Corriere della sera

LUNEDÌ 30 GIUGNO 2014 ANNO 53 - N. 25
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Del lunedì
Mondiale
Oggi
L’Olanda rimonta e passa su
Costa Rica avanti ai rigori
Mercati
Guadagnare ancora
dopo sei mesi positivi
Su Living
Quando la Catalogna
assomiglia a Miami
F. Monti, Sconcerti e Tomaselli
alle pagine 35 e 36
Cometto, Drusiani, Gadda
Monti e Sabella nel supplemento
Il magazine domani in regalo
con il Corriere della Sera
CorrierEconomia
SCUOLA E TRIBUNALI AMMINISTRATIVI
Parla il sottosegretario alla presidenza del Consiglio: le riforme? Sull’Italicum c’è un equilibrio
GLI ABUSIVI
DELLA CATTEDRA
«Così possiamo tagliare il debito»
di GIOVANNI BELARDELLI
Delrio: fondo Ue con gli immobili dello Stato come garanzia
QUEI BIMBI SOLI
AVANGUARDIA
DELLE NUOVE
MIGRAZIONI
di LORENZO SALVIA
di GIUSEPPE GUASTELLA
za, le figure che un tempo
fissavano regole e le facevano rispettare (dall’insegnante al medico, dal capof a m i g l i a a l d i r i g e n te
d’azienda) si rivelano non
più in grado di svolgere
questa funzione. Da parte
sua, chi un tempo accettava
le decisioni di un’autorità
sociale oggi — se non è
d’accordo — ricorre sempre più frequentemente alla
magistratura.
Dunque, dietro la sentenza del Tar che ha annullato una bocciatura, come
dietro altre pronunce consimili, c’è il fenomeno, da
tempo sotto gli occhi di tutti, della perdita di autorità e
di credito sociale degli insegnanti. Oggi, di fronte alla bocciatura di un figlio, a
molti rischia di apparire
normale andare direttamente dall’avvocato (per
non parlare dei casi limite
di chi, come la coppia di genitori di Cosenza di cui ha
parlato giorni fa il Corriere,
ha letteralmente aggredito
la vicepreside). Quella perdita di autorità e di credito
non è certo un fenomeno
solo italiano; ma da noi appare tanto più forte per il
fatto stesso che — nonostante i continui, vacuamente retorici, riferimenti
al merito — una parte del
Paese pensa ormai che valutare il merito di qualcuno
(non soltanto attraverso il
voto, certo, ma a volte anche
con un voto) voglia dire discriminarlo, escluderlo,
porlo ai margini della società. È la nostra cultura
che, in preda a una deriva
pseudobuonista (pseudo,
perché la possibilità della
scuola di contrastare le differenze legate alla diversa
provenienza socioculturale
si lega anche alla sua capacità di valutare il merito di
ciascuno), dietro ai voti e alle insufficienze non sa vedere altro che un atto illegittimo. Contro cui chiedere dunque l’intervento di
qualche tribunale amministrativo disposto a sostituirsi agli insegnanti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I
l sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio la definisce «una strada
nuova». Ma non per questo «improvvisata». Cita Prodi e Quadrio Curzio e propone la «mutualizzazione del debito».
Giannelli
In primo piano
Quali diritti?
Pos obbligatorio
per i professionisti
Proteste e prove
ALLE PAGINE 2 E 3
AP / REBECCA BLACKWELL
ono ancora i professori ad avere la responsabilità pedagogica dell’insegnamento nelle nostre scuole?
È in fondo questa la domanda che nasce dalla lettura di una recente sentenza del Tar del Lazio, che ha
annullato la bocciatura di
uno studente di un liceo
classico romano il quale
aveva riportato alcune pesanti insufficienze: 3 in
matematica, 4 in fisica, 3 in
storia dell’arte. Al di là delle
motivazioni più tecnicogiuridiche della sentenza,
spicca il rimprovero del Tar
agli insegnanti per non avere adeguatamente valutato
la preparazione complessiva dello studente, all’interno della quale — secondo i
giudici amministrativi —
un 3 in matematica e un 4
in fisica sarebbero meno
gravi trattandosi di un liceo
classico. Anche a prescindere dall’opinione che si
può avere su un’argomentazione del genere (personalmente, la reputo una
sciocchezza), a lasciare di
stucco è il fatto che in questo modo il Tar salga, letteralmente, in cattedra. Finisce infatti per sostituirsi
agli insegnanti in quell’attività chiave della loro funzione pedagogica che consiste nella valutazione di
uno studente: una valutazione che può fare a ragion
veduta (o almeno così credevamo) solo chi lo abbia
avuto in classe per un anno
scolastico.
Una sentenza del genere
va inserita in quella tendenza generale — comune a
tutti gli Stati democratici
contemporanei, ma in Italia
più accentuata che altrove
— che vede la magistratura
amministrativa (e non solo)
intervenire in un numero
sempre maggiore di ambiti
della vita sociale, dagli
scrutini scolastici alle cure
mediche. È il fenomeno che
il politologo Alessandro
Pizzorno ha definito come
«resa dell’autorità sociale
alla legge» (Il potere dei
giudici, Laterza): in sostan-
di FABRIZIO MASSARO
E Renzi per l’Europa
cede al discorso scritto
A PAGINA 4
Prime votazioni
sul Senato:
Forza Italia frena
di MARCO GALLUZZO
F
orse per la prima volta Renzi non
parlerà a braccio. Avverrà per l’inizio
del semestre di presidenza italiana
davanti al Parlamento di Strasburgo. E
affiora l’ipotesi Nelli Feroci commissario
A PAGINA 3
europeo al posto di Tajani.
di DINO MARTIRANO
A PAGINA 8
Fuga in gommone (e droga sul fondo) quando arrivano i marines
S
ono decine di migliaia
i bambini soli che ogni
anno affrontano da
clandestini mari e deserti,
stenti e pericoli, sognando
una vita migliore. Quali
sono i diritti di quei
piccoli, avanguardia
delle nuove migrazioni?
A PAGINA 11 Natale
La ricostruzione della famiglia di Chiara
Bici e pedali scambiati:
un’altra ombra
nel delitto di Garlasco
di GIUSI FASANO
D
U.S. NAVY PHOTO
S
40 6 3 0>
In Italia EURO 1,40
www.corriere.it
italia: 51575551575557
I narcos alla battaglia dei sottomarini
di GUIDO OLIMPIO
P
rima i pescherecci, ora anche i sottomarini. I narcos colombiani ricorrono a ogni mezzo per far
arrivare la loro «merce» negli Usa. C’è la rotta del Pacifico che approda in Messico e quella dei
Caraibi via Honduras e Nicaragua (nella foto l’equipaggio di un sub tenta la fuga in gommone). Ma
A PAGINA 12
la task force dei marines in Florida dà loro la caccia usando satelliti e informatori.
ue biciclette, una nera da
donna che una testimone vede davanti alla villetta del delitto e
una bordeaux che su un pedale ha
le tracce biologiche della vittima.
Il colpo di scena arriva dopo sette
anni di indagini e processi. Stiamo
parlando dell’omicidio di Chiara
Poggi, a Garlasco, e delle due biciclette di Alberto Stasi, suo fidanzato e unico accusato per il delitto.
La domanda a questo punto è:
perché mai i pedali della bicicletta
più preziosa sono stati montati
sull’altra? In una memoria che
l’avvocato della famiglia Poggi ha
depositato alla Corte d’appello
(dov’è in corso il nuovo processo
contro Stasi dopo due assoluzioni
e la sentenza della Cassazione che
ha ordinato ai giudici di riaprire il
caso), tutta questa faccenda dei
pedali viene riassunta con una sola spiegazione: sono stati invertiti.
A PAGINA 15
Lo scambio di embrioni I genitori biologici: il parto è vicino, l’altra coppia sfugge
«Sono figli nostri, non ci arrendiamo»
di MARGHERITA DE BAC
«C
i hanno fatti sedere e
ci hanno detto: spiacenti, c’è stato un errore, i
vostri embrioni sono stati
dati a un’altra coppia, arrivederci e grazie». Parlano al
Corriere i genitori biologici
dei due gemelli che ora
stanno crescendo nel grembo della donna sbagliata
per uno scambio all’ospedale Pertini di Roma, annunciando battaglia legale.
A PAGINA 17
Il grande accusatore dell’inchiesta Mose con la moglie
Nella villa
californiana
dei Mazzacurati
«Stiamo male»
di ANDREA
PASQUALETTO
A PAGINA 19
Il caso Wulff
L’ex presidente
che accusa
media e giudici
di PAOLO LEPRI
I
l caso Wulff mette alla
prova la Germania. L’ex
presidente, costretto a
lasciare sotto una raffica di
accuse e poi prosciolto, si
racconta al Corriere. Il
«Kennedy tedesco», come
lo chiamavano, è oggi un
uomo solo: ha perso il posto e la moglie, di 15 anni
più giovane. Lui ora attacca
l’alleanza tra giudici e media, che di fatto lo condannò prima della sentenza.
A PAGINA 13
2
Primo Piano
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
❜❜
Il governo Le scelte
Se Mogherini andrà in Europa si tratterà di sostituire lei. Ma
nessun rimpasto, per carità
«Con la flessibilità Ue
dieci miliardi l’anno
Si potrà investire di più»
Delrio: l’euro union bond per tagliare il debito
Ogni Stato garantirà con i propri immobili
L’agenda
L’Italia alla guida Ue:
meno due giorni al via
Il 2 luglio il premier
italiano Matteo Renzi
presenterà al
Parlamento europeo di
Strasburgo riunito in
sessione plenaria
il programma del
«semestre», durante il
quale toccherà all’Italia
guidare il consiglio
dell’Unione Europea
La visita a Roma
dell’uscente Barroso
Il 3 e il 4 luglio,
il presidente uscente
della Commissione
europea, José Barroso,
con gli altri commissari,
verrà a Roma per
incontrare
il governo italiano
in occasione dell’inizio
del semestre
La nuova Commissione
e il rebus delle nomine
La Commissione Ue,
guidata da Jean-Claude
Juncker, si insedierà a
novembre. L’Italia punta
a ottenere per il proprio
componente la delega
agli Esteri. Per l’incarico
è in pole position
l’attuale ministro
Federica Mogherini
ROMA — L’Italia torna da Bruxelles con la regola del «miglior uso
della flessibilità» già prevista. Non è
un po’ poco, sottosegretario Graziano Delrio, per parlare di un’Europa
che abbandona la linea del rigore e
di vittoria del governo Renzi?
«No, non è poco perché è proprio
dal mancato uso della flessibilità già
consentita che sono arrivati i nostri
problemi più seri».
Quindi, nel semestre di presidenza dell’Unione, l’Italia non chiederà
di alzare il tetto del deficit, il famoso
3% del Pil, il Prodotto interno lordo?
«Non credo sia una legge scolpita
per sempre nella pietra ma non vogliamo essere noi a spostarla sulla
sabbia. No, non chiederemo di alzare
il 3%. Anche per evitare sospetti e risolini in Europa, anche ricordando
che ci sono altri Paesi che sforano
quel limite in modo palese e per un
certo periodo l’ha fatto persino la
Germania».
Scusi, ma allora questa maggiore
flessibilità cosa vuol dire?
«Vuol dire che quando si calcola il
deficit non viene considerata, o meglio viene considerata flessibile, una
parte della spesa. Di fatto si allenta il
patto di Stabilità. Può essere fatto per
il cofinanziamento, cioè i soldi che
l’Italia è obbligata a spendere per utilizzare i fondi europei. Parliamo di
una cifra intorno ai 7 miliardi di euro
l’anno. Ma c’è anche la clausola degli
investimenti, che consentirebbe di
lasciare fuori dal calcolo spese ad alto
impatto sociale, come la messa in sicurezza delle scuole o del territorio.
Parliamo di una somma intorno ai 3
miliardi di euro. In tutto la flessibilità
potrebbe valere 10 miliardi l’anno anche se non è scontato che queste due
voci possano essere sommate».
L’anno scorso Bruxelles ha detto
che la clausola per gli investimenti
non poteva essere usata dall’Italia.
«Vero, e naturalmente sarà la Commissione a definire gli spazi possibili.
Ma il no dell’anno scorso era motivato con una curva di discesa del debito
pubblico ancora troppo lenta».
Se è per questo il nostro debito
pubblico, invece di scendere, sta
continuando a salire. Omai siamo al
135% del Pil.
«Scenderà ma bisogna percorrere
una strada nuova. Che non è improvvisata o avventurosa come qualcuno
dice. Se ne parla da tempo ma finora
nessuno ha avuto coraggio di fare il
primo passo».
Sta pensando alla ristrutturazione del debito pubblico, come in Argentina o in Grecia?
«Quelle sono riflessioni che farà il
presidente del Consiglio. Ma l’Italia
non cerca scorciatoie e nemmeno salvataggi. Qui se ne viene fuori solo con
un orizzonte europeo più ambizioso».
Quale sarebbe la proposta allora?
«Quella di Romano Prodi e Alberto
Quadrio Curzio, gli euro union bond,
cioè la mutualizzazione del debito. Si
crea un fondo federale europeo al
quale ogni Stato conferisce un pezzo
del proprio patrimonio immobiliare e
non. Sono garanzie reali che possono
essere utilizzate in parte per investimenti strutturali in parte per allegge-
Al governo
Chi è
Graziano Delrio, 54
anni, medico, sposato,
9 figli, è il
sottosegretario (Pd)
alla presidenza del
Consiglio
Gli esordi in politica
Nel 1999, Delrio
diventa consigliere
comunale (Ppi) a
Reggio Emilia, la sua
città. Nel 2004 è
sindaco e nel 2009
ottiene il mandato bis.
Nel 2011, è presidente
dell’Anci, l’associazione
dei Comuni italiani
Il passato recente
Renziano della prima
ora, Delrio è ministro
per gli Affari regionali
nel governo Letta. Lo
scorso febbraio, Renzi
lo porta al governo
come braccio destro
rire il debito pubblico. A quel punto
non faticheresti più a trovare 3 miliardi di euro l’anno dalle privatizzazioni ma taglieresti il debito del 2530%».
Sta dicendo che le privatizzazioni
e le dismissioni immobiliari, sempre considerate l’arma numero uno
per abbattere il debito pubblico,
non bastano?
Intesa Il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Graziano
Delrio, a sinistra,
scambia un cenno
in Aula con il premier
Matteo Renzi (Granati)
Senza riforme voto anticipato? Se rimanesse
un bicameralismo mascherato, il Parlamento
dovrebbe assumersi le sue responsabilità
❜❜
«Quel percorso va avanti comunque, uno Stato più leggero resta il nostro obiettivo. Ma con un debito pubblico sopra i 2 mila miliardi di euro
c’è bisogno di una soluzione radicale.
Oltre che di un ritorno alla crescita,
che renderebbe tutto più facile».
Dopo la ripresina di fine 2013 nei
primi tre mesi di quest’anno davanti al Pil è tornato il segno meno.
Confindustria ha appena rivisto al
ribasso le stime da qui alla fine dell’anno. Il bonus da 80 euro non funziona?
«Non è vero. Nel mese passato c’è
stata una inversione di tendenza nella
fiducia dei consumatori. Sono sicuro
che tutte le misure del governo per ridare competitività al Paese, non solo
il bonus da 80 euro ma anche la riforma della giustizia e della Pubblica
amministrazione, daranno i loro
frutti molto presto».
Ecco, le riforme. Comincia la settimana clou per quelle istituzionali.
La curiosità Gli oggetti di valore superiore a 150 euro devono essere indicati in un elenco. Ci sono anche il cognac armeno e una «palla del benessere»
Dal leone in bronzo al set per bistecche. I regali kitsch alla Ue
Vasi con dedica e strumenti mongoli
Gli omaggi nei dieci anni dell’era Barroso
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — «Storia della Sicilia (12 volumi), da un governo regionale al presidente Barroso»;
«Storia della Sicilia” (12 volumi) da
un governo regionale (la Sicilia?
ndr) al commissario Frattini»; «Uovo di cioccolato, altezza più o meno
80 centimetri, da un’organizzazione internazionale alla commissaria
Fischer-Boel»...
Commissione europea che se ne
va, Commissione che arriva: e
ognuna lascia dietro di sé, in stanze
con vari scaffali ordinati, i regali
che i suoi componenti hanno ricevuto negli anni del loro mandato, e
il cui valore supera i 150 euro. Al di
sopra di questa cifra, il protocollo
stabilisce che i regali non possano
essere accettati, e finiscano dunque
elencati in questo elenco, certificato
dalla stessa Commissione come
una prova di trasparenza.
I donatori sono altri leader, governi e capi di Stato, o visitatori privati. E nell’ultimo decennio 20042014 in cui per due mandati ha governato la commissione Barroso,
hanno regalato veramente di tutto.
Con autentici virtuosismi kitsch.
Tappeti, quadri, orologi, coppe
d’argento e cristallo, quadri inquietanti di artisti locali. Ma anche gemelli da polso, o due leoni — uno
ceco di bronzo e uno cinese di cristallo — al presidente Barroso, che
si è visto porgere anche tre cravatte
di seta, una spilla per cravatta, e una
«geode con ametista grezza», dono
di un capo di Stato forse appassionato di geologia.
L’ex commissario tedesco all’industria, Verheugen, ha ricevuto per
poi archiviarlo negli scantinati un
«set dorato» per bistecche «con
coltello, fiaschetta e piccola accetta», più alcuni cellulari ultra accessoriati, un corredo per linee wi-fi e
Magazzini I sotterranei della Commissione a Bruxelles (E. Scagnetti)
un modello di Airbus-380. Il suo
collega alla Sanità Tonio Borg una
«palla del benessere», e quello agli
affari sociali Vladimir Spidla una
bicicletta, nell’ambito della campagna antidiscriminazione «Non c’è
che un solo sesso». Mentre Janez
Potonik, allora commissario all’Ambiente, ha dovuto fare esercizio
di umiltà, rinunciare a un «grande
vaso con il suo nome inciso sullo
zoccolo».
Naturalmente, i governanti d’Europa non si limitano solo a ricevere
regali. Ne fanno anche, eccome. Basta una breve ricerca su Internet,
nei siti protocollari della Casa Bianca, per scoprire per esempio che l’8
luglio 2007 Barroso in visita donò
al presidente George Bush Jr. una
«tazza in porcellana e argento, valore 500 dollari», mentre il giorno dopo Silvio Berlusconi si presentò con
un «assortimento di cravatte Marinella, valore 1.860 euro»: entrambi
i regali, spiega una nota interna, furono accettati perché «il non accettarli avrebbe causato imbarazzo al
donatore e al governo degli Usa».
Per tornare a Bruxelles, l’ex com-
missario al commercio De Gucht
ebbe in dono dal governo moldavo
una «collezione di vini moldavi»,
mentre il collega Stefan Fule ricevette «3 bottiglie di cognac armeno», e «6 pietre armene», ovviamente dal governo armeno. Barroso ha poi ricevuto e dal governo di
Ulan Bator uno «strumento musicale mongolo», e da quello indiano
La Sicilia in dodici volumi
La storia della Sicilia in 12 volumi
è arrivata al politico portoghese
e a Frattini. E c’è chi ha ricevuto
un maxi uovo di Pasqua
un «busto in bronzo di Gandhi». La
commissaria all’agricoltura FischeBoel, forse amante della lirica, si vide invece offrire «due biglietti per
l’opera Tosca». E un «vaso in lacca
nera con fiori dipinti», e una «collana d’argento con schegge d’ambra».
Luigi Offeddu
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Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
125
i giorni trascorsi da
quando il governo di Matteo Renzi ha ottenuto la
fiducia. Il premier ha avuto
378 sì alla Camera; 169 al
Senato, grazie all’appoggio decisivo di Ncd
Il premier A Strasburgo un discorso scritto, un’eccezione per lui
Renzi prepara il semestre:
tocca alla classe Erasmus
Al posto di Tajani l’ipotesi di Nelli Feroci
ROMA — Sta scrivendo un discorso, forse per la prima volta. È una notizia anche agli occhi del suo staff. Di
solito Matteo Renzi parla a braccio,
conta sulla propria capacità oratoria,
sulla memoria, sull’aiuto degli appunti. Al massimo, dicono, può appoggiarsi a una scaletta. Per dopodomani, quando per l’inizio del semestre di presidenza italiana parlerà dava n t i a l n u ovo P a r l a m e n to d i
Strasburgo, il presidente del Consiglio ha invece deciso di scriverlo un
discorso. Non lo aveva fatto nemmeno in occasione della fiducia di fronte
alle Camere.
Oggi in Consiglio dei ministri potrebbe arrivare la nomina di un nuovo
commissario europeo al posto di Antonio Tajani, dimissionario perché
eletto in Parlamento. La nuova Commissione si insedierà a novembre, c’è
da occupare un posto «italiano» per
Nessuna manovra
Il sottosegretario all’Economia
Baretta esclude
la possibilità di una manovra
correttiva in autunno
I senatori chiedono di tagliare anche il numero dei deputati. Una
buona idea o un modo per prendere
tempo?
«Non sono innamorato delle dietrologie ma non capisco il vantaggio
di mettere in campo soluzione alternative dopo tutto il lavoro fatto. La
proposta mi sembra consolidata: avere una sola Camera elettiva con un’altra basata sulla rappresentanza di Regioni ed enti locali».
Se non passa si va al voto anticipato?
«Il Paese ha bisogno di governo
non di minacce, nemmeno quelle sul
voto anticipato. Ciò detto, se rimane
un bicameralismo mascherato ci sarà
da ragionare bene. E il Parlamento si
dovrebbe assumere le sue responsabilità».
Sulla legge elettorale puntate ancora sull’Italicum o si può tornare al
Mattarellum?
«Una legge elettorale che non con-
sente di capire chi ha vinto non è
compatibile con il funzionamento
moderno della democrazia. Sull’Italicum abbiamo raggiunto un equilibrio. Se poi arriva un contributo nuovo, come quello del Movimento 5
stelle, e tutti ci mettiamo d’accordo
evviva. Ma non mi sembra questo il
caso almeno per ora».
Delle preferenze si può discutere?
«Si può discutere di tutto ma non
ne sono particolarmente innamorato.
Hanno molte contro indicazioni, come il rischio di prestarsi al voto di
scambio».
Berlusconi ha detto che bisogna
regolamentare le unioni civili.
«Bene, un altro segnale che su alcune questioni le riforme si possono
fare con un consenso largo. E anche
velocemente come abbiamo dimostrato in questi primi 100 giorni».
Sulla giustizia mica tanto. Oggi in
Consiglio dei ministri porterete non
un decreto e nemmeno un disegno
di legge ma solo delle linee guida.
«Nessuna frenata, è lo stesso percorso che abbiamo scelto per la riforma della Pubblica amministrazione.
Prima i principi, poi la consultazione
pubblica e solo alla fine i testi veri e
propri».
Esiste il partito delle toghe?
«No, esiste una materia che per anni è stata condizionata dalle situazioni giudiziarie di politici di primissimo livello. Non c’erano le condizioni
serene per fare una riforma, adesso
sì».
Se il ministro degli Esteri Federica Mogherini andrà in Europa ci sarà un rimpasto. Sarà l’occasione per
allargare la maggioranza?
«Se Mogherini andrà in Europa si
tratterà di sostituire lei. Ma nessun
rimpasto, per carità».
Lorenzo Salvia
@lorenzosalvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
circa quattro mesi, Renzi potrebbe
scegliere di non fare nulla, ipotesi che
ha già espresso a Bruxelles, visto che
si tratta di un ufficio a tempo e per
giunta esiguo, oppure nominare un
sostituto, che in questo caso, molto
probabilmente, sarebbe Ferdinando
Nelli Feroci, già rappresentante permanente dell’Italia presso la Ue dal
2008 al 2013.
«Non provate un brivido pensando
di essere chiamati oggi a realizzare
quel sogno degli Stati Uniti d’Europa,
avuto da quella generazione che nelle
macerie del Dopoguerra iniziò la creazione di un nuovo soggetto? Il tema
dell’Europa è dire ai nostri figli, noi
che siamo la generazione Erasmus,
che è possibile che l’Europa oggi sia il
luogo in cui è possibile la speranza». È
questo il messaggio che ieri il capo del
governo ha scritto sul sito web del semestre di presidenza italiana.
In tema di conti pubblici invece il
sottosegretario all’Economia Pierpao-
lo Baretta ha smentito le previsioni di
una manovra correttiva in autunno:
«Non ci sarà una nuova manovra. Lo
escludiamo, c’è stato un esplicito riconoscimento degli sforzi che l’Italia
sta facendo» e che «sarà in autunno la
nuova Commissione, su dati che saranno presentati anche con la nuova
legge di Stabilità, a dare il giudizio definitivo» sulle richieste del governo.
Alla vigilia del semestre italiano
Eurostat, l’Istituto di statistica della
Ue, ha scattato questa «fotografia»
dell’Italia: vale il 12% dell’intera Ue,
almeno per quanto riguarda Pil e popolazione ed è nella media (qualche
anno fa era sopra la media) per una
serie di parametri economici. Con
l’eccezione debito pubblico. Con 59,7
milioni di abitanti, si scopre, il nostro
Paese rappresenta il 12% del totale Ue
e stessa proporzione è rappresentata
dal nostro Pil (1.560 miliardi di euro)
rispetto a quello europeo. Nella media
il Pil pro capite: il nostro è di 25.600
euro l’anno rispetto a una media europea di 25.700 euro.
«Alla vigilia del semestre europeo e
in una stagione di riforme particolarmente importante per il nostro Paese,
la guida del presidente» Giorgio Napolitano «è un presidio solido, certo,
imprescindibile», ha affermato ieri
Renzi, rivolgendo gli auguri di buon
compleanno al presidente della Repubblica.
In tema di agenda dei prossimi
mesi il sottosegretario dalla presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, che
ha la delega agli Affari europei, ha
precisato che a differenza di quanto
riportato da alcuni media italiani
«non esiste nessun piano Renzi,
quella di investimenti da 240 miliardi
di euro è una proposta tutta francese». Si tratta di «una proposta che il
presidente francese François Hollande ha presentato al presidente del
Consiglio europeo Herman Van Rompuy per un programma di investimenti a livello Ue», ha spiegato Gozi.
«Se la Francia presenterà proposte in
tal senso durante il nostro semestre,
troverà terreno favorevole, ma è tutta
una proposta francese, non c’è nessun piano Renzi».
Marco Galluzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
La lettera
I poteri rafforzati della Commissione
e il ruolo debole di Mr Pesc
❜❜
Caro direttore,
Mi sembra che nel dibattito italiano
successivo al vertice europeo della settimana
scorsa manchi una considerazione politica
importante. Con la nomina di Juncker,
imposta in parte dal Parlamento europeo, e
le conclusioni del Consiglio europeo che
invitano a fare il miglior uso possibile dei
margini di flessibilità consentiti dal patto di
Stabilità, è stato rafforzato il ruolo politico
della Commissione europea, rispetto al
Consiglio e al Parlamento. È infatti compito
della Commissione quello di valutare qual è il
miglior uso dei margini di flessibilità, tenuto
conto delle specifiche circostanze. Certo, le
raccomandazioni della Commissione devono
poi essere approvate dal Consiglio, ma con le
nuove regole «two-pack» e «six-pack», ci
vuole una maggioranza qualificata dei
ministri per cambiare la proposta della
Commissione sulla politica di bilancio dei
Paesi membri, il che non sarà facile.
In una Commissione più politica, ma
Chi è
Lorenzo Bini Smaghi, 57 anni,
economista, è stato membro
del comitato esecutivo della
Banca centrale europea dal
2005 al 2011. Incarico che ha
lasciato subito dopo la nomina
di Mario Draghi a capo della
Bce. Siede nel board della banca
d’affari Morgan Stanley (AGF)
3
all’interno della quale si decide a
maggioranza, il ruolo e l’influenza dei vari
membri dipenderà dal loro peso politico e
dalla capacità di creare alleanze su
tematiche importanti come quelle relative al
patto di Stabilità. Questo aspetto è
particolarmente rilevante per le questioni
economiche, dove il commissario
responsabile sarà probabilmente l’ex primo
ministro finlandese Katainen, un falco. La
posizione complessiva della Commissione
dipenderà tuttavia dalla capacità di altri
commissari di contrastare le tendenze
rigoriste di quest’ultimo, e dalla mediazione
I rischi
L’Alto Rappresentante partecipa
raramente alle riunioni settimanali. Così il
Paese che lo nomina rischia di non essere
rappresentato su tematiche importanti
di Juncker.
Dal punto di vista di un Paese come l’Italia,
che si troverà spesso come controparte della
Commissione su alcuni dossier importanti,
vale la pena interrogarsi se la posizione di
Alto Rappresentante per la Politica estera
(Mr o Ms Pesc), sia effettivamente la scelta
migliore per difendere i nostri interessi. Per
sua natura, e come si può facilmente
verificare dai verbali delle riunioni della
Commissione, l’AR partecipa molto
raramente alle riunioni che si tengono
settimanalmente, perche impegnato spesso
fuori sede nei negoziati internazionali e in
visite ufficiali. Di fatto il Paese che nomina
Ms Pesc rischia di non essere rappresentato
su tematiche importanti che vengono
discusse dalla Commissione e di non poter
creare quelle alleanze necessarie per far
passare la visione piu vicina alle esigenze del
proprio Paese. L’Italia dovrebbe forse
puntare su una posizione apparentemente
meno prestigiosa, ma di maggior spessore e
maggior peso politico, capace di
rappresentare gli interessi nazionali nei
negoziati che si tengono giorno per giorno
nelle stanze del potere europeo.
Lorenzo Bini Smaghi
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A Hollande e Valls
L’appello
pro riforme
delle imprese
francesi
Un appello affinché
vengano applicate le
riforme promesse. Lo
hanno scritto gli
imprenditori francesi
indirizzandolo con una
lettera aperta al loro
presidente della
Repubblica, François
Hollande e al premier
Manuel Valls (in alto nella
foto Ap). Il testo —
pubblicato dal settimanale
transalpino Jdd — è stata
sottoscritto da otto
organizzazioni
imprenditoriali: da Medef
(la Confindustria francese)
ad Afep, l’associazione dei
principali gruppi privati,
da Cgpme, la
confederazione delle
Piccole e medie imprese,
agli artigiani dell’Upa, dai
liberi professionisti dell’
Unapl agli agricoltori della
Fnsea, fino ai sindacati
d’impresa Asmep-Eti e ai
dirigenti delle Pmi di
Croissance+. Tutti
compatti nel chiedere al
governo di applicare le
riforme annunciate per
porre fine a «un lento
declino» del Paese. Le
richieste degli
imprenditori transalpini
sono dettagliate (e
somigliano a quelle più
volte avanzate dai loro
colleghi italiani):
riduzione delle imposte e
dei contributi,
semplificazione delle
norme, riduzione della
spesa pubblica. Gli
imprenditori criticano il
«blocco» del
corporativismo e
determinati
«atteggiamenti» della
politica. Incoraggiano
infine l’esecutivo a restare
fermo nei suoi propositi.
In particolare il loro
messaggio, che arriva
dopo la pubblicazione (la
settimana scorsa) dei dati
negativi sulla crescita e
sulla disoccupazione, è
indirizzato ai senatori che
hanno rinviato l’esame
della riforma territoriale.
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4
Primo Piano
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Il Fisco Le novità
Gli obiettivi
del governo
Pos obbligatorio, protesta dei professionisti
SPENDING REVIEW
4,5
Da oggi per le spese superiori ai 30 euro dovranno accettare il bancomat
E domani scatta la minipatrimoniale su conti correnti, azioni e obbligazioni
Come funziona la tracciabilità
La scelta al cliente
Il cliente ha la facoltà di chiedere di pagare le
prestazioni e i servizi oltre 30 euro con moneta
elettronica o comunque tracciabile, oltre che in contanti
Le tre vie: pos, bonifico, assegni
La legge fa riferimento alla «tracciabilità» ai fini
fiscali. Vanno bene dunque gli assegni, il bonifico e il
pagamento elettronico tramite terminale «pos»
Niente sanzioni per chi non si adegua
Chi decidesse di non dotarsi di un terminale «pos»
per il pagamento con il bancomat non rischia
alcuna sanzione
I costi
Le associazioni di
categoria stimano un
costo annuo per il Pos di
1.200-1.700 euro l’anno
di professionisti (architetti, ingegneri, medici, avvocati), artigiani
(specie quelli che non hanno una
sede come idraulici, falegnami,
tassisti) e piccoli commercianti è
stato di subire l’obbligo di installare un Pos per i pagamenti, perché per legge oltre i 30 euro il
cliente può pretendere di non
pagare in contanti.
Sulla norma introdotta dal governo Monti la battaglia è stata
dura: le associazioni di categoria
sono riuscite a ottenere lo slittamento di sei mesi per l’entrata in
vigore, da gennaio 2014 a fine
giugno, e soprattutto l’assenza di
sanzioni. In sostanza non ci sono
Resta la facoltà dei contanti
Oltre i 30 euro il cliente può pagare alternativamente con
assegno, bonifico o bancomat ma può anche continuare
a pagare in contanti fino a mille euro
La platea degli interessati
La norma si applica a professionisti (architetti,
ingegneri, medici, avvocati), artigiani e piccoli
commercianti: in totale circa 1,5 milioni di persone
Il costo del terminale
Il timore delle associazioni di categoria è di una spinta
del mercato a dotarsi del «pos» e dei costi conseguenti.
Le stime sono di una spesa annua di 1.200-1.700 euro
punizioni per chi non si doterà di
questo strumento. E c’è una ragione: l’obiettivo della norma è
ottenere pagamenti tracciabili ai
fini fiscali entro i mille euro (oltre questa cifra scatta il divieto
dei contanti per le regole antiriciclaggio). E un assegno o un bonifico sono assolutamente adeguati allo scopo, fermo restando che
il cliente può comunque ancora
pagare in contanti. Per questo i
professionisti — che già ricorrono a questi canali — tirano un
sospiro di sollievo per aver evitato l’obbligo del Pos, una stangata
di almeno 15o euro di costi fissi
più le commissioni pagate alle
banche e ai circuiti dei Pos (la stima è del Consiglio nazionale degli architetti). Per la Cgia di Mestre il costo totale sarà di circa
1.200 euro l’anno e per Confesercenti addirittura di 1.700 euro
nel caso di una piccola o media
impresa da 50 mila euro di transazioni l’anno, che equivalgono
complessivamente a 5 miliardi di
euro per le imprese italiane.
Critici sull’applicazione della
norma sono soprattutto artigiani
e piccoli commercianti: «L’interesse dello Stato viene scaricato
nel rapporto/conflitto di interessi
tra privato e operatore economico», lamenta la Confederazione
nazionale artigiani (Cna). Il timore è soprattutto per «ambulanti e operatori senza sede»: anche senza obbligo del Pos sarà il
mercato a forzarli a richiederlo
— sostengono — per evitare di
perdere i clienti, con gli inevitabili costi di attivazione e transazione. Per questo motivo Adusbef e Federconsumatori hanno
chiesto al governo di intervenire
«per un abbattimento dei costi
ed evitare che siano i cittadini a
pagare il costo della modernizzazione e della trasparenza, elargendo l’ennesimo regalo alle
banche», dicono i presidenti Elio
Lannutti e Rosario Trefiletti.
Sui conti degli italiani si ab-
17
miliardi
nel 2015
Cosa cambia per i risparmiatori
La nuova aliquota
Dal 1° luglio cambia l’aliquota sui redditi da attività
finanziarie. Il governo Renzi l’ha innalzata dal 20%
al 26% su conti, titoli e azioni tranne Bot e Btp
32
I conti correnti
Palazzo del ministero
dell’Economia
di via XX Settembre a Roma
Dividendi, cedole e plusvalenze
Il rincaro dell’aliquota colpisce anche i dividendi
di azioni, le cedole di obbligazioni e le plusvalenze
da compravendite di azioni e bond
Per Bot e Btp non cambia nulla
Il nuovo regime fiscale non si applica alle
plusvalenze e alle cedole maturate sui titoli di Stato,
la cui aliquota è mantenuta al 12,5%
Buoni fruttiferi postali
Stesso regime di favore dei titoli di Stato è
conservato anche per i buoni fruttiferi postali, i cui
proventi sono ancora tassati al 12,5%
Gli introiti per il Tesoro
La misura è stata introdotta dal governo Renzi per
contribuire a finanziare il taglio del 10% dell’Irap.
Nel 2015 sono attesi 755 milioni di gettito
miliardi
nel 2016
La nuova aliquota colpisce i conti correnti e di
deposito, che sale al 26% dopo essere stata ridotta
dal precedente governo dal 27% al 20%
ILLUSTRAZIONI DI FABIO SIRONI
MILANO — Due provvedimenti differenti ma destinati a
incidere entrambi in maniera significativa nei comportamenti di
consumo e di risparmio degli italiani sono in arrivo tra oggi e domani. Si comincia con l’obbligo
di ricorrere a pagamenti tracciabili — assegno, bonifico, carte di
credito o bancomat — per i servizi o i lavori di importo oltre i 30
euro resi da artigiani, professionisti, piccoli esercenti. Domani
1° luglio parte invece la «minipatrimoniale» ovvero l’innalzamento dal 20% al 26% dell’aliquota sugli interessi del conto
corrente o di deposito e sulle plusvalenze relative ad azioni e obbligazioni tranne che i titoli di
Stato e i buoni postali.
La prima questione è stata dibattuta per mesi come «la guerra
del Pos», la macchinetta che consente il pagamento con bancomat o carta di credito. Il timore
della platea dei circa 1,5 milioni
miliardi
I risparmi nel 2014
batterà poi da domani la «minipatrimoniale», ovvero l’innalzamento dell’aliquota dal 20% al
26% su interessi e altri proventi
di conti correnti, depositi bancari
e postali così come sulle cedole
delle obbligazioni, i dividendi
delle azioni e i capital gain realizzati sulla vendita dei titoli. Bot e
Btp manterranno invece l’aliquota al 12,5%. Era una misura nota e
attesa, tra i primi provvedimenti
del governo Renzi in materia finanziaria e di risparmio, a parziale copertura del taglio dell’Irap
del 10%. Arriva dopo il decreto
Monti che aveva portato dal
12,50% al 20% la tassazione sui
bond ed è di fatto una mezza
marcia indietro sul taglio dell’aliquota sui conti di deposito dal
27% al 20%. Secondo le stime del
governo l’aliquota porterà 755
milioni di introiti nel 2015. Per i
singoli risparmiatori l’effetto sarà diverso a seconda del portafoglio e del modo in cui verranno
gestiti i risparmi in relazione alla
maggiore aliquota. Ad avvantaggiarsi potrebbe essere ancora
una volta il Tesoro: i titoli di Stato
acquistano maggiore attrattiva
visto che sono tassati al 12,5%,
una disparità da sempre criticata
dall’industria del risparmio.
Fabrizio Massaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I pagamenti
Aliquota al 26%
Per saldare il conto è possibile
usare anche assegni e bonifici
Sale il prelievo sugli interessi
Per i titoli di Stato resta al 12,5%
Commercianti, artigiani e liberi
professionisti, con modalità diverse, da oggi dovranno dotarsi del
Pos (Point of sale), il terminale per
i pagamenti elettronici, e quindi
accettare pagamenti con bancomat
o carta di credito dai propri clienti.
L’obbligo è già in vigore per le imprese e i professionisti che hanno
realizzato, nell’anno precedente,
un fatturato superiore a 200 mila
euro. Ora viene esteso a tutti coloro che forniscono merci o servizi ai
cittadini: dal dentista al venditore
ambulante, all’avvocato. Per idraulici, elettricisti, falegnami, antennisti, manutentori di caldaie e tutti
coloro che svolgono la loro opera
per lo più nel domicilio del cliente
sarà obbligatorio possedere un
terminale Pos mobile. La misura
serve a combattere l’evasione fiscale sia attraverso la tracciabilità
delle spese e degli incassi sia tramite la riduzione dell’utilizzo del
denaro contante nelle transazioni.
Nonostante la lunga gestazione
del provvedimento di cui si parla
dal 2012, l’entrata in vigore non
prevede al momento sanzioni per
chi non si adeguerà. Va detto che la
nuova norma ha generato diverse
Da domani entrano in vigore le
nuove aliquote per la tassazione
dei redditi di natura finanziaria. la
novità riguarda tutti coloro che
possiedono un conto corrente o
un conto titoli. Per evitare incomprensioni l’Agenzia delle Entrate
ha fornito in una circolare tutti i
chiarimenti sulle misure previste
dagli articoli dal decreto legge 66
del 2014 che ha modificato il prelievo sulle attività finanziarie (non
tutte) portando l’aliquota di tassazione dal 20% al 26%. Primo chiarimento: il maggior prelievo verrà
applicato solo sugli interessi o le
rendite maturate a partire dal 1°
luglio.
Vediamo ora quali sono gli strumenti su cui verrà applicata la
nuova aliquota. Innanzitutto gli
interessi o altri proventi generati
da conti correnti, depositi bancari
e postali. Si applica il prelievo del
26% anche sui redditi derivanti da
obbligazioni, titoli simili e cambiali finanziarie (previste dall’articolo 26 del Dpr n. 600 del 1973) e
sugli interessi, premi e altri proventi derivanti dalle obbligazioni,
maturati a partire dal 1 luglio
2014, indipendentemente dalla
interpretazioni, oltre a proteste e
ricorsi da parte di alcuni Ordini
professionali. Secondo la lettura
prevalente, la norma non obbliga
gli studi professionali a dotarsi di
Pos, bensì dà facoltà ai clienti privati di poter pagare con il bancomat le fatture superiori ai 30 euro.
Il Consiglio nazionale forense ha
emanato un’apposta circolare sul
tema specificando appunto che
non si tratta di un obbligo ma di un
Nessuna sanzione
Non sono previste sanzioni
per i liberi professionisti
o per gli artigiani che non si
doteranno del Pos
onere. Il ministero delle Finanze,
rispondendo a un’interrogazione,
ha aderito a questa tesi.
Vediamo ora di chiarire come
funziona il meccanismo. Innanzitutto l’obbligo di accettare pagamenti elettronici, o comunque
tracciabili, a partire da una spesa di
30 non vuole dire che per le spese
superiori ai 30 euro è obbligatorio
pagare con carta o bancomat. Resta una facoltà del cliente quella di
chiedere tale tipo di pagamento. Se
l’esercente o il professionista fosse
sprovvisto di Pos il cliente non sarà ovviamente esentato dal saldo
della spesa ma dovrà farlo con altre modalità. Per esempio con un
bonifico bancario o un assegno,
che l’esercente sarà comunque obbligato ad accettare. Quando si
tratta di prestazioni di studi professionali, architetti, commercialisti o avvocati, va indicato nel mandato che il cliente intende saldare
la parcella con il bancomat.
Le associazioni di categoria hanno protestato a causa dei maggiori
costi che dovranno sostenere per
adeguarsi alle nuove regole e per le
commissioni che dovranno pagare
ai circuiti bancari ai cui terminali
sono collegati. I quali, tuttavia, si
stanno attrezzando proponendo
convenzioni agli Ordini professionali o condizioni particolari ai liberi professionisti. La sensazione è
che i costi verranno scaricati sul
cliente finale.
F. D. R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
data di emissione dei titoli.
Da domani cambia anche la tassazione per i redditi diversi di natura finanziaria, su cui si applicherà la nuova aliquota del 26%, che
non vale invece per le plusvalenze
maturate sulle partecipazioni qualificate (per esempio quelle superiori al 5% del capitale nelle società
quotate in Borsa o al 2% dei diritti
di voto in assemblea). L’elenco è
contenuto nel Testo unico della Fi-
Plusvalenze
Sulle plusvalenze latenti
maturate prima di luglio è
possibile versare un’imposta
sostitutiva del 20%
nanza.
Poiché il maggiore prelievo si
applica solo sui redditi maturati a
partire dal 1° luglio, al fine di evitare che l’aumento incida anche su
quelli maturati antecedentemente
è prevista la possibilità di affrancare il costo o il valore di acquisto
delle attività finanziarie possedute
al 30 giugno 2014, con il versa-
mento di un’imposta sostitutiva
del 20% sulle plusvalenze latenti.
Resta invece tutto uguale per chi
possiede titoli di Stato. Su Bot, Cct,
Ctz rimane infatti confermata l’aliquota del 12,5%, che vale anche
per i buoni fruttiferi postali emessi
dalla Cassa depositi e prestiti,e per
titoli equiparati, emessi da organismi internazionali, nonché per le
obbligazioni emesse da Stati esteri
compresi nella cosiddetta «white
list» e da loro enti territoriali.
Per questi ultimi in realtà il prelievo scende: l’aliquota di tassazione passa infatti dal 20% al 12,5%,
con riferimento agli interessi e agli
altri proventi maturati a partire dal
1 luglio 2014 e alle plusvalenze derivanti dalla loro cessione o rimborso realizzate dalla stessa data.
Sparisce infine la ritenuta sui
redditi generati dagli investimenti
e attività estere, pari al 20%, che ha
effetto ai fini dell’esonero dall’obbligo di compilazione del quadro
Rw della dichiarazione dei redditi
da parte dei contribuenti e di segnalazione da parte degli intermediari.
F. D. R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
PRIVATIZZAZIONI DI SOCIETÀ
AZIENDE PUBBLICHE
Quanto
Quando
Incasso
possibile***
Borsa
30%
3 luglio
2014
0****
Poste
Italiane
Borsa
Enav
Cdp Reti*
11
miliardi
incassi pari allo 0,7% del Pil
ogni anno nel periodo
2014-2017
2° semestre
4.800-5.000
2014
Fino
al 49%
2° semestre
2014
700-800
Vendita
Fino
al 49%
Fine
2014
3.180
Vendita
Eni
40%
Borsa
o vendita
Borsa
o vendita
Sace
PRIVATIZZAZIONI
DISMISSIONI DI IMMOBILI
Come andrebbe
sul mercato
Fincantieri
Fine
40-60% 2014-2015 2.500-3.000
3%
Fine
2014-2015
1.890
Gli immobili demaniali.
10 progetti valutati ad alta fattibilità
Newco
Grandi
Stazioni 2
Vendita
100%**
2015
600
St
Microelectronics
Vendita
14%
2015
820
**** La Cdp ha ritirato la sua quota in vendita. La società
si quota solo con un aumento di capitale per 351 milioni
Superficie lorda
in metri quadrati
1
Bergamo
Carcere di Sant’Agata
5.810
2
Peschiera del Garda (Vr)
Caserma La Rocca
9.400
Peschiera del Garda (Vr)
3
Caserma XXX Maggio
18.100
Venezia
4
Isola di San Giacomo in Palude
2.550
Soriano nel Cimino (Vt)
Castello Orsini
9.000
5
Orvieto (Tn)
6
Caserma Piave
34.550
Orvieto (Tn)
7
Complesso di Santa Maria della Stella
8
*Contenente il 30% di Snam e Terna
** Della quota pubblica - *** Stime
5
Ercolano (Na)
Villa Favorita
6.300
7.040
Forio d’Ischia (Na)
9
Faro di Punta Imperatore
670
Isole Tremiti (Fg)
10
Faro di San Domino
130
Fonte: elaborazione su dati Agenzia del Demanio
CORRIERE DELLA SERA
I conti pubblici Manca un miliardo dalla spending review. In ritardo il processo di vendita di Poste
Tagli, privatizzazioni e immobili
Ora il governo deve accelerare
ROMA — Europa o non Europa,
flessibilità o non flessibilità del patto
di Stabilità, su tre capitoli il governo
è in ritardo rispetto ai suoi stessi
obiettivi: taglio della spesa pubblica
(spending review), privatizzazioni,
dismissioni immobiliari. Il primo capitolo è fondamentale per tenere il
deficit sotto il 3% del Prodotto interno lordo, specialmente se quest’ultimo, come possibile, crescerà meno
dello 0,8% previsto dall’esecutivo per
il 2014. Il secondo e il terzo sono im-
Dismissioni
Dalla vendita delle caserme
e degli immobili della Difesa
sono previsti incassi per
almeno 500 milioni di euro
portanti per mandare quel segnale
atteso dall’Unione Europea sulla capacità dell’Italia di invertire l’andamento del debito pubblico, in crescita anche quest’anno (135% del Pil).
Ecco perché è su questi tre fronti, che
insieme valgono 15-16 miliardi, che
il governo dovrà accelerare, fin dai
prossimi giorni. A sei mesi dalla fine
dell’anno, infatti, meno di un terzo
del bottino appare assicurato.
SPENDING REVIEW
Il ministro dell’Economia, Pier
Carlo Padoan, continua a ripetere
che il commissario per la revisione
della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, prosegue il suo lavoro. Resta il fatto che mentre il Def (Documento di
economia e finanza) del governo indica per il 2014 l’obiettivo di tagliare
di 4,5 miliardi la spesa pubblica, il
governo ha deciso finora tagli per 3
miliardi e mezzo. Manca quindi all’appello un miliardo. Cottarelli, parlando qualche giorno fa in audizione
alla Camera, lo ha ammesso, aggiungendo che non sono per ora previsti
altri tagli. Il commissario ha quindi
spiegato che si sta concentrando
sulla riuscita delle decisioni prese,
per esempio sulla riforma della spesa per beni e servizi della Pubblica
amministrazione. Basti pensare che
ben 2,1 miliardi dovrebbero venire
da questa voce in sei mesi, 700 milioni a carico delle amministrazioni
centrali e il resto da Regioni ed enti
locali. Risultati per nulla scontati.
Allo stesso tempo Cottarelli dovrebbe suggerire al governo i 17 miliardi di tagli per il 2015 e i 32 miliardi per il 2016 indicati nello stesso
Def e necessari a garantire il mantenimento del bonus da 80 euro per i
lavoratori dipendenti a basso reddito e a finanziare l’ulteriore taglio del
cuneo fiscale: Irap per le imprese ed
eventuale estensione del bonus a incapienti (redditi fino a 8 mila euro),
compresi pensionati e partite Iva.
Nessuno ha capito come si potranno
fare tagli così grandi senza intaccare
il perimetro dello Stato sociale (pensioni, sanità, assistenza). Ed è appena il caso di ricordare le resistenze
incontrate rispetto ai tentativi di
riorganizzare le forze di polizia e le
forze armate.
PRIVATIZZAZIONI
Anche qui gli obiettivi del governo Renzi sono ambiziosi. Basti dire
che l’esecutivo Letta, prudentemente, aveva stimato per il 2014 e per gli
anni seguenti introiti da privatizzazioni pari a circa lo 0,5% del Pil, cioè
7-8 miliardi all’anno. Renzi e Padoan, nel Def, hanno alzato l’asticella
allo 0,7% del Pil per il periodo 20142017, cioè circa 11 miliardi l’anno.
Una goccia rispetto a un debito pubblico che viaggia oltre 2.100 miliardi, ma un passo necessario verso
Bruxelles e utile, secondo il governo,
ad avere «uno Stato più leggero».
Per il momento però è stata avviata
solo la vendita del 40% di Poste e del
49% dell’Enav. Si stima un incasso di
4-5 miliardi nel primo caso e di un
miliardo nel secondo. Ma è difficile
che i soldi arrivino entro la fine dell’anno. Ci sono state le elezioni e il
cambio ai vertici delle Poste (Caio al
posto di Sarmi) e quindi un certo ritardo è comprensibile. Ma le difficoltà non sono finite.
Sia per le Poste sia per la società di
assistenza al volo sono stati individuati gli advisors ma per le Poste deve ancora essere sciolto il nodo della
valutazione, che dipende tra l’altro
dalla nuova convenzione con Cassa
depositi e prestiti (ancora da chiudere, che dovrebbe assicurare un
miliardo e mezzo l’anno alla società
per 5 anni) e dai contributi pubblici
per il servizio universale (700 milioni all’anno chiesti da Poste) subordinati alle decisioni che l’Authority
per le comunicazioni prenderà a fine
luglio. L’Enav, invece, è ancora in attesa del rinnovo dei vertici, dopo
due anni di commissariamento per
lo scandalo appalti. L’assemblea, già
rinviata due volte, è aggiornata per
ora all’8 luglio.
Tra queste incertezze tornano
dunque a galla sia le altre privatizzazioni elencate nel Def sia quelle nuove ipotizzate di recente, prima fra
tutte quella di Ferrovie dello Stato,
visto che al nuovo presidente, Marcello Messori, il Tesoro ha affidato
a n c h e i l co m p i to d i s t u d i a re
un’eventuale quotazione in Borsa,
mentre il vecchio piano di privatizzazioni già prevedeva la cessione del
60% di Grandi stazioni in mano alle
Fs. Per il resto il menu contempla
quote di Eni ed Enel senza scendere
sotto il controllo pubblico, Stm (colosso dei semiconduttori partecipato al 50% dal Tesoro e al 50% dalla
Francia), e quote di società detenute
indirettamente attraverso Cdp, quali
Sace (vendita del 60%), Terna, Fincantieri (l’operazione è partita in
queste settimane, ma sta andando
meno bene del previsto), Cdp Reti
(49%), Tag (89%, del gasdotto).
La fabbrica Maserati
Consiglio
dei ministri:
Renzi non va
a Grugliasco
C’era attesa per l’arrivo previsto oggi a
Grugliasco, negli stabilimenti Maserati,
del premier Matteo Renzi, in occasione
dell’assemblea annuale dell’Unione
industriale di Torino. Da Palazzo Chigi
hanno tuttavia fatto sapere che il
premier non riuscirà a partecipare,
essendo impegnato in un Consiglio dei
ministri. Renzi era atteso a Grugliasco
anche dall’amministratore delegato Fca
Sergio Marchionne, il quale sarà
presente all’assemblea con il presidente
del gruppo, John Elkann, il sindaco di
Torino, Piero Fassino, il presidente della
Regione Piemonte, Sergio Chiamparino
e il numero uno di Confindustria
Giorgio Squinzi.
DISMISSIONI IMMOBILIARI
Qui l’obiettivo del governo non
pare ambizioso. Si tratterebbe infatti
di portare in cassa 500 milioni l’anno. Eppure il traguardo sembra lontanissimo. La legge di Stabilità 2014
del governo Letta prevede un programma straordinario di cessione di
immobili pubblici, in particolare caserme ed altri edifici della Difesa
non più utilizzati. Ma il piano non è
decollato, nonostante il ministro
della Difesa, Roberta Pinotti, avesse
annunciato la vendita di 385 caserme. Per sbloccare la situazione sono
allo studio norme per superare gli
ostacoli burocratici. E non è ancora
decollata Invimit, la società del Tesoro costituita nel maggio 2013 per
la valorizzazione e la cessione di immobili pubblici. La società guidata
da Elisabetta Spitz ha ottenuto a ottobre l’autorizzazione della Banca
d’Italia alla gestione collettiva del risparmio e lo scorso marzo ha istituito un fondo di investimento in due
comparti, dove è previsto l’apporto
di immobili delle amministrazioni
centrali e locali, la loro valorizzazione e il collocamento di quote sul
mercato secondario.
