In edicola Fr. 2.– / € 1,35 ILTORNEO QUEI GESTI DA CAMPIONE DIVENTATI VERE ICONE Reuters 9 A PAGINA 15 ILCOSTUME LA FINLANDIA SI REGALA LA MEDAGLIA DI BRONZO Reuters MARIO MATT È IL NUOVO RE DELLO SLALOM SPECIALE MORO PAGINA 15 A PAGINA 27 Domenica 23 febbraio 2014 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 7 Reuters LAGARA 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 7 07 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) La tecnologia Lavoreremo anche da casa alla velocità della luce www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè ALLE PAGINE 30 e 31 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] L’analisi/1 La storia europea ha influenzato la Confederazione CHANTAL TAUXE L a risicata metà del Paese che ha vinto la votazione del 9 febbraio gonfia i muscoli: gli europei non hanno che da mostrarsi concilianti ed adattarsi ai desideri degli svizzeri. Vedremo. Le prime reazioni di Bruxelles e delle capitali indicano che il compito del Consiglio federale non sarà facile. Quel che appare chiaro, invece, è che gli svizzeri sottostimano sino a che punto le potenze europee, succedutesi negli ultimi secoli, hanno influenzato il corso della nostra storia. Fino alla caduta dell’Ancien Régime nel 1798, il nostro Paese è stato considerato come una zona cuscinetto. segue a pagina 11 “Ci tagliano la salute!” La rivolta dei sindaci della Leventina e della valle di Blenio: “Gli ospedali di Faido e Acquarossa non vanno mutilati. Cure di base e urgenze devono essere garantite” GUENZI, SCHIRA e SPIGNESI ALLE PAGINE 2 e 3 L’analisi/2 Berna non si dia la zappa sui piedi LORETTA NAPOLEONI D Corbis elaborazione Caffè L’inchiesta Migliaia di fucili e pistole non sono registrati Il lessico ostile della politica Il presidente Unia Renzo Ambrosetti A sorpresa i cattolici aprono a gay e divorziati LIBERO D’AGOSTINO P er i dizionari della lingua italiana, “frontaliere” è il lavoratore che quotidianamente deve varcare un confine per lavorare. Ma in Ticino la parola non ha più questo significato. Anni di assillanti campagne ne hanno manomesso l’accezione originaria. Qui, frontaliere è chi per quattro soldi ruba il lavoro ai residenti, chi viaggiando con la sua auto intasa le strade, inquina e, magari, posteggia abusivamente, paga meno tasse di quante dovrebbe pagarne e per di più non spende e non consuma nel cantone. Un flusso incessante di allarmi, appelli e richieste ha solidificato un sostrato emotivo di rancori, sedimentando nella percezione comune e nel linguaggio politico questa immagine del frontaliere. segue a pagina 29 L’intervista Lasvolta deifedeli Il Ticino come un arsenale, un’arma ogni sette abitanti Ti-Press Basta stranieri. Basta frontalieri. Basta padroncini. Basta mendicanti. Basta artisti di strada... Ora basta, però! L’analisi/3 RDB Ilpizzino opo il no all’immigrazione, la Svizzera è diventata la bandiera dei partiti nazionalisti europei. Dalla francese Marie Le Pen all’olandese Geert Wilders, all’inglese Nigel Farage, la destra anti europeista esulta all’idea che un simile risultato possa essere raggiunto in casa loro. Si tratta di atteggiamenti che abbiamo già visto in un contesto ben diverso da quello attuale. Non dimentichiamoci che la xenofobia appartiene a quell’Europa razzista che, nella sua follia segregazionista, ha portato guerra e distruzione all’intero continente. Allora, come oggi, la Svizzera è sempre un’isola felice. segue a pagina 13 “Il salario minimo contro imprenditori senza più regole” A PAGINA 7 SPIGNESI A PAGINA 7 A PAGINA 11 IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 3 La reazione LA SANITÀ “I cittadini chiedono di curarsi nelle strutture oggi più efficienti” Gli ospedali nelle valli “Ci tagliano la salute, cure di base e urgenze devono essere garantite” “I Una chance “Avere la riabilitazione nel somatico acuto è una chance notevole” La rivolta dei sindaci della Leventina e valle di Blenio, gli ospedali di Acquarossa e Faido non vanno mutilati PREVISIONE DEL NUMERO DI PAZIENTI 2010 2020 PREVISIONE GIORNATE DI DEGENZA Differenza 2010 2020 57.602 58.591 1.7% Somatici acuti 413.917 338.046 -18.3% Riabilitazione 2.029 2.919 43.9% Riabilitazione 58.036 74.781 28.9% Psichiatria 2.380 2.571 8.0% Psichiatria 96.569 87.989 -8.9% TOTALE 62.011 64.081 3.3% TOTALE 568.522 500.816 -11.9% la sanità in NUMERI I VERTICI Il direttore generale dell’Ente ospedaliero cantonale, Giorgio Pellanda, e il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, Paolo Beltraminelli Differenza Somatici acuti IL CONFRONTO CON IL VALLESE L’INVECCHIAMENTO E I COSTI SANITARI 2010 uomini 1998 uomini 2010 donne Disponibilità ospedaliera nel canton Vallese 1998 donne 16.000 -1,8% giornate di degenza Le giornate di degenza acute nel 2012 sono diminuite dell'1.8%, pari a 300'492; nel 2011 erano 305’860 +5,1% pazienti ambulatoriali Clinica (geriatria) Ospedale Ospedale 101 75 208 letti letti 4200 dipendenti 12.000 Visp Ospedale 111 Nel 2012 i pazienti curati in ambulatorio sono aumentati del 5.1%, pari a 294'180, nel 2011 erano 279’985 A letti Z giornate degenza riabilitativa Da anni l’obiettivo è, giustamente, quello di contenere la spesa sanitaria per il Cantone, solo per le ospedalizzazioni in Ticino si aggira attorno ai 300 milioni di franchi l’anno. “Con il nuovo finanziamento degli ospedali si rivelerebbe economicamente impossibile mantenere gli attuali posti letto di medicina di base - ricorda Pellanda -. “Si tratta di attuare un modello di finanziamento già in vigore in tutti gli altri cantoni”. Ad avvalorare la necessità di diminuire i letti nella medicina di base c’è il fatto che già oggi molti interventi vengono fatti ambulatoriamente, senza alcun ricovero. Non per niente in dieci anni in questo settore i ricavi sono cresciuti del dieci per cento. Di conseguenza è scesa la durata media della degenza nel somatico-acuto, oggi di 7.02 giorni; nella riabilitazione è di 29.32 giorni. E l’ invecchiamento della popolazione ci sarà sempre più bisogno di strutture che garantiscano cure sub acute o di convalescenza. “Altri cantoni se lo sognano un impianto sanitario come il nostro”, aggiunge orgoglioso Beltraminelli. “Ad Acquarossa e Faido sarà garantita la presenza di medici e di visite specialistiche”, sottolinea Pellanda. Medici e specialisti che sempre meno scelgono di lavorare in periferia. “Tornando al discorso iniziale - aggiunge il direttore dell’Eoc -, il paziente stesso sceglierà la struttura dove ha la certezza di essere ben curato. È vero che per alcuni malati più a rischio, la degenza potrà durare un po’ di più, ma questo per evitare un via vai dalla struttura sub acuta a quella acuta”. p.g. primi a rendersi conto dell’importanza di avere un centro attrezzato e moderno sono gli stessi abitanti delle Tre Valli. Già oggi, se hanno un problema di salute minimamente serio non bussano certo alla porta del pronto soccorso dell’ospedale di Faido o di Acquarossa, ma vanno direttamente a quello di Bellinzona”. Smorzano i toni Giorgio Pellanda, direttore generale dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), e Paolo Beltraminelli, ministro della Sanità. “Nessuno vuole tagliare la salute! - sottolinea Pellanda -. Capisco bene che dà sicurezza avere a due passi da casa una presenza sanitaria, ma guardando in prospettiva tutto ciò non è più economicamente sostenibile”. Il direttore dell’Eoc accetta le rimostranze dei sindaci, ma li invita a guardare il bicchiere mezzo pieno: “Questa è una chance notevole, avere a Faido una clinica per la riabilitazione nel somatico acuto è fantastico - insiste -. I tempi cambiano. Una volta ad Acquarossa e Faido c’era la chirurgia, oggi ciò non è più pensabile”. La via è tracciata e difficilmente cambierà. Il ragionamento è semplice: “Solo l’ospedale acuto può avere la medicina di base. E l’ospedale è acuto se ha un pronto soccorso, ma con tanto di medicina intensiva o cure continue, e quindi pure la presenza di specialisti”, chiarisce Pellanda. E tutto ciò costa. Troppo. letti 8.000 TE N Brig N DE Monthey 0 Età Sion Ospedale I l bisturi della Pianificazione ospedaliera 2015, che prevede di declassare cinque ospedali, ha inciso nella carne viva della sanità cantonale. Va bene tagliare servizi e riconvertire istituti per evitare inutili e costosi doppioni, ma dalla Leventina e dalla valle di Blenio adesso gridano “basta!”. “Così ci tagliano la salute”, reagiscono preoccupati i sindaci dei Comuni interessati, che pretendono di mantenere un minimo di posti per la medicina di base e il pronto soccorso diurno. “Stiamo valutando le contromi- Al di là della cruda realtà emersa con la presentazione della Pianificazione 2015 - la riconversione per cinque nosocomi in istituti di cura per ricoveri subacuti e convalescenza, tra cui appunto Acquarossa e Faido resta la speranza che quando il centinaio di pagine della pianificazione ospedaliera finirà sui tavoli del parlamento qualcosa cambierà. “Va bene risparmiare, “Il pronto soccorso è necessario nelle zone discoste, sennò ogni volta dovremo far capo all’ambulanza” Lo scontro 179 letti sure per farci portar via il meno possibile - afferma Marino Truaisch, sindaco di Blenio, che ha già chiesto un incontro con il ministro della Sanità Paolo Beltraminelli -. Vogliamo capire quali e quanti ‘pezzi’ Acquarossa perderà”. C’è chi spera nell’aiuto della politica, come il sindaco di Serravalle, Luca Bianchetti: “Ho già mobilitato i gran consiglieri delle Tre Valli - spiega . L’unica nostra arma è politica, quindi dobbiamo sperare che il Parlamento modificherà qualcosa a nostro favore quando discuterà la Pianificazione”. Contro l’incerto futuro di questi due ospedali si batte da tempo anche il Movimento per il socialismo (vedi a fianco). P ubblica e diffusa sul territorio. Dalle città sino alle valli di periferia. Non ci sono alternative per Matteo Pronzini, granconsigliere del Movimento per il socialismo (Mps). “La sanità è un diritto di tutti. Non ci possono essere cittadini di serie A e cittadini di serie B - afferma-. Ma soprattutto la politica della salute non può procedere per logiche ragionieristiche di risparmi”. Ecco perché l’Mps si batte contro il declassamento degli ospedali di Faido e Acquarossa. “Stiamo parlando di un bacino d’utenza di 30mila persone - dice , di centri molto distanti tra loro e da Bellinzona dove si troverà il primo ospedale davvero attrezzato”. L’Mps contesta la filosofia di fondo della nuova pianificazione ospedaliera presentata recentemente dal consigliere di Stato Paolo Beltraminelli e che presto sarà in di- 153 letti Ospedale 212 letti riconvertire, evitare doppioni, ma così ci tagliano davvero la salute - rincara Bianchetti -. Non possiamo stare zitti e subire. Ci siamo detti che dobbiamo reagire tutti insieme”. Reagire è la parola d’ordine anche di Roland David, sindaco di Faido: “La riabilitazione è confermata e va bene, ma qualcuno di quei 30 posti di medicina di base lo vogliamo mantenere - avverte -. La maggior parte della nostra popolazione è anziana, più soggetta a brevi ricoveri. La mandiamo a Bellinzona, con tutti i disagi facilmente immaginabili?”. Il ridimensionamento dell’ospedale di valle, ritenuto eccessivo, ha già spinto il consiglio comunale di Faido a mettere nero su bianco le sue perplessità in una risoluzione. Preoccupato, pure, del pesante onere finanziario che si Il deputato mps Pronzini promette battaglia contro le riduzioni “Sulle trasformazioni deve decidere il popolo” Truaisch: “Stiamo valutando le contromisure per farci portar via il meno possibile, vogliamo capire quanti e quali ‘pezzi’ perderemo” Ospedale Martigny Fonte: Eoc PATRIZIA GUENZI Sierre SaintMaurice 4.000 0-18 19-25 26-30 31-35 36-40 41-45 46-50 51-55 56-60 61-65 66-70 71-75 76-80 81-85 86-90 91+ pazienti acuti +5,5% Le giornate di degenza riabilitativa nel 2012 sono aumentate del 5.5%, pari a 27'782; nel 2011 erano 26'322 Costi per assicurato in fr. +0,9% Nel 2012 i pazienti acuti nell’Eoc sono aumentati dello 0.9%, pari a 38'498, nel 2011 erano 38’146 Il direttore dell’Eoc e il ministro Beltraminelli smorzano i toni e spiegano... scussione in un gruppo di lavoro del parlamento cantonale che verrà creato ad hoc. “Già il fatto che non se ne discuta in commissione sanità, cioè nella sua sede istituzionale, mi pare grave. Evidentemente il governo non si fida. A questo punto - prosegue Pronzini - noi diciamo che prima ancora che venga lanciato il messaggio sulla nuova pianificazione la parola deve passare al popolo”. L’Mps ha già lanciato una raccolta di firme, ma punta soprattutto a sbloccare l’iniziativa popolare “Giù le mani dagli ospedali”, sottoscritta da ottomila ticinesi, attualmente ferma nella commissione Sanità in Gran Consiglio. “La gente deve potersi esprimere. Si sta decidendo di riorganizzare uno dei servizi essenziali per la vita delle famiglie. E si sta decidendo con una logica penalizzante per la po- polazione. Perché da una parte si accentrano importanti servizi e reparti nelle principali città e dall’altra si spostano cure sul settore privato a discapito del pubblico”. Un’interpretazione che, tuttavia, il ministro Beltraminelli ha già respinto, affermando che a Faido verrà garantita la rialibilitazione e ad Acquarossa la fase post acuta, e che entrambe le strutture lavoreranno in rete con l’ospedale di Bellinzona. “Io - conclude Pronzini - non ci credo. Trasformare le due strutture è solo il primo passo per poi smatellarle, svuotarle e declassarle lasciando poche, essenziali prestazioni, comunque insufficienti per un territorio così vasto. Un’operazione, a quanto ho sentito da alcuni colleghi deputati in una riunione a Bellinzona, che non piace a nessuno”. m.sp. abbatterà sulle casse cittadine. Nel caso di un ricovero in un istituto di cura, infatti, il paziente dovrà pagare il 10% del costo della degenza, e una parte sarà anche a carico dei Comuni. “Con un aggravio totale di circa 15 milioni di franchi l’anno precisa David -. Pessimo affare, in un periodo di finanze comunali non certo floride. Francamente non comprendiamo questa differenza di trattamento nella copertura dei costi fra ricovero ospedaliero acuto o di convalescenza”. L’ipotesi di un sovraccarico per le casse comunali non sta bene nemmeno al sindaco di Acquarossa, Ivo Gianora: “Non solo avremo meno sanità, ma ci costerà anche di più”, afferma battagliero, ribadendo la volontà di ottenere qualche posto letto di medicina di base. E non solo. “Vogliamo anche il pronto soccorso, un servizio più che necessario in una zona periferica come la nostra”, aggiunge, sostenuto dal collega di Serravalle. Insomma, i sindaci protestano e chiedono garanzie. Mantenere qualche posto letto di medicina di base e il pronto soccorso è, per loro, fondamentale in una realtà di valle, dove i medici di famiglia sono sempre più anziani e destinati prima o poi a chiudere lo studio. “Stiamo solo chiedendo una sanità efficiente, senza essere costretti a chiamare l’ambulanza - conclude Truaisch -. Perché allora sì che tutto ciò sarebbe contrario al principio di risparmio!”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Fonte: Canton Vallese Il confronto Il “Réseau santé Valais” rispetto alla situazione ticinese concentra i suoi servizi nei poli urbani Il Vallese sceglie le città in pianura Da Briga a Monthey tre centri sanitari divisi in dieci istituti MASSIMO SCHIRA I La n Vallese, della salute ci si occupa… in pianura. Mentre in Ticino sono d’attualità le proteste delle Tre Valli e ancora non sono dimenticate quelle di Cevio per i nuovi indirizzi della sanità cantonale, da Briga a Monthey la riorganizzazione territoriale è già una realtà da qualche anno. In un cantone simile al Ticino per la presenza di valli laterali e piuttosto discoste, così come per la presenza concentrazione turistica, i 312 mila abitanti circa sono inseriti in un sistema sanitario pianificato su tre centri ospedalieri cantonali, che formano il “Réseau santé Valais” (Rsv). Tutti, però, sono assegnati ai principali poli urbani del cantone. Di fatto, le autorità sanitarie non hanno fatto altro che sfruttare la divisione del cantone in Le specialità più complesse sono concentrate in struttre adatte, come quella di Sion alto, medio e basso Vallese per dividere in tre anche la pianificazione ospedaliera. Dieci istituti medico-tecnici formano la struttura globale, che garantisce alle tre regioni del cantone un ventaglio completo di prestazioni ospedaliere. Il concetto elaborato a partire dal 2004 e rivisto nel 2008 si basa su alcuni principi validi per ciascuno dei tre “centri”: ripartizione delle discipline con divisione tra casi complessi e non programmati e casi leggeri o programmati; centralizzazione di alcune discipline su un solo sito a livello cantonale; mantenimento dei blocchi operatori e del servizio d’urgenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 nei sei ospedali acuti che formano il “Réseau”, ma con un solo istituto per centro ospedaliero (quindi 3 in totale) con il blocco operatorio aperto la notte e il fine settimana; mantenimento delle cure intensive in un solo istituto per centro ospedaliero. Una scelta che non è stata indolore, visto e considerato che tra il 1992 e il 2003 in Vallese sono stati cancellati ben 400 posti letto acuti in tutto Nella “geografia sanitaria” vallesana, si nota chiaramente come le scelte sull’ubicazione del “Rsv” abbiano favorito i centri. Percorrendo idealmente la strada che segue il corso del Rodano, si vede come gli ospedali siano collocati a Briga, Visp, Sierre, Sion, Martigny, Aigle (Chablais) e Monthey. Tutte città e cittadine di pianura. Una scelta chiara, basata sulla necessità di avere una massa critica sufficiente di pazienti e garantire così la qualità delle cure e nel contempo migliorare l’attrattività anche per medici e personale specializzato. Anche i risultati della ristrutturazione ospedaliera vallesana sono interessanti. Innanzitutto i pazienti che hanno risposto ad un sondaggio del Cantone si sono detti ampiamente soddisfatti della qualità delle cure ricevute. A livello finanziario, le autorità sanitarie sottolineano che riorganizzazione ha contribuito in modo decisivo al contenimento dei costi di gestione del “Rsv”. La suddivisione Una riorganizzazione che ha portato il cantone malgrado la crescita demografica, l’invecchiamento della popolazione, le maggiori aspettative dei pazienti e lo sviluppo della medicina - ad incidere meno che in passato sui premi di cassa malati. [email protected] Q@MassimoSchira Martigny, come ogni regione del cantone, mantiene le principali prestazioni 4Œ ł'`Œ˛½ „Õł\འ~\ ¬½˛Å O¬\ Û½Õ©Õ'Û\ ©'Õ à'Å K½Œ½ ©'Õ jÕ'ö' à'ł©½ z ŒŒ˛¬˛ Õ\tt½`Œ˛ ˛ j½ àའtt ˚' ' Õ˛à˛Õ\ ˛Œ ©\ \àî˛à½Å Û½Õ © Õ ' Û \ ` Õ <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMTcxNwAAHz7wng8AAAA=</wm> <wm>10CFXKoQ6DQBAE0C_ay©zcHHt0ZYMjCII_01Tz_wqoq3jurWušgp_3sh3Lng6XrCoUyE4WKNKpKFSC7rzDCzMr6©Tx9wšINgPjOQaa©©hGN7XRJ7FB5fx8LxbsIpF1AAAA</wm> 1˛¬½ \ŒŒÔþþÅãÅèÿþ‰ ©'Õ ½`¬˛ èÿ ‚Õ\¬t˚˛ ~˛ Û©'Û\ Õ˛t'ö˛ î¬ j½ŒŒ˛¬½ ©Õ'ÛÛ½ àîàà' Œ' t\ÛÛ' ~'˛ Ûî©'Õł'Õt\à˛ =˛`Õ½Û Â\Œ ł\ÛÛ˛ł½ þÿ j½ŒŒ˛¬˛ ©'Õ \tËî˛Ûà½{ ‚˛¬½ \ 'Û\îÕ˛ł'¬à½ ~'ŒŒ½ Ûà½tØÄÅ ;\ t\Õཌ˛¬\ t½ł©Œ'à\ ~˛ àîàà˛ ˛ j½ŒŒ˛¬˛ ©î° 'ÛÛ'Õ' t½¬Û'`¬\à\ ˛¬ àîàà' Œ' ‚˛Œ˛\Œ˛ =˛`Õ½Û ‚˛¬½ \Œ þŸÅãÅèÿþ‰ ˛¬ t\łj˛½ ~˛ î¬ ©\tt˚'àའt½¬à'¬'¬à' ©Õ½~½àà˛ ~˛ îÛ½ Ëî½à˛~˛\¬½ ~'Œ ö\Œ½Õ' ~˛ t˛Õt\ èÿ ‚Õ\¬t˚˛Å @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ Û½Œ½ ‚˛¬½ \ 'Û\îÕ˛ł'¬à½ ~'ŒŒ½ Ûà½tØÅ OŒà'Õ˛½Õ˛ ˛¬‚½Õł\ù˛½¬˛ Ûî òòòŬ½˛‚˛Õł˛\ł½˝¬½˛`\Õ\¬à˛\ł½Åt˚Å IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 l’accordo 1 ELEZIONI PRESIDENZIALI ANTICIPATE Si dovranno tenere quando la nuova Costituzione sarà stata approvata e adottata, comunque al più tardi nel dicembre del 2014. 2 RESTAURAZIONE DELLA COSTITUZIONE Entro 48 ore della firma dell’accordo si deve approvare una legge che ripristini la Costituzione in vigore nel 2004, che limitava i poteri presidenziali. 3 GOVERNO D’UNIONE NAZIONALE I firmatari dell’accordo s’impegnano a creare una coalizione e un governo d’unità nazionale entro dieci giorni dal rispristino della Costituzione. 4 LIBERTÀ GENERALI Le autorità si impegnano a non instaurare alcun stato d’allerta e il Parlamento dovrà approvare una nuova legge per un’amnistia generale. 5 mondo LE MAPPE UCRAINA La guerra civile LUIGI BONANATE Conflitti ovunque e non c’è via d’uscita Reuters Una popolazione di 46 milioni e un territorio grande quasi quanto la Spagna. È una nazione che potrebbe competere con molti Stati Ue. Ma a Kiev... Una polveriera di violenza e ricchezza La potenza economica dell’Ucraina tra il “disinteresse” europeo e l’ambizione di Putin LORETTA NAPOLEONI Il mondo assiste sbigottito agli scontri in Ucraina, alla fuga del presidente Viktor Ianukovich, al nuovo governo “autogestito”, alla liberazione della leader dell’opposizione Iulia Timoshenko e a tutti i frutti creati dall’avvicendarsi di governi corrotti in una nazione potenzialmente ricca. È questo l’ultimo tra i clamorosi fiaschi del processo di democratizzazione dell’ex blocco sovietico, tanto che si parla di un nuovo capitolo della guerra fredda. Come siamo arrivati a tanto e chi sono i responsabili di quello che per molti è un ritorno all’incubo del passato? Iniziamo dal ruolo che l’Ucraina copre nell’ambizioso progetto di Putin: ricreare l’Unione Sovietica secondo i principi della sua dottrina. Senza l’Ucraina, una nazione, almeno sulla carta, democratica e che vanta legami commerciali con l’Unione europea, la Federazione russa assomiglierebbe al “who is who” dei dittatori asiatici. Con una popolazione di 46 milioni ed un territorio grande quasi quanto la Spagna, questa è potenzialmente una nazione che, se ben gestita, potrebbe rivaleggiare con molti Paesi Ue. Al momento produce missili balistici intercontinentali, rampe di lancio per astronavi, ospita una delle industrie di super-aeroplani, più grandi dei jumbo, dispone di una popolazione molto istruita e gode di vastissime distese agricole dotate di terreno eccezionalmente fertile. È chiaro che se non si trattasse di un’ex regione sovietica e di uno Stato che confina con la Russia, l’idea di entrare nella sfera d’influenza dell’Unione europea, per poi farne parte, sarebbe più che logica. Il mercato occidentale (Usa più Europa) vanta 800 milioni di persone per un valore di 34 mila miliardi di dollari, un mercato con il quale l’Ucraina confina. La Russia, insomma, a confronto è solo un mercatino. Ma per le nazioni ancora intrappolate nella rete di Putin la logica economica non funziona. Sorprende che l’Unione europea abbia in passato ignorato queste verità. In fondo le prove generali di quanto sta accedendo in Ucraina si sono svolte in Georgia nel 2008, quando il tentativo di questa nazione entrare a far parte della Nato è sfociato in una guerra con Mosca. Un conflitto che ha lasciato le regioni separatiste occupate dalle truppe russe. Allora come oggi l’Occidente é rimasto fermo, non si é mobilitato in difesa di chi voleva farne parte. L’Unione Europa si é comportata come la Nato, facendo i conti senza l’oste. Bruxelles ha creduto alle promesse di un presidente, frutto di quel processo di smantellamento sovietico che ci ha regalato gli oligarchi, i politici ex membri del Kgb e che ha permesso alla criminalità più incallita di scalare le vette di pseudo democrazie. Ex rapinatore e carcerato, Yanukovich ha usato gli accordi di libero scambio siglati dall’Ue per ottenere da Putin garanzie politiche, denaro (15 miliardi di dollari per evitare la bancarotta) ed una serie di concessioni sulle importazioni di gas naturale. Putin ha concesso quanto chiesto per consolidare la sua posizione egemonica sulla regione. I giochi politici hanno fatto esplodere la contestazione e la violenza in un Paese che, da vent’anni, non riesce a trovare un equilibrio duraturo sotto la bandiera democratica. Un braccio di ferro tra Est ed Ovest, ma la domanda che si pongono un po’ tutti è: chi vincerà questa volta? Per rispondere basta concentrarsi sui perdenti, prima fra tutte l‘Unione che ha gestito malissimo la situazione. Spinta dall’idea di espandersi ad est non ha fatto i conti con la nuova potenza russa. Obama, in questa storia, vuole evitare di contrariare Putin; perché cerca con lui un accordo sulla questione siriana, più importante per gli equilibri geopolitici che stanno a cuore a Washington. E Putin? Certo è che gli scontri a fuoco a Kiev hanno offuscato il trionfo dei Giochi di Sochi, che dovevano essere il suo coronamento. Ma solo agli occhi di noi occidentali, i seguaci ed i sottomessi al nuovo Zar non se ne sono neppure accorti. daBruxelles daKiev daNewYork Rosa Balfour: “L’Ue si è mossa ma in ritardo” La Timoshenko viene liberata e va in piazza I veti incrociati paralizzano le istituzioni LORENZO ROBUSTELLI da BRUXELLES GIUSEPPE AGLIASTRO da KIEV ALESSANDRA BALDINI da NEW YORK Un segnale forte, certamente giunto in ritardo, ma che può essere una pietra miliare nella politica estera europea. Così Rosa Balfour, direttore del programma di studi sulla politica estera dell’Unione europea del prestigioso think tank brusséllese European Policy Centre (Epc), giudica la mediazione svolta dall’Unione per giungere ad una tregua (e, possibilmente, a una soluzione) nella crisi ucraina. “Il fatto che a Kiev siano andati i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia, insieme, rappresentando una unica posizione fatta propria da tutta l’Ue, è un evento di grande importanza, che dimostra che l’Unione, quando decide di farlo, riesce ad agire sul piano internazionale”, sostiene Balfour. Che questi tre ministri, Laurent Fabius Framk-Walter Steinmeier e Radoslaw Sikorski, abbiano svolto un ruolo che in teoria avrebbe dovuto essere dell’Alto rappresentante per la politica Estera Catherine Ashton non preoccupa Balfour: “Se loro sono andati, e loro tre non sono tre ministri a caso, ma rappresentano i Paesi che più hanno a che fare con l’Est Europa e la Russia, significa che c’era tutta l’Europa dietro alla loro iniziativa. Ashton, d’altra parte, era impegnata in importantissimi negoziati in Iran, non può essere ovunque. L’importante è la voce unica dell’Europa, non che a portarla sia sempre la stessa persona”. Certo è, spiega la politologa, che “tutto quanto è successo probabilmente lo si poteva evitare. Dal 30 novembre, quando sono iniziate le proteste e la repressione, fino alla metà delle settimana passata, l’Ue non ha mai minacciato le sanzioni, che, nel linguaggio della diplomazia vuol dire mettere in guardia dal fatto che usare la violenza non può essere una scelta senza conseguenze”. Ora la questione sarà chiarire le relazioni con la Russia, quasi del tutto saltate in questi mesi. “Gli Stati dell’Ue non erano pronti a quel che è successo, alle scelte di Mosca,anche perché si avevano posizioni molto diverse. Ora - conclude Balfour - è il caso che questa unità ritrovata venga coltivata”. I proiettili dei cecchini sono precisi, sparati con perizia assassina: colpiscono le loro vittime alla gola, alla testa, al cuore. Il loro obiettivo è uno solo: uccidere. Senza lasciare scampo. I combattimenti tra gli insorti e la polizia che hanno sconvolto il centro di Kiev tra il 18 e il 20 febbraio sono la pagina più buia della storia dell’Ucraina indipendente, la più tragica. I morti sono stati almeno 80 secondo le stime ufficiali, e tra loro ci sono tantissimi manifestanti, abbattuti come birilli ad un tiro a segno. Ma ci sono anche dei poliziotti: sedici sembra, alcuni secondo il governo - uccisi da colpi di arma da fuoco. E in effetti qualche pistola gira tra gli insorti. Dopo questa carneficina che ha suscitato sdegno in tutto il mondo, il Paese rischia di spaccarsi. Nella notte tra il 21 e il 22, il presidente ucraino Viktor Ianukovich - il nemico numero uno della piazza antigovernativa - è volato con alcuni fedelissimi a Kharkiv, nella parte russofona del Paese, dove le proteste sono molto meno forti che nella capitale e nelle nazionaliste regioni occidentali. Abbandonando Kiev e gridando al colpo di Stato, Ianukovich ha lasciato il potere in mano all’opposizione, almeno nella capitale. Il braccio destro di Timoshenko, l’ex capo dei servizi segreti Oleksandr Turcinov, è già stato eletto premier ad interim e presidente del parlamento, mentre i deputati del partito delle Regioni stanno abbandonando la nave che affonda, per cui in parlamento si è già formata di fatto una nuova maggioranza. L’organo legislativo ha anche deciso di liberare la leader dell’opposizione in carcere Iulia Timoshenko, condannata a sette anni di reclusione nel 2011 in un processo che molti osservatori ritengono di matrice politica, e l’ex ‘pasionaria’ della Rivoluzione arancione ricoverata in stato di detenzione a Kharkiv, la stessa città dove si è rifugiato Ianukovich, è scesa subito in Piazza con i suoi sostenitori. E lì, al confine con la Russia, il presidente ucraino conta ancora qualcosa. Intanto, il rischio di una guerra civile è sempre più forte, e i deputati orientali e meridionali ucraini fedeli a Ianukovich riunitisi a Kharkiv hanno già dichiarato “illegittimo” il governo di Kiev. L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, chiamato in causa come possibile mediatore, si e’ tirato indietro. “Una sola persona non ha senso, serve un’istituzione che parli con tutte le parti”. Ma mentre Kiev brucia, il Palazzo di Vetro che fa? Ban Ki-moon a New York condanna e chiede di porre pienamente in atto l’accordo raggiunto e “as soon as possibile”, il prima possibile. Per il capo dell’Undp Helen Clark, sua probabile successore nel 2016, quel che sta succedendo in Ucraina é comunque “una tragedia”, mentre il commissario per i Diritti umani, Navi Pillay, chiede un’ indagine “urgente e indipendente”. Gli europei alle Nazioni Unite studiano una possibile azione del Consiglio di sicurezza. I“Quindici”, massimo organo globale per il mantenimento della pace, secondo il portavoce della presidenza di turno lituana,toccheranno il tema durante un briefing dei rappresentanti Ocse il 24 febbraio. Mosca sostiene il presidente Yanukovich, Europa e Usa (almeno di facciata) stanno con gli oppositori che si fanno ammazzare in piazza. È il solito gioco dei veti incrociati che ha tenuto in scacco in questi stessi giorni la risoluzione umanitaria sulla Siria. Mentre il pressing di Bruxelles e di Washington si traduceva in sanzioni mirate, il Cremlino é tornato a fare la voce grossa. Da Baghdad, dove si trova in visita ufficiale, il ministro degli esteri Serghei Lavrov, ex ambasciatore di lungo corso al Palazzo di vetro, si scaglia contro gli occidentali, le cui capitali “stanno tentando di influenzare la situazione, la copertura dei fatti ucraini da parte dei media occidentali è fortemente distorta”. Ed é così che al povero ambasciatore di Kiev all’Onu, Yuriy Sergeyev, “sotto shock” per quanto sta accadendo in patria, non resta che alzare bandiera bianca. “Tutta la mattina, tutta la notte l’ho passata al telefono - ha confidato ad al Jazira - a parlare con mia madre, mia sorella, i miei amici e i colleghi di università che sono con i loro studenti nelle strade”. L’inquietudine dilaga nel mondo. Il Venezuela del dopo-Chavez non si è ristabilizzato e dopo qualche mese di incertezza sta sprofondando in una guerra civile. L’Africa sub-sahariana (specialmente Mali e Repubblica centro-africana) sono in preda a sussulti di violenza inaudita, che le truppe francesi inviate dalla potenza ex-coloniale, su mandato Onu, non riescono a sedare. In Egitto il dopo-Morsi, con la relativa (per ora) sconfitta dei Fratelli musulmani, è costellato di attentati grandi e piccoli. In Iraq e in Libia scontri quotidiani tra fazioni impediscono la ricostruzione di Paesi devastati dalle rispettive guerre civili (internazionalizzate). Leggiamo poi anche che in Corea del Nord la brutalità delle repressioni in atto denunciano l’incapacità del regime di mantenere il potere. L’elenco potrebbe continuare, ma naturalmente in cima alle nostre attuali ansie si trovano la Siria, da un lato, e l’Ukraina dall’altro. Conflitti molto diversi tra loro, ma che per le loro dinamiche non possono che farci temere che l’andamento di certe situazioni, dalle quali nessuno al mondo (e questa è una notizia non da poco) sa come uscire, produca delle derive irrefrenabili e capaci di diffondere i loro germi a macchia d’olio. Dove si fermeranno? Ben differente è il mondo d’oggi da quello del bipolarismo, nel quale Usa e Urss, legittimati dalla vittoria contro il nazi-fascismo, si facevano obbedire dai rispetti alleati, mentre insieme governavano l’intero ordine internazionale. Oggi tutto ciò è diventato impossibile, ma resta una grande contraddizione. Da un lato, non possiamo tacere che il mondo di oggi è più libero di quello di trenta anni fa, ma dall’altro dobbiamo ammettere di non poter più contare su alcuna autorità capace di imporsi e sedare i tumulti. Addirittura dovremmo dire che la capacità dei grandi Stati, nel gestire le crisi internazionali, si è progressivamente ridotta. Dall’11 settembre in poi, addirittura, anche l’ultimo tabù - la violazione del suolo statunitense - è stato infranto e tutto è possibile a tutti. L’incapacità di soccorrere la popolazione siriana da parte sia delle grandi potenze, sia dell’Onu è tanto clamorosa da non lasciarci sperare che possano in altre circostanze agire più in fretta e meglio. La stessa Ue, costruita proprio sul rifiuto della guerra, non sa che pesci pigliare di fronte al grido disperato degli uccraini stretti tra repressione violenta e povertà. Non è una bella prospettiva per la stabilità del mondo. IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 6 attualità “ROBINSON CRUSOE” Michael Helbling, come Robinson Crusoe, ovvero lo studente 16enne di Dinhard, nel canton Zurigo,come appare in un autoscatto pubblicato dal giornale “20 minuten” IL CASO Drogati da wi-fi FRANCO ZANTONELLI T rasformarsi in una sorta di Robinson Crusoe, per liberarsi dalla dipendenza delle nuove tecnologie. Intendiamoci, un Robinson Crusoe a tempo ridotto, se non ridottissimo, non come il protagonista del romanzo di Daniel Defoe, rimasto per 28 anni su di un’isola deserta. Comunque, a Michael Helbling, studente 16enne di Dinhard, nel Canton Zurigo, va riconosciuta la forza di aver accettato di trascorrere tre giorni, chiuso nella sua stanza, senza televisione, computer e telefonino. Aggeggi che il ragazzo, per sua stessa ammissione, utilizzava in modo forsennato. “Ogni giorno trascorrevo almeno quattro ore a guardare la tv, tre al computer e avevo il cellulare sempre a portata di mano”, ha confidato al quotidiano 20minuten. “Un uso eccessivo di questi strumenti- spiega Vincenza Guarnaccia dell’associazione Radix può portare ad una vera e propria dipendenza. In particolare si parla di cyberdipendenza. Infatti il rischio di sviluppare una dipendenza non nasce soltanto dal consumo regolare di sostanze particolari, ma anche dalle attività sulle quali si perde il controllo. E tra queste rientra anche l’uso eccessivo delle nuove tecnologie”. “Sono nervoso”, aveva dichiarato, Si trasforma in Robinson Crusoe per disintossicarsi dalla tecnologia Un ventottenne zurighese isolato in una stanza contro la cyberdipendenza non a caso, Michael Helbling, prima di iniziare a trascorrere il suo week end da recluso volontario. Con la possibilità, comunque, di uscire dalla propria stanza, non fosse altro che per utilizzare il bagno, e con i genitori che gli portavano colazione, pranzo e cena. Eppure, stando al racconto del giovane, quei tre giorni per lui sono stati duri. “Molto più di quanto mi immaginassi -ha confidato-. Sono proprio contento che sia finita”. Messo a dura prova dalla noia, per passare il tempo si è ritrovato ad imparare a memoria quanto scritto sull’etichetta di una bottiglia d’acqua minerale. Alla domanda su cosa gli sia mancato di più durante quel week end da Robinson Crusoe, la sua risposta non lascia spazio a dubbi: “ La possibilità di comunicare con gli altri”. Tanto che, a quanto pare, appena conclusa quella sorta di confino, si sarebbe precipitato sul telefonino, a leggere i messaggi che, nel frattempo, gli erano stati inviati. Per il professor Peter Spälti, della Libera Scuola di Winterthur, un istituto che orienta gli studenti verso una vita ecoso- stenibile, il test è stato interessante ed andrebbe esteso ad altri giovani. “Così si renderebbero conto che si può vivere anche senza apparecchiature tecniche”. Esisterà pure, però, al di là dell’astensione, un modo per gestire al meglio, per non dire più correttamente, il rapporto tra un giovane e le nuove tecnologie. “Sicuramente un ruo- lo importante spetta alla famiglia, che può aiutare i propri figli a farne un uso equilibrato”, sostiene Vincenza Guarnaccia di Radix, che ha già avuto a che fare con il problema di giovani vittime di questo tipo di dipendenza. “Occupandomi di progetti di prevenzione delle dipendenze, rivolte anche all’ambito scolastico, ho incontrato insegnanti che hanno avuto contatti con allievi particolarmente a rischio, a causa di un utilizzo eccessivo soprattutto di internet ma, anche, delle console per videogiochi”. A parte il caso del 16enne del Canton Zurigo, quello della cyberdipendenza è un fenomeno che riguarda non solo i giovani, ma pure gli adulti, avverte Guarnaccia: “Nelle fasce giovanili esiste, indubbiamente, un rischio maggiore, ma anche gli adulti ne sono toccati, tenendo conto che internet si può usare per diverse attività, come chattare, fare shopping online, giocare d’azzardo e consumare pornografia”. [email protected] NOI FESTEGGIAMO – VOI APPROFITTATE ! IIBIZA BIZA IITECH TECH C CON ON V VANTAGGIO ANTAGGIO A ANNIVERSARIO NNIVERSARIO D DII FFR. R. 3 3’010.