Scarica - il caffè

In edicola Fr. 2.– / € 1,35
Lasfida
Lagara
LA MERCEDES
NON FA SCONTI
IN BAHRAIN
MORO A PAGINA 14
A PAGINA 15
UN PROGETTO
OLIMPICO
IN ROMANDIA
SCHIRA A PAGINA 45
La società
Domenica
6 aprile 2014
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
Anno XVI • Numero 13
L’iniziativa
Reuters
PER “FEDRINKA”
IL DOPPIO
È UN PASTICCIO
Reuters
Losport
9
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GAA 6600 LOCARNO –– N. 13
13
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GUENZI ALLE PAGINE 18 e 19
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L’analisi/1
Sulle black list
siamo come Davide
contro Golia
PAOLO BERNASCONI *
A
Ilpizzino
llarme generale! La Banca
Notenstein del Gruppo
Raiffeisen vieta i prelievi
cash ai clienti dei Paesi Ue. Stesso
divieto da parte di Ubs ed altre
banche per prelievi sopra i
250'000 franchi. Recenti sentenze
della Pretura di Lugano danno ragione ai clienti e obbligano le banche a pagare. Queste però resistono: senza ordine specifico del pretore per ogni cliente non si ammettono prelievi. Ma qual è lo
spauracchio che inquieta gli istituti di credito? Le black list. La
messa alla gogna internazionale
degli Stati cosiddetti “non cooperativi” nello scambio di informazioni di carattere fiscale e degli
Stati “non conformi” che hanno
una legislazione non aderente agli
standard minimi dell’Ocse. È una
storia antica, un magma che ribolle da decenni e che, dal 2008,
complice la grave crisi economica
mondiale, ha raggiunto l’orlo del
cratere e ormai dilaga lavicamente.
Tralasciando la preistoria, partiamo dal rapporto Ocse del 1998,
realizzato su richiesta del G7 al
vertice di Lione del giugno del
1996. Il rapporto inaugurava il
concetto di “concorrenza fiscale
dannosa”. Manco a dirlo, Lussemburgo e Svizzera si astennero dal
votarlo. Già allora l’Ocse etichettava i piccoli Stati come “bracconieri
fiscali”, accusati di concorrenza fiscale sleale per attirare ingenti investimenti esteri diretti, investimenti mobiliari, come servizi finanziari e sedi per imprese multinazionali.
Ma fu solamente nei suoi rapporti
del 2001, del 2004 e del 2006, che
l’Ocse cominciò ad utilizzare e ad
affinare il nuovo meccanismo delle black list.
segue a pagina 33
L’analisi
Convogli
strapieni?
Macché.
Il reportage
del Caffè sfata
una leggenda
metropolitana
Lacronaca Clamorosa svolta nelle indagini per il colpo di Ascona
Quel male oscuro
della democrazia
“Vai a ‘colpo’
CHANTAL TAUXE
sicuro
ad Ascona”.
oachim Gauch ha osato. Nel
Con questo
corso della sua visita ufficiale
slogan i Paesi
dell’Est puntano
del 1 aprile, il presidente tedesulle vacanze in sco - riferendosi al voto sull’immiriva al Verbano.
grazione - ha osato affermare che
In bicicletta.
J
L’incontro
Verdi di... rabbia
ma riconfermano
Sergio Savoia
coordinatore
Cohn Bendit:
“Non sono
certamente
un pedofilo!”
ZANTONELLI A PAGINA 46
LE 300 PIÙ BELLE AUTO
D’OCCASIONE!
Guido Rosa
la democrazia diretta, a volte, presenta qualche “svantaggio”. E che
può rappresentare un “grosso pericolo” quando i cittadini sono
chiamati a pronunciarsi su argomenti complessi, difficili da comprendere in tutte le loro implicazioni. La sua amichevole franchezza è stata mal interpretata. La nostra democrazia diretta sarebbe
tanto perfetta da non sopportare
neppure la minima critica. Quelli
che si offendono, dovrebbero sapere che la nobiltà del sistema democratico risiede proprio nell’ammettere le critiche.
segue a pagina 10
Lapolitica
I rapinatori erano in un hotel,
sospetti su una dipendente
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Un’nseto
di ot
pagine o
rn
all’inte
MAZZETTA A PAGINA 11
SPIGNESI A PAGINA 7
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
3
La polemica
L’inchiesta
Sui frequentati vagoni romandi
il posto si trova (quasi) sempre
Reportage del Caffè sui collegamenti ferroviari
più usati in Ticino dai pendolari. Per scoprire
che i convogli raramente sono tutti occupati
N
el 2013, per la prima volta
nella storia, le Ffs hanno
superato il milione di
passeggeri al giorno. Ciò non toglie che il tasso d’occupazione
dei treni non raggiunge che il
31% in media sulle linee principali, per non parlare di quello
sulle linee regionali al 22%. Anche all’ora di punta, la situazione
è tutto fuorché allarmante: in
Svizzera romanda i treni sono
pieni al 65% delle loro capacità
tra le 6 e le 9 del mattino e tra le
16 e le 19 la sera.
Come spiegare, allora, l’enorme differenza tra la realtà delle
cifre e la percezione di una situazione sempre più stressante per i
convogli troppo affollati? Per una
giornata, il settimanale L’Hebdo
ha viaggiato lungo la Svizzera romanda. Ecco il diario di bordo di
venerdì 14 marzo, scritto unicamente in vagoni di seconda classe, sempre situati in coda o in testa ai treni.
Ore 5.33, tra Ginevra e Losanna. La stazione di Cornavin si
sveglia, i caffè sono ancora chiusi. Il treno è quasi vuoto fino a
Morges. Alcuni lavoratori, all’alba, prolungano la notte sonnecchiando, ma altri hanno già avviato il loro computer.
Ore 6.42, da Losanna a Ginevra. È un diretto che compie il
tragitto in 33 minuti. Il treno non
è sovraffollato, il primo vagone è
addirittura mezzo vuoto: la maggior parte degli scompartimenti
è occupata da due persone. Difficile fare conversazione a quest’ora del mattino. Un giovane
preferisce tuffarsi nella musica
del suo iPhone. “Mi piace rimanere nella mia bolla”, si scusa.
Ore 7.21, Ginevra-Losanna.
Un treno regionale a due piani,
molto meno pieno di quanto ci si
potrebbe immaginare a quest’ora sull’arco lemanico. Yves,
Treni... “sfollati”,
sui binari Ffs
si viaggia in solitaria
La caccia poco fruttuosa alle carrozze stipate,
a bordo nelle ore di punta fra turisti e studenti
P
puntualità. Tranquillità. Comodità. Il vanto delle Ferrovie federali svizzere (Ffs). Un mito che talvolta s’infrange tra le lamentele dei passeggeri: treni troppo affollati, collegamenti regionali che stressano soprattutto i pendolari che non trovano posti a sedere. Proteste
alimentate anche in occasione del voto del 9 febbraio per i troppi stranieri che affollerebbero i convogli. Vero? Il Caffè ha voluto
verificare direttamente salendo su questi treni. Due mezze giornate su e giù dai convogli, treni regionali, Intercity ed Eurocity,
alla ricerca del tutto esaurito. Una sorta di caccia alle carrozze
stipate, risoltasi, però, con un solo vero pienone, quello riscontrato la mattina presto su un treno in partenza da Chiasso. Per il
resto vagoni occupati, ma solo in parte, frequentati certo, ma
spesso anche quasi deserti. Il mezzo di trasporto preferito in Ticino resta chiaramente l’automobile. E infatti i treni più usati sono gli Intercity e gli Eurocity, quelli che trasportano in maggio-
ranza passeggeri svizzero-tedeschi. È questo il risultato del test
del nostro giornale, con un reportage dalla rete ferroviaria ticinese per vedere se il fenomeno dei vagoni sovraffollati è sentito qui
come nel resto del Paese. In realtà, a Sud delle Alpi sembra impossibile trovare traccia delle cifre record annunciate dalle Ffs
per il 2013, che per la prima volta nella loro storia hanno trasportato più di un milione di passeggeri al giorno. Sarà perché il
Ticino è una regione periferica, ma sull’orario online nessun treno è segnalato con un’occupazione molto alta, sporadici sono
pure quei convogli contrassegnati dall’avvertenza: “Prevista
un’occupazione alta”. Predominano invece le indicazioni di treni
poco o mediamente occupati. Malgrado le lamentele dei pendolari della rotaia, al di fuori delle fasce di punta, dalle 7 alle 8 del
mattino e dalle 16.30 alle 18 di sera, ci si ritrova su vagoni quasi
deserti. Emblematica, al proposito, l’immagine serale della stazione di Bellinzona: alle18.30 del tutto vuota.
OMAR RAVANI
mai riempito. Ma i posti liberi sono ancora parecchi;
per ogni fila c’è almeno un paio di persone ad occupare i sedili.
GIOVEDÌ 27 MARZO
13.34
REGIONALE LOCARNO-GIUBIASCO
Il treno del primo pomeriggio a scompartimento unico è praticamente vuoto. I posti occupati saranno una quindicina, metà dei quali da parte di
studenti. A Cadenazzo sale altra gente: qui c’è la
coincidenza anche per chi arriva da Milano Malpensa e da Luino. Luisa, che usa sempre questo treno per andare a Bellinzona dice: “Mi piace viaggiare
con questi convogli. Sono spaziosi e favoriscono la
conversazione, sebbene non ci sia mai una grande
affluenza. Il treno mi permette di sgranocchiare
qualcosa, anche se in fretta e furia, mentre viaggio.
Purtroppo gli orari e le sedi irregolari del mio lavoro
mi impediscono di mangiare più di un’insalata o di
un panino”.
14.06
REGIONALE GIUBIASCO-CHIASSO
Il convoglio, anche questo un Tilo a scompartimento unico, è già ben frequentato. Sono moltissimi gli studenti, sia quelli che hanno il pomeriggio
libero, sia quanti (forse) si sono concessi una “bigiata”. Anche sull’autostrada, che corre a fianco della ferrovia per lunghi tratti, il traffico è piuttosto intenso. Arrivati a Lugano i giovani scendono per lasciare spazio a viaggiatori più avanti con l’età. Alcuni si fermano a Mendrisio, evidentemente diretti
verso i centri commerciali. Un paio di ragazzi rimangono sul treno. Uno di loro confessa: “Preferisco prendere il regionale, perché così posso chiacchierare con i miei amici. Se ho bigiato? Mah, forse…”, ammette ridendo.
15.28
REGIONALE CHIASSO-LUGANO
Dopo un’attesa di una ventina di minuti a Chiasso, riprendiamo lo stesso treno che fa il tragitto inverso. Stavolta non c’è molta gente, ma a Mendrisio
qualche ragazzo sale. Paolo è raggiante. “Ho finito
prima del solito al lavoro, così ne approfitto per andare a fare un giro in centro a Lugano. Con l’abbonamento Arcobaleno posso farlo quando voglio. Questi treni mi piacciono, anche se a volte vorrei che andassero un po’ più velocemente”, dice.
Intanto, giunti a destinazione, il vagone si è or-
L’affollamento
Ore 15 appena passate, dal treno ben
frequentato escono molti studenti. È
uno dei pochi casi in cui l’occupazione
dei posti è senz’altro soddisfacente
Il vuoto
Sono le 18.30 passate da poco alla
stazione di Bellinzona, ma non si vede
pressoché anima viva attorno ai binari
in attesa dei prossimi convogli
Molte le critiche dall’arco lemanico alle Ffs, ma le cifre parlano chiaro
17.10
TRENINO FLP LUGANO-PONTE TRESA
Ci si attende una grande ressa, considerando
l’orario e il fatto che il treno porta ad un passo dal
confine italiano, su quello che dovrebbe essere un
collegamento comodo per i frontalieri. Sorprendentemente, però, il trenino è sì ben affollato, ma
più che altro da allievi delle scuole medie di ritorno dalla rassegna “Espo professioni”. Non sembra
di vedere lavoratori italiani, anche se tra Bioggio e
Magliaso sale qualche operaio in tuta e con l’accento lombardo. Anna, una casalinga che prende
spesso questo treno per andare in città, conferma
l’impressione. “Il treno è molto ben frequentato,
ma non succede quasi mai che qualcuno debba
stare in piedi. E di frontalieri non se ne vedono
molti, probabilmente preferiscono impegolarsi in
colonna con le loro automobili”. Infatti, dando
un’occhiata alla vicina strada, c’è una grande numero di macchine che occupa la cantonale: almeno due terzi delle auto sono targate “VA”.
17.40
TRENINO FLP PONTE TRESA-LUGANO
Partenza in 5 persone, arrivo in 15. Non si può
certo dire che questa sia una corsa molto usata. Al
contrario, quando s’incrociano i convogli che vanno nella direzione opposta, si nota che sono ben
più occupati. D’altronde l’orario è quello del deflusso da Lugano. E alla stazione di capolinea si fatica a scendere per la calca di coloro che vogliono
accaparrarsi un posto a sedere. Camminando verso la stazione delle Ffs, dall’altra parte della strada
Piero sta sorseggiando una birra sulla terrazza del
bar della Stazione. “Scrivetelo pure: trovo scandaloso che qui per fare pipì ci voglia un franco - sbotta deciso -. Inoltre, quando stavano facendo i lavori nelle toilette, avevano piazzato dei wc provvisori
Toi-Toi che erano in condizioni pietose. Se penso
che a Meggen, dove vive mia zia che vado a trovare
spesso, durante i lavori nella stazione hanno costruito apposta una baracca in legno, mi viene una
rabbia…” Assieme a lui Michela, che invita il cronista a salire su uno dei treni che passeranno di lì a
poco, e avverte: “Dalle 16.30 alle 18.30 muoversi su
quei vagoni è impossibile”.
La comodità
Quattro posti, due persone.
Una scena che si è ripetuta
più volte. Marito e moglie
non vogliono intrusi
18.12
INTERCITY LUGANO-BELLINZONA
Seguendo il suggerimento di Michela si riparte
dunque verso nord. Ma l’Intercity non è per nulla
pieno. Forse è solo una certa percezione soggettiva
del concetto di occupazione eccessiva: in tutti gli
spazi ci sono una o due persone, ma i posti liberi si
trovano, eccome. Viene da pensare che chi viaggia
in treno, se non trova uno spazio tutto per sé, non si
sente a proprio agio. Dev’essere così, perché i sedili
ancora da occupare sono davvero molti.
18.55
INTERCITY BELLINZONA-LOCARNO
È il treno che arriva da Zurigo, ma questo non
significa che sia affollato, anzi. I pochi passeggeri
hanno tutti l’aria molto stanca, vuoi per il viaggio,
vuoi perché probabilmente hanno appena terminato una giornata di lavoro. Discussione in svizzero tedesco tra due amiche: “Ecco perché adoro il
Ticino. Qui tutti sono meno stressati, e si nota anche sui treni- si compiace una delle due-. Vedi?
Non c’è praticamente nessuno. Altro che da noi. Su
qualsiasi treno sali, è sempre una lotta per trovare
un posto a sedere”. Inevitabile ripensare a quanto
diceva Michela appena una mezz’oretta prima…
VENERDÌ 28 MARZO
6.02
REGIONALE BELLINZONA-CHIASSO
La capitale sonnecchia ancora, come d’altronde il cronista. In treno, su tutto il convoglio, i viaggiatori si contano sulle dita di una mano. Qualcuno
in più sale a Lugano, ma alle altre fermate nemmeno l’ombra di un passeggero. Nessuno parla, anche
perché con chi lo farebbe? In un’ora si arriva a
Chiasso dove finalmente si nota un po’ più di movimento.
La solitudine
Dalla confusione alla calma
più assoluta, sono le 8.30
del mattino tra Bellinzona e
Biasca su un treno regionale
7.12
REGIONALE CHIASSO-BELLINZONA
Già alla partenza almeno la metà dei posti è
occupata, in gran parte da frontalieri. A Balerna
sale Carlo, che lavora a Bellinzona e ogni giorno
prende lo stesso treno. “Siamo fortunati a salire
ad una fermata tra le prime - osserva -. Fra qualche fermata non ci sarà più posto. Da Capolago in
avanti, molti devono farsi il viaggio in piedi”. E infatti è così: a Mendrisio San Martino, ad esempio,
TRA LOSANNA E GINEVRA
La tratta ferroviaria tra Losanna
e Ginevra è molto frequentata, ma
L’Hebdo non ha trovato il “sold out”
informatico e padre di tre figli già
adulti, è a proprio agio. “È sufficiente ritardare appena appena il
proprio orario per viaggiare confortevolmente. L’orrore l’ho vissuto durante un impiego di quattro mesi in Francia con l’Rer parigino. Lì dovevo sempre restare
in piedi su treni veramente sovraffollati”. Salito a Morges sullo
stesso treno, Stéphane, analista
economico, è più critico, ma riconosce che la situazione è migliorata dopo l’introduzione del
nuovo orario, nel dicembre 2012,
quando le Ffs hanno aumentato
del 30% l’offerta di posti a sedere
in Svizzera romanda, soprattutto
tra Losanna e Ginevra. “Prima
era spesso un inferno tra Morges
e Vevey. Mi è capitato di non tro-
moltissima gente preme per salire. Il perché lo si
scopre guardando all’esterno dove, poco lontano,
su uno spiazzo sterrato sono parcheggiate un
centinaio di automobili, tutte con targa italiana. A
Lugano scendono in molti, ma a salire sul convolglio sono ancora più numerosi. Ora sono quasi
tutti studenti che vanno a Bellinzona. È la prima e
unica volta che nel reportage del Caffè si viaggia
in un vagone davvero stipato. “Non credo che le
Ffs possano fare di più - osserva Carlo -. Hanno
provato ad aggiungere recentemente un treno
che parte alle 7.18 da Chiasso, ma anche quello è
sempre pieno”.
vare posto per sedermi”. […]
Ore 16.30, sul quai di Losanna. È la fine della settimana e i
pendolari hanno fretta di rientrare a casa. Nelle loro conversazioni, il tema dei passeggeri indisciplinati è sempre presente. Marianne, assistente sanitaria, che
viaggia verso Ginevra è molto arrabbiata. Non ne può più della
vita di pendolare al punto che,
prossimamente, si trasferirà a
Losanna. “Nelle stazioni di Losanna e Ginevra il flusso di passeggeri è tanto denso, quanto
caotico: le Ffs dovrebbero organizzarlo meglio. E sui treni c’è
troppa inciviltà. Molte persone
non hanno alcun riguardo verso
gli altri e non usano il porta bagagli sopra i sedili. I controllori non
La compagnia
Malgrado il rumore che
giunge dall’altoparlante
rotto, c’è chi riesce
a prendere sonno.
L’Eurocity è ben
riempito, ma non stipato
8.39
TRENO REGIONALE BELLINZONA-BIASCA
Frastornati dalla ressa, si sale a bordo del primo
treno che punta a nord. È un regionale che, in una
ventina di minuti, porta a Biasca.
Il vagone è praticamente vuoto, fatta eccezione
per qualche pensionato probabilmente stufo di
starsene a casa. Il contrasto è davvero forte: dalla
confusione alla calma totale.
9.25
EUROCITY BELLINZONA-CHIASSO
Tornati nella “Turrita” con un regionale che
attraversa la Riviera, è il momento di salire su un
Eurocity che, in un’ ora abbondante, porterebbe a
Milano Centrale. È un convoglio di Trenitalia,
l’altoparlante è guasto e gracchiante. Al posto delle comunicazioni di servizio ai passeggeri, un fastidioso e continuo fruscio indispettisce un signore di una certa età che sta leggendo l’“Aargauer Zeitung”. Si lamenta con il capotreno che, in
un tedesco maccheronico, gli spiega che purtroppo non può farci nulla. Malgrado il rumore, si sta
comodi, anche se l’occupazione è molto buona e
copre la maggioranza dei posti a disposizione. Arrivati a Chiasso il cronista si alza per scendere dal
treno, ma è bloccato dagli agenti della Guardia di
finanza che chiedeno i documenti. La fermata, infatti, è già su suolo italiano…
10.28
TRENO REGIONALE CHIASSO-LUGANO
Su questo ennesimo regionale regna la calma
assoluta, almeno fino a Mendrisio, quando salgono due classi di scuola media dirette a “Espo Professioni”. Il loro vociare risveglia i pochissimi pas-
Il trenino
I vagoni delle Flp sono
poco sfruttati dai
frontalieri. Moltissimi
invece gli studenti
hanno mai il coraggio di intervenire”. Una vera requisitoria contro le Ffs, al termine della quale,
Marianne concede: “Tutto andrebbe molto meglio se la gente
fosse più educata”. […]
Ore 16.48, sul treno Losanna-Morges-Nyon-Ginevra. La
conferma delle parole di Marianne è nel vagone di testa del treno.
Ad un primo sguardo, la situazione appare molto tesa. I passeggeri che viaggiano in coppia o in
gruppo devono tutti separarsi.
Ma, a conti fatti, restano 26 posti
liberi (su 86) sulla tratta Losanna-Morges, poi altri 10 tra Nyon e
Ginevra. Il margine di sicurezza
per evitare che, secondo la definizione delle Ffs, il treno sia sovraffollato, scende al 12%. […]
Epilogo, mercoledì 19 marzo
ore 7.15, da Losanna a Ginevra. Incontrato al termine del reportage, Vincent, cliente regolare delle Ffs sull’arco lemanico, si
irrita per una lettura che definisce “parziale” da parte de L’Hebdo. “Non siete saliti sui treni davvero sovraffollati. Prendete il diretto Losanna-Ginevra delle
7.15. Vedrete!” Rieccoci quindi
sul Quai di Losanna in questo
mercoledì radioso. Alessandra,
segretaria ricezionista che da 7
anni è pendolare tra Losanna e
Ginevra, confida i suoi timori.
“Sì, i treni sono pieni nelle ore di
punta. È una bagarre tutti i giorni. La gente non esita a schiacciarti, non hanno alcun riguardo”, si lamenta. Questa mattina,
però, Alessandra gode di una pace regale. È sola nel suo scompartimento nel vagone di testa,
dove solo 42 posti (su 86) sono
occupati. “Oggi è piacevole –
concede -. Ma per un abbonamento generale da 3’750 franchi
l’anno, non trovate che abbia diritto ad un certo comfort?”
seggeri da un inopportuno assopimento. Se non
fosse stato per loro, la sveglia l’avrebbe data il capotreno una volta giunti al capolinea.
11.12
INTERCITY LUGANO-BELLINZONA
Il convoglio diretto a Basilea è occupato soprattutto da turisti. Anche qui la percezione personale
gioca il suo ruolo: la prima impressione è di un treno
molto pieno. La
realtà, invece, è
diversa: molti
passeggeri hanno messo sui sedili valigie e
giacche per stare più comodi e
non essere disturbati. Due
giovani donne
conversano tra
di loro in inglese. Una dice: “È
bello prendere
questo treno,
non c’è mai
troppa gente. Ad
Arth Goldau, invece, dovremo sbrigarci se vogliamo
trovare un posto quando cambieremo convoglio”.
Vanno a Zurigo: altri numeri, altra popolazione, altro affollamento.
11.54
INTERCITY LOCARNO-BELLINZONA
Che il treno arrivi dalla Svizzera tedesca lo si
capisce appena saliti a bordo. La lingua dominante
è lo “Schwyzerdütsch”. Gran parte dei passeggeri
sono persone già avanti con gli anni. I giovani sono
immersi nei loro pensieri, con le cuffie sulle orecchie ad ascoltare musica. Per essere sicuri di non
essere disturbati allungano le gambe sui sedili, nel
vagone ce ne sono una mezza dozzina. Ma nel loro
insieme danno l’impressione che ci sia più gente
rispetto alla realtà. A Locarno, la conferma: i passeggeri sono al massimo una cinquantina.
P.s. Il cronista del Caffè ha poi fatto per controprova ancora un tragitto di andata e ritorno tra Locarno e Bellinzona in un orario di punta (tra le
16.30 e le 18). Anche in questo caso, però, i vagoni
sono risultati tutt’altro che pieni.
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
5
mondo
È ancora crisi
dalla Libia
all’Egitto. I nuovi
regimi che hanno
scalzato i tiranni
appaiono incapaci
di offrire speranze
al loro popolo
LE
MAPPE
LUIGI
BONANATE
All’ombra delle rivoluzioni arabe
Reuters
Reuters
Sono i Paesi
ex socialisti
a decidere
sull’Europa
Allarma il dramma profughi tre anni dopo le rivolte in un mondo islamico diviso
5.202
3.286
2.719
2.056
4
Nazioni
di partenza
Gambia
Le tappe/1
IN TUNISIA
Le proteste
si accendono
dopo che un
ambulante per
protesta si dà
fuoco. È il 17
dicembre 2010
IN EGITTO
Il 25 gennaio
2011 violenti
scontri al
centro del
Cairo. È “Il
giorno della
collera”
IN LIBIA
Il 16 febbraio
2011 inizia la
rivolta a
Bengasi dopo
l’arresto di un
attivista per i
diritti umani
no nel grande silenzio. È grave tutto ciò, perché non si è ancora capito che nel fenomeno chiamato
“Rivoluzioni Arabe” appaiano due
aspetti fondamentali che avranno
delle conseguenze enormi per la
geopolitica del mondo arabo e non
solo. Il primo è che posizionando il
nostro sguardo in direzione del
triangolo Qatar-Siria-Arabia Saudita possiamo vedere come si stia
giocando una partita micidiale,
quella del controllo dell’Islam politico. E non è un caso che l’Arabia
Saudita e il Qatar abbiano richiamato i rispettivi ambasciatori: all’interno dell’Islam politico, nell’arco che va dai Fratelli Musulmani
passando per i Salafisti e gli Jihadisti di varie obbedienze, chi controllerà l’Islam politico nei prossimi
anni definirà la stabilità o meno del
mondo musulmano. Perché in
questo preciso momento l’Islam
politico non è morto, è in crisi. Ma
la sua stessa crisi è ancora capace
179
358
2.680
Nazionalità dichiarate
al momento dello sbarco
332
1.025
2.619
348
Senegal
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0
627
281
10.112
80
75
0
2012
9.834
2013
al 31/12 al 31/12
1.612
2013
al 21/3
1.264
1.674
Isole Pelagie
Altre località Sicilia
Puglia
Calabria
Altre località italiane
2014
al 21/3
755
I NUMERI DEL DRAMMA DEI PROFUGHI
684
1.314
Sono passati 3 anni da quando
è iniziato quello che noi chiamiamo il “Risveglio Arabo” o le “Rivoluzioni Arabe”, per mesi e mesi le
notizie si sono susseguite a intervalli sempre più ravvicinati, dalla
Libia alla Tunisia, passando per
l’Egitto. Poi nuovi regimi si sono
installati a seconda dei contesti
politici. In Egitto inizialmente fu la
Fratellanza Musulmana, poi il caos e l’esercito egiziano intervenne
data la grave crisi economica e
l’incapacità dei Fratelli Musulmani a governare efficacemente. In
altri Stati, come la Tunisia, si è arrivati ad un negoziato e quest’ultimo è il Paese che fornisce la più alta probabilità di riuscita della sua
scommessa storica. Ma in altri
Paesi domina ancora il caos.
In Libia una situazione di dissidenza fra regioni che ancestralmente si odiano avvicina sempre
di più la nazione ad una guerra civile, dove fattore etnico e fattore
religioso rischiano di aprire le porte ad una micidiale deflagrazione,
non solo per il Nord Africa ma anche per l’Africa sub-sahariana. Il
Bahrein sembra essere sotto tutela
dell’Arabia Saudita, tutto tace. Ma
quello che appare più sorprendente è che in realtà le notizie da
quella parte dell’Occidente non
arrivano quasi più. O quando arrivano sono estremamente frammentarie. È il male della nostra
epoca, la notizia sembra essere
una specie di fazzoletto di carta
usa e getta, si usa solamente quando fa effetto, dopodiché tutto viene
dimenticato.
Ma i processi storici non funzionano così e c’è un volto molto
sottovalutato di questa storia: è
l’onda dei profughi che continuano ad arrivare, solo a fine marzo
più di 1500 nel canale di Sicilia e
alla frontiera fra Turchia e Siria,
migliaia e migliaia di siriani arriva-
giore razionalizzazione e cooperazione in materia di immigrazione,
in realtà si ritrova ad essere ancora
sola, completamente sola, in un
Mediterraneo
che torna ad es79
76
sere alla deriva.
0
438
0
Certo, non c’è
2.077
1.892
72
molto da stupirsi,
1.699
2.782
1.480
se l’Europa contiTurchia
Grecia
nua ad essere in
0
crisi sarà difficile
Siria
Tunisia
definire una nuoAltre
69
10.134 Egitto
va politica di im0
190
44
Libia 142
migrazione. Ma è
0
39
908
27.314
proprio nei mo39
9.215
menti di crisi che
2.294
5.087
bisogna prendePakistan
4
1.401
re delle decisioni.
Ad esempio con
l’urgenza di convocare una Conferenza europea
Nigeria
Eritrea
sull’immigrazioAltre
Sudan
Somalia
ne creando un
nazionalità
Commissario euMali
Fonte: La Stampa
ropeo in grado di
coordinare le diverse situazioni
di spingere il mondo arabo verso
Le tappe/2
che si svilupperanno finché il Menuove deflagrazioni. Il secondo
diterraneo e la sua sponda Sud
aspetto di queste rivoluzioni arabe
IN SIRIA
non ritroveranno un equilibrio.
sono i profughi, praticamente
Nel febbraio
Per questo, però, è necessario
l’unico elemento visibile e tangibidel 2011
creare una volontà politica lungiiniziano le
le di ciò che sta succedendo in
rivolte contro
mirante. Perché mentre le ondate
quella parte del mondo.
il presidente
di profughi si riverseranno sulle
Questa situazione vede tuttora
Bashar alcoste, il rischio di conflitti sulla
l’Europa completamente impreAssad
sponda Nord non potrà che auparata a governare questa crisi,
mentare razzismo e islamofobia.
anche perché l’architettura giuriIN MAROCCO
Tutti punti che rendono fragili le
dica sul quale si strutturano queste
Alla fine di
ondate di profughi è ancora legata
febbrario 2011 nostre pubbliche opinioni.
Se c’è una lezione da imparare
alla Convenzione di Ginevra del
a Rabat e
Casablanca
da queste rivolte arabe è che in re1951. A quando il mondo era divimanifestazioni
altà il Mediterraneo non può esseso in due blocchi e i flussi dei proper chiedere
re visto come frontiera, territoriale
fughi o rifugiati politici non assule riforme
o simbolica, ma è l’epicentro di
mevano assolutamente l’aspetto
tutte le contraddizioni della nodi esodo quasi biblico di migliaia e
IN ALGERIA
stra Europa. Forse sarebbe ora che
migliaia di persone che cercano riQui le proteste
i dirigenti europei rileggano le pafugio. È dunque nel quadro di un
nascono dopo
gine del grande storico Fernand
palese vuoto politico che si sta
l’aumento
Braudel sul Mediterraneo, li posvolgendo un dramma storico sotdei prezzi. In
trebbe aiutare ad andare al di là
to i nostri occhi. L’Italia, ad esemparticolare
del semplice appuntamento eletpio, dopo la politica del Mare Nopane, olio e
torale.
strum che prometteva una magzucchero
PIAZZA TAHRIR
Due immagini degli scontri
che si sono succeduti
nella piazza Tahrir al Cairo
2.728
1.223
KHALED FOUAD ALLAM
La riorganizzazione geografico-politica dello spazio
euro-asiatico è entrata in
una nuova fase dopo l’Ottantanove, quando si trattò
di ridisegnare i confini degli
Stati che erano usciti dalla
disgregazione dell’Unione
Sovietica. L’impatto di
quell’evento non fu probabilmente valutato in tutta la
sua complessità e difficoltà.
