LUNEDÌ 20 OTTOBRE 2014 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 DEL LUNEDÌ Inter-Napoli pari a San Siro Il Milan espugna Verona Due gol di Honda ed è 4° Servizi, analisi e pagelle sulle partite della Serie A nello Sport da pagina 45 a pagina 51 La Chiesa e il segno dei tempi LE DOMANDE SENZA RISPOSTE Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 41 0 2 0> Incertezza dei mercati Come guadagnare con Btp Italia e azioni di Gadda, Marvelli, F. Monti CorrierEconomia e Sabella nel supplemento LA BEATIFICAZIONE PAOLO VI, ATTUALE COME POCHI ALTRI di Luca Diotallevi S a pagina 5 il sondaggio i fa davvero fatica a considerare casuale che la beatificazione di Paolo VI segua di solo qualche ora la conclusione della prima fase di un Sinodo che su temi cruciali non riesce ad esprimere una maggioranza adeguata. Forse Paolo VI è trattato come il «Papa dimenticato» perché è assolutamente attuale. di Nando Pagnoncelli continua a pagina 29 Il governo Bonus dal 2015: durata tre anni, riguarderebbe le famiglie fino a 90 mila euro di reddito. Il nodo coperture Renzi: 80 euro alle neomamme Intervista con il consigliere economico Gutgeld: tassa unica sulla casa entro due mesi Annuncio di Matteo Renzi in tv: dal 2015 daremo 80 euro «anche a tutte le mamme che fanno un figlio». Il bonus, della durata di tre anni, riguarderebbe le famiglie con reddito fino a 90 mila euro. Yoram Gutgeld, consigliere economico del premier, al Corriere: entro due mesi, tassa unica sulla casa. La corsa con la mascherina alle pagine 6, 8 e 9 De Bac, Galluzzo, A. Grasso Marro, Tamburello LAPRESSE / AP / ANDY WONG IL SUCCESSO DI SALVINI Quei ritiri (per smog) alla maratona di Pechino di Marco Del Corona G li organizzatori annunciavano «smog leggero o moderato». Invece sulla maratona di Pechino, corsa da 25 mila persone, è calata una cappa di smog contenente 344 microgrammi al metro cubo di particolato Pm2.5, mentre la soglia dell’Organizzazione mondiale della Sanità è di 25 microgrammi. Record di ritiri e malori. a pagina 17 L’ha strangolata, due mesi fa lei si era rifugiata dai vicini dopo essere stata picchiata a pagina 23 Risparmio alle pagine 2 e 3 Uccide la fidanzata in centro a Milano H Oggi su Accattoli, Calabrò, Conti, Vecchi continua a pagina 28 a strangolato con un elastico da portapacchi la fidanzata quarantaduenne nel suo appartamento, in centro a Milano, ieri a tarda sera. Poi si è allontanato fino in piazza Sant’Ambrogio e ha telefonato a un amico: «L’ho ammazzata, adesso cosa faccio?». L’omicida, coetaneo della vittima, già due mesi fa aveva picchiato a sangue la fidanzata costringendola a rifugiarsi dai vicini di casa. Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] Lo fa durante la beatificazione di Paolo VI in piazza San Pietro. Ricordando che quel Papa seppe condurre «con saggezza lungimirante la barca di Pietro» in tempi difficili. Un modo per tornare a riflettere su questi tempi altrettanto travagliati. E a spronare i padri sinodali, che celebrano con lui davanti a settantamila fedeli e si sono divisi sulle aperture volute da Francesco: «Dio non ha paura delle novità», bisogna «prendersi cura delle ferite che sanguinano». È di Andrea Galli e Cesare Giuzzi ANNO 53 - N. 41 «Dio non ha paura delle novità» Il segnale di Francesco ai vescovi ● GIANNELLI di Ernesto Galli della Loggia lecito supporre che con il suo discorso a conclusione della prima fase del Sinodo papa Francesco abbia mirato a due obiettivi. Cercare innanzi tutto di dare un’immagine del suo magistero più mediatrice e per così dire «centrista» rispetto a quella che finora era apparsa a molti; e insieme abbia ritenuto urgente richiamare la Chiesa al superamento di quelle divisioni apparse così evidenti proprio durante i lavori del Sinodo. Ma più al fondo esso può e deve forse essere letto soprattutto come il tentativo assai forte da parte di un Pontefice «venuto dalla fine del mondo» di chiamarsi fuori da divisioni e dispute che hanno il loro teatro di elezione negli episcopati delle Chiese dell’ultrasecolarizzato Occidente euroamericano,ma che negli altri luoghi del pianeta dove vive e opera il cattolicesimo finiscono per significare poco o nulla. Non si sbaglia, credo, dicendo che è a queste contrade che guarda per il presente e per il futuro della Chiesa Bergoglio. Egli guarda all’America latina, con la sua disperata religiosità descamisada e «sovversiva», con la sua liturgia disordinata, all’Africa tradizionalista con le sue mille ibridazioni culturali, immersa in una povertà apparentemente senza futuro. Qui sì, in queste parti del mondo, dominate in tanta misura da realtà semplici e spesso brutali, qui sì che il richiamo papale, costante, quasi ossessivo, all’«accoglienza», alla «misericordia», alla «carità» acquista per il cattolicesimo un valore strategico cruciale. Qui sì che quelle virtù hanno il valore di parole d’ordine e alludono a linee di azione capaci di allargare in modo decisivo i confini della fede cattolica. Ma le stesse parole, si sa, possono voler dire cose diverse in contesti diversi. Accade così che di termini come «accoglienza», «carità», «misericordia» siano corsi a impadronirsi i «progressisti» che allignano negli esausti episcopati delle Chiese d’Occidente per usarli contro i «conservatori» presenti nelle medesime Chiese; i quali a propria volta si sono sentiti in obbligo di denunciare l’inevitabile ambiguità di quegli stessi termini. Sia i primi che i secondi incapaci di superare le ormai stantie dispute postconciliari che vedono da oltre mezzo secolo i «progressisti» impegnati a mettere sotto accusa la Chiesa «del potere», e i «conservatori» a vedere dappertutto pericoli di «protestantizzazione»; i «progressisti» pronti ogni volta a farsi eco puntuale del politicamente corretto secolarizzato, i «conservatori» pronti a sospettare la subdola intenzione degli altri di abbandonare il depositum fidei. In Italia EURO 1,40 ● PROTAGONISTI NELLE TERRE DI MESSINA LE GIORNATE DI UN PRETE ELOGIO (INUTILE?) SOTTO SCORTA DI UN INGEGNERE VITA DI DON CIOTTI di Gian Antonio Stella di Marco Imarisio L’ L’ ingegner Gaetano Sciacca, dopo le frane assassine del 2009, si è sgolato: rischi e pericoli di nuovi disastri a Messina. È stato «promosso» ad altro incarico. a pagina 25 uomo più minacciato d’Italia, don Ciotti, vive le sue giornate sotto scorta, come i magistrati antimafia. Il boss Totò Riina: «Putissimu pure ammazzarlo». a pagina 21 Bisogni e paure da interpretare dietro la sfida della nuova Lega di Antonio Polito S e fosse solo fascismo redivivo, razzismo consapevole, pregiudizio xenofobo, difficilmente il movimento di Matteo Salvini porterebbe in piazza a Milano decine di migliaia di persone, né sfiorerebbe il 10% nei sondaggi. continua a pagina 11 con gli articoli di M. Cremonesi e Offeddu Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 2 Primo piano La Chiesa La beatificazione di Paolo VI e il messaggio di Bergoglio ai vescovi: «Dio non ha paura delle novità, si può arrivare a vie impensate» Francesco: risposte alle nuove sfide Chi era ● Giovanni Battista Montini (18971978) salì al Soglio pontificio il 30 giugno 1963 con il nome di Paolo VI ● Tra le sue iniziative contestate dai porporati più conservatori ci fu, nel 1966, l’abolizione dopo quattro secoli dell’Indice dei libri proibiti. Intervenne sul celibato sacerdotale e sul tema del controllo delle nascite ● Nel 1966 a Natale celebrò messa nella Firenze ferita dall’alluvione del 4 novembre. E due anni dopo celebrò quella di mezzanotte nelle acciaierie dell’Italsider ● Il 28 novembre 1970, durante un viaggio nel Sudest asiatico, fu vittima a Manila di un attentato da parte del pittore boliviano Benjamin Mendoza che lo ferì al costato ● A papa Montini è stato riconosciuto il miracolo della guarigione di un feto al quinto mese negli Usa: era il 2001, i medici consigliavano l’interruzione di gravidanza, ma la madre si rifiutò, affidandosi in preghiera a Paolo VI CITTÀ DEL VATICANO «In questo giorno della beatificazione di papa Paolo VI mi ritornano alla mente le parole con le quali istituiva il Sinodo dei Vescovi: “Scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie ed i metodi alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società”». Francesco si rivolge a settantamila fedeli che colmano piazza San Pietro e ai padri sinodali che concelebrano la messa. E il suo «grazie» al Beato Montini, «grande Papa, coraggioso cristiano, instancabile apostolo», non è di circostanza. Bergoglio ricorda che Paolo VI, «mentre si profilava una società secolarizzata e ostile», ha saputo «condurre con saggezza lungimirante — e talvolta in solitudine — il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore». E all’indomani del voto sulla Relatio sinodale, con relative resistenze al cambiamento, esorta a «prendersi cura delle ferite che sanguinano», a «riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza», a non avere timori: «Dio non ha paura delle novità!». L’abbraccio con Benedetto XVI, la riflessione sulla frase «rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»: la replica di Gesù a chi «gli voleva fare l’esame di religione», spiega Francesco, è una risposta «a tutti coloro che si pongono problemi di coscienza soprattutto quando entrano in gioco le loro convenienze, ricchezze, prestigio, potere, fama. E questo succede in ogni tempo, da sempre». Non bisogna temere «le sorprese di Dio» che conducono «a vie impensate». Un cristiano sa «rispondere con coraggio alle innumerevoli sfide nuove». Ora si tratta di stemperare le tensioni. Alla fine il Papa accoglie il saluto dei cardinali e c’è chi nota non si vedano conservatori come il prefetto dell’ex Sant’Uffizio Gerhard Müller e Leo Burke, il quale nel frattempo dichiara che presto non sarà più prefetto del tribunale della Segnatura apostolica, cosa peraltro nota da tempo. Resta ancora un anno perché la discussione maturi in vista del Sinodo dell’ottobre del 2015. Papa Francesco alza lo sguardo: «Abbiamo seminato e continueremo con pazienza e perseveranza, nella certezza che è il Signore a far crescere quanto abbiamo seminato». G. G. V. © RIPRODUZIONE RISERVATA La celebrazione Né cori né slogan La festa sobria per papa Montini CITTÀ DEL VATICANO Sarebbe sicuramente piaciuta al sobrio Paolo VI questa piazza San Pietro senza striscioni né palloncini, priva di cartelli, slogan, bandiere o cori. Dei Papa Boys nemmeno l’ombra. Ma molti religiosi, per esempio del Collegio Messicano a Roma, in preghiera. Suore di diversi ordini, silenziose e assorte. Ieri il grande slargo berniniano sembrava il palcoscenico di un ritorno al passato: una platea ordinata di fedeli, diversa da quella vista da trentasei anni prima con Giovanni Paolo II e poi anche con Benedetto XVI. Quanto ai nostri giorni, si sa, il carattere estroverso di papa Francesco trascina tutti, e ogni domenica è una festa. Invece l’atmosfera di ieri rifletteva il temperamento assai diverso di un grande Pontefice protagonista del Novecento, legatissimo alla sua terra bresciana e alla diocesi di Milano che governò come arcivescovo per nove anni, dal 1954 all’elezione al Soglio pontificio nel La giornata della Pace Riformatore Paolo VI nel 1967 istituì la Giornata mondiale della Pace 1963. Un intellettuale profondo, curioso dei suoi tempi, istintivamente cosmopolita. Non si è insomma visto, in piazza San Pietro, uno spettacolo mediatico ma una profonda, sincera preghiera. Paolo VI era così, anche se un lungo applauso ha salutato lo svelamento della sua immagine da Beato subito dopo la proclamazione rituale formulata in latino da papa Francesco. Per esempio, Roma lo amava a suo modo e gli regalò l’indimenticabile notte del suo ritorno dal viaggio in Terra Santa nel gennaio 1964, uno straordinario abbraccio di popolo entusiasta (il filmato delle teche Rai lo testimonia) che commosse il riservato Montini. Uomo che preferiva la sostanza delle scelte, spesso pesanti e persino impopolari in un tempo di rapidissimi mutamenti epocali, al gesto da protagonista. Un papato complesso, pieno di problematici incontri con l’ultima stagione del secolo scorso: il primo, un inizio di Pontificato molto arduo, fu l’eredità di un Concilio Vaticano II lasciato aperto da Giovanni XXIII, quindi l’urgenza di una mediazione tra i tradizionalisti e i progressisti. E poi il confronto con le spinte del ’68, l’abolizione delle vecchie forme (dalla Corte Papale all’Indice dei libri proibiti, alla rinuncia al triregno pontificio, venduto per devolvere la somma ai poveri) ma nello stesso tempo la conferma del tradizionale celibato sacerdotale, la sostituzione delle lingue nazionali moderne al latino nella celebrazione della Messa nel 1965 e la tormentata scelta dell’Humanae Vitae, col divieto dell’uso di qualsiasi contraccettivo e in particolare della Gremita Piazza San Pietro invasa da 70 mila fedeli (Ansa/Bramatti) pillola, quindi lo scontro e l’incomprensione con le nuove generazioni, poi l’attentato subìto il 28 novembre 1970 a Manila, i grandi viaggi in tutti i cinque continenti, l’ultima stagione della vita angosciata dalla prigionia e poi dall’assassinio di Aldo Moro, antico amico dai tempi della Fuci. La sua Lettera agli uomini delle Lo stile Omaggio nello stile dell’uomo che preferì la sostanza delle scelte ai protagonismi Brigate rosse svela interamente l’uomo Giovanni Battista Montini: un Papa in ginocchio, che implora per la vita di una persona cara ma insieme ne rivendica con orgoglio statura e valori. Piazza San Pietro ieri ricordava l’addio a Paolo VI, lo spoglio funerale dell’agosto 1978 con la bara di legno chiaro deposta sul sagrato, e sopra un libro del Vangelo aperto, sfogliato dal vento. Un’immagine indimenticata, potente nella sua eloquenza simbolica. Più di mille slogan. Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Gli scenari Ma i conservatori temono di finire come Ottaviani di Maria Antonietta Calabrò «S periamo di non fare la fine del cardinale Ottaviani!». Il non beneaugurante parallelo storico è circolato ieri tra i padri sinodali che pure non amano sentirsi chiamare né conservatori né tradizionalisti («Può essere considerata tradizionalista la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II?»). Cioè proprio il giorno dopo l’approvazione della Relatio Synodi che ha visto segnare un loro indubbio successo, visto che su tre punti cruciali è accaduto quello che volevano. Il documento finale ha infatti «bocciato» la posizione del cardinale Walter Kasper in materia di comunione ai divorziati risposati (in vista di futuri approfondimenti) e, ancora di più, la notevole «apertura» sulle coppie gay contenuta nella bozza iniziale. Ma, nonostante questo, il clima che si respirava ieri nel fronte conservatore era un misto di soddisfazione e di preoccupazione. Innanzitutto perché manca un anno all’appuntamento con il Sinodo che voterà gli orientamenti definitivi e tra dodici mesi il gruppo dei porporati che hanno ingaggiato battaglia potrebbe essere «disperso». E secondo, perché il Papa è come una goccia che scava la pietra: non demorde. Il cardinale Ottaviani ricopriva la posizione che oggi ha il Prefetto per la dottrina della Fede, punta di diamante del fronte «tradizionalista» al Sinodo, Gerhard Ludwig Müller. Ottaviani fu il leader del gruppo «conservatore» ai tempi del Vaticano II (Coetus Internationalis Patrum), ma all’inizio del ‘68 «perse» la sua guerra con Paolo VI e dovette lasciare la Curia. Müller, nominato da Benedetto XVI e curatore dell’opera omnia di Ratzinger, potrebbe essere presto nominato arcivescovo in Germania. «È come se Obama avesse perso le elezioni di mid-term — spiega un’autorevole fonte — adesso papa Francesco potrebbe mettere mano al gabinetto: la Curia è per il Papa e non il Papa per la Curia». Anche il più combattivo dei conservatori attuali, Raymond Leo Burke, sta per lasciare l’incarico di prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. «Ma non mi ridurranno al silenzio» ha confidato a degli amici. Al termine della concelebrazione per Paolo VI, il Pontefice ha ricevuto l’abbraccio da tutti i cardinali , ma non sono andati a salutarlo né Müller né Burke. Bergoglio ha invece incontrato nei giorni scorsi personalmente l’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, uno dei cinque autori del libro in cui si sviluppano tesi contrarie a quelle di Kasper. Il Papa ha apprezzato che in un’intervista tv per negare la «lettura» anti-papista che ne è stata data, Caffarra abbia detto: «Preferirei si dicesse che l’arcivescovo di Bologna ha un’amante, piuttosto che ha un pensiero contrario a quello del Papa: sono nato e morirò papista». Mostra pubblicamente ottimismo, infine, il cardinale sudafricano Fox Napier, arcivescovo di Durban che ha ingaggiato battaglia sulle unioni gay. Ieri ha twittato: «Coincidenza o atto di Dio? Il 18 di ottobre (1964, ndr) i Martiri ugandesi sono stati canonizzati dal Beato Paolo VI! La causa del martirio? La questione è ancora oggetto di dibattito in Uganda!». Il riferimento è al fatto che alcuni dei martiri si rifiutarono di acconsentire ai desideri omosessuali del re che ordinò poi la loro uccisione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 3 Insieme Il saluto tra papa Francesco (a destra) e il papa emerito Benedetto XVI ieri durante la cerimonia di beatificazione di papa Paolo VI e, allo stesso tempo, di chiusura delle due settimane di lavoro del Sinodo straordinario sulla famiglia (foto di Gregorio Borgia/Ap) Il retroscena di Gian Guido Vecchi La Chiesa e la ferita dei divorziati «Fu Ratzinger a sollevare il problema» Molti voti contrari al paragrafo sugli omosessuali sono giunti da cardinali «progressisti» CITTÀ DEL VATICANO L’immagine migliore del cammino in corso è l’abbraccio di ieri tra Francesco e Benedetto XVI, sul sagrato di San Pietro, con buona pace di chi continua a contrapporli. Il giorno dopo, la cosa più bizzarra del Sinodo continua ad apparire il paragrafo sugli omosessuali che ha ottenuto 118 voti favorevoli e 62 contrari, cioè la maggioranza assoluta ma non quella dei due terzi richiesta di norma. Suona bizzarro perché non ha nulla di rivoluzionario in sé, visto che è composto da citazioni del Catechismo e di un documento dell’ex Sant’Uffizio firmato nel 2003 dal prefetto di allora. «Ci sono 62 padri che nel voto segreto hanno bocciato il Catechismo e Ratzinger!», esclamava l’altra sera un vescovo stupefatto. Il giorno dopo, però, c’è un altro sinodale, di certo riformista, che alza lo sguardo stanco e avverte: «Attenzione, su quel paragrafo il parere negativo è intrecciato. Anche altri me lo hanno detto. Ci sono i voti contrari dei cosiddetti conservatori ma anche di quelli che lo hanno ritenuto insufficiente, così com’era. Per esempio il mio. Meglio non parlarne, allora, sono temi che richiedono una riflessione maggiore...». La discussione e le votazioni serrate del Sinodo sono una faccenda complessa che va letta in prospettiva. Francesco ha voluto che il testo integrale e le votazioni punto per punto fossero pubblicate perché la Relatio Synodi divenisse una base ulteriore di discussione in vista del Sinodo dell’ottobre dell’anno prossimo: se ne continuerà a parlare. Certo le resistenze ci sono, come del resto il rischio di fughe in avanti: non a caso Francesco è intervenuto per mettere in guardia dalle «tentazioni» opposte dell’«irrigidimen- to ostile» e del «buonismo distruttivo». La Chiesa deve andare avanti, senza paura ma con equilibrio. Un principio fondamentale di Bergoglio è che «il tempo è superiore allo spazio»: ci sono processi che richiedono la giusta «maturazione». Di là dai singoli temi, è in gioco l’idea di Chiesa «in uscita», pronta ad avvicinare e chinarsi sulle «ferite sanguinanti» di chi soffre. Così è importante vedere Ratzinger che si alza e va in- contro a Bergoglio che lo accoglie a braccia aperte, come è accaduto il 28 settembre alla messa per i nonni, come accadde il 27 aprile per le canonizzazioni di Roncalli e Wojtyla. La contrapposizione è alimentata soprattutto dagli ambienti (cosiddetti) «raztingeriani», ostili ad ogni cambiamento. Ma Ratzinger non offre sponde a chi vorrebbe usarlo contro Francesco e dimentica che la rivoluzione più grande, Il segnale L’abbraccio di ieri tra i due Papi è il simbolo del cammino che la Santa Sede ha davanti dalla quale tutto è cominciato, è stata proprio la «rinuncia» che ha azzerato i giochi e i veleni curiali. «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a papa Francesco. Oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera», ha scritto a gennaio al teologo Hans Küng. Per dire: fu Benedetto XVI, nel 2012 a Milano, a spiegare che «il problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi, e non abbiamo ricette semplici». In aula, negli interventi dell’anima più conservatrice, non ci sono stati riferimenti espliciti al magistero del predecessore in contrapposizione ai temi del Sinodo. Anche se alcuni padri ne hanno trovato traccia nelle richieste di maggiore «chiarezza», come a contestare la discussione libera e il cammino sinodale. «Ma chi vuole contrapporli non li conosce», dice l’arcivescovo teologo Bruno Forte, scelto da papa Francesco come segretario speciale del Sinodo e assai stimato da Ratzinger, che lo consacrò vescovo nel 2004. «Io sono anzi convinto che ci sia una profonda continuità tra Benedetto XVI e Francesco, proprio nella ricerca di approfondire le questioni più problematiche. Pensi, ad esempio, ai divorziati risposati e all’importanza della fede nella celebrazione del matrimonio: quando nella Relatio Synodi si parla di rendere più accessibili le procedure delle cause di nullità matrimoniale, si dice che “andrebbe considerata la possibilità di dare rilevanza al ruolo della fede dei nubendi in ordine alla validità del sacramento del matrimonio”. E questo è un argomento che Ratzinger ha posto più volte». © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il commento Quel 10% di vescovi che boccia anche le aperture «minori» di Luigi Accattoli L a pubblicazione dei voti ottenuti in Sinodo da ognuno dei 62 paragrafi del documento finale da due informazioni sensibili: che c’era nell’assemblea una resistenza alle novità papali più impegnative valutabile a un terzo dei votanti; e che c’è tra i resistenti uno zoccolo duro che si oppone anche alle novità di minor peso, un’opposizione a pelle che si attesta intorno al 10% dei votanti. Il primo dato si segnala con il risultato ottenuto dai tre paragrafi che non hanno avuto la maggioranza dei due terzi: il 52 sull’ammissione alla comunione dei divorziati risposati (104 sì 74 no), il 53 sulla comunione spirituale (112 e 64), il 55 sugli omosessuali (118 e 62). C’è poi un buon numero di paragrafi che hanno avuto tra i 10 e i 20 «no»: per esempio i paragrafi 14, 15, 35, 43, 45, 51 dove ricorrono le parole «misericordia», «apprezzamento» per altre Chiese e religioni, «attenzione» alle diverse situazioni. È plausibile che gli scontenti siano più o meno gli stessi che, in numero di 16, hanno detto no al «Messaggio dell’assemblea», nel quale è scritto che la Chiesa non vuole «escludere nessuno». © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 4 G H I B L I LA MENTE DICE SÌ IL CUORE DICE ASSOLUTAMENTE SÌ. MASERATI GHIBLI. A PARTIRE DA 68.000 €* LA NUOVA MASERATI GHIBLI È EQUIPAGGIATA CON UNA GAMMA DI AVANZATI MOTORI 3 LITRI DOTATI DI CAMBIO AUTOMATICO ZF A 8 RAPPORTI, INCLUSO IL NUOVO PROPULSORE TURBODIESEL. DISPONIBILE ANCHE CON IL SISTEMA A TRAZIONE INTEGRALE Q4. maserati.com Fanpage Maserati Italia VALORI MASSIMI (GHIBLI DIESEL): CONSUMO CICLO COMBINATO 5.9 L/100 KM. EMISSIONI CO2: 158 G/KM. *PREZZO CHIAVI IN MANO, IPT ESCLUSA RIFERITO ALLA VERSIONE DIESEL. PREZZO DI LISTINO AL 01.04.2014 Instagram Maserati Italia Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 5 Primo piano Il dibattito Il sondaggio 1 In generale lei direbbe che una famiglia... 2 La Chiesa sta discutendo se dare la comunione anche ai divorziati. Lei quanto è d'accordo? Molto Abbastanza Poco Per niente Non sa È composta da marito e moglie È composta da un uomo e da una donna, anche non sposati È qualunque coppia legata da affetto e che voglia vivere insieme Non sa 1% 28% 3 Lei direbbe che l'Italia per quel che riguarda le coppie di fatto, omosessuali o meno... 6% 4% 4 In questi giorni si è molto parlato della possibilità di matrimonio per le coppie omosessuali. Lei direbbe di essere... Valori % Ha una legislazione arretrata Ha un giusto approccio al problema, non è né troppo avanzata né troppo arretrata Ha una legislazione troppo permissiva Non sa 6% 55% 14% 9% Favorevole al matrimonio tra coppie omosessuali Contrario al matrimonio ma favorevole alle unioni civili Contrario sia al matrimonio che alle unioni civili Non sa, non indica 56% 23% 3% 35% 38 36 Pd 24 2 33 Ncd Centro 43 23 1 Totale popolazione Totale popolazione Totale popolazione 16 Forza Italia Totale popolazione 41 42 1 52 M5S 35 13 53% 18% 29% 21% 0 39% Sondaggio realizzato da Ipsos PA per «Corriere della Sera» presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del Comune di residenza. Sono state realizzate 997 interviste (su 9.217 contatti), mediante sistema CATI, il 14 e 15 ottobre 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it Corriere della Sera Scenari di Nando Pagnoncelli Unioni gay, sì da tre italiani su quattro Sul matrimonio il consenso è del 35% Favorevoli alle nozze (24%) o ai diritti (32%) anche molti tra i cattolici più assidui I l Sinodo straordinario sulla famiglia convocato da papa Francesco ha mostrato un volto della Chiesa a cui non eravamo abituati. Una Chiesa pronta ad affrontare e discutere temi scomodi, come l’ammissione dei divorziati al sacramento dell’eucarestia o l’omosessualità. A conclusione del Sinodo, aldilà di alcuni aspetti che rimangono controversi, sembrano lontani i tempi della Chiesa «del no», dei valori «non negoziabili». Queste aperture appaiono in forte sintonia con le opinioni prevalenti nel nostro Paese, una sintonia testimoniata dall’impennata di fiducia nella Chiesa dopo l’elezione di Francesco (passata dal 54% del febbraio 2013 al 76% dei mesi scorsi) e dai risultati del sondaggio odierno. Vediamoli in dettaglio. La definizione di famiglia nella quale ci si riconosce maggiormente (53%) è quella di una «qualunque coppia legata da affetto che voglia vivere insieme»; un italiano su quattro (28%) considera la famiglia solo se è composta da un uomo e una donna sposati e 18% se è composta da un uomo e una donna anche se non In Italia ● Sulle unioni gay, in Italia, il Parlamento ha messo in calendario una sola proposta di legge, quella di Franco Grillini (Ds) sui Pacs del 2002 (mai votata) ● I Dico varati dal governo Prodi nel 2007 si arenarono in commissione Giustizia al Senato ● Il premier Matteo Renzi ha detto che l’Italia avrà una legge come quella tedesca, da votare entro l’anno sposati. Tra i fedeli assidui, cioè tra coloro che partecipano alla messa domenicale regolarmente, quasi uno su due (46%) ritiene che la famiglia sia composta da uomo e donna sposati ma una importante minoranza (uno su tre) si riconosce nella prima definizione. Su questo tema, com’era lecito attendersi, le opinioni variano in relazione all’età: tra le persone di oltre 60 anni e i pensionati infatti prevale una concezione più tradizionale della famiglia. Riguardo alla possibilità di dare la comunione ai divorziati si registra un larghissimo consenso: nel complesso 84% si dichiara molto (55%) o abbastanza (29%) d’accordo. In questo caso il favore è nettamente prevalente anche tra i fedeli assidui (83%). Il Sinodo sulla famiglia nell’ultima settimana ha suscitato un confronto politico e mediatico più ampio sui diritti delle coppie di fatto rispetto a cui l’Italia appare in una situazione diversa rispetto a molti altri Paesi. A tale proposito prevale l’idea che su questa spinosa materia la legislazione italiana sia arretrata. La pensa così il 56% degli intervistati, mentre il 21% ritiene che la nostra legislazione abbia il giusto approccio al problema non essendo né troppo avanzata né troppo arretrata e il 14% considera la nostra legislazione fin troppo permissiva. Tra i fedeli assidui, sebbene prevalga l’idea che la nostra legislazione sia arretrata (36%), le opinioni sono decisamente più diversificate mentre tra i I partiti I meno convinti del riconoscimento delle coppie gay sono gli elettori di Forza Italia fedeli che partecipano saltuariamente alla messa i pareri sono sostanzialmente in linea con la totalità della popolazione. Da ultimo la questione più spinosa, rappresentata dai diritti delle coppie omosessuali. Tre intervistati su quattro sono favorevoli al riconoscimento dei loro diritti: il 35% si dichiara favorevole al matrimonio e il 39%, pur essendo contrario al matrimonio, è favorevole alle unioni civili. Viceversa, il 23% è contrario sia all’uno che alle altre. L’apertura ai diritti delle coppie gay prevale indistintamente tra tutti i segmenti sociali, sia pure con accentuazioni diverse. Infatti i giovani fino a 30 anni, gli studenti, gli impiegati e gli operai, i residenti nelle regioni del centro nord e gli elettori del Movimento 5 Stelle si esprimono nettamente a favore del matrimonio. Sul fronte opposto si osserva maggiore contrarietà tra le persone meno giovani, meno istruite, tra i pensionati, i residenti nelle regioni meridionali tutti con valori compresi tra 33% e 37%. Gli atteggiamenti di maggiore chiusura si registrano tra gli elettori di Forza Italia (42%), nonostante il dialogo avviato su questo tema da parte di Silvio Berlusconi che nei giorni scorsi ha ospitato a cena ad Arcore Vladimir Luxuria, uno dei simboli della lotta per i diritti degli omosessuali, e soprattutto dalla sua giovane compagna Francesca Pascale che nei mesi scorsi si è iscritta all’Arcigay e ha fatto scalpore chiedendo scusa per tutti coloro che dal centrodestra hanno insultato e maltrattato i gay. Nel mondo cattolico gli at- All’estero ● In Germania le unioni civili sono solo per le coppie gay: stessi diritti del matrimonio, eccetto che per l’adozione (si può adottare solo il figlio del partner) ● Con il matrimonio egualitario, aperto a coppie etero e gay, la Danimarca ha abolito le preesistenti unioni civili ● In Francia ci sono sia il matrimonio che le unioni civili per coppie gay ed etero teggiamenti sono abbastanza variegati: tra i fedeli più assidui la maggioranza assoluta (56%) è a favore del matrimonio (24%) o delle unioni civili (32%), tuttavia con valori meno elevati rispetto ai fedeli saltuari (75% a favore dei diritti) e ai non praticanti e ai non credenti (85% a favore). Il Paese sta cambiando, sia pure in modo graduale e non I divorziati Per l’83% dei fedeli che va a messa tutte le domeniche è giusta la comunione ai divorziati univoco. E trova conforto nel fatto che un’istituzione come la Chiesa, tradizionalmente poco incline al cambiamento, stia affrontando di petto alcune questioni delicate, fino a poco tempo fa considerate dei veri e propri tabù. Tutto ciò rappresenta una sfida per le nostre istituzioni e il nostro legislatore che, quanto ad innovazione, oggi sembrano scavalcati dalla chiesa di papa Francesco. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Festival della Scienza Genova, 24 ottobre _ 2 novembre 2014 www.festivalscienza.it Genova mia città intera. Geranio. Polveriera. Genova di ferro e aria, mia lavagna, arenaria. Giorgio Caproni, Litania (vv. 1-4) Il Festival della Scienza vi aspetta a Genova per testimoniare insieme la forza e la speranza di futuro che la conoscenza e la ricerca da sempre esprimono design Gaetano Cassini / Studiofluo Tempo Sostenitore Partner fondatore Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 6 Primo piano Il governo La Francia destina il 5% del suo Pil alle politiche familiari, in Gran Bretagna il primo figlio vale 100 euro mensili e il secondo 164, in Germania l’assegno che ricevono i genitori dura sino al 18esimo anno di vita dei figli. Con l’annuncio ieri di Matteo Renzi l’Italia prova in qualche modo a ridurre il divario che in materia di maternità la divide dagli altri Paesi europei: 80 euro a figlio per le famiglie, per i primi tre anni di vita del bambino. Dettagli ulteriori, al momento, non ce ne sono. Berlusconi provò una cosa simile, ma fu una tantum. La legge di Stabilità invece stanzia 500 milioni annui, istituisce un Fondo che ha carattere permanente, sembra che il contributo triennale sarà dato a tutte le famiglie che hanno un reddito sino a 90 mila euro. In modo generico ieri Matteo Renzi ha dato la notizia, negli studi di Barbara D’Urso, su Canale 5, in questo modo: «Dal primo gennaio del 2015 daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1.500 euro al mese, ma anche a tutte le mamme che fanno un figlio per i primi tre anni. Si tratta di mezzo miliardo destinato alle famiglie». L’intervista spazia un po’ su tutti i temi. Il capo del governo spiega perché non è andato finora a Genova, sembrava che una visita a sorpresa potesse svolgersi venerdì pomeriggio, dopo il vertice Asem, e invece Renzi ha rinunciato all’idea «perché non mi andava di andare a fare la passerella del dopo. Mi è preso senso di rispetto verso quella gente. Credo che abbia sbagliato chi è andato a fare campagna elettorale. Prima dobbiamo individuare le ragioni del blocco dei lavori, poi andrò quando i lavori saranno partiti». Ottimismo invece sui tempi della legge sulle unioni civili, «se le cose sulla legge elettorale vanno come devono andare, entro l’anno partendo dal Senato riusciamo ad approvare una legge sui diritti civili delle coppie omosessuali. Abbiamo trovato un punto di sintesi». E ROMA Bonus e diritti, show di Renzi in tv A Canale 5 ospite di Barbara D’Urso: «Gli 80 euro anche alle neomamme per tre anni» «Entro dicembre la legge sulle unioni civili» E su Genova: «Non volevo la passerella del dopo» In studio Matteo Renzi con Barbara D’Urso in onda (in alto) e in un selfie con la conduttrice di «Domenica Live» (Ansa) c’è anche da notare che le notizie che sono arrivate dal Sinodo della Chiesa dicono che «il Papa è più avanti di qualcuno». Qualcuno del mondo politico, ovviamente. Il grande scontro con le Regioni sembra quasi già acqua passata, «se sono arrabbiate, gli passerà, del resto sono arrabbiati i sindacati, i magistrati. Io non penso di avere la verità in tasca, ma cambiare l’Italia non è un giocattolino. La situazione internazionale è difficile. O facciamo uno sforzo per remare nella stessa direzione, o l’Italia non ha futuro. Siccome per vent’anni hanno sempre pagato le famiglie, ora se iniziamo a fare un po’ di tagli ai ministeri e alle Regioni, non è che si possono lamentare». E a proposito di tagli «è una vergogna solo dirlo. Forse non ci saranno troppe Asl o non è strano che una siringa in una parte d’Italia costi il doppio rispetto ad un’altra, o non ci saranno troppi supermanager?». Insomma di sprechi, e non servizi, da tagliare, secondo il premier ce ne sono fin troppi. E c’è anche da aggiungere che «l’età media si allunga e c’è un impatto inedito di alcune malattie sui conti dello Stato. Tipo chi soffre di demenza senile, o malattie terribili, come la Sla. Ma ci sono Asl che vanno a casa dei malati e li curano. Altri scelgo- La vita privata «Io e Agnese proviamo a proteggere i nostri figli». Il cantante preferito? Guccini Riguarderà anche gli incapienti e gli immigrati con la carta di soggiorno pannolini, latte in polvere e biberon gli 80 euro circa al mese a partire dal primo gennaio 2015 annunciati da Renzi in arrivo «per tutte le mamme o i papà nei primi tre anni di vita dei bambini» nati dal primo gennaio in poi. Un assegno di un migliaio di euro l’anno, un aiuto alle coppie che, per difficoltà economiche, non se la sentono di programmare la nascita di bebè. «Abbiamo voluto dare un segnale sperando in un’inversione di tendenza della natalità», spiegano al ministero della Salute dove è stato scritto il provvedimento con cui vengono fissati i criteri per aver diritto al contributo. Rientra nella rosa di iniziative del piano del ministro Beatrice Lorenzin sul contrasto all’infertilità: «Non risolveremo mai il problema se non saremo al fianco delle mamme in certi contesti». Lo stanziamento della legge di Stabilità, indicato nell’articolo 13, è di 500 milioni all’anno a carico del ministero dell’Economia. Si parla di sostegno alle famiglie «anche attraverso misure di carattere fiscale». In questo caso si tratta di denaro che verrà riconosciuto ai nuclei, anche formati da un solo genitore, con reddito valutato secondo i parametri dell’Isee, lo strumento che serve a calcolare il reddito reale delle famiglie. Da Palazzo Chigi chiariscono che rientrano nell’assegno i redditi fino a 90 mila euro. Restano dubbi sulla copertura del bonus, soprattutto per gli anni successivi al primo. In tre anni, infatti, i beneficiari potrebbero superare agevolmente il milione. Nel 2013 la popolazione italiana si è arricchita di circa 509 mila neonati come denunciano pericolosamente i dati raccolti dalla Salute sulla base dei certificati di nascita. E il fondo da 500 milioni è stato tarato proprio immaginando 960 euro (80 per 12 mesi) sui nuovi nati. Dal 2011 ad oggi si è avuto un calo di 15 mila fiocchi rosa e az- 509.000 I nati Italiani Stranieri 600.000 I bambini nati nel 2013 secondo il ministero della Salute 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 0 1995 241 ● Il commento giorni È la durata del governo Renzi, in carica dal 22 febbraio Il premier-conduttore La strategia in onda di Aldo Grasso 4 «M le ospitate di Renzi nelle reti Mediaset dall’aprile del 2013 © RIPRODUZIONE RISERVATA Assegno bebè fino a 90 mila euro di reddito I dubbi sulle coperture dopo il 2015 ROMA Serviranno per comprare no l’ospedalizzazione. Bisogna essere seri: non tagliamo i servizi a questi cittadini. Contemporaneamente però ci sono spese che tranquillamente si possono tagliare». C’è anche una parte personale. Il cantante preferito è Guccini, anche se negli studi della D’Urso subito dopo Renzi arriva Nino D’Angelo. Sul fronte familiare invece il premier difende la sua privacy: «Stai dicendo come fa Agnese, discreta elegante e carina a stare con me? Per la mia famiglia questa situazione è una profonda novità ma proviamo a far fare ai nostri figli una vita assolutamente normale: Agnese fa l’insegnante, quando faccio viaggi all’estero viene con me, cerchiamo di proteggere i nostri figli». Lui invece si protegge dai suoi dubbi, la sera, in questo modo: «Quando vado a letto, penso che ho davanti grandi sfide ma che non sono solo: spero di rappresentare tutti gli italiani che al di là del colore politico sperano che io ce la faccia». Marco Galluzzo 2000 2005 2010 2012 Cds zurri all’anno e le previsioni non sono buone. L’Italia si appresta a diventare un Paese di anziani. Se non si vuole andare verso il declino bisogna riempire le culle. Solo grazie alle nascite degli immigrati il bilancio non è stato più drammatico. I dettagli per la richiesta dell’assegno sono contenuti del Dpcm (Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri) proposto da Lorenzin di concerto con l’Economia che dovrà essere varato entro febbraio. Ne hanno diritto anche gli incapienti, cioè chi è esonerato dalle tasse, e i figli di extracomunitari con lo stesso reddito e in possesso della carta di soggiorno rilasciata agli stranieri residenti in Italia da almeno cinque anni. L’ultimo gradino dell’integrazione. Il modello del provvedimento è quello della Francia dove ha funzionato e dove il contributo è di 950 euro all’anno, dunque leggermente inferiore a quello annunciato dal premier ieri . Margherita De Bac [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Le cifre ● Secondo l’ultimo rapporto Istat, oltre ad aver toccato nel 2013 il record negativo della natalità (11.000 in meno del 1995, secondo record negativo), in Italia è diminuito pure il tasso di natalità delle donne straniere ● Con 2,37 figli per donna, le straniere superano comunque le italiane, che si fermano a 1,29 figli a testa atteo Renzi Show»: come gli ha consigliato Barbara D’Urso, il nostro leader, terminato il mandato, potrebbe benissimo condurre uno show. Ha carisma, suscita simpatia, è abbastanza paraguru per piacere all’audience generalista. Sulla scena tv sono in pochi che hanno la sua forza comunicativa. Per ora, di mestiere fa il presidente del Consiglio e sa bene che per un leader politico saper comunicare non è più un orpello, ma «cose di lavoro». Renzi sta seguendo una strategia precisa, articolata in tre punti principali. 1. Come a suo tempo Berlusconi, Renzi preferisce gli scenari nazionalpopolari (Vespa, De Filippi, Del Debbio, D’Urso…). Nei giorni scorsi ha voluto incontrare Oprah Winfrey, l’icona della tv pop americana. In quanto incarnazione del «sapere comune», Oprah ha saputo suscitare l’identificazione fiduciaria che è una delle caratteristiche portanti della tv. I maligni hanno sottolineato come sia stato Matteo a intervistare Oprah e non viceversa. Fa niente. 2. Renzi, incalzato con complicità da Barbara cui dava del tu, ha parlato di temi concreti, non astratti («gli 80 euro anche alle neomamme per tre anni») con un preciso obiettivo: mettere i governatori delle Regioni con le spalle al muro. Dal punto di vista comunicativo, significa disintermediare, «saltare» il mediatore istituzionale. 3. Il descamisado Renzi ha capito che a destra c’è un deserto, una carestia di leadership. Perché andare da Floris quando, dall’altra parte, il campo è così libero? © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 7 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 8 Primo piano La legge di Stabilità Padoan: siamo in regola, l’Ue non ci boccerà Il ministro: possibili 800 mila contratti a tempo indeterminato. La manovra alla firma di Napolitano «I fondi pensione? Non li stiamo svantaggiando, adeguiamo il trattamento fiscale ai valori europei» ROMA La legge di Stabilità, assi- Corriere.it Sul canale economia del sito del Corriere della Sera spunti, analisi e aggiornamenti sulla legge di Stabilità che questa settimana dovrebbe passare alle Camere dopo che il governo ha approvato, lo scorso mercoledì, il testo del disegno di legge. Sotto attese importanti modifiche dal passaggio alla Camera. Tra i nodi ancora da sciogliere le tensioni tra l’esecutivo e le Regioni che soffrono i tagli al budget cura il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sarà presentata alla firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, stamattina. Poi potrà iniziare l’iter parlamentare partendo dalla Camera. Nello stesso tempo a Bruxelles la Commissione continuerà a esaminare i documenti inviati dall’Italia per dare il suo giudizio il 29 ottobre. Ma non ci sono timori di bocciature. «Siamo all’interno delle regole e della flessibilità ammessa dal Patto di stabilità europeo» ha infatti sottolineato Padoan durante un’intervista televisiva al programma «in ½ ora» di Rai3. «Il rapporto deficit-Pil continua a scendere, l’obiettivo strutturale continua a migliorare. Siamo in condizioni eccezionali: è il terzo anno di recessione del Paese e il programma di riforme avviato è veramente importante» ha spiegato il ministro. che poi ha anche affrontato la questione degli sgravi contributivi per tre anni sulle assunzioni a tempo indeterminato. «Abbiamo mobilitato 1,9 miliardi, ma se non saranno sufficienti ci saranno risorse aggiuntive». Su quante assunzioni potranno essere agevolate con 1,9 miliardi il ministro non si è sbilanciato. «È molto difficile fare un calcolo preciso. Nessuno ha la misura di quanti possono essere i contratti a tempo indeterminato. Immaginiamo 800 mila posti di lavoro in tre anni» ha affermato. Secondo valutazioni Evasione fiscale «Questa volta pagheranno chi ha posizioni di rendita e chi ha evaso il Fisco» che trapelano dai tecnici dello stesso ministero dell’Economia, con 1,9 miliardi si potrebbe finanziare al massimo la decontribuzione di 500 mila assunzioni. Poi serviranno altri fondi. Sul numero fatto dal ministro ha ironizzato il leader Fiom, Maurizio Landini, intervenuto ieri a «Che tempo che fa»: «Era stato più bravo Berlusconi che aveva detto un milione». «Sono stanco di sentire spot» ha concluso Landini. Padoan ha quindi assicurato che la manovra disegnata con «Sono almeno due decenni che il Paese è bloccato» ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan (foto), ospite ieri di «In ½ ora», il format di Rai3 la legge di Stabilità «è fortemente orientata alla crescita» e non colpisce più di altri la classe media. «Questa volta pagheranno quelli che hanno una posizione di rendita, che hanno lucrato sugli sprechi» e «quelli che non hanno mai pagato, gli evasori fiscali». Quanto al Tfr in busta paga, il ministro assicura che non ci sarà il rischio di perdere il bonus di 80 euro mensili perché il calcolo per averne diritto verrà fatto sul reddito al netto dell’eventuale scelta di prendersi il Tfr. I rapporti col sindacato e con la Cgil infine. «Sono due decenni che l’Italia non cresce, che il Paese è bloccato. La responsabilità è diffusa ed è forse anche del sindacato». Quanto in particolare al gelo che ormai avvolge i contatti tra il capo del governo Matteo Renzi e il segretario della Cgil, Susanna Camusso, Padoan si è detto «favorevole» a «qualunque dialogo con chiunque sia d’accordo con questa semplice regola: il paese va sbloccato altrimenti rischiamo grosso». Intanto però ieri la Uil ha chiesto lo sblocco dei contratti del pubblico impiego minacciando, in caso contrario, di non rispettare più i limiti previsti per gli scioperi del settore. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA La legge di Stabilità 36 miliardi L’ENTITÀ DELLA MANOVRA 18 miliardi I TAGLI ALLE TASSE Entrate Banda larga 0,6 Slot machine 1 Risorse reperite in deficit 11 Rendite 3,6 Revisione della spesa 15 Lotta all’evasione fiscale 3,8 Uscite Riserva Stabilizzazione Patto bonus 80 euro di stabilità 3,4 per i Comuni 9,5 1 Spesa a legislazione vigente 6,5 Famiglie 0,5 Partite Iva 0,8 Scuola 0,5 Ammortizzatori sociali 1,5 Tfr in busta paga 0,1 Abolizione componente lavoro Irap 5 Assunzioni defiscalizzate per 3 anni 5 d’Arco Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 9 Primo piano La legge di Stabilità L’intervista di Enrico Marro Le dinamiche dei contratti Rapporti Tempo indeterminato di lavoro Tempo determinato NEL 2013 Totale : 9.602.254 attivati 6.527.322 418.396 -634.875 -2.005.229 di lavoro cessati 673.713 576.662 0 -6.247.466 Contratti di Rapporti collaborazione Altro 1.583.808 240.341 1.584.516 Apprendistato 1º TRIMESTRE 2014 Totale: 2.371.540 -726.281 -460.675 1.848.147 189.922 403.036 56.195 123.219 153.313 81.954 165.198 -41.384 -117.040 -128.407 -461.441 -42.510 -147.718 -178.607 -1.102.338 -185.339 Totale: -9.799.190 2º TRIMESTRE Totale: 2.651.648 -1.599.911 Totale: -1.849.844 Totale: -2.430.187 Fonte: ministero del Lavoro ROMA Il tetto per la decontribu- zione sulle assunzioni a tempo indeterminato salirà dai 6.200 euro scritti nella bozza del disegno di legge di Stabilità a 8.060 euro all’anno nel testo definitivo che arriverà nei prossimi giorni alla Camera. E funzionerà come franchigia. Nel senso che le aziende che avrebbero diritto a uno sconto maggiore non verseranno comunque all’Inps i primi 8.060 euro, ma solo la parte eccedente. Lo annuncia Yoram Gutgeld, consigliere economico del presidente del Consiglio Matteo Renzi. La decontribuzione sarà triennale e consentirà di agevolare «circa 850 mila assunzioni, cioè quasi il 50% in più delle 600 mila assunzioni a tempo indeterminato prendendo come base i primi 6 mesi del 2014». Novità in vista anche per le partite Iva. La manovra, spiega Gutgeld, conterrà una clausola di salvaguardia: se le regole finora in vigore fossero più vantaggiose di quelle che scatteranno nel 2015, il contribuente potrà restare nel vecchio sistema. In questo modo, aggiunge, «nessuno verrà penalizzato», compresi i professionisti che in questi giorni si sono lamentati. Gutgeld difende la manovra espansiva del governo e respinge le critiche sulle risorse limitate per gli incentivi, osservando che, «se non bastassero, non dimentichiamoci che abbiamo messo da parte un tesoretto di tre miliardi e mezzo di euro». Ma questo non dovrebbe servire a correggere la manovra se Bruxelles dovesse bocciarla? «Questo è oggetto di discus- Partite Iva «Nessuna penalizzazione perché ci sarà una clausola di salvaguardia» sione. Credo comunque che non sarà necessario utilizzare tutta questa capienza». Torniamo alla decontribuzione. Lei dice che gli incentivi basteranno per 850 mila assunzioni. Ma se la franchigia sale a 8.060 euro e i soldi a disposizione nel 2015 sono 1,9 miliardi, come si arriva a questa stima? «Noi calcoliamo che, in media, i contributi che non si dovranno pagare valgono 2.200 euro circa ad assunzione. Le spiego come si arriva a questo risultato. Stimiamo che la retribuzione media lorda sulle assunzioni a tempo indeterminato che potranno godere dell’agevolazione sia di 14.500 euro lordi all’anno. Bisogna infatti considerare che molti sono a part time, quindi con uno stipendio più basso. Su questi 14.500 euro l’azienda non dovrà pagare circa il 31% di contributi, sommando il 24% dovuto all’Inps e i restanti oneri sociali, Inail esclusa. Si tratta quindi di 4.500 euro di sconto su base annua. Ma non tutte le assunzioni Corriere della Sera «Una tassa unica sulla casa entro i prossimi due mesi» Gutgeld: salirà a 8.060 euro il tetto per gli sgravi sulle assunzioni «Regioni, Comuni e Province: metteremo online tutte le spese» partono il primo gennaio, bensì avvengono nel corso dell’anno. Ci sono quindi aziende che avranno lo sgravio per 12 mesi, altre per 8 altre per 2 e così via. Ipotizzando uno sconto medio di 2.200 euro, possiamo concludere che con 1,9 miliardi possiamo incentivare 850 mila assunzioni». Lo sgravio è triennale e quindi per il 2016 e il 2017 lo sgravio si avrà per 12 mesi e quindi dovranno essere stanziati molti più soldi (3,8 miliardi su base annua, moltiplicando 4.500 euro per 850 mila). «Infatti. Nel complesso della manovra vedrà che lo stanziamento previsto salirà a circa 3 miliardi nel 2016, tenendo conto della minore detrazione Ires che vale circa 800 milioni». In ogni caso siamo lontani dall’obiettivo di far diventare il contratto a tempo indeterminato il rapporto di lavoro prevalente, se consideriamo che ogni anno vengono attivati circa 9 milioni e mezzo di contratti. «Io intanto sarei molto soddisfatto se riuscissimo a incentivare 850 mila assunzioni e stabilizzazioni. Se la richiesta fosse maggiore, vorrebbe dire che siamo finalmente davanti a 900 mila, la platea delle partite Iva a basso reddito che potranno godere del regime forfettizzato quella ripresa che tutti ci auguriamo. E comunque soddisferemo tutte le richieste. Su questo non ci sarà un tetto alla spesa». Passiamo alle partite Iva. I professionisti dicono che ci rimetterebbero. «Guardi, cominciamo col dire che ampliamo la platea delle partite Iva a basso reddito che possono godere del regime forfettizzato, passando dagli attuali 300 mila a quasi 900 mila soggetti. Inoltre, non saranno possibili penalizzazioni perché ci sarà una clausola di salvaguardia. Voglio aggiungere che c’è anche sostanziale dimezza- Chi è ● Nato a Tel Aviv (Israele) il 14 dicembre 1959, Yoram Gutgeld è il consigliere economico del premier Matteo Renzi. È stato senior partner e direttore di McKinsey ed è stato eletto alla Camera con il Partito democratico nelle elezioni del 2013 mento degli acconti Inps. In tutto stanziamo 800 milioni che saliranno a un miliardo negli anni successivi. E queste persone non avranno più bisogno del commercialista. Tuttavia, siamo aperti a miglioramenti della norma nella discussione parlamentare». Spending review. Sono previsti 6,1 miliardi di tagli per i ministeri e 6,2 per Regioni ed enti locali. Se non verranno fatti scatteranno le clausole di salvaguardia, cioè l’aumento delle tasse. Su cosa scommetterebbe, la prima o la seconda ipotesi? «Noi crediamo che questi tagli per gli enti locali siano assolutamente raggiungibili. Per i Comuni c’è la quasi totale cancellazione dei vincoli del patto di Stabilità. Quelli virtuosi potranno spendere per investimenti 3 miliardi in più. Per le Regioni il taglio reale è di 2 miliardi. Dicono 4 perché si aspettavano un aumento dei trasferimenti di 2 miliardi. Basta una più oculata gestione per centrare obiettivi». Molti chiedono di fissare un tetto alle imposte locali. Lei è d’accordo? «I tetti sono già previsti. Nei prossimi mesi faremo un’operazione verità, mettendo online le spese di Regioni, Comuni e Province, in modo che tutti i cittadini possano confrontare e vedere se più tasse corrispondono a più servizi o coprono una gestione inefficiente». Renzi aveva annunciato una tassa unica sulla casa, mettendo insieme Imu, Tasi e Tari. Perché nella legge di Stabilità non c’è? «Questa semplificazione delle tasse locali è sacrosanta. Siamo reduci da due anni di confusione totale. Il nostro impegno per la tassa unica verrà realizzato nei prossimi due mesi. Vedrete che lo faremo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il settimanale «Der Spiegel» «Patto segreto Parigi-Berlino per approvare i conti francesi» Germania e Francia starebbero stringendo un patto segreto per permettere alla Commissione europea di approvare la previsione di budget 2015 del governo di Parigi. A rivelare l’accordo è stato il settimanale tedesco «Der Spiegel» uscito ieri in edicola. Il budget francese relativo al prossimo anno è sotto la lente della commissione e prevede un deficit pubblico del 4,3%, ben superiore quindi al limite del 3%. La Germania considera inimmaginabile l’ipotesi di un semaforo rosso alla Francia e sarebbe pronto un accordo scritto tra i due Paesi per garantire le riforme e la successiva riduzione del deficit. Sostanzialmente il governo di Angela Merkel si presenterebbe come garante dell’operato dell’esecutivo guidato da Francois Hollande ed è chiaro che l’intesa peserà sui rapporti tra i due Paesi europei. Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 10 Politica Berlusconi: stiamo attenti ai giustizialisti I timori per la riforma. Poi boccia la politica in tv: non convince più, serve il contatto diretto con gli elettori L’attacco a Ncd: mai con chi governa con la sinistra. La replica di Cicchitto: voi la sostenete sottobanco 130 i parlamentari di Forza Italia (70 deputati e 60 senatori). Il partito guidato da Silvio Berlusconi ha ottenuto il 16,82% alle ultime elezioni europee 58 i parlamentari iscritti al Nuovo centrodestra (27 alla Camera, 31 al Senato) Il partito di Angelino Alfano, con l’Udc, ha preso alle Europee il 4,38% ROMA Silvio Berlusconi sogna di tornare al governo con un monocolore di Forza Italia. Parla di «miracolo» e di «follia», descrivendo il suo progetto di riportare al voto 24 milioni di astensionisti «delusi, rassegnati, indecisi». Sbatte la porta in faccia agli ex amici del Ncd che ora governano con la sinistra. Continua, invece, l’«opa» su quanti si sentono traditi dalla linea di Alfano. È molto preoccupato per «i giustizialisti che limitano la nostra libertà». Denuncia ancora «tre colpi di Stato» subiti «oltre a quello di Mani pulite». Ma in una domenica in cui Matteo Renzi entra in casa Mediaset, monopolizzando lo studio dell’ammiraglia Canale 5 con un’intervista fiume di Barbara D’Urso, l’ex premier e proprietario delle reti del Biscione affronta il tema della politica in televisione. Genere che, a suo parere, sarebbe morto. Secondo Berlusconi— che ha parlato in collegamento telefonico a un’iniziativa di FI a Civitanova Marche — gli elettori ormai «sono raggiungibili soltanto attraverso un contatto personale diretto: non li possiamo convincere attraverso la televisione perché non la guardano più». E ancora: «Avete visto il calo delle trasmissioni di approfondimento politico, gli elettori non seguono i tg soprattutto quando arriva il famigerato pastone. E non leggono neppure i giornali». Il progetto strategico di Berlusconi per battere la sinistra non è comunque cambiato: «Dobbiamo reagire e l’unica possibilità di far diventare l’Italia un Paese governabile è quella di trasformare la maggioranza numerica del ceto medio in una consapevole maggioranza politica organizzata che si possa affermare alle elezioni e pos- In teatro Il parallelo I «delusi» Continua l’opa sui parlamentari «delusi» da Alfano. Il «sogno» di un monocolore azzurro sa dare a noi la vittoria. È una follia? Sì, ma è possibile». Dunque, il Cavaliere ha un «sogno»: «Vincere con Forza Italia da sola, senza alleati, per poter disporre di una chiara maggioranza in Parlamento». Invece, incalza Berlusconi riferendosi ai tanti che potrebbero tornare nella casa di azzurra, «le porte rimangono chiuse per tutti quelli che ritengono ancora sia una posizione giusta restare al governo con la sinistra». Un vero assist per una Silvio e Nerone «Quante bugie...» «Non mi sento come Nerone, ma anche su di me in questi anni hanno raccontato tante bugie». Lo ha detto Berlusconi ieri dopo aver assistito, al Manzoni di Milano, a Nerone, duemila anni di calunnie, spettacolo prodotto da Edoardo Sylos Labini, responsabile Cultura di FI e marito della nipote Luna (Ansa). vecchia volpe della politica come Fabrizio Cicchitto, che accusa il suo ex leader di doppiezza, quasi togliattiana: «Al presidente Berlusconi diciamo che è meglio appoggiare un governo a viso aperto che sostenerlo sottobanco e nel contempo civettare con Salvini. Le due cose messe insieme sono il massimo della doppiezza». C’è poi la riforma della giustizia e la preoccupazione per «i giustizialisti che non possono prevalere con norme che limiterebbero la nostra libertà». Davanti all’apertura all’opposizione del Guardasigilli Andrea Orlando (intervistato sul Corriere della Sera di ieri), Berlusconi rimane guardingo: «Siamo stati governati da tre governi consecutivi non eletti dai cittadini e ora abbiamo un governo che si regge su un maggioranza ottenuta in modo non certo corretto. Ci sono 144 parlamentari dichiarati incostituzionali dalla Corte e 32 senatori che erano stati eletti con noi con il mandato di contrastare la sinistra...». Infine, Berlusconi si rivolge a chi vorrebbe ancora impegnarsi dal basso in Forza Italia: «Entro marzo 2015 si celebreranno i congressi in tutti i comuni d’Italia» è la sua promessa. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista / Andrea Ronchi L’intervista / Stefania Craxi «FI cambi rotta: torniamo al bipolarismo» «Di Pietro corre a Milano? Magari anch’io» ROMA Andrea Ronchi, lei ha promosso Chi è Andrea Ronchi, 59 anni, ex deputato di An e poi del Pdl, ex ministro per le Politiche Ue «Ricominciamo da noi», convegno che sarà riproposto giovedì a Cassino e in altre città: come può ripartire il centrodestra? «Dai nostri valori, da battaglie come quelle sulla famiglia naturale o sulla tutela delle piccole e medie imprese. Non servono i congressi se non ci sono le idee». La Lega riempie un vuoto lasciato dal centrodestra? «Salvini, con grande pragmatismo e intelligenza, è diventato il punto di riferimento del nostro elettorato perché interpreta in modo semplice le nostre idee: dai temi dell’immigrazione alla famiglia naturale, all’italianità». Condivide il Patto del Nazareno? «No, è stato un grandissimo errore, perché si è fatta passare l’idea di un soccorso azzurro a Renzi. Dobbiamo abbandonare i tatticismi. Io sono per il bipolarismo». Cosa pensa di Renzi? «È spregiudicato: vuole sconfiggere Berlusconi non per via giudiziaria, ma per via politica. E lo sta facendo». Berlusconi serve ancora al centrodestra? «È stato un grande della politica estera. È il leader e non si discute. Ma deve capire che si deve cambiare rotta e che dobbiamo riappropriarci delle nostre bandiere. Vorrei che Forza Italia facesse un manifesto così: “Prima gli italiani”». Condivide le battaglie di Fitto? «Fitto ha ragione quando dice che serve un’opposizione dura e che non dobbiamo essere servi di Renzi». Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO «Antonio Di Pietro che Chi è Stefania Craxi, 54 anni, ex deputata, ora in FI dopo una parentesi con i Riformisti elemosina una candidatura a sindaco di Milano mi fa pena, con le sue inchieste ha gettato fango sulla città». A Stefania Craxi, già parlamentare del centrodestra, l’ipotesi che l’ex pm di Mani pulite (che incriminò il padre Bettino) corra a Milano nel 2016 smuove ricordi e propositi battaglieri: «Le sue inchieste di allora non hanno risolto nulla e la riprova l’abbiamo ora: non mi pare che a Milano la corruzione sia stata debellata». Di Pietro dice di volersi candidare proprio per questo. «Ma con quale faccia? I magistrati di Brescia, quando era pm, lo definirono privo dell’adeguata professionalità e adesso, dopo essersi arricchito con la politica, pensa di proporsi ai milanesi? È un moralista dei miei stivali, se lo farà potrebbe trovarsi una sorpresa...». Pensa di candidarsi a Milano? «È presto, ma può darsi che ci faccia una riflessione». E se Di Pietro si candida? «Posso candidarmi anche io». Secondo lei il M5S lo sosterrà ? «Penso di no. E poi, al secondo turno con chi si potrebbe alleare? Con il centrodestra no di certo. E mi auguro nemmeno con la sinistra. Il garantista Giuliano Pisapia insieme a Di Pietro? Certo ne abbiamo viste tante...». E Salvini? «Ancora non si capisce se correrà da solo o con il centrodestra. La manifestazione di sabato in piazza Duomo però intercetta un sentimento reale». M. Reb. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 L’analisi di Marco Cremonesi POLITICA 11 La svolta «nazionalista» della Lega Cosa c’è dietro la strategia di Salvini La lotta contro «i nemici degli italiani» tra CasaPound in piazza e la Fiom in fabbrica MILANO Salvini, l’ultimo situazionista, non vuole perdere tempo. Dopo il bagno di folla di sabato a Milano, si è convinto che questo è «il momento». Salvini «l’impolitico», tale lo considerava parte della Lega prima dell’elezione a segretario, non si cura di chi storce il naso per l’alleanza con la destra estrema: «Verde-nero, scrivete voi giornalisti. Ma la settimana prossima voglio portare da Maroni i segretari regionali della Fiom. Sulle crisi aziendali sono i più preparati. Pensi che bello: potrete scrivere Lega verde-rossa». E Salvini «il ragazzino», l’altro giorno era seduto con Vladimir Putin, che gli ha regalato un orologio e, pochi giorni prima, a Mosca l’ha fatto accogliere da una sorta di standing ovation da parte della Duma. Nel concreto: la Lega farà gruppo unico con il partito Russia unita di Putin al Consiglio d’Europa. Senza troppo parere, senza dare troppo nell’occhio, Salvini ha trasformato la Lega in qualcosa che nel dicembre scorso nessuno avrebbe immaginato. Anche se era già tutto lì, nel suo discorso d’elezione a leader. Addio di fatto al capo carismatico Umberto Bossi (sempre però pubblicamente omaggiato), addio al padanismo oltranzista («In questo momento i problemi più gravi sono italiani, non della Lombardia»), addio all’indipendentismo spinto: «L’indipendenza, dove non c’è più neanche una fabbrica, non mi serve. Non serve a nessuno». L’idea è che «esistono tre nemici comuni, che sono legati, e sono nemici dei veneti come dei pugliesi e dei piemontesi come dei lucani. Sono l’immigrazione clandestina, l’Europa e la crisi economica che dall’Europa è stata indotta. Nemici di tutti, nemici degli italiani e non solo del Nord. E dunque, nei prossimi mesi martelleremo su tutti i fronti». Insomma, è svolta «nazionale». Le due visite di Salvini in Italia meridionale, al di là dei fischi rimediati in più di un’occasione, non erano estemporanee come avrebbe potuto sem- 35 i parlamentari che fanno parte dei gruppi della Lega a Montecitorio e a Palazzo Madama: sono 20 deputati e 15 senatori brare: «Il mese prossimo inauguriamo e lanciamo la Lega sorella, quella che ci affiancherà al Centro e al Sud. Nessuno si illuda che si tratti di qualcosa fatta tanto per fare: molti scopriranno di aver perso consiglieri comunali, qualcuno si troverà dei consiglieri regionali in meno, altri perderanno addirittura qualche parlamentare». Segni di nervosismo, ieri, se ne sono già registrati. Soprattutto da parte dei Fratelli d’Italia. Che hanno visto i militanti di CasaPound sfilare disciplinati alla manifestazione leghista e non alla loro di Reggio Calabria. Impensabile temere qualche fuga di voti a favore degli (ex) nordisti? Riccardo De Corato, già senatore e capogruppo in Regione Lombardia, sbuffa che «la Lega in piazza ha portato solo simboli di partito e insulti al tricolore, quando perfino il Front National di Marine Le Pen porta con fierezza il tricolore francese nella sua bandiera di partito». Pochissima voglia di parlare dell’argomento ha Giorgia Meloni: «CasaPound? E che c’è di nuovo? Avevano già fatto la campagna elettorale per Borghezio a Roma. Hanno fatto le loro scelte... Di che parliamo?». Parliamo di possibili alleanze per le future elezioni? «Noi saremo alleati Il leader ● Matteo Salvini, 41 anni, è segretario federale della Lega Nord dal dicembre 2013: ha sconfitto alle primarie del partito il fondatore Umberto Bossi ● Con Salvini la Lega alle scorse Europee ottiene il 6,1% Milano Un padre con prole al seguito sabato alla manifestazione della Lega Nord in piazza Duomo (Foto Gerace) con persone coerenti, che fanno scelte coerenti e non soltanto di tattica. Nulla è automatico, nulla è deciso. Vedremo…». Di sicuro, un’alleanza c’è. Quella tra Lega e Forza Italia per le elezioni in Emilia-Romagna. E dove il candidato, guarda il caso, è il leghista Alan Fabbri. Il luogo comune afferma che Salvini e Berlusconi non si prendano più di tanto? «Macché, il problema non è quello, anzi — dice Salvini — Io ho visto Berlusconi faccia a faccia soltanto due volte. C’è una grande simpatia umana e ci siamo sempre trovati d’accordo su tutto. Pensi un po’: anche sull’euro. Però…». Però? «Però il suo partito è un filo anarchico. Lui dice “Fate A” e poi, a volte, il partito fa B». Parla delle indicazioni di voto? «E beh, sì… anche di quelle». I nemici di Bruxelles fanno sì che Salvini riservi un’attenzione alla politica estera speciale. Certo: per il militante della base politica estera significa soprattutto il no all’euro. Eppure, non è soltanto quello: ieri il deputato Paolo Grimoldi ha parlato della possibilità di formare un eurogruppo con i partiti contrari alle sanzioni alla Russia. La Lega ne avrebbe ricevuto in cambio la promessa, da parte di «alcuni ministri» di Mosca, di indirizzare i flussi turistici verso le aree d’Italia che hanno prodotto atti ufficiali contro le sanzioni: Lombardia e Veneto. Il modello dichiarato resta il Front National di Marine Le Pen. Con cui mercoledì Salvini sottoscriverà la richiesta di sospendere il trattato di Schengen. Mentre una nuova nota è apparsa sull’agenda di Salvini: a novembre è stato invitato al congresso del Front a Lione. Con una soddisfazione, anche rispetto agli alleati internazionali. La macchina della Lega sabato a Milano ha funzionato alla perfezione: dalla mobilitazione sede per sede, all’organizzazione dei pullman su base provinciale fino alla gestione della piazza affidata, come da ormai decenni a questa parte, a Maurizio Bosatra. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento L’occasione di riempire lo spazio lasciato libero a destra di Antonio Polito SEGUE DALLA PRIMA La nuova Lega è piuttosto la dimostrazione che in politica il vuoto si riempie, come in natura. E in Italia, dopo la dimissione berlusconiana, c’è un forte bisogno di destra. Forse l’abbiamo dimenticato, tutti presi dal brillio dell’ascesa di Renzi, nella illusione che basti una sinistra moderna per svuotare il serbatoio di una destra moderna. Così ovviamente non è. C’è una rappresentanza di interessi e di opinioni che neanche al suo massimo punto di espansione la sinistra può interpretare. E, quel che più conta, la nuova destra di Salvini è davvero moderna. La sua carica anti-immigrati, per esempio, ha più radici economiche e sociali che identitarie ed etniche. Salvini non por- ta maiali sui terreni dove devono sorgere le moschee, né indossa magliette inneggianti alla derisione di Allah. Dice di voler fermare i «clandestini», non la religione che professano. Non c’è in lui integralismo alla rovescia. L’islamismo, come ha notato ieri su questo giornale Paolo Valentino, viene anzi contrastato più nel nome dei diritti liberali dell’Occidente, a partire dall’emancipazione femminile, che della tradizione cristiana. Un po’ come faceva in Olanda Pym Fortuyn, leader gay, laico e anti-immigrati, poi ucciso da un fanatico islamico. L’avversione agli stranieri della nuova Lega viene motivata invece con la concorrenza che fanno agli indigeni per il lavoro e le prestazioni del welfare, e trae la sua forza dalla recessione e dal cambiamento tecnologico, che continuerà a spaventare gli italiani anche quando la recessione sarà finita. Angry young men, giovani arrabbiati e poco istruiti, destinati a soccombere nella competizione con mano d’opera a prezzi stracciati, e allo stesso tempo incapaci di inserirsi nella gara per lavori qualificati: può essere questo anche in Ita- Moderati e non L’area moderata di Berlusconi rinuncia a incarnare la protesta e quella qualunquista di Grillo si svuota Prospettive Se Bossi era una «costola della sinistra», il capo del Carroccio può diventare la spina dorsale della destra lia, come negli Stati UnIti, il cuore di una nuova e moderna destra. La quale non perde neanche tanto tempo con le tradizionali battaglie culturali. A Salvini dei gay sembra importare molto meno che ad Alfano, ha capito che è un tema residuale. E neanche gliene importa delle bandiere, che sia quella separatista della Lega di prima, o che sia quella tricolore cui hanno dovuto rinunciare i neo-fascisti per essere accolti alle sue manifestazioni. Il secessionismo, lasciato a far bella mostra di sé nella soffitta del movimento, diventa piuttosto rivolta fiscale, e si incarna nella polemica di Maroni e di Zaia contro i tagli lineari alle Regioni, motivata col fatto — peraltro indiscutibile — che così si colpisce chi ha saputo spendere meno e meglio. C’è ancora, soprattutto nel Nord del Paese, quel sentimen- to anti-fiscale, di sbrigativo individualismo anti-statuale, che Edmondo Berselli definiva «l’ideologia del forzaleghismo»; e, di fronte alla misteriosa rinuncia di Berlusconi a incarnarne la protesta, sta cercando una nuova rappresentanza. Una parte aveva creduto di trovarla nei Cinque Stelle, in particolare nel Nord Est. Ma con lo svuotamento progressivo sia della destra moderata di Berlusconi sia della destra qualunquista di Grillo, è possibile che la Lega possa allargare la sua sfera di influenza e proporsi come nuovo interprete di quel mondo. Già oggi è il punto di riferimento di quanti in Parlamento, in Veneto o in Lombardia, si preparano a lasciare Forza Italia. Se Bossi era una costola della sinistra, Salvini può diventare la spina dorsale di una destra che oggi ne è priva. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il caso Le porte chiuse di Cameron di Luigi Offeddu D avid Cameron, primo ministro britannico, ha forse trovato il marchingegno per far restare il suo Regno Unito nella Ue, violando il principio costitutivo su cui tutta l’Ue si fonda. Purché gli altri 27 Stati glielo permettano, naturalmente. Londra, scrive infatti il giornale Sunday Times, limiterà il numero dei «national insurance number», i codici fiscali che consentono ai datori di lavoro e ai lavoratori di mettersi in regola con i contributi: e così, accetterà non più di 100mila lavoratori stranieri all’anno. Cameron guarda al referendum del 2017 sulla permanenza di Londra nella Ue, e pensa forse di tenere a bada gli antieuropeisti di Nigel Farage. Ecco però che cosa si legge nella parte II, titolo IV, capo I, articolo 21/1 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, il pilastro dell’Europa: «Ogni cittadino dell’Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, fatte salve le limitazioni e le condizioni previste dai trattati e dalle disposizioni adottate in applicazione degli stessi». E all’articolo 45, titolo IV, capo I, poco più sotto: «La libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione è assicurata. Essa implica l’abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l’impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro». Vuol dire che, restando in Europa, Cameron deve rassegnarsi ad accettare le sue regole. Come subito precisa dalla Bbc José Manuel Barroso, presidente uscente della Commissione Europea: «È impossibile per Londra limitare il numero degli immigranti in arrivo dalla Ue. Non è negoziabile». Cameron dice spesso di rispettare i principi della Ue. Non c’è ragione per non credergli, anche se ora gli euroscettici lo rosolano per bene alla griglia. Ma il rischio è che l’uomo finisca per assomigliare a un suo celebre compatriota, Humpty Dumpty, l’ovetto del Paese delle Meraviglie che spiegava ad Alice: «Quando io uso una parola..essa significa esattamente ciò che io voglio che significhi». Che cosa significherà, oggi, per Cameron, «diritto di circolare e soggiornare negli Stati membri, senza discriminazione»? [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 12 Esteri Diplomazie Verso la Turchia Migliaia in fuga da Kobane Le auto lasciate al confine di Luigi Ippolito Arrivano in auto fino al confine tra Siria e Turchia, poi abbandonano il veicolo e passano la frontiera a piedi. È l’immagine ripresa dall’alto, pubblicata sul settimanale tedesco Der Spiegel e subito diffusa sui social network, della fuga da Kobane, la città curda teatro di aspri scontri tra i jihadisti dell’Isis e i combattenti curdi. Il segno rosso in alto indica il valico di frontiera. Nelle ultime ore i peshmerga curdi hanno riconquistato una parte del territorio e una collina strategica, mentre continuano i raid americani per costringere i miliziani ad arretrare. Sono già migliaia le persone fuggite che cercano riparo al di là del confine, in Turchia. Il grande gelo Usa-Ungheria (causa Putin) È sceso il gelo tra Stati Uniti e Ungheria. Con una mossa senza precedenti, dieci personalità assai vicine al primo ministro di Budapest Viktor Orban sono state informate dall’ambasciata americana di essere persona non grata negli Usa. Il loro ingresso sul territorio statunitense è stato vietato per sospetti di corruzione. Non era mai accaduto che una misura di questa ampiezza venisse presa nei confronti di un Paese membro della Nato e dell’Unione Europea. E i media ungheresi l’hanno subito interpretata come un segnale ulteriore dell’irritazione di Washington nei confronti di Orban, criticato per le limitazioni imposte alle libertà democratiche ma anche per le posizioni filorusse assunte durante la crisi ucraina. In realtà, gli avvertimenti si erano andati accumulando da tempo, con le sortite pubbliche prima di Bill Clinton, poi dello stesso Barack Obama, che avevano assegnato l’Ungheria al campo dei Paesi in piena deriva autoritaria. Ma in gioco non c’è soltanto la difesa della libertà all’interno di un Paese europeo: il retroterra dello scontro rimanda al ritorno di un clima da guerra fredda tra gli Occidentali e la Russia di Putin. Secondo un sito d’informazione ungherese, al vertice di Milano della scorsa settimana la cancelliera tedesca Angela Merkel, unico leader che Orban prenda sul serio, ha fatto una sfuriata al premier ungherese nel corso di un incontro a due. Le ripetute critiche del governo di Budapest alle sanzioni verso la Russia non sono affatto piaciute nelle capitali europee, oltre che a Washington. E dalla stessa Commissione europea arrivano segnali di fastidio verso l’Ungheria: giovedì scorso Bruxelles ha aperto una procedura per violazione dei trattati a causa dei recenti espropri subiti da agricoltori europei (in maggioranza austriaci). Il carico da mille l’hanno ora calato gli Stati Uniti: per trovare un episodio simile bisogna risalire agli anni Ottanta, al caso Waldheim, l’allora presidente austriaco con trascorsi nazisti. Il messaggio è chiaro: nello scontro con la Russia non sono ammessi tentennamenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le misure ● Le sanzioni contro Damasco prevedono il blocco di import-export di prodotti utilizzabili per la repressione, l’embargo sul petrolio, restrizioni agli investimenti. Riguardano 192 persone e 62 società ● A maggio la Ue aveva deciso di prorogare le misure fino al primo giugno 2015 Siria, pronte nuove sanzioni Ue Oggi il voto dei ministri degli Esteri. Alcuni Paesi frenano sulle forniture russe La Farnesina: «Disposti a votare l’intero pacchetto. Assad non è più un partner» +DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES L’Europa non si era dimenticata di lui, Bashar al Assad, leader di una Siria coperta di sangue. Pur ritrovandoselo quasi al fianco nella battaglia contro gli islamisti dell’Isis, e nonostante i problemi paralleli di Ucraina e Iraq, l’Europa non si era dimenticata delle città da lui bombardate, dei gas, e di tutto il resto. E così stamattina, al Lussemburgo, nel vertice dei ministri degli Esteri Ue presieduto per l’ultima volta da Lady Catherine Ashton (poi toccherà a Federica Mogherini), sul tavolo ci sarà proprio il dossier Siria, oltre all’emergenza Ebola, alla Libia, a Gaza. Nuove sanzioni della Ue saranno decretate contro Damasco, oltre a quelle in vigore da un paio d’anni. Sono già definite e concordate a livello tecnico, su proposta iniziale di Francia e Gran Bretagna, e ora dovrebbero diventare decisioni politiche. Colpiranno economicamente (blocchi di conti in banche europee, divieto di investimenti esteri) e anche diplomaticamente (rifiuto dei visti) quei capi militari e politici del governo siriano responsabili dell’uso «indiscriminato» sulla popolazione civile di missili Scud e armi chimiche. Ma anche i loro fornitori internazionali di gas e carburanti vari, soprattutto russi. Ieri, l’agenzia Bloomberg da Londra ha citato «due diplomatici Ue che chiedono di non essere nominati», a proposito delle persistenti divisioni fra Presidente Bashar al Assad, 49 anni, al potere dal 2000 gli Stati Ue. Ha aggiunto che l’Italia si oppone a una proposta aggiuntiva di Londra, che vorrebbe mettere l’embargo anche su tutte le esportazioni in Siria di carburante destinato all’aviazione militare. «Non è assolutamente così — precisa un’autorevole fonte della Farnesina — l’Italia voterà la proposta di embargo in ogni sua parte, dunque anche in quella che riguarda le forniture di carburante all’aviazione militare. Assad non è stato e non è un interlocutore credibile, per Soluzione regionale L’Italia crede anche «a una soluzione generale che comprenda le potenze della regione» tante ragioni. E il suo regime non può essere un partner nella lotta contro gli attacchi dell’Isis, per le violazioni del diritto compiute finora». Alla Farnesina, si crede però anche «alla possibilità di una soluzione generale che comprenda le potenze amiche della regione». Il pensiero va all’Arabia Saudita, che ha contato non poco nel mediare fra le parti durante i drammatici primi assalti all’Iraq; e all’Iran sciita, che potenza amica non lo è, ma può avere interessi tattici in comune con la Ue e i Paesi arabi moderati, nel fronteggiare l’offensiva sunnita dell’Isis. Le bozze preparate per il vertice di oggi fra i ministri degli Esteri seguono un ordine del giorno che riassume i drammi di questi mesi. E si ribadisce il principio che, comunque evolva la situazione sul terreno, la Ue vuole vedere salvaguardate la sovranità e l’integrità territoriale della Siria (forse un doppio messaggio in codice, rivolto sia alla Turchia sia agli Usa che guidano le incursioni aree in appoggio dei curdi). La riunione del Lussemburgo dovrà però affrontare anche la domanda ricorrente, e più imbarazzante: se è vero che Assad non può essere considerato un interlocutore e men che meno un alleato, è però un ostacolo potente sulla marcia dell’Isis. L’Europa ma anche l’America potrebbero trovarsi di nuovo davanti a un bivio angoscioso: da una parte il dittatore insanguinato, dall’altra la bandiera nera dell’Isis. Luigi Offeddu © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 ESTERI 13 # Svezia, il mistero del sottomarino È un’unità russa? La ricostruzione I servizi tedeschi: «I separatisti hanno abbattuto l’aereo malese» «Captati segnali di emergenza». Mosca nega Il Kursk ● Il 12 agosto del 2000 un incidente, durante un’esercitazione nel Mare di Barents, a Murmansk Nei pressi di Murmansk si trova il quartier generale della Flotta del Nord MOSCA La caccia continua, anche se non si sa esattamente a che cosa. Da quattro giorni la Marina svedese è in stato di allarme per la presenza di un mezzo navale sottomarino nelle sue acque. Un sub-spia russo, in sostanza, che potrebbe essere bloccato e in difficoltà. Tutto si basa solamente su in- SVEZIA FINLANDIA NORVEGIA Stoccolma km 500 bordo del sommergibile nucleare Kursk, provocò la morte di 118 marinai RUSSIA Kaliningrad Sottomarini sono basati presso l’enclave russa di Kaliningrad dizi e su rilevazioni fornite da fonti non identificate. Ma i sospetti, secondo gli svedesi, sono più che giustificati visti i precedenti antichi e recenti. Da mesi la Russia è accusata di attività assai poco ortodossa lungo e oltre i confini dei suoi vicini baltici: Svezia, Finlandia, per non parlare delle piccole Litua- nia, Lettonia ed Estonia. Mosca oggi smentisce decisamente tutto: nessun sommergibile nelle acque svedesi e tantomeno in difficoltà. Ma da quelle parti si ricorda come nell’agosto del Duemila, primo anno di presidenza Putin, ci vollero due giorni prima che il Cremlino ammettesse che il sommergibile Kursk aveva avuto dei problemi. Per altri cinque giorni gli alti comandi militari fecero di testa loro, senza riuscire a salvare i marinai intrappolati nel K-141 bloccato nei fondali del Mare di Barents. Alla fine fu dato il permesso di intervenire agli specialisti norvegesi che non poterono fare altro che recuperare 118 cadaveri. Gli svedesi, poi, ricordano che nel 1991 ci fu un sub sovietico bloccato nei loro fondali. Il braccio di ferro con Mosca durò 11 giorni fino a quando, alla fine, Stoccolma diede il permesso al vascello di tornare a casa. Si trattava di un sottomarino con armi nucleari. E oggi? Tutto nasce da una rivelazione del quotidiano Svenska Dagbladet. Una fonte aveva rilevato venerdì scorso segnali di emergenza provenienti forse da un mini-sub in difficoltà. Intanto un mercantile russo ma con bandiera liberiana che era partito verso casa dopo parecchi giri sospetti in acque internazionali, aveva improvvisamente invertito la rotta, forse per andare in soccorso del Manovra sospetta Un mercantile russo ha improvvisamente invertito la rotta, forse per soccorrere il mezzo I servizi segreti Secondo gli svedesi alcuni messaggi criptati erano diretti alla Flotta del Baltico russa mezzo in difficoltà. Non appena sono scattate le ricerche da parte di mezzi navali svedesi (compresa la Visby, una corvetta specializzata nella caccia ai sottomarini), dal sub che si trovava quasi di fronte a Stoccolma sono partiti messaggi criptati che, secondo i servizi segreti svedesi, erano diretti al comando della Flotta del Baltico russa. La caccia, dunque, non si ferma. Ma un esperto russo interpellato dal giornale Novaya Gazeta sostiene che questa volta la Marina non mente: tutti i sommergibili che potrebbero condurre operazioni segrete nelle acque della regione sono in riparazione. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Ricerche Navi della Marina svedese pattugliano il tratto di mare dove è stata segnalata la presenza di un sottomarino russo. Le ricerche dei mezzi di Stoccolma proseguono ormai da quattro giorni (Epa) I ribelli filorussi dell’Ucraina orientale sono i diretti responsabili dell’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines il 19 luglio scorso. È questa la conclusione a cui è arrivato il servizio di intelligence della Germania, il Bundesnachrichtendienst (Bnd) dopo una dettagliata analisi. Lo riporta il settimanale Der Spiegel in edicola questa settimana. Secondo quanto riferisce Spiegel, nel corso di una seduta della commissione parlamentare che controlla il Bnd, il presidente dei servizi segreti Gerhard Schindler ha confermato come i separatisti avessero preso il controllo del sistema di difesa anti aereo missilistico russo «Buk» in una base militare ucraina. Con questo sistema semovente hanno lanciato un missile che è esploso accanto al Boeing 777 della Malaysia Airlines che trasportava 298 persone. Dopo lo schianto dell’aereo, Russia e Ucraina si erano reciprocamente accusate per l’abbattimento. La commissione investigativa olandese che aveva analizzato la scatola nera e i resti della carlinga non aveva indicato un diretto responsabile, pur chiarendo che l’aereo era stato colpito dall’esterno da «schegge ad alta velocità». Schindler ha affermato che la sua agenzia è arrivata a conclusioni inequivocabili. Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 14 contro i piccoli guasti domestici, arriva eni sos casa la polizza assicurativa che è tua per 2 anni, senza costi aggiuntivi, se sei nostro cliente o se lo diventi. attivala subito all’800 900 700 o su soscasa.eni.com un tubo che perde, una serratura che si blocca o un elettrodomestico che si rompe: sono tanti gli imprevisti che possono capitare. con eni sos casa hai una polizza assicurativa per i piccoli guasti domestici che prevede l’intervento tempestivo di tecnici specializzati. perché eni gas e luce ti dà molto di più di gas e luce. Polizza erogata da selezionata compagnia di assicurazione e attivabile entro il 31/01/2015 per i già clienti, ed entro il 31/03/2015 per i nuovi clienti. 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La proverbiale cortesia dei brasiliani è finita sotto qualche metro di fango in questa dirittura finale delle elezioni presidenziali. Mai era successo prima: ore di spot tv, immagini di comizi, gigabyte di insulti sui social network, la battaglia finale tra Dilma Rousseff e Aécio Neves (si vota domenica per il ballottaggio) si RIO DE JANEIRO sta giocando nel campo della volgarità e sul filo del codice penale. Lo sfidante, anzi, si è già appellato ai giudici, denunciando la campagna della Rousseff per diffamazione. Lei aveva fatto mettere in onda un video dove Neves solleva l’indice in un dibattito davanti a una avversaria e il sottotitolo: «Aécio non rispetta le donne. Chi lo conosce non lo vota». Da tempo la politica brasiliana è ostaggio della dura legge del marketing elettorale, dove conta di più far perdere consensi all’avversario che guadagnarne, e i programmi sono appena un contorno. Le circostanze di questa tornata hanno fatto il resto. I sondaggi danno i due sfidanti appaiati e costretti a correre dietro a un gran numero di indecisi. Si stima che il 10 per cento dell’elettorato debba ancora scegliere per chi votare. Altra novità per il Brasile è la forte polarizzazione: Dilma stravince a Nordest, tra i poveri e meno istruiti, Neves nel Sudest più ricco e nella classe media urbana. L’artiglieria più pesante arriva dal fronte della «presidenta». Al primo turno era indirizzata soprattutto contro l’ex compagna Marina Silva, che l’aveva superata nei sondaggi prima di crollare. Simile trattamento ora è destinato a Neves. Si parte dall’accusa di voler abbandonare i programmi sociali Duello Sempre più lontani i due sfidanti alle presidenziali in Brasile. Dilma Rousseff e Aecio Neves a San Paolo durante uno dei duelli televisivi trasmessi dalla rete Bandeirantes. La presidenta parte in vantaggio per il ballottaggio di domenica 26 ottobre. Neves ha una settimana per colmare il gap 15 per i più poveri (sempre smentita) o di consegnare il Brasile ai ricchi e alle banche. Poi si passa al personale. Oltre all’ accusa di misoginia, Neves si è sentito rinfacciare nell’ultimo dibattito di aver rifiutato il test del palloncino qualche anno fa in un posto di blocco e di «andare a passeggio a Rio», chiaro messaggio subliminale per chi ha fama di playboy e festaiolo, ed è sospettato di aver fatto uso di droghe. La Rousseff conta poi sull’appoggio di Lula, il quale ha smesso i panni del leader globale per tornare alle origini di comiziante arrabbiato. Sue alcune delle ultime stilettate contro Neves: «Un figlio di papà con la puzza sotto il naso, uno che non avrebbe il coraggio di dire certe cose se si trovasse davanti a un uomo». In un recente comizio a Belo Horizonte, Lula ha poi passato la parola a un rapper, il quale non ha usato troppe metafore: «Aécio partecipava a festicciole irrigate di polvere...». L’arma più pesante nelle mani di Neves restano le rivelazioni su presunte mazzette nelle commesse petrolifere finite nelle casse del partito della Rousseff. Un paio di indagati pentiti stanno parlando ai giudici in cambio di sconti di pena. All’inizio Dilma ha negato tutto, poi i suoi uomini marketing le hanno consigliato un’altra strategia. Ora la Rousseff, inflessibile contro la corruzione nel suo programma, ha ammesso che qualcosa possa essere successo, promettendo che ogni centesimo di denaro pubblico verrà risarcito. Come e da chi non è dato sapere. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 16 Cronache Nuovi prof, uno su cinque non insegna da 3 anni Nel 2015 in cattedra 140 mila precari, alcuni aspettano dal ‘99. Alle elementari il 43% non ha l’idoneità per l’inglese Tre miliardi l’anno, tanto costerà la stabilizzazione in blocco di tutti gli insegnanti precari iscritti nelle Graduatorie a esaurimento (Gae): 140 mila docenti che il governo Renzi si è impegnato ad assumere nel 2015 insieme all’ultima tranche di vincitori e idonei del concorso Profumo del 2012 (7.500 persone, senza contare quanti fra i precari hanno superato anche quest’ultima prova). Ma chi sono questi prof che dovrebbero costituire l’ossatura di quella Buona Scuola che il governo ha promesso a milioni di famiglie italiane? Iniziamo con il dire chi non sono: non sono insegnanti freschi di laurea e abilitazione perché le graduatorie sono chiuse dal 2007. I più giovani sono i maestri laureati in Scienze della formazione primaria, ma il grosso è rappresentato dai vincitori del penultimo concorso (parliamo del 1999!) e dagli abilitati di vecchio conio (Ssis e abilitazioni riservate). L’età media è 41 anni: meglio dei docenti di ruolo (che con i loro 51 anni di media sono i più vecchi dell’area Ocse) ma non proprio un’iniezione di giovinezza. Per i più giovani, ha fatto sapere il ministro Stefania Giannini, ci sarà posto nel prossimo concorso che verrà bandito nel 2015: in palio 40 mila posti per il triennio 20162019, circa 13 mila all’anno: pochini se si considera che secondo le previsioni del ministero vi prenderanno parte quasi 200 mila persone. Le cifre I numeri relativi ai docenti Gae (cioè iscritti nelle Graduatorie a esaurimento) I LIVELLI DI OCCUPAZIONE Occupati per tre anni Occupati saltuariamente Non occupati superiori infanzia primaria educativo medie DOVE INSEGNANO 2 40.000 34 IL SERVIZIO CHE HANNO SVOLTO NEL TRIENNIO 2011-14 41 anni L’età media degli iscritti nelle Gae 100.000 51 anni 80.000 L’età media degli insegnanti in ruolo 23 % 30.000 19 22 20.000 I DOCENTI DI SOSTEGNO ISCRITTI ALLE GAE 42 60.000 40.000 13 20.000 10.000 % 0 0 Nord Fonte: www.voglioilruolo.it Centro Sud Isole 25 20 anni 3 2e mezzo 2 1e mezzo 1 Metà anno Mai d’Arco ma. Ebbene: gli iscritti alle Gae che non hanno fatto supplenze negli ultimi tre anni né nelle scuole statali né nelle paritarie sono 26.685, pari a quasi il 20 per cento del totale. In altre parole, quasi un insegnante su 5 non insegna più da tempo. Possibile, come si augura il documento renziano, che molti di loro rinuncino al posto avendone già un altro, magari anche scoraggiati dal fatto di poter essere destinati a province e regioni diverse dalla propria. Per questa ragione il Ministero dell’Istruzione ha avviato un censimento che si concluderà entro il 31 dicembre. Ma è altrettanto probabile che la prospettiva di un posto a tempo indeterminato alletti anche molti di coloro che avevano alzato bandiera bianca e nel frattempo hanno fatto altro. E che a settembre potrebbero arrivare a scuola per lo meno un po’ arrugginiti. La questione, delicatissima, è che il diritto maturato dai precari della scuola non entri in collisione con il diritto altrettanto importante dei nostri ragazzi a un’istruzione di qualità e al passo con i tempi. Quanti dei prof iscritti nelle graduatorie possiedono quelle competenze di informatica e inglese che sono invece richieste dalla legge Profumo per essere ammessi al concorso a cattedra? Moltissimi candidati all’ultima prova nazionale sono stati esclusi proprio perché non avevano passato la batteria di test preselettivi incentrati, ol- I costi annuali Stabilizzare i docenti costerà 3 miliardi l’anno, meno delle multe previste dall’Ue Le rinunce È possibile che, avendo negli anni preso altre strade, molti ora rinuncino al posto Giovani o no, i precari storici sono tutti docenti che hanno maturato un diritto nei confronti dello Stato dopo anni di supplenze e sacrifici. Un debito che il governo si sta affrettando a onorare prima di essere condannato a pagare multe salatissime dalla Corte di giustizia europea per violazione del diritto comunitario (la direttiva 1999/70/CE prevede l’assunzione in via definitiva per tutti i dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio). Sacrosanto, salvo che non tutti sono ancora in trincea. Alcuni di loro, stremati dall’attesa, hanno mollato il colpo da tempo. Lo ammette anche il documento che traccia le linee essenziali della Buona Scuola di Matteo Renzi. «Sappiamo che negli ultimi tre anni circa 43 mila persone iscritte nelle Gae non hanno effettuato né supplenze annuali o sino al termine delle attività didattiche né supplenze brevi». Subito dopo si precisa che si tratta di un dato grezzo che non tiene conto di chi nel frattempo ha lavorato nelle scuole paritarie. Ma c’è un modo abbastanza semplice per depurarlo: basta guardare nelle graduatorie a esaurimento il cosiddetto punteggio di servizio. È quanto hanno fatto gli ingegneri informatici di Voglioilruolo, la piattaforma digitale nata nel 2009 per offrire ai docenti precari una serie di servizi utili come l’indicazione di dove fare domanda per essere assunti pri- tre che sulla logica e sulla comprensione del testo, proprio su informatica e conoscenza di una lingua straniera. Nel caso specifico dei maestri elementari, meno della metà degli iscritti alle Gae ha l’idoneità per insegnare anche l’inglese (il 43,6%, secondo Voglioilruolo). Figuriamoci quanti sono in grado di insegnare una materia in lingua con il metodo Clil (Content and language integrated learning) come pure auspica Renzi in modo che «i nostri figli — ha detto il premier — non parlino l’inglese come me». Già alle superiori si è partiti quest’anno nel caos perché i corsi di formazione stanno andando a rilento. E qui veniamo al vero nodo della Buona Scuola che, giustamente, punta moltissimo sul potenziamento della formazione di vecchi e nuovi prof. Una necessità che con gli attuali chiari di luna contabili appare quanto meno problematica. Lo si è visto con la legge di Stabilità: per mettere a bilancio il primo miliardo che serve a coprire gli stipendi dei 150 mila neoassunti solo fino a dicembre 2015 sono saltati sia i 100 milioni necessari per raddoppiare le ore di alternanza scuola-lavoro sia i 15 per potenziare il WiFi. Con quali soldi il governo immagina di poter formare domani e negli anni che verranno questo esercito di insegnanti? Orsola Riva © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 CRONACHE 17 Troppo smog, record di ritiri alla maratona di Pechino Livelli di polveri sottili molto superiori al massimo consentito. In corsa con le mascherine Anche ieri Pechino ha deciso di non farsi vedere, e non per timidezza. La cortina di smog che con micidiale assiduità copre la capitale cinese, nascondendola ai suoi stessi abitanti, ieri ha voluto celebrare la 34ª maratona cittadina a modo suo: essendoci. E dunque rovinando la festa agli atleti. L’hanno corsa in 25 mila ma alto è stato il numero di chi ha rinunciato a proseguire, soffocato e frenato dall’inquinamento atmosferico. Nelle gare sportive le cifre contano, ma stavolta le 2 ore 10’42’’ del vincitore Girmay Birhanu Gebru, etiope, e le 2 ore 30’03’’ della connazionale Fatuma Sado Dergo pesano almeno quanto i 344 microgrammi al metrocubo di particolato Pm2.5 registrato dalle centraline dell’ambasciata Usa, considerata Il reportage di Mario Pappagallo Le protezioni Migliaia di maratoneti hanno indossato maschere protettive contro lo smog (foto LaPresse) non solo dalla comunità straniera la più attendibile misurazione della qualità dell’aria di Pechino (o più affidabile dei dati ufficiali). Un livello molto pericoloso per l’Organizzazione mondiale della sanità che considera sicuri 25 microgrammi nelle 24 ore. Nei punti di ristoro lungo i 42 e passa chilometri del percorso, che si concludeva allo Stadio nazionale (il Nido d’Uccello), erano disponibili 140 mila spugne per consentire ai partecipanti di togliersi dalla pelle la patina di sporco depositata sulla pelle. Impossibile, ovviamente, contrastare l’inalazione, se non facendo uso di mascherine chirurgiche o dispositivi dotati di filtro, utili però per camminare, non per affrontare una gara. Gli organizzatori avevano annunciato «uno smog leggero o moderato», facendo sapere che sarebbe stato impossibile rinviare l’evento. Ennesimo imbarazzo, dopo le proteste delle nazionali di calcio argentina e brasiliana che avevano giocato qui il weekend precedente, e a poche settimane dal vertice dei Paesi del Pacifico. Sui social media, da Weibo a Twitter, si è scatenata la contro-maratona, quella dell’ironia e del sarcasmo. Infinite le varianti sul tema, da «mi sentivo un aspirapolvere» a «ahi, mi son perso la maratona, per compensare mi faccio tre pacchetti di sigarette». Marco Del Corona @marcodelcorona 25 Mila I corridori iscritti alla maratona di Pechino, il 46% stranieri © RIPRODUZIONE RISERVATA Oblò, scafandri, poi l’inceneritore Nel bunker anti Ebola di Milano Il percorso nei laboratori del Sacco, un’area con 15 posti letto pronta a isolarsi dal resto del mondo Isolati Nelle stanze si entra con il badge, gli accessi si aprono in sequenza quando l’altro è chiuso Qui, in un locale lontano da quello principale dell’ospedale, ci sono i virus più letali al mondo. In un super reparto nel cuore di una struttura sanitaria inaugurata nel 1931, quando era la tubercolosi la paura incurabile e quando il Sacco si chiamava Sanatorio. Attraversare il Sacco di Milano a piedi è come entrare nella storia della medicina italiana. Palazzine che risalgono a quasi 85 anni fa, frammezzate da strutture moderne, tanto verde e i reparti sparsi tra un vialetto e l’altro. Dove un tempo si curava la tubercolosi quando non c’erano farmaci — cibo, aria e igiene erano la speranza — oggi c’è uno dei due reparti di riferimento per Ebola a livello nazionale, l’altro è lo Spallanzani di Roma. Entrarci è come calarsi in un «sottomarino». Il dipartimento di malattie infettive che si occupa di Aids e tubercolosi, di Sars e di aviaria, fino alle febbri emorragiche come Ebola, ha 70 posti letto ma 15 possono trasformarsi in Le procedure Il punto ● L’infermiera spagnola Teresa Romero, contagiata dall’Ebola, è guarita dal virus La vestizione Un sanitario aiuta il medico nella vestizione e gli allaccia alla vita l’elettromotore I filtri I sanitari completano la vestizione del medico inserendo dei filtri per l’aria nella tuta Il gonfiaggio Il medico respira aria asettica grazie ai filtri posti sulla schiena. La tuta viene gonfiata dall’elettromotore La doccia Uscito dalla stanza il medico deve sottoporsi a una disinfestazione che dura circa tre minuti La svestizione Un sanitario sveste il medico e la tuta viene buttata nei rifiuti pericolosi da incenerire ILLUSTRAZIONE DI FRANCO PORTINARI MILANO Medici e infermieri si muovono agilmente nelle tute bianche a tenuta stagna o negli scafandri per assistere i malati di Ebola già sintomatici e più gravi. L’automatismo è creato da addestramenti ripetuti, nella vestizione e nella svestizione, per muoversi senza rischi e trattare le fiale con i prelievi di sangue pieni di virus. Consapevoli che ogni piccolo errore può costare la vita a loro e agli altri ricoverati. Camere di degenza depressurizzate, filtri ovunque, badge per aprire e chiudere porte che altrimenti non si aprirebbero. Se un malato di Ebola entrasse qui, un computer nella sala comandi della stanza di controllo medico-infermieristica trasformerebbe metà reparto in una sorta di sottomarino. Tutto è automatico, tutto funziona a memoria: i passaggi da una stanza all’altra, i percorsi, l’eliminazione dei materiali contaminati. Anche le provette con il sangue per gli esami arrivano senza che nessuno le tocchi in un laboratorio P4 dove lavorano solo tecnici in scafandro. I controlli Il medico con lo scafandro assiste il malato in una camera ospedaliera depressurizzata bunker quando arriva il super malato. Lo dirige Giuliano Rizzardini, infettivologo con esperienze anche in Africa, Ebola compresa. Allergico alla cravatta, perfino al camice. Se può lo evita. «Creo più empatia con i pazienti», dice. Lui è il comandante del sottomarino, ma chi fa applicare tutto alla lettera è il nostromo: la caposala. Cecilia Paoli, il coordinatore sanitario delle malattie infettive. È lei a guidarci in una simulazione. Due dottoresse di Varese stanno imparando come vestire e svestire le tute. Aiutate da una terza persona e davanti a uno specchio per evitare falle al termine dell’operazione. Laura Cordier, infettivologa che ha già recuperato sul campo un sospetto malato di Ebola per trasportarlo dall’Amedeo di Savoia di Torino all’aeroporto di Caselle dove un aereo militare lo ha portato allo Spallanzani di Roma, si veste con lo scafandro. Le tute si usano nel reparto, in caso di malati ancora senza gravi sintomi. Gli sca- fandri servono per avvicinare i malati gravi, quelli che immettono virus con sangue e altri liquidi corporei. I tessuti sono impermeabili a liquidi e aria. Gestire un malato di Ebola è costoso, soprattutto per i materiali che vanno distrutti. Ogni tuta va buttata dopo l’uso, lo scafandro solo se contaminato. Tutto all’inceneritore. Perfino l’ambulanza è speciale: un camper di tre vani, uno per il paziente trasportato nella barella isolata e per il personale in scafandro, un altro per personale di supporto e Il soccorso L’ambulanza a tre vani per i casi di Ebola. Uno è per il paziente trasportato in una barella isolata e per il personale in scafandro. Gli altri sono per il personale di supporto e per l’autista materiale, uno di guida. E il suo ingresso al reparto ha le caratteristiche dell’isolamento. È un ingresso unico. Nella barella c’è un oblò come quello delle navi: serve a spostare il malato in un’altra barella all’altra, in caso di trasporto, o nella stanza di degenza. Si agganciano gli oblò di due barelle (per esempio quella dell’aereo), si aprono e si sposta il paziente da un contenitore isolato all’altro. L’ambulanza arriva, e sempre con apertura tramite badge (luce rossa non si entra, luce verde si apre la porta) si passa in due anticamere: una per la barella, dove vanno gli accompagnatori in scafandro, l’altra per la vestizione. Poi il corridoio e la stanza, ognuna per un solo malato. Due corridoi con vetri consentono il controllo costante dei malati senza entrare. Gli accessi si aprono in sequenza quando il precedente è chiuso. Le camere sono a pressione più bassa e nel reparto l’aria è igienicamente filtrata. Vicino alle stanze di ingresso c’è la doccia. Anche in quella per la barella. Alla fine di ogni operazione, il personale (uno per volta) deve sottoporsi ancora con lo scafandro a una doccia disinfettante. Automatica. Tre minuti. Poi esce, si sveste e tutto l’equipaggiamento parte verso l’inceneritore. Anche i filtri per l’aria. Chi è in scafandro, indossa alla cintola un elettromotore: aspira l’aria dall’esterno attraverso due filtri che impediscono contaminazioni. Lo scafandro si gonfia e gli operatori si muovono come omini Michelin. Il personale addestrato c’è, ma — avverte Rizzardini — «se dopo la gestione di un malato di Ebola ognuno deve passare giorni in quarantena (ultime direttive Oms in seguito alle infermiere infettate in Spagna e negli Usa) il rischio è che con più malati di Ebola entriamo in crisi con il numero di operatori». Per fortuna al momento in Italia pazienti zero non ci sono stati. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● In un documento interno trapelato ieri l’Oms avanza dubbi sulla risposta al virus. «Quasi tutti quelli coinvolti non hanno visto quello che si stava preparando». In più gli uffici nell’Africa Occidentale sarebbero guidati da persone «nominate per motivi politici» dal direttore dell’Oms in Africa, Louis Sambo ● Gli Usa hanno annunciato che una squadra militare medica interverrà in caso di emergenze ● La Germania auspica una missione civile Ue in Africa. Oggi in Lussemburgo l’incontro tra i ministri degli Esteri europei Su Corriere.it Sul sito sono online le immagini e il videoreportage sull’ospedale «Sacco» di Milano attrezzato per l’emergenza Ebola 18 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 CRONACHE La mail pirata attacca i Comuni E il riscatto va pagato in bitcoin Lo sciopero Giudici onorari fermi 5 giorni Rischio paralisi nei tribunali Parte dalla Russia e beffa gli antivirus, decine di amministrazioni colpite in Italia MILANO L’anagrafe non può più rilasciare i certificati, la contabilità non riesce a pagare, il protocollo è fermo perché anche lì i documenti sono bloccati: sono gli effetti del virus informatico di ultima generazione che sta infestando i pc di decine di Comuni in tutta Italia. Per eliminarlo si deve pagare un riscatto: 400 euro, ovviamente in bitcoin, il doppio se lo si fa dopo tre giorni. Arriva da San Pietroburgo (Russia) l’ultimo «ransomware» (dall’inglese ransom: riscatto) che da mercoledì si sta diffondendo a macchia d’olio attraverso le reti informatiche dei Comuni. Solo alcuni antivirus hanno già fatto in tempo ad aggiornarsi e a bloccarlo. Dopo aver rubato la rubrica di posta elettronica di un qualche ufficio in una qualunque città, che spesso contiene gli indirizzi di altri Comuni, il virus spedisce a nome dello stesso ufficio il file «Compenso.Pdf» seguito da una lunga linea continua. Provenendo da un indirizzo insospettabile e facendo pensare a un qualche pagamento, molti impiegati lo aprono senza rendersi conto che alla fine della linea continua, nascosto oltre la schermata, c’è la pericolosissima estensione «.exe». Non è un documento, ma un programma che immediatamente cripta nei pc e nei server i file documenti pfd, word o 400 Euro Quanto bisogna pagare (non in contanti, ma in Bitcoin, la moneta virtuale) per farsi sbloccare i computer excel, ma anche le foto, rendendoli inutilizzabili. «Una cosa inimmaginabile che ci ha bloccati per tre giorni. Avevamo l’antivirus, ma non è bastato», racconta Maria Grazia Mazzolari, segretario comunale a Bussoleno (Torino), centro di poco più di seimila anime in Val di Susa noto per le proteste sulla Tav. «I pc continuano a funzionare, i documenti sono ancora al loro posto ma non si aprono e nelle cartelle compaiono dei file dal nome preoccupante “decript_instructions.html”», spiega Paolo Dal Checco della Di.Fo.B., lo studio di consulenza informatica forense che collabora con le Procure in molte inchieste, come quelle sull’ Expo a Milano, sulla Concordia a Grosseto e sul Mose a Venezia e che sta fornendo assistenza a molti dei Comuni infettati. «Solo chi ha una copia di riserva dei documenti si salva, gli al- Autunno con l’ombrellone Al mare 25 gradi Tutti in spiaggia L’estate ha latitato, ma l’autunno si sta facendo perdonare. Ieri temperature di 25 gradi in tutta Italia, con punte di 30 in diverse località balneari, come a Cagliari (nella foto Ansa di Andrea Frigo), dove sono ricomparsi ombrelloni, sdraio e costumi da bagno. © RIPRODUZIONE RISERVATA tri devono pagare i criminali» aggiunge il collega Giuseppe Dezzani. In che modo? Sullo schermo appare un messaggio che invita ad acquistare un «software di decodifica» per 400 euro in bitcoin, spiegando anche come fare. «Purtroppo — dice Dal Checco — il sistema bitcoin prevede che le transazioni e gli indirizzi su cui vengono fatte, una sorta di Iban, siano pubblici, ma non c’è modo di attribuire un indirizzo a un nome». Monitorando due di questi indirizzi, la Di.Fo.B. ha scoperto che i cybercriminali in soli 5 giorni «hanno incassato circa 100 mila dollari». Dopo averle provate tutte, mercoledì a Bussoleno hanno deciso di mettere mano al portafoglio. «Abbiamo fatto una colletta tra noi in attesa di capire come giustificare la spesa. Dopo che abbiamo pagato hanno anche avuto la spudoratezza di invitarci a contattarli nel caso avessimo altri problemi», racconta Mazzolari che sta preparando una denuncia alla Procura di Torino. «Fare attenzione — avverte Dezzani — alle mail, anche quelle di amici questa mattina, quando gli uffici dei Comuni riapriranno dopo il fine settimana. C’è il rischio che il fenomeno prenda un risvolto esponenziale». Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 19 Cosa sono ● I Bitcoin sono una valuta elettronica virtuale: esistono soltanto per gli acquisti via web ● Si comprano da un privato che li ha già o dalle piattaforme online e si inseriscono in un portafoglio «elettronico» ● Gli acquisti con i Bitcoin avvengono sui siti che li accettano oppure con il telefonino Una «Notte della giustizia», stasera dalle 19 negli uffici giudiziari di Torino, e da oggi 5 giorni di sciopero in tutta Italia: i magistrati onorari (di solito avvocati con funzioni di vice procuratore onorario e di giudice onorario di tribunale), senza i quali i magistrati di carriera non reggerebbero più gran parte del contenzioso di competenza monocratica, protestano per il dietrofront che addebitano al ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il quale — affermano — «il 12 settembre ha inspiegabilmente disatteso le linee guida esposte a giugno, quando aveva annunciato un regime transitorio per i magistrati onorari in servizio, esprimendo la necessità ineludibile di riconoscere loro per il futuro i versamenti previdenziali, e di stabilire la permanenza in servizio fino all’età di 65 anni». Secondo la categoria, «il governo non ha alcuna intenzione di stabilizzare i magistrati onorari, ed è stata annunciata l’ennesima proroga, seppure per un arco temporale superiore a quello previsto dai precedenti governi. Così rinvia di fatto la soluzione del problema della precarietà che cerca una soluzione dal 1998, quando l’introduzione di magistrati onorari era valsa a rammendare un buco dell’organico dei magistrati». © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 CRONACHE 21 In centomila marciano per la pace (e chiedono lavoro) Perugia-Assisi, la presidente della Camera Laura Boldrini: «Cercherò di aiutare gli operai di Terni» Cento colpi per ricordare cento anni di guerre. Si è aperta così ieri mattina, con il fragore delle esplosioni trasmesso dagli altoparlanti, la ventesima edizione della Marcia della Pace di Assisi. Tra striscioni, bandiere e arcobaleni, quasi 100 mila i partecipanti che hanno percorso a piedi i circa 24 chilometri tra Perugia e Assisi. Per dire basta ai conflitti, un secolo dopo la Prima guerra mondiale. Ma non solo. Perché per portare la pace, quella sociale, è fondamentale anche il lavoro, quest’anno tema centrale della manifestazione. In prima fila c’erano infatti gli operai dell’Ast di Terni, impegnati in una difficile vertenza per salvare oltre 500 posti a rischio. Il presidente della Camera, Laura Boldrini, che si è unita alla marcia nell’ultimo tratto, li ha in- ROMA Il personaggio di Marco Imarisio Alle undici tutto è pronto per l’arrivo dell’uomo più minacciato d’Italia. In cima alla strada, davanti alla pizzeria Da Enzo, quattro pattuglie dei carabinieri sono in attesa. La notte prima, dalle 23 all’una, gli uomini e i cani dell’unità cinofila hanno ispezionato i locali. Subito dopo sono arrivati gli artificieri. Al mattino, poco prima che la gente cominciasse a riempire la sala, hanno rifatto gli stessi controlli. Nel cortile sono schierati 24 poliziotti addetti all’ordine pubblico. Intorno alla biblioteca comunale si contano altre 12 vetture delle forze dell’ordine. Ecco la prima delle quattro macchine della scorta. Una volta superato il cancello della biblioteca comunale di San Giuseppe Jato scendono gli agenti. Si guardano intorno. Aprono la porta posteriore della seconda vettura. Ne esce l’uomo che «putissimu pure ammazzarlo» secondo Totò Riina, sottoposto a un livello di sorveglianza che si trova un gradino sopra a quello dei magistrati più esposti e un gradino sotto a quello riservato al presidente della Repubblica. È un prete. Sono quasi due mesi che la vita di don Luigi Ciotti è cambiata. Ieri lo hanno scoperto in tanti alla marcia della pace Perugia-Assisi, quando lo hanno visto circondato da uomini in borghese che si guardavano intorno circospetti. Vicino e al tempo stesso distante dagli altri. Le chiacchierate del capo dei capi mafiosi durante l’ora d’aria hanno rivelato un interesse nei suoi confronti che rasenta l’ossessione. Altri boss, dopo mesi di silenzio parlano di lui. Le intercettazioni finite sui giornali sono frammenti di un discorso in divenire. C’è di peggio nelle loro parole. C’è un progetto che prevede diffamazione e calunnia. In mancanza del tritolo vogliono seppellirlo con l’infamia. All’inizio di settembre il ministero dell’Interno ha così deciso di blindare la vita a un ragazzo di quasi 70 anni che svolge il suo sacerdozio molto lontano, a Torino. La Sicilia era scritta sul palmo della sua mano. Ci torna quasi ogni settimana, per viaggi a tappe forzate dalla logistica estrema. Quando è sull’isola la scorta di don Luigi quasi raddoppia, per comprensibili ragioni. Alla sorveglianza di grado più alto vengono aggiunte altre due vetture e altri quattro uomini provenienti dalla scorta di Antonio Ingroia. Quel giorno, il 23 maggio Insieme La bandiera all’avvio della Marcia della Pace Perugia-Assisi (foto Sebastiani/Ansa) contrati: «Farò il possibile, non buttatevi giù», ha detto, sottolineando la necessità di una task force istituzionale che affronti la vicenda. «La pace sociale si basa anche sul diritto al lavoro, che è un diritto costituzionale». Dopo quello del capo dello Stato, anche papa Francesco ha inviato un messaggio: «La Marcia sia un’occasione per un maggior impegno nella diffusione della cultura della solidarietà, ispirata ai valori morali e al servizio della persona umana e del bene comune». In marcia la vicepresidente di Montecitorio, l’umbra Marina Sereni, don Luigi Ciotti, la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, quello del consiglio regionale, Eros Brega, oltre al sindaco di Perugia, L’evento ● La Marcia per la Pace Perugia-Assisi si svolge ogni due o tre anni ed è lunga 24 chilometri ● Nel 1961 (1ª edizione) era «per la Pace e la fratellanza tra i popoli». Oggi «per Pace e fraternità» Andrea Romizi. Ma i protagonisti sono stati i cittadini, tra cui moltissimi ragazzi e bambini di 177 scuole. Hanno sfilato 277 enti locali, 479 associazioni, 526 città e rappresentanti di ogni regione. Qualche defezione, in polemica con la Tavola della pace, che ha promosso la manifestazione. «San Francesco attende i suoi testimoni di pace per incoraggiarli nel loro impegno quotidiano in una situazione drammatica di presenza di guerre e assenza di lavoro», aveva detto alla vigilia padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro convento. «Siamo qui perché non vogliamo più vedere vittime» ha spiegato Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore. R. I. © RIPRODUZIONE RISERVATA Totò Riina è stato intercettato in carcere mentre diceva: «Putissimu pure ammazzarlo» Il Viminale gli ha assegnato una protezione seconda solo a quella del capo dello Stato E in Sicilia su di lui vigilano gli uomini che un tempo si occupavano del pm Ingroia Religioso Don Luigi Ciotti (a fianco), 69 anni, insieme ad alcuni amici, nel 1965, ha promosso un gruppo di impegno giovanile che prenderà poi il nome di Gruppo Abele. Sono attivi in progetti educativi nelle carceri minorili e si impegnano nella lotta alla droga. Negli anni Novanta l’impegno di don Ciotti si allarga alla lotta alle mafie. Per la sua attività ha ricevuto diverse minacce di morte dai boss I battesimi con gli agenti in chiesa Vita sotto scorta di don Ciotti Il prete che combatte la mafia è l’uomo più a rischio d’Italia. «Ma non mi fermo» ❞ Dimostro che è possibile prendere i loro beni e renderli produttivi ❞ Mi vogliono male perché creo coscienze, temono le scuole più dei giudici 1992, si trovava a Palermo per un corso di formazione. Il primo aereo che decollò da Capaci dopo la strage fu il suo. «Mi chiesi cosa potevo fare». La risposta arrivò da un volontario del Gruppo Abele, l’associazione contro le narcomafie da lui creata cinquant’anni fa. Giancarlo Caselli, un altro con Palermo nel destino. Le proprietà e i terreni confiscati ai clan, come fossero un interruttore. Dal male al bene, dall’indifferenza alla presa di coscienza. Stava per nascere Libera, che oggi contiene altre 6.500 associazioni, il marchio che certifica la perdita di terreno, non solo figurata, della mafia. Le minacce sono sabbia nell’ingranaggio di una vita in perenne movimento. All’inizio di ottobre era a Lampedusa, poi è tornato a Torino via Malpensa per dir messa e celebrare un funerale. Poi è volato a Roma per un incontro istituzionale. Subito dopo è tornato in Sicilia per la lunga giornata in cui lo aspettavano per consegnargli la cittadinanza onoraria del paese che fu roccaforte dei Corleonesi. Tre tappe per 600 chilometri. A sera ha preso l’ultimo aereo, il giorno dopo partecipava alle esequie di un amico. Avanti e indietro, sempre. Ancora Roma, due volte, ancora Palermo. Infine ieri in Umbria alla marcia della pace. Ogni volta con un passaggio di consegne, la sosta nella piazzola di un hotel fuori mano per la staffetta tra scorte ausiliarie, che affiancano quella ufficiale per seguirlo nel loro territorio. Bonifica dei luoghi A Torino comunica gli spostamenti imprevisti un’ora prima, per le bonifiche dei luoghi A casa sua è peggio. Gli spostamenti brevi sono più difficili. Quando è a Torino don Luigi viene seguito da altre due auto. Il protocollo prevede la consegna degli appuntamenti di giornata e un preavviso di un’ora per qualunque imprevisto, sia un caffè al bar o una visita in chiesa, con bonifica dei luoghi. Sabato 11 ottobre, ad esempio. Di nuovo a Torino per battezzare il figlio di un funzio- nario della questura. Nessuno strappo alla regola. Come in Sicilia, doppia bonifica, sera e mattina presto. La chiesa piena di poliziotti era sorvegliata da decine di poliziotti. San Giuseppe Jato era il paese di Giuseppe Brusca e di Santino Di Matteo, il bambino ucciso e sciolto nell’acido dopo una lunga prigionia. Ora sui terreni che furono di quel boss prospera una delle più grandi cooperative siciliane. Vino e cibo che va in tutto il mondo. Sull’etichetta di ogni bottiglia e barattolo c’è scritto da dove viene, e perché. Nelle intercettazioni Riina parla della «roba» che era sua. «Ci sono alcune ragioni per cui mi vogliono male. Abbiamo dimostrato che è possibile fare senza di loro, prendere il loro patrimonio e renderlo produttivo. La seconda è il nostro sforzo per creare una coscienza. La mafia teme più le scuole della giustizia. In Sicilia abbiamo avviato cinquemila progetti didattici. Infine c’è la nostra scelta di costituirci parte civile nei processi, fornendo assistenza legale ai testimoni di giustizia. Assicuro che dà molto fastidio». Libera ● «Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie» è nata il 25 marzo 1995 per sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere la legalità ● Oggi è un coordinamento di oltre 6.500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, che diffondono la cultura della legalità La neonata cooperativa citata proprio ieri da don Luigi come unico antidoto ai Totò Riina di questo mondo si trova a Castelvetrano, in provincia di Trapani. I suoi ragazzi gli avevano preparato uno spuntino in un uliveto bruciato dai mafiosi non proprio entusiasti del passaggio di proprietà. «L’unica paura è quella di non riuscire a fare le cose. Più se ne parla, più le famiglie hanno difficoltà a mandare i loro cari ai nostri appuntamenti. Non sono minacce, è una strategia». All’improvviso si era sentito un rumore da oltre il muro di cinta. Il caposcorta e i suoi uomini avevano camminato tra i rovi ed erano entrati nella proprietà confinante. Pochi giorni prima, a Lampedusa, qualcuno aveva esploso alcuni colpi di fucile davanti all’albergo dove dormiva don Luigi. Non si capisce mai se sono falsi allarmi oppure dell’altro. La vita sotto scorta è una tortura della goccia cinese. «D’accordo, ma non fare troppo casino su questa storia. Tanto prendo e parto lo stesso. Ora ti saluto, che sto salendo sull’aereo». © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 CRONACHE 23 # La replica al ministro A Roma Pisapia difende San Vittore: il carcere resti dentro la città L’uomo che vive nel sottosuolo di Rinaldo Frignani Un gancio dove appendere gli abiti, una canadese per proteggersi dall’umidità. E la luce rubata da una cabina elettrica per accendere lampadina e fornelletto. La tana sotto il Muro Torto, a due passi da via Veneto, di un tunisino, arrestato per furto di elettricità. Un anno fa lo presero sempre lì. In uno dei mille rifugi di chi vive nascosto nel sottosuolo di Roma. Sopra il traffico e lo shopping, sotto loro. Uomini talpa come il tunisino, con una radio attaccata a un cavo ballerino per sapere cosa succede sopra, nel mondo. MILANO Se ne parlava già ai tempi di Carlo Togno- Uccide la fidanzata strangolandola Due mesi fa la salvarono i vicini Il delitto in centro a Milano. L’assassino trovato in piazza Sant’Ambrogio MILANO Due mesi fa, racconta un conoscente del palazzo di fronte, scappava insanguinata e trovava rifugio nell’androne di un condominio e nell’abbraccio di alcuni vicini, rapidi nel chiamare i soccorsi. Gli agenti avevano fermato il fidanzato. «La sera lui era già a casa». Ieri, spiegano i poliziotti, non ha fatto in tempo a uscire di casa: l’ha ammazzata nell’appartamento al quarto e ultimo piano, per poi telefonare a un amico, raccontare il delitto («L’ho uccisa io, adesso cosa faccio?»), e andarsene a pochi metri dalla Basilica di Sant’Ambrogio. Lì s’è seduto su una panchina e ha aspettato. Gli agenti, che intanto avevano ricevuto la chiamata dell’amico, l’hanno rintracciato grazie al cellulare. Altri colleghi sono andati sul luogo del delitto. Una poliziotta della scientifica, quand’era mezzanotte, è uscita dal portone con un sacchetto in mano: dentro c’era un elastico da portapacchi, forse l’arma del delitto, forse avvenuto per strangolamento. Sull’omicidio, ancora a serata avanzata, c’erano poche certezze. Se non la nazionalità, italiana, dell’aggressore e della vittima; l’età (sono entrambi 42enni); e infine l’indirizzo, che per la geografia è un indirizzo nobile: siamo in via della Com- menda 28, all’angolo con via Orti, nel quartiere di Porta Romana, uno dei cuori della vecchia Milano. Il civico 28 è un bel palazzo con studi professionali e abitazioni. In una di queste, è voce diffusa, erano frequenti i litigi. E i litigi, che cominciavano con urla e con insulti, spesso terminavano nello scontro fisico, nel lancio di oggetti, come ad esempio — la scena è rimasta ben impressa nei ricordi di quel conoscente del palazzo di fronte — il lancio di bottiglie di vino. I due fidanzati cercavano di coprire le risse tenendo la musica dello stereo ad altissimo volume. Un tentativo vano: nel palazzo tutti sapevano, chiamavano polizia e carabinieri. Il fidanzato ha trascorso ore in Questura, sentito dal pm di turno Giancarla Serafini insieme agli investigatori della settima sezione dell’Ufficio prevenzione generale, guidato dal primo dirigente Maria José Falcicchia. Il padre gestisce un negozio di riparazione di gioielli e di orologi, un’unica vetrina al piano terra dello stesso 28 di via della Commenda. Si tratta di persone conosciute, a Porta Romana, mentre la famiglia della donna sarebbe originaria della zona dei Navigli. Secondo i primi riscontri, il La telefonata Dopo l’omicidio ha telefonato a un amico: «L’ho ammazzata adesso cosa faccio?» Nel palazzo I condomini ricordano: «Litigavano spesso». L’assassino è figlio di un orologiaio L’elastico Il giovane ha usato un laccio elastico simile a quelli per bloccare i pacchi sulle auto delitto sarebbe stato d’impeto, avvenuto al termine dell’ennesimo scontro. Forse l’assassino voleva scappare, e infatti il punto dove i poliziotti l’hanno fermato, in piazza Sant’Ambrogio, non è proprio vicinissimo a via della Commenda. Più probabile però che lui per primo abbia capito quanto fosse inutile fuggire, soprattutto dopo la telefonata all’amico. I primi poliziotti sono arrivati nel condominio dell’omicidio intorno alle 21. Hanno iniziato a suonare il citofono della casa al quarto piano, dopodiché hanno provato con le altre abitazioni fin quando un residente ha aperto il portone. Il cadavere è stato trasportato intorno a mezzanotte e mezza all’obitorio di piazzale Gorini. Insieme all’elastico da portapacchi, probabilmente uno di quelli utilizzati sulle macchine per legare i bagagli. La Scientifica ha raccolto e «isolato» anche uno smartphone. I rilievi dei poliziotti sono proseguiti fino all’alba; l’appartamento è stato sequestrato. Oggi gli investigatori sentiranno altri famigliari e amici della coppia, per quel poco ormai d’aiuto che può arrivare dal passato. Andrea Galli Cesare Giuzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA 177 Le donne uccise in tutto il 2013: tra queste, 120 (quasi il 70%) sono morte «nell’ambito familiare e affettivo» 7% La quota delle violenze registrate in ambito famigliare contro le donne e che vengono effettivamente denunciate 11 Mila Le denunce per stalking presentate dal 1° agosto 2013 al 31 luglio 2014. Dal 2009 sono almeno 51.079 li, sindaco di Milano alla fine degli Anni 70. È diventato un tormentone sotto il regno di Gabriele Albertini, fine Anni 90. Ci ha riprovato il ministro Roberto Castelli nel 2005. È tornato alla ribalta con il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ieri dalle pagine del Corriere ha rilanciato il leitmotiv: il carcere di San Vittore va chiuso e sostituito con uno più piccolo fuori Milano. Orlando però ha fatto i conti senza Giuliano Pisapia, sindaco di Milano. A differenza dei predecessori, l’avvocato penalista, esperto di problemi carcerari, boccia la proposta: «Ritengo che non si debba chiudere San Vittore ma proseguire, e accelerare, l’opera di ristrutturazione e modernizzazione già iniziata». Che non siano solo parole lo dimostra il fatto che nel Piano del governo del territorio, lo strumento urbanistico per eccellenza voluto dal sindaco e dal suo braccio destro Ada Lucia De Cesaris, San Vittore, sebbene statale, sia destinato a «servizio». Troppi giudizi affrettati secondo Pisapia. «Da anni si discute dell’opportunità o meno di chiudere il carcere milanese, a volte senza conoscere la realtà di San Vittore e senza proporre alternative realistiche». Il sindaco riconosce che San Vittore è vecchio ma ricorda al ministro che è partita la ristrutturazione di due raggi: «Per i lavori già fatti, per la professionalità di direttori e polizia penitenziaria, Il sindaco per le esperienze di so«Spostare cialità di cui questo i detenuti? È carcere è stato spesso come rimuovere all’avanguardia, ritengo che non si debba i problemi» chiuderlo». Anche sul problema del sovraffollamento Pisapia dice la sua. Oggi a San Vittore sono ospitate 1.015 persone, 945 uomini e 70 donne, quasi tutti in attesa di giudizio, contro una capienza certificata di 702. Numeri in diminuzione rispetto all’anno scorso, quando i detenuti erano 1.351, ma pur sempre una situazione di enorme disagio. Non è con la chiusura del carcere di piazza Filangieri che si risolve il problema: «Bisogna intervenire, e qui parla più l’avvocato che il sindaco, con una riforma del codice penale in modo da prevedere, per i reati di non grave allarme sociale, pene diverse e più efficaci della detenzione, spesso scuola di criminalità». Ma c’è un altro motivo per cui Pisapia dice no alla chiusura. Anzi due. Il primo lo definisce «culturale». «Abbiamo la tentazione di nascondere i problemi della società, rimuoverli. Un carcere in centro a Milano ricorda a tutti che viviamo in un mondo complesso, in cui esistono violenza, emarginazione e povertà e che i problemi vanno affrontati e non rimossi». Il secondo: «Temo che i detenuti lontano dalla città perdano contatto con il mondo esterno, famiglie, avvocati, assistenti sociali e volontari che avrebbero più difficoltà a raggiungere il carcere». Nel 2001, da capogruppo di Rifondazione in commissione Giustizia alla Camera, usò una parola più forte: «ghettizzazione». La sostanza non cambia. Maurizio Giannattasio © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 La storia di Gian Antonio Stella CRONACHE Rimosso l’ingegner Sciacca che voleva salvare Messina «Qui costruiscono sulle frane» Da capo del Genio civile al Comune bloccò palazzi di 8 piani su crinali a rischio L’ingegner Gaetano Sciacca porta iella? Gli schiavi della scaramanzia se ne vadano pure a comprar cornetti e amuleti. Ma un Paese serio dovrebbe ascoltare le urla d’allarme dell’uomo che a Messina ha fatto, dopo le frane assassine del 2009, ciò che non è stato fatto a Genova. E che denuncia i rischi incombenti su una città fragilissima la quale, a causa dell’assalto dei cementieri, è esposta a nuovi disastri alla prima botta di terremoto o al primo nubifragio. Un uomo che anche per questi allarmi è stato fatto fuori. «Ci saranno sempre terremoti in California» dice l’elenco telefonico di Los Angeles. E spiega come tenersi pronti. Dopo di che ogni californiano può anche pregare sant’Emidio: la prevenzione, però, viene prima. A Messina, denuncia da tempo l’ingegnere Sciacca, il viadotto Ritiro su cui passa l’autostrada Messina-Palermo è in condizioni pessime: «Lo hanno costruito col cemento depotenziato e già due anni fa una commissione di esperti ha detto che rischiava di crollare. È ancora li. Solo un po’ alleggerito: auto e camion passano su una sola corsia. Se viene giù quel viadotto, si abbatterà su un’area dove vivono migliaia di persone. Se ne parlo porto “scutra”? Me ne infischio. Non parlarne: questo è criminale. Aspettiamo il disastro?». Sono anni che Sciacca, ingegnere capo del Genio civile finché Crocetta l’ha spostato un mese fa tra gli «urrah!» dei palazzinari e lo sconcerto di gran parte della città, si sgola a spiegare che Messina è in pericolo. Nel maggio 2010 mostrò a Tito Cavaleri della Gazzetta del Sud una foto: «Lo vede questo cartello con scritto “rischio frane”? Bene, ecco cosa vorrebbero far sorgere». E spianò sul tavolo il progetto di un complesso mostruoso. Come mostruoso era un altro progetto bloccato: la trasformazione su un crinale a rischio di una villetta a due piani in un palazzo di otto piani più seminterrato e garage. E altro ancora… Il nodo è questo: Sciacca ha sempre rifiutato di applicare meccanicamente una leggina Località San Giovannello Qui è prevista la realizzazione di edifici residenziali agevolati. Ma il terreno è a forte rischio idrogeologico 25 rio pubblico? Lasciamo rispondere a Celi: l’ex capo del Genio civile è accusato di «non aver coinvolto nella scelta dei professionisti cui affidare progettazioni e procedimenti Ordini professionali e segreterie politiche che non possono rinunciare a indicare professionisti…». Insomma, ha rotto il giocattolo degli amici e degli amici degli amici. Non gli perdonano, soprattutto, di aver detto verità scomodissime. Che Messina non può continuare a costruire, ignorando i rischi sismici idrogeologici, palazzi di cemento armato ammucchiati «senza una via di fuga, né uno straccio di progettino che preveda un minimo di alternativa sostenibile». Che «costruiscono ville sul mare o in località a rischio e poi pretendono opere pubbliche a difesa dell’indifendibile». «Ho le imprese alle calcagna. Sono dietro la porta. Ingegnere, mi gridano, teniamo famiglia… Ma insomma, come Il viadotto «Da anni ripeto che l’autostrada potrebbe crollare. Dicono che porto iella? Pazienza» Vallata del torrente Trapani La collina sulla quale dovevano sorgere degli edifici: ai piedi c’è una frana Il progetto sulla collina Il progetto delle costruzioni che dovevano sorgere sulla collina (a rischio) di San Giovannello regionale del 2003 firmata da Cuffaro che permette, un attimo dopo il deposito di un progetto, di iniziare a costruire prima ancora che il Genio civile possa aprir bocca. Caso mai, se violasse le norme di sicurezza antisismica e idrogeologica, dice la leggina, l’edificio può essere abbattuto. Ma dai! Ci vogliono decenni, da noi, per buttar giù un fabbricato. E come fai a rimediare a uno sbancamento che magari ha compromesso un’area già franosa? Infatti la Cassazione ha chiarito: leggi simili non valgono nelle aree a rischio. E cos’è più a rischio di Messina, colpita nel 1908 dal più disastroso dei terremoti italiani e successivamente da decine di frane, dovute alla presenza in città di ben 52 fiumare per la metà intubate e a una cementificazione che lo stesso giornale locale definisce «criminale»? Dice il rapporto Ispra 2008: «L’intensa urbanizzazione rende concreta la possibilità che una nuova calamità naturale possa essere ancora più disastrosa di quella di cento anni fa». Eppure han continuato a presentare progetti folli. Come quello di due centri commer- 37 I morti causati dall’alluvione del 2009 a Giampilieri e Scaletta Zanclea (Messina) 52 Le fiumare che attraversano Messina. Per metà sono intubate e sono la causa di decine di frane ciali e palazzine per oltre tremila abitanti nella valletta del torrente Trapani. Bloccato da Sciacca come decine di altre proposte da brivido in una cinquantina di aree a rischio. Fino a tirarsi addosso le ire di una miriade di ingegneri, costruttori e politici compatti nelle accuse: «Quel funzionario paralizza lo sviluppo di Messina!» Bollato come un «Signor No», l’ex capo del Genio civile è intervenuto in realtà sulle aree di maggior pericolo come Scaletta Marina o Giampilieri, devastate dalle alluvioni con 37 morti del 2009, con rara efficienza. Ha scritto sulla Gazzetta Francesco Celi: «79 appalti completati, 24 in corso di realizzazione e vicini o quasi al traguardo» per un totale di 155 milioni «e c’è da andarne orgogliosi, perché per una volta alle nostre latitudini ha prevalso la politica del fare». Non solo, spiega Sciacca: «I lavori sono stati fatti nei tempi giusti, tutte le imprese sono state pagate e non abbiamo avuto alcuna perizia di variante con aumenti dei costi pretestuosi. Anzi, le imprese hanno donato ai paesi opere supplementari». Allora, direte, cosa vogliono di più da un funziona- Tecnico Gaetano Sciacca fotografato nell’area di Giampilieri, colpita dall’alluvione del 2009. Sciacca è stato capo del Genio civile del Comune di Messina: 23 associazioni e vari sindaci hanno firmato un appello perché non venisse rimosso dalla carica (foto Sicilians) diavolo posso autorizzare simili scempi? Non è bastato Giampilieri?». Parole prese malissimo dall’Ordine degli ingegneri, tirati in ballo con architetti e geometri per tanti progetti insensati: «Valuteremo provvedimenti disciplinari: ha screditato e offeso la nostra categoria». Fatto sta che l’ingegnere è stato «promosso» a un nuovo incarico nell’iperuranio e tolto di mezzo. Nonostante una lettera del Wwf e di Italia Nostra che lo benedicono per avere portato a termine «tutte le opere per la messa in sicurezza di Giampilieri» in modo «estremamente esemplare». Nonostante la difesa della Gazzetta: «Se questa città si fosse ritrovata un drappello di professionisti come Sciacca oggi sarebbe ben altra cosa». Nonostante un appello a lasciare l’ingegnere dove stava firmato da 23 associazioni ambientaliste e da vari sindaci, in testa quello messinese, Renato Accorinti: «Questo territorio saccheggiato nel tempo, che ha pagato con la vita di cittadini innocenti scelte spesso irresponsabili, non può permettersi…». Macché… © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA MARCIA IN PIÙ ALLE TUE DIFESE? SU CON IMMUNO Per preparare il tuo organismo all’arrivo della stagione fredda e quando le tue difese immunitarie sono messe a dura prova dalle molteplici situazioni di stress, SU con Sustenium Immuno Energy. La sua formula a doppia azione, con GLICINA, GLUTAMMINA, VITAMINE e ZINCO, è studiata per ATTIVARE e RINFORZARE le tue difese immunitarie. Disponibile in FARMACIA. Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 26 Regione Lombardia Azienda Ospedaliera Carlo Poma (Mantova) PROVINCIA DI SIENA SETTORE FORMAZIONE, LAVORO, SVILUPPO ECONOMICO E RURALE AVVISO PUBBLICO PROVINCIALE PER LA PRESENTAZIONE DI PROGETTI FORMATIVI FINALIZZATI AL CONSEGUIMENTO DI UNA QUALIFICA PROFESSIONALE PER SOGGETTI CHE HANNO ASSOLTO L’OBBLIGO DI ISTRUZIONE E SONO FUORIUSCITI DAL SISTEMA SCOLASTICO (DROP-OUT) con l’applicazione di tabelle Standard dei costi di cui alla DGR 240/2011 Anno Formativo 2014-2015 Il Settore Formazione, Lavoro, Sviluppo Economico e Rurale con Determinazione Dirigenziale n. 2582 del 06/10/2014 ha riaperto i termini dell’AVVISO PUBBLICO PROVINCIALE PER LA PRESENTAZIONE DI PROGETTI FORMATIVI FINALIZZATI AL CONSEGUIMENTO DI UNA QUALIFICA PROFESSIONALE PER SOGGETTI CHE HANNO ASSOLTO L’OBBLIGO DI ISTRUZIONE E SONO FUORIUSCITI DAL SISTEMA SCOLASTICO (DROP-OUT) con l’applicazione di tabelle Standard dei costi di cui alla DGR 240/2011 - Anno Formativo 2014-2015”, esclusivamente con riferimento al percorso “Operatore del benessere - Acconciatura”. Fonte di finanziamento: Piano esecutivo regionale della Garanzia per i giovani (Fondi YEI). Le domande, corredate della relativa documentazione, dovranno pervenire alla Provincia di Siena, Settore Formazione e Lavoro, Via Pantaneto n. 101 - 53100 Siena - entro le ore 13.00 del 06/11/2014. L’Avviso integrale è pubblicato sul sito www.impiego.provincia.siena.it nella Sezione tematica “Bandi”. Per informazioni contattare il Settore Formazione, Lavoro, Sviluppo Economico e Rurale, Via Pantaneto, 101 Siena dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00, al seguente indirizzo email: [email protected]. IL DIRIGENTE - Dr.ssa SIMONETTA CANNONI I.V.G. di MONZA S.r.l. ISTITUTO VENDITE GIUDIZIARIE 20900 - MONZA - via Aspromonte, 15 Tel. 039-2842611 Fax 039-2842927 www.ivgmonza.it - www.astagiudiziaria.com VENERDI’ 31 OTTOBRE 2014 ALLE ORE 11,00 IN CABIATE (CO) VIA PIEMONTE N. 2 FALL.TO N. 46/13 - LOTTO 32/13 AVVISO DI GARA GE.S.A.C. S.p.A. - Società Gestione Servizi Aeroporti Campani S.p.A. - Aeroporto Civile Capodichino - Via del Riposo n. 95 - 80144 Napoli - Tel. 081/7896111 - Fax 081/7896522, indirizzo di posta elettronica: [email protected]. Indirizzo internet: www.gesac.it. CIG. Procedura negoziata mediante strumenti telematici, avente ad oggetto la fornitura di energia elettrica per l’anno 2015 a favore dell’Aeroporto di Napoli (lotto 1) CIG 5955018C4D) e dell’Aeroporto di Torino (lotto 2 CIG 5955031709). Durata: 1° gennaio 2015 - 31 dicembre 2015. Facoltà di proroga della fornitura solo per l’Aeroporto di Napoli per l’anno 2016 alle condizioni di cui al capitolato speciale. Entità presunta di fornitura: circa 40.057.284 di Kwh, di cui circa 20.266.686 di kWh per l’Aeroporto di Napoli e circa 19.790.598 di kWh per l’Aeroporto di Torino. Modalità di affidamento e criterio di aggiudicazione: procedura negoziata con criterio del prezzo più basso attraverso il meccanismo dell’asta elettronica, ai sensi dell’art. 85 D. Lgs 163/2006 e art. 288 D.P.R. 207/2010. Termine ricezione domande di partecipazione: ore 10.00 del giorno 31/10/2014 a mezzo Portale Acquisti (http://www.portal.gesac.it/portal/page/portal/internet/Azienda/BandiGara/BandiComunitari). L’avviso integrale è disponibile sul sito www.gesac.it. ed è stato inviato all’ufficio delle pubblicazioni della Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 16/10/2014. Responsabile del procedimento per la fase di affidamento: ing. Alessandro Fidato. L’ Amministratore Delegato - Dott. Armando Brunini Tribunale di Milano Sezione Terza Civile Esecuzioni Mobiliari Procedura esecutiva n. 12058/2011 vende all’incanto titoli azionari pignorati corrispondenti al 100% del capitale sociale (senza attribuzione di diritti speciali), della società ASTEIMMOBILI.IT Spa, operante nel settore dei servizi pubblicitari in materia di vendite giudiziarie di immobili. Prezzo base euro 5.488.000,00 (cinquemilioniquattrocentoottantottomila/zero). L’incanto avrà luogo il giorno 11 dicembre 2014 ad ore 12.00 presso lo Studio della dott.ssa Giuseppina Pizzamiglio, in Milano, via Podgora n. 15. L’importo della cauzione è fissato in misura del 10% del prezzo base d’asta e dovrà essere versato, con assegni circolari, nelle mani del delegato, dott.ssa Giuseppina Pizzamiglio, entro le ore 12.00 del giorno 10 dicembre 2014. L’aumento minimo da apportarsi all’offerta è di euro 100.000,00 (centomila/zero). Il termine per il versamento del saldo a cura dell’assegnatario è fissato al giorno 9 gennaio 2015. Maggiori informazioni presso il Commissionario alla vendita, dr.ssa Giuseppina Pizzamiglio, Via Podgora 15, 20122 Milano, tel. 02.54.56.884, fax 02.54.61.523, mail [email protected]. S90 S.n.C. DI VALTORTA L. E LONGONI L. IN LIQ. Giudice Delegato: Dr.Nardecchia Giovabattista Curatore: D.ssa Laura Arosio LOTTO N. 1 - ATTREZZATURE, MACCHINARI ,IMPIANTI E MOBILIO VARIO: Divisore parallelo - Divisore Nikken con tavola basculante - Mandrini e coni circa 50 pezzi Bareno d’Andrea - Bareno d’Andrea 70/115 - Serie di bareni Nikken - Maschiatori per trapano - Testina pneumatica 40.000 giri - Piani magnetici - Morse All Matic a chiusura prevaricata - Vari strumenti di misura (calibri, micrometri, etc..) - Carrello elevatore 15 quintali - Sollevatore a trave - Compressore 15 cv - Affilatrice - Mola - Rettifica tangenziale con piano magnetico, anno di acquisto 1991 -Pantografo, carrello elevatore, anno di acquisto 1991 - Fresatrice Power Matic a controllo numerico SELCA 1200 e accessori per copiatura, anno di acquisto 1991 - Centro di lavoro a controllo numerico M ZERO con SELCA 3045, anno di acquisto 1995 ETC… BASE D’ASTA: € 35.000,00 (Oltre ad IVA del 22%) “Il ritiro dei beni dovrà avvenire inderogabilmente entro e non oltre 15 giorni dalla data di aggiudicazione, nel caso contrario verrà applicata una penale giornaliera pari ad Euro 250,00” *PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE IRREVOCABILI D’ACQUISTO ENTRO E NON OLTRE LE ORE 18,00 DEL 30/10/2014 Ministero dell’Interno DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA DIREZIONE CENTRALE DEI SERVIZI TECNICO-LOGISTICI E DELLA GESTIONE PATRIMONIALE IMPIANTI TECNICI, TELECOMUNICAZIONI E INFORMATICA AVVISO DI AFFIDAMENTO TRAMITE GARA D’APPALTO Determina a contrarre n. 600/C/TLC.735.PR.179.013.00B del 18/02/2014 Si informa che la Gara d’appalto,ai sensi del D. Lgs. 163 del 12 aprile 2006, con procedura ristretta (art. 54 e 55 punto 6) e accelerata (art. 70, punto 11 lettere a-b), come modificato dalla Legge 12/07/2011, n. 106 e successivo Regolamento di attuazione ed esecuzione approvato con D.P.R. del 5 ottobre 2010, n. 207, per la fornitura di servizi professionali di assistenza applicativa e consulenziale sul sistema “APFIS” per le esigenze del Servizio Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine, è stata affidata in data 08/08/2014 alla Società “ALMAVIVA S.p.A.” con sede legale in Via di Casal Boccone 188-190 - 00137 Roma, al prezzo di € 918.564,00 oltre IVA al 22%, per aver presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa per l’Amministrazione. Il ricorso alla cennata procedura trova motivazione nelle urgenti esigenze connesse con attività di pubblica Sicurezza. Roma lì, 16/10/2014 IL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO AVVISO PUBBLICO Invito alla manifestazione di interesse per l’affidamento del Servizio di Vigilanza armata delle Aziende Ospedaliere di Mantova e Cremona Le Aziende Ospedaliere di Mantova e Cremona, aggregate ai fini della presente procedura, intendono verificare l’interesse di operatori economici qualificati attraverso l’acquisizione di manifestazioni di interesse, nel rispetto del principio di trasparenza, per la gestione del servizio di vigilanza armata delle Aziende Ospedaliere di Mantova e Cremona (Presidio Ospedaliero Oglio - Po di Casalmaggiore). Il servizio, rientrante nella categoria generale n. 23 “Servizi di investigazione e di sicurezza..” di cui all’allegato II B del Codice dei contratti pubblici, sarà affidato nel rispetto dell’art. 27 del D.Lgs 163/06. Il presente avviso e la ricezione di espressioni di interesse non comportano per l’Azienda Ospedaliera alcun obbligo nei confronti dei soggetti interessati, né, per questi ultimi, alcun diritto a qualsivoglia prestazione/impegno da parte delle predette Aziende Ospedaliere. Il servizio appaltabile comprende i seguenti principali sub-servizi: a) Vigilanza Mobile Armata-collegamento con Centrale Operativa-collegamento con Forze dell’Ordine da parte della Centrale Operativa dell’operatore economico aggiudicatario per le emergenze; b) Vigilanza fissa armata; c) Controllo accessi; d) Tutte le ulteriori funzioni dettagliate nella documentazione di gara. La durata del contratto è di 36 mesi, rinnovabili per pari periodo. L’importo a base d’asta per il primo periodo contrattuale è pari ad eur. 1.320.000,00 al netto delle imposte. Il suddetto importo è comprensivo degli oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso d’asta, gli stessi verranno specificati nel Capitolato Speciale di Gara. Tutte le informazioni e la documentazione di gara saranno disponibili sulla piattaforma di Regione Lombardia - Sintel, alla quale si può accedere al link: www.arca.regione.lombardia.it. Le domande di partecipazione vanno inviate esclusivamente tramite la funzionalità “Richiesta di ammissione” della piattaforma Sintel. Gli operatori economici per la presentazione della istanza di partecipazione dovranno essere in possesso dei sottoelencati requisiti: 1) requisiti di ordine generale - dichiarazione circa l’inesistenza delle cause di esclusione di cui all’art. 38 del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163; 2) requisiti di capacità economico-finanziaria - dichiarazione che: • il concorrente, Impresa singola o R.T.I./consorzio ha realizzato negli ultimi 3 esercizi chiusi (anni 20112012-2013) alla data di presentazione della domanda di partecipazione, un fatturato specifico nell’ambito dei servizi di vigilanza armata pari almeno ad eur. 2.640.000,00 (iva escl.); 3) requisiti di capacità tecnico-organizzativa - dichiarazione che: • il concorrente, Impresa singola o RT.I./consorzio (le referenze saranno date dalla somma delle referenze presentate dalle Imprese facenti parte del R.T.l./consorzio) negli anni 2011, 2012 e 2013, ha eseguito almeno un contratto avente ad oggetto l’attività di servizio di vigilanza armata di contenuto analogo a quello richiesto dalla presente procedura, di valore pari o superiore ad eur. 1.000.000,00 (iva escl.); • possesso della Licenza Prefettizia rilasciata ai sensi dell’art. 134 del T.U.L.P.S. per agenzie investigative. Pertanto, si invitano tutti gli interessati a presentare istanza di partecipazione al procedimento senza alcun impegno, secondo il modello allegato (all. A - Dichiarazione Sostitutiva - Istanza di partecipazione) alla presente e scaricabile dal sito www.aopoma.it e www.arca.regione.lombardia.it, ed inviandola esclusivamente in modalità telematica, firmata digitalmente, tramite la piattaforma Sintel di Regione Lombardia entro e non oltre il 31/10/2014 - ore 12.00. Le modalità per la presentazione della suddetta istanza sono contenute nell’allegato “B” (Modalità tecniche per l’utilizzo della Piattaforma Sintel) e nell’allegato “C” (Soggetti ammessi alla gara e modalità tecniche per la presentazione della istanza di partecipazione). Responsabile Unico del Procedimento: Dott. Alberto Bassi. IL DIRETTORE GENERALE - Dott. Luca Filippo Maria Stucchi CONCORDATO PREVENTIVO 16/14 C/WIZARD REAL ESTATE SRL Rende noto che è stata presentata offerta irrevocabile di acquisto per villa in Forte dei Marmi (LU) Via Agnelli, 33 di spazio camere per 12 posti letto, salone doppio, spazio bagni, cucina, seminterrato, dependance per il personale al prezzo di euro 1.850.000,00 su valore di perizia di euro 2.640.000,00. Si invitano i soggetti interessati a presentare eventuale offerta migliorativa entro il termine massimo del 12/11/14 c/o Amministratore Giudiziario, ovvero mediante deposito alla Cancelleria del Tribunale di Parma e informativa all’A.G. Via Roberto Ago, 36 - 00166 Roma. La perizia è disponibilità previa richiesta scritta all’A.G. via pec [email protected] e per via ordinaria all’indirizzo [email protected] e [email protected]. Per informazioni contattare i nr. 06 37516993, 329 6210177 o 339 8016711. UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE COMUNE DI ANDORA (Provincia di Savona) via Cavour 94, 17051 Andora tel 0182/68111 - fax. 0182/6811244 [email protected] http://www.comune.andora.sv.it. E’ indetto pubblico incanto per alienazione terreni compresi in porzione di sub ambito di riqualificazione urbana via Piana del Merula RU7 per realizzazione di una R.T.A di circa mq. 3.000,00. Prezzo posto a base d’asta a rialzo quantificato a corpo in € 1.615.000/00 fuori campo IVA. Le offerte devono pervenire entro il 26/11/2014 ore 13:00 pena esclusione. Apertura offerte il 27/11/2014 ore 8.30. Bando pubblicato sul sito comunale sotto “Gare, appalti, bandi e concorsi, alienazioni” nella pagina “Alienazioni”. Il Responsabile Ufficio Patrimonio Ing. Paolo Ferrari CITTA’ DI SAN GIORGIO A CREMANO (NA) Settore Avvocatura Servizio Gare e Contratti ESTRATTO ESITO DI GARA Il giorno 17 settembre 2014 è stata ultimata la procedura aperta per appaltare il servizio frazione organica siti di conferimento, per l’importo a base d’asta di € 800.000,00 oltre iva. CIG 56734116DC. Aggiudicataria: TORTORA GUIDO srl con sede legale in Castel San Giorgio (SA) Via Crocinola, 177 - per l’importo di € 674.560,00 oltre iva al netto del ribasso del 15,68%. Il Dirigente Settore Avvocatura Avv. Lucia Cicatiello ESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE DI APPALTO DI SERVIZI ENTE APPALTANTE: Piazza San Marco n. 4 50121 Firenze - PROCEDURA DI GARA: Procedura aperta - CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: Art. 83 d.lgs. 163/2006 e s.m. - OGGETTO: G 291 Procedura aperta per l’affidamento, a mezzo accordo quadro, del servizio di catalogazione on line di materiale librario moderno appartenente alle biblioteche del sistema bibliotecario dell’Università degli Studi di Firenze per il periodo di 48 mesi dalla data effettiva di decorrenza del servizio. CIG: 5530798EE1. ULTERIORI INFORMAZIONI: http://www.unifi.it/vp-2619-servizi-esiti.html. Firenze, 15 ottobre 2014 Il Dirigente - Dott. Massimo Benedetti CESANO MADERNO VIA MONTE PERTICA 6 - FABBRICATO USO RESIDENZIALE di 2 piani (mq 87,50) magazzino di due piani (mq 126,28) ed area scoperta. Prezzo base Euro 130.000,00. Vendita senza incanto 16/12/2014 ore 11. Eventuale vendita con incanto 18/12/2014 ore 11. G.E. Dott.ssa Bergamasco (Trib. di Padova sez. distaccata di Este). Delegato alla vendita Notaio Maria Nives Iannaccone tel. 02/86995552. Rif. RG 40344/2005 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA FEDERICO II AVVISO ESITI DI GARA A PROCEDURA APERTA Questa Azienda, con deliberazione n. 308 del 24.06.2014 ha provveduto ad aggiudicare la fornitura “in service” di n. 1 trapano piezoelettrico con manipolo ad ultrasuoni e relativi dispositivi per le esigenze assistenziali del D.A.I. Testa-Collo dell’A.O.U.; (Codice CIG: 54108327D0) alla Società JOHNSON & JOHNSON MEDICAL S.p.A. - Pomezia (RM), Via del Mare, 56, per l’importo presunto complessivo riferito all’intero biennio di di € 42.346,00 oltre I.V.A.. Il presente testo è disponibile anche sul sito dell’A.O.U. all’indirizzo www.policlinico.unina.it ed è stato inviato alla G.U.R.I. in data 15.10.2014. F.to IL DIRETTORE GENERALE Giovanni PERSICO Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via B. Alimena, 105 - 00173 Roma Bando di gara n. 9/2014 CIG Lotto A: 5905182657 Lotto B: 5905208BCA Lotto C: 590522382C Lotto D: 5905234142 AVVISO RELATIVO A INFORMAZIONI COMPLEMENTARI Si comunica che è pubblicato sulla GUCE 30/09/2014, sulla GURI n. 120 del 20/10/2014 Parte II, sul sito della Società CO.TRA.L. S.p.A. e sul sito informatico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Avviso relativo ad Informazioni Complementari alla procedura indetta con bando n. 9/2014 per l’affidamento della fornitura di circa 28.000.000 litri di gasolio per autotrazione, suddivisa in 4 lotti. L’Amministratore Delegato Vincenzo Surace AUTORITA’ PORTUALE DI MESSINA ESTRATTO Si rende noto che l’Albo e il sito internet (www.porto.messina.it) dell’Autorità Portuale di Messina pubblicano integralmente il bando pubblico relativo alla procedura ai sensi degli artt. 3, 11, 53, 54, 55, 66, 70 e con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 del D.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 e del DPR 207/2010, per l’esecuzione dei lavori di restauro del portale del padiglione centrale e del padiglione per mostre di arte e turismo nel Quartiere Fieristico di Messina. CIG: 5936160233. Le offerte e la documentazione prescritta dal bando e dal disciplinare di gara dovranno pervenire entro il termine perentorio delle ore 13.00 del 19/12/2014. L’apertura delle offerte pervenute avverrà il 08/01/2015 alle ore 10.00. IL PRESIDENTE (Dott. Antonino De Simone) Istituto Superiore di Sanità UFFICIO III R.E. (Contratti, Servizi e Spese in Economia, Contratti all’Estero) ESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE DI APPALTO Si rende noto - ai sensi dell’art. 65 del D.Lgs n. 163/2006 e s.m.i. - che è stata aggiudicata la “Procedura aperta per la conclusione di un Accordo Quadro con un solo operatore economico per ciascun lotto per la fornitura in lotti di animali da laboratorio per il fabbisogno dell’Istituto Superiore di Sanità. Lotto n. 1 Topi Outbred (CIG 5656528A90); Lotto n. 2 Topi Inbred (CIG 565654154C); Lotto n. 3 Topi Immunodepressi (CIG 565654696B); Lotto n. 4 Ratti (CIG 56565561AE); Lotto n. 6 Cavie (CIG 5656603875); Lotto n. 7 Conigli (CIG 5656606AEE). Il Lotto n. 5 Criceti (CIG 56565626A0) è stato dichiarato deserto e, quindi, non aggiudicato per la mancata presentazione di offerte. L’Avviso di aggiudicazione di appalto è stato inviato per la necessaria pubblicazione alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 13/10/2014 ed è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana in data 17/10/2014 e sui siti informatici di cui all’art. 66, comma 7, del D.Lgs n. 163/2006 e s.m.i.. Si dichiara, inoltre, che copia dell’Avviso è affissa all’Albo dell’Istituto Superiore di Sanità, ed è accessibile in Internet all’indirizzo : http://www.iss.it alla voce “Lavorare all’ISS”, sezione “Bandi di gara”. Ulteriori informazioni potranno essere richieste all’Ufficio III - R.E. (Contratti, servizi e spese in economia, contratti all’estero) dell’Istituto Superiore di Sanità (tel. n. 06/49906062 - fax 06/49387132 e-mail: [email protected]). IL DIRETTORE DELL’UFFICIO III - R.E. (Dott. Alessandro VALENTE) Via B. Alimena, 105 00173 Roma Avviso di aggiudicazione della gara indetta con Bando di gara n. 4/2014 - CIG 5620765203 Si comunica che è pubblicato sulla GUCE 05/10/2014 e sulla GURI n. 120 del 20/10/2014 Parte V, l’Avviso di aggiudicazione della gara indetta con Bando di gara n. 4/2014 relativa all’affidamento dei servizi di revisione dei cambi automatici ZF installati sugli autobus della flotta Co.Tra.L. S.p.A. L’Avviso integrale può essere consultato nel sito Co.Tra.L. S.p.A. www.cotralspa.it nell’Area Business, sezione bandi di gara. L’Amministratore Delegato Vincenzo Surace A.O.U. FEDERICO II CONCORDATO PREVENTIVO 16/14 C/WIZARD REAL ESTATE SRL Rende noto che è stata presentata offerta irrevocabile di acquisto per l’intero dell’immobile sito in Via La Spezia 166, adiacente tangenziale Sud di Parma, categoria A/3 e D/8 già destinato ad uso autosalone ex Parma Motors Spa, di mq 2.581,00 di area espositiva e mq 2.581,00 di magazzino interrato, oltre mq 6.883,00 di area esterna al prezzo di euro 2.800.000,00, a fronte di perizia pari ad euro 2.870.000,00. Su parte dell’immobile per mq 765,00 sussiste un’opzione per l’acquisto ad uso officina, giusto contratto n. 14063017083159079. Si invitano i soggetti interessati a presentare all’Amministratore Giudiziario eventuale offerta migliorativa entro il termine massimo del 12/11/2014 o mediante deposito alla Cancelleria del Tribunale di Parma e informativa all’A.G. Via Roberto Ago, 36 - 00166 Roma. La perizia è disponibilità previa richiesta scritta all’A.G. via pec [email protected] e per via ordinaria all’indirizzo [email protected] e [email protected]. Per informazioni contattare i nr. 06 37516993 o 329 6210177. AVVISO DI GARA PER PROCEDURA APERTA Questa Amministrazione, con sede in Napoli alla via S. Pansini n. 5 - 80131, intende aggiudicare la seguente gara “Gara 1/14: Servizio di organizzazione, classificazione e gestione dell’archivio delle cartelle cliniche dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. mediante procedura aperta, con aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ex art. 83 D.Lgs. 163/06 e s.m.i., con verifica offerte anormalmente basse ex art. 86, comma 2. della citata disciplina. CIG 586727547F. Importo a base d’asta: € 1.500.000,00, oltre I.V.A., al netto degli oneri della sicurezza derivanti dai rischi di natura interferenziale, pari a zero. Data ora e luogo di apertura: 16/12/2014, ore 10,00-Direzione Generale. Requisiti di partecipazione: vedi disciplinare amministrativo. Finanziamento: fondi bilancio A.O.U. Federico II. Durata dell’appalto: 60 (sessanta) mesi. Termine ultimo per la ricezione delle offerte: ore 12,00 del 12/12/2014. Il bando è pubblicato su G.U.R.I., profilo di committente www.policlinico.unina.it. e sito www.serviziocontrattipubblici.it. Documentazione integrale di gara disponibile sul profilo di committente. Responsabile del procedimento: Dott.ssa Rosanna Egidio (0817462868). Per informazioni: Servizio Affari Generali (0817463005). Data spedizione bando alla G.U.U.E. 7/10/2014 f.to IL DIRETTORE GENERALE - Giovanni PERSICO FNM Autoservizi S.p.A. Piazzale Cadorna n. 14 /16 20123 MILANO Telefono 0285114250 Telefax 0285114621 AVVISO DI GARA Viene indetto avviso relativo ad un sistema di qualificazione per “Qualificazione delle imprese per l’esecuzione servizi di trasporto regolare di persone con autobus”. I soggetti interessati dovranno presentare domanda come indicato nel “Regolamento del Sistema di Qualificazione” visionabile sul sito internet aziendale all’indirizzo www.fnmgroup.it. Il bando integrale di gara è stato pubblicato sulla GUCE S 196 del 11/10/2014 ed inviato alla GURI il 13/10/2014. Il bando integrale di gara è altresì disponibile presso il sito internet www.fnmgroup.it. IL PRESIDENTE DOTT. COSTANTE PORTATADINO Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Vico II San Nicola alla Dogana, 9 Tel. 02 2584 6665 80133 Napoli Fax 02 2588 6114 Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Campania, 59 - 00187 Roma Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 06 6882 8650 Tel. 080 5760 111 Fax 06 6882 8682 Fax 080 5760 126 Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 CRONACHE 27 Un finanziamento di 25.000 euro per dieci studentesse delle scuole medie superiori per favorire le lauree in Informatica, Ingegneria, Matematica e Fisica: dal Corriere una spinta verso le materie «Stem» con l’aiuto di Google «S e mio padre non mi avesse regalato un computer quando ero piccola, probabilmente non avrei studiato informatica». Valentina De Vivo ha 27 anni, oggi lavora in Enel, è campana e fa parte del Google Developers Group che riunisce i programmatori informatici. Oggi, grazie a quel dono e grazie alla sua tenacia, fa parte di quella piccola, piccolissima quota di donne — il 9 per cento, in media con il dato europeo — che in Italia lavora nel campo tecnologico. Nell’Ottocento Valentina l’ha capito prima delle sue altre compagne. Fare il liceo scientifico e studiare ingegneria informatica l’avrebbe portata lontano: «Sapevo che se avessi voluto trovarmi un lavoro decente in una regione dove la disoccupazione giovanile è altissima (il 51,1 per cento, ndr) avrei dovuto scegliere un ambito tecnico». E così è stato. Valentina, pur essendo molto giovane per gli standard I numeri / 1 In Italia, ma il dato medio è europeo, il 9 per cento delle donne lavora nel campo tecnologico 1 3 4 Una borsa per ragazze che amano le scienze Come fare ● Rcs Mediagroup, grazie a una donazione di Google, mette in palio 10 borse di studio del valore di 2.500 euro ciascuna, per incentivare la formazione universitaria scientifica nelle materie Informatica, Ingegneria, Matematica e Fisica. italiani, ora ha un buon lavoro ed è soddisfatta di quello che fa. Affermarsi in settori percepiti come prettamente maschili, tuttavia, non è per nulla facile. Ada Lovelace, considerata la prima programmatrice informatica della storia, venne incoraggiata dalla madre matematica a impegnarsi in ambito scientifico. ● Il bando è rivolto alle studentesse residenti in Italia delle Istituzioni Scolastiche secondarie di secondo grado, statali e paritarie. Prima linea ● Le candidature potranno essere effettuate online su iltempodelledo nne.corriere.it/ bandoinumeripercam biareilmondo fino al 30 marzo 2015. E questo accadeva nell’Ottocento, quando alle donne veniva chiesto di essere belle e di non pensare troppo. Grace Hopper, ammiraglio della marina statunitense, durante la seconda Guerra Mondiale contribuì ad elaborare un programma per decifrare le comunicazioni del nemico, dopo essersi arruolata nonostante le sue caratteristiche fisiche non fossero quelle richieste. Sister Mary Kenneth Keller decise di prendere i voti ma questo non le impedì di diventare la prima donna americana a conseguire nel 1965 un dottorato in informatica. Certo, come fa notare 2 ● anche Walter Isaacson nel suo ultimo libro The Innovators, sono tutti nomi che la storia non ricorda. Steve Jobs e Bill Gates, sì li abbiamo tutti in mente. Ada, Grace e Mary, sono rimaste nell’ombra, «vittime» di una rimozione collettiva, nonostante i loro meriti. Dai primi del Novecento ad oggi le cose sono cambiate, certo. Ma non si può ancora cantare vittoria. In Europa solo nove sviluppatori su 100 sono donne e appena il 19 per cento dei manager è di sesso femminile contro il 45 per cento in altri settori dei servizi. In Italia le matricole di ingegneria, secondo i dati del ministero dell’Istruzione, sono il 22,7 per cento contro il 77,3 per cento dei maschi. Una percentuale che sale a 30,5 contro 69,5 solo per matematica, fisica e informatica. Il muro Se l’obiettivo però è sfondare quel muro e arrivare al 50-50, allora le ragazze devono andare oltre lo stereotipo «la matematica è cosa da maschi» che le vuole iscriversi solo a scienze politiche, sociologia e psicologia. «Accade spesso che le ragazze nella scelta del loro percorso di studi si auto censurino e che scelgano materie considerate per convenzione più femminili. Ma talvolta si tratta di decisioni legate più al modello educativo che all’inclinazione reale», spiega Cristina Messa, rettore dell’Università Bicocca di Milano. L’influenza delle madri (e dei padri), i giocattoli che ci hanno regalato da piccole, l’educazione. Sono tanti i fattori che contribuiscono a tenere le donne lontane dalle materie Stem (Scienza, Tecnologia e Matematica). «Quando mi sono iscritta all’Università negli anni 70 era comune pensiero che le donne non fossero portate per la logica, uno stereotipo davvero lontano dalla realtà», racconta Paola Inverardi che, dopo essere diventata una delle prime docenti di informatica in Italia, oggi è rettrice dell’Università dell’Aquila. I vantaggi Gli addetti al settore però non hanno dubbio, assumere donne è utile anche al datore di lavoro: «Nei laboratori informatici e di programmazione permette di avere un approccio più ampio ai problemi e di risolverli meglio», ha dichiarato a Beppe Severgnini Yonca Brunini, vicepresidente marketing Google per i Paesi dell’aerea mediterranea. Proprio lei che è nata in un piccolo paesino della Turchia e oggi vive e lavora a Londra. La parità di genere, comunque la si guardi, è dunque un vantaggio per tutti: «Quando si costruisce una casa, una città, una scuola, se vogliamo che questa diventi un luogo per tutti, dobbiamo coinvolgere nella sua realizzazione ogni attore. Questo vale anche per i settori produttivi, indipendentemente dalla geografia o da ciò che si produce. Quindi se la tecnologia, la finanza o la scienza sono mondi esclusivamente maschili, significa che sono incompleti. E dunque difettosi», sottolinea Emma Sinclair, giovane imprenditrice I numeri / 2 In Europa solo 9 sviluppatori su 100 sono donne e appena il 19 % dei manager è di sesso femminile La formazione Creative I video giochi? Perché no Le altre tecno possibilità Angry Birds Conosciutissimo videogame sviluppato da Rovio Mobile Lo sviluppatore è un vero mestiere che lavora sia in campo tecnologico che finanziario in Gran Bretagna. Importante, però, aggiunge Emma, è non farsi spaventare: «Ancora oggi, quando entro in una stanza, sono l’unica donna. E tanti mi giudicano solo per i miei tacchi alti o per il mio aspetto fisico». Lei però non se ne cura e tira dritto. Oltre alla borsa di studio del Corriere della Sera ci sono altre opportunità per le ragazze che vogliano specializzarsi in ambito tecnologico. La prima è promossa da Digital Bros Academy, in collaborazione con la società d’incoraggiamento d’Arti e Mestieri per gli aspiranti designer, creativi e si rivolge agli sviluppatori di videogame. In palio tre borse, di cui una dedicata alle donne, per tre corsi post-diploma di un anno - Game Designer, Game Developer e Artist & Animator 2D/3D (informazioni su www.dbgameacademy.it). Poi, il bando europeo per la borsa di studio Anita Borg Memorial. Per partecipare le candidate devono essere iscritte a programmi di formazione di tipo informatico, ingegneristico o strettamente legati a materie tecniche (www.google.com/anitaborg/emea/). Infine, la fondazione del Politecnico di Milano con l’associazione nazionale donne ingegneri e architetti ha organizzato diversi incontri nelle scuole superiori e nelle Università: il prossimo è il 30 ottobre in Bovisa, a Milano, sul tema «Consapevolezza e coraggio». Il mondo, insomma, non lo cambi se ti fermi alle prime difficoltà. Ecco perché il Corriere della Sera lancia un’importante iniziativa rivolta alle studentesse delle scuole medie superiori. Dieci borse di studio del valore di 2.500 euro ciascuna, messe in palio da Rcs Mediagroup, grazie a una donazione di Google, per incentivare la formazione universitaria scientifica in Informatica, Ingegneria, Matematica e Fisica. Un piccolo contributo, certo, che vuole essere solo un inizio. Ma che può aiutare le ragazze a realizzare il loro prog e t to . Pe r a ve r e t u t te l e informazioni, per scoprire chi selezionerà le candidate e per iscriversi è semplice: basta cliccare su iltempodelledonne.corriere.it/bando-inumeripercambiareilmondo e avere una buona idea. Poi, tutto il resto dipende da voi. Marta Serafini martaserafini © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi sono 1) Ada Lovelace (1815-1852), figlia di Lord Byron e di una matematica, è considerata la prima programmatrice della storia 2) Grace Hopper (1906-1992) informatica e ammiraglio statunitense. Ha contributo a decriptare le comunicazioni del nemico durante la II Guerra Mondiale 3) Carol Shaw (1955) è considerata la prima videogame designer donna. È nata a Palo Alto in California 4) Marissa Mayer (1975), ingegnere informatico. È amministratore delegato di Yahoo! ed è tra le poche donne a coprire un ruolo di comando nella Silicon Valley Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 28 ● La sfida Negli ultimi decenni un numero vasto di fedeli ha preso a non accettare più la concezione cristiana dell’essere umano, del rapporto fra i sessi, della trasmissione della vita. Com’è potuta accadere una simile erosione di quell’impalcatura culturale? ANALISI & COMMENTI SEGUE DALLA PRIMA E di Massimo Rebotti Se il sindaco cinquestelle si lamenta del suo stipendio © RIPRODUZIONE RISERVATA di Ernesto Galli della Loggia ntrambi gli schieramenti episcopali, per finire, goffamente supportati dai rispettivi omologhi laici nella politica e nei giornali. Durante il Sinodo sulla famiglia è andato in scena ancora una volta questo scontro in realtà tutto interno alle Chiese dell’Occidente. Nel quale il Papa e le sue posizioni si sono trovate come prese in mezzo rischiando, di fatto, una continua strumentalizzazione. Da qui probabilmente il deciso intervento finale di Bergoglio. In realtà l’adozione pienamente accettata e a stento dissimulata di categorie proprie della politica nel dibattito del mondo ecclesiastico e in generale cattolico nei Paesi occidentali, dà l’impressione di essere null’altro che un surrogato delle molte domande di fondo che di quel dibattito dovrebbero essere la premessa obbligata, «A nche io ho fatto i miei sacrifici. Da ingegnere guadagnavo quanto volevo, da sindaco invece prendo meno di un vigile urbano». Il primo cittadino di Livorno, il cinquestelle Filippo Nogarin, ha detto proprio così a un gruppo di dipendenti della cooperativa che pulisce le strade della città. Gli spazzini, che rischiano un taglio del 25% del loro stipendio, chiedevano rassicurazioni sul futuro. Invece di darne, il sindaco, forse per levarsi dall’impiccio, ha chiesto comprensione per lui: «Vi rendete conto? Meno di un vigile, guadagno meno di un vigile». Non c’è il rischio di aver capito male — riferisce il Tirreno — il lamento del sindaco povero Nogarin agli spazzini lo ha ripetuto tre volte. Eletto sull’onda della campagna «moralizzatrice» del Movimento cinquestelle, passato alle cronache come colui che ha espugnato la roccaforte rossa, è già la seconda volta che scivola sui costi della politica. In campagna elettorale, ovviamente, il tema era stato un cavallo di battaglia del M5S: appena eletto però, guardando per la prima volta le cose da un altro punto di vista, il sindaco disse: «Un assessore prende talmente poco che non credo gli si possa tagliare l’indennità». Poi si corresse, ma adesso ci è cascato di nuovo. A Livorno — informa sempre il Tirreno — il sindaco guadagna 7.097 euro mensili, l’equivalente di tre vigili urbani, se restiamo allo spericolato paragone di Nogarin che, da ingegnere, aveva dichiarato nel 2013 la metà di quanto percepisce ora. Ma i conti in tasca al sindaco, o la sua incoerenza, non sarebbero nemmeno il punto, se non fosse che i Cinquestelle hanno basato molto del loro successo proprio sull’avversione verso chi «vive di politica». Il punto, alla fine, è che i lavoratori livornesi non hanno scelto di vedersi ridurre lo stipendio. Mentre Nogarin a candidarsi come sindaco — e rimetterci così tanto come racconta — non è stato obbligato da nessuno. LE DOMANDE SENZA RISPOSTE ❞ L’esproprio e le parole Di termini come «accoglienza» , «carità», «misericordia» sono corsi a impadronirsi i «progressisti» che allignano negli esausti episcopati d’Occidente per usarli contro i «conservatori» delle medesime Chiese Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it ma che invece in sostanza ci si è sempre guardati bene dal porsi. Lo si è visto chiaramente a proposito di quei grandi temi come i comportamenti sessuali, la procreazione, il matrimonio, che hanno prodotto le maggiori divisioni all’interno del Sinodo. Si tratta con tutta evidenza di questioni riguardanti da un lato l’idea complessiva dell’essere umano e del suo destino entro il disegno della creazione, e dall’altro il rapporto che con tale prospettiva generale deve avere la sua quotidianità morale. Questioni, come si capisce, che possono difficilmente essere risolte all’insegna della «semplice» libertà di coscienza o della «misericordia», come ha invece cercato di fare nei giorni scorsi lo schieramento «progressista» nell’aula del Sinodo col mettersi sulla stessa lunghezza d’onda lessicale del Papa. È evidente, infatti, che così si rischia davvero di non cogliere per nulla la reale portata di quanto è autenticamente in gioco. Che in questo caso, se non sbaglio, è il cuore stesso di ciò che una religione monoteista è e che alla fine non può non essere. Ma se è così, è allora difficile non stupirsi del fatto, come dicevo, che quando gli episcopati occidentali decidono oggi di discutere di tali argomenti, specie se è per cercare adeguamenti dottrinali a quelle che vengono chiamate le «mutate esigenze dei tempi», non avvertano, e quasi neppure percepiscano si direbbe — né i novatori né i loro avversari con la solitaria e luminosa eccezione di Ratzinger — che prima di un tale compito tutti loro avrebbero da gran tempo dovuto porsi forse una domanda: come è accaduto che negli ultimi decenni un ampio numero di fedeli, forse addirittura la maggioranza, non seguissero più gli indirizzi della Chiesa? Che nella propria vita quotidiana essi si discostassero non già da aspetti secondari bensì basilari del suo insegnamento? Che non accettassero più la sua concezione dell’essere umano, del rapporto tra i sessi, della trasmissione della vita? Come è accaduto che questa gigantesca impalcatura culturale che aveva tenuto il campo per secoli stia oggi di fatto sul punto di sbriciolarsi? Che proprio in questa parte del mondo storicamente cristiano, forze e tendenze estranee se non ostili al retaggio cristiano si mostrino capaci in tanti campi di prevalere, di dettare stili di vita e di pensiero? E per CONC ● Il corsivo del giorno proseguire con le domande di fondo scritte nelle cose: è possibile che tutto quanto è accaduto e sta accadendo non implichi responsabilità di ordine, non già solo pastorale, ma principalmente intellettuale, da parte non solo della Chiesa d’Occidente e delle sue gerarchie ma del mondo cattolico nella più vasta accezione, a cominciare dai suoi esponenti intellettuali? Per chi guarda a queste cose con uno sguardo dall’esterno, ma consapevole del tesoro di pensiero e di azione racchiuso nella tradizione «ro- mana», è difficile convincersi che «carità» e «misericordia» possano colmare davvero questo vuoto di riflessione, rappresentando delle risposte adeguate ai drammatici interrogativi sopra detti. È difficile liberarsi dall’idea che forse quegli interrogativi alludono a un grandioso «segno dei tempi» che si annunciano all’Occidente. Un «segno dei tempi» che andrebbero adeguatamente decifrati. E magari fatti oggetto di un nuovo annuncio. © RIPRODUZIONE RISERVATA LEGGE DI BILANCIO LA FINESTRA (STRETTA) PER LA FLESSIBILITÀ EUROPEA di Enzo Moavero Milanesi Verifiche L’esame Ue è guardato da vicino dai mercati: servono intensi contatti con gli altri Paesi I n Europa, i governi degli Stati dell’Eurozona hanno inviato, entro la data prevista del 15 ottobre, il progetto del rispettivo bilancio (la «legge di Stabilità»). Si è aperto un periodo cruciale, durante il quale ne saranno valutate sostenibilità e prospettive. La Commissione europea ha il compito di effettuare un’analisi approfondita e di emettere un parere di cui Governi e Parlamenti nazionali dovranno tener conto. Un parere motivato e pubblico; molto atteso nei mercati finanziari, da chi decide se acquistare, e a quale tasso d’interesse, i titoli dei debiti pubblici dei vari Paesi. È opportuno che, insieme agli investitori, si al- lertino anche i cittadini, facendosi sentire dai loro rappresentanti nelle istituzioni democratiche. Infatti, nel caso di «bocciatura» europea di un progetto di bilancio o di inosservanza delle indicazioni contenute nel parere, gli inevitabili effetti sui mercati si ripercuoterebbero velocemente anche su di noi cittadini, in termini di costi sociali e maggiori tasse. Non dobbiamo cadere in errore: il vero snodo è la reazione, l’atteggiamento dei mercati, ben più della posizione di questo o quel Paese dell’Unione europea. Considerato l’elevato livello del debito pubblico accumulato dall’Italia e il peso sul bilancio dello Stato degli interessi passivi che paghiamo per sostenerlo, la fase di esame, iniziata da qualche giorno, merita tutta la nostra attenzione. Il meccanismo di esame europeo — come spesso succede con l’Ue — sembra comprensibile solo agli addetti ai lavori; d’istinto, lo percepiamo troppo «tecnocratico», probabilmente influenzato da interessi a noi estranei, magari ostili. Provo a illustrarlo, in estrema sintesi. L’obiettivo è di permettere la valutazione dei bilanci nazionali, quanto prima possibile, per individuare gli eventuali problemi e i relativi ri- Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 LA BEATIFICAZIONE PROFEZIA E MODERNITÀ PAOLO VI, PAPA ATTUALE COME POCHI ALTRI di Luca Diotallevi Protagonista Montini colse i costi richiesti dalla contemporaneità ai cattolici. E rese la Chiesa «esperta in umanità» SEGUE DALLA PRIMA U n poco questa assoluta attualità emergeva già con il fatto che a volere la sua beatificazione fosse un Pontefice, Francesco, la cui biografia è per tanti aspetti lontanissima da quella di Giovanni Battista Montini. L’uno ha respirato la cultura del peronismo, l’altro il popolarismo sturziano: lontano quello e vicinissimo questo dall’anima più schiettamente liberale della modernità. L’uno ha conosciuto il laicato carismatico e pentecostale, l’altro aveva servito e proposto il laicato di Azione cattolica e Fuci: espressività e spontaneità contro ricerca, misura e agonismo. In Giovanni Battista Montini c’è una profezia che ancora fa luce, anzi che ora ne fa più di quanto non apparisse negli anni 70. Quale? E: per chi? Nella Ecclesiam Suam (1964) aveva scritto: «la vita cristiana (…) domanderà a noi cristiani moderni non minori, anzi forse maggiori energie morali che non ai cristiani di ieri». In questi termini indicò uno di quei misteriosi privilegi della Grazia. Il Vaticano II da lui condotto in porto («vero catechismo per il nostro tempo») aveva indagato i tratti essenziali di una riforma nella continuità necessaria ad un’obbedienza davvero fedele ed «oggi non meno doverosa che in passato e forse più difficile». Per varie ragioni, tentata in direzioni opposte, la Chiesa dei decenni successivi al Concilio ha provato in vari modi ad abbassare i costi della fedeltà: il recupero di qualche risorsa materiale, l’esibizione di un qualche mondano vigore, l’utilizzazione del mezzo televisivo, e altro ancora. Non ha funzionato e non poteva funzionare. Anche per questo la profezia di Paolo VI ha oggi la stessa attualità di allora, e un’urgenza ancora maggiore. Ci parla di una strada verso il futuro che non parte dalla negazione della modernità, ma dal suo centro, laddove essa si rivela come apertura, crisi, riflessione e scelta: riconoscimento e sollecitazione di responsabilità. Di vari tipi sono i costi che Paolo VI metteva in medi. Il sistema è stato introdotto nel 2013, quale difesa contro