– ’010.–* A FFR. R. 1 1’950.–** IBIZA IBIZA EENTRY NTRY D DA 11’950.– anuale 5 marce, marce, pr Esempio Esempio di ccalcolo: alcolo: * S SEAT EA AT Ib Ibiza iza ITE ITECH CH 1.2 TTSI SI 85 CV CV, V, m manuale prezzo ezzo di li listino stino Fr Fr.. 19’450.– incl. incl. vantaggio vantaggio anniversario anniversario di Fr. 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Gabriele Pinoja Il ministro dell’Educazione ha impartito una severa lezione di educazione istituzionale nell’articioso dibattito sui docenti d’oltre confine: “C’è una piaga in questo parlamento: non leggere, non ascoltare e non voler capire” sconosciuto Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 un cactus a... Manuele Bertoli Argovia OFFERTI DA una rosa a... ARMI PER CANTONE ROSA E CACTUS Fonte: Registro cantonale delle armi MAURO SPIGNESI La stima propone un ventaglio davvero ampio, va da 1 a 2 milioni. Ma comunque fornisce un’indicazione di massima da non sottovalutare, perché avverte che sulle armi possedute in Svizzera si sa poco. Anzi, oltre un milione sarebbero sparite nel nulla. Non risultano nei registri ufficiali, che peraltro sarebbero incompleti, come ha messo in rilievo un servizio del SonntagsBlick e come è emerso pure a Berna. Ci sono cantoni, come Argovia, che non hanno idea di quante pistole e fucili ci siano nel loro territorio. Il Ticino, invece, solo tenendo conto dei dati ufficiali, è uno dei cantoni più armati: ci sarebbe almeno un’arma ogni sette abitanti circa, visto che ne risultano almeno 50 mila. Lo storico Peter Hug ha calcolato che negli anni sono state distribuite, su scala nazionale, qualcosa come 1,3 milioni di armi agli ex militari (soprattutto fucili modello 1911 e 1931). Oltre 200 mila pezzi avrebbero preso, invece, la via dell’estero, mentre altri 455 mila sono in uso all’esercito. Complessivamente, insomma, poco meno di 2 milioni di armi si troverebbero nelle case svizzere. Ma la metà però non sarebbero registrate, visto che, comprese quelle private, ne risultano ufficialmente in tutto soltanto 800 mila. A Berna ora si sono accorti che i conti non tornano. E per mettere ordine il Consiglio federale vuole istituire un registro nazionale, un “data base” sul quale far confluire tutti i registri, accessibile online alle autorità, a cominciare dalla polizia, con nomi e cognomi dei possessori, tipo di permesso, modelli. Un’idea giusta, secondo Marcello Aebi, docente di criminologia e diritto penale all’Università di Losanna: “Ora più che mai è necessario sapere chi possiede armi nel nostro Paese. Non si può andare avanti con una situazione in cui tanti hanno pistole e fucili che restano fuori dalle cifre ufficiali. Certo, La novità Il Ticino è un arsenale, un’arma ogni 7 abitanti Troppi fucili e pistole nelle case non sono registrati Ti-Press avere un registro unico, nazionale, uno strumento che possa offrire uno sguardo d’insieme, presuppone un lungo e complicato lavoro. Ma è necessario”. Per il criminologo Berna dovrebbe fare uno sforzo andando avanti con decisione sulla stra- da della trasparenza: “Capisco che possa essere complicato mettere insieme i numeri, convincere i Cantoni e le diverse autorità che possiedono registri a collaborare, ma è importante per la sicurezza di tutti. Io credo debbano essere trovate ARMI REGISTRATE ogni 1000 abitanti per cantone BS SH 192 162 120 51-100 BL 64 112 151-200 BE 40 FR VD 170 - ZH 120 AR 75 85 AI 89 LU - NW OW 115 141 SG SZ 120 Ne sopra i 200 AG SO 77 101-150 TG 70 JU fino a 50 le risorse per finanziare questo lavoro. Sempre che ci sia la volontà politica”. Ma c’è chi non è d’accordo con questa impostazione. “Secondo noi – spiega Marc Heim, responsabile per il Ticino di Pro Tell, l’associazione che difende il possesso di armi - questa iniziativa è sbagliata. La registrazione è sempre stata il primo passo verso la confisca e in un Paese libero come la Svizzera si andrebbe a intaccare il valore della fiducia. Quella fiducia che lo Stato ha nei confronti del cittadino e viceversa”. Con il registro nazionale, per la Pro Tell, “si andrebbero poi a criminalizzare le persone oneste, quelle che hanno registrato le proprie armi e sono in regola con la legge. Certamente non i criminali, perché loro sfuggono alla registrazione. Terzo aspetto: le regole per possedere armi esistono già da tempo”. GL 80 129 UR GR 140 129 non pervenuto TI GE 230 VS 146 129 Fonte: Registro cantonale delle armi Sono due i modi per ottenere fucili e pistole: il porto d’armi o il permesso d’acquisto. Con il primo documento, che difficilmente viene rilasciato dall’ufficio di polizia competente se non ad agenti di polizia privata o, ma i casi sono rari, a cittadini che realmente dimostrino di averne necessità, si può circolare con un’arma. Con il permesso, invece, le armi si possono conservare in casa o utilizzare per precise necessità (caccia o tiro). “Da noi – riprende Marc Heim, che è anche proprietario di un’armeria a Comano – quando una persona si rivolge con un permesso d’acquisto si presume che le autorità abbiamo già fatto le verifiche. Ma alcune volte ci siamo trovati davanti a personaggi che non ci sono sembrati del tutto equilibrati. E non gli abbiamo venduto nulla. Questo per dire che la prevenzione inizia dai nostri negozi”. Ma secondo Edoardo Cappelletti, consigliere comunale a Lugano del Pc e in prima fila nel sostenere l’iniziativa per una Svizzera senza armi, le leggi attuali non bastano. Il registro nazionale, avverte, insieme a un più agile scambio di informazioni tra autorità è assolutamente una necessità: “Perché permette un controllo finalmente capillare. Attualmente fra norme e regolamenti abbiamo un quadro troppo frammentario. E questo non consente controlli mirati”. Inoltre, per Cappelletti non va dimenticatoche molti suicidi in Svizzera, circa 200 l’anno, avvengono con le armi che le vittime trovano in casa”. Un dato che era emerso da uno studio coordinato dal criminologo di Losanna Martin Killias, il quale aveva sottolineato il fatto che dei fucili d’assalto militari erano stati usati in fatti di sangue. “Va pure ribadito - conclude Cappelleti - che con il registro potrebbero essere arginati fenomeni come il mercato nero che va ad alimentare le organizzazioni criminali”. [email protected] Q@maurospignesi I cattolici aprono a divorziati e omosessuali Dai fedeli un inaspettato sì alla “nuova famiglia” dopo le domande del Papa “politico-ecclesiastica”, il sondaggio in tema di matrimonio e famiglia offre contributi di taglio soprattutto sociologico. “Sì anche perché in Ticino, fortunatamente, abbiamo persone in grado di intervenire sul tema con argomentazioni di elevata qualità - anticipa al Caffè Enrico Morresi, che ha dedicato ben nove pagine agli interventi sul questionario -. Che il concetto di famiglia, del resto, sia decisamente cambiato è innegabile, e spero che tra i cattolici, nelle parrocchie e non solo, l’invito di Il questionario del Vaticano, preparatorio del Sinodo, è commentato su “Dialoghi” papa Francesco sia raccolto e che il dibattito sia il più articolato possibile”. I segnali che il Pontefice ha lanciato su alcuni argomenti, come l’attenzione da riservare ai divorziati finora esclusi dai sacramenti, l’atteggiamento nei confronti dell’omosessualità sono stati chiari e in- Ti-Press Una prudente apertura al nuovo concetto di “famiglia”, ai divorziati e all’omosessulità, e una posizione più conservatrice sulle coppie di fatto. I cattolici ticinesi hanno già offerto un loro primo e coraggioso contributo al “questionario sulla pastorale di matrimonio, famiglia e coppia della Chiesa cattolica”, una sorta di sondaggio lanciato da papa Francesco, preparatorio al Sinodo dei vescovi che si terrà il prossimo ottobre. Il contributo al dibattito è stato anticipato dall’ultimo numero di “Dialoghi”, la rivista di riflessione cristiana che da domani, lunedì, sarà disponibile per gli abbonati. Nello stesso numero anche una proposta articolata per rinnovare il metodo di elezione dei vescovi. Una procedura che la rivista definisce “problematica” e che, secondo lo stesso redattore responsabile Enrico Morresi, pur soddisfatto della recente nomina di monsignor Lazzeri, ha sollevato non poche polemiche. Ma se la proposta che ogni diocesi veda la partecipazione del clero e del popolo alla designazione dei futuri vescovi svizzeri è squisitamente di natura Enrico Morresi ‘ Da rivedere anche il metodo d’elezione dei vescovi che ha suscitato non poche polemiche terpretati quali vere “sfide”. Come, per i suoi interventi “a braccio” si è notato nel Papa una netta predisposizione a discutere tutte le proposte raccolte nelle varie comunità. “Il Pontefice in realtà vola basso, fa il ruolo del buon parroco, anche perché sa, per ragioni d’età, che non toccherà a lui gestire l’eventuale cambiamento - precisa Morresi -. Poi saranno comunque i vescovi ad occuparsene, a evidenziare le necessità delle realtà locali. Dal Ticino, comunque partono segnali di apertura sia per il nuovo concetto di famiglia sia verso i divorziati. Non mancano proposte audaci, ma, intendiamoci, nessuno si spinge ad accettare l’idea di matrimonio tra coppie dello stesso sesso. Anche sulle coppie di fatto si mantiene un certo conservatorismo”. Gli spunti non mancano visto che, oltre a riflessioni sul tema dei divorziati risposati, delle coppie omosessuali e delle unioni civili, il Ticino tratteggia con il questionario la realtà familiare nell’odierna Svizzera, da un punto di vista ecclesiologico (cos’è la famiglia per la Chiesa) ma pure pastorale, cioè il vivere insieme la spiritualità coniugale. e.r.b. 8 IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 attualità La storia Sciur Carlo per i dipendenti. Nonno Carlo per i nipoti. Carlo Nobili è il fondatore di un impero, ora in mano ai figli. E col figlio Alberto l’azienda novarese sta per sbarcare a Lodrino. Assicura che assumerà personale locale. Prevede una ricaduta fiscale per il Comune di 100mila franchi Il Re dei rubinetti ora punta sul Ticino “Vi spiego perché” GIANFRANCO QUAGLIA da Novara S Nove stabilimenti con robot e impatto zero La famiglia Nobili ha nove stabilimenti, a partire da quello di Suno (Novara), il principale, nella foto in basso, lavorano 244 dipendenti. Il gruppo, che prevede di realizzare una fabbrica a Lodrino (nella foto in alto) ha 470 dipendenti ciur Carlo” per i dipendenti. “Nonno Carlo” per i nipoti. Per la gente comune “quello dei rubinetti”. Ovvero il re di una monarchia incontrastata, il fondatore di un impero, ereditato dai figli, che ha fatto sgorgare e continua a far scendere “l’oro blu” nei lavandini di tutto il mondo. Cento milioni di rubinetti di qualità, autentici capolavori d’arte e design, installati nelle case e negli hotel dei quattro continenti. E ora la scelta di sbarcare a Lodrino, “in un’ottica di espansione aziendale e per Ti-Press essere presenti in un territorio importante come il Ticino”, diceal Caffè Alberto Nobili, figlio di Carlo e amministratore delegato. Le trattative con il Comune sono aperte e i Nobili si muovono con prudenza. La scelta svizzera è un’altra sfida. Una sfida come tante altre che punteggiano la storia di quest’azienda. Una storia che inizia nel 1954, in piena ricostruzione di un’Italia che guardava al futuro. A quei tempi Carlo Nobili aveva un sogno: fondare un’impresa con l’obbiettivo di creare prodotti di elevata efficienza e piacevoli nelle forme. Lo scopo non era solo estetico. “Sciur Carlo” voleva contribuire al miglioramento della vita di chi avrebbe utilizzato quei manufatti d’ingegno. E ora la Nobili Rubinetterie di Novara sta per sbarcare anche in Ticino. Qui, assicurano, dovrebbe assumere manodopera locale, con una ricaduta fiscale nelle casse comunali di 100mila franchi. Insediamento oggetto di massima attenzione per gli effetti sull’ambiente, ma l’azienda ha fornito rassicurazioni: nessun impatto significativo, rumori praticamente nulli, e traffico limitato. È il segno distintivo della “Carlo EREDE AL COMANDO Alberto Nobili, 54 anni, amministratore delegato, numero uno dell’azienda che gestisce insieme ai tre fratelli I numeri L’anniversario Il fatturato I modelli SESSANT’ANNI 140 MILIONI L’azienda fu fondata nel 1954 da Carlo Nobili. Oggi ha nove stabilimenti, con sede centrale a Suno (Novara) Il fatturato di cui si prevede una crescita grazie alla penetrazione di nuovi mercati, tra cui la Cina Nobili Spa” che in Italia si sviluppa su nove stabilimenti, a partire da quello di Suno (Novara), il principale, dove lavorano 244 dipendenti (in tutto il gruppo sono 470 fra operai, tecnici, designer, impiegati). Un altro carattere dominante della famiglia Nobili (oggi quattro figli) è la discrezione, l’“understatement” tipico piemontese, una ritrosia che a volte può essere confusa con il distacco. In realtà, quando ci vuole, la famiglia Nobili sa uscire dal guscio, come tre anni fa durante l’inaugurazione del nuovo settore logistica accanto alla sede centrale di Suno: organizzò un mega-intrattenimento con lo La produzione L’ ambiente DUEMILA VERSIONI CENTO MILIONI IMPATTO ZERO Sono ideati da designer di fama mondiale quali Pinifarina, Rodolfo Dordoni, Gordon Guillaumier, Mauro Carlesi È il numero dei rubinetti prodotti in sessant’anni. Il 60 per cento finisce all’estero in abitazioni e lussuosi yacht Il complesso produttivo di Suno ha conseguito recentemente la certificazione “Zero Emission Company” showman Fiorello e 1.400 ospiti. Un’azienda in controtendenza, rispetto alla crisi del settore e la concorrenza spietata che arriva dalla Cina. Ma qual è il segreto di “Non ci sarà nessun impatto significativo. I rumori saranno praticamente nulli, il traffico limitato” tanto successo? Alberto Nobili, 54 anni, amministratore delegato, il numero uno dell’azienda accanto ai fratelli Pier Luigi, Fabrizio e Maria Grazia, è chiaro e fluente come l’acqua che sgorga dai suoi rubinetti: “Lo si deve alle scelte coerenti con quella che da sempre è la nostra filosofia: investire nell’innovazione e nella sostenibilità. Mi riferisco da un lato alla scelta di aggiornare costantemente i processi produttivi, facendo ricorso alle risorse tecnologiche più elevate e sofisticate. Dall’altro nel considerare la sostenibilità ambientale come momento qualificante del nostro modo di operare”. Sulle perplessità ambientali sollevate a Lodrino, Alberto Nobili si mostra sicuro: “La nostra azienda nel 2013 si è dotata di un impianto fotovoltaico di 1,5 MWh che ci consente una totale autonomia energetica. Questa …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali SAPORI E MITI Carolina Cenni LE PAROLE DEL 2013 Autori vari APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico scelta, assieme ad altri rilevanti investimenti dedicati alle tecnologie per la gestione dei fumi, del ricircolo dei fluidi e delle acque reflue, mediante trattamento di depurazione a ciclo chiuso, ci ha posti nella condizione di ottenere la prestigiosa classificazione Zero Emission Company. La stessa attenzione poniamo nella progettazione e nella realizzazione dei prodotti, tutti concepiti in funzione del rispetto dell’ambiente. I nostri programmi ‘Energy saving’, ‘Water saving’, ‘Eco fresh’’, ad esempio, ci hanno consentito di immettere sul mercato modelli che nell’uso quotidiano permettono un significativo risparmio energetico”. Un’attenzione all’ambiente che si coniuga con la solida capacità imprenditoriale sempre attenta ai conti. “Nonostante il momento non facile per l’economia, il 2013 lo chiudiamo con un risultato molto soddisfacente - sottolinea-, segnando un apprezzabile incremento rispetto all’anno precedente. Questo ci consente di guardare con fiducia al 2014. Quest’anno festeggiamo il 60° di attività dell’azienda fondata da mio padre Carlo. Prevediamo un’ulteriore crescita del fatturato di circa il 10%, grazie allo sviluppo della penetrazione in mercati quali la Cina, la Russia, il Sudafrica e il Sudamerica, e all’ampliamento del segmento di eccellenza della nostra gamma di offerta”. Già, la Cina. Nel periodo 20082009, quando tutto il settore pativa la crisi, la “Carlo Nobili” ha saputo reagire con coraggio, ricorrendo ancora una volta al made in Italy. Con un piano di investimento di 50 milioni di euro ha introdotto 90 robot, tutti costruiti in Italia. Questi macchinari, uniti all’ideazione di designer di fama mondiale, sono riusciti a contrastare la crisi. Nel 2009 un altro grande passo: l’acquisizione dalle famiglie Drago e Boroli dell’80% delle quote della rubinetteria Stella di Novara, una delle più antiche d’Europa. Proprio con i rubinetti Stella è stato realizzato un restyling degli impianti all’Hotel Ritz di Parigi, sui sanitari della barca di Luca Cordero di Montezemolo e in una villa di Dolce & Gabbana. “Nel periodo più difficile dell’economia italiana - conclude vantiamo con orgoglio un altro primato: nessun giorno di cassa integrazione”. IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 9 politica 1/verso le elezioni le TAPPE LE PRIMARIE Rocco Cattaneo, presidente del Plrt vuole “scaldare” l’estate politica, dentro e fuori il partito, con le primarie per formare la lista dei cinque candidati al Consiglio di Stato. LA PETIZIONE Il Plrt vuole raccogliere 20 mila firme per una petizione al Consiglio federale per abrogare l’accordo sul ristorno imposte dei frontalieri del 1974 entro giugno LE ANTICIPAZIONI Corrono le voci sui primi nomi della lista per il governo: Laura Sadis, Christian Vitta, Andrea Bersani, Giovanna Masoni, Luca Albertoni e Mauro Dell'Ambrogio “A giugno pronta la lista per il governo” La strategia del Plrt per riprendersi il secondo seggio, con o senza Sadis CLEMENTE MAZZETTA Plrt all’assalto: vuole bruciare i tempi per riprendersi il secondo seggio in governo. Entro giugno il presidente Rocco Cattaneo pensa di avere pronta la lista per il Consiglio di Stato: “Abbiamo già chiesto a Laura Sadis di dirci le sue intenzioni - precisa - ovvero se intende ricandidarsi”. A Sadis, ministro in carica, verrà probabilmente lasciata qualche settimana in più. Ma al più tardi entro la fine dell’estate la lista sarà presentata al comitato cantonale. Organizzando anche delle primarie se ci fosse travirgolette Ti-Press Il progetto dei liberali sulla super connessione ALLE PAGINE 30 e 31 qualche candidato di troppo. Quanto al programma, sono stati istituiti vari gruppi di lavoro con il compito di produrre idee e progetti. Anche spendibili subito con proposte di legge, iniziative parlamentari. E così, il Plrt è partito con il piano della “banda larga”, il collegamento super veloce con internet per tutto il cantone, ed è arrivato a chiedere la disdetta dell’accordo italo-svizzero sul ristorno delle imposte dei frontalieri. Le iniziative spaziano dalla scuola media, alla questione degli anziani (vedi intervista a fianco), agli sgravi fiscali per imprese e cittadini. Si passa dalla proposta di un docente d’appoggio per aiutare gli studenti in difficoltà, per arrivare ad un rilancio degli sgravi fiscali per il quadriennio 2015-19 per migliorare la concorrenzialità del Ticino. “Viviamo un periodo storico dove emergono maggiormente gli aspetti negativi – spiega Christian Vitta capogruppo in parlamento del Plrt –, per questo è necessario che il cantone abbia degli slanci propositivi, dei progetti concreti per uscire dalla situazione di crisi. Dobbiamo alzare lo sguardo, ave- re una politica che sappia guardare al di là del contingente, con concretezza e realismo, quello che in passato ha fatto la fortuna e lo sviluppo del cantone”. Vitta cita una serie di iniziative, dal fondo per la riqualificazione professionale dei giovani, al Centro di L’intervista IL MINISTRO Laura Sadis ministro delle Finanze; in alto una immagine del parlamento competenza sulla mobilità sostenibile e ferroviaria delle Officine di Bellinzona, alla nuova facoltà di medicina che si può sviluppare grazie agli istituti di ricerca dell’Irb e dello Iosi. “Dobbiamo uscire dalla palude e mettere in campo una politica che punti allo svilup- po sostenibile di questo cantone” insiste Vitta. E per uscire dalla attuale situazione, l’“ex partitone” nelle ultime settimane è tutto un’effervescenza di proposte. Tra cui anche la raccolta di firme per una petizione al Consiglio federale per l’abrogazione dell’accordo La nuova visione secondo Fridel animatore del forum “Terza età” “Gli anziani non sono un costo ma una risorsa da valorizzare ” “Non bisogna vedere l’invecchiamento solo come un costo, ma come risorsa, come opportunità”. Roberto Fridel, presidente di “Generazioni & Sinergie”, associazione che si occupa di longevità attiva e solidarietà intergenerazionale, da alcuni mesi sta curando i forum sugli anziani, che rappresenteranno uno dei temi forte del programma elettorale del Plrt. “Abbiamo messo a punto degli assi di sviluppo politico su come evitare la ghettizzazione, promuovere alloggi adeguati, formare volontari e sostenere i centri diurni socializzanti - spiega Fridel -. Avviando pure La curiosità azioni specifiche come la contestazione del contributo di 8 franchi per le cure e i servizi di assistenza a domicilio previsto inizialmente dal governo per il 2014. Nei prossimi mesi presenteremo altre proposte”. Che spazio hanno gli anziani nei programmi elettorali? “Diversamente dagli altri cantoni e dai Paesi del Nord, la nostra politica si occupa maggiormente di chi è attivo professionalmente più che degli anziani. In Ticino questo è un tema abbastanza nuovo”. Come affrontate il tema dell’invecchia- mento? “Stiamo guardando a quello che si sta facendo negli altri cantoni, con l’idea di confrontarci con gli altri partiti su cosa si potrebbe fare in Ticino”. Che significa mantenere la solidarietà intergenerazionale? “Evitare, ad esempio, la competizione fra anziani e giovani, con questi ultimi a volte in difficoltà professionalmente, ostacolati dai primi che non lasciano il posto. Ma c’è pure il 50enne che rischia di essere vecchio per l’azienda, e che deve essere rivalutato”. c.m. fiscale sui frontalieri. “Spero di raccogliere 20mila firme per dare forza alla nostra iniziativa parlamentare rivolta alla Camere federali - dice Cattaneo –. Ma non è un’azione contro i frontalieri, è una scelta politica contro l’accordo sulla doppia imposizione che non ha più ragion d’essere e che è discriminatorio fra gli stessi frontalieri. Un nuovo accordo riporterebbe maggior equilibrio sul mercato del lavoro, per evitare forme di dumping salariali e portare più soldi nelle casse dello Stato”. Cattaneo è preoccupato per quello che sta succedendo dopo la votazione contro l’immigrazione: “Stanno impazzendo tutti. Tra un po’ metteremo le taglie sugli stranieri . Con queste reazioni il Ticino rischia di chiudersi verso l’estero e verso nord. Le proposte dell’Udc, l’idea di un Ticino a statuto speciale dei Verdi, non ci gioveranno. Si sta rinnegando il nostro passato”. Il presidente ha pure rispolverato la fiaccola della riscossa e ha iniziato un giro nei distretti per raccogliere idee e nomi per le prossime lista elettorali: “Il nostro obiettivo è avere una rosa di nomi già per il prossimo mese di giugno”. Tanto che sui giornali sono già iniziate le anticipazioni sui candidabili e le relative smentite. Come quella di Giovanni Merlini dato in corsa per Bellinzona, mentre vuole restare a Berna, in Consiglio nazionale dove subentrerà a Fulvio Pelli. I nomi che vanno per la maggiore sono quelli di Laura Sadis, Christian Vitta, Andrea Bersani, Giovanna Masoni e di un non politico, Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio. La richiesta a Sadis di sciogliere le riserve per le cantonali del 2015 entro l’estate è invece mutuata dall’esperienza di Lugano. “Fino all’ultimo momento - ricorda Cattaneo - non sapevamo se si poteva contare o meno sulla candidatura di Giorgio Giudici e abbiamo visto com’è finita”. [email protected] Q@clem_mazzetta Quelle origini “tradite” di Savoia il Sannita Nel Sud Italia le Forche caudine della Rete per il leader dei Verdi ticinesi Critiche online “Madonna Santa! Il Sergio l’é un Terun! Disastro! Catastrofe! Sventura! Sacrilegio! Ma come si permette?” “Madonna Santa! Savoia l’é un Terun! Disastro! Catastrofe! Sventura! Sacrilegio! Ma come si permette?”. La notizia del leader dei Verdi ticinesi, figlio di immigrati del Sud d’Italia, di Benevento, che ha sostenuto l’iniziativa udc contro l’immigrazione di massa, pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno, ha scatenato nel meridione feroci commenti sul web. “Caro Savoia, sei la vergogna degli italiani di seconda generazione”. “Savoia torna a Benevento”. “Mi pensavi che l’era Torinese! Avanti Savoia!”. “Possiamo dunque concludere che Savoia è un terrone Doc? Viva i terroni”. Insomma sul web una ridda di denigrazioni, insulti, ma anche complimenti, incitamenti, con il solito eccesso di segni d’interpunzione. Il Ticino, terra d’emigrazione e di immigrazione, è diventato la patria di napoletani, siciliani, campani, toscani, veneti, con discendenti diventati, a volte, noti politici. Flavio Maspoli, cofondatore della Lega, ad esempio, aveva il nonno materno napoletano. Il padre di Roberta Pantani era toscano. Quello di Patrizia Pesenti era bergamasco. Hanno origine italiane le famiglie di Rossano Bervini e di Pietro Martinelli. Pure la mamma di Manuele Bertoli è bergamasca. Niente da dire, quindi, sul fatto che Savoia sia figlio di immigrati. Di Palmerino Savoia, detto Nino, che - come racconta Il Corriere del Mezzogiorno – nel 1958 decise di lasciare Apollosa, un piccolo centro di 2.716 anime in provincia di Be- Fa scalpore a Benevento la storia del figlio di emigrati che in Svizzera rifiuta gli stranieri nevento, in Campania, per andare a cercare fortuna in Svizzera. “La trovò come manovale impiegato in un cantiere che tirava su le dighe. Cinque anni dopo lo raggiunse la moglie Maria Luigia, detta Gina, casalinga, operaia e cuoca”. Una bellissima storia di immigrazione, che vide appunto nascere il 10 giugno del ’64, a Faido, il figlio Sergio. Il problema nasce, dicono ad Apollosa, dal fatto che un figlio di immigrati si è schierato contro l’immigrazio- ne italiana. Per le Acli della Campania “Savoia ha tradito il Sud e il mezzogiorno d’ Italia; siamo per storia antica accoglienti e ospitali; non ci facciamo guerra tra poveri, tra residenti e frontalieri”. Savoia ovviamente si difende dall’accusa di essere xenofobo. Spiega on line le sue ragioni. Sostiene che limitare l’immigrazione significa garantire condizioni di vita dignitose per tutti, anche per gli stranieri. Dice di essere orgoglioso delle proprie origini italiane. Anzi di più: “Sono fiero dell’accento con cui parlano i miei genitori”. Ricorda di aver provato “negli anni ’70, quando ero poco più che un bambino, sulla mia pelle l’astio nei confronti degli stranieri”. Consapevole che spiegare tutto ciò a mille chilometri di distanza non è facile, ha promesso di chiarire tutto di persona. In un incontro pubblico, quando a giugno, come tutti gli anni, ritornerà al paesello d’origine. Sempre che i suoi concittadini, i Sanniti, non lo facciano passare prima dalle forche Caudine, là dove umiliarono nel 321 a. C. l’esercito di Roma. c.m. £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ Sempre con voi: UBS Mobile Banking. ÔoèÔyðÞóÞðoŒ¬fi Non ci fermeremo 11 IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 politica Imprese e trattative Concorrenza e lobby a Berna Le grandi aziende oggi sono affidate ai manager, gente che non ha più rapporti diretti con il territorio, da qui nascono le incomprensioni Non vorrei mai che una eccessiva liberalizzazione per far calare i prezzi si riflettesse in negativo su stipendi e condizioni di lavoro Le conseguenze al voto dell’Udc È stata fatta una frittata. Ora ricucire con l’Europa sarà una missione impossibile. Nessuno ha capito il disagio che viveva soprattutto il Ticino René Bossi © ilcaffè L’intervista “Gli imprenditori rifiutano le regole” Il presidente Unia , Renzo Ambrosetti, rilancia il salario minimo contro il dumping MAURO SPIGNESI “Il problema è che non ci sono più gli industriali e gli imprenditori con sensibilità sociale. Persone che conoscevano il territorio e la sua gente, che erano inserite nel tessuto del cantone”. Renzo Ambrosetti, copresidente nazionale di Unia, da 35 anni lavora nel sindacato. Ha visto crisi, riprese, ha vissuto conquiste e delusioni, e dal suo osservatorio a Berna, con un occhio sempre attento al Ticino, registra le crescenti difficoltà di dialogo sul lavoro tra le parti sociali. Il presidente della Camera di commercio ticinese, Franco Ambrosetti, ha detto a Il Caffè che la difficoltà nel chiudere i contratti è dovuta anche alla crisi del partenariato sociale. Lei è d’accordo? “No. Il problema vero è che oggi le aziende sono gestite da manager che puntano ad ottimizzare la produzione e far salire gli utili. E se non raggiungono gli obiettivi saltano. Non vogliono regole. Ecco cosa ha innescato la crisi del partenariato sociale”. Fatto sta che le parti sociali non riescono più a dialogare? La novità La popolazione svizzera invecchia. E bisogna attrezzarsi. Anche tra le mura delle carceri. Come? Con reparti geriatrici destinati ai detenuti più attempati, come ha fatto Lenzburg, nel Canton Argovia, dove è stato aperto già da tre anni il reparto “60 plus” con 12 posti letto. Un modello che vogliono imitare Menzingen, nel Canton Zugo, e gli istituti del Canton Berna e dei Grigioni. Mnetre altrove si guarda al futuro per l’esecuzione delle pene, in Ticino le strutture carcerarie sono da riorganizzare del tutto, dopo la perizia che ha pure ha portato al brusco licenziamento del direttore Fabrizio Comandini, a cui si è rimproverata una gestione troppo verticistica. In altri cantoni, invece, si sta già pensando ai detenuti anziani o che lo diventeranno in cella. Come quei criminali seriali, ad esempio, Michel Peiry, “È indubbio. Ma questo accade perché le associazioni padronali si sono progressivamente indebolite. Ognuno va per conto suo, noi sindacati non abbiamo più un interlocutore unico. L’eccesso di liberismo ha pure sfasciato il vecchio senso di solidarietà”. È per questo che le trattative s’inceppano? “Gli imprenditori non hanno capito che l’unica strada per evitare conflitti, per garantire la pace sociale, per far muovere l’economia con salari decenti e arginare la precarizzazione, sono i contratti collettivi. Che loro non vogliono più firmare”. Perché non vogliono firmare? “Perché li ritengono un cappio per la politica liberista che vogliono portare avanti sempre e comunque. Sono recalcitranti. Alcuni, addirittura, non vogliono avere rapporti con i sindacati. Proprio per evitare situazioni disastrose, siamo stati costretti a firmare contratti normali che restano comunque un cerotto”. Un cerotto che non piace. “Ma che spesso è necessario. Come in Ticino. Tanto è vero che le associazioni padronali hanno fatto ricorso anche davanti al Tribunale federale”. Sempre convinti che l’unica strada sia, quindi, il salario minimo di 4’000 franchi? “Dopo la votazione contro l’immigrazione di massa voluta dall’Udc ancora di più. Anzi, visto come ha votato la maggioranza del popolo svizzero, ora mi aspetto che coerentemente chi ha detto sì, voti sì anche per la nostra iniziativa che chiede un salario minimo per tutti”. E perché? “È l’unico modo per difendere dignitosamente le condizioni di lavoro, evitare effetti come il dumping salariale e lo sfrutta- chi è Renzo Ambrosetti, 61 anni, nel 1978 è stato eletto segretario del Sindacato dell'industria, della costruzione e dei servizi. Dal 2004 è presidente e poi co-presidente di Unia. Dal 2007 è anche presidente della Federazione europea sindacati dei lavoratori metallurgici. È stato deputato ps in Ticino mento”. Ma chi ha detto sì all’Udc voleva anche questo? “Intendiamoci. Il risultato dell’iniziativa popolare è un disastro. Un disastro annunciato. Bastava ascoltare, cogliere il disagio, ad esempio del Ticino, per prevenire. Invece non si è fatto quello che si poteva fare prima di combinare la frittata”. Cosa si poteva fare? “Gli strumenti, all’interno degli accordi con l’Ue, c’erano. Si potevano, intanto, inasprire le misure d’accompagnamento e fare più controlli. Invece, proprio il fronte padronale ha sempre pensato che sarebbe stato il mercato a creare un suo equilibrio”. Basta questo a spiegare il voto del 9 febbraio? “No. Mettiamoci dentro che Berna è stata sempre sorda agli appelli del Ticino e qualcuno voleva dare una sberla al Consiglio federale. Mettiamoci pure altre componenti come un po’ xenofobia, il traffico, l’ordine pubblico, il problema degli alloggi, ed ecco servito un cocktail micidiale. Il futuro sarà difficile”. Il sindacato in tutto questo non ha alcuna responsabilità? “Noi abbiamo ripetutamente detto che chiudere le porte, introdurre i contingenti, non era e non è la soluzione giusta per rispondere a una situazione oggettivamente problematica che, tra dumping e violazioni varie, ricade in prima battuta sui lavoratori. L’iniziativa Udc ci riporta indietro di anni”. Nessuna autocritica? “Probabilmente dovevamo spiegare meglio le conseguenze di questo voto. Ora, e lo so perché io lavoro anche nelle associazioni sindacali europee, trovare un accordo sarà una missione impossibile”. Le associazioni imprenditoriali vi accusano di non voler incidere sui “cartelli”, di ingessare la concorrenza. È vero? “No. È vero che a Berna aleggiano troppe lobby. È vero che quando si è provato a spezzare la catena dei cartelli, come nel settore energetico, poi si sono creati oligopoli. Non vorrei però che una liberalizzazione, che potrebbe far calare i prezzi, provocasse tagli e pressioni sui salari”. [email protected] Q@maurospignesi L’esempio del reparto geriatrico nel carcere del canton Argovia preso come modello anche a Zugo e Berna Nuove celle per la terza età, cambia la politica carceraria il tristemente noto “sadico di Romont”, che non ha speranze di uscire dal carcere. O, caso recente, il 90enne in prigione a Ginevra per violenza carnale su una figliastra, a cui le autorità si è negata la liberazione, nonostante abbia un tumore in fase terminale. O, ancora, il 60enne, René Osterwalder condannato per pedofilia. Ecco perché, molti guardano con interesse all’esperimento di Lenzburg, con“una struttura apposita per i detenuti più anziani con problemi di salute”, come ha precisato il direttore del carcere, Bruno Gaber, al quotidiano Le Temps. “Qui - ha spiegato Sandra Imhof, respon- ‘ Alex Pedrazzini Giusto un trattamento di favore per i detenuti over 60, ma non mi pare che questa sia la priorità sabile del segretariato della Commissione di prevenzione della tortura - le condizioni di detenzione sono meno dure che altrove”. Tendenzialmente