Tanto è vero che non ci si
chiese che sarebbe stato di
ciascuno dei nuovi Stati, una
volta cher fossero stati messi
in grado di camminare sulle
loro gambe, scegliendo le
proprie linee di sviluppo. E
non solo quelle economiche
ma anche quelle politiche.
In alcuni casi, le cose andarono “de plano”: la Cecoslovacchia si divise in due; le tre
repubbliche baltiche si ripresero la loro nobile marginalità; la Polonia si schiacciò
sul capitalismo, e l’Ungheria
si buttò a destra. Ma per altri, la variabile decisiva di
fronte alla quale prendere
posizione riguardava lo spostamento a est o a ovest dei
loro orizzonti.
Est voleva dire la rassicurante, ma poco autonoma,
soggezione a
Mosca, giocata
non pià sull’ideologia, ma
sul rublo.
Ovest
significava invece, insieme
all’euro, l’accettazione di un
sistema politico uniformato
a quelli ben più vecchi, ormai, dei Paesi fondatori
dell’Unione, cioé di democrazia parlamentare. Nella
maggior parte dei casi la
scelta è stata la seconda. E di
conseguenza diversi nuovi
Paesi sono entrati nell’Unione (oggi sono 28). Ma proprio l’ampliamento si è rivelato, invece che una prova
del successo della proposta,
un appesantimento della situazione complessiva. Tanto
più di fronte all’imprevisto
arrivo di una crisi economica internazionale che le istituzioni dell’Unione non
hanno saputo tener fuori dai
confini comuni. Mal comune, mezzo gaudio, si potrebbe dire; ma le cose non sono
così semplici: basta vedere il
caso ucraino per capirlo.
Una parte del Paese si è girata a ovest e un’altra a est; la
prima è in preda a lacerazioni ideologiche molto forti:
non solo populismo, ma oltranzismo neo-fascista; la
seconda, che non si riconosce nei meccanismi liberistici occidentali, vorrà consolidare i collegamenti con la
Russia.
Ma a fine maggio ci saranno le elezioni europee,
nelle quali il tema principale
sarà: cercare di far rinascere
l’Unione o lasciarla declinare? Sui 751 seggi che si distribuiranno, ai Paesi ex-socialisti ne toccheranno 199, quasi un quarto dunque, tanti
quanti basteranno per decidere la sorte dell’Ue. Ed essendo i soci fondatori e più
anziani a loro volta preda
dell’incertezza, questa votazione sarà una prova decisiva per il futuro dell’Europa.
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
6
attualità
Una campagna di prevenzione
per combattere violenze
e abusi in allarmante crescita
L’iniziativa
Il fenomeno
IL SONDAGGIO
Secondo un
sondaggio
dell’Osservatorio
internazionale contro
la violenza a scuola,
il 12% degli studenti
svizzeri è vittima
di abusi.
LO STUDIO
Il 10% dei ragazzi
tra 16 e 17 anni e
l’8% dei ragazzi tra
18 e 19 anni, secondo
uno studio di Pro
Juventute, sono stati
vittime di episodi
di cyberbullismo.
MAURO SPIGNESI
N
on c’è soltanto il
bullo, c’è la vittima,
ma soprattutto ci
sono i “supporter”,
gli spettatori, qualche volta attivi, troppo spesso
complici passivi. Tre profili, tre
identikit di un fenomeno che sta
conoscendo
un’allarmante
espansione. Una espansione
certificata dai numeri. Uno studio di Pro Juventute ha, difatti,
calcolato che un adolescente su
5 nelle scuole svizzere ne è vittima. Un sondaggio dell’Osservatorio internazionale contro la
violenza a scuola, indica invece
un 12 per cento di ragazzi vittime di umiliazioni, insulti, discriminazioni o furti.
“Per questo oggi è importante
stimolare i ragazzi, renderli consapevoli dei seri rischi che corrono”, spiega Aline Esposito, mediatrice e responsabile del piano
Contro il bullismo nelle scuole
arriva in classe la Croce rossa
di prevenzione del conflitto per
scuole e aziende della Croce rossa ticinese. Proprio la Croce rossa ha appena lanciato il progetto
“Saidelbullismo”, attualmente in
“fase pilota” che sta interessando alcune classi del Luganese.
“Noi puntiamo a lavorare direttamente con i ragazzi - precisa
Esposito - perché hanno bisogno di parlare. Sembra poco, ma
non è così. Il grande problema
del bullismo è che chi è coinvolto non parla”. Gli esperti della
Croce rossa, poi, lavoreranno
per tratteggiare i profili, ovvero
capire chi è il bullo, chi è la vittima, ma anche chi fa parte di
quella terza categoria di cui non
si parla tanto che sono gli “spettatori” del bullismo.
“Quelli che si limitano a guardare - sottolinea Esposito -, o che si
voltano dall’altra parte, quelli
che fanno il tifo. Nella dinamica
sociale attorno a cui ruota il bullismo, questa categoria è fondamentale. Perché senza di loro i
bulli non avrebbero quella spinta, quel consenso che li porta ad
andare avanti”. Il problema è che
gli “spettatori” devono capire
che in qualche modo sono complici. E dunque devono saper dire basta. Ma non sempre hanno
il coraggio di andare controcorrente, spesso hanno paura che la
loro scelta li porti fuori dal gruppo, hanno paura di diventare a
loro volte vittime. Ecco perché
programmi come quello lanciato dalla Croce rossa con gli educatori, che vanno ad assistere in
qualche modo anche gli insegnanti e i genitori, sono impor-
tanti. “I ragazzi - spiega l’esperta
- hanno necessità di strumenti
concreti per reagire. Devono sapere se e come denunciare un
sopruso, con chi parlarne. Non
solo gli spettatori, ma anche le
vittime e il bullo. Uscire dalla
spirale che si innesta non è sempre facile”.
E non è facile in particolare
per il cyberbullismo, la declinazione più avanzata di questo fenomeno sociale. Alla linea
d’emergenza di Pro Juventute le
chiamate sono in aumento.
LE SCUOLE
Stando a diversi studi
internazionali il
bullismo affonda
le sue radici nella
scuola. Qui è
necessario intervenire
per prevenirlo
e combatterlo.
Chiamano ragazzini fotografati
in situazioni imbarazzanti, con
le loro immagini postate sui social network che scatenano calunnie e attacchi. “Il cyberbullismo è estremamente pericoloso
- avverte Aline Esposito - perché
non dà tregua. Con l’avvento degli smartphone ha subito un’ accelerazione. Le vittime sono costantemente prese di mira, il
bullo in questo caso non vede la
sua vittima in faccia, c’è una certa deumanizzazione che porta
ad accanirsi di più. Il fatto di usare un social network diventa una
sorta gioco e spesso non ci si
rende conto del male che si fa”.
Il progetto “Saidibullismo”,
dopo questa prima fase pilota, a
settembre decollerà definitivamente in altre classi del secondo
ciclo di scuola media e nelle superiori. Le fasce d’età più a rischio.
[email protected]
Q@maurospignesi
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
ROSA
&
CACTUS
OFFERTI DA
attualità
Piazza Muraccio, Locarno
Tel. 091 751 72 31
Fax 091 751 15 73
una rosa a...
un cactus a...
Reto Ceschi
Fabio Schnellmann
Dal prossimo giugno sarà
il responsabile dell’Informazione
della Rsi. Un augurio per il non
facile compito al popolare
giornalista che è anche un vero
uomo-azienda con un percorso
professionale interno di 27 anni.
Clamoroso sorpasso del Plrt sulla
Lega nella gara a chi la spara più
grossa contro i frontalieri. Merito del
deputato liberale che ha proposto di
pagare il 20% del loro stipendio
coniando il franco ticinese, da
spendere esclusivamente nel cantone.
7
I ‘rapinatori in bici’ erano in hotel,
sospetti su un’impiegata dell’albergo
Erano alloggiati in un hotel,
come semplici turisti, almeno
due dei cinque componenti
della “banda della bici” che il
25 marzo scorso ha rapinato la
gioielleria Tettamanti di Ascona. E nell’hotel, che si trova in
centro a Locarno, i due avrebbero in qualche modo avuto la
collaborazione di una dipendente, già sentita dalla polizia.
È questa la clamorosa svolta
nelle indagini sul blitz di Ascona. Intanto, emerge
anche un altro inquietante particolare: poche ore prima
del colpo una telefonata alla polizia
comunale di Ascona aveva segnalato
la presenza di due
persone sospette.
Dunque almeno
due dei cinque rapinatori, si è scoperto,
avevano stabilito la
loro base “sicura” a
Locarno. E qui hanno potuto contare
sull’aiuto dell’impiegata dell’hotel,
una donna rumena,
alla reception, che
non li avrebbe regolarmente registrati
in albergo, anche se
su questo fatto non
c’è ancora conferma ufficiale. Che
qualcosa non quadrasse, tuttavia, gli investigatori evidentemente lo hanno capito, tanto che hanno sentito la
donna. Ora, si tratta di capire
se la dipendente dell’hotel sapeva che i due componenti della banda erano in Ticino per
una rapina, o se fosse all’oscuro di tutto e magari ha ceduto a
una loro richiesta, non immaginando poi le conseguenze a
cui sarebbe andata incontro.
Una svolta nelle indagini
che è anche collegata al fermo
di due dei cinque rapinatori di
cui il Caffé ha scritto settimana
scorsa. Intercettati casualmente dalla polizia cantonale per
un controllo circa una settimana prima che entrassero in
azione nella goielleria sotto i
portici nel lungolago di Ascona. Quando gli agenti hanno
chiesto loro i documenti, hanno presentato dei passaporti li-
Clamorosa svolta nelle indagini sul colpo alla gioielleria di Ascona
tuani e spiegato d’essere alloggiati in un hotel di Locarno. Insomma, cittadini di un Paese
lontano, difficile per la polizia
fare in poco tempo le opportune verifiche, capire con certezza se i due, che avevano pure
comprato alla Brico di Losone
un cacciavite e del nastro adesivo, avessero dei precedenti
penali. Per questo, dopo il fermo di 24 ore, e senza elementi
nuovi, erano stati rilasciati.
L’inchiesta adesso
si è focalizzata sul
soggiorno, non
registrato, a Locarno
dei due lituani
Ma dopo la rapina di Ascona gli investigatori hanno sicuramente collegato quei volti ripresi dalle telecamere con
quelli dei due fermati lituani e,
soprattutto, con l’hotel dove
avevano detto di alloggiare. Ed
è possibile che srotolando la
matassa, partendo da questo
importante dettaglio, si sia arrivati alla nuova pista delle indagini con l’individuazione
dell’impiegata dell’albergo.
Nelle immagini diramate
dalla polizia cantonale si vedono chiaramente i banditi in fuga in sella alle bici che avevano
rubato qualche giorno prima.
L’ultima, di colore rosso, sarebbe stata ritrovata, ma non ci sono conferme ufficiali, lunedì
scorso nei pressi della stazione
di Locarno. Un’altra è stata abbandonata subito dopo il “colpo” in via Rondonico ad Ascona e altre due non lontano
dall’aerodromo, sempre ad
Ascona.
Tre punti differenti, dunque, che confermerebbero
l’ipotesi che i rapinatori abbia-
L’IRRUZIONE
L’arrivo dei rapinatori in bici
sul lungolago di Ascona e
la rapina nella ricostruzione
illustrata di Guido Rosa
Il retroscena
Una donna segnalò degli individui sospetti
LA GIOIELLERIA IN PIAZZA
I rilevamenti
nel lungolago
di Ascona
dopo la rapina
alla gioielleria
Tettamanti
Per la rapina alla gioielleria Tettamanti emergono altri inquietanti particolari. Poche ore prima
del colpo una donna ha telefonato alla polizia comunale di Ascona, segnalando la presenza di due
persone sospette. Persone che la donna ha poi riconosciuto nelle foto dei rapinatori diramate dalla polizia cantonale e pubblicate dai giornali. Circostanze che lei stessa conferma: “Io - dice - il mio
dovere l’avevo fatto”. Di più, la signora, non vuole
aggiungere, perché gli inquirenti, afferma, le hanno imposto il più stretto riserbo. Secondo le informazioni del Caffè la donna, dopo aver visto le foto
sui quotidiani, avrebbe ritelefonato alla polizia per
confermare che due dei rapinatori in bicicletta
erano le persone che lei aveva voluto segnalare
con la sua prima chiamata.
I cinque banditi hanno agito a volto scoperto,
sicuri, evidentemente, che nessuno li potesse ri-
no preso strade diverse dopo
aver portato via l’ingente bottino dalla gioielleria Tettamanti.
Quello che emerge con certezza, a oltre dieci giorni dalla rapina, sulla quale la Polizia cantonale non rilascia alcuna informazione “perché l’inchiesta
è ancora in corso”, è che la banda è formata da veri professionisti del crimine.
[email protected]
Q@maurospignesi
I fatti
Una telefonata d’allarme alla polizia comunale poche ore prima dell’irruzione
TiPress
MAURO SPIGNESI
conoscere. Un dettaglio che porta a pensare che i
cinque non siano schedati e che difficilmente si
possa risalire a loro soltanto dai tratti della loro
faccia. Inoltre, se effettivamente i rapinatori sono
arrivati da Paesi lontani, come lasciano supporre i
due lituani che alloggiavano in un hotel di Locarno e che erano stati fermati dalla polizia cantonale
pochi giorni prima del colpo, non sarà facile rintracciarli nel caso siano già riusciti a lasciare la
Svizzera.
Ma nel loro piano comunque qualcosa è andato storto. I due lituani, fermati dalla polizia dopo
aver acquistato un cacciavite e del nastro isolante
alla Brico di Losone, hanno portato gli inquirenti
all’albergo di Locarno e ai sospetti sulla dipendente rumena che non li avrebbe regolarmente registrati. Una prima pista concreta che potrebbe dare
un preciso orientamento alle indagini.
1
IL CONTROLLO
Due dei cinque
rapinatori,
entrambi lituani,
il 17 marzo
vengono fermati
per un controllo
nel Locarnese
2
IL FERMO
I due dicono di
alloggiare in un
hotel di Locarno,
erano in
possesso di un
cacciavite e del
nastro adesivo
3
L’IDENTIFICAZIONE
Gli oggetti trovati
sono potenziali
attrezzi da
scasso. Dopo il
fermo di 24 ore
due sono rilasciati
4
LE BICICLETTE
Un paio di giorni
prima della
rapina ad
Ascona, martedì
25 marzo, la
banda ruba
5 biciclette
5
LA RAPINA
Martedì 25
marzo, alle 15
circa, in piazza
ad Ascona, i 5
hanno svaligiato
la gioielleria
Tettamanti
6
LA SVOLTA
Le indagini
seguono anche la
pista dell’hotel e
affiorano i sospetti
su una dipendente
rumena
Mille ore in più di coda in auto ogni anno
Lo studio
Sulla circonvallazione di Lugano il traffico è cresciuto del 4%
Ti-Press
La curiosità
Il record nazionale
dell’attesa al volante
si registra a Zurigo.
Il momento più “caldo”
il martedì mattina
Che sia per congestionamento di traffico, incidenti, cantieri o altro, dal 2000 ad oggi le ore che
gli automobilisti svizzeri passano incolonnati sono passate da circa 8mila a circa 20mila. E solo
nell’ultimo anno preso in esame da Viasuisse le
code originate dall’eccessivo flusso di traffico
hanno visto un aumento di un ulteriore 7%, pari a
1.043 ore. A incidere maggiormente sull’incremento del volume è stato soprattutto il traffico lavorativo, i pendolari, che negli ultimi dodici anni
sono aumentati di 230mila unità.
Uno studio realizzato dall’Ufficio federale di
statistica, Geostat, Navteq e Credit Suisse ha inoltre individuato i punti viari dove si è avuto il maggior incremento di traffico. Il primato va al San
Gottardo che, tra il 2011 e il 2012, ha registrato un
aumento del 22% dei transiti, ma al nono posto
troviamo la circonvallazione di Lugano con un
+4,1%. In realtà, sulla base dei flussi di traffico lavorativo (che caratterizza l’85-90% del volume
delle attese al volante) è stato stilato un “indice
code dei pendolari” che dimostra come gli ingorghi d’auto si concentrino attorno agli agglomerati
urbani. In questa speciale classifica Lugano si
piazza al settimo posto nazionale e Bellinzona al
19esimo. Regina negativa di questa classifica è Zurigo, che vede statisticamente la sua giornata nera
del traffico nel martedì, alle 7.15 del mattino per la
precisione. E sono tre gli agglomerati della grande
area zurighese che si piazzano nella top ten delle
Il Ticino nella top ten delle file
di macchine di pendolari e il
Gottardo si blocca a giorni alterni
code. Anche a Ginevra, seconda nella classifica,
non si scherza visto che il tempo perso negli incolonnamenti stradali è solo del 4% inferiore a Zurigo. Terza Losanna. Paradossalmente, poi, la sensazione è che più si ampliino i tratti stradali congestionati, incrementandone la capacità, più aumentano le code. La tratta della nazionale dell’ A1
al Bareggtunnel vicino a Baden, ad esempio, è stata portata da quattro a sette corsie. Ebbene, con
l’apertura della seconda galleria, il traffico medio
nei giorni lavorativi ha registrato un incremento
del 36% nell’arco di soli dieci anni.
Pure le autostrade, però, contribuiscono non
poco ad incrementare il totale delle ore passate
immobili alla guida. In un anno il maggior incremento, con 844 ore in più d’attesa, spetta alla A1,
mentre la A2 ne ha subite “solo” 484. È anche vero,
però, che i 421 chilomentri della A1 assorbono
quasi il 40% dei 9954 milioni di chilometri-veicolo
percorsi negli ultimi quattro anni sulle strade del
Paese.
Fatto sta che, secondo l’Ufficio federale delle
strade (Ustra), nel 2012 le auto in Svizzera sono rimaste in coda il 4% in più rispetto all’anno precedente, per un totale di 19.921 ore. Cioè 830 giorni,
più di due anni! E la cosa preoccupante, secondo
sempre i dati dell’Ustra, è che nello stesso periodo
preso in esame l’aumento dei chilometri percorsi
sull’intera rete viaria nazionale è aumentanto in
misura risibile: +0,3%. Come dire che i chilometri
percorsi ogni giorno sono gli stessi, ma richiedono il 4% in più di tempo per percorrerli.
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
9
HANI ABBAS
Il cartoonist davanti
ad una delle sue
vignette. Da cinque
mesi è in Svizzera
attualità
La
storia
Viveva a Damasco. Disegnava
vignette satiriche. Poi ha ritratto
un soldato che si allontana da un
plotone d’esecuzione. E ha subito
le minacce del regime di Bachar
al-Assad. È fuggito in un campo
profughi, poi in Svizzera. Hani
Abbas, 36 anni, è un richiedente
d’asilo e oggi vive Neuchâtel
Cercando la libertà
dal profumo di rosa
tra bombe e cecchini
D
FRANCO ZANTONELLI
“Soltanto una pallottola
poteva fermare i disegni”
“Ho disegnato immagini che
non riescivo a togliermi dalla
mente, frammenti di corpi
squarciati, i cadaveri dei miei
amici più cari. Ho continuato
a disegnare, pensando che
solo una bomba o una
pallottola mi avrebbero
potuto fermare
a Damasco, via Beirut, ad Estavayer-le-Lac, nel canton Friburgo, per sfuggire alla folle guerra
civile siriana, che non ammetteva le sue vignette irriverenti. È il
destino del cartoonist Hani Abbas che, da cinque mesi, ha ottenuto lo statuto di richiedente
d’asilo, in Svizzera, sulle sponde
del lago di Neuchâtel. A questo
36 enne di origine palestinese è
stata fatale una rappresentazione poetica, quasi un’invocazione di normalità, che il regime di
Bachar al-Assad non ha digerito.
È bastato un disegno che qui da
da noi si riterrebbe,
mal che vada, delicatamente ironico, per
far saltare la mosca
al naso al dittatore: il
ritratto di un soldato
che si stacca da un
plotone schierato
con le armi in pugno,
si inginocchia e si
gusta il profumo di
una rosa rossa. Il fiore che, però, è anche
il simbolo dell’ormai
abortita primavera
siriana. Di qui l’accusa, rivolta al vignettista, di aver inneggiato alla diserzione.
Anche perché, poco
prima che sui social
network
venisse
pubblicato quel disegno, aveva destato
sensazione il gesto di
ribellione di un alto
ufficiale, che aveva
abbandonato l’esercito, in segno di protesta contro la politica di feroce repressione degli oppositori di Assad. Da quel
momento il profilo
Facebook di Hani
Abbas viene violato
più volte, il suo conto
in banca è bloccato,
la sua abitazione,
nella capitale siriana, sorvegliata dagli uomini dei
servizi segreti.
“In Siria se dici la verità, oppure ti metti semplicemente a
descriverla con una matita, finisci in prigione -racconta-. E
quando sei dentro prima o poi ti
uccidono”. Una situazione drammatica: “C’è un mio amico e collega, Akram Ruslan, con cui lavoravo ad Al Jazeera, che è finito
La vita
Il lavoro
La vignetta
I rischi
A DAMASCO
LE MINACCE
Hani Abbas, 36
anni, palestinese di
origine, una moglie
è un figlio, viveva a
Damasco. Faceva il
cartoonist
pubblicando
vignette satiriche.
Una sua vignetta
con un soldato che
ha in mano una
rosa simbolo della
Primavera siriana
non piace al
regime. E qui
cominciano i guai.
in una delle carceri dei servizi di
sicurezza. Ormai sono passati
due anni e, a quanto mi risulta, è
ancora vivo. Ma molti altri, davvero tanti, sono morti”. Già pri-
“In Siria se dici la
verità, oppure ti metti
soltanto a descriverla
con una matita, finisci
diritto in prigione”
ma della rivolta la vita di chi faceva il cartoonist era difficile,
c’era una linea rossa che non si
poteva superare, rappresentata
La fuga
L’attesa
LE INDAGINI
CAMPO PROFUGHI
LA SVIZZERA
Quando la vignetta
viene pubblicata il
regime blocca il
conto in banca di
Abbas e controlla
la sua abitazione
nella capitale
siriana.
Abbas fugge con la
sua famiglia e
arriva al campo
profughi di
Yarmouk, 110mila
persone. Lì vivono
ancora i genitori e
suo fratello.
Dopo aver rischiato
la vita più volte,
Abbas arriva in
Svizzera. Da cinque
mesi vive a
Neuchâtel ma figlio
e moglie sono
ancora in Palestina.
dal presidente e dal suo entourage. “Poi, quando quelli come me
- riprende Hani Abbas - hanno
voluto descrivere la rabbia del
popolo contro il regime, le cose
sono tragicamente precipitate.
Per continuare a testimoniare
questa rabbia sono stato costretto a fuggire. Mi aveva convocato
la polizia per interrogarmi, ed
ero certo che le cose si sarebbero
messe male, per me. Anche se
non avrei mai pensato di andar
via da Damasco”.
All’inizio con la moglie ed il
figlio piccolo, Hani Abbas si nasconde nel campo profughi di
Yarmouk, nei sobborghi della
capitale. Yarmouk è venuto su
dal niente nel 1957, da quando
ospitava dei rifugiati palestinesi,
sfuggiti a uno dei tanti conflitti
arabo-israeliani, quello del ’56
in cui lo Stato ebraico occupò il
“Correvo con mio
figlio in braccio sotto
una pioggia di missili,
non so come ho fatto
a sfuggire alle morte”
Sinai. Yarmouk è una piccola
Gaza, un fazzoletto di territorio
di poco più di due chilometri
quadrati dove, oggi, vivono am-
Fotografa
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un giorno
a Europa-Park
a pagina 20
Scansiona il logo con
massate oltre 110 mila persone.
“Lì ero nato, a Yarmouk vivono
ancora i miei genitori e mio fratello, mi sentivo protetto, poi le
truppe di Assad hanno cominciato a bombardare il campo- ricorda-. Eppure, nonostante le
bombe e i cecchini, io e la mia famiglia abbiamo resistito altri
cinque mesi. Durante i quali non
ho mai smesso di disegnare. Non
avevo abbastanza parole per descrivere l’orrore di cui ero testimone, allora lo descrivevo con la
mia matita”. Le cose che lui disegnava raccontavano storie terribili di morte e sofferenza: “Immagini che non riuscivo a togliermi dalla mente, frammenti
di corpi squarciati, i cadaveri dei
miei amici più cari. Ho continuato a disegnare pensando che
solo una bomba o una pallottola
mi avrebbero potuto fermare, fino a che la situazione è diventata
talmente pericolosa che, con
mia moglie e mio figlio, ce ne
siamo andati anche da Yarmouk”.
Ci sono stati momenti particolarmente intensi della sua
esperienza a Damasco o nel
campo di Yarmouk, che Hani
Abbas non dimenticherà mai:
“Non riuscirò mai a togliermi
dalla mente quella volta in cui
mi sono trovato a correre, sotto
una pioggia di bombe e di proiettili, con mio figlio in braccio.
Piangevo e, francamente, non so
come abbiamo fatto a cavarcela”.
Ripensa al suo Paese, alla guerra
e aggiunge: “In Siria la vita è orribile. Non so quante notti insonni abbiamo trascorso, io e mia
moglie, facendoci forza l’uno
con l’altra, mentre intorno a noi
piovevano i missili”.
Anche nel campo profughi la
situazione era diventata insostenibile, il vignettista e i suoi famigliari decidono di rifugiarsi in Libano, meta di altre centinaia di
migliaia di siriani, in fuga dagli
orrori della guerra civile. “In Libano, a Beirut, sono rimasto parecchi mesi. Poi ho chiesto asilo
alla Svizzera, mi hanno accolto
ed eccomi qua. Mia moglie e mio
figlio, al momento, sono ancora
a Beirut ma spero mi raggiungano presto”. Di tutte le vignette
che ha disegnato e pubblicato su
Facebook a una Abbas è rimasto
più affezionato: “È quella del
soldato che esce dal plotone per
assaporare il profumo della rosa.
Perché quel fiore sa di libertà”.
[email protected]
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
10
IL
PUNTO
CHANTAL
TAUXE
1/ barometro
delle
promesse
Un divorzio
consumato
sull’altare
democratico
La politica... dalle parole ai fatti
Ciò che si è realizzato, rinviato o che è in attesa del giudizio popolare
Fra il dire e il fare... c’è di mezzo il mare. Soprattutto in politica dove fra parole e fatti il tempo
sembra essere infinito. Quanto tempo occorre per
realizzare una riforma? Per dare concretezza ad
una decisione politica? Per alcuni temi la decisione è immediata o quasi. Per il taglio ai sussidi
ai premi di cassa malati, “unica misura strutturale” secondo il ministro Paolo Beltraminelli, l’iter
ancora in corso non supererà i sei mesi, sempre
che superi il voto popolare. Per altre come il freno
alla spesa, poi diventato freno al deficit, il cammino è lunghissimo: sono passati 11 anni dalla prima proposta e ora si attende il verdetto popolare.
Sul lungo periodo, ma confortante, l’esito di altri
progetti: in vent’anni il Ticino è riuscito a darsi
una struttura universitaria, a cui si aggiungerà un
Master in medicina. Altri problemi subiscono stop
e ripartenze o lunghi confronti, come l’amnistia fiscale o la legge sulla prostituzione che rischia di
diventare un tormentone. (1-continua)
Finanze
L’amnistia fiscale
alla prova delle urne
L’annuncio “Farà riemergere capitali da reimmettere nel circuito economico”, aveva sostenuto il
ministro delle Finanze Laura Sadis nel 2010 proponendo l’amnistia fiscale cantonale e dando seguito
così ad una iniziativa parlamentare precedente di
Plrt, Ppd, Lega e Udc. Aggiungendo però che: “Sarebbe stata una soluzione migliore un’amnistia fiscale generale federale”.
“Lex prostituzione”
Plrt e Ppd all’attacco
L’annuncio “È una legge chiara, senza tecnicismi”,
aveva detto il ministro leghista Norman Gobbi nel gennaio del 2013 presentando la riforma della legge sulla
prostituzione. Precisi gli obiettivi: tutelare la quiete
pubblica, proteggere dallo sfruttamento, fissare una
normativa per l’esercizio della prostituzione e per la gestione dei locali erotici, garantire alla polizia la possibilità di ispezione senza mandato del Ministero pubblico.
Cosa è successo
Ad oltre un anno dalla presentazione tutto è fermo in Commissione della Legislazione. Contrario in particolare il Ppd:
secondo il deputato Maurizio Agustoni la nuova legge che regolamenta
ogni minuzia “ rischia di essere interpretata come una specie di vademecum del magnaccia”, una guida all’insediamento di un bordello nel Ticino,
mentre in tutta Europa si sta andando verso la
punibilità del cliente.
Voce non isolata. Anche il Plrt con Giorgio
Galusero ha proposto di vietare tutti gli annunci
erotici, in difesa dei minori. Proposta che ha visto la forte reazione di Lorenzo Quadri, direttore
del Mattino, giornale che ospita paginate d’annunci a luci rosse. Tempi lunghi, insomma, per la
nuova legge. Forse per questo Gobbi ha preannunciato la sua ricandidatura: “I temi di questo
Dipartimento sono difficilmente di breve durata.
Hanno bisogno di 2-3 legislature”.
Il taglio ai sussidi
e le giravolte leghiste
L’annuncio “Farò il possibile per convincere i
ticinesi dell’equità di questa misura che tutela chi è
in difficoltà, senza creare particolari problemi per
gli altri”, aveva detto Paolo Beltraminelli, ministro
della Sanità, difendendo la modifica per il calcolo
dei sussidi ai premi di cassa malati (ne usufruiscono 111 mila ticinesi). “L’unica riforma strutturale
del preventivo 2014”, aveva aggiunto Beltraminelli.
Cosa è successo
La proposta del governo sostenuta anche dalla
Lega è stata approvata dal parlamento
nel novembre dell’anno passato. In pratica si è trattato di un taglio lineare del
4%, per un risparmio di 14,4 milioni di
franchi nel preventivo 2014. Contrari
Verdi, Udc, Mps, Area liberale e Ps; lanciato il referendum, pienamente riuscito con oltre 10 mila firme, si andrà a votare il prossimo 18 di maggio. Ma se nella discussione parlamentare la Lega s’era spesa in difesa di
“tagli”, ora sembra aver cambiato parere. Il deputato Michele Guerra che aveva difeso la riduzione
dei sussidi come giusto adeguamento alle mutate
abitudini dei ticinesi, è stato quasi messo sotto accusa. Contestato il suo sostegno a queste misure
definite “importanti vittorie” necessarie per il risanamento delle finanze. Il ministro leghista Claudio
Zali prima e il cordinatore della Lega Attilio Bignasca poi, hanno preannunciato un cambio di orientamento sul voto.
Quel freno che arriva
con il moltiplicatore
L’annuncio “Essenziale è il controllo anno per
anno, mese per mese, della spesa pubblica. A questo riguardo appare uno strumento più che mai necessario la legge sul freno alla spesa”, aveva detto
l’allora ministro delle Finanze Marina Masoni sostenendo il suo progetto: l’aumento delle uscite
dello Stato non può essere superiore alla percentuale di crescita del Prodotto interno lordo.
Cosa è successo
Presentato nel 2003 il progetto di legge sul freno
alla spesa di Masoni restò fermo per nove anni in Commissione della Gestione.
Finché Laura Sadis, nuovo ministro delle Finanze, presentò un’alternativa: il
freno al deficit con tanto di moltiplicatore. Il governo dovrà presentare conti
in pareggio, l’eventuale deficit non potrà superare il 4% (il 5% in periodi di crisi). Se si supera scatta con il moltiplicatore cantonale un aumento delle imposte: decisione che deve
essere presa dal parlamento con la maggioranza di
due terzi. Il provvedimento è stato approvato lo
scorso mese di gennaio, dopo lunghe discussioni.