il rischio di conti pubblici divergenti fra Stati che condividono la stessa moneta. Un rischio che la crisi globale ha mostrato essere concreto: tale da pregiudicare stabilità e integrità dell’Eurozona, con grave danno, in particolare, per le economie meno salde. Le caratteristiche base del meccanismo sono tre. La prima è la sua natura preventiva: evitare disavanzi eccessivi nei bilanci nazionali che determinerebbero procedure d’infrazione e sanzioni, previste sin dagli inizi dell’euro per proteggerne la solidità. La seconda è la tutela dell’interesse generale e della trasparenza: è la Commissione europea (indipendente dagli Stati e controllata dal Parlamento europeo — eletto dai cittadini — nonché dalla Corte di giustizia Ue) che svolge la verifica e le sue risultanze sono pubbliche (già ora, i progetti di tutti i governi si trovano sul sito della Commissione). La terza sono i tempi (posto che le leggi di bilancio vanno approvate per il 31 dicembre): la Commissione, ricevuti i progetti (15 ottobre), se ravvisa «un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi», pubblica il suo parere, entro due settimane (29 ottobre), dopo aver sentito lo Stato in causa; quest’ultimo ha, poi, tre settimane (19 novembre) per presentare un nuovo progetto, che sarà oggetto di un ulteriore parere entro altre tre settimane (10 dicembre); qualora, invece, non rilevi una tale patologia, la Commissione diffonde, entro il 30 novembre, i pare- conto, giustificati dal conseguimento di una libertà maggiore e di una gioia più profonda. Costi intellettuali, innanzitutto. Il Papa volle la Dignitatis humanae, con cui il Concilio riconosceva e insegnava la libertà religiosa, solennemente condannata sino a pochi decenni prima; e scrisse la Humanae vitae, nella quale contestava l’idea di una zona della condotta umana moralmente irrilevante. Paolo VI non pontificò di astratti valori: imboccò e indicò come unica una strada complessa. Chi segue il testo della Humanae vitae vi trova la fatica e la pazienza di distinguere e di porre in relazione le leggi «naturale», «evangelica», «morale naturale», «morale», «positiva» e altro ancora, per presentare con franchezza istanze che, invece di incastrare la coscienza, la alimentano e la orientano. È incredibile che quello ancora passi per il testo con cui la Chiesa ha delegato la condotta del battezzato all’algoritmo di una meccanica legge di natura. Senza contare cosa vada inteso per «natura» quando ad usare il termine è un Pontefice che giudicava De Lubac (il decostruttore della tarda scolastica) come il più grande teologo del Novecento. Non sono bastate neppure le tante parole che Benedetto XVI ha dedicato a quel concetto. Non minori costi spirituali sono implicati dalle stesse esigenze di riforma. Per tempo Paolo VI aveva compreso che nella modernità come mai prima «non molle e vile è il cristiano, ma forte e fedele». Questo vale ormai per tutti, nella Chiesa. Tra costi intellettuali e costi spirituali non si può scegliere. È ingenuo o arrogante pensare di poter sostenere gli uni evitando gli altri. È solo per i cristiani questa profezia? No: lo si capisce quando si medita sul punto al quale è arrivata la espressione del credere in Montini. Nella Messa esequiale per Aldo Moro (Maggio 1978) una Chiesa ed un Paese intero, attoniti, lo sentirono rivolgersi a Dio con la Scrittura: «Tu non hai esaudito le parole della nostra supplica». La fede è certamente lode, gloria, gioia, agonismo: ma solo se ci si sa riconoscere nell’abisso dell’abbandono, si può dire in modo credibile — come Paolo VI disse — che la Chiesa è esperta in umanità. Solo se comprendiamo che prima che regolarità l’umanità è mistero, possiamo davvero intuire la relazione essenziale tra mistero umano e mistero di Dio (Gaudium et spes 22). Paolo VI non nascose mai la sua maggiore spirituale vicinanza a tanta straziata coscienza artistica e letteraria del Novecento, piuttosto che all’ostentata – effimera e violenta – certezza dottrinaria. Alla fine del secolo che fu di Giovanni Battista Montini, 1914/2014, secolo della fine irreversibile di un mondo, non si può imporre ad alcuno di accettare la sua profezia, ma si può riconoscere che essa è stata offerta a tutti: «con dolcezza e rispetto, con retta coscienza» (1Pt 3, 15b-16a). © RIPRODUZIONE RISERVATA ri per ciascun Paese e una valutazione delle prospettive d’insieme dell’Eurozona; il tutto è presentato all’Eurogruppo, ai ministri economici dei vari Paesi, il cui avviso è reso pubblico «ove appropriato»; anche il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali possono richiedere una presentazione. Dunque, le due settimane in corso sono nodali, al fine di comprendere se qualche progetto di bilancio sarà «bocciato» e di sapere cosa andrà modificato per scongiurare procedure d’infrazione, sanzioni e turbolenze sui mercati. Le regole base hanno un’intrinseca flessibilità, così spesso invocata a livello politico. Tuttavia, poiché si tratta di conti che devono quadrare e di precisi obiettivi di prospettiva, l’esame è prevalentemente tecnico: occorre che i risultati siano credibili e verificabili. L’interdipendenza delle economie nell’Eurozona, amplificata dalla crisi, ci condiziona: tutti gli Stati hanno un interesse diretto alla diligenza degli altri. I mercati e gli investitori attendono, osservano e reagiranno. C’è apprensione per la Francia e l’Italia, data l’importanza delle loro economie. È fondamentale che teniamo un costante, intenso, ben preparato e argomentato contatto con le istanze Ue e con gli altri Paesi. Come cittadini possiamo vigilare, affinché Governo e Parlamento operino al meglio, in sede interna ed europea, con efficace dialettica democratica. Dovremmo farlo: per tutelare — anche noi! — i nostri interessi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ●P 29 PARTITE IVA AL «DEBUTTO» MA SERVE UN PROGETTO VERO COMMENTI DAL MONDO L’iniqua vittoria postuma di Chávez all’Onu il Venezuela ● ❞ Davvero meritava di entrare nel Consiglio di sicurezza dell’Onu? Se lo chiede l’editoriale del Comercio, il più autorevole quotidiano peruviano, diretto da Juan Paredes Castro e Mario Cortijo Escudero. In polemica con l’appoggio dato da Lima, il giornale boccia la scelta per manifesta insufficienza in democrazia, pacifismo e rispetto dei diritti umani del governo di Caracas: Chavez aveva manipolato la Costituzione per essere rieletto e scelto il suo erede, Maduro. Questa è la sua (ingiusta) vittoria postuma. Il calcio educhi anche al rispetto delle donne bene (sul ● ❞ Predicano razzismo) ma razzolano male (sul rispetto delle donne) alcuni fuoriclasse dello sport. I calciatori, prende a esempio Joan Smith dalle colonne dell’Independent di Londra, potrebbero fare molto al servizio di campagne contro la violenza sessuale, «ma faticano a capire il problema». In certi casi, come quello di Ched Evans, attaccante del Galles appena scarcerato dopo una condanna per stupro, sono convinti che la vittima fosse in fondo consenziente. E se i loro club provassero a rieducarli anche in questo? Florida, l’assurdo referendum sulla giustizia ● ❞ Gli interessi politici non devono interferire nella scelta delle alte cariche giudiziarie. Il rischio che non sia più così in Florida, avverte l’ex senatore Alex Villalobos sul Miami Herald, viene da un referendum indetto, senza troppo clamore, per il prossimo novembre: l’«Amendment 3» alla Costituzione. Se vincono i sì, un governatore a fine mandato, e in calo di consensi, potrà scegliere i nuovi membri per le posizioni vacanti della Corte suprema: «È l’ennesimo vergognoso tentativo di mantenere un controllo di partito su corti imparziali». a cura di Elisabetta Rosaspina er la prima volta nel quadro riassuntivo della legge di Stabilità o della sua antenata, la Finanziaria, è apparsa l’espressione «partite Iva». Alleluia. Ma festeggiato il debutto è proprio il caso di riflettere sulla bontà o meno degli indirizzi di governo. La discussione è iniziata nei giorni scorsi e ha visto intervenire criticamente il sottosegretario Enrico Zanetti e il presidente di Acta (l’Associazione consulenti terziario avanzato), Anna Soru. L’esecutivo in sostanza vuole preservare e aiutare i professionisti autonomi fino a 15 mila euro di reddito annui lasciando loro un regime fiscale agevolato, ma in parallelo alza la tassazione per tutti gli altri. Quale analisi della composizione del lavoro sottintende questa mossa? Si evince, ancora una volta, una concezione delle partite Iva come incidente di percorso e non si prende atto di come la modernità produca sempre più lavoro autonomo. Lo dimostrano intere professioni che volgono in questa direzione e la tendenza alla crescita dell’auto-impiego a fronte della contrazione dell’occupazione dipendente. Che fare davanti a queste discontinuità? Il governo Renzi ha scelto di ignorarle e di operare in una logica che potremmo definire televisiva: ci si limita a comunicare il lancio di una ciambella di salvataggio ai redditi più bassi del lavoro autonomo (non era meglio allora estendere gli 80 euro?). L’altra strada sarebbe stata quella di prendere finalmente atto che l’azione delle partite Iva è utile alla crescita e associarle, dunque, a un progetto di sviluppo. Usando, di conseguenza, la leva fiscale con maggiore discernimento di quanto finora sia stato annunciato. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA LA DIPLOMAZIA DI EBOLA IMPARI L’URGENZA DALLE ONG C i voleva Ebola per avvicinare il mondo: Usa e Cina promettono di lavorare insieme, Fidel Castro tende la mano a Obama, i russi studiano tre vaccini di concerto (non solo in concorrenza) con occidentali e giapponesi. Le catastrofi hanno talvolta questo effetto collaterale, benefico e temporaneo: portano gli avversari a mostrare interesse per uno stesso obiettivo. Così, dopo la diplomazia di terremoti e tsunami, ecco «l’alleanza antivirus»: la cosa importante è che l’effetto per le popolazioni colpite sia efficace e duraturo. Purtroppo le colonne di Ebola si muovono e si ricompattano tra Liberia, Sierra Leone e Guinea più veloci dei cavalieri dell’emergenza. Non bastano i proclami e nemmeno i finanziamenti (scarsi): servono boots on the ground. Soprattutto stivali di medici e infermieri. È vero che tra le colline e le baraccopoli dell’Africa Occiden- tale infestate dal virus cooperano soldati americani e personale cinese (170 operatori), comunisti e capitalisti, europei e cubani. Una forza internazionale nata (con ritardo) sul campo, in attesa che la nuova taskforce Onu creata per combattere Ebola (Unmeer) faccia qualcosa (il primo aereo è atterrato pochi giorni fa). Il suo capo, Tony Banbury, ha detto: «Serve tutto, dappertutto, e molto rapidamente». Per dare l’idea dell’epidemia, basti dire che nella lista dei bisogni ci sono 4 tonnellate al mese di body bags, sacchi per cadaveri. Da mesi l’assenza della comunità internazionale e le falle dell’Oms sono state coperte a fatica da ong come Medici Senza frontiere, che da sola ha messo in campo tre quarti dei letti finora disponibili (con relative cure). L’alleanza anti-virus impari da loro. E dia loro un po’ di respiro. Michele Farina © RIPRODUZIONE RISERVATA LE RETTRICI PROMOSSE E QUELLO CHE ANCORA MANCA E tre. Con la nomina della rettrice dell’università di Trento alla Corte costituzionale da parte del presidente Giorgio Napolitano sono tre le donne che dai vertici degli Atenei italiani approdano a ruoli politico-istituzionali in poco più di un anno. Prima di Daria De Petris era toccato a Maria Chiara Carrozza — che ha guidato la Scuola superiore Sant’Anna a Pisa — e a Stefania Giannini — proveniente dall’Università per stranieri di Perugia —: due rettrici scelte come ministre dell’Istruzione. Facendo un po’ di contabilità spiccia sulle quote rosa, la selezione delle Università parrebbe aver funzionato: su 8 rettrici 3 sono state scelte per altri ruoli. Oltre il 40%, una sorta di serbatoio istituzionale creato in poco tempo. Ma non è così «rosea» la situazione: le rettrici oggi sono 6 su un’ottantina di Atenei, sotto il 10%. Ancora dei panda. A Harvard la prima rettrice arrivò nel 2006; a Roma, nelle recenti elezioni alla Sapienza, la prima candidata si è ritirata vittima del gioco di accordi tra cordate e dovrà attendere il prossimo giro. Nei ruoli di vertice nelle università il numero di donne si assottiglia troppo velocemente appena comincia la selezione tra ricercatori/ricercatrici e professori/professoresse. Eppure ci sono più laureate di laureati. Ma le quote rosa non esistono all’Università e come ha giustamente notato Daria De Petris nella videointervista per il Tempo delle donne: «Solo se ci saranno molte donne professore ordinario una di loro potrà arrivare a posizioni di vertice». Niente quote neppure alla Consulta, istituto prevalentemente maschile. Forse quello delle rettrici italiane diventerà un esempio sulla strada della parità. Anche se la sfida sarà davvero vinta solo quando di questa contabilità uomini/donne non ci sarà più bisogno. Gianna Fregonara © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 30 Cultura & Spettacoli Premi letterari Camilla Baresani vince il «Città di Vigevano» È Camilla Baresani con Il sale rosa dell’Himalaya (edito da Bompiani) la vincitrice del Premio Città di Vigevano, assegnato sabato sera al Teatro civico Cagnoni e dedicato alla memoria dello scrittore Lucio Mastronardi. Una giuria popolare, costituita da 70 lettori «forti» delle scuole cittadine, delle biblioteche e dell’università per la terza età, ha espresso la sua preferenza a partire da una terna che, oltre al romanzo della Baresani, includeva Una commedia italiana di Piersandro Pallavicini (Feltrinelli) e Marina Bellezza di Silvia Avallone (Rizzoli). I tre finalisti erano stati selezionati dalla giuria tecnica formata da Laura Lepri, Luigi Mascheroni e Paolo Perazzolo, e presieduta da Ermanno Paccagnini, direttore artistico. L’incontro In un nuovo libro, pubblicato da Rizzoli, il celebre etologo e divulgatore prosegue la sua indagine: a farci unici sono la ricerca del bello e dello stupore, la scienza e la religione A Oxford A sinistra: Desmond Morris, 86 anni (foto Corriere della Sera). Vive a Oxford nella casa che fu di Sir James Murray, il lessicografo che redasse l’Oxford English Dictionary. Morris fu, tra l’altro, amico del pittore irlandese Francis Bacon (1909-1992) DESMOND MORRIS: SE CREA LA SCIMMIA NON È UNA SCIMMIA dal nostro inviato Paolo Foschini «L’arte è ciò che rende straordinario l’ordinario. Soltanto l’uomo ne è capace» OXFORD (INGHILTERRA) «Per esempio...». Oh! Scusi solo un attimo. Ecco, la verità è che per fermare un fiume di passione come Desmond Morris non c’è altro modo. Zoologo, etologo, scrittore, giornalista, pittore surrealista nonché «viaggiatore» attraverso centosette Paesi da un capo all’altro del globo («Finora!», se la ride) quest’uomo di 86 anni vissuti sotto il segno dell’Acquario sta parlando da neanche un’ora, nel giardino della sua casa di Oxford, e di esempi ne avrà fatti già cinquanta. Uno più curioso e personale dell’altro. Tutti per spiegare con ironica e britannica pazienza il concetto attorno al quale ha costruito, sotto forma di una storia universale dell’arte dalle origini al presente, le 320 pagine e centinaia di immagini del suo ultimo libro: The Artistic Ape, uscito in Inghilterra l’anno scorso e appena tradotto per l’Italia da Rizzoli (La scimmia artistica). A quasi mezzo secolo dal suo bestseller che fu un caso mondiale, quella Scimmia nuda in cui esplorava la natura umana rispetto a quella dei primati, Morris torna ora sull’argomento per dire che cosa invece ci rende veramente unici rispetto a tutto il creato: e cioè l’arte, appunto. Perdoni ancora, poi continuiamo: senta come suona in italiano la fine del suo libro. Il volume ● La scimmia artistica. L’evoluzione dell’arte nella storia dell’uomo di Desmond Morris (1928) è edito da Rizzoli (traduzione di Maria Peroggi, pp. 320, 35). Il suo La scimmia nuda (1967) comparve in Italia nel 1974 «Inventando quella che chiamiamo arte abbiamo trovato il modo di migliorare la nostra vita e di arricchire il breve tempo che ci è concesso di trascorrere su questo pianeta tra la luce della nascita e la tenebra della morte». Le piace? «La vostra lingua mi è sempre piaciuta, e chiunque ami l’arte non può non amare l’Italia. Lo sa che il nostro più grande lessicografo, Sir James Murray, scrisse l’Oxford English Dictionary proprio in questo giardino? Purtroppo arrivò solo alla lettera T... Sedeva proprio lì». Torniamo al suo esempio. Stava parlando del suo amico , il pittore Francis Bacon. «Un mio grande amico, sì. Dicevo di come sono fatti gli artisti. Francis era un genio, ma insicuro su tutto. Una volta aveva dipinto quello che secondo lui doveva essere un babbuino arrabbiato, con le fauci aperte verso il cielo. Lo aveva copiato da una foto, come faceva sempre. Mi chiese un parere da etologo: è realistico? In realtà il babbuino della foto stava solo sbadigliando. Ma non glielo dissi: avrebbe distrutto il quadro con lo stesso taglierino con cui nella sua vita ne distrusse centinaia». Ma l’arte, lei dice, è ciò che ci rende unici. «Beh, molti lo spiegherebbero con la bellezza. In realtà bisogna partire dalla caccia». Cioè? «Da un punto di vista biologico non c’è alcuna differenza estetica tra la Cappella Sistina, un tatuaggio, o una semplice piuma decorativa tra i capelli: nessuna di queste attività è essenziale per la nostra sopravvivenza fisica quanto lo sono cibo, acqua, un riparo». E allora? «Ma l’uomo è diventato quello che è diventato, grazie al proprio cervello. Si è affermato come cacciatore non perché più forte degli altri, ma perché più intelligente. E anche il cervello va nutrito. Così dopo la caccia, anziché dormire come i leoni, l’uomo è l’unico che ha sentito il bisogno di festeggiarla. Danzando, cantando, dipingendola e raccontandola. Premiando il cervello, oltre alla pancia, l’uomo gli ha dato un nuovo piacere. Ha scoperto che poteva rendere la realtà più intensa». Ed è per questo, lei scrive, che il nostro cervello ha orrore dell’inattività. «Non a caso essere rinchiusi in una cella da soli è considerata una punizione tra le più brutali». E cosa dice allora di Congo, di Sophie, insomma delle scimmie «artiste» di cui parla nel suo libro? «Ah, Congo... Quello scimpanzè cui met- Domani e mercoledì Il melodramma ambasciatore d’Italia A Firenze gli Stati generali della lingua LE GIORNATE DELLA MOSTRA 10a EDIZIONE 2014 ORIZZONTI e VENEZIA CLASSICI a Padova, Vicenza, Verona, Treviso, Rovigo e Belluno LA REGIONE DEL VENETO PER IL CINEMA DI QUALITÀ Marino Zorzato Vice Presidente e Assessore alla Cultura Regione del Veneto INFO: Fice Tre Venezie T. 049 8750851 fi[email protected] www.spettacoloveneto.it «L’italiano nel mondo che cambia» è il tema guida degli Stati generali della lingua italiana nel mondo che si tengono domani e mercoledì a Palazzo Vecchio, al Teatro della Pergola e in altri luoghi di Firenze. La due giorni approfondisce, attraverso incontri e tavole rotonde, attività e spettacoli, le strategie di diffusione dell’italiano all’estero e fa il punto sulle nuove sfide della società globale. L’iniziativa, voluta dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) e il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (Mibact), si svolge in contemporanea con l’avvio della XIV Settimana della lingua italiana nel mondo, che coinvolge tutta la rete culturale e diplomatica del ministero degli Affari esteri (www.esteri.it). Partecipano esponenti del mondo culturale e artistico tra cui la scrittrice Dacia Maraini, Renzo Arbore e Gabriele Lavia. Un focus è dedicato all’opera lirica, biglietto da visita dell’Italia nel mondo, con un intervento del tenore Fabio Armiliato (nella foto) che, oltre a esibirsi al Teatro della Pergola, parla del rapporto tra la lingua italiana e il melodramma. (c.br.) temmo in mano matita e colori nel ‘56 fu in effetti impressionante. Più ancora della gorilla Sophie che sarebbe venuto dopo. Congo mostrava alcune caratteristiche simili a quelle dei bambini alle primissime armi: disegnava senza uscire dal foglio, i suoi segni avevano una certa coerenza, per esempio tracciava linee trasversali rispetto a una griglia data e che in qualche modo potevano essere lette come “variazione su un tema”, il più umano dei giochi estetici. Se gli toglievi la matita prima che avesse “finito” si infuriava. Ricordo una seduta, forse la ventiduesima, in cui raggiunse il suo vertice: tutti i disegni di quel giorno furono addirittura comprati in seguito da collezionisti privati. Uno lo acquistò persino Picasso!». Oddio, allora non siamo così unici... «E invece sì. Perché il vertice dell’espressione “artistica” a cui può arrivare una scimmia non è che il primo, elementare gradino da cui un bambino parte per esprimere la sua. L’arte fa parte di noi, perché ne abbiamo bisogno. E non ha necessariamente a che vedere con la bellezza». Ma se noi uomini siamo tali in quanto tutti siamo «artisti», perdoni la banalità, cosa distingue allora lo scarabocchio di un bambino dall’«Ultima Cena»? C’è un criterio? Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 ● In pagina Tutti insieme al Polo gli amici di Shackleton di Severino Colombo CULTURA olti conoscono l’esploratore Ernest Shackleton (18741922) che cent’anni fa attraversò l’Antartide dal mare di Weddell al mare di Ross. Ma chi erano Percy Blackborrow, Frank Hurley, Henry McNeish e Leonard Hussey? In L’incredibile viaggio di Shackleton M (traduzione di Caterina Vodret, Isbn, pp. 72, 19, dai 7 anni) è straordinaria la capacità del 24enne illustratore inglese William Grill, di raccontare i fatti dedicando attenzione ai partecipanti, dal primo all’ultimo. Tutti, qui, hanno un nome (pure molti dei 69 cani imbarcati); tutti hanno un volto; tutti incredibilmente sono tornati a casa salvi dopo tre anni. C’è il comandante Shackleton e c’è il clandestino Blackborrow. Ci sono il fotografo Hurley, mentre sta appeso al bompresso per documentare l’avanzata della nave tra ghiacci; il falegname McNeish, che tappa una falla nello scafo quando erano a 800 chilometri dalla più 31 vicina forma di civiltà; e il meteorologo Hussey che quando l’equipaggio resta bloccato sull’isola Elephant rallegra le serate suonando il banjo. Grill, come gli eroi di cui racconta, sa adattarsi alla sfida: varia le tecniche di storytelling e rende ogni pagina una sfida. © RIPRODUZIONE RISERVATA La rivista dell’Università Cattolica Nella pagina accanto: la gorilla Sophie dello zoo di Rotterdam mentre dipinge (fine anni Cinquanta); il Drago e la Bestia dal Beatus di Facundus (1047). Qui sopra: impronte preistoriche di mani sulla parete di una grotta in Patagonia (13 mila-9 mila anni fa). Sotto: un esempio di arte folk degli indiani Kuna; scena marina, Cnosso (arte cretese, II millennio a.C.). Tutti esempi d’arte citati da Morris nel suo libro «Eh, lei mi fa la solita vecchia domanda di quelli che vogliono sapere che cos’è l’arte... Le risponderò mettendoci insieme anche le altre due cose che in realtà, a mio avviso, distinguono l’uomo dal resto. Mi riferisco naturalmente alla scienza e alla religione». Ebbene dica. «È quello che scrivo nel libro. L’arte è ciò che rende straordinario l’ordinario, per divertire il cervello. La scienza è ciò che rende semplice il complesso, per capire l’esistenza. La religione è ciò che rende credibile l’incredibile, per mitigare la paura della morte». E la bellezza non c’entra. «C’entra lo stupore. La famosa “meraviglia”, no? L’uomo è quell’animale che trasporta pietre gigantesche dove non c’erano per fare Stonehenge nella preistoria, che mette insieme cento milioni di tessere e due tonnellate d’oro per fare mille anni fa il mosaico pazzesco del Duomo di Monreale, ma anche quello che cuce i costumi del carnevale di Rio o che dipinge i caravan degli zingari. La molla è sempre la stessa». E perché quell’animale ha deciso, a un certo punto, che un orinatoio poteva valere milioni di dollari? «La questione della finanza e dell’arte è un’altra cosa, certo. Oggi il valore commerciale di un oggetto artistico è un concetto difficile da spiegare con criteri solo artistici. Una cosa vale milioni nel momento in cui qualcuno è disposto a pagarla milioni, punto. Se dico che voglio un miliardo per un sasso e qualcuno me lo dà, ecco, quel sasso vale un miliardo. Non piace neanche a me, ma è così». E l’arte nel frattempo? «L’arte è sempre lì, e proprio opere come la Fontana del mio amico Duchamp sono una conferma di quel che dicevo. L’arte non ha a che vedere sempre con la bellezza, ma con lo stupore sì. E lo stupore nasce anche dal contesto: per esempio prendendo un orinatoio e mettendolo in un museo». Diciamo che per chi vedeva un Caravaggio era più facile distinguere. «Ma guardi che in un certo senso era più facile anche per Caravaggio! L’arte prima imitava la realtà, punto. Ampliandola, cambiandola, ma insomma sempre copiandola. Dopo la fotografia, che cosa potevano inventare gli artisti per stupire? La stessa contraddizione, peraltro, vale al contrario: l’arte non è mai stata tanto “visibile” da tutti come oggi, e allo stesso tempo mai tanto “difficile” da capire. Finiamo con una cosa buffa?» Certo che sì. «In realtà non abbiamo inventato niente: la prima opera d’arte riconosciuta come tale, risalente a tre milioni di anni fa, è un ciottolo di fiume conosciuto come Makapansgat Pebble. Somigliava a una faccia, ma era solo un sasso. Però un nostro antenato lo raccolse e lo portò nella grotta in cui gli archeologi lo trovarono. In quel momento diventò un’opera d’arte». © RIPRODUZIONE RISERVATA Un teologo per la «guerra giusta» Tradotte per la prima volta le lezioni di Francisco Suárez di Armando Torno Gesuita F rancisco Suárez, il gesuita principe delle raffinatezze mentali della Seconda Scolastica, nell’Opera sulle tre virtù teologiche, alla Disputa XIII, tratta il tema della guerra. Nove sezioni sul bellum justum che ora, con testo a fronte, sono state tradotte per la prima volta da Aldo Andrea Cassi (Quodlibet, pp. 190, 22), autore anche dell’acuto saggio introduttivo. Queste lectiones, furono tenute da Suárez a Roma, dove dal 1579 al 1585 fu alla prima cattedra di teologia del Colle- ● Il teologo e filosofo gesuita Francisco Suárez (Granada 1548 - Lisbona 1617): visse a Roma tra il 1579 e il 1585 gio Romano. Giunse nell’Urbe dopo aver insegnato filosofia a Salamanca e Segovia, teologia a Valladolid e Avila. Suárez partecipa al dibattito del tempo intorno al bellum justum con una cultura e una capacità di analisi che ancora oggi stupiscono. E si pone domande attualissime: intervenire con le armi per aiutare gli innocentes è «guerra giusta»? Una simile scelta oggi si preferisce chiamarla «guerra umanitaria». E ancora: quali sono le azioni lecite in bello? Nella Sezione VII, intitolata Qual è il modo giusto di condurre una guerra, il gesuita volpino scrive nella «seconda conclusione»: «Una volta iniziata la guerra, e durante tutto il tempo che precede la vittoria, è giusto inferire al nemico tutti i danni che sembrano necessari per ottenere soddisfazione». Cristianamente Suárez esclude le «ingiurie dirette contro persone innocenti»; le quali, però, occorre ben capire chi siano. Tali pagine saranno lette da pensatori come Schopenhauer o von Clausewitz, per approfondire le ragioni delle guerre o per comprendere cosa siano veramente. Oggi le operazioni belliche si fanno con economia e finanza. Ma codeste varianti i gesuiti le avevano già intuite. © RIPRODUZIONE RISERVATA Vita e Pensiero: cent’anni portati con audacia L’evento ● L’Università Cattolica celebra il secolo di vita della rivista «Vita e Pensiero» con un convegno (e una mostra: nelle foto, vecchie copertine), da dopodomani a venerdì 24 ottobre. Intellettuali laici e cattolici si confrontano sul «bisogno di Dio» ● Il dialogo si aprirà il 22 alle 17 nell’aula Pio XI della Università con l’arcivescovo Angelo Scola e il rettore Franco Anelli. Il giorno successivo Zygmunt Bauman dialogherà con Mariapia Veladiano su «mistica e politica». Interverranno, tra gli altri, Jurgen Moltmann, Luisa Muraro, Michela Murgia, John Milbank, Fabrice Hadjadj di Carlo Baroni S iamo sinceri: le riviste culturali ci danno sempre un po’ l’idea di vecchie signore eleganti. Piene di consigli e acciacchi. Con dentro tante cose da raccontare ma che in fondo ascoltiamo giusto perché con gli anziani si fa così. A meno che avere cent’anni non sia solo il momento dei ricordi, ma l’orgoglio di esserci ancora con la grinta del primo giorno. In questo caso il 1° dicembre 1914, data di nascita di «Vita e Pensiero», la rivista dell’Università Cattolica. Venuta al mondo prima della creazione dell’ateneo (fondato nel 1921) quasi a fare da apripista su un mondo che non sarebbe stato più lo stesso. Dicono sia merito di Vico Necchi la scelta del nome della testata. Un modo poetico per tenere insieme la concretezza umana e la speculazione intellettuale. Ma anche l’approccio cristiano alla quotidianità. Quell’essere nel mondo senza essere del mondo. «Vita», perché molto si gioca qui e adesso; «Pensiero», perché senza è come non essere neanche salito sul palcoscenico dell’esistenza. «Vita e Pensiero» ha cento anni ma è come se ne avesse molti di più. Basta sfogliarla per vedere quanto sia stata e sia avanti con i tempi. Qualcosa di più e di meglio di saper intercettare la realtà che cambia. Ma riuscire ad anticiparla e spiegarla. «Vogliamo — spiega Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica e direttore responsabile della rivista — che sia il luogo del dialogo, del confronto dei diversi saperi. Uno strumento che tratti temi alti ma che non sia la riserva indiana degli intellettuali. Una rivista leggibile anche per chi non è un addetto ai lavori, che aiuti a discernere, a farsi un giudizio su temi e materie complesse: la filosofia, il diritto, la geopolitica». Un vascello di parole di carta, com’è stata definita «Vita e Pensiero». E del vascello continua a mantenere lo spirito corsaro. Quello che ti porta a cercare terre inesplorate, ad andare all’abbordaggio contro i luoghi comuni, il pensiero dominante che quasi sempre è il pretesto per non averne uno tuo. Magari, anzi di sicuro, il manifesto di padre Gemelli che inaugurava l’avventura di «Vita e Pensiero» con l’invettiva alla «cosiddetta cultura moderna» oggi è lontano dalla linea editoriale della rivista della Cattolica. Ma è rimasto lo stesso spirito battagliero. Che non significa contrapposizione ma repulsione per chi è abituato a lisciare il pelo degli altri per indole ipocrita. Basta leggersi gli interventi che si sono succeduti in questo secolo. Alcuni addirittura profetici su temi che negli anni a venire avrebbero lacerato il mondo. Nel 1978 Karol Wojtyla dissertava sui «confini dell’Europa» e lasciava intendere che si sarebbero allargati ben al di là di una cortina di ferro che, allora, sembrava qualcosa di più di una frontiera politica e ideologica. Nel 1982 il filosofo Virgilio Melchiorre apriva il dibattito sull’«ontologia della paternità». Madre Teresa di Calcutta interveniva con l’esperienza di chi sta al fronte in prima linea sull’emergenza Aids che pareva un morbo esotico che riguardasse solo Paesi lontani. Così come parlare e scrivere di «Diritto e morale nell’Islam», come fece Maurice Borrmans nel 1992, dimostrava la capacità di leggere in profondità le svolte decisive della storia. «Vita e Pensiero» ha sempre coltivato il gusto della contaminazione. Accanto ai nomi del gotha della cultura accademica ha ospitato le idee, le provocazioni anche di chi qualche volta il mondo intellettuale guarda con uno snobismo sempre più fuori luogo. C’è una rubrica che già nel nome dice tutto: «L’intruso». Contributi Nacque prima dell’ateneo di Gemelli: vi hanno scritto anche Wojtyla e Madre Teresa Che poi non è proprio un imbucato come chi si presenta ai matrimoni senza essere invitato. Sul prossimo numero, per esempio, sarà Mara Maionchi. E ha già collaborato Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. C’è dentro la curiosità e la freschezza di aprire con loro le porte di un mondo dove la cultura è un punto di partenza e mai di arrivo. Una rivista che fa da sponda anche a chi l’università la frequenta, la vive, la usa. E non è solo il luogo per dare esami, guadagnarsi un titolo e l’accesso a un lavoro più qualificato. «Vita e Pensiero» è il badge per entrare davvero nello spirito di un’università, di questa università, un navigatore satellitare per farti comprendere qual è la rotta che l’ateneo sta tenendo da un secolo a questa parte. Nel suo intervento sulla rivista per ricordare i cent’anni l’ex ministro e rettore Lorenzo Ornaghi, guida del Comitato di direzione di «Vita e Pensiero», riporta il breve scritto di chi in quel primo numero del dicembre 1914 sottolineava: «Anche chi legge una rivista ne è collaboratore. Una rivista è una grande famiglia: chi ci legge fa parte della nostra famiglia e ci segue e ama noi che scriviamo, non perché diciamo cose grandi ma perché diciamo agli altri come noi amiamo cose grandi». © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 ● La recensione Stravinskij, Pulcinella e il raffinato concerto di Ferro a Napoli di Paolo Isotta SPETTACOLI N el concerto diretto da Gabriele Ferro sabato scorso al San Carlo di Napoli è stata eseguita in prima esecuzione assoluta la «Sinfoniadiario» (sic) Cieli notturni del compositore palermitano Marco Betta (1964), all’orchestra del San Carlo dedicata e dal San Carlo commissionata. Ecco un esempio di come si sprechi il pubblico denaro. Il pezzo insulso e banale trascorre fra clangori che sono una pessima imitazione di colonne sonore tipo Ben Hur o I predatori dell’arca perduta a fruscii e clusters fissi: questi ultimi mi ricordano la musica 33 d’accompagnamento che risonava in una sauna milanese d’un tempo chiamata Oceano privato. Il resto del concerto era dedicato a Stravinskij. Ferro ha diretto il Pulcinella nella versione integrale, il meraviglioso omaggio a Napoli del genio russo: e mai esecuzione di quest’opera fu più raffinata e rifinita. Dopo L’uccello di fuoco l’orchestra per prima ha fatto un’ovazione, alla quale si è associato il pubblico, al grande direttore: palermitano di nascita, Gabriele Ferro è stato appena nominato direttore © RIPRODUZIONE RISERVATA musicale del Massimo della sua città. La tendenza Incremento di pubblico con la programmazione dei «contenuti complementari» S i può andare al cinema ma non per vedere un film? Sì, e piace sempre di più. Musica dal vivo (da Vasco ai Queen a Bruce Springsteen), lirica (dalla Royal House di Londra al Met di New York, alla Scala) e balletto (Bolshoi di Mosca), teatro (i successi del National Theatre di Londra), documentari (da Leonardo a Pompei) e, new entry, serie tv («Gomorra»), chiamati tecnicamente «contenuti complementari», non sono più una novità ma la nuova tendenza sul grande schermo. Grazie all’altissima qualità cinematografica e alla diretta via satellite, i «complementari» hanno generato un incremento di pubblico che oscilla tra il 60% e il 90%, rivelandosi un prodotto vincente con cui convincere una platea sempre più differenziata ed esigente ad andare al cinema, e su cui puntare per invertire la direzione di un trend al ribasso. Lo conferma il trionfo da record stabilito dal film-concerto degli One Direction proiettato nello scorso weekend. Where we are è stato l’«evento al cinema» più visto di sempre in Italia: 120 mila spettatori, 288 sale coinvolte, un box office di 1.350.000 euro. Nel periodo ottobre 2013 – ottobre 2014, la società di produzione e distribuzione di complementari Nexo Digital ha messo a segno un brillante +62% di pubblico. Eccellenti anche i risultati registrati da QMI Quantum Marketing Italia (specializzata nell’ideazione e sviluppo di attività di comunicazione nell’ambito dell’intrattenimento), il cui pubblico, nel biennio 2011-2013, è triplicato passando da 319 mila a 963 mila presenze (incassi 2,8 mln – 7,2 mln, dato Cinetel). Per Microcinema (network europeo di sale digitali via satellite) i da- Concerti, opere liriche, documentari 90 Al cinema non si vedono più solo i film la percentuale di incremento di pubblico nelle sale per i complementari Incassi record per lo show degli One Direction. La Prima della Scala in testa al box office ti degli incassi al box office del 2013, rispetto al 2012, hanno totalizzato un aumento dell’86% — solo i tre film live su Doors, Rolling Stones e Queen hanno incassato oltre un milione di euro — mentre l’affluenza del pubblico è cresciuta di un vertiginoso +93%. «La Prima della Scala — sottolinea Roberto Bassano, presidente di Microcinema —, il nostro fiore all’occhiello, fa concorrenza ai grandi blockbuster: nel 2013, La Traviata con un solo spettacolo, ha scalato il vertice del botteghino». Una valutazione corretta dell’andamento del 2014 si potrà fare so- Strategia Live, teatro e serie tv nelle sale durante la settimana quando l’affluenza è ridotta lo dopo il tradizionale appuntamento del 7 dicembre; ma, chiosa Bassano, «quest’anno il contenuto complementare da noi proposto potrebbe superare i 250 mila spettatori. Sfiorando, come box office, 3 milioni di euro». Live, lirica, teatro, balletto sono spesso programmati nei giorni feriali, quando l’affluenza nelle sale è più ridotta. «Una scelta strategica — spiega Bassano — che da un lato permette al pubblico di continuare a frequentare con interesse crescente e soddisfazione i cinema; dall’altro, grazie al digitale, di concedere una boccata di ossigeno agli esercenti». Attingere a un catalogo che dalla tradizionale programmazione cinematografica si apra sempre più a una gamma di contenuti destinati ad ampliare e rafforzare le potenzialità della sala, intesa anche come centro di intrattenimento e di Protagonisti Il soprano tedesco Diana Damrau (43) nella «Traviata» che ha aperto La Scala nel 2013; sopra, gli One Direction aggregazione, è la sfida da vincere. «Gli over 30 — osserva Giovanni Cova, presidente di QMI — spesso scelgono il film in base al cinema che li garantisce nel complesso dei contenuti offerti; gli under 30 preferiscono invece, in linea di massima, i multiplex. Che, con l’offerta di film commerciali, si trasformano anche in luogo di incontro tra amici». E se tra le novità pop in arri- vo c’è attesa per il film sugli Spandau Ballet (domani e dopo nelle sale), e per il concerto dei Modà a San Siro (11 e 12 novembre), anche il palinsesto cinematografico dedicato all’arte ha in serbo delle vere chicche. «Nella nuova stagione ci presentiamo con una serie di tour dei più grandi musei e delle più importanti mostre d’arte del mondo — anticipa Franco Di Sarro, ad di Nexo Digital —. Con la “visita” all’Hermitage di San Pietroburgo, il 14 ottobre scorso, abbiamo conquistato il podio del box office (15 mila spettatori, 150 mila euro di incasso) superando The Equalizer, l’action thriller con Denzel Washington. Un successo che speriamo di replicare il 4 novembre con il tour guidato dei Musei Vaticani e della Cappella Sistina, prodotto da Sky 3D e Sky Arte HD». Laura Zangarini © RIPRODUZIONE RISERVATA 288 i cinema coinvolti nella proiezione del film concerto degli 1D 120 le migliaia di spettatori che hanno assistito al film concerto «Where we are» degli 1D Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 34 oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: COPPIA custodi italiani referenze ventennali, pratici lavori domestici, guardaroba, cucina, giardinaggio offresi. Telefonare 0546.56.02.03 339.26.02.083 Milano Via Solferino, 36 COMMERCIALE 42enne, con partita Iva valuta opportunità lavorative, zona Milano hinterland. 348.38.39.817 ABILE magazziniere custode, ottima presenza, referenziatissimo, libero subito, automunito, non fumatore. 347.13.25.443 AUTISTA esperienza ventennale referenziato cerca lavoro anche part-time. NCC iscritto ruolo. 333.95.76.523 AUTISTA per consegne. 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Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 SPETTACOLI Il mezzosoprano Cecilia Bartoli (nella foto), romana, mezzosoprano di fama mondiale, sollecita con urgenza una soluzione per l’Opera di Roma. È il teatro della capitale, «bisogna trovare una soluzione, e la soluzione non è mandare a casa coro e orchestra e tenere l'amministrazione per fare cosa se non c'è più nessuno da amministrare?». Secondo la Bartoli bisogna «ripartire con gente in gamba, non con politici alla direzione artistica come avvenuto per anni». Se «hanno trovato una soluzione per la Scala la devono trovare anche per Roma». E infine le dimissioni di Muti la indignano: «Non si può far partire un maestro come lui, è gravissimo, dovevano fare di tutto per tenerlo». L’appello di Bartoli: soluzione per l’Opera senza licenziamenti 35 Il primo singolo Suor Cristina: canto Madonna ma non provoco Suor Cristina rifà Madonna. Sarà oggi in radio «Like a Virgin», il primo singolo dell’album della vincitrice di «The Voice». «L’ho scelta io. Senza nessuna volontà di provocare o di scandalizzare. È una canzone sulla capacità dell’amore di fare nuove le persone. Di riscattarle dal loro passato», ha detto suor Cristina in un’intervista al quotidiano cattolico Avvenire. E sugli eventuali guadagni derivanti dalla carriera ha aggiunto: «Ho fatto voto di povertà, useremo tutto il ricavato per aiutare i progetti della congregazione». Brad: devo tantissimo a mia moglie, vera lady «Angelina mi ha dato la capacità di realizzarmi» ❞ Nel film «Fury» cerco di essere paterno ma senza retorica Invecchiare è una gran cosa: sei più libero e ti metti in secondo piano LONDRA Cappello in testa, baffetti alla Rhett Butler, Brad Pitt scherza dicendo «da quando Angelina è stata insignita Dama onoraria a Buckingham Palace cerco di adeguarmi a quella vera lady che è mia moglie» e si dichiara orgoglioso di chiudere con Fury, subito campione di incassi e diretto da David Ayer il 58° London Film Festival. Però, prima ancora di parlare del duro film sulla Seconda Guerra Mondiale, a fianco degli attori che impersonano la sua pattuglia, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Peña, Jon Bernthal, e nei confronti dei quali ha un atteggiamento protettivo sia nella realtà che negli orrori del conflitto, dichiara: «Ho scoperto in me, sia in veste di attore che di produttore, padre o alla guida del plotone di Fury, una sorta di atteggiamento didattico e paterno, senza però retorica alcuna». Quanto il rapporto, e il recente matrimonio, con Ange- Autrice ● Attrice premio Oscar e regista, Angelina Jolie ha 39 anni ● Terminate le riprese del film «Unbroken», interpretato da Jack O’Connell, dirigerà Brad Pitt, suo marito, in «By the sea» lina Jolie l’hanno aiutata? «Le devo tantissimo, mi ha dato la capacità di scoprirmi, di esprimermi, di realizzarmi per quello che volevo essere, e che voglio ancora diventare, con piena responsabilità». La indicano tutti come un «family man» e, a 50 anni, pare lontana la sua gioventù avventurosa e inquieta… «Invecchiare è una gran cosa: ti senti libero da sovrastrutture, sai dividere tutto con gli altri, ti metti in secondo piano e capisci che non sei un “leading man” per i tuoi ruoli su un qualsiasi palcoscenico, ma per ciò che dai agli altri». Qual è, dunque, il primo suggerimento che lei dà ai suoi figli e ai più giovani colleghi di lavoro? «La tolleranza, sempre. Nel film devo insegnare la violenza della guerra a un ragazzo che dichiara di preferire la sua morte a quella di un altro per colpa dell’arma da fuoco messagli in pugno. È la tolleranza Sul carro armato Da sinistra, Shia LaBeouf, 28; Logan Lerman, 22; Brad Pitt, 50; Michael Peña, 38; e Jon Bernthal, 38, in «Fury» tra gli esseri umani che cancella la violenza, che forse riuscirà a dimostrare l’assurdità dei conflitti e a offrire aperte motivazioni sociali, lontane da qualsiasi sopraffazione». Lei sembra sempre più attirato dallo studio della storia e del sociale nei film che produce o interpreta. «Amo studiare la storia e l’economia del passato per vivere meglio il presente. Anche quando ero solo un ragazzo del Missouri dalle incerte ambizioni, esplorare la storia e collegarla alla cronaca era la mia passione e per questo pensavo che avrei fatto il giornalista. Lascio agli scienziati e agli astronauti il futuro. Mi interessa non solo la storia americana, come è stato per 12 anni schiavo da me prodotto. È stato coinvolgente entrare con Fury nella Seconda Guerra, nei traumi e nelle fratture che ha provocato l’orrore del Nazismo su chi doveva combatterlo o subirlo. Ne ho parlato molto anche con Angelina, che sempre sulla Seconda Guerra Mondiale, ma sul Fronte del Pacifico, ha ambientato il suo Unbroken. Un film che, posso anticipare, considero un capolavoro». Perché tanto interesse per questa Guerra, al centro anche di videogiochi di successo e ancora viva nella memoria di almeno due generazioni? «I videogiochi non mi interessano, non hanno nulla di reale e lo dico sempre ai miei ragazzi. Allora c’erano una sorta di innocenza e di autentico idealismo che la società moderna cerca di mistificare con l’apparenza che tutto involve e confonde della realtà digitale, del bisogno di esibirsi». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 36 Eventi La guida L’allestimento servirà a costruire un villaggio La Triennale di Milano (Viale Alemagna 6) ospita fino al prossimo 28 dicembre Africa - Big Change, Big Chance, mostra che intende raccontare il momento di grande trasformazione, sociale, urbana e territoriale, che il Continente Nero sta vivendo, attraverso le sue opere architettoniche, urbane e non, presentate in foto e con modelli in 3D. L’Africa, anche attraverso la storia degli architetti che vi hanno operato, viene proposta come territorio nel quale sperimentare non solo soluzioni urbane d’avanguardia, ma anche una differente cultura cosmopolita e globale. La mostra sarà testimonial di un esperimento di architettura sostenibile: tutto il materiale utilizzato per l’allestimento verrà spedito in Africa e utilizzato per costruire un villaggio. Mostra a cura di Brenno Albrecht, curatore Triennale Architettura: Alberto Ferlenga, progetto grafico: Stefano Mandato. Per informazioni: tel. 02/724341, www.triennale.org. Biglietti: € 8/6,50/5,50 La mappa Grandi opportunità, grandi drammi: una mostra alla Triennale di Milano dedicata all’urbanistica e all’architettura riporta in luce l’eterno dilemma di questa parte del mondo. Dove per colpa di un virus si rischia di isolare la speranza di Michele Farina È il solito dilemma «bifocale» di quando pensiamo all’Africa: troppo piena o mezza vuota, la frontiera della maggiore crescita o il pantano della più resistente povertà, promessa di nuove megalopoli sostenibili o inferno di sterminate baraccopoli. Gli africani sono tanti o pochi? È vero che se oltre il Mediterraneo e soprattutto oltre il Sahara le donne continueranno ad avere in media 4,7 figli a testa, la popolazione complessiva quadruplicherà prima di fine secolo: da 1,1 a 4,2 miliardi di abitanti. E allora entro il 2100 quasi un ragazzo su due nel mondo sarà africano. Però non sbaglia chi sostiene che quello rimane un continente relativamente deserto: con il 25% delle terre emerse conta oggi solo il 15% della popolazione mondiale. L’Asia, il più (densamente) popolato, ospita 137 persone per chilometro quadrato. L’Africa appena 39. C’è posto per altri abitanti, scrive l’«Economist». Ma come sarà quel posto? Come saranno «le Afriche» che si affacciano sul domani? Più simili alle luci del caos organizzato di Lagos o alle foreste della Sierra Leone dove brillano più lucciole che lampadine? Le metropoli divorano spazio ammassando ogni giorno migliaia di nuovi arrivi dalle campagne: eppure il 70% di questi «cittadini» vive relegato negli slum di infinite periferie, mentre una classe media crescente, ma molto minoritaria, guadagna terreno nei quartieri residenziali che un tempo sarebbero stati habitat per soli bianchi. L’ampiezza della classe media (quella che secondo la Banca Mondiale ha un reddito superiore a 450 dollari mensili) nelle AFRICA E AFRICHE CAOS, DINAMISMO, L’INCUBO EBOLA MA IL CONTINENTE «BIFOCALE» NON UCCIDA IL SOGNO DI FREETOWN 11 principali economie africane è triplicata, dai 5 milioni del 2000 ai 15 del 2013. Ma 15 milioni di persone sono un’élite nient’affatto «media». È vero che la crescita economica (per un terzo dovuta alla vendita di materie prime) va più veloce di quella anagrafica. Ma per quanto ancora? La finestra di opportunità rappresentata dal «dividendo demografico» (più persone in età da lavoro, meno bocche infantili o anziane da sfamare) non resta aperta in eterno: l’Africa diventerà vecchia prima che ricca? L’altro giorno alla Triennale, mentre percorrevo le sale di Big Change, ho chiesto a un monaco francescano amico di missionari cosa pensasse della mostra: «Bellissima – ha risposto – Questa è la storia, anche architettonica, dell’Africa: bravissima a fare pasticci, a mi- schiare il vecchio e il nuovo». L’Africa vista con la lente «bifocale»: grandi pasticci, grandi cambiamenti. Focalizzarsi sugli uni o sugli altri dipende anche dal momento. Esistono 54 Paesi al di là del «nostro mare», eppure se penso adesso a una città africana non posso che immaginare Freetown, la capitale della Sierra Leone, e le altre capitali di Ebolaland: Monrovia in Liberia e Conakry in Guinea. Tre piccoli Paesi del West Africa incastonati l’uno nell’altro, i primi due risorgenti da decenni di massacri e guerre civili, l’ultimo convalescente dopo una stagione di colpi di Stato. La diffusione di Ebola dispiega in modo sinistro sulle mappe i cambiamenti epocali avvenuti negli ultimi anni, dalla globalizzazione all’urbanizzazione. Le epidemie del passato erano rimaste isolate in zone di La demografia Ha economia e classe media in forte crescita. Ma diventerà vecchia prima che ricca? Destino avverso La capitale della Sierra Leone ora devastata dall’epidemia è una città mite e dignitosa © RIPRODUZIONE RISERVATA Progetti, territorio e visioni Come governare il futuro Sarà così? Un progetto metropolitano per Kigali (la capitale del Ruanda) destinato ad essere realizzato entro il 2020 La sfida delle megalopoli in fotografie e modelli 3D di Marcello Parilli I n un saggio di qualche anno fa (La carità che uccide, Rizzoli), l’economista zambiana Dambisa Moyo (Banca Mondiale, Goldman Sachs e Barclays nel suo curriculum) imputava all’Occidente la persistente povertà dell’Africa. Non causata, come si potrebbe pensare, dalla mancanza di aiuti economici, quanto dal suo esatto contrario: uno spaventoso flusso di denaro (oltre mille miliardi di dollari a partire dagli anni Cinquanta) che da una parte ha viziato e impigrito l’economia del Continente Nero, adagiatasi in una sorta di adolescenza senza fine, dall’altra ha fatalmente alimentato la corruzione nei Paesi politicamente meno strutturati. Al punto da spingere la Moyo a promuovere i tanto demonizzati «colonizzatori» cinesi per il loro maggiore buon senso. Una situazione complessa e in rapida evoluzione che oggi è oggetto anche di una mostra dedicata dalla Triennale di Milano all’Africa (Big Change, Big Chance, fino al 28 dicembre), per spiegare le dinamiche delle sue grandi trasformazioni attraverso l’architettura intesa nel suo senso più ampio (urbanizzazione, costruzione di infrastrutture, conseguente gestione del territorio e salvaguardia dell’ambiente, oltre alle opere dei principali architetti). Problematiche inevitabili e pressanti in un continente dove nei prossimi anni un miliardo di persone, spesso poveri destinati a costituire un nuovo ceto medio, lascerà i villaggi attirato da megalopoli come Lagos, Maputo, Nairobi, il Cairo o da altre in costruzione (nel 2030 la popolazione urbana dell’Africa, 748 milioni, supererà quella complessiva dell’Europa, 685 milioni). La mostra appare più un inizio che una fine, enuncia delle problematiche ed esorta a studiar- Il curatore Albrecht: «L’Occidente non ha gli strumenti per capire megalopoli che ora vedono emergere una classe media in mezzo a milioni di poveri» Scenari Nella foto grande a destra, una veduta del Cairo firmata da Michael Poliza: una serie delle sue foto africane, scattate dall’alto, sono presenti in mostra. In basso, uno scorcio di Freetown (la maggiore città e la capitale della Sierra Leone) da una cartolina d’epoca foresta remote come quelle del Congo settentrionale. Stavolta il virus si è mosso con facilità dalle aree rurali alle città, ha attraversato i confini nazionali seguendo le vie della pietà e del commercio, infiltrandosi nei funerali e nei mercati. I confini in Africa possono essere porosi o invalicabili, invisibili o costosi per le persone e le merci. Spedire un’auto dalla Cina alla Tanzania costa 4 mila dollari. Per farla arrivare da lì al vicino Uganda ce ne vogliono altri 5 mila: più cheap attraversare l’oceano. Il virus più temuto del momento non paga dazi. Se non in uscita dal continente. E così una città come Freetown che fino a maggio di quest’anno si affacciava finalmente al mondo con le sue colline sopra spiagge meravigliose, la sua dignitosa povertà, i suoi politici meno rapaci che altrove, le sue moschee pacificamente affiancate alle chiese, i suoi progetti di resort eco-compatibili e un sistema sanitario tutto da costruire si trova ora nella lista delle città paria. È giusto cercare di impedire a Ebola di prendere uno dei rari aerei rimasti e dilagare all’estero, lungo le rotte seguite da quella minuscola fetta di classe medio-alta locale che si è rifugiata all’estero. Ebola è una malattia di poveracci, come ha detto al «Corriere» Gino Strada di Emergency. È sbagliato sigillare i poveracci rimasti in quei Paesi aspettando che il virus si plachi o si sazi, tagliando investimenti e aiuti. E questo vale per l’Occidente ma anche per i Paesi del continente, i giganti economici, i bicchieri mezzi pieni, i governi che grondano petrodollari come quello nigeriano. In questo finale di 2014 il mondo dovrebbe fare della mite Freetown, devastata da Ebola, la capitale d’Africa. mikele—farina le, a decodificarne il significato. «Il titolo che abbiamo scelto riassume la posta in gioco: in Africa ci sono grandi cambiamenti, e quindi grandi opportunità. È una specie di laboratorio globale dove è ancora possibile sperimentare, e quello che succederà in quei Paesi, tra eccessi, progetti ambiziosi e fenomeni inquietanti, servirà a comprendere il futuro dell’intero pianeta — dice il curatore Benno Albrecht, che è professore associato di composizione architettonica e urbana all’Università Iuav di Venezia —. Mostriamo le grandi trasformazioni territoriali, i progetti che riguardano le nuove città, lo sfruttamento delle acque con le dighe, la produzione di energia con impianti solari ed eolici, l’arresto della desertificazione attraverso la riforestazione, sempre secondo modalità diverse da quelle a cui siamo abituati. Quello che è chiaro è che in Occidente non ab- biamo ancora gli strumenti mentali e concettuali per comprendere davvero cosa significhi una città africana abitata da svariati milioni di persone, cioè un probabile modello urbanistico e sociale alternativo alle città occidentali e asiatiche contemporanee. In Africa le categorie e i parametri di tradizione europea e americana non funzionano. Dobbiamo studiare ancora a lungo e inventarci strumenti concettuali che non abbiamo ancora individuato». Una sezione della mostra è dedicata agli architetti che hanno lavorato in Africa dal dopoguerra, dal modernismo tropicale, a oggi. «Ci sono opere interessanti, in gran parte sconosciute anche agli addetti ai lavori e ad alto tasso di sperimentazione — dice Benno Albrecht — . Ma c’è da dire che gli autori sono quasi tutti occidentali, e anche la nuova generazione di architetti autoctoni si è formata in grandissima parte all’estero. Del resto le facoltà d’architettura locali sono soltanto 18, mentre solo in Italia abbiamo una cinquantina di corsi universitari dedicati all’architettura e alla trasformazione dell’ambiente». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 EVENTI Visioni e materia Scarica l’«app» Eventi Da sinistra, uno scorcio della Joint Christian Chapel a Dar es Salaam, in Tanzania; una vista dell’università Agostinho Neto a Luanda, in Angola e l’Edificio del 30 giugno a Lubumbashi, in Congo. A destra, la Makoko Floating School a Lagos, in Nigeria Eventi 37 Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. ● Il commento Un laboratorio per tutti (ma senza paternalismo) di Luca Molinari L’ Africa è una grande occasione, vero. Ma sicuramente non dovrebbe esserlo per il governo cinese che la sta rivestendo di strade, stadi e palazzine a basso costo; né per la Corea, l’Arabia Saudita, il Qatar e tutti quegli stati che stanno comprando migliaia di ettari di territorio africano come riserva di acqua, grano e risorse per il proprio futuro; né per tutti quei fondi d’investimento che vedono in questo continente la grande occasione per riversare i propri capitali; neppure per tutti quei progettisti di prima e seconda fascia che immaginano l’Africa come un parco giochi in cui realizzare qualsiasi edificio a dispetto del clima e dei luoghi in cui interverranno. L’Africa è soprattutto una grande occasione per gli africani e per tutti quelli che già fanno tanto per un universo di razze, culture, religioni e visioni del mondo che ancora oggi non smette di stupirci per ricchezza e complessità. É significativo l’interesse crescente per un continente che sembrava perduto, quasi cancellato da cronache superficiali che ce lo raccontavano come luogo di guerre, desolazione, malattie apocalittiche, corruzione e disuguaglianze. Eppure in questi ultimi anni, sulla scorta di ricerche avviate dalle grandi università, grazie ai lavori di architettura, arte e design che in alcuni momenti irrompevano nelle nostre gallerie e riviste, per la presenza di alcuni curatori e intellettuali africani che portavano punti di vista inediti nelle nostre istituzioni, e osservando l’attività di progettazione di qualità di tante realtà cooperative, stiamo imparando a guardare a questo continente in maniera diversa, pronti a cogliere quanto di buono e diverso questo mondo ci potrebbe offrire. Allora guardiamo all’Africa come a una grande occasione per tutte quelle comunità locali che stanno ripensando il proprio ambiente e le città che crescono troppo rapidamente, magari dando forma a modelli di sviluppo alternativi. In un mondo in cui locale e globale lavorano insieme in maniera sempre più densa, l’Africa potrebbe tornare ad essere un laboratorio importante per tutti noi senza paternalismo, distanze ignoranti, ma pronti a cogliere quanto di grande e nuovo questo continente saprà offrirci. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio di Stefano Landi P aludi, deserti, eterne savane. Immagini come pennellate di colori forti, quasi impossibile riconoscere il dettaglio di una forma. Michael Poliza, tedesco per caso, 56 anni spesi a rincorrere il mondo. L’uomo che ha vissuto più volte: dagli 11 ai 18 anni star della tv tedesca (80 tra film e serie televisive), a 22 milionario (amico e rivale di Bill Gates) aprendo una società di IT. Poi, dopo aver buttato tutti i soldi in una catena di sale cinematografiche ha deciso di partire per circumnavigare il mondo. Un viaggio di 1009 giorni, con una ciurma di otto persone: così ha imparato a scattare. Poi, venduta la barca a Gene Hackman si trasferì a Città del Capo. Da quel giorno l’Africa ce l’ha stampata nell’obiettivo: i suoi lavori hanno riempito sei libri e uno spazio alla mostra in Triennale. Prima di scattare, Poliza decolla, in elicottero, a «Qui basta avere pazienza e tutto accade per magia» Poliza, ex milionario e re dei fotografi naturalisti: in Africa umanità e animali sono da salvare assieme bassa quota. Ha visto un continente dall’alto, poi l’ha conosciuto vivendo tra la gente: «Da lassù tutto è più chiaro che qui, la prospettiva ti spinge oltre con la mente. A terra tutti i sensi sono coinvolti: la combinazione di odori, gusti, rumori ti trasmette il significato dell’Africa» racconta. Per il curriculum che scorre nei rullini e i premi messi in bacheca nel suo studio di Amburgo, Poliza è universalmente riconosciuto come il più grande fotografo naturalista al mondo, pioniere della «wildlife photography». «L’unico segreto è la pazienza: qui tutto accade come per magia, basta saper aspettare». Rispetto ad altri continenti, l’Africa sembra quello meno addomesticato dalle mani pesanti dell’uomo. «Questa natura è il balsamo della mia vita, per fortuna resiste quasi ovunque come Dio l’ha creata. Però il diffondersi Paziente Il fotografo tedesco Michael Poliza, nato nel 1958, durante un appostamento per ritrarre un suricato, animale delle regioni desertiche africane. Le sue immagini sono raccolte in numerosi volumi sull’Africa selvaggia L’atto d’amore «Con gli scatti voglio creare emozioni positive verso la natura. La gente mi dice che non avrebbe immaginato un’Africa così bella» delle popolazioni urbane sta mangiando spazi alle aree più selvagge. L’urbanizzazione viaggia più lenta che in altri continenti, ma se pensi al Sud Africa qualche dubbio sul futuro ti viene». Un rapporto di fratellanza con la gente incontrata per strada, ma anche con gli animali feroci. «Durante i reportage, non sono mai stato derubato, né disturbato da nessuno, mi ha colpito il rispetto e il cuore aperto delle popolazioni locali». Tutto iniziò fotografando safari lodge sparsi per l’Africa. Quella valigia di scatti finì nelle mani di un editore tedesco che se ne innamorò. Ora Poliza riflette sulla fragilità dell’ecosistema africano. Animali che perdono ogni possibilità di sopravvivenza nel loro habitat, schiacciati dall’espansione incontrollata degli insediamenti umani. «Dobbiamo fare di tutto per proteggere la fauna sel- vatica dai bracconieri, più difficile pensare a difendere gli animali mentre di fianco gli esseri umani muoiono di fame. Istruzione e sostegno alimentare possono essere la chiave per tutelare entrambe le emergenze». Che viste da dietro l’obiettivo prendono diverse forme. «Quello che voglio fare con la fotografia è creare emozioni positive nei confronti della natura: la gente che vede queste immagini mi dice che non avrebbe immaginato che l’Africa fosse così bella, questa è la responsabilità del mio lavoro». Il posto più magico? «Il Botswana, uno degli ecosistemi più incredibili al mondo». C’è un nuovo sogno nel cassetto, dopo quello di circumnavigare il globo? «Non si avvererà mai: avrei voluto vivere in Africa un secolo fa, con la macchina fotografica a portata di mano». © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 39 ● Risponde Sergio Romano LA DESTRA E LA SINISTRA DUE CONCETTI INVECCHIATI Caro Romano, vorrei capire che cosa sta succedendo nella Corea del Nord. A capo del governo, dopo la morte di Kim Jong-il, è il figlio di lui Kim Jong Hun. Però alle celebrazioni del sessantanovesimo anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori il giovane leader non era presente. Pare che non siano buone le sue condizioni di salute e non è stata segnalata alcuna sua visita al Kumsusan, il «Palazzo del Sole», dove sono custoditi i corpi imbalsamati di suo padre e di suo nonno. Che si sia alla vigilia di un cambio di leadership che vedrebbe favorita la sorella di lui Kim Yo Jong? Filippo Ferreti [email protected] La Corea del Nord è sempre stata una sfinge. Il leader è riapparso, ma senza alcuna spiegazione. Aspettiamo pazientemente che i nord-coreani ci dicano qualche bugia. È più facile interpretare le bugie che il silenzio. TFR IN BUSTA PAGA Disparità di trattamento Se la ratio del Tfr in busta paga è quella di dare la possibilità ai lavoratori di disporne come meglio credono, non si comprende come mai i pubblici dipendenti, che lo sono a tutti gli effetti, ne siano tagliati fuori. Qualche motivazione che sfugge ai più ci sarà, ma l’evidente disparità di trattamento sembra suonare come un voler intrufolarsi nel portafoglio dei lavoratori stabilendo chi deve e chi non deve averlo più gonfio. Alessandro Prandi alessandro.prandi51@ gmail.com di Pierluigi Battista Le troppe amnesie sui cristiani perseguitati LETTERE AL CORRIERE COREA DEL NORD Leader riapparso ● Particelle elementari Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 @ [email protected] www.corriere.it [email protected] La tua opinione su sonar.corriere.it La Lega ha organizzato un corteo a Milano contro l’immigrazione con lo slogan «Stop all’invasione». Condividete? Più o meno un secolo fa il mio maestro Benedetto Croce sosteneva che il liberalismo è una concezione etico-politica che, avendo come fine la maggiore libertà dell’individuo e la maggiore libertà di tutti, doveva ricercare caso per caso, secondo la situazione storico-politica del momento, la soluzione migliore per raggiungere quel fine; e la soluzione poteva essere a volte di tipo liberistico e a volte di tipo statalistico; ossia, possiamo dire, di destra o di sinistra, due parole che si richiamano a quei sistemi economici allora imperanti. A me giovane liberale (anni Quaranta) queste cose piacevano molto in quei tempi di forte contrapposizione ideologica. Figuriamoci oggi. Oggi le ideologie sono morte; il comunismo ha perso e ha vinto la società aperta. Lei non pensa che i concetti di destra e di sinistra, storicamente legati a due ideologie che non esistono più, appartengano ormai a un antiquariato culturale? E che la sfida moderna non è fra destra e sinistra, ma fra giusto e sbagliato? Sergio Lepri [email protected] Caro Lepri, ietro la tesi di Croce vi era la convinzione che la vera libertà fosse un affare di etica e coscienza, con aspetti quasi religiosi, e che quella economica, invece, appartenesse alla categoria dei comportamenti pratici, destinati a mutare secondo le esigenze del momento. Era perfettamente concepibile, quindi, che uno Stato liberale restasse tale pur nazionalizzando alcuni settori dell’economia. Questa tesi era per molti aspetti la risposta di Croce a Palmiro Togliatti, con cui dovette convivere nel secondo governo Badoglio, formato do- D SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì 77% 23% No La domanda di oggi Il ministro Padoan: sono almeno due decenni che il Paese è bloccato per colpa anche dei sindacati. Giusto? LEGGE DI STABILITÀ Non basta criticare Ogni anno assistiamo allo show delle critiche alla legge di Stabilità presentata dal governo in carica. Premesso che è lecito criticare, sarebbe opportuno che ognuno indicasse anche delle alternative: dove prendere i soldi per fare le cose che si dicono di voler fare, dove tagliare la spesa ecc. Sarebbe interessante che tutte le forze politiche facessero la loro legge di Stabilità, indicando le cose che farebbero se fossero maggioranza; criticare po la «svolta di Salerno». Ma fu anche materia di una lunga discussione (civile, con qualche reciproca stoccata) tra il filosofo napoletano e Luigi Einaudi, economista, senatore e futuro primo presidente della Repubblica italiana. Einaudi riconosceva che l’intervento dello Stato nell’economia fosse in molti casi utile e desiderabile, ma non tollerava che le libertà di possedere e d’intraprendere fossero considerate libertà minori. Mentre il filosofo teneva a una netta distinzione tra la sfera pratica della vita economica e la sfera morale e spirituale della coscienza, Einaudi pensava che fra le due vi fosse un inevitabile nesso. Non vi è libertà, scrisse in una delle sue repliche a Croce, «in una società economica nella quale non esista una varia e ricca fioritura di vite umane, vive per virtù propria, indipendenti le une dalle altre, non serve di un’unica volontà». La discussione durò più di trent’anni e divenne la materia di un libro pubblicato dall’editore Ricciardi di Napoli sotto il titolo Liberismo e liberalismo. Più recentemente questo libro è stato nuovamente pubblicato in una collana del Corriere della Sera («Laici e cattolici. I maestri del pensiero democratico»). Le confesso, caro Lepri, che le mie simpatie, in questo caso, vanno alla tesi di Einaudi. Ma i due contendenti, all’atto pratico, erano altrettanto pragmatici ed egualmente contrari alle contrapposizioni schematiche fra statalisti e liberisti. Lei ha quindi ragione quando scrive che destra e sinistra sono ormai categorie antiche, poco utili per l’economia dei nostri giorni. Sono care soprattutto a coloro che non riescono a nascondere una certa nostalgia per la «lotta di classe». © RIPRODUZIONE RISERVATA soltanto, è un esercizio da bar dello sport. Regione, ereditata dai predecessori ? Sergio Guadagnolo Fausta Allievi sergioguadagnolo@ virgilio.it [email protected] REGIONI E TAGLI /1 Palazzo in vendita Il presidente lombardo Roberto Maroni si irrita per i tagli del governo ma, prima di paventare chiusure di ospedali, rialzi di ticket, allarmando i cittadini, non farebbe atto di sicura presa mettendo in vendita la nuova, seconda, faraonica ed altrettanto inutile sede della REGIONI E TAGLI /2 Un unico presidente Perché i presidenti delle Regioni invece di minacciare la riduzione dei servizi sanitari non nominano un presidente unico che raggruppi tutte le Asl/Ulss, ottenendo un sicuro risparmio? Franco Ghiotto francoghiotto@ libero.it H anno condannato in Appello Asia Bibi, che perciò morirà in Pakistan, se la Corte Suprema confermerà il verdetto. È stata condannata per «blasfemia». Una bugia: l’hanno condannata, ne ha scritto Monica Ricci Sargentini, perché è cristiana e si ostina a non convertirsi, come le intimano i suoi carnefici. Quando verrà assassinata dallo Stato sulla base di un capo di imputazione orripilante, non ci saranno mobilitazioni, campagne d’opinione sui blog, hashtag, nastrini colorati, solidarietà internazionale. Infatti Asia Bibi è cristiana, e perciò la sua sorte non terrà il mondo con il fiato sospeso. Il mondo è indifferente alle persecuzioni che i cristiani stanno subendo per mano del fondamentalismo islamista. Ogni tanto ha un sussulto per le bambine rapite, stuprate e costrette a convertirsi dalle milizie di Boko Haram in Nigeria, quelle che vogliono chiudere le scuole con le bombe perché, dicono, «l’istruzione occidentale è un peccato». Ma la scrittrice nigeriana e cristiana Chimamanda Ngozi Adichie, che vive negli Usa e di cui Einaudi ha appena tradotto il romanzo Americanah, ogni giorno si informa con angoscia su una suora che viene ammazzata in Nigeria, o una comunità cristiana massacrata. Ogni giorno: non ogni tanto, distrattamente. Ogni tanto restiamo sgomenti per la sorte di Meriam in Sudan o per le carneficine di cristiani che l’Isis pratica a Mosul, i bambini sterminati, le chiese devastate, le famiglie costrette a scappare. Ma poi ce lo dimentichiamo, e non ricordiamo che il mondo non fu scosso da nessuna indignazione quando i fanatici in Siria crocifissero «infedeli» in piazza. Facciamo finta di non accorgerci che nella moderatissima Arabia Saudita il possesso di un rosario è passibile di pena di morte, o di un po’ di frustate se la sentenza fosse clemente. Facciamo finta di non sapere che i cristiani in Pakistan sono torturati, umiliati, senza che questo possa minimamente interrogare la nostra coscienza ecumenica, pacifista e civilizzata. Facciamo finta di non ricordare che persino nell’Afghanistan buono, quello presidiato dai nostri soldati delle nostre missioni, è stato condannato a morte Sayed Mussa, reo di essersi convertito al cristianesimo. Asia Bibi: e chi è mai? E chi si ricorda dei cristiani trucidati nella chiesa di San Domenico? Cristiani trucidati: ce ne sono ogni giorno. Noi ce ne accorgiamo solo ogni tanto. © RIPRODUZIONE RISERVATA INTERVENTI E REPLICHE Cardiologia all’ospedale di Lecce Sul Corriere della Sera di ieri compare un articolo firmato da Fulvio Fiano dal titolo «Il rappresentante opera al posto del chirurgo», dove viene descritto il caso di un impianto di pace-maker che sarebbe stato eseguito da un rappresentante, il quale sembrerebbe non essere in possesso della laurea in medicina e chirurgia (e della relativa abilitazione all’esercizio della professione medica), invece che dal medico preposto a queste procedure. Nell’articolo si afferma che il rappresentante avrebbe operato al posto del «primario di cardiochirurgia» dell’ospedale stesso (ospedale di Copertino in provincia di Lecce). La Società Italiana di Chirurgia Cardiaca chiede al Corriere Presidente Società Italiana di Chirurgia Cardiaca © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI DEL LUNEDÌ CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli CONSIGLIERI Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Bozzetto formale smentita del fatto che in questa vicenda sia coinvolto un cardiochirurgo, e stigmatizza la crescente pressione denigratoria che avviene nei confronti della propria professione, specie quella chirurgica e cardiochirurgica. Infatti, nell’ospedale menzionato non è mai esistito un reparto, né tantomeno un primariato di chirurgia cardiaca, bensì tale ospedale è dotato di reparto di Cardiologia (ed abitualmente i cardiologi sono preposti a questo tipo di procedure); e l’impianto in questione è stato quindi effettuato sotto la responsabilità di un cardiologo e non di un cardiochirurgo. Lorenzo Menicanti Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it Nessuna «crescente pressione denigratoria», solo una svista sulla specializzazione medica del dott. Galluccio, di cui chiediamo scusa. (ff) Datori di lavoro e liquidazione Il fatto che ci siano dipendenti (privati) di serie A e dipendenti (pubblici) di serie B, è in contraddizione con il fatto che tra i moltissimi licenziati causa crisi non risulta ci siano dipendenti pubblici. Credo però ci sia un datore di lavoro di serie A, lo Stato, che può pagare la liquidazione ai propri dipendenti quando preferisce, e uno di serie B, il Privato, che potrebbe doverlo fare per forza ogni mese. Marco Pozzi, Monza EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia Corsera + IoDonna + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. 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Ogni stagione ha grandi meraviglie, impossibile, contandole sulle dita come bambini, trovarne una che ne abbia di meno. E così è anche per quelle della vita, soprattutto oggi, epoca fortunata in cui, grazie ai progressi della scienza medica ed estetica, alle maggiori saggezza e consapevolezza, si è arrivati a definire ormai obsoleto il termine“terza età”, declinando i periodi dell’esistenza sino alla “quarta età”. E se ogni età ha la sua bellezza, è proprio sbirciando il viso delle proprie nonne e delle proprie mamme che si può intravvedere una piccola anticipazione di come si presenterà la propria pelle in futuro. CURE NECESSARIE FIN DALL’INFANZIA È infatti noto che le componenti genetiche hanno una certa importanza nel determinare il processo di invecchiamento dell’epidermide, ma anche altri fattori possono avere influenze notevoli. Alcuni, come l’utilizzo di prodotti non idonei, l’esposizione eccessiva ai raggi solari o delle lampade abbronzanti, la mancataprotezionedagliagenti atmosferici, le cattive abitudini quali il fumo e l’alimentazione scorretta si possono contrastare. Un vero danno può essere fatto dalle diete dimagranti scellerate, che impoveriscono tutti i tessuti e che rubano letteralmente alla cute sostegno, elasticità e compattezza. Dunque bisogna cibarsi in modo equilibrato, dan- Penta5, quando la bellezza si veste d’oro Penta5, la linea top di gamma all’Acido Ialuronico che prolunga l’elasticità della pelle ritardando il Planter’s, è un programma globale anti-rughe e rilassamento cutaneo il prodotto ideale è il Fluido anti-età in un elegante packaging dorato. La linea Rigenerante Penta5, un siero ultra-penetrante fluisi compone di 7 referenze dedicate alla bellezza del do e setoso che idrata, rigenera, rassoda, energizza, viso. La Crema Viso Penta5 è un trattamento inten- difende. Risultato: la pelle appare più tonica, radiosivo anti-age che dona comfort immediato anche sa e piacevolmente vellutata. Ma non dimentichiaalle pelli più esigenti. Per un trattamento anti-rughe mo le labbra: lo Stick Labbra + Balsamo Anti-age intensivo ad effetto lifting il Siero Viso Penta5 favo- è un trattamento anti-age nutriente e levigante risce l’idratazione, rivitalizzando il tessuto cutaneo. dedicato a loro: idrata, leviga, protegge, rigenera Per perfezionare la pelle rendendo l’epidermide più e tonifica rendendole visibilmente sode, morbide e uniforme, ben idratata, protetta e dal colorito per- più definite. I prodotti Penta5 sono formulati senza fetto si può optare per la BB Cream+Primer Filler parabeni, contengono fragranze senza allergeni, Penta5: un unico prodotto che racchiude in sé le sono testati per il nichel. attività cosmetiche di una BB Cream e di un Primer I prodotti Planter’s sono in vendita in farmacia e Filler. Se si desidera un’intensa azione rigenerante in erboristeria. Per maggiori informazioni: www.planters.it do ampio spazio ai vegetali, fondamentali per il loro apporto di vitamine dal potere antiossidante, dosando con cura le proteine, che permettono alle cellule di rigenerarsi, e bevendo molti liquidi. Ogni età ha poi bisogno delle sue cure, fin da bambine, e qui sono le mamme ad occuparsi del futuro delle loro figliole, usando per loro o dando loro da adoperare man mano che crescono, detergenti delicati e opportune creme idratanti, che favoriscano la formazione del delicato film idrolipidico con cui la pelle si protegge e che non è stabile nell’infanzia. OGNI GIORNO, ATTENZIONI SU MISURA Col passare del tempo, la pelle ha sempre più bisogno di cure per difendersi dagli attacchi esterni, tutto il giorno. Sono indispensabili un detergente delicato per il mattino ed una crema appropriata a esigenze ed età, dotata anche di fattori protettivi e nella cui formulazione compaiano principi efficaci nel contrastare il fotoinvecchiamento, in modo che la cute possa restare idratata, protetta e nutrita a lungo. Al rientro a casa Hospitadella: l’eccellenza al servizio della bellezza La medicina estetica può offrire oggi delle valide soluzioni per combattere gli inestetismi legati all’invecchiamento della cute. “Diversissimi sono i trattamenti di medicina estetica che possono essere proposti ai pazienti in base alle necessità della loro pelle.” spiega il dottor Domenico Miccolis, chirurgo estetico di Hospitadella, centro all’avanguardia specializzato in medicina e chirurgia estetica. “Si va dalla biorivitalizzazione e bioristrutturazione mediante acido ialuronico o fattori di rigenerazione piastrinica ad innovative apparecchiature laser. In base ai singoli casi, può essere consigliabile applicare particolari fili di trazione e rigeneranti. I trattamenti laser sono indicati anche per l’eliminazione di macchie cutanee scure e/o teleangectasie. Esistono poi trattamenti mirati per rassodare la cute (laser, radiofrequenza ecc). Oltre alla medicina estetica,” prosegue il dott. Miccolis, “anche la chirurgia propone diverse opportunità terapeutiche. Oggi è possibile scegliere tra diversi tipi di interventi più o meno invasivi fino ad arrivare al lifting.” In Hospitadella viene offerta solo l’eccellenza: dermatologi, chirurghi plastici, medici estetici, dietologi e chirurghi vascolari lavorano in team utilizzando strumentazioni di ultima generazione e materiali tra i più sicuri in commercio. I pazienti di Hospitadella possono inoltre contare su una linea cosmetica appositamente sviluppata per il mantenimento dei risultati ottenuti con i trattamenti di medicina e chirurgia estetica. Per saperne di più numero verde 800 589 004 www.hospitadella.it è necessaria una detersione che rimuova completamente ogni impurità ed ogni traccia di make up, agendo con dolcezza per non creare disagio alla cute che durante le ore è passata dal freddo al caldo e viceversa ed è rimasta a lungo in ambienti con aria secca, spesso troppo riscaldata. Successivamente si deve applicare un prodotto che abbia qualità rigeneranti, restitutive, idratanti e lenitive. Coccolare la pelle con specialità anti-age è senza dubbio consigliabile per mantenere il più a lungo possibile la bellezza che si possiede, prevenendo un precoce invecchiamento. Si può anche fare la scelta di rivolgersi a centri specializzati, che trattano sia i segni di invecchiamento che gli inestetismi legati ad altre cause, in grado di fornire risposte su misura per ogni esigenza della cute, modulandole, in base alle varie tipologie, a partire dalla medicina estetica fino ad arrivare alle chirurgia. L’importante è rivolgersi sempre a strutture che offrono competenza, professionalità e sicurezza. 42 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 S PECIALE a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 43 ALIMENTAZIONE E PRIMA INFANZIA I primi tre anni di vita sono un periodo molto importante per lo sviluppo delle facoltà fisiche e cognitive La chiave del benessere presente e futuro del bambino Una dieta equilibrata è fondamentale, ma ancora oggi sono frequenti gli eccessi nutrizionali, in particolare di proteine Q uali sono le quantità giuste di nutrienti per il mio bambino? È una delle domande che più di frequente si pongono i genitori nei primi anni di vita del proprio figlio. Un’alimentazione equilibrata è infatti la chiave per il corretto sviluppo delle sue facoltà fisiche e intellettive e per il suo benessere presente e futuro. Lo conferma la teoria del Nutrional Programming che sottolinea anche come i primi tre anni di vita siano un periodo di sviluppo notevolmente delicato durante il quale si pongono le basi per la salute futura. In particolare gli studi condotti hanno evidenziato come oggi i bambini nel corso della prima infanzia assumano mediamente proteine in largo eccesso. Fabbisogni proteici LARN Età (mesi) 6 12 18 30 Peso (kg) 8 10 11 14 LARN significa Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana. I LARN sono raccomandazioni nutrizionali pubblicate dalla SINU - Società Italiana di Nutrizione Umana - per la determinazione di una dieta sana ed equilibrata UNA PREOCCUPAZIONE RICORRENTE Nel curare l’alimentazione del proprio bimbo le mamme sono il più delle volte preoccupate che non mangi abbastanza carne o pesce, in altre parole che non abbiano abbastanza proteine. Si tratta infatti di nutrienti essenziali per un perfetto funzionamento di tutto l’organismo: sono indispensabili per lo sviluppo, il mantenimento e la riparazione delle cellule di tutti i tessuti e per la produzione di enzimi, di ormoni e di anticorpi. Al contrario dei grassi e degli zuccheri, le proteine hanno un turnover giornaliero e non possono essere conservate nel corpo per poi essere utilizzate quando servono. La dieta ne deve allora fornire ogni giorno un adeguato quanti- Quale latte scegliere dopo il primo anno M Fabbisogno proteico (g) 16,72 18,70 16,28 20,02 olte mamme quando non possono più allattare introducono nella dieta del piccolo il latte vaccino, spesso già prima dei 12 mesi di vita e di regola nel corso del secondo anno di vita, nonostante la comunità scientifica sia oramai d’accordo nello sconsigliarlo come fonte lattea principale almeno fino al 12° mese. È una scelta che può esporre il bambino a potenziali squilibri nutrizionali, con un possibile eccesso di proteine e carenze di alcuni preziose sostanze quali il ferro. Il latte vaccino infatti fornisce un quantitativo elevato di proteine con il rischio di portare a un surplus proteico nella dieta quotidiana che, come hanno dimostrato alcuni studi scientifici La dieta condotti, sembra essere associato al rischio di potenziale sviluppo deve di sovrappeso e obesità nelle età essere varia successive. In parallelo è povero di ferro, la cui carenza è diffusa nella e bilanciata prima infanzia, di zinco, di acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6,vitamina C e vitamina D, tutte sostanze indispensabile per la crescita e lo sviluppo cognitivo del bambino. Come possibile aiuto per affrontare questi problemi oggi viene proposto ai genitori di scegliere il latte di crescita dopo il primo anno, sempre sentito il parere del pediatra e all’interno di una dieta varia e bilanciata. Il latte di crescita è infatti un alimento formulato in base alle esigenze diversificate del bambino tra i 12 e i 36 mesi di vita. Grazie ai dosaggi calibrati di proteine, vitamine, sali minerali, acidi grassi polinsaturi, omega 3 e omega 6, rappresenta una valida possibilità per aiutare il pediatra ad equilibrare la dieta del bambino. tativo, ma contrariamente a quanto ritenuto dai genitori il fabbisogno non è altissimo e non è molto diverso da quello necessario agli adulti. I bambini, dalla nascita all’adolescenza, hanno bisogno tra 0,86 g e 1,31 g di proteine al giorno per kg di peso corporeo, a seconda dell’età, e gli adulti 0,90 g, come stabilito dalle linee guida dell’Efsa - European Food Safety Authority. Oggi però nella prima infanzia i bambini assumono mediamente ogni giorno più del doppio dei quantitativi raccomandati, con conseguenti rischi per il loro benessere. Infatti un carico proteico eccessivo oltre a non essere salutare per l’apparato renale e per quello osseo, aumenterebbe il rischio di sviluppare sovrappeso ed obesità nel tempo, come hanno dimostrato numerosi studi. ESAGERARE È FACILE Superare il quantitativo di proteine effettivamente necessario nella prima infanzia è d’altra parte davvero facile in quanto questi nutrienti sono presenti in moltissimi alimenti sia di origine animale, come carne, pesce, uova e latticini, sia vegetali come cerali, legumi e persino alcune verdure, che sono presenti nell’alimentazione del piccolo. In particolare uno degli alimenti che può concorrere a sbilanciare la dieta in termini di eccesso proteico è il latte vaccino che molte mamme introducono spesso già prima dei 12 mesi di vita del bambino e di regola nel corso del secondo anno di vita. Il latte vaccino contiene infatti un quantitativo troppo elevato di proteine, ben 3,3 g per ogni 100 ml, per cui in associazione con gli altri alimenti che dovrebbero essere presenti in una dieta equilibrata del bambino, comporta un surplus proteico non desiderabile. Il latte materno, dal punto di vista dell’apporto di poroteine, rappresenta il meglio per il bambino e andrebbe quindi preferito il più a lungo possibile. Qualora l’allattamento al seno non fosse però disponibile, una possibilità per garantire ai bambini i 500 ml di latte al giorno consigliati tra i 12 e i Le proteine sono fondamentali per il buon funzionamento di tutto l’organismo 36 mesi di vita è data dall’assunzione, su indicazione del pediatra, del latte di crescita, che contiene in media la metà delle proteine del latte vaccino. Questa scelta aiuta la mamma ad alternare le diverse fonti proteiche (carne, pesce, latte, uova , formaggi, legumi...) riducendo possibili eccessi. 