Per accelerare su privatizzazioni e
dismissioni Padoan ha convocato
una riunione dei vertici del ministero nei prossimi giorni. Anche sul
fronte della spending Cottarelli potrebbe annunciare qualche novità.
Ci vuole una scossa, visto che il bottino di una quindicina di miliardi da
privatizzazioni e spending previsto
per il 2014 è lontano. E se non si corre ai ripari lo spettro della manovra
aggiuntiva, ancora ieri negata dal
sottosegretario all’Economia Pier
Paolo Baretta («non ci sarà, la escludiamo»), potrebbe prendere forma.
Enrico Marro
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La relazione La «banca delle banche centrali» invita gli istituti di credito a far emergere le perdite e rafforzare il patrimonio
L'allarme della Bri: «Non si cresce facendo debito, servono le riforme»
La recessione nell’area dell’euro è superata. Adesso però
stanno emergendo nuovi rischi. Tassi di interesse bassi
come gli attuali possono stimolare una crescita anemica.
Cosa fare allora per evitare
questa trappola? Bisogna affrontare di petto gli ostacoli
strutturali. Questo l’allarme
lanciato dalla Bri, la Banca dei
regolamenti internazionali, la
più antica istituzione finanziaria mondiale, la «banca
delle banche centrali» (visto
che ne rappresenta 56, compresa la Bce), in occasione
dell’assemblea generale.
I pericoli maggiori per garantire una crescita, oggi ancora fragile e incerta, vanno
individuati, secondo la Bri,
nel fardello del debito e nella
mancanza di riforme. Detto in
altri termini, quella che stiamo vivendo è una crescita
drogata dal debito e dai tassi
di interesse bassi, da mercati
euforici ma dipendenti dall’azione delle banche centrali,
mentre le banche, soprattutto
quelle europee, non hanno
ancora fatto emergere del tutto le perdite e non si sono sufficientemente ricapitalizzate,
frenando così la ripresa.
E il direttore generale, lo
spagnolo Jaime Caruana, rincara la dose: «Negli ultimi decenni la crescita ha fatto massiccio affidamento sul debito,
e i boom finanziari hanno indotto gravi distorsioni nell’allocazione delle risorse in mol-
te economie. Gli stimoli monetari e fiscali ci hanno consentito di guadagnare tempo,
ma non possono sostituirsi
alle riforme strutturali».
Secondo la Bri, certi fenomeni di euforia finanziaria del
recente passato hanno occultato un’erosione del potenziale di crescita. Rispetto al 2007
nelle economie del G20 il rapporto tra il debito complessivo del settore non finanziario
e il Pil è salito di oltre un
quinto: è questo — sottolinea
la Bri nella sua 84esima relazione annuale — il lascito degli imponenti stimoli fiscali
impressi durante la Grande
recessione nelle economie
avanzate, e delle ingenti nuove emissioni di debito da par-
Al vertice
Jaime Caruana, 62
anni, direttore generale della Bri dal 2009:
«La buona notizia è
che l’economia globale ha ricominciato a
crescere, quella meno
buona è che permangono gravi difficoltà e
stanno emergendo
nuovi rischi»
te delle imprese nei Paesi
emergenti (Eme).
«Da allora — aggiunge Caruana — le economie avanzate hanno fatto qualche passo
avanti nella riduzione dei disavanzi. Ma di fatto i livelli del
debito aggregato continuano
a crescere: complessivamen-
te, il rapporto debito-Pil si attesta oggi al 275% nelle econome avanzate e al 175% nelle
Eme. Questa esplosione del
debito ha certamente contribuito a sorreggere la domanda corrente. Ma non è altrettanto chiaro se sarà in grado
di innalzare il reddito negli
anni a venire, assicurando in
tal modo una crescita sostenibile. Non si capisce come potrebbe essere d’aiuto stimolare la domanda con ulteriore
debito».
In pratica, come del resto
aveva già avvertito la stessa
Bri un anno fa, gli stimoli monetari e fiscali ci hanno consentito di guadagnare tempo,
ma non possono sostituirsi
alle riforme strutturali. E un
debito in perenne crescita, ribadiscono i banchieri centrali
da Basilea, non può sostenere
la fiducia, così come non può
farlo una prolungata estensione di tassi di interesse
estremamente bassi, dal momento che «un basso livello di
tassi può certamente incre-
mentare l’assunzione di rischio, ma non è scontato che
ciò si traduca in investimenti
produttivi».
Un capitolo particolare della relazione è dedicato anche
alle banche, che «devono far
emergere tutte le loro perdite
e rafforzare il patrimonio, e in
questo senso la verifica della
qualità degli attivi e gli stress
test sono fondamentali». Non
è un caso che «Paesi dove le
autorità si sono maggiormente impegnate per costringere
le banche a riconoscere le perdite e a ricapitalizzarsi, come
gli Stati Uniti, sono anche
quelli dove la ripresa è stata
più solida».
Gabriele Dossena
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6
Primo Piano
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Riforme Il governo
Giustizia, gli ostacoli politici alla riforma
Oggi le linee guida di Orlando, rinvio sui testi. Nuove critiche dall’Anm
Il compleanno
Napolitano,
auguri
e gratitudine
bipartisan
Il presidente della
Repubblica Giorgio
Napolitano ha festeggiato
ieri il suo 89esimo
compleanno, in famiglia,
nella residenza di
Castelporziano, a 25 km da
Roma. Per tutto il giorno, si
sono susseguiti i messaggi
di auguri da parte di forze
politiche e istituzioni. A
partire da quelli del
presidente del Consiglio
Matteo Renzi che ha
definito «la guida
lungimirante» del capo
dello Stato, «un presidio
solido, certo,
imprescindibile». Il
presidente del Senato
Pietro Grasso ha
ringraziato Napolitano per
il «continuo sprone alla
politica a fare di più e
meglio». Mentre la
presidente della Camera
Laura Boldrini gli ha
telefonato dalle Marche.
Nel flusso di messaggi,
decisamente bipartisan,
anche quelli del ministro
dell’Interno Angelino
Alfano: «Napolitano è un
punto di riferimento delle
istituzioni repubblicane».
Mentre per il sindaco di
Roma Ignazio Marino, il
presidente «è un esempio
da seguire per tutti gli
amministratori locali, le
sue doti etiche sono una
ricchezza per l’Italia». Il
coordinatore nazionale del
Nuovo centrodestra
Gaetano Quagliariello
invita la politica ad «essere
all’altezza della sua
generosità»: «L’Italia gli
deve il fatto di essere
riuscita a superare
passaggi difficilissimi». Per
il leader dell’Udc Pier
Ferdinando Casini,
Napolitano «ha
dimostrato, in tutti questi
anni, come della buona
politica ci sia ancora molto
bisogno». «Affetto e
gratitudine», dal
vicesegretario del Pd
Debora Serracchiani e un
augurio «sincero» via
Twitter dal presidente di
FdI Giorgia Meloni. In
serata Napolitano ha
ringraziato tutti con una
nota «per queste
espressioni di stima e
personale vicinanza».
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ROMA — «Speriamo che sia
una riforma della giustizia e non
dei giudici. Ma in piena bufera di
inchieste Mose ed Expo, sentiamo parlare molto di filtri da eliminare nelle azioni risarcitorie
contro i magistrati, di nuovi criteri di nomina del Csm, e non del
problema numero uno: allungare
i termini di prescrizione e abbreviare quelli del processo. Altrimenti i reati di corruzione che
vediamo dilagare rischiano di rimanere impuniti». Maurizio Carbone, segretario generale dell’Anm, sintetizza così i timori dei
magistrati alla vigilia della presentazione della riforma della
giustizia. Per capire se siano timori mal riposti occorrerà attendere il Consiglio dei ministri di
oggi, nel quale il Guardasigilli il-
lustrerà «a braccio» la sua riforma. Fino a ieri sera nel suo entourage si escludeva che ci fossero,
non solo slide, o articolati, ma
anche una semplice bozza. Solo
«linee guida». Il pacchetto ambizioso che intende mettere assieme snellimento del processo civile, misure anticorruzione come
la reintroduzione del reato di
abuso d’ufficio e, appunto, responsabilità civile dei giudici,
solo per citarne alcune, non è
pronto. Ma non è una questione
tecnica.
Alcune di queste norme sono
già state presentate in Parlamento o addirittura dal governo. E
per quanto riguarda la riforma
del processo civile, la commissione guidata dal consigliere di
Cassazione, Giuseppe Berruti —
a cui l’esecutivo ha chiesto di approfondire la materia — ha già
presentato il 16 giugno un documento programmatico di oltre 35
pagine su come fare per eliminare tutte le inefficienze e le lentezze. Un documento riservato che
cambia la prospettiva del processo civile togliendo alibi ad avvocati e giudici. Facendo sì che sin
dalle primissime battute ci sia la
«discovery» (lo svelamento) immediata di tutte le carte di fronte
al giudice. Gli avvocati sarebbero
costretti a presentare subito gli
atti e non mantenersi la causa
pendente con uno stillicidio di
ulteriori istanze. Il giudice sarebbe però responsabilizzato, non
potrebbe più presentarsi in
udienza senza conoscere appieno e da subito la causa. Un progetto, anticipato nella sua visione prospettica al Forum della
giustizia del 18 giugno dallo stesso Berruti, che ha raccolto com-
I temi
Non è pronto il pacchetto
che va dall’anticorruzione
alla responsabilità
civile dei giudici
L’opposizione
Il sindacato delle toghe:
«Allungare i tempi della
prescrizione e tagliare
quelli dei processi»
menti positivi della Confindustria. Ma resistenze negli avvocati.
Ma è soprattutto dal punto di
vista politico che il pacchetto
giustizia non è pronto. Basti pensare alla bufera causata dalle anticipazioni su una stretta nelle
intercettazioni, che, si precisa dal
ministero, riguarderà solo la diffusione e non la possibilità di
utilizzo come strumento investigativo. O al dibattito in corso
proprio sulla responsabilità civile delle toghe, dopo che alla Camera è passata la norma che prevedeva l’azione risarcitoria diretta, e non sullo Stato, dopo la condanna definitiva. Dal varo
dell’attuale legge sono state solo
7 le azioni di rivalsa sui magistrati per errori giudiziari compiuti.
Il filtro di ammissibilità delle
richieste di risarcimento ha maglie troppo strette. E la norma
appena varata alla Camera, sulla
scia dell’emendamento Pini, prevede di eliminarlo. Cosa dirà oggi
Orlando? L’ipotesi allo studio è
quella di mantenerlo, ma con
maglie più larghe. E, parallelamente, di aumentare al 50 per
cento, dall’attuale 30, la quota
che il magistrato sarebbe tenuto
a risarcire allo Stato. «Noi non
siamo contrari a rivedere la disciplina dei risarcimenti — spiega
Carbone dell’Anm — ma, ci chiediamo, in un Paese con il processo più lungo d'Europa e i tempi di
prescrizione più brevi è davvero
questa la priorità?».
Virginia Piccolillo
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Il ministro tedesco
Stragi naziste,
Steinmeier a Civitella:
mi vergogno
«Oggi sono qui a Civitella come
ministro tedesco. Non riesco a
concepire ciò che poté fare il
popolo tedesco qui. Sono tedesco.
Mi vergogno profondamente,
sono sconvolto. Mi inchino
dinanzi ai morti». Lo ha detto il
ministro degli Esteri di Berlino,
Frank-Walter Steinmeier a
Civitella Val di Chiana (Arezzo) per
i 70 anni dell’eccidio nazista del 29
giugno 1944. Il ministro è la più
alta carica tedesca mai intervenuta
finora per commemorare la
strage. Ad accompagnarlo
Federica Mogherini: «Le parole
pronunciate in italiano dal
ministro — ha detto la sua
omologa italiana, che ha parlato di
«gesto storico» — hanno un
significato politico ed emotivo
molto forte» (nella foto Ansa, i
due con i parenti delle vittime)
La novità Molti tribunali (e avvocati) sono ancora indietro. E sale il contributo chiesto dallo Stato, compreso tra 43 e 1.686 euro
Debutta il processo civile telematico
tra ritardi e aumento dei costi
MILANO — Oggi non succederà
niente, eppure sarà una rivoluzione: il
30 giugno 2014 è il giorno dell’obbligo
del processo civile telematico, concettualmente importante perché da oggi
vige per legge l’obbligo per gli avvocati
di depositare non più in carta ma telematicamente le memorie per i procedimenti civili di nuova iscrizione. Ma in
pratica oggi e nei prossimi giorni accadrà ben poco, perché la naturale scansione dei vari termini procedurali farà
sì che, per la maggior parte delle nuove
cause civili, il momento del deposito
delle prime memorie arriverà intorno a
metà novembre: data cioè molto vicina
all’altro termine del 31 dicembre 2014
che per legge farà diventare obbligatorio (sempre solo nei Tribunali, perché
per le Corti d’Appello se ne parlerà solo
il 30 giugno 2015) il deposito telematico delle memorie anche per le cause
già iniziate, per le quali già da oggi il
deposito telematico è invece solo facoltativo nei pochi Tribunali individuati dal ministero come tecnicamente
attrezzati, ad esempio Milano o Firenze
o Torino.
La scelta ministeriale di questo doppio binario temporale è del resto stata
motivata proprio dalla volontà da un
lato di non cedere per l’ennesima volta
al rito tutto italiano del rinvio all’ultimo minuto di una riforma che poi a
forza di rinvii finisce per non partire
mai, e dall’altro dall’intenzione di lasciare così ai Tribunali e agli avvocati
(e allo stesso ministero) un supplemento di tempo per colmare le lacune
organizzative, tecniche e in parte anche ancora culturali che potrebbero altrimenti fare fallire questo epocale passaggio dalla carta ai computer della
giustizia civile.
Le ultime ricognizioni svolte dal
Csm e dal ministero della Giustizia, infatti, fotografano uno stato dell’arte a
preoccupante macchia di leopardo:
Tribunali civili come Milano, che sono
da sempre all’avanguardia della sperimentazione online, e altri (almeno 8)
che come Venezia o Lecce non hanno
servizi telematici attivi. La velocità di
connessione, che quando tutto sarà telematico diverrà cruciale per non fare
altrimenti saltare il sistema, è giudicata
insufficiente da un Tribunale italiano
su quattro, il 40% degli uffici ritiene
che siano inefficienti i computer fissi
in dotazione, e il Csm chiede al ministero il 78% in più di scanner e il 53% in
più di portatili. Decisiva per il successo
o fallimento sarà poi l’assistenza informatica ai giudici e cancellieri in caso di
guasti o impasse, e qui sembrano esistere davvero due Italie: metà degli uffici la trovano assicurata in tempi accettabili, metà invece la lamentano
Il periodo «finestra»
e la scadenza di dicembre
Per avviare le cause
spese superiori del 15%
Le tappe
Rivoluzione digitale,
è il giorno del via
1
Parte nei tribunali la
rivoluzione digitale. Da oggi,
30 giugno 2014, gli avvocati
dovranno per legge
consegnare non più
in forma cartacea,
ma telematicamente,
le memorie per i processi civili
di nuova iscrizione. Per le
cause già iniziate il deposito
telematico è solo facoltativo
2
All’inizio, le novità saranno
quasi impercettibili. A causa
della scansione dei termini,
per la maggior parte delle
nuove cause civili, il momento
del deposito delle memorie
arriverà a metà novembre.
Dal 31 dicembre 2014 il
deposito telematico delle
memorie sarà obbligatorio
anche per le cause già iniziate
3
Il decreto-legge Renzi
aumenta in media del 15% il
«contributo unificato» che
bisogna pagare allo Stato per
poter avviare una causa
civile: si va dai 43 euro (erano
37), per quelle di minor
valore a 518 euro (invece di
450) per quelle medie, fino a
1.686 (invece di 1.466) per
quelle di maggior valore
troppo lenta. Deve essere allestito il sistema di disaster recovery, mentre delle tre sale server nazionali non è ancora
impiantata quella che dovrebbe essere
collocata a Milano. E più in generale
colpisce che il processo civile telematico dipenda moltissimo dal mondo extra ministero della Giustizia, quindi da
Ordini degli avvocati, Camere di Commercio, amministrazioni locali, banche: «Oltre il 60% degli uffici – scrive il
Csm – ricorre a risorse esterne per garantirsi l’utilizzo di apparecchiature efficienti».
Anche gli avvocati italiani, per parte
loro, mostrano di avere molta strada da
fare: nell’ultimo anno hanno depositato almeno un atto online soltanto
25.000 avvocati, quando la categoria è
composta da 236.000 professionisti.
Eppure qualcosa faticosamente si
muove: il numero degli atti online depositati dai legali è comunque salito
nell’ultimo un anno da 30.000 a 50.000,
così come i magistrati in 12 mesi hanno raddoppiato i loro atti telematici da
66.000 a 120.000. Ci sono però anche le
dolenti note, e sono quelle fiscali: annunciare che la giustizia civile telematica cela in realtà il fatto che il decretolegge Renzi aumenta in media del 15%
il già più volte innalzato «contributo
unificato», cioè quello che bisogna pagare allo Stato per poter avviare una
causa civile: a seconda degli scaglioni
di valore si pagherà ad esempio 43 euro (invece di 37) su quelle di minor valore, 518 (invece di 450) su quelle di
medio valore, fino a 1.686 euro (invece
di 1.466) su quelle di maggior valore.
Luigi Ferrarella
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Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
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Primo Piano
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Riforme I partiti
Il futuro di Palazzo Madama
Oggi in commissione Affari costituzionali
comincia l’esame degli emendamenti al testo
di riforma e al titolo V della Costituzione
I CARDINI DEL DDL
In commissione il vaglio al rallentatore degli emendamenti
ROMA — Nei piani di Forza
Italia non è certo quella che inizia oggi la settimana decisiva
per la riforma del Senato e del
Titolo V (federalismo) perché,
almeno fino all’incontro di giovedì 3 luglio tra i gruppi azzurri
e Silvio Berlusconi, non è dato
sapere quale trattamento sarà
riservato dall’opposizione al ddl
Renzi-Boschi. Conferma il capogruppo Paolo Romani (FI):
«Non credo che fino a giovedì si
tratteranno temi importanti però di cose da approfondire ce ne
sono molte...». Forza Italia —
che avrebbe per ora assicurato a
Renzi solo il sì immediato in
commissione — gioca comunque sui tempi perché dopo il 3
luglio si profila su un orizzonte
neanche troppo lontano il 18 luglio, cioè il giorno della senten-
za di appello del processo sul caso Ruby in cui l’ex Cavaliere rischia la conferma di una pesante
condanna. Per cui c’è tempo per
ragionare, lascia intendere Romani: «Noi siamo stati determinanti alla Camera per approvare
l’Italicum e lo siamo ancora di
più al Senato per le riforme, tanto più che la minoranza del Pd
sembra essere ragionevolmente
agguerrita. Quindi se noi oggi
votiamo, le riforme passano. Se
non votiamo, non passano».
Oggi, in I commissione al Senato, FI chiederà alla presidente
Anna Finocchiaro di tirare il freno a mano. E così inizierebbero
al rallentatore le votazioni per le
circa mille proposte di modifica
(tra emendamenti al testo Boschi e subemendamenti al testo
dei relatori Finocchiaro e Calderoli) che hanno bisogno di molte giornate piene di lavori per
essere concluse. La frenata sui
tempi, però, serve a Forza Italia
per regolare i dissensi interni
L’avvertimento
L’azzurro Romani:
senza di noi non hanno
i numeri, ci sono molte
cose da approfondire
Il nuovo fronte
Il lettiano Russo: così
si stravolge il ruolo degli
organi di garanzia,
dal Csm al Quirinale
innescati da Renato Brunetta
(che giovedì vuole un chiarimento con il collega Denis Verdini, accusato di essere troppo
schiacciato sulle richieste di
Renzi) e dal gruppo di 37 senatori azzurri che ha firmato il ddl
di Augusto Minzolini sull’elezione diretta dei senatori.
Ma anche il Pd, paradossalmente, non può rischiare di andare subito al voto sui temi caldi
della riforma del Senato. Il renziano Andrea Marcucci ostenta
sicurezza: «Vedremo tra poche
settimane se la riforma del governo Renzi avrà la maggioranza del Senato, dopo aver conquistato con il 41% quella degli
elettori». Eppure, già domani,
l’assemblea dei senatori democratici è chiamata a sbrogliare
una matassa ben più aggrovi-
Il nuovo Senato non
voterà la fiducia
all’esecutivo
Palazzo Madama non
voterà neanche il bilancio
dello Stato
Non è prevista l’elezione
diretta per i membri
della Camera alta
I membri del nuovo
Senato non percepiranno
compensi aggiuntivi
LA COMPOSIZIONE
74 consiglieri regionali
eletti dalle rispettive
assemblee. Nessuna Regione
potrà averne meno di tre,
tranne Molise, Val d’Aosta
e Province di Trento
e Bolzano (uno ciascuna)
21
sindaci eletti da 19
consigli regionali
e uno ciascuno
dalle Province autonome
di Bolzano e Trento
gliata di quella posta sul tavolo
delle trattative dalla minoranza
guidata da Vannino Chiti con gli
emendamenti sull’elezione diretta dei senatori. Il nuovo tema
posto da un altro pezzo non di
stretta osservanza renziana del
Pd — 27 senatori dell’area rifor-
100
5 di nomina presidenziale
membri
scelti dal capo dello Stato
restano 7 anni in carica
mista legata a Bersani e a Letta
— è quello della composizione
numerica del futuro Parlamento. Il testo del governo prevede
una cura dimagrante solo per il
Senato (da 315 a 100 seggi)
mentre lascia intatta la Camera
(630 seggi), con ripercussioni
aritmetiche e politiche rilevanti
sugli equilibri per l’elezione degli organi di garanzia: il Csm,
Corte costituzionale e, prima di
tutto, il capo dello Stato. Se lo
squilibrio tra i pesi delle due Camere rimane quello immaginato dal testo Renzi-Boschi, spiega
il senatore lettiano Francesco
Russo, «si rischia di modificare
il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica, introducendo nel nostro ordinamento una sorta di presidenzialismo
non dichiarato dietro il quale,
tuttavia, non vedo nulla di preordinato...». Aggiunge Russo:
«Dunque, data la delicatezza del
tema trattato bisogna rimediare
prima che sia troppo tardi».
Le strade per correggere il testo Renzi-Boschi sarebbero tre.
La prima l’hanno già intrapresa i
relatori che hanno aggiunto ai
100 senatori 63 grandi elettori
regionali chiamati a Roma ogni
7 anni per eleggere il capo dello
Stato. La seconda è quella proposta dalla senatrice Doris Lo
Le mine sull’intesa
Moro e dai 26 colleghi di area riformista del Pd con l’emendamento 1.011 che punta (come
fanno d’altronde in varia misura
anche Sel, Lega e M5S) a ridurre
a 500 il numero dei deputati. La
terza, non ancora formalizzata, è
stata messa in cantiere dal gruppo di area riformista e potrebbe
essere accettabile per il governo.
Si tratterebbe, in sostanza, di riportare oltre quota mille i seggi
del plenum (il Parlamento in seduta comune previsto dal ddl
Renzi-Boschi è di appena 730
seggi) che ogni sette anni vota
per il capo dello Stato: ai 630 deputati, si aggiungerebbero i 100
senatori, i 73 parlamentati europei espressi dall’Italia con sistema proporzionale, 108 sindaci
dei capoluoghi e 100 delegati
ragionali. Totale 1.011 «grandi
elettori» la cui maggioranza assoluta è difficilmente controllabile da un solo partito. Anche se
ha vinto il premio di maggioranza alla Camera previsto dall’Italicum e controlla oltre un
terzo del mini-Senato ideato dal
testo Renzi-Boschi. «Nessuno
vuole rompere — chiosa Russo
— ma il tema dell’elezione del
capo dello Stato va assolutamente affrontato, con serietà».
Dino Martirano
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Le alleanze trasversali
Miguel Gotor (Pd)
«Un progetto stile Putin
ma io sono disciplinato»
Lo scenario
❜❜
TEL 02 38 598 000
Senato, Forza Italia frena
Neanche il Pd ha fretta di votare
I paletti fissati dal governo
Il rischio
Il partito che
vince le
elezioni potrà
eleggere
da solo
il presidente
della
Repubblica
ROMA — «La questione del Senato elettivo è
secondaria, è una sorta di velo di Maya che
serve a coprire il vero problema: le garanzie
costituzionali. Toccando il bicameralismo
perfetto, si modificano gli equilibri
parlamentari, fondamentali per scegliere capo
dello Stato, Csm e Consulta». Miguel Gotor,
minoranza del Pd, non si riconosce nella
battaglia di Chiti, ma ha presentato con Lo
Moro un altro emendamento.
Cosa chiedete?
«Noi vorremmo ridurre i deputati da 630 a 500.
In Europa, solo in Germania, che ha 80 milioni
di abitanti, c’è un divario così largo tra senatori
e deputati. E c’è un problema grande come una
casa. Con una legge maggioritaria, al partito
che vince basterebbero 33 senatori per eleggere
da solo il capo dello Stato. Si rischia il modello
russo plebiscitario: il candidato premier che
vince le elezioni potrebbe farsi eleggere al Colle
e mandare il suo delfino a Palazzo Chigi. Come
Putin e Medvedev. Un presidenzialismo
indiretto pericoloso, senza contrappesi»
Come rimediare?
«Propongo di tornare ad avere un migliaio di
grandi elettori, coinvolgendo anche
parlamentari europei e sindaci».
Voterà emendamenti di altri partiti?
«Io sono per la disciplina di partito. C’è questo
problema serio, ma sono sicuro che il Pd vorrà
correggerlo».
Al. T.
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Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
I nodi
La svolta L’apertura del leader suscita anche malumori nel suo partito
L’ELEZIONE
DIRETTA
L’IMMUNITÀ
I POTERI
IL VOTO
PER IL COLLE
I DEPUTATI
Un fronte trasversale,
con esponenti di Pd
e Forza Italia accanto
a Lega e M5S,
chiede che i membri
del Senato siano
eletti direttamente
dai cittadini
Tra le questioni
da risolvere, anche
l’immunità per i futuri
senatori: non era
prevista nel testo
iniziale, ma è stata
poi reintrodotta
in commissione Affari
costituzionali
Il nuovo Senato potrà
proporre modifiche
alle proposte di legge,
ma l’ultima parola
spetterà alla Camera.
Ha competenza
in materia di Europa
ed enti locali.
C’è chi chiede
un ampliamento
dei poteri
I senatori
parteciperanno
all’elezione
del presidente
della Repubblica:
ma c’è chi sottolinea
come i 100 avranno,
a Camere riunite,
un peso in proporzione
inferiore ai 630
deputati (oltre
ai delegati regionali)
Un emendamento
chiede poi che si tagli
anche alla Camera:
da 630 a 500 deputati.
Opzione sostenuta
dalla minoranza Pd,
che piace anche ai
partiti di opposizione
(Lega, FI, M5S e Sel)
Dopo l’iscrizione di Pascale all’Arcigay
I NUMERI
581
I subemendamenti presentati
dai partiti al disegno di legge
sulla riforma del Senato
36
I firmatari del testo di legge presentato dal Pd
Vannino Chiti che si discosta dal progetto
del governo e chiede il Senato elettivo: 19
di questi fanno parte della maggioranza
Così all’estero
Washington
Due membri per Stato
Il Senato Usa è formato
da 100 membri eletti,
due per Stato. Tra le sue
funzioni la ratifica dei
trattati internazionali
e le nomine dei giudici
federali. Condivide con la
Camera il potere legislativo
e funzioni di controllo
sull’esecutivo
Londra
I Lord, parlamentari a vita
Soltanto la Camera
dei Comuni è elettiva.
L’appartenenza
alla Camera dei Lord,
l’altro ramo del Parlamento,
era in passato un diritto
ereditario. Oggi è composta
da membri a vita (663),
ereditari (88)
e vescovi (26)
Berlino
La Camera regionale
In Germania la Camera
Alta, il Bundesrat, è l’organo
con cui i Länder
(l’equivalente delle
Regioni) partecipano al
potere legislativo centrale
e all’amministrazione
dello Stato federale.
Si occupa anche
di questioni relative all’Ue
Parigi
L‘elezione indiretta
I 348 senatori in Francia
sono eletti a suffragio
indiretto: possono votare
circa 150.000 grandi
elettori, tra amministratori
locali (sindaci, consiglieri
municipali, dipartimentali
e regionali), oltre ai
deputati dell’Assemblea
nazionale
La composizione mista
In Spagna le Cortes
sono composte da
Congresso e Senato.
Il Senato è a
«composizione mista»:
208 senatori sono eletti
a suffragio universale,
56 designati
dalle Assemblee
delle comunità autonome
Tokyo
Madrid
Pippo Civati (Pd)
Berlusconi in campo
per le unioni civili:
«Traguardo ragionevole»
Il potere di veto sulle leggi
Il Giappone ha un
bicameralismo imperfetto:
Camera alta e bassa non
hanno gli stessi poteri,
ma il Senato può bloccare
ogni legge in discussione.
Il Senato (Camera
dei Consiglieri) conta 242
membri con un mandato
di sei anni
ROMA — Finora si era esposto poco. Qualche battuta poco felice sui gay, qualche mezza
frase di sostegno rispetto all’ipotesi di varare in
tempi brevi una legge sulle unioni civili. Ma ieri Silvio Berlusconi ha messo nero su bianco, in
maniera formale, la sua posizione: «Quella per i
diritti civili degli omosessuali è una battaglia
che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti. Da liberale, ritengo che attraverso un confronto
ampio e approfondito si possa raggiungere un
traguardo ragionevole di giustizia e di civiltà».
Un’uscita imprevista, ma che — racconta chi
gli è vicino — esprime in pieno il suo pensiero
maturato anche recentemente in tante discussioni che lo appassionano, ben più di quelle su
riforme e dintorni alle quali «dedica molto meno tempo di quanto si pensi...». Discussioni
con le persone che gli sono vicine in ogni momento, e alle quali tiene molto. Come France-
Il confronto
La compagna dell’ex premier dice
sì anche alle adozioni da parte di
coppie dello stesso sesso. Gasparri:
non condivido, oggi come ieri
sca Pascale.
Non è affatto un caso, infatti, che la nota ufficiale dell’ex premier arrivi il giorno dopo
l’iscrizione all’Arcigay della sua fidanzata e di
Vittorio Feltri, annunciata con un comunicato
congiunto. E dopo che la stessa Pascale abbia
spiegato, anche dalle colonne del Giornale,
quanto il tema le stia a cuore: parlando da «cristiana che spesso viene guardata con pregiudizio severo perché al fianco di un uomo che non
solo ha cinquant’anni più di me ma è anche
pluridivorziato», la compagna del leader azzurro si dice favorevole anche alle «adozioni riguardo alle coppie dello stesso sesso», oltre che
a quelle di fatto eterosessuali.
Giovanni Endrizzi (M5S)
Il sospetto
❜❜
Il dubbio
Noi le riforme
le vogliamo,
non vorrei
fosse Renzi a
farle saltare:
vuole solo
aumentare
la tensione
Il consiglio
❜❜
Prudenza
Il premier ha
fretta ma
nel definire
i pilastri della
democrazia
bisogna
muoversi
lenti
Paola Di Caro
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Nel mondo
La scelta tedesca
sulle adozioni
1
«Pronto a votare con Chiti
o saremo cornuti e mazziati»
ROMA — «Noi abbiamo un principio
generale, l’abbiamo detto subito: vogliamo
mantenere l’elezione diretta dei cittadini
per tutti gli organi più importanti». Il
senatore Giovanni Endrizzi spiega i punti
cardine degli emendamenti a 5 Stelle.
Sull’elettività voterete con il pd Chiti?
«L’architrave della sua proposta è
condivisibile e può essere terreno di
confronto».
E la diminuzione a 500 dei deputati,
chiesta dalla minoranza pd?
«Su questo no: noi vogliamo il
dimezzamento di deputati e senatori. Altra
cosa importante per noi è parametrare
l’indennità al reddito, in modo che i
parlamentari non percepiscano più di tre
volte del reddito nazionale».
E sull’immunità?
«Siamo per mantenerla solo per le
opinioni espresse e i voti dati in Aula».
Voterete emendamenti di altri partiti o
procederete da soli?
«Non è questione di votare i loro o i nostri
emendamenti. Dobbiamo evitare di
stravolgere l’impianto democratico. Renzi
ha fretta, ma la fretta è causa di ritardo per
il Paese. Bisogna muoversi lenti nella
definizione dei pilastri della democrazia. E
non unilateralmente: bisogna coinvolgere
tutte le forze politiche e i cittadini».
Il percorso
❜❜
Il paradosso
Proponiamo
l’elezione
del capo
dello Stato
e finiamo
accettando
senatori
non eletti
ROMA — «O il Senato è elettivo o è meglio
che non ci sia. Sono pronto a votare
l’emendamento Chiti». Augusto Minzolini
ha una posizione diversa da quella della
maggioranza del suo gruppo, Forza Italia.
Cosa propone?
«Io vorrei un Parlamento con 400 deputati e
200 senatori, differenziato per materia. Ci
sarebbe più competenza, efficienza e
risparmio».
La distanza dal governo è grande.
«Infatti. Hanno preso un’altra strada, ok.
Ma non si può transigere sull’elettività del
Senato. Sono d’accordo con il pd
Migliavacca: c’è il rischio di eleggere il capo
dello Stato con i voti di un solo partito».
E Berlusconi?
«La sua riforma era migliore. Ora siamo al
paradosso: partiamo proponendo l’elezione
diretta del Presidente e finiamo accettando
senatori non eletti. Cornuti e mazziati».
Riuscirete a far cambiare idea a Renzi?
«Sembra incredibile che rischi di far saltare
tutto sull’elettività. La crisi si può aggravare
e Renzi, non tenendo fede alle sue
promesse, potrebbe aver bisogno di una via
di fuga: le elezioni. Con il Consultellum non
avrebbe la maggioranza. Se riformasse il
Senato, il capo dello Stato potrebbe
sciogliere solo Palazzo Madama e Renzi
manterrebbe il controllo della Camera».
Al. T.
Al. T.
Al. T.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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In Germania, le
«partnership»
omosessuali sono
riconosciute dal 2001.
Le unioni gay godono di
tutti i diritti e i doveri
previsti per i matrimoni
eterosessuali, tranne le
adozioni. Ma se uno dei
due coniugi ha un figlio
naturale, l’altro partner
può adottarlo
La Francia prevede
le nozze gay
2
Un anno fa, la Francia
ha legalizzato le nozze
gay e le adozioni da
parte delle coppie
omosessuali. «Il
matrimonio — si legge
nella nuova versione del
codice civile — è
contratto tra due
persone di sesso
opposto o dello stesso
sesso»
Usa, regole diverse
per ogni Stato
3
Augusto Minzolini (Forza Italia)
«I 5 Stelle sono disponibili «Sì al confronto in Aula
Noi dem dobbiamo aprire» con gli oppositori del Pd»
ROMA — «Noi le riforme le vogliamo, non
vorrei che, se passasse l’elettività dei
senatori, fosse Renzi a farle saltare». Pippo
Civati, uno dei pochi oppositori duri e puri
del segretario del partito, spiega i motivi
delle critiche e degli emendamenti.
Cosa proponete?
«Di ridurre i deputati e di avere un Senato
elettivo. C’è un dibattito anche su cosa farà
il Senato, che mi pare la cosa più
importante: dovrà avere una funzione di
garanzia, di advice and consent, rispetto
alle scelte del governo. Ovviamente, più
funzioni si danno, più è necessario che il
Senato sia elettivo».
Voterà contro la bozza del governo?
«Renzi ha ricordato che in Aula ogni
senatore si comporta come crede. Adesso
naturalmente cambierà idea anche su
questo. Dico a Renzi: hic Rhodus hic salta
(«qui è Rodi, e qui devi saltare», ndr). Se
davvero ha tutta FI con lui, deve stare
sereno perché ha i numeri. Se non ha
l’accordo blindato con Verdini, si vedrà».
Con i 5 Stelle potranno esserci
convergenze?
«Sul Senato loro si sono resi disponibili da
tempo. Se il Pd e il governo aprissero
sull’elettività, ci potrebbe essere un voto
quasi unanime. Ma secondo me Renzi vuole
solo aumentare il tasso dello scontro».
Parole che hanno creato un certo malumore
fra le file forziste, tanto che c’è chi spiega l’uscita di Berlusconi come una messa a punto della
linea di Arcore: va bene aprire il confronto, è
giusto affrontare una volta per tutte il tema di
una legge sui diritti civili, ma il traguardo deve
essere «ragionevole». Insomma, niente matrimonio e niente adozioni, come peraltro tuona
già Maurizio Gasparri: «Bisogna rispettare i diritti e evitare discriminazioni. Ma resto convinto che matrimoni gay e adozioni da parte di
coppie gay siano una scelta sbagliata che non
condivido. Oggi, come ieri».
E però, altri — vicini a Berlusconi — danno
un’interpretazione diversa della nota del Cavaliere: voleva sostenere la sua compagna, voleva
far sapere a tutti che le sue idee sono condivise,
e non fuori linea. Voleva, insomma, far sapere
che chi attacca lei su questo punto attacca lui.
Lei che, raccontano, era pronta perfino a partecipare a Napoli alla manifestazione dell’Onda
Pride che si è svolta sabato. Alla fine non c’è
stata la possibilità, per disguidi organizzativi
con l’amministrazione cittadina, ma è arrivata
l’adesione all’Arcigay, che peraltro dà il benvenuto alla Pascale e a Feltri sperando — dice Flavio Romani — che con questo si dia «una scossa» ad una destra ferma su posizioni conservatrici, e magari — auspica Vladimir Luxuria —
una mano potrebbe darla anche Marina Berlusconi, che «invitiamo al Gay Village».
Ci si chiedeva se Berlusconi avrebbe preso le
distanze, o se avrebbe avallato. E lui non si è
nascosto. Nella battaglia ci sarà, come si vedrà.
A settembre Renzi ha già annunciato che si lavorerà ad una legge sui diritti civili, e in Forza
Italia la componente liberal favorevole a un accordo sul modello dei Dico già proposti da Brunetta è consistente, e oggi rispetto a qualche
anno fa anche i cattolici azzurri ammettono che
«l’aria è cambiata, c’è più apertura». Probabilmente sarà tema da libertà di coscienza, ma
Berlusconi ha spalancato le porte. E non era affatto scontato.
Negli Stati Uniti, la
legislazione sulle unioni
gay varia da Stato a
Stato: 19 quelli che
riconoscono il
matrimonio
omosessuale. Nel 2013
la Corte suprema ha
abolito il Dma: la legge
che riconosceva il
matrimonio solo se tra
uomo e donna
Il sì di Londra
al matrimonio
4
Da marzo in Inghilterra
e Galles le persone dello
stesso sesso possono
sposarsi. Il Marriage
(Same Sex Couples) Bill,
voluto dal premier
Cameron, supera la
legge delle unioni civili
già in vigore dal 2005.
Le confessioni religiose
possono decidere di
celebrare i matrimoni
La legge simbolo
del governo Zapatero
5
La legge sulle nozze gay è
stata approvata dal
parlamento di Madrid già
nel 2005 ed è stata
uno dei simboli del
governo socialista di
Zapatero. Ai coniugi dello
stesso sesso è permessa
l’adozione. Esiste
comunque il registro delle
unioni civili per le coppie
che non vogliono sposarsi
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Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
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Esteri
✒
Allarme globale
Al confine con il
Messico è allarme.
La Casa Bianca
chiede 2 miliardi
per i rimpatri.
Da Lampedusa al
Libano all’Iraq è la
nuova emergenza
L'analisi
LE TUTELE
CI SONO
MA CHI PARTE
NON LO SA
di MARIA SERENA NATALE
M
Giuseppe Guastella
inori stranieri non
accompagnati, nucleo indifeso
di un esodo globale. In fuga da
guerre, emergenze sociali e
ambientali, senza la guida degli
adulti che li hanno lasciati andare,
inconsapevoli delle norme che li
tutelano, prede di criminali e
trafficanti. Secondo le stime delle
organizzazioni umanitarie, su un
totale di 59.400 migranti erano non
accompagnati 6 mila dei 9.300
minori approdati in Italia tra il
primo gennaio e il 22 giugno
scorso. La conta del 2013 si era
fermata a 5.232.
«Dublino II», il regolamento che
determina lo Stato dell’Unione
Europea competente a esaminare
una domanda d’asilo o il
riconoscimento dello status di
rifugiato in base alla Convenzione di
Ginevra, assegna la competenza
dell’esame al Paese presso il quale il
ragazzo presenta la domanda: a
differenza dei maggiorenni, il
minore non deve fermarsi nello
Stato d’ingresso o nel primo dove
sia stato foto segnalato, ma spesso
lo ignora e per paura cerca di
proseguire il viaggio in
clandestinità. Il quadro normativo
internazionale poggia su capisaldi
come la Convenzione Onu sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza,
approvata dall’Assemblea generale
il 20 novembre 1989 e ratificata da
tutti i Paesi del mondo con
l’eccezione di Somalia e Stati Uniti.
Tra i principi fondamentali sanciti
dalla Convenzione che devono
ispirare qualsiasi legge e decisione
in materia, il superiore interesse del
minore, il diritto alla vita e allo
sviluppo, la non discriminazione.
Un’architettura che si scontra con
inefficienze strutturali dei sistemi
d’accoglienza, carenze di fondi,
scarso coordinamento tra Stati,
ciascuno con il proprio
ordinamento in tema di assistenza e
protezione. In Italia i minori non
possono essere espulsi e hanno
diritto alla «residenza legale» fino ai
18 anni. Nei giorni scorsi
organizzazioni come Save the
Children, Terre des Hommes,
Comunità di Sant’Egidio, hanno
invitato il governo a porre tra le
priorità la questione dei piccoli
migranti. Un appello tanto più
urgente, alla vigilia del semestre di
presidenza della Ue.
[email protected]
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Il treno Una bambina
sale sul convoglio che
attraversa il Messico
e sul quale si nascondono i migranti diretti
negli Stati Uniti (Ap)
Nel deserto, per mare e senza i genitori
La fuga dei migranti bambini
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Ci può essere una tragedia più grande dell’ essere costretti a lasciare la propria terra per paura o per fame? Sì, doverlo fare da bambini, e da soli.
Sono decine di migliaia i minorenni abbandonati a se stessi che come gli adulti
ogni anno affrontando da clandestini mari e deserti pericolosi sognando una vita
migliore. Molti finiscono nelle mani dei
trafficanti spietati e senza scrupoli ad alimentare il mercato della pedofilia, altri
vengono costretti a combattere con le armi e altri ancora muoiono durante il viaggio per gli stenti o le ferite.
I flussi migratori dei minori non accompagnati seguono esattamente quelli
dei maggiorenni che entrano o tentano di
entrare nelle nazioni più progredite fuggendo dalla criminalità diffusa in alcuni
Paesi del Centroamerica o dalle guerre regionali dell’Africa e del Medioriente, oppure, più semplicemente, cercando condizioni migliori. Ed infatti, sono sempre
più i bambini al di sotto dei 17 anni, ma
soprattutto quelli che hanno meno di 13
anni, che tentano di varcare il confine tra
Messico e Stati Uniti o che si imbarcano
sulle carrette del mare che attraversano il
Mediterraneo.
Nel 2011 furono 4.059, già due anni dopo sono diventati circa 21 mila e per quest’anno le stime delle autorità di frontiera
americane dicono che saranno addirittura
oltre 60 mila i minori clandestini non accompagnati che saranno fermati sul territorio americano provenienti da Messico,
Guatemala, Honduras e Salvador. Ad attrarre questa massa di giovanissimi in
molti casi sbandati è la convinzione che
una volta entrati non dovranno rischiare
la vita attraversando il deserto perché,
messo piede sul suolo americano, difficilmente saranno rimandati indietro. Ed infatti i rimpatri sono stati appena un paio
di migliaia l’anno scorso. Questo perché la
Obama: «Non venite più. O vi rimanderemo tutti indietro»
L’emergenza globale
Messico
Afghanistan
Birmania
Iraq
Honduras
Eritrea
Cambogia
Guatemala
Somalia
Brasile
Repubblica
Centrafricana
23
mila
verso Camerun
740 mila
Siria
Messico
verso Libano,
Giordania
ed Europa
52 mila
verso Stati Uniti
Verso l’Italia
I bimbi non
accompagnati arrivati
nel nostro Paese
2014
2013
(fino al 22 giugno)
5.232
6.000
legge statunitense prevede che, dopo il
fermo al confine, i minori vengano sottoposti a processi che possono anche durare
anni. Nel frattempo, però, possono essere
affidati ai parenti, se ne hanno negli Usa,
oppure a famiglie americane che, nel 50
per cento dei casi, finiscono per adottarli
legalmente. Ed è così che sono gli stessi
genitori a pagare tra 6 e 7 mila dollari ai
trafficanti per far partire i figli, sia per riunirsi a loro negli Usa sia sperando che da
soli trovino in America un futuro migliore. Ma ora le cose stanno cambiando.
Pressato dai repubblicani, che lo accusano
di favorire questo tipo di immigrazione, e
dopo che una quarantina di senatori gli ha
chiesto di dichiarare pubblicamente che
coloro che passano illegalmente i confini
non ottengono un trattamento speciale, il
presidente Barack Obama ha cambiato
marcia. «Assolutamente non mandate i
vostri bambini da soli» perché «saranno
rimandati indietro» ha detto giovedì rivolgendosi dalle telecamere della Abc ai
genitori centroamericani. «Non sappiamo
quanti di loro non ce la fanno, quanti sono
finiti nel traffico sessuale o uccisi perché
sono caduti dal treno», ha aggiunto riferendosi alla «Bestia», un convoglio che attraversa il Messico sul quale ogni anno
salgono migliaia di immigranti illegali stipati dentro e sui tetti dei vagoni merci.
Con una lettera che sarà firmata oggi,
Obama chiederà al Congresso due miliardi di dollari per varare misure specifiche
come l’apertura di nuovi centri di accoglienza al confine con il Messico e un per-
Nigeria
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Iraq
Nuove stragi di Boko Haram
Fedeli uccisi nelle chiese
in 4 villaggi vicini a Chibok
Enoch Mark, pastore cristiano di
Chibok, fra terrore e stupore:
«Hanno bruciato e raso al suolo
tre chiese — raccontava ieri
pomeriggio alla France Press —
non possiamo contare i cadaveri,
Boko Haram è ancora in giro,
com’è possibile distruggere interi
villaggi alla luce del sole senza che
l’esercito difenda i suoi cittadini?».
Secondo Mark i soldati in loco,
avvertiti dalla popolazione, sono
scappati nella boscaglia, anziché
contrastare quella trentina di
terroristi che facevano il loro
sporco «lavoro» di routine in
quattro villaggi dello Stato del
Borno (Kwada, Ngurojina,
corso accelerato per le procedure di identificazione e rimpatrio dei minorenni
clandestini, lo stesso che già viene applicato nei confronti dei messicani grazie ad
accordi bilaterali Messico-Usa.
Due bambini sporchi e vestiti di stracci
per qualche spicciolo lustrano le scarpe
dei passanti lungo la strada. Sono siriani,
soli, ma a Beirut di loro nessuno si cura. Ce
ne sono tanti come loro, fanno parte dei
4.150 bambini che secondo l’Unicef da soli
hanno attraversato i confini della Siria,
1.700 dei quali sono arrivati in Libano, ma
ci sono anche 300 che dall’Iraq si sono rifugiati in Kurdistan. Tutti «semplicemente per avere salva la vita» messa in pericolo
dai combattimenti, spesso «mandati via
dai propri genitori per la paura che potessero essere arruolati», si legge sul sito dell’organizzazione. Anche l’Italia deve far
fronte a questo fenomeno. Nei giorni
scorsi Save the Children e altre organizzazioni, tra cui Caritas e Amnesty International, hanno firmato un appello al governo e
al Parlamento chiedendo che ai minorenni che arrivano senza un adulto venga riservato un trattamento adeguato, ad
esempio mettendoli in comunità di accoglienza o affidandoli temporaneamente a
famiglie italiane. «Nel 2013 su un totale di
42.925 migranti, 8.336 erano minori e di
questi 5.232 erano non accompagnati». E
già nei primi sei mesi del 2014 si calcola si
sia raggiunta quota 6 mila.
Karagau, Kautikari) tutti nel
raggio di 10 chilometri dalla
cittadina di Chibok dove a metà
aprile il gruppo islamista ha rapito
oltre 200 studentesse. Sono
arrivati su moto e pick up, hanno
lanciato bombe nelle chiese
gremite per la messa della
domenica mattina, hanno
braccato i superstiti che cercavano
scampo. I morti sarebbero decine.
Un’altra giornata di sangue
firmata Abubakar Shekau, l’ex
discepolo di una scuola coranica
di Maiduguri diventato leader di
Boko Haram: dacci oggi il nostro
massacro quotidiano. Questa volta
non le scuole ma le chiese nel
mirino. Secondo alcune stime i
cristiani rappresentano un quarto
di tutte le vittime di Boko Haram.
Almeno una cinquantina di chiese
sono state bruciate soltanto nel
Borno negli ultimi anni. Diverse
testimonianze confermano la
ricostruzione fatta dal pastore di
Chibok: un’area che dopo il
rapimento di massa delle
minorenni sarebbe dovuto
diventare come minimo un
fortino irraggiungibile per i
terroristi, un’oasi di dolore per i
familiari che sognano il ritorno
delle figlie. E invece no: ancora e
ancora. Tra le cose incredibili della
tragedia nel Nord-Est della
Nigeria, il Paese più ricco e
popoloso dell’Africa, c’è la
ripetizione di massacri fotocopia e
la reiterata assenza delle forze di
sicurezza. Mentre i governanti ad
Abuja fremono per la Nazionale di
calcio che fa la storia in Brasile.
Michele Farina
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Arrivano i caccia di Putin
in soccorso di Bagdad
E l’Isis proclama il Califfato
DAL NOSTRO INVIATO
BAGDAD — Arrivano i jet russi a
dare manforte al governo
iracheno contro la rivolta
fondamentalista sunnita dell’Isis
che proprio ieri ha annunciato la
creazione di un «califfato
islamico» dall’ovest dell’Iraq
all’est della Siria. Il gesto di
Mosca per ora è più politico che
militare. Vladimir Putin scarta
Barack Obama, dà uno scossone
alle titubanze militari americane
e nel contempo ricrea in Iraq
quell’asse Mosca-Teheran che ha
già dimostrato di essere
particolarmente efficiente nel
sostenere il regime di Bashar
Assad contro la rivolta armata in
Siria negli ultimi tre anni.
È questo il significato dell’arrivo
di almeno cinque Sukhoi 25
all’aeroporto di Bagdad tra
sabato sera e ieri. Nelle prossime
ore dovrebbero giungerne altri
due, quindi ancora almeno sette
aerei da combattimento, assieme
ad almeno 200 tra tecnici e
consiglieri militari russi.
«Saranno necessari tre o quattro
giorni perché siano operativi»,
specificano i portavoce del
ministero della Difesa iracheno.
Pochi, ma certo un aiuto più
tangibile dei 300 consiglieri
militari inviati da Washington. E
più determinato delle incertezze
che accompagnano il dibattito
americano sull’eventuale utilizzo
degli aerei senza pilota in Iraq e
sul loro possibile armamento.
L’esercito iracheno chiede
vengano rafforzate le sue forze
aeree in sostegno all’offensiva
che sta lanciando sulla zona di
Tikrit e a difesa di Samarra. I
numeri delle vittime sono
incerti, ma potrebbero esservi
centinaia di morti, tra cui molti
civili. La tensione cresce anche
con l’avvicinarsi della prima
riunione del nuovo Parlamento
iracheno, prevista per domani.
Nel tentativo di guadagnare le
simpatie dei sunniti moderati, i
partiti sciiti e i curdi potrebbero
coalizzarsi contro l’eventualità
che venga confermato il terzo
mandato per il premier sciita
Nouri Al Maliki.
Lorenzo Cremonesi
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12 Esteri
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Il racconto Una giornata con la Task Force della Florida che cerca (e spesso trova) i «siluri» diretti negli Usa
Motore
Serbatoi carburante
Posto di pilotaggio
Stiva per la droga
Usa
Messico
Key West
La base della
Task Force
Honduras
Nicaragua
Rotte
caraibica
del Pacifico
Colombia
Ecuador
Oceano
Pacifico
CORRIERE DELLA SERA
Caccia grossa ai sottomarini dei narcos
Pieni di droga, quasi invisibili, partono da Colombia ed Ecuador
A bordo due o tre uomini e fino a 12 tonnellate di cocaina
1.500
Dollari La ricompensa
destinata ai banditi per ogni
viaggio su un sommergibile
Task Force. «Se li scoviamo sotto costa — racconta Rideout — è perché una nostra talpa ci ha
avvertito». Ed è la situazione migliore. In altre li
aiuta il caso.
I narco-sommergibili non li vedi facilmente e
gli agenti sperano che abbiano problemi ai motori con il capitano costretto a rompere il silenzio radio per chiedere aiuto. Dialoghi che gui-
dano gli investigatori. A parte un paio di modelli, si tratta di mezzi piuttosto rustici. Qualcuno
li ha definiti delle bare galleggianti. All’interno i
motori diesel da 300 cavalli sprigionano un calore altissimo, non si respira. E di solito non
hanno spazio per il wc, sostituito da un bidone.
Il viaggio può durare dai tre ai dieci giorni. Dipende dalle condizioni meteo come dalla velo-
Image Building
KEY WEST (Florida) — È il rito dei cacciatori.
Ogni mattina si ritrovano in una sala senza finestre. Sulle pareti schermi dove sono trasmesse immagini satellitari e video. Sul tavolo i rapporti raccolti nella notte e costantemente aggiornati. Gli ufficiali presentano i loro bersagli.
Tracce elettroniche o molto più spesso la segnalazione di un informatore sulla costa colombiana. Indizi sulla possibile partenza di un
«narco-sub», un semisommergibile con a bordo diverse tonnellate di cocaina. Ogni cacciatore vorrebbe puntare sulla sua preda. Gli analisti
presentano le prove a carico, le incrociano,
quando è possibile, con l’intelligence.
Un’istruttoria svolta a migliaia di chilometri di
distanza. «Le risorse però non bastano — spiega il colonnello Ryan Rideout dei Marines —.
Su dieci target possiamo seguirne soltanto due
o tre. E allora si discute, anche in modo animato. Quasi volano gli stracci». Da quel meeting
escono gli ordini. Su dove mandare un ricognitore. Oppure spostare un pattugliatore per verificare se ci sia un intruso da ghermire.
