama come ha fatto venerdì o quando cerca una formula salva-faccia che possa far breccia a Berlino. E l’Occidente, se vuole evitare conseguenze peggiori di quelle già provocate dal conflitto ucraino, farebbe bene ad approfondire una realtà interna russa che troppo poco sembra interessarlo. Ma come ha fatto, l’uomo che meno di un anno fa era sugli scudi per aver aiutato Obama sulla Siria, a diventare prigioniero di se stesso? È sempre la solita antica storia, quella dell’orso russo. Sappiamo cosa rappresenta da secoli l’Ucraina per la Russia, sappiamo del braccio di ferro tra la Ue e il Cremlino per l’accordo di associazione, sappiamo della rivolta di piazza Maidan considerata «un complotto» da Mosca e della fuga del presidente Yanukovich. Putin risponde annettendosi la Crimea, «donata» da Krusciov all’Ucraina ai tempi dell’Urss, abitata da russi etnici e resa indispensabile dalla base navale (in acque calde) di Sebastopoli. Si è trattato di una indiscutibile violazione del diritto internazionale, di uno strappo che l’Occidente non sarà mai in grado di riconoscere come non riconosce, per esempio, l’indipendenza dell’Ossezia del Sud. Ma se Putin si fosse fermato a quel punto Washington e gli europei avrebbero forse chiuso un occhio. E difatti l’annessione della Crimea sembra uscita dall’ordine del giorno internazionale. Invece Vladimir Putin, come spesso fanno i russi, quando ha l’impressione di vincere dimentica di frenare. Dai primi di aprile il presidente incoraggia e rifornisce una ribellione dell’Ucraina orientale contro i «fascisti» di Kiev, e all’interno della Russia, fatto questo ancor più determinante per l’impasse odierna, scoperchia il vaso di Pandora del nazionalismo, infiamma il popolo attraverso i mezzi di comunicazione che controlla quasi totalmente, avvia una sorta di crociata non solo contro Kiev ma contro gli Usa (l’Europa all’inizio viene risparmiata) che vogliono piegare e umiliare la Patria. Putin sperava forse di dividere l’alleanza occidentale contando sugli interessi energetici di alcuni europei, Germania in testa. Progettava forse di arrivare in posizione di forza a un negoziato che trasformasse l’Ucraina in CONC L’INGANNO DELLA MEMORIA CANCELLATA CENTO ANNI DOPO LA GRANDE GUERRA federazione, sicuro di poter controllare la parte orientale dove la Russia ha ingenti interessi economici e militari (lì vengono fabbricati i motori dei cacciabombardieri di Mosca). E invece lo zar sbaglia i calcoli. Le sanzioni economiche cominciano a piovere, i capitali a fuggire all’estero, gli investimenti a battere in ritirata. Una schiarita per la verità sembrò esserci dopo il 6 giugno, quando Putin incontrò in Normandia l’appena eletto presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko e avviò un dialogo con lui alla luce della ribadita volontà di Kiev di decentralizzare il Paese. Tornato nella sua capitale, però, quasi subito Poroshenko ordinò l’offensiva militare in corso ancora oggi contro i ribelli orientali, impedendo l’allargamento della pre-trattativa non si sa se per influenze ricevute o per scelta propria. Putin, da parte sua, non aveva chiuso il confine e continuava a rifornire i filorussi. Il resto è cronaca recentissima. L’abbattimento probabilmente per errore del volo civile MH17 il 17 luglio, le sanzioni di «terzo livello», i filorussi che arretrano davanti all’avanzata delle forze regolari ucraine. E Putin con le mani legate e i conti in rosso vivo. In Russia la crescita economica è piatta, in attesa di una prevista recessione. Nei prossimi dodici mesi il debito estero richiederà finanziamenti per 127 miliardi di euro, e le grandi banche (compresa Sberbank, che non è nelle sanzioni Usa ma è in quelle europee) non potranno più accedere ai mercati dei capitali dove normalmente prima operavano. Subentreranno il governo e la banca centrale, ma anche se la Russia detiene il quinto livello di risparmio al mondo e forti riserve, il problema del finanziamento si aggraverà nel tempo. Nell’attesa sono fuggiti dalla Russia almeno 54 miliardi di euro in sei mesi, che diventeranno 97 miliardi a fine anno. Gli investitori occidentali riducono l’esposizione o si ritirano in previsione di una forte contrazione dei consumi. I progetti energetici nell’Artico saranno bloccati perché non arriveranno più macchinari e tecnologia. Insomma, malgrado le immense risorse della Russia l’economia corre verso un muro, e nel mondo globalizzato non è più tempo di autarchie. Ne deriverà che Putin dovrà mostrarsi più malleabile, che mollerà i ribelli ucraini? Non è per niente detto. Semmai le prime indicazioni sono di un ulteriore irrigidimento, del rifiuto di un suicidio politico quale potrebbe essere una «resa» alle sanzioni davanti al popolo e ai nazionalisti che lui stesso aveva mobilitato. Una invasione militare dell’Ucraina resta improbabile, ma questo è il momento di maggior rischio se l’Occidente non gli tenderà alcuna mano salva-faccia. E l’Occidente, soprattutto se Obama resterà sulla «linea Nuland» sin qui seguita, non sembra dell’umore adatto. Torna a essere vero che «l’unica cosa più pericolosa di una Russia forte è una Russia debole». Putin ha esagerato e ha fallito. Ora è poco verosimile che scelga di pentirsi, condizionato com’è da una scelta per lui impossibile tra crollo economico e ostilità dei nazionalisti. Oltretutto, se nessuno troverà il modo di aprire un vero e urgente negoziato che dia al Cremlino lo spazio interno per disimpegnarsi dall’Ucraina orientale, si arriverà alla sconfitta militare dei filorussi di Donetsk e di Luhansk. Con la non trascurabile difficoltà di capire se Putin, guardando dentro casa sua, potrà permetterla. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA OBIETTIVI IRRAGGIUNGIBILI IN 109 MILA PER UN’AMICHEVOLE DI «SOCCER» I NUMERI DI UN (VERO) INNAMORAMENTO Troppe illusioni sui tagli alla spesa C Michael Keane ha 21 anni e, da difensore centrale del Manchester United, di folle se ne intende: lo stadio di casa, l’Old Trafford, contiene 75 mila spettatori, ed è spesso esaurito. Ma un pubblico come quello che aveva davanti due giorni fa ad Ann Arbor, in Michigan, non l’aveva visto mai: «Mi hanno sempre detto che il nostro football non gli interessava: eppure c’erano 109 mila persone, sugli spalti. È una cifra pazzesca un po’ ovunque nel mondo». Keane sbagliava: per difetto. Gli spettatori erano 109.318, ed è un nuovo record per il calcio (il nostro football, perché per gli americani il calcio continua a chiamarsi soccer) negli Stati Uniti: quello precedente era stato segnato dalla finale delle Olimpiadi di Los Angeles 1984 (101.799 spettatori per Brasile-Francia). Ma a rendere ancora più clamorosa questa cifra sono almeno tre dati: il prezzo dei biglietti (da 90 a 600 euro), la popolazione totale di Ann Arbor (113.934: insomma, fuori dallo stadio sono rimasti praticamente solo i baristi che aspettavano i tifosi) e il fatto che la partita (Manchester-Real Madrid) non era la finale di Champions, ma un’amichevole estiva della Guinness International Champions Cup. Ora: il calcio resta uno sport molto meno seguito, dagli statunitensi, rispetto a baseball, basket, hockey e football (americano, chiaramente). Ma qualcosa forse sta cambiando davvero: e la folla accorsa al «Big House» (la «casa grande», il nomignolo dello stadio di Ann Arbor, il più capiente degli Stati Uniti) non è che l’ultimo di una lunga serie di dati che vanno in questa direzione. Durante l’ultima Coppa del Mondo (quella in cui Obama seguiva le gare di Team Usa sull’Air Force One) sono stati spediti 672 milioni di tweet, 35,6 milioni dei quali durante la finale: dati record, per eventi sportivi, che secondo molti analisti hanno salvato i risultati (economici) di Twitter. E le emittenti Fox e Telemundo hanno pagato un miliardo di dollari per aggiudicarsi i diritti tv dei Mondiali 2018 e 2022 — oltre il doppio di quanto pagato da ESPN e Univision per le Coppe del Mondo 2010 e 2014. Segno che i telespettatori, specie ispanoamericani, ci sono (e gli sponsor anche). Per la cronaca, la partita di Ann Arbor è finita 3-1 per il Manchester. Ma per una volta il numero più importante apparso sul tabellone dello stadio non è stato questo. Davide Casati © RIPRODUZIONE RISERVATA di STEFANO FASSINA aro direttore, la parabola di Carlo Cottarelli, professionista di prima qualità, forse è utile a ridefinire i rapporti tra politica e economia. La prima causa della parabola-Cottarelli è la narrazione ideologica sulla spesa pubblica, purtroppo condivisa anche da larghi settori di una sinistra culturalmente subalterna: la spesa pubblica italiana è abnorme. No, è vero il contrario: la spesa primaria corrente italiana (spesa totale meno spesa per interessi e investimenti) è tra le più basse dell’eurozona in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil). Nel 2012, nonostante la nostra economia si sia ristretta molto più della media, l’eurozona era al 43,2, l’Italia al 42,1% del Pil (Eurostat, Government finance statistics 2/2013). La spesa primaria italiana è scesa in termini nominali dal 2010, in particolare la spesa per personale e acquisti di beni e servizi nel 2013 era 14 miliardi in meno di tre anni prima (Documento di economia e finanza 2014: Sezione I, pag 29; Sezione II, pag 8). La spesa primaria corrente tendenziale, ossia senza ulteriori tagli, è prevista ridursi di quasi tre punti di Pil dal 2013 al 2018 (Def, Sezione II, pag 22). Infine, il moltiplicatore della spesa pubblica è 3 o 4 volte maggiore del moltiplicatore delle tasse (quantificazioni Fondo monetario internazionale): vuol dire che «coprire» la riduzione di tasse con equiva- lenti tagli alla spesa ha effetti recessivi. Soltanto chi continua a credere alle favole liberiste può sorprendersi dell’impatto macroeconomico negativo degli 80 euro al mese di «sconto Irpef». La seconda causa della parabola-Cottarelli è ben evidenziata da Sergio Rizzo (Corriere, 1 agosto), che considera Cottarelli come un medico: «lo specialista incaricato di individuare gli sprechi, le inefficienze e anche le iniquità della spesa pubblica». Tale visione dell’economia come scienza naturale segna da decenni il discorso pubblico al punto che viene intesa come l’unica possibile. Non è così. È una visione: la visione liberista, funzionale agli interessi più forti. L’economia, invece, è politica. Non si arriva a 32 miliardi di tagli annui alla spesa primaria corrente attraverso interventi su «sprechi, inefficienze e iniquità» identificabili sul piano tecnico secondo criteri oggettivi. Pertanto, la guida della spending review deve essere politica, non indipendente. La terza causa della parabola-Cottarelli deriva, lo dissi anche da vice ministro, dall’irrealismo degli obiettivi di spending review fissati dal Governo Letta. Sedici miliardi per il 2015 e 32 per il 2016 sono irraggiungibili. Si possono raggiungere in un tempo più lungo ma soltanto attraverso altre mutilazioni del welfare, in particolare per le classi medie, con inevitabili conseguenze recessive, oltre che regressive. Nessun conservatorismo, però. La nostra spesa pubblica va radicalmente riqualificata e riallocata, ma non tagliata, poiché tanti servizi essenziali, dalla scuola alla sanità, hanno oramai natura classista, mentre politiche attive per il lavoro e interventi anti-povertà, raddoppiata negli ultimi tre anni, sono senza risorse. La vera componente abnorme del nostro bilancio pubblico è l’evasione fiscale: noi, con il 1718% di Pil evaso, siamo al doppio della media europea. Normalizzare la nostra evasione, attraverso caccia ai pesci grossi e alla criminalità organizzata, senza persecuzione dell’«evasione di sopravvivenza», vale 50 miliardi all’anno. Che fare nella Legge di stabilità per non aggravare la spirale negativa delle tre D (deflazione, disoccupazione, debito pubblico)? Riqualificare e riallocare, senza ulteriori tagli, la spesa tendenziale. Aumentare di un punto di Pil e finanziare in deficit, per tre anni, investimenti pubblici produttivi concordati con la Commissione europea. Recuperare l’evasione oltre la media europea per ridurre le imposte su lavoro e impresa. Insistere sulla rotta mercantilista dei tagli al welfare e della svalutazione del lavoro porta al default del debito e alla rottura dell’euro. Deputato, membro direzione nazionale Pd © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera 33 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Spettacoli Il gruppo si era sciolto nel 1990 Gli Spandau Ballet registrano un nuovo album A venticinque anni dall’ultimo (Heart like a Sky), gli Spandau Ballet stanno registrando un nuovo album. Lo annunciano su Twitter i fratelli Martin e Gary Kemp, chitarrista e bassista del gruppo, che postano immagini dello studio di registrazione e parlano di «nuove canzoni». La band si era sciolta nel 1990 per riunirsi nel 2009, pubblicando però solo un’antologia. Personaggi e parodie L’intervista Da oggi su Radio1 va in onda «Fuori programma estate», viaggio virtuale dei due conduttori nell’Italia delle vacanze Lo scrittore Di Andrea Camilleri si ironizza sul suo rapporto con le sigarette: «Credo che sia il fumatore più accanito d’Italia — dice Baldini —, si accende la sigaretta con il mozzicone di quella che ha appena finito» Il produttore Tra gli incontri, anche quello con Aurelio De Laurentiis: «È il proprietario di Capri, mette delle lampade ultraviolette in qualunque grotta per far sembrare l’acqua verde e atterra in piazzetta con l’elicottero» in giro, per noi è lo smemorato di Cologno. Con Renzi è diverso, non dà molti spunti. Per questo ci siamo inventati la nonna di Renzi: una vecchietta tutto pepe, che