favorevole a questo trattamento per detenuti avanti con gli anni, è l’esperto di problemi carcerari Alex Pedrazzini, ex ministro ed ex direttore di un istituto di pena. “Ricordo però - sottolinea - che esiste già la possibilità di riduzione della pena per gravi problemi di salute. Per l’anziano che deve per forza rimanere dietro le sbarre, non sono contrario a un trattamento meno duro, pur senza esagerare”. Per Pedrazzini però non è questa la priorità numero uno del sistema di esecuzione delle pene in Svizzera. “Pensiamo - dice ancora - a come siamo messi noi e a come sono, invece, le carceri di altri Paesi europei”. Eppure su 4123 persone detenute nella Confederazione, 516 hanno oltre 50 anni. Dunque il problema esiste già e rischia di aggravarsi dopo l’approvazione, nel 2004, dell’internamento a vita dei criminali autori di reati sessuali e refrattari alle terapie rieducative. f.z. IL PUNTO CHANTAL TAUXE La Svizzera influenzata dalla storia dell’Europa La risicata metà del Paese che ha vinto la votazione del 9 febbraio mostra i muscoli: gli europei non hanno che da mostrarsi concilianti e adattarsi ai desideri degli svizzeri. Vedremo. Le prime reazioni di Bruxelles e delle capitali mostrano che il compito del Consiglio federale non sarà facile. Quel che appare chiaro, invece, è che gli svizzeri sottostimano sino a che punto le potenze europee, succedutesi nei secoli, hanno influenzato il corso della nostra storia. Fino alla caduta dell’Ancien Régime nel 1798, il nostro Paese è stato considerato come una zona cuscinetto tra l’Austria degli Asburgo e il regno di Francia. L’ambasciatore francese stabilito a Soletta ha sovente giocato il ruolo di mediatore tra i confederati. È del resto proprio il titolo di “mediatore” che Napoleone riprenderà nel 1803. Bisogna forse ricordare che i cantoni latini, ad eccezione di Friburgo che era già membro a parte integrante della Confederazione, devono la loro sovranità alla tormenta rivoluzionaria arrivata dalla Francia? Dopo l’epoca napoleonica, nel 1815, è lo Zar Alessandro I di Russia che si oppose alle velleità del canton Berna, che voleva tornare alla situazione travirgolette pre-rivoluCinema a Parigi zionaria. Al congrescon Blocher so di VienA PAGINA 37 na, sono state le potenze europee a garantire la nostra neutralità. La Svizzera moderna, che prende in mano il proprio destino nel 1848, deve molto alla benevolenza dei britannici, che calmano l’ostilità degli austriaci verso il giovane Stato che, secondo loro, accoglie troppi rifugiati politici. Nel XX secolo le due guerre che infiammano il continente hanno un impatto decisivo sulla nostra evoluzione politica ed economica. Dopo il 1945, alla tradizionale influenza diretta dei nostri vicini, si aggiunge quella degli Stati Uniti, vincitori del conflitto. Una tutela a volte ben accetta, a volte fonte di irritazione. Chi può negare che l’ampiezza della nostra piazza bancaria deve tutto alla magnanimità americana di allora, così come alla recente franca ostilità statunitense? Siamo sovrani, sembra, ma non abbiamo saputo, o voluto, resistere alle pressioni americane! E verso i colpi arricati dagli Usa, le potenze europee - ormai unite tra di loro - si sono mostrate finora comprensive e pragmatiche. Lo scrutinio del 9 febbraio ha spaccato in due il Paese. Resta da capire quale delle due parti gli europei vorranno prendere in considerazione e privilegiare nella loro ricerca di una soluzione; la maggioranza o la minoranza di quasi uguale peso? La Svizzera mitologica del 1291, che si sente meglio nel suo ridotto, o quella liberale del 1848, che non teme di frequentare il “gran Mondo” e di affrontare i venti al largo? IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 economia Keystone DIPENDENZA ALLA MANODOPERA STRANIERA Fonte: Ufficio federale di statistica/Microgis Le tasse si pagano soprattutto dove si abita Gli accordi sull’imposizione dei pendolari del lavoro francesi, germanici e spagnoli IL PONTE DI COMANDO Una immagine della sede della Commissione europea a Bruxelles Il caso La prima intesa fiscale per Saar, Lorena, Lussemburgo, Renania e Palatinato è stata siglata nel 1959 50 - Che sono parecchi. Per esempio quelli piuttosto corposi siglati tra Francia e Germania stabiliscono che l’imposizione è nel Paese d’origine del lavoratore, se occupazione e residenza sono nella zona frontaliera, altrimenti si passa all’imposizione alla fonte. E qui è collegata un’altra regola che parla di imputazione dell’imposta francese sull’imposta tedesca quando il reddito frontaliero è tassato alla fonte. La 35 30 - 2002 2003 2004 2005 zona frontaliera, si precisa, è di 20 chilometri per la residenza in ambedue gli Stati, ma di 30 per i francesi che lavorano in Germania. Anche nell’accordo tra Parigi e Madrid la soluzione è la stessa: “I lavoratori frontalieri non posso essere soggetti d’imposta altrove che nello Stato di residenza”. Ma anche in questo caso si spiega che la regola vale se il luogo di lavoro e la residenza si situano nella zona frontaliera di 10 chilometri. Diverso ancora e più generici i confini nel “patto” firmato tra Italia e Austria, dove sì si parla sempre in linea generale - ancora di imposizione nello Stato di residenza, ma si aggiunge “se residenza e occupazione sono in prossimità della frontiera”. E non viene definita alcuna zona di frontiera. Più chiaro l’accordo tra Germania e Austria: ancora in via generale si dice che le tasse si pagano nello Stato di residenza, a condizione che casa e ufficio o fabbrica siano situati nella zona di frontiera di 30 chilometri su entrambi i lati del confine. Altrimenti l’imposizione passa al luogo di lavoro. Valori superiori al 22.8%, cioè alla media percentuale degli stranieri residenti sul territorio nazionale primario secondario terziario ZH 19% 29.7% 24% BE 6.7% 16.6% 13% LU 7.2% 22.4% 15.3% UR 0% 12% 7.9% SZ 4.8% 20.5% 17.4% OW 3.1% 15.1% 13.5% NW 0% 11.7% 12.1% GL 9.8% 30.2% 18.3% ZG 10% 31.2% 23.1% FR 8.3% 30.5% 15.9% SO 13.3% 24% 16.7% BS 20.7% 49.2% 34% BL 19% 25.8% 18.9% SH 3% 35% 21.7% AR 8.4% 20.9% 13.8% AI 5.8% 20% 10.8% SG 10.8% 30.2% 17.7% GR 8% 20.1% 18.6% AG 12.4% 29.3% 19.3% TG 12.1% 30.6% 19.6% TI 24.7% 36% 25% VD 22.1% 39% 31% VS 25.1% 26.8% 20.1% NE 7% 35.5% 21.4% GE 29.4% 47.2% 37% JU 2.5% 21.4% 10.7% CH 12.5% 27.9% 21.4% veva sfiorato l’unanimità in Gran Consiglio la proposta udc di aumentare l’imposizione fiscale dei frontalieri. Una richiesta avanzata dai democentristi prima del voto contro l’immigrazione di massa del 9 febbraio scorso, quale possibile soluzione per raffreddare la crescente pressione del frontalierato, rimettere in discussione gli accordi bilaterali del 1974 con l’Italia ed eliminare gli indubbi vantaggi fiscali che godono i lavoratori d’oltre confine residenti entro la fascia di 20 chilometri. E tra gli effetti indotti anche una minore pressione sui salari nel mercato del lavoro ticinese, una più equa ripartizione dei tributi tra Svizzera e Italia, più posti di lavoro per gli svizzeri. Ma dimezzare i frontalieri, ridurli, magari, ai livelli del 2004 (35mila circa), grazie alla futura introduzione dei contingenti, quali conseguenze avrebbe sulle casse dello Stato? “Non è facile formulare ipotesi perché si dovrebbe tenere conto di scenari diversi”, spiega Samuele Vorpe, del Centro competenze tributarie della Supsi: “Ipotizzando un dimezzamento della quota dei frontalieri, occorre chiedersi chi andrà a colmare i 30mila posti di lavoro vacanti”. Se questi posti fossero occupati da residenti, se il mercato del lavoro ticinese fosse realmente in grado di coprirli, “…allora il gettito fiscale dovrebbe restare invariato, o meglio, dovrebbe diminuire il gettito fiscale di imposta alla fonte e aumentare quello ordinario”. Se, invece, i 30mila posti di lavoro sinora occupati da frontalieri non venissero presi da altre persone, la forza lavoro diminuirebbe di pari unità e “il gettito fiscale dell’imposta alla fonte dovrebbe ridursi: all’incirca della metà. Presumo che la perdita di 30mila posti di lavoro significhi contestualmente il trasferimento o la chiusura di imprese operative nel Ticino, con conseguente riduzione del gettito fiscale delle persone giuridiche”. Molti meno soldi allo Stato, insomma. L’Udc obietta, però, che una maggiore pressione fiscale sui frontalieri rimanenti compenserebbe 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 LE NUOVE IMPRESE, Ticino LORETTA NAPOLEONI 795 715 611 525 645 786 782 815 755 601 525 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Samuele Vorpe “La perdita di posti di lavoro significa il trasferimento o la chiusura di aziende che sono operative inTicino” Angelo Rossi “Un dimezzamento non sarebbe augurabile ai fini dell’efficienza del sistema economico e produttivo” Angelo Geninazzi “La Svizzera, con gli accordi bilaterali, ha approfittato enormemente della libera circolazione delle persone” i mancati introiti. Argomento tecnicamente confutato dall’esperto della Supsi: “I frontalieri sono oggi tassati con le aliquote svizzere che sono pure applicabili ai residenti, tenuto conto di alcune deduzioni, già comprese nelle stesse aliquote. È il diritto federale superiore ad imporre ai Cantoni questo metodo di tassazione dei frontalieri. Per cui, se il Ticino aumentasse il carico fiscale sui restanti 30mila frontalieri, lo dovrebbe fare parimenti sui suoi domiciliati, anche perché le aliquote di riferimento sono le medesime”. Un boomerang. Un aumento della pressione fiscale sulle persone fisiche nuocerebbe, difatti, alla competitività fiscale rispetto agli altri Cantoni, già critica, minando l’attrattività per i benestanti stranieri intenzionati a stabilirsi in Ticino o che già vi risie- dono. Chissà cosa ne pensano banche e fiduciarie… Tra i vari effetti negativi, ai quali finora nessuno ha dato una risposta convincente, ci sono quindi: la diminuzione complessiva del gettito fiscale; l’impossibilità oggettiva di ricoprire anche solo la metà dei posti di lavoro mancanti con residenti in Ticino (poco più di 8000 i disoccupati registrati nell’ultimo rilevamento) - ammesso che questi fossero disponibili alle mansioni richieste dalle imprese ticinesi -; il rischio che aziende a capitale straniero o anche svizzero non trovino più conveniente restare in Ticino, perché verrebbe a mancare la flessibilità che il frontalierato ha garantito fino ad oggi, sia in termini di salari che di assunzioni. C’è poi una incognita statistica mai chiarita e che l’economista Angelo Rossi ripropone da tempo: “La statistica dei frontalieri non specifica quanti sono i lavoratori a tempo parziale. La mia ipotesi è che il part-time sia attorno al 40% dei circa 60.000 frontalieri censiti. Nei residenti la quota dei lavoratori a tempo parziale è superiore al 25 e inferiore al 30%, dunque circa 20.000 persone che lavorano a tempo parziale rappresentano una quota di lavoro pari al 60% del totale. Ciò corrisponde a 12.000 posti di lavoro a tempo pieno”. Insomma, un dimezzamento dei frontalieri non sarebbe augurabile ai fini dell’efficienza del sistema economico e produttivo. Ma ora ci sarà soprattutto da vedere come verranno gestiti questi rischi alla luce dell’introduzione del nuovo sistema dei contingenti. Un’ incertezza resa ancora più pesante per il mondo economico dalle tensioni create dal voto del 9 febbraio con l’Ue e dal pericolo di dover rinegoziare gli accordi bilaterali con risicati margini di trattativa. “Non va dimenticato - avverte Angelo Geninazzi, responsabile per il Ticino di economiesuisse che grazie a questi accordi con l’Europa, la Svizzera ha approfittato sino ad oggi enormemente della libera circolazione delle persone”. [email protected] 4contingentipossibili Per settore d’attività Secondo il “peso” dei Cantoni Con il sistema globale Attraverso una Borsa “Per gli industriali “Ma la perequazione “Contro la burocrazia “Per gli economisti nessuna rivoluzione” non è il metro ideale” con qualsiasi mezzo” è più efficace l’asta” L’ idea di suddividere i contingenti in modo “politico” secondo i settori d’attività non disturba le aspettative degli industriali. “Il numero di lavoratori frontalieri nell’industria ticinese è stabile dal 1980 - osserva Stefano Modenini, direttore dell’Aiti -. Allora erano in totale 15mila, oggi sia- 1 mo passati a circa 17mila. Non sono in vista rivoluzioni, insomma, a patto che si riconosca all’industria il valore economico e che, quindi, si garantiscano questi contingenti”. Una posizione confermata anche da banche, Camera di commercio, impresari costruttori ed economia fondiaria, che invitano a partire dal presupposto di un contingente cantonale da sottoporre a Berna. “Si tagli semmai in settori economici meno redditizi”, suggerisce Modenini. L’ ipotesi di lavoro che vorrebbe il peso economico dei cantoni, calcolato secondo la partecipazione alla perequazione intercantonale, quale discriminante per l’assegnazione dei contingenti non piace a Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio. “Si andrebbe nella direzione di 2 penalizzare chi ha votato sì all’iniziativa udc - spiega -. Ma bisogna stare attenti, perché la perequazione non dice tutto sulle esigenze economiche reali delle diverse regioni. Si tratta di un calcolo complesso, che tiene conto di molti fattori. Meglio che i cantoni esprimano una loro necessità motivata, piuttosto che procedere ad attribuzioni automatiche. Sono comunque valutazioni da fare con una certa prudenza, procedendo con calma e in modo ordinato”. P er evitare “storture”, soprattutto nei confronti dei piccoli attori economici - come ad esempio gli agricoltori - alle prime due proposte di assegnazione dei contingenti se ne aggiunge una terza, ossia partire da un contingente globale, garantendo però alle piccole aziende il diritto di ri- 3 corso. “Per Economiesuisse l’importante è trovare il sistema meno burocratico possibile - precisa Angelo Gianinazzi, responsabile per il Ticino dell’associazione -. Anche se è ancora prematuro parlare del problema nel dettaglio, il sistema dei contingenti globali è già in vigore nei confronti degli Stati terzi. Per avere un indiano in azienda, per intenderci, serve un permesso diverso rispetto ad un europeo. Il problema dei contingenti resta però sempre la burocrazia”. A ttribuire i contingenti attraverso un’asta potrebbe sembrare quasi anacronistico, ma in realtà questa è la soluzione prediletta per alcuni economisti. “Per un’azienda, essere sicura di avere a disposizione la manodopera di cui ha bisogno è essenziale - nota Marco Salvi di Avenir Suisse -. Su quale 4 base, allora, escludere questo o quel settore? La risposta degli economisti è chiara: sulla base del prezzo”. All’osservazione sul rischio di una situazione in cui chi più paga, più riceve, Salvi replica: “Le grandi aziende hanno piani molto chiari sulle loro esigenze e quindi basterebbe mantenere l’attenzione anche sui bisogni delle piccole e medie imprese riservando loro un certo numero di lavoratori del contingente e metterli all’asta”. ipro ipro ipro ipro icontro icontro icontro icontro Rispetta direttamente il voto popolare e conserva un ruolo importante per la politica nell’attribuzione delle quote La decisione politica su quali settori sacrificare può portare a penalizzare le piccole e medie imprese La Svizzera non si dia una zappata sui piedi Fonte: Ustat A daBruxelles le tasse nello Stato di residenza, quello d’origine. Ma a questa disposizione si sono aggiunge una serie di postille, con variabili dettate dai chilometri - si va 10 a 30 - di distanza tra luogo di residenza e di lavoro. In alcuni casi, inoltre, è prevista per lo Stato che risulta svantaggiato nel gettito una compensazione trasfrontaliera. Uno studio dell’Ue mostra nel particolare i singoli accordi tra Paesi. D’AGOSTINO A PAGINA 29 GIORGIO CARRION da nessuna parte. Se venissero a mancare o fossero insufficienti questi lavoratori che hanno contribuito non poco al successo dell’economia nazionale e cantonale, sarebbero guai. Meno frontalieri può significare anche meno imprese e certamente meno imposte, quindi meno entrate fiscali per il Ticino. Guai seri, dunque. Ma ci sono altre incognite del rebus che vanno considerate: i ristorni del Cantone allo Stato italiano, i criteri di calcolo delle imposte che si vorrebbero aumentare e la revisione del trattato con Roma. Problemi fiscali che l’Unione europea (vedi articolo sotto) ha provato a regolare negli accordi bilaterali fra Stati attraverso una normativa piuttosto articolata. Intanto, in Svizzera ci si interroga su come definire l’entità dei contingenti e sull’assegnazione ai cantoni e ai singoli settori economici. Anche qui bisognerà trovare il giusto equilibrio tra interessi regionali ed economici molto diversi. Una sfida non da poco. S A PAGINA 37 13 55 - “Meno frontalieri? Meno imprese e meno imposte” Il nervo scoperto della manodopera straniera, dalla pressione contributiva al taglio dei permessi ono circa 120mila i lavoratori che ogni giorno si spostano nella regione europea compresa tra Saar-Lorena-Lussemburgo-Renania-Palatinato, cioè tra Francia, Germania e Lussemburgo. È una delle zone di confine dove si intreccia il passaggio del maggior numero di transfrontalieri e dove si intreccia una normativa europea modificata negli anni e che presenta tante sfaccettature. Ma è qui che nel 1959 fu siglato il primo accordo bilaterale tra Parigi e Bonn per regolare i diritti e i doveri fiscali di questi pendolari un po’ speciali. Dall’altro lato della Francia lo scambio è con la Spagna, e riguarda solo alcune migliaia di lavoratori, ma anche qui c’è un accordo bilaterale, arrivato dopo la fine della dittatura franchista e il consolidamento dei primi scambi di lavoratori, nel 1995. A regolare questo regime tributario non è tuttavia l’Unione europea. Ma gli Stati che restano sovrani sul regime fiscale. Ed è questo il nodo che ha creato complicazioni e nel 1992 ha fatto bocciare una proposta sull’armonizzazione della tassazione dei redditi presentata invocando il principio Ue della “non discriminazione”. Il risultato è che in linea generale i frontalieri pagano Il lessico ostile della politica Una drastica diminuzione dei lavoratori italiani rischierebbe di ridurre di molto le entrate per l’erario Fisco, immigrazione nuovi contingenti... è il rebus del confine LORENZO ROBUSTELLI da Bruxelles E il leader udc angoscia Parigi 40 - Dilemma frontalieri N laparola 45 - IL DOPO VOTO ecessari. Però poco graditi. I 60 mila frontalieri in Ticino sono il segno di un’economia che viaggia con una marcia in più o solo il segnale di un disagio, dell’effetto sostituzione della manodopera residente? I giudizi dividono, come ha diviso la Svizzera, spaccandola a metà, l’iniziativa dell’Udc per fermare l’immigrazione di massa. E il risultato delle urne ha lasciato in sospeso la domanda. Anzi, si sono aperte una fase critica nei rapporti con l’Ue e una situazione d’incertezza per gli ambienti economici, perché con l’introduzione dei contingenti bisognerà trovare un non facile equilibrio che da una parte non indebolisca l’economia e quella dinamicità acquisita negli anni, e dall’altra rispetti il voto popolare. Un vero e proprio rebus. Certo è che senza i frontalieri, indispensabili negli ospedali come nelle case per anziani, nei commerci come nelle industrie, nel turismo come nell’edilizia, non si va I FRONTALIERI, in migliana, Ticino travirgolette Tiene ai margini delle decisioni il mondo economico, cercando di evitare uno scontro nell’accaparrarsi i contingenti Accentua le divisioni regionali, perché quale chiave di riparto verrebbe considerata la perequazione finanziaria, che è complessa È il sistema verosimilmente meno burocratico in assoluto ed evita problemi di eccessi regionali o di categoria La necessità di un diritto di ricorso rischia di rendere complessa una procedura globale di assegnazione dei contingenti Risolverebbe il problema dell’efficienza, garantendo alle aziende che hanno un vero bisogno i contingenti necessari (pagando) Restano interrogativi sull’efficacia anche per le piccole e medie aziende e sulla necessità di regole molto chiare Dopo il no all’immigrazione, la Svizzera è diventata la bandiera dei partiti nazionalisti europei. Dalla francese Marie Le Pen all’olandese Geert Wilders, all’inglese Nigel Farage, la destra anti europeista esulta all’idea che un simile risultato potrebbe essere raggiunto in casa loro. Si tratta di atteggiamenti che abbiamo già visto in un contesto ben diverso da quello attuale, non dimentichiamoci che la xenofobia appartiene a quell’Europa razzista che nella sua follia segregazionista ha portato guerra e distruzione all’intero continente. Allora, come oggi, la Svizzera è sempre un’isola felice. Le cifre parlano chiaro, dal 2010, da quando la crisi del debito sovrano si è abbattuta sull’Unione europea, l’immigrazione verso la Svizzera è aumentata vertiginosamente dai Paesi più colpiti: Grecia + 44,8 per cento, Spagna +36,2 per cento, Italia + 28,1 per cento. Questo è un problema europeo che molti confondono per un problema svizzero. La retorica anti immigrato, infatti, ci vuole far credere che avere un quarto della popolazione composto da stranieri sia un pericolo per un semplice motivo: costoro sottraggono il lavoro ai cittadini svizzeri. Questo è il mantra usato pure da Le Penn, da Wilders e da Farage: cacciamo gli stranieri e la disoccupazione scenderà. Ma l’economia svizzera è ben diversa da quella francese, olandese e britannica, non soffre a causa di una crisi cronica che ha portato la disoccupazione a livelli da dopoguerra. Al contrario utilizza l’ampio bacino di manodopera straniera per continuare ad essere un’isola felice nell’oceano in tempesta europeo. Soltanto nel settore edilizio tra il 55 ed il 60 per cento degli operai sono stranieri, anche nell’industria e nell’agricoltura il Paese fa largo uso di stranieri. L’indice di natalità è infatti troppo basso per sostenere la crescita economica e la riprova è proprio il tassso di disoccupazione, il più basso in Europa. Il grosso numero di immigrati è un segno di benessere, il traffico ed anche lo smog causato dalle vetture dei frontalieri sono le conseguenze negative di un’economia che cresce. Per alleviarle si possono trovare soluzioni migliori delle quote all’immigrazione, queste decisioni spesso diventano dei boomerang perché chiudono le frontiere non solo al lavoro, ma anche al business. La Svizzera non è gli Stati Uniti, è una nazione piccola che vive di esportazione, turismo e servizi, inimicarsi l’Europa, il suo partner commerciale per antonomasia, è darsi la cosiddetta zappa sui piedi. Ti-Press Anche il Chiasso cade sotto i colpi di Rossini La pallavolo Lugano non conosce la sconfitta Una settimana dopo aver sconfitto il Locarno con un suo gol, il ticinese dello Sciaffusa Patrick Rossini si è ripetuto contro il Chiasso di Zambrotta, decidendo all’86’ una sfida fino ad allora sull’1-1 (Frontino e Ciarrocchi). Impegnati nella difficile trasferta sul campo del Luc Losanna nel girone finale del campionato svizzero di volley, i Dragoni della pallavolo Lugano hanno centrato un nuovo, chiaro, successo per 3-0, rimanendo leader. Ti-Press losport IN TELE VISIONE domenica 23 febbraio mercoledì 26 febbraio dalle 7.50 alle 16.50 LA2 20.20 LA2 Olimpiadi Sochi Calcio: Galatasaray-Chelsea Admir Mehmedi in rete, ma il suo Freiburg perde Nei test della Formula 1 brilla già la Mercedes Con Guintoli in superpole via al Mondiale Superbike domenica 23 febbraio giovedì 27 febbraio 16.50 LA2 18.55 LA2 Cerimonia di Chiusura Olimpiadi Calcio: Basilea-Maccabi Tel Aviv A nulla è valsa la rete dell’attaccante elvetico Admir Mehmedi per il Freiburg in Bundesliga. La formazione del rossocrociato è infatti uscita sconfitta per 4-2 in casa con l’Augsburg e resta così al penultimo posto in classifica. L’ultimo giorno della sessione di test della Formula1 in Bahrein in vista del via al Mondiale in Australia il 16 marzo ha visto la Mercedes di Nico Rosberg staccare nettamente il miglior tempo davanti a McLaren e Ferrari. È scattato nella notte in Australia il campionato del Mondo della Superbike, con la prima superpole della stagione al 31enne francese Sylvain Guintoli su Aprilia, davanti a Giugliano su Ducati e alla seconda Aprilia, quella di Marco Melandri. martedì 25 febbraio 20.20 LA2 Calcio: Olympiacos-Man. United venerdì 28 febbraio 20.00 LA2 Hockey: Ambrì-Lugano Il fenomeno Domenica 23 febbraio 2014 www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè VIC WILD DA DOMINATORE VINCE L’ORO NELLO SLALOM L’americano naturalizzato russo ha bissato il successo del gigante, dominando anche lo slalom parallelo nello snowboard. Eliminati presto tutti gli svizzeri Se l’esultanza degli sportivi diventa icona A PAGINA 27 15 La Finlandia surclassa gli Usa con Rask e Selanne superlativi Con un eloquente 5-0 agli scandinavi va un meritato bronzo edizione placcata oro d’ Nel bilancio della delegazione rossocrociata i grandi trionfi prevalgono su alcune delusioni ULTIMO SFORZO PER COLOGNA Nella 50km che chiude i Giochi, Dario Cologna cerca la sua terza medaglia d’oro, ma gli avversari saranno molti, dagli svedesi ai russi Reuters BEAT HEFTI IN DIFFICOLTÀ Partito con un numero alto, l’elvetico del bob a 4 soffre l’umidità crescente della pista Iprotagonisti deiGiochi nile, anche se le donne sono giunte quarte, giocando però molto male) e della nazionale maschile di hockey. Con la squadra di Simpson che arrivava in Russia con al collo l’argento mondiale, ma sul ghiaccio olimpico incapace di portare la stessa convinzione di Stoccolma. Certamente la fortuna non ha assistito le squadre di ski cross, che a Sochi arrivavano da grandi protagoniste sia tra le donne, sia tra gli uomini. Al forfait dell’ultimo momento del campione uscente Mike Schmid, ha fatto seguito In attesa della 50 km nel fondo, nessuna medaglia nello slalom in snowboard, nel bob poche le speranze una botta in allenamento per il favorito Alex Fiva, poi falciato nelle batterie. Stessa sorte per le ragazze, con Fanny Smith e Katrin Müller a commettere errori evitabili. Esattamente come quelli nello sci alpino. Di Lara Gut in Super G, MASSIMO SCHIRA MAZE Con due ori al collo, la slovena allenata da Mauro Pini è la regina dello sci COLOGNA Quando è in forma è davvero inarrestabile e può puntare al suo terzo oro DOMRACHEVA Inarrestabile nel fondo e precisa nel tiro. Il biathlon femminile è tutto ai suoi piedi VICTOR AN Il pattinatore di velocità passato alla Russia vince tre ori e un bronzo a Sochi M. FOURCADE Il francese emula la bielorussa nel biathlon e vince come pochi STOCH Il polacco è il re sui trampolini e prende il posto di Ammann con due vittorie SE MANCANO EMOZIONI ED ENERGIA O ltre a tecnica, tattica e condizione atletica, l’hockey su ghiaccio è uno di quegli sport che richiede altre due componenti: energia ed emozioni. E se i primi tre elementi sono indiscutibilmente presenti nella nazionale svizzera maschile, lo schiaffo olimpico di Sochi ha dimostrato che sulle altre due qualità c’è grosso margine di miglioramento. Perché l’hockey è uno sport che impone di “sporcarsi le mani” e se giochi le partite in modo troppo “aristocratico”, perdi. Anche contro formazioni che, sulla carta, magari ti sono inferiori, seppur di poco come la Lettonia. Su una cosa Sean Simpson ha ragione nella sua analisi del deludente esito del torneo a cinque cerchi: il livello era ben diverso rispetto a Stoccolma. D’altro canto, dovrebbe aggiungere Simpson, la cattiveria agonistica della Svizzera è stata nettamente inferiore rispetto a quella messa in pista in occasione dello storico argento mondiale. Per evitare di sprecare il prezioso “capitale” accumulato da questo gruppo di ottimi giocatori, per il movimento rossocrociato è urgente riuscire a tornare ad occupare il proprio ruolo nell’hockey internazionale. Quello di “underdog”. Come successo alle donne. mentre nel gigante la ticinese ha trovato la “strada” un po’ troppo tardi. Si rifarà, come le giovani slalomiste. Si è poi conclusa senza acuti, ma un po’ c’era da aspettarselo, anche l’avventura olimpica di Simon Ammann, con il quattro volte medaglia d’oro nel salto con gli sci lontano dai migliori. Intanto ieri, sabato, non sono arrivate buone notizie dallo slalom parallelo nello snowboard, dove i medagliati del gigante, Patrizia Kummer - scelta anche come portabandiera alla cerimonia di chiusura di quest’oggi - e Nevin Galmarini, non sono riusciti a salire sul podio, uscendo prematuramente dai giochi in una prova che ha visto trionfare il russo Vic Wild al maschile (come già nel gigante) e l’austriaca Julia Dujmovits al femminile. L’ultimo giorno delle Olimpiadi, oltre che sulla finale dell’hockey e sulle due manche conclusive del bob a 4 maschile, punta i riflettori sulla 50km di fondo degli uomini. Gara che rischia di essere molto interessante per la Svizzera, che può chiudere in bellezza con Dario Cologna. Il grigionese parte senza pressione alcuna. Vada come vada, Super Dario le sue Olimpiadi le ha già vinte. Più difficile dopo le prime manche di ieri, l’assalto di Beat Hefti ad una medaglia nel “quattro”. Missione difficile visto l’ottavo posto dopo due discese, ma i distacchi sono recuperabili. [email protected] Q@MassimoSchira rete che ha spezzato le gambe agli Stati Uniti che, incassata una nuova penalità, ha subito la quinta segnatura, ad opera di Olli Maatta, che ha chiuso il match. m.m. della speranza ma, a causa di una penalità comminata a Kane, la Finlandia ha chiuso definitivamente il discorso legato alla medaglia di bronzo, trovando il 3-0 con Juuso Hietanen. Una Lafinale La Svezia prova a ripetere Lillehammer LA “FIRMA” DEL CAMPIONE Con la sua personale doppietta il 43enne giocatore di Anaheim ha steso gli Usa e regalato alla Finlandia la medaglia di bronzo olimpica nell’hockey su ghiaccio La Svezia prova a ripetere l’impresa compiuta nelle Olimpiadi del 1994 a Lillehammer. In quell’edizione, gli scandinavi batterono nella finale di hockey proprio i canadesi per 3-2. I campioni in carica della foglia d’acero, dopo la tiratissima semifinale vinta contro gli Stati Uniti per 1-0, cercano di bissare il successo ottenuto quattro anni fa a nelle Olimpiadi di casa a Vancouver. Una partita che vede, oggi, domenica (ore 13.00), i canadesi che partono con il favore del pronostico, anche se la i campioni del Mondo in carica della Svezia cercheranno di contenere le folate offensive di Matt Duchene e compagni, per colpire in contropiede. Molto importante il ruolo degli estremi difensori, con la sfida tra Henrik Lundqvist e Carey Price che sono finora stati le vere punte di diamante delle due compagini finaliste. Un atto conclusivo infarcito di stelle nordamericane, per concludere in bellezza le Olimpiadi di Sochi. L’unica speranza è quella che fra quattro anni, patron Gary Battmann conceda il permesso ai giocatori Nhl di partecipare in Corea. I giocatori vogliono comunque essere presenti. Sesto oro in carriera per Bjoergen, ottima nona Boner Mario Matt vince ed entra nella storia Tripletta irmata Norvegia Il 34enne austriaco diventa il più vecchio ad imporsi in uno slalom olimpico nella 30 km al femminile ne rossocrociata non ci si aspettava un grande risultato nella prova di slalom. Ed in effetti l’unico a salvarsi tra i MASSIMO MORO Mario Matt vince lo speciale delle Olimpiadi ed entra nella storia. Un successo, quello ottenuto, ieri, sabato, che permette all’austriaco a trentaquattro anni e dieci mesi di diventare il più vecchio vincitore di uno slalom in una competizione olimpica. Un vero trionfo per l’Austria che ha piazzato al secondo posto Marcel Hirscher che è riuscito a realizzare una rimonta impressionante, scalando ben sette posizioni. Ad aiutarlo in questa impresa ci ha messo lo zampino soprattutto “papà” Ante Kostelic che ha tracciato una seconda manche a dir poco assurda. A farne le spese sono stati ben cinque degli ultimi otto atleti, permettendo così anche al norvegese Henrik Kristoffersen un recupero importante, che ha portato il diciannovenne sul terzo gradino del podio. Per quanto riguarda la compagi- paletti della prima manche è stato Daniel Yule che ha concluso in dodicesima posizione. Per gli altri non c’è invece stato nulla di fare con Luca Aerni che non ha concluso, mentre Justin Murisier DANIEL YULE E MARIO MATT Il vallesano è stato l’uncio svizzero ad entrare nella seconda manche, termiinando in diciasettesima posizione. In basso, il vincitore, Mario Matt Reuters “Alle Olimpiadi conta quello che si ha, non quello che si sarebbe potuto avere”. Parola di Bernhard Russi, uno che di Giochi se ne intende. La delegazione Svizzera, insomma, delle sue prestazioni alla ventiduesima edizione dei Giochi invernali può essere più che soddisfatta già alla vigilia dell’ultima giornata. E digerire anche qualche delusione, senza cui il bilancio olimpico sarebbe addirittura straordinario. Anche se, tutto sommato, fortuna e sfortuna hanno presentato un conto “neutro” agli atleti elvetici. Raggiunto e superato l’obiettivo delle 10 medaglie fissato dal capo delegazione, Gian Gilli, va detto che a placcare d’oro il medagliere elvetico vi sono i sei brillanti titoli olimpici conquistati. Da quelli attesi di Cologna, Kummer e Podlatchikov a quello sorprendente di Sandro Viletta, passando per quello strameritato di Dominique Gisin nella libera femminile. A rendere soddisfacente il bilancio, anche gli argenti di Galmarini nello snowboard, dell’ottima Selina Gasparin nel biathlon ed Hefti nel bob a due. Oltre al bronzo di Lara Gut in discesa e a quello “che vale oro” della nazionale femminile nel torneo di hockey. La Svizzera, insomma, a Sochi è stata protagonista. Nonostante qualche “muso lungo”. Causato innanzitutto dalle prestazioni deludenti delle squadre di curling (maschile e femmi- Reuters MASSIMO SCHIRA mano le redini dell’incontro non riuscendo però a superare un Rask a dir poco superlativo. Messi con le spalle al muro, gli statunitensi hanno cominciato il terzo periodo cercando la rete Reuters Un’ La Finlandia ha conquistato la medaglia di bronzo nel torneo olimpico di hockey, battendo nettamente gli Stati Uniti per 50. Un vero smacco quello subito dagli americani che, dopo l’argento ottenuto a Vancouver, tornano a casa con la medaglia di legno. Un torneo da considerare, invece, molto positivo quello messo a segno dagli scandinavi che, dopo aver “giustiziato” la Russia, hanno meritato di mettersi al collo il bronzo. Un inizio di match molto equilibrato quello che è andato in scena, ieri, sabato, tra gli scandinavi e gli statunitensi. Ne è la prova il fatto che nelle penalità comminate nel primo periodo, Finlandia e Usa non sono riuscite ad andare a segno. La più ghiotta occasione l’ha comunque avuta la squadra americana che, su una strana irregolarità con un bastone vagante, ha avuto la possibilità di sbloccare in punteggio beneficiando di un rigore. A provarci è stato Patrick Kane che davanti a Tuukka Rask non è riuscito trasformare, spedendolo a lato. Il secondo tempo è partito a mille per la Finlandia che, dopo aver superato indenne un’inferiorità numerica, ha trovato il vantaggio con l’esperto Teemu Selanne. Una rete che ha letteralmente messo le ali al team scandinavo, che, nello spazio di soli dodici secondi, ha raddoppiato con Jussi Jokinen, che non ha lasciato scampo a Jonathan Quick. Gli Stati Uniti hanno tentato di reagire e sono riusciti a trovare un altro rigore. A presentarsi è stato ancora Kane che questa volta è stato a dir poco sfortunato ed ha visto il suo potente tiro stamparsi all’incrocio dei pali. Da questo episodio in poi gli americani hanno preso in e Ramon Zenhäusern non hanno ottenuto un tempo valido per qualificarsi sul secondo tracciato. Nella seconda manche l’elvetico si è poi trovato in grossa difficoltà chiudendo la prova in diciassettesima posizione. “Non sono per nulla contento di come ho sciato sul secondo tracciato - ha dichiarato Yule -. Tengo comunque a sottolineare che la gara è stata tracciata in modo troppo difficile e questo è un vero peccato, soprattutto per gli spettatori”. La delegazione elvetica ha dato la possibilità al giovane quartetto rossocrociato di provare l’ebrezza olimpica. Una decisione che potrebbe regalare, nel futuro prossimo, risultati e soddisfazioni anche nello speciale. Nella staffetta maschile del biathlon, infine, la vittoria è andata alla compagine russa, davanti alla Germania e l’Austria, mentre la Svizzera ha terminato in quattordicesima posizione. [email protected] È stato un dominio assoluto quello mostrato ieri, sabato, dalla squadra norvegese femminile di sci di fondo nella 30km con partenza in massa che ha chiuso il programma olimpico delle donne. E a scrivere a lettere d’oro una nuova pagina di storia è stata la grande signora della disciplina, Marit Bjoergen, che si è messa al collo il sesto oro della sua straordinaria carriera, il terzo a questa edizione dei Giochi. Ma per centrare l’obiettivo, Bjoergen ha Reuters dovuto lottare, perché a contenderle il successo sul filo di lana è stata la connazionale Therese Johaug, che ha finalmente trovato la sciata giusta alle Olimpiadi dopo qualche difficoltà, chiu- dendo a 2 secondi e sei decimi dalla vincitrice. Terza a completare la tripletta firmata Norvegia, Kristin Störmer Steira, staccata però già di oltre 20 secondi dal duo di testa. Tutte le altre, a partire dalla finlandese Niskanen, hanno concluso la prova oltre un minuto dopo. Ottimo, per contro, il risultato della grigionese Seraina Boner, che si è dimostrata particolarmente a suo agio sull’esigente percorso olimpico. La rossocrociata ha sfiorato il diploma, visto che ha concluso la sua prova al nono posto dopo una gara sempre a contatto con il gruppo che comprendeva anche le atlete a ridosso dei piazzamenti “nobili”. m.s. IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 LASOCIETÀ ILBENESSERE ILSESSO SULL’ALBERO GENEALOGICO CI POSSIAMO SALIRE TUTTI PIÙ PESANTI E PIÙ PIGRI CRESCONO I PAESI CICCIONI IN QUELL’ESERCITO DI “NO SEX” TEMO DI ESSERCI DA UN PO’ PURE IO A PAGINA 23 A PAGINA 21 ROSSI A PAGINA 26 tra parentesi PAUSA CAFFÈ COSTUME | SAPORI | MOTORI | SPORT| SALUTE | TENDENZE Si è ribaltato il ruolo tra noi e i nostri animali domestici. Da “strumenti” di lavoro ad amici e confidenti, per alcuni anche padroni di casa. Mentre a salvare la biodiversità ci pensano i pipistrelli Caro Fido, tu comandi io ubbidisco U CAROLINA CENNI n marziano osserva qauesta scena: un essere segue l’altro, ne raccoglie gli escrementi, continua a farsi trascinare verso casa, dove lo sfamerà. Il marziano si chiederebbe: quale dei due è il padrone?”