Siamo all’interno della base che ospita la
Joint Interagency Task Force South a Key West,
Florida. A pochi metri dalla casa di Ernest Hemingway agiscono militari, Cia, Fbi, Nsa, Dea
ed altre agenzie. Al loro fianco i rappresentanti
di 17 Paesi. Un team per contrastare il flusso di
stupefacenti. Nel 2013 il comando ha registrato
460 «eventi sospetti» in Atlantico e 388 nel Pacifico. Al primo posto i «go-fast», i motoscafi
veloci. Poi i finti pescherecci. Quindi i «sottomarini», battelli che procedono sotto il pelo
dell’acqua lasciando emergere solo una minuscola torretta.
I narcos li dipingono di verde scuro o di blu
intenso per mimetizzarli. Usano fibra di vetro e
materiale reperibile sul mercato civile. Di solito
sono costruiti in aree al confine tra Colombia ed
Ecuador all’interno di «cantieri» — in realtà
delle baracche — sui bordi di canali navigabili.
Imbarcazioni abbastanza ampie da ospitare
quattro uomini e la merce, fino a 12 tonnellate
destinate al mercato americano. Gli uomini
della Task Force, con l’aiuto di una mappa, mi
indicano le rotte. La preferita è quella del Pacifico, che arriva fino alle coste meridionali del
Messico. La seconda passa dai Caraibi, con meta
Honduras e Nicaragua. La coca è trasbordata a
terra e da qui prosegue in direzione Nord. Il battello, costato fino a 2 milioni di dollari, poi viene affondato. Non vale la pena tornare indietro.
I guadagni permettono di metterne a punto a
decine. Nessun problema per reclutare i banditi. C’è sempre qualcuno disposto a chiudersi nel
sarcofago per 1.500 dollari a viaggio. Vita ad alto rischio che non poteva sfuggire all’occhio di
Hollywood. In preparazione già due film sul tema.
Dal 1993, quando fu intercettato dai colombiani il primo sub, il «San Andres», ne sono stati bloccati a dozzine. L’ultimo lo hanno sorpreso
a maggio. Aveva lasciato il parco naturale di
Sanquianga, non lontano dalla costa ecuadoriana. Lungo 13 metri, con a bordo 2 tonnellate e
mezzo di roba e tre contrabbandieri. Non è andato troppo lontano. Una nave militare lo ha inseguito con l’assistenza di una fregata Usa. Decisiva, probabilmente, anche l’imbeccata della
cità, sugli 11 nodi quando va bene. Al posto di
guida un timone di una barca, poi radio, Gps e
telefono satellitare. Solo in qualche occasione
hanno una nave in appoggio. E per mangiare
devono bastare le poche scorte consentite.
Come ogni impresa, i cartelli si adattano alle
esigenze del mercato dividendosi i compiti. In
Colombia c’è chi si è specializzato solo nella costruzione. Personaggi locali che hanno avuto,
all’inizio, l’aiuto di un paio di ingegneri navali e
successivamente la consulenza di stranieri, ben
pagati. È nata così una professione che risponde alle richieste dei fornitori. Molto attiva la
banda dei «Los Rastrejos» e il «Fronte 30» dei
guerriglieri Farc. I trafficanti hanno anche creato il sottomarino-charter: vendono gli spazi
nella stiva e chi vuole può spedire solo una
quota. Altri invece incorporano la coca nelle pareti dello scafo. Si inventano barche che, viste
da lontano, somigliano a pescherecci. In realtà
le sovrastrutture sono finte. Una copertura per
ingannare le vedette della Guardia Costiera. Sono flessibili quanto ambiziosi. Nel 2010 in
Ecuador hanno sequestrato un modello di classe superiore, dotato di periscopio, cuccette, aria
condizionata e sonar. Un vero sottomarino.
Alla Task Force non sono sorpresi. Conoscono il nemico e sanno che in questo momento
all’orizzonte, sotto quel mare azzurro, c’è un altro pirata della droga.
Guido Olimpio
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Chennai
Tokyo
India, cento sepolti
nel crollo del palazzo
«Restiamo pacifisti»
E si immola col fuoco
CHENNAI — Un centinaio di persone
sono intrappolate per il crollo di una
palazzina a Chennai (l’ex Madras), nel Sud
dell’India. Sono già 26 le vittime accertate,
cinque i bambini. Cinque dirigenti di una
compagnia di costruzioni sono stati
fermati. Il palazzo è collassato quando
decine di operai vi lavoravano, mentre le
piogge monsoniche si abbattevano
sull’area. Un altro edificio di quattro piani
è crollato a New Delhi, causando la morte
di 11 persone. Anche qui, arrestati alcuni
dirigenti della società edile.
TOKYO — Un giapponese si è dato fuoco a
Tokyo dopo aver pronunciato un discorso
contro il progetto del premier Abe per
riformare la Costituzione pacifista.
L’uomo, sui 50 anni, si è cosparso il corpo
di benzina in uno dei quartieri
commerciali più frequentati della capitale
mentre diverse persone scattavano foto
per postarle subito dopo su Internet.
L’uomo è stato portato in ospedale in gravi
condizioni. Il tragico episodio è avvenuto
vicino alla frequentatissima stazione di
Shinjuku, sopra un ponte pedonale.
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Esteri 13
italia: 51575551575557
#
La storia
L’autobiografia è diventata un bestseller. Ma la sua denuncia del corto circuito tra magistratura e media per ora non ha scosso il sistema
Il caso Wulff: ascesa, caduta e vendetta
del presidente che accusa la Germania
Ha perso il potere e la moglie, era innocente. Ora attacca stampa e giudici
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Chi ha paura di Christian Wulff? Non
tutti, almeno a giudicare dalle apparenze. Poche settimane dopo il suo epilogo, il caso dell’ex presidente
costretto a lasciare l’incarico per una serie di scandali, veri o presunti, e poi totalmente prosciolto dalla
magistratura (che ha anche rinunciato a presentare
appello), sembra destinato ad essere
digerito senza pesanti complicazioni.
La carriera
Nonostante la furibonda offensiva,
pensata per lasciare il segno, che il
grande inquisito ha lanciato contro la
stampa e contro la giustizia. Il «Kennedy tedesco», come lo chiamavano, è ora
un uomo solo che cura le molte ferite
con la medicina della vendetta. Ha perso la seconda moglie, quindici anni più
giovane di lui, che lo ha lasciato dopo la
conclusione della sua avventura istituzionale. Con la fine del loro matrimonio, avvenuta tra dimissioni e assoluzione, era comunque calato il sipario su
un’epoca minore. Quella di una Germania «carina», amante dei privilegi
Presidenza
del potere, in cui il tatuaggio tribale sul
Christian Wulff,
braccio destro della bionda Bettina, ac55 anni,
cusata perfidamente di avere fatto in
cristianopassato la escort, era diventato un po’ il
democratico,
nuovo simbolo dello Schloss Bellevue,
presidente della
il Quirinale berlinese.
Germania dal
Ganz oben, ganz unten (Molto in al2010 al 2012
to, molto in basso), il suo libro di meAccuse
morie, si vende bene. È al primo posto
L’ex «Kennedy
nella saggistica. Ma Wulff non è riuscitedesco» si era
to a ottenere quella incondizionata sodimesso per le
lidarietà che sperava di ricevere. Con
inchieste a suo
l’eccezione di un uomo dalla lingua tacarico. Il
gliente come il socialdemocratico Peer
tribunale di
Steinbrück, rivale di Angela Merkel
Hannover lo ha
nelle ultime elezioni, il mondo politico
poi giudicato
ha sostanzialmente guardato dall’altra
per il conto di un
parte. E il sessantasette per cento dei
albergo pagato
cittadini interpellati da un sondaggio
da un
dell’Istituto Forsa continua a ritenere
produttore in
«giusta» la scelta di fare un passo incambio di un
dietro, presa nel pieno di una tempesta
aiuto. Cadute le
che aveva scosso, nel febbraio 2012,
altre
una nomenklatura meno solida di
imputazioni (un
quello che si può comunemente riteneprestito e un
re.
mutuo ottenuti
Wulff non ha risparmiato le bordate
a condizioni di
e non ha nascosto i risentimenti. «Sarei
favore)
anche oggi la persona giusta nell’incaLa moglie
rico di presidente», ha detto, mancanBettina lo ha
do forse di rispetto al suo successore,
lasciato dopo le
l’ex pastore evangelico e leader del disdimissioni
senso nella Ddr Joachim Gauck, e irriIl libro
tando anche coloro che avevano salutaGanz oben, ganz
to con favore la avvenuta riabilitazione.
unten (Molto in
Insomma, ha sguainato la spada. Sono
alto, molto in
ormai lontani i giorni dell’orgoglio sibasso) si vende
lenzioso. Quando fu assolto, qualche
bene in
mese fa, si limitò a dichiarare, uscendo
Germania
dal tribunale di Hannover, che sarebbe
tornato a prendere i figli a scuola «per
far vivere loro un padre più sereno di quanto lo sia
stato negli ultimi anni». «Sono stato vittima di una
persecuzione», è invece il suo pensiero di adesso.
In realtà, va ricordato che contro Wulff aveva resistito solo un’accusa delle tante che si erano succedute in quel terribile inverno. Il tribunale di Hannover
lo ha giudicato, alla fine, per il conto di un albergo di
Monaco, durante l’Oktoberfest, pagato dall’amico
produttore cinematografico David Groenewold in
cambio di una raccomandazione per il finanziamento di un film. Tutte le altre imputazioni erano già ca-
Il referendum
Affluenza
record
a Hong Kong
In più di 800 mila, a
Hong Kong, hanno
partecipato al
referendum simbolico
organizzato da Occupy
Central per chiedere il
suffragio universale
senza imposizioni di
nomi. Il referendum è
stato definito «nullo» da
Pechino (nella foto
Reuters l’attesa dei
risultati).
dute: un prestito e un mutuo a condizioni di favore
per la costruzione di una villa (nessuna irregolarità,
si accertò poi, almeno dal punto di vista penale), le
vacanze pagate nell’isola di Sylt, i tanti favori ricevuti da un uomo che sembrava aver costruito, quando
era alla guida della Bassa Sassonia, un sistema di potere ramificato. «Non ci sono prove», fu l’annuncio
della Corte. L’onore perduto è stato restituito.
Quali sono gli elementi principali della campagna
dell’ex presidente? «Media e magistratura si sono
passati a vicenda la palla», ha tuonato. Per molte settimane è effettivamente sembrato che la giustizia
indagasse su quello che scrivevano i giornali e che i
giornali pubblicassero rivelazioni trapelate durante
le inchieste. Sono stati setacciati migliaia di file, esaminati quarantacinque conti bancari, controllate
trentasette linee telefoniche e perquisite otto abitazioni. Il conto finale è di quattro milioni di euro.
Quando la Procura di Hannover decise di chiedere la
revoca della sua immunità la stampa lo seppe immediatamente. Wulff, dopo un colloquio con Angela
Merkel (che lo aveva scelto due anni prima per togliersi di torno un rivale pericoloso nel partito, in
grado anche di aspirare alla cancelleria), non ebbe
altra possibilità che fare le valigie. La sua presidenza
è durata 598 giorni.
Adesso c’è però anche spazio per alcuni spunti di
autocritica. Ammette di avere sbagliato andando in
vacanza con un imprenditore. Definisce «un errore
fatale» la telefonata al direttore di Bild Kai Diekmann
e il messaggio lasciato sulla segreteria telefonica del
giornalista in cui minacciava «una guerra» se l’in-
Addio
Christian
Wulff, oggi
55 anni,
quando era
presidente
e sposato
con Bettina, la seconda moglie 15 anni
più giovane
chiesta sul prestito fosse stata pubblicata. Fu quell’episodio, che sollevò le proteste dei media, a rappresentare una svolta irreversibile nelle fortune del
numero uno della Bundesrepublik. La guerra è arrivata veramente, ma molto più tardi. Wulff ricorda
ora con rabbia, per esempio, che i giornali continuarono a colpirlo perfino all’indomani della sua uscita
di scena, quando furono in molti a chiedersi se non
fosse opportuna una revoca del vitalizio presidenziale.
L’offensiva lanciata dal cinquantacinquenne ex
«cavallo di razza» cristiano-democratico è stata accolta con un iniziale fuoco di sbarramento. «Respingiamo le accuse contro la stampa» fu il secco comunicato della Djv, l’associazione tedesca dei giornalisti. Toni più duri quelli di Meedia.de, secondo cui gli
ultimi sviluppi della vicenda hanno confermato che
«la presidenza Wulff è stata uno sbaglio». Modulata
la posizione di Der Spiegel. Il settimanale di Amburgo ha riconosciuto che gli attacchi dell’ex presidente
alla stampa «sono comprensibili dal suo punto di vista», ma ha aggiunto che le dimissioni erano indispensabili. Chi dispone di una buona memoria, nel
mondo giornalistico tedesco, ricorda che l’allora governatore della Bassa Sassonia garantì di non avere
mai avuto «nessun rapporto» con l’uomo d’affari
che gli aveva anticipato il prestito di 500.000 euro
utilizzato per comprare la casa nuova. Una bugia,
detta per di più intervenendo nel Parlamento regionale, che continua ancora adesso a pesare.
Se questo è vero, è vero anche che la vicenda deve
essere valutata in tutti i suoi risvolti. Ha interpretato
questa esigenza la Süddeutsche Zeitung, secondo
cui i media si sono rifiutati di provare a chiarire se
sia stato Wulff o siano stati loro a «sbagliare tutto».
«Forse — ha aggiunto il quotidiano — la verità come
spesso accade sta nel mezzo». Fin qui i giornali. Ma il
vero protagonista di una discussione che forse non è
mai decollata è stato Steinbrück, convinto che «la lama affilata della libertà di stampa si sia trasformata
in uno strumento di tortura». L’ex ministro delle Finanze (il cui intervento è apparso su Die Zeit, affiancato da un articolo molto equilibrato) ha rimpianto
di aver perduto il momento giusto per «fare un gesto» nei confronti del suo antico avversario e ha definito «sorprendente» il «ruolo passivo» svolto dalla
classe politica. In questo dramma teatrale, recitato
dai poteri tedeschi, il palcoscenico rischia quindi di
rimanere vuoto. Lo avevano riempito, in un giorno
di gennaio del 2012, i manifestanti che sfilavano con
le scarpe in mano di fronte alla residenza presidenziale per invocare le dimissioni del suo inquilino.
Una immagine, questa, che Wulff non dimenticherà
mai.
Paolo Lepri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Kennedy a Bellevue
Era il «Kennedy tedesco».
Il tatuaggio al braccio di
Bettina, di 15 anni più
giovane, era diventato il
simbolo di una Germania
moderna e «carina»
Il processo
Sono stati esaminati 45
conti bancari, controllate 37
linee telefoniche, perquisite
8 case: l’inchiesta è costata
4 milioni. Alla fine, la Procura
ha rinunciato all’Appello
COMUNE DI TARANTO
Il ripudio Christian Wulff era stato scelto dalla Cancelliera in persona per la presidenza. Un modo, secondo i maligni, per non avere
un rivale nel partito. Caduto in disgrazia, Merkel non lo ha difeso
Prima donna in 400 anni
Una compositrice alla corte di Elisabetta
LONDRA — Una donna è stata scelta per la prima volta in 400 anni come
compositore reale della corte inglese. Si tratta della musicista classica
Judith Weir, 60 anni, fortemente voluta dalla regina Elisabetta. Come ha
scritto ieri il Sunday Times, andrà a sostituire Sir Peter Maxwell Davies
che ha lasciato il posto dopo 10 anni di onorata carriera al servizio di
sua Maestà. L’annuncio ufficiale verrà dato da Buckingham Palace il
prossimo mese. Elisabetta chiama così un’altra donna fra gli intellettuali
più importanti di Palazzo. Nel 2009 era stata la volta di Carol Ann Duffy,
la prima in 341 anni di storia a diventare poeta ufficiale del Regno Unito.
Il ruolo di Weir a Palazzo sarà molto importante: dovrà comporre le
musiche per ogni tipo di evento, dalle celebrazioni, ai matrimoni fino ai
funerali, lungo un mandato che ha durata decennale e che un tempo era
a vita. In passato l’artista, che ha lavorato per le orchestre sinfoniche di
Birmingham, Boston e della Bbc, si è battuta per le donne, chiedendo
per loro ruoli femminili diversi nelle opere sinfoniche e non solo quelli
di figure tragiche condannate a morti cruente.
SERVIZIO APPALTI E CONTRATTI
Via Plinio n. 75, 74121 TARANTO
Tel. 099.4581926-948; fax 099.4581999
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BANDO DI GARA PER ESTRATTO
Il Comune di Taranto, in esecuzione in
esecuzione alla Determinazione Dirigenziale
n. 166/2014 emessa dalla Direzione PUBBLICA
ISTRUZIONE CULTURA SPETTACOLO SPORT
deve procedere all’esperimento di una procedura
aperta, da tenersi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per l’affidamento,
in regime di concessione, della GESTIONE
DELL’IMPIANTO SPORTIVO POLIVALENTE
CENTRO SPORTIVO MAGNA GRECIA (Appalto
n. 17/2014 - CIG: 5726802283)”. La durata della
concessione è fissata in anni 5. Canone annuo di
concessione, oltre IVA, posto a base di gara:
€ 90.444,00#, soggetto ad aumento percentuale.
Gli interessati, in possesso dei prescritti requisiti,
devono inoltrare la propria offerta secondo le
modalità ed i termini riportati nel relativo Bando
di Gara Integrale pubblicato a decorrere dal 17
Giugno 2014 all’Albo Pretorio - On Line di questo
Comune e sul sito internet www.regione.puglia.it; lo stesso Bando di Gara unitamente al
Disciplinare di Gara e sua modulistica, al Capitolato Speciale e relativa Planimetria ed il
Protocollo di Legalità, sono disponibili sul sito
internet istituzionale www.comune.taranto.it BANDI CONCORSI AVVISI. Termine ultimo per la
ricezione delle offerte: ore 12,00 del giorno
28 Luglio 2014. Responsabile del Procedimento:
Dott.ssa Anna Pia CITO - Direzione PUBBLICA
ISTRUZIONE CULTURA SPETTACOLO SPORT
(tel. 099.4581726/731).
Firmato
Il Responsabile del Servizio Appalti e Contratti
dott. Michele MATICHECCHIA
COMUNE DI SALA CONSILINA
Provincia di Salerno
C.A.P. 84036
Bando di gara - Lavori di: “Riqualificazione
energetica casa comunale”. Stazione Appaltante: Comune di Sala Consilina (SA) Via Mezzacapo, 44, tel. 0975/525262 fax. 0975/525268. Procedura di Gara: Procedura aperta ai sensi dell’art. 55 D.Lgs
n. 163/06. Importo lavori: 644.968,22 Euro
di cui non soggetti a ribasso Euro
92.900,31. Requisiti Richiesti: Cat. Prev.
OG1 Cl. III. Termine: 242 giorni. Finanziamento: Poin Energie Rinnovabili Risparmio
Energetico 2007/2013. Scadenza offerte:
05/08/2014. Apertura offerte: 07/08/2014.
Resp.le del Proc.to: geom. Vito Lavista. Il
bando integrale, unitamente al disciplinare
ad alla domanda e disponibile sul sito internet: http://www.salaconsilina.gov.it.
Il dirigente dell’area tecnica
ing. Attilio De Nigris
14
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
Roma
A casa
l’imprenditrice
scomparsa
L’omicidio di Yara Le lame analizzate dagli uomini del Ris
Esami su due coltelli
trovati fra gli attrezzi
sequestrati a Bossetti
«Volevo trovare pace e
serenità». Per questo
chiedeva la grazia alla
Madonna. È il racconto
di Maria Stella
Giorlandino,
l’imprenditrice della
sanità romana di cui si
erano perse le tracce
da tre giorni, tornata a
casa dopo essere stata
ritrovata a Pompei (a
sinistra accompagnata
dalle forze dell’ordine,
Photomasi). «Sono
felice di riabbracciare
mio figlio», ha detto
varcando la porta della
sua villa. Ma sulla
vicenda la Procura di
Roma vuole indagare
ancora e convocherà la
Giorlandino. I pm
vogliono verificare se
dietro al suo gesto vi
siano questioni
personali o aspetti
penalmente rilevanti
Le tracce di calce: indagini su un cantiere
Spuntano due lame sospette
dagli attrezzi di Massimo Bossetti, sequestrati dal Ris di Parma. Due coltellini piuttosto corti, che potrebbero corrispondere
alle dimensioni indicate dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo e messe nero su bianco dal
gip Ezia Maccora nella sua ordinanza: uno spessore minimo di
0,2 millimetri e una lunghezza di
almeno due centimetri. Dettagli
rilevati grazie a uno studio approfondito delle ferite sul corpo
di Yara Gambirasio: il cadavere
«presenta almeno otto lesioni da
taglio e una da punta e taglio, al
collo, ai polsi, al torace, al dorso
e alla gamba destra, senza che vi
siano presenti lesioni tipicamente da difesa».
Una di quelle due lame, trovate forse in una vecchia legnaia
sul retro dell’abitazione di Mapello, può essere l’arma utilizzata per seviziare la giovane vittima? L’assassino non ha semplicemente colpito Yara con un oggetto contundente. Ha infierito
sul suo corpo, probabilmente
quando la ragazzina era già pri-
Con il «Corriere»
In edicola
il libro sul caso
La storia di Yara, la caccia
all’assassino, gli errori
nell’inchiesta fino alla
svolta, dopo quattro anni,
grazie alla più grande
indagine basata sul Dna
mai compiuta in Italia. Le
firme del Corriere della
Sera ripercorrono la
storia del delitto nel libro
che sarà in edicola da
domani, martedì 1°
luglio a 6,90 euro, oltre il
prezzo del quotidiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
va di sensi: quasi una pratica sadica, con la punta di un coltellino che non è mai andata troppo
a fondo, tanto che la lunghezza
delle lesioni rilevate non va oltre
i due centimetri. Sarà il Ris a dire se sui due coltelli sequestrati,
in mezzo a tanti altri attrezzi, è
possibile trovare tracce biologiche utili per l’inchiesta, anche se
il pessimismo in questo caso è
d’obbligo, essendo passati più
di tre anni e sette mesi dall’omicidio. Ma in seconda battuta potrebbe essere l’anatomopatologa a esprimere un parere sulla
compatibilità tra le ferite sul
corpo di Yara e le lame ora in
possesso degli inquirenti.
La ricerca di nuove prove
scientifiche prosegue a ritmo
serrato: domani a Parma, in
contraddittorio tra le parti —
quindi anche in presenza del genetista Giorgio Portera per la famiglia Gambirasio e degli avvocati del presunto assassino — i
carabinieri del Ris analizzeranno con ogni tipo di tracciante a
disposizione la Volvo grigia familiare e il furgone Iveco di pro-
prietà di Massimo Bossetti. Ma
l’attenzione è anche concentrata
su un cantiere che potrebbe offrire un’ulteriore svolta all’inchiesta: quello di Palazzago, a
soli sette chilometri da Brembate Sopra, dove il carpentiere di
Mapello aveva lavorato dalla fine dell’estate 2009 all’agosto del
2011, per la costruzione di tre
villette.
Gli inquirenti non chiedono
ai titolari del cantiere di ricordare solo gli atteggiamenti di Bossetti, in carcere dal 16 giugno. Il
tentativo di polizia e carabinieri,
che lavorano a squadre miste sul
territorio (anche in questo, for-
se, l’inchiesta è unica nel suo
genere), è ricostruire un elenco
dettagliato dei materiali utilizzati per le abitazioni a Palazzago. Sul corpo, sui vestiti e nell’albero bronchiale di Yara, erano state infatti rilevate polveri
riconducibili a calce: tracce rimaste sulla vittima a causa della
pressione esercitata dall’assassino, ma non sufficienti a svelare le impronti digitali. L’obiettivo è quindi scovare in quale
cantiere quella particolare calce
sia stata utilizzata: un lavoro
non facile, nel caso di Palazzago,
dove le villette furono consegnate quasi tre anni fa. Si cerca-
L’inchiesta
Si cerca tra le fatture
di acquisto dei materiali
per le villette alle quali
lavorò il muratore
Palazzago
Il presunto assassino
è stato impegnato a
Palazzago da fine estate
2009 all’agosto 2011
no le fatture d’acquisto dei materiali, che potrebbero regalare
nuovi riscontri. Mentre prosegue la lunga ricostruzione della
personalità dell’assassino, che
potrebbe aver mentito sulla sua
passione per le lampade abbronzanti: «Non ne avevo bisogno». In realtà, anche il 13 giugno, appena tre giorni prima del
fermo, curava la sua tintarella al
centro «La Playa» di Curno, alle
porte di Bergamo. «Veniva qui
tre volte alla settimana», dicono
i gestori. Una bugia inutile, almeno in apparenza.
Armando Di Landro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Imola Il carabiniere ferito il 28 aprile 2013 davanti a Palazzo Chigi
Il ritorno alla vita di Giangrande:
«Voglio mostrarmi come sono»
Insieme
Giuseppe
Giangrande, 52
anni, ferito davanti
a Palazzo Chigi
il 28 aprile 2013,
ieri con la figlia
Martina, 24 anni,
all’inaugurazione
di un giardino per
la riabilitazione
dell’istituto dov’è
ricoverato
(foto Marco Isola)
«È una doppia promozione», hanno commentato sorridendo alcuni carabinieri
dopo aver visto il collega parlare con i giornalisti e intrattenersi con gente sconosciuta
che si avvicinava per salutarlo
come si fa con gli amici. Perché Giuseppe Giangrande, il
sottufficiale ferito nell’attentato del 28 aprile 2013 davanti
a Palazzo Chigi, non ha avuto
soltanto l’onore di un passaggio di gradi (è stato promosso
maresciallo per meriti speciali), ma sabato, dopo più di un
anno, per la prima volta ha
avuto la forza di mostrarsi in
pubblico e ha partecipato all’inaugurazione del nuovo
parco attrezzato e del giardino per la riabilitazione dell’istituto di Montecatone, nell’Imolese, dove è stato ricoverato nuovamente da febbraio.
«Ringrazio di cuore tutti gli
operatori del centro — ha
detto Giangrande —. Sono
stati straordinari. Le mie condizioni non facevano sperare
nulla di buono ma loro si sono prodigati, hanno fatto cose grandi. E poi mi ha colpito
il clima di solidarietà, con i
malati e i loro parenti. Che dire ancora? Devo solo ringraziare, ringraziare, ringraziare».
Il maresciallo Giangrande
era accompagnato dalla figlia
La promozione
Prima apparizione in
pubblico: «Sono stanco
ma mi sono divertito»
Promosso maresciallo
Martina, una ragazza eccezionale, che segue il babbo continuamente. L’ha assistito
nella casa di Prato e continua
a farlo adesso nel centro di
riabilitazione.
«Questa inaugurazione è
stata anche una scusa per
mettere mio padre alla prova
— racconta Martina — e si è
rivelata un punto di svolta.
Adesso babbo si sente meglio,
è pronto ad affrontare quella
che sarà la sua vita. Il passo
che gli mancava in più era
quello di affrontare la normalità, le cose di tutti i giorni, gli
altri».
L’esame Giangrande l’ha
superato. Anche se, come racconta la figlia, a metà pomeriggio era distrutto dalla fatica. «Devo imparare a vedermi
e farmi vedere così some sono
ora. Sono stanco ma mi sono
divertito», ha confessato a
Martina.
Il nuovo ricovero di febbraio doveva protrarsi tre o quattro mesi. «Poi sono arrivate
complicazioni e imprevisti e
non sappiamo quando potremo tornare a Prato — spiega
Martina, che ha affittato un
appartamento a Imola —.
Speriamo presto perché credo
che entrambi ci siamo meritati un po’ di tranquillità».
Marco Gasperetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Il giallo Sulla bicicletta
nera vista da una
testimone davanti
alla casa del delitto
sarebbero stati montati
parti di un altro mezzo,
già requisito,
su cui era stato trovato
il Dna della vittima
C’è una bicicletta nera da donna che
una testimone vede davanti alla villetta
di un delitto. Ce n’è un’altra bordeaux
che su un pedale ha le tracce biologiche
della vittima. E sette anni dopo l’omicidio c’è un colpo di scena.
Questa storia comincia nella sede di
una storica azienda di Monza che costruisce biciclette, la Umberto Dei. L’amministratore delegato della società ha davanti
l’avvocato Gian Luigi Tizzoni ed è al telefono con un tecnico del suo magazzino.
La voce che arriva dall’altro capo del filo
gli sta dicendo che sì, tutto coincide. I pedali di cui parla l’avvocato sono proprio
quelli che da sempre
loro montano sul modello Giubileo da uoLa vicenda
mo. Si chiamano
Union. Non c’è margine di dubbio. Sigle,
gomma, catarifrangenti, scritte, forma,
misure: torna proprio
tutto. Tutto, tranne
un dettaglio fondamentale. E cioè il fatto
che quei pedali non
sono stati trovati sulla Umberto Dei da uomo bordeaux, dove
aveva senso che fosIl delitto
sero, appunto, ma
Il 13 agosto 2007
sulla più modesta LuChiara Poggi, 26 anni
xury nera da donna
(foto sopra), viene
che, di suo, dovrebbe
uccisa nella sua
avere pedali di una livilletta di Garlasco
nea ben più sportiva.
(Pavia). Il fidanzato
Stiamo parlando
Alberto Stasi, allora
dell’omicidio di Chia24enne laureando
ra Poggi, a Garlasco, e
alla Bocconi, dà
delle due biciclette di
l’allarme dopo aver
Alberto Stasi, suo fiscoperto il cadavere.
danzato e da sempre
Ma per l’accusa
unico sotto accusa
l’assassino è lui
per il delitto. La doIl processo
manda è: perché mai i
Il 17 dicembre 2009
pedali «Union» di
il gup di Vigevano
quella più preziosa
Stefano Vitelli, dopo
sono stati montati
una battaglia di
sull’altra? Dettaglio
perizie, assolve Stasi,
non di poco conto daimputato di omicidio
vanti al quale si povolontario: indizi
trebbe ipotizzare che
contraddittori e
qualcuno li abbia
insufficienti
scambiati. Per quale
L’appello
motivo?
Il 7 dicembre 2011 la
In una memoria
Corte d’assise
che l’avvocato Tizzod’appello di Milano
ni, per conto della faconferma
miglia Poggi, ha apl’assoluzione. Per i
pena depositato alla
giudici «la verità è
Corte d’appello (dorimasta sconosciuta
v’è in corso il nuovo
nei suoi molteplici
processo contro Alfattori»
berto dopo due assoIl ricorso
luzioni e la sentenza
Parte civile e Procura
della Cassazione che
generale di Milano
ha ordinato ai giudici
presentano ricorso in
di riaprire il caso) tutCassazione e la Corte
ta questa faccenda dei
il 18 aprile 2013 lo
pedali viene riassunta
accoglie rinviando
con una sola spiegaStasi di nuovo a
zione: sono stati inprocesso
vertiti. O quantomeno: quelli montati
sulla bicicletta bordeaux — che si chiamano Wellgo e sui quali
c’erano tracce del Dna di Chiara — non
erano gli originali, trovati invece sulla
Luxury nera.
Quindi la nuova ricostruzione che la
parte civile ha messo a punto (e che in teoria anche il sostituto procuratore generale Laura Barbaini dovrebbe sostenere
in aula) è la seguente: quella mattina Alberto ha usato la bicicletta nera per andare da Chiara, tornando a casa dopo averla
uccisa ha lasciato sul pedale tracce del
sangue di lei (i consulenti di Alberto negano che sia sangue), dopodiché, sapendo di una testimone che raccontava della
bicicletta nera, ha scambiato i pedali
Cronache 15
italia: 51575551575557
2
Il confronto
Sone due le biciclette sequestrate
ad Alberto Stasi: una nera da donna,
che una vicina ha detto di aver visto
davanti alla casa di Chiara Poggi
il giorno dell’omicidio, e una bordeaux
da uomo
1
La «Luxury» nera da donna
è stata requisita un mese e mezzo fa,
sette anni dopo il delitto. Montava
i pedali usati sulle «Umberto Dei»
I pedali «Union»
di serie sulla
«Umberto Dei - Giubileo»
La «Umberto Dei - Giubileo»
bordeaux da uomo
è stata sequestrata
questrata
sette giorni
ni dopo
la morte di Chiara.
Sui pedali c’erano
tracce biologiche
logiche
della vittima
ma
I pedali «Wellgo»
con il Dna di Chiara Poggi
che erano sulla bici bordeaux
Alberto Stasi,
imputato nel
secondo processo
in Corte d’appello
dopo due
assoluzioni
CORRIERE DELLA SERA
Garlasco, dopo sette anni la scoperta:
«Scambiati i pedali delle bici di Alberto»
La memoria depositata dai legali della famiglia di Chiara Poggi
convinto che gli inquirenti avrebbero sequestrato proprio quella nera da donna,
visto che la testimone ne parlava, e non
quella bordeaux che nessuno aveva collocato sulla scena del delitto.
E invece no. Per una serie incredibile di
passaggi decisi da chi ha indagato e che
visti oggi sembrano uno più illogico dell’altro, sette giorni dopo l’omicidio viene
requisita proprio la Umberto Dei bordeaux. E non quella nera. Che soltanto dopo
sette anni, un mese e mezzo fa, i giudici
fanno sequestrare e portare in aula. Perciò solo adesso è stato possibile osser-
varla da vicino e scoprire che aveva «addosso», diciamo così, i preziosi pedali
Union dell’altra: dettaglio certificato da
documenti dell’azienda produttrice ora
allegati agli atti del processo.
Il pasticcio infinito di questa bicicletta, è nato lo stesso giorno dell’omicidio,
il 13 agosto del 2007. Chiara, 26 anni,
viene trovata morta, con la testa sfondata, in fondo alle scale che portano in cantina, nella sua villetta di Garlasco. La trova Alberto, allora 24enne laureando alla
Bocconi. Nel pomeriggio dello stesso
giorno Franca Bermani, madre di una vi-
Il nuovo processo
In Corte d’appello è in corso il
nuovo processo dopo 2 assoluzioni
e la sentenza della Cassazione
che ha fatto riaprire il caso
cina dei Poggi, racconta ai carabinieri di
aver visto davanti alla casa del delitto una
«bici nera da donna con portapacchi posteriore» in una fascia oraria che poi risulterà compatibile con quella dell’omicidio. In caserma i genitori del ragazzo
spiegano, in verbali separati, di avere tre
biciclette: una Umberto Dei bordeaux,
una grigia e una nera da donna. Mentre
Alberto alla stessa domanda dice: abbiamo tre bici, una Umberto Dei bordeaux e
altre due, una grigia e una rossa in soffitta. La nera non la cita (la Cassazione dirà
poi che quest’omissione era un «potenziale indizio» contro di lui).
Il giorno dopo, mentre giornali e televisioni parlano della testimone e della
bicicletta nera, il maresciallo della locale
stazione dei carabinieri, Francesco Marchetto, scrive un’annotazione di servizio
nella quale racconta: assieme al padre di
Alberto, Nicola (morto a fine 2013 per un
malattia) sono andato nella sua officina a
controllare la bicicletta nera da donna
della famiglia Stasi e ho deciso di non sequestrarla perché «non corrispondeva
alla descrizione della testimone».
Però il maresciallo Marchetto non era
presente durante la deposizione della teste, anche se poi, durante il processo di
primo grado, ha giurato il contrario davanti al giudice. Può darsi che avesse let-
La denuncia
I genitori della ragazza hanno
denunciato per falsa testimonianza
il maresciallo che decise
di non requisire la due ruote nera
to il verbale. La cosa certa è che un reperto potenzialmente così importante è stato lasciato fuori dall’indagine per presunte discrepanze — così ha spiegato il
militare — su dettagli come le molle sotto la sella e il cestino. E ancora: il sottufficiale ha giurato per quattro volte in aula
che la bici vista da lui non aveva il portapacchi. E invece si scopre, adesso che è
stata portata davanti ai giudici del nuovo
processo, che il portapacchi c’era e aveva
anche il mollettone descritto dalla testimone, quello per tenere fermi i giornali.
Giuseppe e Rita Poggi hanno denunciato il maresciallo per falsa testimonianza (il processo è ancora aperto) convinti che, dopo la deposizione della signora Bermani, davanti a una bicicletta
nera da donna il sequestro fosse praticamente obbligatorio.
Ora, può anche darsi che alla fine di
tutto il percorso giudiziario biciclette e
pedali si rivelino ininfluenti. O che Alberto Stasi possa chiarire come, quando
e perché i pedali della Umberto Dei sono
finiti sulla bici nera. Ma, comunque vada
a finire, il caso Garlasco oggi ha una certezza: la «bicicletta nera da donna» doveva entrare nelle indagini il 13 agosto del
2007.
Giusi Fasano
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16 Cronache
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Vaticano «I comunisti? Ci hanno rubato la bandiera dei poveri»
Francesco e la vocazione
«Per il Papa è definitiva
e finisce nella tomba»
Ai vescovi: state lontano dal potere
ROMA — Nell’occasione solenne della Festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, di
cui il Papa è vescovo (ed è Papa
proprio in quanto vescovo di
Roma) Francesco ha imposto il
pallio a 24 nuovi arcivescovi
metropoliti. Cioè ha messo loro indosso — durante la messa
nella Basilica — un paramento
liturgico costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle, che rappresenta la pecora che il pastore
porta sulle sue spalle.
Anche in questa celebrazione Bergoglio non ha mancato
di dare una sua precisa indicazione: ha scelto di indossare «il
vecchio pallio», quello usato
dai pontefici fino a Giovanni
Paolo II, in tutto uguale a quel-
lo degli altri vescovi metropoliti, quindi fatto allo stesso
modo, ad Y, della stessa larghezza e con le sei croci,che indicano le piaghe di Cristo, nere, e non più rosse, come prevedeva la variante introdotta
da Benedetto XVI. E ha, ancora
una volta, esortato i vescovi a
rimanere lontani dal potere. In
sacrestia — riferisce l’arcivescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini — «ha
Nella Basilica
Il cardinale Comastri:
scherzando mi ha detto
dove vuole essere
sepolto a San Pietro
risposto a una mia lettera invitando discutere in Calabria la
sospensione della figura dei
padrini nei battesimi e nelle
cresime, per evitare le strumentalizzazioni delle cosche».
Alla vigilia della celebrazione, invece, Francesco ha parlato della vocazione «definitiva»
del Papa. Come uomini di oggi
«abbiamo paura del definitivo», ha detto. Ma «per scegliere una vocazione, una vocazione qualsiasi, anche quelle vocazioni “di stato”, il matrimonio, la vita consacrata, il
sacerdozio, si deve scegliere
con una prospettiva del definitivo». «Su questo aspetto del
definitivo — ha aggiunto
Francesco — credo che uno
che ha più sicura la sua strada
San Pietro Papa Francesco tra i porporati per l’imposizione del pallio a 24 nuovi arcivescovi metropoliti (foto Giuseppe Lami/Ansa)
definitiva è il Papa!». «Perché
il Papa? Dove finirà il Papa?», si
è chiesto sorridendo. «Lì, in
quella tomba, no?», ha risposto indicando la Basilica di San
Pietro nelle cui Grotte vengono sepolti i Papi. Con una battuta, insomma, Bergoglio è
sembrato profilare un’opinione contraria alla possibilità di
dimissioni.
Rispondendo a una domanda dei giornalisti sul volo di ritorno dalla Terra Santa, era stato lui stesso a lasciare aperta
questa «porta», non escludendo che dopo Benedetto XVI potrebbero esserci altri Papi
emeriti. «Io credo che un Vescovo di Roma, un Papa che
sente che le sue forze vengono
meno — perché adesso si vive
tanto tempo — deve farsi le
stesse domande che si è posto
Papa Benedetto», aveva detto.
Ribadendo lo stesso concetto
nell’ampia intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia. Incontrando però il 7 giugno le società sportive italiane
aveva chiesto: «Pregate per me
perché possa fare questo gioco
fino al giorno in cui il Signore
mi chiamerà a sé».
«Il Papa da vero credente ha
sempre presente il pensiero
della morte», ha commentato a
Tgcom24 il cardinale Angelo
Comastri, arciprete di San Pietro. «Qualche giorno fa — ha
rivelato —, eravamo insieme
in Basilica e passando vicino
alla cappella dov’era sepolto
Giovanni Paolo II, mi ha detto
un po’ scherzosamente, ma
credo che sotto sotto il suo
pensiero fosse ben chiaro: “Mi
raccomando quella lasciatela
per me”».
Il vescovo di Roma ha confessato di conoscere poco la
sua città. E addirittura ha rivelato — in una lunga intervista
al Messaggero — di aver visto
la Cappella Sistina «per la prima volta quando ho preso parte al conclave che elesse Benedetto XVI (2005, ndr). Non sono nemmeno mai stato ai musei». Quanto al fatto che
l’Economist l’ha paragonato a
Lenin, per il suo amore per i
poveri Francesco ha commentato: «Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è
cristiana».
«Sono così entusiasta della
sua umanità», ha dichiarato, in
un’intervista a Sky News, parlando di Francesco, Elton John.
«Riconduce le cose all’essenziale».
M.Antonietta Calabrò
Le nomine
I palli donati
a 24 arcivescovi
All’inizio della messa in
basilica per la festa dei
santi apostoli Pietro e
Paolo, protettori di
Roma e della Sede
Apostolica, ieri papa
Francesco ha
benedetto i «palli» che
poi ha donato a 24
arcivescovi metropoliti
di tutto il mondo da lui
nominati negli ultimi 12
mesi
Il simbolo del
compito pastorale
Il pallio è una stretta
fascia di stoffa, larga
cinque centimetri, tessuta
in lana bianca, incurvata
così da poterlo
appoggiare alle spalle
sopra la pianeta o la
casula e con due lembi
neri pendenti davanti e
dietro. Rappresenta la
pecora che il pastore
porta sulle spalle simbolo
del compito pastorale
Tra i nominati
due italiani
Tra i ventiquattro
arcivescovi nominati che
riceveranno il pallio due
sono italiani: Giuseppe
Fiorini Morsini, di Reggio
Calabria-Bova e Marco
Arnolfo di Vercelli. Altri
tre arcivescovi
riceveranno il pallio nelle
loro sedi, impossibilitati
ad andare a Roma
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Fuga di notizie su Schumi
la pista dei barellieri svizzeri
Due settimane fa qualcuno,
sotto lo pseudonimo «Kagemusha», ha offerto via email a varie
testate editoriali notizie riservata sulle condizioni di salute di
Michael Schumacher per circa
48 mila euro. La famiglia ha subito minacciato denunce e si è
aperta un’inchiesta, ieri è arrivata una svolta.
«Kagemusha», chiunque sia,
sente quasi certamente il fiato
degli investigatori francesi sul
collo. Il ladro di informazioni
riservate non sarebbe più da
cercare tra le mura del gigantesco ospedale Nord di Grenoble,
che il campione ha lasciato due
settimane fa, dopo sei mesi di
coma, per cominciare la riabilitazione in Svizzera. Per il procuratore di Grenoble, Jean-Yves
Coquillat, che conduce l’indagi-
ne, la fuga di notizie è avvenuta
grazie a una lettera di 12 pagine,
preparata dai medici francesi
per i colleghi svizzeri, che viaggiava con Schumacher nel trasferimento al centro universitario di Losanna. Un viaggio di
200 chilometri e, dunque, un
ambiente ben più ristretto entro il quale identificare l’autore
del «colpo». I sospetti si orientano sui lettighieri del servizio
svizzero di Visp, nel Canton Vallese, incaricato del delicato trasferimento. La lettera potrebbe
essere stata riprodotta sull’ambulanza. Ma i barellieri avevano
dovuto consegnare i telefonini
prima ancora di sapere chi fosse
il paziente da trasportare. Protetto anche lui da uno pseudonimo: Jeremy Martin.
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Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
L’intervista
Cronache 17
italia: 51575551575557
I genitori mancati: i bimbi hanno il nostro Dna e noi non ci arrendiamo, abbiamo chiesto al Tar di conoscere il nome della signora che ha ricevuto l’impianto
«I nostri gemelli nel grembo di un’altra
Il parto si avvicina ma speriamo ancora»
ROMA — «Ma quale estate... Per noi le
stagioni non esistono più. Da quel giorno
tutto è uguale, grigio e doloroso. Ci hanno
fatti sedere davanti a una scrivania e ci
hanno detto, ci dispiace cari signori, c’è
stato un errore, i vostri embrioni sono stati
dati a un’altra coppia, arrivederci e grazie.
Piangiamo molto, tutti e due. Stiamo stati
abbandonati a noi stessi, dalle istituzioni e
dallo Stato. Ed è questo che ci ferisce di
più».
Quel giorno è il 17 aprile, un mercoledì
che ha cambiato la vita di Angelica e Michele (ma non sono i loro nomi reali, preferiscono tutelare la propria identità), i genitori biologici di due gemelli, un maschio
e una femmina, che ora stanno crescendo
nel grembo della donna sbagliata per uno
scambio avvenuto all’ospedale Pertini, lo
scorso dicembre, durante un trattamento
di procreazione medicalmente assistita.
Passeggiamo in loro compagnia lungo i
viali di un parco al centro di Roma. Due
persone semplici, ragionevoli e profondamente tristi. Non c’è luce nei loro sorrisi,
di tanto in tanto gli occhi si velano di lacrime. Lei appare più forte e coraggiosa di lui
che a tratti si commuove. Quando incrociamo un passeggino, si voltano istintivamente. Forse pensano a se stessi e a come
sarebbero stati felici se tutto fosse andato
come doveva.
Parlano con pacatezza. Sembra quasi
che non abbiano voglia di combattere per
riavere i bambini la cui nascita è prevista
tra agosto e settembre. Invece dietro
l’aspetto mite si cela la determinazione di
andare fino in fondo, soprattutto dopo la
provvidenziale sentenza della Corte di
Strasburgo. La scorsa settimana i giudici
europei hanno condannato la Francia per
aver proibito il riconoscimento legale della
relazione tra un padre biologico e i figli nati con la maternità surrogata (o utero in affitto), praticata in una clinica americana.
Secondo la Corte, la negazione del legame
ha posto i bambini in una «situazione di
incertezza legale che mina l’identità dei
piccoli nella società».
La storia di Angelica e Michele è diversa.
Lo scambio di embrioni ha determinato
quella che potrebbe essere considerata
una maternità surrogata involontaria.
Il risultato però è lo stesso. L’appartenenza biologica che rischia di non essere
riconosciuta.Vi sentite rinfrancati da
questa sentenza che riafferma il diritto
dei neonati?
«Rinfrancati è una parola grossa. Si
riaccende però la speranza di riavere i nostri bambini. Noi abbiamo sempre pensato
che i loro interessi dovessero essere messi
al primo posto. E il loro bene è crescere
nella loro vera famiglia, con i genitori che
gli assomigliano e in cui si riconoscono
perché hanno lo stesso naso, la stessa forma del viso, lo stesso modo di camminare.
Perché privarli dei veri nonni? Dell’ambiente in cui se quell’errore non ci fosse
SPAGNA
Ovodonazione
6.000-6.500
Fivet e ovodonazione
8.000-9.000
Icsi e ovodonazione
9.000
le coppie
italiane
Gran
Bretagna
ND
STATI UNITI*
(Boston e New York)
Ovodonazione
7.000
Fivet
8000
Icsi
8.500
Fivet e ovodonazione
18.000-20.000
Utero in affitto
40.000- 45.000
Diagnosi pre impianto
oltre 2.000
Belgio
11%
Svizzera
5070%
10-50%
Stati Uniti
ND
Spagna
10-50%
Gran Bretagna*
Fivet
4.500-5.000
Fivet e ovodonazione
10.000
Icsi
7.500-9.000
Diagnosi pre impianto
9.000
Dati espressi in euro
Belgio
Turchia
10-20%
Ovodonazione
5.500-6.500
Fivet e ovodonazione
8.000
Icsi e ovodonazione
9.000
Diagnosi pre impianto
3.000-3.500
ITALIA
Grecia
12-15%
GRECIA
11%
le coppie italiane
Ovodonazione
3.500
Fivet e ovodonazione
4.500
Icsi e ovodonazione
5.500
Fivet
4.500
Ovodonazione
(non ammessa)
Diagnosi pre impianto
1.500-2.000
12-15%
50-70% le coppie italiane
10-20% le coppie italiane
le coppie italiane
Svizzera
Turchia
Fonte: Corriere della Sera
L’inchiesta
4 dicembre 2013
Il cognome simile e lo scambio
1
Cinque donne che devono sottoporsi alla
fecondazione assistita si recano all’ospedale
Pertini di Roma per il prelievo degli ovociti.
Due giorni dopo vengono trasferiti gli
embrioni. Si verifica uno scambio tra due
pazienti che hanno cognome simile
15 gennaio 2014
Il test della villocentesi
2
Una delle donne coinvolte nello scambio dei tre
embrioni prelevati dalla piastra appartenente
all’altra scopre di essere incinta. Un mese dopo
la donna esegue i test della villocentesi per
accertare eventuali anomali del feto: scopre
che gli embrioni non sono suoi
17 aprile 2014
L’esame del Dna scopre la verità
3
Si concludono le indagini che erano state
avviate dalla Commissione di esperti per
ricostruire quanto accaduto attraverso
l’esame del Dna delle coppie coinvolte. Viene
accertato che una donna aspetta due gemelli
biologicamente appartenenti a un’altra
Lo studio Coldiretti: spesa per hotel e ristoranti sopra la media Ue
Vacanze in Italia, allarme prezzi
Fare le vacanze in Italia è piu’
caro che nel resto d’Europa. Lo
sostiene uno studio della
Coldiretti, secondo cui nel nostro Paese «la spesa per hotel e
ristoranti è superiore del 10 per
cento rispetto alla media europea. L’Italia si classifica come la
più costosa tra le diverse mete
del mediterraneo». L’analisi della Coldiretti si basa sui dati Eurostat del 2013, ed evidenzia che
a frenare gli incassi turistici in
Italia è il sovrapprezzo che i vacanzieri nazionali e stranieri devono pagare. E se il Bel Paese offre servizi non sempre all’altezza
a prezzi pepati, la classifica delle
nazioni più convenienti per hotel e ristoranti, mette il Montenegro al primo posto, dove si
paga il 37% in meno rispetto alla
media comunitaria. Seguono
*(ND: percentuale delle coppie
italiane non disponibile)
Il turismo procreativo
D’ARCO
Le vittime dello scambio di embrioni: vogliamo parlare con quella coppia
Croazia (-26%), Portogallo
(-23%), Turchia (-22%), Grecia
(-12%) e Spagna (-9%). «Il Montenegro in 15 anni ha fatto passi
da gigante: costa poco, buoni
servizi e mare bello. Da noi la
gente arriva ma i servizi non si
evolvono» commenta Sofia Gioia Vedani, di Federalberghi Milano. Il dato risulta ancor più
negativo per l’Italia se si pensa
10%
La percentuale che i turisti
pagano di più, rispetto alla
media comunitaria, per
hotel e ristoranti durante le
vacanze in Italia
che l’Europa resta, nonostante la
crisi, una delle destinazione
preferite del turismo internazionale (+5% nel 2013). Secondo
l’Osservatorio Nazionale del Turismo lo scorso anno c’è stata
una contrazione degli arrivi del
4,3%, che ha riguardato sia italiani (-8%) che stranieri (-0,2%).
E per l’estate appena iniziata le
previsioni sono di quelle che
non faranno contenti gli albergatori: solo meno di un italiano
su tre in vacanza alloggerà in
hotel. Più gettonate, secondo
Coldiretti, le abitazioni in affitto
(19%), di proprietà (14%) o di
parenti e amici (17%). A seguire
i villaggi turistici (7%), i bed and
breakfast (7%) e gli agriturismi
(3%) che fanno segnare un aumento rispetto allo scorso anno.
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stato sarebbero diventati grandi e che
avrebbe influenzato il loro sviluppo culturale? Per poi un giorno dovergli rivelare la
verità... No, tutto questo è profondamente
ingiusto. Noi questi bambini li abbiamo
desiderati, sono il nostro progetto di vita».
Siete pronti a una battaglia legale?
«Avremmo preferito la strada del dialogo con l’altra coppia e lo abbiamo cercato
in tutte le maniere. Ma sono spariti e si sono sottratti alle nostre richieste non rispondendo a un’istanza da noi presentata
all’ospedale Pertini dove chiedevamo che
ci fossero comunicati i nominativi. Siamo
convinti che se ci incontrassimo, noi quattro e basta, senza gli avvocati, potremmo
trovare una soluzione, chissà. Il dialogo è
importante. Invece ci hanno ignorati, sono
fuggiti e non hanno pensato al bene dei
gemelli che hanno dei veri genitori e siamo noi. Fossimo al loro posto non potremmo convivere col rimorso di coscienza di esserci presi ciò che non ci appartiene».
Vi siete arresi di fronte alla loro volontà di nascondersi?
«Macché arresi. Il termine dell’istanza
scadeva la scorsa settimana. Abbiamo presentato un ricorso al Tar del Lazio dove
chiediamo di poter conoscere il nome della signora nella quale erroneamente è avvenuto l’impianto di embrioni che hanno
il nostro stesso Dna. Speravamo di non dover arrivare a tutto questo. Noi intendiamo
far valere il diritto fondamentale a essere
riconosciuti come genitori dei nostri figli.
Ma prima di noi i bambini hanno diritto
alla propria identità. Lei ci sente parlare
come fossimo avvocati. Quanto avremmo
desiderato non dover mai studiare leggi».
Com’è la vostra vita adesso?
«È una assenza di vita. Andiamo al lavoro indossando una maschera per non tradire le emozioni, tutto ci appare scialbo,
piangiamo spesso. I bimbetti li sogniamo,
cerchiamo di immaginarli, è come se li accarezzassimo. Il giorno del parto si avvicina ed è sempre più difficile sopportare
questo dolore. Il pensiero che nascano
lontano da noi è una violenza inaudita.
Pensi, quando quel maledetto mercoledì
17 ci hanno mostrato la risposta dell’analisi del Dna ci siamo emozionati nel vedere
quei colonnini che indicavano i caratteri
dei nostri bambini. La loro fotografia genetica. Non vogliamo che rimanga l’unica».
Margherita De Bac
[email protected]
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18
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
COMUNE DI SALA CONSILINA
PROVINCIA DI SALERNO
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per la Liguria
ESITO DI GARA
L’ANAS S.p.A. - Compartimento della Viabilità per la Liguria - comunica che è stata esperita
la sotto indicata procedura aperta con il criterio del prezzo più basso, inferiore a quello
posto a base di gara, determinato secondo le modalità previste dall’art. 82 comma 1 e
comma 2 lettera a) del D.Lgs 163/2006 mediante ribasso sull’elenco prezzi posto a base di
gara. GARA COD. GELAV001-14 - COD. CIG 5585071264 - CUP F47H14000030001.
Strada Statale n. 1 “Via Aurelia” - Lavori urgenti per il completamento del ripristino
definitivo delle pendici di monte dei cigli di valle e delle opere idrauliche, comprese barriere
danneggiate dagli eventi alluvionali del 25/10/2011 tra i Km. 428+000 e Km. 444+500.