In particolare l’Udc con Marco Chiesa aveva ripreso il progetto di Masoni, bocciato in aula. Essendo
stato il principio inserito nella Costituzione, il popolo dovrà decidere (si vota il 18 maggio). Sul fronte del no: Area liberale, Udc, Ps, Verdi, Mps. E forse
anche la Lega, che pare aver cambiato idea.
Ti-Press
Socialità
Sicurezza
Cosa è successo
Il progetto di amnistia presentato da Sadis è
stato bocciato in parlamento nel marzo
2012, a seguito di un ripensamento della Lega (e non solo). Ma l’idea non è stata abbandonata. Su imput del presidente del Plrt Rocco Cattaneo, l’iniziativa,
a cui si sono aggiunti Udc, Ppd, Lega e
Verdi è stata riproposta lo scorso anno
ed è stata approvata in Gran Consiglio
nel novembre del 2013 (solo 15 i contrari: il Ps, il
Movimento per il socialismo e il verde Fausto Beretta-Piccoli). Il provvedimento prevede per gli anni 2014-2015 uno sconto fiscale del 70% per chi non
è stato in regola con il pagamento delle imposte negli ultimi dieci anni. I primi 20 milioni recuperati
saranno destinati ad un fondo per l’occupazione.
Contro l’amnistia fiscale cantonale si sono opposti
socialisti e i sindacati che hanno lanciato un referendum, riuscito con 7.500 firme. Si voterà il prossimo 18 maggio.
Istruzione
Fiscalità
CLEMENTE MAZZETTA
Il Master di medicina
nei prossimi tre anni
L’annuncio “L’università è un treno da non
perdere”, aveva detto nel 2009 l’allora ministro
dell’educazione, cultura e sport Gabriele Gendotti
al Caffè. Il governo aveva appena istituito un gruppo di lavoro per valutare la possibilità di introdurre,
anche in Ticino, una formazione medica a livello
clinico.
Cosa è successo
Il gruppo di lavoro ha elaborato un piano di
fattibilità, ha preso i giusti contatti; il ministro intanto è cambiato. Ma il Ticino, comunque, non ha perso il treno. Il Master di
medicina diventerà realtà entro il 2017.
Manuele Bertoli, attuale consigliere di
Stato, presentando la proposta di istituzione di un Master in medicina
umana all’Università della Svizzera italiana, ha potuto dire che “il Ticino entra nel terzo millennio guardando in modo deciso
verso la ricerca, l’innovazione e il mondo della
scienza”.
Si prevede un Master in medicina umana, della
durata di tre anni, in collaborazione con l'Università di Basilea e con l’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona. I costi sono stimati in 23 milioni di franchi, di cui 7 a carico del Cantone.
Il messaggio governativo sarà discusso entro
l’anno in parlamento e prevede, oltre al Master,
anchel’istituzione di una futura facoltà di scienze
biomediche che avrà sede a Bellinzona.
Joachim Gauch ha osato. Nel
corso della sua visita ufficiale
del 1 aprile, il presidente tedesco - riferendosi al voto sull’immigrazione - ha osato affermare che la democrazia diretta, a volte, presenta qualche
“svantaggio”. E che può rappresentare un “grosso pericolo”
quando i cittadini sono chiamati a pronunciarsi su argomenti complessi, difficili da
comprendere in tutte le loro
implicazioni.
La sua amichevole franchezza
è stata mal interpretata. La nostra democrazia diretta sarebbe tanto perfetta da non sopportare neppure la minima
critica. Quelli che si offendono,
dovrebbero sapere che la nobiltà del sistema democratico
rispetto alle dittature o alle
monarchie, risiede proprio
nell’ammettere le critiche. Di
favorire l’obiezione costruttiva
e soprattutto di sentirsi legittimo al punto da non temere il
rimettersi in causa. Gli svizzeri
farebbero bene ad ascoltare la
riflessione di Gauck, perché è
il presidente di un Paese che è
sprofondato nella barbarie più
assoluta santificando le emozioni popolari. La
Germania, che
ha superato il
suo passato nazista, ma anche
la parentesi comunista ad Est, è
un Paese durevolmente
vaccinato
contro lo
sfruttamento della volontà popolare. Il suo “edificio costituzionale” prevede ogni sorta di
garanzia per evitare le derive.
Ma quello di Gauck non è un
caso isolato. La nomina questa
settimana di Arnaud Montebourg, quale ministro dell’Economia nel nuovo governo
francese, ha conferito una risonanza particolare alle sue
dichiarazioni sulla “lepenizzazione” della Svizzera e sul “suicidio collettivo” che rappresenterebbe il voto del 9 febbraio. I governanti dei Paesi vicini
hanno decisamente perso la
mansuetudine d’antan nei nostri confronti.
L’indignazione non è ben accolta. L’analisi Vox appena presentata ci informa sulle motivazioni dei votanti il 9 febbraio. È una vera bomba. Segnala
una profonda mancanza di fiducia nei confronti del Consiglio federale e dell’Unione europea, soprattutto tra i simpatizzanti dei partiti di destra.
Ancor più clamoroso per i partiti ancorati alla soluzione bilaterale - come i liberali radicali
e i democratici cristiani - il fatto che il 90% tra chi ha votato
sì all’iniziativa dell’Udc sarebbe pronto ad accettare pure la
pardita degli accordi bilaterali
quale conseguenza. Gli europei, insomma, non comprendono né il nostro funzionamento istituzionale, né i nostri
obiettivi, e noi ce ne infischiamo. Una maggioranza degli
svizzeri pensa seriamente che
l’accesso ai mercati europei
potrebbe essere limitato con lo
scopo di ridurre l’afflusso di
stranieri, e che sarebbe davvero meglio così. Questo si chiama divorzio. In tutto e per tutto. E si può seriamente dubitare che il processo di conciliazione che tenta ora il Consiglio
federale porti a dei risultati.
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
L’ASSEMBLEA
Sergio Savoia (50 anni)
e a fianco la
copresidente nazionale
Regula Rytz (52); sotto,
Greta Gysin (31) e Gerry
Beretta Piccoli (68)
11
Ti-Press
Ti-Press
L’assemblea
Il movimento ambientalista
si spacca sulla figura
del leader, che viene rieletto
Ti-Press
CLEMENTE MAZZETTA
L
a nuova strada dei Verdi è iniziata ieri, sabato, a Bellinzona, con Sergio Savoia riconfermato coordinatore. “E la prossima
sfida sarà portare uno di noi in Consiglio
di Stato, con una lista dove ci sarò io, ma
anche Greta Gysin: tutti assieme, lealmente”, ha
concluso Savoia cercando alla fine di “ricucire”
con gli oppositori interni, in un’assemblea che l’ha
messo sotto processo. Una raffica di accuse - di essere populista, filoleghista, di non essere più ambientalista, di avere più simpatie nell’Udc che nei
Verdi, di non saper ascoltare, di fughe in avanti –
che Savoia ha ascoltato dal fondo della sala, in silenzio, dopo aver rinunciato in modo plateale al
discorso iniziale.
E dire che l’assemblea - un centinaio di presenti, 82 gli aventi diritto al voto - era iniziata nel migliore dei modi. Con la copresidente dei Verdi svizzeri Regula Rytz, che, pur ribadendo la diversa posizione nazionale sulla votazione del 9 febbraio, ha
riconosciuto “la particolare e delicata situazione
del Ticino” e il buon lavoro dei Verdi ticinesi. Con
Claudio Zanini, il coordinatore del gruppo di lavoro che ha il compito di riorganizzare il movimento
ambientalista, che ha ribadito il sostegno a Savoia
“il miglior coordinatore possibile”. Niente. Appena
aperto il dibattito è partito il “fuoco amico”. Unico
bersaglio Savoia, su cui si sono esercitati in particolare i Verdi luganesi. Stefan Krebser di Sessa, do-
Travolto dalle critiche
e “verde di rabbia”
Savoia è riconfermato
po aver precisato che si era anche sondata la disponibilità di Greta Gysin ad assumere il ruolo di
coordinatore ma invano, ha aggiunto: “L’importante è non confermare la fiducia a Savoia”. Per
Raffaela Castellari di Sessa: “Savoia non è più adatto a guidare i Verdi”. E Mattia Schmid di Lugano ha
rincarato: “Non ci serve un leader che parla alla
pancia”. Per Danilo Baratti di Lugano è ora di dire
basta a certi discorsi: “Mi sconcertano i toni populistici del nostro coordinatore”. Poi Kaj Klaue di Savosa: “No a queste fughe in avanti, che Savoia si
faccia un suo movimento personale”.
Il tutto intervallato dalle dichiarazioni dei so-
stenitori del nuovo corso di Savoia. Pier Luigi Zanchi di Locarno: “Chi non cambia muore o rimane
infelice”. Fabio Guarneri di Monteceneri: “Quella
di Sergio è la strada giusta”. Melitta Jalkanen di Lugano: “Restiamo uniti”. Rolando Bardelli di Balerna
“Non facciamoci del male”. Giuseppe Valli di Morbio inferiore: “Sono deluso: non siamo mica boy
scouts. In politica si discute. Chi non vuole Sergio
che si proponga”. Claudia Crivelli di Mendrisio:
“No a questa gogna per Sergio”. Elena Bacchetta di
Mendrisio: “Criticare senza portare alternative è
poco verde”. Francesca Machado di Locarno: “Se
siamo cresciuti lo dobbiamo a Sergio”. Infine anche
Greta Gysin, dopo aver ribadito le sue distanze da
Savoia, ha spiegato di non volersi candidare a coordinatrice perché incinta (sarà mamma a giugno)
e perché “cambiare ad un anno dalle elezioni non
è una strategia vincente. Ma occorre correggere
l’attuale rotta, dobbiamo garantire la biodiversità
delle opinioni e avere un linguaggio rispettoso verso l’avversario politico”.
Parole che hanno smosso Savoia, che è intervenuto, visibilmente provato, anche un po’ risentito,
rivendicando le sue scelte. “Ho sempre detto quello che volevo fare: sono l’unico politico che viene
trattato in questo modo per aver vinto le elezioni,
per aver portato i Verdi dal 2,8 al 6,8%. Però mi sono conquistato almeno un diritto, quello di farmi
mandar via. Se questo partito non mi vuole, ha il
dovere di dirmelo. Mi prendo tutte le colpe, ma se
mi date le colpe voglio anche i meriti”. Un discorso
duro, a tratti sprezzante verso gli avversari interni.
Invece di placare gli animi, ha coalizzato l’opposizione che ha chiesto il voto segreto. Savoia s’è giocato tutto, forse troppo. Ma alla fine l’ha spuntata:
con 47 voti su 82 votanti, è stato rieletto coordinatore; 14 voti sono andati Gysin e 6 a Gerry Beretta
Piccoli, che s’era ritirato e poi rimesso in corsa all’ultimo momento. Una dozzina gli astenuti. Un
voto che segna il nuovo inizio per i Verdi, con Savoia che deve fare i conti con un’opposizione interna,
al momento senza guida.
[email protected]
Q@clem_mazzetta
L’opinione/1
L’opinione/2
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“I temi ecologici
hanno per tutti
grande importanza”
“I
problemi fondamentali
dell’umanità, a mio parere, oggi sono quelli dati
dalla rottura dell’equilibrio fra
politica e economia, rappresentata dal capitale finanziario, e i rischi delle catastrofi ambientali
sempre più incombenti”. Per Pietro Martinelli, ex consigliere di
Stato socialista, diventando sempre più importanti i temi del
cambiamento climatico, dell’energia, della tutela del territorio, del rapporto economia-ambiente, oltre che quelli dell’economia tout court, la “ragione sociale” dei Verdi mantiene sempre
una forte validità nonostante la
fuoriuscita dal nucleare”. Anche
se le questioni ecologiche hanno
ormai contaminato tutto lo scenario politico-partitico.
“Giusto ampliare lo spazio
d’azione: tutto dipende dalla
coerenza con i propri ideali”
L’EX MINISTRO
Pietro
Martinelli, 80
anni, è stato
ministro dal
1987 al 1999
“Come sempre tutto dipende
da come queste istanze sono
portate avanti, dalla coerenza interna – aggiunge Martinelli -. La
scelta dei Verdi di voler rivendicare un interesse politico a tutto
campo e di non chiudersi nel solo campo ambientale, mi sembra
non solo legittima, ma anche necessaria. Entrando in parlamento, negli esecutivi, ci si deve occupare di più questioni. Il problema piuttosto è di non essere
incoerenti fra il nocciolo originario e le nuove posizioni che si assumono sul tema del lavoro, dello sviluppo, della crescita. Perché
fra sviluppo liberista e ambiente
prima o poi il conflitto emerge”.
Quanto al fatto se i Verdi, sopravvissuti alla fine del nucleare, sopravviveranno alla forte leadership di Sergio Savoia, Martinelli,
non si esprime: “Bisognerebbe
chiederlo ai Verdi. Di certo Savoia esaspera le sue virtù e i suoi difetti”.
Sjtusvuuvsbsf p sjbssfebsf mpbcjub{jpof qspqsjb;
³ qpttjcjmf bodif dpo vo dsfejup qsjwbup@
TÄ- dpo DSFEJU.opx Dbtb b vo ubttp
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Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf
Ora sono diventati
“politematici”
come gli altri partiti
P
er il politologo Oscar Mazzoleni è un dato di fatto che
i temi ambientali abbiano
conquistato legittimità anche in
altri partiti. “È ormai un tema
trasversale, anche se sono soprattutto le associazioni di base
quelle che mettono al centro
dell’agenda politica le questioni
ambientali, dalla difesa del piano di Magadino, alla lotta contro
il traffico, alla conservazione del
patrimonio architettonico…”, sostiene Mazzoleni, secondo cui la
questione se convenga o meno ai
Verdi trasformarsi da movimento ambientalista in partito politematico, è già risolto. “Questo
cambiamento è già avvenuto nei
fatti. È il guadagno e il prezzo del
successo. Perché entrando nelle
istituzioni, costituendo un grup-
“La questione fondamentale è
conciliare le nuove scelte
con la loro anima originaria”
IL POLITOLOGO
Oscar
Mazzoleni,
45 anni,
politologo
responsabile
dell'Osservato
rio della vita
politica
regionale
dell'Universita?
di Losanna
po parlamentare, i Verdi si sono
dovuti esprimere su tutte le questioni d’attualità, hanno dovuto
sviluppare proprie posizioni sulle più disparate tematiche. Pertanto la questione diventa piuttosto quella dell’identità, di come in questo contesto si mantiene la propria originale specificità”. Cioè, di come l’apertura a
nuovi temi si possa conciliare
con la ragione sociale, originaria
dei movimento. “E con questo –
conclude Mazzoleni – diventa
sempre più rilevante il tema dei
rapporti e delle alleanze con le
altre forze politiche”.
Detto con altre parole: verso
quale sponda politica guardare.
Ovvero come si può conciliare
un’anima verde che è stata sempre vicina alla sinistra, con posizioni che hanno come baricentro, in termini di alleanze, partiti
che sulla questione degli stranieri e della libera circolazione si
collocano a destra.
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
13
economia
La concorrenza
1 2
L’IRLANDA
Google,
Facebook,
Pfizer,
Johnson &
Johnson,
Amazon,
Citigroup e
Apple sono
sbarcate in
Irlanda.
3 4
L’OLANDA
Le holding
estere, nel
Paese dei
tulipani sono
aumentate
del 34% in
due anni,
contro il
22,5% della
Svizzera.
L’INGHILTERRA
La corporate
tax della Gran
Bretagna, cioè
il tasso
previsto
d’imposta sulle
società estere
scenderà
presto sino al
20 per cento.
L’AMERICA
L’imposizione
fiscale per le
aziende negli
Stati Uniti è
del 35 per
cento,
rispetto al
12.5 per
cento previsto
in Svizzera.
La fiscalità elvetica perde appeal
La battaglia per attirare imprese si gioca a colpi di detassazione e servizi
GIORGIO CARRION
Se è vero che il “corporate tax
rate”, cioè il tasso d’imposta sulle
società, in Svizzera nel 2014 è sceIn Eigerstrasse, a Berna, la noso al 17,92% - contro il 25% di
tizia che Yahoo, il colosso dei serOlanda ed Austria, 23% di Gran
vizi internet, ha scelto di trasferire
Bretagna, ma anil suo quartier geneche rispetto al
rale in Irlanda è sta- I TREND
12,5% di Irlanda – a
ta un altro shock.
Addetti
AUSTRIA
IRLANDA
Addetti
509.472
rendere meno atAll’Amministrazio152.785
Presenza di imprese estere
trattiva la Confedene federale delle Presenza di imprese estere
2007
2008
2009
2010
2009
2010
2011
2012
razione alle holcontribuzioni non
8.762
8.925
9.057
9.433
987
985
1.004
1.033
ding internazionali
l’hanno presa bene. 9500
1100
sono altri fattori:
La Svizzera, sebbeburocrazia
non
ne abbia circa 11misempre snella, logila holding estere in2007/2010
stica sfavorevole,
sediate, sente sem2009/2012
+7.6%
+4.6%
incentivi fiscali inapre più la pressione 8500
900
deguati. Dal 2015,
di altre piazze fiscali
Le provenienze
poi, la corporate
europee. Google, Le provenienze
Germania
Svizzera
Italia
Usa
Olanda
Usa
Gran Bretagna
Germania
Francia
Italia
tax di Londra scenFacebook, Pfizer,
3.850
1.118
543
476
471
531
103
95
43
28
derà al 20% e ben si
Johnson & Johnson,
sa come questa
Amazon, Citigroup
piazza finanziaria
e Apple sono solo
SVIZZERA
Addetti
sia gradita per ruoalcune delle azien446.000
Presenza di imprese estere
lo, centralità e peso.
de attratte dalla po2009
2010
2011
2012
Nel rapporto sulle
litica tributaria ir8.724
9.534
9.752
10.687
misure di rafforzalandese, il cui codi11000
mento della comce prevede aliquote
petitività elaborato
molto favorevoli aldal dipartimento
le aziende straniere
2009/2012
delle Finanze nel
- il 12,5%, contro il
+22.5%
dicembre scorso, si
35% imposto in
7000
legge: “Per rafforAmerica - che aproLe provenienze
zare l’attrattiva delno una sede nel
Germania
Usa
Gran Bretagna
Francia
Italia
la piazza imprendiPaese. Ma non c’è
2.574
1.613
1.164
1.079
407
toriale svizzera dosolo Irlanda: Gran
vrebbe anche esseBretagna, Austria e
OLANDA
GRAN BRETAGNA
Addetti
Addetti
re esaminata la
Olanda hanno visto
935.310
n.d.
Presenza di imprese estere
possibilità di elimicrescere esponen- Presenza di imprese estere
2008
2009
2010
2011
2010
2011
2012
2013
nare alcuni oneri fizialmente la pre8.110
8.435
10.390
9.062
10.489
10.516
10.451 scali”. Scelte non
senza di holding 11000 7.710
1100
semplici, perché
estere. Nel Paese dei
s’incrociano con gli
tulipani sono crestatuti fiscali applisciute del 34% in
cati dai Cantoni aldue anni, contro il
2010/2013
2008/2011
+15%
le società holding.
22,5% della Svizze- 7000
+34%
900
“Gran Bretagna,
ra.
I settori
Le provenienze
Paesi Bassi, ma an“Ci inquietiamo (in % sul
Commercio
Servizi
ManifatIct e
Servizi
Altri
Usa
Irlanda
Olanda
Germania
Italia
che Lussemburgo e
se la Fiat sposta la numero
all’ingrosso alle imprese turiero comunicaz. finanziari servizi
2.447
753
540
401
118
34
13.5
15.9
7.4
7.4
21.8
Belgio - spiega Sasede fiscale in Gran di imprese)
Fonte: Il Sole 24 ore
muele Vorpe, reBretagna anziché in
sponsabile Centro
Svizzera - commenta Dalmazio Zolesi, manager di L’intervista
L’opinione di Alberton responsabile del centro competenze Inno3 di Supsi di competenze tributarie di Supsi
- attirano molte società che fanno
Helvia, società luganese di coninnovazione grazie a specifici
sulenza aziendale - ma non ci alstrumenti di tassazione privilelarmiamo se le start-up ad alta
giata dei redditi da licenza”. Strutecnologia create dai giovani immenti come ‘patent-box’ o ‘licenprenditori elvetici non trovano
ce-box’. “Anche la Svizzera - conun adeguato accesso al mercato
“La Svizzera continua a dominare le classifiche in asset strutturali, sia in incentivi economici”.
clude Vorpe - si appresta ad introdel credito, o se non beneficiano sulla competitività e l’innovazione. I risultati lo diCi sono aree da potenziare?
“La Svizzera non eccelle ancora sul grado ter- durre questi mezzi per compendi alcun credito d’imposta per i mostrano, sia in termini di Pil che per l’occupaziocosti di ricerca e sviluppo soste- ne”. Siegfried Alberton, economista e docente della ziario di formazione, ma quella di base e superiore sare la possibile sparizione delle
nuti. Oppure di una ridotta tassa- Supsi, difende la fama dell’economia elvetica.
sono adeguate. Ci sono poi alcune difficoltà per av- società a statuto speciale cantozione per gli utili frutto dalle opeL’attrattività sulle imprese multinazionali viare iniziative imprenditoriali. Vanno aumentati nale”, che la Ue sostiene falsifichire dell’ingegno realizzate”. Progli investimenti nel settore educativo, la formazio- no la libera concorrenza. Per ora
sembra però diminuita. Perché?
solo il Canton Nidvaldo ha fatto
prio questi punti sembrano di“Non credo sia diminuita. Dal punto di vista ge- ne superiore scientifica e nella produttività”.
Sono da temere gli effetti del referendum del uso del modello ‘licence-box’. In
ventati gli atout dei Paesi concor- nerale va detto che promuovere incentivi econoTicino è pendente un'iniziativa
9 febbraio sull’immigrazione?
renti: l’Olanda è considerata al- mici, fiscali, anche, ma non solo, a sostegno dell'in“È prematuro esprimersi sugli impatti effettivi, parlamentare dell’Udc.
l’avanguardia per fiscalità, libera novazione, è una condizione necessaria ma non
circolazione, infrastrutture digi- sufficiente, per garantirsi la competitività naziona- anche perché non si sa ancora come l’esito del voto
[email protected]
verrà implementato in misure concrete. Sono
le e internazionale”.
Perché, allora, altri Paesi garantiscono in- dell’avviso che il pragmatismo svizzero e il realismo di molti Paesi europei aiuteranno a trovare Samuele Vorpe: “Molti
centivi sempre più allettanti?
Dalmazio Zolesi:
“Incentivi senza basi strutturali e infrastruttu- nuove vie di collaborazione che, del resto, per usano strumenti di
“Dobbiamo
rali solide e continuamente adattate nel tempo quanto concerne il management, i quadri, i tecniallarmarci se le start
non sono efficaci. Anzi, possono creare importanti ci, pre-esistevano all’accordo sulla libera circola- tassazione privilegiata
up dei giovani non
risvolti finanziari. L’esempio arriva da molti Paesi zione delle persone. Europa e Svizzera hanno biso- per calamitare
europei oggi in difficoltà. Non è il caso della Svizze- gno l’una dell’altra”.
trovano credito”
aziende innovative”
ra che, al contrario, investe in modo equilibrato sia
tali, protezione e costo dei brevetti. “La strategia di sviluppo basata
sulla concorrenza fiscale - aggiunge Zolesi - è un tema speculativo e sussidiario rispetto alla
costruzione delle necessarie condizioni quadro per l’incentivazione e lo sviluppo dell’economia
autoctona di una nazione. È qui
che oggi gli svizzeri stanno per-
dendo terreno. E non deve ingannare l’incremento del tasso di
crescita di imprese in Ticino nel
2013, principalmente indotto dagli imprenditori italiani”.
“Investire di più nella formazione”
I
NUMERI
LORETTA
NAPOLEONI
Dall’armadio
delle banche
ora escono
gli scheletri
Continuano ad uscire
dall’armadio bancario gli
scheletri: questa settimana
la Comco, la Commissione
della concorrenza svizzera,
ha messo sotto osservazione alcune banche, l’accusa
è di aver manipolato a proprio vantaggio il mercato
dei cambi. Tra queste ci
sono le svizzere Ubs, Credit Suisse e Julius Bär, le
americane Jp Morgan e Citigroup e le britanniche
Barclays e Royal Bank of
Scotland. Il valore giornaliero delle transazioni sul
mercato dei cambi, va ricordato, è enorme: circa 6
mila miliardi di dollari, facile intuire l’ampiezza dei
guadagni semplicemente
influenzando di pochi centesimi i tassi.
L’opera di pulizia nel
settore bancario continua
anche da parte delle istituzioni sovranazionali. La
Commissione europea, ad
esempio, ha appena multato 11 gruppi per un totale
di 301 milioni di euro, tra
questi c’è anche Goldman
Sachs che ha dovuto pagare 37
milioni di euro
per la sua partecipazione nel sistema europeo
di comunicazioni transoceaniche via
cavo. L’accusa era la
creazione
di un cartello attraverso il
quale i costi di accesso per
gli utenti non riflettevano
più quelli di libero mercato.
Ma a guidare la crociata anti corruzione bancaria
sono ancora gli Stati Uniti,
ed in particolare il ministero di Giustizia. Proprio recentemente Credit Suisse
ha dichiarato perdite pari a
476 milioni di franchi svizzeri (534 milioni di dollari)
perché ne ha dovuto mettere da parte 468 milioni,
nel caso in cui risulti confermata l’accusa di frode fiscale. Secondo gli americani la banca ha aiutato circa
22 mila clienti ad evitare di
pagare al fisco 10 miliardi
di dollari (la banca sostiene che si tratta di massimo
7 miliardi).
Quest’anno Credit Suisse ha già pagato 275 milioni di franchi per chiudere
tutti i procedimenti legali
relativi alla vendita di mutui sub-prime a Fannie
Mae e Freddie Mac, i due
più grossi conglomerati
immobiliari americani. Fino ad oggi la multa più elevata imposta ad una banca
svizzera da parte delle autorità statunitensi è stata di
780 milioni di dollari, pagati dalla Ubs. Se Credit
Suisse non proverà la propria innocenza passerà al
primo posto della hit parade delle multe bancarie.
Dove finiscono tutti
questi soldi e da dove arrivano? Facile rispondere, il
fisco americano e l’Unione
europea nel caso di Goldman Sachs li intascano ed
i correntisti li pagano attraverso spese bancarie più
elevate.
Pestoni, Guerra e Chiesa IN
TELE
convocati da Simpson
VISIONE
Sean Simpson ha scelto i primi 22
Dopo una buona qualifica e l’ottavo
posto in griglia, Raffaele Marciello ha
incontrato qualche difficoltà nella gara
d’esordio del campionato Gp2. La prima delle due prove in Bahrain ha visto
il pilota di Caslano al 18° posto finale
giocatori per la fase d’avvicinamento
ai Mondiali di Minsk. Tra di essi per le
prime amichevoli figurano anche i ticinesi Pestoni, Samuel Guerra e Chiesa.
Prima rivale, mercoledì 9, la Svezia.
losport
domenica 6 aprile
13.40 LA2
Tennis: Svizzera-Kazakistan
mercoledì 9 aprile
20.20 LA2
Calcio: Champions League
In attesa del Basilea
c’è l’aggancio del Gc
Una sconfitta “storica”
per il Bayern Monaco
Il primo atto della finale
premia subito il Lugano
domenica 6 aprile
16.50 LA2
Formula1: Gp Bahrain
giovedì 10 aprile
20.50 LA2
Calcio: Valencia-Basilea
martedì 8 aprile
20.20 LA2
Calcio: Champions League
sabato 12 aprile
20.00 LA2
Hockey: Playoff. Finali
Seppur con una partita in più rispetto
ai rivali del Basilea, il Grasshopper ha
trovato l’aggancio alla testa della classifica in Super League battendo 2-0 lo
Zurigo con doppietta di Caio. Nell’altro
anticipo, il San Gallo batte 4-1 l’Aarau.
Sconfitta a sorpresa in Bundesliga per
il Bayern Monaco. La battuta d’arresto
per 1-0 contro l’Augsburg è in qualche modo storica, perché arriva senza
gol all’attivo (una prima per Guardiola)
e dopo 53 partite senza perdere.
Con un secco 3-0 il Lugano volley ha
aperto nel migliore dei modi la finale del
massimo campionato svizzero contro il
Schönenwerd. Eloquente il punteggio dei
parziali per Banderò e compagni che hanno vinto 25-18, 25-17, 25-15.
L’iniziativa
Domenica
6 aprile 2014
BELINDA
BENCIC
Grande impresa quella
compiuta dalla promessa
sangallese al torneo Wta
di Charleston, dove allo
stadio dei quarti di finale
ha superato l’italiana Sara
Errani, riuscendo così ad
entrare tra le migliori 100
della classifica Wta
Ora la Romandia
pensa al 2026
per le Olimpiadi
A PAGINA 45
Il tennis
Davis
Federer e Wawrinka non brillano
e il Kazakistan sogna l’impresa
IL PUBBLICO
DEL PALEXPO
Seppur sostenuti
dai sedicimila
dell’impianto
ginevrino, i
rossocrociati non
sono riusciti ad
avere la meglio
sulla coppia
kazaka
Reuters
Reuters
tutti
i protagonisti
servizio al duo kazako andando
a condurre per 4-2. Un vantaggio gestito a dir poco male da
parte del basilese e del vodese
che, quando si sono trovati a dover chiudere la frazione, hanno
concesso a Golubev e Nedovyesov la possibilità di effettuare il
controbreak per riportarsi sul 54. Conservate le battute da entrambe le parti, la soluzione del
secondo set è arrivata dal fatidico tie break. Subito il minibreak.
Immediatamente in entrata.
Con il duo elvetico che non è poi
più riuscito a mettere in difficol-
SUGLISPALTI
FEDERER
Continua il buon
momento per il
basilese che è
tornato in
grande forma
GOLUBEV
Prestazioni di
alto livello per il
kazako che
dopo il singolare
vince il doppio
WAWRINKA
Il vodese deve
riuscire a
ritrovare la
costanza del
proprio gioco
LAAKSONEN
Il bernese
sembra aver
capito la lezione
dopo il periodo
di esclusione
LÜTHI
Per il capitano
di Davis il punto
importante è
quello di tener
alto il morale
LAMMER
Per lo zurighese
una delle ultime
apparizioni con
la nazionale di
Coppa Davis
L’hockey
Il Friborgo riapre la sua serie
e lo Zurigo ha il match point
Sull’altro “versante” delle semifinali, nella sfida tra Zurigo
Lions e Ginevra (senza lo squalificato Picard), Ryan Keller deve aver
deciso di vestire i panni dell’ago
della bilancia, visto che a cavallo
tra il primo e il secondo tempo l’at-
MASSIMO SCHIRA
in
Si può certamente parlare di
pasticcio doppio in Coppa Davis. Davanti al tutto esaurito del
Palexpo di Ginevra, il duo rossocrociato composto da Roger Federer e Stanislas Wawrinka non
è riuscito ad avere la meglio, ieri,
sabato, sui kazaki Andrey Golubev e Aleksander Nedovyesov,
che si sono imposti per 6-4, 7-6
(7-5), 4-6, 7-6 (8-6) in poco meno di tre ore di gioco.
Una sconfitta che permette
al Kazakistan di portarsi in vantaggio per 2-1. Non è comunque
tutto compromesso per la squadra elvtica che, oggi, domenica,
può contare sui due singolari
che dovrebbero dare ai rossocrociati il biglietto per le semifinali di Davis, evitando nuovi pasticci.
Un match che è cominciato
immediatamente tutto in salita
per il duo elvetico, che, in entrata della prima frazione di gioco,
si è fatto strappare il servizio. Un
vero colpo al morale per Federer
e Wawrinka, che hanno cercato
di rientrare in partita, senza però
trovare le soluzioni giuste. Un
break poi risultato decisivo per
Golubev e Nedovyesov che,
mantenendo saldamente la battuta, hanno portato a casa il primo set per 6-4.