44 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 45 Sportlunedì ● Il commento Serie A 7ª giornata ATALANTA-PARMA CAGLIARI-SAMPDORIA FIORENTINA-LAZIO GENOA-EMPOLI INTER-NAPOLI PALERMO-CESENA ROMA-CHIEVO SASSUOLO-JUVENTUS TORINO-UDINESE VERONA-MILAN 1-0 2-2 0-2 oggi, ore 20.45 2-2 2-1 3-0 1-1 1-0 1-3 Protagoniste Destino diverso per le milanesi, Sampdoria sempre terza Parma processato se l’ultrà si prende l’ultima parola di Roberto De Ponti I o pago (se e quando pago, a dire il vero) e quindi ho il diritto di chiedere ai giocatori conto del loro comportamento in campo. Frase accettabile se a pronunciarla è un presidente, un po’ meno se a pretendere spiegazioni è un gruppo di ultrà. E che le richieste siano state fatte in modo pacato non cambia la prospettiva. Anche Parma ha conosciuto da vicino un miniprocesso ai giocatori: sconfitti all’ultimo minuto dall’Atalanta, i calciatori gialloblù sono stati invitati a lasciare gli spogliatoi e a tornare sul campo dove un drappello di tifosi stizziti, a cavalcioni sulle barriere di vetro (la classica posizione ultrà, brevettata dai maître à penser Ivan il Terribile e Genny a’ Carogna), ha chiesto spiegazioni sull’imprevisto ultimo posto in classifica della squadra emiliana. Non sono certo i primi a passare sotto le forche caudine del tifo, i giocatori del Parma, e purtroppo non saranno gli ultimi. A loro è andata meglio che ai colleghi del Genoa, quando vennero costretti a spogliarsi delle maglie, e Roberto Donadoni, allenatore gialloblù, ha minimizzato il confronto: «Se vogliono confrontarsi con noi non c’è problema. Da parte nostra c’è la massima disponibilità al dialogo». La domanda è: perché? Per quale motivo dovrebbe esistere un dialogo tra i giocatori e gli ultrà? Ognuno faccia il proprio mestiere: il calciatore faccia il calciatore, l’allenatore alleni, il presidente comandi. E il tifoso? Tifi, che non significa chiedere conto all’attore del perché lo spettacolo non è all’altezza. Classifica JUVENTUS ROMA SAMPDORIA MILAN UDINESE LAZIO NAPOLI VERONA INTER FIORENTINA 19 18 15 14 13 12 11 11 9 9 GENOA* 8 TORINO 8 ATALANTA 7 EMPOLI* 6 PALERMO 6 CESENA 6 CAGLIARI 5 CHIEVO 4 SASSUOLO 4 PARMA 3 *una partita in meno ● Il caso Il silenzio non aiuta Pianigiani deve dare delle spiegazioni Due gol di Honda e la firma di Inzaghi nel successo rossonero a Verona di Daniele Dallera C osa sarebbe successo se fosse emerso che Antonio Conte, che ha già avuto le sue grane con le indagini sulle scommesse ai tempi del Siena, avesse ricevuto dei soldi in nero da allenatore di club? Il finimondo. Interpellanze parlamentari, da destra a sinistra passando per il centro, richieste di dimissioni da c.t. sulla stampa nazionale e internazionale, talk show, questi sì con audience record. Ovviamente si sarebbero invocate anche le dimissioni di Carlo Tavecchio, presidente federale che ha avuto (il merito) di ingaggiare Conte. L’esempio di Antonio Conte che, sia chiaro, non ha mai evaso il fisco, è utile per essere stupiti (e un po’ infastiditi) dal silenzio che circonda il caso di Simone Pianigiani, c.t. della Nazionale di basket, ahilui indagato per evasione fiscale nata in due delle sei stagioni passate sulla panchina di Siena (sei scudetti consecutivi) con circa 150 mila euro intascati, sostengono gli inquirenti, non alla luce del sole. Caro Simone, va bene studiare le carte, attendere il parere dei legali, ma nel ruolo pubblico di c.t. dell’Italia dei canestri ci vuole tanto a organizzare una bella e generosa conferenza stampa per spiegare innocenze ed eventuali colpe, smontando possibilmente le accuse? E Petrucci, presidente federale, un lungo passato da capo dello sport italiano, invece di dettare quel comunicato non freddo, addirittura glaciale, non potrebbe interrompere il colpevole letargo e battere un colpo sulla vicenda? Il silenzio non paga. Mai. L’uomo d’oro Pippo Inzaghi festeggia Keisuke Honda, cannoniere del Milan e del campionato (Ansa) Gioia Milan Pazza Inter Nerazzurri brillanti nel 1° tempo poi sotto due volte rimontano il Napoli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Goleador Guarin ed Hernanes hanno segnato un gol a testa salvando l’Inter dalla sconfitta con il Napoli (LaPresse) ● L’analisi Le colpe di Mazzarri in un mondo che si è rovesciato di Mario Sconcerti U na partita che nessuno voleva vincere diventa uno spettacolo nel finale quando il risultato si insegue. Il pareggio serve poco all’Inter, ma arriva con forte senso del dramma, quindi rimette un po’ in strada il rapporto con la gente. Una partita fondamentalmente inutile, per larghi tratti inespressa, tutti corrono dove serve poco e tengono troppo il pallone. Uno spettacolo lento, con la paura che alla fine si trasforma in carattere. Non so cosa porterà questo risultato nel futuro di Mazzarri, nel suo rapporto con la gente. Ci sono discrepanze di destino tra lui e la natura della società, questo è indubbio. Ma adesso si sta usando l’allenatore per coprire il vero rovesciamento di un mondo. L’Inter così come l’abbiamo conosciuta e vista vincere non c’è più. Ce n’è un’altra che giustamente ha il compito di guadagnare, di coniugare risultati e profitto. Niente da dire ma questo porta a squadre conseguenti con qualunque allenatore. Mi sembra sia questa differenza che tardi a essere capita. L’unica che ha sempre fatto grande l’Inter dai tempi di Masseroni a quelli dei Moratti. Ci si è scelti il nemico che conta meno, che meno può fare per l’Inter. Il punto reale non è accettare lui, è accettare l’Inter. Lui è solo il più cambiabile. Il Milan piace, segna con facilità, ha buona qualità generale. Honda è diventato il suo miglior attaccante, un po’ da area e un po’ da contropiede. È cresciuto molto con Inzaghi perché ha più spazio e si è abituato a giocare di prima. Rinunciando al quarto attaccante, Inzaghi è tornato a darsi più equilibrio. Il Milan è una buona squadra, non può vincere il campionato, ma può fare tutto il resto. Più importante del recupero di Torres è il rilancio di El Shaarawy. C’è un’incomprensione di fondo che va chiarita. Il Milan non ha giocatori potenzialmente più forti di El Shaarawy. Deve diventare chiaro cosa lo stia limitando. Il risultato più importante è quello della Lazio a Firenze. La Fiorentina, come l’Inter, in questo momento è fuori. La Lazio ha uomini verticali (Lulic, Candreva, Mauri) che pochi hanno e un centravanti estremamente interessante, Djordjevic. Sono questi i particolari che alla fine © RIPRODUZIONE RISERVATA fanno classifica. Enzo Montanari Un libro illuminante, costituito da due sezioni, una dedicata alle applicazione del karate nel combattimento reale, l’altra, prettamente speculativa, rivolta al Cammino sulla Via, cioè a quella ricerca interiore che conduce alla conoscenza di se stessi. 46 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera SPORT Primo esonero Dopo sette giornate, è saltata la prima panchina della serie A: è quella del Chievo, sconfitto 3-0 sabato nell’anticipo contro la Roma. Silurato Eugenio Corini, 44 anni, alla terza stagione da tecnico della squadra veneta a cui era legato da un contratto che sarebbe scaduto nel 2017. Lo sostituirà Rolando Maran (foto), 51 anni, ex capitano del Chievo negli anni 90, ultima panchina nel Catania (oggi allenato da Sannino) club con il Il Chievo caccia Corini In arrivo Maran ex capitano anni 90 Verona Milan quale dovrà rescindere il contratto che ancora lo lega. Maran ha guidato anche Cittadella, Brescia, Bari, Triestina, Vicenza e Varese. Alla fine il tecnico trentino ha vinto la concorrenza con l’altro candidato, l’ex allenatore del Livorno, Davide Nicola. Il presidente Luca Campedelli ha preso questa decisione alla luce della scarsa reazione contro la Roma (tre gol subiti nei primi 31 minuti) e della penultima posizione in classifica, dopo 5 sconfitte, 1 pareggio e l’unica vittoria contro il Napoli, con 5 reti realizzate e 12 incassate. La società ha rivolto «al mister i più sentiti ringraziamenti per l’impegno, la professionalità e la dedizione sempre profusi e i migliori auguri per il prosieguo della carriera». Il Chievo Verona è alla settima stagione consecutiva in serie A. Le pagelle 1 3 Marcatori: Marquez (aut.) 21’, Honda 27’ p.t.; Honda 12’, N. Lopez 42’ s.t. DALLA NOSTRA INVIATA A VERONA VERONA (4-3-3): Rafael 5,5; Moras 6, Marquez 5, Marques 4,5, Agostini 4,5; Ionita 5,5 (Nico Lopez 6,5 27’ s.t.), Tachtsidis 5,5, Hallfredsson 6; Gomez 5,5 (Nené 5,5 24’ s.t.), Toni 6, Jankovic 5,5 (Campanharo 5,5 21’ s.t.). All.: Mandorlini 5,5 Verona Toni in rovesciata MILAN (4-3-3): Abbiati 7; Abate 7, Rami 6, Alex 6,5, De Sciglio 6; Poli 6, Essien 5,5, Muntari 6; Honda 7,5 (Bonera s.v. 40’ s.t.), Torres 5 (Menez 6 24’ s.t.), El Shaarawy 6,5 (Bonaventura s.v. 32’ s.t.). All.: Inzaghi 7,5 Arbitro: Valeri 5,5 Espulso: Marquez 45’ s.t. Ammoniti: Agostini, Honda, Tachtsidis Recuperi: 1’ più 4’ DALLA NOSTRA INVIATA ❞ Abbiati Le mie parate? Bisogna difendersi dai giovani ❞ Mandorlini Il loro portiere è stato il migliore in campo ❞ Toni Un’autorete e due contropiede Ci è girato tutto male VERONA C’è un senso in questo Milan bum bum, che sfoggia il miglior attacco (16 gol, Juve e Roma sono a 14), continua a faticare in difesa (ha incassato 10 reti e, dopo quella segnata nei minuti finali da Nico Lopez, ha concluso in sofferenza anche ieri), ma conquista una vittoria importantissima sul campo minato di Verona. E nel campionato alternativo che si gioca alle spalle delle prime due fa un importante balzo in avanti: ora è quarto, a un solo punto dalla Sampdoria. E questo senza schierare dall’inizio quello che sin qui è stato il suo giocatore talismano, Menez, e lasciando riposare anche una pedina chiave come Bonaventura, a dimostrazione di una certo ventaglio di alternative. Il fatto è che il centro recupero di giocatori depressi della Premiata Ditta Pippo Inzaghi funziona alla grande. È sulla fascia destra che i risultati sono più sorprendenti. Abate, per cominciare: viveva in panchina con Seedorf (che sulla destra aveva spostato De Sciglio), è una colonna di questo Milan, arrivato a cinque assist se tale vogliamo chiamare il cross innocuo che ha messo in mezzo ieri, deviato sciaguratamente nella propria porta da Marques, che si mette in mente di spazzare e invece la svirgola malamente. È questo, al 21’, l’episodio che apre la partita. Ma il re dei risorti è Keisuke Honda: è la sua doppietta a Decisivo Il gol di Honda, 28 anni, autore finora di 6 reti in campionato, che manda a gambe all’aria il portiere del Verona Rafael (Ansa) Milan Doppietta Honda La cura di Pippo vale il quarto posto stendere il Verona che stava organizzando la resistenza. Siamo a sei gol in sette partite, ed è capocannoniere. E, a differenza dell’anno scorso, ormai gli riesce quasi tutto, non solo il gol: copre, corre, resiste ai contrasti e il suo italiano sarà ancora così così, ma si capisce benissimo con i compagni, soprattutto Abate. Al 27’ il giapponese biondo platino trasforma in oro, con un piattone in corsa, uno splendido da), poi su un colpo di testa di Jankovic. La ripresa si apre con il secondo gol di Honda che scatta in posizione regolare sul lancio lungo di Rami e, da solo, gela Rafael con la colpevolezza della difesa veronese che ha preso due gol in contropiede. Il Milan poi controlla, nonostante gli affanni perché Essien non è esattamente incisivo come De Jong. Tutto bene, dunque? Non proprio perché al rilancio collettivo manca Torres, che sembra ancora l’ingranaggio arrugginito di tutto il meccanismo. La prossima missione per il centro recuperi di Inzaghi&Co. Arianna Ravelli Gioie e affanni A Verona i rossoneri passano ma soffrono in difesa. Al rilancio ora manca solo Torres lancio di El Shaarawy a tagliare il campo. Ecco, El Shaarawy: dopo le tre panchine e «l’incazzatura», il Faraone ha giocato una partita generosa, andando a conquistare palla anche davanti alla propria area. Continua a mancargli il gol (ha subito al via un’occasione ma la spreca strozzando la palla) e continua a coltivare una certa incazzatura, come si vede con il «vaffa» al momento del cambio («Ero arrabbiato con me stesso»). Avanti 2-0, ci pensa Abbiati, che non è resuscitato, ma si è tuffato nella fonte dell’eterna giovinezza: a quasi 38 anni il portierone salva il risultato due volte, prima su una girata di Toni (che ci prova in ogni modo, fa paura ma non sfon- 16 gol segnati dal Milan: è il miglior attacco del campionato 6 gol segnati in sette partite da Honda, il miglior bomber della serie A © RIPRODUZIONE RISERVATA Inzaghi guarda avanti: «Dobbiamo migliorare» Muntari saluta il pubblico avversario facendo il segno tre e viene coperto di insulti Nella gara che Filippo Inzaghi definisce «la migliore della mia gestione», il Milan si catapulta al quarto posto a una sola lunghezza dalla zona Champions. «Questa squadra non è nelle condizioni di guardare ora alla posizione di classifica. Io penso già alla gara con la Fiorentina» ammonisce il tecnico. Anche Adriano Galliani evita di lasciarsi travolgere dall’entusiasmo: «Non so cosa ci riserverà il futuro, di certo finora veleggiamo alla media di 2 punti a partita». Ci sono tanti buoni motivi per sorridere. «Abbiamo il miglior attacco del campionato, non è facile essere più VERONA Istruzioni Pippo Inzaghi (Ansa) © RIPRODUZIONE RISERVATA prolifici di Roma e Juventus» osserva l’allenatore rossonero che non nasconde il limite della squadra: «Dobbiamo migliorare in certe fasi della gara quando dovremmo gestire meglio il possesso palla invece di attaccare ancora. Finora abbiamo incassato dieci reti ma io preferisco divertire e offrire un calcio propositivo». L’uomo copertina di Verona è Honda che con sei reti raggiunge Tevez in cima alla classifica cannonieri. «Sono contento per i gol e per aver aiutato il Milan a vincere su un campo storicamente difficile». El Shaarawy si è distinto per un assist al giapponese e per ❞ El Shaarawy e il vaffa Ce l’avevo con me stesso, per non aver sfruttato le occasioni aver sibilato un vaffa al momento della sostituzione. «Ero arrabbiato con me stesso perché non avevo sfruttato tutte le occasioni. Ma un po’ di rabbia è normale quando si esce o non si gioca». Parapiglia nel finale quando Muntari ha salutato lo stadio veneto mimando un tre alla tribuna. Nel sottopassaggio i dirigenti veronesi si sono infuriati con il ghanese mentre i tifosi gli hanno gridato «scimmia». Mandorlini è deluso. «Ci hanno rifilato tre gol con Abbiati il migliore in campo e Rafael inoperoso». Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA 5,5 Rafael Se ti tradiscono i tuoi c’è poco da fare. Non appare nella sua giornata migliore già quando respinge così così il tiro di El Shaarawy nel primo tempo. 6 Moras Nella giornata di bambola collettiva, tiene botta. 5 Marquez Assieme al compagno con la «s» è responsabile del secondo gol del Milan: asfalta un’autostrada per Honda. Espulso nel finale. 4,5 Marques Un infortunio come quello dell’autorete condiziona tutta la partita sua e, purtroppo per lui, del Verona. 4,5 Agostini Su quella fascia, tra Abate e Honda, sono dolori veri. Placca El Shaarawy come neanche a rugby. 5,5 Ionita Missione: servire Toni di testa. Non è una brutta idea. Ma ha poche occasioni per brillare. 5,5 Tachtsidis Sembra quello dotato di più visione di gioco, ma per lunghi periodi esce dalla partita. 6 Hallfredsson Sua una bella iniziativa al 25’, che esce di pochissimo e poteva valere l’1-1. Prova a giocare fino alla fine. Non velocissimo. 5,5 Gomez Pochissimi inserimenti e quando ci prova si fa puntualmente murare. 6 Toni Ci mette l’anima, meritava il gol su una bella rovesciata. 5,5 Jankovic Duella con Abate e viene limitato. Un ottimo colpo di testa trova l’ottimo Abbiati. 5,5 Campanharo Entra a gara quasi chiusa e non può nulla per cambiarla. 5,5 Nené Al 90’ arriva in ritardo su una ghiotta palla gol. 6,5 Nico Lopez Gli basta un quarto d’ora per diventare il più pericoloso del Verona. 5,5 Mandorlini Gara segnata dall’autorete, è vero, ma il Verona è mancato sul piano del carattere: l’approccio impaurito non è da questa squadra. a. rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA Milan Abbiati è decisivo 7 Abbiati Se continua così, le gerarchie potrebbero anche cambiare e Diego Lopez ritrovarsi in panchina. Decisivo. 7 Abate Sull’autorete il cross è suo, ma il pasticcio è tutto di Marques. Oltre al solito lavoro, prova anche a segnare nella ripresa. In gran spolvero, per lui sarà più facile trattare il rinnovo. 6 Rami Da un suo lancio nasce il secondo gol di Honda. 6,5 Alex Nel duello tutto muscoli con Toni non sfigura, anzi di testa gliene prende molte. 6 De Sciglio Ancora luci e ombre, ancora una prestazione senza grandi guizzi. 6 Poli Finché ci sono fiato e gambe si butta su ogni pallone, che poi è proprio il suo dovere. 5,5 Essien Non è la diga De Jong, sbaglia qualche pallone di troppo, ma ha la scusante di aver giocato fin qui pochissimo. 6 Muntari Lui invece gioca quasi sempre, ma si limita al solito lavoro sporco. 7,5 Honda Una marcia in più: l’oggetto misterioso dello scorso anno, che non copriva e cadeva a terra a ogni contrasto, è un giocatore trasformato, oltre che il capocannoniere del Milan. 5 Torres È vero, da un suo movimento nasce il gol del raddoppio di Honda. Però appare ancora arrugginito e troppo corpo estraneo. 6,5 El Shaarawy Sarà anche arrabbiato, ma in campo risponde nel modo giusto: corre, recupera palloni e trova un assist al bacio. Peccato per l’occasione sprecata subito al via. 6 Menez Un suo tiro da lontano esce di poco. Sembra recuperato. 7,5 Inzaghi S’impone su un campo da sempre ostile per il Milan. Che continua a essere molto lontano dalla perfezione, ma gioca un primo tempo divertente. Ed essere fortunati non è una colpa. a.rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 Il posticipo Rischia di essere la partita più divertente quella che chiude la 7ª di serie A anche se Genova non ha affatto voglia di ridere dopo una settimana drammatica e sfibrante. «Speriamo di portare almeno un sorriso», dice Gian Piero Gasperini (foto), tecnico del Genoa in vista della sfida di stasera a Marassi con l’Empoli (ore 20.45 SkySport1 e Premium Calcio). La squadra di Sarri, una delle più interessanti del campionato, ha Il Genoa vuole regalare un sorriso alla città Empoli per il sorpasso Inter Napoli 47 SPORT tanta voglia di battere e scavalcare i rossoblù, con tutti gli scongiuri e la prudenza del caso: «Il Genoa è forte tecnicamente e nelle individualità — assicura Sarri — e dalla panchina può fare alzare gente come Matri o Pinilla, giocatori di grande livello. E poi hanno esterni fortissimi come Perotti e Lestienne. Mentre noi arriviamo a questa gara con molte incognite, legate alla stanchezza di giocatori impegnati con le nazionali e altri con problemi muscolari». In avanti i toscani proporranno la coppia formata da Maccarone e Pucciarelli, con Tavano pronto a subentrare. Il Genoa ha tre squalificati, Fetfatzidis, Roncaglia e Kucka, che sarà sostituito da Bertolacci. In attacco partirà il trio Perrotti, Matri e Lestienne con Pinilla a scalpitare in panchina. Federico Pistone © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle 2 2 Marcatori: Callejon 34’, Guarin 37', Callejon 45’, Hernanes 46’ s.t. INTER (3-5-2): Handanovic 6; Ranocchia 5, Vidic4,5, Juan Jesus 6; Obi 6 (Mbaye 6 12’ s.t.), Hernanes 7, Medel 6,5 (Guarin 6,5 37’ s.t.), Kovacic 6,5, Dodò 6,5; Icardi 6, Palacio 6. All.: Mazzarri 6,5 Inter Vidic, altro errore NAPOLI (4-2-3-1): Rafael 6; Zuniga 5,5, Albiol 6, Koulibaly 6, Britos 6 (Ghoulam s.v. 30’ s.t.); David Lopez 5,5, Inler 5; Callejon 8, Hamsik 5,5 (Jorginho 5,5 17’ s.t.), Insigne 5,5 (Mertens s.v. 24’ s.t.); Higuain 5. All.: R. Benitez 6 Arbitro: Orsato 6 Espulsi: Mazzarri e Pecchia 38’ s.t. Ammoniti: Hernanes, Britos, Higuain, Jorginho, Juan Jesus Recuperi: 1’ più 4’ ❞ Ausilio La squadra ha avuto una grande reazione d’orgoglio ❞ Benitez Sono contento per il nostro secondo tempo ❞ D. Lopez Potevamo vincere, ma nel finale siamo stati distratti MILANO Davanti a Thohir e a Moratti, l’Inter ha ritrovato un po’ di orgoglio e ha costretto il Napoli al pareggio (2-2), convinto di avere la vittoria in tasca. La partita, scaduta nel gioco e nelle idee, è stata riaccesa all’improvviso al 34’ della ripresa, dal gol di Callejon e lì è cominciata un’altra storia, con i nerazzurri che hanno abbandonato la paura e alla fine hanno evitato la terza sconfitta consecutiva, attraverso i gol di Guarin ed Hernanes, capace di pareggiare dopoché Callejon aveva riportato avanti il Napoli e la storia sembrava conclusa. Così è finita in parità come il 27 aprile (0-0), ma questa volta non sono mancati né i gol, né le emozioni, anche se le due squadre hanno confermato che i difetti da correggere sono ancora tanti. L’Inter ha giocato un primo tempo di iniziativa e di pressione, molto diverso dalle ultime esibizioni, ma non è riuscita a trovare l’unica cosa che nel calcio conta davvero: il gol. Per due volte è andato vicino al bersaglio Icardi (provvidenziale nel primo caso la deviazione di Albiol), mentre Hernanes ha colpito il palo (39’). Il Napoli ha deciso di giocare sotto ritmo, nonostante le indicazioni in senso contrario di Benitez e l’ira di Higuain, che si è sentito trascurato per tutto il primo tempo dai compagni e li ha mandati al diavolo senza fare sconti. Mazzarri è stato costretto a rinunciare a Nagatomo all’ulti- Sollievo Il gol del pareggio di Hernanes , 29 anni, che ha permesso all’Inter di interrompere la propria serie negativa (Pegaso) Inter mo momento (problema muscolare) e a rispolverare Obi; l’Inter ha messo in campo grande volontà, ha fatto girare bene il pallone, ha tenuto alto il baricentro, ma è andata a sbattere contro il muro del Napoli, che, pur rinunciando a giocare, ha costretto Handanovic ad un paio di interventi delicati (su Insigne e Hamsik). La squadra di Benitez ha dato segni di miglioramento e a inizio ripresa ha colpito il palo Squadra a due facce Primo tempo nerazzurro di iniziativa, più confusione nella ripresa Sotto per due volte ritrova l’orgoglio e rimonta il Napoli con Insigne (deviazione di Obi); l’Inter ha avuto più campo a disposizione, ma preoccupata dalla reazione del Napoli ha perso fluidità in fase offensiva. Le squadre si sono allungate, è cresciuta anche la confusione in campo ed è arrivato il puntuale erroraccio di Vidic, dopoché Ranocchia aveva regalato una rimessa laterale agli avversari (pallone bollente): assist di testa dell’ex Manchester United per il destro di Callejon, che non ha sbagliato il colpo. L’Inter ha visto le streghe, Mazzarri ha buttato in campo Guarin, che un minuto dopo, sull’angolo di Dodò, battuto come sempre si dovrebbe e come i nerazzurri non fanno quasi mai, corretto da Icardi, ha firmato il pareggio. La partita, invece di spegnersi, si è accesa, con Orsato che ha espulso Mazzarri e Pecchia tanto per fare il fenomeno. Non contenta di quanto combinato sul primo gol subito, l’Inter ha concesso il bis: Vidic ha tenuto in gioco anche gli spettatori di piazzale Axum, Ranocchia si è disinteressato di Callejon, Mbaye non ha stretto e lo spagnolo completato la sua doppietta con un sinistro al volo, sesto gol in sette partite. L’Inter ferita ha trovato il guizzo per il 2-2, nel recupero, sul colpo di testa di Hernanes, un gesto atletico magnifico, da saltatore in alto, sul cross di Dodò. E Mbaye ha sfiorato a 10” dalla fine il 3-2. Fabio Monti 37 gol in serie A di Hernanes: quando segna non perde, 28 vittorie e 7 pari 1 punto nelle ultime 3 gare per l’Inter: k.o. con Cagliari e Fiorentina © RIPRODUZIONE RISERVATA Thohir: «Mazzarri? Valuteremo gara dopo gara» «Spirito combattivo, siamo tornati. Col tecnico c’è un contratto e il dovere di onorarlo» Espulso Walter Mazzarri (Afp) MILANO Un epilogo così non avrebbe potuto immaginarlo nessuno. Alla fine i conti tornano per tutti, ma tanta è stata la tensione nel finale con Mazzarri che si è perso gli ultimi due gol perché espulso, per proteste, da Orsato. Teso, nervoso, il tecnico interista ha seguito in piedi quasi tutta la partita. E tanto imprecato nel vedere sprecate dalla sua squadra un paio di occasioni da gol. E, infatti, Mazzarri non si è fatto vedere a fine partita e ha delegato il ds Piero Ausilio. «Il nostro tecnico è sfatto per la tensione e il nervosismo — ha annunciato il dirigente interista — ma orgoglioso per- ché nel finale la squadra ha dimostrato da che parte sta. Grande reazione e alla fine, forse, avremmo meritato qualcosa in più». Ora all’ Inter non resta che ripartire da qui, evitando di guardare la classifica. Prima della sfida col Napoli, che ha visto in compagnia di Jeson Levien, comproprietario del DC United e di Massimo Moratti, Erick Thohir in mattinata aveva assistito al trionfo della Primavera (4-1) nel derby. Arrivato a San Siro il presidente ha spiegato ai microfoni di Sky Sport: «Con Mazzarri abbiamo un contratto di due anni e il dovere di onorarlo, ma valutere- ❞ Credo nel progetto e nel nostro allenatore: siamo l’Inter, non un club qualsiasi mo partita dopo partita e a fine stagione vedremo i risultati. In questa stagione vogliamo restare in Europa e, magari, migliorare il 5º posto in classifica della passata stagione. Credo nel progetto, nella squadra e nel nostro allenatore: siamo l’ Inter, non una squadra qualsiasi». E, se non altro, la reazione nel finale ha confortato la tesi di Thohir. «Grazie ai tifosi per il supporto: è stato importante creare la giusta atmosfera. Sono orgoglioso dello spirito combattivo dei nostri giocatori: siamo tornati». Franco Fiocchini © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Handanovic Reattivo su un rasoterra maligno di Hamsik, lesto in uscita su Higuain, perforato due volte senza colpe. 5 Ranocchia Chiude in mezzo, si allarga su Insigne, sembra insuperabile finché si perde malamente Callejon sul 2-1 del Napoli. E rovina tutto. 4,5 Vidic Un altro errore decisivo regala l’1-0 al Napoli. Sta diventando un classico come gli autogol di Niccolai e i lisci del ragionier Filini al sabato mattina. In più tiene in gioco Callejon sull’1-2. Quando i Premier saranno gli ultimi. 6 Juan Jesus Senza fronzoli, il migliore dei centrali. 6 Obi Fuori ruolo, esegue bene la doppia fase tenendo basso Insigne. 7 Hernanes Tra alti e bassi, è sempre vivo e coraggioso, colpisce un palo magnifico e segna il gran gol salvaInter. 6,5 Medel Una vita in scivolata. Su Hamsik e su chiunque. Difensore aggiunto. 6,5 Kovacic Tendenza «venezia», tiene palla al piede come un galeotto. Però è l’unico che dribbla, verticalizza, rischia sempre giocate e faccia. E, se serve, recupera anche palloni preziosi. 6,5 Dodò Spinge molto spezzando la catena Callejon-Zuniga, esiti alterni, ma il cross per il 2-2 è oro puro. 6 Icardi Albiol gli nega un gol fatto, ci riprova di testa e esce di poco, spizza per l’1-1 di Guarin. 6 Palacio Si allarga per aprire la difesa, la voglia di movimento è la solita, non la brillantezza. 6 Mbaye Si presenta con un crossaccio, soffre, sfiora il gol della vita all’ultimo secondo. 6,5 Guarin Una palla, un gol. Concentrato. Perfetto. 6,5 Mazzarri Fischi all’inizio, applausi alla fine. Abbozzi di gioco e spirito guerriero. Forse anche un punto serve a ripartire. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Napoli Higuain è nervoso 6 Rafael Prima osserva le palle gol dell’Inter sfumare per imprecisione o per un palo, poi prende due reti incolpevole. Guanti e coscienza puliti. 5,5 Zuniga Dodò gli rovina la serata crossandogli in faccia la palla del 2-2. 6 Albiol Decisivo su Icardi in avvio, i due gol in piena area non sono responsabilità degli stopper. 6 Koulibaly Tiene bene la posizione. 6 Britos Gioca sopra un dolore al ginocchio, resiste fino al 74’. 5,5 David Lopez Kovacic lo mette spesso alle corde, rimedia con un grande assist per il 2-1 di Callejon ma non c’è quando Hernanes chiude il match. 5 Inler Sottoritmo, spesso a farfalle contro Hernanes, applica su Guarin la marcatura telepatica. Non funziona, ed è 1-1. 8 Callejon A lungo inchiodato da Dodò, quando appare in avanti è un killer: due gol belli, precisi, alla sua maniera. Non bastano per il Napoli, ma dicono che lui è tornato. 5,5 Hamsik Ha una bella idea (tiro sul primo palo) bocciata da Handanovic, poi offre a Insigne una palla che non si poteva sbagliare, e invece quello la sbaglia. Il resto è niente. Saluta dopo un’ora. 5,5 Insigne Fase difensiva discreta. Nullo in avanti, l’unica volta che appare prende il palo. Errore grave. 5 Higuain Furibondo coi suoi, invano li chiama all’attacco. Gli capita una sola mezza palla nella ripresa e la spedisce sui riflettori. Un’altra gliela stoppa Vidic. Nervosissimo, prende un giallo per proteste. 5,5 Jorginho Mezz’ora anonima. 6 Benitez Sceglie di affondare solo nel finale: la tattica era corretta, ma la pratica gli smonta la teoria. E allora ci si domanda: perché non osare da subito? al. p. © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera SPORT Volley Modena dà un dispiacere a Perugia Ciclismo Viviani vince l’oro europeo nell’«omnium» Tennis Williams-Ivanovic apre il Masters donne Superlega di volley, 1a giornata: Copra Pc-Cmc Ra 1-3; Lube TreiaCalzedonia Vr 3-1; Revivre Mi-Exprivia Molfetta 0-3; Energy Diatec Tn-Tonazzo Pd 3-0; Modena-Sir Safety Pg 3-1; Top Volley Lt-Vero Volley Monza 3-1; rip.: Altotevere C.di Castello-San Sepolcro. Classifica: Energy T.I. Diatec Trentino, Exprivia Molfetta, Modena Volley, Lube Treia, Cmc Ravenna, Top Volley Latina 3; Altotevere-San Sepolcro, Vero Volley Monza, Copra Ardelia Piacenza, Calzedonia Verona, Sir Safety Perugia, Revivre Milano, Tonazzo Padova 0. Agli Europei su pista, che curiosamente si stanno svolgendo a BaieMahualt, in Guadalupa, Elia Viviani nell’«omnium» ha conquistato una medaglia d’oro che si aggiunge all’argento e ai tre bronzi già vinti dagli azzurri. Il veronese ha nettamente sconfitto il britannico Dibben, secondo, e lo spagnolo Elorriaga, medaglia di bronzo. SCHERMA Bella partenza dei fiorettisti nella Coppa del Mondo. Arianna Errigo ha vinto a Cancun, mentre a San Francisco salgono sul podio Andrea Baldini e Lorenzo Nista (primo il francese Cadot). Serena Williams e Maria Sharapova, n. 1 e 2 del tennis, guidano da oggi i due gironi delle Wta Finals a Singapore, il Masters femminile (senza italiane: Errani e Vinci disputano il doppio). Al via le prime otto giocatrici del ranking. Si comincia con Williams-Ivanovic e HalepBouchard. Serena, intanto, risponde al presidente della Federtennis russa Tarpishev, che aveva definito lei e la sorella Venus «i fratelli Williams». Serena ha detto: «Penso sia stata un’uscita indelicata, sessista e razzista». Tarpishev è stato inibito un anno dalla Wta. L’Atalanta inguaia il Parma Quagliarella fa felice il Toro Chiarimento I giocatori del Parma discutono con gli ultrà gialloblù dopo la sconfitta subita dall’Atalanta. Per i Ducali si tratta del quarto k.o. consecutivo (Ansa) Donadoni rischia, gli ultrà chiedono spiegazioni ai giocatori Gonzalez regala la prima vittoria in campionato al Palermo A Bergamo l’Atalanta vince 1-0, interrompe la serie negativa di quattro sconfitte consecutive e inguaia il Parma che si ritrova in classifica ultimo in solitudine con tre punti. Clima teso quello fra gli emiliani nel dopo partita, coi giocatori invitati dagli ultrà (erano in 200) a rientrare in campo dopo la doccia. Incontro avvenuto senza particolari tensioni con la tifoseria che ha preteso spiegazioni sulle prestazioni disastrose di questo inizio stagione. I tifosi avevano mostrato per tutti i 90 minuti lo striscione «In trasferta non potevamo mancare: ora vinci e poi tutti a spalare». Chiaro il riferimento all’alluvione che ha colpito la città e alla richiesta di maggiore impegno. Il confronto ha ricordato, seppur in termini diversi, quello avvenuto nella stagione 2011/2012 in casa Genoa con i supporter del Grifone a chiedere (e a ottenere) le maglie dei giocatori, accusati di essere indegni di indossarle. Per il Parma, inoltre, diventa ancora più traballante la panchina di Donadoni (al quarto k.o. consecutivo) nonostante alla vigilia il presidente Ghirardi avesse tranquillizzato il tecnico. Una fiducia che è stata confermata anche ieri sera. «Ai tifosi non ho cose da dire in modo particolare. Capisco la delusione ed è un sentimento che proviamo noi per primi», le parole dell’allenatore che dà la sua analisi del match: «Anche oggi abbiamo concesso una vittoria dopo un infortunio in fase difensiva. Dobbiamo rimboccarci le maniche perché il presente dice che non siamo all’altezza della situazione». Tornando al calcio giocato, a decidere l’incontro ci ha pensato Boakye all’ultimo minuto (incertezza di Mirante). La gara al Comunale è stata un forcing continuo dei nerazzurri, schie- Atalanta Parma 1 0 Torino Udinese 1 0 Marcatore: Boakye 45’ s.t. Marcatore: Quagliarella 17’ s.t. ATALANTA (4-3-3): Sportiello 6; Zappacosta 6, Biava 6, Benalouane 6, Dramè 6,5; Carmona 6, Cigarini 6, Migliaccio 5,5 (Baselli 6 21’ s.t.); D’Alessandro 6,5 (Boakye 7 30’ s.t.), Denis 5 (Bianchi 6 15’ s.t.), Moralez 6,5. All.: Colantuono 6 TORINO (3-5-2): Gillet 6; Bovo 6,5, Jansson 7, Moretti 6,5; Bruno Peres 6,5, Benassi 5,5 (Sanchez Mino 6 14’ s.t.), Gazzi 6,5 (Nocerino s.v. 28’ s.t.), Vives 7 (Ruben Perez 5,5 35’ s.t.), Molinaro 6; Amauri 6, Quagliarella 7. All.: Ventura 6,5 PARMA (3-5-2): Mirante 5; Mendes 5,5, Felipe 6, Lucarelli 6; Ristovsky 5,5 (Ghezzal 5,5 1’ s.t.), Mauri 5,5 (Galloppa 5,5 30’ s.t.), Jorquera 5 (Lodi 6 22’ p.t.), Acquah 6, Gobbi 5.5; Cassano 5,5, Coda 6. All.: Donadoni 5,5 Arbitro: Guida di Torre Annunziata 6 Ammoniti: Carmona, Zappacosta, Mendes, Galloppa e Mauri Recuperi: 1’ più 2’ UDINESE (4-2-3-1): Karnezis 6,5; Widmer 6, Hertaux 6, Danilo 6,5, Pasquale 5; Allan 6, Pinzi 5 (Guilherme 6 26 ’s.t.); Evangelista 5 (Badu 5,5 8’ s.t.), Thereau 5,5 (Muriel s.v. 35’ s.t.) Bruno Fernandes 6; Di Natale 5,5. All.: Stramaccioni 5,5 Arbitro: Russo 6 Ammoniti: Molinaro, Hertaux, Benassi, Allan, Ruben Perez Recuperi: 0’ più 5’ Palermo Cesena 2 1 Marcatori: Dybala 33’ p.t.; Rodriguez 16’, Gonzalez 46’ s.t. PALERMO (3-5-2): Sorrentino 6,5; Munoz 6 (Makienok s.v. 43’ s.t.), Gonzalez 6,5, Andelkovic 5,5; Morganella 6, Bolzoni 6, Rigoni 6, Chochev 5,5 (Belotti 6 21’ s.t.), Lazaar 6 (Emerson s.v. 37’ s.t.); Vazquez 6,5, Dybala 7.5. All.: Iachini 6 CESENA (4-4-1-1): Leali 6; Perico 5,5 (Rodriguez 6,5 9’ s.t.), Capelli 5,5, Volta 6, Magnusson 6; Defrel 5,5 (Giorgi 6 33’ p.t.), De Feudis 6, Coppola 4,5, Renzetti 6; Brienza 5,5 (Ze’ Eduardo s.v. 28’ s.t.); Marilungo 5,5. All.: Bisoli 5,5 Arbitro: Damato di Barletta 6. Espulso: Coppola 34’ s.t. Ammoniti: Perico, Chochev, Andelkovic, Vasquez, De Feudis, Munoz, Capelli, Rigoni Recuperi: 2’ più 4’ rati a sorpresa da Colantuono col 4-3-3. Il Parma ha cercato di difendersi e di ripartire affidandosi principalmente al genio (intermittente) di Cassano. Una strategia che non ha pagato. A Torino i granata risorgono dopo il k.o. del turno precedente contro il Napoli. A decidere la partita il solito Quagliarella (quinta rete consecutiva tra campionato ed Europa League). L’Udinese conferma la scarsa vena realizzativa quando gioca in trasferta contro il Toro: non segna all’Olimpico da 425 minuti, dalla stagione 2007/2008. A Palermo gli uomini di Iachini trovano il primo successo dell’annata. Al Barbera finisce 2-1 con gol vittoria nel recupero del costaricano Gonzalez, in rete al debutto. Matteo Magri [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 Pioli ruba l’idea a Montella e la Lazio vola La Samp in dieci scopre la paura Sfatata e risata no Corsa rallentata Domenica per Verona Djordjevic gol in serie, Fiorentina k.o. Due reti avanti, raggiunta dal Cagliari Fiorentina Lazio ❞ Della Valle I giocatori devono pensare soltanto a vincere, più che ai contratti da rinnovare Makaroni di Luca Bottura 0 2 La Lazio vince la terza partita consecutiva e il primo confronto diretto per l’Europa dopo aver perso con Milan e Udinese. Un gol di Djordjevic nel primo tempo, l’allungo di Lulic nel recupero del secondo. Un risultato meritato, che fa sprofondare la Fiorentina nell’anonimato della classifica, lontana 6 punti dal terzo posto. La Lazio vince perché è più lesta a calarsi nella partita, ha più gamba, più forza, più fame e un centravanti di qualità: Djordjevic con una rasoiata sottomisura anticipa Gonzalo Rodriguez e sorprende Neto, quinto gol nelle ultime tre partite, quarto in trasferta. Con uno così è più facile, mentre Montella ha Gomez e Rossi in infermeria e il giovane Babacar in campo anche se prima della partita aveva vomitato. Se poi Candreva vince, anzi stravince, il confronto a distanza con lo spento Cuadrado, firmando gli assist di entrambe le reti, è facile spiegare come i biancocelesti siano tornati a casa con i tre punti per il secondo anno consecutivo. Pioli, che a Firenze ha giocato sei anni ma da allenatore aveva sempre perso, si prende una bella rivincita, rubando l’idea a Montella. Il possesso alto, caratteristica dei viola, è l’arma della Lazio che do- Montella L’arbitro non mi è piaciuto perché ha permesso ai nostri avversari di spezzettare il gioco © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA CAGLIARI (4-3-3): Cragno 5; Pisano 6, Benedetti 5,5, Capuano 5.5, Avelar 6; Dessena 6 (Donsah 6,5 11’ s.t.), Crisetig 6, Ekdal 5,5 (Caio Rangel 6,5 22’ s.t.); Ibarbo 6, Sau 6,5 (Longo s.v. 42’ s.t.), Cossu 6. All.: Zeman 6 ❞ Mihajlovic Non è un pareggio ma una sconfitta Abbiamo regalato due punti, sono più che deluso SAMPDORIA (4-3-3): Viviano s.v. (Romero 6,5 22’ p.t.); De Silvestri 6, Gastaldello 6, Silvestre 5,5, Cacciatore 5; Obiang 7, Palombo 6,5, Duncan 6 (Romagnoli s.v. 31’ s.t.); Gabbiadini 6,5, Okaka 6,5, Eder 5 (Mesbah 6 16’ s.t.). All.: Mihajlovic 6 Samp Obiang, 22 anni (Getty Images) mina il primo tempo e cala nella ripresa in coincidenza con gli affanni di Biglia, il suo impareggiabile regista. La Fiorentina ha un sussulto dopo l’intervallo, affrontato con Borja Valero al posto dello spento Kurtic. Un assalto garibaldino che produce un palo in rovesciata di Aquilani e un diagonale nell’angolo di Alonso, fermato involontariamente da Babacar. Un’illusione. Gli esterni viola (Tomovic e Alonso) sono scadenti, il centrocampo involuto e Montella nel momento migliore toglie Babacar per Ilicic, decidendo di giocare senza una punta di ruolo. Così il recupero record, 8 minuti, serve solo alla Lazio per firmare il 2-0 in contropiede. Vincenzino alla fine se la prende un po’ con i suoi («Non mi è piaciuto l’approccio») e un po’ con il signor Peruzzo, ma non tanto per un sospetto rigore ai danni di Babacar (trattenuta di De Vrij), quanto per le continue interruzioni del match. «Non mi interessa un recupero così lungo se l’arbitro consente agli avversari di spezzare il gioco in continuazione». Andrea Della Valle, invece, punge la squadra: «I giocatori devono pensare a vincere più che ai contratti da rinnovare». E il calendario, ora, è tutto in salita. Alessandro Bocci DAL NOSTRO INVIATO Ci vorrà ancora un po’ per capire quale possa essere il reale ruolo di questa Sampdoria nel romanzo del torneo, ma di certo il partito degli scettici — quelli che fanno notare che, al netto dei notevoli 15 punti, in 7 gare sono state affrontate squadre dall’undicesimo posto in giù — da ieri si è rinfoltito: riuscire a farsi riacchiappare sul 2-2 dal Cagliari dopo essere stati avanti di due gol e avere accarezzato più volte il terzo non è in effetti proprio un segnale di autorità. «Per me infatti è come aver perso» ha sentenziato il tecnico doriano Mihajlovic, che può comunque consolarsi con il prolungamento dell’imbattibilità stagionale e soprattutto con il congelamento del terzo posto, per il quale deve però ringraziare il Toro (1-0 all’Udinese). Sabato forse ne sapremo qualcosa di più: a Marassi (ore 20.45) arriva la Roma, ora a 3 punti. Ad ogni modo il capopopolo serbo aveva pianificato bene la contesa del Sant’Elia, affidandosi all’efficace mediana di sostanza e sacrificio — forse il vero punto di forza — e all’impressionante spirito di collaborazione fra i reparti. Non aveva però fatto i conti con il suo sciagurato terzino sinistro, Cacciatore, capace di CAGLIARI ❞ Giulini Speravo di vincere, ma grazie ai nostri tifosi che ci hanno sostenuto anche sullo 0-2 © RIPRODUZIONE RISERVATA SERIE A 7a giornata La proposta burlona del cartellino bianco è la trovata di chi vuole arbitri piccoli e timorosi di Paolo Casarin O mattina ha bestemmiato in onda: «È giustificato: stava pensando alla difesa del Parma». TOTÒ A DOLORI Colpaccio di Michele Santoro. Per sostituire il dimissionario Travaglio starebbe per chiudere con un personaggio meno controverso: Antonio Cassano (nella foto). RAZZI AMARI La Corea del Nord smentisce l’esecuzione dei calciatori sconfitti dalla Corea del Sud ma ammette la tortura: li trasformeremo nel comitato d’accoglienza per Salvini e Razzi. PAINT IT BLACK Grande soddisfazione del presidente Tavecchio dopo la proposta della Lega Nord di conferirgli l’Ambrogino d’oro: «Ci spero molto: a Milano non hanno mica la sveglia al collo». IO PENSO RELATIVO «Alcuni giocatori del Milan mi parlano che Inzaghi sta facendo un gran lavoro» (Luca Toni, «Skycalcioshow«) IL SERGENTE GARZYA «Inzaghi su El Shaarawi è stato abbastanza molto netto» (Gianni Cerqueti, «Novantesimo») FIORENTINA (4-3-1-2): Neto 6,5; Tomovic 5, Gonzalo Rodriguez 4,5, Savic 6, Alonso 5; Kurtic 5 (Borja Valero 6 1’ s.t.), Pizarro 6, Aquilani 5 (Bernardeschi s.v. 33’); Mati Fernandez 6; Babacar 6 (Ilicic 5 23’ s.t.), Cuadrado 5. All.: Montella 5 ● Fischio finale rsato dirige Inter-Napoli a San Siro: sul campo è sicuro, quando deve parlare con i calciatori pretende qualche metro di distacco da loro. Non è arroganza ma il rispetto della neutralità. Anche Orsato cancella qualche fallo chiaro, ma poi sanziona Pecchia e Mazzarri, espulsi. Le direzioni arbitrali relative alle altre partite sono state accettabili: nessun errore particolarmente grave ma nemmeno arbitraggi esemplari. È l’effetto del tentativo, messo in atto dal sistema calcistico nel suo complesso, di modificare, per difetto, le regole e auspicare una diffusa indulgenza. L’espulsione come il male assoluto; mancava solo il cartellino bianco teso ad annullare il giallo e il rosso per proteste. Si sconta subito la pena, con qualche farsi buttar fuori per doppio giallo dopo un’ora. I suoi fino a quel punto avevano spadroneggiato, portandosi sul 2-0 con Gabbiadini (tocco ravvicinato su intelligente schema da calcio piazzato letto male da difensori e portiere sardi) e Obiang (frustata spaventosa da 20 metri). Poi hanno preso anche un palo con Gabbiadini prima di restare in 10 proprio nello snodo cruciale della domenica: il secondo giallo Cacciatore se lo è meritato per un fallo da rigore su Ibarbo realizzato da Avelar. Lì è saltato tutto. La Samp è passata ad un 44-1 che ha permesso al Cagliari di rimettersi in piedi, grazie anche ai cambi di Zeman (decisiva la verve di Donsah e Caio Rangel). Il pareggio di Sau — destro rasoterra angolato a 13 minuti dalla fine — è stato l’esito di un insistente assedio che avrebbe potuto portare anche al 3-2, se non fosse che l’arbitro Gervasoni ha annullato ormai già nel recupero un gol a Longo per spinta di Benedetti su Silvestre. Questo mentre il patron doriano Ferrero questionava con tutta la tribuna centrale. «Peccato, ci avevo creduto» ha sorriso amaro il suo omologo Giulini. Tutti delusi da un pari giusto. Succede. Carlos Passerini Marcatori: Gabbiadini 28’, Obiang 39’ p.t.; Avelar (rigore) 14’, Sau 32’ s.t. Arbitro: Peruzzo 5 Ammoniti: Pizarro, Djordjevic, Parolo, Cavanda, Marchetti, Radu, Neto Recuperi: 2’ più 8’ FIRENZE 2 2 Marcatori: Djordjevic 35’ p.t.; Lulic 47’ s.t. LAZIO (4-3-3): Marchetti 6; Cavanda 6,5, De Vrij 6,5, Ciani 6 (Novaretti 6 23’ s.t.), Radu 6,5; Parolo 6,5, Biglia 6,5, Lulic 7; Candreva 7, Djordjevic 7 (Klose s.v. 44’ s.t.) Mauri 6,5 (Onazi 6,5 13’ s.t.). All.: Pioli 7 DAL NOSTRO INVIATO Arbitro: Gervasoni 6 Espulso: Cacciatore 13’ s.t. Ammoniti: Duncan, Avelar, Palombo, Silvestre, Benedetti, Romagnoli, Cossu, Gabbiadini Recuperi: 2’ più 4’ CRONOSISMI «Pjanic, segna sempre lui quando gioca» (Maurizio Compagnoni, Roma-Chievo, Sky) LEGA SERIE A Curiosità pubblicitarie. Il colore verde del logo e lo slogan sgrammaticato di una nota società per scommesse — «Mai sentito così better», cioè «Mai sentito così meglio» — non sono casuali: pare li abbia scelti Matteo Salvini. CHIEVO IN MANO Sconcerto al Chievo: il nuovo logo del Milan sembra un casco di banane e invece hanno preso tre pere. MAZZOCCHI PER OCCHIO Per una imprevista congiunzione astrale, lo studio di «Novantesimo Minuto» in questa edizione è caldo, accogliente, elegante. RaiSport si scusa con gli spettatori. PENSA SE NON ERA PREPARATA «Invece di fatal Verona, me la son preparata, la dico: sfatal Verona, ahahahahahahah» (Marco Mazzocchi, «Novantesimo minuto», Raidue) PROFEZIA REPORTER «Thohir come sempre fa è andato alla Pinetina: ha voluto fare profezia di serenità, di tranquillità, di normalizzazione» (Ilaria D’Amico, pre Inter-Napoli, Sky) TIBERIO IN PIENA La Rai assolve Tiberio Timperi, l’anchor man che l’altra Cagliari Sampdoria Bomber Djordjevic (Getty Images) ❞ 49 SPORT minuto di esclusione e tutto è risolto. A parte quest’ultima proposta burlona che prevede anche il settimo assistente (il cronometrista dei giocatori in castigo), già si notano le conseguenze di questa tendenza: falli di gioco non fischiati, entrate violente punite col giallo, proteste verso l’arbitro che assegna un rigore. Si vorrebbe un arbitro meno ingombrante e si finirà per ottenere un piccolo arbitro timoroso. Comunque i rigori concessi da Calvarese alla Roma, Damato al Cesena, Gervasoni al Cagliari erano equi, mentre i gialli a Radu e Coppola piombati su Cuadrado e Morganella sono apparsi scontati. L’assoluzione piena per Vrsaljko, duro sulla faccia di Tevez, è stato un errore chiaro. © RIPRODUZIONE RISERVATA SASSUOLO JUVENTUS 1-1 Zaza (Sa) 13’, Pogba (Ju) 19’ Arbitro: Banti di Livorno FIORENTINA LAZIO Djordjevic (La) 35’, Lulic (La) 47’ s.t. Arbitro: Peruzzo di Schio 0-2 ATALANTA PARMA Boakye (At) 45’ s.t. Arbitro: Guida di Torre Annunziata (Na) 1-0 CAGLIARI SAMPDORIA 2-2 Gabbiadini (Sa) 28’, Obiang (Sa) 39’, Avelar (Ca) rig. 14’ s.t., Sau (Ca) 32’ s.t. Arbitro: Gervasoni di Mantova VERONA MILAN Rafael Marques (Ve) aut. 21’, Honda (Mi) 27’, Honda (Mi) 12’ s.t., Nico Lopez (Ve) 42’ s.t. Arbitro: Valeri di Roma 2 1-3 PALERMO CESENA 2-1 Dybala (Pa) 33’, Rodriguez (Ce) rig. 16’ s.t., Gonzalez (Pa) 46’ s.t. Arbitro: Damato di Barletta TORINO UDINESE 1-0 Quagliarella (To) 17’ s.t. Arbitro: Russo di Nola (Na) INTER NAPOLI 2-2 Callejon (Na) 34’ s.t., Guarin (In) 37’ s.t., Callejon (Na) 45’ s.t., Hernanes (In) 46’ s.t. Arbitro: Orsato di Schio (Vi) GENOA EMPOLI Arbitro: Cervellera di Taranto ■ Partite totali ■ Casa ■ Fuori Casa G Giocate V Vinte N Nulle P Perse F Reti fatte S Reti subite SERIE A Classifica ROMA CHIEVO 3-0 Destro (Ro) 5’, Ljajic (Ro) 25’, Totti (Ro) rig. 33’ Arbitro: Calvarese di Teramo oggi 20.45 JUVENTUS ROMA SAMPDORIA MILAN UDINESE LAZIO NAPOLI VERONA INTER FIORENTINA GENOA TORINO ATALANTA EMPOLI CESENA PALERMO CAGLIARI CHIEVO SASSUOLO PARMA Punti 19 18 15 14 13 12 11 11 9 9 8 8 7 6 6 6 5 4 4 3 G 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 6 7 7 6 7 7 7 7 7 7 V 6 6 4 4 4 4 3 3 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 0 1 N 1 0 3 2 1 0 2 2 3 3 2 2 1 3 3 3 2 1 4 0 P 0 1 0 1 2 3 2 2 2 2 2 3 4 2 3 3 4 5 3 6 V 3 4 3 2 3 2 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 N 0 0 0 0 1 0 1 1 1 2 0 2 1 1 2 2 1 1 3 0 P 0 0 0 1 0 1 1 1 1 1 2 1 2 1 0 1 2 2 1 3 V 3 2 1 2 1 2 2 1 0 1 1 1 1 0 0 0 1 1 0 1 N 1 0 3 2 0 0 1 1 2 1 2 0 0 2 1 1 1 0 1 0 P 0 1 0 0 2 2 1 1 1 1 0 2 2 1 3 2 2 3 2 3 F 14 14 9 16 9 13 10 7 13 5 6 5 3 8 6 8 9 5 4 11 S 3 4 4 10 6 7 9 8 10 5 6 7 8 8 12 15 11 12 13 17 MARCATORI: 6 RETI: Callejon (NAP), Honda (MIL), Tevez (JUV) 5 RETI: Djordjevic (LAZ) 4 RETI: Di Natale (UDI), Gabbiadini (SAM), Osvaldo (INT), Quagliarella (TOR), Cassano (PAR) 3 RETI: Destro (ROM), Ekdal (CAG), Icardi (INT), Matri (GEN), Pucciarelli (EMP), Sau (CAG), Vazquez (PAL), Menez (MIL) PROSSIMO TURNO: Sabato 25/10, ore 15.00: Empoli-Cagliari. ore 18.00: Parma-Sassuolo. ore 20.45: Sampdoria-Roma. Domenica 26/10, ore 15.00: Chievo-Genoa, Juventus-Palermo, Udinese-Atalanta. ore 18.00: Cesena-Inter, Lazio-Torino, Napoli-Verona. ore 20.45: Milan-Fiorentina. Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 50 È mancata allaffetto dei suoi cari Giuseppina Colombetti Marzagalia Ne danno il triste annuncio Alberto con Barbara e Filippo, Renata con Enrico, Luigi e Carlo.- I funerali avranno luogo martedì 21 ottobre alle ore 11 presso la chiesa dei SS. nomi di Gesù Maria Giuseppe annessa allIstituto Leone XIII. - Milano, 18 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Nadia, Franco, Marco Colombetti. Claudio, Renata con Andrea e Rosamaria. Mariangela ed Ezio Mattioli. I compagni del liceo Manzoni: Giovanni Cafaro. Massimo Colombo. Gaetano Masini. Angelo Paone. Armando Salaroli. Rosanna Ferrario e figli. Francesca Sinelli con Riccardo ed Emanuele. Marcello e Silvia Zoja. Ciao mamma abbraccia papà.- Albi e Ata. - Milano, 18 ottobre 2014. Filippo, Luigi e Carlo avranno sempre nel cuore la loro meravigliosa Carissima amica improvvisamente ci hai lasciato portando con te parte della nostra vita.- Ciao È mancato allaffetto della moglie, dei figli e di tutti i suoi cari il Chica, Manu e Popo con Stefano, Elia e Giosuè annunciano la morte del loro amato Nucci Dott. Domenico Mangano Cesare Massa uomo straordinariamente buono e giusto, marito e papà meraviglioso, professionista di grande umanità e disponibilità.- Lo ricordano con immenso affetto Donatella, Diego con Chiara e Matteo, Daniela, i fratelli, le cognate e i nipoti.- I funerali verranno celebrati lunedì 20 ottobre alle ore 14.45 presso la chiesa parrocchiale di piazza Frattini, Milano. - Milano, 18 ottobre 2014. che lascia un vuoto grande.- I funerali saranno celebrati nella chiesa del Corpus Domini in via Canova 4.- Per il giorno e lora si prega di contattare il numero 02.32867. - Milano, 19 ottobre 2014. un forte abbraccio.- Giulia e Gianni. - Milano, 19 ottobre 2014. Giorgio con Federica, Gianmarco con Sabina partecipano al dolore di Alberto e Renata per la perdita della mamma Nucci Marzagalia - Milano, 20 ottobre 2014. papà Ciao Nucci amica vera di una vita.- Lella e Luciano con Francesca, Alessandra e nonna Cia ti ricorderanno per sempre con affetto immutabile. - Milano, 19 ottobre 2014. Nucci amica di sempre, rimarrai nel nostro cuore.- Siamo vicini con grande affetto ad Ata, Alberto, Roberto e famiglia.- Tamara, Gianni, Paola e Laura con Gianni. - Milano, 19 ottobre 2014. Partecipa al lutto: La famiglia Bertini. Cara Nucci Nucci in questo momento le parole sono superflue ma ci mancherà la tua amicizia, la tua presenza, la tua irruente vitalità e tutti i bellissimi ricordi che ci univano.- Siamo vicini ai tuoi figli Renata ed Alberto con grande affetto.- Giancarlo e Lella. - Milano, 19 ottobre 2014. ha raggiunto il suo amato Carlo.- Qui, senza te, sarà tutto più difficile.- Abbracciami forte mamma e papà.- Roberto. - Milano, 18 ottobre 2014. Nucci Francesca, Francesco, Beatrice e Allegra ricordano con affetto la cara Increduli e con grande tristezza ci stringiamo con affetto a Renata e Alberto.- Gianca, Milo, Alfredo, Max e Alessandra. - Milano, 19 ottobre 2014. La mia preziosa sorella zia Nucci - Milano, 20 ottobre 2014. Gigi, Giusi, Michela, Claudio, Edoardo, Benedetta sono vicini con affetto e con grande tristezza a Renata, Alberto e parenti tutti per la dolorosa repentina scomparsa delladorata Partecipano al lutto: Lory e Daniela. Nucci che lascia un vuoto incolmabile. - Milano, 19 ottobre 2014. Ciao Nucci Beppe e Patrizia abbracciano con tanto affetto Alberto Barbara Ata e zio Roberto unendosi al loro grande dolore. - Cassina Rizzardi, 19 ottobre 2014. Nucci Una nuova stella brilla nel cielo.- Ciao.- Nicoletta e Roberto. - Milano, 19 ottobre 2014. Nucci si stringono con affetto ad Alberto e Ata per la perdita della loro amata mamma. - Cassina Rizzardi, 19 ottobre 2014. Cari Ata e Alberto commossa partecipo al vostro dolore per limprovvisa perdita della vostra splendida mamma Nucci che per sempre ricorderò con affetto.- Lella. - Milano, 19 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Chicca e Piero Restelli. Imperia e Fabio addoloratissimi piangono la perdita della cara amica Nucci abbracciando affettuosamente Alby, Ata e Roberto. - Milano, 19 ottobre 2014. Paola e Aldo, Guido e Flaminia si stringono a Donatella, Diego e Chiara, e Daniela nel triste momento della scomparsa di che ricorderanno sempre con stima e affetto. - Milano, 19 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Cristiana, Roberto, Andrea e Lalli. Barbara, Carlotta e Beatrice. Daniela, Armando, Marco e Giada. Gli amici Toni, Mario e Giacomo, profondamente colpiti, si stringono a Donatella, Diego, Daniela, Pino e Mario nel grave lutto per la scomparsa del Dott. Domenico Mangano - Milano, 19 ottobre 2014. Mimma Leuzzi e Giacomo Rangheri piangono lamico di sempre, stringendosi a Donatella e alla famiglia tutta nel dolore per la morte del Dott. Domenico Mangano - Milano, 19 ottobre 2014. Chiara, Leonardo e famiglia Arienti sono vicini a Diego, Daniela e famiglia per la perdita del loro caro papà Prof. Domenico Mangano - Gallarate, 19 ottobre 2014. I Camilliani delle case di cura San Pio X e San Camillo di Milano, il personale medico, infermieristico ed amministrativo, partecipano al cordoglio dei famigliari per la scomparsa del Dott. Domenico Mangano Grati per la dedizione prestata ai malati, ai religiosi e loro famigliari, assicurano preghiere al Signore. - Milano, 19 ottobre 2014. Domenico Mangano Cara Augusta e Maurizio addoloratissimi per la scomparsa della cara amica ti vogliamo bene, grazie.- Diego e Daniela. - Milano, 18 ottobre 2014. Mimmo Mangano Ciao nonna Nucci - Milano, 18 ottobre 2014. Ciao Nucci ci hai lasciato per raggiungere il tuo Carlo.- Vi terremo sempre nei nostri cuori.- Un abbraccio a Alberto e Renata.- Stefano e Paolo con Alessandra. - Milano, 19 ottobre 2014. Lena e Paolo con Cristina Enrico e Nicoletta sono vicini con grande affetto ad Alberto e Renata che piangono la perdita della cara Nucci - Milano, 19 ottobre 2014. Luigi con Augusta è vicino ad Alberto Renata e Roberto nel ricordo della cara Nucci così improvvisamente mancata allaffetto dei suoi cari. - Milano, 19 ottobre 2014. Claudio e Lorenza con Monica partecipano al grande dolore di Renata e Alberto per limprovvisa scomparsa delladorata mamma signora Nucci Colombetti Marzagalia - Milano, 19 ottobre 2014. Partecipano al lutto: La famiglia Fantin. Alberto Benincori e famiglia. Lucia e Luca Liguori. Piero con Zita, Maria con Carmelo e figlie ed Angela annunciano la prematura scomparsa dellamato fratello dott. ing. Aldo Arturo Salmoiraghi Un particolare ringraziamento a medici e personale tutto di VIDAS per la loro assistenza prestata con grande cura e professionalità, un ulteriore ringraziamento alla signora Martha Martinez per le amorevoli cure prestate.- Per sua decisione non verrà effettuata nessuna cerimonia funebre, le ceneri saranno tumulate nella tomba di famiglia al Cimitero Monumentale. - Milano, 19 ottobre 2014. 5P. Engineering Srl partecipa al lutto della famiglia per la scomparsa del loro stimatissimo amministratore dott. ing. Aldo Arturo Salmoiraghi - Milano, 19 ottobre 2014. Giorgio e Angela con Roberta e Sandro ricordano Anna Lambiase con grande dolore annuncia la scomparsa della sorella Nucci Laura Lambiase pensando ai momenti felici di grande amicizia e abbracciano con tanto affetto Alberto e Ata. - Milano, 19 ottobre 2014. I funerali si svolgeranno lunedì 20 ottobre alle ore 14 presso la Basilica di San Giovanni a Busto Arsizio. - Busto Arsizio, 18 ottobre 2014. Partecipiamo con affetto al dolore di Piero per la perdita della mamma Evelina (Eva) Farina Zia Maria, Gabriella, Giordano, Chiara con le loro famiglie. - Milano, 19 ottobre 2014. Il nostro amatissimo meraviglioso papà Cesare ci ha lasciati.- Ti ricorderemo sempre.- Manu e Popo. - Milano, 19 ottobre 2014. Nel nostro lungo tempo insieme abbiamo condiviso tanto.- E mi hai fatto sentire speciale, e molto amata.- Grazie Cesare il tempo del buio è finito.- Un bacio.- Chica. - Milano, 19 ottobre 2014. È tornata alla casa del Padre Annamaria Sostero in Bittante Lo annuncia il marito Luigi, con i figli Gianluigi, Elena, Claudia, i coniugi e i nipoti.- Un sentito ringraziamento a Luz e Giorgio che lhanno amorevolmente assistita.- Le esequie si terranno martedì 21 ottobre, per orario e luogo chiamare il n. 02.48952902. - Milano, 18 ottobre 2014. Ciao nonna Titti ti ringraziamo per tutto quello che ci hai insegnato e per lamore infinito che ci hai sempre dimostrato.- Non dimenticheremo mai la tua dolcezza, i tuoi sorrisi e tutti i momenti felici trascorsi insieme.- Rimarrai sempre nei nostri cuori.- I tuoi nipoti Marco con Giada Gaia e Tommaso, Chiara con Diego e Matteo, Guido con Flaminia e Carlo, Andrea con Lalli, Carlotta e Beatrice. - Milano, 19 ottobre 2014. Gastone Laura con Federica Andrea Filippo piangono lindimenticabile amico di sempre Manuela con Guido, Tomaso e Ginevra è affettuosamente vicina a Cristiana e a tutti i suoi cari, ricordando la mamma signora Cesare Massa Teodolinda Bellei Masella - Milano, 19 ottobre 2014. Cesare ti sei riunito allamico Enrico, compagno di lavoro e di svago.- Ti ricorderemo sempre con tanto affetto.- Maddalena, Paolo, Francesco, Bice. - Milano, 19 ottobre 2014. È mancato allamore dei suoi cari Luigi (Gigino) Pezzoli di 78 anni.- Lo annunciano con dolore Elisabetta, Giancarlo e Clara e Silvana con Giovanni.- Un particolare ringraziamento ai dottori Soriero e Santaniello ed al Professore Giovanni Danesi per la disponibilità e professionalità.- La salma è composta nellabitazione di via VallAlta n. 19 in Cene (Bg).I funerali si svolgeranno lunedì 20 ottobre alle ore 15 direttamente nella chiesa parrocchiale di Cene.- I familiari ringraziano quanti parteciperanno alla cerimonia funebre. - Cene, 18 ottobre 2014. Ci ha lasciato Serenamente è mancata, dopo lunga malattia Titti Bellei Masella finalmente di nuovo insieme allamatissimo Elio.La salutano con tanto amore le figlie Daniela, Paola, Cristiana e Barbara con Armando, Aldo e Roberto.- Per lorario del funerale telefonare al n. 335.7193057, 02.76005262. - Milano, 19 ottobre 2014. - Milano, 19 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Cristiana Muscardini. Anastasia Palli. Mario Spizzico. È mancata allaffetto dei suoi cari Daria Spinelli Agnelli Lo annunciano con dolore le figlie Giovanna, Luisa, Maria Teresa e Francesca con le rispettive famiglie.- I funerali avranno luogo a Lodi, lunedì 20 alle ore 15.30 nel Santuario delle Grazie.- Un particolare ringraziamento ai medici e al personale tutto dellUnità Coronarica e della Nefrologia dellOspedale Niguarda Ca Granda. - Lodi, 19 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Giancarlo e Pinuccia Bernasconi. Giancarlo e Edda Buzzonetti. Riccarda e Maria Chiovenda. Marco, Alessandro, Federico, Ilaria, Giorgio, Sofia, Assya porteranno sempre nel cuore la loro nonna Annamaria - Milano, 18 ottobre 2014. Silvia con Carlo e Mariaester si stringe commossa a Fabio e Francesco ricordando con affetto Gianferruccio Moroni - Pavia, 19 ottobre 2014. Nellindimenticabile ricordo di Irene a diciassette anni dalla scomparsa.- Gaetano, Francesca, Alessandra. - Milano, 20 ottobre 2014. Sono passati ormai dieci anni, la famiglia tutta, ricorda con dolcezza e amore Federico Milesi - Milano, 20 ottobre 2014. Adriano Castagnetti Memoria e amore.- Renata, Valeria, Valerio. - Milano, 20 ottobre 2014. La famiglia Andena si stringe a Luisa e alle sue sorelle Francesca, Maria Teresa, Giovanna in questo momento di grande dolore per la perdita delladorata mamma RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Daria Spinelli Agnelli Gigino un uomo che ha dato il suo affetto ai suoi famigliari, alla moglie Elisabetta ed ai figli Giancarlo e Silvana.- La sua vigile intraprendenza ha offerto lavoro a tante famiglie.- Lo stile solidale fu il suo modo di vivere.- Don Chino. - Cene, 18 ottobre 2014. - Lodi, 19 ottobre 2014. Alberto, Emanuela, Elena e Chiara Vaccari sono affettuosamente vicini a Francesca e partecipano al cordoglio per la scomparsa della signora Daria Spinelli Agnelli - Milano - Lodi, 19 ottobre 2014. Magda, Marina e Marco con immenso dolore ricordano lamato amico Gigino - Cene, 20 ottobre 2014. Il Presidente, i Consiglieri, il Collegio Sindacale, la Direzione Generale, i Direttori Centrali, i Dirigenti ed il personale tutto del Gruppo SOL sono affettuosamente vicini a Renzo e Marco Annoni, Vice Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo SOL, per la perdita della moglie e madre Mariateresa Macchi Annoni - Monza, 20 ottobre 2014. Giulio con Alessandra, Ugo con Micaela, Carla con Colò, Gènie, Anna con Alfredo, insieme alle loro famiglie sono vicini con amicizia a Renzo e figli, nel ricordo di Mariateresa Macchi Annoni Gabriele e Gigliola Maccarini partecipano al dolore di Luisa e famiglia per la scomparsa della signora Daria Spinelli Agnelli - Milano, 20 ottobre 2014. Con immenso dolore Alberto ed Anna annunciano che è mancata la loro carissima sorella e cognata SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Prof.ssa Angela Sormani e la ricordano con tutti i parenti ed amici.- La cerimonia funebre si terrà lunedì 20 ottobre alle ore 15.30 in Gorgonzola nella chiesa prepositurale dei Santi Martiri Protasio e Gervasio. - Gorgonzola, 18 ottobre 2014. PER PAROLA: A MODULO: Maria Bay ricorda con tanta commozione Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 300,00 Gazzetta dello Sport Angela Sormani portatrice di affetti e costante punto di riferimento. - Monza, 20 ottobre 2014. carissima e generosa amica. - Milano, 19 ottobre 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Aldo, Matteo e Giulio (junior) Fumagalli Romario sono vicini con tanta amicizia a Marco per la perdita della mamma Partecipa al lutto: Eugenia Fano. A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Mariateresa e si stringono affettuosamente al papà Renzo e alle sorelle Federica e Mariacristina insieme alle loro famiglie. - Monza, 20 ottobre 2014. Nicoletta, con Carla e Silvia, ricorda con affetto e rimpianto la carissima Angela - Gorgonzola, 19 ottobre 2014. Giuseppe e Fabio, con i figli Stefano, Francesca e Federica, a cinquanta anni dalla scomparsa del papà, ricordano ATTILIO VERNA professore emerito che fu loro maestro di economia aziendale. Milano - Roma, 20 ottobre 2014 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 e-mail: [email protected] Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 SPORT 51 Champions League 3ª giornata Gruppo A Mercoledì, ore 20.45 Atletico Madrid-Malmoe (SkySp3, SkyC3) Olympiacos-JUVENTUS (Canale 5) Classifica Atletico Madrid, JUVENTUS, Malmoe e Olympiacos 3 Gruppo B Mercoledì, ore 20.45 Ludogorets-Basilea (SkyC7) Liverpool-Real Madrid (SkySp1, SkyC1) Classifica Real Madrid 6; Basilea e Liverpool 3; Ludogorets 0 Gruppo C Mercoledì, ore 20.45 Bayer Leverkusen-Zenit (SkyC5) Monaco-Benfica (SkyC6) Classifica Monaco e Zenit 4; Bayer Leverkusen 3; Benfica 0 Gruppo D Mercoledì, ore 20.45 Anderlecht-Arsenal (SkyC4) Galatasaray-Borussia D. (SkySpPlus, SkyC2) Classifica Borussia D. 6; Arsenal 3; Galatasaray e Anderlecht 0 Gruppo E Domani, ore 20.45 Cska-Manchester C. (ore 18) (SkySp1, SkySpPlus, SkyC1) ROMA-Bayern (SkySp1, SkySpPlus, SkyC1) Classifica Bayern Monaco 6; ROMA 4; Manchester City 1; Cska 0 Gruppo F Domani, ore 20.45 Apoel Nicosia-Psg (SkyC3) Barcellona-Ajax (SkySp3, SkyC2) Classifica Psg 4; Barcellona 3; Ajax 2; Apoel Nicosia 1 Gruppo G Domani, ore 20.45 Schalke-Sporting Lisbona (SkyC5) Chelsea-Maribor (SkyC4) Classifica Chelsea 4; Schalke e Maribor 2; Sporting Lisbona 1 Gruppo H Domani, ore 20.45 Bate-Shakhtar Donetsk (SkyC7) Porto-Athletic Bilbao (SkyC6) Classifica Porto 4; Bate Borisov 3; Shakhtar 2; Athletic Bilbao 1 In vista di Atene Domani all’Olimpico Mal di Llorente? La cura Juve con Morata e il Vidal furioso Alla festa del gol giallorosso arriva il Bayern Esame alla difesa Partitella di ieri a Vinovo, in campo i giocatori a riposo sabato sera a Reggio Emilia, dove la Juventus ha lasciato i primi punti del campionato: finisce 10-8 con 6 gol di Vidal da una parte e 3 di Morata dall’altra. Buon segno in vista della spedizione bianconera ad Atene per la sfida di dopodomani contro l’Olympiacos: i bianconeri devono ritrovare in fretta l’istinto killer e il cileno e lo spagnolo di scorta possono essere la cura migliore. Perché finora si è sentita la mancanza del miglior Vidal e anche di Fernando Llorente. I numeri non sono drammatici, se si considera che un anno fa il navarro a questo punto aveva segnato un solo gol (giocando comunque meno). Ma la prestazione contro il Sassuolo, compromessa anche da un problema alla schiena nella ripresa, stavolta non è stata dimenticata grazie all’ennesima vittoria: questa Juve, rispetto a quanto ha prodotto (18 tiri complessivi) è stata poco precisa (6 le conclusioni nello specchio) e poco cinica. Non può sempre risolvere tutto Tevez (già a 6 gol), ma se Llorente è acciaccato, a maggior ragione crescono le possibilità e la curiosità di vedere Alvaro Morata titolare dal primo minuto ad Atene. Senza dimenticare che le punte nel gioco bianconero ROMA Una vecchia legge del pal- due partite intere con la Roja e rimasto a Vinovo a lavorare in vista proprio della sfida con l’Olympiakos. Caricandosi come una molla, anche a colpi di twitter: «La società non mi ha mai multato — rilancia Arturo — le informazioni su questo argomento sono sbagliate e in tanti casi malintenzionate. Il mio ginocchio sta molto bene. Con lavoro e sforzo tornerò alla mia miglior forma fisica dopo aver subito un’operazione e non essendo riuscito ad effettuare tutta la preparazione estiva con i miei compagni». Come si dice in questi casi: dopo le parole, servono i fatti. E magari anche i gol. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Da ritrovare Decisivo Fernando Llorente, 29 anni, è alla Juventus dal 2013. Nella stagione scorsa ha totalizzato 45 presenze tra campionato e coppa segnando 18 reti. In questo inizio di campionato è invece sceso in campo 7 volte e due in Coppa, con zero reti all’attivo (Getty Images) Gervinho, ivoriano di 27 anni, è alla Roma dal 2013, proveniente dall’Arsenal. Lo scorso campionato ha giocato 33 partite con 9 gol (più 4 in Coppa con 3 reti), in questa stagione è sceso in campo in totale 8 volte con 3 gol all’attivo (Ansa) lone dice che gli scudetti – e per la proprietà transitiva anche le Coppe – si vincono con la miglior difesa. Vero o falso che sia, in tempi di calcio moderno, è lapalissiano che avere un attacco da oltre due gol a partita sia un vantaggio. Roma e Bayern Monaco, che si incroceranno domani sera all’Olimpico, con lo stadio che va verso il tutto esaurito e il record assoluto di incasso, lo sanno bene. La squadra di Guardiola, tra Bundesliga e Champions, ha segnato 23 gol in 10 partite (facile media: 2,3). Quella di Garcia risponde con 20 gol in 9 partite (media: 2,22). Le differenze principali sono due: 1) il Bayern ha subito solo 2 gol in campionato e nessuno in Champions, contro i 6 della Roma (4 in campionato e 2 in Europa); 2) in Champions la Roma ha segnato di più: 6 gol (5 contro il Cska e uno a Manchester contro il City), mentre il Bayern ne ha fatti solo due (Boateng contro il City, Mueller su rigore a Mosca), che hanno comunque fruttato 6 punti su 6. L’attacco della Roma è stato costruito secondo i desideri di Garcia. Sei attaccanti intercambiabili, perché il modulo di riferimento è il 4-3-3, tutti con caratteristiche diverse per cambiare copione anche «in corsa». Due considerazioni: 1) tutti e 6 gli attaccanti hanno portato un bel contributo: Destro 3 gol in 364’ in campionato; Florenzi 2 gol in 280’ in campionato; Gervinho un gol in 404’ in campionato e 2 in 160’ in Champions; Iturbe un gol in 140’ in campionato e uno in 44’ in Champions; Ljajic 2 gol in 333’ in campionato; Totti 2 gol in 346’ in campionato e uno in 161’ in Champions; 2) l’abbondanza e la diversità tecnica degli attaccanti permette alla Roma di giocare sia attraverso il possesso palla (64% contro il Cska) sia con le ripartenze (39,1% contro il City). Tenendo conto del tiki taka di Guardiola (58% contro il City e addirittura 73% contro il Primo allarme Il navarro soffre alla schiena e per l’astinenza da gol E Pereyra non incide Potenza di fuoco Sfida da scintille: la squadra di Guardiola segna 2,3 gol a partita, quella di Garcia 2,22 fanno da sempre un lavoro particolare per favorire gli inserimenti dei centrocampisti e che Llorente non si è imbrocchito tutto d’un tratto. Il fatto che Tevez spazi di più ha diminuito le occasioni di dialogo con Fernando, utilizzato troppo come sponda pura e semplice. Nella Juve del trienno contiano il miglior marcatore è stato Vidal (28 gol): Pereyra, che ha 23 anni e margini di miglioramento, è bravo ad attaccare la profondità, però non è mai stato un vero uomo gol a Udine (5 gol due anni fa, 2 la scorsa stagione). E sabato a Reggio ha dimostrato di essere inserito nel gioco, ma ancora troppo morbido negli ultimi 16 metri. Ecco perché ad Allegri serve la cattiveria agonistica del miglior Vidal. L’episodio della bisboccia con rissa notturna a due giorni da Juve-Roma ha toccato nell’orgoglio e probabilmente anche nel portafoglio il cileno, rientrato giovedì da Cska) sembra che il tridente giusto possa essere Totti, Gervinho e Iturbe. Gli ultimi due sono stati risparmiati apposta contro il Chievo. Pure l’attacco del Bayern, però, ha una potenza di fuoco invidiabile, anche se in Champions ha segnato poco. Questo lo score in Bundesliga: Goetze 6 gol in 7 presenze, Lewandowski 4 gol in 7; Mueller 3 in 7; Ribery, appena rientrato, un gol in 2; Robben 3 gol in 5. Solo Pizarro e Shaqiri sono rimasti ancora a secco. Per limitarli sarà fondamentale l’apporto che Daniele De Rossi darà alla coppia di centrali difensivi (torna Manolas, squalificato in campionato, da decidere il compagno tra Mapou e Astori). Con De Rossi in campo, in 4 gare della Roma e due della nazionale, la «sua» difesa non ha subito nemmeno un gol. Ma domani sarà la prova più difficile. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera SPORT Sci al cancelletto L’Italia misura la sua rivoluzione Basket Cantù piega Avellino Bis di Varese Oggi Milano Via i d.t., squadre riviste, i velocisti restano il faro Si parte da Soelden La Coppa del mondo 20142015 parte sabato e domenica a Soelden con un gigante donne e uno maschile. Due austriaci, Hirscher e la Fenninger, detengono la coppa assoluta In Italia 5 tappe 40 prove maschili, 36 femminili. 5 tappe italiane: Gardena, Badia, Campiglio e S. Caterina tra i maschi, Cortina tra le donne. Finali a Meribel, dove si è infortunato Schumacher. Mondiali negli Usa I Mondiali (2-15/2015) si terranno a Beaver Creek/Vail Ancora prima di aprire il cancelletto di partenza (la Coppa del Mondo prenderà il via sabato e domenica a Soelden, con un gigante femminile e uno maschile), lo sci annota il k.o. di uno dei suoi fuoriclasse: Aksel Lund Svindal, 31 anni, collezionista di coppe e medaglie, una delle migliori espressioni della polivalenza sulle nevi, si è rotto il tendine d’Achille sinistro giocando a calcio con i compagni. È già stato operato, a Innsbruck, ma la sua stagione è terminata proprio come quella del nostro Manfred Moelgg, che un mese e mezzo fa subì un incidente analogo. Marcel Hirscher, che detiene la coppa assoluta — anche tra le donne l’inseguimento è all’Austria: il trofeo è di Anna Fenninger —, si ritrova un pericoloso avversario in meno e, anche nella prospettiva del Mondiale 2015 a Beaver Creek, aggiunge credito a un pronostico già favorevole. Ma queste sono le parrocchie degli «altri», dei più forti. Di quelli che hanno uno o più atleti «all around», mentre l’Italia — con la parziale eccezione (forse) della rientrante Goggia — è sempre alla ricerca di quella completezza che vale una candidatura per il vertice della classifica generale. Già, l’Italia. Da dove ricomincia? Da un saluto a Denise Karbon, ritiratasi, dal ricordo delle troppe medaglie di legno dei Giochi di Sochi e da una rivoluzione che è conseguenza della missione olimpica, al limite tra sufficienza e insufficienza, ma che è tutta da verificare. Flavio Roda, riconfermato presidente e stavolta chiamato a governare per un quadriennio pieno e non per due soli anni, ha eliminato la figura dei direttori tecnici, preferendo affidarsi a team manager dal profilo più amministrativo che riferiscono alla presidenza e al consiglio. In realtà, c’è una voluta ricerca di «discontinuità», parola di moda, evidentemente, non solo alla Ferrari. Claudio Ravetto, d.t. maschile, ha presentato un piano di lavoro, ma non è stato confermato; e c’è stato pure il divorzio da Jacques Theolier, allenatore dello slalom e del gigante. Salvo, invece, il «Ravet- Svindal k.o. Stagione già finita per l’asso norvegese Svindal: s’è rotto un tendine d’Achille 2ª giornata Così sabato Reggio Emilia 69 Cremona 70 Aggrappati a Innerhofer Christof Innerhofer e la squadra dei velocisti rimangono la migliore opzione per l’Italia nella nuova stagione dello sci, che avrà il clou a febbraio con i Mondiali in Colorado (Ap) Così ieri Cantù Avellino 74 65 Caserta Brindisi 69 78 Bologna C. d’Orlando 74 69 Pesaro Varese 85 96 Venezia Roma 74 57 Così oggi ore 20.30 Milano Trento Pistoia Sassari to» delle donne, Raimund Plancker: sarà lui a occuparsi dei gigantisti. Se fossimo a un tavolo da poker, potremmo dire che la puntata di Roda è «all in»: o la va, o la spacca. Ma se non funzionasse, non avrebbe più scudi protettivi: le scelte sono state sue. Ne valeva la pena? È su questo scenario, rischioso nonostante la qualità dei tecnici rimasti,da Rulfi, a Magoni e agli altri, che si giocheranno i destini azzurri. Ma per ora siamo un 1-x-2: punteremo ancora forte sulla velocità (Innerhofer, Paris che torna, poi Fill e Heel; e, tra le donne, la Goggia), su «minotauri» in evoluzione (Marsaglia e Casse, che si concentreranno su superG e gigante), su progetti di riscatto (Gross saprà trascinare gli slalomisti? Razzoli è ancora uno da oro?), su chi deve fare il salto di qualità (Nani e De Aliprandini in gigante), su nomi nuovi che fanno capolino, come Marta Bassino e Nicole Agnelli, 18 e 22 anni. Basterà? Lo speriamo. Di sicuro non ci sarà più spazio per gli alibi. Quanto alle medaglie di legno, si vedrà. Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA Classifica Brindisi Varese Venezia Sassari* Milano* Pistoia* Roma Cremona Reggio Emilia Cantù Trento* Bologna (-2) C. d’Orlando Avellino Caserta Pesaro *una partita in meno 4 4 4 2 2 2 2 2 2 2 0 0 0 0 0 0 Nel suo esordio al Pianella l’Acqua Vitasnella fatica a battere Avellino (74-65) in una gara stretta che si è dilatata soltanto nel finale. Una vittoria per ragionare con serenità anche sul lato oscuro della squadra: il suo osannato playmaker (?), Johnson-Odom, segna 20 punti (8/19) ma la sua valutazione (12) è inferiore a quella del compagno Hollis (17), che di punti ne segna soltanto 12. Mentre Pozzecco concede il primo bis con Varese che espugna Pesaro (85-96) — e con Diawara (24) ancora fuciliere scelto —, Brindisi si conferma squadra interessante e solida, capace di passare indenne (69-78) tra le insidie di Caserta. Il clou della domenica era però previsto a Venezia, dove l’Umana ospitava l’Acea Roma: ha vinto Venezia, che ha allungato nella parte finale dell’ultimo quarto dopo una partita in sostanziale equilibrio. Il gran finale di giornata, però, sarà questa sera (20.30) nei due posticipi che vedranno in campo Milano e Sassari reduci dalla prima delusione di Eurolega. La EA7 cercherà di congelare al Forum gli entusiasmi della neopromossa Dolomiti Energia Trento, mentre la Dinamo sarà tra le serre di Pistoia, dove coltivano anche piante velenose. Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 20 Ottobre 2014 SPORT Valentino si riprende Rossi Island 53 Ippica In Australia secondo centro stagionale dopo Misano, a nove anni di distanza Tripletta Yamaha nel giorno del flop Honda: «Me la sono proprio goduta» MotoGp 1. Rossi (Ita) Yamaha in 40’46’’405 2. Lorenzo (Spa) Yamaha a 10”836 3. Smith (Gbr) Yamaha a 12’’294 Mondiale 1. Marquez (Spa) 312 2. Rossi (Ita) 255 3. Lorenzo (Spa) 247 Moto2 1. Vinales (Spa) Kalex in 39’10”419 2. Luthi (Svi) Suter a 1’’329 Classifica 1. Rabat (Spa) 310 2. Kallio (Fin) 269 Moto3 1. Miller (Aus) Ktm in 37’25”209 Classifica 1. Marquez (Spa) 251 2. Miller (Aus) 231 Prossima gara 26/10 Gp di Malesia (Sepang) Terra di acrobazie mai viste, trionfi epici e amore assoluto di tutti gli australiani che una volta l’anno trasmigrano in massa per adorare solo lui, il Rider Supremo, Phillip Island è sempre stata una frazione di Tavullia. Ecco perché il successo di Valentino Rossi, il sesto su questo asfalto a 9 anni di distanza dall’ultimo nel 2005, non è una sorpresa ma l’ordine ricomposto, il padrone che si riprende la sua isola e ci ricorda nuovamente — ma ormai dovrebbero averlo capito tutti — che a 35 anni la vita di un atleta può ricominciare, se lo vuole e se un motore lo assiste. «Sapevo di essere ancora forte già prima di iniziare questo campionato». Così, dopo Misano, arriva Rossi Island, secondo successo del 2014, davanti a Lorenzo e a Smith. Una gran tripletta Yamaha nel giorno del flop Honda, con Pedrosa ritirato e il campione del mondo Marquez che a 10 giri dalla fine, in fuga solitaria, cade come un pollo e consegna le chiavi della corsa al maestro. Un regalo della fortuna? In questo sport non si ragiona così e men che meno a Phillip Island dove — per questioni di disegno del tracciato, affaccio sul mare e sbalzi di temperatura — le gomme sono delicate come fiori e basta niente per rotolare a terra, come si ricorderà per sempre il ducatista Crutchlow, scivolato a sei curve dal traguardo quando era secondo. «Questa è una delle piste più L’analisi di Arianna Ravelli e Giorgio Terruzzi affascinanti, difficili e tecniche del mondo — ha detto Rossi appena scioltosi dall’abbraccio del suo team in delirio —. Ci vuole bravura e coraggio». A queste qualità innate e mai intaccate dal tempo Rossi ha abbinato il lavoro di messa a punto nel box (dove si è presentato in visita l’ex capotecnico Jeremy Burgess, con il quale ci sono stati abbracci di pace e una cena sabato), la pronta reazione agli errori in qualifica e una condotta di gara perfetta: è risalito presto dalla quarta fila fino al terzo posto, ha raggiunto Lorenzo mentre Marquez Festa Valentino Rossi, 35 anni, sul podio di Phillip Island. È l’82a vittoria per l’italiano nella classe regina (Afp) fuggiva, ha dato spettacolo con un duello sulle punte con Jorge («Pensavo: oggi lo frego») e infine ha trasformato — cinico — in gol le palle perse dagli altri: gomma fallata di Lorenzo (avesse resistito, il duello sarebbe durato fino alla fine) e caduta di Marquez. «Peccato per loro». Non è vero, ma va bene lo stesso. Il grande bomber segna in rovesciata ma anche a porta vuota, ciò che conta non è solo essere grandi ma anche esserci al momento giusto, cioè «dieci anni dopo (in realtà nove, ndr) la mia ultima volta... Una soddisfazione doppia». All’82ª vittoria in 250 gare in top class (praticamente una su tre: considerando il biennio nero in Ducati, una statistica mostruosa), Valentino nelle ultime due gare proverà a gestire 8 punti su Lorenzo nella lotta per il secondo posto nel Mondiale. «Sfida aperta, una questione d’onore». Se ne riparlerà fra sei giorni in Malesia, altro luogo molto amato dove Rossi atterrerà con un dolce ricordo in più nella valigia: «A tre giri dalla fine ero piegato a oltre 200 km/h ed è spuntato il sole dietro le nuvole. È stato bellissimo, ma ancora di più lo è stato vedere i 7 secondi di vantaggio segnalatimi dal muretto. Se a Misano mi ero commosso, qui me la sono proprio goduta». Un altro passo è compiuto, verso dove chissà. Questo è un viaggio che non finirà mai. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Ferrari e la gran voglia di cambiare Tutte le mosse tra rischi e vantaggi Rompere col passato, in squadra e a livello politico per regole, motori e test MILANO Discontinuità. È questa la parola chiave utilizzata da Sergio Marchionne parlando della sua Ferrari da corsa. Una parola d’ordine che segnala la volontà di rompere con un passato avaro di gratificazioni sportive ma anche un termine inedito nella storia del Cavallino, basata su linee, filosofie, modi di agire tipici e inconfondibili. Una gran voglia di cambiare, dunque, che comporta qualche rischio rispetto alla tradizione, ma anche alle tempistiche tecniche richieste da una inversione di segno. Rischi che Marchionne valuta ampiamente, da correre comunque «non avendo nulla da perdere». Marco Mattiacci, in linea con il presidente, ha applicato un atteggiamento analogo sin dai suoi primi giorni da team principal, con l’intenzione di determinare un proprio modus operandi e di differenziarsi, nel contempo dallo stile di Stefano Domenicali. Il risultato di questo doppio atteggiamento di rottura offre, per ora, alcuni punti critici sia sul fronte interno, sia su quello politico. Mattiacci sta cercando, per ora senza successo, di apportare alcune modifiche al regolamento. La sua prima battaglia riguarda la possibilità di «scongelare» lo sviluppo dei motori durante la stagione. Su questo fronte ha incassato il no della Mercedes durante una tesissima riunione a Sochi e, pa- Il «capo» ● Marco Mattiacci, 44 anni a dicembre, dallo scorso 14 aprile è subentrato a Stefano Domenicali come team principal della Ferrari ● Già direttore della Ferrari Nord America (dal 2010), Mattiacci ha impostato il suo mandato all’insegna della discontinuità: di qui anche la separazione da Alonso radossalmente, una prima divergenza con lo stesso Marchionne: «Bisogna stare attenti... Se viene concesso lo scongelamento, la Mercedes potrebbe anche aumentare il suo vantaggio». Il che determina una sorta di confusione sulle priorità da perseguire. In questo senso, proprio Mattiacci ha preferito lasciare in secondo piano il tema dei test durante la stagione, un punto chiave della coppia Montezemolo-Domenicali, delegando spesso al solo direttore sportivo Massimo Rivola la rappresentanza Ferrari. Risultato: nel 2015 i test saranno ridotti. Resta sul tavolo la questione della terza macchina. Maranello si è sempre battuta su questo fronte. Il fatto è che ora, con l’incidente che ha colpito Jules Bianchi, viene a mancare proprio il pilota a cui sarebbe stata destinata la terza rossa. Ipotesi alternative? Nico Hulkenberg, legato alla Ferrari, interessato al posto di Raikkonen per il 2016. La discontinuità sul fronte piloti è evidente. Se ne va Fernando Alonso, arriva Sebastian Vettel. È stato lo spagnolo a proporre la separazione con due anni di anticipo sulla scadenza del contratto, frustrato dal passato, sprovvisto di punti di riferimento interni e diffidente circa la capacità di recupero tecnico in tempi brevi. La Ferrari non ha fatto nulla per trattenerlo, considerando ec- cessive molte richieste, non tanto di natura economica quanto sulla fame di potere dello stesso pilota all’interno del team. Il divorzio è il frutto di un muro contro muro su molti temi, dalle relazioni con gli sponsor (della Ferrari e dello stesso Alonso, impegnato nella composizione di una squadra ciclistica) alla scelta e alle mansioni di alcuni uomini Ferrari, a cominciare dal ds Rivola. Risultato: la partenza di Alonso — considerato il migliore — scontenta molti tifosi e molti uomini del team, tenta- Uomini e ruoli La nuova era Marchionne, il lavoro di Mattiacci, da Alonso a Vettel, la solitudine di Allison ti di seguire Fernando alla McLaren-Honda, impoverendo così la Ferrari. L’arrivo di Vettel pare una scommessa comunque confortante, mentre permangono grossi dubbi su Raikkonen, reduce da un Mondiale disastroso anche sul fronte dell’impegno. Ma il destino dell’intera Ferrari resta legato alla messa in pista della nuova macchina. Ogni potere tecnico sta nelle mani di James Allison. Il suo curriculum è di primo livello ma ora il d.t. inglese deve prendere decisioni su ogni tema in solitudine, con la spe- Il pilota ● Sebastian Vettel, 27 anni, ha vinto dal 2010 al 2013 il titolo mondiale della F1. Detiene vari record, tra i quali quello di pilota più giovane a imporsi ● Vettel, dopo un’annata nella quale ha subìto il compagno di team Ricciardo, sente che è il momento di lasciare la Red Bull: passerà alla Ferrari con un accordo da 75 milioni in 3 anni ranza che sia all’altezza di un compito così gravoso. La progettazione della nuova macchina, affidata al solito Nick Tombazis, resta il punto centrale perché proprio da qui sono arrivati i guai più seri degli ultimi cinque anni, mascherati nel 2014 dall’emergenza power unit. Dopo il licenziamento di Luca Marmorini, il settore motori è passato nelle mani di Mattia Binotto, che coordina il lavoro di Lorenzo Sassi e Wolf Zimmerman, arrivato dalla Mercedes. Due buoni progettisti ma non ancora dei veri e propri risolutori. È per questo che la Ferrari cerca di correggere il regolamento: ha bisogno di più tempo per lavorare sulle power unit. Con il rischio che questo tempo venga sfruttato meglio dalla concorrenza. «Discontinuità». Certo. Ma un conto è scuotere e motivare, un altro è ottenere risultati in tempi brevi, sotto una pressione dilatata dalla fretta. Il timore è che saltino equilibri interni delicati e alleanze con i poteri forti della Formula 1. C’è un solo modo per appianare ogni frenesia: vincere nel 2015. Il che rappresenta un’impresa molto ardua. Intanto, servirà chiarezza. Sul peso dell’eredità e sulle responsabilità della nuova gestione. A chi attribuire onori e oneri del Mondiale 2015? Meglio dirlo subito, onde evitare continui rimbalzi della palla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Jockey Club trionfano Dylan Mouth e il «sciùr» Villa MILANO «Io come Federico Tesio? Mi viene la pelle d’oca, non si riesce nemmeno a pensarlo». Il sciùr Villa, al secolo Felice Villa, pacioso broker meneghino, che a forza di fare l’assicurazione ai cavalli ha cominciato nel 1994 a comprarli prima in società con amici e poi da solo con la supertifosa figlia Federica, sorride imbarazzato a chi gli fa notare che da 82 anni non accadeva in Italia che la stessa scuderia di purosangue vincesse nella stessa stagione le più importanti corse per i cavalli d’ogni età (il Gran Premio del Jockey Club), per i maschi di 3 anni (il Derby), per le femmine di 3 anni (le Oaks), e per i puledri di 2 anni (il Gran Criterium). Sembrava impresa consegnata esclusivamente all’epopea del «mago di Dormello» Tesio, che — un ventennio prima di creare l’invincibile Ribot — con il suo socio marchese Incisa nel 1932 siglò con il cavallo Niccolò Pisano il Jockey Club dopo aver vinto con Dossa Dossi il Gran Criterium e dominato già anche il Derby e le Oaks con la campionessa Jacopa del Sellaio. Ma da ieri anche la scuderia Effevi di Villa — che quest’anno con l’allenatore Stefano Botti e il fantino Fabio Branca si era fregiata già del Derby grazie a Dylan Mouth e delle Oaks grazie a Final Score, nonché del Gran Criterium con Hero Look — ha eguagliato il poker ieri quando Dylan Mouth ha trionfato a San Siro (nella foto) davanti a 7.500 spettatori anche nel 92° Gp del Jockey Club sui 2400 metri, lasciando a 4 lunghezze il pesantista Duca di Mantova e ad altre 14 il derbywinner 2013 Biz the Nurse. «Lo comprai per 25.0000 euro quando aveva tre mesi», racconta Villa del purosangue che già guadagna quasi mezzo milione. Del resto Villa, vincitore di tre Derby e di tutte le classiche italiane tranne il Premio Parioli sempre sfuggitogli, è famoso nel mondo perché mai si era vista una scuderia che per tre anni consecutivi vincesse le Oaks del proprio Paese con tre figlie della stessa fattrice: mai, appunto, sino a quando a inanellare l’incredibile serie sono state le sue quadrupedi figlie della supermamma Holy Moon, e cioè Cherry Collect nel 2012, Charity Line nel 2013 e Final Score nel 2014. Ora per Dylan Mouth, rampollo dell’altra fattrice Cottonmouth allenata anni fa sempre dalla famiglia Botti, Villa coltiva il sogno non dei soldi a palate a novembre della Japan Cup, ma della gloria vera nel 2015 a Parigi nell’Arc de Triomphe. La corsa vinta nel 2007 da suo padre irlandese Dylan Thomas. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 20 Ottobre 2014 Corriere della Sera 54 Tv 0+%$ + <<?*'<3 .,? 5, 6 *',' 5,. 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Il romano Tortora coinvolge in un incidente stradale il milanese Bertolino. I due si ritrovano nello stesso ospedale. All’inizio si detestano; poi non possono che diventare amici. Impazienti Rai2, ore 21 Quella strada che unì l’Italia O ra diamo per scontata l’Autostrada del Sole, ma per molti italiani è stata un sogno. Stasera e domani, la miniserie racconta quell’avventura che ha appena compiuto 50 anni. A dare volto ai protagonisti ci sono Ennio Fantastichini che interpreta l’ing. Fedele Cova, amministratore delegato della Società Autostrade, e Giorgio Marchesi che è l’ing. Giovanni Nigro (personaggio di fantasia). La strada dritta Rai1, ore 21.15 De Rossi racconta i femminicidi A l via da stasera la nuova edizione del programma, condotto da Barbara De Rossi, che per primo si è occupato di violenza sulle donne. Amore criminale Rai3, ore 21.05 ($+$5 + 5' (0+3$ (/+45 (/+4$ ("+(5 ("+$$ ('+%5 45+4$ 4(+(5 + 5' & + + 5' + 5' + 5' + 5' + 5' + ('+%5 + .?+ ,<5'. 45+(5 + 5' < 45+%5 + 5' < 4(+(5 + 43+5$ 45(%+ 5' < (+5$ & + 4+%5 + .?+ ,<5'. ((+55 (4+55 (4+4$ (4+%$ (3+(5 (%+55 (%+45 (%+$5 ($+55 ($+5$ ($+(5 ($+$$ (0+%5 ('+55 ('+35 45+55 45+($ 45+3$ 4(+5$ 43+(5 4%+55 5+(5 (+5$ (+($ (/+55 (/+$5 ("+$5 ('+$5 45+($ 45+%5 4(+(5 44+55 43+55 (0 + 5' < 3+ 5' < 3+ 5' < , 5' < + * "'*+ + * "'*+ . 5' , 5' < + 5' < 45+(5 + <<?*'< 4(+(5 + + <<?*'< 3+ 3 + <<?*'< + <<?*'< + <<?*'< + + 3+ 3+ + <<?*'< 3 + + <<?*'< 4+ * "'*+ + .?+ ,<' + .?+ ,<' 3+ + + + <<?*'< + *'<B + .0 + .?'<'.,3 .,? 55 .66' + <<?*'<3 .,? ' %. 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Papa Montini è stato una figura fondamentale nel guidare lo sviluppo della Chiesa del ‘900, ma resta ancora molto da spiegare sulla profondità e sulla complessità della sua pastorale e del suo pensiero: nel documentario si è parlato di una «memoria offuscata» intorno ai quindici anni del suo papato. MADAGASCAR 2 Ben Stiller Animazione di sabato per Italia 1: per il film 1.629.000 spettatori, 6,5% di share +1" '' 3= 3, 38! 388 3!* 1(+)7 '' ,= ,98 ,98 3, 394 3!! 3!8 38, ,9! ,83 ,,4 ,99 ,8= ,88 ,, :1 % come quello in Uganda del 1969, al richiamo a un cristianesimo meno legato a simboli arcaici (rinunciò alla tiara papale), fino al compito di traghettare la Chiesa in anni difficilissimi soprattutto per la storia politica e sociale italiana. Come ha spiegato Paolo Mieli nel documentario «Il papa audace», trasmesso negli scorsi giorni da Rai Storia, la storia di Montini fu segnata in modo tragico dalla morte di Aldo Moro, che a Paolo VI era molto vicino e di cui il pontefice celebrò i funerali a bara vuota già malato e molto provato. Tra i suoi carismi non c’era forse la capacità di provocare gli entusiasmi popolari che aveva avuto Papa Giovanni XXIII, e a differenza dei suoi successori, da Wojtyla a Ratzinger a Bergoglio, che la tv e i media hanno seguito passo per passo amplificando ogni loro gesto, Montini è rimasto più nell’ombra. Un certosino lavoro d’archivio, ricostruzione e interpretazione, anche grazie alle voci di chi gli è stato più vicino (in questo caso il cardinale Etchegaray), si rivela una preziosa fonte di conoscenza sul suo papato, illuminandone gli aspetti più importanti. Dai viaggi nei Paesi più poveri del mondo, CASTLE Nathan Fillion Vincono le serie. Su Rai2 il sabato «Castle»: 2.058.000 spettatori, 8,3% di share © RIPRODUZIONE RISERVATA 1%(+ /:17+ '7%(+ /:17+ 98 +77+1 3 )+;(1 :+; %) 8, +77+1 ,! )+;(1 '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ %)+ (17& '07'% 21 %)71227 ''0)7%%'+) 1%)+ 11+ # -+171 +)%<%+)% % 7(-+ 27%' 2+'""%7+ ( )# -+22%%'% )% 2:'' -%):1 -%+;%""%) 2-12 2:' 1%:'% )<% %:'% %":1% % ';)7. (1+'& %' ;+17% 1+ 77%' 1 '1 ' 7(-17:1 2: 7:77 ' 1"%+)% -+171 '' -%+"" 2-12 2: +27 1%7%# )71'% ' : 1%-+171 '+'% );%7 22 /:+7 2:% +))% '-%)%. &%+ !$#((# ' : "1) -17 % 277+1% :1+-% -12)7 :) (-+ % '7 -122%+) # ()7%) 7(-+ 27%' 2+'""%7+ 2:'' )%2+' %1% /:'' %7'%) 2:% 277+1% : +1%)7'% "1) -17 % /:''% )71+$(1%%+)'% +1%)7'%. ' ':22+ -17:17+ 7')7%+ -%'+77+ '' -122%+) 02') -+17 7(-+ %)27%' 2: 7:77 ' <+) )71+$277)71%+)'% ' +)7%))7. $# #*"0 *"0'# ' +27 +1%)+ %')+ 1)7+ )<% 1%27 )+; +'+") %1)< 1:"% )+) 0/:%' +( (-+22+ -+'% 1% +7)< 7)<1+ '!# . 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