Interventi di completamento. Numero offerte ricevute: 77 - Numero offerte valide ammesse:
68. Operatore economico aggiudicatario: Italia Costruzioni e Ingegneria S.r.l. - Via Renato
Salvatori, 29 - 00173 Roma. Importo di aggiudicazione: € 785.125,22 di cui € 53.000,00
per oneri relativi alla sicurezza - Ribasso offerto: 30,074%. Data di aggiudicazione efficace:
29/05/2014. Responsabile del Procedimento: Arch. Renato Maria Giampaolino.
L’avviso dell’appalto aggiudicato è pubblicato sulla GURI n. 71 del 25/06/2014 e sui siti
internet www.stradeanas.it, www.appaltiliguria.it e www.serviziocontrattipubblici.it.
Il Dirigente Amministrativo
Dott. Giovanni Camaiori
VIA SAVONA, 3 - 16129 GENOVA
Tel. 010/5477210 - Fax 010/5477238 • sito internet www.stradeanas.it
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per la Liguria
ESITO DI GARA
L’ANAS S.p.A. - Compartimento della Viabilità per la Liguria - comunica che è stata
esperita la sotto indicata procedura aperta con il criterio del prezzo più basso, inferiore a
quello posto a base di gara, determinato secondo le modalità previste dall’art. 82 comma 1
e comma 2 lettera a) del D.Lgs 163/2006 mediante ribasso sull’elenco prezzi posto a base
di gara GARA COD. GELAV004-14 - COD. CIG 5585130314 - CUP F87H14000070001.
Strada Statale n. 45 “di Valle Trebbia” - Lavori di ripristino di parte del rivestimento
gravemente ammalorato della galleria “Scoffera” dal Km. 23+068 al Km. 24+431.
Numero offerte ricevute: 195 - Numero offerte valide ammesse: 194.
Operatore economico aggiudicatario: Global Strade S.r.l. - Via Torino, 2 - 20123 Milano.
Importo di aggiudicazione: € 592.181,77 di cui € 28.000,00 per oneri relativi alla sicurezza
- Ribasso offerto: 30,089%. Data di aggiudicazione efficace: 06/06/2014.
Responsabile del Procedimento: Arch. Renato Maria Giampaolino.
L’avviso dell’appalto aggiudicato è pubblicato sulla GURI n. 71 del 25/06/2014 e sui siti
internet www.stradeanas.it, www.appaltiliguria.it e www.serviziocontrattipubblici.it.
Il Dirigente Amministrativo
Dott. Giovanni Camaiori
VIA SAVONA, 3 - 16129 GENOVA
Tel. 010/5477210 - Fax 010/5477238 • sito internet www.stradeanas.it
MINISTERO DELLA DIFESA
DIREZIONE GENERALE DI COMMISSARIATO E DI SERVIZI GENERALI
II Reparto - 4^ Divisione
Piazza della Marina, 4 - 00196 Roma
www.commiservizi.difesa.it
Posta Elettronica: [email protected]
Posta Certificata: [email protected]
AVVISO DI GARA
Procedura di gara: dematerializzata a procedura aperta in ambito nazionale, ai sensi dell’art.20, in coordinato disposto con l’allegato II B (cat. 18), D. Lgs. 163/06.
Oggetto: appalto del servizio di trasporto/spedizione su ferrovia, in ambito nazionale e nternazionale
di materiali e mezzi delle Forze Armate e servizi/prestazioni accessorie, per l’anno 2015.
Importo presunto:
• Importo presunto annuo Euro 10.618.181,81= IVA esclusa IVA esclusa.
• Alla scadenza contrattuale l’A.D. si riserva la facoltà di far ricorso procedura negoziata, ai sensi art.
57, comma 5 lett. b) D.Lgs.163/06 nei tre anni successivi alla stipulazione del contratto iniziale. In tal
caso l’importo presunto complessivo sarà pari a € 42.472.727,24= IVA esclusa per l’intero periodo.
• Tale limite complessivo di € 42.472.727,24= IVA esclusa potrà essere elevato sino a € 63.709.090,86=
IVA esclusa in caso di ricorso ad eventuali atti aggiuntivi, nei limiti del 50% del valore di ciascun contratto, dovuti ad imprevedibili esigenze ulteriori collegate principalmente alle missioni fuori area.
Offerte: devono pervenire entro le ore 16,00 del giorno 10 settembre 2014.
Indirizzo: trattandosi di gara in forma smaterializzata le offerte dovranno pervenire secondo le modalità
previste dalla documentazione di gara.
Bando di gara:
• In corso di pubblicato sulla GURI - 5^ Serie Speciale;
• Bando e documentazione gara visionabile e sul sito internet www.commiservizi.difesa.it e
www.acquistinretepa.it.
Ulteriori informazioni possono essere richieste:
• all’URP della Direzione Generale Tel 06/36803680 - Fax 06/36805643.
• Posta Elettronica: [email protected].
• Posta Certificata: [email protected].
• Codice identificativo gara (CIG): 582375282D.
IL CAPO DELLA 3^ DIVISIONE - Dr. Fabio TOTA
ISTITUTO DI RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO CROB-IRCCS
Rionero in Vulture (Pz)
BANDO DI GARA PER ESTRATTO
L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico CROB-IRCCS con sede in Rionero in Vulture (Potenza)
alla Via Padre Pio, n. 1, in esecuzione della delibera del Direttore Generale n. 282 del 11/06/2014 ha indetto
gara a procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163, e s.m.i., per l’affidamento
della fornitura dei gas medicinali e tecnici e del servizio di manutenzione della rete di distribuzione dei gas
e delle centrali di produzione dell’aria medicinale e del vuoto presso la propria struttura. La durata della
fornitura è stabilita in anni cinque. Lotto unico. Importo complessivo presunto annuale posto a base d’asta
per il detto lotto € 188.897,00 esclusa IVA, corrispondente, per i cinque anni d’affidamento, all’importo di
€ 944.485,00 Iva esclusa. Non sono ammesse offerte in aumento. Criterio di aggiudicazione: offerta col
prezzo più basso ai sensi dell’art. 82 del D.Lgs 163/2006 e s.m.i.. E’ ammessa la partecipazione dei raggruppamenti temporanei di imprese ai sensi di quanto previsto dall’art. 37 D.Lgs 163/2006 s.m.i.. Termine
perentorio per la presentazione delle offerte: ore 13,00 del giorno 16/09/2014. Per i termini, condizioni e
requisiti dei concorrenti, si rinvia ai documenti di gara, ritirabili dalle ore 9:00 alle ore 12:00 di ogni giorno
lavorativo, sabato escluso, presso l’U.O. Provveditorato-Economato telefono 0972-726392 - telefax
0972-723509 - posta elettronica [email protected]. I documenti in questione sono disponibili anche
sul sito Web: www.crob.it, sezione bandi concorsi e trasparenza. Il bando di gara è stato trasmesso in data
18/06/2014 - Numero 2014-079717 per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee.
Responsabile del procedimento è il dott. Pietro Tantalo, dirigente dell’U.O. Provveditorato - Economato.
Il Direttore Generale - Dott. Pasquale F. Amendola
MILANO SERRAVALLE - MILANO TANGENZIALI S.p.A.
(Società soggetta ad attività di Direzione e Coordinamento della Provincia di Milano)
Sede legale: Via del Bosco Rinnovato, 4/A - 20090 Assago MI
AVVISO DI GARA SERVIZI N. 05/2014
Si avvisa che a seguito di Determina a contrarre del 29/04/2014 è indetta la Procedura Aperta
per l’affidamento dei Servizi ambientali sull’intera rete in concessione. CIG 5766201398 - CPV
90710000-7. Importo complessivo: Euro 4.600.000,00 comprensivo di costi per la sicurezza
non soggetti a ribasso pari a Euro 260.516,64. Importo soggetto a ribasso: Euro 4.339.483,36.
Criterio di aggiudicazione: “maggior ribasso” previa verifica dell’anomalia dell’offerta. Durata:
36 mesi giorni naturali e consecutivi decorrenti dalla data di consegna del servizio. Termine perentorio arrivo offerte: ore 13,00 del 09/09/2014. Tutte le condizioni di ammissione alla gara
sono riportate nel bando, nel disciplinare, nella documentazione di gara pubblicati sul sito
www.serravalle.it. Sopralluogo obbligatorio: per le modalità vedi disciplinare di gara. Seduta
Pubblica: 11/09/2014 ore 10,30. Responsabile del Procedimento: Dott. Ing. Giuseppe Colombo.
Il bando è stato trasmesso alla GUUE in data 24/06/2014.
Il Direttore Generale - Avv. Mario Martino
COMUNE DI PORDENONE
AVVISO RELATIVO
AGLI APPALTI AGGIUDICATI
Istruttoria pubblica finalizzata all’individuazione di un soggetto del Terzo Settore disponibile alla coprogettazione per
la gestione del servizio di centro gioco,
spazio gioco, sportello informativo e
attività connesse CIG 5166190AD8. Aggiudicazione: 28.04.2014 ditta ITACA
Soc.Coop.Soc. onlus, di Pordenone. Valore stimato, IVA esclusa: € 528.270,33 di
cui € 325.223,97 fino al 20.07.2017. Ha
presentato offerta una ditta.
Pordenone, 10.06.2014
IL FUNZIONARIO INCARICATO DI P.O.
Stefano Franzin
AGENZIA REGIONALE PER LO SVILUPPO E
L’INNOVAZIONE DELL’AGRICOLTURA DEL LAZIO
Via Rodolfo Lanciani n. 38 - 00162 ROMA
Tel. 06.862731
AVVISO DI APPALTI AGGIUDICATI
1) OGGETTO: gara n. 06/2013 - procedura aperta di
rilievo comunitario per l’affidamento dei servizi per
la realizzazione del Piano di Comunicazione Integrato
del PSR Lazio 2007-2013 - Misura 511 Ambito C Informazione e Pubblicità. 2) CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: offerta economicamente più vantaggiosa art. 83 D.lgs. 163/2006 e s.m.i.. 3)
CATEGORIA DEL SERVIZIO: 27. 4) DATA DI AGGIUDICAZIONE: 04/06/2014. 5) NUMERO OFFERTE RICEVUTE: 13. 6) AGGIUDICATARIO: TWBA ITALIA
S.P.A. Via Leto Pomponio 3/5 20146 MILANO. 7)
IMPORTO DI AGGIUDICAZIONE: € 767.827,50. 8)
BANDO PUBBLICATO ALLA GUCE: 2013/S 222386789. 9) AVVISO DEGLI APPALTI AGGIUDICATI:
2014/S 118-210806.
Servizio Provveditorato e Sistemi Informativi
Provveditorato - Il Dirigente
(Dott.ssa Maria Raffaella Bellantone)
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
C.A.P. 84036
ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
LAVORI DI: “Opere infrastrutturali nell’area
PIP frazione Trinità località Santa Maria
degli Ulivi e Fontanelle - completamento”.
Stazione Appaltante: COMUNE DI SALA
CONSILINA (SA) - Via Mezzacapo, 44,
tel. 0975/525281 - fax. 0975/525268. Procedura di Gara: PROCEDURA APERTA ai
sensi dell’art. 55 D.Lgs n. 163/06. Importo
lavori: 706.795,56 €. di cui non soggetti a
ribasso € 23.929,15. Requisiti Richiesti:
Cat. Prev. OG3 Cl. III. Termine: 240 giorni.
Finanziamento: P.OR. CAMPANIA FESR
2007 - 2013. Scadenza offerte: 01/08/2014.
Apertura offerte: 05/08/2014. Resp.le del
Proc.to: geom. Maurizio Monaco. Il bando
integrale, unitamente al disciplinare ad alla
domanda e disponibile sul sito internet:
http://www.salaconsilina.gov.it.
Il Dirigente dell’Area Tecnica
Ing. Attilio De Nigris
COMUNE DI SALA CONSILINA
PROVINCIA DI SALERNO
C.A.P. 84036
ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
LAVORI DI: “COMPLETAMENTO FINITURE,
DECORAZIONI ED ARREDI DEL COMPLESSO
AUDITORIUM TEATRO POLIFUNZIONALE
CAPPUCCINI”. Stazione Appaltante: COMUNE
DI SALA CONSILINA (SA) - Via Mezzacapo,
44, tel. 0975/525281 - fax. 0975/525268.
Procedura di Gara: PROCEDURA APERTA ai
sensi dell’art. 55 D.Lgs n. 163/06. Importo lavori: €. 1.690.000,00 di cui non soggetti
a ribasso €. 97.342,56. Requisiti Richiesti:
Cat. Prev. OG1 Cl. III , Scorp. OS6 Cl. II e
OG11 Cl. II. Termine: 365 giorni. Finanziamento: P.OR. CAMPANIA FESR 2007 - 2013.
Scadenza offerte: 30/07/2014. Apertura
offerte: 01/08/2014. Resp.le del Proc.to:
geom. Maurizio Monaco. Il bando integrale,
unitamente al disciplinare ad alla domanda e
disponibile sul sito internet: http://www.salaconsilina.gov.it.
Il Dirigente dell’Area Tecnica
Ing. Attilio De Nigris
TRIBUNALE DI ROMA
Sezione Fallimentare
Liquidazione Concordataria dei Beni
di “Agricap s.r.l. in liquidazione”
Concordato Preventivo n. 982/1993
Avviso di vendita del credito della procedura
Notaio delegato: Dott. Antonio Matella. Vendita
con Incanto del credito residuo della procedura
pari al 68,54673% al seguente prezzo base d’asta:
1) Credito residuo pari al 68,54673% verso Federconsorzi euro 1.405.088,55. La procedura di vendita con incanto si espleterà mediante asta, che si
terrà avanti al notaio Antonio Matella, con studio
in Roma, viale Mazzini, 88 - tel. 06 37514857;
fax 06 37514031, il giorno 25 luglio 2014, ore
10,00. Le offerte in busta chiusa, corredate di A.C.
di importo pari al 10% del prezzo base d’asta,
dovranno pervenire presso lo studio del notaio
Antonio Matella entro le ore 12,00 del giorno 24
luglio 2014. In caso di più offerte di pari importo
si procederà al rilancio pari ad Euro 50.000,00.=
ogni tre minuti. Maggiori informazioni presso lo
studio del Delegato e del liquidatore Giudiziale
Dott. Giuseppe Bizzarri (tel. 0670450606 e-mail:
[email protected]). Perizie, modalità
di partecipazione sul sito www.astegiudiziarie.it.
Roma, 26 giugno 2014
VENDITA DI UNITÀ IMMOBILIARI DI PROPRIETÀ DI “FONDO IMMOBILIARE – COMUNE DI MILANO I”
SITE IN MILANO – VIA LANZONE 47
BNP Paribas Real Estate Investment Management Italy Società di Gestione del Risparmio
p.A., per conto del “Fondo Immobiliare - Comune di Milano I”, avvia la vendita frazionata
dell’immobile sito in Milano, Via Lanzone n. 47. La vendita delle singole unità immobiliari
avverrà attraverso una procedura competitiva al massimo rialzo da svolgersi in conformità
al relativo disciplinare. La SGR ha affidato a Gabetti Property Solutions Agency S.p.A. (“Gabetti”) l’incarico di assistere il Fondo nelle attività di vendita. La documentazione che regola
la vendita e le informazioni relative alle unità immobiliari di Via Lanzone n. 47 saranno disponibili in formato digitale su apposita data room virtuale. Per ottenere l’accesso alla data
room occorrerà: (i) inviare la relativa richiesta all’indirizzo [email protected] con indicazione
di un nominativo, numero di telefono e indirizzo di posta elettronica a cui trasmettere le
informazioni di accesso; e (ii) compilare l’apposito questionario di identificazione e accettare
l’accordo di riservatezza che vi saranno inviati via e-mail all’indirizzo fornito. Informazioni
relative alle unità immobiliari saranno disponibili presso l’ufficio vendite allestito da Gabetti
all’interno dell’immobile di Via Lanzone 47 dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle
14:00 alle 18:00, oppure chiamando il seguente numero telefonico 02-77.55.343. Il termine ultimo
per le offerte d’acquisto, da presentarsi in busta chiusa e in conformità a quanto previsto nel disciplinare, sarà il giorno 29 luglio entro e non oltre le ore 12:00. - www.reim.bnpparibas.it
BNP Paribas REIM SGR p. A.
Via Carlo Bo, 11 - 20143 Milano
Entra in BNP Paribas REIM SGR p.A.
con il tuo Smartphone
www.reim.bnpparibas.it
VENDITA DI UNITÀ IMMOBILIARI DI PROPRIETÀ DI “FONDO IMMOBILIARE – COMUNE DI MILANO I”
SITE IN MILANO – VIALE MONTE NERO 73
BNP Paribas Real Estate Investment Management Italy Società di Gestione del Risparmio
p.A., per conto del “Fondo Immobiliare - Comune di Milano I”, avvia la vendita frazionata
dell’immobile sito in Milano, Viale Monte Nero n. 73.
La vendita delle singole unità immobiliari avverrà attraverso una procedura competitiva al
massimo rialzo da svolgersi in conformità al relativo disciplinare. La SGR ha affidato a Prelios Agency S.p.A. l’incarico di assistere il Fondo nelle attività di vendita. La documentazione
che regola la vendita e le informazioni relative alle unità immobiliari di Milano Viale Monte
Nero n. 73 saranno disponibili in formato digitale su apposita data room virtuale. Per ottenere l’accesso alla data room occorrerà: (i) inviare la relativa richiesta agli indirizzi [email protected], [email protected] con indicazione di un nominativo, numero di telefono
e indirizzo di posta elettronica a cui trasmettere le informazioni di accesso; e (ii) compilare
l’apposito questionario di identificazione e accettare l’accordo di riservatezza che vi saranno
inviati via e-mail all’indirizzo fornito. Informazioni relative alle unità immobiliari, saranno
disponibili presso l’ufficio vendite allestito da Prelios Agency S.p.A., all’interno dell’immobile
di Viale Montenero 73 dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00,
previo appuntamento chiamando il numero telefonico 02-62814200. Il termine ultimo per le
offerte d’acquisto, da presentarsi in busta chiusa e in conformità a quanto previsto nel disciplinare, sarà il giorno 29 luglio entro e non oltre le ore 12:00.
BNP Paribas REIM SGR p. A.
Via Carlo Bo, 11 - 20143 Milano
Entra in BNP Paribas REIM SGR p.A.
con il tuo Smartphone
www.reim.bnpparibas.it
Roma Servizi per la Mobilità S.r.l.
Via di Vigna Murata 60 - 00143 Roma
ESTRATTO DI BANDO DI GARA N. 2/2014
Si comunica che sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana n. 73 del
30/06/2014 è stato pubblicato il bando relativo ad una gara pubblica, con la forma
della Procedura Aperta, ai sensi del D.Lgs.
163/06 e ss.mm.ii., per la conclusione di un
accordo quadro con più operatori, a norma
dell’art. 59 del D.lgs. 163/06 e ss.mm.ii.,
della durata di 3 anni, per l’affidamento di
attività di analisi trasportistiche e statistiche
relativamente al sistema di trasporto. CIG:
5741901E96. Il suddetto Bando è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 25/06/2014.
L’AMMINISTRATORE DELEGATO
(Dr. Massimo Tabacchiera)
AVVISO DI GARA
Poste Italiane S.p.A. - Acquisti - Acquisti
di Beni e Servizi Immobiliari - Viale Asia
90 - 00144 Roma, rende noto che il
Bando per l’istituzione di un Sistema
Dinamico di Acquisizione per la fornitura
di prodotti consumabili per stampanti
ed altro materiale EDP a Poste Italiane
ed alle società del Gruppo Poste per un
valore complessivo massimo nel triennio
di € 7.000.000,00 è stato inviato alla
GUUE in data 24/06/2014 e pubblicato
sulla GURI 5^ Serie Speciale n. 72 del
27/06/2014.
Il Responsabile Funzione Acquisti
Dott. Manlio Caporali
AVVISO DI GARA
Poste Italiane S.p.A. - Acquisti Acquisti di Beni e Servizi Immobiliari
- Viale Asia 90 - 00144 Roma, rende
noto che il Bando per l’istituzione di
un Sistema Dinamico di Acquisizione
per la fornitura di articoli di cancelleria
a Poste Italiane ed alle società
del Gruppo Poste per un valore
complessivo massimo nel triennio di
€ 12.000.000,00 è stato inviato alla
GUUE in data 24/06/2014 e pubblicato
sulla GURI 5^ Serie Speciale n. 72 del
27/06/2014.
Il Responsabile Funzione Acquisti
Dott. Manlio Caporali
MIBACT - Archivio di Stato di Bergamo
Estratto indagine di mercato immobiliare
L’Archivio di Stato di Bergamo comunica che è interessato ad individuare un immobile da adibire a
sede dell’Archivio da condurre in locazione. Il Bando
è consultabile sul sito http://www.asbergamo.beniculturali.it. Le offerte dovranno pervenire entro le
ore 12.00 del giorno 25/07/14 con le modalità e all’indirizzo specificato nel bando (prot. n. 1228).
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
TRIBUNALE DI MILANO
MANIFATTURA DI LEGNANO SRL IN LIQ. IN CONCORDATO PREVENTIVO
DISCIPLINARE DI RACCOLTA DI OFFERTE
Manifattura di Legnano srl in liquidazione in concordato preventivo (C.F. - P.IVA 00771160157) già con sede
in Legnano, Via Lega 13, giusto decreto di omologa 963 del 22.01.2009 intende procedere a una raccolta di
offerte volte alla cessione in un unico lotto dell’immobile di compendio della Procedura, sito nel Comune di
Legnano (MI) di circa 41.000 mq di superficie rappresentato dallo storico stabilimento tessile definitivamente
dismesso. Trattasi di complesso immobiliare, realizzato all’inizio del secolo scorso, che presenta parti di notevole pregio ed è collocato in zona centrale di Legnano. Il PGT individua l’area come zona “BD1-produttivo
consolidato in zona vocalmente residenziale” e prescrive la conservazione di parete dei fabbricati esistenti
mediante recupero con introduzione di funzioni compatibili (quali attività commerciali, attività congressuali
e fieristiche ed anche produttive che non richiedano l’accesso con mezzi pesanti), con la sua dimensione e
struttura. Sono previste inoltre nuove possibilità edificatorie residenziali.
La raccolta di offerte è soggetta alla seguenti condizioni e precisazioni:
1) il prezzo minimo è stabilito in € 17.600.000,00 (Euro diciassettemilioniseicento/00) oltre iva se dovuta;
2) le offerte di acquisto, formulate in busta chiusa contenuta in altra busta in cui sarà inserito l’assegno
circolare relativo alla cauzione, dovranno pervenire alla Procedura tramite consegna presso il Notaio
dott. Fabio Capaccioni di Milano con studio in Via Morozzo della Rocca 6, improrogabilmente entro e
non oltre le ore 12.00 del giorno 25 settembre 2014, con apertura delle buste in data 26 settembre 2014
alle ore 10.30;
3) le offerte dovranno essere accompagnate da cauzione di euro 1.760.000,00 (unmilionesettecentosessantamila/00), quale che sia il prezzo offerto, a mezzo assegno circolare, non trasferibile, intestato a
“Manifattura di Legnano srl in liq. in cp” e contenere impegno a mantenerne ferma la validità per giorni
60 (sessanta) dalla scadenza del termine di presentazione;
4) l’apertura delle buste avverrà presso lo Studio del Notaio Fabio Capaccioni, alla presenza del Liquidatore
giudiziale e del Comitato dei creditori o almeno di uno dei Componenti appositamente designati dal Comitato stesso; delle operazioni di apertura delle buste verrà redatto il verbale a cura del Notaio Fabio Capaccioni;
5) il Liquidatore Giudiziale comunicherà a coloro che avranno presentato offerte valide, l’entità della migliore
offerta pervenuta; le offerte migliorative potranno pervenire sempre presso lo Studio del Notaio Fabio
Capaccioni entro i successivi 30 giorni dalla comunicazione dell’esito della gara; in caso di parità, si
provvederà all’aggiudicazione del diritto d’acquisto mediante sorteggio;
6) il pagamento del prezzo, da parte dell’aggiudicatario, dovrà avvenire a mezzo assegno circolare da depositare presso il Notaio Fabio Capaccioni entro sessanta giorni dall’esito della gara; solo nel caso in
cui il prezzo finale di vendita superi l’importo di € 17.600.000,00 (euro diciassettemilioniseicento) l’importo potrà essere corrisposto in non più di tre rate entro sei mesi dall’aggiudicazione, purché l’aggiudicatario fornisca opportuna fidejussione di primaria banca italiana per l’importo dilazionato;
7) il trasferimento del bene avverrà solo a seguito del pagamento del prezzo secondo le modalità fissate al
punto che precede;
8) si precisa che in ogni caso l’accettazione della proposta del migliore offerente è comunque condizionata
ad eventuale diverso avviso del Giudice Delegato;
9) la consegna dell’immobile avrà luogo nello stato di fatto e di diritto in cui essa si trova;
10) gli interessati potranno richiedere alla Procedura copia dell’elaborato redatto dal Perito; verranno fornite
le indicazioni per poter effettuare un sopralluogo;
11) si precisa che non potranno essere considerate offerte valide quelle presentate da Soci, Amministratori,
Sindaci, Direttori generali e da Procuratori della Società in concordato preventivo, o di altro soggetto
che abbia con essa una o più relazioni di cui all’art. 2 co. 1° del D.L. 233/86;
12) il presente non costituisce offerta o promessa di vendita, ma solo un invito a formulare offerte. Il deposito
cauzionale verrà restituito ai mancati aggiudicatari al termine del procedimento;
13) tutti gli interessati dovranno sottoscrivere una copia del presente disciplinare, in segno di incondizionata
accettazione e di impegno a mantenere riservati i dati e le informazioni dei quali dovessero venire a conoscenza nell’ambito del presente procedimento;
14) tutte le comunicazioni rivolte alla Procedura dovranno essere inviate per iscritto all’indirizzo di posta
elettronica [email protected] ovvero al numero di telefax 02/55.01.47.29.
Per ragioni di privacy non verranno fornite informazioni tramite comunicazioni telefoniche.
Milano, lì 9 giugno 2014
Il Liquidatore Giudiziale - Dott. Avv. Giorgio Zanetti
TRIBUNALE DI MILANO
Politecnico di Milano
C.P. 305/2013: IL TRIBUNALE DI MILANO
SEZIONE FALLIMENTI CON DECRETO IN
DATA 22/5/2014 DEP. 30/5/2014 HA
DICHIARATO APERTA LA PROCEDURA
DI CONCORDATO PREVENTIVO DELL’IMPRESA: IMMOBILIARE NI.PA. SRL
CON SEDE MILANO VIA AROSIO N. 4. IL
TRIBUNALE HA DELEGATO ALLA PROCEDURA G.D. LA DOTT.SSA AMINA SIMONETTI; HA NOMINATO COMMISSARIO
GIUDIZIALE: DR. EDOARDO PALMA CAMOZZI VIA CIRCO N. 12 MILANO. HA FISSATO LA DATA DEL 24/9/2014 ALLE ORE
13,00 PER L’ADUNANZA DEI CREDITORI
PRESSO L’AULA B, PIANO I, LATO VIA
SAN BARNABA DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA. M0013178
Estratto bando procedura aperta
Il Politecnico di Milano indice appalto per
la fornitura di pubblicazioni in abbonamento e servizi gestionali connessi per il
Politecnico di Milano per la durata massima di 4 anni. L’importo complessivo,
comprensivo di eventuali proroghe, è di
€ 1.672.360,00 + IVA. L’aggiudicazione avverrà con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Termine per il
ricevimento delle offerte: ore 12:00 del
21/07/2014. Tutta la documentazione di
gara può essere consultata e scaricata all’indirizzo www.polimi.it. Il bando integrale
è stato pubblicato in GUUE il 13/06/2014.
Il RUP
Dott. Cristian Borrello
Via Rizzoli, 8
20132 Milano
Tel. 02 2584 6665/6256
Fax 02 2588 6114
Politecnico di Milano
Estratto esito di gara
Il Politecnico di Milano ha aggiudicato la procedura aperta per la FORNITURA CAMERA CLIMATICA VOLTA A TESTARE LE PRESTAZIONI DI
REFRIGERATORI DI LIQUIDO, POMPE DI CALORE E COMPONENTI IDRONICI AVENTI POTENZA NOMINALE DA 20KW A 100KW CIG
5645641256. Valore finale totale dell’appalto:
€ 783.550,00 IVA esclusa. Data di aggiudicazione: 06/06/2014. Aggiudicatario: Air Control
S.r.l., Via Cavour, 66 - 21040 Jerago con Orago
(VA) - Italia. L’avviso di avvenuta aggiudicazione
è stato spedito alla GUUE il 17/06/2014.
IL Rup - Andrea Papoff
Via Valentino Mazzola, 66/D
00142 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola
alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11
Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Il caso Mose
Cronache 19
italia: 51575551575557
Nella villa di La Jolla dove si è rifugiato l’ex numero uno del Consorzio Venezia Nuova
I Mazzacurati in California:
ci è caduto il mondo addosso
La moglie: «Giovanni sta male, si sta curando»
DAL NOSTRO INVIATO
LA JOLLA (San Diego, Stati Uniti) — Lo
davano a Los Angeles, a New York, a Parigi.
«Si sta curando». «No, sta fuggendo». Il
lungo silenzio era sospetto e così intorno a
Giovanni Mazzacurati è cresciuta l’idea
dell’uomo furbo e scaltro che si sta godendo i milioni del Mose in qualche angolo
bello della Terra. E in effetti la cittadina
oceanica di La Jolla brutta non è con le sue
dolci colline, le mille curate villette e il Pacifico che schiumeggia sotto un cielo così
azzurro da sembrare lavato a secchiate.
Eccolo, dunque, il rifugio del Presidentissimo del Consorzio Venezia Nuova
(Cvn), l’eminenza grigia che sta facendo
tremare i potenti della laguna con la chilometrica confessione delle tangenti versate
per anni in nome della più imponente e costosa creatura artificiale del mare, il Mose.
Alla vigilia dello scandalo, dopo aver fatto
nomi cognomi e cifre ed essersi così guadagnato la libertà, l’ottantaduenne ingegner Mazzacurati ha salutato l’Italia ed è
venuto in questa quieta località di frontiera
sulla costa californiana di San Diego, a una
cinquantina di chilometri dal confine messicano. Una scelta, come dire, naturale: casa confortevole su due piani, giardino verdeggiante, clima mite e distanza rassicurante da Venezia e dalle sue acque diventate di colpo ostili e limacciose.
Il campanello accanto al portone d’ingresso è minuscolo ma rompe di colpo il
silenzio. Dal terrazzo si affaccia stupita una
signora bionda che cerca di focalizzare
l’anomala presenza. È Rosangela Taddei, la
moglie di Mazzacurati, da un mesetto ribattezzata lady Mose perché il
suo nome spunta spesso fra le
pagine dell’inchiesta che comunque non la vede indagata.
«Nooo, anche qui!», scuote la
testa quando capisce che non
è il postino. «Come hai avuto
questo indirizzo?», chiede
preoccupata in un curioso italocaliforniano. Poi si calma e
un po’ racconta: «È un momento molto difficile per noi,
siamo stati colpiti da varie vicende e abbiamo entrambi dei problemi di salute. Lui
deve andare all’ospedale, io ho un dolore
intenso qui, al braccio, non riesco nemmeno a muoverlo».
La signora sembra sofferente ma determinata a difendere la posizione: «Anche se
ci sta crollando il mondo addosso, anche se
ci attaccano, penso che sia il caso di dare la
parola alla giustizia». E il marito? «In questi
giorni lasciatelo stare per favore, non sta
affatto bene. Siamo messi così, io ho difficoltà anche a fare le scale». Il supertestimone, che gli ex amici chiamano oggi grande
burattinaio, fa la spola con San Diego, dove
c’è l’ospedale e dove ci sono Mark e Maria
Elettra Snow, figli di prime nozze della moglie che è americana. Dopo aver collabora-
Volti e luoghi
to a lungo con i magistrati, ha deciso di cucirsi la bocca per non infastidirli troppo,
visto che hanno in mano il suo destino. Al
momento gli è andata benissimo: nonostante la grande corruzione si ritrova libero
in questo piccolo paradiso, senza vincoli di
sorta o beni sequestrati. Un privilegio che
sta facendo venire qualche mal di pancia a
Venezia, attraversata da una sorta di pensiero unico sul suo conto: «Questo corrompe, devasta una città, poi confessa e se ne
va in vacanza all’estero, comodo così».
Non è esatto: c’è il privilegio, è vero, ma
c’è anche l’incertezza. Mazzacurati è indagato, potrebbe essere processato, condan-
La giustizia
«In tanti ci attaccano. Adesso
però bisogna dare la parola alla
giustizia», ha detto la donna
La residenza
Giovanni Mazzacurati (foto
sopra), ex presidente del
Consorzio Venezia Nuova,
si trova a La Jolla, località
della California (nella foto
grande la villa)
La famiglia
Mazzacurati, che con la sua
confessione sta facendo
tremare i potenti della
laguna veneta
raccontando di tangenti
versate in nome del Mose,
si trova negli Stati Uniti con
la moglie Rosangela Taddei
(foto piccola più in alto)
nato ed estradato, sempre che non riesca a
chiudere la partita in anticipo scendendo a
patti con gli inquirenti e restituendo il
maltolto, che poi è il suo primo obiettivo.
Per questo non vuole parlare ufficialmente.
Ma in privato non fa mistero delle sue idee:
dice che era il sistema a stimolare le mazzette, dice che per rispettare i tempi del
Mose bisognava agire così, pagare tutti, dice che non è il Mose ad essere malato ma
l’Italia. Un sistema onnivoro. «All’onorevole Milanese 500 mila... — ha scritto di suo
pugno — al candidato sindaco Orsoni
4/500 mila... al generale Spaziante 500 mila... all’ex ministro Matteoli contanti per le
campagne elettorali... al Magistrato alle acque 200 mila ogni sei mesi... al magistrato
della Corte dei Conti 150-00 mila due volte
l’anno…». E avanti così, per decine di nomi
e milioni di euro. Un terremoto. Rispetto al
quale passano quasi in secondo piano i favori familiari del Cvn, dove la moglie e i figli sono pur presenti. Elena che chiede un
anticipo, le cartelle di Carlo, l’impianto di
climatizzazione, la casa di Piazza di Spagna
che i coniugi avrebbero voluto prendere
«mescolando dentro il Consorzio».
Un quadro nel quale sembra rientrare
anche la villa di La Jolla. Di proprietà della
signora Taddei, sarebbe
stata considerata per anni
una sorta di base-foresteria californiana del Consorzio e come tale beneficiaria di un affitto. Naturalmente a spese del Cvn
che, è bene ricordarlo, lavora con fondi pubblici
ministeriali (5,4 miliardi
solo il Mose). La piccola
La Jolla di Rosangela Taddei, distante un oceano e
due continenti da San
Marco, era diventata un
punto di riferimento del
Consorzio già nel 2005,
quando una parte dei denari riservati alla tutela
della città lagunare fu destinata a un progetto con
il locale centro di ricerca,
lo «Scripps institution of
Oceanography», che sorge sul mare a una manciata di miglia dalla villa di
famiglia. Oggetto del lavoro? «La determinazione
sperimentale degli effetti del riutilizzo dei
più diffusi sedimenti marini». I maligni
sorridono: progetto inutile. Venne promosso in grande stile dal Ministero delle
Infrastrutture attraverso il Magistrato alle
acque, cioè quella Maria Giovanna Piva alla
quale Mazzacurati giura di aver versato
uno stipendio in nero per anni.
Nel frattempo è arrivato Mark, il figlio
della Taddei, che scende dal Suv con un
balzo . «Lui parla solo americano», avverte
la signora. Yes, pleasure, bye, sorride e va.
Mark ha i pantaloni corti, esce scalzo e vive
di corsa. «Non conosco questa vicenda —
dice al volo — so solo che l’ingegnere e mia
madre non stanno bene. Io non so nulla
dell’Italia, give me your address, bye». Lui
ha fretta e il cagnolino, Jewel, s’arrabbia e
abbaia. Jewel, gioiello, come viene anche
chiamata La Jolla. Un tempo era terra di
cercatori d’oro, avventurieri che devono
aver partorito una generazione di uomini
in bermuda e infradito, a giudicare da quel
che si vede. Gente un po’ foolish ma aperta,
sorridente e fantasiosa. I Mazzacurati ne
sono circondati.
Di fronte alla villa c’è un pastore di anime, padre Adam Stadtmiller, che ha creato
una nuova chiesa cristiana. «Non abbiamo
ancora un nome — spiega il “sacrestano”
Dave Peterson —. Siamo un po’ battisti e
aspettiamo nuovi fedeli, anche il signor
Mazzacurati che non ho ancora conosciuto». Questo però non è il periodo giusto: il
Presidentissimo sta facendo la valigia perché gli scade il visto dei tre mesi e dunque
deve lasciare gli States. Non sarà un addio.
Il suo desiderio è scritto: punta a fare il californiano nel buen retiro di San Diego.
Andrea Pasqualetto
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
La lettera
«Salvare il Ticino, patrimonio Unesco da preservare»
❜❜
Gentile ministro Galletti,
a nome di molti agricoltori e cittadini mi rivolgo a
Lei con un accorato appello affinché si impegni
per la sopravvivenza del fiume Ticino. Quel fiume
che Monelli sul Corriere chiamava fiume Azzurro.
Nelle scorse settimane i suoi uffici hanno sospeso
la sperimentazione avviata nel 2009 che
consentiva al fiume Ticino ed a tutta la pianura
lombarda circostante di beneficiare di una
quantità di acque rilasciate dal lago Maggiore
sufficienti a garantire un deflusso minimo
considerato vitale per la sopravvivenza del fiume
e del suo bacino idrografico. I funzionari si sono
mossi su basi «amministrative» e su pressione
della Confederazione Svizzera rispondendo a un
dovere di ufficio. Resta però il fatto che applicare
una legge del 1945 che determina il livello del lago
Maggiore e quindi la quantità di acqua che si
riversa nel fiume Ticino è al giorno d’oggi
sicuramente un provvedimento che rischia di
compromettere irrimediabilmente il patrimonio
naturale del Parco del Ticino e la sua biodiversità
che vale il riconoscimento Mab dell’Unesco. Come
pure gli importanti e preziosi raccolti agricoli, la
produzione di energia pulita, la fruizione
turistica, nonché l’assetto idrogeologico di un
intero territorio. Difatti la quantità di acqua
minima vitale è, nel periodo estivo, fondamentale
per l’equilibrio del rapporto uomo-agricolturanatura che ha dimostrato in questi anni, dopo
decenni di discussioni e liti, quanto l’elemento
acqua sia importante per il territorio, il paesaggio
e le attività umane. Modificare questo prezioso
equilibrio per esigenze non primarie, ovverosia
per risparmiare qualche modica esondazione su
terre che storicamente vengono sommerse dal lago
Maggiore in territorio svizzero, rischia di avere
per la Lombardia e il Piemonte ma anche per la
Pianura Padana conseguenze irrecuperabili.
Inoltre va ricordato come il fiume Ticino sia un
importante corridoio biologico di connessione tra
il sistema Alpino del Nord Europa ed il bacino
mediterraneo del Sud, per cui svolge una funzione
ambientale, sociale, economica di tutto rilievo.
Questa non può essere messa in discussione per
pochi centimetri di acqua in caso di precipitazioni
eccezionali su qualche lido lontano. Le rivolgo
questa supplica assieme a tutti gli agricoltori
impegnati nella zona e a nome di tutti i giovani e
anziani che, pur arrivando dalla città, godono le
bellezze incontaminate del Parco del Ticino e non
vorrebbero vedere «appassire» questo patrimonio
dell’umanità per qualche interesse locale. Se lei,
in questo momento cruciale, ha davvero a cuore il
nostro grande patrimonio territoriale e
ambientale, nonché la nostra agricoltura che già
si trova in crisi, sono certa che vorrà impegnarsi
con le istituzioni nazionali e svizzere per risolvere
con urgenza all’inizio della stagione estiva (quella
più difficile per l’agricoltura), questa incresciosa
vicenda.
Giulia Maria Mozzoni Crespi
Presidente onorario Fai - Fondo ambiente italiano
20 Cronache
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tavolo verde Agli Europei azzurre in corsa per il titolo nel gioco che appassiona Omar Sharif e Bill Gates
Concentrazione e feeling di coppia
Quegli italiani stregati dal Bridge
Nel nostro Paese i praticanti sono 3 milioni. Con la sorpresa «rosa»
Il miliardario Warren Buffett, una
volta, ha confessato: «Se accanto mi dovesse passare una donna nuda mentre
sto giocando a bridge credo che non mi
accorgerei nemmeno di lei». Ed è anche
grazie all’«oracolo di Omaha» se Bill
Gates, il fondatore di Microsoft, passa
ore seduto a un tavolo prima a «contrattare», poi a cercare di rispondere carta
su carta. L’attore Omar Sharif è addirittura un professionista e parte della bibliografia sull’argomento porta anche
la sua firma. Grandi appassionati sono
Thom Yorke, leader dei Radiohead, la
tennista Martina Navratilova e l’ex presidente statunitense Dwight Eisenhower. Per non parlare, ma qui siamo nel campo della letteratura, di «giocatori» come James Bond e Snoopy.
«Ma attenzione: non stiamo parlan-
vecchiaia». Non scherza. «Vedevo i genitori del mio ragazzo di allora giocarci
e ho pensato: questa è una cosa che mi
servirà quando sarò anziana».
Ilaria si allena via web, soprattutto
con Simonetta. «L’intensità e il tempo
dedicato dipendono molto dalle competizioni in vista», spiega. Di cosa ha bi-
Fortuna inesistente
«Serve molta resistenza
psicologica e la fortuna è
inesistente», dice il presidente
della Federazione Medugno
Nord
sogno il bridge? «Di concentrazione,
tanta, e nervi saldi».
Simonetta Paoluzi è nata a Caserta 46
anni fa, ha due figli — una femmina di
20 e un maschio di 13 — e a Roma lavora al Consiglio nazionale delle ricerche.
Una «bridgista» doc, Simonetta: in famiglia era il gioco principale di mam-
«dichiarazione». Nel
1873 arrivò il
«whistbridge» che
prevedeva quattro
giocatori divisi in coppie
La novità
Nel 1904 arrivò
l’«auction bridge» e
venne introdotta la
«dichiarazione». Nel
1925 toccò al «Contract
Bridge»: le regole sono
quelle ancora in vigore.
Quattro anni dopo
arrivò la prima rivista
sistenza psicologica mica da poco». Per
questo è anche una realtà che tiene allenata la mente. «Ci sono studi scientifici
europei e americani che lo dimostrano
— continua Medugno —: con il bridge
il cervello di fatto resta “acceso”».
Quanto alla divisione per sesso, qui non
si pone il problema delle «quote rosa»:
«il 51% dei nostri giocatori è di sesso
maschile, il 49% di sesso femminile»,
calcola il presidente.
Ma quando è consigliato iniziare?
«Non c’è un’età giusta, anche se i corsi a
scuola partono dalle medie», risponde
Medugno. «Secondo me, chi vuole di-
In Italia
Durante il fascismo fu
chiamato «Il Ponte».
Dal 1993 è riconosciuto
dal Coni come attività
sportiva (disciplina
associata)
I nomi
Tanti i giocatori famosi:
da Omar Sharif (nella
foto più in alto, secondo
da destra) a Warren
Buffett e a Bill Gates
(il primo a sinistra
e il secondo a destra,
fotografati nel 2000,
nell’immagine qui sopra)
ventare un giocatore di alto livello dovrebbe partire dai 18-20 anni», aggiunge Simonetta Paoluzi. Nella speranza
che non si arrivi agli «scenari» di Warren Buffett che, agli amici di tavolo, rivelò: «Se finisco in galera, ma nella mia
cella ci sono altre tre persone che sanno
giocare a bridge, non sarebbe affatto un
problema stare dietro alle sbarre».
Le regole
Si gioca con un mazzo di carte (52) francesi e a coppie che prendono il nome dei punti cardinali
Est (Nord/Sud contro Est/Ovest): quelli che giocano insieme si siedono uno di fronte all’altro
Ovest
LA GERARCHIA DELLE CARTE
Rango dei 4 colori (o semi):
Valore delle 13 carte di ciascun colore (dal più importante)
Sud
10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3
Picche
Cuori
Quadri
Fiori
Asso
Re
Dama
Fante
2
Il mazziere (a rotazione ciascuno dei quattro giocatori) distribuisce il mazzo di carte, fornendone una
alla volta e partendo dal giocatore alla propria sinistra. Ora comincia il gioco che si svolge in 2 fasi
La 1° fase
do di un semplice gioco di carte. Le sue
regole sono complicate e il fattore fortuna è inesistente», spiega Giovanni
Medugno, presidente della Federazione
italiana gioco bridge, che fa parte del
Comitato olimpico italiano. In questi
giorni Medugno è a Opatija, in Croazia,
dove fino a domani si svolgeranno i
campionati europei di bridge suddivisi
in tre categorie: open (misto), donne e
senior. Un torneo che, almeno tra gli
Azzurri, sta riservando un po’ di sorprese. «Gli uomini, di solito tra i migliori al
mondo, sono molto indietro — racconta il numero uno —, le donne per ora
volano al secondo posto».
Della comitiva femminile dell’Italia
fanno parte Ilaria Saccavini e Simonetta
Paoluzi. La prima, romana 46enne, è
mamma di tre maschi di 6, 11 e 14 anni,
compagna di un magistrato con la passione per il tennis e cuoca a domicilio.
Gioca a bridge dal 1990 e da allora ha
collezionato alcuni ori e tanti argenti.
«Ho iniziato da giovane — ricorda —,
ma l’ho fatto perché volevo imparare
qualcosa che mi sarebbe servito per la
Le origini
Il bridge si considera
discendente del
«whist», un gioco
praticato in Inghilterra
nel XVI secolo e diffuso
dall’Ottocento. Nel
«whist», però, i giocatori
erano tre e non c’era la
ma, papà e uno dei due fratelli. Lei ha
iniziato nel 1986 e non si è più fermata.
Ora, anche nella sua di casa, il bridge è
una passione per il compagno e il figlio
più piccolo. La più grande non ne vuole
sapere. «Ma soltanto perché lei studia
Medicina e ha il suo bel da fare», ragiona Simonetta.
Tutti pazzi per il bridge? Il presidente
Medugno sforna un po’ di numeri: «In
Italia i tesserati sono 25 mila e le associazioni 320. A livello amatoriale gli appassionati sono circa tre milioni». Ma
non c’è spazio per i facili entusiasmi.
«Si tratta di un gioco di coppia, servono
feeling, concentrazione e un tasso di re-
Il gioco
LE NOSTRE
GIOCATRICI
IN AZIONE
Nella foto,
Ilaria Saccavini
(a sinistra, con la
maglia azzurra) e
Simonetta Paoluzi
(a destra)
ieri agli Europei
di bridge in Croazia
La 2° fase
LA «DICHIARAZIONE» (O «LICITAZIONE»)
IL GIOCO DELLA CARTA
Ogni giocatore opera una chiamata
dichiarando quante prese (oltre le sei) ritiene
di poter effettuare. La dichiarazione può essere:
a colore (come nella briscola,
ma qui si chiama atout)
senza colore preferenziale (senza atout)
Inizia il gioco l’avversario alla sinistra del
«dichiarante»: quest’ultimo ha l’obiettivo di
mantenere il contratto
Ogni dichiarazione deve essere più alta
di quella precedente
La fase termina quando a una dichiarazione
seguono 3 «passo» consecutivi: questa
costituisce il contratto finale
Fonte: Federazione italiana gioco bridge, Cug - Università di Genova
A questo punto il compagno del «dichiarante»
scopre le sue 13 carte diventando il cosiddetto
«morto» perché è il «dichiarante»
che deciderà il movimento
Ogni giocatore al suo turno deve giocare
una carta dello stesso colore o seme
dell’attaccante fino a esaurirle, a quel punto può
rispondere con una carta di un altro seme
Vince la presa chi ha giocato la carta più alta
nel seme in gioco o chi ha l’atout più alta.
E spetta a lui ripartire
La coppia vince quando
rispetta il contratto
promesso nella fase
di dichiarazione
CORRIERE DELLA SERA
Leonard Berberi
@leonard_berberi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Cronache 21
italia: 51575551575557
#
Linguaggi Il calciatore uruguaiano è stato lasciato dai suoi sponsor, ma in 24 ore altri marchi hanno cavalcato l’eco mondiale della sua scorrettezza
IL MORSO DI SUAREZ:
LA PUBBLICITÀ RISCRIVE
UN GESTO CATTIVO
Il social-marketing che arriva dalla Rete
di ALDO GRASSO
L
Undici rigatoni, uno con il morso
Barilla ha dato il bentornato ai calciatori della
Nazionale di calcio con undici rigatoni messi in fila:
uno di loro aveva un piccolo morso
uis Suarez non immaginava certo,
quando ha morso Chiellini, di diventare testimonial involontario di molte
aziende che, approfittando del gesto clamoroso, hanno sfruttato a dovere un’occasione inaspettata. Anzi, a rimetterci dal
punto di vista economico, è stato proprio
l’attaccante del Liverpool e della Nazionale
uruguaiana, abbandonato dagli sponsor.
La storia è curiosa da almeno due punti di
vista: quello più prettamente tecnico, che
pertiene alla pubblicità, e quello che riguarda un nuovo tipo di senso comune.
Da Barilla a Eataly, dalla Puma alle case
che producono alcolici, alcuni marchi famosi e altri meno noti hanno deciso di cogliere la palla al balzo usando prontamente
il «morso» per promuovere i loro prodotti.
L’operazione è stata resa possibile dall’eco
mediatica e globale che accompagna un
evento come il Mondiale di calcio. Nessuna
programmazione, nessuna campagna pensata e pianificata, nessun brainstorming
per piegare la fantasia alle regole del mercato. Il social marketing funziona così, un po’
all’impronta, tendendo l’orecchio agli scatenamenti della Rete, a episodi di user generated content.
Dove non ci sono regole, dove ognuno
può dire la sua, è più facile accendere l’ironia, ribaltare luoghi comuni attraverso il
sarcasmo, trasformare un gesto «cattivo» in
una buona causa per la comunicazione.
Questione di prontezza, di rapidità, di agilità mentale.
Se i media tradizionali non si sintonizzano con i nuovi tempi (tempi materiali e
tempi morali) rischiano l’estinzione: la copertina del New York Post del 25 giugno è
un buon esempio di tempestività; anche il
«vecchio» David Letterman ha subito dedicato la sua «Top Ten» alle dieci cose che ha
pensato Suarez mentre morsicava Chiellini.
Ma c’è un altro aspetto curioso: perché
un atto ritenuto «riprovevole» dai più (sanzionato pesantemente dalla giustizia sportiva e da quella degli sponsor) si trasforma
nel suo contrario, in un gesto encomiabile?
Si potrebbe dire che il senso comune dei
media tradizionali è diverso dal senso comune della Rete. O che la pubblicità è un
continuo esperimento sull’immaginazione
morale collettiva. O che i beni di consumo
sono il bene più pratico che conosciamo.
Sta di fatto che la comunicazione esplode
solo quando è in grado di mordere sul «reale». Elevandosi a surreale.
Lo snack soddisfa di più
Lo snack fatto con arachidi, mou e cioccolato
una volta che viene morso soddisfa più degli
italiani: è la trovata scelta per lo Snickers
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La «spalla» giusta per Suarez
Qualcosa da mettere tra i denti
L’apribottiglie
Il Whisky Monkey Shoulder diventa l’unica «spalla»
(shoulder, in inglese) con la quale Suarez si può
divertire (enjoy)
In Cina
si sono
inventati
l’apribottiglie
a forma
di Suarez.
Un vero e
proprio
giocatore
in miniatura
apre una
bottiglia di
Budweiser
(birra scelta
non a caso,
è sponsor
ufficiale dei
Mondiali di
calcio del
Brasile).
L’utensile si
può acquistare
sul sito di
shopping
online TaoBao
ed è stato
prodotto
poche ore
dopo la partita
Uruguay-Italia
La pubblicità (indiretta) sul Post
Eataly approfitta dello spot gratuito che arriva con il titolo
scelto dal New York Post e acquista una pagina di pubblicità
sui quotidiani dicendo «Tutti vogliono mangiare italiano»
Il software per l’apprendimento delle lingue
«Rosetta Stone» lancia l’italiano come «qualcosa
da mettere tra i denti»
Difficile resistere a un morso
I calciatori italiani stanno così bene con le loro
magliette Puma che è difficile resistere alla
tentazione di dargli un morso
La storia Tutte le mattine usciva di casa come se niente fosse. L’azienda non c‘era più, ma lui non riusciva a dirlo alla sua famiglia
L’imprenditore che fingeva di lavorare e la vergogna (ingiusta) del fallimento
di PAOLO DI STEFANO
F
ingeva ogni giorno di
andare al lavoro, ma la
sua azienda era fallita e
da mesi non aveva più nessuna ragione per continuare le
abitudini di anni. Quel che gli
mancava, oltre al lavoro, era il
coraggio di confessarlo in famiglia, dunque fingeva la
normalità di sempre. Ogni
mattina si vestiva e usciva di
casa come se tutto fosse rimasto come prima. Dove andava,
nessuno lo sa.
È la storia di un imprenditore di Nese, una frazione di
Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo. 63 anni, troppo tardi per ricominciare da
zero, troppo presto per rassegnarsi alle giornate vuote.
Probabilmente troppa delusione, troppa vergogna,
l’amor proprio che viene meno, un futuro carico di nuvole.
Dunque ha scelto la zona grigia della procrastinazione e
dell’attesa, ma quando ha capito che l’attesa si faceva interminabile, giovedì mattina
ha preso la strada del non ritorno. Per 24 ore deve aver vagato lungo le rive del Serio,
forse senza uno scopo, forse
con la tentazione di farla finita. E così i familiari, prima
stupiti dall’assenza, poi sempre più allarmati di fronte al
suo cellulare muto, hanno
rotto gli indugi e in serata la
figlia ha pensato bene di denunciarne la scomparsa. La
sua Renault Clio, abbandonata in una piazzuola di sosta al
km 6 della Superstrada della
val Seriana, le ore che passavano, i Vigili del fuoco e i carabinieri sguinzagliati, la vana
perlustrazione della zona, un
elicottero, i sub, la Protezione
civile… Come ha raccontato
Fabio Paravisi sabato sul Corriere di Bergamo, non una
traccia di speranza tra la valle
e la montagna. Finché Billy,
un labrador dal naso fino, in
un quarto d’ora, verso le dieci
di sera e ormai al buio, ha gui-
La fuga
Dopo mesi aveva deciso
di sparire: è stato ritrovato
in stato confusionale da
un Labrador addestrato
dato i suoi istruttori verso Ranica, nella zona di San Dionisio, e l’ultima fiutata è andata
a fermarsi sui piedi di un uomo con le idee confuse, gli occhi spersi, la vaga intenzione
di raggiungere una stazione
dei treni. E così la storia dell’imprenditore di Nese si è risolta non proprio in un lieto
fine, ma quasi: con un cane
eroe, una figlia felice e una vita salvata, diversamente dalle
tante vite di piccoli industriali
naufragate nella disperazione
della crisi. E spesso nel suicidio. Fallire non è morire.