parla toscanaccio e si arrabbia perché il nipote non la va mai a trovare». C’è anche l’ex ministro Cancellieri. «Fiorello la descrive come una scapestrata, come una groupie dei Rolling Stones e di Gianni Morandi. Una che si diverte a guardare la partita con il cartoccio di pajata in mano». Beppe Bergomi invece è rimasto fermo al 1982, quando vinse i Mondiali. «Pensa di giocare ancora con Gentile e Cabrini e mi chiama sempre Fabio perché crede che io sia Fabio Caressa». Ci sono anche le incursioni di Gabriella Germani che imita Ilaria D’Amico e Barbara D’Urso. «Ogni volta che faccio una domanda alla D’Amico la prende come se volessi polemizzare sul suo rapporto con Buffon. Poi però dice che lei fa domande normali, come tutte le giornaliste sportive. Tipo, Che campionato ti aspetti di fare? Quali squadre possono vincere? Mi insaponi la schiena? Chiede anche il prepensionamento per tutti i portieri che finiscono per «n», un problema Baldini: «La satira in tour con Fiorello è cerchiobottista» «Ironia senza astio, da Camilleri a Bondi» F iorello e Baldini in un viaggio virtuale nell’Italia balneare. Una trasmissione itinerante che tocca Bibione, Senigallia, Capri. Una sorta di tour tra spiagge e scogli, dove i due millanteranno di essere, perché in realtà sono comodamente in studio. È «Fuori programma estate», che parte oggi su Radio1 in edizione flash di tre minuti alle 8.30 e alle 13.30 in versione da dieci minuti. Un viaggio virtuale per davvero. Lei Baldini in realtà è a Roma, Fiorello in Sardegna. «Io sono a Roma a dar da mangiare ai gatti di mia moglie fino al 14 agosto, Fiore è in vacanza in Sardegna. Io faccio il gattaro, lui il vacanziero, e già da qui si vede la diversa caratura artistica e finanziaria che ci divide». A Bibione ci sarà il finto Camilleri imitato da Fiorello. «Non ci sono mai stato a Bibione, e non ci sarò nemmeno questa volta... Lo spunto è il divieto di fumare sulla battigia, nelle prime file degli ombrelloni. Camilleri sarà costretto a mimetizzarsi in ogni modo per accendersi una sigaretta, si nasconderà per far essiccare delle alghe da fumare. Credo che sia il fumatore più accanito d’Italia, si accende la sigaretta con il mozzicone di quella che ha appena finito. Una volta eravamo insie- me a lui, e Fiorello gli chiese se avesse mai provato a smettere di fumare: “Una volta sola e svenni”». A Capri «incontrerete» Aurelio De Laurentiis. «È il re di Capri, il proprietario fisico dell’isola, mette delle lampade ultraviolette in qualunque grotta per far sembrare l’acqua verde, atterra in piazzetta con l’elicottero. La gag è che lui ogni volta se la prende con me perché interpreta ogni mia domanda come una provocazione. Mi minaccia sempre di mandarmi in un albergo a una stella di Capri, che per lui è il massimo della pena». Anche Sandro Bondi la tratta male. «Si arrabbia moltissimo perché ogni volta gli storpio il cognome: Sandro Zombi, Sandro Ponghi, Sandro Pompi... La verità è che io e Fiorello siamo due scemi. Ci divertiamo Divertenti Rosario Fiorello (54 anni) e Marco Baldini (54): tornano da oggi in radio con «Fuori programma estate», trasmissione itinerante che vive sulle imitazioni di Fiorello e le gag con Baldini che gli fa da spalla a cercare di spiazzarci, ci facciamo trabocchetti e spesso ci scappa da ridere». Il Cardinal Bertone invece viene preso in giro per la sua «modesta» dimora. Sportivi Ilaria D’Amico chiede il prepensionamento per tutti i portieri che finiscono in «n» «Per andare dal tinello in sala deve prendere l’aereo e in ogni stanza c’è un fuso orario diverso, spesso anche un clima meteorologico differente. Nella sua casa organizza partite di calcio su campi veri, adunate di fede- Aveva 35 anni Addio a Johns, giovane star di «American Idol» È morto il primo agosto, a 35 anni, Michael Johns, cantautore australiano, finalista della settima stagione di «American Idol». A provocarne la morte, la formazione di un coagulo di sangue alla caviglia. Una carriera iniziata a 18 anni, dopo il trasferimento in America grazie a una borsa di studio. Nel 2002 il debutto da solista, nel 2008 la partecipazione al talent show della Fox. L’anno successivo ha pubblicato l’album «Hold Back My Heart» e nel 2012 «Love e Sex». «Johns aveva un talento incredibile» hanno commentato commossi i produttori di «American Idol». li, la processione del Patrono — con luminarie, banda, grigliata e concerto di suor Cristina — passa per il suo soggiorno. In questo sketch all’inzio avevamo immaginato che si spostasse da una stanza all’altra in motorino, poi siamo arrivati all’aereo. Ci piace estremizzare». Vi piace estremizzare, ma non siete cattivi. «La nostra non è satira astiosa, come dice Fiorello noi siamo di centroniente. Diciamo la verità, siamo un po’ cerchiobottisti». La satira non dovrebbe essere cerchiobottista, si fa contro chi ha il potere. «Noi abbiamo il nostro modo. Berlusconi si prestava a essere preso che lo Stato non affronta. Barbara D’Urso invece annuncia sempre una puntata “bella, bella, bella”, costellata di disgrazie e casi umani da brividi». Non manca il dj che se la tira. «È Snob Sinclar, uno che gira a petto nudo anche d’inverno, che pensa di essere fichissimo mentre gli altri sono tutti scemi, che tratta male gli italiani con la supponenza che hanno certi francesi». La cornice la fa Bruno Vespa. «Entra e esce quando vuole dalla trasmissione sulle note di Via col vento, lui non può mai mancare». Renato Franco @ErreEffe7 © RIPRODUZIONE RISERVATA Teatro ad Avignone Il principe di Homburg diventa un burattino tra legge e libertà di FRANCO CORDELLI I l momento decisivo de Il principe di Homburg giunge quando il principe elettore invia un messaggio in cui s’impegna a restituire al suo suddito la libertà ove questi affermi come ingiusta la condanna a morte. È un duello sottile, nel quale si condensa l’opera intera di Heinrich von Kleist e, perché no, lo spirito prussiano: da una parte c’è la ragion di Stato, ossia l’inflessibile legge, il valore della comunità; dall’altra c’è la libertà individuale, il valore del sentimento e della persona. La sottigliezza, l’in più (se è così lecito dire) rispetto, che so, ad Antigone, è nel fatto che una richiesta come quella del principe elettore da Creonte non viene fatta. Qui a dover decidere che la legge è ingiusta è colui che l’ha infranta, sebbene gagliardamente, eroicamente (Homburg ha compiuto una vittoriosa azione di battaglia prima di averne avuto l’ordine). Kleist scrisse il dramma nel 1811, è il suo ultimo, poco dopo si tolse la vita. L’ha messo in scena ad Avignone, nella Cour d’honneur du Palais des Papes Giorgio Barberio In scena L’attore francese Xavier Gallais è il principe di Homburg Corsetti, con attori francesi. Barberio è stato l’artista residente di quest’anno, primo d’una nuova direzione (del drammaturgo e regista Olivier Py, che per errore Sarkozy designò come direttore dell’Odéon e che per rimedio all’errore fu spostato, più avanti nel tempo, alla direzione del festival: un festival che per altro è nato in tempesta — sotto la minaccia continua di scioperi, dopo un intero giorno di astensione dal lavoro —, ossia in stato di conflitto permanente tra artisti, maestranze e il ministro della cultura). All’in più di cui ho appena detto se ne deve aggiungere un altro, che penso abbia attirato in modo particolare il regista romano. Come altrove in Kleist, quel valore della persona, o del sentimento, o dell’istanza individuale, qui si manifesta nell’oscurità luminosa del sogno. Nello stesso modo che alla Marchesa von O, al principe di Homburg le cose cruciali accadono quando si lascia andare — in uno stato di sonnambulismo, o di trasognatezza. Il che, è naturale, complica il giudizio. È per questo egli meno colpevole o, come quando rifiuterà di riconoscere ingiusta la sentenza, più eroico? O è più spavaldo, più sciagurato, più superbo? A un certo punto egli cade da cavallo. Questo incidente pone la vera, sottintesa domanda di Kleist: come far fronte alla Caduta? Barberio Corsetti non prende partito né pro né contro Homburg, tanto meno si lascia coinvolgere dal risvolto filosofico-religioso della vicenda del principe. Egli si limita a rappresentare. Nello spettacolo vi è forse quel pizzico di enfasi in più che quasi sempre riscontriamo nella recita- Rilettura Il regista Corsetti introduce l’elemento del sogno che lascia aperto il giudizio tra colpevolezza ed eroismo zione degli attori francesi di teatro (gli uomini in divisa militare, le donne in eleganti abiti da sera). Le carte migliori Barberio le gioca con gli strumenti che ha perfezionato nel corso del tempo. Egli dilata lo spazio fisico e interiore degli accadimenti proiettando sulle mura del Palais i suoi «effetti di luce»: potenti, quelli della battaglia; o quando vediamo quegli «effetti» disegnare gli spalti di un castello. Strano (che cioè non capisco) quando sulle mura si stagliano enormi facce-maschere. Ma le figure (i momenti) di spicco sono all’inizio e alla fine. Il sogno di Homburg è lui nudo tra i corpi nudi dei compagni d’arme. Lo svenimento finale lo trasforma in una specie di burattino, tirato con i fili da destra e da sinistra. Non escludo che potrebbe essere il severo e inaspettato giudizio del regista sul suo personaggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Rubriche in abbinata facoltativa: n. 4: Corriere della Sera € 4,42; Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00. n. 16: Corriere della Sera € 1,67; Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08. n. 22: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67. n. 23: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00. RICHIESTE SPECIALI Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Rubrica 4 “Avvisi Legali”: 1 modulo: € 400 2 moduli: € 800 Rubriche Compravendite immobiliari Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Spettacoli 35 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Personaggi Il ritiro del presidente, giunto a fine mandato. «Pappano ci ha dato un riconoscimento internazionale» Santa Cecilia e il futuro della musica «Esasperato dalla ricerca di fondi» Bruno Cagli lascia dopo vent’anni: è diventata una fatica immane ROMA — Dopo vent’anni, l’Accademia di Santa Cecilia perde il suo «re». «Sono a fine mandato — dice il presidente Bruno Cagli —, al massimo sarei potuto restare per un altro anno. Ma sono stanco». Il successore ideale è il vicepresidente Michele Dall’Ongaro, che però dovrebbe lasciare l’Orchestra Rai. La scelta sarà fatta dagli accademici, ovvero i maggiori musicisti italiani, e non solo. Prima di Cagli, l’Accademia funzionava ma non riusciva a scrollarsi un certo provincialismo. Con lui, Orchestra e Coro hanno conquistato un profilo internazionale. Cagli racconta che la priorità, al momento della sua nomina, fu «la ricerca di un direttore stabile che consentisse di portare profondi cambiamenti. Una ricerca difficile, tanto che persino gli orchestrali avanzarono proposte di medio calibro, per non dire modeste. Scommisi su Daniele Gatti, che non aveva 30 anni: curò una sorta di ringiovanimento dell’interpretazione, che era adagiata su troppe convenzioni. Un lavoro che fu approfondito da Chung». Poi c’è stato l’arrivo di Pappano, «un’intuizione non mia ma di Berio, che gestì l’Accademia per quattro anni tra i miei vari mandati; Pappano ha portato il riconoscimento all’estero, è una grande ricchezza per la città e per la musica in Italia. Dal Giap- Ha detto Condizionamenti La politica tenta sempre di poterti condizionare Gli unici che vengono da amanti della musica sono Ciampi e Napolitano Prove La violoncellista Sol Gabetta (32) con Antonio Pappano (54). A destra, Bruno Cagli (72) pone al Sudamerica, andremo ovunque». E con Pappano è cominciato il cammino all’Auditorio di Renzo Piano, la nuova sala attesa 68 anni, dopo lo sventramento fascista dell’Augusteo. «Alcuni grandi direttori non venivano a Roma per l’inadeguatezza del precedente Auditorio della Conciliazione, che non è nato per la musica. Quando finalmente ci trasferimmo, un esponente di governo disse: sarà una cattedrale nel deserto. Non è stato così. Molto utili alla causa furono Francesco Rutelli come sindaco e Gianni Letta». Con la nuova sala non c’erano più alibi per la crescita della prima orchestra sinfonica italiana. Eppure Cagli ha vissuto «malissimo» la mancanza dell’organo: «Anche l’acustica ne avrebbe giovato. Mi rivelarono che i soldi previsti per l’organo erano stati spesi per altre necessità, e mi convinsi che non si sarebbero trovati più. Poi Berio non la ri- tenne una battaglia da fare». L’Accademia è l’unica istituzione musicale slegata dai politici: hanno tentato di mettere le mani su di voi? «Ahhh, lo fanno tuttora. In compenso gli unici politici assidui che vengono ai nostri concerti sono due presidenti della Repubblica, Ciampi e Napolitano. L’ingerenza della politica... In passato, nei miei tre anni come direttore artistico all’Opera di Roma, ho visto cinque tra commissari e sovrintenden- La scommessa Decisi di puntare su Daniele Gatti, che non aveva ancora 30 anni, lui portò avanti una sorta di ringiovanimento dell’interpretazione ti. In Orchestra c’erano due arpe, la seconda suonò una sola volta per Aida. Io amo quel teatro, a Roma c’è spazio per due grandi enti musicali. Ma nessuno dell’orchestra di Santa Cecilia può permettersi di guadagnare uno stipendio con 62 giorni lavorativi in sei mesi, come succede all’Opera. Noi sfioriamo le mille manifestazioni l’anno (compresi gli incontri), abbiamo superato i Berliner come spettatori: 340 mila contro 280 mila. La storia dell’Accademia, che ha origini nel ’500, è conservata nel nostro archivio. Quando Barenboim mi ha chiesto la documentazione del suo corso di perfezionamento, gli ho risposto che potevo dargli solo la fotocopia. Altrove può succedere di tutto. Un mio studio musicologico sul Rossini serio, ad esempio, che era all’Archivio di Stato, l’ho rivisto in vendita da un antiquario». Qual è il rovescio della medaglia nel dipendere da umori e idee dei musicisti? «L’esasperante ricerca della sicurezza del denaro, una fatica immane che mi ha spinto a lasciare. Veniamo da nove anni di pareggio di bilancio. Sto programmando con Pappano i prossimi tre anni senza sapere quanto avrò. Per fortuna l’autofinanziamento supera il 50%. Il paradosso è che se taglio qualche concerto ci rimetto. Siamo condannati, in senso buono, a lavorare molto. Tra le cose di cui vado fiero, l’orchestra e il coro giovanili. Dobbiamo curare gli spettatori di domani». Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Box Office Usa Da «Iron Man» ai «Guardiani della Galassia»: i trionfi Marvel Vincono le battaglie che nessuno di noi potrebbe combattere. Anche al botteghino. Come dimostra il boom di incassi nel weekend, in Usa e Canada, di Guardiani della galassia (in Italia uscirà il 22 ottobre). Il film di James Gunn, tratto dal fumetto Marvel, è primo al box office con ben 94 milioni di dollari (circa 70 milioni di euro): l’incasso d’esordio più alto di sempre per agosto, e il terzo dall’inizio dell’anno. Tra i protagonisti dell’avventura spaziale con extraterrestri disadattati e un procione parlante, Chris Pratt (foto), Zoë Saldaña, Vin Diesel, Bradley Cooper, Benicio del Toro e Glenn Close. I Guardiani della galassia è il 10° titolo uscito nelle sale da quando Marvel ha finanziato le proprie produzioni, da Iron Man (2008) a Thor, fino a The Avengers. Tra i supereroi prossimamente in uscita Avengers: Age of Ultron e Ant-Man (2015). 36 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Sport L'analisi È L’INTER LA MIGLIOR SQUADRA DELL’ESTATE Mercato Nello scorso campionato, solo il 38% dei calciatori era eleggibile per la nazionale. Gli over 30 sono il doppio rispetto alla Germania di MARIO SCONCERTI L’ Inter è per adesso la miglior squadra vista in estate. Non per individualità, ma per complesso, gioca già da squadra, ha caratteristiche tattiche già precise. M’Vila non ha l’ordine di Cambiasso, ma molta forza in più, permette alla squadra di pressare con insistenza. È questo che ha messo in difficoltà prima il Real, poi la Roma, tecnicamente superiori. Per la prima volta si vede l’idea di gioco di Mazzarri, l’anno scorso rimasta piuttosto oscura. L’Inter gioca come una provinciale di lusso, aspetta, aggredisce l’avversario che porta la palla, e riparte subito. Ha una condizione leggera, in sostanza è già veloce, quasi un piccolo handicap a un mese dall’inizio del calcio vero. La finta sorpresa è Dodò, giocatore di talento su cui si è un po’ equivocato. A Roma non ha fallito, non c’era semplicemente il suo ruolo. Dodò è un esterno alto, da fascia lunga. A Roma doveva giocare terzino, fare cioè il difensore, cosa che non sa fare. Ma ha sempre avuto un bellissimo sinistro e uno dei migliori cross d’Italia. Non siamo davanti a Roberto Carlos, ma a un ottimo giocatore sì. Bloccata intorno a M’Vila, la fase difensiva sembra già a posto, quando l’Inter perde palla raramente si fa sorprendere dall’avversario. Resta da scoprire quella offensiva. Kuzmanovic è in crescita rispetto a un anno fa, anche sul suo rendimento ci sono stati spesso equivoci. Forse partirà, comunque sia il suo ruolo è quello attuale, da mezzala pura e verticale. Jonathan è chiaramente una soluzione di rimbalzo. Hernanes e Kovacic porteranno qualità e meno disciplina, meno spirito di squadra. Ma senza la loro tecnica sarebbe difficile far partire l’attacco, adesso spesso solo e occasionale. L’Inter sarà una grande squadra solo se Hernanes tornerà se stesso e se Kovacic diventerà una mezzala completa. Cosa che può tranquillamente fare. Anche Icardi sta diventando un progetto interessante, ma avrà un avversario di reparto fortissimo. Osvaldo mi sembra ancora il miglior centravanti italiano. Diventa nervoso quando non gioca e non si sente apprezzato, ma ha doti fisiche e tecniche molto alte. Per dare il meglio l’Inter dovrà giocare quasi sempre in contropiede. Per fare questo non è necessario chiudersi in area, ma lasciare il pallone agli altri in mezzo al campo. Se mantiene velocità di gioco, l’Inter mi sembra molto forte. Se pretende di giocare meglio dell’avversario, decisamente meno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un classico triangolare estivo, di fantasia, ma magari meno inutile di tanti altri: gli under 21 azzurri di Scuffet e Berardi contro gli under 21 stranieri e il loro super tridente (Keita-IcardiIturbe) e gli over 32 stranieri, con 587 presenze in Champions come medaglie sul petto. Ovvero, una prima fotografia dei giovani talenti in rampa di lancio, quelli in cerca di conferme importanti e delle vecchie glorie, più o meno tirate a lucido. Tre squadre molto diverse, tre mondi a parte che nella realtà quotidiana del nostro campionato chiaramente si incrociano tra loro, ma che presi singolarmente danno meglio l’idea di un movimento in difficoltà, con un livello medio di qualità su cui si può discutere. Ma anche con qualche segnale legittimo di speranza. I movimenti di mercato conclusi finora (54% di stranieri su 190 giocatori) confermano in pieno la tendenza del campionato, in linea con l’allarme lanciato a marzo dal c.t. Prandelli sui «38% di giocatori eleggibili 54% delle 190 operazioni di mercato fin qui fatte in A riguarda gli stranieri (103) 29,2% over 30 impiegati nella scorsa serie A In Bundesliga il 15%: dimezzati dal 2001 3-4-3 3-5-2 Scuffet 35% di giocatori impiegati nella finale a 8 del campionato Primavera erano stranieri Under 21 italiani Mezza squadra era stata convocata a marzo da Prandelli per uno stage. Rugani, Bernardeschi e Belotti debuttano in A. Berardi (foto) e Scuffet si devono confermare. gani Romagnoli Ru Crisetig Cristante Belotti Almunia Over 32 stranieri Murru Sei giocatori appena arrivati (Vidic nella foto) infoltiscono il gruppo di ultratrentenni: il romanista Cole con 105 presenze in Champions è il veterano in una squadra da 587 partite Benassi Bernardeschi Cerri Berardi Alex Vidic A. Cole ra Izco S. Keita Ev Maicon Essien Klose Palacio C.D.S. C.D.S. Scontro di generazioni per la nazionale». Gli stranieri più importanti arrivati finora confermano un’altra tendenza cronica, senza contare che il sogno di avere Eto’o o il capitano del Messico Rafa Marquez (35 anni) è ancora vivo: nell’ultimo torneo il 29% dei giocatori schierati aveva oltre 30 anni, il doppio della Bundesliga. Non a caso il bomber della squadra degli ultratrentenni è il laziale Klose, 36 anni, fresco campione del mondo e capocannoniere di sempre ai Mondiali (16 gol). Per rinforzare un gruppo che ha perso il blocco interista Milito, Tra giovani fenomeni e vecchi stranieri, rischiano di non trovare posto i ventenni italiani Cambiasso, Zanetti, Samuel sono arrivati difensori di spessore come Vidic, autore del primo gol interista contro la Roma nella sfida di sabato, Alex (dal Psg al Milan), ma anche esterni come Cole (dal Chelsea alla Roma) o Evra (dal Man Utd alla Juve). «Quando arrivano giocatori come Vidic o Alex vanno benissimo perché hanno tanta esperienza — osserva Filippo Galli, responsabile del settore giovanile del Milan —. Del resto nessuno ha l’interesse di far venire qui giocatori per farli svernare. Ma per i ragazzi italiani resta il grande problema dello sbocco dal settore giovanile. Mancano le seconde squadre o almeno la possibilità di controllare altri club che possano giocare in Lega Pro». I giovani interessanti anche tra gli italiani non mancano, anche se i pari quota stranieri hanno già molti più chilometri nel motore. Proprio Prandelli il 7 marzo aveva convocato 31 «azzurrabili» in uno stage a Coverciano, con i vari Leali, Scuffet, Murru, Romagnoli, Cerri, Benassi e Rugani. Tra questi debutta in A il portiere Leali col Calcio spettacolo Il presidente della Sampdoria punta alle «quote rosa» ma sogna anche un campionato europeo e stadi «sorridenti» Ferrero e le miss a bordo campo: «Non chiamatele raccattapalle» E per favore non chiamatele raccattapalle. Per Massimo Ferrero sono «nuove figure di servizio a bordo campo». Il concetto è che a recuperare i palloni finiti fuori dal rettangolo di Marassi non c’erano i soliti ragazzini con le braghette troppo larghe ma splendide figliole in tuta nera aderente e cappellini all’americana d’ordinanza. Che hanno svolto il loro compito «in modo professionale» e hanno anche portato fortuna, visto che la Sampdoria ha battuto l’Eintracht di Francoforte 4-2, onorando nel migliore modo la memoria di Boskov e scatenando la gioia ultrà del suo presidente, 63 anni domani. Al quar- to gol — Soriano al 41’ del primo tempo — il sosia compatto di Beppe Grillo si è scaraventato giù dalla tribuna d’onore agitando la sciarpa blucerchiata per arringare la Sud. Insomma il calcio diventa un cinema: normale quando i presidenti sono produttori, e anche un po’ attori sopra le righe. Tipo De Laurentiis che si era già inventato per il Napoli le che- erleader italiane, le magliette mimetiche e le mascheresuspense dei nuovi acquisti. Ferrero è appena arrivato nel calcio italiano, nemmeno due mesi, e già vuole cambiarlo. Sogna un campionato continentale, stadi «palpitanti ma sorridenti» e college all’americana — uno lo sta già architettando a Bogliasco — dove i ragazzi possano studiare e insieme L’apertura «Non vogliamo stupire: il calcio è un’azienda seria e non bisogna avere pregiudizi» Il precedente Nel 2009 in occasione della finale di Coppa d’Olanda fu reclutato uno staff di ragazze diventare atleti («Oggi chi vuole fare sport in Italia è penalizzato nella formazione scolastica»). Intanto si è inventato le raccattapalle, o come le chiama lui. «Il calcio è un’azienda seria. Guai avere pregiudizi. Bisogna aprire alle “quote rosa” come nella politica, nell’economia e nello spettacolo», dice. «Il fine non è stupire, ma dare spazio a tutti. Le ragazze a bordo campo sono state bravissime, attente e precise e quindi ripeteremo l’operazione in campionato. Questione di serietà, non di spettacolo fine a se stesso». Le miss ingaggiate facevano parte di un’agenzia professionale ma l’idea del- Innovatore Massimo Ferrero, 63 anni domani, presidente della Sampdoria, attorniato dai suoi giocatori (LaPresse) la Samp è quella di reclutare in futuro delle vere calciatrici, da alternare ai maschietti delle giovanili. L’esperimento al femminile lo aveva avviato cinque anni fa l’Olanda nella finale d i co p p a n a z i o n a l e t r a Twente ed Heerenveen, ma in quel caso le «bordocampiste» erano vere e proprie suffragette, ingaggiate per attirare il pubblico maschile, con coda polemica e fallimento della prova. Al produttore de La chiave di Tinto Brass ovviamente l’estet i ca fe m m i n i l e n o n d à fastidio, ma «il nostro spirito — precisa — resta quello del fair play e della dignità». Federico Pistone © RIPRODUZIONE RISERVATA Sport 37 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Idea della Fifa: 4° cambio in caso di supplementari BERLINO — Quarta sostituzione in arrivo. Michel D’Hooghe, responsabile medico e membro dell’esecutivo della Fifa, in un’intervista al quotidiano tedesco Welt am Sonntag si dice favorevole all’introduzione di un quarto cambio per le partite che vanno ai supplementari, soprattutto per garantire una maggiore tutela degli stessi calciatori. «Sono dell’opinione — ha spiegato D’Hooghe — che debba essere data la possibilità di effettuare una quarta sostituzione qualora la partita vada oltre il 90’. Se una squadra effettua i tre cambi nei tempi regolamentari, in caso di infortunio durante i supplementari un giocatore spesso resta in campo per non lasciare i compagni in dieci». La corsa alla presidenza Figc Nuova gaffe del n. 1 dei Dilettanti. Oggi assemblea di Legapro Tavecchio: «Mi hanno trattato peggio dell’assassino di Kennedy» Albertini attacca via Twitter: «Il Palazzo continua a scricchiolare» 3-4-3 Strakosha Under 21 stranieri Una difesa tutta da valutare (Elez e Strakosha della Lazio saranno forse girati in prestito). Ma un attacco super (Iturbe nella foto): con il palermitano Dybala o lo juventino Coman in panchina Brillante Elez Kovacic Duncan B. Keita Nica M’Baye Sanabria Icardi Iturbe C.D.S. Di comune accordo i candidati alla presidenza della Figc, Carlo Tavecchio e Demetrio Albertini, hanno deciso di non incontrarsi oggi a Firenze nell’assemblea dei club di Legapro, tappa strategica, se non decisiva, a una settimana dal verdetto dell’urna. Le cose sono due: o i nervi sono così tesi che i due preferiscono evitarsi oppure il dialogo non serve più e l’accordo sottobanco c’è già anche se proprio non si vede. A giudicare dalla linea tenuta da De Rossi, proseguita da Chiellini e sulla quale probabilmente si muoveranno nei prossimi tre giorni Pirlo e altri senatori azzurri dopo lo «scatenate l’inferno» via Twitter di Albertini («Il Palazzo del potere continua a scricchiolare»), l’aria è da scontro totale. La pressione è alle stelle e sotto pressione, si sa, Tavecchio dà il meglio di sé: «L’assassino di Kennedy non ha subìto quanto me. E pensare che proprio in questi giorni ricorre il trentennale del mio im- Il paragone infelice Oswald, che brutta fine ucciso da Jack Ruby Lee Harvey Oswald è l’uomo giudicato colpevole della morte del presidente americano John Fitzgerald Kennedy (Dallas, 22 novembre 1963). Venne