. Come dare torto al comico statunitense Jerry Seinfeld, autore dello sketch e, anche, all’alieno sconcertato? segue a pagina 18 S NOSTRO SERVIZIO PERCOMINCIARE PATRIZIA GUENZI “YES, WE CAN” L’ ottimismo allunga la vita. Forse no, ma fa vivere meglio. E i pessimisti? Possono imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno. A dirlo uno psichiatra francese, Alain Braconier, che ha da poco pubblicato “Optimiste”. Anche se una parte del nostro carattere dipende dai geni, il resto è legato all’educazione e all’esperienza che modificano il nostro comportamento, addirittura mutando i neuroni nel cervello. Così, anche nascendo da genitori poco avvezzi al sorriso non tutto è perduto. Esempi di personaggi, la cui forza è stata soprattutto il pensiero positivo, ce ne sono a iosa. Obama, col suo “Yes we can”, è la dimostrazione che tutto è davvero possibile, basta crederci. Anche Bertrand Piccard, ha sempre avuto la spinta dell’ottimismo nel buttarsi nelle sue pazze avventure. E a chi si ostina a dire che tutto va male, che il mondo una volta era migliore... Alain Braconier si dice sicuro che in tanti si sono già resi conto dei limiti del pessimismo. Non si tratta di avere uno sguardo beota, bensì di reagire alle difficoltà con un atteggiamento costruttivo. Proviamoci perché “yes, we can”. LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare FIRMATO... LUISMOLTOARRABBIATO A PAGINA 40 ono tornati i pipistrelli. La buona nuova è frutto di una ricerca della Eea (European Environment Angency) che, esaminando sedici specie in nove Paesi europei, ha realizzato il più dettagliato studio sulle condizioni dei pipistrelli (chirotteri). Gli esperti stimano che negli ultimi vent’anni la popolazione di questi mammiferi sia cresciuta del 43 per cento: l’estinzione è più lontana e la biodiversità è salva. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 19 tra parentesi GLI ANIMALI Non più “strumenti” di lavoro, ma amici. Conviventi. Complici. Ecco come è cambiato il rapporto con cani e gatti Il fenomeno Una ricerca Ue stima che negli ultimi vent’anni i chirotteri sono aumentati del 43% Sono ricomparsi i pipistrelli, la biodiversità per ora è salva L’esperta “Il trend positivo c’è, ma si tratta di una specie estremamente fragile che si riproduce lentamente con un solo piccolo all’anno” Il miglior padrone dell’uomo Cerchiamo di capire cosa vogliono, ci facciamo persino comandare e i ruoli si ribaltano del tutto Corbis 70% PROPRIETARI La maggior parte dei proprietari è disposta a sborsare qualsiasi cifra per il loro bene 25mila CANI Nelle famiglie ticinesi vive un folto esercito di Fido. Un numero destinato a crescere 6-8 SETTIMANE Un periodo fondamentale per creare feeling e complicità tra bestiola e padrone 15% LITIGI In Europa e negli Stati Uniti si litiga più per la custodia degli animali domestici che per i figli 2013 APP È l’anno in cui la Centrale svizzera per animali smarriti s’è dotata di un’app gratuita CAROLINA CENNI “M ettiamo che un marziano osservasse questa scena: un essere segue l’altro, ne raccoglie gli escrementi in un sacchettino, li porta con sé sino al primo cestino; intanto continua a farsi trascinare verso casa, dove lo sfamerà. Il marziano si chiederebbe: quale dei due è il padrone?”. Già. Come dare torto al comico statunitense Jerry Seinfeld, autore dello sketch e, anche, all’alieno sconcertato? Inutile negarlo: il ruolo tra noi e i nostri animali si sta quasi invertendo. Ecco perché, spingendoci un po’ al limite, potremmo dire che... oggi il cane è il miglior padrone dell’uomo. Scrutiamo i nostri coinquilini pelosi per capire cosa sentono o vogliono e per decifrare che pensano di noi. Con loro cerchiamo dialogo e complicità, paradossale in tempi in cui le relazioni tra umani sono sempre più complicate. “Già - nota sconsolato Stefano Boltri, veterinario e collaboratore del Caffè -. Lo constato ogni giorno di più. Ho meno paura di un cane aggressivo ma con un padrone che lo sa gestire, che di uno più mansueto ma... padrone lui. È un problema in costante aumento, manca disciplina”. Invece no!, c’è chi replica. Gli animali non sono più strumenti, bensì amici, conviventi, complici e vanno trattati di conseguenza. Con affetto, anche quelli… meno domestici e che mai ci sogneremmo di prenderci in casa. Infatti, siamo ben felici del “ritorno” dei pipistrelli. O di condividere, in una community virtuale, l’accudimento dell’asinello, della capra o del coniglio di turno mettendoci a disposizione di altri proprietari di animali. Intanto, anche da pazienti, godiamo sempre più delle loro carezze e coccole terapeutiche. Tuttavia, è vero che spesso c’è un ribaltamento di ruoli. Ci chiediamo cosa pensano, nella speranza di capirli, o di farci capire. Cosa si nasconde nella loro DESPOTI Contate i gesti quotidiani che fate per loro. E vi renderete conto chi comanda La novità Debutta su internet la comunità per condividere Fido, Fui e Pussi M ettere in contatto chi è in cerca di ospitalità per il proprio animale domestico e chi, non potendo prendersene uno a tempo pieno, si mette a disposizione per farlo, almeno part-time. E a costo zero. A questo (e molto altro) serve Petsharing, la neonata community online dedicata a chi è in cerca di ospitalità per il proprio animale domestico e a chi, invece, vuole darne. Magari per condividere il piacere di coccolare un quattrozampe, ma solo... a ore. Una sorta di social per appassionati di animali, ma anche una soluzione alternativa a pensioni o rifugi, che ovviamente hanno un costo. Insomma, il couch surfing resiste. Avete presente la pratica, nata in America per usufruire dell’ospitalità gratuita di qualche gentile sconosciuto? Ecco, con il Petsharing, a poter godere dell’ospitalità sono cani, gatti, conigli, pappagallini e altri animali domestici. In fondo il meccanismo è molto semplice: chiunque abbia velleità da dog/cat/rabbit hotelier si iscrive alla community, compila una sorta di pagina personale con tanto di foto (che, in futuro, come ulteriore garanzia, sarà realizzata dai membri del team di PetSharing, spediti sul posto), contatti e spazio per gli importantissimi feedback, ossia le recensioni e i commenti di persone che gli hanno già affidato il loro cucciolo. E poi attende di essere contattato per fare da padrone part-time. Dopodiché avviene la conoscenza e prende avvio il dog-cat-sitteraggio. Un’alternativa ottima, soprattutto per chi ama gli animali, ma è mente? La domanda intriga etpologi e studiosi. Un gruppo di scienziati scandinavi ha appena messo a punto un dispositivo chiamato “No more woof ”, per “tradurre” il loro linguaggio. E siamo disposti anche a spendere tanti soldi, a portarli da esperti, psicologi, etologi e fisiatri pur di trovare una risposta e di farli vi- Si chiama PetSharing, è una rete per mettere in contatto tra di loro proprietari e “dog, cat e rabbit sitter” a tempo determinato spesso in viaggio e non può portarseli con sè. Inoltre, assicura zero sensi di colpa, perché il proprio beniamino viene affidato in mani sicure. D’altro canto i tempi sono quelli della condivisione. Di ogni cosa, perché non anche del quattrozampe di casa? Dopo tutto lo facciamo già sui social network, postando notizie, foto ricordo, commenti e video più divertenti. E, per combattere crisi e inquinamento, utilizziamo in condivisione pure bici e auto. Nel caso di pet sharing non c’è solo un risparmio, ma anche un piacere di accudire e provvedere alle necessità di un essere vivente. Ecco, forse, l’unica community davvero improntata all’aiuto reciproco. Un modo utile, anche, per combattere l’abbandono degli animali. Da una parte offre una soluzione a portata di clic, comoda e semplice, dall’altra permette a chi non ha mai avuto una bestiola domestica di mettersi alla prova come padrone e di fare un’esperienza a tempo determinato, senza fare troppi danni. Oggigiorno sono pure sempre più numerose le alternative alle pensioni. Scuole materne e asili nido per Fido stanno spuntando come funghi. Luoghi sicuri e accuditi dove poter lasciare i nostri quattro zampe per qualche ora, mezze o intere giornate. Un modo, anche, visto che sono cuccioli, per agevolare l’inserimento in gruppo, l’educazione di base, il ritmo pappa, sonnellino e divertimento. Poi, più tardi, sarà il turno della elementari pet school. vere a lungo e in salute. Secondo un'inchiesta del Time, il 70% dei proprietari di cani o gatti si dice pronto a sborsare qualsiasi cifra per salvare la vita del proprio beniamino; e aumenta la percentuale di chi si rivolge agli esperti di comportamento: perché il mio cane fa questo? Perché il mio gatto fa quello? Perché non vuole mangiare, perché sporca, graffia, morde? Perché strattona il guinzaglio o distrugge casa se lo lascio solo per qualche ora? Insomma, che gli passa per la testa? “Chi viene da me le ha davvero già provate tutte, ma senza risultati - spiega Alessia Delucca, etologa comportamentalista -. Vogliono sapere perché, capire. Oggi più che mai. Mentre una volta l’animale non era certo al centro dei nostri pensieri, oggi si discute sempre di più dei cani che ‘comunicano’”. Comunicano? Maddai! Non è che li stiamo umanizzando troppo? “Non sono esseri umani e quindi non vanno trattati come tali, anche per rispetto” “Il cane non è un umano e non va trattato come tale”, avverte Delucca. Tuttavia, proprio come per i figli, anche per i quattrozampe schiere di coppie si accapigliano per contenderseli al momento della separazione. Succede sia in Europa che in Usa. I vip sono famosi per tali performance: così è stato per il cane conteso fra la conduttrice tv britannica Nigella Lawson e il marito Charles Saatchi; fra l'ex leader degli Oasis Liam Gallagher e la moglie Nicole Appleton per la custodia dei due bassotti; tra l'attrice Drew Barrymore e l'ex marito Tom Green. E i tribunali, spesso e volentieri, tendono a lasciare figlio e animale allo stesso genitore, quasi fossero fratelli. [email protected] Q@simplypeperosa S on tornati i pipistrelli. Una buona notizia, anche per chi con questi “topini” volanti non ha molta dimestichezza e, anzi, li teme pure un po’. Invece dobbiamo gioire del loro ritorno, un segnale più che positivo. La buona nuova è frutto di una ricerca della Eea (European Environment Angency) che, esaminando sedici specie in nove Paesi europei, ha realizzato il più dettagliato studio sulle condizioni dei pipistrelli (chirotteri). Gli esperti stimano che negli ultimi vent’anni la popolazione di questi mammiferi sia cresciuta del 43 per cento: l’estinzione è più lontana e la biodiversità è salva, almeno per ora. “Lo studio non è finalizzato a calcolare un trend, ma si tratta di un test per valutare un metodo di ‘ripopolazione’ – osserva Marzia Mattei-Roesli, responsabile del Centro protezione pipistrelli Ticino -. Un risultato comunque positivo. Si è arrestato il preoccupante calo degli anni Cinquanta e Sessanta. È stato l’intervento dell’uomo sulla natura, nel secondo dopoguerra, a mettere a rischio molte specie di pipistrelli, animali incredibilmente delicati e fragili. Responsabili, l’agricoltura intensiva, la cattiva gestione del territorio e la diffusione degli agenti chimici nelle campagne, che hanno messo a dura prova la loro sopravvivenza. L’insieme di queste cause ne ha abbassato notevolmente il numero e ristretto il loro habitat. Queste bestiole della notte mangiano di L’UTILITÀ I pipistrelli che vivono in Ticino sono totalmente insettivori, sono ad esempio ghiotti di zanzare tutto e hanno un ruolo molto importante nella catena alimentare, impollinano numerose specie floreali e producono guano, ottimo fertilizzante. Non solo. Combattono le fastidiose zanzare, noto tormento anche delle nostre estati, per le quali spesso non basta la solita lotta preventiva con pesticidi e disinfettanti. Benvenga, quindi, la voracità dei pipistrelli, ghiottissimi di zanzare. In questo caso, anche chi li guarda con occhio poco benevolo, alza gli occhi al cielo e li aspetta, come un alleato che combatte un puntuto nemico comune. “Premetto che i pipistrelli fanno parte del nostro ambiente e quindi hanno tutto il diritto di viverci in tranquillità – riprende l’esperta -. Ogni essere vivente ha una sua funzione e così ce l’hanno i chirotteri. Quelli che vivono in Ticino sono totalmente insettivori e hanno l’importante compito di “controllo” degli insetti. Basta pensare che ogni notte un pipistrello nano ne mangia anche un migliaio”. Eppure, c’è ancora chi li teme, convinto che s’impiglino tra i capelli o che succhino il sangue. “È una questione culturale. In Cina, ad esempio, sono considerati dei portafortuna. Da noi, da sempre, il diavolo è rappresentato con le ali da pipistrello. Essendo creature notturne e misteriose probabilmente ciò ha contribuito a questa loro cattiva fama”. Tra non molto uscirà la nuova lista rossa dei pipistrelli minacciati in Svizzera. Le popolazioni sono in leggero aumento, ma il problema non è ancora risolto. chifacosa Nutrirli Non sempre siamo noi a decidere cosa e quando dar da mangiare a Fido. Spesso è lui che ci fa capire il momento più adatto I bisognini Gesto educato e rispettoso nei confronti del prossimo, per carità. Tuttavia, non fa tanto “padrone” piegarsi e raccoglierli per bene La passeggiata Non c’è stanchezza, pioggia o neve che tenga. Quando il cane vuole uscire si esce. Punto e basta. E noi via, dietro a lui Le spese Un giorno è il veterinario, un altro la toelettatura, un altro ancora il giochino o la pappa. E intanto volano biglietti da 100 franchi Il divertimento Si gioca come e quando vogliono loro. E se al padrone non va, pazienza. Si sforza di farlo. Ma il contrario non succede mai La curiosità Z Zaskia, san bernardo di 3 anni, dispensa “carezzo-terapia” in una casa anziani del Vallese askia è una cagnona san bernardo di 3 anni, 60 chili di peso e altrettanti di potenziali coccole da donare. Ecco perché le è stato affidato un compito molto particolare: dispensare carezze, in altre parole è stata promossa a carezzo-terapista. Così, due volte al mese, Zaskia, “membro” della Fondazione Barry del Gran San Bernardo e la sua accompagnatrice, entrano nella casa per anziani di Tourelles a Martigny, per dare affetto ai numerosi ospiti over 70. Gli anziani, beneficiano delle coccole di Zaskia e la carezzano a loro volta. È un progetto lanciato nel 2007 e coinvolge una trentina di residenti della struttura, felici, dopo sette anni di “trattamenti” di aver conosciuto Zaskia. I san bernardo sono una razza svizzera per eccellenza, amano la compagnia, cercano e hanno bisogno del contatto coi due zampe. Sono animali eccellenti per la pet-therapy. Così nel 2007, la Fondazione Barry ha iniziato a fare le prime visite nel- Tante coccole a quattro zampe per il benessere dei pazienti le case di riposo con i propri cani. Zaskia e simili si sono rivelati ideali per questo compito e da qui ha preso avvio il progetto. Inutile dire l’entusiasmo degli anziani coinvolti. Impazienti, attendono la visita di Zaskia. La cagnona entra pure nelle camere degli ospiti costretti a letto, che apparentemente non hanno reazioni, ma la sola presenza dell’animale si rivela comunque benefica. Infatti, gli occhi dell’anziano si aprono e si illuminano felici. Ovviamente, anche Zaskia adora questi momenti di affetto condiviso, consapevole di essere una sorta di prima donna, se- lezionata tra tante per questa delicata missione. Come una sorta di spugna, assorbe le emozioni, pronta per il prossimo incontro. Una pet therapy a doppio senso, insomma. La prova che l’interazione uomo animale ha effetti benefici su entrambi. Tra le tante attività della Fondazione Barry, c’è pure l’organizzazione di campi di vacanza per bambini e adolescenti con difficoltà di comportamento. Il concetto è semplice, come i san bernardo sono capaci di interagire con gli anziani, altrettanto lo sono con i più giovani, li aiutano a comunicare e a interagire meglio tra di loro. Infatti, lo scopo principale di questi campi è rafforzare le potenzialità di chi ha una disabilità, fisica o mentale. Tra i principali obiettivi della fondazione: assicurare continuità all’Ospizio del Gran San Bernardo allevare animali in buona salutee con un carattere mansueto, occuparli in attività finalizzate a funzioni sociali e garantire il loro benessere. 20 Dettaglio Impressionismo Righe Figurativa Uno scorcio della Valle dei Templi spicca sulla bag a mano rigida di Dolce&Gabbana. Le donne tahitiane delle tele di Paul Gaugin rappresentate sulla gonna lunga in raso di seta di Aquilano Rimondi. Seta a righe, linea morbida, la giacca effetto pigiama in abbinamento al pantalone fluido nello stesso tessuto di Emporio Armani. I murales di antonio Rivera ispirano i volti ritratti sui dress del marchio Prada. tra l’abito parentesi L’arte graica sila in passerella e dà un calcio alla... monotonia LINDA D’ADDIO È animalia uno dei grandi must di stagione: il tessuto stampato. E anche se la fantasia non è una novità di questa primavera, anzi si può definire uno dei temi ricorrenti della bella stagione, è soprattutto declinata nell’arte grafica a rappresentare la vera new entry del prêt-à-porter di questo inizio 2014. Dal genere astratto al figurativo, dall’impressionismo al genere geometrico, l’arte non si ammira nelle sale delle pinacoteche e dei musei ma fa bella mostra su abiti, magliette e persino sui capospalla di molte griffe che hanno sfilato sui carpet come in una gallery conquistando un posto d’onore nel guardaroba femminile. Non mancano comunque le fantasie tipiche di ogni primavera: dai fiori alle righe, dai quadri ai pois, dalle microgeometrie alle stampe tappezzeria. L’armadio si rinnova con abiti e capospalla che snobbano la monotonia della tinta unita e del monocromo. Motivi antichi, stampe anni Trenta, schizzi, contrasti grafici, graffiti di autentici writers sfilano su grandi e piccoli pezzi a tiratura limitata del guardaroba primaverile. Pennellate di colore con vernici spray e stampe grafiche contagiano gli abiti della bella stagione, dai volti femminili di Prada alle influenze artistiche di Chanel e Céline fino all’alta astrazione delle proposte di Fendi, Valentino e Paul Smith, tipiche degli anni Sessanta. Un mare inquieto, tratto dalla xilografia di Katsushika Hokusai fa da sfondo all’abito di Missoni. Sono egizi i volti stampati sull’abito di Miu Miu. La pop couture si esibisce sugli Dall’impressionismo al geometrico, dall’astratto al figurativo ai fiori e pois abiti di Prada, ispirati ai murales di Diego Rivera, e di Christian Dior. I paesaggi bucolici sono stampati all-over sul look, abito e spolverino, di Antonio Marras. Le rovine e i templi della Sicilia sul completo, dress e soprabito, del duo stilistico Dolce&Gabbana. Le donne tahitiane ritratte dal pittore impressionista Paul Gaugin sfilano in versione blusa e gonna in raso di seta sulla passerella di Aquilano Rimondi. Arte grafica con pennellate multicolor per il dress di Chanel. Arte astratta acquarello sul dress tubino di Christopher Kane. Raffigura uno scorcio della valle dei Tempi la clutch di Dolce&Gabbana. Per quanto riguarda invece la stampa più classica sono soprattutto le righe, nelle diverse spaziature e colori, dal classico blu all’azzurro, al rosso e multicolor, a conquistare le passerelle, declinate nei diversi stili, sportivi e non. Il denim viene combinato ed intercalato alle righe bianche e azzurre, bianche e blu e bianche e rosse nella nuova collezione primavera del marchio sport wear Gap. Cotone spalmato per il caban a righe beige e nero di Max&Co. Sono in cotone gessato i pantaloni palazzo di Acne, in seta il modello di Hache. Crépe di seta per il completo pigiama a righe verticali di Tommy Hilfiger. In organza di seta e lurex a righe l’abito canotta de I Blues. In cotone il modello di Scee by twin Set. Jersey di lino e viscosa a righe per il maglione girocollo di Fred Perry. Righe irregolari, blu e azzurre per il pantalone a sigaretta I’M Isola Marras. Multicolore le righe della shopper di pitone di Zagliani. Righe anche per le décolleté di tessuto con tacco a cono di Saint Laurent by Hedi Slimane. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Molto meglio la sterilizzazione che pericolose terapie ormonali La domanda La risposta di Stefano Boltri E gregio dottore, vorrei avere da lei alcuni chiarimenti circa l’uso dei farmaci per impedire la riproduzione nei nostri animali da compagnia. In particolare sono proprietaria di una gatta di circa tre anni e di una femmina di barboncino di due; la gatta è già stata sottoposta a tre iniezioni per sopprimere l’estro ed il mio veterinario mi ha vivamente consigliato di non proseguire su questa strada, ma di procedere alla sterilizzazione chirurgica. Mi sono sempre opposta a tale tortura, ma è pure vero che l’uso di tali farmaci è, a lungo andare, molto dannoso per la salute degli animali. Così, il suo collega si è rifiutato di somministrare questi “progestinici”, al cane. G entile signora, il suo veterinario, a mio avviso, si è comportato molto correttamente soprattutto nei confronti dei suoi animali. I progestinici sono stati per lungo tempo usati come soluzione medica per il controllo della riproduzione negli animali da compagnia. Un certo numero di proprietari continua a richiedere tale tipo di intervento ritenendolo anche più vantaggioso economicamente e sbagliando clamorosamente i calcoli! L’esperienza acquisita in questi ultimi anni ha amplificato la conoscenza del rapporto rischi-benefici legato alla somministrazione di tali molecole. Ma quali sono le indicazioni terapeutiche? Direi che possono essere riconducibili a tre: prevenire e/o interrompere l’estro solo in casi ben definiti; trattare l’insufficiente produzione di progesterone nel cane femmina; trattamento della dermatite miliare nel gatto. Molto più lungo e complesso è l’elenco degli effetti indesiderati legati all’uso di tali sostanze. Ovviamente dipendono dalla durata della somministrazione, da particolari pe- riodi di vita dell’animale e dalla specie del soggetto. Nella gatta i principali effetti indesiderati sono legati a patologie mammarie, patologie a carico dell’utero, segni di disturbi neurologici e comportamentali. Nel cane femmina le patologie più frequenti riguardano l’utero e fenomeni di iperplasia mammaria. In particolare voglio ritornare sul rifiuto di trattare con tali sostanze il suo cane e devo dire che anche il sottoscritto si sarebbe comportato in tale modo in quanto i rischi di endometrite - piometra, legati all’uso prolungato di tali molecole, sono effettivamente elevati. Il mio consiglio per quanto riguarda la sua gatta è di sottoporla a sterilizzazione chirurgica, intervento di routine che eviterà i fastidiosi comportamenti estrali e soprattutto i dannosi trattamenti ormonali. Per il cane diverso discorso: se la bestiola vive in appartamento e per lei i due cicli estrali all’anno non rappresentano un problema le posso consigliare di non fare assolutamente nulla; se invece esistono pericoli di gravidanze indesiderate il mio consiglio è quello di procedere alla sterilizzazione. …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 21 tra parentesi IL BENESSERE Sempre più pesanti e pigri. Troppi i Paesi ciccioni, Svizzera compresa. Alimentazione, educazione e danza per re...stringere la cinghia Giro del mondo attraverso il ...girovita QUANTE PERSONE PER OTTENERE 10 TONNELLATE BIOMASSA MONDIALE Numero di persone necessarie per arrivare a una tonnellata in ogni Paese Se sommassimo il peso dei 4.629 milioni di adulti presenti nel mondo avremmo un totale di 287 milioni di tonnellate. Di seguito il peso di ciascun continente LE DIECI NAZIONALITÀ PIÙ PESANTI Dagli Usa al Bangladesh, passando per il Ticino, test bilancia sul nostro peso PATRIZIA GUENZI C he la nazione più cicciona fosse l’America lo sapevamo tutti. Nella patria degli hamburger e dei beveroni ipercalorici bastano poco più di 12 persone per arrivare a ai mille chili di una tonnellata. In nessun altro Paese al mondo il peso medio degli abitanti è così elevato. Questo non deve però far pensare che in Europa si sia al riparo da giro vita esagerati e chili di troppo. Anche noi svizzeri, sebbene consideriamo buono il nostro stato di salute (lo afferma, ad esempio, un ticinese su due), sulla bilancia pesiamo troppo. Le ultime stime dicono che il 41% e?in sovrappeso od obeso; poco meno al Sud delle Alpi, dove il 40% degli adulti è fuori taglia (30% donne e 50% uomini). Eppure, di tanto in tanto, azzardiamo qualche dieta. Ma quasi sempre senza grandi risultati. Un’alternativa potrebbe allora essere il ballo, fare movimento, bruciare calorie divertendosi. A far salire tutti quanti gli abitanti del globo sulla bilancia ci ha pensato la rivista inglese online, Biomed Central Ltd, specializzata in articoli medico-scientifici. Un giro del mondo attraverso… il giro vita dei suoi abitanti. E allora, detto degli Usa, la nazione più pesante, ecco la più leggera, il Bangladesh: 20,2 persone per fare mille chili. E la Svizzera? Calcolan- do un peso medio di 72 chili (statistiche precise in questo senso non ce ne sono), quindi 13,8 persone per una tonnellata, la Confederazione si piazza tra le nazioni più pesanti, assieme a Trinidad, Tobago e Argentina. Tra le più leggere, Cambogia (17,9 persone per 1000 chili), Burundi (18,5) e Nepal (19,8). Insomma, c’è poco da stare allegri. Secondo le ultime statistiche, la Svizzera ci ha preso gusto ad allargare la cintura. In vent’anni, l’obesità è raddoppiata. Un costo, per il Paese, di circa 5 miliardi di franchi all’anno per curare i disturbi legati al peso che, oltre a causare una diminuzione della speranza di vita, sono responsabili di una Stati Uniti 12.2 Kuwait 12.9 Cambogia 17.9 Burundi 18.5 Qatar 13 Croazia 13.1 Emirati Arabi 13.2 Grecia 13.3 Egitto 13.5 Bahrein 13.6 Svizzera 13.8 Argentina 13.8 Congo 18.7 Etiopia 18.9 NordCorea 19 Eritrea 19.2 Vietnam 19.7 Nepal 19.8 Sri Lanka 19.8 Bangladesh 20.2 10t 10t equivalgono a 132 persone equivalgono a 191 persone Peso degli adulti per continente ASIA 2.815 milioni di adulti trentina di malattie, dall’ipertensione ad alcuni tipi di tumore, dall’ictus all’osteoporosi. “Il mio sogno sarebbe di intervenire sin dalla gravidanza, per spiegare alle donne l’importanza di una corretta alimentazione e del movimento - sottolinea il dottor Gian Antonio Romano, responsabile del servizio multi- Con un’ora di swing si smaltisce una pizza n’ora di swing e rock’n roll brucia una pizza margherita. Per un piatto di spaghetti, invece, basta danzare caraibico per almeno mezz’oretta. Una porzione di fritto misto di pesce la smaltite con 30 minuti di electro dance, una coppetta di gelato al cioccolato con un’ora di ballo latino americano. Ecco la prova che tenersi in forma ballando, e alleggerirsi anche di qualche chilo di troppo, è possibile. È l’alternativa alla palestra che permette di divertirsi stando in compagnia. “È molto di più - rilancia Gino Di Paolo del Club Royal Dance di Lamone -. Non annoia, non stressa, si perde peso e aiuta sia fisicamente che psicologicamente”. In media con un ballo di coppia si buttan giù tra le 300 e le 500 calorie all’ora. Parliamo di valzer, tango o i classici lisci da balera. Poi, volendo, lo stesso ballo può essere più efficace intensificando il passo. Più questo è intenso e più massa muscolare viene coinvolta. E, ovviamente, più si smaltisce. Il ballo brucia calorie per eccellenza resta la capoeira, che mescola elementi delle arti marziali e delle tecniche di autodifesa con la danza, ma necessita di una preparazione adeguata. Un’ora per eliminare 600 calorie. Se dimagrire non è sufficiente, è bene sapere che alcuni balli aiutano a modellare il fisico e a migliorare la tonicità. “Il flamenco, ad esempio, svolge un’azione mirata contro cellulite e vene varicose e tonifica arti superiori e inferiori - spiega Di Paolo -. Due volte a settimana per un’ora e mezzo e vedrete i risultati”. c.c. disciplinare antiobesità dell’ospedale La Carità di Locarno -. Non di rado, infatti, dopo il primo figlio, si tende a metter su chili”. Da educare sono soprattutto i bambini. Pasti poco equilibrati e sedentarietà sono il principale problema per un quinto dei baby ticinesi, candidati ad essere gli obesi di domani. “Da qui l’importanza di progetti di promozione come ‘Movimento e gusto con l’equilibrio giusto!’, per le scuole dell’infanzia ed elementari del cantone che coinvolge docenti, famiglie e allievi”, ricorda Romano. Obiettivo anche della campagna “Promozione salute svizzera”, sviluppata in collaborazione con i cantoni. Altro interessante progetto è “Meglio a piedi”, per realizzare piani di mobilità scolastica che permettano agli alunni di percorrere il tragitto casascuola in tutta sicurezza. E senza dimenticare “Fourchette Verte, l’associazione che assegna marchi ai servizi di refezione e che attesta così la buona qualità nutrizionale offerta ai bambini. Sono ben 215 le strutture ticinesi certificate, new entry il Bio Nido The Lounge di Lugano. Intanto, Berna ha da poco lanciato il primo sondaggio nazionale, “menuCH”, per saperne di più sulle abitudini a tavola della popolazione e capire dove e come intervenire. “A volte bisogna intervenire anche sul piano psicologico - spiega Romano -, nel 50% dei casi il sovrappeso è dovuto a questo tipo di malessere”. [email protected] QPatriziaGuenzi 162.4 milioni di tonnellate EUROPA 606 milioni 42.9 AFRICA 535 milioni 32.5 AMERICA LATINA 26.2 386 milioni NORD AMERICA 263 milioni 21.2 OCEANIA 24 milioni 1.8 Fonte: The wight of nations: an estimation of adult human biomass by Walpole et al. realizzato per Biomed Central Ltd L’alternativa U LE DIECI NAZIONALITÀ PIÙ LEGGERE Le diete Le miracolose Dukan e Gwyneth L e diete sono come i funghi: ovunque ti giri ne spunta una nuova. L’ultima, in ordine cronologico, che tanto ha fatto parlare di sé è la Dukan. Sdoganata da Kate Middleton, che l’ha seguita prima del matrimonio reale, è stata ideata dal francese Pierre Dukan. Promette una perdita di peso rapida e non impone limiti di quantità. Ma i dietologi la ritengono pericolosa, non equilibrata e senza alcun fondamento scientifico. Ma c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ricordate la atkins, o la Weight Watchers? E poi la metabolica, la zona, la plank, quella del minestrone, dei mandarini, della papaya? Quella più “in” del momento è di Gwyneth Paltrow. L’attrice ha decisamente bandito i carboidrati dal piatto. Niente pane, pasta e simili. Ma non è tutto. La bella Gwyneth segue la “dieta dell’eliminazione”: per 21 giorni, tre volte l’anno, si dimentica dell’esistenza di zucchero, formaggio, caffè, patate, mais, peperoni, carne e soia. Cosa non elimina mai? Una tisana al finocchio per conciliare digestione e sonno e un bacio a figli e marito. Se la dieta dei 21 giorni non fa proprio per noi, possiamo comunque provare a mantenere la promessa di un decotto serale e di un bacio della buonanotte al fidanzato. c.c. IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 22 tra parentesi Airolo leauto Caseificio Gottardo SULLE STRADE DELLA VAL BEDRETTO Lugano-Airolo 97 km Divertimento e relax tra amici alla scoperta del lavoro di casaro Spirito vacanziero per la Chevrolet Orlando a sette posti Lugano D ivertimento, svago e relax per la famiglia e gli amici. Questo è lo spirito vacanziero che Chevrolet ha realizzato con un modello dal compromesso ideale tra la vettura familiare, il monovolume e il Suv, tanto confortevole all’interno quanto capiente. L’Orlando (da 23’900 franchi - versione in prova da Fr. 34’700), con una lunghezza di 4,65 m, è una delle poche vetture in grado di trasportare comodamente sette persone. Ribaltando i sedili posteriori è in grado di offrire un ampio vano di carico, con una superficie piana di quasi due metri di lunghezza e 1594 litri di capienza. Grazie alle sue 16 diverse configurazioni dei sedili, ripiegando separatamente o insieme la seconda e la terza fila posizionate ad altezze differenti, la Orlando offre il massimo della versatilità, tanto da risultare uno dei veicoli più spaziosi della sua categoria. Anche il sedile del passeggero anteriore è completamente ribaltabile. E allora tutti a bordo per una giornata attiva in Valle Bedretto. Per il primo tratto, con partenza da Lugano, procediamo, via autostrada, fino all’uscita di Ambrì. Una scelta per valutare i diversi comportamenti della vettura affrontando un percorso stradale misto, sa- lite in montagna comprese. Da un’auto a sette posti, con un peso a vuoto di oltre 1.700 kg, non ci si aspettano prestazioni elevate, ma questa trazione anteriore non delude. Efficiente, anche se leggermente rumoroso, il motore turbodiesel a quattro cilindri sviluppa 163 cavalli. È il piu prestazionale della gamma Orlando e assicura una facile manovrabilità, una brillante accelerazione e un economico consumo di carburante. La comodità di guida è ulteriormente accentuata dalle presenza di serie di un cambio automatico a sei rapporti e modalità sequenziale. La scheda Chevrolet Orlando 2.0 VCDI Motore 4 cilindri turbodiesel Cilindrata (ccm) 1998 Cambio autom. a 6 rapporti CV 163 Coppia max. 360 Nm a 2’000 g/min. 0-100 km/h (s) 11 Velocità massima (km/h) 195 Consumi (l/100 km) ca. 7,5 Prezzo base 34'700 chf Da Ambri si procede sulla strada principale per una decina di chilometri fino a Airolo. Si passa davanti alla stazione e poi verso la valle Bedretto. Due chilometri circa e si può programma la prima sosta al Caseificio del Gottardo (caseificiodelgottardo.ch). Oltre alla possibilità di acquistare diversi prodotti salati e dolci, si possono pure degustare le specialità del ristorante. Una costruttiva vista didattica grazie anche alla possibilità di visionare l’esposizione di oggetti e fotografie legati ai lavori di fienagione, mungitura, lavorazione e del trasporto dei formaggi prodotti sugli alpeggi. Un ulteriore punto d’interesse, per adulti e ragazzi, è la possibilità di visionare i casari all’opera ma soprattutto, prenotando in anticipo, di produrre il proprio formaggio. Sotto l’attenta istruzione del casaro si scopre l’interessante processo di produzione. Inoltre, è possibile farsi il proprio formaggio, seguendone le varie fasi. Dopo una salutare passeggiata, al momento del rientro i compagni di viaggio possono piacevolmente rilassarsi sui confortevoli interni in pelle della Orlando, che assicurano tanto spazio per le gambe e per il corpo. s.p. La nuova generazione Golf R è una vera meraviglia della tecnica che beneficia anche della trazione integrale 4Motion Una sportiva da 300 cavalli comoda e facile da domare STEFANO PESCIA L e abbondanti nevicate che hanno imbiancato il cantone a fine gennaio sono state un ottimo punto di partenza per familiarizzare con la sportiva d’eccellenza del modello che da ben 38 anni è il più venduto in Svizzera. La qualità è indubbiamente il Dna che accompagna la famiglia Golf, ma nella sua versione R si va ben oltre. Più potenza, 300 cavalli e consumi ridotti attorno ai 7 litri al 100 km. Questi sono i cromosomi di uno dei motori di serie, due litri a 4 cilindri Tsi turbo benzina a iniezione diretta, tra i più potenti al mondo. Anche il suo scatto da 0 a 100 km/h in 4,9 secondi è un valore che esprime il temperamento del modello, consigliabile nella versione con l’eccellente cambio automatico a doppia frizione Dsg a sei rapporti. Ma niente paura la Golf , con un telaio sportivo di nuova concezione (abbassato di 20 mm), è veramente una sportiva che si lascia domare con facilità. Infatti, la coppia massima raggiunge i 380 Nm a un regime davvero notevole, compreso tra 1.800 e 5.500 giri. Tanti cavalli ma pure tanta tecnologia per regalare emozioni si- cure. Per esempio, la nuova Golf R è dotata di serie della funzione Esc Sport. Il sistema è gestito da un interruttore a due stadi posizionato nella consolle centrale. Premendo brevemente una volta il tasto, il controllo elettronico della stabilizzazione (Esc) attiva la modalità Esc Sport. Tenendo premuto il tasto Esc per più di tre secondi, il sistema viene disattivato per l’impiego professionale su circuito. Questa opzione è disponibile unicamente sulla Golf R e su nessun altro modello della gamma. Inoltre, per la prima volta, il modello propone con nuova trazione integrale 4Motion e sterzo progressivo. Ed è proprio sulla neve che la Golf R diventa altamente professionale capace di perdonare qualche imperfezione al volante. La trazione integrale 4Motion, attraverso l’adozione di una frizione Haldex 5, è attiva già prima che si verifichi lo slittamento degli pneumatici. Un indubbio vantaggio che permette di escludere in modo pressoché totale eventuali perdite di trazione. In funzione del fondo stradale la ripartizione della trazione passa all’asse posteriore della Golf R. Un intervento che avviene automaticamente in modo quasi impercettibile nell’arco di qualche frazione di secondo. Vi possiamo assicurare che al volante il piacere è totale. Grazie anche a un abitacolo dai sedili sportivi con rivestimenti in tessuto e Alcantara, volante sportivo a tre razze rivestito in pelle, climatizzatore automatico e sistema radio-Cd con schermo tattile. Se volete ulteriormente personalizzare la Golf R (da franchi 49’390) tra i principali equipaggiamenti ci sono pure la versione perfezionata della regolazione adattiva dell’assetto Dcc e la selezione del profilo di guida con nuova modalità Race. Un modello che si potrà ottenere anche in una versione cabriolet. IN BREVE La Opel Dalla prossima estate Opel proporrà il nuovo veicolo commerciale leggero Vivaro. Disporrà di tecnologie ultramoderne ed equipaggiamenti che portano nel mondo dei veicoli commerciali le dotazioni e le funzionalità tipiche delle automobili. La BMW Al volante il piacere è assicurato. Questo grazie anche a un abitacolo dai sedili sportivi con rivestimenti in tessuto e Alcantara, volante sportivo a tre razze rivestito in pelle. Trecento cavalli e consumi ridotti, attorno ai 7 l al 100 km. Questi sono i cromosomi di uno dei motori di serie, due litri a 4 cilindri Tsi turbo benzina a iniezione diretta, tra i più potenti al mondo. La trazione integrale 4Motion, con l’adozione di una frizione Haldex 5, è attiva già prima ancora che si verifichi il normale slittamento degli pneumatici. lacomodità ilmotore latrazione Dopo la coupé e la cabrio è il turno della Serie 4 Gran Coupé. Lunga 4,64m debutterà con motori a benzina a quattro e sei cilindri (da 184, 245 e 306 Cv) oltre a due turbodiesel da 143 e 184 Cv con la versione XDrive compresa. 