L’inizio di questa storia somiglia terribilmente all’«Avversario», il capolavoro-verità
di Emmanuel Carrère: qui un
piccolo imprenditore italiano,
là il francese Jean-Claude Ro-
man che per tanti anni mente
alla sua famiglia fingendosi
medico. Ma là il finale è tragico che più tragico non si può,
qui per fortuna, grazie a un
cane di nome Billy, niente di
irreparabile.
Non si contano i romanzi
che narrano di fughe senza fine. Qualche volta con il pretesto di un equivoco che diventa
l’occasione giusta per liberarsi del passato e cambiar vita
per sempre, vedi «Il fu Mattia
Il messaggio
Hemingway spingeva ad
affrontare le difficoltà: un
uomo può essere
distrutto ma non sconfitto
Pascal», dove l’obiettivo di
sottrarsi allo sguardo degli altri è quello di cancellare la
propria identità per provare a
costruirsene un’altra. E chissà
quanti romanzi nasceranno
dalle centinaia di smarrimenti
fisici e mentali dovuti alla crisi economica di questi anni.
Quello dell’imprenditore di
Nese potrebbe portare un titolo che apre una speranza:
«Fallire non è morire». La
comprensibile vergogna, peggio se c’è il rimorso di una
menzogna, non si deve tradurre meccanicamente nella
sparizione definitiva. Chi l’ha
detto? Antonio D’Orrico, nel
1991, scrisse un libro intitolato «Cambiare vita». Sottotitolo: «Si vive più di una volta
sola». Raccontava casi di gen-
te che dall’oggi al domani ha
optato per la svolta. Eravamo
alla fine degli anni Ottanta,
quando cambiare vita non era
proprio una necessità. Oggi
spesso lo è, e la vergogna ti
soffoca, specie in un piccolo
paese, dove tutti ti guardano
(e ti giudicano). Ma altrove
no, si può finire e ricominciare, a qualunque età. Anzi, se
un insegnamento va tratto da
questi tempi ciechi è che: si
deve. È un imperativo.
«Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto» diceva Ernest Hemingway. Aveva ragione, avrebbe dovuto
credere di più alle sue stesse
parole. Purtroppo per lui, il
labrador Billy non era ancora
nato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGOLE PER IL FUTURO
✒
Tredici studenti dai venti ai 28 anni dell’Università di Padova durante il corso di Psicologia della comunità guidato dal professor Alessio Vieno hanno tradotto in pratica i «comportamenti prosociali» teorizzati nei loro libri di testo con un
progetto che piacerebbe molto a papa
Francesco: «Il pane in attesa».
I ragazzi, con il benestare del Centro universitario, il patrocinio del Comune e il finanziamento da mille euro della coop «Il
raggio verde», hanno chiesto alle panetterie della città di poter lasciare pagata una
pagnotta per chi non ha i soldi per comprarla. Un po’ quello che succede con il
«caffè sospeso» di Napoli: si paga per due,
ma si prende un solo ristretto; l’altro andrà
a un passante che non ha un euro da spendere. Nel caso di Padova l’aiuto è più sostanziale: il pane è l’ingrediente più semplice dei nostri pasti, quello che in tempo
di guerra si mangiava duro e secco perché
non si poteva comprarne di fresco, quello
che oggi sempre più frequentemente sta
sparendo dal carrello della spesa.
La Coldiretti ha denunciato che il consumo è ai minimi storici e che il 42 per cento
degli italiani lo mangia del giorno prima. Il
dato fa il paio con la fotografia dell’Istat, se-
condo la quale le nostre famiglie in condizioni di povertà assoluta sono il 6,8%, vale a
dire oltre 4,8 milioni di persone.
«Abbiamo ragionato su come si poteva
aiutare la comunità attraverso gesti semplici e ci è venuta questa idea» ci ha raccontato Francesca Lazzaro, 21 anni, portavoce del
gruppo che ha messo in piedi l’iniziativa alla quale ha aderito una ventina di panifici a
Padova. Sabato c’è stato il debutto: un po’
timido, ma c’è da capirlo; a nessuno piace
entrare in un negozio e dire «Non ho i soldi
per pagare, vorrei il pane gratis».
L’obiettivo, però, è sfondare il senso del
pudore con quello della comunità. Ci stanno provando da marzo a Messina, dove
qualcosa di simile succede già in quattro
forni, per iniziativa dell’associazione Invisibili onlus. A Lecce il «pane in attesa» lo ha
voluto l’assessore alla Protezione civile Andrea Guido. Siracusa, Sassari, Ozieri, Monserrato e Trapani hanno le loro ceste da
riempire sul bancone del droghiere. E Viterbo, Torino e Livorno vorrebbero replicare. Un segnale della povertà che cresce, forse. O della responsabilità sociale che sale.
Elvira Serra
@elvira_serra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL PD DI RENZI RILANCIA LA FESTA DELL’UNITÀ
MA NON È UN’OPERAZIONE NOSTALGIA
✒
Quando ancora il Partito democratico aveva due anime ben distinte — ex Pci, ex Dc di sinistra — e
quando ancora la segreteria era, con l’intermezzo di Franceschini, nelle mani di
ex comunisti, le Feste dell’Unità cambiarono quasi ovunque nome, si trasformarono in Feste democratiche: si doveva
mostrare fisicamente il cambiamento.
Da quest’anno, con l’avvento di Matteo Renzi alla
segreteria del Pd e con lo
spostamento in soffitta di
chi conobbe le Botteghe
Oscure, le Feste dell’Unità
torneranno a chiamarsi
così, come fu dal 1945 fino
al 2008.
Paradosso, fino a un
certo punto.
Si possono osservare
due aspetti di Renzi. Il primo è che, in un
momento di grande diffusione dei «partiti personali», Renzi ha voluto rimanere
ancorato al Pd, ha preferito «scalare» il
Pd, anche con colpi di gomito e gambe tese, piuttosto che mettersi in proprio, come pure avrebbe potuto tentare. All’interno di questo disegno, ha martellato molti
dei fondamentali della sinistra storica, in
specie quella comunista, ma riservandosi
di fare e dire talune «cose di sinistra».
L’ingresso nel Partito socialista europeo,
ad esempio, sul quale nessun segretario
precedente era stato deciso come lui. O la
pur piccola diminuzione delle tasse a partire dai redditi bassi. Ora, il ripristino delle Feste dell’Unità. Scopriremo nei mesi
prossimi se si tratti di spot o del desiderio
di restare comunque legati ad alcuni contenuti tradizionali.
Il secondo aspetto è la
forte sensibilità dimostrata da Renzi per i messaggi
semplici, immediati e
«Festa dell’Unità» è un titolo facilmente riconoscibile e di duraturo successo. Un posto dove passare
le serate fra dibattiti,
shopping e cibo e, in misura via via più sfumata,
sentirsi parte di una stessa parte.
La possibilità, in tutto questo, è che
pur avendo Renzi ripescato il vecchio nome e il vecchio marchio, a frequentare le
feste, quest’anno, siano sempre meno comunisti o ex comunisti e sempre più la
nuova razza emergente, i renziani.
Andrea Garibaldi
[email protected]
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IL PRESIDENTE DI GOOGLE VISITA CUBA
APPELLO PER LA LIBERTÀ E FIUTO DEGLI AFFARI
✒
Mr. Schmidt goes to Cuba. Un
anno dopo le visite in Corea del
Nord e Myanmar per promuovere il libero accesso su Internet, il presidente
esecutivo di Google Eric Schmidt ha
portato il suo messaggio di apertura nel
cuore del regime castrista, guidando a
l’Havana una piccola delegazione di
manager dell’azienda di Mountain
View.
Circondati da un’aria di mistero sulle
circostanze del viaggio, visto che tecnicamente i cittadini americani hanno ancora il divieto di spendere soldi sull’isola, Schmidt e i suoi colleghi hanno visitato la Facoltà di scienze informatiche
dell’Università di Cuba. Ma il punto forte della puntata caraibica è stato l’incontro con Yohani Sanchez, la blogger di
14ymedio, il sito di notizie indipendente che da un mese cerca tra molte difficoltà di fare informazione vera, sfidando le ire del regime comunista.
È stata proprio Sanchez a rivelare la
presenza dei dirigenti di Google a Cuba,
dove appena 2,6 milioni di persone (su
una popolazione di oltre 11 milioni)
hanno accesso a Internet, peraltro lento
e quasi del tutto limitato a pochi siti governativi, a quelli degli hotel e di qualche gruppo straniero. «Abbiamo parlato soprattutto della vita qui a Cuba» ha
scritto Sanchez nel suo blog.
Ma il punto centrale della visita era
chiaramente l’effetto di annuncio. Schmidt si vuole campione delle virtù di un
web libero e aperto ovunque, anche nei
Paesi autoritari. Lo fa per motivazioni
ideali e per ragioni commerciali. Vede
Cuba immersa nella contrastata vigilia
di importanti cambiamenti, fiuta ottime opportunità e si muove con l’agilità
che non è concessa alla politica, nonostante l’Amministrazione Obama abbia
favorito negli ultimi anni l’aumento delle visite di cittadini americani nell’isola.
Nulla può favorire il cambiamento in
un Paese come Cuba meglio della libera
circolazione delle idee e delle opinioni
sulla rete. A condizione naturalmente
che non finisca come in Cina, dove Google ha dovuto accettare il firewall, il filtro censorio imposto dal regime all’Internet.
Paolo Valentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Costruire un’Europa più solidale
ispirandosi alla «teoria dei giochi»
di MAURO MAGATTI
D
opo giorni di trattative convulse,
l’esito del vertice europeo è lontano dalle aspettative dei giorni
scorsi: la sostanza del patto di
stabilità non cambia, l’apertura di
una fase più centrata sulla crescita genericamente affermata. Nemmeno sulla questione
migratoria il vertice ha segnato un significativo cambiamento di agenda. L’impressione è
che, scampato il pericolo delle recenti elezioni — dove i partiti antieuropeisti non hanno
fatto saltare il banco — i decisori politici non
siano riusciti a cambiare la logica che li ha
guidati negli ultimi anni.
Il problema sappiamo qual è: l’Unione
Europea è e rimane una forma istituzionale di
secondo livello. Il che comporta che il legame
esistente tra il cittadino e i suoi
rappresentanti — già molto usurato sul piano
nazionale — finisce per diventare
sottilissimo. Condizione che si coglie
plasticamente guardando la trattative di
questi giorni: dove, con un Parlamento
appena eletto su base universalistica, i veri
attori in campo restano i primi ministri dei
governi nazionali.
In questa cornice istituzionale, la ratio
dell’azione politica è chiara: si affrontano le
questioni europee pensando alle elezioni
nazionali. Ciò spiega perché l’Europa — che
pure si è data il vincolo di una moneta unica e
di una politica monetaria centralizzata —
finisce per essere la combinazione tra una
tecnocrazia che tende a diventare
autoreferenziale e equilibri politici, precari e
contingenti, costruiti tra interessi non solo
diversi — il che è normale per una società
avanzata — ma troppo spesso incapaci di
riconoscere presupposti comuni.
Dietro la discussione sulla flessibilità circa
l’interpretazione dei trattati si nasconde la
questione che, ancora in questi giorni, è
accuratamente evitata: come è possibile fare
reali passi in avanti per concretizzare l’idea
che sottende la stessa idea di Unione, e cioè
che «il tutto è superiore alla parte» nel senso
che esistono vantaggi — di ordine materiale e
spirituale — che derivano dallo stare
insieme?
La teoria dei giochi ci aiuta a capire la natura
del problema. Ci sono situazioni, come quella
nella quale si trovano gli Stati europei, in cui
una razionalità guidata dal proprio interesse
immediato produce un risultato subottimale. La teoria ci dice anche che è la
mancanza di comunicazione tra i giocatori ad
impedire di adottare quella modalità
cooperativa che produce vantaggi per tutti.
Ed in effetti, anche se si parlano, i capi di
BEPPE GIACOBBE
«PANE SOSPESO» DA PADOVA A MESSINA
UN SEGNO DI RESPONSABILITÀ SOCIALE
Stato europei sembrano non intendersi.
Ciascuno preoccupato delle conseguenze che
le decisioni prese producono nel breve
termine presso la propria opinione pubblica.
Ma in questo modo, oltre ad alimentare la
reciproca diffidenza — i tedeschi pensano
che i Paesi indebitati siano poco affidabili
mentre questi ultimi sospettano che la
Germania voglia approfittare della sua
posizione di forza — si finisce per perpetuare
la situazione così come è, con tutti gli
squilibri che ben conosciamo.
Se ne esce solo cambiando lo schema di
gioco, secondo la strada indicata da Jurgen
Habermas, il più importante filosofo europeo
vivente. È da qualche mese che Habermas
denuncia con forza il gravissimo deficit
politico di cui soffre oggi l’Europa.
L’idea della politica nasce nella polis, cioè
nella città. Ci può essere politica, tanto più
politica democratica, solo se si riconosce una
comunanza. Per questo, come ammonisce
Habermas, per uscire dalla trappola in cui si è
infilata, l’Europa ha urgentissimo bisogno di
riconoscere che non c’è politica a prescindere
dal principio di solidarietà. Un tale termine
significa in solido. Proprio da qui viene l’idea
moderna di società, derivante da socius —
che decide liberamente di assumersi, in
solido con altri, una comune responsabilità,
al di là dei vincoli affettivi e di sangue.
Habermas è esplicito nel dire che non ci può
essere società europea se non si riconosce
una solidarietà originaria come base
necessaria per quella politica di cui tutti
denunciano la mancanza. Se si prescinde,
cioè, da un bene comune che non è generico
buonismo, ma la capacità di tradurre in
azioni concrete l’idea declamata
retoricamente che il legame che abbiamo
deciso di assumerci è capace di tradursi in
vantaggio per tutti. Se non parlano di questo,
i vertici tra i capi di Stato negano nei fatti i
principi che affermano.
Siamo all’inizio di una legislatura europea. Lo
spettacolo di questi giorni dà ragione, una
volta di più, a Habermas: non è possibile
compiere i passi in avanti che i cittadini e la
ragionevolezza chiedono senza dotarsi di un
principio guida di natura politica. Che
impegni tutti: i Paesi forti e quelli più deboli.
E verso cui vengano modellate le graduali
innovazioni istituzionali e politiche di cui
abbiamo bisogno.
Storicamente non si conoscono forme
politiche nate senza riferimento a un’idea di
solidarietà. Se non quelle sorte attraverso la
guerra o la conquista. Come insegnano tante
vicende storiche, tale principio è tutt’altro che
astratto: proprio come nel dilemma del
prigioniero, il gioco nel quale l’Europa è
intrappolata può essere sbloccato solo
includendo l’altro come una opportunità, per
arrivare là dove, da soli, non si riesce a
giungere.
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RISPOSTA AL MARXISMO
Il Papa rivendica la bandiera dei poveri
di MARCO GARZONIO
È
certo una riaffermazione del cuore
del Vangelo dire, come ha fatto Francesco ieri intervistato da Il Messaggero, che «la bandiera dei poveri è
cristiana». Ma secondo lo stile cui ci
ha abituato il Papa, più che sottolineare un
asettico argomento di tipo dottrinario, ha fatto irruzione nella vita, nel sentire della gente,
nei problemi che inquietano le notti e i giorni
degli uomini e delle donne di oggi. Ha posto al
centro della sua riflessione il senso da dare a
quell’esser poveri che affligge milioni e milioni di persone e che potrebbe portare alla disperazione e alla rivolta, se a tale condizione di
miseria, materiale e morale, non avesse cercato di porre riscatto e dare speranza duemila
anni fa l’annuncio evangelico, cioè l’esperienza della passione, morte e resurrezione di Gesù in nome proprio dei poveri.
Perché non sussistessero dubbi, Francesco
ha fatto riferimento a due capisaldi cui deve
attenersi chi vuole essere coerente con il Vangelo, testimoniandolo nelle scelte piccole e
grandi di ogni giorno, non solo proclamandolo a parole. Il primo è costituito dalle Beatitudini: poveri, miti, afflitti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di
cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per
causa delle giustizia: «di essi è il regno dei cieli» recita Matteo. Il secondo, sempre in Matteo, è rappresentato dal capitolo 25, a proposi-
to del «giudizio finale», che il Papa chiama «il
protocollo sul quale saremo giudicati: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere,
ero malato, ignudo». In nome di queste due
«bandiere», il termine è di Francesco, il Cristianesimo e la Chiesa sono riusciti a sopravvivere sino ad oggi, nonostante le infedeltà e le
negazioni pratiche del sacrificio di Cristo, gli
scandali interni, i compromessi con il potere
politico ed economico, la corruzione. Materiale scottante e attualissimo, visto che ancora ieri, consacrando nuovi vescovi, il Papa ha messi
in guardia i pastori (di essi solo qualche mese
fa aveva detto che devono avere l’«odore delle
loro pecore», per ribadire la doverosa vicinanza del vescovo al quotidiano patire dei fedeli)
dal cercare le sicurezze nelle cariche e nei privilegi, dal garantirsi «l’appoggio di quelli che
hanno potere in questo mondo».
Affermando che «la povertà è al centro del
Vangelo», con l’intervista Francesco ha assestato un paio di colpi sul piano culturale e politico. Ha risposto ad almeno un secolo di accuse provenienti da parte di liberali e marxisti,
ai primi dicendo che la scelta di campo della
Chiesa è in linea con il Vangelo e quindi la
smettano di accusarla di pauperismo e non
cerchino di strumentalizzarla come fattore
d’ordine; quanto ai secondi, propensi a rimproverare le arretratezze della Chiesa, ha ribaltato le argomentazioni, affermando «I comu-
nisti ci hanno rubato la bandiera».
Ma il Papa ha fatto anche giustizia di tante
polemiche che hanno avvelenato la vita a preti, vescovi, esponenti della cultura e semplici
cristiani all’interno del mondo cattolico e della Chiesa, bollati come «comunisti» o, con un
neologismo tutto italiano, chiamati con spregio addirittura «cattocomunisti». La storia nostrana sotto il fascismo e nel dopoguerra può
essere letta anche attraverso le persecuzioni e
le emarginazioni di figure che han preparato il
Concilio, lo hanno vissuto e han poi cercato la
sua attuazione. Francesco oggi patisce in parte
certe accuse, in particolare da ambienti nordamericani. E nell’intervista Franca Giansoldati
gliele riferisce: essere cioè secondo alcuni critici: comunista, pauperista, populista. Il Papa
ha riso dell’essere paragonato a Lenin. E in tale
espressione liberatoria in qualche modo ha riscattato le tante emarginazioni inflitte da noi
ai Mazzolari, ai Dossetti, ai Turoldo, ai Lazzati,
al Montini della prima ora, ai La Pira, ai don
Zeno Saltini, ai Martini, ai militanti dell’Azione cattolica sostenitori della «scelta religiosa», ai sindacalisti, agli esponenti delle Acli, ai
semplici fedeli che pensavano ai poveri e a un
Vangelo da vivere, per assicurare giustizia sociale, democrazia e convivenza al Paese prima
ancora che un’opinione pubblica matura e
adulta nella Chiesa.
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Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
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italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
Ho scritto all’onorevole Luigi
Zanda: «A lei che predica la
libertà di mandato osservo
che il candidato al
Parlamento fa la sua
campagna elettorale e chiede
voti promettendo di
perseguire determinati
obiettivi; ma una volta eletto
pretende di fare ciò che vuole,
MONDIALI DI CALCIO
Port Natal e Balbo
Caro Romano, Prandelli prima
dell’incontro con l’Uruguay, si
era appellato all’orgoglio
nazionale. Eppure i vertici di
Coni e Figc avrebbero potuto
ricordare orgogliosamente una
grande impresa sportiva
dell’Italia, portata a
compimento a Port Natal —
luogo di quell’incontro —
quando una formazione di 16
idrovolanti comandata da Italo
Balbo (dopo avere, per la prima
volta nella storia della
aeronautica, attraversato
l’Atlantico) il 17 dicembre 1930
raggiunse in quel porto il
continente americano. È stata
solo mancanza di cultura
sportiva o fair play del
politicamente corretto? Senza
dire dei media che neanche a
titolo di curiosità storica mi
sembra abbiano ricordato
quell’evento.
Antonio Patierno
[email protected]
Ne approfitto per ringraziare
una signora svedese, Ann-Marie Kjellander, che abita a Orbetello (da dove partirono gli
@
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
IMMUNITÀ E VINCOLO DI MANDATO Particelle elementari
RIFLETTERE PRIMA DI CAMBIARE
di Pierluigi Battista
Risponde
Sergio Romano
È giusto che un parlamentare
eserciti le sue funzioni
protetto da una certa
immunità, come avviene in
altri Paesi. Tuttavia sarebbe
molto apprezzato da tutti gli
italiani un previo, spontaneo
e solenne atto di rinuncia
all’immunità da parte di
ogni parlamentare, subito,
al momento della nomina.
Si può inserire nella legge
almeno una raccomandazione
in tal senso?
Riccardo Cesati
[email protected]
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
anche cambiare casacca, in
forza della supposta libertà di
mandato, tradendo quindi
l’elettore. L’elettore dà il voto
al candidato che soddisfa le
proprie aspettative e ha il
diritto di pretendere ciò che
l’eletto ha promesso in
campagna elettorale. Non Le
pare?».
Angelo Tagliabue
[email protected]
Cari lettori,
e due questioni — imm u n i tà e n a t u r a d e l
mandato — possono
sembrare diverse, ma le soluzioni adottate dai costituenti
rispondono a una stessa logica: tutelare l’indipendenza del
parlamentare.
Nel caso prospettato da Tagliabue, i critici dell’art. 67
(«Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione
ed esercita le sue funzioni
L
senza vincoli di mandato»)
partono generalmente dalla
premessa che il candidato
debba restare fedele agli impegni presi durante la campagna elettorale. Ma quelle promesse sono molto spesso generiche, retoriche e fatte, per
di più, in circostanze che possono cambiare nel tempo ponendo il candidato di fronte a
situazioni impreviste. Chi invoca il principio della fedeltà
al mandato, pretende in realtà, anche se non sembra esserne consapevole, che il deputato resti fedele al partito
con cui è stato eletto. È indubbiamente utile che i partiti
possano contare sulla disciplina dei loro parlamentari.
idrovolanti) e ci ha inviato una
lunga lettera in ricordo della
traversata.
RIFORME DEL GOVERNO
Senato, la politica economica.
Le buone riforme sono tali se
portano a un miglioramento
del grado di efficienza e di
democraticità del sistema
istituzionale e in certi casi più
che imporre un calendario quel
che conta è convincere.
Rispetto del calendario
La capacità del governo Renzi
di decidere rapidamente sui
tanti problemi aperti del Paese
non solo non è una colpa ma
una grande qualità,
soprattutto se confrontata con
l’irresolutezza e i rinvii cui ci
aveva abituato la politica
italiana. Ma questa prontezza
di decisione non può far
sempre premio sul merito dei
provvedimenti e delle soluzioni
adottate e oscurare le obiezioni
e le critiche rivolte da più
parti, ad esempio, sulla legge
elettorale, la riforma del
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Canone speciale Rai
per chi usa tv in hotel
e ristoranti o
comunque in luoghi di
lavoro. È giusto?
Ma sino al punto d’impedire
che qualcuno manifesti la
propria indipendenza con una
scelta diversa da quella che il
partito vorrebbe imporgli?
Forse che il partito non modifica mai i suoi programmi e
non li adatta alle circostanze
in cui deve operare? Un partito
libero di agire secondo le proprie convenienze, ma autorizzato a esigere la disciplina cieca e assoluta degli iscritti, non
è compatibile con una società
democratica.
Quanto alla immunità, converrà ricordare che fu introdotta per proteggere i deputati
dalla magistratura e dalla polizia quando l’una e l’altra erano strumenti del potere esecutivo. Le condizioni sono
cambiate e il Parlamento ha
dovuto prenderne atto, nel
1993, quando ha considerevolmente ridotto le prerogative di cui i parlamentari aveva-
no goduto sino a quel momento. Ma se vogliamo che il
potere legislativo conservi la
propria indipendenza di fronte agli altri poteri dello Stato
dobbiamo evitare che il deputato sia alla mercé di accuse
infondate ed esposto al rischio
di un uso strumentale della
giustizia. Come ha ricordato
recentemente Michele Ainis
(Corriere del 28 giugno), l’immunità viene concessa alle
funzioni, non alla persona.
Conosco le ragioni per cui la
classe politica e il Parlamento
suscitano oggi diffidenza e
ostilità. Troppi scandali, troppi errori e, in parecchi casi, un
uso spregiudicato e personale
delle funzioni pubbliche. Ma
non credo che queste siano
buone ragione per abolire
norme dettate dall’esperienza
e dalle esigenze della democrazia.
Peccato che almeno la metà del
debito sia finanziato dai piccoli
risparmiatori italiani che
hanno creduto nel proprio
Paese. Questi suggerimenti non
prevedono poi che lo spread
lieviterebbe immediatamente
così come gli interessi, in breve
tempo gli effetti del mancato
pagamento sarebbero annullati
e lascerebbero più povere le
famiglie italiane.
anestesia e rianimazione e
responsabile di struttura
complessa (primario a tempo
pieno) in un ospedale pubblico
del Nord Italia — oltre tre volte
inferiore a quella del collega
medico della Camera dei
deputati che cura i malanni dei
nostri cari politici, mi vergogno
un po’ di essere cittadino
italiano.
Franco Pensini
Carlo G. Lorenzetti
[email protected]
CRITICHE
Stipendi dei dipendenti
La ristrutturazione
Alcuni economisti suggeriscono
di ristrutturare il debito
pubblico. Significa, in sintesi,
non pagarne una parte.
Leggendo le retribuzioni dei
dipendenti della Camera e
confrontandole con le mia che è
— con 35 anni di anzianità nel
ruolo di medico specialista in
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Per i pagamenti sopra i
30 euro Pos obbligatorio
per professionisti e
negozianti: ritenete che
sia una norma giusta?
20
No
80
Paolo Maisano
[email protected]
[email protected]
CAMERA DEI DEPUTATI
DEBITO PUBBLICO
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Noi e l’Europa
Il nostro sistema fiscale, oltre
ad essere oppressivo, è anche
vessatorio perché obbliga il
cittadino che vuole pagare le
tasse a impressionanti
peripezie per capire come deve
versare i suoi soldi allo Stato.
Se poi i denari pubblici frutto
delle tasse, invece che essere
usati per garantire servizi di
qualità adeguata ai cittadini,
servono per foraggiare politici
corrotti, allora non possiamo
stupirci se siamo anche mal
considerati in Europa.
Mario Pulimanti
Lido di Ostia
Tutti i numeri
dello Stato famelico
S
ì, certo, avere speranza, l’Italia può uscire dalla palude, uno sforzo tutti insieme, e va bene. Ma poi i numeri di un’invadenza statale asfissiante e senza limiti uccidono ogni speranza. E allineare le cifre dell’oppressione statalista raccontate da Paolo Bracalini nella Repubblica dei mandarini pubblicata da Marsilio
toglie il fiato. Non per le tante bizzarrie surreal-burocratiche
che fanno dell’Italia un Paese bellissimo, un Paese ridicolo.
Ma per la scientifica e pervicace volontà di mortificare, di
soffocare gli spiriti animali del mercato, ogni desiderio di fare, ogni audacia, ogni energia imprenditoriale, ogni voglia di
uscire dal pantano.
«Lo Stato parassita è vorace quando deve incassare, ma
lentissimo quando deve pagare». Se sei in credito con lo Stato, mettiti in fila e aspetta 450 giorni, la media del tempo che
ci vuole per farsi restituire i propri soldi. Se invece paghi in
ritardo anche di un solo giorno, il Moloch pubblico, l’aguzzino fiscale ti sequestra i beni, guadagna indebitamente sull’«aggio», e sbaglia addirittura nel 48,3 per cento delle volte
in cui i tartassati fanno ricorso. Il giurista Sabino Cassese calcolò in circa 150 mila leggi l’abnorme carico di regole che paralizzano l’Italia, contro le circa 10 mila di Francia e Germania: e ogni volta si chiedono in aggiunta «nuove regole». Per
aprire un negozio devi adempiere per legge a 118 procedure.
Una nuova manifattura, tra autorizzazioni, concessioni, «subingressi», comunicazioni richiede soltanto 84 obblighi di
legge da rispettare. Nella giustizia civile bisogna attendere in
Paolo Bracalini media 1.210 giorni per recuperare un credito. Le imprese soracconta in un
no costrette a 15 pagamenti anlibro le anomalie nui che richiedono mediamente 269 ore l’anno per «inghiottidell’Italia
re», annota Bracalini, il 65,8 per
cento dei profitti. Per compliilliberale
carci ancora più la vita dal 2008
al 2013 «sono state approvate
ben 491 norme fiscali, di cui 288 con impatto burocratico sulle imprese». Per gli adempimenti tributari è necessario ogni
anno un tempo pari a 36 giorni lavorativi.
A Firenze un mercato dell’Esselunga ci ha messo 44 anni
per aprire. Il titolare dell’omonimo pastificio, Giovanni Rana,
ha raccontato che per aprire uno stabilimento a Chicago ci ha
messo un settimo del tempo impiegato in Italia, sette anni,
per dare lavoro a centinaia di persone. La British Gas, dopo
undici anni di paralisi e di attese inconcludenti, ha rinunciato al progetto del rigassificatore di Brindisi: 125 milioni di euro buttati, un migliaio di posti di lavoro anch’essi buttati. Con
le tasse occulte la pressione fiscale raggiunge quasi l’80 per
cento: leggete bene le bollette e ve ne accorgerete. E vi accorgerete che catastrofe è stato il discredito verso un’espressione ormai sputtanata, «rivoluzione liberale», ma che era
l’unica speranza di mettere a dieta uno Stato prepotente e oppressivo, l’unica speranza di ripartire davvero, l’unico modo
per uscire dal pantano. Chissà come, oramai. Chissà quando.
❜❜
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Interventi & Repliche
Enzo Tortora
Misurata e convincente la giornalista Gaia
Tortora, figlia dello scomparso giornalista
televisivo, Enzo, nel respingere le insincere
e tardive scuse del dottor Diego Marmo,
«appena» 31 anni dopo l’arresto del padre
per associazione camorristica (Corriere, 28
giugno). Il magistrato di Napoli fu il duro
accusatore del conduttore tv, sulla base
delle dichiarazioni, rivelatesi mendaci, di
assassini «pentiti», come il camorrista
Gianni Melluso, detto «Gianni il bello».
E auspico che il sindaco di Pompei revochi
la discussa decisione di affidare
l’assessorato alla legalità al pubblico
ministero dell’inquietante inchiesta
giudiziaria, che provocò un lungo periodo
di detenzione, a Poggioreale, di Enzo
Bozzetto
Tortora, che morì un anno dopo la sua
definitiva assoluzione.
Pietro Mancini, Cosenza
Proprio tutto male a Pompei?
Sabato scorso sono stato a Pompei e
ho visitato il sito archeologico
accompagnando alcuni ospiti stranieri. Mi
aspettavo di trovarmi di fronte allo sfascio
completo, data la pessima pubblicità che
da tanto tempo accompagna il sito nei
media di tutto il mondo. Invece, con mia
sorpresa, ho visitato un’area archeologica
ben tenuta, con una razionale gestione
degli ingressi e delle visite (il luogo era
affollatissimo da migliaia e migliaia di
visitatori), piacevole e organizzato anche
se alcune parti risultavano non accessibili.
All’esterno poi ho trovato un contesto di
attività commerciali che offrono ristoro e
possibilità di acquisti di oggettistica ai
visitatori, senza aggressività né
maleducazione. «Dulcis in fundo», ho
preso la Circumvesuviana per tornare a
Napoli Centrale e di lì rientrare a Roma. Mi
aspettavo un luogo degradato e mezzi
vecchi e sferraglianti. Invece ho trovato una
stazione ben tenuta, pulita, piena di gente
e, sorpresa, un treno nuovissimo, con tanto
di aria condizionata e oltretutto anche in
orario. Lo so che sono controcorrente
rispetto alla vulgata di questi tempi. Non
stiamo esagerando con queste polemiche
contro il sito più famoso del mondo?
Alessandro Bianchi, funzionario Mibact
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Ferie estive dei docenti
A proposito delle ferie estive degli
insegnanti (Corriere, 28 giugno), vanno
fatte delle precisazioni. Ci sono quelli che
usufruiscono di due mesi e più di ferie e
altri che, impegnati negli esami di Stato,
rientrano nei normali parametri del
contratto. Se le ferie sono generalmente
lunghe, rispetto ad altre categorie, la
responsabilità non è degli insegnanti, ma
del ministero. E non è difficile, purché ci sia
la volontà politica, istituire corsi di recupero
seri (non di due settimane!) ed efficaci,
come si verifica in altri Paesi dell’eurozona,
per migliorare la preparazione degli
studenti che hanno denunciato carenze in
questa o quella disciplina.
Mattia Testa, Itri (Lt)
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti
23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030
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IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo €
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prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera +
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PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere €
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€ 7,30; con “Sampei” € 11,39; con ”Yara. Il DNA e altre verità” € 8,30; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Braccialetti Rossi” € 11,30; con “Harry Potter” € 14,30; con “Skylander” € 11,30 ; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “D-Day. 6 giugno 1944” € 8,30; con “Grande Guerra. 100 anni dopo” € 12,39; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30
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Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
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RICONOSCIMENTI
«Congratulazioni a Donna Tartt e Doris Kearns Goodwin».
Così il sito dell’American Library Association (www.ala.org)
riporta i vincitori 2014 delle Andrew Carnegie Medals
rispettivamente per le categorie Fiction e Non fiction.
L’annuncio è stato dato a Las Vegas durante il meeting
annuale dell’associazione che riunisce le biblioteche
statunitensi e che dal 2012 premia i migliori libri per adulti
pubblicati in America. Oltre al riconoscimento intitolato
Donna Tartt raddoppia:
dopo il premio Pulitzer
vince la Carnegie Medal
all’imprenditore e filantropo Andrew Carnegie (18351919) ai vincitori andrà un premio di 5 mila dollari
finanziato dalla Carnegie Corporation di New York. «Il
cardellino» di Donna Tartt (1963), uscito in Italia da Rizzoli,
aveva quest’anno già vinto il Premio Pulitzer per la fiction:
romanzo-fiume di quasi novecento pagine con
protagonista il tredicenne newyorkese Theo Decker è stato
scritto nell’arco di dieci anni tra New York, Amsterdam e
Cultura
Las Vegas. Nipote di bibliotecari, Donn Tartt che da giovane
ha lavorato in una biblioteca ha in più occasioni ricordato
l’importanza di queste istituzioni. Il riconoscimento nella
sezione Non Fiction va, invece, alla saggista, biografa e
commentatrice politica Doris Kearns Goodwin (1943) per
«The Bully Pulpit» (edito da Houghton Mifflin Harcourt) un
saggio sui rapporti tra giornalismo e potere politico. (C.Br.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Prosa, poesia e pittura: una settimana over 50
Da domani a Baveno (Verbania) prenderà il via la rassegna «50&più», settimana dedicata
agli over 50 che si dilettano in prosa, poesia, pittura e fotografia. La rassegna prevede un
concorso, giunto alla XXXII edizione che premierà le opere migliori delle diverse sezioni.
In giuria: Renato Minore, Lina Pallotta, Elio Pecora e Duccio Trombadori. Durante la
settimana si alterneranno incontri, dibattiti e serate musicali. L’associazione 50&più, che
organizza la kermesse, conta 330 mila iscritti ed è presente in tutta Italia con 103 sedi.
Anteprima Al festival di Bologna Il Cinema Ritrovato, i cortometraggi che la coppia girò insieme nel 1957, scoperti in una discarica a Londra
«Mio padre Mordecai e Peter Sellers
prove, ben riuscite, di umorismo»
La figlia di Richler: insieme capacità di invenzione e malizia raffinata
di MARTHA RICHLER
Testimonianza
È
una circostanza straordinaria quella
che vuole tre film scritti da mio padre presentati in Italia a tredici anni
dalla sua morte, avvenuta nel 2001.
L’Italia è una terra che amava, e dove avrebbe sperato di vivere.
Una notte di pioggia, a Londra, poco prima di morire, suggerì a mia madre che forse era giunto il momento di trascorrere assieme i loro inverni in Italia, dove quello
che sarebbe diventato il suo ultimo, e, a
mio avviso più grande, romanzo, La versione di Barney, si è trasformato in un bestseller, cosa che lo sorprese e lo riempì di felicità. Sono sicura che l’amore dei lettori italiani per La versione di Barney abbia dato a
mio padre un piacere ancor maggiore di
quello procuratogli persino dai suoi migliori sigari e scotch whisky… e sto parlando di cose molto importanti!
Nel 1957, Peter Sellers era sconosciuto,
ma il suo talento era talmente notevole che
già questi tre brevi film mostrano un maestro al lavoro. Non era facile trovare un autore umoristico che potesse pareggiare o
addirittura superare la presenza sullo
schermo di Peter Sellers e il suo straordinario ventaglio di voci ed espressioni. Mio padre, benché avesse solo ventisei anni — era
nato nel 1931 —, aveva già scritto due romanzi, Cocksure e The Acrobats, e stava per
pubblicarne un terzo, Scegli il tuo nemico,
nello stesso anno in cui venivano realizzati
questi tre film. Scegli il tuo nemico, che ho
di nuovo letto recentemente, è così fresco e
divertente, rivela il lato più caotico della vita
bohémien londinese: il non aver nulla da
perdere, la povertà disinvolta di artisti e
scrittori degli anni Cinquanta.
Sarà stato perché mio padre era quasi
senza un soldo, ma le trecento sterline per
scrivere quei tre film gli sono sembrate un
jackpot! Qualunque lavoro per la televisione era per gli scrittori di allora come una
vincita alla lotteria. Quel denaro donava loro il tempo per scrivere, la risorsa più im-
Qui sopra, l’attore
Peter Sellers
(1925-1980).
Nella foto grande
Mordecai Richler
ritratto a Montréal
nel 1992 (Christopher J. Morris /
Corbis). I libri di
Richler sono editi
in Italia da Adelphi
portante, e potevano quindi permettersi
quel poco che serviva per tirare avanti per
mesi senza alcuna preoccupazione che non
fosse il foglio bianco. Mio padre affittò
quindi una stanza da cinque sterline al
giorno, in un’isola greca, e batteva i tasti
della sua macchina da scrivere dall’alba al
tramonto.
E aveva appena conosciuto mia madre,
che gli diede, come le disse sul letto di morte, molto di più di quanto avrebbe osato sognare.
La verità è che le abitudini di lavoro di
mio padre non sono poi cambiate tanto, in
oltre cinquant’anni di scrittura, dalle stanzette londinesi al tavolo di legno con la sua
sedia al sole della Grecia, a Montréal e, infine, nell’ufficio che guardava sul lago Memphremagog in Québec, dove lavorò meglio
che in qualunque altro posto. Da quando
aveva diciott’anni, non fece altro che scrivere, dalla mattina alle quattro del pomeriggio. Mantenne la stessa abitudine fino a
quando si ammalò, a settant’anni, e con sua
grande frustrazione, perché aveva appena
iniziato un nuovo romanzo. Come ultimo
atto, lasciò il suo certificato di nascita alla
fine dell’ultimo manoscritto, in modo che
mia madre lo trovasse alla sua morte.
Una vocazione intensa
«Da quando aveva 18 anni papà
non fece altro che scrivere, dalla
mattina alle quattro del pomeriggio.
Lo fece fino a settant’anni»
Questo testo di
Martha Richler (nella
foto sopra), figlia di
Mordecai, è stato
composto in occasione
della presentazione
della «Trilogia di
Hector Dimwittie», i tre
cortometraggi scritti
da Mordecai Richler,
diretti da Leslie Arliss
e interpretati da Peter
Sellers nel 1957.
La trilogia, che per
oltre cinquant’anni era
sparita, viene
presentata alla
ventottesima edizione
del festival «Il Cinema
Ritrovato», a Bologna
fino al 5 luglio.
La proiezione sarà al
cinema Arlecchino
(ore 16) giovedì 3
luglio, anniversario
della morte dello
scrittore scomparso
13 anni fa. L’iniziativa
è promossa dalla
Cineteca di Bologna
La sua vita era scrivere. Tutto il resto era
in più, o un’interruzione, benché abbia
sopportato cinque bambini e diversi animali. Mia madre era quella che badava a
tutto per lasciargli la libertà di scrivere. Al
di là del lavoro, tutto ciò che desiderava, oltre a mia madre, erano un drink o due al bar
di fiducia, The Owl’s Nest, al lago Memphremagog, o, quando era a Montréal, al
Grumpy’s, che si vede nel film tratto da La
versione di Barney, e dove una targa lo ricorda. Tutti scherzano sul suo amore per lo
scotch e i sigari, ma quello che amava, quello di cui aveva veramente bisogno, erano
storie e personaggi. Come i professori vanno in biblioteca, papà andava nel suo bar
preferito.
La cosa più eccezionale di questa collaborazione tra Peter Sellers e Mordecai Richler sta nella freschezza dei loro approcci,
nella loro capacità d’invenzione, in un momento in cui l’umorismo era fatto di torte in
faccia e banalità. La loro raffinata malizia, il
gioco attorno ai confini sono caratteristiche di entrambi questi artisti. In particolare
in Dearth of a Salesman, c’è una vena tragicomica nel ritratto del venditore. Una tale
compassione per l’uomo fallito era un tema
che mio padre portò avanti per il resto della
vita. Sapeva comprendere il dolore e l’umiliazione che nascono dalle ambizioni fallite. Credo che Dearth of a Salesman possa
essere visto come il primo esercizio per il
personaggio di Duddy Kravitz.
Il primo lavoro di un artista che amiamo
è sempre un evento imprevedibile. Qui possiamo cogliere Sellers e Richler nel tentativo di trovare la loro cifra, prima con passo
incerto, poi con spavalderia e coraggio che
sorprendono, realizzando questi film, freschissimi ancor oggi. Si prendono carico
del rischio assieme, in un modo che gli
scrittori e gli attori d’oggi dovrebbero ammirare e invidiare. Nel mio piccolo, da disegnatrice, guardo sempre alla commedia, e
studio spesso i primi lavori dei maestri della comicità. Se pensiamo a un Woody Allen,
già nei suoi primi spettacoli a Londra possiamo intravedere i tratti di Annie Hall.
Conoscendo e amando Sellers e Richler,
possiamo considerare una vera fortuna avere questi primi film. E quanto è curioso —
date le umili origini di mio padre nel ghetto
ebraico di Montréal — che questi tesori siano stati scoperti in una discarica a Londra,
non da un archivista, ma da un custode dall’occhio attento.
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interpersonale
28 Cultura
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Le iniziative del Corriere
Romanzi d’Europa
Intervista Oggi in edicola il capolavoro del premio Nobel francese. Parla l’attore che il 2 e il 3 luglio lo porterà in scena a Milano
«La parola di Camus nasce dal corpo»
di MAURIZIO PORRO
ALBERT CAMUS FOTOGRAFATO DA DEAN LOOMIS A PARIGI NEL 1955 (GETTY IMAGES)
D
opo aver vivisezionato ignudo Pasolini e
depositato Gadda davanti a casa come
fosse cronaca di oggi, Fabrizio Gifuni, incontentabile nei confronti di se stesso,
decorato del Nastro d’argento per il rampante protagonista del Capitale umano, alza ancora l’asticella e affronta una prova difficile dove neppure il
grande Visconti laggiù nel 1967 era riuscito. Il 2 e 3
luglio, inaugurando la lunga, meritevole stagione
del Teatro Parenti di Milano, legge, vive, recita, fa
sue, poi nostre, le parole, alternandole ma non alterandole con musiche, del romanzo di Albert Camus Lo straniero, che dal 1942 non ha smesso di
essere un classico per ogni taglia e misura di coscienza.
Dal punto di vista teatrale è una novità e, pure se
non c’è bisogno di giustificazione, si ricorda il centenario della nascita di Camus (1913-1960), morto
«assurdamente» in un incidente d’auto come in un
suo romanzo. Proprio questo suo libro-manifesto
della crisi dell’uomo esce nella collana del «Corriere della Sera» con la nuova prefazione di Dacia Maraini. Lo straniero marchia a fuoco e Gifuni lo lesse
quando è più giusto e proficuo farlo, a vent’anni:
«Nel periodo dell’Accademia ho divorato grandi titoli, il teatro ha fatto da spinta per la letteratura,
che diventava la presenza fisica di un testo, chiave
di accesso che ha fatto scattare e saltare la serratura
d’attore. Questo imprinting l’ho conservato e non a
caso negli ultimi anni ho lavorato molto con testi
letterari riscritti sulla scena».
Lo straniero è la storia di Meursault, che dopo la
morte della madre vive la sua vita, va al cinema, in
spiaggia, fa l’amore, ma in un pomeriggio di sole
uccide per caso un arabo (siamo ad Algeri), affronta un processo e viene condannato, senza mai il sospetto di una catarsi, ma anzi scoprendo l’essenza
stessa dell’«estraneità» al mondo. Un piatto ghiotto per un attore curioso, sensibile e raffinato come
Gifuni. «Due cose sostanziali — afferma l’attore —
Gifuni: «Lo straniero» è perfetto per il palcoscenico
trasmette sensi, suoni, luce, odori, sapori e superfici
Presa diretta
«Quando affronto un testo non mi
piace partire con una categoria dove
si sistema comodo un pensiero.
Voglio scoprire l’esperienza sul palco»
ci sono nel libro, di cui bisogna farsi carico. La prima è che è un racconto in soggettiva, che si svolge
attraverso occhi e parole del protagonista, quindi
leggere quelle stesse parole è entrare a far parte di
quest’uomo. La seconda è la sua naturale disponibilità alla scena, la dimensione fisica e sensoriale
della materia, una delle virtù abbaglianti del romanzo e uno dei motivi potenti dei quattro capitoli
essenziali: funerale della madre, omicidio, processo, carcere e condanna sono tutte aree attivate dai
sensi, suoni, luce, odori, sapori, superfici. Una visione sensoriale che giustifica il corpo a corpo con
l’attore nel rispetto integrale del testo ad opera mia
e della regista Roberta Lena».
Perché in locandina si legge «Un’intervista impossibile?». «Parafrasando Manganelli — risponde Gifuni —, ci siamo immaginati una sorta di ritorno di Meursault, che viene a raccontare la sua
storia. Non uso categorie ufficiali, ma so che il mio
corpo è attraversato in scena da Meursault, come
un concerto reading». Torna il gran problema di
come passare dalla prima alla terza persona (come
la Recherche, la cui scrittura scenica è stata tentata
da Tiezzi e Lombardi), nodo teatrale che pochi fortunati sono in grado di sciogliere: vedi Luca Ronconi, primo a traslocare romanzi in scena (da Orlando furioso a Pornografia di Gombrowicz, passando
per Nabokov ed Henry James), aprendo un varco
dove poi si sono accomodati altri. Oggi il caso di
Camus si inserisce quasi in una tendenza: Ida Marinelli all’Elfo è stata madre coraggio della Storia della Morante, fra breve alcune attrici (Marinoni, Fracassi, Crippa) leggeranno brani dal magnifico Diario di Etty Hillesum, edito da Adelphi: una ritrovata
fiducia nella forza delle parole che sono pietre.
«Nello Straniero le dissolvenze incrociate, il gioco di prima e terza persona si risolvono in una linea
unica, una voce sola: non c’è il narratore, le due figure coincidono. I sensi dello spettacolo sono tutti
aperti, in azione, soprattutto la luce. Avere a disposizione un materiale così naturalmente strutturato
Il protagonista
L’attore Fabrizio Gifuni sarà l’interprete dello
spettacolo «Lo straniero, un’intervista
impossibile» tratto dal romanzo di Albert
Camus, che aprirà la stagione del Teatro
Parenti di Milano, il 2 e 3 luglio
è un adescamento molto forte verso l’attore la cui
voce si fa corpo», dice Gifuni quasi mistico. E che
Camus fosse affascinato dal teatro, per cui scrisse
Caligola, non è un segreto. «Nel Mito di Sisifo ha
scritto pagine belle e profonde sul lavoro dell’attore, partendo non a caso dalla battuta di Amleto sulla recita-trappola in cui far cadere la coscienza del
re. In inglese il doppio significato di play svela che
giocare è recitare, la più seria delle attività dell’uomo». Camus inserisce l’assurdità del teatro, che si
perde con la fine della recita, aprendo una polemica con la Chiesa sulle radici transeunti: «Ma Eschilo
nell’Edipo re racconta proprio questo, che solo chi
sa giocare e recitare resta vivo, o la Sfinge lo inghiottirà. La nostra società dovrebbe praticare di
più la serietà del gioco, permette di capire che cosa
sono le regole, e i bambini infatti sanno cos’è la mimesi, sanno che il corpo umano è disponibile a diventare milioni di cose».
Camus rilancia il tema del tempo perduto e ritrovato, guarda caso, dietro le quinte, come salvezza e
perfezione, ma solo dell’apparenza: tolti i costumi,
l’attore non è più nulla se non un viaggiatore del
tempo. «Lo scrittore trae le conclusioni migliori —
prosegue Gifuni — dall’assunto che un giorno si
deve morire, quindi hai tre ore per essere Jago, Alcesti, Fedra o Gloucester, entro 50 mq, fare un personaggio e prenderlo in trappola. Meno tempo hai,
più la scommessa vale». E per interpretare il finale:
ideologia, spirito, filosofia? «Mi interessa cercare
di scoprirlo attraverso l’esperienza del teatro.
Quando affronto un testo, non mi piace partire con
una categoria dove si sistema comodo un pensiero.
Il gioco è suonare ad alta voce con quelle parole e
vedere a ogni recita che cosa si crea: lasciarsi sorprendere dalla lettura per me è importante».
Come traslocare le pagine dal testo al palco senza romperle o scheggiarle? «Niente di più naturale
che staccare le parole dal testo, dal supporto cartaceo dove giacciono orizzontali e rimetterle in verticale, nella loro sede naturale che è il corpo da dove
provengono, quello dell’autore. Pasolini diceva:
nulla è separato dalla mia esperienza fisica, le parole vengono dai corpi, presenti nella scrittura. Leggere ad alta voce è rifarsi carico di un peso. Quando
finisco Lo straniero, la mia condizione fisica è la
stessa di quando facevo Pasolini. In teatro accade
qualcosa che passa attraverso i corpi di attori e
spettatori, la scommessa di ogni sera è dimostrare
che c’è un motivo per trovarsi insieme. Nella caducità di un’esperienza, come quella dello Straniero,
non riproducibile, molti pensieri attraversano la
testa di uno spettatore».
E conclude: «Si deve creare un campo magnetico, altrimenti meglio stare a casa, il teatro non è solo un gesto estetico e intellettuale, deve ricreare
una dimensione rituale. Sarà evidente, credo,
quando verrò a Milano al Piccolo per la commedia
di Massini su Lehmann Brothers, allestita da Ronconi. I temi della crisi, finanza ed economia, ancora
una volta si traducono sui corpi reali dei cittadini,
come nel Capitale umano, che infatti ha intercettato perfettamente una domanda che è nell’aria».
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In edicola La prossima settimana «Nebbia» di Miguel de Unamuno
Radiografia di un mondo indifferente alla rovina
P
rosegue con il dodicesimo volume, in edicola da oggi,
la collana «Romanzi d’Europa» a cura di Paolo Di
Stefano: la nuova uscita è il romanzo Lo straniero di
Albert Camus (il prezzo di ogni volume è di 9,90 più il
costo del quotidiano), uno dei capisaldi della letteratura
francese ed europea, in questa edizione presentato con
l’introduzione inedita di Dacia Maraini. La vicenda del
protagonista Meursault è esemplare della condizione
umana nella visione pessimistica di Camus, ma anche
rappresentativa degli umori europei del periodo e di un
momento particolarmente importante della cultura
francese, negli ambienti filosofici esistenzialisti parigini: il
protagonista attraversa senza passioni e senza interesse
vicende come la morte della madre, l’amore di una donna,
addirittura l’omicidio di un uomo inerme che egli stesso
colpisce senza alcuna emozione, fino all’incredibile
indifferenza per la propria condanna a morte. Si tratta di un
romanzo che illustra gli umori più cupi della Francia e del
continente durante la Seconda guerra mondiale: lo sguardo
del protagonista sembra «continuamente rimosso,
deviato», come scrive la Maraini nell’introduzione.
«Ricordiamo — continua la prefazione — che Lo straniero è
stato pubblicato nel 1942, e quindi è stato concepito e
scritto negli anni peggiori della dominazione hitleriana in
Europa». Quanto più il mondo di Meursault è uniforme,
tanto più Camus lo sottolinea con «la sua prosa secca e
paratattica, dal sapore aspro e apparentemente sciatto, la
sua visione in bianco e nero di un mondo senza colori e
sapori». Il tredicesimo volume della collana, in edicola dal 7
luglio, sarà il romanzo Nebbia dello scrittore spagnolo
Miguel de Unamuno (1864-1936). (i.b.)
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Al Teatro Parenti
Il colloquio
«impossibile»
inaugura
la stagione
Sarà l’unico teatro in
Italia a inaugurare la
stagione 2014-2015
già il 2 luglio, e lo farà
proprio con un testo
complesso come Lo
straniero di Albert
Camus: il Teatro Franco
Parenti di Milano
proporrà il 2 e 3 luglio il
reading spettacolo Lo
straniero, un’intervista
impossibile tratto dal
romanzo del maestro
francese e interpretato
dal mattatore Gifuni
nella riduzione letteraria
di Luca Ragagnin, per la
regia di Roberta Lena
(ore 21, via Pier
Lombardo 14, biglietto
32, ridotto 16,
telefono 02 59 99 52 06).
Con lo spettacolo
prodotto dal Circolo
dei Lettori di Torino (che
ha visto già il tutto
esaurito al Teatro
Carignano), si rende
omaggio al centenario
della nascita di Camus,
con un recital che ne
propone la lettura
in un’atmosfera densa
di citazioni: non può
mancare la traccia
estetica di Luchino
Visconti, che dall’opera
trasse un film
interpretato da Marcello
Mastroianni. Gifuni
leggerà brani
in una drammaturgia
che intreccia la prosa a
un sottofondo musicale
ispirato al capolavoro
esistenzialista, con
canzoni come Killing
an Arab dei Cure
e The Stranger dei
Tuxedomoon.