ucciso due giorni dopo mentre veniva scortato dalla polizia da Jack Ruby, un gestore di night club. Daniele De Rossi Dimissioni Le cose che ha detto Tavecchio sono gravi. All’estero sarebbero scattate le dimissioni automatiche. Da noi invece no pegno in Africa, dove ho contribuito a far aprire un ospedale e dove ho adottato a distanza tre bambini», ha detto ieri il candidato forte alla poltrona che fu di Giancarlo Abete in riferimento all’attacco mediatico dopo il celebre scivolone su extracomunitari e banane. Gaffe genera gaffe, insomma. «È stato eccessivo, Kennedy fu assassinato — ha detto un divertito presidente del Torino, Urbano Cairo, uno dei 9 che IL FAVORITO Cesena, ma per conto della Juve: Scuffet ha 3 anni in meno e si è preso il posto da titolare dell’Udinese. I vari Bardi, Perin, Colombi, Sepe, hanno pochi anni in più e testimoniano una certa vivacità del ruolo: per trovare un numero uno straniero Under 21 bisogna fare ricorso all’albanese della Lazio, Strakosha, che verrà girato in prestito. Il ruolo più delicato sembra quello di difensore centrale. Rugani, pure lui già della Juve ma titolare nell’Empoli, è la grande speranza al debutto in A. Romagnoli della Roma è sei mesi più giovane ma è più esperto: «Se rimarrà coi giallorossi però farà fatica a trovare spazio — sottolinea Galli, ex difensore centrale del Milan — e dovrebbe avere la possibilità di fare esperienza. Sono rarissimi i casi di Scuffet e De Sciglio, che hanno fatto un percorso dalle giovanili alla prima squadra». Tra questi c’è anche Berardi, uomo di punta della meglio gioventù azzurra, in attesa di vedere Bernardeschi della Fiorentina, Belotti del Palermo, esploso in B con 10 gol e magari il talento classe ’96 di Alberto Cerri, possente attaccante centrale del Parma: «Berardi ha vissuto un anno straordinario — ricorda Galli — poi si è fermato. Al Sassuolo ha la possibilità di confermarsi e di mettersi in mostra. Può anche essere l’anno di Cristante nel Milan. Anche perché Inzaghi i giovani li conosce bene». E s bene, da allenatore al debutto, che la fiducia è la prima cosa che conta. Salvatore Riggio Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo il morso a Chiellini Suarez, pronto lo «sconto» A settembre già in campo Potrebbe essere dimezzata la squalifica di quattro mesi inflitta a Luis Suarez dopo il morso a Chiellini nella gara mondiale del 24 giugno vinta dall’Uruguay sull’Italia. Se il Tas di Losanna accoglierà il ricorso, il giocatore potrebbe debuttare con il Barcellona già a inizio settembre. Ex giudici del tribunale svizzero hanno definito la squalifica di Suarez «sproporzionata» e ritengono che «non avrebbe dovuto superare la frontiera delle competizioni internazionali. Una squalifica con la tua nazionale non può essere estesa al club che ti paga». L’8 agosto la giuria del Tas ascolterà Suarez e i suoi legali. Il Barcellona ha designato l’italiano Luigi Fumagalli. Intanto il Valencia ha vinto l’Emirates Cup battendo 3-1 il Benfica. Torna al gol Radamel Falcao (1-0 del Monaco sull’Arsenal), l’attaccante colombiano che aveva saltato il Mondiale per un infortunio che lo ha tenuto fermo sei mesi. Il Chelsea di Mourinho perde in amichevole 3-0 con il Werder Brema. A Trento una doppietta di Luca Toni e i gol di Nenè e Rabusic regalano il 4-0 al Verona contro l’Al-Khor (Qatar). Sempre in Trentino, il Palermo ha pareggiato 2-2 col Brescia (in gol Dybala e Belotti). In programma oggi a Eboli (alle 20.45) Parma-Salernitana. © RIPRODUZIONE RISERVATA I due programmi Nuovo segretario generale e una spinta per lo ius soli 1 2 1 Investimenti da 3 milioni l’anno contro seconde squadre come bacini 2 rettore generale. Sotto, una serie di «Direzioni» con deleghe specifiche e una «business unit» che offra servizi anche per le singole componenti federali. La comunicazione e il rapporto con i tifosi riparte dal restyling del sito istituzionale, per sviluppare il marchio (con specialisti nel marketing) e fidelizzare sempre più all’azzurro. Strutture e rapporti col governo: per gli stadi c’è la valorizzazione della sinergia con il Credito Sportivo e la ricerca di nuovi finanziatori. Obiettivo riqualificazione, con l’abbattimento delle barriere contestuale alla professionalizzazione degli stewart (e alleggerimento della responsabilità oggettiva) e coinvolgimento dei tifosi nell’organizzazione. Al governo si propongono due cose nuove: l’abolizione dell’Irap per le imprese sportive e l’adozione del modello francese per il finanziamento dello sport, cioè una royalty a chi organizza eventi su cui si scommette. Donne: la proposta è quella di chiedere ai club professionistici di istituire almeno una squadra femminile che partecipi a campionati, anche giovanili, con format innovativi per lo sviluppo del settore. 3 4 5 a. arz. © RIPRODUZIONE RISERVATA Introduzione del segretario generale, come battere il corporativismo Comunicazione e tifosi 3 Valorizzazione del marchio oppure nuovo sviluppo sui social network Strutture e governo 4 Abolizione dell’Irap, impianti nuovi o da ammodernare Calcio femminile 5 Una squadra per club maschile, maggior armonizzazione Andrea Arzilli © RIPRODUZIONE RISERVATA L’OUTSIDER Via alle seconde squadre rating per i settori giovanili La nuova governance Dilettanti Carlo Tavecchio (Ansa) Così Carlo Tavecchio. Lo slogan è: «Rimettere il gioco del calcio al centro del progetto». Per questo si pensa a una nuova organizzazione, a investimenti sui giovani attraverso la rete dei Centri di Formazione Federali (della Lnd) e all’innovazione degli impianti, con riferimento al pericolo da scampare: «La paura delle riforme». Giovani e stranieri: per i primi, oltre agli investimenti (stimati 3 milioni l’anno) da girare nella formazione di nuovi atleti e nuovi tecnici (con l’introduzione di un coordinatore per regione), la proposta è quella delle «seconde proprietà» da armonizzare alla riduzione dell’area professionistica; per i secondi, considerati gli accordi di Schengen e la legge Bosman, i modelli di riferimento sono quello inglese (quote di ingresso destinate a giocatori con crediti internazionali) e quello tedesco (lo «ius soli», cioè l’attribuzione della cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri, che però è competenza del governo). Nella governance la proposta di cambio è radicale: introduzione della figura del Segretario generale della Federazione, non organo federale ma capo dell’azienda Figc sotto il controllo dell’organo politico; e abolizione della duplicità del Di- Giovani e stranieri hanno scaricato Tavecchio (il Parma, invece, ha confermato il sostegno) —. Mi sembra che nelle gaffe lui ci vada alla grande». Il che contribuisce a creare tensione su tensione proprio nel momento cruciale della corsa allo scranno più alto della Federcalcio. Mentre cioè l’Aic di Tommasi e Albertini tenta il tutto per tutto in una rimonta che i numeri rendono davvero disperata e che, probabilmente, punta più che altro a far fare un pas- so indietro all’avversario. «Per quanto mi riguarda non è cambiato nulla», ha detto infatti il presidente della Legapro, Mario Macallli: il suo 17%, unito al 34% in mano a Tavecchio, smorza di fatto l’ultima offensiva messa su dai calciatori e spinta dal Pd. Il primo cannone lo ha fatto esplodere Daniele De Rossi addirittura dagli Usa: «In America, Francia, Inghilterra, per cose così dopo un giorno ti fanno dimettere — il romanista su Opti Pobà —. Adesso se io litigo con uno di colore in campo e gli dico “tu mangi le banane” sarà una gaffe e quindi guai a squalificarmi». E poi ancora Giorgio Chiellini: «Sono rimasto sconcertato dalle parole di Tavecchio. Niente di personale, ma credo che bisogna smetterla di fare certe figure con il mondo e scegliere le persone giuste che abbiano il decoro per ricoprire certi ruoli». Tavecchio è sotto tiro, la battaglia vera è appena cominciata. Calciatori Demetrio Albertini (Pegaso) Così Demetrio Albertini: cita Steve Jobs e papa Francesco come auspicio di una rivoluzione culturale che parta dalla base, la scuola, per arrivare fino al vertice. Obiettivi: il reclutamento tecnico e il reset educativo che può vedere protagonisti degli «ambasciatori» della Figc, cioè ex azzurri dall’alto profilo. I cardini: tutela della salute (con step di visite mediche obbligatorie), salvaguardia dei principi di lealtà sportiva, lotta alla discriminazione. Giovani e stranieri: il modello è quello delle seconde squadre come bacini per far crescere i talenti. In alternativa, le convenzioni Figc per collaborazioni tecniche tra società sportive, di fatto «succursali» nelle serie minori. Il tutto mentre si pensa a una nuova politica di immigrazione e a un sistema di rating per i settori giovanili, con incentivi per i più virtuosi. La proiezione in serie A è nella proposta di rose con un tetto di 25 giocatori di cui 8/10 cresciuti nei vivai nazionali. La proposta di governance è per sconfiggere il «corporativismo»: il riferimento è a una legge quadro dello sport, l’idea è quella di separare le specificità professionisti e dilettanti, aree nuove «con un equo bilanciamento nei pesi elettorali». Da 1 2 qui un nuovo modello gestionale articolato su tre aree: politicoistituzionale, tecnico-sportiva e amministrativa-gestionale, per le quali sarà fondamentale il collegamento del direttore generale. La comunicazione e il rapporto con i tifosi: adottare un modello di «customer relationship management» con la creazione di un database socio-demografico dei tifosi della nazionale per sviluppare la comunicazione su YouTube, i social ecc... Strutture e rapporti col governo: collegamento con il Coni e con i vari ministeri, soprattutto con il Miur (meccanismo dei crediti formativi per l’attività agonistica). Gli impianti presi in esame sono quelli scolastici, molti da ammodernare. Per gli stadi si fa con quello che c’è adottando gli standard minimi dell’Uefa: via le barriere, obbligo dei seggiolini a norma e investimento nella tecnologia. Donne: più soldi per investire nel calcio femminile, con l’armonizzazione delle varie anime (Dipartimento calcio femminile, Settore giovanile e scolastico, Settore tecnico e Club Italia) che oggi sono «distribuite in modo disorganico». 3 4 5 a. arz. © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Sport Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Atletica, male Howe «Niente Europei» Bis della Del Buono «Non mi sento pronto ad affrontare un campionato europeo», ha dichiarato Andrew Howe, giunto secondo con 21’’ netti sui 200 nel meeting della Valsugana, dietro Enrico Demonte (20’’85). Nuovo acuto della 19enne Federica Del Buono, già convocata per gli Europei di Zurigo nei 1.500: per lei 2’01’’80 negli 800, al di sotto dello standard di partecipazione al torneo continentale. Ciclismo, Nibali vince il criterium Merckx Cadute in Polonia A una settimana esatta dal trionfo nel Tour de France, con la passerella d’onore a Parigi, Vincenzo Nibali è tornato al successo imponendosi in Belgio nel Criterium di Wolvertem intitolato al «Cannibale» Eddy Merckx. Giro di Polonia, prima tappa caratterizzata da pioggia, vento e cadute: vince il bielorusso Hutarovic (Ag2r). Terzo Manuele Mori (Lampre) Bilancio I nerazzurri tornano dagli States con un bilancio molto positivo L’Inter di Vidic, M’Vila e Dodò un successo il mercato low cost Manca ancora Medel, Osvaldo sbarca oggi a Milano Milan Colpiti e affondati I giocatori del Milan in barriera (Afp) Inzaghi si tira su «C’è lo spirito giusto in Italia ci rifaremo» «Nel campionato italiano con questa determinazione e questa voglia possiamo fare bene, dobbiamo solo scrollarci di dosso le paure dello scorso anno». Cambiano gli allenatori ma il ritornello da Clarence Seedorf a Pippo Inzaghi non muta. Il focus viene sempre puntato sui timori retaggio del balbuziente campionato passato. Ma basta l’angoscia per giustificare 10 gol incassati (contro uno solo segnato), prestazioni sotto tono ed errori marchiani? Il Milan nella notte di sabato ha chiuso il cammino nella Guinness Cup beccando 2 reti dal Liverpool. La prima su errore di Essien, la seconda su gentile omaggio di Cristante. «La situazione è preoccupante» sussurrano dai corridoi della sede. La rosa più povera tecnicamente dell’era Berlusconi non regala da Oltreoceano gioie né motivi per sorridere. I nuovi acquisti per il momento non incidono: Menez a causa dello stiramento al quadricipite non è mai stato impiegato, Alex è parso impacciato, Agazzi incerto. Contro il Liverpool, che da giocatore gli regalò la più grande soddisfazione sportiva, Inzaghi (dopo la tripletta dell’Olympiacos e il 5-1 del City) assiste a piccoli progressi. Stavolta, ai vicecampioni della Premier, almeno non sono state concesse praterie Venerdì il vertice per il contropiede (Abbiati Serve un portiere, ha anche parato un rigore a venerdì il tecnico Lambert). «Dobbiamo a Forte dei Marmi per continuare con questo quando ci un vertice con Galliani spirito, confronteremo in Italia i nostri valori verranno fuori. Forse siamo ancora un po’ ingenui» ha confessato scoraggiato il tecnico milanista. Che però all’ora della colazione era già pronto a rivedere i video della gara per apportare correttivi. «Ho visto un Milan in crescita, di certo migliore rispetto alle precedenti uscite» ha dichiarato comprensivo Adriano Galliani. «Abbiamo giocato in maniera dignitosa e ho visto un buon Niang». Dopo l’amichevole di mercoledì contro il Chivas, la squadra tornerà in Italia. Venerdì il tecnico milanista raggiungerà a Forte dei Marmi l’ad rossonero e chissà se il vertice servirà per effettuare un punto sul mercato. Bloccato peraltro a causa dell’ostinazione di parecchi giocatori a non volersi muovere da Milano: Mexes, Essien, Albertazzi, Zaccardo rifiutano ogni destinazione. Senza parlare di Robinho, la cui agente è a Dubai con il mandato a trattare per conto del Milan con i club interessati. Solo dopo la sua cessione potrà partire la caccia all’esterno: Campbell sembra essere uscito dai radar vista l’indisponibilità di Wenger a separarsene. Cerci resta il primo della lista mentre su Balotelli (impiegato nella ripresa con il Liverpool) non si registrano offerte concrete dei reds nonostante le parole di Rodgers. Piuttosto nelle ultime ore, dopo le prestazioni poco convincenti di Agazzi e i malanni fisici di Abbiati, si pensa a un portiere. Ieri ne hanno parlato a pranzo Galliani e Preziosi ma Perin costa fra i 10 e 15 milioni. Si è discusso anche di un possibile scambio: Niang al Genoa per Antonelli e Kucka. Anche il presidente Berlusconi ha fatto le ore piccole per non perdere di vista il suo Milan. Chi lo ha sentito giura che non siano presenti segnali di turbolenza nei cieli sopra Arcore. Già, ma fino a quando? Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Se «questo è l’inizio di una grande strada», come annunciato ieri da Juan Jesus a Sky Sport, lo scopriremo nei prossimi mesi. Per ora l’unica certezza è che la tournée negli Usa è stata più che positiva per l’Inter di Walter Mazzarri. Un dato su tutti certifica che la squadra sta trovando in fretta equilibrio, solidità e compattezza, doti che non ha quasi mai avuto nella passata stagione. Dunque in 270 minuti, più recuperi, contro Real Madrid, Manchester United e Roma, Vidic e soci hanno subito un solo gol, realizzato da Bale, tra l’altro, con un gran tiro da 30 metri. Un anno fa, di questi tempi negli States, i gol al passivo erano stati 9, sempre in tre gare contro Real, Chelsea e Valencia. Energia nuova in casa Inter, e senza che Thohir abbia dovuto mettere mano al portafoglio. Il mercato, infatti, è stato e sarà low-cost, eppure sono arrivati giocatori di spessore. Onore ai meriti del ds Piero Ausilio, abile nel fare un buon mercato, anche senza soldi, ma con le idee. Vidic era a fine contratto coi Red Devils, Dodò è stato preso in prestito biennale (600mila euro), M’Vila, sempre in prestito (1 milione) e per entrambi l’eventuale acquisto definitivo scatterà a rate dal 2016 in poi, proprio come quello di Osvaldo (prestito gratuito) in arrivo oggi a Milano dove domani sosterrà le visite mediche. Ausilio, inoltre, ha riscattato la seconda metà di Krhin (1,2 milioni), Taider (2 milioni) dal Bologna e il 50 per cento di Biraghi dal Cittadella. Totale uscite: 5,4 milioni. In compenso Livaja è stato ceduto (2,75 milioni) al Rubin, Benedetti al Cagliari (1 milione), Paramatti (1 milione al Bologna), mentre dai prestiti di Biraghi (Chievo) e Duncan (Sampdoria) sono entrati in cassa altri 650mila euro. 5,4 milioni di euro spesi fino adesso dall’Inter sul mercato. La società nerazzurra ha incassato la stessa cifra dalle cessioni e potrebbe chiudere in attivo vendendo Alvarez o Guarin 1 gol subito dall’Inter nelle tre partite giocate negli Usa contro Real Madrid, Manchester United e Roma. Un anno fa, contro Real, Chelsea e Valencia i nerazzurri avevano incassato 9 reti I conti, insomma, tornano alla grande e sono destinati a migliorare se Ausilio riuscirà a cedere almeno uno tra Guarin e Alvarez, oltre a Taider, giusto per bilanciare l’acquisto di Gary Medel: la trattativa Come nel sumo Nagatomo e Guarin festeggiano lottando il secondo gol alla Roma (Liverani) col Cardiff è davvero a un passo dalla chiusura, dopo che i due presidenti hanno definito termini e modalità di pagamento. Per il cileno sono già stati programmati i test medici per mercoledì e giovedì po- trebbe presentarsi ad Appiano Gentile dove l’Inter, riprenderà ad allenarsi dopo i due giorni di permesso concessi da Mazzarri alla squadra, in arrivo oggi verso le 13 a Malpensa. Quanti tifosi ManU-Real e lo stadio è stracolmo Due squadre di gran nome ma decisamente incomplete sono bastate per scatenare l’entuasiasmo dei fan americani: ben 109.318 spettatori sabato al Michigan Stadium per assistere alla partita tra Manchester United e Real Madrid (Ap) Niente finale di Guinness, infatti, nonostante il 2-0 con la Roma per gli interisti: la Champions Cup se la giocheranno a Miami Manchester United e Liverpool. La squadra di Mazzarri tornerà in campo domenica prossima a Francoforte contro l’Eintracht e giovedì 14 agosto affronterà il Paok a Salonicco nell’ultimo test prima dell’esordio ufficiale in Europa League del 21 agosto. Il sorteggio è in programma venerdì a Nyon. Intanto Dodò, uno dei migliori nella tournée negli Usa, dal proprio profilo Twitter, ha mandato un affettuoso messaggio all’ex compagno di squadra Leandro Castan, costretto a uscire dal campo dopo pochi minuti della sfida di sabato sera contro l’Inter, per un problema muscolare. «Spero non sia niente di serio amico mio!!! Forza Castan». Franco Fiocchini © RIPRODUZIONE RISERVATA La novità Nella B francese debutta stasera la Diacre, prima donna allenatrice: «Voglio democratizzare questo ruolo» Corinne, pioniera in panchina a dare ordini agli uomini DALLA NOSTRA INVIATA PARIGI — Che lo voglia o no oggi i riflettori del calcio francese (e non solo) sono puntati su di lei. Corinne Diacre, prima donna allenatrice di una squadra maschile professionistica in Francia, debutta in panchina. Il suo club, simbolo della regione dell’Alvernia, il Clermont-Foot, stasera scende in campo contro il Brest in apertura del campionato di serie B. E una partita di per sé di modesto interesse diventa un evento mediatico. Per allentare la tensione e ridurre il peso delle aspettative, Corinne smorza la portata del suo ruolo pionieristico: «Sono solo un’allenatrice. Al mio posto ci sono stati uomini che hanno fallito. Ma so che ci saranno giudizi af- frettati del tipo “meglio che le donne restino in cucina”». Sembra vaccinata contro le immancabili critiche «sessiste», Corinne. E appare anche molto coraggiosa, visto che ha accettato l’incarico dopo la rinuncia di un’altra donna, la portoghese Helena Costa, prima scelta del patron Claude Michy, dimessasi a giugno, prima di cominciare, lamentando la «totale mancanza di rispetto da parte del presidente della società». Nelle polemiche che sono seguite Corinne ha preferito non entrare per giocare anche questa volta la «sua» partita. Forte del suo passato di stella del calcio femminile francese. A 18 anni ha indossato per la prima volta la maglia della nazionale, a 20 ne è diventata la capitana e ha chiu- so la sua carriera a 31 anni con 121 presenze in partite internazionali: un record. Dalla sua ha un background di tutto rispetto anche come allenatrice: dopo la panchina dell’Asj Soyaux-Charente femminile, dal 2007 al 2013 è stata vice c.t. della nazio- 40 anni Corinne Diacre (Afp) nale francese femminile. E quest’anno, ha conseguito — prima donna — il diploma di allenatore per la serie A e B. A quanti rimarcano la sua inesperienza nella gestione degli uomini, risponde: «Chi pensa che il calcio maschile non sia comparabile con quello femminile dimostra di non capire nulla di questo sport. Non c’è differenza tra un allenatore e un’allenatrice, a parte la sensibilità». E a chi gli fa presente la difficoltà di sfruttare l’intimità dello spogliatoio per accendere la squadra controbatte: «Nessun imbarazzo, certo non entrerò quando i giocatori si stanno cambiando, ci daremo una regola. Ponete il problema a me ma ci sono ben 11 uomini oggi che allenano squadre femminili». L’unico precedente in Europa di donna alla guida di un club maschile è italiano: fece scalpore Carolina Morace nel 1999 quando venne nominata allenatrice della Viterbese in serie C. Lasciò due mesi dopo per scontri con il patron della squadra, Luciano Gaucci. «Tocca a me ora lavorare per democratizzare questo ruolo» ragiona Corinne, grandi occhi azzurri e capelli lisci sulle spalle. Ce la farà a invertire la rotta e a segnare l’inizio della valorizzazione delle donne nel calcio maschile? Corinne chiede tempo. Oggi compie 40 anni e come regalo forse si accontenterebbe — per ora — di qualche gol. Alessandra Muglia [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Sport 39 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Volley, l’Italia torna al successo contro la Cina Le azzurre del volley battono la Cina 3-2 (25-18, 18-25, 2522, 18-25, 15-10) e conquistano a Sassari la seconda vittoria nel Grand Prix, dopo quella dell’esordio con la Repubblica Dominicana, seguita dalla sconfitta con il Brasile. Ottima reazione dell’Italia di Bonitta che tornerà in campo il prossimo venerdì a Hong Kong contro il Giappone, in attesa del Mondiale che si disputerà in Italia dal 23 settembre al 12 ottobre. La storia Basket, gli azzurri battono il Canada Oggi con la Bosnia L’Italia si è imposta sul Canada per 74-71 nella prima giornata del torneo di Trieste, ultimo appuntamento prima delle qualificazioni all’Europeo 2015 (debutto il 13 agosto a Mosca contro la Russia). Gli azzurri di Simone Pianigiani tornano in campo stasera contro la Bosnia (ore 20.30, RaiSport2) e chiuderanno domani con la Serbia. Una casa nei sobborghi di Las Vegas (con i piccioni sul tetto). E Jamie Foxx si prepara a interpretare Iron Mike Re decaduto Mike Tyson, 48 anni, ex re dei massimi. Sopra con Lakiha Spicer, terza moglie, e Jamie Foxx che lo interpreterà (Epa, Ap) Da belva a piccolo borghese La nuova vita di Tyson salvato dall’ultima moglie Un film in arrivo, il passato alle spalle: «Non merito Kiki» DALLA NOSTRA INVIATA Juventus in Indonesia Chiellini e lo choc Conte «Siamo più forti E Vidal resterà con noi» TORINO — Un nuovo allenatore, già cinque acquisti, la solita voglia di sempre. La voglia di vincere. La nuova Juve di Allegri non cambia obiettivi, parola di Giorgio Chiellini (foto). I segni del morso mondiale di Suarez sulla spalla non ci sono più («Ormai...» sorride), l’estate gli ha regalato la gioia del matrimonio con Carolina, il rinnovo del contratto fino al 2018 (l’annuncio a fine mese) e la sorpresa del cambio di tecnico. Via Conte, ecco Allegri. «L’addio del mister è stato uno choc perché nessuno di noi se l’aspettava — ammette il numero 3 bianconero —. Gli ho parlato, ha le sue motivazioni e va rispettata la sua decisione. Detto questo, si va avanti, come devono fare anche i tifosi». In tanti però ancora non approvano l’arrivo di Allegri. «Ma i tifosi non sarebbero stati contenti neanche di Guardiola: Conte ha fatto cose straordinarie, è stato capitano di questa squadra, come allenatore ha vinto sempre, quindi è stato uno choc per tutti. Ma ora bisogna voltare pagina». Una cosa, infatti, è certa. «Non si cancella nulla di quanto fatto in questi anni, la squadra si è rinforzata, arriveranno altri due giocatori che alzeranno il livello e siamo ancora in un ciclo vincente». Ecco il punto. «Sono convinto di questo perché la scossa inaspettata del cambio di allenatore ci darà più responsabilità e perché questa squadra diventa più forte ogni anno che passa. E alla fine saremo qui tutti insieme». Compreso Vidal? «Sono convinto che resterà». Un indizio importante è che il cileno è tra i 28 convocati che stanno raggiungendo Giacarta per la tappa in Indonesia della tournée che porterà i bianconeri anche in Australia e a Singapore fino a dopo Ferragosto. I tempi per un eventuale trasferimento al Manchester United si restringono. «Allegri ha la stessa intensità di Conte ma metodi di lavoro diversi. Potrà migliorare una macchina già vincente, darci più imprevedibilità. Ma non è arrivato cancellando quanto fatto in tre anni di vittorie. C’è grande unità d’intenti per continuare questo ciclo vincente». Le antagoniste però iniziano a pensare in grande. «Ci fa anche piacere che si dica che non siamo favoriti senza Conte. Tutti aspettano di vederci perdere le prime partite ma noi abbiamo voglia di dimostrare di esser ancora i più forti. Mi ha sorpreso l’Inter, ma credo che la griglia di partenza vedrà ancora favoriti noi, la Roma e il Napoli». Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA LAS VEGAS — Dalle mille luci della Strip — dove maghi, attricette e buffet all you can eat intrattengono una media di 40 milioni di turisti all’anno — sono solo undici chilometri. Seven Hills, sobborgo di Las Vegas, è la comunità residenziale per piccolo borghesi dove non ti aspetteresti mai di trovarlo. Cactus, casette di stucco bianco, serpenti a sonagli e lui, Mike Tyson. Domata dalla terza moglie, Lakiha «Kiki» Spicer, l’ex bestia si è rifugiata qui, dove Jamie Foxx, già nel cast di «Ali» (era Drew «Bundini» Brown, l’uomo che saliva sul ring con Cassius Clay), verrà a studiarne umori, espressioni e linguaggio del corpo in vista del biopic che gli studios di Hollywood hanno messo in cantiere per il 2016, quando Michael Gerard Tyson compirà 50 anni (30 giugno, cancro). Pochi avrebbero scommesso che ci sarebbe arrivato, a quell’età, rimesso nei binari di un’esistenza dignitosa dalla donna che incontrò dopo gli scontri frontali con Robin Givens e Monica Turner, quando il più giovane campione dei massimi della storia (20 anni, 4 mesi, 22 giorni: 22 novembre 1986, Trevor Berbick k.o. alla seconda ripresa) era già stato inghiottito da un nero obeso e alla deriva, ormai assuefatto a qualsiasi sostanza solida, liquida o gassata potesse dare dipendenza, come è ben raccontato in «True», 633 pagine di violentissima, volgare, urticante e bellissima biografia da cui Terence Winter, sceneggiatore di Martin Scorsese, attingerà a piene mani per il progetto ancora senza un titolo. La villetta di stucco bianco di Mike e Kiki, acquistata in saldo nell’anno della grande crisi immobiliare Usa (1,7 milio- Spazi ridotti Se fai sumo in aereo viaggi stretto Il corridoio dell’aereo praticamente non si vede: dura la vita dei lottatori di sumo quando con la loro squadra devono viaggiare in aereo. E dura anche la vita dei passeggeri che devono condividere la fila con loro... ni di dollari contro una valutazione iniziale di 3 milioni) dal giocatore Nba Jalen Rose, è uguale a tutte le altre del circondario eccetto per un dettaglio che la rende riconoscibile anche da lontano: la colombaia sul tetto del garage, il legame inscindibile con il passato remoto di un bambino cresciuto a calci e pugni in faccia nel quartiere più povero e manesco di Brooklyn, Brownsville, a testimonianza del fatto che tu puoi uscire dal ghetto ma il ghetto non uscirà mai da dentro di te. Niente a che vedere con il villone kitsch con i rubinetti d’oro, la cocaina per gli ospiti e la tigre libera di circolare intorno alla piscina che ispirò il cameo di Tyson in «Notte da leoni», il blockbuster in tre puntate che l’ha riposizionato sulle mappe dello star system dopo l’arresto per stupro, il fiero pasto sul ring con l’orecchio di Holyfield, la bancarotta e il ritiro definitivo, trent’anni di pregiudizio senza alcun orgoglio prima che dall’affollatissima vita orizzontale di Tyson uscisse vincente, a sorpresa, Kiki, figliastra dell’imam della moschea di Philadelphia, sposata undici giorni dopo la tragica morte della piccola Exodus, oggi madre di Milan e Morocco, i figli biologici di Mike numero sei e sette. «Non so quando ho cominciato ad amarlo, non so perché lo amo e per quanto andrò avanti a farlo, ma lo amo» ha detto Kiki al New York Times nell’unica intervista rilasciata dalla donna che salvò Mike Tyson da se stesso, accettando di andare a convivere nella periferia di Las Vegas con un mostro redento e tutti i suoi fantasmi. «In vita sua, Mike è andato a letto con qualsiasi essere di sesso femminile che respirasse. Oggi accanto a sé vuole solo una persona che sia buona con lui». Scomparsa Camille D’Amato, moglie ucraina del mentore Cus, è Lakiha il grande amore di Tyson. «Ho sprecato tutto. Non ho fatto altro che tirare pugni, scopare e far figli. Se da piccolo ti insegnano che non sei degno di essere amato, quella convinzione ti resta dentro per sempre. Non merito mia moglie ma vorrei morire insieme a lei» scrive Mike nel libro. E alla fine, sotto il tetto di piccioni, a 11 km di cactus dalla vita, vissero (in)felici e contenti. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Si sono chiusi a Glasgow i Giochi del Commonwealth, l’Olimpiade privata di sudditi (ed ex sudditi) della Regina Stephen, eletto presidente per meriti sportivi Sul pass più nobile c’era stampato «Her Majesty the Queen», superfluo scrivere il nome. Con quel cartellino al collo Elisabetta II ieri al Celtic Park di Glasgow ha dichiarato chiusa l’edizione numero 20 dei Commonwealth Games, l’Olimpiade dell’Impero e di chi ha inventato, codificato, esportato nel mondo, regole e cultura di tanti sport. C’è chi li considera un relitto del passato, chi un anacronistico vezzo da nostalgici dominatori del mondo, ma con i loro 71 paesi partecipanti, i 17 sport, i 5000 atleti, le 1385 medaglie assegnate, le 300 ore di dirette trasmesse dalla Bbc per una potenziale audience di quasi 2 miliardi di ex sudditi, restano il terzo evento multi sport del mondo dopo Olimpi- ade e Asian Games. La Gran Bretagna mai ha partecipato come tale, ma parcellizzata in Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord, Isola di Man, Jersey e Guernsey. Le ultime due sono isole normanne, situate nella parte più ampia della Manica, una retta da un parroco eletto dalla confederazione delle 18 chiese isolane, l’altra da un governatore militare nominato dalla Regina. I British Empire Games nacquero nel 1930, sotto il regno di Giorgio V. A Cardiff, nel 1954, con Elisabetta che era già sul trono e le gare erano ancora misurate in yards e miglia, divennero i British Empire and Commonwealth Games e tennero con questo nome sino a Kingston 1966. Con la liquidazione della maggior parte delle colonie, a Edimburgo 1970 nuovo b a t tes i m o : B r i t i s h Co m monwealth Games. Da Edmonton ‘78, cancellato per sempre il British: Commonwealth Games e basta. In un futuro non lontano, popolato magari dalle re- Nauru Il presidente Stephen pubbliche di Scozia e d’Australia, potrebbero rimanere soltanto i Games. Cambia la forma, lo spirito imperiale resta immutato. Al fianco di specialità nobili (atletica e nuoto su tutti) con una partecipazione di alto livello e una storia costellata di grandi imprese e fantastici record (il miglio di Roger Bannister, il record del mondo dei 1500 metri di Philbert Bayi, lo show di Bolt in staffetta sabato sera), un cocktail di specialità tanto amate da chi parla l’inglese: le lawn bowls (le bocce sull’erba), il netball, una specie di pallacanestro per ragazze giocata nei college del Pacifico, lo squash, il rugby seven o il badminton. Alla fine sono stati 35 i paesi a tornare a casa con una medaglia: classifica vinta dall’Inghilterra che si è ripresa con orgoglio la leadership ceduta nelle ultime edizioni all’Australia, poi tanti protettorati, domini, sperdute isole del Pacifico o dell’Atlantico a vivere dodici giorni di gloria. Tra queste spicca la Repubblica di Nauru, 9400 abitanti e 21 chilometri quadrati di superficie. Il suo più illustre abitante è Marcus Stephen, 12 medaglie vinte nel sollevamento pesi ai Commonwealth Games tra il 1986 e il 2002. Un onore così grande che appena tornato in patria dopo l’ultimo strappo vincente si ritrovò sul podio più importante: presidente della repubblica. Valerio Vecchiarelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera 41 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Patrizia e Carlo annunciano con immenso dolore la perdita del caro Le figlie, i generi, i nipoti ed i pronipoti annunciano con grande dolore la scomparsa di - Milano, 3 agosto 2014. I funerali avranno luogo nella chiesa parrocchiale di Tremenico il 5 agosto alle ore 14. - Milano, 2 agosto 2014. Marina Calvi Orsoni Claudio Pirri Partecipano al lutto: – Marina, Darioalberto, Enzo, Helen. I fratelli Marco e Cristina unitamente alle loro famiglie annunciano la scomparsa del loro amato I fratelli Leone e Lorenzo Calvi, la cognata Mariella Iacono, i nipoti Giacomo Vittoria e Andrea con i loro coniugi, i pronipoti tutti partecipano al lutto delle figlie e delle loro famiglie per la dipartita di - Milano, 3 agosto 2014. - Milano - Tremenico, 3 agosto 2014. Fabrizio, Patrizia, Paolo e Nicolò ricordano con affetto e nostalgia il cugino Lucia e Gigi Paglia sono vicini a Pupi e famiglia per la perdita della mamma - Civenna, 3 agosto 2014. - Milano, 3 agosto 2014. Deda, Simona, Lele partecipano con grande affetto al dolore della famiglia Pirri per la morte di A nome di tutti i soci esprimo grande dolore per la scomparsa di Claudio Paola Bianchi Bonifacio Carlo e Silvia De Benedetti sono affettuosamente vicini a Giulia Maria per la scomparsa dell’ Arch. Guglielmo Mozzoni Guglielmo In ricordo di 2002 - 2014 Luciana (Luca) De Giovanni Mereu Sei sempre con me.- Non ti ho dimenticata.Ciao.- Carlo. - Milano, 4 agosto 2014. Paola Longoni Cremonini 4 agosto 2009 - 4 agosto 2014 ricordandola un po’ come madre e un po’ come sorella.- Paola, dovessi incontrare la mia Rena, falle un lungo e tenero abbraccio da parte mia. - Leggiuno, 3 agosto 2014. Vilma Maiocchi Il tempo non cancella l’amore: sei sempre nei nostri cuori.- La tua famiglia. - Milano, 4 agosto 2014. Maria Luisa Tarquini ved. Marcheggiano A dieci anni dalla scomparsa di Gina Severini Franchina ha serenamente lasciato i propri cari la mattina del 2 agosto, all’età di 87 anni, accompagnata dal loro affetto.- La famiglia. - Roma, 2 agosto 2014. Partecipano al lutto: – Emanuele e Bona Cohenca. Rita Montini - Peschiera Borromeo, 4 agosto 2014. Il fratello Ubaldomaria Longoni piange la scomparsa di Alberto Foà Angelo e Cristina Forghieri Il funerale oggi alle 14.30 in via Jona. - Milano, 3 agosto 2014. Rodolfo e Emmanuelle De Benedetti sono vicini a Giulia Maria e alla sua famiglia nel triste momento della perdita dell’indimenticabile Carlo e Luigi ricordano nelle loro preghiere gli amati genitori è mancata il 2 agosto all’affetto dei suoi cari.Con grande dolore lo annunciano i nipoti Stefano, Francesco, Matteo, la cognata Valeria, i cugini Silvana e Gigi Bassanini con relativi consorti, gli amici Barbara, Guido e figli, Mariapia, Chiara e Cesare, Cristiana. - Milano, 3 agosto 2014. Laura, con figli, nipoti e genero, annuncia con profonda tristezza la scomparsa del marito amico caro, dotato di grande intelligenza, ironia, impegno civile e gusto della vita. - Milano, 2 agosto 2014. - Padova, 4 agosto 2014. I soci del Lions Club Segrate Milano Porta Orientale e i soci di ACTEL, Accademia Tempo Libero partecipano al dolore della famiglia. - Segrate, 4 agosto 2014. di 70 anni.- Ne danno l’annuncio la moglie Luisella, la sorella Maria Rosa, i cognati Marco e Patrizia ed i parenti tutti.- La famiglia desidera esprimere un sentito ringraziamento ai medici ed al personale tutto dei Reparti di Nefrologia, Dialisi, Croff e Litta del Policlinico di Milano per l’assistenza offerta a Giuseppe nel volgere di tanti anni e gratitudine a tutto il personale della Rianimazione Generale "E. Vecla" dello stesso policlinico. - Milano - Stradella, 4 agosto 2014. Claudio Pirri Salvatore Megna Licia Clavenna Di Pasquantonio Giuseppe Torreggiani Il cielo ha guadagnato uno splendido angelo.Ornella Guya Giorgia. - Milano, 3 agosto 2014. Romeo ed Annamaria Chiarotto addolorati sono vicini al grande dolore della signora Rosalia e dei figli per la scomparsa del caro ed indimenticabile amico È mancata la nostra amica Lions Circondato dall’affetto dei suoi cari, si è spento Claudio ti ricordo con tanto affetto.- Eugenia. - Milano, 3 agosto 2014. - Genova, 3 agosto 2014. per anni nostro attivo e valente Amministratore Delegato.- Le maestranze e i dipendenti della ditta MIRMU Srl - Milano. - Milano, 3 agosto 2014. Riccardo Quinto - Milano, 3 agosto 2014. Luigi Paola Bianchi specialista e docente di valore noto in Italia e all’estero per capacità e competenze, che lascia prematuramente un vuoto incolmabile nella tradizione italiana degli studi di filosofia medievale.- Giulio d’Onofrio Presidente SISPM. - Roma, 3 agosto 2014. Partecipano al lutto: – Fabrizio e Claudia Garampelli. Carlo e Federica con Niccolò e Pietro sono vicini a Stefano ed alla sua famiglia nel ricordo del caro papà Ci uniamo al dolore della famiglia Bonifacio, ricordando con stima e affetto la signora Marina Calvi Orsoni Claudio Luigi (Gigi) Roncoroni Abbracciamo con immenso affetto Stefano in questo triste momento.- Michele Paola, Paolo Alma, Pietro Alessandra, Pietro Nicole, Matteo Emanuela, Amedeo Anna, Giovanni Nevena, Carlo Toia, Paolo Claudia, Giuseppe Veronica. - Milano, 3 agosto 2014. Quanti vorranno ricordarla insieme ai famigliari potranno recarsi martedì 5 agosto dalle 9.45 alle 10.30 presso Casa Vidas, via Ojetti 66 Milano.Successivamente, alle 11.30, si terrà un breve raccoglimento per l’ultimo saluto presso il cimitero di Lambrate. - Milano, 3 agosto 2014. Marina Calvi Orsoni Claudio Caro I figli Mario con Lorena e Mauro con Giulia unitamente ai nipoti Carlo, Eleonora e Emanuele annunciano la scomparsa della loro cara mamma la sorella Romana la ricorda a quanti la conobbero e le vollero bene. - Roma, 4 agosto 2014. - Milano, 2 agosto 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Con la scomparsa di Guglielmo Mozzoni SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE si chiude una pagina bellissima dell’architettura italiana.- Lo ricordiamo con stima e siamo vicini a Giulia Maria Aldo e Luca con tanto affetto.- Elena e Gerardo Braggiotti. - Filicudi, 3 agosto 2014. ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE L’associazione Italia Nostra con il suo Presidente avvocato Marco Parini e il suo Consiglio direttivo nazionale partecipa al lutto di Giulia Maria Mozzoni Crespi per la scomparsa del marito Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it - e-mail: [email protected] Guglielmo Mozzoni - Roma, 2 agosto 2014. SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Manuela e Filippo con Elisa Giulia e Lorenzo, Daniele e Magda con Federico ed Alice annunciano la scomparsa della loro adorata mamma TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Elisabella Turchetto Bertola Corriere della Sera Hai amato la vita accettandone gioie e sofferenze, insegnandoci che ciò che Dio dà va sempre accolto come un dono.- Ora sei con papà.- Ti vogliamo bene.- I funerali si svolgeranno lunedì 4 agosto alle ore 14.45 presso la chiesa Corpus Domini in via Canova 4 Milano. - Milano, 3 agosto 2014. Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 Partecipano al lutto: – Le cognate e i nipoti. – Franca e Sergio Stoppato. L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Ettore e Iucci con Max e Bianca partecipano commossi al dolore di Manuela, Daniele e famigliari tutti per la scomparsa della cara Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 - fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Elisabella Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 - Milano, 2 agosto 2014. Partecipa al lutto: – Nicolangelo Dell’Acqua. Giorgio D’Alessandro ti ricorderemo sempre come amico fraterno di tutta una vita.