23 IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 tra parentesi LA SOCIETÀ Ricostruire le proprie radici è facile. Basta farlo online su Geni.com o Ancestry.com Navigando alla ricerca degli Geni.com Ancestry.com zii perduti Grazie ad un semplice algoritmo l’albero genealogico ora è per tutti La memoria FindMyPast.com MyHeritage.com Lapidi e censimenti, per leggere il passato L e banche dati rappresentano il primo passo per tutti coloro che sono alla ricerca dei parenti emigrati all'estero. Grazie ad archivi, formulari e carte ufficiali è infatti possibile tracciare gli spostamenti di uno zio espatriato anche a distanza di molti decenni, arrivando persino a ottenere la pagina del registro da lui firmata al momento dell’entrata nel nuovo Paese. Informazioni che si sommano ai nomi pubblicati dagli storici nei vari testi e ai suggerimenti reperibili online. Ma come fare quando si è alle prime armi? “Il nostro scopo è quello di mettere tutti in condizione di andare a ricercare la storia della propria famiglia - spiega Giovanni Maria Staffieri, presidente onorario della Società genealogica della Svizzera italiana -. Dopodi- Una Fondazione offre i nomi dei 22,5 milioni d’ emigrati che tra il 1892 e il 1924 sono sbarcati a New York CAROLINA CENNI P er qualcuno è sufficiente sapere chi erano i suoi bisnonni. Altri, invece, scavano più a fondo alla ricerca di pro-pro-prozii e quadrisavoli. Ma ci sono pure quelli che non si accontentano e scrutano nel passato per trovare avi vissuti secoli e secoli prima. Una cosa è certa: ricostruire l’albero genealogico richiede tempo, precisione e pazienza certosina. Ma, ancora una volta, il web ci dà una mano a trovare zii e cugini perduti. Un semplice algoritmo e con un clic si scoprono i parenti lontani. Quella che era un’attività per ricercatori, appassionati un po’ attempati o veri topi di biblioteca è diventata oggi, grazie ad Internet, una pratica alla portata di tutti. Anche gli accademici che fino a qualche anno fa storcevano il naso con aria snob di fronte a siti come MyHeritage.com e FindMyPast.com, ecco che ora li riconsiderano come i contenitori più completi di dati genealogici. L’ultimo esempio in ordine cronologico è quello del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston che per il progetto “FamLinx”, l’albero genealogico più grande del mondo (arriva fino al XV secolo), ha utilizzato il database di Geni.com. Una delle innumerevoli piattaforme online che disegnano l’albero genealogico in maniera semplice e a basso costo. Nato nel 2007, ha 98.6 milioni di profili e una sezione storica di personaggi famosi. È sufficiente elencare un numero anche minimo di parenti, ne bastano quattro per iniziare, perché un algoritmo individui i nomi che ricorrono in tutti gli “alberi” presenti online. Ovviamente, più rami ci sono e più saranno i cugi- La curiosità È sufficiente elencare quattro parenti per ricreare la storia di un cognome ni globali. Preparatevi, mica poi lamentarvi dei troppi parenti ritrovati. Findmypast.com è stato creato nel 2003 e mette a disposizione 1,5 miliardi di documenti d’Inghilterra e Irlanda che risalgono all’875 a.C. Myheritage.com, invece, è stato fondato all’inizio del 2000 in un villaggio egiziano Dai quattro angoli del pianeta le famiglie s’incontrano in Ticino Matasci, Pedrazzini, Cereghetti... i “clan” della Svizzera italiana M atasci, Cereghetti e Pedrazzini sono solo alcuni dei nomi dei più grandi “clan” ticinesi. Ma oltre ad essere famosi per questo, le famiglie sono note anche per i Ti-Press loro super incontri. Di tanto in tanto si danno appuntamento da tutto il mondo in una località del cantone per trascorrere assieme una giornata all’insegna dell’albero genealogico. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato quello dei Matasci che si è svolto la scorsa estate in Valle VerI RADUNI Sonogno, Mendrisio, zasca. Erano quasi trecento, proveTenero, Cevio e nienti da tutto il mondo. La prima Campo Vallemaggia... traccia della famiglia Matasci si trova in un registro di Sonogno e risale l’importante è stare tutti assieme al 1597. Ad oggi ben quattrodici ge- nerazioni sono state documentate, per un totale di 550 Matasci. I Cereghetti, invece, si sono ritrovati qualche anno fa a Mendrisio, superavano i trecento. Arrivavano dai quattro angoli del pianeta: Argentina, Francia, Belgio... Nessuno vuole mancare alle super riunioni di famiglia e perdersi quel tassello che ancora manca alla costruzione del proprio albero famigliare. E poi ci sono i Pedrazzini. I loro raduni si sono svolti a Cevio, Campo Vallemaggia e Tenero. Anche in questi casi il gruppo è folto, si parla di oltre duecento persone. Oltretutto, la famiglia Pedrazzini ha persino un’associazione apposita, ha redatto un albero professionale con schede che possono essere aggiornate continuamente e ha acquistato un dominio web per la sua “quercia”. vicino a Tel Aviv. È un social network araldico in ben quaranta lingue con 75 milioni di utenti. Ma il più vecchio di tutti è Ancestry.com, fondato nel 1990 da due mormoni d’America, mette a disposizione nove miliardi di documenti storici e conta due milioni di utenti. Nella maggior parte dei casi sono i lettori a fornire il materiale ai siti, compresi certificati, fotografie e documenti che attestano le radici, in perfetto stile Wikipedia. Ovviamente, come nel caso dell’enciclopedia online, ciò può ampliare il margine d’errore. Ed ecco che queste piattaforme a metà strada tra il sito internet e il social network si trasformano in vere e proprie operazioni di recupero della memoria individuale e collettiva. La genealogia diventa, ad un tratto, una “materia” svecchiata e completamente rilanciata dalle nuove tecnologie. Fare il proprio alberello è semplicissimo. Basta digitare nome, cognome, data e luogo di nascita e quelli dei genitori. E da qui inizia l’avventura. Basandosi su i fatti che si immettono, i siti ricercano le informazioni mancanti sugli antenati in miliardi di documenti storici, foto e alberi di famiglia. Più dati si aggiungono e più l’albero crescerà folto e rigoglioso. Insomma, a chi piacciono le grandi famiglie, la genealogia è un’ottima scusa per incontrarsi a cena con tutto il parentado, sviscerare aneddoti e ricordi e, magari, anche litigare. Pentendosi amaramente della ricerca. [email protected] Q@simplypeperosa ché tutto avviene via internet. Noi ci limitiamo a dare delle indicazioni di base, magari per dire se la famiglia esiste o no e dove cercare”. Cercare non è impossibile, grazie ad una serie di database online che offrono aiuto e spunti a chi è alla ricerca del proprio avo ticinese. Molti sono gratuiti, ma alcuni richiedono la sottoscrizione di un abbonamento, prima di essere consultati. In alcuni casi è persino possibile scaricare una versione di prova della durata di sette o quattordici giorni. Insomma, andare alla ricerca dei propri parenti perduti esercita un certo fascino. “Si tratta di un fenomeno mondiale - conclude Staffieri -. Il successo è grande, basti pensare che la nostra società nel 1997 aveva 30 soci, oggi ne conta 180”. La ricerca genealogica può essere effettuata su numerose banche dati, tra queste anche quelle “inaspettate” come cimiteri, lapidi, obitori, censimenti e naturalizzazioni, registri navali e portuali. La fondazione Ellis Island è incaricata di mettere a disposizione degli utenti i nomi dei 22,5 milioni d’immigrati che tra il 1892 e il 1924 sono approdati a New York. Il sito Fold3 incrocia, invece, archivi militari e civili, tra cui i censimenti federali del XIX secolo e l’elenco delle richieste di naturalizzazione per un totale di 400 milioni di voci raccolte. Infine Find a Grave che raccoglie i nominativi e spesso anche le foto di oltre 100 milioni di lapidi sparse per il mondo. Oltre all’identità della persona scomparsa, è possibile raggruppare i risultati di ricerca per data di nascita o di morte e per i cimiteri d’accoglienza. Offerte tOP Le migliori occasioni dei vostri specialisti. www.upsa-ti.ch Via Franco Zorzi 43 6500 Bellinzona Tel. 091 821 40 60 www.della-santa.com www.autoscout24.ch RENAULT SCÉNIC OPEL INSIGNIA SUBARU LEGACY SUBARU IMPREZA FORD FUSION Colore esterno: argento, Anno da: 2009, Chilometraggio: 36500 km, Carburante: Benzina, CV: 131, Prezzo: CHF 13’400.-. Colore esterno: blu, Anno da: 2010, Chilometraggio: 38000 km, Carburante: Benzina, CV: 140, Prezzo: CHF 17’900.-. Colore esterno: grigio, Anno da: 2009, Chilometraggio: 62000 km, Carburante: Benzina, CV: 150, Prezzo: CHF 16’900.-. Colore esterno: argento met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 43400 km, Carburante: Benzina, CV: 150, Prezzo: CHF 15’400.-. Colore esterno: antracite met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 40000 km, Carburante: Benzina, CV: 101, Prezzo: CHF 8’900.-. www.autoscout24.ch/1617572 www.autoscout24.ch/1673399 www.autoscout24.ch/1966096 www.autoscout24.ch/2142595 www.autoscout24.ch/2196965 tognetti auto Tognetti Auto Via San Gottardo 139 6596 Gordola Tel. 091 735 15 50 Garage Tarcisio Pasta SA Via Monte Ceneri 1 6593 Cadenazzo Tel. 091 850 20 10 www.tpasta.ch Winteler & Co. SA Via Mondari 7 - 6512 Giubiasco Tel. 091 850 60 60 www.winteler.ch Titolo VW Up TitoloRS3 AUDI TitoloROMEO GIULIETTA ALFA TitoloA4 ALLROAD AUDI Titolo VW TOUAREG argento, Anno 2004, ChiColore esterno: rosso, Anno da:da: 2012, Chilolometraggio:12950 12’500 Carburante: Benzina, metraggio: km,km, Carburante: Benzina, 105,Prezzo: Prezzo:CHF CHF10’900.-. 25’500.–. CV: 60, Colore esterno: argento, Anno 2004, Chigrigio, Anno da:da: 2012, Chilolometraggio: 12’500 Carburante: Benzina, metraggio: 25200 km,km, Carburante: Benzina, CV: 105, 235, Prezzo: CHF 25’500.–. 29’400.-. www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/2103899 Colore esterno: argento, Anno 2004, Chinero, Anno da: da: 2010, Chilolometraggio: 12’500 km, Carburante: Benzina, metraggio: 68200 km, Carburante: Benzina, CV: 105, 25’500.–. 211, Prezzo: CHF 36’900.-. www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/1851403 Colore esterno: argento, Anno 2004, Chigrigio, Anno da:da: 2011, Chilolometraggio: 12’500 km, Carburante: Benzina, metraggio: 37000 km, Carburante: Benzina, CV: 105, 340, Prezzo: CHF 25’500.–. 50’900.-. www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/2059944 www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/2151113 Colore esterno: argento, AnnoAnno da: 2004, Chiargento met., da: 2011, lometraggio: 12’500 km,km, Carburante: Benzina, Chilometraggio: 36200 Carburante: CV: 105,CV: Prezzo: CHF 25’500.–. Diesel, 204, Prezzo: CHF 46’900.-. www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/2191376 VOLVO XC90 VOLVO V40 VOLVO XC70 VW PASSAT VOLVO V60 Colore esterno: bianco met., Anno da: 2014, Chilometraggio: 100 km, Carburante: Diesel, CV: 200, Prezzo: CHF 68’350.-. Colore esterno: rosso, Anno da: 2012, Chilometraggio: 46800 km, Carburante: Benzina, CV: 150, Prezzo: CHF 31’500.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2014, Chilometraggio: 100 km, Carburante: Diesel, CV: 230, Prezzo: CHF 66’900.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2010, Chilometraggio: 77300 km, Carburante: Benzina, CV: 160, Prezzo: CHF 21’900.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2011, Chilometraggio: 48500 km, Carburante: Diesel, CV: 163, Prezzo: CHF 38’500.-. www.autoscout24.ch/2119987 www.autoscout24.ch/2154464 www.autoscout24.ch/2173817 www.autoscout24.ch/2184915 www.autoscout24.ch/2190554 MERCEDES-BENZ B 180 MERCEDES-BENZ GLK 220 DODGE CALIBER SMART FORTWO MERCEDES-BENZ A 180 Colore esterno: argento, Anno da: 2009, Chilometraggio: 96000 km, Carburante: Diesel, CV: 109, Prezzo: CHF 19’500.-. Colore esterno: grigio, Anno da: 2011, Chilometraggio: 30500 km, Carburante: Diesel, CV: 170, Prezzo: CHF 46’900.-. Colore esterno: argento, Anno da: 2010, Chilometraggio: 69400 km, Carburante: Benzina, CV: 150, Prezzo: CHF 12’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2012, Chilometraggio: 34800 km, Carburante: Elettrica, CV: 75, Prezzo: CHF 23’500.-. Colore esterno: argento, Anno da: 2013, Chilometraggio: 25263 km, Carburante: Benzina, CV: 122, Prezzo: CHF 32’900.-. www.autoscout24.ch/1857189 www.autoscout24.ch/1931484 www.autoscout24.ch/2058414 www.autoscout24.ch/2107866 www.autoscout24.ch/2177820 www.autoscout24.ch Vincete 84° Salone internazionale dell’auto di Ginevra AutoScout24 | padiglione 5 | stand 5034 *Mazda3 SKYACTIV-G 120 MT Revolution (accessori inclusi) una nuova Mazda3 Offerte tOP Le migliori occasioni dei vostri specialisti. www.upsa-ti.ch Garage Rivapiana SA Via Rinaldo Simen 56 6648 Minusio Tel. 091 735 89 31 www.rivapiana.ch Via Sonvico 3a 6948 Lugano / Porza Tel. 091 942 01 55 www.autoresega.ch Emil Frey SA Auto-Centro Noranco-Lugano Via Cantonale 6915 Pambio-Noranco Tel. 091 960 96 96 www.emil-frey.ch/lugano www.autoscout24.ch Titolo 320i Aut Coupé BMW BMW Titolo 530d Aut Berlina xDrive BMW Titolo X5 xDrive 30d Aut. MINI TitoloCooper S Cabrio PEUGEOT Titolo 207 SW 1.6A 16V Sport Colore esterno: bianco, argento,Anno Annoda: da:2011, 2004,ChiloChilometraggio:76800 metraggio: 12’500 km, km, Carburante: Carburante: Benzina, Benzina, CV: 170, 105, Prezzo: CHF 26’900.-. 25’500.–. Colore esterno: argento, marrone met., Anno Anno da: 2004, da: 2009, Chilometraggio: Chilometraggio: 12’500 89000 km,km, Carburante: Carburante: Benzina, CV: Diesel, 105,CV: Prezzo: 235, Prezzo: CHF 25’500.–. CHF 32’900.-. Colore esterno: argento, bianco, Anno Annoda: da:2010, 2004,ChiloChilometraggio: metraggio: 46600 12’500 km, km, Carburante: Carburante: Diesel, Benzina, CV: CV: 235,105, Prezzo: Prezzo: CHFCHF 55’900.-. 25’500.–. Colore esterno: argento, blu met., Anno Anno da: da: 2004, 2009, ChiChilometraggio: 12’500 23800 km, km, Carburante: Carburante: Benzina, Benzina, CV: 105, 175, Prezzo: CHF 28’500.-. 25’500.–. Colore esterno: argento, grigio met., Anno Anno da:da: 2004, 2010, Chilometraggio: Chilometraggio: 12’500 15300 km,km, Carburante: Carburante: Benzina, CV: Benzina, 105, Prezzo: CV: 120,CHF Prezzo: 25’500.–. CHF 14’900.-. www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/2147304 www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/1752950 www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/1866150 www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/2146603 www.autoscout24.ch/1234567 www.autoscout24.ch/1680170 BMW X5 MAZDA 6 PORSCHE 911 VOLVO XC90 SUZUKI SX4 Colore esterno: bianco, Anno da: 2008, Chilometraggio: 64160 km, Carburante: Diesel, CV: 286, Prezzo: CHF 46’900.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 4200 km, Carburante: Diesel, CV: 175, Prezzo: CHF 44’500.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2004, Chilometraggio: 30800 km, Carburante: Benzina, CV: 320, Prezzo: CHF 48’500.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 36 km, Carburante: Diesel, CV: 200, Prezzo: CHF 48’800.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2006, Chilometraggio: 75600 km, Carburante: Benzina, CV: 107, Prezzo: CHF 8’800.-. www.autoscout24.ch/1157823 www.autoscout24.ch/1439559 www.autoscout24.ch/1781232 www.autoscout24.ch/2171926 www.autoscout24.ch/2182419 TOYOTA VERSO TOYOTA GT 86 NISSAN 370 Z AUDI A4 FORD S-MAX Colore esterno: grigio met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 17210 km, Carburante: Benzina, CV: 147, Prezzo: CHF 22’900.-. Colore esterno: bianco met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 9009 km, Carburante: Benzina, CV: 200, Prezzo: CHF 32’900.-. Colore esterno: bianco met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 5600 km, Carburante: Benzina, CV: 328, Prezzo: CHF 43’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2010, Chilometraggio: 63077 km, Carburante: Diesel, CV: 143, Prezzo: CHF 31’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2013, Chilometraggio: 18700 km, Carburante: Diesel, CV: 140, Prezzo: CHF 35’800.-. www.autoscout24.ch/2034135 www.autoscout24.ch/2136980 www.autoscout24.ch/2151573 www.autoscout24.ch/2178579 www.autoscout24.ch/2180377 Via delle Scuole 49 6963 Pregassona Tel. 091 940 48 36 www.garagestadio.ch Via Lugano 8 - 6982 Agno Tel. 091 612 48 00 www.robbianiautomobili.ch Via Mola 22 6850 Mendrisio Tel. 091 646 81 65 www.forestauto.ch NISSAN NOTE NISSAN JUKE RENAULT CLIO INFINITI G NISSAN MURANO Colore esterno: beige met., Anno da: 2008, Chilometraggio: 91400 km, Carburante: Benzina, CV: 88, Prezzo: CHF 7’300.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2011, Chilometraggio: 65350 km, Carburante: Diesel, CV: 110, Prezzo: CHF 16’900.-. Colore esterno: blu met., Anno da: 2011, Chilometraggio: 9559 km, Carburante: Benzina, CV: 200, Prezzo: CHF 18’950.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2012, Chilometraggio: 8500 km, Carburante: Benzina, CV: 320, Prezzo: CHF 44’500.-. Colore esterno: nero, Anno da: 2013, Chilometraggio: 16000 km, Carburante: Diesel, CV: 190, Prezzo: CHF 49’900.-. www.autoscout24.ch/2126891 www.autoscout24.ch/2126898 www.autoscout24.ch/2126899 www.autoscout24.ch/2142020 www.autoscout24.ch/2197001 HYUNDAI i30 PEUGEOT 308 DAIHATSU TERIOS PEUGEOT 207 HYUNDAI i20 Colore esterno: antracite met., Anno da: 2008, Chilometraggio: 97000 km, Carburante: Benzina, CV: 126, Prezzo: CHF 9’900.-. Colore esterno: marrone met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 100 km, Carburante: Diesel, CV: 112, Prezzo: CHF 26’900.-. Colore esterno: nero, Anno da: 2009, Chilometraggio: 32000 km, Carburante: Benzina, CV: 105, Prezzo: CHF 19’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2014, Chilometraggio: 1 km, Carburante: Benzina, CV: 120, Prezzo: CHF 25’300.-. Colore esterno: antracite met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 98000 km, Carburante: Diesel, CV: 128, Prezzo: CHF 8’900.-. www.autoscout24.ch/1869994 www.autoscout24.ch/1922984 www.autoscout24.ch/2096892 www.autoscout24.ch/2176702 www.autoscout24.ch/2180554 OPEL TIGRA PEUGEOT 207 SW SUZUKI ALTO NISSAN ALMERA PEUGEOT 307 Colore esterno: blu met., Anno da: 2007, Chilometraggio: 43700 km, Carburante: Benzina, CV: 90, Prezzo: CHF 10’900.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2008, Chilometraggio: 47800 km, Carburante: Benzina, CV: 120, Prezzo: CHF 11’500.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 91100 km, Carburante: Benzina, CV: 68, Prezzo: CHF 5’200.-. Colore esterno: bordeaux met., Anno da: 2005, Chilometraggio: 37600 km, Carburante: Benzina, CV: 116, Prezzo: CHF 10’900.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2005, Chilometraggio: 111500 km, Carburante: Diesel, CV: 110, Prezzo: CHF 7’700.-. www.autoscout24.ch/1019449 www.autoscout24.ch/1613687 www.autoscout24.ch/1940975 www.autoscout24.ch/744121 www.autoscout24.ch/98181 Garage BONFANTI SA Agenzia TOYOTA, LEXUS e DAIHATSU Via Morée, 6850 Mendrisio Tel. 091 646 90 28 www.garagebonfanti.ch Mercedes-Benz Automobili SA Succursale Lugano-Pazzalo Via Pian Scairolo 31 6915 Pambio-Noranco 091 986 45 45 [email protected] www.merbagretail.ch/lugano Titolo RENAULT CLIO 1.6 Spw Aut. Titolo SUBARU XV 2.0 Swiss Two 4x4 Titolo PEUGEOT 206 Cabrio 1.6 QuikS. Titolo FIAT SEDICI 1.6 4WD Emotion VW Titolo GOLF 1.6 TDI 4Motion Grigio met., Colore esterno: 02.2012, argento, 28’500 Annokm, da:Benzina, 2004, ChiCV lometraggio: 112, Cambio Aut., 12’500 +4km, gomme Carburante: neve, Garanzia Benzina, CV:mesi, 12 105, Collaudo, Prezzo: CHF CHF 25’500.–. 14’900.-. Nero met., 03.2012, 25’000 km,da: Benzina, CV Colore esterno: argento, Anno 2004, Chi150, Full Optionals, neve lega, Ganlometraggio: 12’500+4 km,ruote Carburante: Benzina, cio Traino, Garanzia CHF 24’900.-. CV: 105, Prezzo: CHF03.2015, 25’500.–. Argentoesterno: met., 07.2005, km,2004, Benzina, Colore argento,86’900 Anno da: ChiCV 110, Full Optionals, Garanzia 12 mesi, lometraggio: 12’500 km, Carburante: Benzina, Collaudo fresco, CHF 8’800.-. CV: 105, Prezzo: 25’500.–. Nero met., 12.2010, 61’400 km,da: Benzina, CV Colore esterno: argento, Anno 2004, Chi120, Int. pelle,12’500 Full Optionals, +4 Ruote neve, lometraggio: km, Carburante: Benzina, Collaudo, Garanzia mesi, CHF 13’900.-. CV: 105, Prezzo: CHF1225’500.–. Grigio, esterno: 12.2010,argento, 72’800 km, Diesel, CV 105, Colore Anno da: 2004, ChiSPW, Gancio Traino, Comfort Line, Collometraggio: 12’500 4x4, km, Carburante: Benzina, laudo, Garanzia mesi, CHF 19’800.-. 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Tale cura, utilizzata dalle donne per alleviare i fastidiosi e spesso debilitanti sintomi della menopausa, diminuirebbe, secondo uno studio pubblicato su Jama Ophthalmology, il rischio di sviluppare questa patologia oculare. La ricerca è frutto del lavoro dell’equipe di Joshua Stein, oculista dell’Università del Michigan, che ha considerato dati relativi a 150mila donne over 50, parte in terapia solo con estrogeni e parte in cura con una combinazione di estrogeni e progesterone o estrogeni e androgeni. “Dall’analisi dei dati - spiega Stein - è emerso che a ogni mese di terapia ormonale con soli estrogeni seguito dalle donne, corrispondeva una riduzione della probabilità di soffrire di glaucoma pari allo 0,4%”. Una protezione per l’occhio che sembrava accumularsi nel tempo, visto che, dopo quattro anni, la diminuzione del rischio sfiorava il 20%. Nessun risultato analogo è stato trovato per le altre combinazioni ormonali. Al momento si tratta solo di aver rilevato, tra la terapia ormonale e una più bassa incidenza del glaucoma, una correlazione e non un vero e proprio rapporto di causa-effetto e non è certo il caso, avvertono gli esperti, di ricorrere agli ormoni per prevenire questa malattia. “Il nostro studio però - obietta l’oculista statunitense -, aggiunge altri dati alle recenti scoperte sull’effetto degli ormoni, estrogeni in particolare, nei confronti della salute dell’occhio”. Già altri studi, condotti su animali da laboratorio, avevano mostrato come certe preparazioni a base di I recettori presenti sulle cellule gangliari della retina preservano dal deperimento dovuto all’età estrogeni avevano un effetto nel ridurre la pressione oculare. Ed è proprio quest’ultima a entrare in gioco quando si tratta di glaucoma. Se il liquido che circola all’interno dell’occhio non riesce a defluire correttamente perché i canali in cui scorre sono parzialmente ostruiti, si genera un’elevata pressione all’interno dell’occhio stesso che rischia di danneggiare pericolosamente il nervo ottico fino a portare, se non s’interviene, alla cecità. L’ipotetica azione protettiva nei confronti del glaucoma degli estrogeni sarebbe poi confermata anche da un altro studio del 2013. Tale ricerca afferma che Questo nostro a more l’uso prolungato della pillola anticoncezionale, che agisce riducendo l’innalzamento ciclico dei livelli di estrogeni, sarebbe correlato a un rischio di contrarre il glaucoma doppio rispetto a quanto accade nelle donne che si affidano ad altri sistemi contraccettivi. “Non sappiamo ancora spiegare con precisione questi dati - nota Stein -, ma crediamo che i recettori per gli estrogeni presenti sulle cellule gangliari della retina abbiano importanza nel preservare l’occhio dal deperimento che subisce con l’età”. Il glaucoma è una seria e subdola patologia, la seconda causa di cecità a livello mondiale. Colpisce principalmente gli anziani spesso in modo quasi asintomatico, almeno nelle fasi iniziali. Per salvare la vista esistono terapie in grado di tenere sotto controllo la pressione del bulbo oculare mentre, nei casi più seri e avanzati, serve un’operazione chirurgica. Fondamentale è la prevenzione; gli esperti raccomandano in chi ha superato i 65 anni un controllo oculistico all’anno, esame che dovrebbe essere anticipato dai diabetici e da chi ha familiarità per la patologia. Se i dati dei recenti studi fossero poi confermati, anche chi per vari motivi, dalla menopausa all’assunzione della pillola contraccettiva, presenta un calo nei livelli di estrogeni dovrebbe prestare maggiore attenzione alla salute dei propri occhi. La risposta di Linda Rossi Si riappropri della sua sessualità, è un peccato rinunciare al piacere I n effetti il fenomeno esiste e se penso alle persone che mi consultano lo ritrovo in particolare nelle donne, raramente negli uomini. Senza presentarsi sempre sotto forma di una scelta radicale, molto donne sposate, o che convivono, dopo un certo tempo non provano più desiderio sessuale. Molte di queste ammettono che se fosse per loro ne farebbero tranquillamente a meno, ma acconsentono ad avere dei rapporti perché sono consapevoli che “il partner ne ha bisogno” e inoltre “è un bravo marito o compagno, un bravo padre” e gli vogliono bene. In generale mi consultano per capire quello che succede loro e anche perché vogliono essere rassicurate sul proprio sentimento amoroso. A volte questo fatto può essere dovuto all’insoddisfazione che la donna trae dagli incontri erotici, ma la maggior parte delle volte tutto va bene, ma lei non sente lo stimolo. Per quanto riguarda gli uomini, visto che anche loro possono fare la scelta “no sex”, da un paio di testimonianze riportate nell’articolo emerge il fatto che questi giovani rinuncia- La lettera Temo di far parte di quell’esercito di persone che si definisce “no sex” H o 47 anni e sono stata molto colpita da un articolo apparso recentemente su Amica, rotocalco femminile italiano. In questo articolo si parla del fenomeno “No sex”, ovverossia delle persone che hanno deciso di astenersi dal fare sesso. Sembra, a detta di uno studioso del fenomeno, che in tutto il mondo ci siano già sessanta milioni di persone, soprattutto donne, che hanno fatto questa scelta. È Scrivi a LINDA ROSSI persino stato lanciato un psicoterapeuta e sessuologa punto di riferimento on line Posta: Linda Rossi – Il Caffè per asessuali, l’Asexual VisiVia Luini 19 - 6600 Locarno bility and Education Network, i cui membri registrati E-mail: sono quarantamila. [email protected] In questo articolo vengono riportate alcune testimonianze in una delle quali mi sono particolarmente riconosciuta. Una trentottenne sostiene di aver fatto questa scelta per proteggersi dalle molte delusioni subite negli incontri con uomini. Dice di stare molto meglio così e che il suo desiderio si è affievolito. È proprio quello che è accaduto a me. Pensavo di non essere normale, di essere un caso isolato invece scopro di essere in buona compagnia. no alla sessualità relazionale ma non a quella personale, per necessità ormonale, sebbene ci siano anche uomini che sostengono di non praticare nemmeno più l’autoerotismo. Nell’uomo questo fenomeno può essere dovuto al fatto che a lui sembra difficile, talvolta impossibile, soddisfare una donna, oppure al suo modo eccitatorio più facilmente praticabile nella sessualità personale che in quella relazionale. Senza dimenticare che con l’accesso a certi siti internet la ricerca di stimoli eccitanti è alquanto facilitata, mentre con una donna reale è richiesto un maggiore sforzo di ascolto e comprensione. È terribile da dire, ma è proprio quello che ho capito e che ipotizzo accada nell’incontro con una partner. Ne dedurrei che questa scelta al maschile sia una rinuncia dal cercare di ascoltare, esprimersi e quindi capirsi l’un l’altro. Nella donna direi che si tratta invece di una mancata appropriazione della sua sessualità, lacuna colmabile ma con un appropriato lavoro su di sé. A lei la scelta, che comunque non è mai per forza definitiva. FiberSpeed Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO 100/10 Mbit/s 50/5 Mbit/s 30/3 Mbit/s 15/1.5 Mbit/s 500/50 Mbit/s 1000/100 Mbit/s 24.90 44.90 64.90 114.90 174.90 224.90 mese mese mese mese mese mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 27 tra Usain Bolt parentesi Valentino Rossi Il gesto ad indicare il cielo dopo i suoi successi su 100 e 200 metri è ormai da leggenda Il Dottore resta accovacciato accanto alla sua creatura per trovare la concentrazione Michael Schumacher Il salto sul podio per festeggiare le sue molte vittorie lo ha fatto diventare un’icona sportiva IL FENOMENO Indicano il cielo, mimano, urlano. E si trasformano in messaggi che la pubblicità sfrutta a meraviglia Stanislas Wawrinka Si punta il dito alla tempia, si prende a pugni da solo. Per essere più solido mentalmente Didier Cuche Spesso imitato, mai eguagliato nel suo lanciare lo sci per aria dopo l’arrivo nelle discese libere Quei gesti da sportivi che diventano icona Superstizioni, riti e manie dietro le abitudini dei grandi atleti Rafael Nadal Maniacale nel posizionare le bottiglie sul campo per rendere i suoi gesti “consueti” Ronaldinho Indice al cielo anche per il grande calciatore brasiliano ad indicare la sua fede religiosa MASSIMO SCHIRA A nche se sembra non fermarsi mai, pure il dorato mondo dello sport ad altissimo livello vive di istantanee, di momenti fermi nel tempo. Che nascono in gran parte dalla gestualità dei grandi campioni, che spesso vedono trasformato un loro “tic”, una loro abitudine, in un gesto copiato e addirittura sfruttato a livello di marketing globale. Un esempio su tutti, la celeberrima schiacciata di Michael Jordan, diventata icona stessa della pallacanestro, ma anche fortunatissimo logo per i prodotti legati al basket dell’americanissima azienda con il marchio a forma di “virgola”. “Nel caso degli sportivi, il gesto è importante perché gran parte del pubblico osserva da lontano - spiega l’antropologo Marino Niola -. Quindi il corpo dell’atleta diventa una sorgente diretta di messaggi e di segnali. Diventa facilmente iconico”. A sostenere ulteriormente questa tendenza, oltre ad una crescente fantasia dei singoli sportivi, anche il fatto che i calendari sono sempre più fitti. Quindi le occasioni per far diventare “abitudinario” il gesto, si sprecano. “Non dobbiamo dimenticare che gli atleti sono spesso parecchio superstiziosi - osserva ancora l’antropologo -: come altro definire, altrimenti, gli allenatori che si vestono sempre nello stesso modo, con lo stesso cappotto ‘portafortuna’ o che accendono la sigaretta ad un determinato momento della partita? Oppure i giocatori che ripetono ogni volta la stessa serie di gesti prima di entrare in campo? Sono mille piccole cerimonie, che diventano famose”. Gestualità, riti, superstizioni, certo. Ma spesso anche un modo per mantenere la concentrazione attraverso un’immersione nel “proprio ambiente”. Come quando il tennista Rafael Nadal sistema con precisione maniacale le bottigliette d’acqua e di energetico davanti alla sua panchina sul campo durante le partite. Rituali spesso legati ad un momento positivo che aiutano l’atleta a ritrovare le sensazioni che l’hanno condotto al successo. Dalla “diretta televisiva” al marketing, il passo è ormai sempre più breve. Basti pensare, tanto per fare un altro esempio, all’utilizzo pubblicitario dello sci lanciato per aria da Didier Cuche al terSimon Ammann mine delle discese libere. Diventato, terminata Il suo mimare il volo la carriera agonistica del neocastellano, occacon gli sci dopo i sione per una compagnia d’assicurazione di successi olimpici lo sfruttare l’immagine del pluri vincitore di Kitzha reso conosciuto bühel. “Dal gesto all’emblema, per arrivare ai lonel mondo ghi - conferma Niola -; l’industria dello sport, in particolare, così come quella del marketing in generale, hanno bisogno di segni riconoscibili in modo immediato. Segni che potremmo definire come ‘gesti ad alta definizione’ che lo sport usa per proseguire nel suo sviluppo attraverso la grande visibilità che questo mondo ha conquistato a livello mediatico”. E se in passato i gesti potevano nascere in modo spontaneo, dettati dalla genialità del singolo o magari semplicemente dall’istinto, oggi si va sempre più verso uno studio degli atteggiamenti. Per scovare la soluzione capace di trasformare l’atleta “solo” sportivo in personaggio a tutto tondo. Una tendenza figlia dello sport spettacolo in cui l’immagine conta (quasi) quanto le prestazioni, soprattutto perché attraverso i contratti pubblicitari e gli sponsor, gli sportivi - e il loro entourage - guadagnano cifre sempre più impressionanti che fanno diventare la per- Michael formance solo uno dei vari aspetti di cui Jordan La schiacciata di tenere conto. mister “Air” è [email protected] diventata anche un Q@MassimoSchira preciso marchio per gli sportivi I marchi Ronaldo e Federer campioni in affari grazie alle iniziali N on di soli gesti è fatto il successo pubblicitario e manageriale dei grandi sportivi. Due esempi spiccano nel dorato mondo delle competizioni ad alto livello. Quello del calciatore brasiliano Ronaldo e quello del tennista elvetico Roger Federer. Entrambi sono accomunati da una scelta precisa: sfruttare le proprie iniziali. Alla fine degli anni Tina Novanta, Ronaldo “Fenomeno” vara la prima Maze versione della sua marca di abbigliamento La capriola all’arrivo dopo le vittorie è un sportivo, la “R9”, accostando all’iniziale del marchio di fabbrica suo nome (in assenza di cognome) il suo storiper la campionessa co numero di maglia. È un successo planetario slovena di sci spesso in collaborazione con Nike, azienda ame- ricana abilissima nello sfruttamento dell’immagine dei “suoi” campioni - che rende l’attaccante verdeoro uno degli sportivi più ricchi in circolazione. Passa qualche anno, ed ecco un’altra “R” importante far capolino nel marketing sportivo. Quella del Roger nazionale, che aggiunge semplicemente la “F” del cognome per creare il marchio “RF” e il suo logo, conosciuto ormai a livello planetario grazie agli enormi successi del tennista basilese. Un “brand”, anch’esso legato a Nike, storico sponsor del campione rossocrociato, che rende moltissimo in termini economici anche alla fondazione benefica che porta il nome di Roger Federer. m.s. LEGUIDE &GLIITINERARI Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA Il programma Il paradiso dei pittori Data: 9 - 13 aprile 2014 Prezzo: CHF 986.