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Vintage Tra la spoglia regìa di Patrice Chéreau e i cromatismi delle (troppe) Madonne toscane
Elzeviro
A Milano una mostra delle sue «forme»
GIÒ POMODORO,
L’ARTE COME POESIA
di SEBASTIANO GRASSO
C
Giò Pomodoro, «Sole serpente» (1988)
i si inoltra fra passato
e presente, in questa
mostra milanese di
Giò(rgio) Pomodoro
(1920-2002). Capolavori in
bronzo, marmo, acciaio e fibra di vetro dal 1958 al 2001
(Milano, sino al 10 luglio, per
informazioni tel.
02.833.90.437, www.progettoarte-elm.com): Folla,
Tensione, Tensione bandiera, Forma distesa, Marat,
Sole, Sole serpente, Giano e
così via.
Corre un brivido: lo stesso
registrato, a suo tempo, da
Guido Ballo nei suoi versi
dedicati a Giò: «Carezzare la
pelle di palude/ dà un brivido di frane lisce, sospese/
lasciarsi cadere senza peso,
quasi,/ all’interno di questo
animale accasciato», scriveva in Palude.
Stavolta era un poeta (e
❜❜
I versi di Pound
furono una fonte
di ispirazione.
Ma anche la
musica di Mozart
critico) come Ballo che si
ispirava a un’opera di Pomodoro per comporre un poemetto. Normalmente avveniva il contrario. Era l’artista
a confrontarsi con la pagina
scritta. Non a caso, infatti, la
maggior parte dei suoi lavori
ha una tensione lirica stimolata da letture di versi e dalla
musica. S’è detto più volte: la
parola si muta in gesto, in
segno e la scultura diventa,
così, l’esito di una trascrizione emotiva della fantasia
creatrice, una sua metafora.
«C’era odore di menta fra i
lembi pendenti della tenda/
specie dopo la pioggia/ (…)
e nei giorni piovosi eran nubi/ nelle montagne come
sotto i posti di guardia»:
proprio a questi versi di Ezra
Pound dei Canti pisani, Giò
s’era ispirato per una serie di
geroglifici esposti alla Biennale del 1956. Alle suggestioni del poeta americano seguono quelle dell’inglese
Eliot, del russo Majakovskij,
del cileno Neruda, dell’italofrancese Apollinaire. E non
solo. Ci sono anche Platone
con il «triangolo rettangolo
scaleno», Plutarco con le Vi-
Terza Pagina 29
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Elektra e Pontormo, elogio delle follie
L’eroina greca trionfa alla Scala, il manierista incanta Firenze
di ALBERTO ARBASINO
te parallele, Campanella con
La città del sole. Pomodoro
era attratto dai miti dell’antica Grecia e dalla sua architettura classica. Non era certo un recupero il suo, ma
una rilettura di un mondo in
cui la forma diventava essenziale e lo spazio si concretizzava in luoghi fortemente
suggestivi ed ineffabili. I vari
Sole nascono proprio così.
Come Pier Paolo Pasolini
(«La nostra più grande attrazione è verso il passato —
scriveva in Pilade — perché
è l’unica cosa che conosciamo e amiamo veramente,
tanto che confondiamo con
esso la vita»), Giò Pomodoro
aveva un’anima antica nella
quale, però, coesisteva lo
spirito moderno.
Poeti, ma anche saggisti,
antropologi. Per esempio,
agli Inni omerici accostava il
celebre Miti e misteri di
Károl Kerényi.
Credo, anzi che, verso la
fine degli anni Sessanta, abbia voluto incontrare lo studioso ungherese, che si era
dedicato alla rivisitazione
della mitologia greca. Risultato? Una serie di sculture
dedicate al dio Hermes (il
Mercurio dei romani). Così
come la monumentale Contatti tenaglia, in bronzo,
nelle cui superfici interne il
metallo era modellato in anse, caverne, gomiti ed abitacoli che, per il taglio violento
e deciso, e per il senso del
mistero, facevano venire in
mente la tomba d’Atreo a
Micene.
Alla fine è come se dalla
cultura classica, Pomodoro
rubasse i miti per dare loro
una forma moderna; prendendo invece dalla cultura
contemporanea il gioco dei
rimandi, delle suggestioni:
«In ore come questa ti alzi e
parli/ ai secoli, alla storia, al
creato./ Il mare retrocede./
Il mare va a dormire./ Come
suole dirsi: l’incidente è
chiuso» recitava Giò, citando Majakovskij.
La musica, s’è detto. Nello
studio milanese di via San
Marco, Giò era solito lavorare ascoltando Verdi, SaintSaëns, Dvoràk, Kummell, Bach, Corelli. E, soprattutto, Il
flauto magico. Poi, come
sempre, passava a letture di
approfondimento. Dal flauto
di Mozart a quello di Massimo Mila, al Significato della
musica di Schneider.
Anche nella musica, infatti, Pomodoro cercava il legame con la cultura greca. Si ripercorrano le superfici tese,
in espansione, dei bronzi
per percepirne la forza improvvisa. È come se, fra le
limpide magie classiche, affiorasse il ritmo selvaggio
dei riti della Primavera. Mozart e Stravinskij.
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Alla M
Milanesiana e su Corriere.it
Gesù Cristo nella letteratura
Un testo di Roberto Cotroneo
Roberto Cotroneo partecipa oggi alla
Milanesiana, con un intervento su Gesù nella
letteratura e nell’arte, durante l’incontro «Viaggio
nella parola, nell’arte. La fortuna della parola»
alla Sala delle Colonne di Palazzo Corio Casati a
Milano (via San Paolo 12, ore 18, ingresso libero).
Con lui alla rassegna, ideata e diretta da Elisabetta
Sgarbi, intervengono Tommaso Cerno, Roberto
Mussapi, Elisabetta Rasy, Franco Rella, Andrea
Renzi e Armando Besio. Il testo di Cotroneo è
anticipato online su Corriere.it/cultura.
A
l Bargello
fiorentino,
nella mostra di Baccio Bandinelli, si
possono apprezzare
e ammirare i livelli
qualitativi eccelsi
che erano evidentemente normali e ordinari nella scultura fiorentina del Rinascimento. O la sublime precisione di
piume e squame di pesci e uccelli, nei
sommi disegni di Jacopo Ligozzi per le
illustrazioni granducali... E così, nel
nuovo museo della Casa Martelli, contemplare l’abituale standard di mobilio
e allestimento in un palazzotto nobiliare dei secoli successivi. Stratificazioni
generazionali: una quadreria di ritratti, paesaggi, conviti, conversazioni,
congiure… Committenze decorative a
Beccafumi, Benigni, Locatelli, Conca,
Salvator Rosa, fra cornici dorate, tappezzerie fioritissime, gale, frulli, frappe, volants…
«Troppe, troppe Annunciazioni tutte eguali in casa nostra a Firenze», sospirava una dama ormai installata da
decenni a Roma, «solo con un paio di
Pontormo e Vouet». Sopra cantine piene di «porcellane Sassonia», giacché
quelle principesse cattoliche ai primi
dell’Ottocento soltanto a Roma potevano trovare coniugi altrettanto principeschi, e con capaci seminterrati per
accogliere gli scatoloni o i bauli di
Meissen.
In Palazzo Strozzi, adesso, gli estri
più o meno indocili del Rosso Fiorentino si pongono a confronto con l’incantevole garbo compositivo del Pontormo. Anche se restano a Santa Felicita e
a Volterra le due sensazionali Deposizioni movimentate nella Ricotta di Pasolini, davanti a un Orson Welles indifferente fra Mongoli e Tartari, Macbeth
e Falstaff e una Deposizione di Andrea
del Sarto a Palazzo Pitti e le caffetterie
nella zona bassa di via Veneto, con tavolini neanche lontani dall’ex re Faruk.
«Una coltre di primule…». Welles
legge solennemente Mamma Roma, là
dove il Giuliano Briganti de La maniera italiana spiega il temperamento del
Rosso: «Più violento e bizzarro che
non melanconico e introverso, più diavolesco e stregato che non oppresso da
angosciose ossessioni».
E ancora: «I legami con il classicismo rinascimentale fiorentino sono
mantenuti in apparenza come metodica di stile, ma le variazioni raggiungono una tensione così disperata, una tonalità così esorbitante da rendere ap-
In alto l’«Elektra» di
Strauss con regia
di Chéreau alla
Scala. Qui sopra:
«Eva» di Baccio
Bandinelli. A destra: «La visitazione» di Pontormo
pena riconoscibile il tema fondamentale».
Firenze quale «fucina di tendenze»,
per il nostro amato Roberto Longhi. E
«proprio nel cuore dei movimenti più
irrealistici del cosiddetto manierismo,
e addirittura nei più famosi rappresentanti dell’irrealismo come il Bronzino e
il Pontormo» si potrebbero osservare
dei residui di una vena naturalistica,
amorosamente dedita all’apparenza
ottica delle cose. «Valori» forse ereditati dalla figuratività del Quattrocento?
Ma nel Libro mio del Pontormo, le continue cene col Bronzino vengono dettagliate con i frugali ingredienti. E al
Poggio a Caiano, cosa si sarà mangiato?
***
Purtroppo il ricco catalogo non ha
indici di autori o di luoghi. Solo una
ricca bibliografia. Quindi è difficile risalire alle competenze delle Rovinate o
dei Battuti. Inoltre, giustamente le
opere non devono viaggiare. E quindi,
come per gli affreschi del Poggio a Caiano, si andò in treno. Ma qui, alla mo-
stra, si staglia il profilo tremendo del
Savonarola, con quei roghi tuttora incomprensibili in una città così d’arte.
E in un altro profilo del Pontormo (e
non più di Fra’ Bartolomeo) di Cosimo
il Vecchio agli Uffizi, «uno avulso non
deficit alter», triste su un ramo «svelto» (cioè «divelto»), ma fiorente su un
altro marcato P-P-P che non attiene a
qualche Pier Paolo ma si spiega quale
Pater Patriae Publice ai bei tempi del
Poliziano e del Ficino. E inoltre, nel
museo lacustre di Paolo Giovio, l’elogio di Cosimo de’ Medici sarà un encomium ripetuto più volte, sotto ogni libro di elogi d’uomini d’arme illustri.
Ma che meraviglie di muscolature
carnali, dove Mosè difende le figlie di
Jetro, molto avventurose, agli Uffizi. E
che soavi affinità femminili, nella pia
chiacchiera della Visitazione a Carmignano. Visi lieti e puliti, fresche frasche. Ma diecimila martiri non possono apparire numerosi, nelle classifiche
percentuali delle popolazioni? Così come undicimila vergini, a Firenze? O an-
che in città più popolose? Mah.
***
In queste molte Madonne troneggianti fra santi o spedalinghi o arpie, e
in queste incisioni con abbondanti
stragi di Innocenti fin sopra le orecchie
degli stragisti, non si nota mai una preoccupazione forse ignota alle varie Madonne del Bellini in mostra a Brera. Più
d’una si erge, maestosa, altera, solenne. Ma il Piccino è lì lì, sull’orlo delle
ginocchia. E non appena lei fa un movimento, il Piccino casca per terra?
Impareranno a Firenze, questi veneti, come si tengono i più piccoli?
O lì apprenderanno piuttosto come
sbrigarsela, alle prese con tutti quegli
angiolotti così graziosi e polposi?
***
Alla bellissima sensazionale Elektra
straussiana e scaligera, diretta da EsaPekka Salonen con la regìa di Patrice
Chéreau, impossibile evitare le ondate
dei ricordi. Inge Borkh a Roma, nel delirio rutilante e sportivo di una campionessa olimpionica del ’36 abbacinata dalle volpi bianche delle dive dell’Ufa. In contesa col meraviglioso canto
passionale di Martha Mödl: convolvolo
cannibalesco, sotto i cieli stupendamente trascoloranti degli elettricisti
tedeschi. O il giovane Chéreau in giro
per Milano con le sue sciarpine bianche, ai tempi del lavoro al Piccolo Teatro sulle Lulu di Wedekind e poi di
Berg, con Paolo Grassi.
Smisurato espressionismo, su scenari monumentali. E stupendo protagonismo di Evelyn Herlitzius, fra Waltraud Meier e Adrianne Pieczonka.
Con Oreste non si riconoscono lungamente, e Chéreau spiega che se ne è
andato da piccolo, però con bel tòcco
registico la vecchia nutrice prostrata lo
riconosce dai piedi, come la balia omerica Euriclea.
Per Adorno, «Hofmannsthal pretende di giungere a una trascendenza di
fronte alla society, e il pensiero di essere un outsider non è estraneo a chi deve inventare una sua society». E «anche George e Hofmannsthal rivelano
una inspiegabile mancanza di gusto
per quanto riguarda le arti figurative
della loro epoca». Ma soprattutto si ricorda adesso che a un Tristan und Isolde con regìa di Chéreau qui alla Scala,
ci si stupiva per la quantità di cipressi
in Cornovaglia. E lo scenografo obiettava che le ville romane sono piene di
cipressi. «Già — osservava una signora
— e i cipressi che a Bolgheri alti e
schietti?». Ma nelle scuole francesi, ovviamente, si imparava tutt’altro, a memoria.
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Narrativa «Quel segno sulla fronte», edito da Imprimatur, è il nuovo inquietante libro di Emilia Costantini
Traffico di organi, ragazzini spariti
L’orrore irrompe nella quotidianità
di SEVERINO COLOMBO
«L’
intento di questo romanzo
è di contribuire a sollevare
degli interrogativi affinché
le istituzioni preposte indaghino e possano dare delle risposte». È più di una
dichiarazione di intenti, quella suggerita da Emilia Costantini nell’«Avvertenza» che precede il suo nuovo romanzo Quel segno sulla fronte (Imprimatur Editore, pp. 287, 15). È una
scelta di campo: la determinazione dell’autrice — giornalista del «Corriere
della Sera», scrittrice e critico teatrale
— a mettere la scrittura al servizio del
giornalismo, a trarre «spunto da fatti
di cronaca» per affrontare «i problemi
sociali e morali che viviamo quotidianamente».
Come era accaduto con il romanzo
d’esordio Tu dentro di me (Aliberti,
2009), che anticipò un dibattito oggi
attualissimo sulla fecondazione eterologa, e poi con Oltre lo specchio (Aliberti, 2010), sul destino opposto di due
gemelle divise dalla nascita, anche con
il nuovo lavoro Emilia Costantini affronta temi sociali e morali importanti
e ingombranti quali il traffico illegale
di organi e la sparizione di minori. Crimini tanto orribili che viene più facile
allontanarli (dal nostro Paese) e cancellarli (dalla memoria) anziché provare a metterli a fuoco. Scrive: «Riguardo
la sparizione ogni anno di centinaia di
ragazzini, per esempio tra quelli che
approdano a Lampedusa, è stato più
volte sollevato il problema». Con coraggio torna a farlo ora Costantini a
partire da una storia vera, resa irriconoscibile nei suoi protagonisti.
La vicenda è stata raccontata all’autrice da una persona che con il traffico
d’organi e con i minori ha avuto a che
fare e che «è a conoscenza di cliniche
nel Nord Italia, dove questo mercato
esiste ed è fiorente». Costantini affonda le mani nell’attualità e ne ricava una
materia narrativa autonoma.
Posta la questione come premessa,
la scrittrice e giornalista è brava a non
prendere di petto il problema, a non
sbattere l’orrore in faccia al lettore. Umberto e Jasmine sono una coppia felice
La ludoteca
per bambini
aperta a Lampedusa da
Save the Children e Caritas
con la parrocchia dell’isola
(Ansa)
la cui stabilità vacilla quando la donna
perde il bambino che stanno aspettando. Di origini rumene la giovane parte
per Bucarest, un viaggio che è un appuntamento con il destino: l’incontro
con la piccola Ana. Il lettore ha il tempo, così, di entrare nella quotidianità
della coppia, di conoscerne il passato
— che infanzia e che adolescenza hanno avuto e che adulti sono diventati; di
condividerne (o meno) le scelte.
Con una costruzione narrativa che
riflette una passione per il teatro classico, Costantini — che è anche autrice
del testo dello spettacolo dedicato a
Oriana Fallaci che ha debuttato nel 2011
a Festival di Spoleto (con Monica Guerritore) e che qualche giorno fa è approdato a New York (interpretato da Andrus Nichols), di una biografia di Rodolfo Valentino (Fivestore) e di una Intervista immaginaria a Marina
Berlusconi, testo teatrale per la regia di
Filippo Crivelli che apre il 21 agosto il
Todi Festival — gioca di rimandi e colpi
di scena, spartisce equamente colpe e
meriti tra i personaggi, costruisce situazioni che si aprono e si chiudono
con tempi scenici precisi, dando fluidità al racconto. Al ritmo incalzante di
una caccia all’uomo, meglio alla bambina, si passa dal dramma personale all’intrigo internazionale (Romania, Turchia) per trovarsi, infine, faccia a faccia
con ciò che spesso non si vuole vedere.
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Spettacoli
Il regista aveva 88 anni
Addio a Piero Nelli, firma del neorealismo al cinema e in tv
È morto ieri a 88 anni Piero Nelli, regista di
cinema, autore televisivo e romanziere. Dopo la
guerra lavorò come aiuto regista di De Santis in
Riso amaro. Nel ’52 debuttò con La pattuglia
sperduta, unico esempio di neorealismo in
costume. In tv curò per la Rai «Parlare, leggere,
scrivere. Storia dell’Italia unita tra lingua e
dialetti», insieme con De Mauro e Eco.
L’intervista Dalle modelle hot nel video con Thicke al nuovo disco con il volto solare di una ragazza di colore: la svolta del cantante-produttore
Il successo Pharrell Williams con i Daft Punk. Il sin- Lo scandalo Williams con Robin Thicke nel video del
golo «Get Lucky» ha venduto oltre 7 milioni di copie brano «Blurred Lines», accusato di volgarità e sessismo
La copertina Il volto di una ragazza di
colore per il singolo «Marilyn Monroe»
Pharrell cambia registro:
mi schiero con le donne
capita a tutti» confessa adesso. A proposito di sentirsi happy, la sua ricetta
per la felicità è semplice: «La mia famiglia» dice.
Nel 2003 qualcuno aveva calcolato
che il 43% della musica passata dalle
radio americane aveva la sua firma. Un
decennio dopo Pharrell è tornato a
dominare. Allora erano le sue produzioni in team con Chad Hugo sotto la
franchigia Neptunes che regalavano
hit a Britney Spears, Kelis, Snoop
Dogg, Jay Z o Justin Timberlake. Adesso ci pensa in prima persona. L’anno
scorso ha piazzato i due tormentoni
Mr. Musica allontana le accuse di sessismo
«Meritano di governare, voterei Hillary»
P
harrell Williams e le donne.
Quello fra il genio del pop e
l’universo femminile è un rapporto controverso e fatto di alti
e bassi. La scorsa estate Pharrell è finito nel mirino delle femministe (e non
solo) per «Blurred Lines», la hit da oltre 350 milioni di visualizzazioni su
YouTube che ha scritto per e cantato
con Robin Thicke.
Qualche frase esplicita nel testo, un
poco elegante «so che lo vuoi» rivolto
a una ragazza e la parte affidata al rapper T.I. ancora più volgare, gli ha procurato accuse di sessismo. E le modelle nude della versione senza censure
del video per molti sono state l’ennesimo esempio di sfruttamento del
corpo della donna.
Bisognava correre ai ripari. Con l’album solista «G I R L», i due spazi fra
ogni lettera del titolo li ha voluti lui, la
star dal tocco d’oro (l’anno scorso c’era
il suo zampino anche in «Get Lucky»
dei Daft Punk) ha voluto fare un
omaggio a tutte le donne: «Se smettessero di lavorare il mondo crollerebbe» aveva detto.
L’ultimo successo preso da quel disco si chiama «Marilyn Monroe» e per
la copertina la trovata del 41enne americano è stata quella di un ritratto di
una ragazza di colore. Un primo piano
semplice e pulito. Senza ammiccamenti. «Penso che l’essere umano Marilyn Monroe fosse una bella persona
— racconta Pharrell che sarà in concerto in concerto in Italia il 20 settem-
27 GIUGNO
13 LUGLIO 2014
bre al Forum di Milano —. Ognuno ha
la forza di essere un’icona a casa propria e fare questo significa celebrare
l’unicità dell’individuo e non conformarsi a un modello statuario o a una
definizione standard».
Parole della stessa persona che per
il video della canzone ha scelto immagini che insistono sui marmorei «lati
b» di un corpo di ballo. Ma per confondere le acque c’è una recente intervista all’inglese Channel 4 in cui mister Tormentone ha confermato il
proprio sostegno a Hillary Clinton per
le presidenziali americane del 2016:
«Mi piacerebbe vedere una donna alla
guida del Paese: storicamente questo
mondo è stato governato da uomini e
chissà come sarebbe se il 75% dei leader mondiali e dei premier fosse donna... Non lo sappiamo perché siamo
troppo occupati a dire alle donne
quello che possono e che non posso-
no fare con il loro corpo». Icona di stile: quando a gennaio si è presentato ai
Grammy con un cappello da bovaro
firmato da Vivienne Westwood su
Twitter sono partire le parodie, oggi
quel copricapo fa tendenza. Stilista
che ha collaborato con Moncler, Louis
Vuitton, Adidas e Uniqlo. Milionario
in dischi venduti a nome suo o come
produttore per altri.
La rivista Time lo ha messo fra le
100 personalità più influenti del 2014,
ma Williams ci tiene a mostrare il suo
lato umano. Quando in tv Oprah Winfrey, la stella dei talk televisivi americani, gli ha mostrato come su YouTube si fosse diffuso il contagio di «Happy» con video da tutto il mondo (Iran
compreso, e le ragazze che lo hanno
fatto sono state arrestate) in cui gente
normale mostrava la propria gioia ballando sulle note della sua canzone, lui
si è messo piangere. «Mi capita, come
❜❜
In studio
Mi piace comporre
brani che io e la gente
che lavora con me
sentiamo dentro
L’annuncio del chitarrista
Clapton si ritira: «Basta concerti, sono insopportabili»
Eric Clapton (foto), maestro della chitarra blues, dice
addio a concerti e tournée alla soglia dei 70 anni. La vita
in giro è diventata una sofferenza per Clapton, che in
un’intervista alla rivista Uncut, che gli dedica la
copertina di agosto, annuncia il ritiro dal palco. «Credo
che quello che mi consentirò sarà di continuare a
registrare in studio, ma andare in giro è diventato
insopportabile» dice il musicista che non nasconde
acciacchi, strani dolori e stress. Dopo mezzo secolo di
carriera il musicista fa capire che vale per lui quello che
annunciò il vecchio amico scomparso JJ Cale, autore di
«Cocaine», al quale rende omaggio con l’album tributo
«The Breeze». «Quando compirò 70 anni — disse Cale —
sarò ufficiosamente in pensione». Una scelta che
«Slowhand», come è sopranominato Clapton, è deciso a
fare sua, visto che compirà 70 anni il 30 marzo 2015.
dell’estate. Negli ultimi mesi è arrivata
«Happy». Non si stanca mai di sentirsi
in radio? Fa il modesto: «Lavoro moltissimo in studio e non ho molto tempo per ascoltare radio a casa o in macchina o altrove».
Giura di non essere uno che costruisce hit a tavolino, di non avere sensazioni su quale canzone sarà un successo: «Dipende dalla risposta della gente: se qualcosa è amato viene portato
in alto». Nemmeno la sua personale
risposta alle canzoni non gli suggerisce quale sarà quella del pubblico.
«Investo il mio tempo cercando di fare
musica che io e la gente che lavora con
me sentiamo dentro. A volte quando
esce diventa più grande di quanto
possa aver immaginato e non puoi che
dire grazie. Senza la partecipazione
del pubblico sarebbero solo canzoni».
Andrea Laffranchi
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Teatro Recital di Popolizio e Peppe Servillo per celebrare i cento anni dall’inizio del primo conflitto mondiale
«Le voci tra illusioni e trincee»
Va in scena la Grande Guerra
Cederna: il cammino dall’esaltazione futurista all’orrore
1 luglio
Al Ravenna Festival
Peppe Servillo (nella
foto qui sotto)
interpreta tra musica e
parole «Le trincee del
Con l’elmetto
Giuseppe
Cederna
(57 anni)
S
epolti in un eterno campo
di battaglia, le voci dei soldati straziati da mitragliatrici e baionette tornano a
parlarci della Grande Guerra. A
cento anni di distanza dal conflitto
del ’15-’18, il teatro racconta tra
musica e parole la guerra che causò in Europa tra 15 e 17 milioni di
vittime.
Un itinerario di morte e ferocia
che si snoda su più fronti: il Forte
di Tenna (Trento) ospita il 4 luglio
la prima nazionale di Nel ventre
della guerra, reading concerto con
Massimo Popolizio a cura di Angela Demattè, una delle più autorevoli esponenti della drammaturgia
italiana. «Il nostro è un viaggio
nella vulnerabilità umana — spiega l’autrice —, nella paura camuf-
fata di ardimento (come recita la
poesia di Corrado Govone che apre
il recital: “Guerra! — una voce
d’abisso urlò. E gli uomini si sentirono uomini finalmente, plasmati
d’odio e di ferocia”), nell’assurdità
di un martirio collettivo in cui milioni di esseri umani furono mandati al massacro». Accompagnato
da canti alpini — interpretati dal
coro Castel di Pergine —, e costruito, tra le altre, sulle poesie di Musil, Palazzeschi e Owen intrecciate
a lettere e diari di soldati e piccole
cronache quotidiane dall’inferno
di fossati e trincee, lo spettacolo,
prosegue Demattè, «da un lato indaga le testimonianze di chi ha
provato a narrare l’indicibile; dall’altro il silenzio di chi, davanti alla
follia, impazzì. Come i molti solda-
ti che non riuscirono più a tenere
insieme ciò che erano stati in
guerra e quello che chiamavano
l’“uomo” prima di essa».
Sui sacchi di sabbia di una trincea si muove anche Giuseppe Cederna, accompagnato dalle musiche di Alberto Capelli (chitarre) e
Mauro Manzoni (sax e flauto), interprete di L’ultima estate dell’Europa. Il sublime e l’orrore (il 26 luglio a Trento, in diretta su Radio 2
La drammaturga
Angela Demattè: così si
racconta la vulnerabilità
umana, la paura
camuffata da ardimento
Concerto Il 20 luglio l’originale esibizione del grande jazzista
e Radio 3; il 18 agosto al Parco del
Tonale e il 24 a Lesmo). Spiega Cederna, anche autore del testo con
Augusto Golin: «Racconto il cammino dall’esaltazione futurista della guerra, espressa con vibrante
brutalità da Filippo Marinetti nel
suo Manifesto Guerra sola igiene
del mondo (1915), alla consapevolezza dell’orrore come racconteranno tra gli altri Ungaretti e Gadda».
Il Mittelfest, dal 19 al 27 luglio a
Cividale del Friuli, ricorda il centenario della guerra con il recital di
Emanuele Carucci Viterbi Mentre
le granate cantavano orribilmente,
selezione di poesie su testi di Alvaro, D’Annunzio, Zanzotto e Ungaretti. «Quest’ultimo — sottolinea
l’attore — vide nell’arruolamento
Incassi Usa
Le date
cuore - Canti popolari
della Prima Guerra
Mondiale», a cura di
Ambrogio Sparagna
4 luglio
Al Forte di Tenna
(Trento), Massimo
Popolizio (foto sopra)
dà voce all’assurdità del
martirio collettivo nel
reading concerto «Nel
ventre della guerra», a
cura di Angela Demattè
31 luglio
Al Festival Dino Ciani, a
Cortina (Belluno), canti
della Grande Guerra
alternati a letture e
poesie con Corrado
Tedeschi
volontario la soluzione di una crisi,
il termine del vagabondaggio. “Sono un estraneo (…). E se la guerra
mi consacrasse italiano?” Scrisse
nel 1914 a Prezzolini. Per poi lasciare una delle testimonianze più toccanti dello strazio ma anche della fraternità della
trincea, le 32 poesie di Il
porto sepolto: (“Un’intera
nottata/buttato vicino/a
un compagno/massacrato/con la sua bocca digrignata/volta al plenilunio”)».
Il mondo sull’orlo dell’abisso è il tema su cui si
incardina il Festival Dino
Ciani (Cortina d’Ampezzo,
dal 31 luglio al 10 agosto):
debutterà sui canti del periodo della guerra eseguiti
dal Coro Cortina alternati al
reading di Corrado Tedeschi delle lettere dei soldati
in partenza per il fronte; accompagneranno l’attore il
piano di Jeffrey Swann e la voce del
soprano Adelyn Renée.
A ripercorrere i canti di trincea
italiani e dialettali, intrecciandoli
con letture poetiche, Ambrogio
Sparagna e l’Orchestra Popolare
Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma hanno invece
chiamato Peppe Servillo e Gabriella Gabrielli. «Le trincee del cuore –
Canti popolari della Prima Guerra
Mondiale (1° luglio, Ravenna Festival) — spiega Sparagna, autore del
progetto — ripropone, attraverso
la voce e la forza della poesia, i tanti canti che cercarono di dare conforto agli orrori e alla disumanità
della guerra. Per ricordare, con il
cuore, i giorni della trincea».
Laura Zangarini
«Transformers 4»
è da record:
cento milioni
in un weekend
Il ciclone Transformers si
abbatte sul botteghino
americano: il quarto film
della serie, L’era
dell’estinzione, batte il
record di apertura del
weekend 2014 con un
incasso stimato di 100
milioni di dollari,
superando i 95 milioni
raggiunti da Captain
America 2 e i 93 messi
insieme da Godzilla. Il film
di Michael Bay con Mark
Wahlberg (43 anni, nella
foto), atteso in Italia il 16
luglio, riesce a raccogliere in
totale nel mondo 300
milioni di dollari. Per ora è
lontano il record stabilito
dal terzo film della saga che
ha incassato oltre 1 miliardo
e 120 milioni di dollari (al
settimo posto nella classifica
degli incassi di sempre).
Tornando al box office Usa
del fine settimana, chiudono
il podio, staccatissimi, 22
Jump Street con 15,4 milioni
di dollari e Dragon Trainer 2
con 13,2 milioni.
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PINK FLOYD
Galliano: la mia fisarmonica
DIVISION BELL
suonerà sul cratere del Vesuvio THE
20th ANNIVERSARY COLLECTOR’S EDITION
«L
e imperfezioni sono
importanti, bisogna
coltivare i propri difetti, la somma delle irregolarità dà come risultato la personalità, che poi è l’essenza
della qualità». È un paradosso
artistico, e se lo può permettere solo uno dei più grandi (il
più grande?) fisarmonicisti
del mondo.
Padre italiano, Richard Galliano è nato a Cannes 63 anni
fa. Da 59 ha iniziato a suonare
il «suo» strumento, quando
aveva 4 anni e molti difetti. In
quale imperfezione si riconosce? «A volte metto troppa
energia quando suono, devo
controllarmi. Un tempo avevo
paura del vuoto e del “suono”
del silenzio, ora ho capito che
non devo strafare, che il silenzio dell’aria ha il suo fascino».
Lo stesso fascino che Galliano ritroverà il 20 luglio sul
cratere del Vesuvio, che farà
da quinta naturale al suo concerto, un evento raro organizzato da Scabec Campania Artecard e dal Pomigliano Jazz
Festival nell’ambito del progetto «Viaggio in Campania.
Sulle orme del Grand Tour»
che propone itinerari culturali ai viaggiatori di oggi, ispirandosi ai grandi viaggiatori
del passato — scrittori, artisti,
aristocratici — che venivano
in Italia per il loro percorso di
formazione. «Ho già suonato
sperduto tra i monti o in riva
al mare racconta — ma su un
vulcano non mi era mai capitato. In queste situazioni in
genere si crea sempre un’atmosfera magica e sacrale, di
vera comunione con il pubblico». Un luogo tra lo spettrale e
l’incantato, dove la Natura è
padrona. Ma Galliano non
avrà occhi per guardare: «In
generale non guardo quasi
mai, suono quasi sempre a occhi chiusi, però quando l’atmosfera è speciale la percepisci comunque». Proporrà il
suo jazz improvvisato — che
in musica non vuol dire approssimazione, ma assecondare le onde dell’estro —, ci
saranno classici di Piazzolla
come «Oblivion» e «Libertango», canzoni del repertorio
napoletano con Rino Zurzolo.
Alle pendici del Vesuvio un
tempo c’erano Pompei e Ercolano, ora la colata di lava ha lasciato spazio a un’indistinta
colata di cemento, di case
spesso abusive. Riflette Galliano: «Anche in Costa Azzurra abbiamo assistito al mancato rispetto del paesaggio, alla
rottura di quell’armonia che
avevamo ereditato dal passato. Penso che stare nel bello
aiuti a stare meglio, sia una
fonte di ispirazione di comportamenti virtuosi».
Figlio musicale di Astor
Piazzolla, uno dalle qualità artistiche ma anche umane fuori dal comune, uno che prima
di assumere un nuovo musicista doveva cenare con lui
(«non mi fido molto delle
persone che non bevono, che
non mangiano…»). Anche lei
Galliano fa così? Ride: «Nella
vita e nei rapporti
cerco sempre la
semplicità, non
amo i comportamenti da star. Cerco la stessa semplicità che metto anche nella musica,
mi piace il suono
puro e chiaro».
Lui ha iniziato
con la musica a 4
anni, ha studiato
all’Accademia di
Musica di Nizza, ha
seguito un percorEstro Richard Galliano è nato nel 1950
so didattico lontano dalle scorciatoie televisive
dei talent show: «Non mi piace la giuria di questi programmi, l’attitudine ad essere tropEmozione
po duri nei giudizi. Io sono un
Sarà un momento
artista e mi piace la fragilità
dell’artista, non mi piace chi
unico, si creerà
come una macchina. Le
un’atmosfera magica suona
imperfezioni sono importanti, bisogna coltivare i propri
con il pubblico
difetti...».
LA RIEDIZIONE DI UN ALBUM FONDAMENTALE NELLA STORIA DELLA MUSICA
01.07.14
BOX DA COLLEZIONE IN EDIZIONE LIMITATA
CONTIENE:
Doppio LP rimasterizzato in vinile 180g, 2011 remastered CD,
Audio Blu-ray inedito 24/96 HD, 5.1 surround mix con il nuovo video di Marooned,
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di High Hopes e in 7” di Take It Back,
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Disponibile anche in doppio LP e HD download.
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Renato Franco
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34
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
MondialiBrasile
Crisi tattico-fisica
Niente equilibri
né centrocampo
Non è Seleçao
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SAN PAOLO — Felipao Scolari (c.t.) e
Carlos Alberto Parreira (d.t.) hanno solleticato la folla sul senso di accerchiamento. «Il
fatto che il Brasile possa vincere la Hexa
può non andare giù a molte persone, la Fifa
non sarebbe contenta di un “club” con sei
titoli». Certo il vecchio metodo «soli contro
tutti» di bearzottiana e lippiana memoria
serve sempre a ricompattare i ranghi, però
nessuno in Brasile è contento del primo dei
due elementi che il giornale di Belo Horizonte, Hoje, ha messo nel titolo per sintetizzare l’ottavo di finale verde-oro: «Sufoco
e fiesta». E anche il secondo, la fiesta, non
sembra aver attecchito più di tanto. Passata
la paura, restano i punti negativi di una
squadra che è passata, come sottolineano
tutti, grazie a Julio Cesar (Ave) e alla traversa.
Rispetto al 2002, Felipao ha cambiato sistema, ma non abitudini. Quando conquistò la Penta a Yokohama, giocava con il 3-42-1. Tra i quattro di centrocampo, c’era
Kleberson. Felipao ha tentato la stessa mossa di 12 anni fa per irrobustire il centrocampo. Nel 2002, nei quarti contro l’Inghilterra, sostituì uno della coppia di centrocampo: Via Juninho Paulista per Kleberson.
Quello che era uno dei suoi classici cambi,
divenne permanente e si rivelò vincente
perché Kleberson era più deciso nei contrasti. Adesso ha tentato la stessa mossa, via
Paulinho per
Fernandinho,
Gli schemi
ma non gli è andata così bene.
Gli schemi
Fernandinho è
sono due:
stato uno dei
lancio dalla difesa sostituiti.
o azione personale
Premesso che
non ha lasciato
a casa una generazione di fenomeni, Felipao si trova in grave crisi tattico/fisica. Non esiste il gioco, e
fin qui passi, neanche il Giappone brillava
per spettacolo, ma in questo caso il commissario tecnico del Brasile si trova ad avere a che fare con un vuoto a centrocampo.
Paradossalmente gioca un po’ come l’Argentina di Maradona nel 2010: senza centrocampo. Quando troverà una formazione
pronta a sfruttare la voragine a metà campo
saranno dolori (Germania-Argentina 4-0).
La linea centrale del 2002, Cafù, Gilberto
Silva, Kleberson e Roberto Carlos, aveva
due esterni con caratteristiche da ali, più
che da terzini, ma i due in mezzo erano affidabili e coprivano egregiamente la difesa
con Lucio, Edmilson e Roque Junior. Il Brasile di Scolari della Penta era una squadra
equilibrata, questa no. Dani Alves e Marcelo, bene quando attaccano, in difesa possono fare pasticci (vedi rimessa laterale con
1-1 del Cile). I due difensori centrali, Thiago Silva e Daviz Luiz, sono forti (più Thiago) spesso sono soli.
Ma il vero problema resta il vuoto a centrocampo. Kleberson (2002) era bravissimo a recuperare e ripartire, Luiz Gustavo e
Paulinho/Fernandinho appaiono lenti e
prevedibili e, soprattutto, costretti dall’inferiorità numerica a marcare gli avversari,
impostare a singhiozzo. Così gli schemi del
Brasile sono due: lancio dalla difesa, oppure azione personale con gol o passaggio decisivo. Neymar, spento come Oscar (per
non parlare dell’odiato Fred, amato solo da
Felipao), spesso arretra a centrocampo a
caccia di palloni. Non è Brasile questo. Però, tutte le volte che non lo è stato, perlomeno negli ultimi vent’anni, ha vinto la Copa.
Roberto Perrone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo spavento
Un morto
e centinaia
di ricoverati
durante la partita
con il Cile
RIO DE JANEIRO — È uno
di quei giorni che il tifo prima di tutto, l’importante è il
risultato, non servono a nulla. Perché il Mondiale continua, per arrivare all’agognato «Hexa» mancano tre vittorie, e andando avanti così
sarà molto difficile riuscirci.
Il giorno dopo la grande
paura, il Brasile è costretto
ad affrontare la realtà. Nemmeno il più cieco dei torcedores, il più patriottico dei
commentatori può negare
che la partita contro il Cile,
più che un campanello d’allarme, sia stata una dura lezione. Bisogna correggere la
rotta, la combinazione di
fortuna e passione non può
essere l’arma per andare
avanti. Curiosamente, i
commenti nei bar e nei social network somigliano
molto a quelli sentiti in Italia
dopo l’eliminazione con
l’Uruguay. «Tanto saremmo
usciti con la Colombia agli
ottavi... ». E i sorprendenti
cafeteros delle Ande saranno proprio i prossimi avversari della Seleçao, venerdì
prossimo a Fortaleza. «Continuando così si esce, ragazzi».
Il lucido Tostao, eroe del
1970 oggi commentatore, lo
dice chiaro: «Non abbiamo
problemi emotivi, ma tattici
e tecnici. Restiamo forti candidati al titolo, ma prepariamoci ad altri momenti di
panico». «Siamo stati a un
passo dall’inferno e, detto
tra noi, ce lo saremmo meritato tutto», aggiunge Juca
Kfouri sulla Folha de Sao
Paulo.
I brasiliani adorano l’epica della resurrezione, quella
di Julio Cesar lo è tutta, come Ronaldo nel 2002: da
rotto e finito a eroe assoluto.
«Ave Cesar!», sparano i titoli
della mattina. Felipao Scolari, che contro tutti ha voluto
titolare l’interista del Triple-
Un tweet al giorno
James Rodriguez
@jamesdrodriguez
La gioia è della Colombia,
la gloria è di Dio
Brasile
in ansia
Il Paese comincia
ad avere dubbi
sulla sua nazionale
te, ora si permette una deroga alla sua abituale schiettezza. Dice che «comunque
abbiamo fatto più di loro»,
quindi il passaggio del turno
è meritato. Con buona pace
di chi ha visto un’altra partita, o ha rischiato le coronarie. Centotrentasette persone sono state soccorse allo
stadio di Belo Horizonte per
malori vari, tra cui quattro
principi di infarto; e un povero tifoso non è nemmeno
arrivato ai rigori, si è sentito
male dopo il gol annullato a
Hulk ed è morto in ospedale.
Scolari poi la mette sul piano dell’aggressività:
«Siamo stati troppo
molli, d’ora in
avanti vedrete!».
Ma dimentica che
il suo Brasile non
è proprio una
squadra di gentleman. Contro
il Cile ha com-
Preghiera
L’attesa di Neymar
e dei compagni
del Brasile durante
i rigori che li hanno
portati ai quarti
di finale (Ap)
messo 28 falli e subiti appena 23. Tutti hanno visto
Neymar picchiato senza
troppi complimenti, ci si indigna ma sorvolando sulle
scorrettezze che lui commette, e sono molte per un
giocatore nel suo ruolo.
Quel che appare fuori luogo sono le lamentele e i sospetti, segnali di un nervosismo giunto a un livello di
guardia. Sostiene Carlos Alberto Parreira, braccio de-
Il Paese si riconcilia con il suo portiere
JC il «salvador»
L’ex solitudine
del numero uno
Da uno dei nostri inviati
ALDO CAZZULLO
RIO DE JANEIRO — «JC salvador»
hanno scritto su un muro all’ingresso
di Duque de Caxias, tristanzuola città
della cintura di Rio, finita sui giornali
negli ultimi anni solo per una megaretata di poliziotti corrotti dai trafficanti di droga (60 arresti), e oggi all’onore del Brasile come luogo natale
di Julio Cesar, JC, stesso acronimo del
Salvatore, quello vero. Nel barrio di
Grajaù, quartiere di piccola borghesia
lontano dal fascino triste delle favela
e dalla luce delle grandi spiagge, dove
JC ha esordito — da centravanti — nel
Grajaù Country Club, hanno prepara-
to uno striscione: «O campeao
voltou», il campione è tornato.
Quattro anni fa, Rio non era
così fiera del figlio portiere, «carioca da gema», fino al tuorlo. Julio Cesar fu considerato il responsabile dell’eliminazione contro l’Olanda,
per un’uscita a vuoto. Invano si era difeso assicurando di aver chiamato la
palla a Felipe Melo, coautore del gol
olandese: il colpevole in Brasile è
sempre il portiere. Lavoro ingrato.
Impopolare quasi come l’arbitro. Da
sempre affezionati agli attaccanti
«habilidosos», cioè dribblomani, i tifosi si sono fatti piacere con il tempo i
centrocampisti difensivi e financo i
due «zagueiros» — difensori centrali
Certezza Julio
Cesar, 34 anni, ha
disputato 84
partite con il Brasile. Gioca in Canada
col Toronto; dal
2005 al 2012 ha
difeso la porta
dell’Inter con 5
scudetti e 1 Champions (Reuters)
— Thiago Silva e David Luiz, oggi tra i
più amati; ma il portiere resta il capro
espiatorio. È sempre stato così. Moacyr Barbosa, «goleiro» infilato da
Schiaffino e Ghiggia nel giorno nefasto che costò al Brasile il Mondiale
del 1950, è stato perseguitato per tutta la vita: la gente si scansava per
strada, le madri indicavano ai figli
«l’uomo che ha fatto piangere il Paese». Alla vigilia della seconda e definitiva morte, Barbosa dettò il suo epitaffio: «La pena per un assassino è di
trent’anni; io da mezzo secolo pago
per un crimine che non ho commesso». Non solo a Copacabana il più
scarso va in porta; Leao e Valdir Peres
furono considerati l’anello debole del
grande Brasile campione nel 1970 e di
quello grandissimo battuto da Paolo
Rossi al Sarrià nell’82. L’inversione di
tendenza si deve a Dida, più considerato in patria che nel Milan; che però
era silenzioso, serio, un po’ scostante.
Julio Cesar è un vero brasiliano, fin
dal sobrio soprannome di gioventù:
«O Imperador do Gol».
Abbandonata a malincuore la porta
avversaria per la propria, JC esordi-
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Sport 35
italia: 51575551575557
In tv
#
Le partite di ieri
OLANDA
MESSICO
Le quote Snai: chi sarà il prossimo c.t. della nazionale azzurra
Le partite di oggi
FORTALEZA
Ottavi di finale
2
1
RECIFE
Ottavi di finale
BRASILIA
Ottavi di finale
PORTO ALEGRE
Ottavi di finale
COSTA RICA
6
GRECIA
4
dopo i calci di rigore
FRANCIA
NIGERIA
ore 18
Sky Mondiale 1
GERMANIA
ALGERIA
ore 22
Raiuno, Sky Mondiale 1
3,00
3,00
10
Quota
Quota
Quota
Massimiliano
Roberto
Luciano
ALLEGRI
MANCINI
SPALLETTI
12
Quota
Francesco
GUIDOLIN
25
D’ARCO
30
Quota
Quota
Alberto
Fabio
ZACCHERONI
CAPELLO
50
75
Quota
Vincenzo
MONTELLA
Quota
Carlo
ANCELOTTI
Quota
3,00
altro
L’impresa I centroamericani, in vantaggio con Dos Santos, capitolano al 94’. Nei quarti gli Oranje con la Costa Rica
Il complotto
Carlos Alberto Parreira,
braccio destro di Scolari,
la spara grossa: «C’è un
complotto contro di noi»
roghe alla formazione titolare, si sono rivelati inutili. I
nuovi entrati hanno quasi
sempre giocato peggio di
chi usciva. Il che rilancia un
sospetto che nell’ultimo anno il Paese aveva voluto
mettere da parte: questa del
Mondiale in casa, ahinoi,
potrebbe non essere la generazione giusta per il sesto
titolo.
Rocco Cotroneo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
sce a 18 anni nel Flamengo contro il
Palmeiras: anche allora si segnala parando un rigore (prende due gol però). A 21 anni è già titolare, vince
quattro campionati carioca, è convocato in Nazionale, para un altro rigore
all’Argentina nella finale di Coppa
America, sposa Susana Werner, l’ex di
Ronaldo. Ma quando il Flamengo finisce in fondo alla classifica, i tifosi se
la prendono con lui. Per quattro volte
tentano di aggredirlo. JC proclama:
«Sono pronto a dare la vita per la mia
maglia, non c’è al mondo flamenguero più fanatico di me». Subito dopo
passa all’Inter, che lo parcheggia un
anno al Chievo. A Verona è incompreso: terzo portiere, dietro Marchegiani
e Marcon: «Avevo bisogno di un po’ di
tempo per capire il calcio italiano, ma
qui non ci capisco un c...». All’Inter si
presenta nel modo migliore: si ricorda di essere stato centravanti e segna
un rigore al Milan, in un derby estivo
(«e non avete visto come tiro le punizioni»).
In Italia diventa un divo. La sua immagine è curata dalla Cmg Worldwide, che prima di lui aveva ingag-
Olanda in sei minuti dall’inferno al paradiso
Sneijder e Huntelaar rimontano il Messico
Van Gaal ironico: «Siamo modesti». Herrera furioso: «Rigore inventato»
Olanda
Messico
2
1
Marcatori: Dos Santos 3’, Sneijder
43’, Huntelaar (rig.) 49’ s.t.
OLANDA (5-3-2): Cillessen 6;
Verhaegh 5,5 (Depay 6,5 12’ s.t.), De
Vrij 6, Vlaar 6, Blind 5,5, Kuyt 7;
Wijnaldum 6,5, De Jong s.v. (Martins
Indi 5,5 9’ p.t.), Sneijder 7,5; Van
Persie 5,5 (Huntelaar 7,5 32’ s.t.),
Robben 8. C.t.: Van Gaal 7
MESSICO (5-3-2): Ochoa 7,5; Aguilar
5,5, Marquez 5, Rodriguez 6, Moreno
5,5 (Reyes 6 1’ s.t.), Layun 5,5;
Herrera 7, Salcido 6,5, Guardado 6,5;
Dos Santos 7(Aquino 6 16’ s.t.),
Peralta 6 (Hernandez 5,5 30’ s.t.).
C.t.: Herrera 6
Arbitro: Proença (Portogallo) 5,5
Ammoniti: Aguilar, Marquez,
Guardado
Recuperi: 4’ più 6’
(un time out di 2’ per tempo)
Tocco di Klaas La gioia di KlaasIan Huntelaar, 30 anni (LaPresse)
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
FORTALEZA — Restano in
campo fino all’ultimo, a godersi
un po’ di ombra e a rivivere, come
vecchi amici dopo una partitona
in spiaggia, lo sprint lucido e furioso che li ha lanciati improvvisamente verso una nuova dimensione. Quella di una squadra capace di passare in sei minuti dalla
scaletta dell’aereo ai quarti di finale nella parte più tenera del tabellone mondiale (affronteranno
la Costa Rica): l’Olanda di Van
Gaal è un gruppo che sta bene,
che ha cuore, gambe e fiato. E in
più ha la qualità e la fame dei suoi
senatori, Robben, ma anche
Sneijder, Kuyt e Huntelaar, capaci
di far crescere, chissà fino a che
punto, le certezze dei compagni
più crudi.
Il Messico ha tenuto l’arancia
nel forno dello stadio Castelao
per un’ora, poi coi guantoni del
suo fantastico portiere Ochoa ha
cercato di non scottarsi. Ma un tiro teso di destro di Sneijder (43’)
e un rigore procurato da Robben
e tirato dal volontario Huntelaar
(49’) hanno fatto volare per aria
la teglia dei messicani che già si
leccavano i baffoni: il magnifico
sinistro a incrociare di Dos Santos a inizio del secondo tempo
aveva in effetti indirizzato ulteriormente una partita dominata
per larghi tratti dai centroamericani.
I trentacinque gradi umidi
(con punte di 38) e soprattutto il
sole a picco all’inizio mettono in
evidente difficoltà l’Olanda. Il
Messico, alla sesta partita con il
fumantino Herrera in panchina,
giato solo altri quattro brasiliani: il
pilota Emerson Fittipaldi, il chirurgo
plastico Ivo Pitanguy, il cestista Oscar
e la diva nazionale Carmen Miranda.
Si scopre così che Julio Cesar è impegnato nel sociale e ama il cinema
d’essai. Quando la squadra va male, è
lui ad arringare i compagni negli spogliatoi. Se sbaglia, riconosce l’errore:
«Scusate, oggi in campo c’era mio fratello». Si tatua i nomi dei figli, Cauet e
Giulia, sul polso destro, quello con
cui para. Va in tv da Chiambretti a difendere lo scudetto assegnato a tavolino (la sua Inter ne vincerà altri quattro). Ma quando finalmente arriva la
Champions e Moratti, placata l’ombra
del padre, rinuncia alla consueta munificenza, ci si ricorda che Julio Cesar
guadagna quasi 5 milioni l’anno, ed è
Un rapporto difficile
Quattro anni fa le accuse per
l’eliminazione dal Mondiale,
ieri gli attacchi a Scolari che
l’ha convocato, oggi è un eroe
Time out
La prima volta
Al 31’ del primo
tempo l’arbitro
portoghese Proença
sospende la partita
per il primo
time out della storia
del calcio
Come funziona
Il regolamento
prevede il «cooling
break» quando la
temperatura supera
i 32°. La durata
è di 3 minuti, che
vengono recuperati
alla fine della
frazione di gioco
spesso infortunato: il gomito, la
schiena… L’Imperatore viene deposto. Finisce a Londra, in una squadra
minore, il Qpr. Poi a Toronto. A 35 anni è a fine carriera. Il 90% dei brasiliani vorrebbe Jefferson, il portiere del
Botafogo; Felipao Scolari lo ignora e
chiama ancora Julio Cesar a difendere
la porta nel Mondiale di casa. Entrambi vengono subissati dalle critiche; fino a sabato.
A Belo Horizonte, al momento dei
rigori, JC ha cercato di tranquillizzare
i compagni, in lacrime anzitempo:
«Tirate pure tranquilli, che io ne paro
almeno tre». Poi ha pianto anche lui
per la tensione. Di rigori ne ha parati
due, ma la traversa ha fatto il resto.
Alla fine ha pianto ancora, a dirotto,
davanti alle telecamere di Rede Globo. L’intervistatore era lo stesso del
2010, Tino Marcos: «Ti ricordi quanto
piangevo?» gli ha detto Julio Cesar.
Pareva che in questi quattro anni non
avesse mai smesso. «Stavolta però sono lacrime di felicità. Solo Dio e la mia
famiglia sanno quello che ho passato.
Non è facile fare il portiere in Brasile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ci aggiunge il sacro fuoco delle
grandi occasioni: «El Tri» è passato ai quarti solo quando ha giocato in casa (1970, 1986) ma qui
si sente a suo agio, ha la maggioranza dei tifosi e una grande facilità di corsa sotto la canicola. Van
Gaal perde subito De Jong per infortunio (anche per i quarti) e
con lui l’equilibrio: Blind avanza
a metà campo, ma soffre la velocità degli incursori Herrera e Salcido, al servizio di Peralta e Dos
Santos. Cillessen però deve fare
un paio di parate non impossibili.
Al 31’25’’ del primo tempo l’arbitro portoghese Proença concede il primo time out ufficiale del
Mondiale: due minuti trascorsi
da molti giocatori con gli asciugamani freschi sulla testa o sul
collo. Il punto di cottura dell’Olanda, con il gol di Dos Santos
e le successive occasioni per raddoppiare del Messico, sembra
però molto vicino. Van Gaal mette Depay e Huntelaar, ma Ochoa,
dopo la grande partita contro il
Brasile, ricorda a tutti che lui è
sempre in cerca di squadra: la parata, colpo di naso compreso, su
De Vrij è il manifesto di uno stile
spettacolare ed efficace.
Il sole nella metà campo messicana non c’è più ma il capellone
volante spera che il nuovo time
out faccia tramontare in fretta la
crescita olandese. È il contrario.
Van Gaal mostra a Sneijder il suo
bloc notes e l’Olanda, per non
tornare a casa, torna se stessa:
avanti con il 4-3-3, squadra molto più proiettata in avanti, a tratti
con 4-2-4. I gol arrivano comunque da due calci piazzati: da un
corner, con successiva sponda di
testa di Huntelaar, nasce il destro
imparabile di Sneijder. Da un altro fallo di Marquez su Robben,
scaturisce il rigore decisivo a 2
minuti dalla fine del recupero.
Huntelaar chiede di tirare e dimostra che la testa fredda e il
cuore caldo possono fare grandi
cose.
Herrera invece ha il crapone
che fuma: «Andiamo a casa per
un rigore inventato. Speriamo
che faccia altrettanto anche questo arbitro: perché ne hanno
mandato uno europeo?». La domanda, a uso e consumo della
dolente «prensa» di Mexico City,
si perde nella brezza calda di Fortaleza. La sera è dolce solo per
Van Gaal e i suoi ragazzi: «Ci hanno creduto fino all’ultimo, dimostrando uno spirito eccezionale.