Una falsa partenza che proprio non ci voleva per la coppia
rossocrociata, che ha subito cercato di reagire, strappando - nel
sesto gioco del secondo set - il
15
Kloten e Ginevra al tappeto e le semifinali continuano
Pasticcio
doppio
MASSIMO MORO
Ti-Press
Impresa della Bencic
a Charleston con la
sua prima qualifica
alle semifinali
battendo Sara Errani
tà la coppia kazaka che ha fatto
suo il game decisivo per 7-5,
mettendosi così in tasca anche
la seconda frazione di gioco per
7-6.
Trovatosi con le spalle al
muro il duo svizzero è riuscito finalmente ad alzare il proprio li-
MASSIMO SCHIRA
LE COPPE TRA NOVITÀ E CROLLI
L
a settimana dell’andata dei quarti di finale nelle coppe
europee permette già di ragionare su alcuni cambiamenti nella geografia del calcio continentale. In Champion’s
League, ad esempio, il Paris Saint Germain degli sceicchi pare
aver superato l’ultimo scalino che lo separava dalle superpotenze europee. A suon di milioni, si potrebbe obiettare, ma
l’equazione soldi uguale vittoria non è sempre scontata. D’altra parte, l’egemonia tecnico-tattica del Barcellona sembra in
chiaro declino ed è “bastato” un Atletico Madrid super aggressivo (anche sopra le righe) per far emergere alcuni limiti, forse
insospettati alla vigilia per i catalani. Continua, invece, l’ascesa
del Bayern Monaco, che nonostante il pareggio di Manchester
non dovrebbe avere grossi problemi a strappare la qualifica
per le semifinali. A crollare per davvero sono però stati Borussia Dortmund e Chelsea, in crisi di gioco, più che di risultati.
Grande conferma, infine, dal Basilea in Europa League. Nonostante una difesa traballante, i renani hanno fatto un sol boccone di un Valencia fin troppo sicuro di sé.
vello di gioco, e nel quinto game
ha carpito il servizio ai kazaki
per portarsi sul 3-2. Al contrario
del secondo set e con Federer a
spronare un Wawrinka estremamente falloso, i rossocrociati sono riusciti a gestire magistralmente il prezioso break, chiudendo per 6-4.
Sulle ali dell’entusiasmo Federer e Wawrinka hanno cercato
nel quarto set di mettere sotto
pressione Golubev e Nedovyesov, che sono però riusciti nell’impresa di cancellare diverse
palle di break e agguantare così
nuovamente il tie break. Un gioco decisivo (il quarto in due giorni, purtroppo tutti persi) che ha
visto la coppia rossocrociata in
vantaggio in diverse occasioni
ma che ha infine permesso ai kazaki di chiudere il match per 8-6.
Intanto si conosce la prima
semifinalista di coppa Davis, visto che i detentori del titolo, la
Repubblica Ceca ha superato il
Giappone per 3-0 pur senza il
leader Tomas Berdych.
Per quanto riguarda il settore femminile un plauso lo si deve doverosamente fare alla giovane promessa elvetica Belinda
Bencic, che al torneo Wta di
Charleston è riuscita a qualificarsi per le semifinali. Allo stadio dei quarti, la sangallese è
riuscita nell’impresa di batterel’italiana Sara Errani per 4-6, 6-2,
6-1. Una vittoria che permette
alla diciassettenne di entrare tra
le migliori 100 della classifica
Wta.
[email protected]
Una vittoria che ha dell’incredibile da una parte, una gara dominata dall’altra. E la magia dei
playoff prosegue con il Friborgo
che costringe a gara-6 il Kloten con
un successo da cardiopalma e con
lo Zurigo che conquista il primo
match point contro il Ginevra.
Per cercare di raddrizzare la
sfida e avere maggior incisività offensiva, Kossmann rinuncia a
Monnet, rivoluzionando in parte i
terzetti offensivi. La presenza in attacco in un primo tempo molto
tattico ed attento, però, è soprattutto del Kloten, che approfitta anche
degli sviluppi dell’unica superiorità numerica per provare ad installarsi nel terzo del Gottéron. Anche
se, poi, lo 0-0 del ventesimo di certo non sorprende.
A sorprendere, invece, è il fatto
di vedere un secondo periodo totalmente diverso. Con il Friborgo
che finalmente prova a partire a
razzo, ma si fa infilare dopo 56 secondi da Romano Lemm, che lancia gli aviatori verso una fase di
nuovo predominio sul ghiaccio.
Interrotto solo da una superiorità
numerica dei padroni di casa e da
un grande “shift” della “paradesturm” Sprunger-Bykov-Hagman,
che conferma però le parole di Kosmann, tirando molto, ma non trovando la via della rete.
Una situazione che affligge i
friborghesi anche nel terzo conclusivo, dove la pressione di Mauldin e compagni si fa sentire, ma
non riesce a far cedere un Martin
Gerber comunque in versione extra lusso. Almeno fino ad incredibili 4 secondi dal termine, quando
Sprunger spinge dentro un pareggio che porta tutti all’over time.
Che paradossalmente diventa il
periodo più piacevole del match,
con diverse occasioni che portano
al gol di Pouliot, che manda tutti a
gara-6.
taccante canadese porta a sette il
suo bottino personale di reti nella
sola serie di semifinale. Portando
nel contempo la sua squadra avanti per 2-0 in gara-5. Con gli zurighesi che si permettono anche il lusso
di sciupare un numero quasi in-
credibile di occasioni da gol.
Un copione che non muterà
più fino al sessantesimo, con i
Lions che resistono senza nemmeno troppo soffrire al disperato assalto finale del Servette.
[email protected]
LaNhl
Assist di Josi
contro Hiller
e Luca Sbisa
POCHI GOL E TANTE OCCASIONI
Partita intensa e decisa da un gol a 4
secondi dal 60’ che porta Friborgo e
Kloten all’over time dove il Gottéron trova
il modo di portare la sua sfida a gara-6
La presenza ormai costante di
giocatori svizzeri in National Hockey League fa si che, regolarmente, vadano in scena sfide incrociate
tra connazionali. È il caso del “derby” giocato nella notte tra venerdì e
ieri, sabato, tra i Nashville Predators di Roman Josi e gli Anaheim
Ducks di Jonas Hiller e Luca Sbisa.
Una partita che ha visto Josi tra i
protagonisti del 5-2 in favore della
franchigia del Tennessee, visto che
ha fornito l’assist per il punto
d’apertura della serata. Meno brillante, per contro, la prova di Hiller,
che ha vissuto una serata di staffetta con il collega Frederik Andersen. Nei 37’05” passati sul ghiaccio, l’estremo difensore ha respinto
13 dei 17 tiri contro la sua porta.
Sbisa, invece, ha giocato quasi 19
minuti, chiudendo con un bilancio
neutro. I Ducks sono già da tempo
qualificati ai playoff, mentre per
Nashville le possibilità sono poche.
In pista è poi sceso anche Damien Brunner con New Jersey nella sfida vinta dai Devils per 2-1
contro Washington. Per l’attaccante ex Zugo bilancio di -1 e quasi 16
minuti di impiego. New Jersey resta quindi in corsa per un posto nei
playoff.
La Formula 1
Il calcio
Continua il dominio Mercedes
Il Servette passa di misura al Lido e il Wohlen pareggia
Nelle qualifiche del Bahrain Nico Rosberg precede Hamilton
Il Locarno perde ancora
ed è sempre più ultimo
Anche in Bahrain continua il
dominio Mercedes. Nelle qualifiche andate in scena, ieri, sabato,
la prima fila è andata tutta alla
scuderia tedesca. In questa occasione la pole position è andata a Nico Rosberg, che ha
preceduto il compagno di
squadra e leader del Mondiale, Lewis Hamilton.
Una qualifica ricca di
sorprese con una seconda fila
a dir poco inedita. Con la penalizzazione comminata all’australiano della Red Bull Daniel
Ricciardo, retrocesso di dieci posizioni per i fatti del Gran Premio
di Malesia, la terza posizione è
andata al finlandese della Williams Valtteri Bottas che ha preceduto il messicano della Force
India, Sergio Perez.
In questa occasione c’è da segnalare la quinta posizione ottenuta dalla Ferrari di Kimi Raikkonen che, per la prima volta in
stagione, è riuscito a far meglio
del compagno di scuderia Fernando Alonso, che non è andato
Altro “ko” per il Locarno, altri
punti per il Wohlen. Si complica la
situazione in Challenge League
per i “bianchi”, che ieri, sabato,
hanno perso 1-0 in casa contro il
Servette proprio mentre i rivali diretti per la salvezza strappavano
un punticino al
Wil. Il distacco
dalla coppia Wohlen-Chiasso è
ora di 4 punti.
Ad un avvio
di gara piuttosto
positivo da parte
dei padroni di casa - ancora orfani
del play maker
Hassel, che parte
dalla panchina fa seguito una
crescita da parte Ti-Press
dei ginevrini. Che però nel computo delle occasioni da rete del primo
tempo sono superati dai bianchi di
Maccoppi. Che con Buess, Pacarizi
e la traversa di Pignalberi sfiorano
il vantaggio, anche se rimane il
oltre la nona posizione sulla griglia di partenza. “Per ora ci sono
stati circuiti favorevoli
alla
Mercedes,
ma ne arri-
veranno altri, speriamo a noi più
adatti - ha dichiarato Alonso -.
Quindi dobbiamo limitare i danni perché questi punti potrebbero essere importanti più avanti.
Non siamo certo soddisfatti e
NICO ROSBERG
Il tedesco della Mercedes
ha conquistato la pole position,
quinta in carriera,
sul tracciato di Sakhir
Reuters
Marciello diciottesimo
all’esordio nella Gp2
sappiamo che dobbiamo migliorare, ma per adesso serve un po’
di pazienza”.
Il grande deluso di giornata è
senza dubbio il campione del
Mondo della Red Bull, Sebastian
Vettel che, con un solo giro nella
seconda parte delle prove, non è
riuscito a qualificarsi per la lotta
alla pole, terminando all’undicesimo posto, poi decimo, grazie
alla penalità di Ricciardo. “Non è
stato un giorno facile - ha sottolineato Vettel -. Tutto questo fine
settimana è stato complicato. Su
un giro di pista siamo ancora un
po’ in ritardo nei confronti della
Mercedes, ma contiamo su un
buon ritmo di gara”.
Una qualifica da dimenticare, infine, per la Sauber, che sul
tracciato di Sakhir hanno messo
in mostra le difficoltà che sta attraversando in questo periodo la
scuderia di Hinwil. Con Esteban
Gutierrez che ha terminato in
quindicesima posizione, mentre
Adrian Sutil addirittura al diciottesimo posto.
m.m.
rammarico per una certa mancanza di freddezza sottoporta.
Stesso copione in avvio di ripresa, con Buess che si fa letteralmente ipnotizzare dal portiere avversario dopo un bel passaggio di
Pignalberi. E come spesso capita
nel calcio, chi
sbaglia… paga.
Manca un quarto
d’ora al termine
quando Roux anticipa Regazzi in
piena “zona rossa”, fredda Pelloni
e regala tre punti
al Servette.
Due trasferte
nel programma
domenicale di
Lugano e Chiasso, con i bianconeri di Livio Bordoli che rendono
visita al Bienne, avversario solitamente ostico, mentre i rossoblù
hanno il difficile compito di andare
a strappare punti pesanti sul campo della capolista Vaduz.
m.s.
14/2014
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A PAGINA 25
A PAGINA 31
ROSSI A PAGINA 30
traparentesi
6 aprile 2014
ilcaffè
PASSIONI | FAMIGLIAPASSIONI
| STILI | |BENESSERE
BENESSERE|| SPORT
SPORT
PAUSA CAFFÈ
CAFFÈ
Animalia
Niente lumache
nel piatto
del vostro cane
BOLTRI
A PAGINA
A PAGINA
YX
20
Il marketing
olfattivo
incrementa
gli affari. L’odore
influenza
le nostre scelte.
Essenze profumate
anche nell’arte,
nella moda
e nel mondo
dello spettacolo
Quando
si acquista
P
PATRIZIA GUENZI
naso
rendendo in prestito il pensiero di
Patrick Süskind che nel suo romanzo “Il profumo” scriveva “Colui che domina gli odori, domina il
cuore degli uomini”, potremmo
aggiungere che domina pure il
portafoglio. Da anni gli esperti
hanno capito che odori, essenze,
fragranze, effluvi spingono ad
aprire con più facilità il borsellino.
segue a pagina 18
con il
A
CAROLINA CENNI
PERCOMINCIARE
PATRIZIA GUENZI
DONNE CAMBIATE PASSO!
B
è, se lo dice lei dobbiamo davvero crederci. In un saggio,
la donna simbolo dell’editoria online boccia la corsa al
binomio potere-soldi. Arianna Huffington, che ha superato i 60 anni, è la nuova portabandiera del “lavorare meno,
lavorare meglio”. Una rivoluzione dolce, la definisce la fondatrice, presidente e direttrice dell’Huffington Post Media Group
nel suo libro “Cambiare passo” (Rizzoli), da poco in libreria.
Insomma, facciamo ciò che davvero ci rende felici, insiste la
Huffington. I ritmi di vita di oggi sarebbero da infarto anche
per gli uomini. Non c'è più tempo nemmeno per dormire e la
conseguenza è una società di individui stressati con problemi
fisici importanti, soprattutto al cuore, disturbi alimentari e un
costo altissimo in termini di felicità. Lavorare 80 ore a settimana ed essere reperibili 24 su 24 porta al logoramento fisico e
non dovrebbe essere la chiave per raggiungere la vetta. Il prezzo per questo modo di pensare e di vivere è decisamente troppo alto e insostenibile, scrive. Ma avverte: tocca sopratuttto alle donne tentare un’altra strada. Proviamoci!
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del Caffè
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Scansiona il logo con
a pagina 20
vete mai provato a cronometrare
quanto tempo impiegate a fare la
spesa al supermercato? Ve lo diciamo noi: circa 22 minuti, sei in
più di sei anni fa. Prima, aggirandovi tra le corsie piene di prodotti, vi lasciavate tentare dallo sfizio: una stecca di cioccolato, un
pacchetto di patatine alla paprika, una gazzosa. Piccole coccole
acciuffate all’ultimo minuto dagli scaffali, dirigendovi alla cassa.
Ecco, quello stile di shopping
non esiste più.
segue a pagina 19
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
19
parentesi
tra
La società
La spesa
Più tempo tra gli scaffali profumati,
ora la spesa è diventata consapevole
Lo shopping?
È solodiquestione
A
vete mai provato a cronometrare quanto tempo impiegate a fare la spesa al supermercato? Ve lo diciamo noi:
circa 22 minuti, sei in più di sei
anni fa. Prima, aggirandovi tra le
corsie piene di prodotti, vi lasciavate tentare dallo sfizio: una tavoletta di cioccolato, un pacchetto
di patatine alla paprika o una gazosa. Piccole coccole acciuffate
all’ultimo momento dagli scaffali,
dirigendovi alla cassa. Ecco, quello stile di shopping non esiste più.
naso
Vaniglia, cedro, gelsomino, cocco, lavanda...
un marketing olfattivo che incrementa gli affari
L’olfatto umano
LA MEMORIA
LA PERCEZIONE
IL BENESSERE
Ricordiamo ciò che vediamo dopo un
mese con un’accuratezza del 40%.
Ricordiamo un odore dopo un anno con
un’accuratezza del 65%.
Il senso dell’olfatto è così potente che
dell’odore di una puzzola percepiamo lo
0,000.000.000.000.71 di un grammo
del suo fetore.
I test dimostrano un miglioramento
dell’umore del 40% per chi è
esposto a odori piacevoli.
I GUSTI
ALLA NASCITA
LA VARIETÀ
Il senso dell’olfatto è responsabile
dell’80% dei sapori che riusciamo a
percepire quando mangiamo.
L’olfatto è il primo tra i cinque
sensi che si sviluppa nel grembo
materno.
Un individuo medio
è in grado di riconoscere addirittura più
di 10mila odori differenti.
L’ORIGINALITÀ
L’ORIENTAMENTO
L’INCONSCIO
Così come succede con le impronte
digitali non esistono al mondo due esseri
umani che hanno lo stesso odore.
Il nostro apparato olfattivo è in grado di
individuare con siccurezza la direzione
da cui proviene un determinato odore.
Il 75% delle nostre emozioni può
essere generato da un odore che
abbiamo già sentito in passato.
TAPPE ODOROSE
Singolare mostra
itinerante, ideata
dall’Usi, che mette
a dura prova
i nostri nasi
PATRIZIA GUENZI
P
rendendo in prestito
Patrick Süskind che
nel suo romanzo “Il
profumo”
scriveva
“Colui che domina gli
odori, domina il cuore degli uomini”, potremmo aggiungere
che domina pure il portafoglio.
Da anni gli esperti hanno capito
che essenze, fragranze, effluvi
spingono ad aprire più volentieri il borsellino. È il marketing degli odori, in cui le aziende investono migliaia di franchi. Come
dimostra il giro d’affari di Scent
Air, impresa che produce bombolette create apposta per far
lievitare le vendite, ben 1.500
aromi
diversi.
Tra i suoi clienti, grandi magazzini, negozi di giocattoli, catene
alberghiere, casinò, night club,
parchi divertimento e uffici che
puntano su aromi esclusivi per
stimolare i propri clienti: vaniglia, mandarino, mogano, iris,
chiodo di garofano, fico. Tant’è
che, vuoi per la scelta infinita di
prodotti, vuoi per il piacere di
respirare questa bontà, circonfusi tra vari aromi oggi impieghiamo più tempo a fare la spesa. E proprio sugli odori, ha
puntato l’obiettivo persino una
mostra itinerante ideata dall’Università della Svizzera italiana - “Ficcanaso al parco” - ora
in esposizione a Monza, nella
Villa Mirabello. Ma anche chi
convive con un animale sa benissimo quanto l’odore giusto
calmi, rilassi e rassereni Fido e
Fufi. Insomma, un profumo per
ogni circostanza.
“In realtà, l’idea di influenzare i comportamenti per mezzo di stimoli olfattivi non è certo
nuova – spiega Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi -. Si
La mostra
chiama neuromarketing, un
modo elementare, direi, per incentivare gli acquisti. Ma non va
dimenticato che la mente umana è molto più complessa e sono
parecchie le dinamiche in gioco”. Ad esempio, il rapporto coi
commessi o il proprietario, se
siamo o meno in compagnia di
qualcuno che in un modo o
nell’altro influisce sulle nostre
scelte. “Senza dire della razionalità, delle esperienze di vita,
pure fondamentale”, aggiunge
Codeluppi.
Già, eppure vi sfidiamo a
non entrare nel panificio da cui
esce un intenso aroma di biscotti al cioccolato o al cocco, spruzzato per catturare clienti a qualsiasi ora della giornata, o nel fast
food che profuma di pancetta e
carne per stimolare meglio l’appetito . E se non riuscite a schiodarvi dal bancone del negozio di
televisori e computer sappiate
che è perché state aspirando un
aroma di vaniglia e mandarino.
“Ficcanaso al Parco” dal Ticino sbarca a Monza
Un’esposizione tutta da sniffare
un viaggio tra puzze ed effluvi
I
l titolo è accattivante, il viaggio pure. A
Monza, a Villa Mirabello, sino al 15 luglio c’è “Ficcanaso al Parco”, un’esposizione olfattiva ideale per tutti coloro che
vogliono percorrere un viaggio insolito,
quello delle sensazioni “a naso”, una mostra ideata dall’Università della Svizzera
italiana (Usi). Dopo il grande successo di
pubblico in Ticino, varca il confine e va
nella meravigliosa cornice naturalistica
del parco di Monza. “Da qualche anno lavoriamo intorno ai sensi, sia con esposizioni che con laboratori – spiega al Caffè
Fabio Meliciani, collaboratore de l’Ideatorio dell’Usi -. Così è nata l’idea di affrontare anche il tema dell’olfatto che, fra tutti i
cinque sensi, è in fondo quello meno conosciuto. La mostra nasce proprio così,
dunque. Cento e passa odori che vanno
dalle puzze più terribili ai profumi più sublimi con tante curiosità: come vengono
realizzati i profumi, quali sono gli ingredienti segreti che compongono i più famosi e via odorando. Un viaggio... in punta di
naso, insomma”.
“Ficcanaso al parco” è stata realizzata
prima a Lugano, solo per le scuole, poi al
castello di Sasso Corbaro a Bellinzona
aperta al pubblico e infine ad Ascona, in
occasione di Asconoscienza. Dopodiché
l’Ideatorio dell’Usi ha pensato di proporla
anche in Italia, e l’occasione è stata proprio
a Monza. Un gran bel biglietto da visita sia
per il Ticino che per l’Università della Sviz-
Con giochi e curiosità,
alla scoperta di qualcosa
in più di sè
zera italiana.
Il percorso, da seguire, ovviamente
“a naso”, va dalla fisiologia dell’olfatto alla
chimica degli odori, dalle fragranze di
piante e animali ai profumi. È possibile pure giocare con le puzze più disgustose, magari apprezzandone per una volta l’utilità,
ma soprattutto deliziarsi con i profumi dei
fiori facendo riemergere ricordi ed esperienze di vita. A “Ficcanaso al Parco” si annusa fra giochi e curiosità, alla scoperta di
Dalla pasta alla frutta, si pianifica tutto. Tanti i dubbi che ci bloccano facendo le compere
qualcosa in più su di sé, sul mondo e sul
nostro cervello. Articolata in diverse sezioni, la mostra si snoda dalle fragranze di
piante e animali ai profumi: l’origine degli
odori, la loro chimica, gli effluvi del vino,
l’olfatto animale, la botanica odorosa, fetori e profumi, la comunicazione e i feromoni e i quadri olfattivi. Il nostro naso, così silenzioso e discreto, è dotato di una fisicità
che non cessa d’imbarazzare e incuriosire.
Esplorato dalla letteratura, dalla filosofia e
dalle scienze, l’olfatto ha conservato
uno statuto ambiguo, perché insieme al
senso del sacro, del ricordo e dell’immaginazione ha nutrito anche l’erotismo e le arti della seduzione. Senza i molteplici recettori non potremmo apprezzare il cibo né
sentire l’odore delle altre persone.
Anche il campo della nostra immaginazione ne risulterebbe ridotto. Ma né l’ambiente, né l’esperienza, né la cultura
ci hanno insegnato a prenderci cura della
varietà degli odori. Ecco quindi un’esposizione fatta solo per l’olfatto, una volta tanto
il protagonista dei cinque sensi.
c.c.
Lo stesso se vi siete incantati nel
reparto di abbigliamento maschile, allungate il naso e vi accorgerete che nell’aria c’è odore
di mogano.
E ancora. Nei casinò di Las
Vegas, ad esempio, con le sale
che odorano di violetta gli
scommettitori spendono il 45%
in più. Invece, la piña colada
sparsa sulla pista della discoteca
prima dell’apertura scatena i
ballerini. Ma pure le grandi star,
da anni utilizzano aromi durante i concerti per spingere il pubblico a scatenarsi. “La Disney
nei suoi parchi lo fa da decenni,
aromi di tipo alimentare per invogliare il pubblico ad andare al
ristorante”, ricorda il sociologo.
Comunque sia, l’uso a scopo
commerciale del nostro naso
rende. Le imprese sono sempre
alla ricerca di nuovi mezzi per
sfidarsi a colpi di vendite e le
moderne tecniche per stimolare
il mercato rispondono ad ogni
esigenza. Quanto sia importante il nostro olfatto lo dimostra
uno studio americano effettuato
nei laboratori di neurogenetica
della Rockefeller University di
New York, secondo cui l’uomo è
in grado di riconoscere fino a un
trilione, ovvero mille miliardi, di
odori diversi.
L’olfatto è l’unico tra i cinque
sensi che va dritto al cervello,
inoltre le narici hanno pure una
loro memoria: a distanza di un
anno, riusciamo a riconoscere
un odore in modo preciso nel
65% dei casi. Quindi le aziende
investono pure sul ricordo olfattivo. Così, se Süskin mirava ad
avere il potere sul cuore degli
uomini con un profumo in grado di soggiogare chiunque, il
neuromarketing punta a farci
estrarre con più facilità il borsellino.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
lo si è trasformato in un mestiere,
un occhio al prodotto, al prezzo e
pure alla salute. Via libera dunque agli alimentari ad hoc per chi
soffre di intolleranze o fastidiose
allergie, e grande successo del
biologico. Non per niente secondo l’associazione Bio Suisse gli
svizzeri sono i più grandi consumatori bio del mondo. Uova, pane, legumi, latticini, ma pure frutta e, in minor misura, formaggi e
carne. I prodotti biologici preferiti
dagli non conoscono crisi: le vendite sono in costante aumento
(1,44 miliardi di franchi di cifra
d'affari l’anno scorso) e la crescita
del settore è due volte superiore a
quella dell'insieme del mercato
alimentare. Nel 2013 la spesa pro
capite in Svizzera per prodotti
biologici è stata di 187 franchi.
Anche i supermercati, da tempo,
hanno a disposizione un’ampia
scelta di prodotti naturali e bio. La
frutta biologica, ad esempio, è
sempre fresca e di stagione, non
ha assorbito sostanze chimiche
di sintesi dannose alla salute e
può essere mangiata con la buc-
Agli svizzeri
va il primato
mondiale
nel consumo di
prodotti biologici
Gli acquirenti
paragonano
i brand, leggono
le etichette,
confrontano i prezzi
Ora si pensa bene prima di infilare un prodotto nel carrello. Si sosta tra le corsie, anche perché tra
profumi e musica non si sta poi
così male.
Non è solo questione di spendere bene i propri soldi, di comperare con un occhio al risparmio. C’è molto di più. Il ragionamento ha preso il sopravvento su
impulso e fretta. Non si piglia più
la prima cosa che capita, ma si
cerca con attenzione il prodotto e
la marca giusta e, nel dubbio, si
paragonano brand, si leggono etichette e si confrontano prezzi, ingredienti e date di scadenza.
Un metodo scientifico, verrebbe da dire. Inoltre, si consultano le offerte, si fa un elenco dettagliato di ciò che ci occorre e le carte fedeltà vanno alla grande. Razionalità è la nuova parola d’ordine. L’istinto non ci guida più. Ci
fermiamo davanti agli scaffali,
prendiamo in mano le confezioni
e, con calma, facciamo confronti.
E i tempi della spesa si sono allungati del 20% rispetto al passato. In sostanza, riempire il carrel-
cia. Buona e gustosa, mantiene
intatto il sapore, contenendo meno acqua e più vitamine. Così pure verdure e legumi, raccolti
senza forzare la crescita
delle piante, contengono molta fibra, tante
vitamine e proteine, e sono saporiti e nutrienti.
Insomma,
più che alla
quantità ora si
punta sulla qualità. Alimenti più
sani e controllati. I
punti vendita sono
scelti con cura, perdendo anche tempo prezioso,
ma ne vale la pena. Se si tratta
della salute della nostra famiglia
pazienza e tenacia non sono mai
sufficienti. Una domanda sorge
però spontanea a questo punto:
in una società sempre più frenetica, questi sei minuti in più dove li
abbiamo trovati? A qualcosa
avremo dovuto rinunciare. Ma ne
è valsa sicuramente la pena.
c.c.
La curiosità
Anche per il cane e il gatto
aromi utili e molto salutari
G
NELL’ARIA
O SUL PELO
L’essenza si
può strofinare
sulla cute
dell’animale o
diffonderla
nell’aria
li oli essenziali di ginepro, legno di rosa, basilico, verbena, tea tree, lavanda, incenso,
camomilla, rosmarino, rosa, legno di rosa,
finocchio, eucalipto, mirra, timo, sandalo, maggiorana, melissa e via elencando non spingeranno
Fido e Fufi a diventare dei compratori compulsivi,
ma si riveleranno una mano santa per l’animale a
livello cutaneo, circolatorio, digerente, endocrino
e nervoso. Utilissimi in caso di fatica, stress, depressione, separazioni, traslochi, diarrea/stitichezza, gastrite, ma anche per combattere allergie, disturbi di origine psicosomatica con relative
allergie, assicurano gli esperti. Oli che possono venir strofinati sul pelo, oppure essere diffusi nell’ambiente. Tuttavia, qualche accorgimento va
adottato.
Attenzione a prendere una boccettina di essenza e
strofinarla sul pelo dell’animale. I gatti, ad esempio, già sono molto sensibili e in generale non si
entusiasmano per gli odori. Se il vostro micio di
casa sparisce al contatto con un profumo significa
che non gli piace. Meglio non insistere. Per loro,
anziché lo strofinamento sulla cute, quindi, utilizzate una lampada-diffusore così da sfruttare meglio le essenze che si diffondono nell'aria, senza
stressare il micio. Ecco qualche consiglio: rosmarino, lavanda e ylang-ylang per gatti attivi di notte;
neroli, rosa e camomilla romana in caso di stati di
gelosia; salvia sclarea per combattere il raffreddore e melissa per tranquillizzarli. Per il cane, invece,
melissa e camomilla romana se è nervoso e agitato; rosa o neroli se lo vedete triste o se ha appena
subito una perdita; eucalipto o mirto contro le
malattie da raffreddore e alle vie respiratorie; camomilla blu o elicriso perché calma e lenisce ferite lievi; geranio se l’animale è stanco ed esausto e
anche per combattere diverse patologie della cute. Infine, contro parassiti e zecche, 1-2 gocce da
massaggiare sulla cute di albero del thè e lavanda.
Un utile consiglio per la cura delle zampe è il burro di karitè. Ha proprietà emollienti ed essendo
privo di sostanze chimiche se anche il cane si lecca non c’è alcuna controindicazione.
p.g.
Lo spettacolo
I loghi emotivi sono la tendenza del momento, inondano gli spazi e la mente
Arrivano i fragrance designer,
arte e moda lasciano la scia
I
n principio fu Jovanotti. Ed
era solamente il 1999. Il celebre cantante introdusse nel
suo tour i profumi. “Sarà uno
show che coinvolgerà tutti i sensi, anche l'olfatto”, annunciò Lorenzo. E così fu. Per la prima volta, infatti, aromi e odori avvolsero il pubblico segnando i diversi
momenti del concerto. Un apposito macchinario diffondeva dal
palco verso la platea essenze, rigorosamente naturali, di limone, mare, erba tagliata, patchouli, caffè e menta. “Un concerto è
un’emozione non ripetibile commentava Jovanotti -. Esserci
è tutta un’altra cosa, ancor di più
se ci sono i profumi, l'unico
mezzo di comunicazione che
non si può registrare e riprodurre. L'olfatto è uno di quei sensi
che appartengono al presente".
Come dargli torto? In seguito, altri cantanti hanno impregnato di
profumo i loro vocalizzi, copiate
da parecchie discoteche internazionali famose.
Oggi la chiamano scenografia
olfattiva e sta prendendo sempre
SCENOGRAFIA
DA RESPIRARE
Gli aromi
vengono
diffusi tra
il pubblico
ai concerti
o a teatro
più importanza perché ci si è finalmente resi conto di quanto bistrattato fosse stato fino ad ora il
senso dell’olfatto. Il concerto di
profumi è la massima espressione di ciò, l’obiettivo infatti è trasportare lo spettatore in un viaggio all'interno di sé stesso attraverso le sue memorie olfattive
per dare vita ad un concerto di
emozioni.
Le scenografie odorose hanno il potere di trasformare le performance artistiche in vere espe-
rienze sinestetiche, dove la fusione dei sensi, vista, udito e olfatto,
si fonde in un tutt’uno con l’evento. Profumare uno spettacolo teatrale, ad esempio, rinforza e guida lo stato d'animo del pubblico,
aggiungendo spessore alla realtà.