- Nino, Laura, Alessandra e Francesco Priora con tutta la famiglia Remisceg sono vicini a Goffreda con tanto affetto. - Cogne, 3 agosto 2014. Il Tempo RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Design A+G Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a fondazionecorriere.it Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile IL SOLE OGGI LE PREVISIONI PREV PRE VISIONI Bari Sorge alle T Tramonta alle Palermo Bologna Firenze 5:50 20:05 6:11 20:12 6:04 20:35 6:06 20:34 Torino 6:17 20:51 Napoli 6:01 20:15 Roma Milano 6:06 6:10 20:47 20:24 Genova DOMANI Trento Aosta Venezia 6:14 20:45 LA LUNA 5:57 20:34 MERCOLEDÌ Nuova Primo quarto Piena Ultimo quarto 27 lug. 3 ago. 11 ago. 18 ago. VENERDÌ GIOVEDÌ Trieste Venezia Milano Torino Bologna Genova Firenze Ancona Perugia La pressione inizia gradualmente ad aumentare su tutta la nostra Penisola. Se oggi il tempo sarà prevalentemente soleggiato su gran parte delle regioni, domani una debole perturbazione porterà delle piogge sulle Alpi, Prealpi, Appennini e zone del Nordovest. I fenomeni saranno spesso alternati a schiarite. Nei giorni successivi il sole sarà prevalente sulla maggior parte delle regioni anche se l'instabilità pomeridiana caratterizzerà i rilievi. L’Aquila ROMA Campobasso IN EUROPA Bari Potenza Napoli Catanzaro Cagliari LE TEMPERATURE ERAT ERA ATURE DI OGGI 26 Aosta 27 Torino 26 Genova 28 Bologna 31 Roma 26 Campobasso 32 R. Calab Calabria a 32 Catania Catania 27 29 27 28 29 27 26 27 33 30 27 30 31 32 31 31 Milano Trento Venezia Trieste Fire r nze re Firenze Perugia Ancona L L’A quila L’Aquila Napoli Bari Potenza Catan Palermo Palerm Paler mo Palermo Alghero ro Alghero Cagliari Cagliar a cura di Olbi VENTO Sole Nuvolo Coperto Pioggia Rovesci Temporali Neve max Ancona Aosta Bari Bologna Bolzano Brescia Cagliari 22 16 12 21 17 19 20 27 21 31 25 27 23 31 S = Sereno P = Pioggia N R S S P T S min max 18 20 22 17 19 20 21 26 34 32 22 25 23 26 Campobasso Catania Crotone Cuneo Firenze Genova Imperia N = Nuvoloso R S N R N T N L’Aquila Lecce Messina Milano Napoli Olbia Palermo T = Temporale min max 17 20 22 18 22 20 24 24 33 35 23 31 31 34 C = Coperto 27 Helsinki Oslo Copenaghen Edimburgo 18 20 Berlino Amsterdam 23 Londra 21 Kiev 21 Varsavia 32 Milano Vienna 24 Belgrado 28 31 Lisbona 31 Bucarest Tirana Fronte Freddo 32 Atene 37 Tunisi Algeri Ankara 34 28 Roma Barcellona 25 Fronte Caldo 22 27 Madrid 34 Praga 22 Parigi Bassa Pressione 28 22 21 Dublino L Stoccolma 21 35 31 Moderato Forte Molto forte Calmo LE TEMPERATURE DI IERI IN ITALIA min Alta Pressione Fronte Occluso MARE Debole Nebbia H La depressione d'Islanda invia un'altra perturbazione sulle zone centrali europee e sul Mediterraneo settentrionale; rovesci e qualche temporale su questi settori. L'alta pressione russa invece protegge le nazioni orientali e Nord orientali con tempo più stabile e soleggiato. Nelle zone meridionali del continente staziona l'alta pressione sub-tropicale con bel tempo e caldo estivo. R N N N N N S Parma Perugia Pescara Pisa Potenza R. Calabria Rimini V = Neve min max 19 17 22 20 15 23 21 23 23 29 24 28 34 28 R = Rovesci R T N N R N S Roma Torino Trento Trieste Udine Venezia Verona B = Nebbia min max 21 16 18 21 19 21 20 28 22 25 28 25 24 24 Mosso Agitato 26 N S T N 26 30 Bogotà 32 Caracas 25 18 Seul Delhi Shanghai Bangkok SUD AMERICA 29 Pechino N T NORD AMERICA ASIA AUSTRALIA Tokyo 33 Giacarta 27 N 17 Sydney 30 San Francisco 23 Los Angeles 25 21 Chicago Santiago New York 22 Città del Messico 26 30 19 16 Casablanca Il Cairo 25 Lima Vancouver 28 AFRICA 38 26 Rio de Janeiro Buenos Aires Nairobi Lagos 17 Luanda 27 14 Città del Capo 42 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera Tv in chiaro Teleraccomando Rai1 di Maria Volpe PER DISTRARSI PER CONOSCERE Buon pomeriggio Anni 60, le donne con l’Ape Maia alzano la testa Torna l’Ape Maia 3D (nell’immagine). La serie è il remake del programma originale del 1975, tratta dai romanzi dello scrittore tedesco Waldemar Bonsels. Maia, la piccola ape dai capelli ricci e biondi, dopo la nascita viene affidata alle cure di un’ape adulta, Cassandra. Spinta dalla sua curiosità, Maia ben presto si allontana dall’alveare per vivere liberamente nei prati e nella foresta, al di fuori delle severe regole della sua colonia di api. In compagnia del suo inseparabile amico, il piccolo fuco Willi, Maia scoprirà il divertimento e il brivido dell’imprevisto. L’istituto della famiglia è quello che più di tutti riflette i cambiamenti in atto. La puntata ripercorre le tappe del mutamento dei costumi: dalla pratica del «matrimonio riparatore» all’abolizione del «delitto d’onore» e del reato di adulterio previsto dal Codice di procedura civile solo per le donne. E ancora: l’arrivo della pillola anticoncezionale, le prime avvisaglie di quello che sarà il movimento femminista e, da ultimo, a chiudere il decennio, l’imminente approvazione della legge sul divorzio. Nella puntata gli interventi di Paolo Mieli (foto). L’Ape Maia 3D Rai YoYo, ore 13.35 Gli archivi del Novecento Rai3, ore 23.45 Rai2 Rai3 Rete4 rai.it rai.it rai.it 6.00 EURONEWS. Attualità 6.10 IL CAFFÈ DI RAIUNO. Attualità 6.30 TG 1. 6.45 UNOMATTINA ESTATE. Attualità 10.30 SAPORE DI SOLE. Attualità 11.25 DON MATTEO 6. Telefilm 13.30 TELEGIORNALE. 14.00 TG 1 ECONOMIA. Attualità 14.05 LEGAMI. Soap Opera 14.50 CAPRI 2. Telefilm 16.50 RAI PARLAMENTO TELEGIORNALE. 17.00 TG 1. 17.15 FILM LA TATA DEI DESIDERI. (Dramm., Usa, 2008). Regia di Bradford May. Con Vanessa Marcil, Brennan Elliott, Stacy Keach. 18.50 REAZIONE A CATENA. Varietà 20.00 TELEGIORNALE. SERA 20.30 TECHETECHETÉ VIVE LA GENTE. Videoframmenti 21.20 IL COMMISSARIO MONTALBANO. Miniserie. Con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo 7.50 SORGENTE DI VITA. Attualità 8.20 LE SORELLE MCLEOD. Telefilm 9.45 PASION PROHIBIDA. Telefilm 10.30 TG2 INSIEME ESTATE. Attualità 10.35 TG 2 STORIE. Att. 11.20 IL NOSTRO AMICO CHARLY. Telefilm 12.10 LA NOSTRA AMICA ROBBIE. Telefilm 13.00 TG 2 GIORNO. 13.30 E...STATE CON COSTUME. Attualità 13.50 MEDICINA 33. Rubrica 14.00 FILM LA CASA SULLA COLLINA. 15.40 SENZA TRACCIA. Telefilm 17.00 GUARDIA COSTIERA. Telefilm 17.55 TG 2 FLASH L.I.S. 18.00 RAI TG SPORT. 18.15 TG 2. 18.45 REX. Telefilm 8.00 AGORÀ ESTATE. Att. 10.00 IL CONTE UGOLINO. Documenti 10.20 FILM PAOLO E FRANCESCA. 12.00 TG 3. 12.15 LA SIGNORA DEL WEST . Telefilm 13.00 IL TEMPO E LA STORIA. Attualità 13.45 KILIMANGIARO ALBUM. Doc. 14.00 TG REGIONE. 14.20 TG 3. 14.50 TGR PIAZZA AFFARI. Attualità 14.55 TG 3 LIS. 15.00 TERRA NOSTRA 2. Telefilm 15.45 FILM LA BANDERA MARCIA O MUORI. 17.15 GEO MAGAZINE 2014. Documentario 19.00 TG 3. 19.30 TG REGIONE. 20.00 BLOB. Attualità 20.10 AI CONFINI DELLA REALTÀ. Telefilm 20.30 TG 2 20.30. 21.00 LOL :-). Serie. Con Réal Bossé, Marin Drainville 21.10 VOYAGER - AI CONFINI DELLA CONOSCENZA. Attualità. Conduce Roberto Giacobbo 23.15 TG 2. 23.35 MISS FISHER DELITTI E MISTERI. Telefilm. Con Essie davis, Nathan page, Hugo JohnstoneBurt Rai4 Canale5 Italia1 La7 MTv mediaset.it/rete4 mediaset.it/canale5 mediaset.it/italia1 TG 4 NIGHT NEWS. ZORRO. Telefilm MIAMI VICE. Telefilm DISTRETTO DI POLIZIA. Telefilm RICETTE ALL’ITALIANA. Attualità TG 4 - TELEGIORNALE. RENEGADE. Telefilm LO SPORTELLO DI FORUM. Attualità HAMBURG DISTRETTO 21. Telefilm IL COMANDANTE FLORENT. Telefilm TG 4 - TELEGIORNALE. IERI E OGGI IN TV. Varietà TEMPESTA D’AMORE. Soap Opera IL SEGRETO. Telenovela. Con Megan Gracia Montaner, Alex Gadea, Maria Bouzas 6.00 TG 5 PRIMA PAGINA. Attualità 8.00 TG 5 MATTINA. 8.45 MIRACOLI DEGLI ANIMALI. Doc. 9.00 FILM CHE FINE HA FATTO IL CAVALLO DI WINKY? 11.00 FORUM. Attualità 13.00 TG 5. 13.45 BEAUTIFUL. Soap 14.45 UOMINI E DONNE E POI. Talk show 16.10 FILM LA CLINICA TRA I MONTI - CADUTA DALLE NUVOLE. (Drammatico, Germania, 2008). Regia di Karl Kases. Con Erol Sander, Anica Dobra, Sigmar Solbach. Nel programma: Tg5 minuti; Meteo.it 18.30 CUORE RIBELLE. Telenovela 19.10 IL SEGRETO. Telenovela 6.00 FRIENDS. Serie 6.30 XENA, PRINCIPESSA GUERRIERA. Telefilm 7.10 SUPERCAR. Telefilm 9.10 A-TEAM. Telefilm 11.20 HUMAN TARGET. Telefilm 12.25 STUDIO APERTO. 13.00 SPORT MEDIASET. 14.05 I SIMPSON. Cartoni 14.35 FUTURAMA. Cartoni 15.00 PRETTY LITTLE LIARS. Telefilm 16.40 O.C. Telefilm. Con Peter Gallagher, Adam Brody, Rachel Bilson STUDIO APERTO ANTICIPAZIONI. 18.30 STUDIO APERTO. Nel programma: Meteo.it 19.20 C.S.I - SCENA DEL CRIMINE. Telefilm. Con William L.Peterson, Marg Helgemberger, Gary Dourdan 6.00 TG LA7. 7.50 OMNIBUS METEO. Attualità 7.55 OMNIBUS. Attualità 9.45 IN ONDA. Talk show 10.25 AGENTE SPECIALE SUE THOMAS. Telefilm. Con Deanne Bray, Yannick Bisson, Rick Peters 11.55 OMNIBUS. Attualità 13.30 TG LA7. 14.00 JACK FROST. Telefilm. Con David Jason, Bruce Alexander, John Lyons 16.10 STARSKY & HUTCH. Telefilm. Con David Soul, Paul Michael Glaser, Antonio Fargas 18.10 COMMISSARIO CORDIER. Telefilm. Con Pierre Mondy, Bruno Madinier, Antonella Lualdi 20.35 UN POSTO AL SOLE. Soap 21.05 FILM LA BANDA DEGLI ONESTI. (Commedia, Italia, 1956). Di Camillo Mastrocinque. Con Totò, Peppino De Filippo, Gabriele Tinti. 21.15 FILM ARMA LETALE 2. (Poliziesco, Usa, 1989). Regia di Richard Donner. Con Mel Gibson, Danny Glover, Joss Ackland. Nel progr.: Tgcom; Meteo.it 23.40 CINEMA D’ESTATE. Attualità 20.00 TG 5. 20.40 PAPERISSIMA SPRINT. Varietà 21.10 FILM GREASE. (Commedia, Usa, 1978). Regia di Randal Kleiser. Con John Travolta, Olivia Newton-John, Stockard Channing 21.10 PERSON OF INTEREST. Telefilm. Con Jim Caviezel, Taraji P. Henson, Kevin Chapman 23.05 CHICAGO FIRE. Telefilm. Con Jesse Spencer, Taylor Kinney, Monica Raymund 20.00 TG LA7. 20.30 IN ONDA. Talk show. Conduce Salvo Sottile, Alessandra Sardoni 22.30 FILM LORD OF WAR. (Dramm., Francia/ Germania/Usa, 2005). Di A. Niccol. Con N. Cage. 23.30 FILM PHANTOM BELOW SOTTOMARINO FANTASMA. (Azione, Usa, 2005). Di Brian Trenchard-Smith 23.05 TG REGIONE. 23.10 TG 3 LINEA NOTTE ESTATE. 23.45 GLI ARCHIVI DEL ‘NOVECENTO. Attualità 23.45 FILM UNA 44 MAGNUM PER L’ISPETTORE CALLAGHAN. (Poliziesco, Usa, 1973). Di Ted Post. 23.40 FILM LA CORTIGIANA - PARTE SECONDA. (Dramm., Austria/ Germania/Repubblic a Ceca, 2012). Di Hansjörg Thurn 24.00 LA CASA DEGLI ASSI - WEEKLY. Reality 1.30 SPORT MEDIASET. 1.55 STUDIO APERTO - LA GIORNATA. 2.25 INVINCIBILI. Varietà. 0.30 TG LA7. 0.45 MOVIE FLASH. Att. 0.50 IN ONDA. Talk show. Conduce Salvo Sottile, Alessandra Sardoni Rai5 Rai Storia Rai Gulp Real Time Class Tv 6.00 6.50 7.20 8.15 10.45 11.30 12.00 14.00 15.30 16.35 18.55 19.35 19.55 20.30 la7.it mtv.it 14.15 GINNASTE - VITE PARALLELE. Varietà 15.10 CATFISH: FALSE IDENTITA’ Serie 16.00 16 ANNI E INCINTA. Varietà 16.50 TEEN MOM. Varietà 18.20 TEEN CRIBS. Varietà 18.50 TEENAGER IN CRISI DI PESO. Varietà 19.50 16 ANNI E INCINTA. Varietà 21.10 VIENI A VIVERE DAI MIEI. Varietà 22.00 CATFISH: FALSE IDENTITA’ Serie 23.00 GEORDIE SHORE. Varietà 24.00 ARE YOU THE ONE? UN ESPERIMENTO D’AMORE. Varietà Deejay TV 15.00 THE FLOW. Musicale 15.30 DEEJAY SUMMER HITS. Musicale 17.00 DEEJAY HITS. Musicale 18.00 FELICITY. Telefilm 19.00 JANE STILISTA PER CASO. Telefilm 20.00 THE FLOW. Musicale 20.30 LOREM IPSUM. Musicale 20.45 FUORI FRIGO. Varietà 21.15 MICROONDE. Varietà 21.30 PASCALISTAN. DocuReality 22.00 REVENGE 1. Telefilm 23.00 WILFRED 2. Telefilm DATI DI PROGRAMMAZIONE FORNITI DA COMPUTIME Film e programmi Depardieu e Auteuil Olivia fa capitolare poliziotti rivali il playboy Travolta Una banda inanella rapine e bagni di sangue: il capo della polizia ordina a Leo e Denis (Gerard Depardieu e Daniel Auteuil, foto) di sgominarla. Tra i due scoppia la guerra. 36 Quai des Orfèvres Iris, ore 21 Danny (John Travolta), un duro e un rubacuori, ha conosciuto durante le vacanze una ragazza australiana, Sandy (Olivia Newton-John, foto con Travolta). Se ne innamorerà. Grease - Brillantina Canale 5, ore 21.10 Bomba sull’Italicus: Napoli misteriosa, il ricordo della strage Giacobbo fa da guida Il 4 Agosto 1974 una bomba esplode sul treno Italicus causando 12 morti e circa 50 feriti. Il documentario ricostruisce quella giornata e il conseguente processo. Strage dell’Italicus Rai Storia, ore 23.45 Roberto Giacobbo dedica la puntata a Napoli. Un viaggio che comincia dal sottosuolo, passa per Pompei e si chiude nel Duomo, indagando sul miracolo del sangue di San Gennaro. Voyager - Ai confini della conoscenza; Rai2, ore 21.10 rai.it rai.it 7.55 THE LOST WORLD. Serie 8.45 WAREHOUSE 13. Serie 9.30 HAVEN. Serie 10.15 RUSH. Telefilm 11.00 FLASHPOINT. Serie 11.45 STREGHE. Serie 13.15 HAVEN. Serie 14.00 STARGATE ATLANTIS. Telefilm 14.45 DOCTOR WHO. Serie 15.35 ONE TREE HILL. Serie 16.20 STREGHE. Serie 17.50 RAI NEWS - GIORNO. 17.55 WAREHOUSE 13. Serie 18.40 THE LOST WORLD. Serie 19.40 DOCTOR WHO. Serie 20.25 STARGATE ATLANTIS. Telefilm 21.10 FILM UNTIL DEATH. (Azione). Regia di Simon Fellows. 22.50 ROMA. Serie 23.45 ROME. Serie 0.35 ANICA APPUNTAMENTO AL CINEMA. Attualità 17.45 RAI NEWS - GIORNO. 17.50 DAVID LETTERMAN SHOW. Talk show 18.40 GLUCK, MOZART. Musica 19.40 RACHMANINOV, RAVEL. Musica 20.40 PASSEPARTOUT. Att. 21.15 5 BUONI MOTIVI. Documentario 21.20 KING LEAR. Teatro Rai Rai Premiumrai.it Movie 15.50 LE RAGIONI DEL CUORE. Miniserie 17.40 RAI NEWS - GIORNO. 17.45 TOPAZIO. Telenovela 19.15 DIRITTO DI DIFESA. Serie 20.15 IL COMMISSARIO MANARA. Serie 21.10 CADFAEL. Serie 22.40 QUEI TRENTASEI GRADINI. Serie rai.it 20.00 COME ERAVAMO 7882. Documenti 20.30 IL GIORNO E LA STORIA. Documenti 20.50 IL TEMPO E LA STORIA. Documenti 21.30 REWIND-BINARIO CINEMA. Documenti 23.10 CORTOREALE. Doc. 23.45 IL TEMPO E LA STORIA. Documenti rai.it 17.25 FILM L’ALBATROS OLTRE LA TEMPESTA. 18.15 FILM LA LEGIONE DEI DANNATI. 19.55 FILM BLEK GIEK. 21.15 HELL ON WHEELS. Serie 22.05 HELL ON WHEELS. Serie 22.50 FILM TRUST. 