Io ho approfittato del time out
per cambiare sistema di gioco e
poi l’ho cambiato ancora. Secondo la stampa olandese questa
squadra non avrebbe passato il
primo turno. In effetti continuo
ad avere giocatori modesti — dice con ironia — quindi non pensiamo troppo in grande… ». Diavolo di un Louis: questa Olanda è
più calda del sole di Fortaleza.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Palla avvelenata
Rissa Pinilla-Paiva
un altro caso per la Fifa
La traversa a pochi minuti dalla fine che avrebbe sicuramente dato la
qualificazione al Cile, il rigore che gli ha parato Julio Cesar e anche un
pugno che gli ha sferrato Rodrigo Paiva, ex portavoce di Ronaldo e adesso
capo della comunicazione della nazionale brasiliana. Sabato non è stato il
giorno di Mauricio Pinilla, centravanti del Cile e del Cagliari. C’è altro
lavoro per il «panel» disciplinare della Fifa. Dopo il caso del morso di
Suarez a Chiellini, infatti, dovrà investigare su una rissa scoppiata negli
spogliatoi del Mineirao, durante l’intervallo di Brasile-Cile. Innescata da
uno schiaffo di Fred al cileno Medel, è partita una zuffa nella quale —
pare testimoniata da un inequivocabile filmato — il dirigente
brasiliano ha colpito Pinilla. «L’ho solo spinto e l’ho fatto per
difendermi», ha detto Paiva, che nei giorni scorsi si era scontrato
(verbalmente) con un giornalista cileno. A differenza di
Suarez, Paiva non ha detto di aver perso l’equilibrio e, in
ogni caso, una sua eventuale squalifica farà meno
male a Scolari di quella di Luisito a Tabarez.
l.v.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
stro di Scolari, «Sento nell’aria un complotto contro di
noi. La possibilità di un sesto titolo mondiale dà fastidio a molti. Non chiedetemi
a chi e perché». Già, perché?
Scolari, nervosissimo in
panchina, furioso con l’arbitro Webb per gli interventi
dei cileni, la prende appena
un po’ più alla larga: «Ci state lapidando, voi stranieri. E
gli arbitri sono “distratti”
con noi». Nelle parole dei
tecnici c’è un sentimento di
ripicca per le critiche piovute dopo il rigore dubbio assegnato al Brasile nella partita di esordio con la Croazia.
Ieri un portavoce della Fifa
ha preferito non commentare i sospetti. «Reazioni emotive, tutto normale».
Ieri Scolari ha mandato i
suoi a riposare e invitato i
giornalisti a fare altrettanto.
«Vediamoci tra qualche
giorno, sennò la nostra relazione finirà per deteriorarsi», ha scherzato. Ma il Brasile non potrà fare a meno,
nei prossimi giorni, di continuare a discutere su cosa si
può fare, e cambiare, prima
del quarto con la Colombia.
Il c.t. finora era stato elogiato per la sua coerenza, ha
puntato presto su un gruppo
fidato, senza titubanze. Le
sue convocazioni non hanno sollevato critiche, e resta
assai difficile pensare a
qualche giocatore lasciato a
casa che sarebbe tornato
utile. Il problema è che i
cambi effettuati nel corso di
queste quattro partite, le de-
L'analisi
FINCHÉ REGGE
ROBBEN
È DA FINALE
di MARIO SCONCERTI
È
strano veder giocare così
l’Olanda, quasi
telecomandata da Van Gaal che
gioca a scacchi con la propria
difesa e si tiene sempre basso
come un vecchio italiano
qualunque. Van Gaal è uno di
quei selezionatori sbagliati che
vogliono allenare la propria
squadra, nessuno anzi è più
allenatore di lui. Solo che
stavolta ha scelto il semplice.
L’Olanda non ha molto, 11
giocatori su 14 sono normali.
Ha però Robben, uno tra i primi
cinque fuoriclasse al mondo, e
ha Sneijdeer, uno che da
lontano può risolvere
qualunque partita. Non lo vedi
per 60 minuti, ha sempre
quell’aria compassionevole da
Cristo dei Parioli, poi alla fine
decide. E ha Van Persie, forse il
centravanti più tecnico al
mondo, limitato da questa sua
stessa diversità. Non gioca mai
banale, solo grandi palloni, ma
il banale purtroppo anche nel
calcio è dovunque. Van Persie e
Sneijdeer non sono della genia
dei Robben, sono una categoria
sotto. Robben, per la facilità di
gioco e per quanto incide, è la
più grande ala dai tempi di
Garrincha, solo che è il suo
opposto. Garrincha aveva una
gamba più corta dell’altra, la
sua finta era sempre la stessa
ma non lo prendevi mai perché
sembrava innaturale. Correva
poco, dribblava e crossava, al
centro aveva Didi, Vavà, Pelè,
Pepe, poteva bastare. Robben
invece è un’accelerazione
continua, adesso ha imparato a
scattare anche a fine partita,
quando gli avversari sono
sfiniti. Segna molto ma non
troppo, perché è troppo veloce.
Il calcio resta un gioco di
prestigio, se corri velocissimo
controlli meno lo strumento. E
Robben è come il vento. È
abituato alla foga, infatti non
gli hanno fatto battere il rigore.
Van Gaal ha così scelto di
inventare un’Olanda chiusa che
affida il resto a Robben. È un
gioco semplice, più personale
che collettivo, completato
dall’intelligenza di tutti i
giocatori. Pochi sbagliano
passaggi o posizione in campo.
La tolleranza tattica di Van
Gaal si vede da quanto impieghi
Kuit e quanto meno Depay,
molto più giovane e talentuoso.
Ma uno è un giocatore per la
squadra, mentre l’altro cerca
ancora se stesso pur avendo
doti universali. Il risultato del
lavoro porterà molto lontano
l’Olanda più operaia della
storia, forse alla finale con il
Brasile, ma il suo limite è nella
sua forza: vincerà finché
reggerà Robben. Solo che
Robben di solito regge.
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36 Sport
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Mondiali
Brasile
Caos Africa
Altro colpo
Costa Rica, la bella storia continua
La Grecia s’inchina ai rigori
I centroamericani avanti: è la loro prima volta ai quarti. L’errore di Gekas
6
4
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Inchieste
in Camerun
e Ghana
Quando il calcio finisce
sotto inchiesta. Succede
in Camerun e Ghana. Il
presidente del Camerun,
Paul Biya, ha incaricato il
suo primo ministro di
fare una relazione su
quanto accaduto in
Brasile e di avanzare
delle proposte per
riorganizzare e
migliorare il sistema
calcio nel Paese. Il
presidente del Ghana,
John Mahama, è andato
già oltre e ha sostituito il
ministro per la Gioventù
e lo sport. Entrambe le
squadre hanno chiuso
all’ultimo posto la fase ai
gironi e hanno fatto
parlare più per le
polemiche interne che
per le performance in
campo. I giocatori del
Camerun avevano
minacciato di non
partire per il Brasile
senza prima un accordo
sui premi e la
Federazione era stata
costretta a chiedere un
prestito per garantire
12mila dollari a ogni
membro della rosa. In
Brasile poi ci sono state
le risse tra Assou-Ekotto
e Moukandjo,
l’espulsione di Song per
una gomitata a
Mandzukic e il caso di
Samuel Eto’o (nella foto)
alloggiato in una villa
separato dal resto del
gruppo. Non meno
problemi in casa Ghana:
Sulley Muntari e Kevin
Prince Boateng sono stati
cacciati dal ritiro a poche
ore dal match col
Portogallo, il primo per
una lite con due federali,
il secondo per presunti
«insulti volgari
all’allenatore». Il tutto
dopo che il governo del
Ghana era stato costretto
a noleggiare un jet per
portare in Brasile 3
milioni di dollari in
contanti per i giocatori.
«Un brutto esempio nei
confronti dei cittadini»
ha tuonato la stampa
locale. Ma ieri Boateng si
è difeso: «Tutti pensano
che facciamo chissà
quale bella vita. Io voglio
semplicemente sapere
dalla Federazione dove
va a finire il denaro che
prendono. Noi non ci
siamo divertiti».
© RIPRODUZIONE
Costa Rica
RECIFE — Passa la Costa Rica, prima volta ai quarti di un
Mondiale nella sua storia e sabato 5 luglio dovrà vedersela
con l’Olanda. L’Arena Pernambuco diventa lo stadio benedetto per i Ticos: qui avevano
conquistato la qualificazione
agli ottavi contro l’Italia; qui
hanno ottenuto il via libera
dalla Grecia ai rigori, dopo essere stati raggiunti quando era
già iniziato il recupero da 20”
(gol di Papastathopoulos) e
aver rischiato di perdere due
minuti dopo (Navas su Mitroglou). La partita si è trasformata nei supplementari in
una sfida per la sopravvivenza, in tutti i sensi, giocata in
condizioni estreme e con protagonisti stravolti dalla tensione e dalla fatica. Alla fine,
ha deciso l’errore di Theofanis
Gekas, quarto rigorista, che si
è fatto parare il penalty dal
prodigioso Navas, mentre i
costaricensi sono apparsi implacabili anche dagli 11 metri.
Come il 20 giugno contro
gli azzurri, a sbloccare la gara
era stato Bryan Ruiz, il capitano, maglia numero 10, che il
Fulham aveva prestato al Psv
Eindhoven (lo aspetta un derby): ha cambiato porta rispetto a dieci giorni fa, ma non
abitudine. Ma questa volta per
portare a casa la vittoria è stato
Il personaggio
Grecia
Marcatori: Ruiz 7’, Papastathopoulos
46’ s.t.
Sequenza rigori: Borges (gol),
Mitroglou (gol), Ruiz (gol),
Christodopoulos (gol), Gonzalez
(gol), Cholevas (gol), Campbell (gol),
Gekas (parato), Umana (gol)
COSTA RICA (5-4-1): Navas 8;
Gamboa 6,5 (Acosta s.v. 32’ s.t.),
Duarte 5, G. Gonzalez 6, Umana 6, J.
Diaz 6,5; Ruiz 7, Borges 6, Tejeda 6
(Cubero 6 21’ s.t.), Bolanos 6 (Brenes
6 38’ s.t.); Campbell 7. C.t.: J. L. Pinto 7
GRECIA (4-2-3-1): Karnezis 6;
Torosidis 6, Manolas 6,
Papastathopoulos 7, Cholevas 6,5;
Samaris 5,5 (Mitroglou 6 13’ s.t.),
Maniatis 5 (Katsouranis 6 33’ s.t.);
Salpingidis 6,5 (Gekas 5 24’ s.t.),
Karagounis 6,5, Christodolopoulos
6,5; Samaras 6,5. C.t.: F. Santos 7
Arbitro: Williams (Australia) 6
Espulsi: Duarte 21’ s.t.; F. Santos 15’
s.t.s. Ammoniti: Samaris, Tejeda,
Manolas, Navas, Granados
Recuperi: 2’ più 5’, 0’ più 2’
Decisivo
Il portiere della Costa Rica Navas
para il rigore tirato da Gekas
(Reuters)
necessario trasformare la partita in una maratona e giocarsi
tutto ai rigori. La Grecia ha
avuto più possesso (57%), più
palle gol, più iniziative, soprattutto dopo essersi ritrovata con un uomo in più (espulso Duarte al 21’ della ripresa),
ma la Costa Rica, guidata dal
diabolico Luis Pinto, continua
a stupire per la qualità dell’organizzazione di gioco.
I Ticos erano apparsi in partenza meno brillanti rispetto
alle partite con Uruguay e Italia, più contratti, quasi sentissero il peso della responsabilità, ma sono stati scientifici
nella freddezza con la quale
hanno atteso l’occasione buona, arrivata in avvio di ripresa
(7’), quando la Grecia ha dato
improvvisi segnali di sbandamento dopo un buon primo
tempo. Solo al limite dell’area,
Ruiz ha colpito di piatto ed è
sembrato risolvere tutto. Ma
non aveva fatto i conti con lo
spirito dei greci, che non si sono mai arresi anche quando
sembrava che la situazione
fosse senza sbocchi e che la
palla non dovesse mai entrare
in porta. Erano andati vicinissimo al vantaggio al 37’ del
primo tempo (conclusione di
Salpingidis, su lancio perfetto
di Cholevas e paratona di Navas), ma poi, sotto di un gol, si
erano trovati nella stessa situazione dell’Italia: la Costa
Rica, corta, compatta, quasi
perfetta nei movimenti, con
tutti che aiutavano tutti, si è
lasciata schiacciare soltanto
dopo essersi ritrovata in 10.
Eppure sembrava potercela fare a vincere, visto che Navas
stava prendendo tutto.
Una volta raggiunti sul pareggio, i Ticos non si sono
persi d’animo, sebbene la situazione si fosse fatta difficilissima. Hanno sofferto le iniziative greche nel primo supplementare; hanno reagito nel
secondo e, per arrivare al gol,
hanno rischiato di prendere
l’1-2 in contropiede, ma Navas
era stato ancora perfetto su
Christodopoulos. E alla fine
gli uomini di Pinto hanno trovato il rigore che li spinge fra
otto migliori squadre del
Mondiale.
I greci, ben prima di cominciare, avevano chiarito che co-
Vittoria in 10
La vittoria nonostante
l’espulsione di Duarte: gol
di Ruiz e Papastathopoulos
Ora l’Olanda
sa significhi essere una nazionale: hanno scritto al primo
ministro Antonis Samaras,
chiedendo che i soldi per la
qualificazione agli ottavi vengano utilizzati per la costruzione di un centro di allenamento. «Noi giochiamo per la
Grecia e per il suo popolo; vogliamo che nasca una casa per
la nazionale». Ma il finale è
stato per loro tremendo.
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La doppietta all’Uruguay ha definitivamente consacrato il numero 10, già nominato miglior giocatore della prima fase del Mondiale
James, colpi e maturità: è nata una stella
La Colombia sogna con Rodriguez: «Abbiamo voglia di stupire»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
BRASILIA — «Finalmente ho trovato il mio calciatore preferito». LeBron
James ci scherza sopra. Lui è il più forte cestista del mondo, anche se quest’anno ha dovuto lasciare l’anello
Nba ai San Antonio Spurs dell’eterno
Tim Duncan, ma James Rodriguez
può diventare davvero il numero uno
del calcio. Al Mondiale lo è già: il colombiano è stato nominato miglior
giocatore della prima fase di Brasile
2014 ed è il capocannoniere del torneo con 5 gol in 4 partite, lui che non è
un centravanti ma un trequartista. James — che nessun colombiano pronuncia all’inglese ma chiamano tutti
Cames, tranne qualche compagno di
squadra che ha «studiato all’estero»
come Juan Cuadrado, che lo pronuncia Oxford stile — è l’ultima e raffinata evoluzione del numero 10. James,
Messi, Neymar, Muller: è il Mondiale
dei «falsi nueve» impossibili da marcare a uomo. La dimostrazione che, al
di sopra delle banalità di invidiosi che
hanno aspettato anni, il calcio totale
— dall’Olanda di Cruijff al Milan di
Sacchi, fino al Barcellona di Guardiola
— continua a fare scuola per chi ama
vincere giocando bene.
Esemplare, in questo senso, la partita di James contro l’Uruguay, dove il
c.t. Pekerman ha sfruttato il talento
del giocatore dentro un quadro tattico. Partito trequartista nel 4-2-3-1,
Rodriguez ha poi svolto il doppio lavoro — esterno nel 4-3-3 in fase difensiva, dietro le due punte centrali
quando la Colombia riconquistava
palla — ed è stato eccezionale per
quantità e qualità. Il primo gol, stop di
Omonimi
LeBron lo adotta
«Il mio preferito»
Tra gli estimatori di James Rodriguez è
spuntato il fuoriclasse del basket Nba,
LeBron James (foto): «Sto guardando
la partita della Colombia e credo che
Rodriguez sia il mio giocatore preferito
dei Mondiali: ovviamente il suo nome
lo aiuta», ha scritto su Twitter.
James
LeBron
Rodriguez
James
Cucuta
nato a Akron (Ohio)
12/7/1991
30/12/1984
il
colombiano nazionalità statunitense
180 cm
203 cm
altezza
78 kg
113 kg
peso
calcio
basket
sport
Monaco
Miami Heat
club
petto e tiro al volo di sinistro, che ha
ricordato quello di Maxi Rodriguez
nei supplementari di Argentina-Messico al Mondiale 2006, è stato un capolavoro. Il secondo ha chiuso una
perfetta azione di squadra. «James ha
un dono che lo rende speciale — ha
detto il c.t. uruguaiano Tabarez —:
non ha bisogno di esperienza per fare
Prodezza
Uno dei due
spettacolari
gol realizzati
da James
Rodriguez
all’Uruguay
(Reuters, Epa)
Felicità
«Sono felice perché stiamo
facendo la storia.
La sfida con Neymar?
Sarà un piacere giocarla»
le cose, le ha dentro innate. Messi,
Maradona, Suarez: è in questa categoria».Il ragazzino ha ringraziato: «Sono
felice perché stiamo facendo la storia.
È un sogno grande, speriamo di andare avanti. La sfida contro Neymar?
Non c’è pressione, il Brasile gioca bene, ma anche la Colombia: devono
stare attenti pure loro. Il Brasile ha più
storia, noi abbiamo voglia di stupire.
Sarà una grande partita, un piacere
giocarla. Sono orgoglioso delle parole
di Tabarez, questo è il miglior momento della mia carriera».
Claudio Ranieri lo ha avuto alle sue
dipendenze con il Monaco nell’ultima
Ligue 1: 34 presenze, 9 gol, premio come terzo miglior giocatore del cam-
pionato. Ciro Ferrara lo aveva affrontato con l’Italia under 21 al prestigioso
torneo giovanile di Tolone, due anni
fa: «E già si vedevano le sue qualità.
Era il capitano della squadra, un sicuro talento. Adesso per lui comincia il
difficile, perché
lo aspetteranno
tutti. E magari
qualche avversario cercherà di
fargli saltare la
concentrazione.
Però ha la fortuna di avere
Pekerman come
allenatore, uno
che con i giovani
ci sa fare». José
Pekerman — tre
campionati del
mondo under 20
nel 1995, 1997 e
2001 — ha cresciuto generazioni di campioni argentini e ora
si coccola James:
«Il suo colpo migliore? La maturità». Figlio di un
calciatore, dopo
il divorzio dei suoi genitori è cresciuto
con la mamma. Ed è cresciuto in fretta, in una nazione non facile. Ieri a Bogotà, nei festeggiamenti per la qualificazione ai quarti di finale, otto persone sono rimaste uccise per colpi di arma da fuoco. James, però, è l’opposto
del «bad boy» Luis Suarez. Si è sposato giovanissimo con la sorella del portiere Ospina, Daniela, che gioca a pallavolo. Sul suo profilo twitter (@jamesdrodriguez, 2 milioni e mezzo di
follower) ha scritto: «La alegria es de
Colombia, la gloria es de Dios». Il 12
luglio farà 23 anni, il 13 luglio c’è la finale al Maracanà. Regalo?
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
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Sport 37
italia: 51575551575557
❜❜
Sarà il nuovo presidente federale a scegliere l’allenatore.
Basta con i tecnici da due milioni di euro l’anno
Carlo Tavecchio, presidente Lega Dilettanti
Come c.t. ci vuole uno di personalità. Allegri ha personalità,
Mancini ha personalità, ci vuole uno... non un signorsì
Eugenio Fascetti, ex allenatore
Futuro Inizia il dopo Abete, il presidente dei Dilettanti favorito
Niente scelta condivisa
Tavecchio in pole
spinge per Guidolin
Anche Maldini entrerà in Federazione
ROMA — Il calcio è all’anno
zero. E la ripartenza non è tanto
vicina. Oggi alle 12 Giancarlo
Abete presenterà al Consiglio federale le sue dimissioni irrevocabili che seguono quelle, altrettanto irrevocabili, di Cesare
Prandelli. Prima, intorno alle
10,30, il presidente uscente incontrerà i responsabili delle sette
componenti a cui chiederà un
gesto di responsabilità: trovare
subito un’intesa per un nuovo c.t.
Demetrio Albertini, presidente
del club Italia e pure lui dimissionario, sarebbe pronto a coordinare la squadra della cosiddetta
buona volontà. Ma la missione,
salvo sorpresone, si impantanerà
nelle acque paludose della politica pallonara.
Carlo Tavecchio, presidente
della Lega Dilettanti e primo candidato alla poltrona federale,
chiederà ad Abete di ritornare sui
suoi passi e poi opporrà un rifiuto sdegnato alla soluzione condivisa: «Sarà il nuovo presidente a
scegliere l’allenatore», il suo diktat. Perché, pensa Tavecchio, scegliere tutti insieme quando tra 40
giorni posso decidere da solo? Il
presidente della Lega Dilettanti
ha idee precise in testa: Francesco Guidolin sulla panchina azzurra e al tempo stesso istruttore
di una cantera di tecnici da allevare, da Cabrini a Di Biagio, passando per Cannavaro e Gattuso.
E in Federazione potrebbe entrare Paolo Maldini. L’ex milanista,
che Barbara Berlusconi per un
momento voleva inserire nel
nuovo Milan, ha risolto i suoi
guai con il fisco e adesso è pronto. Maldini potrebbe entrare nel-
la cantera azzurra o assumere il
ruolo di direttore tecnico della
nazionale. Per quanto riguarda la
panchina più scomoda d’Italia,
Tavecchio insiste: «Basta con i
tecnici da due milioni di euro».
Ma se si risparmiano soldi da
una parte, se ne perdono dall’altra. Perché da Sacchi in avanti è
lievitata la voce stipendi per allenatore e staff, ma anche quella
degli introiti pubblicitari (chie-
Visto in rete
Presidenti
Carlo Tavecchio, 70 anni,
presidente della Lega Dilettanti,
e Giancarlo Abete, 63, presidente
dimissionario della Federcalcio
Passaggio di consegne
Oggi in consiglio Abete
confermerà l’intenzione di farsi
da parte, Tavecchio è il candidato
più forte alla sua successione
Candidati
dere alla responsabile Benedetta
Geronzi). E anche questo sarà
uno spunto di riflessione.
Tavecchio è il candidato principale alla poltrona di Abete con
Macalli e Lotito vice presidenti.
Difficile pensare che possano essere loro, i presidenti della Lega
Dilettanti e della Lega Pro, a guidare il calcio professionistico
fuori dalla crisi in cui è precipitato. Ma ci sarà tempo per analizzare il futuro. Oggi conta il presente. Se la Commissione non troverà un’intesa e, stando a oggi non
è possibile trovarla, le componenti dovranno impegnarsi per
riuscire a fare l’assemblea elettiva l’11 agosto. In quel caso il
nuovo presidente potrebbe annunciare l’allenatore dopo Ferragosto e quest’ultimo avrebbe più
di dieci giorni per scegliersi lo
staff e preparare le prime convocazioni (l’1 settembre per l’amichevole del 4 a Palermo contro
l’Olanda).
Sino al momento in cui Tavecchio non sarà presidente, ma la
#
Il tifo lo leggi
negli occhi
«P
er caso qualcuno è riuscito
a intervistare la tifosa con
le lenti a contatto con la
bandiera del Brasile, inquadrata durante i rigori?». @pedrox lancia l’appello su Twitter e la
risposta (solo per il momento) è no. La donna
(foto sotto) è stata ripresa dalle telecamere di
GloboTv mentre soffre e poi esulta per un tiro
dal dischetto trasformato dalla Seleçao. La
caccia al nome e cognome della «torcedora» è
partita: @Macedobritoalex chiede informazioni a «Madruga SporTv», il programma notturno del canale sportivo dedicato 24 ore su 24 al
Mondiale. Forse perché lo scoop non è ancora
riuscito a nessuno, @rafaelcal pensa che il
personaggio sia stato notato un po’ troppo
poco. Cosa che, per @cianfloner, twittatore di
Tempi lunghi
Tempi lunghi senza
accordi: assemblea
elettiva l’11 agosto e
scelta del c.t. dopo il 15
Francesco Guidolin
58 anni, nelle ultime stagioni
con Palermo, Parma e Udinese
(LaPresse)
Max Allegri
46 anni, riscuote più consensi,
ma non quello di Tavecchio
(Ansa)
strada è lunga e gli ostacoli seminati un po’ dappertutto, restano
in corsa tutti i pretendenti alla
panchina di Prandelli. Massimiliano Allegri è quello che vanta
più consensi tra le componenti
(Lega di A, Assoallenatori, forse
anche Assocalciatori) e sarebbe il
preferito di Demetrio Albertini,
che per il momento però ha deciso di non candidarsi. Max ha solo
voglia di cominciare e non ne fa
una questione di soldi (il messaggio può essere per Tavecchio). Stesso discorso vale per
Roberto Mancini, che pur di allenare l’Italia è pronto a firmare in
bianco o quasi (vorrebbe però
Paolo Maldini
garanzie sullo staff). Oggi tutto
46 anni, potrebbe entrare
in Figc con un ruolo tecnico sarà più chiaro. O semplicemente più complicato.
(Ansa)
Recife, non è per forza un male, visto che l’immagine gli farà prima o poi «venire gli incubi».
Detto tutto questo, è una Coppa del Mondo
davvero difficile per il Brasile: nemmeno sulle
lenti a contatto colorate, infatti, può vantare il
primato. Se va bene, il Paese che ha lasciato
molti anni di vita sulla traversa centrata da
Pinilla, in questa classifica finisce secondo. Il
web fornisce prove inconfutabili che, oltre un
anno fa, nel maggio 2013, la finlandese Minna
Westman indossò lenti con i colori della bandiera del suo Paese durante i Mondiali di hockey ghiaccio. La partita era Francia-Slovacchia,
ma non stiamo a guardare i dettagli.
Tommaso Pellizzari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gioco e problemi L’uomo giusto per ripartire sarebbe stato Prandelli. Obbligo di risultati con una serie A sempre a 20 squadre e in cui dominano gli stranieri
La lezione del 1974, ora non cerchiamo il tutto e subito
Bernardini fece una rifondazione globale
Il futuro c.t. avrà scelte e tempi limitati
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RECIFE — Nello spazio di due mesi,
con l’elezione di un nuovo presidente
oppure con la nomina di un commissario, la crisi istituzionale ai vertici
della Figc verrà risolta. Il problema più
complesso è come uscire dal tunnel
tecnico-tattico nel quale il calcio italiano si è infilato. È una situazione che
ha molti punti di contatto con quella
del giugno 1974. Anche allora l’Italia
era stata eliminata dopo le tre partite
della prima fase (Haiti, Argentina e
Polonia). Anche allora, sembrava che
gli azzurri dovessero fare un grande
Mondiale: nel 1973 avevano battuto il
Brasile e due volte l’Inghilterra (pure a
Wembley); Zoff si presentava imbattuto da 1056’; la squadra era forte e con
la giusta esperienza. Poi la caduta e anche allora, dopo l’addio di Valcareggi,
sembrava impossibile trovare un c.t. A
sorpresa venne scelto Fulvio Bernardini, classe 1905, con Bearzot all’Under 23 e anche allora sembrava che
l’Italia avrebbe impiegato decenni per
risorgere, nel segno di un gioco considerato vecchio e superato. Dominava
il mito dell’Olanda: il calcio totale
(giocatori eclettici, pressing, ritmi al-
tissimi e soprattutto una generazione
di campioni, da Cruijff in giù) grazie al
Mondiale (perso in finale con la Germania Ovest) e alle dirette tv (l’Ajax
aveva già vinto tre Coppe dei campioni
consecutive dal 1971 al 1973) aveva
stupito tutti.
Bernardini, con la sua competenza,
aveva avuto il coraggio di accettare le
difficoltà di una rifondazione globale:
maggiore attenzione al gioco (l’Italia
dei piedi buoni), ma senza rinnegare il
passato; intelligente gestione del complesso passaggio generazionale (l’addio a Mazzola, Rivera e Riva); graduale
inserimento dei giovani; totale disinteresse per le critiche che gli piovevano addosso, di fronte a risultati deludenti, compresa la non qualificazione
all’Europeo 1976. Il bello è che allora si
diceva che la chiusura delle frontiere
1974 La disperazione della panchina azzurra (Juliano,
Boninsegna, Re Cecconi, Albertosi e Riva) per la sconfitta
con la Polonia che segna l’eliminazione dell’Italia e la fine di un ciclo. Nel tondo, il c.t. Ferruccio Valcareggi (Ansa)
stava penalizzando il calcio italiano,
privo di un confronto diretto con altre
scuole. Come avrebbe scritto Giorgio
Tosatti, alla fine della sua avventura in
azzurro (ottobre 1977, via libera a Bearzot), «Bernardini riuscì a formare un
nucleo di freschi talenti accomunati
dalla qualità tecnica, con Antognoni
come simbolo e dalla disciplina di
squadra». Un nucleo che sarebbe arrivato al quarto posto al Mondiale 1978
e al primo nel 1982.
Le sconfitte con Costa Rica e Uru-
guay sembrano aver azzerato quanto
di buono l’Italia di Prandelli aveva costruito in questi quattro anni, come se
il Mondiale non fosse il torneo di un
mese, ma un giudizio universale, valido per l’eternità; come se le partite di
Euro 2012 non fossero mai esistite e
come se i club italiani da anni dominassero in Europa. Si parla di un nuovo calcio, magari antitetico rispetto alla scuola italiana, senza sapere bene
che cosa si vuole e si sta cercando, perché, a parte Prandelli che ha molto la-
2014 L’Italia esce battuta dal match con l’Uruguay, dopo la vittoria con l’Inghilterra e la sconfitta
con la Costa Rica. La squadra di Cesare Prandelli,
nel tondo, non raggiunge gli ottavi di finale (Afp)
vorato anche per decifrare il futuro,
l’unico che in questi mesi ha parlato in
concreto di progetti, della necessità di
lanciare i giovani, di identità di squadra da trovare o da recuperare e ha raccolto risultati con le nazionali giovanili è stato Sacchi (coordinatore in uscita
pure lui).
Con una serie A frequentata da giocatori italiani per il 43% (erano il 70,6%
nel 2006-2007), perché dominano
stranieri di modesto valore (il presidente Macalli a metà maggio ha spiegato bene perché i club sono tanto interessati a loro anche per i settori giovanili); con campioni veri sempre meno numerosi; con giovani che non
trovano spazio adeguato; con le componenti federali che sanno soltanto litigare; con una Lega di A che pensa ai
soldi, la situazione è in partenza simile
a quella del 1974, ma appare ben più
complessa negli sviluppi. Per quello
che ha costruito in questi anni, per le
esperienze maturate, la sua storia, le
qualità anche pedagogiche che ha
sempre dimostrato, l’uomo ideale per
ripartire sarebbe stato proprio Prandelli. Il peggio non è per lui che ha lasciato, ma per chi dovrà raccoglierne
l’eredità, con scelte limitate, poco
tempo per lavorare (la A è ancora a 20
squadre!) e altissima richiesta di risultati immediati. Tutto (male) e subito.
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
38 Sport
Vecchio Continente
Porto Alegre, ore 22
Joci il «vincente»
che non vince mai
La Germania si fida di Low, c.t. per caso
SALVADOR — Alto, bello,
francamente bello, con i capelli
neri (tinti?), il ciuffo sugli occhi,
in panchina sempre sfoggiando
una camicia slim, rigorosamente
slim perché si capisca che gli addominali hanno la forma di una
tartaruga, perché una certa voglia di avere le telecamere addosso è abbastanza irresistibile:
come l’aria spavalda che mette
su, un miscuglio di supponenza
e ironia, quando parla.
Joachim Low è il perfetto figurino dell’allenatore vincente.
Che, finora, non ha però vinto.
La sua Germania: seconda all’Europeo del 2008, terza al
Mondiale del 2010, semifinalista
all’Europeo di due anni fa. Eppure ogni volta favorita alla vigilia.
È un mistero che siano ancora
tutti ugualmente caramellosi
con lui: Joci di qua, Joci di là, tutti a dire quanto sei bravo Joci, ma
come li fai giocare bene Joci.
Identico registro prima di
Germania-Algeria. I calciatori
che arrivano con il Corano negli
spogliatoi sono considerati
spacciati.
Mario Gotze la mette giù dura
Stasera l’Algeria
Gotze: «Non possono
spaventarci». Il tecnico:
«Limitiamoci a vincere»
— «Non possono spaventarci»
— e non è che Joci intervenga,
no, niente. Dice solo: «Limitiamoci a vincere la partita». Farebbe bene a vincere anche un titolo, una coppa, qualcosa.
Da calciatore, solo 52 presenze nella Bundesliga; da allenatore, una modesta esperienza in
Turchia e poi uno scudetto con
l’Innsbruck in Austria (sulla
quale i tedeschi non hanno cambiato granché opinione rispetto
ai tempi in cui Bismarck diceva
simpaticamente che «un bavarese è un incrocio tra un uomo e
un austriaco»).
Era un allenatore qualsiasi,
Joci. Avrebbe potuto smettere e
nessuno se ne sarebbe accorto.
Poi succede questo (primavera
Germania
Algeria
(4-2-3-1)
1 Neuer
20 Boateng
17 Mertesacker
5 Hummels
4 Howedes
16 Lahm
7 Schweisteiger
16 Kroos
19 Goetze
8 Ozil
9 Muller
(4-2-3-1)
23 M’Bolhi
20 Mandi
4 Belkalem
5 Halliche
6 Mesbah
14 Bentaleb
12 Medjani
10 Feghouli
11 Brahimi
18 Djabou
13 Slimani
Arbitro: RICCI (Brasile)
Tv: ore 22 Mondiale 1, Sky Mondiale 1
Tecnico Joachim Low, 54 anni,
c.t. tedesco dal 2006 (Epa)
2004). Sentite.
Un pomeriggio se ne sta a
camminare su un sentiero della
Foresta Nera (adora boschi e
montagne, gli capita di partire e
sparire settimane sulle Ande: azzeccato il soprannome di Orso
Joci) quando sente un rumore
che non è quello di una beccaccia.
È il suo cellulare che squilla.
Voce di Jurgen Klinsmann:
«Divento allenatore della Germania: vuoi farmi da vice?».
(Qui è Low che ricorda: gli
chiesi, perché proprio io?) «Perché al corso allenatori eri il più
bravo a spiegare la tattica del 44-2».
Da allora, un’amicizia molto
forte. Su cui la stampa tedesca ri-
Macarrão
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
O RD EM
M E PR
OG
GRE
RES
SSO
SO
Mondiali
Brasile
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
cama, sgradevole, torva, appena
può. Low è un’icona della comunità gay; il suo ultimo sponsor è
una famosa marca di creme per
il viso. L’ultima volta che un cronista è andato sull’argomento,
Joci ha reagito con il gesto dell’ombrello. Sua moglie Daniela,
contabile in un autonoleggio,
distaccata: «Pettegolezzi da pattumiera».
Sul modulo tattico preferito,
Joci ha però cambiato idea: adesso la sua Germania gioca un 4-23-1. Per necessità (e un po’, forse, per imitare il Bayern di Pep
Guardiola): senza attaccanti (solo l’anziano Miroslav Klose in
panchina) e con tante mezze-ali
(termine da album Panini, che
forse andrebbe rispolverato), ha
deciso di utilizzarle tutte. Ozil e
Muller, a turno, fingono di fare il
centravanti.
Nient’altro.
Anzi, no: ieri la cancelliera Angela Merkel ha telefonato a Joci.
«Mi fido di te». Lo coccola. Non
ha mai vinto, e lei lo coccola.
Fabrizio Roncone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Reyes è affamato
Robben si lascia
mangiare in testa
di LUCA BOTTURA
PIANO B Moviola in campo, Prandelli rivendica la primogenitura: «Ho schierato Paletta che giocava già rallentato di suo».
ANALISI APPROFONDITE «Io ho attaccato Balotelli
perché non so niente del resto» (Vittorio Sgarbi, «Processo al Mondiale», Raiuno).
AMPUTAZIONI «Rientrano tutti con le loro gambe,
tranne Diego Reyes» (Riccardo Trevisani, Olanda-Messico, Sky).
LIDI DI MARZIO «Abbiamo visto i nomi dei giocatori
che giocava Maradona ai Mondiali? Scomparsi tutti!
Non si sa neanche dove vivono...» (Gianni Di Marzio,
«Talk Pomeriggio Mondiale», RaiSport).
PRANZI AL SACCO «Prova a staccare Robben, gli
mangia in testa Reyes» (Riccardo Trevisani, OlandaMessico, Sky).
PRECISAZIONI Alcuni lettori scrivono per segnalare un
presunto caso di pubblicità occulta in «Processo al Mondiale». In realtà Varriale indossa una cravatta Harmont e
Blaine (la marca del cagnolino) così è sicuro che non lo
guardano quattro gatti.
GLI HA DETTO C*LO «Oggi bravissimo Julio Cesar, però quando tu prendi una traversa al 120’ e l’ultimo rigore
è un palo, lì non è il portiere è proprio...». «Jella!». «Si può
dire culo? Diciamolo» (Ivan Zazzaroni e Enrico Varriale,
«Processo al Mondiale», Raiuno).
LOGICA MENTE «La Grecia non finisce di sorprenderci
perché non è la prima volta» (Billy Costacurta, Sky).
ROMANZO QUIRINALE «Io non so neanche chi sia
questo Blatter, non mi sembra una faccia molto rassicurante, si rifà a Scalfaro» (Vittorio Sgarbi dà del delinquente a un ex presidente senza che Varriale batta ciglio,
«Processo al Mondiale», Raiuno).
IMPERFETTI «Se il tiro era più centrale, era gol» (Marco Lollobrigida, Olanda-Messico, Raiuno).
ZERO SU DUE «Sarà il medico della Fifa a dire se si potranno concedere questi time break come li chiamano
loro». «Time out». «Dipende, i brasiliani li chiamano time break...»(Bruno Gentili e Eugenio De Paoli, OlandaMessico, Raiuno, introducono a loro modo il «cooling
break», nella foto).
COOLING BREAK MOUNTAIN Appreso
che durante Olanda-Messico si sono
consumati due cooling break, l’ex
ministro Giovanardi è stato dissuaso all’ultimo dal rilasciare
una dichiarazione indignata.
(ha collaborato
Francesco Carabelli)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Sport 39
italia: 51575551575557
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Le conosco queste cose, va tutto bene quando si vince. Però è
vero che dopo 40 giorni insieme abbiamo ancora il sorriso
Didier Deschamps, c.t. Francia
Lo sciopero? Ma no, abbiamo solo parlato tra di noi di premi.
I soldi non sono arrivati, ma siamo comunque motivati
John Obi Mikel, centrocampista della Nigeria
Cambiamento Rispetto al Sudafrica, tutta un’altra squadra
Brasilia, ore 18
Nemmeno Pogba
è sicuro del posto
nella Francia felice
La Nigeria sicura: «Noi in semifinale»
Matuidi. Brutto segnale per il nostro campionato, sempre meno
attraente e competitivo. Didier
Deschamps ha difeso lo juventino: «Sono contento di quello che
ha fatto finora. Se ho qualcosa da
dirgli, lo faccio di persona e solo
per farlo migliorare in quello che
non fa ancora bene come tutto il
resto. Cerco di leggere e ascoltare
il meno possibile quello che si
dice al di fuori del mio gruppo».
Non gli può promettere, però,
una maglia da titolare: «Ma non
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
BRASILIA — Da noi è considerato — e se lo è guadagnato sul
campo — il crack sicuro della serie A, il giovane che non può fallire. Eppure oggi, contro la Nigeria, nell’ottavo di finale che apre
anche per la Francia il momento
del «dentro o fuori», Paul Pogba
non è sicuro di essere tra gli 11
titolari. È in ballottaggio con
Moussa Sissoko per un posto a
centrocampo, accanto a Cabaye e
lo faccio con nessuno».
A differenze delle ultime e disastrose spedizioni, in Sudafrica
e in Ucraina, la Francia ha un
gruppo talentuoso ma anche disciplinato. L’esclusione di Nasri
dai 23 è stata un toccasana — la
fidanzata non twitta più insulti
rivolti a Deschamps — e anche
l’infortunio di Ribéry, tutto sommato, è stato più una fortuna che
una sciagura. «Ma io le conosco
queste cose — filosofeggia Deschamps —: va tutto bene quan-
Francia
Nigeria
(4-3-3)
1 Lloris
2 Debuchy
4 Varane
5 Sakho
3 Evra
14 Pogba
6 Cabaye
14 Matuidi
9 Giroud
10 Benzema
8 Valbuena
(4-2-3-1)
1 Enyeama
5 Ambrose
2 Yobo
13 Oshaniwa
22 Omeruo
17 Onazi
10 Obi Mikel
7 Musa
15 Azeez
8 Odemwingie
9 Emenike
miei occhi». È iniziato il ramadan
e anche nella squadra francese ci
sono giocatori musulmani. Come gestirlo? «Lasciando a ognuno la libertà di scelta».
La Nigeria è arrivata agli ottavi
senza brillare, spinta da un clamoroso torto arbitrale ai danni
della Bosnia (annullato un gol
regolare a Dzeko) nello scontro
diretto. In più, come da tradizione di molte squadre africane, c’è
stato uno sciopero (un allenamento saltato) per la questione
dei premi: i giocatori volevano il
pagamento immediato della
qualificazione agli ottavi di finale, la federazione ha preso tempo. Il c.t. Stephen Keshi e il portiere Enyeama sono sicuri di far
bene: «Nessuna squadra africana
è mai arrivata in semifinale, ce la
faremo noi». Mancherà Babatunde, che si è rotto un braccio
per una pallonata di Onazi nel finale della gara contro l’Argentina, ma ci sarà Musa, che ha pareggiato 2 gol a 2 la sfida con
Messi.
Arbitro: GIGER (Usa)
Tv: ore 18 Sky Mondiale 1
Coppia vincente Benzema
con il c.t. Deschamps (Afp)
do si vince. Però lo vedo anch’io:
sono 40 giorni che stiamo insieme e abbiamo ancora il sorriso».
Il buonumore potrebbe passare per il gran caldo di Brasilia —
previsti 34 gradi — e per il fischio d’inizio alle 13. Particolari
che potrebbero favorire i nigeriani. «Dobbiamo tenere la concentrazione soltanto sulla partita. Il
caldo ci sarà anche per loro. Abbiamo curato l’alimentazione e
programmato gli allenamenti
nelle ore più calde, in questi ulti-
mi giorni, per non avere problemi. Abbiamo anche fatto i test
sulla resistenza e sul recupero fisico, che ci hanno dato buoni risultati anche se, pur tenendo
conto di questi numeri, lo strumento di cui mi fido di più sono i
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cammino
verso la Coppa
GIRONE A
GIRONE B
GIRONE C
GIRONE D
GIRONE E
GIRONE F
GIRONE G
GIRONE H
Data
Ore
Data
Croazia
3-1
Spagna
Olanda
1-5
Colombia
Messico
Camerun
1-0
Cile
Australia
3-1
Brasile
Messico
0-0
Australia
Olanda
2-3
Camerun
Croazia
0-4
Spagna
Cile
0-2
Camerun
Brasile
1-4
Australia
Spagna
Croazia
Messico
1-3
Olanda
Cile
Ore
Grecia
Incontro
3-0
Uruguay
C. d’Avorio Giappone
2-1
Colombia
2-1
Giappone Grecia
0-3
2-0
Ore
Data
Ore
Data
Incontro
Ore
Algeria
2-1
Inghilterra ITALIA
1-2
Francia
Honduras
3-0
Iran
Nigeria
0-0
Ghana
Stati Uniti
1-2
Russia
Sud Corea
1-1
Uruguay
Inghilterra
2-1
Svizzera
Francia
2-5
Argentina
Iran
1-0
Germania
Ghana
2-2
Belgio
Russia
1-0
0-0
ITALIA
Costa Rica
0-1
Honduras Ecuador
1-2
Nigeria
Bosnia
1-0
Stati Uniti
Portogallo
2-2
Sud Corea Algeria
2-4
Giappone Colombia
1-4
Costa Rica Inghilterra
0-0
Honduras Svizzera
0-3
Nigeria
Argentina
2-3
Portogallo
Ghana
2-1
Algeria
Russia
1-1
Grecia
2-1
ITALIA
0-1
Ecuador
0-0
Bosnia
Iran
3-1
Stati Uniti
Germania
0-1
Sud Corea Belgio
0-1
C. d’Avorio
Uruguay
Francia
Classifica
Brasile
7 3 2 1 0 7 2
Olanda
9 3 3 0 0 10 3
Colombia
9 3 3 0 0 9 2
Costa Rica
7 3 2 1 0 4 1
Francia
7 3 2 1 0 8 2
Argentina
9 3 3 0 0 6 3
Messico
7 3 2 1 0 4 1
Cile
6 3 2 0 1 5 3
Grecia
4 3 1 1 1 2 4
Uruguay
6 3 2 0 1 4 4
Svizzera
6 3 2 0 1 7 6
Nigeria
4 3 1 1 1 3 3
Croazia
3 3 1 0 2 6 6
Spagna
3 3 1 0 2 4 7
C. d’Avorio
3 3 1 0 2 4 5
ITALIA
3 3 1 0 2 2 3
Ecuador
4 3 1 1 1 3 1
Bosnia
3 3 1 0 2 4 4
Camerun
0 3 0 0 3 1 9
Australia
0 3 0 0 3 3 9
Giappone
1 3 0 1 2 2 6
Inghilterra
1 3 0 1 2 2 4
Honduras
0 3 0 0 3 1 8
Iran
1 3 0 1 2 1 4
3 OTTAVI DI FINALE
FRANCIA - NIGERIA
oggi ore 18
4 OTTAVI DI FINALE
5 OTTAVI DI FINALE
OLANDA - MESSICO
GERMANIA - ALGERIA
Porto Alegre
6 OTTAVI DI FINALE
P G V N P F S
7 OTTAVI DI FINALE
COSTA RICA - GRECIA
2-1
oggi ore 22
10 QUARTI DI FINALE
6-4 d.c.r.
ARGENTINA - SVIZZERA
San Paolo
11 QUARTI DI FINALE
domani ore 18
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Germania
7 3 2 1 0 7 2
Belgio
9 3 3 0 0 4 1
Stati Uniti
4 3 1 1 1 4 4
Algeria
4 3 1 1 1 6 5
Portogallo
4 3 1 1 1 4 7
Russia
2 3 0 2 1 2 3
Ghana
1 3 0 1 2 4 6
Sud Corea
1 3 0 1 2 3 6
8 OTTAVI DI FINALE
Le città del Mondiale
BELGIO - STATI UNITI
Salvador
domani ore 22
12 QUARTI DI FINALE
Fortaleza
na
Manaus
Vincitore 3 - Vincitore 4
4/7 ore 22
Rio de Janeiro
Vincitore 9 - Vincitore 10
Belo Horizonte
4/7 ore 18
OLANDA - COSTA RICA
FINALE 3° E 4° POSTO
Perdente 14 - Perdente 13
13 SEMIFINALI
8/7 ore 22
Brasilia
12/7 ore 22
FINALE
Vincitore 14 - Vincitore 13
Tutte le partite in diretta online su
www.corriere.it
or
Belgio
P G V N P F S
Fortaleza
dC
Su
4-0
Classifica
BRASILE - COLOMBIA
ea
ia
ss
ria
Ru
Al
ti
io
ge
lg
Be
a
ni
an
iU
llo
St
at
Gh
ia
ga
an
rto
rm
Portogallo
P G V N P F S
Brasilia
Ge
Germania
Classifica
2-0
Ore
2-1
P G V N P F S
9 QUARTI DI FINALE
Incontro
Bosnia
Classifica
4-3 d.c.r.
Data
Argentina
P G V N P F S
COLOMBIA - URUGUAY
Ore
2-1
Classifica
2 OTTAVI DI FINALE
Incontro
Ecuador
P G V N P F S
BRASILE - CILE
Data
Svizzera
Classifica
1 OTTAVI DI FINALE
Po
n
ria
Ni
ge
ia
Bo
Ira
sn
in
a
as
nt
ur
ge
Ho
nd
an
Fr
Incontro
1-3
C. d’Avorio
Costa Rica
Ar
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cia
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Ca
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Cr
Br
Data
un
O
es
E SSSS
M
GR
ile
O RD E M E
PRO
Rio de Janeiro
13/7 ore 21
Salvador
Vincitore 7 - Vincitore 8
5/7 ore 22
Brasilia
B R A S I L E
5/7 ore 18
Cuiaba
Brasilia
Salvador
Belo Horizonte
14 SEMIFINALI
Vincitore 11 - Vincitore 12
San Paolo
Natal
Recife
9/7 ore 22
S U D
A M E R I C A
San Paolo
Curitiba
Rio
de Janeiro
Porto Alegre
CORRIERE DELLA SERA
40
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
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2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7,
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n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: €
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Rubriche Compravendite immobiliari
Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di
appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica
espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti
dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Sport 41
italia: 51575551575557
Mercato Oggi il Cda dell’Inter, tra bilancio e nuovi acquisti. Kakà lascia il Milan: ora il San Paolo, poi negli Usa. Raiola: «Balotelli incedibile, altrimenti la società mi chiami»
Thohir accelera su Cerci, Galliani pronti 25 milioni per Iturbe
MILANO — È il giorno dell’Inter. Tra conti e mercato. Oggi è in
calendario un appuntamento importante per il club nerazzurro: il
Consiglio di amministrazione per
il quale è arrivato dall’Indonesia,
con quarantotto ore di anticipo,
Erick Thohir. Nella riunione, il presidente affronterà diversi temi: il
bilancio dell’esercizio 2013-14,
che chiuderà in passivo per circa
80 milioni, il budget per la prossima stagione, i finanziamenti ricevuti dalle banche nell’ultimo periodo. E, naturalmente, anche il
mercato. La nuova stagione incombe (venerdì sarà già il momento del raduno), e finora l’unico
L’intervista
Trattative Mario Balotelli e Alessio Cerci, un obiettivo Inter (Ansa, Epa)
volto nuovo è Vidic. La nuova Inter,
di fatto, deve ancora nascere. Le
idee sono tante: da Biabiany a Ibarbo, da M’Vila a Behrami, a Mustafi.
La novità è l’accelerazione per Cerci. In settimana è previsto un incontro con il Torino, ufficialmente
per il giovane Benassi, ma sarà
l’occasione per parlare approfonditamente anche del fantasista che
tanto piace a Mazzarri. Il tecnico,
tra l’altro, è stato blindato da
Thohir fino al 2016: manca solo la
firma, ha assicurato il tycoon,
quindi si attendono sviluppi a breve. Attenzione poi alle lusinghe
dell’Atletico Madrid per Icardi: se i
Colchoneros offrissero oltre 25 mi-
lioni allora i nerazzurri, finora irremovibili, potrebbero vacillare.
Chi saluta certamente, invece, è
Kakà che lascia il Milan e si trasferisce agli Orlando City, passando
prima per San Paolo. Oggi Adriano
Galliani incontrerà Bosco Leite, il
papà del brasiliano, per definire la
fine della seconda vita rossonera
del numero 22. L’ad rossonero, intanto, ha dato a Ricky il permesso
di volare oggi stesso negli Stati
Uniti per firmare il contratto con
Orlando (forse già domani la presentazione), dove debutterà in Mls
nel 2015. Prima Kakà andrà in prestito al San Paolo fino al 31 dicembre. Dal Brasile arriva la conferma
direttamente dal vicepresidente
del club paulista. «Dopo 60 giorni
di trattative, siamo tutti d’accordo.
Mancano solo le firme» rileva
Ataíde Gil Guerreiro.
La partenza di Kakà consentirà
al Milan di risparmiare 8 milioni
lordi di ingaggio e di iniziare il
mercato in entrata. Galliani ha
pronta un’offerta da 25 milioni al
Verona (10 milioni subito e gli altri
15 pagabili in tre anni) per Iturbe.
Per l’argentino è derby con la Juventus che ha messo sul tavolo 21
milioni più Quagliarella e vorrebbe
chiudere in fretta l’affare. Probabile un nuovo incontro Juve-Hellas
in settimana.
Meno cinque giorni alla Grande Boucle, al via sabato da Leeds (Inghilterra). Parla il leader dell’Astana, fresco del titolo italiano
16
Terzo nel 2012
Dedicato ad Emma
Vincenzo Nibali è nato a Messina
il 14/11/1984. Sposato con
Rachele, ha una figlia di 4 mesi,
Emma (con lui sul podio). Pro dal
2005, ha corso con Fassa
Bortolo, Liquigas e, dal 2013, con
l’Astana. Su 31 vittorie, 1 Giro
(2013), una Vuelta (2010), due
Tirreno-Adriatico (2012, 2013).
Al Tour 2012 è arrivato terzo.
Il Tour de France 2014
3.664 km, 21 tappe (6 di
montagna, 1 a cronometro), 198
corridori di 22 squadre. Il via
sabato da Leeds, arrivo il 27
luglio (in notturna) a Parigi.
il presidente del fan club di Messina
anni fa, a un Mondiale da dilettante.
Lo striscione venne inquadrato dalla
Rai e il soprannome mi è rimasto. El
tiburon, in spagnolo. Sì, mi piace».
Musica, libri, hobby. Ci racconti
cosa fa quando non pedala.
«Non amo la musica tagliavene, sono per i classici: U2, Vasco, il buon
vecchio rock. Libri pochini... L’ultimo? La biografia di Novak Djokovic:
certi aspetti della sua crescita mi sono
piaciuti».
Diventare papà di Emma, lo scorso febbraio, come l’ha cambiata?
«Ha rivoluzionato me, mia moglie
Rachele e il nostro nucleo famigliare.
Di notte non ho il problema di svegliarmi per cambiarla perché dorme
come un ghiro. Il peso maggiore, oggi, è restare lontano da casa...».
Ha una moglie comprensiva?
«Quando mi ha sposato ha fatto
una scelta: sapeva che questo è il mio
stile di vita. Non me lo fa pesare, no.
Ci siamo conosciuti tramite un inciucio di Agnoli, il mio compagno di
squadra. Colpo di fulmine».
Rachele è gelosa del bacio delle
Miss?
«No! Non ne ha motivo».
Vincenzo, purtroppo il caso Ulissi
ha riportato di recente il ciclismo in
zona doping.
«A questa domanda, mi scusi, non
rispondo. Diego è un mio amico».
Mi dica però se si aspetta un Tour
mediamente pulito.
«La risposta è scontata: sì. Non lo
metterò certo in dubbio io che lo corro. Io faccio tutti i miei controlli e
penso che nessuno bari».
Tiene casa a Lugano e squadra
(Astana) in Kazakistan. Cosa le
manca di più della sua Sicilia?
«Gli arancini, i dolci, la pizza. E il
mare. A Messina riesco a tornare solo
a Natale e il bagno me lo scordo...».