Ma non solo. Gli attori possono
avvalersi di profumi personalizzati realizzati su misura per il personaggio che interpretano così
da entrare meglio nella parte. Già
da tempo, in Francia, il cinema
Rex di Parigi organizza le antepri-
me di alcuni film con allestimenti
olfattivi mirati a rinforzare l'effetto realistico delle immagini.
Ma non è tutto. Oggi, sta
prendendo sempre più piede il
cosiddetto logo olfattivo e sono
tanti i brand famosi che si affidano ad un “fragrance designer”, ovvero un designer di profumi, per
creare il proprio: Gucci, Geox,
Abercrombie & Fitch e Diesel,
tanto per citarne alcuni. Un logo
comunica l’intero sistema di valori dell’azienda, la sua immagine. Rispetto alla comunicazione
tradizionale, il logo olfattivo ha il
vantaggio di occupare interamente lo spazio, pervadendo in
toto l’ambiente in cui è diffuso.
Può essere utilizzato su supporti
materiali oppure sparso negli
ambienti. Diffondendo l’odore
durante eventi legati all’azienda
si può pure indirizzare il pubblico
verso una data risposta emotiva,
che scatterà puntuale con la percezione dell’odore, sul prodotto o
nei negozi che lo vendono. Insomma, arte e moda lasciano la
scia.
c.c.
20
Assoluto
Il dettaglio
Optical
Giacchino con collo
alto e bordo di pizzo
su pantaloni capri a
vita bassa e sandali
in tinta, Les Copains
Bianca la borsa
a trapezio con tasca
ricamata di Mulberry
Le righe bianche
e nere creano
l’effetto optical
nell’abito lungo
di Roccobarocco
tra
animalia
l’abito
parentesi
Immacolato, romantico e minimal
andare in bianco è di gran moda
LINDA D’ADDIO
I
l non colore per eccellenza, il bianco,
continua ad essere in vetta alla hit delle
tinte più cool della bella stagione. Assoluto, immacolato, romantico oppure minimale e rigoroso, rimane un classico che ogni
estate si rinnova grazie ai tessuti e alle forme. Versatile, elegante, sportivo o bon ton, si
indossa a tutte le ore del giorno e della sera.
Al contrario del nero, che assorbe il calore, è
fresco e di conseguenza è ideale anche per le
giornate più calde. Bellissimo in versione totale, si abbina a qualsiasi altra tinta, basica,
delicata o esagerata essa sia. Sembra un
controsenso, ma si può anche combinare tono su tono perché infinite e sfaccettate sono
le sue diverse sfumature, che spaziano dall’ottico al gesso passando per i grigi.
Assoluto e totale. Così lo preferiscono gli
stilisti che ogni estate lo reinterpretano e lo
rinnovano. Ideale per chi ha paura di cadere
in tentazione con le tinte pastello rimane comunque una scelta di stile ineccepibile. Si
adatta al giorno, alla sera, alla vita cittadina e
a quella sportiva. Spolverini, giacche, abiti,
gonne, pantaloni, anche gli accessori vanno
in bianco. Per la sera il longdress cangiante
senza spalline dalla linea fluida di Hussein
Chalayan o il minidress con inserti di pizzo
di Alberta Ferretti. Per chi ama lo sport wear
c’è la combinazione stile tennis di Diesel
Black Gold, camicia smanicata in voile su
gonna a portafoglio, o il total white di Lacoste, bomber su canotta e miniskirt. Diverse
le proposte in bianco assoluto anche per il
giorno: tailleur con gonna svasata di Micha-
Spolverini, giacche, abiti,
gonne, pantaloni, anche
gli accessori sono neutri
el Kors, salopette in denim bianco di Replay,
abito chemisier smanicato di Salvatore Ferragamo, tuta lunga di Gianfranco Ferrè, camicia e pantaloni per Daks e Paul Smith.
Bianco il cappello con coda di Philosophy by
Natalie Ratabesi, bianca la tracolla di Borbonese, bianchi anche i grandi occhiali da sole
con banda-logo di Gucci.
In combinazione con le altre tinte, si
sposa perfettamente con tutti i neutri e con i
basici di stagione: grigio, blu e naturali. Si
abbina alle tinte safari: sabbia, kakhi, verde
savana, fango, tortora. Smorza le
tinte accese: rossi, fucsia, bluette, viola, verdi, gialli e aranci. Completa i look
pastellati di gran moda di questa primavera estate. Camicia bianca e gonna grigia svasata per Tod’s. Smorza il rosso delle coulotte e il turchese del bomber nel
look sportivo di Andrea Incontri. Si
combina con le proposte pastello di Burberry Prorsum e con l’outfit glicine di Drome.
In coppia al suo esatto contrario, il nero,
l’optical rimane una costante di ogni primavera. Un mix intramontabile rinnovato nelle
stampe, che spaziano dagli inserti a contrasto ai motivie ai tagli grafici e geometrici fino
alle più nuove declinazioni floreali, etniche
o paisley. Un inserto a fascia black muove il
bellissimo abito lungo a sirena in crêpe di
seta dalla linea scivolata di Roccobarocco.
La versione giorno di Chanel del bianco &
nero gioca con i tessuti maschili che vestono
tailleur o tubini da indossare con blazer e
giacchini. Predilige la stampa paisley Dkny
su abiti o completi ideali per la vita cittadina. I profili doppi a contrasto caratterizzano
il cappottino bianco di Miu Miu.
Scrivete
Inviate le vostre domande al veterinario
del Caffè
[email protected]
Potete scrivergli anche entrando nella
pagina web del sito www.caffe.ch
cliccando sulla rubrica “Qua la zampa”
Alla larga dalle lumache,
cibo pericoloso per il cane
La domanda
La risposta di Stefano Boltri
E
Q
gregio dottore non è certo una novità
quella che sto per dirle. Mi riferisco
all’esistenza di un’infezione da parte
di un verme che si localizza a livello polmonare. Ora per me la cosa è più che mai
attuale in quanto al mio golden di circa
quattro anni è stata diagnosticata una
malattia polmonare riferibile ad Angiostrongylus vasorum.
Dopo qusta diagnosi ho pensato di rivolgermi a lei per avere alcuni chiarimenti, in particolare
sulle modalità di contagio, sulla
presenza di zone a rischio ed
eventuali comportamenti sempre considerati pericolosi.
Inoltre le sarei grato se mi
fornisse informazioni
sulla eventuale terapia.
Grazie mille.
ualora la diagnosi fosse confermata, le posso dire
che l’angiostrongilosi è una malattia parassitaria
causata da un nematode: Angiostrongylus vasorum. In realtà i parassiti adulti si localizzano a livello di
arteria polmonare dell’ospite definitivo, rappresentato
dal cane domestico e anche dai canidi selvatici. Dopo
l’accoppiamento le femmine depongono le uova che
entrano nel circolo sanguigno e raggiungono i capillari
polmonari dove evolvono a larve che risalendo l’albero
respiratorio, una volta raggiunta la faringe vengono deglutite ed esplulse con le feci. A tal punto, come in molte
altre malattie parassitarie, deve intervenire un ospite intermedio, qui rappresentato dalle lumache. Il cane
mangia le lumache infestate ed il ciclo ricomincia. Purtroppo, in caso di infestazioni massicce possono venire
colpiti più organi ed in assenza di un adeguato trattamento antiparassitario, l’esito è spesso infausto.
I sintomi che lei ha notato nel suo cane sono
tipici, e cioè il facile afffaticamento, la presenza di tosse e dispnea dovute proprio alla bron-
Combinato
La classica
camicia bianca
si abbina
perfettamente
alla gonna svasata
grigia nel look
di Tod’s.
co polmonite parassitaria e all’ipertensione nel circolo
polmonare. Nei casi più gravi possono comparire segni di compromissione cardiaca come ascite, pallore
delle mucose e soffi cardiaci fino anche ad episodi di
sincope.
Ovviamente in tali e gravi casi la morte può sopravvenire per il progressivo peggioramento della funzionalità cardio polmonare. Il rischio di infestazione è variabile in relazione alla presenza più o meno massiccia
degli ospiti intermedi, ma anche al modo di vita del cane che se trascorre la maggior parte del tempo all’aperto rischia di mangiare più lumache di un cane che vive
in città.
Un altro fattore da non trascurare è l’età, i cani giovani sono più curiosi e giocherelloni oltre che predatori. L’Angiostrongilosi è decisamente in aumento forse a
causa di una maggiore attenzione, ma anche dalle moderne procedure diagnostiche. Per la terapia esistono
oggi molecole molto efficaci rappresentate dalla milbemicina ossima e dal moxidectin spot-on.
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
21
tra
parentesi
Vivere ino
Lo studio
100
anni
a
L’aspettativa di vita si allunga
...e i ticinesi sono in prima fila
Corbis
DURATA MEDIA DELLA VITA IN SVIZZERA
L’ASPETTATIVA DI VITA degli svizzeri in relazione all’età
100
Donne
Uomini
90
80
Alla nascita
A 30 anni
a 50 anni
a 65 anni
70
a 80 anni
1980
72.4
79.2
44.5
50.4
26
31.3
14.3
18.2
6.2
7.6
60
1990
74.1
81.2
46.1
52.2
27.7
33.1
15.6
19.8
6.3
8.7
50
2000
77.4
83.1
48.7
53.8
29.9
34.5
17.3
21.1
7.6
9.4
2010
80.2
84.6
50.9
55.2
31.8
35.5
18.9
22.2
8.4
10.2
oggi
80.5
84.7
51.2
55.2
32.1
35.7
19.9
22.1
8.4
10
0
1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030
Fonte: Ustat
EZIO ROCCHI BALBI
I
l sogno di vivere fino a
cent’anni non è poi così
un sogno. Ci siamo vicini,
vicinissimi, visto che gli
svizzeri che saranno teenager nel 2030 possono tranquillamente confidare di raggiungere mediamente i novant’anni, e le teenager tre anni
in più. Basta scorrere gli ultimi
rilevamenti dell’Ufficio federale di statistica (Ustat) sulla
mortalità della popolazione
per accorgersi quanto si siano
allungate, anno dopo anno, le
speranze di vita. Solo dall’inizio del terzo millennio, ad
esempio, i maschi sono passati
da una media di 76,9 anni a
80,5 mentre le donne da 82,6 a
84,7. Insomma, uno per l’altro,
circa tre anni a testa, e non è
poco.
E il fenomeno della “quarta
età”, che vede come alfiere il Ticino, cantone-record per longevità, è ben lungi dall’essere
esaurito. Anzi, leggendo i numeri dell’Ustat, si scopre che
quella che era già considerata
la “rivoluzione grigia”, per i demografi si è trasformata in una
“rivoluzione bianca”. Anche se,
come ricorda il geriatra Graziano Ruggieri (vedi intervista nella pagina) l’importante non è
diventare ultracentenari costi
quel che costi, ma rimanere
“fit”, funzionalmente validi,
nella quarta età.
L’Ustat, in collaborazione
col Servizio cantonale di ricerca, ha incrociato i dati storici
della mortalità cantone per
cantone dagli inizi del secolo
scorso ai giorni nostri, adottando un modello matematico che
permette di presagire l’aumento delle speranze di vita fino al
2030. Meglio premettere subito
che le donne saranno sempre
più longeve degli uomini, anche se il divario si accorcia. Se
Il geriatra
nel 2000, alla nascita, il “vantaggio” femminile della speranza di vita sugli uomini era di 4,1
anni, fra quindici anni scenderà a 3,6 anni. E comunque la generazione degli anni Cinquanta può già fare affidamento sul
fatto che il 4,4% dei maschi e il
9,2% delle femmine ha buone
possibilità di soffiare sulle candeline del genetliaco secolare.
Un anniversario che, per i nati
all’inizio dello scorso secolo, si
realizzava nello 0,5% dei casi.
I livelli di sopravvivenza,
però, non sono omogenei, indipendentemente dal considerare in questa “rivoluzione bian-
ca” sia allungamento della vita
o della vecchiaia. Il Ticino, nelle elaborazioni Ustat, grazie alle donne si ritrova leader nelle
classifiche di aspettative di vita
nelle due categorie più importanti: quella degli over 50 e
quella di chi ha già 65 anni. Un
primato che divide col canton
“Una vecchiaia ancora più vecchia,
la quarta età ora non è un’illusione”
“N
o, non è un’idea utopica, a
cent’anni ci si arriverà”. Il
sogno di festeggiare il secolo è più che realistico per il geriatra
Graziano Ruggieri, primario della clinica riabilitativa Hildebrand di Brissago, che vede nella Svizzera, e soprattutto nel Ticino, le condizioni
ideali per raggiungere l’ambito traguardo. “È così, perché abbiamo tutti
gli strumenti per puntare in alto: un
buon welfare, i fattori ambientali, prestazioni mediche e soprattutto la prevenzione. E ricordo che già ora il Ticino è tra le regioni più longeve al mondo”.
Si riferisce all’alto tasso di ultracentenari nel cantone?
“No, non è importante superare il
secolo, quello che conta è la longevità
funzionale, quella che ti permette, come suggeriscono tutti i biodemografi,
un ulteriore invecchiamento nella
vecchiaia. Un’età avanzata sì, ma funzionalmente efficiente”.
Ed è l’obiettivo che ci si aspettava?
GRAZIANO
RUGGIERI
Geriatra
e primario
della clinica
riabilitativa
Hildebrand
di Brissago
“Gli scenari dipinti dagli epidemiologi negli anni ’70 e ’80 andavano in due direzioni. Il primo studio
prevedeva già una crescita delle
speranze di vita, anche se vari programmi medici pronosticavano
con l’aumento della longevità anche un aumento delle malattie croniche più frequenti negli anziani:
da quelle cardiovascolari, agli ictus, ai tumori. Tutte patologie che
aumentano la mortalità”.
Si erano sbagliati?
“No, quello studio non possiamo considerarlo ancora smentito,
anche perchè parliamo di malattie
che non sono certo state sconfitte,
per tacere di quelle ancor più tipiche dell’età come la demenza senile. Personalmente, però, preferisco
l’altro studio non meno importante”.
Che escludeva l’aumento di
malattie?
“No, si invecchia, le malattie aumentano, ma buona parte degli anziani non è relegato allo stato semi-
vegetativo, ma rimane ‘fit’, funzionalmente valido”.
Possiamo quindi aspettarci un
futuro ottimista, sia in termini di
longevità, sia come capacità di
essere funzionali, indipendenti
nella terza età?
“Ma già adesso è così. Provi ad andare a dire ad un 65enne se si ritiene
‘vecchio’. Anzi, risponderà che sta così bene da poter parlare di una seconda giovinezza. Sì, forse è meglio parlare ormai di una quarta età”.
Si è “vecchi”, quindi, solo ai fini
statistici?
“Per i demografi, finora, si prendeva in considerazione un confine
‘amministrativo’, quello dell’età della
pensione. E le statistiche finiscono
per tener conto dell’età in cui il cosiddetto ‘ciclo produttivo’ è terminato.
Ma la vita è un’altra cosa e questa crescita delle aspettative, statisticamente, ci conferma che abbiamo decenni
davanti. L’importante è affrontarli
con il piglio giusto e con le funzionalità adeguate”.
Ginevra. Per i maschi, invece,
anche se per pochi mesi, primeggia ancora Ginevra con Basilea campagna e Nidwaldo.
L’asticella della longevità è
dunque fissata sempre più in
alto, in un’epoca ossessionata
dai test clinici, dalla prevenzione sanitaria e dalla ricerca genetica. E il tutto, naturalmente
tenendo conto – grazie ad una
complessa equazione - anche
dei fattori di rischio, delle malattie e dello stile di vita. Il risultato per un 40enne medio in
buona salute, ad esempio, è sapere che può serenamente proiettarsi fino agli ottanta. Con un
rischio di mortalità che è
circa dell’uno per mille. L’unico aspetto negativo di questa rivoluzione demografica è
il rischio di far saltare
le strutture del welfare, i sistemi pensionistici e gli orientamenti della sanità. Ma questa è
un’altra storia. Quello
che conta è aspettarsi
uno scenario di anziani attivi e sani, capaci di “invecchiare
nell’invecchiamento”,
come ricorda il dottor
Ruggieri, mantendendo il
loro passo in una società che va
di corsa. La rivoluzione bianca
è appena iniziata, ma già sapere che ogni svizzero che oggi va
in pensione avrà a disposizione
più di vent’anni di vita, è una
bella media.
[email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
22
tra
leauto
parentesi
La nuova berlina Mercedes-Benz cambia misura per diventare ancora più comoda e attraente
La classe si riassume in una C
STEFANO PESCIA
S
e osservate con attenzione
l’estetica molto curata della nuova Classe C non faticherete a giungere a una conclusione. La proposta di Mercedes-Benz nella categoria medio
superiore è la sintesi di una
berlina d’eccellenza come la
lussuosa Classe S. Le uniche
chiare differenze sono naturalmente le dimensioni della vettura e il prezzo. Rispetto al modello precedente la nuova Classe C si orienta a una maggiore
comodità. Il passo (2,84 m) si è
allungato di 8 cm, facendo aumentare di 9,5 cm la lunghezza
della vettura (4,68 m) e di 4 cm
la larghezza (1.81 m). Più spazio per i passeggeri, ma non solo, perchè il modello si adegua
anche nel volume del bagagliaio che con 480 litri supera il livello del modello precedente.
Il confortevole abitacolo
trova un ulteriore conferma del
cambiamento nell’aggiunta di
diversi sistemi di sicurezza e di
assistenza alla guida innovativi
che abbiamo testato sulla pista
della Bosch. Tra questi anche il
Collision Preventions Assist
Plus di serie, che dispone, oltre
al Brake Assist adattivo in grado
di proteggere dalle collisioni
IN
BREVE
Un raffinato esempio di sistemi a prova di sicurezza
Le caratteristiche
LA CONSOLLE
Internamente, il modello
propone, sopra la consolle un
innovativo display centrale
sospeso sulla plancia
già a velocità superiori a 7
km/h, un’ulteriore funzione. Di
fronte al pericolo di collisione e
all’assenza di reazioni da parte
del guidatore, il sistema può
eseguire anche una frenata automatica, partendo da una velocità massima di 200 km/h, e
quindi attenuare la gravità
dell’impatto con veicoli che
viaggiano a velocità inferiori o
che si stanno fermando. Fino
ad una velocità di 50 km/h il sistema frena anche in presenza
LE SOSPENSIONI
Può essere equipaggiata con
sospensioni pneumatiche
(Airmatic) sull’asse anteriore
e posteriore
di veicoli fermi e riesce ad evitare i tamponamenti fino a
40km/h. Inoltre, la dotazione
della nuova berlina prevede tre
assetti dinamici (Comfort,
Avantgarde ribassato di 15 mm
e un assetto sportivo ribassato
di 15 mm).
La nuova Classe C è la prima vettura del segmento che, in
alternativa alle opzioni indicate, può essere equipaggiata con
sospensioni pneumatiche (Airmatic) sull’asse anteriore e po-
L’ABITACOLO
Il confortevole abitacolo trova
un ulteriore conferma del
cambiamento nell’aggiunta
di diversi sistemi di sicurezza
steriore. Internamente, il modello propone, sopra la consolle un innovativo display centrale sospeso sulla plancia. Rispetto alla concorrenza si evidenzia
per lo schermo gigante tattile
dalle dimensioni e dalle funzioni simili a un i-pad. Altrettanto
nuovo per la Classe C è il display head-up.
Le principali informazioni
vengono mostrate anche sul
parabrezza direttamente nel
campo visivo del guidatore. Il
sistema segnala velocità di
marcia, limiti di velocità, istruzioni di navigazione e visualizza le indicazioni del Distronic.
Da alcune settimane il modello
è disponibile con due motori
benzina C180 (156 Cv) e C 200
(184 Cv) e un motore turbodiesel C 220 Blue Tec (170 Cv) e
cambio manuale a sei marce.
Su richiesta è disponibile il
cambio automatico 7G-Tronic
Plus. La nuova Classe C è in
vendita in vendita a partire da
41’500 franchi, in una speciale
versione “Swiss Star Edition” C
200.
Per personalizzare la vettura, al di là della dotazione di serie, sono disponibili tre diverse
versioni di design e di equipaggiamento per gli esterni e per
gli interni.
Nella versione Avantgarde
la Classe C acquista il profilo di
una berlina sportiva, come Exclusive riflette uno status superiore e un’eleganza moderna,
mentre la versione Amg Line
conferisce un’immagine molto
sportiva. La trazione integrale
permanente 4Matic, sarà disponibile da settembre 2014,
per migliorare ulteriormente
trazione e stabilità di marcia.
La Mazda
Mazda anticipa il
prototipo Hazumi,
ovvero la prossima
Mazda 2. Sarà a 5
porte, lunga 4,07 m,
con un passo di 2,58 m
e in prima mondiale
con il motore diesel
Skyactiv-d 1.5
(emissioni di Co2
inferiori a 90 g/km).
La Porsche
Da maggio arrivano
le nuove Boxster Gts
con 330 Cv e Cayman
Gts con 340 Cv.
Un nuovo binomio
dalle prestazioni ancora più
sportive, con
il potenziato motore
centrale sei cilindri
di 3,4 litri
SULLE STRADE DELLA VAL DI BLENIO
ACQUACALDA
In città, autostrada
o tra il verde,
si guida a tutto relax
Il centro Pro Natura
tragitto
83 km
LOCARNO
Da Locarno ad Acquacalda per scoprire
efficienza e comfort con zero emissioni
L
a nuova VW Jetta Hybrid si distingue fondamentalmente dalle altre
vetture del marchio tedesco per
due fattori principali. Il primo è legato
alla caratteristica che si tratta del secondo modello della casa (dopo la Touareg Hybrid) ad ospitare sotto il cofano un propulsore benzina ed uno elettrico in grado di garantire dei consumi
davvero contenuti, ma nel contempo di
fornire delle eccellenti prestazioni, come comprovato dal nostro test. Il secondo fattore è la silenziosità: una serie
di accorgimenti (fra cui uno scarico di
nuova concezione, il parabrezza fonoassorbente e cristalli laterali anteriore
con uno spessore maggiore) hanno permesso di realizzare la vettura più silen-
ziosa mai offerta da Vw in questa categoria.
Per la prova su strada scegliamo un
percorso che ci mostri le qualità della
vettura nel traffico cittadino, in quello
fuori abitato e in autostrada. Un tragitto
di circa 83 km che da Locarno ci porta
in alta valle di Blenio, ad Acquacalda, al
Centro Pro Natura Lucomagno dove,
nella stagione estiva, è possibile partecipare a una serie di attività tra il verde,
godendosi lo splendido panorama che
offre la “Valle del sole”. Per questo viaggio di circa un’ora e 20 minuti siamo al
volante di una vettura che sicuramente
più di altre può definirsi ecologica. Con
un’efficienza energetica di categoria A
(e soli 95 g di Co2 emessi ogni 100 km),
La scheda
VW Jetta Hybrid
Motore 4 cilindri ibrido benzina
Cilindrata (ccm)
Cambio
1’395
DGS a 7 rapporti
CV
150
Coppia max. 250 da 1’600-3’500 gir./min.
0-100 km/h (s)
8,6 (casa)
Velocità massima (km/h)
210 (casa)
Consumi (l/100 km)
4,5 (test)
Prezzo (vettura test)
45’200 franchi
i suoi consumi ridotti (poco oltre i 4 litri
per 100 km) e la sua silenziosità si può
viaggiare fino a 70 km/h per una distanza di 2 km in modalità esclusivamente
elettrica (dunque a zero emissioni).
Ed è proprio durante il primo tratto nel
percorso urbano, che abbiamo modo di
apprezzare i vantaggi di questo riuscito
propulsore ibrido. Quest’ultimo è dotato di una frizione di separazione integrata fra i due motori che provvede a disaccoppiare completamente il motore
benzina da quello elettrico, consentendo inoltre di ricaricare la batteria a ioni
di litio durante le frenate. Anche la guida fuori abitato e in autostrada è risultata confortevole e rilassata. Va comunque detto che la Jetta Hybrid con
i suoi 170 Cv consente
di effettuare manovre
di sorpasso in tempi
brevi e in tutta sicurezza.
Giunti in Valle di Blenio visitiamo la
Chiesa romanica di San Carlo di Negrentino sopra Prugiasco, nota per gli
affreschi e l’architettura. Raggiungiamo
poi il centro Pro Natura di Acquacalda,
dove fra escursioni, corsi e seminari tra
le bellezze del paesaggio ce n’è davvero
per tutti i gusti. Prima del rientro, tappa
ristoratrice al grotto Milani di Ludiano.
Da qui, coccolati dal comfort garantito
da questa nuova VW Jetta, ripartiamo
per il rientro a Locarno. e.s.
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
23
tra
parentesi
La tecnologia
1 milione
WhatsApp ha un milione
di utenti nuovi ogni giorno
e una crescita del 100%
annua
3 dicembre
V
entidue anni e sentirli
tutti. Se del tramonto
degli sms si parla da
un po’, il 2014 potrebbe passare alla storia
come l’anno della fine definitiva
del messaggino via cellulare.
Quella tecnologia che, adesso,
sembra antidiluviana, ma che all’epoca, negli anni ‘90, ci dava
l’idea di essere proiettati nel futuro.
Gli sms non li utilizza quasi
più nessuno. Con l’avvento degli
smartphone sono stati soppiantati dalle varie applicazioni di
messaggistica istantanea: WhatsApp, iMessage, Telegram, Viber,
Line, Wechat e Hangouts, tanto
per citarne qualcuna. A confermarlo arriva anche uno studio di
Comparis.ch, secondo cui in
Svizzera il 93 per cento dei proprietari di smartphone tra i 15 e i
29 anni comunica tramite
un’app di instant messaging,
mentre tra quelli al di sopra dei
50 anni la quota raggiunge quasi
il 50 per cento. Insomma, tre
utenti svizzeri di smartphone su
quattro utilizzano un’app di
messaggistica per comunicare
on line. E su 100 utenti di servizi
di instant messaging, al momento ben 91 usano WhatsApp, che
regna incontrastato. In tutte le
E l’sms inisce in sofitta,
già vecchio a soli 22 anni
fasce di età, infatti, è quello più
utilizzato. Dal nonno al nipote,
tutti comunicano grazie alla mitica app dal logo verde.
Ciao ciao sms, dunque. Tutta colpa di questa “nuova” messaggistica istantanea, che oltre
a essere gratuita é perfetta per
foto, video, link e tutto il materiale extra-testo di cui si compongono i messaggi tra amici,
partner e colleghi nell’era di Internet. Perché accontentarsi di
uno scambio di parole a pagamento, quando si può avere
amatissima dagli adolescenti di
tutto il mondo. Dopotutto
WhatsApp ha spento appena
quattro candeline e già conta
250 milioni di utenti attivi in
tutto il pianeta. Ha un milione
di nuovi utenti ogni giorno e
una crescita annua del 100%.
Ma non solo, visto che recentemente ha agguantato anche un
altro record: quello dei 27 miliardi di messaggi inviati e ricevuti nell’arco di sole 24 ore. Per
non parlare di Viber e Skype, i
servizi di telefonia gratuita via
gratis all’istante un pacchetto
multimediale? Non è un caso se
Mark Zuckerberg ha sborsato
per WhatsApp 16 miliardi di
dollari e ne ha offerti 3 a Evan
Spiegel per Snapchat, l’applicazione per foto che si autodistruggono in pochi secondi,
Era il 3 dicembre
1992 quando
l’ingegnere
Papworth inviò
“Merry Christmas”
web. Altra mazzata per gli sms.
Tra gli infiniti vantaggi della
messaggistica istantanea, c’è anche quello di poter partecipare alle conversazioni di gruppo, una
pratica così diffusa che il “New
York Magazine” l’ha battezzata il
“Rinascimento delle amiche del
cuore".
Secondo la rivista americana,
la chat di gruppo sarebbe l’equivalente di un “pigiama party”
non-stop, in cui scambiarsi confidenze e segreti ininterrottamente.
Un tè virtuale, in poche parole. E
le conversazioni sono così complicate da rendere impossibile la
vita dei ficcanaso sospettosi: trovare l’informazione che si cerca
tra miliardi di faccine, resoconti
inutili, video di animali e foto di
articoli di giornale è un lavoro da
veri Sherlock Holmes.
Insomma, poco più che ventenne e già (quasi) in pensione.
Un simbolo di altri tempi, finirà in
una teca di vetro al museo delle
telecomunicazioni assieme al telegrafo e alla macchina da scrivere con una didascalia che reciterà:
“Era il 3 dicembre 1992 quando
un ingegnere di 22 anni, Neil Papworth, inviò il primo messaggino
a un dirigente della Vodafone. Il
testo, due semplici parole: "Merry
Christmas".
c.c.
Il primo testo mobile della
storia è stato inviatoil 3
dicembre del 1992 per
augurare Buon Natale
250 milioni
Dopo 4 anni di vita,
WhatsApp è arrivato a
segnare i 250 milioni di
utenti attivi in ogni angolo
del pianeta
16 miliardi
Mark Zuckerberg, patron
di Facebook, ha sborsato
per comprare WhatsApp
16 miliardi di dollari
3 miliardi
È la cifra offerta sempre
da Zuckerberg a Evan
Spiegel per Snapchat,
l’app per foto che si
autodistruggono in pochi
secondi
E:9, 9:C6J6,) ;?,JJ6 ’%@@6 ;6F ,@C,9@6:9,
+,77% 3%?%9J6% :;;E?, %@@6(E?%J6:9,<
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
25
tra
parentesi
La società
Sopraffatti
dall’obbligo
d’essere
CAROLINA CENNI
I
DUCCIO
CANESTRINI
Antropologo,
giornalista
e scrittore
nglesi e americani hanno
un termine perfetto per
definire la situazione:
“overwhelmed”, sopraffatti. Da cosa? Dal lavoro, dal
privato, dagli impegni in generale. In una parola: dalla vita.
Siamo stati sopraffatti dalla vita.
Sempre di corsa, impegnati e
stressati. Non possiamo neanche concederci una pausa. Non
ne abbiamo la possibilità. Il
tempo ci scivola dalle mani e, in
men che non si dica, arriviamo
alla fine della giornata. 24 ore
non ci bastano più, le giornate
dovrebbero averne almeno 36.
Perché essere super impegnati è
diventato un obbligo sociale.
Ci si lamenta dei troppi impegni, ma si fa anche a gara a chi
ne ha di più. Essere super indaffarati è uno status, ci fa sentire
importanti. “C’è una tendenza
ad occuparsi eccessivamente,
perché conferisce un’aurea di
efficientismo in un contesto di
iperproduttività che ci fa sentire
divi - spiega al Caffè Duccio Canestrini, antropologo -. In termini molto spicci, si tratta del
‘western style’, ossia lo stile di vita occidentale. Una cosa di questo tipo sarebbe impensabile in
altre culture. Siamo molto lontani da stili di vita contemplativi, che hanno ritmi ben diversi,
di altre popolazioni come quella
orientale. Abbiamo bisogno di
riempirci la vita perché siamo
lavoristi”.
E il bello è che comincia tutto da piccoli. Addirittura con i
cartoni animati: “Sono in ritardo! Non mi posso trattenere! È
tardi! È tardi, sai? Io sono già in
mezzo ai guai! Neppure posso
dirti ‘ciao’: ho fretta! Ho fretta,
sai?”, ricorda un indaffarato
Bianconiglio ad Alice nel Paese
delle meraviglie, che nel libro di
Lewis Carroll scoprirà però
un’altra dimensione del tempo.