– per persona in camera doppia Partenza: 06.15 Balerna centro Breggia, 06.35 Lugano Ffs (lato buffet), 07.05 Giubiasco Fust, 07.35 Locarno Ffs, 07.40 Ascona Manor, 07.45 Ascona autosilo Tutto il fascino artistico della Provenza Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera Sa Regione Ticino - Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] - www.autopostale.ch Il profumo dei campi di lavanda, i colori di una natura rigogliosa, il clima mite: questa è la Provenza, la zona del sud della Francia che si trova tra la Costa Azzurra e la Camargue, da sempre amata dagli artisti di tutto il mondo per gli innumerevoli spunti creativi che sa offrire, tanto che ancora oggi ogni angolo delle città e dei villaggi è testimonianza del passaggio di grandi maestri, da Van Gogh a Cézanne, da Gauguin a Picasso. Ecco, allora, che AutoPostale organizza un viaggio per immergersi in questa atmo- Con Autopostale nel sud della Francia, tra la Costa Azzurra e la Camargue sfera così dolce e così particolare dal 9 al 13 aprile 2014. Prima tappa è a Saint Tropez con arrivo dal Ticino, passando dal Lago Maggiore e dalla Riviera Ligure. Saint Tropez è nota località del jet-set che può essere vista anche sotto la luce artistica perché, dopo la passeggiata alla scoperta della cittadella (la parte antica), del porto e di Place des Lices, è in programma la visita al museo dell’Annonciade, testimonianza di quanto Saint Tropez sia stato uno dei centri più attivi dell’avanguardia artistica all’inizio del ventesimo secolo con una superba collezione di quadri di quel periodo caratterizzato dall'arrivo del pittore Paul Signac che persuase Matisse, Bonnard e Marquet, grandi esponenti del fauvismo e del pointillisme, a venire a ispirarsi qui. Da allora, la città è stata meta di artisti e intellettuali parigini. L’Annonciade è una vecchia cappella chiusa durante la Rivoluzione e restaurata per diventare museo nel 1955. Dopo Saint Tropez si raggiunge Cavalaire sur Mer, un affascinante paradiso rannicchiato ai piedi dei Monti dei Pradels (524 metri) che gode di un clima eccezionale. La cena libera è in programma in uno dei locali tipici del romantico porticciolo. Attraverso un magico paesaggio si raggiunge Marsiglia, città cosmopolita e vivace, la più grande della Francia meridionale, oltre che primo porto del Paese e del Mediterraneo e quarto a livello europeo. La visita guidata passa dalla Corniche (cioè il lungomare), la basilica Notre Dame de la Garde e il pittoresco Estaque, porticciolo che si trova all’estremità settentrionale della città. Da Marsiglia si passa a Martigues, da molti considerata la Venezia della Francia, città che si estende metà sull'acqua e metà sull'immenso Etang de Berre (Stagno di Berre), punto di riferimento da sempre per molti pittori che si trova a metà strada fra Marsiglia, le Calanques e la Camargue. Da qui si prosegue per Arles e Saint Remy de Provence con visita al sito romano di Glanum. Fra i più importanti di Francia, questo eccezionale monumento gallo-romano é molto ben conservato sia nella struttura sia nelle decorazioni. In questi luoghi si possono ammirare i paesaggi che hanno ispirato Van Gogh in alcuni dei suoi quadri più famosi come "Notte stellata" e "La terrazza del caffè la sera". Ma una nuova meta regala emozioni molto particolari: ecco Avignone, la città dei papi, che ancora conserva le mura e il centro storico, costituito dal Palazzo dei Papi, dal complesso episcopale e dal famoso ponte, dell’omonima canzone. Il Palazzo dei Papi, fortezza dall'aspetto austero ma sontuosamente al suo interno da Simone Martini e Matteo Giovannetti, domina la città, mentre molto caratteristica è Place de l’Horloge, punto di riferimento per artisti e intellettuali. La cena è libera in una tipica “brasserie”. Ultima tappa a Cannes, città frizzante, affascinante e di gran classe, famosa per il Festival internazionale del cinema che offre ai turisti la passeggiata sulla Croisette e la visita al Palais des Festivals. Non solo vip ma anche artisti in questa meraviglia della Costa Azzurra. Da qui si parte per il ritorno in Ticino, passando da Nizza. Promozione valida fino al 30.11.2014 I nuovi abbonati a TicinoVino Wein riceveranno: • Quattro edizioni della rivista • Una bottiglia di L'Ariete Ticino DOC Merlot ViTi, 75 cl, gentilmente offerta da Valsangiacomo Vini, Mendrisio www.valswine.ch - shop.valsangiacomo.ch Viale alle Cantine 6 - 6850 Mendrisio - valswine Trimestrale Enogastronomico, bilingue italiano-tedesco. Per la Svizzera Fr. 33.50, per l’estero 36 Euro. 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Ma in Ticino la parola non ha più questo significato. Anni di assillanti campagne ne hanno manomesso l’accezione originaria. Qui, frontaliere è chi per quattro soldi ruba il lavoro ai residenti, chi viaggiando con la sua auto intasa le strade, inquina e, magari, posteggia abusivamente, paga meno tasse di quante dovrebbe pagarne e per di più non spende e non consuma nel cantone. Un flusso incessante di allarmi, appelli e richieste ha solidificato un sostrato emotivo di paure e rancori, sedimentando nella percezione comune e nel linguaggio corrente, soprattutto politico, questa immagine del frontaliere. Attorno ad esso si è costruita una narrazione quotidiana che, non distinguendo il vero dal falso, i problemi reali da Il flusso continuo di allarmi e appelli ha creato un clima di emergenza con un sostrato emotivo di paure e rancori quelli sovraesposti, ha alimentato risentimenti diffusi, creando un clima emergenziale su cui si sono orientate l’opinione pubblica e le scelte politiche. Frontalieri sono i voraci topastri che rosicchiano il formaggio ticinese e che, assieme ai padroncini, proclamano l’occupazione del mercato del lavoro cantonale. La parola si è ormai caricata di una valenza negativa, con forti connotazioni dispregiative, al punto di condizionare modi di pensare e di fare. Una distorsione semantica nel discorso politico che si trasfigura in forma sociale. È la potenza della parola nella lingua della politica, che non si limita a rappresentare ed argomentare la realtà, ma spesso la crea, perché attraverso il discorso pubblico si contribuisce a formare opinioni e schieramenti, appartenenze ed esclusioni, alleanze e ostilità, identità e diversità. Ed è questa la forza della retorica populista, capace di vellicare pulsioni e frustazioni, di rinfocolare timori e li- vori, soprattutto tra quanti ogni giorno si arrabattano tra mille difficoltà. Un discorso povero di pensieri, ma ricco di slogan con un forte impatto simbolico: “Il lavoro ai ticinesi”, “Salviamo il Ticino”, “Stop ai frontalieri”, “Fermiamo i padroncini”, con l’abbondante corollario di proposte mirate che, in un crescendo d’isteria linguistica, ha dominato il dibattito politico cantonale negli ultimi due, tre anni. Non importa la verità statistica per cui nel Ticino di oggi non c’è affatto il tasso di disoccupazione degli anni ‘90, quanto si toccò il 9%, o che dal 2003 al 2013 qui si siano creati 43mila nuovi posti di lavoro, certo occupati in gran parte da lavoratori d’oltreconfine che, comunque, oltre a mandare avanti cantieri edili, hotel, ristoranti, ospedali e case per anziani, fanno funzionare fabbriche e fabbrichette, che altrimenti sarebbero costrette a chiudere, mandando a spasso anche decine di residenti. Non importa se il loro costo del lavoro per l’economia cantonale sia un vantaggio competitivo a cui sarebbe pericoloso rinunciare e che ci sarebbero già tutti i mezzi per combattere l’effetto indotto del dumping salariale. E non è nemmeno detto che studi professionali e uffici del terziario al loro posto assumano giovani ticinesi con stipendi di gran lunga superiori. Meglio passare pure sotto silenzio il fatto che a chiamare i famigerati padroncini (problema sicuramente diverso da quello dei frontalieri), siano quegli stessi ticinesi che vogliono risparmiare e che, magari, il 9 febbraio hanno votato sì all’iniziativa udc, o quelle stesse imprese che sbraitano contro gli “indipendenti” italiani, ma gli commissionano lavori per stare bassi con i prezzi e battere la concorrenza locale. L’importante non è argomentare, bensì inventare o ingigantire un problema, sottolinearlo ossessivamente per offrire come soluzione un capro espiatorio da additare alla pubblica opinione. Sulla parola frontaliere e padroncini si è così plasmato un cumune sentire che sbocca in un lessico quotidiano di ostilità, propalato a piena bocca da Lega, Udc e dal verde Sergio Savoia, che adotta il frasario del Mattino come segno di rottura per ottenere più risonanza mediatica e come autorappresentazione agli occhi del popolo leghi- sta, presso cui vuole legittimarsi quale affidabile referente elettorale e vero erede di Giuliano Bignasca. È il linguaggio dell’esasperazione che, distorcendo i fatti, ha imposto nuovi codici di comunicazione articolati su dicotomie semantiche: frontaliere-residente; loro-noi; occupati-disoccupati; indigeni- stranieri, espungendo dal discorso pubblico ogni sentimento di etica civile. Dettando in Ticino un’agenda politica ritmata dalla sintassi della chiusura e dell’esclusione, con ulteriori derive lessicali: l’Italia che diventa “Fallitalia”, italiano che scade in “italiota”. Un uso improprio e degradato delle parole, ma con un’ elevata capacità di contaminazione che s’infiltra anche in ambienti che, per storia e cultura, dovrebbero restarne immuni. Nella politica sta dominando quel liguaggio emozionale che rifugge dall’argomentazione ragionata, per modularsi sui toni energici ed aggressivi, sull’enfasi e DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO DIFESA AEREA CON ORARI DA UFFICIO P er tutti, da destra a sinistra, la Svizzera non ha fatto una bella figura con l’aereo etiopico dirottato su Ginevra e atterrato alle 6 del mattino sotto il controllo di due Mirage francesi. I caccia elvetici non erano potuti intervenire, perché le forze aeree Una vischiosa rappresentazione della sono operative dalle realtà, il cui retroterra ideologico sono nazionali 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 17. il protezionismo e l’isolazionismo Insomma, la difesa dello spazio aereo svizzero si assicura solo negli orari d’ufficio. Motila reiterazione parossistica per sedurre i cittadini con le vo? La Confederazione per racose che vogliono sentirsi dire, anche a scapito della veri- gioni di risparmio non può astà. Ma soprattutto sull’autocelebrazione parolaia dei “veri sicurare una copertura 24 ore difensori del Ticino”. su 24. Fuori da quella fascia Una vischiosa rappresentazione della realtà che ha come oraria la difesa aerea è garantiretroterra ideologico le miserie del protezionismo e del- ta, grazie ad accordi di collal’isolazionismo, scanditi sul registro duro dei muri sul borazione, da Germania, confine sud e dell’ostentato rivendicazionismo verso Ber- Francia e Italia. Viene, allora, na, brandendo la particolarità del caso Ticino. Emblema- da chiedersi a cosa serviranno tica, al proposito, l’atmosfera da psicodramma di qualche i 22 Gripen, i nuovi aerei da giorno fa in parlamento, con la discussione sulla richiesta combattimento, costo oltre tre di uno “Statuto speciale” alla Confederazione. È la curva miliardi di franchi, su cui si vodi un ripiegamento territoriale ed identitario che segna terà a maggio. Forse per luuna forte regressione politico culturale, timorosa di qual- strarli negli hangar in attesa di siasi apertura, che apparentemente crea coesione, ma in un’improbabile guerra? realtà accentua solo divisioni, lacerando in profondità il tessuto sociale. IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 31 tra virgolette La tecnologia La banda larga LETESTIMONIANZE Vado in ufficio senza uscire di casa Tutte le opportunità e i vantaggi offerti dalla diffusione del teleworking Lavoreremo alla BOOM NEGLI USA Negli Stati Uniti, dove è nato il teleworking, entro il prossimo anno i telelavoratori saranno più di quattro su dieci velocità della luce T elelavoratori di tutto il mondo unitevi! Karl Marx nel suo “Manifesto” non aveva previsto un secolo prima il fenomeno del “telework”, il lavoro a distanza reso possibile dall’avvento di internet, e sviluppatosi enormemente grazie ad una tecnologia sempre più sicura e capillare in grado di connettere ogni angolo del pianeta. E, a quanto pare, con reciproca soddisfazione di datori di lavoro e dipendenti, visto che alcune statistiche rivelano che telelavorare non diminuisce la produttività, ma anzi la aumenta. Anche nel piccolo Ticino, dove il fenomeno non è ancora così diffuso, il telelavoro fa breccia soprattutto tra i professionisti (vedi articoli sotto): dal fotografo Reza Khatir all’autore di libri per ragazzi Gionata Bernasconi, fino all’esperta di digital-marketing sanitario Laura De Biaggi. L’improrogabile sfida della connessione ultra rapida, dalla sanità all’e-government il futuro viaggia online Negli Stati Uniti, infatti, dove il telelavoro è nato, si stima che i telelavoratori entro il prossimo anno saranno il 43%. Percentuale non da poco se si considera che già oggi un americano su quattro lavora davanti al display da casa. Una percentuale replicata un po’ in tutti i Paesi che stanno conoscendo il maggior sviluppo economi- Reza Khatir, 62 anni, Minusio co. Accade soprattutto in Asia, ad esempio, in India dove il 57% del lavoro intellettuale è a distanza, ma anche in Indonesia dove la percentuale di teleworker è al 34%. Ma il fenomeno è in forte crescita pure in America Latina (30% in Messico), senza dimenticare che un recente sondaggio internazionale ha confermato che, se glie- Laura De Biaggi, 39 anni, Lugano ne venisse data l’opportunità, oltre la metà dei lavoratori di Russia, Sud Africa e Argentina sarebbero disposti a passare al regime di telelavoro. Come contraltare, invece, si registra un ritardo europeo. Un ritardo soprattutto tecnologico, legato per esempio alla scarsa diffusione della banda larga, che ha costretto l’Ue ad autoimporsi una scadenza, il 2020, per realizzare pienamente l’“Agenda digitale” continentale. E forse, oltre ad una garanzia di produttività, aiuterà l’idea di un risultato ambientale positivo. Grazie al telelavoro, infatti, gli Usa confidano di ridurre nei prossimi due anni i gas di scarico di nove milioni di auto, risparmiando 280 milioni di barili di petrolio ogni anno. Senza trascurare che quattro su cinque telelavoratori si dichiarano meno stressati da quando operano al desktop di casa. Gionata Bernasconi, 43 anni , Bellinzona “Mi basta un clic “Verifico in rete “I miei racconti per esporre le foto che reputazione volano in Cina, a San Francisco” ha ogni medico” disegni inclusi” M nergia, domotica, edilizia, wifi pubblico, sanità, mobilità urbana, e-government, ricerca e formazione, sicurezza, telelavoro, e-commerce. L’accesso ai servizi internet più avanzati e di nuova generazione non può prescindere dalla “banda larga”, sempre che si voglia vivere e lavorare in un cantone a “prova di futuro”, perché solo facendo viaggiare i dati alla velocità della luce si rende possibile l’accesso alle nuove applicazioni digitali. E non solo quelle che passano dal computer, ma anche tutte le possibili interazioni con altri strumenti e servizi, trasformando la regione in una sofisticata piattaforma, a tutto vantaggio dei cittadini, capace di offrire opportunità, utilities e strumenti che migliorano l’efficienza e la competitività delle imprese, aumentano la coesione territoriale e sociale, semplificando pure burocrazia e rapporti istituzionali. Nonostante la Svizzera sia considerata all’avanguardia nell’impiego a banda larga, non sfuggono i limiti del “digital divide” riscontrabili in Ticino, dove il divario esistente tra le aree urbane più ricche e le periferie sprovviste di efficienti sistemi di connessione è evidente. Un divario che anche il mondo politico avverte, e non è un caso se il Plrt abbia da tempo presentato una mozione che fin dal titolo, rappresenta una sfida per il futuro: “Promuovere la banda larga in Ticino”. Insomma, se come “smart city” viene identificata la città intelligente con l’informazione giusta nel posto giusto, al momento giusto per prendere la decisione giusta, la banda larga ci trasformerebbe in un “cantone smart” pronto a cogliere tutte le opportunità di un futuro sempre più imminente. In un cantone in cui si lamenta, giustamente, la mancanza di progettualità, la proposta del Plrt offre uno sguardo lungo su nuovi scenari di crescità. Sempre che la politica si rimbocchi davero le maniche. “Anche perché da un punto di vista dell’innovazione tecnologica ormai si parla di banda ultralarga - osserva l’imprenditore Davide Gai, già patron di TicinoInformatica -. Tra l’altro la Svizzera, che sia in fibra ottica, cavo o altro sistema, nella connessione a banda larga è all’avanguar- Trasmissione e ricezione di dati inviati e ricevuti simultaneamente e con maggior qualità, sfruttando un’ampiezza di banda superiore LTE Long Term Evolution, detto anche 4G, la più recente evoluzione degli standard di telefonia per l’accesso mobile alla banda larga Cloud È un insieme di tecnologie che permettono di archiviare ed elaborare dati utilizzando risorse distribuite e virtualizzate in rete Mbps megabit x secondo Un milione di bit. È l’unità di misura che indica la capacità (quindi velocità) di trasmissione dei dati su una rete informatica E dalle singole entità, che già non sfruttano o non sanno usare la tecnologia di cui dispongono. “Penso, ad esempio, alle banche dati sempre più affidate al ‘cloud’, e dalla ‘nuvola’ presto utilizzeremo programmi e software noleggiandoli giu- LARICHIESTA La trasmissione dati è la frontiera della nuova crescita A LA PROPOSTA DEL PLRT Christian Vitta, capogruppo plrt, nel 2013 sollecita con una mozione la banda larga in tutto il Ticino lla fine del 1800 è stata la rete ferroviaria a dare il più forte impulso allo sviluppo del Ticino. Un secolo dopo, negli anni 1970-80, un altro grande salto in avanti è stato fatto grazie all’autostrada che ha posizionato strategicamente il cantone sul principale asso di transito europeo nord-sud. Oggi la sfida è nel trasporto dei dati, la nuova via della comunicazione senza cui è impossibile restare competitivi. È da queste premesse che muove la mozione presentata dal gruppo parlamentare plrt, guidato da Christian Vitta, che chiede di promuovere la banda larga in tutto il Ticino (vedi articolo a pagina 9). Una mozione già accolta positivamente dal governo, che recentemente è stato sollecitato dallo stesso gruppo plrt ad avviare il grande cantiere. “ Oggi non disporre della banda larga significa rimanere isolati - ribadisce il Plrt-, significa disincentivare l’insediamento di nuove ed innovative attività, bloccare sul nascere il telelavoro e non frenare lo spopolamento delle valli”. l.d.a. LATENDENZA Un indice per valutare l’innovazione delle città intelligenti Entrati in una nuova era... la “broadband economy” S iamo entrati nell’era della “broadband economy”, l’economia a banda larga. Dopo il Pil e i vari indicatori economici dell’Ocse, presto bisognerà fare i conti con l’Ic Index, che valuta le “Intelligent communities”: una classifica basata sull’economia e sul business innovativo generato delle città che hanno adottato la connetti- LE CONNESSIONI vità veloce assicurata dalla banda 34% 32% 31% larga. Purtroppo per ora non c’è alcuna città svizzera nella graduatoria stilata dall’Intelligent Community 22% Forum, che lavora dal 2002 a una vi15% sione più business delle comunità intelligenti mondiali. Il primato, nel 6.7% 2013, è spettato a Taichung, Taiwan, 5.0% incoronata Intelligent Community dell’anno. In Europa, invece, si sono distinte l’olandese Eindhoven, la capitale svedese Stoccolma, quella scozzese, Edimburgo, più Glasgow, unite ad altre città europee capaci di classificarsi, seppure non ai vertici: la greca Héraklion, Oulu in Finlandia, l’estone Tallin, Issy-les-Moulineaux in Francia (che ha più o meno gli stessi abitanti di Lugano) e Sunderland nel Regno Unito.Il metro di valutazione, pur organizzato attorno all’adozione integrale della banda larga, non è tanto basato sulla diffusione della stessa, ma sulla sua economia e sul conseguente potenziale di crescita per le città connesse. sto il tempo che ci servono; ma per usare il ‘cloud’ in modo ottimale la banda larga è indispensabile. Oppure guardiamo all’eccellenza sviluppata nella telemedicina, ai migliori centri clinici in grado di far seguire in tutto il mondo i metodi d’intervento chirugico di un luminare, alla prevenzione sanitaria digitale a domicilio. Un futuro dietro l’angolo, tant’è che Swisscom ha sviluppato una sua divisione ‘health’ dedicata al settore sanitario”. Se per le imprese la banda larga è indispensabile per gestire in modo competitivo nuovi accessi al mercato, così come i servizi necessari, dalla videoconferenza al telelavoro, dall’e-commerce alla formazione a distanza, la potenza capillare della connesione e trasmissione dati è ormai vitale anche per tante altre attività. Inclusa una moderna gestione del territorio: mobilità urbana, sicurezza, controllo e prevenzione di calamità in aree critiche, tanto per fare alcuni esempi. “Senza dimenticare l’amministrazione digitale, l’e-government che consente di trattare con efficienza tutta la documentazione con sistemi informatici - aggiunge Cristina Giotto, segretaria dell’Ated , l’associazione che raggruppa le aziende Connessioni Itc del cantone -. Ma se la in fibra ottica banda larga non è disposul totale delle nibile per tutta la popolaconnessioni broadband zione, da Chiasso ad Airolo, non serve a molto. CoFonte: Oecd BroadBand Statistics, Dicembre 2012 sti di investimento a parte, temiamo che in Ticino 3.0% 2.5% 2.1% 1.3% 0.7% 0.5% non ci sia ancora la consapevolezza, la conoscenza delle nuove tecnologie. Per questo l’Ated vorrebbe poter riunire gli attori principali, per discutere l’inevitabile percorso verso un territorio intelligente, con la banda larga protagonista da qui al 2020”. Guarda caso lo stesso 2020 che, in linea con l’Agenda digitale europea, prevede il 100% di copertura di internet a 30 megabit al secondo e almeno il 50% a 100 Mbps. E attualmente, da noi, solo il 7,5% naviga a quella velocità. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Sp ag na Fin lan dia Ita lia Fra nc ia Ge rm an ia Irla nd a Broadband dia, basta pensare che l’80% della popolazione è coperto da Long Term Evolution (Lte), la più recente evoluzione degli standard di telefonia mobile cellulare conosciuto come 4G”. Ma il problema, secondo Gai, è che le iniziative dipendono an Bre tag na EZIO ROCCHI BALBI Sv ez ia Es ton i Slo a va cc h No ia rve gia Un gh eri a Sv izz era Gr leparole entre descrive al Caffè il suo modo di concepire il telelavoro, sta trasmettendo a San Francisco gli originali delle sue foto che, stampate secondo le sue disposizioni su appositi pannelli, saranno in bella mostra in una galleria della California. “E senza muovermi dalla mia abitazione di Minusio - dice divertito Reza Khatir, fotografo di fama internazionale e docente di Comunicazione visiva alla Supsi -. A volte mi chiedo quanto della mia professione sia inevitabilmente legato all’evoluzione tecnologica, alla possibilità di usufruire di connessioni veloci, potente e sicure. Posso collegarmi, con un clic, ai server degli editori di mezzo mondo e consegnare in un attimo le mie foto, in originale si intende, che non ‘pesano’ mai meno di 50 megabyte l’una”. Senza considerare la possibilità di confrontarsi, magari in vi- “Sono collegato ai server degli editori di mezzo mondo, ogni mio originale ‘pesa’ almeno 50 Mb” deoconferenza su Skype, con committenti e agenti in una delle tante lingue che conosce. E tutto senza muoversi dalla sua poltroncina. “Naturalmente, quando non lavoro in studio, esco per realizzare i miei servizi, ma il resto avviene tutto qui aggiunge Reza -. Senza dimenticare che le camere di ultima generazione consentono, con una schedina 4G incorporata, di trasmettere in tempo reale le foto. Direttamente dallo stadio o da uno scenario di guerra, e pure geolocalizzati dalla teconologia Gps”. Poi c’è il ‘cloud’, il grande archivio virtuale che immagazzina tutti i suoii files: “E io confesso di essere paranoico: sono terrorizzato all’idea di perdere l’archivio dei miei lavori e mi sono circondato di tutta una serie di hard disk con la copia della copia della copia... Non si sa mai, meglio avere anche la ‘nuvola’”. “I l mio ufficio potrebbe essere ovunque nel mondo, anzi ora è qui sulle mie ginocchia: il mio laptop”. La 39enne Laura De Biaggi, che a Lugano ha fondato il gruppo delle “Ticino Girl Geek Dinners” con il patrocinio della Supsi, crea progetti di comunicazione personalizzati nel settore medico-sanitario. Servizi per la salute direttamente sul web, facendo incontrare la domanda di informazione medica con i professionisti e le strutture. Il tutto senza muoversi da casa. “Beh, fatta eccezione per gli incontri, l’esigenza di confrontarsi di persona - precisa Laura -, altrimenti tutto il mio lavoro si sviluppa online, dal monitoraggio della reputazione di un medico alle analisi statistiche, alla comunicazione medico-scientifica”. L’unico problema, per la professionista della comunicazione digitale, è che la potenza della connessione è disponibile a “I più sicuri database della comunicazione medico-scientifica sono raggiungibili grazie a cloud” macchia di leopardo. “È un limite tecnologico; purtroppo non sempre si hanno i 100 mbs della banda larga - spiega -, e soprattutto nella e-medicina serve grande potenza anche perché le migliori banche dati, quelle più sicure sono ormai cloud”. Il telelavoro sanitario, per l’esperta, è destinato ad avere un enorme sviluppo. “Sicuramente, basta pensare alle opportunità offerte dalla ‘video-surgery’ che è destinata a dilagare - spiega -. Seguire online un intervento chirurgico ultraspecialistico, eseguito da un mago del bisturi è un’enorme opportunità per la formazione, soprattutto in quei Paesi i cui chirurghi non hanno possibilità di assistere in sala operatoria e che si ritrovano in teleconferenza. E parlo di filmati che è possibile postare a livello globale, magari con ‘Vimeo’ che garantisce video di alta qualità”. S ono lontani per l’autore bellinzonese di storie per bambini Gionata Bernasconi, i tempi in cui doveva recarsi di persona dagli editori con le tavole originali frutto della sua fantasia. La paura era sempre quella che poi andassero perse e con loro ore e ore di lavoro. “Grazie alla tecnologia non è più un problema - dice il 43enne punta di diamante della collana Einaudi ragazzi -. Oltre alla scansione dei disegni, che vengono teletrasmessi senza perdere una sfumatura di colore, poi, anche le mie storie vengono viste e riviste rispettando esattamente le caratteristiche delle pagine che avrà il libro, a seconda dell’editore”. Così, senza muoversi dalla sua casa nel centro di Bellinzona, Bernasconi può seguire passo per passo la stampa dei suoi racconti, in maniera istantanea e sicura, in ogni parte del mondo. “Naturalmente non rispondo per “Una volta dovevo andare di persona nelle case editrici con le mie tavole. Ora fa tutto la Rete” le traduzioni, soprattutto in cinese - commenta divertito -. E queso vale per Paesi come Olanda, Cina o Turchia, paesi che hanno pubblicato i miei ‘Berta e Girolamo’ e ‘Il presidente della foresta’. E tutto con un livello di professionalità impeccabile; basta pensare che, dalla mia scrivania o dal tavolo di disegno, posso collegarmi al sistema editoriale della casa che pubblicherà le mie storie. E posso anche interagire, con commenti, correzione di bozze, suggerimenti grafici...”. Insomma un bravo autore può lavorare anche in un piccolo cantone, alla “periferia dell’impero” editoriale e ritrovarsi letto in regioni della Terra dove, senza l’ausilio delle tecnologie moderne, le possibilità di accesso sarebbero state a dir poco limitate. “Il telelavoro è una grande facilitazione, ma oltre alla professione mi permette un contatto privilegiato con la famiglia”. o.r. 32 LE RICE TTE tra virgolette Al cioccolato Al gruyère Lavorare 180 g di burro fuso con 160 g di zucchero, 1 cucchiaino di estratto di vaniglia e un pizzico di sale, fino ad ottenere una crema morbida. Aggiungere 4 uova. Unire 470 g di farina setacciata con 30 g di cacao amaro e 1 bustina di lievito per dolci, alternandola a 250 g di latte. Lavorare l'impasto fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Riscaldare la piastra per waffle e quando raggiungerà la temperatura mettere due cucchiaiate di impasto, chiudere e lasciar cuocere per circa due minuti. Frullare 200 g di farina, 2 uova, 60 g di gruyère grattugiato, 1 cucchiaino di sale, 60 g di burro fuso, 1 bicchiere di latte, ½ cucchiaino di sale e un pizzico di pepe nero fino a ottenere una pastella liscia. Lasciar riposare per un’ora. Trascorso questo tempo, scaldare la macchina per waffle, versarvi un mestolo di impasto e cuocere i waffle 1 minuto per lato. Servire con affettati, verdure grigliate, formaggi o miele. In quei quadretti il gusto del dolce fa ancora più gola C roccante fuori, morbida dentro, dolce e salata, umida e asciutta, semplice e farcita, circolare e quadrettata. La cialda è la quadratura del cerchio gastronomico. A guardarla somiglia a un favo. E proprio nido d’ape significava gaufre nel francese antico. Certo è che questo dolce umile e sontuoso è la quintessenza delle virtù fiamminghe. Logico e fantasioso come un labirinto di Escher. Parsimonioso e seducente come una beghina di Bruges, quelle con la pelle candida e le guance porporine dei quadri di Vermeer. Anche se le gaufres, alla belga, o i waffel, all’olandese, sono considerati una gloria dolciaria dei Paesi Bassi, la semplicità di questa preparazione è garanzia di una origine antichissima. Che molti fanno risalire agli obelía che gli antichi Greci offrivano a Dioniso, dio del vino. Una tradizione ereditata da san Martino l’erede cristiano del nettare degli dèi. Non a caso le cialde si vendevano sul sagrato delle chiese nel Sint Marteen dag, cioè l’undici novembre quando si aprivano le botti. Perché, come recita l’adagio, ogni mosto diventa vino. Ma le Fiandre non finiscono in Belgio. Quella favolosa civiltà di mercanti e tessitori, di cambiavalute e di importatori di spezie si estendeva anche in Francia. Basta andare nella verticalissima Lille e nella compunta Arras per respirare odor di vaniglia, di virtù domestiche e di denaro sonante. E se Bruxelles e Liegi si contendono la corona di regina delle gaufres, Lille è certamente la principessa della cialda. Grazie al mitico Meert che dal 1761 arroventa i ferri per stampare delizie quadrettate. Il generale De Gaulle che era nato lì, ne andava letteralmente matto. Zucchero, burro e vanille Bourbon. Mentre nella vicina Arras, patria di Robespierre, Sébastien Thibaut vi manda letteralmente in estasi con le sue cialdine alla crème cassonade, dove i cristalli di zucchero grezzo crepitano come fuochi d’artificio del sapore. Ma anche la casalinga Nutella quando cola negli alveoli fragranti non fa prigionieri. Insomma che sia alta pasticceria o fatto in casa, il dolce a quadretti ha la bontà irresistibile dei semplici. di CAROLINA Ingredienti per 20 pezzi - 2 uova - 80 g di zucchero semolato - mezza bacca di vaniglia - 60 g di burro fuso - 180 g di farina - 1/2 cucchiaino di lievito - 185 ml di latte Waffle classici ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Gaufres. Waffel. La cialda croccante fuori e morbida dentro, dolce o salata, in cucina è la quadratura del cerchio Montare gli albumi a neve ben ferma. Mettere i tuorli, lo zucchero e i semini della bacca di vaniglia in una ciotola e mescolare bene. Aggiungere il burro fuso e mescolare. Aggiungere la farina e il lievito precedentemente setacciati e amalgamare. Unire il latte a filo e incorporare gli albumi montati a neve dal basso verso l'alto in modo che la pastella non si sgonfi. Per la cottura seguire le istruzioni del baker elettrico. Una volta pronti, quelli che avanzano, lasciarli raffreddare e poi congelarli stesi su un vassoio in modo che non si attacchino tra loro. In questo modo basterà scaldarli su una piccola griglia o nel tostapane per gustarli in qualsiasi momento. $% )*"//( $ / / " ) -(’( ELLB6 .0=<3@ 30= IHBLI 0= L?BLHBILA9 8??B6 AA??B6 !@> 1J@>@ &022;<>0 20775 )"*#"!, "+&8ELL FLD 0II4=? 