❜❜
Nessun richiamo
La squadra non mi ha
richiamato: è arrivata
a tutti una mail
d’incoraggiamento
❜❜
Nessun complesso
Non invidio né la vita
né le Ferrari né le
veline dei calciatori.
Amo la mia normalità
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fotofinish
Bolelli-Nishikori
Oggi si riprende
Dopo la domenica di riposo,
oggi Wimbledon riprende con
il proseguimento del match di
terzo turno di Simone Bolelli,
l’ultimo italiano rimasto in
tabellone. L’azzurro era stato
fermato dall’oscurità con il
n.12 giapponese Nishikori sul
punteggio di 6-3, 3-6, 6-4, 67, 3-3. Oggi in campo anche il
detentore del titolo Murray
contro Anderson, il killer di
Fognini, Djokovic contro
Tsonga e le azzurre
Errani/Vinci in doppio.
Diretta su Sky Sport dalle
12.30.
Dopo il tricolore, la Francia: «Froome e Contador? Non me li farò sfuggire»
Gli anni trascorsi dall’ultima
vittoria di un corridore italiano
al Tour de France: nel 1998
(anno della doppietta GiroTour) Marco Pantani aveva
preceduto il tedesco Ullrich e
l’americano Julich sul podio
della Grande Boucle.
Filippo Bonsignore
TENNIS
Nibali è pronto a sedurre anche il Tour
«Metterò il cuore in ogni pedalata»
Il morso sferrato al Campionato
italiano, sabato a Fondo (Trento), con
la bocca spalancata, il pugno alzato a
sfondare il cielo e le lacrime di chi
aveva accumulato tensione e rabbia al
livello di guardia, l’ha lasciato esanime (ieri non ha partecipato alla crono), però ancora affamato. Trecentonovantanove giorni senza vittorie sono lunghi (ultimo guizzo le Tre Cime
di Lavaredo al Giro 2013) ma Vincenzo Nibali li aveva messi in conto. Da
gennaio vive in funzione del Tour de
France, il numero 101 della storia, al
via sabato da Leeds: tre tappe in Inghilterra prima dello sbarco sulla Côte
d’Opale (Le Touquet), che lancerà
l’immensa volata — 18 tappe (1 a cronometro, 6 di montagna), 3.664 km
totali (15,4 di pavé), 198 corridori —
verso Parigi.
Lo squalo è pronto. Barba lunga,
scavato in volto, asciutto (64 kg) come
chi alla strada non desidera regalare
niente, perché quest’anno l’asticella è
più in alto e Nibali non si accontenterà dei déjà vu. Sul podio del Tour c’è
già stato: terzo nel 2012, dietro Wiggins (tagliato dalla Sky!) e Froome, il
grande favorito che insegue il bis. Lo
squalo vuole di più. E la maglia tricolore con lo scorpione rosso sul petto è
la risposta che cercava. Non è un
chiacchierone, ma nemmeno chiuso
come ce l’avevano annunciato. Pondera le risposte, sorride spesso, ha
l’acume sospettoso dei siciliani e i
piccoli tic dei timidi (grattatina all’orecchio, grattatina alla spalla). Ecco
come Nibali Vincenzo da Messina, 30
anni il 14 novembre (scorpione), ha
in mente di annettersi il Tour.
Vincenzo, il ciclismo è fatto di sacrifici e fatica. Chi sbanca il Tour si
mette in tasca 450 mila euro, la paga
mensile di un calciatore al top. Ma
chi gliel’ha fatto fare?
(ride) «Non mi sentirà dire che ho
un complesso d’inferiorità nei confronti del calcio. Come sport non mi è
mai piaciuto: non amo il contatto fisico. Non nutro alcun rancore contro lo
strapotere del pallone, non invidio né
le Ferrari né le veline dei calciatori.
Sono affezionato alla mia normalità».
Che risale agli Anni 90: vecchio telaio Pinarello dipinto di rosso da papà Salvatore, cicloamatore.
«La bici è una passione ereditata da
lui, insieme all’ammirazione per
Francesco Moser, che sono troppo
giovane per aver visto correre. Ma a 12
anni avevo già un idolo tutto mio:
Marco Pantani».
Croce e delizia degli italiani.
«Certo con il senno di poi, se devo
valutare tutti i pro e i contro della sua
carriera... Ma da ragazzino di lui mi
piaceva tutto, ma proprio tutto».
Ha corso con la sua bandana?
«No. Ma con la sua sella sì».
Pantani era il Pirata, lei è lo Squalo dello Stretto. È un soprannome
che le calza?
«Come carattere no, ma per lo stile
di corsa mi rispecchia. Me lo affibbiò
E Balotelli? «Mario è stato un signore: lo hanno attaccato tutti,
nessuno lo ha difeso, nemmeno la
Federcalcio — ha detto il suo agente, Mino Raiola —. Credevo facesse
parte dell’Italia ma non è stato così.
Al Milan qualcuno gli vuole bene,
altri no. È incedibile, ma se non lo
vogliono più tenere mi chiamino.
L’errore è stato riportarlo in Italia».
Su Pogba Raiola è chiaro: «Posso
tranquillamente affermare che il
suo futuro è ancora alla Juventus
dove si trova benissimo».Galliani
lavora anche per il prestito di Saponara all’Empoli e smentisce la
voce di un tentativo per De Jong del
Manchester United, che insiste con
la Juve per Vidal.
Sul pavé
BASKET
Vincenzo Nibali,
siciliano, 29
anni, in azione
sul pavé della
quinta tappa del
Tour de France
(testato lo
scorso aprile),
che scatterà
sabato da Leeds,
in Inghilterra.
L’azzurro
dell’Astana
contenderà la
vittoria ai due
grandi favoriti
della Grande
Boucle, il
keniano Froome
e lo spagnolo
Contador. È dal
‘91 (Bugno) che
un campione
italiano non si
presenta in
Francia con la
maglia tricolore
(Bettini Photo)
Olimpia e «Corriere»
Ci spiega la storia del richiamo
scritto dell’Astana?
«Un’esagerazione. Non mi è arrivata nessuna lettera. È arrivata una mail
aperta a tutta la squadra — corridori,
fisioterapisti, massaggiatori, staff —
per spronare il gruppo e spingerci a
dare il meglio. Tutti».
Cosa ci sarà sul suo comodino al
Tour?
«Il telefono per chiamare casa. Il
Tour è così frenetico che la valigia la
apri solo per estrarre il necessario. Né
santini né amuleti, anche se sono credente e superstizioso».
Che Tour de France si aspetta?
«Una corsa lottata, giorno per giorno, tra mille difficoltà. Mi aspetto sorprese e imprese. Starò attento a non
farmi sfuggire nulla e nessuno».
Teme più Froome o Contador?
«Ciascuno, il giusto, per le sue caratteristiche. Due grandissimi rivali».
Il ciclismo è più gambe, testa o
cuore?
«Un mix. Ma senza cuore non ottieni niente. E io metto cuore in tutto ciò
che faccio».
Nibali, tocchiamo ferro: se vince è
disposto a farsi un tatuaggio o una
cresta bionda alla Balotelli?
«Mmmmm... No, ad essere sincero
non ne sento il bisogno. A 29 anni non
sono più un ragazzino».
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo scudetto
numero 26
dell’Olimpia
Milano celebrato
dal Corriere della
Sera: da
mercoledì sarà in
edicola una
nuovissima
edizione di
«Scarpette Rosse —
La vittoria dell’Olimpia Milano
signora del basket» di Werther
Pedrazzi con prefazioni di
Roberto De Ponti e Flavio
Vanetti al costo di euro 7,90 più
il prezzo del quotidiano.
AUTOMOBILISMO
Storico a Imola
Vince la Cerruti
Storico risultato a Imola nella
Auto Gp: la 26 enne Michela
Cerruti, del team Supernova,
si è imposta centrando il
primo successo della carriera
su una monoposto. È la
prima donna, negli ultimi
cinque anni, che vince
su un’auto con queste
caratteristiche.
ATLETICA — Yelena
Isinbayeva, astista russa
biolimpionica, è diventata
mamma di una bambina.
La campionessa tornerà alle
gare per puntare, nel 2016 a
Rio, a un terzo oro ai Giochi.
AUTOMOBILISMO
Alonso rinuncia
ai test di Silverstone
Domenica torna la F1 con il
British Gp a Silverstone,
seguito dalla terza tornata di
test (previsti pure collaudi per
la Pirelli). La Ferrari proverà
con Raikkonen e de la Rosa:
Alonso ha rinunciato, anche
se in teoria sarebbe toccato a
lui perché a Barcellona si era
visto Kimi al volante. È il bis
della situazione del 2013, che
portò a tensioni tra il pilota e
il team? Si spera di no e che
non sia un atto di scetticismo
da parte di Fernando verso il
lavoro di sviluppo.
42
Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
CorriereMotori
Mercato Un cambiamento di tendenza proietta le previsioni per il 2014 verso risultati sorprendenti in un segmento ricco di novità
Il ritorno
del lusso
L’angoscia
Prima, viaggiare con
un’auto esclusiva valeva
una paletta della Guardia
di Finanza sul parabrezza
all’appello mancherà qualcosa, i livelli potrebbero comunque tornare a quelli di fine 2011. Che a guardarla bene
non è una data qualunque,
ma l’inizio della «grande paura»: la stagione delle politiche fiscali, forse più spettacolari che rigorose, del governo
Monti.
Un periodo, ricorda un
concessionario, «nel quale
viaggiare con un’auto di prestigio significava andare di
sicuro incontro a una paletta
della Guardia di Finanza e a
un immediato controllo dell’Agenzia delle entrate».
Un «indizio di colpevolezza» che, insieme al «superbollo» (140 milioni di entrate
fiscali perse in un anno secondo quanto sostengono le
associazioni di categoria), ha
avuto le sue conseguenze: nel
2012 le vendite dell’auto di
Gennaio/Maggio
2013
2014
Il timore dei controlli fiscali
sembra passato e le vendite
di auto premium risalgono
Longo: «Non cantiamo vittoria»
Il problema
Ma le ammiraglie ibride
rimangono ferme al palo
In Italia le auto verdi di lusso non si vendono. Lexus a parte (ha il
90% del mercato delle ibride alto di gamma), i numeri di vendita
sono ridotti al minimo. La difficoltà è globale e coinvolge anche
gli invincibili tedeschi: le varie Audi A8, Bmw Serie 7, Mercedes
Classe S e Porsche Panamera, vendute in versione ibrida, si
contano sulle dita di una mano. Nessuna soddisfazione neppure
dai suv: il segmento avanza a colpi di record ma le vendite dei
modelli di lusso ibridi resta al palo. Si salva solo la Lexus RX,
venduta, sfida nella sfida, come la prossima NX, solo in versione
ibrida. In queste condizioni non sarà facile neppure per la
sportiva Bmw i8: innovativa nel design, nella costruzione con
fibra di carbonio e nel sistema ibrido plug-in, con un elettrico che
affianca un piccolo motore benzina 3 cilindri, riuscirà a
convincere clienti disposti a spendere oltre 130 mila euro? Meglio
sembra andare all’elettrica Model S della californiana Tesla: da
inizio dell’anno a oggi si sono vendute 23 unità.
Nei prossimi mesi lo scenario però è destinato a cambiare: l’arrivo
dei nuovi limiti sulle emissioni di CO2 (95 grammi per km dal
2021) costringerà, soprattutto le Case con in listino sportive, suv e
ammiraglie, a lanciare modelli ibridi plug-in o elettrici in grado di
abbassare il valore medio delle emissioni della gamma. Non sarà
però sufficiente: per usufruire dei supercrediti, le «verdi»
dovranno essere anche vendute. La partita inizia solo ora.
a.m.t.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
lusso scendono del 36% e si
fermano a 2.996 unità. Il calo
non si arresta fino a settembre 2013: per gli amanti delle
coincidenze, quattro mesi
dopo le dimissioni del governo Monti. A quel punto c’è
l’inversione di tendenza, ma
il segmento non fa in tempo a
recuperare le gravissime perdite e chiude l’anno con un
-11,3% (2.657 unità vendute).
La novità è sotto gli occhi di
tutti, compresa la facoltosa
clientela di queste auto.
Il trend positivo si amplifica in questa prima parte del
2014, in coincidenza con l’arrivo del governo Renzi e il
miglioramento di alcuni indicatori economici. Insomma: a questo punto dell’anno
siamo al +70%.
Che cos’è cambiato negli
ultimi mesi? Si è diffusa la
consapevolezza che l’Italia
«non è più sull’orlo del baratro», come ha detto pochi
giorni fa il presidente della
Confindustria Giorgio Squinzi? O c’è dell’altro?
«I controlli fiscali continuano, ma non c’è più la
spettacolarizzazione delle
operazioni. Ciò ha contribui-
1
2
3
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
ROMA — I numeri raccontano più delle parole. Storie
che prendono il via e finiscono nello spazio di un foglio
Excel: li metti in fila in una tabella e hai un racconto tra le
mani. È il caso delle auto di
lusso. Ammiraglie e sportive,
quelle che gli appassionati
sognano e i tecnici rinchiudono nel recinto del «segmento F». Una storia con un
finale a sorpresa: nei primi
cinque mesi del 2014 le vendite delle auto esclusive sono
cresciute del 70 per cento. E
viene la tentazione di credere
che sia finita la paura dei controlli fiscali.
Se la crescita continuasse
così, le vendite raggiungerebbero a fine anno circa
4.800 unità. Poco male se poi
LE PIÙ VENDUTE
4
MASERATI GHIBLI
* non*era ancora in vendita
494
PORSCHE 911
MERCEDES CLASSE S
PORSCHE PANAMERA
Innocenti (Porsche)
«I controlli fiscali
continuano però non c’è
più spettacolarizzazione
delle operazioni»
to a distendere il clima generale risvegliando l’entusiasmo per un certo tipo di auto
che era diminuito, più per il
fastidio dei controlli troppo
pressanti che per la reale necessità dei proprietari di nascondersi», è il parere di Pietro Innocenti, direttore generale di Porsche Italia. E le vendite decollano. Trainate verso
294
310
41
198
109
187
l’alto in particolare dalla Maserati Ghibli, la più venduta
della categoria: la spinta arriva soprattutto dalla versione
diesel con il 3 litri V6 da 250 e
275 cavalli, che in Italia rappresenta l’80% delle vendite
della Ghibli. Non solo.
«È un segmento dove la
novità stimola in maniera decisiva le vendite», spiega Da-
Anteprima Nelle concessionarie Ford dalla seconda metà dell’anno prossimo, sfiora i cinque metri. Verrà proposto con due motori a gasolio, da 180 e 210 cavalli
Edge, il grande suv tecnologico con gli airbag nelle cinture di sicurezza
COLONIA — Si chiama Edge
ed è il terzo Suv della Ford in ordine di grandezza, dopo l’EcoSport (427 centimetri) e la Cuga
(452). Lungo 481 centimetri
(per 193 di larghezza), è di fatto
l’ammiraglia «a ruote alte» europea del costruttore americano
e arriverà alla fine del 2015. La
strada che porta alle concessionarie, dunque, è ancora lunga,
ma l’attesa del pubblico va alimentata. Così ecco la presentazione «statica» della vettura, in
grande stile, con tutta la prima
linea del management.
L’ottimismo della Ford riguardo al futuro del nuovo modello è appoggiato sui numeri,
oltre che sulle qualità (che vedremo meglio al momento della
prova su strada) del progetto.
Tra il 2008 e il 2013, il mercato
europeo dei Suv è cresciuto del
21 per cento. Alla tendenza generale dà il suo contributo il
crescente successo della Kuga,
lanciata nel 2012 e cresciuta del
38 per cento nei primi cinque
mesi di quest’anno rispetto allo
stesso periodo del 2013. Il «piccolo» (e appena messo su strada) Ecosport ha già raccolto 16
mila ordini. L’Edge si mette nella scia, aggiungendo tuttavia
qualcosa di peculiare. Che cosa
lo spiega Roelant de Waard, vice
presidente marketing e vendite
di Ford Europa: «È un Suv in
grado di offrire più di quello
che i clienti si aspettano da que-
La Ford Edge: 481 centimetri di lunghezza, cinque posti. Affiancherà i suv EcoSport e Kuga (Afp)
sto segmento. Negli ultimi anni,
in tutto il mondo, gli sport utility hanno eroso quote di mercato alle auto convenzionali. Lo
stile molto caratterizzato, la
straordinaria combinazione di
comfort, eleganza e praticità, e
l’alto profilo tecnologico metteranno la Edge al centro dell’attenzione nel segmento dei Suv
raffinati».
Design forte, ma non esasperato. La macchina ha personalità sia nelle linee esterne sia nell’architettura degli interni. Della
carrozzeria risaltano il profilo
sportivo, con il posteriore inclinato (secondo la moda dei crossover-coupé), la griglia anteriore cromata, i fari a Led e gli ampi
passaruota che «abbracciano» i
grandi cerchi in lega da 20 pollici. Il look è solido, piuttosto
americano, ma non manca di
equilibrio. «Uno degli obiettivi
principali nello sviluppo dell’auto — spiega Joel Piaskowski,
direttore del design — era la
creazione di una certa atmosfera all’interno. Il profilo elegante
è stato raggiunto scegliendo
materiali “premium” e trattando i dettagli con ricercatezza».
Tre gli allestimenti in listino
(che per la parte prezzi è ancora
un mistero): Trend, Sport e Titanium. Due i motori, entrambi
Tendenza
Tra il 2008 e l’anno
scorso, il mercato
europeo dei Suv
è cresciuto del 21%
diesel di due litri: uno da 180
cavalli, con cambio manuale a
sei marce (149 g/km di CO2) e
l’altro da 210 cavalli, abbinato al
cambio automatico Powershift
a sei rapporti (159 g/km di
CO2). Nella dotazione lo sterzo
adattivo, la riduzione attiva delle rumorosità, la doppia telecamera con visibilità a 180°, il
portellone Hands-Free Tailgate,
il sistema di connettività Sync 2,
il parcheggio semiautomatico,
l’assistenza al parcheggio e le
cinture posteriori con airbag integrato.
Prima della Edge, la Ford lancerà le nuove Focus e Mondeo.
Poi sarà la volta della leggendaria sportiva americana Mustang
e della gamma Vignale.
Valerio Monaco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
Lunedì prossimo (7 luglio) insieme con il Corriere
della Sera, verrà distribuito in edicola
(gratuitamente) il nuovo numero di Corriere
Motori (a sinistra, la copertina). Titolo inevitabile:
Guido con un cane. Si tratta di un fascicolo
interamente dedicato alle auto e... ai cani.
Naturalmente anche ai loro padroni. In molti casi
illustri come Joe Bastianich, Martin
Castrogiovanni, Fabio Testi, Elisabetta Illy, Almo
«Guido con un cane»
Lunedì 7 luglio torna
il Corriere Motori
AUDI A8
89
130
5
BMW SERIE 6 GC
36
116
6
JAGUAR F-TYPE
60
112
7
FERRARI 458
43
81
8
MASERATI QUATTROPORTE
32
56
9
MERCEDES SL
27
36
10
niele Maver, presidente Jaguar – Land Rover Italia. Come dire: innovazione e novità
di prodotto vincono su tutto.
Politiche fiscali comprese.
Tedesche, nuove e aggiornate, in prima fila: Audi A8,
Bmw Serie 6 Gran Coupé,
Mercedes Classe S e SL, tutte
con vendite in salita.
A crescere è anche Jaguar
Motori 43
italia: 51575551575557
con la F-Type, un modello innovativo in grado di spostare
il concetto di sportività verso
parametri non tradizionali
per la categoria come versatilità ed economia dei consumi. O la Range Rover Sport,
che, sia pure in un segmento
diverso, grazie alla nuova generazione fa segnare un
+290%: dalle 437 unità del
2013 alle 1.702 del 2014.
Fino ad arrivare forse ai
simboli della «grande paura», Porsche e Ferrari: la prima vede correre la Panamera
e riprendere, seppure in maniera meno decisa delle concorrenti, le vendite della 911;
Maranello, con la 458 nelle
due versioni Coupé e Spider,
raddoppia i volumi.
Che cosa accadrà adesso?
La ripresa ha basi solide? La
parola d’ordine è cautela:
«Siamo ancora lontani dal
poter parlare di una ritrovata
vitalità del segmento di berline di lusso e sportive. Anche
ipotizzando una chiusura
dell’anno sui livelli di crescita
Maver (Jaguar)
«Questo è un segmento
dove le novità di prodotto
stimolano in maniera
decisiva le vendite»
attuali, resteremo comunque
lontani dalle quasi 10 mila
unità che si potevano contare
nel 2006 e 2007, quando la
crisi era lontana. In ogni caso
è un segnale di ripresa», è
l’opinione di Fabrizio Longo,
direttore Audi Italia.
Di sicuro sembrano resistere le difficoltà dell’usato di
lusso: il principale sito specializzato di vendita di auto
online, ad esempio, ha nel
suo piazzale virtuale ancora
3.900 Porsche e circa mille
Ferrari. «Nonostante qualche
segnale positivo, favorito da
prezzi molto inferiori delle
quotazioni ufficiali, per le
vetture di lusso la strada
principale resta ancora quella
dell’esportazione verso altri
mercati, Germania in testa»,
spiega un concessionario. A
questo punto, forse, si tratta
solo di aspettare, e nel frattempo aprire il garage e tornare in strada.
Alessandro Marchetti
Tricamo
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Bibolotti... Ciascuno di loro presenta il proprio
amato amico a quattro zampe. Più di uno, a volte.
Servizi fotografici esclusivi, racconti divertenti e
un’importante parte del giornale di puro servizio
per chi si accinge ad andare in vacanza con Fido: le
spiagge e i ristoranti dove i cani sono i benvenuti, i
consigli del veterinario per far viaggiare i nostri
amici in modo comodo e sicuro, i gadget che non
devono mancare in valigia. Infine, una serie di
consigli sul comportamento da adottare nel caso
si trovasse un cane smarrito o... abbandonato in
strada (stiamo entrando, purtroppo, in questa
«brutta stagione»). Anche online, su
motori.corriere.it/guido-con-un-cane verrà
realizzato uno Speciale con tanto di mappa
interattiva per individuare le mete che
accontentino tutta la famiglia. Animali compresi.
Stile Lo Ied di Torino compie vent’anni e ospita molti ragazzi stranieri
I sogni dei giovani designer
«Studiamo per passione
ma sarà dura trovare lavoro»
«Solo due su dieci troveranno una sistemazione»
TORINO — Uno dei massimi teorici
dell’architettura del ventesimo secolo,
Paolo Soleri, torinese, precursore negli
anni 40 del concetto di sviluppo sostenibile, diceva ridendo che un uomo
dovrebbe potersi permettere al massimo un cavallo. Cento cavalli pro capite
sono una cosa contro natura.
Nella sua Torino natia, però, i cavalli
delle automobili continuano a esercitare un’attrazione fatale. Non solo per
chi li desidera e li guida, ma anche per
chi all’automobile — alla sua progettazione — spera di dedicare una vita. Sono i ragazzi dei corsi di Car Design che
lo IED organizza da vent’anni. Vent’anni che hanno portato grandi trasformazioni industriali, culturali, ambientali. Un tempo lungo e breve, che ha visto pullulare di veicoli le strade di Mosca, Pechino e Mumbai. Stradoni che
sembravano incolmabili e che invece si
sono saturati esattamente come successo, con larga premonizione, nelle
metropoli dell’occidente. Non importa, le quattro ruote continuano ad affascinare. Al convegno organizzato al
Museo dell’Auto di Torino per festeggiare due decadi di scuola l’atmosfera
è spumeggiante: tra gli studenti (per
metà stranieri) e tra i docenti dello
Alcuni dei modelli degli studenti dello Ied, esposti al Museo dell’Auto di Torino. In alto, la «Passocorto» disegnata per la Hyundai, con il gruppo che l’ha progettata
IED, che incassa una media di diecimila euro all’anno per ogni iscritto. Riccardo Balbo, direttore dei corsi, è fiero:
«Siamo la seconda scuola al mondo
dopo il Royal College di Londra, nessun’altra affonda le radici in un territorio
così ricco di fermenti e di storia». E ancora: «Mi rifiuto di guardare all’auto
solo come a un problema di mobilità.
La città dovrà convivere con essa, il tema è complesso, ma il designer avrà
sempre un oggetto-auto a cui dare bellezza». Un esperto al tavolo fa notare
che, in piena scoperta del drive by
wire, l’auto tra vent’anni potrebbe assomigliare a un salottino semovente,
forse a noleggio, al quale dire solo dove si vuole andare. Interesserà agli studenti appena iscritti disegnare salottini? Solo un paio di quelli che interpelliamo sono convinti che, anche ridotta
a una capsula automatica, l’auto dovrà
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ben avere una forma. Gli altri continuano a sognare i concept e la vettura
edonistica. Qualcuno dovrà ben disegnarla. Lo ha fatto, ad esempio, Andrea
Militello, 32 anni, che ha lavorato agli
esterni della Ferrari F12 vincitrice pochi giorni fa del compasso d’oro. «Io
ho studiato, insegnato e trovato impiego grazie allo IED — dice Militello — e
allo stretto rapporto tra formazione e
industria su cui questa scuola si fonda.
In garage ho due Alfa degli anni 70 e un
motorino scassato per andare in ufficio. Sono i simboli di come intendo il
trasporto del futuro: un mezzo pratico
e un giocattolo. Spero di poter continuare a progettare entrambi».
In platea c’è Leonardo Fioravanti,
classe 1938, che ha firmato la Ferrari
Daytona e altre auto-icona. «Oggi, dietro un nuovo modello, ci sono decine
di mani che disegnano. Impossibile dire chi sia il papà di una vettura, tranne
rarissimi casi. Non so se i ragazzi siano
consapevoli di questo. E non so se io,
che ho sempre deciso molto da solo,
mi iscriverei a una scuola per diventare
designer, avessi la loro età».Chi lo rifarebbe sono tre ex studenti: uno è rima-
Lo stilista
Fioravanti: «Non so se io, che
ho sempre deciso molto da
solo, mi iscriverei a una scuola
per diventare designer»
sto allo IED a insegnare, gli altri due lavorano come modellatori in aziende di
componenti. «Il bilancio, a distanza di
sette anni, è positivo — ammettono
—. A scuola abbiamo imparato a lavorare: non è una cosa scontata».
Che dire, in conclusione, a questi ragazzi innamorati, che si iscrivono a decine ogni anno, per provare ad entrare
in un mondo (intero) fatto di tremila
professionisti? «Che ce la mettano proprio tutta — dice Rodolfo Gaffino, direttore del Museo dell’Auto e docente
lui stesso — sapendo che alla professione (non allo stage) arriveranno in
due su dieci. E solo se hanno talento e
forza di volontà. Questo, ai miei allievi,
io lo chiarisco subito, mi auguro lo facciano anche gli altri». Uscendo, ecco i
modelli di fine corso dei vari anni accademici: sono quasi tutte dream car,
fresate dalle stesse macchine digitali
che lavorano per i grandi. È quello che
resta delle prime generazioni di studenti, un po’ come a Cambridge, nella
mensa dei college millenari, dove pendono le pagaie del canottaggio, firmate
dai ragazzi del 1914. Buona voga e testa
sulle spalle, speranzosi designer.
Giosuè Boetto Cohen
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Assicurazione Dal 2015 potrebbe diventare obbligatoria: controlla il comportamento dell’automobilista e in caso d’incidente fa scattare i soccorsi
La «scatola nera» che fa risparmiare sulla rc auto e smaschera i truffatori
MILANO — L’ultima frontiera assicurativa è la scatola
nera, che rileva il comportamento dell’automobilista alla
guida e permette di contenere
il costo della rc auto. Costo che,
com’è stato denunciato nei
giorni scorsi dall’Ivass (l’Istituto di vigilanza sul settore assicurativo), in Italia è il doppio
della media europea, con un
premio medio di 500 euro contro i 250 degli altri Paesi.
La sperimentazione su questo dispositivo, che vede l’Italia
all’avanguardia in Europa con
circa 2 milioni d’installazioni, è
fra le attività di punta di GeneraliCar, uno fra i centri di sperimentazione all’avanguardia
nel settore automobilistico e
unico in Italia membro di Rcar,
l’associazione mondiale dei ri-
Il laboratorio Generali dove vengono sperimentate le «scatole nere»
cercatori auto: la struttura, che
ha sede a Milano Pero, fa capo a
Generali Italia. «Le ricerche
sulle scatole nere sono cominciate alcuni anni fa — spiega
Marco Castelli, direttore di GeneraliCar — se in passato vi
erano alcuni problemi legati
soprattutto a un’installazione
non corretta e alla gestione dei
dati, ora l’affidabilità è decisamente migliorata. La scatola
nera permette di gestire meglio
il sinistro ed eventualmente
combattere efficacemente le
frodi, per esempio i falsi incidenti, e quindi di contenere le
tariffe rc auto».
Salvo possibili slittamenti,
del resto, dall’anno prossimo a
livello europeo diventerà obbligatoria l’installazione sui
veicoli nuovi di un dispositivo
che offre alcune funzioni della
scatola nera, e in caso d’incidente invia un segnale d’allarme a una centrale operativa.
GeneraliCar opera anche su
altri fronti. «Il problema della
riparazione dei veicoli danneggiati negli incidenti stradali
impone una continua ricerca di
metodologie per contenere i
costi degli interventi e mantenere al tempo stesso le caratteristiche di sicurezza del veicolo
— sostiene Castelli —, da tem-
Affidabili
La ricerca su questi
dispositivi è in corso
da anni: oggi sono molto
più resistenti agli urti
po collaboriamo con case costruttrici di autoveicoli, fabbricanti di componenti e di prodotti utilizzati nella riparazion e d e l l e ve t t u r e . G r a z i e
all’esperienza acquisita nella
sicurezza dei veicoli attraverso
i crash test, abbiamo recentemente sviluppato una ricerca
per dimostrare come determinati urti ai veicoli non possano
produrre un colpo di frusta».
Un altro filone è quello della
formazione. «GeneraliCar
svolge corsi rivolti ai professionisti che operano nella valutazione e riparazione del
danno — spiega Castelli —,
periti, tecnici di carrozzeria e
liquidatori sinistri, a cominciare da quelli del gruppo Generali. I partecipanti sperimentano
nuovi metodi di riparazione,
vengono addestrati all’analisi e
valutazione dei danni causati
da incidenti stradali e formati
sui processi di lavoro in carrozzeria, lattoneria, verniciatura,
meccanica ed elettronica, oltre
che sulle tecniche di costruzione dei veicoli».
Fra queste attività rientra il
controllo sulle perizie trasmesse in via telematica dai periti e
sulle riparazioni effettuate dalle circa millecinquecento carrozzerie convenzionate con il
gruppo Generali. GeneraliCar
ha sviluppato infine il Tempario Siva, un nuovo sistema per
definire i tempi di riparazione
dei danni e sostituzione dei ricambi, che rispecchia il modello utilizzato nel resto d’Europa.
Roberto E. Bagnoli
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Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Daniela e Matteo con Carla e i famigliari tutti
annunciano affranti l’improvvisa scomparsa
dell’insostituibile
Mario Sideri
Per i funerali contattare il numero 0523.907005.
- Milano, 29 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Antonella, Chiara, Margherita e Paolo.
– Raffaella e Gianmario Rocco.
La mamma piange disperata la perdita del suo
amatissimo
Mario
- Milano, 29 giugno 2014.
Carissimo e adorato
Mario
da sempre figura centrale della nostra famiglia,
troppo presto ti sei sciolto dal nostro abbraccio.Ti ricorderemo sempre per le innumerevoli qualità e talenti che ti hanno fatto amare da tutti.Cristina, Simonetta, Stefania con Maugi e Francesco. - Milano, 29 giugno 2014.
Valentina, Giacomo, Idano, Emilio, Luca e
Tommaso si stringono forte a Matteo sconvolti
per la perdita del grande e indimenticabile
zio Mario
per sempre nel loro cuore.
- Milano, 29 giugno 2014.
Carissimo
Mario
grande cugino, come un fratello, siamo cresciuti
insieme e per tutta la vita abbiamo condiviso i
momenti gioiosi e quelli tristi, con le nostre famiglie sempre unite nella ricca diversità che ne contraddistingue i componenti.- Ti porteremo nel
cuore con le nostre preghiere saremo come sempre con grande affetto accanto a Daniela e Matteo.- Alberto e Mariella.
- Milano, 29 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Novella Pietrasanta.
– Carlo con Laura.
– Iside con Odo.
Ale e Marina, Michele e Andrée con Ginevra,
Luca e Chiarina con Giulia salutano
Mario
di cui porteranno sempre il ricordo nei loro cuori
e partecipano commossi allo straziante dolore di
Daniela e Matteo, Miranda, Cristina, Simonetta,
Stefania e famiglie per la grave perdita.
- Milano, 29 giugno 2014.
Giorgio, Patrizia e Paolo con Tommaso e Aurelia ricorderanno per sempre il "grande"
Mario
- Milano, 29 giugno 2014.
Giovanna, Sergio, Idano e Emilio attoniti si
stringono a Daniela e Matteo per la tragica scomparsa di
Mario
- Milano, 29 giugno 2014.
Quando un attimo basta a travolgere i ricordi
di una vita le parole lasciano spazio solo al silenzio.- Ciao
Mario
un abbraccio forte a Daniela e Matteo da Sara e
Paolo. - Milano, 29 giugno 2014.
Franca e Marco, Annamaria e Franco, Maria
Grazia e Piero sono vicini con affetto e commozione a Daniela e Matteo per l’improvvisa scomparsa di
Mario
- Milano, 29 giugno 2014.
In ricordo dell’amico e compagno di viaggio
Mario
Elena e Massimo si stringono a Daniela, Matteo
e alla famiglia. - Milano, 29 giugno 2014.
Angelo, Luca, Marco Maggioni con Nicoletta
Colombo si stringono a Daniela e Matteo nel dolore per la improvvisa scomparsa dell’amico fraterno e collega
Dott. Mario Sideri
Il ricordo del tuo entusiasmo ci aiuterà a proseguire i progetti da te iniziati rivolti al benessere
ed alla centralità delle pazienti con neoplasie ginecologiche. - Milano, 29 giugno 2014.
Mario Sideri
Ghil, Susanna e i ragazzi abbracciano gli amici
Sideri e Nobolo con l’affetto di sempre.
- Milano, 29 giugno 2014.
Umberto Veronesi si stringe addolorato alla famiglia per la perdita di
Mario Sideri
E il mio cuore per un istante ha taciuto insieme
alle parole
Mario Sideri
mi ha salvato la vita e sarà sempre nei miei pensieri con la gratitudine e l’affetto.- MariaGiovanna Luini con Alberto abbraccia i familiari e i colleghi in questo momento di distacco temporaneo
da Mario. - Milano, 29 giugno 2014.
affettuoso amico e grande studioso dell’origine
virale dei tumori. - Milano, 29 giugno 2014.
Mohssen Ansarin e la Divisione di Chirurgia
Cervico-Facciale dello IEO partecipano commossi alla tragica scomparsa del collega ed amico
Paolo e Maria Teresa Vercellini con Vittorio e
Rita Rognoni sono vicini a Daniela, Matteo e a
tutta la famiglia per la prematura scomparsa
dell’amico
Mario Sideri
Dott. Mario Sideri
- Milano, 29 giugno 2014.
- Milano, 29 giugno 2014.
Tutto il CEMP si stringe con immenso affetto
attorno alla cara amica e collega Daniela ed a
Matteo per l’improvvisa e tragica scomparsa del
caro
Mario
Attoniti dalla tragica scomparsa di
Mario Sideri
ricordiamo la sua grande umanità, bontà d’animo e sincera amicizia.- Giancarla, Paolo, Patrizia
e Piero con le rispettive famiglie si stringono intorno a Daniela, Matteo, Mirella, Cristina, Simonetta, Stefania, Alberto e Mariella in questo triste
momento. - Milano, 29 giugno 2014.
- Milano, 29 giugno 2014.
Giorgio Bolis, Luigi Fedele, Alessandra Kusterman con tutti i collaboratori della Clinica Mangiagalli partecipano commossi al dolore della famiglia per l’improvvisa perdita del caro collega
Mario Sideri
- Milano, 29 giugno 2014.
Mario
carissimo la tua passione per la ricerca, il tuo contagioso entusiasmo per i nuovi progetti, il tuo volto sempre sorridente e il tuo ottimismo imperturbabile lasceranno un vuoto incolmabile.- Fabio,
Giovanni, Luca, Vanna.
- Milano, 29 giugno 2014.
Paola e Michele, Cinzia e Dino, Lucia e Gigi
Giacchino, Matilde, Pippo, Michela e Anders, Valentina, Alessandra e Ruggero, Emanuela e Giovanni, Donatella e Alessandro, Jacqueline e Roberto, Lucia e Gigi Paglia, Attilia, Daniela, Laura,
Renata e Manuela sono vicini con grande affetto
a Daniela, Matteo e Carla in questo momento di
grande dolore per l’improvvisa perdita di
Mario
- Cavi di Lavagna, 29 giugno 2014.
Mario
unico insostituibile per sempre nel mio cuore.Dorella. - Milano, 29 giugno 2014.
Francesca Merzagora e Claudio Mencacci affranti abbracciano Daniela e Matteo ricordando
Mario Sideri
legati a lui da profondo affetto e stima.
- Milano, 29 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Il Consiglio Direttivo, il Comitato Scientifico,
lo staff di Onda.
Michele, Francesco e Maura salutano il loro capitano
Mario
abbracciando forte forte Daniela e Matteo.
- Milano, 29 giugno 2014.
Il Presidente, i Vice Presidenti, l’Amministratore
Delegato, il Direttore Scientifico, unitamente a
tutti i Direttori, ai membri del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e ai collaboratori tutti dell’Istituto Europeo di Oncologia partecipano con profonda commozione e tristezza al
grave lutto della famiglia per la scomparsa del
Direttore dell’Unità di Ginecologia Preventiva
dell’istituto
Dott. Mario Giovanni Sideri
- Milano, 29 giugno 2014.
Dott. Mario Sideri
Caro Mario, sei stato un amico generoso ed un
grande professionista.- La tua dedizione al lavoro e le tue capacità scientifiche e cliniche, riconosciute in tutto il mondo, sono state una guida
costante per noi e per le nostre pazienti.- Grazie
Mario, rimarrai per sempre nei nostri cuori.- I medici, il personale infermieristico, le segretarie della Divisione di Ginecologia Istituto Europeo Oncologia. - Milano, 29 giugno 2014.
Alberto Luini e tutta la Divisione di Senologia
dell’Istituto Europeo di Oncologia abbracciano i
familiari nel dolore per la perdita del grande amico e collega
Mario Sideri
Mario sarà sempre uno di noi.
- Milano, 29 giugno 2014.
Presidente e Comitato Direttivo della Società
Italiana Interdisciplinare di Vulvologia esprimono
il proprio dolore per l’improvvisa perdita
dell’amico e valente studioso
Dott. Mario Sideri
- Torino, 29 giugno 2014.
Il Comitato di Coordinamento del GISCi e tutti
i soci partecipano con commozione alla improvvisa e prematura scomparsa del collega e amico
Dott. Mario Sideri
membro del Coordinamento Nazionale, e sono
vicini con affetto al dolore della famiglia.
- Firenze, 29 giugno 2014.
Caro
Mario
con te abbiamo perso un carissimo amico e assieme un grande scienziato che faceva onore al
nostro Paese.- Enrico e tutti noi dell’Ospedale
Buzzi. - Milano, 29 giugno 2014.
Elena e Martina con Mariuccia e Massimo,
Giorgio e Anna annunciano con grande dolore
la morte del loro adorato grande imperfetto papà
Attilio Segantini
Carlangelo con Maria Luisa, Cristina con Nicolò, Adele e Benedetta, Valentina con Matteo, profondamente addolorati annunciano la scomparsa di
Carla Bianchi Bonomi
amatissima mamma, nonna, bisnonna.- I funerali si svolgeranno martedì 1 luglio alle ore 9 nella chiesa di Santa Maria della Consolazione al
Castello. - Milano, 29 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Gian Battista, Chiara e Alcherio Origoni della
Croce.
– Aldo, Manni e Tommaso Ghedini.
Ambrogio con Gabriele ricorda con grande affetto la sorella
Carla Bianchi Bonomi
- Milano, 29 giugno 2014.
Barbara e Alfredo con Edoardo e Andrea partecipano commossi al dolore di Carlangelo e famiglia per la scomparsa di
Carla Bianchi Bonomi
- Milano, 29 giugno 2014.
Carla Bianchi Bonomi
- Milano, 29 giugno 2014.
Carmelo, Germana, Giandomenico ed Andrea
accomunati nel dolore per la dipartita di
Attilio
Attilio Segantini
Partecipano al lutto:
– L’amico Alessandro e Thel, Riccardo Nardari.
Giorgio Corbellini, con Umberto, Paola, Giovanni e le loro famiglie è vicino a Elena e Andrea,
Andrea e Maria, Claudio e Serena per la scomparsa di
Giovanni Signorelli
in ricordo di una lunga e fraterna amicizia.
- Milano, 30 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Ernestina Bracchi.
– Franca Sansone.
Il 27 giugno è deceduto il
Generale
Paolo Mauri
La famiglia, gli amici, i colleghi lo ricordano con
affetto.- La salma sarà tumulata nel cimitero
Maggiore di Erba - colombaro n. 30.
- Milano, 29 giugno 2014.
Carla Bianchi Bonomi
Giovanni e Rachele con MariaLaura e Giulia si
stringono a Charlie e Luisa nel dolore per la perdita della carissima mamma
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L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
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Conserveremo sempre il bellissimo ricordo del
suo spirito arguto e dei tanti momenti lieti vissuti
assieme.- Alberto e Maura, Giulia con Guido e
Marco, Marco e Young Ju, Roberto e Edda.
- Milano, 30 giugno 2014.
Carla Bianchi Bonomi
sono affettuosamente vicini al figlio Carlangelo
e al fratello Ambrogio.
- Milano, 29 giugno 2014.
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Flora Peyvandi e Pier Mannuccio Mannucci con
i colleghi del Centro Emofilia e Trombosi Angelo
Bianchi Bonomi del Policlinico di Milano partecipano al lutto della famiglia per la perdita di
Oggi ci stringiamo tutti accanto all’amico Roberto Polillo per dare l’ultimo triste addio alla sua
amata
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Corriere della Sera
PER PAROLA:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
Pierluigi Saccani
Gli amici si stringono con affetto a Stefano, Marinella e Andrea per l’improvvisa scomparsa
dell’amato Pigi.- Tomaso, Antonella, Lorenzo,
Giuseppe, Veronica, Tommaso, Eleonora, Gioia,
Lupo e Silvia. - Milano, 29 giugno 2014.
Carla
- Genova, 29 giugno 2014.
Jacques con Fernanda è vicino all’amico di
sempre Charlie nel ricordo della sua cara mamma
Gazzetta dello Sport
30 giugno 2004 - 30 giugno 2014
Ester Marinetti Mauri
Nella testa, nel cuore, nell’anima... sempre.- La
tua famiglia. - Milano, 30 giugno 2014.
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
Carla Bianchi Bonomi
- Milano, 29 giugno 2014.
- Milano, 29 giugno 2014.
Grazie delle belle ore passate insieme
Carla Bianchi Bonomi
- Milano, 29 giugno 2014.
Achille e Giovanna Colombo Clerici con Malu
e Giulia con Stefano Simontacchi, Francesco e
Sveva abbracciano affettuosamente Charlie con
Luisa, Cristina e Valentina nel rimpianto della carissima madre e nonna
Elena ti siamo ancora più vicine per la scomparsa dell’adorato
Mi mancherai.- Glauco.
- Milano, 29 giugno 2014.
Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione,
il Collegio dei Revisori e il Direttore Scientifico
della Fondazione Angelo Bianchi Bonomi partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa
della fondatrice
- Milano, 29 giugno 2014.
Luigi e Maria Giulia Arborio Mella sono affettuosamente vicini a Charlie e a tutta la famiglia
per la scomparsa della madre
Elo, Popi e famiglie.
- Milano, 29 giugno 2014.
Carmelo Puglisi.
Franco Pugassi.
Cesare Rosselli.
Donato Sagramoso.
Giancarlo Silva Confalonieri.
Antonio Sormani di Missaglia.
Luca Stendardi.
Bruna Vanoli Gabardi.
Italo Pallaroni.
Achille Frattini.
Gian Massimo Verna.
Maria Grazia Viotti.
Partecipano al lutto:
– Paola Piccinelli.
– Tina Romano.
Grazie Massimo grande e unico amico di sempre.- I funerali si svolgeranno lunedì 30 giugno,
ore 14.45 presso la chiesa Mater Amabilis via
Previati 8 Milano. - Milano, 29 giugno 2014.
Nuzzo
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
Carla Bianchi Bonomi
Ugo e Gaspara, Giulia con Nunzio e Stefano
con Giulia partecipano con affetto al grande dolore di Charlie, Maria Luisa, Cristina e Valentina
per la scomparsa della cara
Carla Bianchi Bonomi
- Milano, 29 giugno 2014.
Il presidente, i vice presidenti, i componenti il
Consiglio direttivo, il segretario generale di Assoedilizia partecipano, con profondo cordoglio,
al lutto del consigliere Ingegner Carlangelo Menni di Vignale per la scomparsa della madre
Carla Bianchi Bonomi
- Milano, 29 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Achille Colombo Clerici.
– Edgardo Barbetta.
– Alfredo Campanini Bonomi.
– Bernardo Negri da Oleggio.
– Roberto Rezzani.
– Luigi Arborio Mella.
– Giuseppe Barbiano di Belgiojoso.
– Eugenio Bergamasco.
– Andrea Bologna.
– Febo Borromeo d’Adda.
– Sergio Brembati.
– Giuseppe Cavajoni.
– Mario Cicogna Mozzoni.
– Michele D’Amico.
– Ugo Dozzio Cagnoni.
– Paolo Fumagalli.
– Paolo Jacini.
– Giuseppe Luce.
– Alessandro Panza di Biumo.
– Camillo Paveri Fontana.
– Laura Perego di Cremnago.
Mamma
dieci anni volati via e la strana sensazione di cose
non fatte, di parole non dette.- Manca tutto,
manca troppo, manca il nostro modo speciale di
raccontarci la vita.- Ora non so proprio con chi
farlo!- Ro. - Milano, 30 giugno 2014.
Ad un mese dalla scomparsa la moglie Ester, i
figli Massimiliano con Marilena, Danilo con Alessandra, gli adorati nipoti Francesca, Edoardo e
Sebastiano, Alessandro e Lorenzo, gli amici di
una vita Paola e Bruno con Marta insieme ricordano con infinito amore
Renzo Del Bosco
e ringraziano quanti hanno preso parte al loro
dolore. - Milano, 30 giugno 2014.
Nel decimo anniversario della scomparsa di
Antoinette Rossi
i parenti tutti e i dipendenti della Esperis S.p.A.
ricordano con grande affetto la Presidente e guida della società per tanti anni.- Un caro ricordo
anche al fondatore Dottor Adriano Fayaud.
- Milano, 30 giugno 2014.
Per ricordare
Ermanno Crippa
dalla giovane vita fermatasi la mattina del 20 luglio 2012 in corso Milano, Monza nel giorno del
tuo compleanno.- Ovunque sei auguri.- Mamma
e papà. - Monza, 30 giugno 2014.
Vent’anni di ricordi indelebili per
Vittoria Fabretto Alberghini
Da parte di Mario Gabriella Maurizio Mirko Lorenzo. - Milano, 30 giugno 2014.
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632
mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632
e-mail: [email protected]
Servizio sportello da lunedì a venerdì
Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45
Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”).
Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità,
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misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per
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Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
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Da mercoledì 2 luglio in
edicola con il Corriere
il terzo volume della
collana «La matematica
come un romanzo»,
viaggio tra i segreti della
materia: «L’enigma
dei numeri primi».
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Da mercoledì
con il Corriere
La matematica
senza segreti:
il terzo volume
Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
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Il Papa e i comunisti
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Il Pontefice a San Pietro: «I
comunisti ci hanno rubato
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Negli spogliatoi
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un balletto in mutande
per divertire i compagni
Un percorso di 119 km con un
dislivello di quasi 6 mila metri in
cima alle Dolomiti: la corsa più
dura delle montagne è stata
vinta da
Anton
Krupika
(Usa). Le
foto e i video
dell’impresa
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Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER CAPIRE
PER CONOSCERE
Dopo la cronaca Storia e attualità
Sottile fa politica con Paolo Mieli
Dopo la chiusura di Linea
Gialla, Salvo Sottile ( foto)
torna in video sempre su
La7. Il popolare conduttore,
che ormai da tempo non ha
più molta voglia di parlare
solo di cronaca nera, sarà
infatti alla guida di un
programma di
approfondimento di
attualità politica, tutte le
sere insieme alla brava
giornalista Alessandra
Sardoni. Il talk per anni è
stato condotto da Luca
Telese prima con Luisella
Costamagna, poi con Nicola
Porro. Tra gli ospiti di
stasera il ministro del
Lavoro Giuliano Poletti e
Maurizio Belpietro.
Tutti i lunedì da stasera per
10 puntate, un nuovo
programma che è una
rivisitazione degli
argomenti piu forti trattati
in «Correva l’anno». Sarà lo
storico Paolo Mieli (foto)
che accompagnerà le
immagini della nuova
trasmissione,
commentando di volta in
volta i servizi e
riattualizzando i temi di cui
si parla. Stasera: l’impegno
contro la mafia nella
disperazione e nel coraggio
di madri, figlie, sorelle e
vedove che hanno visto i
loro cari morire ammazzati
e non si sono rassegnate,
non hanno taciuto.
In onda
La7, ore 20.30
Gli archivi del ‘900
Rai3, ore 23.55
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Film e programmi
Scarpati cantastorie Tra Hanks e Ryan
di gente comune
è amore via mail
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Torna il programma che ha
raccontato le storie degli italiani:
Giulio Scarpati (foto), conduttore
d’eccezione, farà rivivere le storie
che hanno fatto emozionare,
stupire, divertire, commuovere.
Sconosciuti collection
Rai3, ore 21.05
Due rivali in affari (Meg Ryan
e Tom Hanks, foto insieme) si
odiano in ufficio. Si
innamoreranno su Internet
ignari delle loro vere identità,
mantenute anonime.
C’è post@ per te
Rete 4, ore 21.15
Cappellini sul palco
con Luca Ronconi
Halle Berry
rinasce donna-gatto
Il giornalista Stefano Cappellini
spiega il teatro di Luca Ronconi,
un artista che ha scardinato i
principi della messa in scena
classica e portato la
rappresentazione a più livelli.
Il teatro di Luca Ronconi
Rai5, ore 0.10
Patience (Halle Berry) viene
uccisa perché scopre il segreto
antietà che la sua committente
(Sharon Stone) sta per lanciare
sul mercato. Rinascerà donnagatto pronta a vendicarsi.
Catwoman
Italia 1, ore 21.10
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Corriere della Sera Lunedì 30 Giugno 2014
47
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Pay Tv
Film
e programmi
Theo la lumaca
mette il turbo
La lumaca Theo (nell’immagine) ha
un sogno: diventare la più veloce
del mondo. Un giorno, dopo uno
strano incidente, il suo desiderio si
avvera. Decide così di partecipare
alla 500 miglia di Indianapolis.
Turbo
Sky Cinema 1, ore 21.10
Hoffman e Hawke
rapinano i genitori
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Sempre a corto di soldi, Andy
propone a suo fratello Hank
(Philip Seymour Hoffman e
Ethan Hawke, foto insieme) di
rapinare la gioielleria di famiglia.
L’impresa avrà esiti tragici.
Onora il padre e la madre
Cinema Emotion, ore 21.15
Bijoux fai da te,
a lezione da Buttarelli
La designer e creatrice di gioielli
Elena «Luli» Buttarelli (foto)
insegna a tutte le fashion
addict i trucchi e i segreti per
realizzare gli accessori più
originali e alla moda.
Do you Bijoux?
DeAKids, ore 11.15
Vendetta governativa
contro l’agente Watts
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Un giornalista (Sean Penn) critica
l’amministrazione Bush dalle
pagine del «New York Times». Per
vendicarsi, il governo Usa svela
l’identità di agente operativo Cia
della moglie (Naomi Watts, foto).
Fair Game
Cinema Energy, ore 21.15
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A fil di rete
di Aldo Grasso
«Veep» e l’umorismo
sul potere made in Usa
I
n America la politica ha modi complessi di autorappresentazione e la tv non ha certo perso occasione di
trasformarla in racconto, in oggetto di narrazione: dal
capolavoro «West Wing» a «24», da «House of Cards»
fino a «Scandal». La Casa Bianca e i suoi uffici sono
stati lo sfondo d’intrighi e alti ideali, la cornice di azioni di
patriottismo e insieme dell’esercizio spietato del potere.
Ma cosa succede quando il racconto televisivo non nobilita la politica ma la osserva
con occhio disincantato? Del
Vincitori e vinti
resto è possibile scherzare solo
sulle cose serie (in Italia, per
Rupert
esempio, la realtà supera semEverett
pre la fantasia e una serie sul
Senza
Quirinale sarebbe impensabiil calcio,
le). È questo il punto di partensentimenti
za di «Veep», la serie comedy
contro sentimenti:
firmata da Armando Iannucci
vince Rupert Everett.
che racconta le giornate di SeTolta la partita dei
lina Meyer, la prima Vice PresiMondiali, Rai1 punta
dente (la Veep) donna degli
su «L’altra moglie»,
Stati Uniti (Sky Atlantic, mercon Rupert Everett:
coledì, ore 21.10, con repliche
per 2.550.000
anche il venerdì sera).
spettatori, 14,8%
Selina, interpretata in modo
di share
straordinario dall’attrice Julia
Louis-Dreyfus, non è propriaAlissa
mente un gigante della politiJung
ca: consumata gaffeur, sempre
Senza
alla disperata ricerca dell’atil calcio,
tenzione del Presidente, ha il
sentimenti
dono di mettersi continuacontro sentimenti:
mente in situazioni imbarazRosemunde Pilcher
zanti, dalle piccole cose ai
superata da Rupert
grandi temi dell’agenda nazioEverett. Su Canale 5 il
nale. Vorrebbe lasciare un sefilm «Quando il cuore
gno nella storia americana ma
si spezza» (con Alissa
pare difficile che ci riesca, anJung): per 1.991.000
che perché tende a circondarsi
spettatori, 11,4%
di collaboratori improponibili,
di share
«yes men» capaci di combinare più pasticci di lei.
Bisogna subito dire che l’umorismo di «Veep» è sottile e
che forse il sottotitolo in italiano «Vicepresidente incompetente» non rende proprio giustizia alla raffinatezza della
serie. Ci sono molte battute e riferimenti specifici della cultura americana, che forse allo spettatore italiano rischiano
di sfuggire. Ma la serie resta molto divertente e promette di
crescere nel corso delle puntate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
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Lunedì 30 Giugno 2014 Corriere della Sera