Tre, quattro anni appena e, in-
si
©
ilca
ffè
indaffarati
s
Bo
né
Re
consciamente, di comincia a fare i conti con l’ansia di non farcela. La paura di non riuscire a
portare a termine tutti gli impegni della giornata. I più piccoli
non fanno a tempo ad iniziare la
scuola dell’obbligo che hanno
già una giornata degna di un
manager. A scuola dalla mattina
presto fino a metà pomeriggio. E
poi c’è chi gioca ad hockey o a
IL NOSTRO
OROLOGIO
Secondo
uno studio
abbiamo 5
ore di tempo
libero
a settimana
in più rispetto
al 1960
“Stressati sin da piccoli con
un’agenda fittissima. Mentre
annoiarsi ogni tanto fa bene”
calcio e chi va in piscina. Ma
vuoi non imparare a suonare almeno uno strumento musicale?
Certo che no, infiliamoci anche
lezioni di piano. E l’inglese? Oggi non si può non studiare e, soprattutto, è impensabile attendere le medie. Meglio subito,
tanto ci sono giusto un paio
d’ore libere il giovedì pomeriggio. I bambini non fanno più i
bambini. Il gioco fine a sé stesso
è una pausa che non ci si può
concedere neanche a sei anni.
Un lusso. Il tempo deve essere
impiegato. Dobbiamo farlo fruttare. “Sono già stressati da piccoli con un’agenda fittissima prosegue l’antropologo -. E va a
finire che non hanno tempo per
annoiarsi che, di tanto in tanto,
come sottolineano gli psicologi,
è utile. Per i bambini è importante elaborare silenziosamente
le informazioni che ricevono. È
chiaro che se sono sempre impegnati con qualche attività non
hanno modo di farlo”.
Ma a peggiorare le cose c’è la
nostra percezione del tempo
che manca. Perché è vero che
siamo oberati di impegni, ma
chi studia l’organizzazione del
tempo sostiene che siamo meno
occupati di quel che pensiamo.
A sostenerlo è John Robinson,
sociologo dell’Università del
Maryland. Grazie ad uno studio
il ricercatore ha raggiunto la
conclusione che, nonostante
questa percezione di mancanza
di tempo, in realtà in media ne
abbiamo molto di più. Rispetto
al 1960 abbiamo guadagnato 5
ore di tempo libero a settimana,
le donne addirittura 30. E quindi
come la mettiamo? Forse quello
che manca non è il tempo libero, ma quello che ciascuno dedica a sé. Il tempo per godersi anche solo un momento.
“Sempre più persone hanno
la tentazione di mollare tutto e
cambiare vita - conclude Canestrini -. Ripartire da zero. Perché
si arriva ad un punto che questo
stile di vita misurato con l’efficienza, il denaro e l’occupazione diventa insostenibile. Conviene assolutamente prendersi
un po’ di tempo per sé”. Con le
buone o con le cattive. Perché se
essere super impegnati fa status,
poter dire di avere del tempo
per sé stessi fa decisamente più
effetto.
[email protected]
Q@simplypeperosa
Gino
Buscaglia
Rosy
Nervi
Reza
Khatir
Marco
Zappa
PRESIDENTE
DI CASTELLINARIA,
FESTIVAL
INTERNAZIONALE
DEL CINEMA
GIOVANE
BELLINZONA
ANIMATRICE
RADIOFONICA
RETE3
FOTOGRAFO
MUSICISTA
Sono sempre impegnato in qualcosa
che mi piace, mi realizza e che
condivido. Qualcosa che rende
il mio tempo pieno ma non pesante
Solo adesso sto imparando a dire no.
Non è mica facile, ma si arriva ad un
punto in cui non c’è più vita e si
è costretti a dire: “Adesso basta”
Gli impegni sono un obbligo sociale.
Si corre per guadagnare tempo
e quando si ha tempo lo si riempie
di impegni. È un circolo vizioso
Il mio tempo è sempre impegnato
con la musica. Per me lavoro e hobby
si mescolano a tal punto da non capire
più qual è l’uno e qual è l’altro
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I PIATTI TIPICI
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
LA FONDUE
LA POLENTA
Turisti presi per la gola
a lezione di cucina
dai grandi chef nostrani
IL RISOTTO
Il piatto tipico
per
eccellenza,
non c’è
turista
che non
voglia
imparare.
Una delle
ricette
tradizionali
con più
varianti.
Servono
gruyère e
vacherin.
La tendenza
parentesi
Non c’è
grotto
che non
lo proponga.
E allora
perché non
imparare?
TORTA DI PANE
I contadini
bernesi
mangiavano
a colazione
questo
piatto
a base
di patate.
Un dessert
antico nato
per riciclare
gli avanzi del
pane. Una
torta non
troppo dolce
ideale sempre
Per i piccoli
Cuochi in erba
crescono
divertendosi
a spadellare
B
CAROLINA CENNI
I
turisti vanno presi per la
gola. Anche in Ticino. Non
solo passeggiate, lago,
montagna, relax. La buona
cucina si può rivelare un
eccezionale motivo di attrazione.
Non solo per fare assaggiare piatti e menu tipici della regione, ma
per accogliere gli ospiti anche in
cucina e, perché no?, insegnargli
i trucchi del mestiere. Eccoli i turisti che in valigia, assieme alla
macchina fotografica, infilano
carta e penna per carpire ogni
singolo trucco delle cucine dei
ristoranti. Svizzero tedeschi e
francesi, ma anche germanici e
olandesi desiderosi di imparare i segreti della perfetta cottura del risotto giallo, del mix
ideale di farine per la polenta
e della carne più adatta al brasato.
Li chiamano “culinary traveller” e fanno la gioia di chi
organizza i corsi di cucina.
“Abbiamo iniziato per la prima volta l’anno scorso verso
la fine della stagione, corsi
aperti a tutti, anche a turisti
che hanno dimostrato di apprezzare - dicono all’Hotel
Esplanade di Minusio -. La proposta consisteva in tre o quattro
sessioni per imparare a realizzare un menu completo, dall’antipasto al dolce. Pensiamo di replicare anche quest’anno”.
Pure al Giardino di Ascona
hanno fiutato il trend. “Organizziamo sia corsi per piccoli gruppi, su richiesta, che, nell’ambito
di programmi settimanali, aperitivi in cucina per vedere come si
destreggiano i nostri chef Rolf
Fliegauf, due stelle Michelin, del
ristorante Ecco, e Christian
Scharrer dell’Aphrodite. Ai clienti piace molto osservare due
grandi all’opera”. Anche sull’agenda di GastroTicino ogni
tanto ci sono “lezioni” per turisti:
tra
IL BRASATO
Per imparare
il perfetto
mix
di farine
da usare
occorre fare
molta
esperienza.
IL RÖSTI
27
“Ne abbiamo fatte alcune a tema
enogastronomico e di galateo,
anche in lingua straniera, tedesco e inglese”, spiega Valentina
de Sena, responsabile della formazione professionale.
Per tutti i “culinary traveller”
il mantra sembra essere la tradizione. A loro interessano piatti
classici della regione, come il risotto, la polenta, il brasato, la
fondue o i rösti. Con un occhio di
riguardo, però, alle materie prime che devono essere di ottima
qualità, possibilmente biologiche e a chilometro zero.
Non c’è un preciso identikit
di chi frequenta questi corsi di
cucina. C’è un po’ di tutto. Turisti
ovviamente appassionati di gastronomia: tante donne, uomini
di mezza età, ceto medio alto,
amanti dell’ottima enogastronomia e desiderosi di imparare a
destreggiarsi autonomamente ai
fornelli. Talvolta coppie senza figli, fidanzati e single che dicono
basta ad una vita fatta di pasti
fuori casa o scatolette e vogliono
finalmente essere in grado di invitare qualcuno a cena e stupirlo
con qualche novità. Per tutti loro, al rientro in patria, tanta
esperienza e un carico di prodotti “made in Switzerland”: formaggi, cioccolato, farina bona,
salumi…
I corsi di cucina sono un’ottima occasione per scoprire dal vivo le tradizioni culinarie locali in
un ambiente piacevole e informale. Indossati grembiule e cap-
pello, si partecipa attivamente
alla creazione dei piatti, il vino è
rigorosamente locale, gli ingredienti a chilometro zero e i prodotti stagionali provengono da
un orto, magari a pochi passi dalla cucina. Insomma, ecco come
trascorrere una serata diversa dal
solito, in compagnia, conoscendo altre culture e tradizioni. Perché l’apertura verso il prossimo
passa anche dalla tavola.
[email protected]
Q@simplypeperosa
asta dare un’occhiata all’incredibile quantità di
corsi di cucina per bambini, disponibili un po’ in tutto il
Ticino, per capire una cosa: anche i piccoli vogliono stare ai
fornelli, esattamente come i genitori. E non poteva essere altrimenti. Programmi tv, libri, riviste e chef celebrati come vere e
proprie star hanno fatto sì che
cucinare diventasse un’attività
alla moda e, anche, divertente.
Ed è su quest’onda montante che a Lugano, nella scuola InCucina, si organizzano corsi
pensati apposta per infarinare le
mani dei bimbi. Qualche esempio? Con “la colazione americana” i mini chef imparano a preparare un vero e proprio “breakfast” a stelle e strisce, a base di
pancakes allo sciroppo di frutti
di bosco, brownies al cioccolato,
smoothie alla banana e scones
salati. “Mini tortine decorate” è,
invece, un corso di cake design,
sempre rivolto ai bambini, per
creare una mini torta igloo, decorata con la pasta di zucchero e
contornata da simpatici pinguini. E poi ci sono “i vasetti fioriti”,
per imparare a fare i muffin dalla forma non convenzionale: le
piccole manine dei bimbi e un
po’ di fantasia li trasformeranno
in vasetti di fiori. In vista della
Pasqua ecco gli “ovetti colorati”, i
più piccoli decorano le uova di
cioccolato trasformandoli in pecorelle, pulcini e coniglietti.
Anche alla Chef School Lugano Marina Schisa i corsi per
chef formato mini partono già
dai cinque anni d’età e sono frequentatissimi. Vere e proprie
“cooking class”, dove s’impara a
sfornellare. Infine, esistono pure i corsi organizzati dal Cantone, come “cucino con il papà”:
padri e figli (dai 6 ai 12 anni) in
cucina insieme per imparare
semplici ricette. E la mamma, finalmente, riposa un po’.
Programma fedeltà per i clienti di Manor Food in Ticino
Preparare i propri piatti migliori con i migliori utensili da cucina: nel periodo dal 2 aprile al 22 luglio 2014, i clienti di Manor Food in Ticino potranno usufruire di uno speciale programma fedeltà in collaborazione con il produttore della marca Zwilling. I clienti riceveranno un bollino per ogni CHF 10.di spesa effettuata nei supermercati Manor Food aderenti
all’iniziativa di Lugano, Balerna, Vezia, Viganello, S. Antonino
e Ascona. E, acquistando determinati prodotti dei marchi partner, si vedranno consegnare altri bollini. Una volta raccolti
almeno 30 bollini, i clienti potranno scegliere tra 11 prodotti
diversi di Zwilling da acquistare a un prezzo agevolato. Potranno infatti avere fino al 95% di sconto.
Manor premia la fedeltà dei propri clienti ticinesi con un allettante
programmaloyalty. Protagonista dell’iniziativa è Zwilling, rinomato
produttore di coltelli con sede a Solingen, che realizza prodotti in acciaio inox di primissima qualità come coltelli, utensili da cucina, forbici, batterie di pentole o posate per consumatori attenti alle marche
che apprezzano qualità e design e amano cucinare in compagnia. La
marca gode di una fama eccellente anche nel settore della gastronomia professionale. Manor dà ora ai propri clienti l’opportunità di acquistare questi prodotti a un prezzo assolutamente agevolato: si potrà
arrivare fino al 95% di sconto.
La procedura è semplicissima: i clienti riceveranno un bollino per
ogni CHF 10.- di spesa effettuata nei supermercati Manor Food aderenti all’iniziativa di Lugano, Balerna, Vezia, Viganello, S. Antonino e
Ascona. E, acquistando determinati prodotti di marca come ad esempio Barilla, Lindt, Suchard, Pommery e molti altri, si vedranno consegnare ulteriori bollini da incollare in un’apposita tessera. Una volta
raccolti almeno 30 bollini, i clienti potranno scegliere tra 11 prodotti
diversi di Zwilling. I bollini e le tessere della raccolta saranno disponibili dal 2 aprile al 22 luglio 2014 e le tessere con almeno 30 bollini
potranno essere utilizzate fino al 9 agosto per acquistare un prodotto
Zwilling a prezzo agevolato.
Il successo dei supermercati Manor Food si basa sul concetto dei
mercati con prodotti freschi. In un ambiente mediterraneo viene
offerta una ricca selezione di prodotti provenienti da Paesi vicini e
lontani. Dalla frutta e la verdura al pesce e alla carne, passando
per il pane bio della panetteria interna: Manor Food riesce a esaudire qualsiasi desiderio. Anche la lavorazione di molti prodotti freschi avviene direttamente davanti ai clienti. Un’ampia gamma di
vini selezionati completa l’offerta alla perfezione e trasforma ogni
acquisto in un viaggio alla scoperta di specialità locali, regionali e
internazionali.
Per ulteriori informazioni si prega di rivolgersi a:
Manor SA • Valter Marconi • Marketing • Tel. +41 91 912 76 95
[email protected] • www.manor.ch
Pagina a cura di
Ferrovie Federali Svizzere
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Voglia di evasione ma anche desiderio di
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turistici elvetici: una pausa relax insieme
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Le Ffs lanciano la promozione proprio per
andare incontro a un bisogno che in primavera comincia a farsi sentire con sempre maggiore insistenza, quando il clima
migliora e le giornate si allungano. È que-
LEGUIDE
&GLIITINERARI
Il progresso dell'uomo
e la sfida dei trasporti
tutto in un… museo
Viaggi
formato
famiglia
sto il momento adatto per viaggiare e per
non lasciarsi sfuggire l’iniziativa promozionale, tanto più che la carta giornaliera
famiglia può essere acquistata anche da
chi non possiede né l’abbonamento metà
prezzo o l’AG, né la carta Junior. Unica
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Più di tremila testimonianze della storia dei trasporti,
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ancora, è il Museo Svizzero dei Trasporti di Lucerna, un
luogo dove si può conoscere in maniera emozionale,
apprendere facendo esperienze, imparare divertendosi.
Ecco, queste sono le carte vincenti di uno dei musei più
visitati della Svizzera. Le ragioni del successo sono
molto semplici: qui si respira la cultura immergendosi
ne al sito ffs.ch/famiglia, al Rail Service
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A questo va aggiunto che con la carta
giornaliera famiglia si può usufruire inoltre degli sconti sulle prestazioni supplementari per le offerte combinate RailAway Ffs in vendita in ogni sportello ferroviario o anche online su ffs.ch/acquistare-online. Doppio vantaggio! D’altronde
c’è solo l’imbarazzo della scelta, davvero
tante sono le proposte per questa primavera all’insegna dell’evasione. Il Ticino,
in particolare, è ricco di mete allettanti.
Qualche esempio?
Il Monte Tamaro è il naturale punto di
partenza, a poca distanza dalle città, per
una gita in famiglia tra sentieri tutti da
scoprire e numerose altre proposte turistiche. Chi, invece, vuole tuffarsi nel più totale divertimento, non deve fare altro che
andare allo Splash e Spa Tamaro con scivoli, piscine ma anche un centro Spa. I
patiti delle escursioni hanno nella traversata Tamaro-Lema un’occasione speciale
di evasione mentre per i più piccoli (ma
anche per i grandi) è la Swissminiatur di
Melide la meta migliore, dove sembrerà
di avere tutta la Svizzera a portata di mano. Per gli appassionati della storia dei
trasporti, infine, c’è il museo del fermodellismo a Mendrisio nella Galleria
Baumgartner con oltre ottomila esemplari in mostra.
in un mondo fatto di grandi idee e di fantastici progetti.
È la sfida dell’uomo verso il progresso che trova a Lucerna la sua più emblematica rappresentazione. Lo
sforzo di evoluzione può essere toccato con mano e
compreso fino in fondo.
Ora, poi, c’è un motivo in più per visitare il Museo Svizzero dei Trasporti, visto che RailAway Ffs lancia una
grande offerta valida dal 1° al 30 aprile 2014.
La proposta comprende il 30% di sconto sul viaggio in
treno di andata e ritorno a Lucerna e sull’ingresso al
museo (con o senza l’ingresso al cineteatro). Non ci sono dubbi, allora, approfitta in fretta dell’offerta perché il
Museo Svizzero dei Trasporti ti sta aspettando.
Maggiori informazioni
Stazioni Ffs
ffs.ch/verkehrhaus - ffs.ch/acquistare-online
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
29
tra
parentesi
Il nuoto
i consigli
CAPRIASCA
Il centro balneare dell’Arena sportiva
aprirà il 10 maggio: una vasca
olimpionica 50 m, una per il gioco,
un’isola con vasca Jacuzzi e una
vasca per i bimbi. Una rampa
agevola l’entrata in acqua dei disabili
TAMARO
Lo Splash e Spa Tamaro è un
moderno e spettacolare acquaparco
dotato di piscine e scivoli. Qui è
possibile trascorrere l’intera giornata
con tutta la famiglia, in un clima di
autentico relax e benessere
MASSIMO SCHIRA
L’
acqua di piscine, lidi
e centri benessere
come condizione
ideale per raggiungere una migliore salute psicofisica. Con l’aumento
delle temperature, torna a salire
anche la “febbre” degli amanti
delle nuotate o anche del semplice relax legato alle tante offerte
nel cantone. Una “mappa del bagnante” che è andata completandosi negli ultimi anni, con piscine rinnovate, ma anche con la
nascita di veri e propri centri acquatici che offrono prestazioni a
360 gradi. Sempre, però, legate all’acqua, elemento
che di certo non manca in
Ticino e che - come dimostra l’importante progetto
di recupero delle terme di
Acquarossa - potrebbe avvalersi di nuove proposte
nel prossimo futuro.
Tra i luoghi più
frequentati da chi ama
il fitness acquatico, il Lido
di Lugano rappresenta un
vero e proprio punto di riferimento. “L’attività è tradizionalmente intensa e si
è già avviata con l’apertura durante la settimana
per chi cerca il relax con i
Relax, sport e piacere,
un tuffo nel benessere
bagni di sole - spiega Roberto
Mazza, direttore del Dicastero
sport cittadino -. L’offerta si completerà poi da inizio maggio, con
l’apertura delle piscine scoperte,
mentre a Carona, altro luogo prediletto dai luganesi, l’apertura è
prevista per metà maggio”. A conferma di come, dopo i mesi invernali, costretti al coperto, già la
primavera scaldi la voglia di
qualche tuffo . Accanto a chi attende la riapertura delle corsie
delle piscine all’aperto per iniziare ad accumulare chilometri
a vigorose bracciate, è certa-
mente in crescita il numero di
persone che approfittano della
vicinanza di centri benessere
come lo Splash&Spa di Rivera o
il Termali e Salini Spa di Locarno - per non citare che quelli
che hanno aperto più di recente
i battenti - per sfruttare l’acqua
come elemento di relax. In tutte
le sue forme, dall’idromassag-
gio al vapore dell’Hammam,
passando per le vasche con acqua salata o ionizzata. Un’offerta che strizza l’occhio pure ai
più giovani, che, oltre al desiderio di fitness, cercano qualche
scarica ulteriore di adrenalina,
magari lanciandosi in uno dei
tanti scivoli a disposizione nei
centri balneari o esibendosi
Il medico
“Ottimo per muscoli e cuore”
F
a bene alle articolazioni, coinvolge tutti i gruppi muscolari e dal punto di vista metabolico rinforza il sistema cardio circolatorio. Sono solo alcuni dei benefici effetti del
nuoto sottolineati dal dottor Danilo Togninalli, chirurgo ortopedico. “Ma non per forza è necessario nuotare, basta anche
solo l’attività in acqua, fa bene a tutti, bimbi e anziani - aggiunge il medico -. Chi ha problemi soprattutto alle spalle può
semplicemente giocare, muovere le braccia perché lo fa con
più facilità visto che in acqua il peso si riduce e agevola i movimenti”.
Non solo. Il nuoto ha un effetto antalgico, lenisce il dolore
in chi soffre di artrosi e artriti. Soprattutto l’acquagym aiuta a
combattere disabilità e dolori che coinvolgono le parti inferiori
del corpo: ginocchia, piedi e zona lombare. “L’unico svantaggio, se così vogliamo chiamarlo - riprende Togninalli -, è che
non caricando peso, grazie all’effetto dell’acqua, non si rinforzano gli arti inferiori. Ma ripeto, per tronco, schiena e spalle
è un’ottima terapia, da consigliare a tutti”.
p.g.
LOCARNO
dalle piattaforme per i tuffi.
Anche per quanto riguarda i
prezzi, il ventaglio è ampio e si
adatta a tutte le tasche. In media,
si va da una decina di franchi per
l’accesso ai vari lidi con piscina
sparsi per il cantone, fino ad una
cinquantina per una giornata
completa di divertimento e relax
in un parco acquatico. In mezzo,
molte tariffe intermedie, che
comprendono in generale l’accesso solo parziale alle strutture
o la rinuncia a qualche “benefit”
come il noleggio dell’accappatoio o dell’asciugamano.
A confermare la grande passione dei ticinesi e dei turisti per
l’acqua, anche la scelta della città
di Lugano di prolungare, già da
oggi, la stagione balneare fino a
fine settembre. “La richiesta in
questo senso è insistente già da
diverso tempo - conferma ancora Roberto Mazza -. E ora abbiamo deciso di accontentare anche
gli irriducibili del Lido. Quelli
che non temono di buttarsi in acqua anche quando le temperature non sono più quelle del mese
di luglio”. Del resto, in Ticino non
è raro assistere a bagni fuori stagione… a volte già a gennaio.
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dopo il successo dello scorso anno,
tornano le serate dedicate alle donne.
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
30
tra
I RISCHI
parentesi
Le donne sono a rischio perché
trascurano i segnali dell’ictus
BenEssere
Il sesso femminile presenta alti fattori
di rischio neurologici. Più longevo
è quindi numericamente più esposto
Non badano
a disturbi
di coscienza
Trascurano le
palpitazioni indice
di fibrillazione atriale
Le donne ignorano
o sottovalutano
i sintomi dell’ictus
Così arrivano tardi
alle cure mediche, in
condizioni peggiori
rispetto agli uomini,
con la conseguenza di
esiti più gravi
CRISTINA GAVIRAGHI
S
arà forse per leggerezza o per il loro innato spirito da crocerossine, che le spinge a occuparsi prima degli altri che
di se stesse, che le donne non sanno riconoscere quando
arriva un ictus. Sono consapevoli della gravità della patologia
e che occorre chiamare al più presto i soccorsi, ma non sanno
quando farlo perché non sono in grado di distinguerne le avvisaglie. Sarebbe questo il risultato di un sondaggio dell’American Heart Association pubblicato sulla rivista Stroke e coordinato da Lori Mosca, docente di medicina alla Columbia
University.
Nell’indagine sono state reclutate 1200 donne sopra i 25
anni per valutare quale fosse il loro grado di conoscenza sulla
pericolosità dell’ictus e sui sintomi che lo caratterizzano. Se
quasi tutte, otto su dieci, sapevano che, in caso si fosse presentata la patologia, occorreva chiamare subito il pronto intervento, solo il 51% di loro identificava in un’improvvisa debolezza o intorpidimento di un lato del viso, delle braccia o
delle gambe i segni di un ictus incipiente. La percentuale poi
scendeva di qualche punto se si considerava un altro sintomo
tipico del disturbo in esame come la difficoltà nel parlare. Infine, meno di una donna su quattro si sarebbe messa in allarme per un improvviso mal di testa, per inspiegabili vertigini o
per disturbi visivi. “Un sondaggio del 1997 attestava all’11% la
Questo
amore
nostro
La lettera
A 40 anni trovo l’uomo della mia vita,
ma sessualmente non mi attira per nulla
Q
Sottovalutano i
mal di testa anche
se forti e improvvisi
uarant’anni e finalmente credo di essermi innamorata
dell’uomo giusto. Lui è il tipo d’uomo che ogni donna
può desiderare di incontrare e che desideravo tanto e da
tanto tempo. Gentile e galante, generoso e affidabile, intelligente e divertente e pieno di attenzioni. Non so che cosa
potrei aspettarmi di trovare più di così in un uomo. Ci siamo
incontrati cinque mesi orsono e capiti fin da subito. Anche perché abScrivi a LINDA ROSSI
biamo molti interessi in comune,
psicoterapeuta e sessuologa
dallo sport alla cultura. Ma c’è un
Posta: Linda Rossi – Il Caffè
ma, un ma importante... Lui dal
Via Luini 19 - 6600 Locarno
punto di vista fisico non mi attira
proprio. Non provo desiderio sesE-mail:
suale nei suoi confronti, ma ho solo
[email protected]
voglia di ricevere affetto. Per dire il
vero qualche rapporto sessuale l’abbiamo, ma io non mi sento coinvolta e non riesco a lasciarmi
andare. Ce la sto mettendo tutta per farmelo piacere anche perché una volta ho letto, forse nella sua rubrica, che la donna parte dal cuore facendosi piacere l’uomo del quale si è innamorata, mentre l’uomo si innamora della donna che lo attira. Spero
ancora che accada il “miracolo”, se non si sblocca qualcosa non
so se posso proseguire questa storia. Mi può dare un aiuto?
quantità di donne bene informate sull’ictus -puntualizza Mosca -, i nostri dati mostrano un miglioramento, ma non basta;
c’è ancora molto da fare per istruire e sensibilizzare il sesso
debole su questo tema”.
Compito, quest’ultimo, di estrema importanza secondo
gli esperti, proprio perché l’incapacità di riconoscere i sintomi dell’ictus potrebbe essere un ostacolo per ridurre la mortalità e la disabilità correlata a questa patologia che colpisce
Non sono in grado di distinguere
i segnali, come un forte mal di
testa, debolezza o intorpidimento
ogni anno negli Usa 425mila donne, 55mila in più degli uomini, lasciando dietro di sé molte vittime e notevoli impedimenti funzionali. “È fondamentale riconoscere subito un ictus
quando sopraggiunge per ricorrere a un trattamento in tempi
brevi, in modo da salvare vite umane e limitare i possibili danni”, conclude l’esperta. L’ictus è caratterizzato dall’occlusione
di un’arteria che rifornisce una data area del cervello e prima
viene ripristinato il flusso sanguigno verso la zona cerebrale
colpita, maggiori probabilità avrà il paziente di sopravvivere e
di riprendersi senza riportare significativi deficit neurologici.
La terapia trombolitica, deputata alla disostruzione dell’arteria, è però veramente efficace solo se somministrata entro circa quattro ore dalla comparsa dei primi sintomi. Ecco perché
saperli riconoscere subito è di vitale importanza.
In realtà però, come rivelano precedenti studi, la difficoltà
a identificare i segni dell’ictus non sarebbe una prerogativa
femminile, riguarderebbe in una certa misura anche gli uomini. Le donne però vivono più a lungo e sono perciò numericamente più colpite dalla patologia. Inoltre il sesso femminile presenta altri fattori di rischio per l’ictus, oltre ai classici
ipertensione, colesterolo alto, fumo, obesità, come assumere
la pillola contraccettiva, soffrire di emicrania e l’eventuale sviluppo di ipertensione in gravidanza. Ci sono poi sintomi, meno comuni di quelli più conosciuti, più caratteristici, anche se
non esclusivi, degli ictus “in rosa” come un improvviso dolore
al petto, nausea, singhiozzo e respiro corto. Tutto questo ha
spinto l’American Heart Association a divulgare recentemente nuove linee guida per la gestione dell’ictus indirizzate in
modo specifico alle donne. Indipendentemente dal sesso, però, qualsiasi improvviso cambiamento che interessa la sfera
neurologica dovrebbe sempre mettere in guardia e spingere
in fretta a chiedere un aiuto medico.
La risposta di Linda Rossi
Mantenga più distanza da lui
creando un po’ di mistero
e forse il desiderio arriverà
S
e da un lato non posso che
complimentarmi con lei per
aver finalmente incontrato
l’uomo dei suoi sogni con il quale
trascorrere la vita insieme e in piena
felicità, dall’altro mi pongo alcune
domande sul motivo per cui lei non
si sente attratta fisicamente da lui.
Le girerò queste domande così
sarà lei a rispondere riuscendo magari a darsi quelle spiegazioni che le
potrebbero far capire che cosa può
eventualmente fare per risolvere il
suo problema.
Una prima domanda-considerazione che mi viene da farle è: lui, che
rientra nei suoi codici d’attrazione
sentimentale, non rientra per nulla
nei suoi codici d’attrazione sessuale,
neanche mettendocela tutta? Perché è ben vero quello che lei ha scritto dicendo che la donna impara a essere attratta dall’uomo che ama, ma
direi che ci sono certi gusti che almeno un po’ vanno rispettati.
D’altro lato vorrei chiederle se
nella sua vita relazionale passata lei
era più avvezza a sentirsi attratta da
uomini che la tenevano sulle spine,
che creavano molto mistero attorno
alla loro persona, tanto da diventare
desiderabili, poiché, si sa, dal mistero nasce il sogno e dal sogno il desiderio. In questo secondo caso la invito a mantenere un po’ di distanza,
fisica e psichica, per darsi la possibilità di sognare questo uomo meraviglioso. Anche se potrebbe non bastare.
Se così fosse farei due ipotesi ulteriori. La prima è che lei proprio
non provi attrazione sessuale nei
suoi confronti e quindi deve capire
quali sono gli aspetti del suo corpo o
dei suoi modi di fare che non sopporta e, se possibile, lui potrebbe
cambiare. Informandolo, ovviamente, con la dovuta delicatezza.
La seconda ipotesi consiste nel
fatto che lei potrebbe non aver sviluppato la sua componente sessuale
e, per provare attrazione e desiderio
sessuale nei confronti di un uomo,
necessita di essere destabilizzata sul
piano sentimentale.
La invito a tentare il massimo,
poiché un uomo come lui non lo trova a ogni angolo di strada.
X£smz{
Xms{ p»U¡q{
Yuxmz{
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
31
tra
parentesi
La tendenza
PATRIZIA GUENZI
U
n pisolino allunga la
vita e aumenta la produttività. Da Napoleone a Bill Clinton,
tanti famosi personaggi l’avevano già capito. E oggi
la via del successo passa, anche,
da una pausa, lontani da scartoffie, pc e telefono. Comodamente
seduti, o sdraiati, poco importa,
l’essenziale è rilassarsi, imporre
una frenata ai frenetici ritmi quotidiani. Un trend che sta vieppiù
prendendo piede e che è approdato nell’ Europa del nord, quella
a sud la pennichella pomeridiana
l’ha scoperta da secoli. Partito in
sordina negli Usa, grazie alle nap
room, le stanze siesta, messe a disposizione da grandi aziende tipo
Nike, Microsoft e Nasa, si sta pian
piano allargando al mondo intero.
Anche alle superefficienti Germania e Svizzera, dove nessuno nega
più l’importanza di un salutare,
seppur breve, break.
“Tutto sommato non fa male un
momento di ozio in ufficio, anche
se la nostra attività ci impone ritmi
che lasciano poco spazio alle pause – osserva Olimpio Pini, di Pini
Associati, Lugano, azienda premiata qualche anno fa con il “Great Place to Work”, per l’ambiente di
lavoro definito eccellente sulla base delle valutazioni dei dipendenti
-. Comunque, per evitare che il
personale resti tutta la giornata
chiuso dentro quattro mura gli
‘imponiamo’ di uscire per la pausa pranzo”.
Per dare qualche suggerimento sul modo migliore per ricaricare le batterie, alcuni grandi alberghi hanno sviluppato offerte speciali. Il Grand Resort di Bad Ragaz,
Il Grand Resort
di Bad Ragaz offre
un programma
di prevenzione
del burn-out
Pisolino
Con la pennica in ufficio
ti ricarichi e lavori meglio
ad esempio, propone un programma di prevenzione del burnout per imprenditori, manager e
quadri di azienda insegnando utili esercizi di rilassamento, tipo yoga, da svolgere anche davanti a
una scrivania. Ma anche brevi se-
La novità
dute di meditazione sono un ottimo rimedio.