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Lanciata meno di due anni fa, sono già più di sette milioni gli abbonati al Google Art Project, e se molti temevano che la visita virtuale sostituisse quella fisica, dovranno ricredersi. Stando al boom statistico dei visitatori, pare che più opere online si trovano, più cresce il desiderio di vederle dal vivo. “Infatti c’è una lucida visionarietà contemporanea in questi nuovi modi di visitare un museo – spiega il luganese Alex Dorici, che ha avuto l’idea di accompagnare la collezione di Serge Brignoni, appena conclusa con un gran successo di pubblico, coinvolgendo il pubblico con dimostrazioni di tecniche di stampa originali come la calcografia -. E non è una moda, ma il tentativo di creare situazioni diverse perchè l’arte non abbia come spettatori i soli ‘addetti ai lavori’. È una visione più ampia, attenta alle collaborazioni esterne, ai gusti più giovani e capace di proporre eventi collaterali, serate concerto, happening che sono decisamente più affascinanti e attrattivi delle classiche visite guidate”. e.r.b. ia la polvere dai musei, che diventano sempre più su misura, coinvolgenti, e con nuovi modi di allestire le mostre. Strategie espositive mirate che presto saranno indispensabili per reggere l’impatto del più grande museo del mondo: il seppur virtuale Google Art Project. Anche la nuova piattaforma del gigante di Mountain View, con oltre 57mila opere digitalizzate, in fondo rappresenta una forma inedita di immergersi nell’arte, e non a caso nel progetto rientra anche il Max Museo di Chiasso, forse il più innovativo e multimediale dei musei ticinesi. La caccia al “nuovo” visitatore, non più necessariamente l’appassionato d’arte, è aperta. E bisogna riconoscere che le diverse formule adottate dai curatori delle mostre non lesinano nè in fantasia, nè in versatilità. Persino l’austera Pinacoteca di Brera ha fatto firmare al regista Ermano Olmi un nuovo, scenografico allestimento di due dei suoi maggiori capolavori: il “Cristo morto” di Andrea Mantegna e la “Pietà” di Giovanni Bellini. Una visione originale che rivoluziona i tradizionali criteri museali come già sperimentato, sempre a Milano, a Palazzo Marino che s’è permessa il lusso di offrire, e gratis, un solo capolavoro – “La Madonna di Foligno” di Raffaello – attirando in pochi giorni 240mila visitatori. Ma da Parigi a Londra, da Roma a Torino dove sono multimediali le sale del museo di Storia e pure quello di Scienze naturali, è il concetto di allestimento in generale che è rivoluzionato. Video opere, happening, installazioni, scotch drawing per accompagnare il percorso, contaminazioni di urban art, performance, serate evento e musicali, aperitivi in tema ed esposizioni-game solo per bambini... Insomma, nulla viene lasciato d’intentato pur di attrarre nuovi visitori, accompagnandoli quasi per mano alla ri-scoperta degli spazi depositari dell’arte. “E non sono certo espedienti, visto che la museologia moderna, che ha tolto la polvere ai musei, è una disciplina universitaria come la ‘museotecnica’ – dice Nicoletta Ossanna Cavadini, direttore del Max Museo -. Ogni società ha il museo che si merita, sosteneva il famoso gallerista Karsten Schubert, e noi viviamo in una società sempre più mediatica. È giusto che un museo diventi anche la storia di un’idea, non più relegato al suo ruolo classico, normalmente solo conservativo, delle opere d’arte. Ci si deve aggiornare, cercando sempre più interazione col pubblico, soprattutto con i visitatori più giovani, i neofiti, coinvolgendoli con nuove proposte. Nuovi linguaggi, dunque, e non a caso anche il nostro sito web è stato creato e modellato su misura dagli studenti della Supsi”. Il tutto con buona pace di chi - come il Louvre e il Pompidou – alimenta una LACURIOSITÀ Il boom turistico e culturale delle più famose rassegne dedicate al mondo dello sport Le opere degli artisti del pallone attraggono un tifo da curva nord C OLIMPICI A LOSANNA Il Museo Olimpico a Losanna ogni anno ha 200mila visitatori he i musei rappresentino un fiore all’occhiello del turismo culturale è un dato di fatto, ma a che a spopolare siano quelli completamente privi di quadri, sculture o vestigia storiche è una novità. Quello dei musei dedicati allo sport , invece, è un fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più significative nel panorama dell’attrazione turistica internazionale. A partire dal Museo Olimpico di Losanna, entrato ormai nell’immaginario collettivo degli appassionati, al punto che per il suo rimodernamento sono stati stanziati ben 20 milioni di franchi. Non a caso, però, coi suoi 200mila visitatori all’anno è tra i musei più visitati del Paese. E l’offerta elvetica è destinata a raddoppiare, con la nascita a Zurigo del Museo della Fifa, la Federazione mondiale di calcio, che vedrà la luce nella prima metà del 2015 e, stando alle parole del presidente Sepp Blatter, sarà “un autentico punto d'incontro e ricordo per il calcio e i suoi milioni di tifosi”. Un fenomeno dalle dimensioni globali. Basta pensare al museo del team di football Barcellona, che con i suoi 1,7 milioni di visitatori annui è il terzo più visitato dell'intera Spagna dopo il Prado e il Museo Reìna Sofia di Madrid. A pochi chilometri da Lugano, poi, c’è San Siro il terzo stadio più visitato d’Europa abbinato al museo Milan-Inter che ogni giorno richiama migliaia di visitatori e chiude solo a ferragosto. E tre visitatori su quattro sono stranieri. e.r.b. INSVIZZERA In una sola applicazione tutte le App “espositive” Q ualche atelier, molte esposizioni che si dichiarano interattive, l’immancabile app che, almeno, assicura la geolocalizzazione del museo, ma – se si parla nuovi di modi di allestire le mostre – la ricca offerta nazionale sembra ancora ancorata alle “audioguide” degli anni Ottanta. Fatte poche eccezioni, infatti, i musei svizzeri (che pure accolgono più di dodici milioni di spettatori ogni anno) non sono ancora stati “contagiati” dalle nuove strategie della museologia moderna dove, a quanto pare, il Ticino risulta all’avanguardia. Eppure l’Associazione dei musei svizzeri ha sviluppato, in collaborazione con Pixel Trade, un applicazione per iPhone che raggruppa tutte le app mobili disponibili sul patrimonio museale elvetico. E permette di localizzare ben 1095 musei sul territorio. Poche, però, le sale rossocrociate che hanno adottato concetti di allestimento più innovativi, formule che prevedano interazioni originali col pubblico, soprattutto con i visitatori più giovani. L’eccellenza spetta al Zentrum Paul Klee di Berna, che propone visite multimediali, percorsi evento, musica e performance in tema. E con tanto di app dedicata, Museuum Bern, che offre anche un panorama di tutte le mostre nella capitale. Originale anche la formula del Museo di storia di Lucerna, con un ben rodato “deposito espositivo” (Schaudepot), con tutte le opere accompagnate da un codice a barre leggibile con uno scanner tascabile. Sul display ogni visitatore può così consultare informazioni supplementari, immagini e video. Anche la Fondazione Beyeler a Riehen, canton Basilea Città, progettata dall’archistar Renzo Piano, oltre all’interattività accompagna alcune esposizioni con “effetti speciali”. Spesso, infatti, vengono organizzate delle performance-atelier abbinate alla collezione nelle sale. Pure apprezzatissimo l’“Art Club” che sa essere coinvolgente come i più tecnologici fab lab, i laboratori digitalizzati che usano le stampanti 3d. Una contaminazione che presto verrà sfruttata, coinvolgendo il pubblico con nuove proposte, dalla Collection de l’Art Brut di Losanna, il primo museo svizzero dedicato esclusivamente all’arte povera, una produzione artistica spesso relegata ingiustamente ai margini del mercato. È facile prevedere le mille varianti, interattive e tecnologiche, che consente una collezione (fondata nel 1976 dal pittore Jean Dubuffet, che oltre ad aver coniato il termine Art Brut ha donato all’istituzione 5mila oggetti) che oggi possiede più di 60mila opere di mille diversi autori. e.r.b. IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 34 tra libri virgolette MARIAROSA MANCUSO A schermi bbiamo sopportato in silenzio i paragoni con Cary Grant, a cui George Clooney somiglia pochissimo. Era un’altra eleganza e un altro cinema, un maschio poteva presentarsi in vestaglia da donna con piume di struzzo e pronunciare la parola “gay” senza che il film fosse vietato ai minori. Accadde in “Susanna” di Howard Hawks, anno 1938. Katharine Hepburn manda i vestiti del poveretto in lavanderia, per una sua strategia di corteggiamento. Erano un’altra epoca e un altro cinema. In “Fratello dove sei?”, diretto da Ethan e Joel Coen nel 2000, George Clooney va a letto con in testa una reticella per capelli, belli unti di brillantina, e già ridiamo. Intoccabile come sex symbol – diventato tale con la parte del buon pediatra in “E. R. – Medici in prima linea” – lo sta diventando anche come regista. Grazie a un paio di film politicamente correttissimi. Prima il giornalistico “Good Night and Good Luck”, girato in bianco e nero e ambientato negli anni del maccartismo. Poi il politico “Le idi di marzo”, ambientato nella Washington di oggi (dove però, molti anni dopo il caso Clinton-Lewinski, ancora non è chiaro a tutti che le stagiste bisogna lasciarle in pace). L’impegno per il Darfur fa da medaglia, e chiudiamo un occhio sulla pubblicità del caffé. Sacrificare una vita per un’opera d’arte è giusto solo nei film L’idillio si è rotto con “Monuments Men”, in concorso all’ultima Berlinale e ora nelle sale ticinesi. Le intenzioni erano lodevoli: Clooney ha sempre l’accortezza di procurarsi una giusta causa per cui combattere. Il risultato, però, è molto inferiore alle aspettative. Non solo per noi: possiamo esibire come prova a carico una serie di recensioni americane che, nel migliore dei casi, fanno battutine, e nel peggiore si chiedono se non era il caso di riscrivere la sceneggiatura da capo. George Clooney dirige un’unità speciale di combattenti americani. Per ordine di Roosevelt dovevano proteggere i monumenti dalle bombe e combattere i saccheggi nazisti. Hitler voleva un suo museo, dopo aver distrutto – neanche a dirlo – le MONUMENTS MEN Nel film diretto da George Clooney anche Matt Damon MARCO BAZZI opere di “arte degenerata”. I nostri vagano per l’Europa, ora a caccia di una Madonna con bambino ora di una pala d’altare, mentre sentiamo risuonare la Grande Domanda: “è giusto sacrificare una vita umana per Dopo un paio di prove politicamente corrette Clooney non convince PORCI CON LE ALI Rocco a Antonia (Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera) salvare un dipinto?”. Li aiuta, dalla Francia, Cate Blanchett, curatrice di museo e quindi costretta a scarpe basse, crocchia e occhiali. Un trucchetto per imbruttire le donne che più o meno risale ai tempi di Katherine Hepburn. Matt Damon ancora ci casca. Lo spettatore chiede pietà. O almeno un po’ di ironia. Sesso e rivoluzione dei post sessantottini I l British Museum di Londra ha stabilito recentemente il record di entrate (quasi 90mila visitatori) grazie a una mostra sull’arte erotica giapponese. Mai così tanto pubblico per una sola esposizione in oltre due secoli di storia. L’erotismo suscita sempre molta curiosità. Anche nella letteratura. In Italia nel 1976, in piena rivolta studentesca, uscì un romanzo erotico che divenne immediatamente un cult della generazione del Sessantotto: “Porci con le ali” (Mondadori), di Rocco e Antonia, al secolo Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera. È la storia di due adolescenti presi tra la scoperta delle passioni e il sogno di cambiare il mondo. Potremmo riassumere il tema del libro in “sesso e rivoluzione”. E il sesso è raccontato esplicitamente, cosa che all’epoca non mancò di turbare i benpensanti. Racconta Rocco: “Il cosetto intanto mi era diventato durissimo e grosso e mi ricordo benissimo di aver pensato questa è l’occasione buona per toccare una figa, e col coraggio dell’alcol ho infilato una mano dentro i suoi pantaloni (…). E lei tranquilla, tranquilla non solo mi lascia fare ma subito abbassa la lampo mi tira fuori il pistolotto e comincia a carezzarlo su e giù”… Insomma, non si può dire che il racconto manchi di realismo. Ovviamente non c’è solo sesso, in Porci con le ali. C’è un po’ il diario di una gioventù che sta vivendo un’epoca caotica e piena di stimoli. E violenta... “Quando ammazzano un compagno è sempre una cosa molto strana, quello che senti. Questa volta qui ancora di più, forse perché era uno della mia età, uno studente, non so”. Sono anni quasi eroici… “Gli anni Settanta, con il loro carico di luoghi ancora del tutto comuni: il femminismo, la scoperta del privato come liberazione dall’operaismo, l’elogio dell’autocoscienza individuale come ribellione alla forma partito in cui i gruppi extraparlamentari si erano ingessati dopo la spontaneità dei primi anni, la critica al leaderismo, all’intellettualismo, l’elogio sotterraneo del ridere, la paura degli anni di piombo”. E sullo sfondo, c’è una storia di sesso e di amore raccontata senza alcun pudore. ITINERARI PERILETTORI VIAGGI La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno negli ultimi 12 mesi pagati oltre chf620’000.in punti fedeltà! * * MAROCCO dal 24 aprile al 1 maggio periodo gennaio - dicembre 2013 contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano T. +41 91 973 7111 A meno di 5 ore di volo dall’Europa centrale si entra in un altro mondo - il Magreb el Aqsa (estremo occidente) che é il nome arabo per il Marocco. Il Marocco è una meta turistica affascinante, una terra di straordinaria diversità paesaggistica e culturale sulla soglia tra oriente e occidente. Ci sono deserti infiniti e montagne di oltre 4000 metri di altezza, insediamenti berberi medievali e suq traboccanti di vita, monumenti imponenti e artigianato tradizionale. Come imperiali o regali vengono definite queste quattro città: Fes, Marrakech, Meknes e Rabat. Ognuna di esse era un tempo capitale di una delle grandi dinastie del paese. l loro rispettivi governatori costruirono le capitali in modo molto sontuoso e maestoso ed è per questo motivo che sono ancora oggi tra le più importanti attrazioni turistiche del Marocco. 1’595.- - Supplemento camera singola CHF 280.– a persona in camera matrimoniale SAN PIETROBURGO dal 6 al 10 luglio Traduzioni in tutte le lingue LEGGI COSÌ IL FUTURO professionale e veloce prezzi vantaggiosi Mail: [email protected] Tel. 091 752 01 00 Fax 091 752 01 09 su tutti gli smartphone Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. Pochi metri dalla fermata dell’autobus. Accesso diretto. PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. Attacchi elettricità e acqua presenti. Prezzo CHF 130'000.Interessati rivolgersi a: 091 756 24 08 Ampi fiumi, canali scintillanti e ponti ricurvi hanno dato a San Pietroburgo il soprannome di «Venezia del Nord». Palazzi barocchi, ampi viali, belle piazze e stupendi parchi rendono San Pietroburgo una perla mondiale di architettura. Si lasci ispirare dal centro storico della città e dal palazzo d'inverno; passeggi nella famosissima Prospettiva Nevsky e ammiri l’unica cattedrale di Sant'lsacco. La ricchezza di tesori artistici e culturali di San Pietroburgo è particolarmente evidente nell’Ermitage, uno dei musei più importanti del mondo. Se vuole camminare sui sentieri della storia può visitare la Fortezza di San Pietro e Paolo. Una gita a Pushkin la porterà al magnifico palazzo di Caterina. Queste e molte altre attrazioni promettono un viaggio pieno di meraviglie, un viaggio che la awicinerà all’arte russa come alla cultura, alla storia e al modo di vivere di questa straordinaria e versatile città. Requisiti d’accesso: Per l'ingresso in Russia serve un passaporto valido, almeno altri sei mesi oltre la data di partenza, e un visto turistico valido per tutta la durata del viaggio e per tutti i luoghi di permanenza. l costi per il visto di circa 150 CHF non sono inclusi nel prezzo del viaggio. Riceverà informazioni dettagliate con la sua conferma! Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno; Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected] Cercasi da subito nel Locarnese do 23 febbraio S SPE PET TTAC TACO OLO LO LOCALE AD USO COMMERCIALE CON VETRINA min. 50 m² Tel. 078 975 04 08 1’396.- - Supplemento camera singola CHF 200.– - Visita di Pushkin con il palazzo di Caterina, visita del palazzo di Yusupov inclusa entrata CHF 140.– a persona in camera matrimoniale e pranzo ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age LL’a L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p S POSA S I R E NA Ore 16.00 Uno spettacolo di rara poesia ed intensità, che combina teatro e danza aerea per raccontare una storia tessuta dal tempo con la sapienza del racconto popolare e della mitologia greca, intrecciandola a forti richiami all’attualità. A Bellinzona Teatro Sociale S PETTAC SPE TTACO OLO LO Circo Tonino Ore 15.00 Spettacolo per tutta la famiglia. A Paradiso Sala multiuso E EVEN VE NT TO O Mini:Move Ore 14:30 - 17:00 Movimento e divertimento per i più piccoli.Palestre aperte la domenica pomeriggio per i bambini tra i 2 e i 5 anni e i loro genitori per offrire uno spazio di movimento e di incontro nei mesi freddi dell’anno. Scuole elementari Bozzoreda me 26 febbraio ve 28 febbraio FIAB F IAB E STOR I E DALLA CI NA Ore 15.30 MA LIANG E I L PE N N E LLO MAG ICO filmato di animazione e racconto con YI LI FE NG e MON ICA entrata libera - da 4 anni. Presso La Biblioteca dei Ragazzi di Besso. EVE NTO EVEN TO Rabadan Corteo dei bambini Ore 14:30 Come ogni anno un appuntamento da non perdere al carnevale Rabadan, centinaia di bambini sfileranno sul Viale Stazione con i costumi proposti, costruiti con cura negli scorsi mesi Partenza da Piazza Indipendenza e sfilata sul Viale Stazione a Bellinzona hf chf c 1000 ch per 100 mi pe premi o pre so s rso corrs cor nco conco nde co rand Gra G h c . i i.ch n i in b bin m mb a am b r erba perb ope inop cino iicin .tic w.t w ww w ww uw su s IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 35 tra virgolette IL TURISMO GLOBALE La società Il nuovo turismo 1.087miliardi +5 per cento i turisti nel mondo nel 2013 rispetto al 2012 Per continenti (in milioni) 563 Europa Asia e Pacifico Americhe Africa Medio Oriente 248 169 56 51 Fonte: Country Brand Index - Unwto-World Tourism OFFERTA DI ARTE E CULTURA 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° Italia Giappone Francia Svizzera Stati Uniti Canada Germania Tailandia Mauritius Australia I PAESI PIÙ A MISURA DI TURISTA 1° 2° 3° 4° 5° Svizzera Germania Austria Heidiland piace e batte tutti EZIO ROCCHI BALBI Spagna Regno Unito LE BELLEZZE NATURALI 1° 2° 3° 4° 5° Svizzera Mauritius Finlandia Maldive Nuova Zelanda A sorpresa la Svizzera primeggia nelle classiiche internazionali, è il Paese più a misura di turista orse i Paesi più turistici della Terra erano troppo impegnati a contendersi a colpi di milioni le cifre dei viaggiatori globali e il peso economico dell’e-commerce; fatto sta che – a sorpresa – la Svizzera si è insediata al primo posto della classifica mondiale delle nazioni più a misura di turista. Un successo che non è scaturito dall’incremento del 3% dei pernottamenti registrato tra i visitatori stranieri nel 2013. E neanche dai circa venti milioni di turisti esteri ospitati ogni anno, pur essendo una bella cifra, inseriscono la Confederazione tra le superpotenze del turismo planetario. Resta il fatto che, mai come oggi, il “brand” Switzerland ha avuto un’impenna- to. Senza dimenticare, giusto per citare l’economista americano Jeremy Rifkin, che il turismo globale è “l’espressione più potente e visibile della nuova economia dell’esperienza: una forma di produzione culturale emersa, ai margini della vita economica appena mezzo secolo fa, per diventare rapidamente una delle più importanti industrie del mondo”. Tesi sottoscritta dalla Commissione europea, che colloca il business del turismo al terzo posto nella graduatoria delle maggiori attività socioeconomiche dell’Ue. E, guarda caso, il turismo oggi è il terzo settore economico della Confederazione. “Effettivamente fa una certa impressione vedere indicata la Svizzera ai primi posti anche nelle categorie relative all’offerta di arte e cultura, soprattutto sui media dell’Italia o della Francia che sono gi- che si stanno sviluppando nelle nostre città promettono ampi spazi di miglioramento”. Se non c’era da stupirsi, infatti, che la Svizzera campeggiasse la classifica del Country Brand Index alla voce “Paese ideale per il business” lasciando alle spalle Germania, Giappone e Singapore, altrettanto non si può dire per l’exploit nella categoria “heritage & culture”, beni e attività culturali. Nella categoria vengono valutati i migliori asset culturali che un Paese può spendere, evidenziando l’impegno per progetti infrastrutturali che supportano viaggi e del turismo. Le “materie” classificate comprendono: storia, arte e cultura, autenticità e bellezza naturale. Nelle prime due, com’era facile prevedere, la parte del leone spetta all’Italia che domina la classifica generale del settore, mentre alla Nell’anno record per numero di viaggiatori in giro per il pianeta cambiano le valutazioni Suisse Tourisme:“Fa una certa impressione vederci ai primi posti anche per l’offerta d’arte e cultura” L’industria delle vacanze è diventata ormai il terzo settore economico per importanza ta nelle quotazioni sulla Piazza turistica internazionale. E le sorprese non sono finite, perchè il “Country Brand Index” – l’annuale classifica stilata dall’agenzia di marketing internazionale FutureBrand – ha premiati il marchio Svizzera in diverse categorie riservate alle destinazioni turistiche più ambite. Un segnale più che incoraggiante, perché non s’erano mai visti, nella storia, tanti benestanti in vacanza quanti registrati nel 2013 appena trascorso. Proprio nei giorni scorsi il barometro di “UnwtoWorld Tourism” ne ha certificati 1.087 milioni a spasso per il pianeta. Cinquantadue milioni in più rispetto all’anno prima quando, per la prima volta, il loro numero aveva superato in scioltezza la cifra record di un miliardo. Forse è il caso di ricordare che, nel non lontanissimo 1980 erano solo un quar- ganti turistici – conferma al Caffè da Zurigo Veronique Kanel, portavoce di Suisse Tourisme -. È anche vero, però, che già a metà dello scorso anno tutti gli indicatori internazionali sfatavano il concetto di una Svizzera solo ‘per ricchi’. Per un Paese piccolo come il nostro ritrovarsi al primo posto come attrattività, scalando così tante posizioni in un solo anno è una soddisfazione.Ancor di più constatare che non è stata premiata solo la nostra tradizionale qualità e varietà di ospitalità alberghiera, ma anche la nostra offerta culturale, il numero enorme di musei, gli eventi”. Soltanto in due categorie non si figura nella top ten: offerta di spiagge e qualità della vita notturna. “Nel primo caso non c’è nulla da fare, ma nel secondo, anche se non possono certo competere con l’offerta di Roma o Parigi - nota Kanel-, le iniziative Svizzera – che è al quarto posto, scalando in un solo anno ben sette posizioni – spetta il primato nelle bellezze naturali conservate in dote. A far pendere la bilancia del Country Brand Index a favore della Confederazione, tanti altri prestigiosi piazzamenti in categorie solitamente riservate alle mete più ambite del globo. L’offerta elvetica, ad esempio, strappa il secondo posto per la qualità e le opzioni di resort ed ospitalità, il quinto per le “attrazioni” e un prestigioso settimo posto nella categoria “food”, tra ristoranti stellati, varietà di menù internazionali e prodotti tipici. Per certificarla Paese più a misura di turista. Per tacere del quarto posto nella classifica generale del turismo mondiale, dopo Italia e Francia, ma sorprendentemente prima degli Stati Uniti. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi F Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Grazie all’Associazione Viticoltori Vinificatori Ticinesi Dal 24 febbraio in 30 ristoranti con Ticino a Tavola Cantine ticinesi anche su telefonino Per gli amanti del vino è ora disponibile l’applicazione dell’Associazione Viticoltori Vinificatori Ticinesi. Questa pratica guida, sviluppata da Dos Group Besazio, permette di trovare cantine e tenute vitivinicole con indirizzi, contatti e-mail, pagine web e di calcolare l’itinerario grazie all’ausilio della geolocalizzazione. In previsio- Settimana ticinese del bollito misto ne vi è già un arricchimento dei contenuti, come l’aggiunta d’informazioni inerenti manifestazioni e locali enogastronomici. Le caratteristiche principali sono: lista delle cantine e tenute vitivinicole del Ticino, informazioni generali, indicazioni delle distanze alla meta prescelta, risultati della ricerca in base alla propria posizione, contatti completi. L’app, disponibile al momento per iPhone, è scaricabile gratuitamente nell’App Store: https://itunes.apple.com/us/ app/viticoltori-vinificatori-ticinesi/id803916830?mt=8. Proseguendo nella valorizzazione dei prodotti locali Ticino a Tavola e GastroTicino organizzano, dal 24 febbraio al 2 marzo, la prima “Settimana ticinese del bollito misto”, in collaborazione con Terrani Carni di Sorengo, Rapelli di Stabio e Sandro Vanini di Rivera (mostarde). Per scoprire i trenta ristoranti iscritti consultare il sito ticinoatavola.ch. La Confraternita italiana del bollito misto consiglia la preparazione con 7 tagli di polpa (tenerone, scaramella di pancia e costato, muscolo di coscia, muscoletto o stinco, spalla, fiocco di punta e cappello del prete o sottopaletta), 7 “ammennicoli” (lingua, testina con musetto, coda, zampino, gallina, cotechino, rollata o tasca ripiena), 7 salse: salsa verde (rustica e ricca), salsa rossa, di cren, cugnà, salsa al miele e mostarda. Oggi è difficile poter servire un bollito misto con 14 carni, ma per fare bella figura sono sufficienti 7 tagli di provenienza “ticinese” o svizzera, come biancostato, testina di vitello, gallina nostrana, lingua di manzo, cotechino e altri ancora. Novità sul web Importante investimento della Federazione per rifare i portali. Le nuove regole per inserire i ristoranti in modo moderno Promuovere il proprio locale, la propria attività e i propri eventi su internet è diventato ormai fondamentale per non correre il rischio di affogare nel mare dell’anonimato. Sempre più clienti, turisti e appassionati di eno-gastronomia, si affidano al web e ai telefoni di ultima generazione per orientare le proprie scelte. Non avere un sito internet o essere presenti nella grande rete in modo sbagliato o inadeguato, crea perdite economiche e di immagine. Ecco perché da quasi un decennio i soci di GastroTicino sono inseriti gratuitamente su ristoranti.ch, il motore di ricerca ufficiale degli esercizi pubblici ticinesi, sul sito di Ticino Turismo (ticino.ch) e su diversi altri portali dei partner. Su internet, però, si invecchia presto. Per questa ragione la federazione degli esercenti albergatori ticinesi sta rifacendo completamente i propri siti, aggiungendone uno dedicato alla formazione professionale. Ebbene, in questa occasione, occorre dare maggiore professionalità all’immagine e alla presentazione dei ristoranti. Vediamo quindi le nuove disposizione per gli associati. d’iscrizione, dove sono contenute tutte le informazioni sul materiale obbligatorio da inviare per non essere esclusi dai siti citati (testo multilingue, foto di buona qualità, ecc.). Chi non avesse i testi multilingue o le foto, contatti l’Ufficio Stampa per trovare la soluzione migliore. Salvo eccezioni che valuterà GastroTicino, saranno presenti i locali che hanno una valenza turistica; vale a dire che, per esempio, non figureranno le mescite aziendali o locali che non hanno servizi di ristorazione. Il sito ristoranti.ch, sarà a disposizione solo dei soci di GastroTicino. La federazione valuta di caso in caso se i criteri per essere presenti sono rispettati. Oltre ad avere un valore economico per il locale interessato, la presenza sui siti in questione, permette anche di poter essere di volta in volta coinvolti in diverse iniziative, come la partecipazione ad azioni spot sui siti Ett, Blick e Ticinoweekend; iscriversi al più presto perché gli spazi sono limitati e fa stato la data della richiesta inviata via e-mail a GastroTicino. a.p. per i soci “Gastro” La premessa è che oggi figurano con le proprie schede nelle sezioni dedicate alla ristorazione dei siti ristoranti.ch e ticino.ch, solo i soci che hanno risposto alle periodiche comunicazioni di iscriversi ai portali (news-letter, articoli su Il Caffè, assemblee sezionali, informa- I clienti utilizzano sempre più internet per scegliere il locale preferito zioni sui siti, ecc.). Chi non lo ha fatto, non è presente con una scheda o è presente solo con l’indirizzo. La prima cosa da fare per essere sui siti futuri, è di contattare l’Ufficio Stampa & PR di GastroTicino ([email protected]) e chiedere il formulario Marco e Andrea Vassalli accolgono i buongustai a Riva S. Vitale con una cucina mediterranea e specialità ticinesi Serena convivialità e cortesia al Caffè Sociale 120 persone, è un piacere. Così come è piacevole pranzare o cenare nella grande terrazza estiva, con a fianco il boc- Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo L’atmosfera è di serena convivialità, con una scelta di piatti cucinati con cura, una carta di vini per tutte le tasche, un ambiente armonioso e accogliente. Ma tutto ciò non basta per descrivere il Ristorante Caffè Sociale di Riva San Vitale. Quello che gratifica il buongustaio è la cortesia del personale, guidato in sala da Marco e Andrea Vassalli. Bello vedere il padre e il giovane figlio consigliare al meglio i clienti, sia sulla gastronomia che sui vini. Insomma, accomodarsi nella bella sala dal look moderno, capace di accogliere oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris ciodromo coperto. Ma sediamoci a tavola. La cucina è mediterranea, con piatti locali e specialità estere; ottima la pizza cotta nel forno a legna e gustosi i gelati fatti in casa. Ecco alcune delle proposte che ci hanno ingolosito. Tra gli antipasti le code di gamberetti “pilpil” leggermente piccanti e servite nel coccio, e carpacciata di manzo e formaggino croccante con scalogno candito. Come primi piatti, intriganti i maltagliati caserecci con ragù bianco e petali di tartufo nero, gnocchi di patate della casa al pesto di noci e zafferano, tagliolini al cacao e gamberi al profumo di cedro e paella in diverse preparazioni. Trionfo del gusto anche nei secondi di carne o pesce: filetto di manzo gratinato alle erbe, fonduta di brie e sôuté di porcini, tartare di manzo al coltello con tartufo nero, fegato di vitello “alla veneziana”, cervella di vitello panata con timballino di riso, maxi spiedoni, e poi tanto pesce con una citazione per le alborelle fritte. Il ristorante partecipa a Ticino a Tavola con molti piatti a base di prodotti tipici e un bel misto di formaggi. Bravi! a.p. GT07022014 Vendesi Osteria Tipica della Valle Riviera Ideale per conduzione familiare 60 posti in totale (int. est.) Affitto Osteria CHF 1500.-- più spese (compreso un appartamento 4.5) Prezzo del ritiro inventario non trattabile CHF 38'000.--. Solo seri interessati e solvibili. Scrivere a cifra. Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & AgendaNews “Please Disturb”! Il 30 marzo entrare, scoprire, vivere gli hotel Il 30 marzo 2014, giornata delle porte aperte “Please Disturb”, numerosi alberghi svizzeri aprono le loro porte e consentono così, in esclusiva, di dare un’occhiata all’affascinante e frenetico mondo dell’attività alberghiera. Programmi interessanti, concorsi e una calorosa ospitalità attendono tutti coloro che si interessano alla vita e al lavoro negli alberghi. Selezionate uno o più alberghi sul sito www.pleasedisturb.ch e immergetevi in interessanti visite guidate, degustazioni e altre attività. “Please Disturb” è più della solita giornata delle porte aperte: è il più grande evento informativo sulle opportunità di formazione nel mondo della ristorazione e del settore alberghiero. Alunni che si accingono a scegliere un mestiere, genitori, insegnanti e consulenti professionali, oltre a tutti gli interessati, possono visitare gli alberghi di loro scelta e farsi un’idea di questo interessante settore. Non è necessario iscriversi! Selezionate semplicemente gli alberghi e andate a visitarli il 30 marzo, dalle 11.00 alle 17.00! Segnaliamo che il 30 marzo all’Hotel Delfino di Lugano, Hotel & Gastro Formazione sarà presente per fornire informazioni dettagliate agli interessati (genitori e ragazzi). Saranno organizzati piccoli work-shop durante i quali i giovani potranno “toccare con mano” i vari aspetti delle professioni proposte. Premio Bellinzona Turismo 2013 alla Fondazione Mulino Erbetta Il premio Bellinzona Turismo, giunto alla sua decima edizione, intende promuovere e valorizzare tutte quelle associazioni, fondazioni e organizzazioni, le cui iniziative e progetti esprimono un forte legame con la Città e la regione del Bellinzonese. Istituito nel 2003, il premio, prevede, oltre al prestigioso riconoscimento e al conseguente risalto sui media, un sostegno finanziario di Fr. 5’000. Il Premio Bellinzona Turismo viene assegnato, annualmente, a iniziative o progetti che hanno la capacità di generare o incrementare le ricadute economiche su commerci esercizi pubblici e settore alberghiero così come di promuovere un’immagine positiva della Città e della regione. Inoltre, esso premia, iniziative per la popolazione locale, che offrono pure un incentivo al turista per soggiornare nel Bellinzonese o un valore aggiunto al suo soggiorno. Con queste prerogative, per l’anno 2013, la giuria del premio (composta da Emanuela Gada-Barenco, presidente, Flavio Bruschi e Christian Bordoli, membri) ha deciso di premiare la Fondazione Mulino Erbetta e Casa Molinara di Arbedo, per gli interventi di restauro che hanno permesso di far rivivere e valorizzare il Mulino Erbetta, arricchendo l’offerta turistica del Bellinzonese e restituendo alla popolazione un’importante testimonianza storica. presenta: SCEF 045 E-COMMERCE: ACCOMPAGNARE LO SVILUPPO (NUOVO) Obiettivi essere consapevoli di come le trasformazioni abbiano cambiato le abitudini, essere a conoscenza dei modelli tecnologici esistenti, capire come l’ecommerce rappresenti un’opportunità di sviluppo aziendale, acquisire alcune strategie da adottare per poter realizzare un vero progetto e-commerce. Il modo di offrire i propri servizi o prodotti sta modificandosi, non solo per le trasformazioni tecnologiche ma anche i mutamenti sociali dei nostri consumatori pertanto il corso vi renderà consapevoli di: 1. quali sono questi mutamenti sociali e tecnologici 2. quali modelli tecnologici esistenti sono maggiormente vicini al vostro tipo di esigenza 3. comprendere come poter sfruttare l'opportunità di fare commercio elettronico e sviluppare la vostra attività 4. quali sono gli ostacoli strutturali da superare per poter essere efficaci e vincenti 5. quali strategie costruire per poter intraprendere una attività di e-commerce 6. come programmare le attività fondamentali di e-commerce per poter spendere meno e ottenere di più. Insegnante Antonio Zanzottera, AZ-Consulenza (www.azconsulenze.com) Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano - Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Durata e date 27 febbraio 2014, 17.00-21.00 Costo Chf 120.00 soci / Chf 170.00 non soci IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 37 tra virgolette Il fenomeno Il nazionalismo alpino Due sale cult Il film viene proiettato al MK2 Beaubourg e al Reflet Médicis nel Quartiere Latino La prima parigina Il regista romando Jean-Stéphane Bron interviene nel dibattito per la prima visione del suo film a Parigi LUISA PACE da Parigi È finalmente uscito in Francia il film di JeanStéphane Bron che, quando non ha fatto i titoli dei principali giornali, si è ritagliato buoni spazi non solo sulle pagine culturali e cinematografiche, ma anche in quelle politiche. Parigi gli ha dedicato due sale strategiche, dove gli habitués si recano a vedere film artistici ed impegnati. Il Caffè ha assistito alla prima proiezione parigina, in compagnia di una docente di scienze politiche, per vedere che effetto fa sui francesi il nazionalismo svizzero in formato udc. La pubblicità fatta al film “L’Experience Blocher” dal quotidiano Le Monde in particolare ha attirato il pubblico cinefilo, ma anche quello politicamente impegnato. Nell’ultimo anno la capitale ha conosciuto molte manifestazioni di estrema destra intrise di propositi populisti che hanno addirittura superato quelli del Fronte Nazionale del clan Le Pen. Ritorno alla famiglia nel suo senso più classico, la Francia ai francesi, esclusione dei Rom, senza parlare dell’omofobia e della xenofobia. Insomma, il film-documento arrivare proprio mentre a Parigi non viene dato così per scontato che lo scontro per succedere a Bertrand Delanoë come sindaco, sia limitato alla socialista Anne Hidalgo e Nathalie Kosciusko-Morizet dell’Unione per un movimento popolare. Niente di meglio, quindi, della prima organizzata al Reflet Médicis alla presenza del regista romando. Un cinema d’essai che è tutto un simbolo, nato nel quartiere latino quando questo non era ancora luogo di spettacolo e la rue Champollion, dove si trova, decise di sfidare in rivalità le serate di Montmartre. Come è meglio avere come compagna di visione, Florence Haegel, docente a SciencePo, l’Istituto di studi politici di Parigi, membro del Centro studi europei ed esperta del “populismo”. Infatti il film la coinvolge subito: “Perché tocca temi che interessano particolarmente il pubblico francese - spiega-, quali l’ascesa dei nazionalismi, l’Europa indicata come capro espiatorio della crisi”. La sala è piena e ci chiediamo se il pubblico parigino non sia stato attirato anche dall’attacco al populismo promesso dai titoli dei giornali. O da questa effettiva brezza di “neonazionalismo alpino” che oltre a rinfocolare sentimenti antieuropeisti ravviva e infiammasentimenti patrii di appartenenza, identità declinati in chiave localistica. Quando Blocher appare sullo schermo è accolto da qualche brusio in sala, di chi si chiede se è veramente “lui” o un attore. È lui, filmato in macchina. Al fianco la moglie. La sala tace catturata dalle immagini. Gli ILPUNTO La Svizzera influenzata dalla storia dell’Europa TAUXE A PAGINA 11 Populismo udc Nei cinema francesi per vedere l’effetto che fa scambi di idee sono sommessi. Florence mi fa notare: “Il contenuto ideologico è presente quasi unicamente tramite le immagini”. È vero, Blocher - che fisicamente ricorda un po’ Jean-Marie Le Pen - non strilla epiteti. “È di proposito che non lo si vede quasi mai durante i discorsi - suggerisce -, e che solo i poster descrivano la sua ideologia?”