0.35 RAI NEWS - NOTTE. rai.it realtimetv.it DMax La7d dmax.it class.it la7.it 18.20 GULP GIRL 2013/2014. Attualità 18.45 LE SORELLE FANTASMA. Telefilm 19.35 VIOLETTA. Telefilm 20.25 HOUSE OF ANUBIS. Telefilm 21.15 KUNG FU PANDA. Cartoni 22.05 WINX CLUB. Cartoni 20.20 EXTREME MAKEOVER: DIET EDITION. Attualità 21.10 EXTREME MAKEOVER: DIET EDITION. Attualità 22.05 IO E LA MIA OSSESSIONE. Att. 23.00 IL MIO GATTO È INDEMONIATO. Attualità 10.30 IL BELLO DELLE DONNE. Serie 12.10 LAW&ORDER. Tf 13.45 I CESARONI. Serie 16.00 TG GIORNO. Attualità 16.30 TG SPORT. Attualità 17.00 DISTRETTO DI POLIZIA. Serie 19.15 LAW&ORDER. Tf 21.00 FILM URBAN LEGEND. 22.40 LAW&ORDER. Telefilm 19.30 AFFARE FATTO! Documentario 20.20 BANCO DEI PUGNI. Documentario 21.10 AFFARI IN VALIGIA. Documentario 22.00 I RISTORANTI PIÙ PAZZI DEL MONDO. Attualità 22.50 I SIGNORI DEL BARBECUE. Varietà 16.55 18.55 19.00 19.10 Rai YoYo Iris Cielo La5 Tv 2000 rai.it iris.mediaset.it cielotv.it 19.30 LA CASA DI TOPOLINO. Cartoni 19.50 CARTONI DELLO ZECCHINO. Cartoni 20.10 PEPPA PIG. Cartoni 21.20 OLIVIA. Cartoni 21.45 CALIMERO. Cartoni 22.45 BUONANOTTE CON LE FAVOLE DI YO YO. Attualità 17.15 NOTE DI CINEMA. Varietà 17.22 FILM FRATELLI COLTELLI. 19.13 MAGNUM P.I. Tf 20.06 HAZZARD. Telefilm 21.00 FILM 36, QUAI DES ORFÈVRES. 23.16 FILM AUTOREVERSE. 1.25 FILM L’IMMAGINE DEL DESIDERIO. 19.15 AFFARI AL BUIO TEXAS. Doc. 20.15 AFFARI DI FAMIGLIA - LOUISIANA. Doc. 21.10 FILM SPARKLE - LA LUCE DEL SUCCESSO. 23.15 PROSTITUTE PARTTIME. Documentario 0.15 THE SEX INSPECTORS SEGRETI DI COPPIA. Varietà mediaset.it 18.30 19.25 20.15 21.10 HELLCATS. Telefilm GOSSIP GIRL. Tf ROYAL PAINS. Tf FILM FEBBRE DA FIENO. 23.00 UOMINI E DONNE E POI. Talk show 0.15 SO YOU THINK YOU CAN DANCE. Documentario S.O.S. TATA. Reality TG LA7. FOOD MANIAC. Att. CUOCHI E FIAMME. Attualità 21.10 LE INVASIONI BARBARICHE. Talk show 24.00 LA MALA EDUCAXXXION. Talk show tv2000.it 19.00 L’ISPETTORE DERRICK. Telefilm 20.00 ROSARIO DA LOURDES - IN DIFFERITA. Religione 20.30 TG TG. 21.05 SHERLOCK HOLMES. Telefilm 22.50 LA SVOLTA . Attualità 23.20 ROSARIO DAL SANTUARIO DI POMPEI. Religione 43 Corriere della Sera Lunedì 4 Agosto 2014 Pay Tv Film e programmi Vacillano le certezze del soldato Cruise Il soldato Tom Cruise (foto) deve distruggere i sopravvissuti di una razza aliena. L’arrivo di un inaspettato viaggiatore lo porterà a domandarsi cosa conosce della sua missione e di se stesso. Oblivion Premium Cinema, ore 21.15 Wahlberg ostaggio dell’orsetto Ted Sky Cinema 10.05 AMOUR L’intensa storia d’amore di Anne e Georges, due ex insegnanti di musica ottantenni. Premiato con la Palma d’oro e l’Oscar. Sky Cinema Cult 11.00 L’ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE Lo scienziato Will Rodman tiene una delle sue cavie, lo scimpanzé Caesar che però, ben presto, si ribella al potere dell’uomo. Sky Cinema 1 HD 12.15 L’INTERVALLO In un vecchio edificio di Napoli, Salvatore è il carceriere di Veronica, rea di uno sgarro alla camorra. Tra i due nasce un’intenso rapporto. Sky Cinema Cult 13.20 CAVALCANDO CON IL DIAVOLO Durante la guerra di secessione, un povero emigrante il figlio di un ricco proprietario danno il meglio di se contro i Nordisti. Sky Cinema Passion HD 14.00 SAN GIOVANNI DECOLLATO Prima grande affermazione di Totò al cinema, in seguito ai trionfi nel teatro di varietà, datata 1940. Sky Cinema Classics 15.00 CHARLIE’S ANGELS - PIÙ CHE MAI Una nuova missione per le tre agenti speciali (C. Diaz, D. Barrymore, L. Liu), alle prese con D. Moore nei panni della cattiva. Sky Cinema Max HD 16.50 INCONTRI RAVVICINATI DEL Sport 17.05 18.40 19.00 21.00 TERZO TIPO S. Spielberg nel 1977 racconta una favola sugli alieni, protagonista R. Dreyfuss. Nel cast il regista francese F. Truffaut. Sky Cinema Hits HD IL CASO MATTEI Magistrale interpretazione di Gian Maria Volonté nel ruolo di Enrico Mattei. Dirige F. Rosi. Sky Cinema Classics ALAMO - GLI ULTIMI EROI Nel 1836 un pugno di civili texani occuparono Fort Alamo e resistettero 12 giorni contro migliaia di soldati. Sky Cinema Max HD WON’T BACK DOWN Due giovani madri sfidano la burocrazia rischiando tutto pur di garantire ai propri figli un futuro migliore. Ispirato a una storia vera. Sky Cinema 1 HD RAIN la storia di Rain, un pastore tedesco addestrato per aiutare i soldati statunitensi impegnati nella guerra del Vietnam. Sky Cinema Cult EPIC - IL MONDO SEGRETO La battaglia tra le forze del bene, che mantengono in vita il mondo naturale, e le forze del male, intenzionate a distruggerlo... Sky Cinema Family LEGION Dopo che la terra è stata colpita da una catastrofe apocalittica, Bob e Michael tentano di salvarsi. Sky Cinema Max HD 21.05 21.10 22.40 23.25 0.30 NELLA CASA Un adolescente si insinua nella casa di un suo compagno di studi. Provocherà una serie di incontrollabili eventi. Sky Cinema Passion HD IL POLIZIOTTO È MARCIO Il commissario Malacarne è un poliziotto corrotto, che intrattiene rapporti con la malavita. Suo padre, carabiniere, lo scopre e... Sky Cinema Classics LA MIGLIORE OFFERTA Il battitore d’asta Virgil Oldman, maniacale e solitario, torna ad amare grazie alla bella Claire. Niente sarà come sembra. Sky Cinema Hits HD LE NOTTI BIANCHE Film tratto dal racconto Dostoevskij, diretto da Luchino Visconti con Marcello Mastroianni. Sky Cinema Classics COUNTRY STRONG Per rivalutare la sua immagine la cantante Kelly Canter organizza un tour con la nuova star Beau Hutton e tra i due scoppia l’amore. Sky Cinema Hits HD QUESTA È LA VITA Uno dei primi film ad episodi. Con Walter Chiari, Aldo Fabrizi, Lucia Bosè, Totò. Sky Cinema Classics DOLLS Tre storie per una malinconica elegia dell’amore perduto. L’intensa pellicola è diretta nel 2002 da T. Kitano. Sky Cinema Cult 14.00 CALCIO: LIVERPOOL - MILAN Guinness Champions Cup Sky Sport 1 HD 15.15 CICLISMO: TORUN - WARSZAWA Giro di Polonia. Diretta Eurosport 16.00 RUGBY: WARATAHS - CRUSADERS Super 15 Sky Sport 2 HD 17.00 TENNIS: PRIMO TURNO ATP World Tour Masters 1000 Toronto. Diretta Sky Sport 1 HD 18.15 SCHERMA: CAMPIONATI MONDIALI 2014 FIORETTO MASCHILE (FINALE) RaiSport 1 19.45 CICLISMO: TORUN - WARSZAWA Giro di Polonia Eurosport 19.50 PALLAVOLO: FEMM.LE: GRAND PRIX BRASILE - CINA RaiSport 1 21.00 WRESTLING: THIS WEEK ON WWE Differita Eurosport 21.30 WRESTLING: VINTAGE COLLECTION Differita Eurosport PALLAVOLO: FEMM.LE: GRAND PRIX ITALIA - REP. DOMINICANA RaiSport 1 23.10 SCHERMA: CAMPIONATI MONDIALI 2014 - SCIABOLA FEMMINILE (SEMIFINALI INDIVIDUALI) RaiSport 1 0.30 CICLISMO: TORUN - WARSZAWA Giro di Polonia Eurosport 0.45 SCHERMA: CAMPIONATI MONDIALI 2014 - SCIABOLA MASCHILE (SEMIFINALI INDIVIDUALI) RaiSport 1 Il piccolo John desidera che Ted, il suo orsetto, prenda vita e l’incredibile accade. Trent’anni dopo Ted è un peluche erotomane e alcolizzato che rende a John (Mark Wahlberg, foto) la vita complicata. Ted Cinema Comedy, ore 21.15 Sindrome di Peter Pan per Sandler e compagni Serie Tv Trasferitosi con la famiglia nella cittadina dove è cresciuto, Lenny (Adam Sandler, foto con Salma Hayek) ritrova gli amici d’infanzia. Che, anche se adulti, continuano a comportarsi come adolescenti. Un weekend da bamboccioni 2 Sky Cinema 1, ore 21.10 13.00 LA VITA SECONDO JIM Fox HD 14.00 CATA E I MISTERI DELLA SFERA Disney Channel 15.00 CRIMINAL MINDS Fox Crime HD 16.00 AMERICAN DAD Fox HD 17.00 VIOLETTA Disney Channel 18.00 LIFE BITES Disney Channel 19.10 LE SORELLE FANTASMA Rai Gulp 20.00 DRAGONS - I PALADINI DI BERK Cartoon Network 21.00 BUONA FORTUNA CHARLIE! Disney Channel ELEMENTARY Fox Crime HD DROP DEAD DIVA Fox Life HOUSE OF ANUBIS Rai Gulp 22.00 A TUTTO RITMO Disney Channel 23.00 ICARLY Nickelodeon 23.10 PIPPI CALZELUNGHE DeAkids LIFE BITES Disney Channel Il grande squalo bianco Mediaset Premium visto da vicino Un team di esperti, guidati dallo scienziato Taylor Chapple e dal regista Andy Casagrande, si avventura lungo la costa di Gansbaai, in Sudafrica, per analizzare il grande squalo bianco. A prova di morte National Geographic, ore 22.55 12.16 UNA MAMMA PER AMICA. Telefilm MYA 13.07 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm MYA 13.24 ZOOM. Show Premium Cinema 13.32 LE CROCIATE. Film Premium Cinema 13.35 CHI TI CREDI DI ESSERE?. Documentario Studio Universal 13.57 ONE TREE HILL. Telefilm MYA Intrattenimento 13.30 CHI VESTE LA SPOSA-MAMMA CONTRO SUOCERA LEI 14.20 GOT TO DANCE - NATI PER BALLARE UK Sky Uno 15.00 PRANK PATROL Rai Gulp 16.05 MASTERCHEF AUSTRALIA Sky Uno 17.55 FRATELLI IN AFFARI Sky Uno 18.20 BARBIE RAPERONZOLO DeAkids 19.10 LA GUERRA DELLE TORTE LEI 20.00 IL BOSS DELLA CASA Sky Uno 21.10 BRITAIN’S GOT TALENT Sky Uno 21.50 QUATTRO MATRIMONI IN ITALIA Fox Life 22.20 BRITAIN’S GOT TALENT Sky Uno 22.25 INTOUR Disney Channel 22.45 MASTERCHEF ITALIA 3 Sky Uno 23.40 MASTERCHEF ITALIA 3 Sky Uno 0.40 HELL’S KITCHEN USA Sky Uno 14.25 COLPO DI FULMINE. Film Studio Universal 14.45 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm MYA 15.09 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION. Telefilm JOI 15.36 THE VAMPIRE DIARIES. Telefilm MYA 15.55 L’UOMO D’ACCIAIO. Film Premium Cinema Ragazzi 12.00 YU-GI-OH! ZEXAL K2 13.00 LE NUOVE AVVENTURE DI PETER PAN DeAkids 14.00 MY LITTLE PONY: L’AMICIZIA È MAGICA Boomerang 15.00 REGULAR SHOW Cartoon Network 16.05 OGGY E I MALEDETTI SCARAFAGGI DeAkids 17.00 MY LITTLE PONY: L’AMICIZIA È MAGICA Boomerang 18.15 I DALTON K2 19.10 OGGY E I MALEDETTI SCARAFAGGI Boomerang 20.00 OGGY E I MALEDETTI SCARAFAGGI DeAkids 20.50 I DALTON DeAkids 21.05 LE NUOVE AVVENTURE DI PETER PAN DeAkids 21.10 I DALTON K2 15.59 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION. Telefilm JOI 16.20 EVITA. Film Studio Universal 16.22 UNA MAMMA PER AMICA. Telefilm MYA 17.08 AMORI, FIGLI E ALTRI DISASTRI. Film Tv MYA 17.36 THE MIDDLE. Telefilm JOI 17.59 PARKS AND RECREATION. Telefilm JOI Documentari 14.00 I MAGHI DEL GARAGE National Geographic 15.10 MARCHIO DI FABBRICA Discovery Science 16.05 GENI AL QUADRATO History Channel 17.00 STORIA DELL’UNIVERSO History Channel 18.00 ENIGMI ALIENI History Channel 19.00 AFFARI DI FAMIGLIA History Channel 20.00 AFFARI A QUATTRO RUOTE Discovery Channel HD 21.00 COME È FATTO Discovery Channel HD 22.00 NUDI E CRUDI Discovery Channel HD 23.00 MEGA NAVI Discovery Science 23.40 BATTAGLIE ANIMALI K2 MOGLI ASSASSINE LEI 18.37 IL SOCIO. Film Premium Cinema 18.40 FOCUS. Show Studio Universal 18.49 THE VAMPIRE DIARIES. Telefilm MYA 18.50 LA FAMIGLIA DEL PROFESSORE MATTO. Film Studio Universal 19.36 ONE TREE HILL. Telefilm MYA 19.41 FAIRLY LEGAL. Telefilm JOI 20.24 ONE TREE HILL. Telefilm MYA 20.27 FAIRLY LEGAL. Telefilm JOI A fil di rete di Aldo Grasso Lo strano esperimento dei matrimoni al buio Q uello che non succede più nella vita reale succede ancora in tv: un tempo, le città in agosto si trasformavano in surreali deserti, strade vuote e negozi chiusi. Capitava che per trovare un fornaio aperto uno dovesse avventurarsi ben oltre i soliti tragitti. Poi le cose sono cambiate, complici la crisi e il cambiamento del mondo del lavoro e quella serrata è uno spettacolo che appartiene ormai al passato. Nella vita reale, appunto, perché in tv… Nel bel mezzo Vincitori e vinti del «chiuso per ferie» dei palinsesti estivi uno rischia di riAnna vivere quell’esperienza. Si è coValle stretti a seguire le cose più L’amore strane e curiose, che di norma di Anna si trovano ben lontane dai caValle nali generalisti. Per esempio, supera Rosamunde su Real Time, uno dei pochi caPilcher. Sabato nali che in estate non smobilisera per Rai1 con ta la sua programmazione, si è «Questo nostro concluso venerdì un programamore» in replica: ma singolare, «Matrimoni al a seguire Anna Valle buio» (ore 23.00). sono 2.502.000 In Danimarca, un gruppo di spettatori, per uno psicologi si è messo al lavoro share del 15,5% su un esperimento relativo alla vita di coppia (anche «Grande Eileen Fratello» era nato come un Atkins esperimento sociologico): sulRosamunde la base dei profili comportaPilcher mentali, delle preferenze e desuperata gli stili di vita, ha trovato a sei da Anna Valle. Sabato persone la propria «anima gesera di Canale 5 con mella», formando tre coppie «Quattro sfumature che non si sono limitate a uscid’amore». Per re a cena per conoscersi. l’episodio con Eileen La serie è andata oltre i siti Atkins intitolato web d’incontri e le vecchie «Scandalo»: 1.848.000 agenzie matrimoniali: le tre spettatori, 11,1% coppie hanno dovuto da subito di share contrarre un vero e proprio matrimonio e vivere insieme, sotto l’occhio ben poco discreto delle telecamere, per quattro settimane, prima di decidere se continuare la relazione o dividere le proprie strade. La tesi degli specialisti che hanno formato le coppie è molto positivista: tutto può essere preordinato sulla base di affinità elettive scientificamente calcolabili. Ma le sfumature della vita sono ben altre e ben due delle tre coppie si sono separate, non senza sofferenze. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv 20.45 A NOI PIACE CORTO. Show Studio Universal 21.15 OBLIVION. Film Premium Cinema 21.15 PSYCH. Telefilm JOI 21.15 HART OF DIXIE. Telefilm MYA 21.15 FOCUS. Show Studio Universal 21.25 INTRO ARGENTO PRESENTA HITCHCOK. Documentario Studio Universal 21.30 PSYCHO. Film Studio Universal 22.02 22.03 22.50 23.18 23.25 23.29 THE CARRIE DIARIES. Telefilm MYA PSYCH. Telefilm JOI NIP’N TUCK. Telefilm MYA ZOOM. Show Premium Cinema FOCUS. Show Studio Universal PACIFIC RIM. Film Premium Cinema 23.30 FRATELLO DOVE SEI?. Film Studio Universal 0.02 GOSSIP GIRL. Telefilm MYA 44 Lunedì 4 Agosto 2014 Corriere della Sera
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