Il mito dello stakanovista è sul
viale del tramonto; i risultati - anche per l’azienda - arrivano se siamo in forma, meno stressati. Una
breve pausa aumenta la creatività,
l’apprendimento e migliora le prestazioni. Non a caso da un test internazionale realizzato sui controllori di volo emerge che la performance sul lavoro migliora con
soli venti minuti di pisolino pomeridiano. E se ancora abbiamo
Pochi minuti di meditazione rigenerano mente e corpo
Un salutare break a gambe incrociate
F
are un break con la meditazione è
un ottimo sistema per rilassare
mente e corpo in pochissimi minuti. Impratichendosi non richiederà più
del tempo di un caffè, ma i benefici saranno molto più efficaci. Non c’è niente
di meglio della meditazione per affrontare una vita stressante e frenetica.
L’hanno scoperto pure i manager impegnati nell’ultimo World Economic Forum di Davos che, estasiati, quest’anno
si sono lasciati sedurre dal seminario del
monaco Matthieu Ricard e della star del
cinema Goldie Hawn.
Una filosofia che sta conquistando
sempre più imprenditori, manager, banchieri e professionisti. Non per niente dirigenti e staff di alcune delle più grandi
aziende della Silicon Valley, come Goo-
gle, Facebook e Twitter, frequentano regolarmente lezioni di meditazione. Anche fior di broker di una delle banche più
ricche del mondo, la Goldman Sachs,
ogni tanto si accucciano a gambe incrociate. Heston Blumenthal, cuoco famoso, personaggio tv e scrittore britannico,
fondatore e proprietario del ristorante
The Fat Duck a Bray nel Berkshire, prima
di infilarsi grembiule e cappello dice
“omm”. Mentre il campione di golf Tiger
Woods ha confidato che da quando medita mette più facilmente la palla in buca. Alla ricerca del proprio karma, insomma, si dedicano un po’ tutti. Fa star
bene, ricarica e mette in pace col mondo. Una disciplina anti stress per arrivare
a sera meno stanchi e stressati. Provare
non costa nulla.
dubbi diamo un’occhiata alle
opere di Dalì, che faceva break
quotidiani, sicuro che accrescessero le sue visioni pittoriche. Così
Einstein, che nel dormiveglia dava
una ripassata alle sue teorie, mentre Churchill non ha saltato una
siesta per tutta la 2a guerra mondiale.
I benefici in termini anche fisici sono indubbi. Per chi riposa
una ventina di minuti il pomeriggio cala del 30% il rischio di infarto, mentre si rafforza la memoria a
breve termine. Google, che in
America ha fatto da apripista nel
concedere la “pennichella”, ha
messo a disposizione delle seggiole-culla per i suoi dipendenti
creativi. In Giappone, il lavoratore
può invece sfruttare la geniale invenzione di una ditta di Kobe: il
“desk-airbag”, o “airbag da scrivania”, su cui poggiare la testa e cedere all’abbraccio di Morfeo.
Ma la pausa siesta ha trovato
sponda persino tra i tedeschi, o almeno in Bassa Sassonia, dove il direttore del municipio di Vechta
l’ha regolamentata per i suoi impiegati.
Inizialmente, le nap room sono nate in quelle aziende internazionali, con collaboratori provenienti da ogni parte del mondo, a
cui serviva uno spazio in cui riprendersi dal fuso orario. Per chi,
invece, non può isolarsi, uno studio di Madrid ha brevettato il “cuscino struzzo”: fatto a mano, in tessuto lavabile, costa circa 100 franchi e permette di potersi isolare
completamente in qualsiasi luogo,
poggiando la testa su un tavolo o
sulla scrivania. Consigliabile a chi
non può allontanarsi dal posto di
[email protected]
lavoro.
Q@PatriziaGuenzi
All’inizio le “nap
room” servivano
ai collaboratori
per riprendersi
dal fuso orario
I BENEFICI
30%
in meno
di possibilità
di avere un infarto
per chi riposa
il pomeriggio una
ventina di minuti
40%
di aumento
della creatività
dopo una siesta
20 minuti di siesta
aumentano
enormemente
la capacità
di apprendimento
rafforzando
e stimolando
la memoria
a breve termine
30%
è l’aumento delle
prestazioni
dopo una siesta
CONTRO LA STANCHEZZA
BERE
PIÙ ACQUA
La disidratazione è
una subdola causa
di affaticamento
SMETTERE
DI FUMARE
Gli ex-fumatori notano
un aumento d’energia
del doppio o triplo quando
smettono di fumare
MANGIARE
UN PEZZETTO
DI CIOCCOLATO
Dona una forte scarica
di endorfina
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5 – 13 aprile 2014
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Me, 9.4. András Schiff | Cappella Andrea Barca | Solisti
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Ve, 11.4. Gustavo Dudamel | Orchestra sinfonica della Radio bavarese
Beethoven Sinfonie n. 6 Pastorale | Strawinskij Le Sacre du Printemps
Sa, 12.4. Andris Nelsons | Orchestra sinfonica della Radio bavarese | Solisti
Wagner Parsifal. Esecuzione in forma di concerto del Terzo Atto
Biglietti e informazioni: +41 (0)41 226 44 80 | www.lucernefestival.ch
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gratuiti sono escluse le chiamate verso i numeri di servizio e business a pagamento nonché i numeri di connessione Internet dial-up e i numeri di accesso per offerte prepagate e calling card. Le chiamate sulla rete mobile svizzera sono gratis fino a
1 000 minuti al mese, dopo di che vengono fatturate a CHF 0.40/min.
Lemostre
L’ambiente
L’incontro
LA GRANDE ARTE
NEGLI ITINERARI
DI PRIMAVERA
PICCOLI SPRECHI
QUOTIDIANI
E ADDIO ORO BLU
COHN-BENDIT
“IO NON SONO
UN PEDOFILO”
GUARDA ALLE PAGINE 34 e 35
RAVANI A PAGINA 43
ZANTONELLI A PAGINA 46
travirgolette
ilcaffè
6 aprile 2014
RIFLESSIONI D’AUTORE
SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI
UNA SETTIMANA
UNA PAROLA
Oltre il cibo
Torna il pane
sulla scena
del gusto
MORO A PAGINA 36
Blacklist
Le banche
svizzere
e la clientela
straniera.
La lotta contro
l’evasione
fiscale
e la minaccia
delle liste nere.
Un braccio
di ferro
cominciato
nel 1998
PAOLO BERNASCONI
Docente di diritto penale
dell’economia
segue dalla prima pagina
V
enivano identificati i criteri generali e omogenei, che dovevano essere soddisfatti da parte di
tutti gli Stati e specialmente da parte dei Paesi
riconosciuti da anni come “paradisi fiscali”.
Essenzialmente, la black list rappresenta un attacco alla reputazione di un determinato Paese, con lo
scopo di dissuadere gli investitori e gli operatori dal far capo alle istituzioni di quel Paese, considerato come immeritevole della “fiducia” del mercato. Non solamente l’Ocse, ma anche il Fondo monetario internazionale, il Forum
sulla stabilità finanziaria, il Foro globale sulla trasparenza
fiscale, il Gruppo di azione finanziaria internazionale
contro il riciclaggio approfondirono i criteri per far rientrare un determinato Paese nella categoria dei paradisi fi-
Si tratta di un attacco alla reputazione
di un determinato Stato, con lo scopo
di dissuadere gli investitori
scali e quindi per farne oggetto della nuova arma disincentivante, ossia la lista nera. Alcune indagini hanno in
realtà verificato che l’impatto delle liste nere sul piano
dello sviluppo economico del Paese che ne è vittima, può
anche essere relativamente modesto. Non è però possibile trarre conclusioni generali, poiché questo impatto dipende molto dalla situazione economica e politica generale e da quella riguardante il singolo Paese. Sta di fatto
però che tutti gli Stati membri dell’Ocse oppure dell’Unione europea, e comunque quelli più attivi sullo scacchiere finanziario, monetario e bancario internazionale,
fanno il possibile per superare i continui test ai quali sono
sottoposti. Anche nel parlamento svizzero viene continuamente fatto riferimento al “peer review” in materia fiscale, che avrà luogo nella metà 2015. Gli si accompagnano in anni alterni, test riguardanti la conformità ai criteri
antiriciclaggio, nonché ai criteri anticorruzione.
L’efficacia deterrente delle liste nere è allarmante: ne
sanno qualcosa le 14 banche svizzere che sono ancora
nel mirino dei procedimenti penali-fiscali negli Usa, come pure quel centinaio di banche che ha pensato bene
di partecipare all’ormai famigerato programma allestito
dagli Usa per le banche elvetiche annunciato il 29 agosto
2013.
Ma ci sono anche meccanismi più sofisticati, ben conosciuti dagli operatori a cavallo del confine italo-svizzero: la prima misura risale al 1999, quando venne introdotto il principio dell’onere della prova a carico del contribuente italiano, che dichiarava di allontanarsi, mediante cambiamento di residenza, dalla sovranità fiscale
italiana. Di conseguenza, tutti coloro che trasferiscono
la residenza in Svizzera o in altri Paesi considerati come
paradisi fiscali dalla legislazione italiana, continuano ad
essere considerati come residenti in Italia e, di conseguenza, tassati su tutti i redditi ovunque essi siano prodotti.
Piuttosto incisiva anche l’applicazione ai paradisi fiscali della norma sulle cosiddette Cfc/Control Foreign
Companies, in base alla quale, per esempio riguardo alla
Svizzera, il contribuente italiano che detiene una partecipazione in una società elvetica a regime fiscale privilegiato (come una società holding, una società ausiliaria
oppure di sede), viene tassato sui redditi della società
medesima. Risale già al 2002 la regola secondo cui i costi
sostenuti da parte di un’impresa italiana per l’acquisto
di beni tramite una società svizzera, non sono deducibili
fiscalmente, salvo quando il contribuente riesca (grazie
ad un onere burocratico piuttosto pesante) a dimostrare
che l’impresa elvetica non è una società di sede e che le
operazioni effettuate non sono fittizie bensì effettive.
Come soddisfare la richiesta di essere cancellati da
una black list e di essere inseriti in una white list ? Bisogna essere conformi agli standard Ocse e anche a quelli
dell’Ue. Dal momento che il governo italiano ha appena
radiato dalle sue liste nere Paesi come San Marino, le
Maldive e il Sultanato del Brunei, la Svizzera si attende
un trattamento perlomeno equivalente. La difficoltà risiede nel continuo aggiornamento di questi standard,
per cui, malgrado gli sforzi di rapido adattamento della
nostra legislazione a questi standard, l’obiettivo perseguito continua a rimanere in corsa. E adesso anche la
Svizzera deve correre, assieme ad altri 44 Paesi per adeguarsi al “Common Reporting Standard”, un sistema automatico di scambio di informazioni multilaterali appena elaborato dall’Ocse.
Questa è una delle spiegazioni delle difficoltà, per i
negoziatori svizzeri, di far procedere le trattative per un
accordo globale fiscale con l’Italia. Ormai c’è poco da offrire in contropartita, visto che il sistema Rubik non può
piacere all’Italia, poiché non piace (più) all’Unione Europea. Per di più, anche la Svizzera cerca ancora soddisfazioni: chiede un accesso agevolato per le sue banche al
Il nostro Paese deve correre, assieme
ad altre 44 nazioni per adeguarsi
al “Common Reporting Standard”
mercato bancario italiano che, ovviamente, temendo la
concorrenza diretta, si oppone.Riguardo poi alla possibilità per le autorità fiscali italiane di ottenere informazioni nell’interesse di procedimenti non solo per frode
fiscale, ma anche per evasione, dichiarazione infedele e
per l’accertamento fiscale, basterebbe loro presentare richieste al fisco svizzero, chiedendo di essere messe al
beneficio della clausola della nazione più favorita, ossia
di quegli oltre 40 Paesi, in favore dei quali il parlamento
elvetico ha già concesso, a partire dal 2 aprile 2009, queste ampie facilitazioni.
E fermiamoci qui per non inoltrarci sul campo minato dell’accordo per i ristorni sulle imposte dei frontalieri,
tanto più che oggi parlamento e governi ticinesi stanno
impavidamente applicando la strategia di Davide contro
Golia, dimenticando che questo Golia non è stupido e
che questo Davide è privo di fionda, e anche di pietre.
DOMENICA
LIBERO D’AGOSTINO
COME SI RIESCE
A SBARACCARE
UN AEROPORTO
I
l De profundis per l’aeroporto di Agno l’ha intonato da Lugano la municipale socialista Cristina Zanini
Barzaghi: “È un malato terminale”. A sottoscriverne l’atto di
morte è intervenuta subito la
sezione cittadina dei Verdi,
secondo cui “non c’è la massa
critica di passeggeri per poter
sopravvivere”. Dunque, meglio staccare la spina. Proprio
quando dopo decenni di attesa si è riusciti a sbloccare l’allungamento della pista, che
ha rappresentato sinora uno
dei più pesanti handicap per
lo sviluppo dello scalo. Il sindaco Marco Borradori ha ribadito l’impegno della Città
per un credibile piano di rilancio. Ma con l’aria di smobilitazione che tira a Lugano,
non c’è da essere ottimisti. Se
lo scalo di Agno interessa
davvero tutto il Ticino, il Cantone dovrebbe al più presto
fare qualcosa.
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
35
tra
virgolette
coloriitineranti
Lemostre
T
Viaggio alla ricerca
delle radici
più profonde
dell’Espressionismo
Da Matisse e Reiter”
a “Der Blau
go
Kunsthaus Zuri gio
ag
m
1
Fino all’1
P
rima ed unica tappa europea di una rassegna concepita negli Stati Uniti, e che
dopo Zurigo migrerà a Los Angeles e a
Montreal, la grande mostra “Da Matisse al Blauen Reiter” vuol essere un viaggio attraverso la
storia dell’arte tra Otto e Novecento alla ricerca
delle radici dell’Espressionismo.
Considerato come un fenomeno tedesco
autoctono, in realtà l’espressionismo fu un movimento di ispirazione cosmopolita, caratterizzato da fruttuosi scambi soprattutto con l’arte
francese di fine Ottocento. Per non dire poi che
il termine venne coniato nel 1911 dal critico tedesco Worringer non già per designare l’arte
germanica del momento, quanto piuttosto per
indicare riassuntivamente (più tardi si sarebbero fatti i dovuti distinguo) tutta quell’arte antinaturalistica, dai colori accesi o dalle evidenti
deformazioni prospettiche e disegnative, che
andava caratterizzando le tendenze avanguardistiche di inizio secolo XIX da Parigi a Vienna
e Berlino: dalle Secessioni sempre più frequenti nelle varie regioni europee ai postimpressionisti e puntinisti, dal sintetismo ai Nabis, dai
fauves ai primitivisti e all’incipiente cubismo.
Un’arte insomma “espressionista” che, fin
nel termine, si contrapponeva all’impressionismo: ritenuto troppo descrittivo e retinico,
estroflesso, per poter rappresentare la complessità dell’animo umano e le problematiche
del tempo. Non si trattava più di descrivere o
rappresentare emotivamente la stupore dello
sguardo attraverso lo sfrangiarsi della luce e la
mobilità del tocco; bensì di calarsi nell’esperienza soggettiva ed emozionale del vivere
(anche della gioia di vivere, Matisse!) per tirarne fuori (ex-premere) un’interpretazione personalizzata e diretta, al di là di regole e filtri accademici, esaltando con il colore ed il segno
l’energia che prorompe dall’interno e si riversa
sulla tela.
Oggi, a distanza di un secolo, per noi
l’espressionismo è quel fenomeno soprattutto
tedesco chiaramente identificabile nella sue
date e differenziate poetiche: “Die Brücke”,
1905; “Der Sturm”, 1910; “Der Blaue Reiter”,
1911. Questo non significa però che sia un prodotto autoctono e senza legami con quanto
capitava allora nelle varie capitali artistiche
come intende dimostrare la rassegna zurighe-
PAUL CÉZANNE
Grandi mele,
1891/92
se. A parte i viaggi, i soggiorni di studio dei vari
artisti, le mostre itineranti, la circolazione delle immagini… a monte, ed in comune, c’è
l’emergere di una sensibilità nuova, moderna
che si traduce in una affinità di ricerca e di
nuovi linguaggi. Ciò che in mostra si vede bene: non solo grazie alla documentazione scritta di lettere, cataloghi dell’epoca, scambi e
contatti tra i vari artisti, ma soprattutto nell’esposizione che allinea, con sorprendenti accostamenti, oltre 80 dipinti e una trentina di
opere grafiche di diversi artisti: per esempio
dipinti di Van Gogh o Matisse vicino a quelli di
Kirchner o Schmidt-Rottluff per evidenziarne
palesi relazioni formali.
Nel complesso, una selezione ben mirata
di artisti, con opere molto belle, tutte del periodo preso in esame (i primi due decenni del
secolo XIX), alcune delle quali allora esposte
con certezza in Germania in occasione di mostre personali o collettive sull’arte francese, e
quindi viste anche dagli artisti del posto. Ciò
che presuppone un notevole lavoro di ricerca
a monte ed ha coinvolto nel prestito ben 40
istituzioni mondiali.
eclettismo simbolico
Gli itinerari
dell’arte
sbocciano
in primavera,
dal Vallese
a Zurigo,
da Milano
al Ticino
CLAUDIO GUARDA
formato
natura
ra le tante mostre che fioriscono a primavera, ne abbiamo selezionate alcune
tra le più ricche o stimolanti del folto panorama espositivo; per quanto succintamente ne
segnaliamo qui altre tre meritevoli di
attenzione. Si comincia con il Museo
di Ascona (con propaggini che coinvolgono la Pinacoteca Casa Rusca di
Locarno e il Museo Onsernonese di
Loco) che, continuando nella sua rilettura della
storia culturale e artistica
del cantone,
pone oggi in
debita luce la
vicenda artistica più che
quarantennale della coppia
tedesca Alfred e Gisela Andersch.
Grande scrittore antinazista, Alfred è
stato narratore, poeta, saggista e sceneggiatore sempre animato da uno
spirito democratico, mentre Gisela è
stata una pittrice astratta sull’onda
degli orientamenti razionalisti e puristi del Bauhaus e di De Stijl.
A riguardarci da vicino è il fatto che i
due nel 1958 vengono a vivere in Ticino, prendendo dimora a Berzona
(dove risedeva anche Max Frisch), di-
ventando tra gli animatori della cultura locale, pur mantenendo i contatti con intellettuali e artisti internazionali in Germania e in Italia. La mostra diventa così un prezioso contributo per ricostruire e integrare il
flusso delle presenze più rimarchevoli dentro il paesaggio geografico-culturale del Cantone Ticino negli anni
‘50/60.
In linea con le sue precedenti esposizioni di arte grafica, in particolare
quella sul Piranesi, il Max Museo di
Chiasso riscopre invece l’incisore
Luigi Rossini (1790-1857) l’ultimo
grande illustratore delle meraviglie
di Roma e Pompei, nelle cui opere si
legge il percorso che dall’iniziale
Neoclassicismo lo porta verso il gusto
romantico e pittoresco.
Al Castello Visconteo di Pavia si continua, sull’onda del successo di Monet, presentando il decano degli impressionisti, Camille Pissarro, figura
centrale all'interno del gruppo ma
caratterizzato da un percorso tutto
suo tanto a livello tematico quanto
stilistico. Grazie al suo forte temperamento e ai suoi consigli divenne inoltre punto di riferimento per molti
giovani artisti dell'epoca – basti pensare a Gauguin e Van Gogh – svolgendo un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell'arte di fine Ottocento.
doppiopercorso
mo
Il Divisionis
Arnaud,
re
er
Fondazione Pi
Lens (Vs)
Fino al 22 aprile
La pittura “en plein air”
tradotta con la mobilità
di piccoli tocchi di colore
Se l’appartenenza
al territorio si eleva
a creazione artistica
È
GUSTAV KLIMT
Fregio di Beethoven, 1902
Gustav
Klimt
Milano
Palazzo Reale,
io
gl
lu
13
al
Fino
L
a rassegna che Palazzo Reale di
Milano dedica a Gustav Klimt
(1862-1918), indiscusso maestro della Secessione Viennese, non
è un’antologica, bensì una mostra tematica suddivisa in sezioni che focalizzano alcuni aspetti, soggetti o momenti rilevanti nella sua storia artistica.
Le prime tre si concentrano sugli
anni della formazione (su cui troppo
spesso si sorvola) che ebbe il suo
punto culminante non in un’accademia tradizionale, bensì in una scuola
di Arti e Mestieri annessa al Museo
di Arti Applicate dove, accanto alla
pittura “storicistica” allora in grande
auge grazie a un maestro come Hans
Makart, si apprendevano pure tecniche diverse come il mosaico e la lavorazione dei metalli, e un vasto repertorio di motivi decorativi tratti da
Mescolare linguaggi, stili ed epoche
con la raffinatezza poetica di Klimt
varie epoche e culture. Erano gli anni
in cui tutta la Vienna imperiale, in
particolare la Ringstrasse, si parava
di nuovi e grandiosi edifici monumentali in vari stili per i quali si richiedevano “artisti” capaci di decorare interni e facciate di palazzi, sia
pubblici che privati, con un eclettico
e sontuoso repertorio storico-teatrale di forme e costumi.
Ma accanto alla pittura storicista,
quella formazione sviluppava anche
l’amore per la manualità artigianale,
la lavorazione dei metalli, la preziosità dei materiali, per la raffinatezza
delle cornici (Liberty e Art Nouveau
non sono lontani!) che Klimt aveva
derivato dal padre e incrementato
con i fratelli Ernst e Georg: è con loro
che fonda il primo sodalizio artistico
che gli dà un nome e fa ricevere le
prime commesse pubbliche.
Tutti questi aspetti, una volta da
lui ricondotti a sintesi e reinventati,
diventeranno fondamentali nell’elaborazione della poetica secessionista viennese come si può vedere nella sezione centrale tutta dedicata al
Fregio di Beethoven fatto nel 1902, in
occasione della XIV Mostra della Secessione (qui in una copia fedele a
dimensione reale) in cui tema e linguaggio pittorico vanno ben oltre il
naturalismo o lo storicismo.
Concepito come un’opera d’arte
totale che corre a fascia su tre pareti,
con richiami che vanno dalla la pittura vascolare greca alla pittura egizia o etrusca, il Fregio ha come tema
è la contrapposizione tra le forze del
Male e del Bene che si contendono
un Cavaliere il quale per raggiungere
la felicità deve attraversare un mondo ostile e pericoloso dominato da
elementi malvagi, prima di arrivare
all’Eden fiorito e sentire esplodere
L’Inno alla gioia, simbolo salvifico
dell’arte e dell’amore. Analogamente
anche lo stile mescola i linguaggi e le
epoche, accoglie stilizzazione e linearismo, tridimensionalità e bidimensionalità, alterna musicalmente
pieni e vuoti, nonché elementi ornamentali eclettici o simbolici derivanti anche da antiche culture.
Chiudono la mostra le sezioni
dedicate a tre generi assai cari a
Klimt: il paesaggio, il ritratto e il nudo femminile colti nelle diverse fasi
della vita di questo pittore ma anche
geniale artista che, nella sua opera,
ha saputo fare sintesi tra storicismo,
istanze simboliste e nuovi linguaggi
contribuendo in modo rimarchevole
al rinnovamento dell’arte europea
tra ‘800 e ‘900.
sentieri
lucci,“Dai
Flavio Pao 989-2013”
nascosti. 1
le d’Arte
Museo Cantona
le
ri
Fino al 27 ap
R
ealizzata per i suoi ottant’anni, la
mostra che si dispiega sui tre piani
del museo cantonale vuol essere un
omaggio alla figura di Flavio Paolucci, nato
a Torre nel 1934, artista molto schivo ma di
lineare continuità e di singolarissima voce
nel contesto ticinese. Fin dal titolo, Sentieri
nascosti, la mostra rimanda a quegli angusti luoghi di passaggio in cui uomo arte e
natura si incontrano. Si tratta allora di epifanie o rivelazioni in cui la natura, per un momento, sembra svelare una parte nascosta
di sé. Per la verità, questo dialogo, realizzato
per di più con gli strumenti che la natura
stessa offre, parte in lui da molto lontano,
anche se nel tempo ha conosciuto modalità
realizzative diverse.
In effetti il Museo Cantonale gli aveva
già dedicato un’ampia antologica nel 1988
che raccontava lo sviluppo della sua ricerca
dagli esordi pittorici, sostanzialmente informali, sul finire degli anni ’50, fino al mo-
LE ESPOSIZIONI
La Fondazione
Pierre Arnaud
FLAVIO PAOLUCCI
“L’uovo fuori dal
nido”, 2011, bronzo,
legno e colore
mento in cui maturava, nei primi anni ’70,
una concezione d’arte e di pensiero fondati
sulla coscienza della propria profonda e radicata appartenenza al territorio e alla natura.
Ventisei anni dopo la prima mostra, ecco
che questa si cala in quelli successivi, dal ’90
a oggi, consentendo per un verso di mettere
riassuntivamente a fuoco la linea della sua
intera ricerca artistica lungo un cinquantennio, ma soprattutto di coglierne spostamenti
e specificità recenti.
La prima delle quali mi pare vada identificata nella assunzione sempre più diretta del
dato di natura, in particolare di rami, tronchi
e foglie fatti poi fondere in bronzo: con un
marcato spostamento quindi rispetto a un
passato in cui l’elemento naturale veniva assunto nella sua pura naturalità (legno, roccia,
cenere) e poi elaborato manualmente dall’artista tanto nella sua forma quanto nella sua
pelle. Oggi è come se l’artista-artefice si fosse
I DIVISIONISTI
L’hospice et le phare di Georges
Seurat, 1886; qui sotto, Lo
specchio della vita Giuseppe
Pellizza
da Volpedo, 1900
messo un po’ da parte per lasciare maggior
spazio possibile alle forme, fuse poi in bronzo, della natura: la quale ha comunque bisogno di qualcuno che agisca, selezioni,
isoli per lei gli elementi, le dia insomma voce, facendo funzione di mediatore.
Da qui la seconda: rispetto al passato,
tale processo si manifesta oggi in modulazioni di più immediata leggibilità, in forme
diventate più dirette e meno intellettuali e
criptiche, per quanto si avvalgano ancora di
un “alfabeto aperto” di segni e simboli, ma
usato con maggiore parsimonia e ridotto
all’essenziale, talvolta quasi celato, quanto
basta per mantenere in piedi un fragile
equilibrio, o proiettato nella dimensione
del fantastico e del poetico: con lastre e vetri
a creare riverberi di luce e trasparenze che
amplificano lo spazio, o con uova, perle,
quadrati, cerchi che diventano anche soli e
lune. Allora linguaggio dell’uomo e linguaggio della natura si incontrano.
con piacere che si dà il benvenuto ad ogni nuova istituzione culturale. Sul poggio
che fa di Montana-Crans un balcone affacciato sulle Alpi Vallesane, nel piccolo villaggio di Lens,
spicca oggi una moderna costruzione con vetri a specchio che riflettono il paesaggio circostante. È
la Fondazione Pierre Arnaud,
inaugurata nel dicembre scorso e
concepita espressamente per
esposizioni di alto livello: due all’anno, incentrate sul moderno,
dal 1850 al 1950, ma con un aggancio diretto anche al territorio che
le ospita, vale a dire l’arco alpino
come entità originaria. L’intento è
quello di far vedere come i migliori pittori che vi hanno operato (dai
Giacometti ad Hodler, da Amiet a
Segantini) non fossero degli isolati, ma artisti ben consapevoli delle
recenti tendenze europee.
Inaugura la stagione una grande esposizione sul Divisionismo:
più di cento dipinti, con opere e
nomi davvero notevoli, che raccontano la storia e l’intento di quel
movimento in Europa. Se la grande rivoluzione operata dagli impressionisti consisteva nel tradurre l’emozione della pittura en
plain air attraverso la mobilità del
colore e lo sfrangiamento della luce, grazie a piccoli tocchi di colori
puri accostati direttamente sulla
tela secondo il loro libero sentire;
nel 1884 Seurat, Signac, Maximilien Luce vollero invece dare un
fondamento oggettivo al processo
visivo e pittorico, creando una
frattura tra l’impressionismo “romantico” di Monet e Renoir e
quello “scientifico” detto anche
Neo-impressionismo o Divisionismo. A monte, evidentemente,
operava in loro la grande fede nella scienza e nel metodo, tipici del
positivismo.
Passando tra le opere esposte
si legge un doppio percorso: da
una parte il confronto diretto tra i
principali maestri del divisionismo svizzero e quelli europei in
particolare francesi, italiani e belgi; dall’altra l’allentarsi dello spirito scientifico e analitico della prima ora per cui il puntinismo di
Seurat diventa poco alla volta tacca, segno, macchia che traghetta
verso l’incipiente espressionismo,
come ben si vede in Amiet.
36
Pan carré homemade
Sciogliere 20 g di lievito di birra in 200
g d’acqua e 100 g di latte, entrambi
tiepidi. Unire ½ kg di farina “0”
setacciata, 20 g di zucchero, 10 g di
sale e lavorare bene l'impasto. Alla fine
unire 70 g di burro (morbidissimo) e
lavorare bene l'impasto con forza
finché non si staccherà dalle mani. Far
tra
virgolette
lievitare per un'ora coperto con della
pellicola. Imburrare uno stampo da pan
carré. Mettere l'impasto nello stampo
(senza rimpastarlo!) e dargli la forma
dello stampo. Far lievitare per circa 40
minuti. Cuocere a 200° gradi per 40
minuti nella parte bassa del forno (in
modo che il calore arrivi dal basso).
Il grande ritorno
del vecchio pane
sulla scena del gusto
I
n principio era il pane. Con tutta la sua carica sacrale. Spighe recise, chicchi macinati, divinità
delle messi invocate per garantire la sussistenza
delle comunità. Poi è arrivata la fatwa globale contro i carboidrati e molti hanno abiurato l’antica religione del grano. Accusato di far crescere il giro vita.
Infatti gli uomini, racconta Michael Pollan nel suo
best seller “Il dilemma dell’onnivoro”, avendo troppe opzioni alimentari a disposizione, hanno cominciato ad eliminare volontariamente alcuni alimenti, compreso quello che per millenni era stato il
cibo per antonomasia. Così il carburante della rivoluzione neolitica era diventato cheap.
Ma i cicli della storia sono sempre più brevi. Le
mode vanno, vengono, qualche volta ritornano, come le nuvole di De André. Così assistiamo al grande
ritorno di baguettes, ciabatte, rosette, michette, bagel, bretzel, crostoni e focacce.
Non solo portati a casa in rustici sacchetti o farciti di ogni bendidio nei caffè. Ma sbocconcellati direttamente nei panifici, sempre più spesso trasformati in vere e proprie botteghe del gusto. Che però
hanno poco a che fare con la tradizione panettiera.
Si tratta di un vintage alimentare di ispirazione
americana.
Che oscilla tra New Age e Nonna Papera. Sacchi
di farina sistemati ad arte, come in un’installazione
di Jannis Kounellis. Pale di legno appese alle pareti,
in stile museo della civiltà contadina. Madie riutilizzate come sedie e ruvidi tavoli da lavoro trasformati in consolle. Bilance di ottone ossidato sistemate nelle vetrine con piramidi di crusca e avena.
Commesse che somigliano a massaie amish e camerieri country che sembrano usciti da Sette spose
per sette fratelli.
Basta vedere che cosa sta succedendo a Milano.
La città dell’assalto ai forni di manzoniana memoria, brulica di bakery assediate da una clientela che
trova trendy darsi appuntamento per il brunch davanti a una pagnotta, purtroppo spesso mal cotta.