. È vero, i poster della campagna eletto- rale udc che hanno preceduto quelli del voto anti-immigrazione del 9 febbraio scorso e che da soli angosciano per la loro violenza. È certo che il Blocher descritto assomiglia molto a Le Pen, ma se il fondo del pensiero è lo stesso l’approccio è diverso. “L’ideologia c’è ma non la si sente - nota la studiosa-, non fa rumore”. Inevitabile notare come la casa di Blocher, della L’ANALISI Come ci si costruisce un successo facendo leva sulle frustrazioni altrui LUIGI BONANATE N ato nell’800 per rappresentare la volontà dei rivoluzionari russi di immergersi nel loro popolo per liberarlo dall’oppressione zarista, il populismo ha visto, nel corso del XX secolo, spostarsi il suo significato ideale a favore del tentativo, mille volte ripetuto, di sfruttare la forza inconsapevole e spontanea delle masse per costruire il proprio successo. L’esatto opposto di quello di chi vuol diventare un’avanguardia capace di proporre obiettivi socialmente e politicamente avanzati. Il populista utilizza slogan che, in prima battuta, possono essere accolti da tutti, come la difesa del benessere dei concittadini, la patria e l’idea di nazione, le identità culturali e le specificità locali, il retaggio storico e la propria antica grandezza. Non c’è nulla di male, in tutto ciò, se non fosse che viene evocato, non per spingere una popolazione a impegnarsi nel miglioramento della propria condizione, a redistribuire la ricchezza o a soc- correre i meno fortunati, ma al contrario per costruire sulle frustrazioni che in qualche modo tutti quegli ideali suscitano il proprio personale e autoritario potere. Il suo terreno fertile è quello della crisi sociale e dell’insoddisfazione generalizzata, che consente al leader populista di eccitare masse di persone convenute in piazza, dove i suoi discorsi sappiano toccare le corde dell’egoismo e dell’individualismo. E non si tratta solo dei grandi e peggiori dittatori, come Mussolini o Hitler, ma anche di persoggi più misurati, come Peròn in Argentina, come de Gaulle in Francia che trasformò il suo carisma di oppositore al disordine della partitocrazia della quarta Repubblica in un regime non poco autoritario. Più recentemente, il populismo ha attecchito anche in movimenti politici minoritari: la Lega Nord in Italia, il movimento di J. Haider in Austria, Le Pen in Francia, Blocher in Svizzera... Un’idea, per così dire, di sinistra si è rovesciata in una di destra: un’altra dimostrazione della crisi dei valori nella quale ci dibattiamo. coppia Blocher, appaia vuota, decorata quasi solo dalle file ordinatissime dei quadri che colleziona. Florence è colpita dalle continue riprese dell’interno della macchina con lui seduto dietro che telefona o dorme. “È il luogo in cui fa politica - aggiunge -. La sua macchina come una bara. La casa sembra una camera funeraria e quando è ripreso nel Parlamento è solo. Inoltre, la moglie è una figura spettrale; onnipresente per rassicuralo, ma spettrale e contenuta”. Un docufilm politico che si segue con la stessa tensione di un film noir. “Forse va visto sotto il suo aspetto analitico, il rapporto psicologico col padre… - azzarda Florence Haegel -. I luoghi sono la sua prima protezione, tutto è regolato perché possa regnare senza bisogno di clamore. Non ha bisogno di fare discorsi apertamente xenofobi, tutto è nei terribili poster”. La proiezione è seguita in un silenzio angosciante. Il film termina con la sala ammutolita. Un personaggio e un Paese così diversi dalla Francia, ma così vicini nell’orgoglioso umore nazionalista che respirano. Florence chiede al regista Jean-Stéphane Bron perché parlare di“esperienza” Blocher, se la sua ideologia è lungi dall’essere superata. L’autore svela che, in realtà, l’esperienza è quella sua, che si era chiesto, al di là dell’aspetto politico, come fare un ritratto dell’uomo. L’esperienza è quindi anche quella su se stesso. E si vede. Fino a chiedersi quanto sia entrato in empatia con Blocher. La sala si svuota, il pubblico si ferma a discutere in gruppetti sul marciapiede. C’è chi riconosce nel leader udc l’erede dell’austriaco Jörg Haider, governatore della Carinzia e fondatore dell’Alleanza per il futuro dell'Austria. Chi avverte di non sottovalutare queste spinte locali all’autodeterminazione spalmate su tutto il continente, dalla Catalonia alla Scozia. O alla voglia di dividersi, in Belgio, tra fiamminghi e valloni. Irrilevante, invece, chiedersi se la pubblicità, fatta dai media francesi sulla denuncia del populismo, non finisca per oscurare il lato artistico del film. Il regista stesso fa spallucce: “Mi sono interessato più alla messa in scena dei sentimenti che alla preoccupazione politica. Poi un film diventa di dominio pubblico, ognuno lo usa come vuole”. Gli spettatori se ne vanno parlando piano. Il quartiere latino si spegne ormai prima del solito. Effetto della crisi. Le paure dei francesi restano. C’è chi teme che alle municipali di marzo l’estrema destra prenda troppi voti e chi invece non teme più di dare un voto populista. Il rischio maggiore viene probabilmente dalle elezioni europee di maggio. E il Fronte Nazionale si è ben posizionato, dando la colpa della crisi all’Europa ed all’euro. L’ECONOMIA Fisco e immigrazione, il rebus della frontiera ALLE PAGINE 12 e 13 IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 38 tra liincontriladomenica virgolette Silvio Garattini L’uomo della medicina “La curiosità anima la mia ricerca” GIORGIO VITALI S embra il salotto del presidente di una squadra di calcio plurititolata. Premi dappertutto, targhe, riconoscimenti e sculture moderne. Ma è l’ufficio di Silvio Garattini, l’85enne direttore a vita della Fondazione di ricerche farmacologiche Mario Negri, cuore pulsante a Milano di una sorta di “fortino” della ricerca farmacologica. “Un centro nato dalla mia ingenuità - si schernisce raccontando le origini della sua attività -. Mi sono diplomato perito chimico, solo perché durante la guerra quegli studi garantivano un lavoro immediato. E, infatti, mi assunsero le acciaierie Dalmine. Poi mi iscrissi a medicina, ed al terzo anno il professor Emilio Trabucchi mi propose di fare una lezione. Da lì iniziò la mia esperienza di laboratorio. Per meriti eccezionali ottenni, subito dopo la laurea, la libera docenza: avevo infatti pubblicato un libro di chemioterapia”. Accreditato come scienziato a livello mondiale (ha ricevuto anche la Legion d’Onore francese), Silvio Garattini, nato a Bergamo nel ’28, compì il suo primo viaggio negli Stati Uniti nel 1957. “Mi resi conto che lì la ricerca era già una professione, in Italia veniva svolta soprattutto per acquisire dei titoli - spiega-. C’era poi una grande varietà di istituzioni dedite alla ricerca. E mi colpì il modello delle fondazioni, che permettevano di muoversi con la libertà di un ente privato, ma di servire l’interesse pubblico, non avendo scopo di lucro. Fui tentato di fermarmi, ma poi tornai in Italia per creare una cosa analoga. Molti mi risero in faccia. Poi Mario Negri, un gioielliere, mi credette. Si ammalò di tumore, ma 15 giorni prima di morire mi chiamò e mi disse: quello di cui abbiamo discusso è stato fatto”. L’ingenuità pagò: Mario Negri lasciò una fortuna e chiese a Silvio Garattini di prenderne le redini in mano. Dalle venti persone dell’inizio dell’avventura nel 1961, ora la Fondazione Mario Negri è passata a 920, con quattro sedi all’avanguardia, una delle quali vicino a Bergamo, dedicata ad Aldo e Cele Daccò. “I donatori continuano ad aiutarci, e non solo dall’Italia - dice Garattini -. Ma una parte del mio lavoro è proprio dedicata alla raccolta di fondi. Agenzia Fotogramma Partecipo anche a cene, a ricevimenti, utilizzo la mia immagine. Vado in tv. Perché noi non vendiamo brevetti, pubblichiamo tutte le nostre ricerche e le mettiamo a disposizione della comunità scientifica, dell’industria e dei malati. Occorrono sempre soldi. Ci aiutano anche tanti personaggi famosi. La Filarmonica della Scala e di Vienna hanno fatto concerti per noi. La musica è una mia passione, ma non ho proprio il tempo per dedicarmi. Non so da quanti anni non vado al cinema e sarei anche un tifoso di calcio”. Nei modi Garattini ha conservato la gentilezza e la semplicità della sua Bergamo, pragmatica e capace di resistere alle mille polemiche, a volte feroci, di cui è stato bersaglio. “Lo studio giornaliero mi occupa moltissimo, non si finisce mai di imparare - aggiunge con convinzione, elencando tutti i suoi impegni -. C’è l’interazioni continua con i ricercatori, perfino nella pausa caffè. Devo risolvere problemi pratici, organizzativi. Devo essere di supporto agli amministratori. Devo rispondere alle lettere di 1500 persone ogni anno. La gente si aspetta che il ricercatore trovi sempre nuove cure: ed ho anche scritto un libro per rispondere alle domanda: fa bene o fa male?”. All’origine di tutto, per Garattini, non c’è solo l’amore per la ricerca, la passione. “Semmai una passione duplice - confida -. Da un lato la componente importante della conoscenza. La curiosità porta a conoscere di più, e il conoscere l’uomo e l’ambiente a volte può essere più importante che trovare un farmaco che sia più attivo. Ma il ricercatore biomedico vuole e deve fare qualche cosa per la sofferenza della gente. Certo, essendo noi esseri umani si possono inserire altri tipi di ambizioni: compresa quella di essere il primo a fare GLI STUDI Mi sono diplomato perito chimico, solo perché durante la guerra quegli studi garantivano un lavoro immediato. Ed infatti mi assunsero alle acciaierie Dalmine. Poi mi iscrissi a medicina LE MALATTIE Non piovono dal cielo, la maggior parte ce le procuriamo con i nostri comportamenti: fumo, eccesso di alcool, sedentarietà, droghe, promiscuità sessuale una scoperta, o a vincere il Premio Nobel”. Per il quale vale la pena di passare la vita chini su un microscopio. “In realtà alla maggior parte delle persone il nostro sembrerebbe un lavoro noioso spiega divertito -. In fondo si tratta di ripetere molte volte la stessa cosa. Tutto viene compensato quando si arriva alla scoperta. È come la terra per il navigatore. Ma subito dopo ci si rende conto che la ricerca non si ferma mai. È come l’orizzonte. Si percorrono due passi e si muove di due passi. La ricerca diventa una sorta di attività compulsiva. Eppure penso che l’allungamento della vita non sia il fine principale della ricerca, se non è accompagnato da una buona qualità della vita. Deve anche esserci un equo rapporto fra benefici e rischi. La decisione finale spetta solo al medico e al paziente. Ma noi dobbiamo metterci in testa che bisogna puntare al miglioramento dei parametri forti del paziente: o la guarigione, o la diminuzione dei sintomi, o l’allungamento della vita e della qualità della vita. Spesso si tende in medicina ad approvare i farmaci sulla base dei parametri indiretti: le diminuzioni della pressione o del colesterolo per esempio”. Stuzzicato su temi che riguardano tutti noi, Garattini ribadisce che il “modello greco”, del prevenire anziché curare, è ancora valido: “Assolutamente, si pensa che essendoci i farmaci ci si possa ammalare. Ma non è così, non c’è un farmaco per tutte le malattie. Le malattie non piovono dal cielo, la maggior parte ce le procuriamo con i nostri comportamenti: fumo, eccesso di alcool, sedentarietà, l’alimentazione scarsa di vegetali e frutta, l’uso eccessivo di grassi, la promiscuità sessuale, l’uso delle droghe, la mancanza di norme igieniche. Poi c’è l’inquinamento che rovina la salute, o l’eccesso di ira che porta conseguenze anche gravi. Non credo, invece, che le molte antenne intorno a noi siano pericolose: non ci sono grandi evidenze. E, comunque, è la coda dei fattori che mettono a rischio la nostra salute”. Garattini è anche noto per le sue polemiche, per i suoi interventi in favore del rigore della scienza. Ma pure per le sue risposte decise agli animalisti. “Purtroppo di ciarlatani ce ne sono tanti - replica senza nascondere il suo fastidio -. E i ciarlatani hanno lo stesso diritto di parola dei competenti. Perché i mass media in un sistema di false pari opportunità mettono tutti sullo stesso piano. I giornali, per esempio, hanno riportato che in America non si fa più sperimentazione sugli animali. Ma è falso. Basterebbe un controllo. E come fa un professore in Lettere a mettersi alla pari di un Premio Nobel? (si riferisce al caso Stamina che in Italia ha suscitato molte polemiche, ndr). I politici non devono cercare il consenso a spese della salute e gli Stati devono selezionare i farmaci migliori. Sono convinto che non si possa parlare solo di diritto alla salute. Ma anche di dovere verso la salute. Ammalarsi comporta un costo sociale enorme”. IL CAFFÈ 23 febbraio 2014 leopinioni Una boccata di ossigeno! È questa l’impressione che ho avuto incontrando Lorenzo Leoni, direttore della Fondazione Agire: l’Agenzia per l’innovazione del Canton Ticino, che conta un affiatato team di cinque collaboratori a tempo pieno e due a metà tempo, tutti provenienti da esperienze imprenditoriali. In un periodo in cui il nostro cantone e la Svizzera ufficiale si chiudono al mondo e si ripiegano sempre più su se stessi – basti pensare all’esito della votazione di domenica scorsa – esiste un’altra parte del Paese che compie un percorso differente confrontandosi giornalmente con il mondo esterno e con le sue sfide. Un Paese che guarda avanti, libero dalle paure che stanno facendo perdere la testa a buona parte del popolo e della politica. Ma che cosa è e di cosa si occupa Agire, creata dal dipartimento delle Finanze e dell’economia, dall’ Università ticinese, FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO dalla Camera di commercio, dall’Associazione degli industriali, dagli enti di sviluppo regionali e dalla città di Lugano? “Cerchiamo di mettere in rete gli imprenditori ticinesi tra loro e con colleghi esteri – spiega il direttore Lorenzo Leoni – facilitando il cosiddetto transfer tecnologico del sapere, cioè lo scambio di esperienze tra gli operatori economici. Negli Stati Uniti si parla di ‘fertilizzazione incrociata’ che nasce da scambi di informazioni e di esperienze tra gli imprenditori stessi, tra loro e i ricercatori da una parte ed il settore finanziario dall’altra”. Quindi con i fondi specializzati che finanziano progetti innovativi delle cosiddette start up. Ma le banche ticinesi non sembrano molto propense ad investire capitali di rischio. virgolette “I nostri istituti di credito – risponde Leoni – sono storicamente orientati verso il private banking e il mercato ipotecario, ma diversi loro clienti sono interessati ad investire in aziende innovative”. E Agire, se capisco bene, seleziona le start up più interessanti fornendo garanzie sulla serietà delle singole iniziative. “Diciamo che da una parte forniamo consulenze analizzando e valutando i progetti imprenditoriali che ci vengono sottoposti: circa 400 all’anno. Quando notiamo delle potenzialità ma riteniamo che l’iniziativa non sia ancora pronta per un finanziamento interviene la Commissione federale per la tecnologia e l’innovazione, che aiuta gli aspiranti imprenditori ad approfondire il progetto. Se riteniamo che la proposta sia matura la finanziamo noi stessi, tramite Agire Invest Sa, oppure la proponiamo a investitori privati, grazie ai nostri buoni contatti nel settore finanziario. Ogni anno sosteniamo direttamente circa sei aziende, scrupolosamente selezionate in base a un concorso e alle quali vengono richieste chiare regole del gioco (minimi salariali, nessuna distribuzione di utili e altre condizioni), diventandone azionisti. In due anni di attività – prosegue Leoni – abbiamo investito complessivamente 5,5 milioni di franchi in 14 start up, che nel frattempo hanno ricevuto altri 12 milioni di finanziamenti privati, creando 80 posti di lavoro di qualità elevata e ben retribuiti”. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS LIDO CONTEMORI RENATO MARTINONI La vera svizzeritudine è a misura di pipistrelli Se manca il coraggio di dirsi le cose in faccia Caro Diario, anche uno sprovveduto vede bene com’è cambiata l’atmosfera della politica, in generale e dappertutto. Il confronto, il dibattito aperto e franco, il parlar chiaro, il pronunciarsi a favore o contro con schiettezza, il rispetto, tutto è diventato merce rara. Non che in passato mancassero gli scontri. Asprezze, ruvidità e colpi bassi ce ne sono sempre stati, ma alla buvette ci si riconciliava. Indubbiamente la multimedialità d’oggi ha contribuito a far salire la pressione, mortificando con il suo involucro meccanico quella componente di umanità che alla fine stemperava le contese. LA PAROLA D’ORDINE che si legge in faccia a molti è l’ipocrisia, che si sposa bene con doppiezza, calcolo, furbizia nel tenere il piede in due scarpe. “Un buon tacer non fu mai scritto“, dice il proverbio. Francesco Guicciardini, scrittore, storico e politico, gran conoscitore dell’animo umano, ammoniva più di quattro secoli or sono: “Non dire ad alcuno le cose che tu non vuoi che si sappino, perché sono varie le cose che muovono gli uomini a cicalare: chi per astuzia, chi per profitto, chi vanamente per parere di sapere“. Uno spettro (ampio ventaglio) che comprende (sventola su) tutti. LA MISURA, come in tante cose, anche nelle parole sta scomparendo; lo vediamo bene nei rapporti personali. Ciò che si vede spesso alla TV non è educativo. Parole, parolacce, insulti, derive verbali. Con il trionfo di Giano bifronte, del dr. Jekyll e mister Hyde, una faccia di giorno, una di notte. Quel che si vede poi in Italia, anche molto in alto, è inqualificabile, talora indecente. Non c’è più argine al tracimare del peggio. Una radio questa settimana ha messo a segno un altro dei suoi scherzacci: si farà anche audience, ma che ferite! Un finto Vendola ha teso un trappolone all’economista Fabrizio Barca, in odor di diventare ministro nel nuovo governo. Il politico ha tirato fuori dal sacco molti veleni, sprezzante nei giudizi e sovraccarico di autostima, arrivando a inventare inesistenti pressioni di De Benedetti. Che ha subito smentito. Poi Barca ha pianto sul latte versato. Uomo, dove sei finito? CI VORREBBE più onestà, anche nel dirsi le cose in faccia. Fragili miti, desolanti mitomanie. Non parliamo dei giudizi sul premier incaricato Renzi: “Va solo a slogan, non ha un pensiero, non c’è un’idea...“. Impallinato così. Si può discutere sui mezzi per giungere al fine, ma ciascuno deve assumersi la propria responsabilità (colpa). Lingua, fermati! Aspetta il pensiero che è rimasto, chissà dove, molto indietro! Ha provocato clamore nella Svizzera francese l’esternazione di un politico zurighese secondo cui i romandi hanno “una coscienza nazionale più debole”. Detto in parole più semplici, quelli che tengono nel borsello una “Carte d’identité” sono meno patrioti di quelli che hanno in saccoccia una “Identitätskarte”. Anche lo scrittore Piero Bianconi ricordava che, durante un battibecco scoppiato su un autobus del Locarnese, uno svizzero tedesco ebbe a dire a un ticinese: “Noi siamo più svizzeri di voi!”. Ma che vuol dire essere “più svizzero”? Bisogna capire, prima, cosa significa essere “svizzero”. La risposta è semplice e insieme complicata. È svizzero chi possiede la cittadinanza elvetica. Amen. Anche se c’è chi pensa che sia necessario avere nel sangue i geni di Tell. Insomma, o si è svizzeri o no. Vero è che un tempo bisognava aggiungere qualche altra derrata: avere fatto, per esempio, il servizio militare. Oggi occorre integrarsi, abbandonare le vecchie usanze, ma non la religione, abbracciare nuove consuetudini. Gli svizzeri che vivono all’estero hanno altri modi per sentirsi “patrioti”. Lo fanno, quando festeggiano il natale della patria, davanti a una raclette, cantando l’inno nazionale, bevendo il Merlot, suonando il corno delle Alpi, vestendo le loro figlie da contadine dell’Appenzello. Intanto chi resta in patria dichiara la propria “svizzeritudine” prendendo parte alle gare di lotta, ai tiri federali, o esultando per le vittorie alle Olimpiadi. Altri, il primo di agosto, espongono la bandiera. I simboli, si sa, sono un collante molto forte. Ma possono dirsi buoni svizzeri anche quelli che coltivano quei valori, come i principi umanitari, che hanno portato la Svizzera ad accogliere in passato i profughi delle persecuzioni politiche e delle guerre. Assai più difficile è dire chi è “più svizzero” degli altri. Premesso che per essere “più svizzero” bisogna prima essere “svizzero”, verrebbe da dire: non chi parla il tedesco piuttosto che il francese, né chi si sciacqua la bocca con parole spesso vuote (perché non si riesce a definirle seriamente) come “identità”, “suolo”, “radici”, ma forse chi si impegna, per esempio, a curare i ricci feriti, o a nutrire i pipistrelli affamati, o a scavare tunnel per i rospi in amore. Escluso insomma che sia “più svizzero” chi vota Udc piuttosto che il Partito socialista, oppure il protestante invece del cattolico, o il contadino dell’Entlebuch in luogo del capraio della valle Bedretto, resta che la questione è solo una delle tante sciocchezze che certi politici sciolgono nella scarsa saliva che hanno in bocca. Si è “più svizzeri”, insomma, se si coltiva la serietà, l’onestà, il senso civile, l’impegno: nel lavoro, nello studio, nell’educazione, nel volontariato, nella quotidianità. Ecco i veri ingredienti di “una coscienza nazionale più forte”. Tutte le altre sono balle di frate Luca. E così l’idraulico di origine italiana non parla più la lingua dei genitori I CONTI DELLA DOMENICA ANGELO ROSSI Il carnevale solettese di quest’anno ha scelto come motto per la sua placchetta: “Avanti soletti”. Non esiste un’interpretazione ufficiale per questo motto in italiano. Alcuni pensano che sia un utile invito ai solettesi a procedere solleciti. Come se, per essere i vicini di Berna e per riprodurre, nel loro dialetto, la cadenza di quello bernese, i solettesi fossero un po’ lenti. Altri pensano invece che “Avanti soletti!” sia il nuovo motto della Svizzera, dopo la votazione del 9 febbraio. Pur isolandoci dal resto dell’Europa vogliamo continuare ad avanzare. Non sarà facile! Quel che è certo è che il motto di quest’anno sarà piaciuto, perché in italiano, al “Cheschtelemuni” Mario Strazzini, il marronaio ticinese, che, dall’alto del suo stand in stile gotico e art- ilcaffè tra Dall’Agenzia per l’innovazione una scossa ai giovani imprenditori IL DIARIO Settimanale di attualità, politica, sport e cultura 39 déco - certamente la più bella baracca per vendere marroni di tutta la Svizzera - domina, in mezzo alla Hauptgasse, il passeggio dei solettesi. Il motto del carnevale solettese non è che un pretesto per parlare dell’italiano fuori dalla Svizzera italiana. Lo facciamo aiutandoci con il contenuto del nuovo numero dei “Quaderni grigionitaliani” dal titolo “L’italiano nella Svizzera tedesca e francese”. L’italiano in queste due regioni si sta indebolendo. La diagnosi è presto fatta. Mentre la popolazione immigrata aumenta, diminuisce progressivamente la quota della popolazione immigrata di lingua madre italiana. Per effetto di tre fenomeni che, purtroppo, non si possono contrastare. Dapprima perché la quota degli italia- Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi ni nella nuova immigrazione non è più dominante come lo era 40 o 50 anni fa. Poi perché la popolazione di lingua madre italiana domiciliata invecchia. In terzo luogo perché i figli e i nipoti degli italiani immigrati non parlano più italiano. Se vi capita, come è capitato a me di recente, di ricevere in casa l’esperto del riscaldamento o l’agente delle assicurazioni, ambedue con nomi di famiglia italiani doc, è meglio che cerchiate di comunicare con loro in tedesco perché non è detto che siano ancora in grado di esprimersi correttamente nella lingua dei loro avi. Siccome è difficile, in termini quantitativi, descrivere in modo positivo il fenomeno in corso, il caporedattore dei Qgi ha scelto di trattare il problema ricorrendo a Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] testimonianze individuali. Nella prima parte del quaderno Diego Erba, Georg Kreis, Verio Pini, Remigio Ratti, Donato Sperduto, con argomenti di peso e natura diversi esprimono un giudizio positivo sull’utilità dell’italiano nella Svizzera francese e tedesca. Nella seconda parte del quaderno sono invece contenute le risposte di una serie di papaveri dell’amministrazione, dell’economia, della scuola e della cultura a una serie di domande con le quali il caporedattore dei Qgi intendeva appurare se l’italiano fosse di qualche utilità nella loro attività quotidiana o lo fosse stato negli sviluppi della loro carriera. Anche queste prese di posizione portano, in generale, a pensare in bene. Il dossier RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 - Fax 091 756 24 97 della Pgi si proponeva di affrontare l’argomento in una prospettiva nuova. Ma i contributi pubblicati nelle due parti del dossier non è che colpiscano per la loro originalità. Il pregio di questa pubblicazione della Pgi è però quello di avere tentato di fare il giro del problema dando la parola anche a persone che non fanno parte dell’avanguardia dei difensori della lingua italiana in Svizzera. Ne è uscito un quadro della situazione che ci sembra più equilibrato di quello che, di solito, si va propagando nei mass media ticinesi, pur se, in conclusione, ci sembra che anche per la posizione degli italofoni nella Svizzera francese e in quella tedesca valga il motto del carnevale solettese: “Avanti soletti!” STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Al volante mai e poi mai: è vietato, e se non bastasse siamo spaventati a morte dallo spot di Werner Herzog che illustra le tragiche conseguenze di una distrazione da sms. A piedi, si può fare. Anzi si poteva. Un articolo recentissimo sul New York Times illustra i danni del “walking & texting”, ovvero degli sms spediti mentre stiamo camminando. Peggio che leggere gli effetti collaterali di certe medicine, anche di uso comune. Per completezza, mettono anche le conseguenze indesiderate più rare, rischiando di far venire un colpo agli ipocondriaci. A loro è dedicato “Supercondriaque”, l’ultimo film della coppia Dany Boon e Kad Merad, regista e attore che avevamo scoperto con la commedia miliardaria “Bienvenue chez les Ch’tis” (Giù al nord). Scrivere e mandare messaggini men- Camminare e messaggiare sms può nuocere gravemente alla salute CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO tre passeggiamo sul marciapiede – oltre a scontrarsi con i passanti, ma per questo non c’era bisogno di una costosa ricerca con una trentina di volontari ripresi con le telecamere – rovina la postura, irrigidisce il passo, fa stare piegati da un lato, peggiora la cervicale. Insomma, se avete cara la salute e la schiena, meglio astenersi. Vabbé, degli sms mandati passeggiando possiamo fare a meno (e piacerebbe anche che i messaggiatori con più di quindici anni smettessero di mandarci messaggi con le faccine: le battute si capiscono o non si capiscono). Eppure l’allarme sembra esagerato, come sembrano esagerati di questi tempi tutti gli allarmi, salutistici e no. D’inverno piove o nevica, è normale, l’emergenza maltempo teniamola per quando davvero sta per succedere qualcosa di eccezionale. Il sale non farà benissimo, ma segnalarlo come il primario problema alimentare di chi ha da mangiare a sufficienza pare davvero un po’ troppo. La stessa sorte era toccata ai grassi, al caffé e al vino, prima vietatissimi e poi reintrodotti a piccole dosi. Per via del paradosso francese: come mai mangiano burro e mangiano foie gras senza che il colesterolo ne risenta? E senza ingrassare, se sono donne, suscitando così l’antipatia delle americane. Sarà che bisogna contrastare il rumore di fondo, come alle cene in cui tutti urlano, e di questi tempi spiegano le meraviglie della dieta paleolitica. Oppure la bellezza della “Grande bellezza” di Paolo Sorrentino, classico esempio di film italiano che incanta gli spettatori stranieri. Perfino Fabio Fazio è salito sul carro, facendone il tema dell’ultimo Festival di Sanremo. Perfetta comunione di intenti e sentimenti. Il film sprofonda negli anni ‘70, con il personaggio di Jep Gambardella, e anche più indietro, omaggiando Federico Fellini e “La dolce vita”. Il Festival, però, ha avuto come ospiti la sublime Franca Valeri (93 anni), la grande Raffaella Carrà (che ne ha compiuti 70) e le gemelle Kessler (che ne hanno 77): più che grande, è una bellezza appassita. Domenica 23 febbraio 2014 [email protected] Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch La finestra sul cortile 24 / Storie di quotidianità familiare Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. Firmato... Luismoltoarrabbiato I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni U n giorno di sole l’animo del Lüis era predisposto al meglio. Molto di più di quanto già lo fosse nelle giornate di pioggia e di vento. Quando il barometro della sua testa volgeva al bello, allora s’apriva a tutto ciò che solitamente lasciava in disparte. Ed era normale per un pensionato vedovo di settantadue anni. Era una domenica, perciò il Carlo Caverzasio era a casa con moglie e figlio. La Rita stava cucinando. Lo si capiva da quel certo profumo che dal ballatoio sopra arrivava sino alla sua porta. Il Lüis s’era messo il giaccone ed era uscito, deciso ad andare su dal Carlo. E così fece. Allegro più d’altre volte. Con la voglia d’imparare cose che gli parevano..., sì da giovane, ma che proprio per questo l’avrebbero aiutato a invecchiare meglio. «Cosa c’è Lüis, qualcosa che non va? Ma venga dentro, la Rita sta cucinando e...». «Se proprio insiste...», fece prontamente il Lüis che in verità non aspettava altro. «Ci mancherebbe! Anzi, se non ha ancora mangiato..., o giù ci sono sua figlia e il suo nipotino?». «No no! Oggi andavano allo Spla... Spa..., non so qualcosa del genere». «Splash e Spa», intervenne la Rita col mestolo di legno in mano mentre soffriggeva una cipolla. «Eccola lì, sì. Credo sia una piscina, uno scivolo..., non so cosa mi ha contato su il Nathan ieri. Roba bella, ma costa. Insomma, costa mantenere un figlio. La Giulia poveraccia lo sa...». «E lo dice a noi signor Lüis?! Sapesse quanto ci costa il Nick! Abbiamo un solo stipendio e la Rita non ce la fa a badare alla casa e a lavorare. Ma si sieda che è quasi pronto. Così parliamo. Un bicchiere di bianco come aperitivo....», propose il Carlo mentre metteva sul tavolo un piatto in più e le posate. «Ecco Carlo, volevo chiederle... o forse è meglio che chieda alla Rita? Lei con tutte ’ste cose di internet ci sa fare». Sorseggiando il bianco, il Lüis spiegò alla Rita e al Carlo che aveva sentito parlare di Facebook (lui lo pronunciava più o meno com’è scritto) e che gli interessava imparare. Capire. Aveva sentito che sarebbe stato possibile mettersi in contatto anche con politici importanti, discutere, dialogare con loro... «Ce n’è uno, un consigliere di Stato, mica uno qualsiasi eh!, che si firma sempre, mah, ora non ricordo più come, che ti risponde se gli scrivi...». Il Carlo aveva l’aria molto scettica. E pure imbarazzata. A lui Facebook tempo prima l’aveva spiegato la Milka, quella dell’appartamento 5, ma si trattava di cose... sentimentali. Cose imbarazzanti che la Rita non aveva comunque mai saputo. «Ma sì, è il Paolo Beltraminelli. Lui si firma sempre... beltrariflettiamo, beltrafelice, beltramisonosfogato.... Cose così. Ma è vero, con lui puoi parlare di tutto...», fece la Rita servendo la pasta, prima al Nick che la voleva in bianco. “Ma sì, è Paolo Beltraminelli. Lui si firma beltrafelice, beltrariflettiamo... Cose così” Fu così che, da quel giorno, il Lüis rimise a tutto regime il suo computer. Non era nuovo, glielo aveva dato sua figlia quando ne aveva preso uno migliore per il Nathan. Quasi mille franchi. Il Lüis lo teneva tra il divano verdone damascato e la piccola libreria con le enciclopedie raccolte con riviste e giornali. In poco tempo la Rita gli aveva spiegato l’essenziale, anche perché lei non è che poi ne capisse molto. Ma tanto bastò perché il Lüis aprisse una propria “pagina Facebook” e chiedesse “amicizia” a questo e a quello. Primo fra tutti a Paolo Beltraminelli. E di nascosto dalla Giulia che non lo sopportava. Ma il Lüis era proprio di famiglia, di figli, di soldi che non bastano mai che voleva parlare. Con il “Beltraministro” voleva... discutere, si fa per dire, proprio dei problemi di sua figlia Giulia e del suo nipotino. I problemi di tante famiglie o donne sole, come la Giulia, costretta a lavorare e a mantenere un figlio senza l’aiuto di nessuno. Ding!! Uno strano campanello dal computer, ormai sempre acceso. Qualche giorno dopo il Beltraministro aveva accettato l’amicizia del Lüis, che era andato immediatamente a chiamare la Rita perché gli rispiegasse come scrivergli. Il Lüis aveva letto una beltrariflessione. Eccola. «Capisco le difficoltà, ma in fondo mi chiedo..., se non si fanno figli in Svizzera, Paese più ricco del mondo, dove bisogna farli? In Ticino l’aiuto per le famiglie è importante. 10’900 franchi di sgravio a figlio, aiuti per le casse malati, assegni...». Seduto davanti al computer, saranno state le dieci del mattino, prima il Lüis si mise a scrivere le sue riflessioni a penna su un notes a quadretti. Prima in... “brutta copia”, come si faceva una volta, quando le riflessioni erano veramente riflessioni. E non schizzi di pensieri gettati velocemente in un computer. Fatta la sua “brutta copia”, il Lüis iniziò a trascrivere nello spazio riservato ai commenti a quel Post, o come si chiamava poi, fatto dal Beltraminelli. Le lettere comparvero lentissimamente sul monitor. Ma comparvero. Ecco cosa scrisse. “Una volta c’era la famiglia! C’era l’ideale che dava, a privazioni e sacrifici, il valore di gesti di solidarietà. Si era contenti di aiutare!!! La mamma che aveva figli, li vedeva come un dono e senza porsi tante domande... faceva la mamma. Il marito faceva il papà e tutti si aiutavano l’un l’altro e se si doveva rinunciare... si rinunciava!!! I miei genitori, contadini, hanno fatto sacrifici per farmi andare alle scuole medie. Sessant’anni fa, non c’era lavoro né in Ticino né in Svizzera e ho dovuto emigrare, per un certo periodo... Ho imparato a fare il meccanico di precisione! Oggi, caro consigliere di Stato, bisogna capire che non sempre un genitore ce la fa. La paga netta di un operaio è attorno ai 4’000.- se pensiamo che un affitto per un appartamento dignitoso è attorno ai 1’500.-, poi cassa malati, assicurazioni, trasporti, vestiti, vivande, splasc spa per il bambino... Luismoltoarrabbiato”.
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