E se una volta per moltiplicare i pani ci voleva
un miracolo, adesso la moltiplicazione la fa il mercato. Che fa il miracolo di farci comprare a prezzi da
ricchi quello che una volta era un cibo da poveri. di
CAROLINA
Ingredienti per 8 persone
-
500 g di farina “0”
150 g di farina integrale
370 g di acqua tiepida
25 g di lievito di birra
3 cucchiai abbondanti di
basilico tritato finemente
2 cucchiai di prezzemolo
tritato finemente
1 rametto di timo
2 cucchiai di olio
extravergine d’oliva
2 cucchiaini di sale
1/2 spicchio d’aglio
tritato finemente
All’aglio e erbe aromatiche
ELISABETTA MORO
LA RI ETTA
oltreilcibo
Baguettes, ciabatte, rosette, michette, bagel,
bretzel, crostoni e focacce. Oggi è trendy
darsi appuntamento davanti a una pagnotta
In una ciotola mescolare le due farine e il sale. In un bicchiere sciogliere il lievito nell’acqua tiepida. Aggiungere l’acqua con il lievito
sciolto alle farine e l’olio, le erbe e l’aglio tritati. Mescolare e impastare bene, ma delicatamente fino ad ottenere un impasto morbido.
Trasferire l’impasto in una ciotola pulita e unta
con un po’ d’olio e far lievitare per un’ora e
mezzo. Trascorso questo tempo rovesciare
l’impasto (senza impastare!) nello stampo a
ciambella unendo le due estremità per chiuderlo e schiacciandolo un po’ in modo da togliere le bolle d’aria (se si usa uno stampo da
cake mettere l’impasto lì dentro e premere
per eliminare l’aria). Far lievitare per 45 minuti. Accendere il forno a 220° gradi. Spennellare di olio il pane e infornare per 5 minuti,
spennellare di nuovo e cuocere per 15 minuti.
Abbassare la temperatura a 190° gradi e
cuocere per altri 20 minuti.
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
37
tra
virgolette
La protesta
Catalogna
La forte autodeterminazione
è nel vocabolario catalano
Secessione
Autodeterminazione, sovranità, nazione sono parole che fanno parte del vocabolario politico catalano da
tempo.L’indipendentismo catalano non
è certo nato nel 2012, quando una
manifestazione di 1,5 milioni di persone ha dato il via al referendum di
autodeterminazione previsto per il 9
novembre 2014. Referendum annunciato dal presidente della Generalitat
della Catalogna Artur Mas l’inverno
scorso, ma che il 25 marzo è stato dichiarato “illegittimo” dal Tribunale costituzionale spagnolo.Nel corso del XX
secolo la Catalogna ha assistito a due
proclamazioni d’indipendenza: nel
1931 e nel 1934. Le neonate repubbliche s’inserivano in un’ipotetica repubblica federale spagnola, che in realtà non esisteva. Furono di corta durata, perché Madrid ristabilì l’ordine.
Scozia
Storiche e velleitarie voglie d’indipendenza
tra lotte, referendum e le farse irredentiste
EZIO ROCCHI BALBI
S
embra incredibile che la
parola “secessione” possa essere rivendicata sia
dalla Catalogna, che vanta il primo, inutile proclama d’indipendenza negli anni ‘30,
sia dalle sgangherate truppe della
Serenissima che, sgominate in
settimana dai Carabinieri, puntavano ad un’improbabile autonomia del Veneto equipaggiati con
un carro armato fai da te. Ancor
più incredibile che alcune di queste spinte indipendentiste si richiamino al “modello svizzero”,
alla confederazione di Stati . Dimenticando che federazione deriva dal latino “foedus”, alleanza;
esattamente il contrario della divisione insita nella secessione.
Certo è strano, proprio nel
monento in cui la globalizzazione
sembra aver raggiunto il suo culmine, assistere ad una frammentazione, o almeno a rivendicazioni di autonomia dai propri Paesi.
Eppure, anche se il movimento
per l’indipendenza politica ha
molte madri, paradossalmente
una di queste è proprio la globalizzazione, perché la sovranità territoriale specialmente nel campo
del commercio e della politica
monetaria può portare benefici
tangibili. “Storicamente questo
non avviene, infatti, finché l’economia dello Stato centrale assicura sicurezza e benessere - ricorda
lo storico Maurizio Binaghi, autore con Roberto Sala de “La frontiera contesa” -. In tempi di crisi, invece, riecco apparire il miraggio, o
l’idea romantica del ritorno alle
proprie tradizioni culturali, alla
propria ‘identità’. Ma l’identità in
sè non esiste, è una costruzione, e
devi essere bravo a costruirla e,
soprattutto, deve avere un retroterra ideale condiviso”.
Eppure negli ultimi vent’anni
si è assistito ad un’ondata di scissioni geopolitiche senza precedenti, alla creazione di tante realtà
territoriali di minore estensione
che si son ritrovate in possesso di
qualcosa di simile alla piena sovranità. Solo il crollo dell’Unione
sovietica, ad esempio, ha portato
alla creazione di quindici nuove
nazioni, e l’ultimo referendum -
legale costituzionalmente o meno
che sia - ha aggiunto alla collezione la Crimea. La Jugoslavia ha dato vita a sei nazioni diverse, e ben
pochi di questi nuovi Stati hanno
scelto di unirsi di nuovo sotto la
TANK IN S.MARCO
Il finto tank dei
“serenissimi” a
S.Marco nel ‘97
“grande Serbia”. Anzi, il parlamento della provincia serba del Kosovo ha approvato una dichiarazione unilaterale d’indipendenza
dalla Serbia, subito ratificata con
insolita celerità dall’Unione euro-
pea. E gli scozzesi, che possono
rievocare un passato di indipendenza politica (come, teoricamente, i cittadini del Texas) , potrebbero benissimo scegliere di
separarsi dal Regno Unito in una
votazione prevista nell’autunno di
quest’anno. In Belgio fiamminghi
e valloni vivono da “separati in casa”, e in fondo la scelta della Ddr di
fondersi con la sorella maggiore
occidentale rappresenta l’eccezione che conferma la regola. “Alcune spinte secessioniste sono
così paradossali da generare fenomeni incomprensibili - aggiunge
Binaghi -. L’eurodeputato leghista
Borghezio è stato applaudito a Lugano parlando di ‘federalismo etnico’, ventilando di fatto l’annessione del Ticino alla ‘Padania’... Insomma, le piccole patrie si mangiano una con l’altra”.
[email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
Più di trecento anni di rancore
nei confronti dell’Union Jack
Per la prima volta le spinte secessioniste degli scozzesi potrebbero portare ad
una spaccatura dal Regno Unito con la
creazione di un nuovo Stato. L’ultimo
sondaggio sul referendum, che si terrà
il prossimo 18 settembre, registra infatti
i pro-secessione al 40% e gli indecisi al
15%: un risultato mai riscontrato in
passato. È un referendum scaturito da
un rancore nei confronti della Corona
malcelato da tre secoli, dal 1707,
quando gli inglesi “convinsero” il fiero
popolo scozzese ad entrare nella Union
Jack. Ma è dai tempi del Vallo di Adriano, quando gli scozzesi erano conosciuti come “pitti, che s’invoca l’indipendenza dalla Corona. Una secessione, in
realtà, arrivò nel 1314 dopo la battaglia
di Bannockburn, ma venne ricomposta
per volere di Sua Maestà.
Le parole
L’ANALISI
Amare conseguenze di un fallimento
LUIGI BONANATE
I
l federalismo unisce i separati;
la secessione divide gli uniti. Il
federalismo testimonia di una
intenzione ottimistica rispetto alla
crescita di una collettività. Il secessionismo è l'amara conseguenza di un fallimento.
Il federalismo dà vita a Stati
solidi, dal punto di vista territoriale e organizzativo; la secessione
spezza vincoli e accordi precedenti. Non per
questo il federalismo è sempre perfetto e non lo è neppure la secessione. Quelli che oggi chiamiamo Stati
Uniti si sono federati, nel 1776; ma
nel 1861 si dilaniarono giungendo
fin sull'orlo della secessione.
La storia della statualità è pronta a stupirci. Per difendere la Cecoslovacchia unita l'Occidente resistette a Hitler nel 1939, ma alla fine
del 1992 si è divisa in due, senza
che ne derivasse alcun conflitto. Il
federalismo possiede dunque sia
una versione internazionalistica,
dato che sovente lo si sceglie per
porre fine a dei conflitti (anche di
lunga data), sia un'altra, interna,
che guarda invece al funzionamento dello Stato, per migliorarne le
performances. La Confederazione
svizzera (che in realtà è una vera e
propria federazione) nasce nel
1848 dando vita a uno Stato nel
quale ciascun Cantone è sovrano a
casa sua e tutti insieme condividono una stessa sovranità. Un miracolo? Un pasticcio?
Tutt'altro. La logica statuale che
presiede alla scelta federale nasce
da una constatazione banalissima,
che noi in realtà applichiamo tutti i
giorni nella nostra vita: cerchiamo
infatti di affrontare i problemi che
ci troviamo di fronte facendolo nel
modo più prossimo e stretto possi-
bile, cioé entrando al loro interno,
per così dire, e trattandoli secondo
le circostanze del caso. È la stessa
cosa che in molti ambienti e culture
si chiama "sussidiarietà", principio
secondo cui meglio può affrontare
una situazione chi è maggiormente
a contatto con essa. Questo principio consiglia dunque di non passare sempre dal centro per andare in
periferia, ma di stare attaccati ai
problemi reali.
Qualche volta, però, la vita in
comune si fa difficile, possono sorgere incomprensioni. Non ce lo si
dovrà nascondere, pur nella consapevolezza che non è detto che "più
piccolo" sia sempre meglio che
"tutti insieme". Anzi: la grande crisi
finanziaria che da diversi anni ci attanaglia difficilmente sarà risolta
con la fuga solitaria: un Veneto senza Italia sarà straniero ovunque e
non potrà neppure comprarsi dei
veri carri armati!
SECESSIONE
Dal latino “secessionem”, derivato
da “secedere”, separarsi. Rappresenta
la separazione di un gruppo da
un’entità sociale o politica a cui
apparteneva; la separazione di
un territorio da uno Stato di cui faceva
parte, per costituirsi in un’entità statale
autonoma
FEDERAZIONE
Dal francese “fédération”, dal latino
“foederationem”, dal tardo latino “foedus”, alleanza fra i popoli, legame, vincolo. Rappresenta l’unione politica di
Stati che mantengono in diversi settori
le proprie leggi particolari e competenze, ma hanno una costituzione comune
e si riconoscono in un governo federale
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
38
virgolette
tra
libri
Storia di una badante
che fotografava la vita
Pubblicò le fotografie su internet, il successo di pubblico fu
immediato. Vide un necrologio, telefonò ai parenti - così
almeno credeva - e seppe che
stavano portando alla discarica il contenuto della stanza
abitata dalla donna: vestiti,
scarpe, mucchi di vecchi giornali, ritagli di cronaca nera. Acchiappò tutto quel che poteva e che in una vita da solo non
sarebbe mai riuscito a mettere
in ordine. Scoprì che Vivian
Maier aveva lavorato come badante o baby sitter, con molto
tempo libero a disposizione
per scattare fotografie.
Usava una Rolleiflex che te-
neva appesa al collo, utile per
inquadrare e scattare senza dare troppo nell’occhio e guardando in faccia i soggetti. Nei
suoi autoritratti, la vediamo riflessa in una vetrina o in uno
specchio. Era alta, con scarpe
da Mary Poppins, senza figli né
marito e non parlava mai di sé
(nel film, grazie a un campanile, Maloof e Siskel ritrovano le
sue origini francesi). Scavando
un pochino, esce il lato Diane
Arbus: una bimba portata in
gita a un mattatoio, un bambino in bicicletta travolto da
un’auto e Vivian Maier che invece di soccorrerlo scatta fotografie.
LE IMMAGINI
NEL BAULE
Diretto da
John Maloof e
George Siskel
il docufilm che
ricostruisce la
storia della
fotografa di
strada
americana
scomparsa
nel 2009
È il Grande Fratello
ma trent’anni dopo
S
ono passati 30 anni dall’anno in cui George Orwell ha ambientato il suo romanzo simbolo:
“1984” (Mondadori). Nel frattempo, il Grande
Fratello ha dato il nome a un reality, e si è incarnato in
tutta le tecnologia che ci spia, scheda e controlla.
L’unica cosa che non si è avverata è una nuova dittatura, con un Partito unico che governa l’Oceania, blocco
contrapposto all’Eurasia. Nel romanzo non è chiaro se
il Grande Fratello esista davvero o sia solo un simbolo
inventato dal Partito.
Il suo “era uno di quei ritratti fatti in modo che,
quando vi muovete, gli occhi vi seguono. Il Grande
Fratello vi guarda, diceva la scritta in basso”. Lo stesso
Emmanuel Goldstein, il ribelle tra i protagonisti del
MARCO BAZZI romanzo, sostiene che questo dittatore in realtà è
un’icona, una personificazione del Partito. Goldstein,
racconta Orwell, era stato un importante esponente
del Partito all’epoca della Rivoluzione, “ma poi si era
impegnato in attività controrivoluzionarie ed era
stato condannato a morte. Dopodiché era evaso
e misteriosamente scomparso”. Contro di lui
vengono organizzati i quotidiani “Due Minuti
d’Odio”.
Il programma cambiava ogni giorno, “ma
Goldstein ne era sempre l’interprete principale.
Tutti i crimini commessi successivamente contro
il Partito, tutti i tradimenti, gli atti di sabotaggio, le
eresie, le deviazioni, erano un’emanazione diretta
del suo credo”. Winston Smith, altro protagonista,
ci accompagna in una Londra immaginaria, dentro
una società governata dal terrore e dal sospetto, dove ogni cittadino è potenzialmente una spia, e la Psi1984
George Orwell copolizia persegue chiunque metta in discussione il
regime.
(Mondadori)
Perfino la storia, e la cronaca, vengono riscritte e
adattate alle esigenze del Partito. Il controllo sull’informazione è totale. Per esempio, “il Partito diceva che
l’Oceania non era mai stata alleata dell’Eurasia. Lui sapeva che appena quattro anni prima l’Oceania era stata alleata dell’Eurasia. Ma questa conoscenza, dove si
trovava? Solo all’interno della sua coscienza, che in
ogni caso sarebbe stata presto annientata”. Chi controlla il passato, diceva lo slogan del Partito, “controlla
il futuro. Chi controlla il presente, controlla il passato”.
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IL FESTIVAL
DI BREGENZ
Per essere estratti basta inviare una e-mail a
[email protected] indicando i propri dati
(nome, cognome e indirizzo completo) entro venerdì 11 aprile 2014
dal 25 al 26 agosto 2014
Il Festival di Bregenz, negli anni 2013 e 2014, ha
rappresentato e riproporrà l’opera originaria di
Mozart (una delle più rappresentate opere a livello
mondiale) risalente al 1791. Bisogna risalire al
biennio 1985-86 per ritrovare in cartellone la
rappresentazione di Mozart originale sul palco
galleggiante di Bregenz. Regista per l’occasione è il
direttore del festival David Pountney accompagnato
dallo scenografo Johan Engels. Hanno già
partecipato insieme al Festspielhaus nel 2010 con
l’opera “La Passeggera” suscitando molto scalpore
e interesse.
giochi, la giostra ‘mul-mul’ (simpatiche creature simili a grandi
batuffoli di cotone), lo snack bar ‘Jack’s deli’ e la boutique
Arthur, dove i fan di queste coraggiose creature possono
soddisfare più di un desiderio. Inoltre nel Magic Cinema 4D
durante la giornata si susseguono le proiezioni del nuovo
cortometraggio “Arthur”.
Il teatro all’aperto nel quartiere italiano sarà invece il regno
dell’allegria brasiliana e di tanto ritmo: qui infatti Euromaus,
la mascotte del parco, presenta il suo nuovo spettacolo “La
Copa del Mundo – Euromaus in Brasile”.
Europa-Park è la destinazione ideale per un fine settimana con
la famiglia. Per il pernottamento potrete scegliere tra uno dei
cinque hotel**** a tema, la foresteria Gästehaus “Circus
Rolando” ed il Camp Resort con la sua atmosfera da selvaggio
west.
do 6 aprile
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Ritorna slowUp Ticino! Un percorso di
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oppure è la riuscita che ci motiva ? E
quando non c'è la riuscita, come
facciamo ad essere motivati?
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inaugura il 2014 con nuovi giochi e spettacoli.
La nuova attrazione “Arthur – nel regno dei Minimei” (che
aprirà nel corso della primavera), è la fedele trasposizione
della scenografia di “Arthur e i Minimei”, trilogia di grande
successo firmata da Luc Besson. L’attrazione indoor più
elaborata nella storia di Europa-Park è nascosta sotto
un’immensa cupola di 15 metri su un’isola magica, circondata
da due ruscelli e dal bosco incantato dei Grimm. Sotto terra
ecco apparire la fedele trasposizione delle terre narrate da Luc
Besson nei suo romanzi. Un volo di 550 metri nell’universo
sotterraneo conduce attraverso sette fantastici regni da vivere
attraverso tutti i sensi. Una fantastica avventura per tutti gli
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M
età Mary Poppins e
metà Diane Arbus. Insomma, una creatura
che sembra ricombinata da un
redivivo dottor Frankenstein. È
il più azzeccato ritratto di Vivian Maier, fotografa di strada
che alla sua morte, nel 2009, lasciò agli eredi che non aveva
100 mila negativi. Li ha ritrovati John Maloof – i primi erano
in un bauletto messo all’asta e
pagato 400 dollari circa. In Ticino, abbiamo potuto vedere
l’anno scorso i suoi scatti alla
Biennale dell’Immagine di
Chiasso, in una mostra collettiva intitolata “Ogni sguardo un
passo”. Se l’avete persa potete
rimediare sul ricchissimo sito
internet intitolato alla fotografa, che i fan - non ancora i musei - mettono a fianco di Weegee e Robert Doisneau.
Un documentario che sta
facendo tironfalmente il giro
dei festival – “Alla ricerca di Vivian Maier”, diretto da John
Maloof e George Siskel - ricostruisce la storia della fotografa sconosciuta in vita e ora celebrata da decine di mostre. In
mezzo, un colpo di fortuna,
John Maloof, come suo padre e
suo nonno, girava per cantine,
soffitte, mercatini e aste, in cerca di oggetti da rivendere.
Aperto il baule, non trovò le solite stampe con compleanni e
Babbi Natale, buoni solo per i
parenti. C’erano fotografie
scattate per strada, splendide e
professionali: signore chic con
il cappellino, barboni, manichini smembrati in vetrina,
edicolanti, vecchi cinema con
le insegne a lettere mobili.
Cercò su Google il nome di
Vivian Maier: niente di niente.
“Alla ricerca
di Vivian Maier”,
documentario
di successo
su un’ artista
di strada
schermi
MARIAROSA MANCUSO
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IL CAFFÈ
6 aprile 2013
39
tra
virgolette
L’appuntamento
Teatro
San Materno
Piazza
di Ascona
Cinema
Otello
Teatro
del Gatto
Hotel
Tamaro
A LOCARNO
Teatro
Kursaal
EZIO ROCCHI BALBI
A
lmeno per una settimana Ascona e dintorni indossano i
panni di capitale
dell’avanguardia
della parola. La parola nell’accezione più vasta del termine,
vista la capacità di spaziare dagli Eventi letterari al Monte Verità ai workshop del libro, dall’arte alle proposte cinematografiche dello spin-off primaverile del Pardo fino alla “cultura”
rap spalmata nel programma
più sperimentale, Youtopia.
Se la Primavera Locarnese,
dal 10 al 15 aprile, trasforma
l’intera regione in una piattaforma culturale di livello internazionale, alla sua seconda
edizione ad Youtopia tocca forse il compito più ambizioso:
avvicinare i più giovani al mondo della letteratura. E lo fa mescolando la dimensione visiva,
la musica, inedite performances artistiche e concedendosi
pure una tavola rotonda finale
dove discutere idee di utopia e
di visioni per il futuro. “Se l’anno scorso la nostra prima partecipazione ha mosso i suoi timidi passi iniziali, in questa seconda edizione non nascondiamo le nostre ambizioni - dice Natasha Bandecchi, coordinatrice ticinese di Youtopia -.
Resta naturalmente la nostra
matrice sperimentale, ma
l’obiettivo è toccare tutte le forme di comunicazione al di là
della parola scritta. Il nostro
target è coinvolgere i giovani,
confrontare con loro le visioni
odierne del futuro e anche modi diversi di affrontare un testo,
L’obiettivo è di
coinvolgere i
giovani, confrontare
le visioni odierne
del futuro prossimo
Arte e letteratura
sono ritmate
a tempo di “rap”
magari al ritmo del rap”.
La musica, effettivamente,
ha un ruolo da protagonista un
po’ in tutto il programma di
Youtopia, costellato di concerti,
installazioni luminose ed esibizioni acrobatiche. La colonna
sonora non può che essere il
rap, il genere musicale più giovane, che vede i musicisti coinvolti sia nei workshop, sia in veste di “docenti” per gli studenti
delle medie di Barbengo che vedranno salire in cattedra, al posto dei soliti “sori”, rapper come
Bandit, Tinguely dä Chnächt,
Mimmo Digita e Dario. E con
obbligo di frequenza dal 9 al 12
aprile. “Abbiamo affidato a nomi di spicco della scena rap
svizzera un ‘rhyme workshop’ sottolinea Bandecchi -. I ragazzi
avranno la possibilità di elaborare e studiare i testi che saran-
no recitati pubblicamente nel
‘contest’ del 12 aprile nella
piazza di Ascona con Maxi B
nelle vesti di ‘maestro’ prima
del suo concerto. La creazione
di rime e schemi di rime, la costruzione della canzone, gli argomenti di ricerca e la scrittura
di testi saranno a tempo di rap”.
In che modo la musica possa sostituire la parola come
mezzo di comunicazione lo si
L’animazione
Un’affascinante girandola
di eventi speciali itineranti
T
ra poeti, scrittori, registi e archistar l’evento culturale
dedicato al mondo della letteratura e del cinema offre
itinerari intellettualmente impegnativi. Nello stesso
tempo, però, sia gli Eventi letterari, sia Youtopia, sia L’immagine
e la parola prevedono momenti di animazione per larghe fasce
di pubblico. L’iniziativa più originale, ad esempio, spetta a Youtopia che si concede una “radio ufficiale” per tutta la durata della
manifestazione. Sarà la web-radio “Julie Fm”, infatti, a coprire integralmente tutte le performance.
Dal Monte Verità ad Ascona, comunque, nel corso degli
Eventi letterari si assisterà ad un’affascinante girandola di appuntamenti itineranti con protagonisti dell’editoria ticinese, artigiani del libro e anche un inedito mercato con tanto di rilegatori, calligrafi e restauratori a portata di mano. Un mercato che
ospiterà anche una particolare mostra di volumetti realizzati dai
bambini di quinta elementare di Ascona, con apposito workshop
creativo diretto da Suzanne Schmollgruber. Sempre ad Ascona,
poi, in Casa Serodine trova spazio la scienza con “Sensorium”, la
palestra dei sensi messa a punto dall’Ideatorio dell’Usi.
E giusto per dimostrare che la letteraura si può portare in
piazza, l’ospite d’onore della kemesse sarà “Piazzaparola”, la manifestazione che da qualche anno, da Lugano a Locarno, si cimenta nel presentare testi e opere “live”. Per l’occasione saranno
coinvolti autori internazionali e scrittori esordienti, con un occhio di riguardo sulle opere per l’infanzia, magari accompagnando musica a narrazione.
Capiterà così di vedere abbinati un classico e voci contemporanee, come all’albergo Tamaro che ospiterà - dedicato ai bambini delle elementari - la raccolta di scherzi e avventure “Di tutti i colori in tutti i tempi”, col preciso intento di trasformare la
magia della parola scritta in un esercizio di fantasia multidisciplinare.
potrà apprendere anche grazie
al laboratorio Ioic Campus, con
insegnanti di musica ed esperti
dell’Institute of Incoherent Cinematography. I ragazzi si confronteranno con la sononorizzazione del cinema degli albori,
il cinema muto con i primi primi film di fantascienza come
“Le voyage dans la lune” di Georges Méliès, del 1902, e senza
disporre degli effetti digitali da
Oscar che Martin Scorsese ha
potuto usare per il suo “Hugo
Cabret”.
“L’unione tra arte moderna
e tecnologia, vista con gli occhi
degli artisti, è un altro punto di
forza di Youtopia che non nasconde la sua voglia di stupire conclude Natasha Bandecchi
elencando le installazioni luminose di Robert Biedermann sul
Lungolago di Ascona e le danze
acrobatiche su tessuti aerei di
Miss Mess -. Mentre una sintesi
di tutte le arti, al teatro Kursaal
di Locarno, avverrà con la sonorizzazione dal vivo de ‘L’Inhumaine’ di Marcel L’Herbier con
un’orchestra di dieci musicisti
improvvisatori diretti da Simon
Berz”.
Il taglio giovane e sperimentale della rassegna è dato anche
dal fatto che tutti gli eventi, workshop e concerti saranno completamente gratuiti. Unica eccezione la parte più “seriosa”
del programma: la tavola rotonda “Future & Visions” che chiuderà domenica prossima al teatro del Gatto di Ascona gli eventi in cartellone.
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Colore esterno: blu, Anno da: 2013, Chilometraggio: 5000 km, Carburante: Diesel, CV:
245, Prezzo: CHF 78’400.-.
Colore esterno: marrone, Anno da: 2013, Chilometraggio: 10800 km, Carburante: Diesel,
CV: 140, Prezzo: CHF 49’900.-.
Colore esterno: grigio, Anno da: 2011, Chilometraggio: 90490 km, Carburante: Diesel, CV:
143, Prezzo: CHF 26’400.-.
Colore esterno: argento, Anno da: 2013, Chilometraggio: 33600 km, Carburante: Diesel,
CV: 140, Prezzo: CHF 31’900.-.
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Colore esterno: grigio met., Anno da: 2013,
Chilometraggio: 10500 km, Carburante:
Diesel, CV: 200, Prezzo: CHF 54’900.-.
Colore esterno: bordeaux met., Anno da:
2008, Chilometraggio: 20860 km, Carburante:
Benzina, CV: 457, Prezzo: CHF 109’800.-.
Colore esterno: antracite met., Anno da:
2012, Chilometraggio: 22000 km, Carburante:
Diesel, CV: 215, Prezzo: CHF 46’900.-.
Colore esterno: antracite met., Anno da:
2010, Chilometraggio: 25870 km, Carburante:
Benzina, CV: 580, Prezzo: CHF 79’900.-.
Colore esterno: argento met., Anno da: 2007,
Chilometraggio: 58850 km, Carburante:
Benzina, CV: 480, Prezzo: CHF 69’900.-.
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Per mantenere in forma la cabriolet
Arriva l’estate e con lei la stagione
delle cabriolet. Con i consigli per la
cura di AutoScout24 la vostra cabriolet resterà a lungo in perfetta forma.
la pelle scolorisca ci vuole una buona
dose di cura periodica. Per pulirla rapidamente è suficiente stroinarla di tanto
in tanto con un panno di stoffa umido.
Per pulirla a fondo è opportuno usare
prodotti speciici.
Quanto ai sedili in stoffa rimangono belli
più a lungo con un trattamento impregnante e lavaggio a schiuma. I prodotti
di cura idonei per gli interni sono reperibili presso garagisti, grandi stazioni di
servizio e al mercato edile.
Manca ormai pochissimo a giugno.
È dunque ora di tirar fuori la cabriolet
dal garage. Questo piacere estivo ha
però il suo prezzo. Soprattutto interni e
capote necessitano di particolare cura.
Protezione solare per gli interni
Per viaggiare a cielo aperto innanzitutto
deve esserci il sole. Ma il sole danneggia
gli interni della vettura. Per evitare che
Attenzione agli impianti di lavaggio!
Attenzione anche al lavaggio dell’auto!
Soprattutto le cabriolet datate con capote in tela non dovrebbero essere lavate
negli impianti di lavaggio. È preferibile
pulire la capote con una soluzione delicata di acqua saponata. Benché le moderne
capote in tela cerata siano resistenti agli
impianti di lavaggio auto, la pulizia ad
alta pressione può danneggiare la gommatura della tela dei soft top. Il risultato?
Perdite dal tetto. Anche in questo caso
è preferibile rimuovere le macchie con
acqua saponata o con il tubo dell’acqua.
Per la pulizia periodica a secco è suficiente una spazzola morbida. Attenzione
agli escrementi degli uccelli! Occorre
rimuoverli immediatamente, altrimenti
essendo acidi rovinano la capote con
conseguenti orribili scolorimenti.
Per gli hard top in metallo o alluminio
basta invece seguire i consigli per la
normale cura delle berline. Occorre tuttavia accertarsi sempre che le guarnizioni
tengano bene.
Volete vendere la vostra auto?
È facilissimo!
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Colore esterno: grigio, Anno da: 2013, Chilometraggio: 3300 km, Carburante: Benzina,
CV: 252, Prezzo: CHF 66’900.-.
Colore esterno: nero, Anno da: 2012, Chilometraggio: 19900 km, Carburante: Benzina, CV:
457, Prezzo: CHF 62’500.-.
Colore esterno: nero, Anno da: 2012, Chilometraggio: 13900 km, Carburante: Benzina, CV:
156, Prezzo: CHF 37’900.-.
Colore esterno: giallo, Anno da: 2008, Chilometraggio: 157321 km, Carburante: Diesel,
CV: 184, Prezzo: CHF 15’500.-.
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Colore esterno: nero, Anno 01.2010, Chilometraggio: 59000 km, Carburante: Benzina, CV:
122, Prezzo: CHF 18’500.-.
Colore esterno: nero met., Anno 09.2012, Chilometraggio: 10000 km, Carburante: Diesel,
CV: 184, Prezzo: CHF 47’400.-.
Colore esterno: marrone met., Anno 06.2013,
Chilometraggio: 6000 km, Carburante: Diesel,
CV: 184, Prezzo: CHF 67’100.-.
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Chilometraggio: 10000 km, Carburante:
Diesel, CV: 218, Prezzo: CHF 55’900.-.
Colore esterno: blu met., Anno 10.2011, Chilometraggio: 42343 km, Carburante: Diesel, CV:
299, Prezzo: CHF 59’900.-.
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Colore esterno: bianco, Anno da: 2008, Chilometraggio: 64160 km, Carburante: Diesel, CV:
286, Prezzo: CHF 43’800.-.
Colore esterno: nero met., Anno da: 2013,
Chilometraggio: 4400 km, Carburante: Diesel,
CV: 175, Prezzo: CHF 43’900.-.
Colore esterno: nero met., Anno da: 2004,
Chilometraggio: 30800 km, Carburante:
Benzina, CV: 320, Prezzo: CHF 48’500.-.
Colore esterno: arancio, Anno da: 2013, Chilometraggio: 2450 km, Carburante: Benzina,
CV: 85, Prezzo: CHF 18’600.-.
Colore esterno: blu met., Anno da: 2012,
Chilometraggio: 100 km, Carburante: Diesel,
CV: 245, Prezzo: CHF 56’800.-.
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Colore esterno: nero met., Anno da: 2013,
Chilometraggio: 19927 km, Carburante:
Benzina, CV: 147, Prezzo: CHF 22’900.-.
Colore esterno: grigio met., Anno da: 2013,
Chilometraggio: 7790 km, Carburante: Benzina/Elettrica, CV: 136, Prezzo: CHF 34’900.-.
Colore esterno: bianco met., Anno da: 2011,
Chilometraggio: 69580 km, Carburante: Benzina/Elettrica, CV: 299, Prezzo: CHF 49’900.-.
Colore esterno: bianco, Anno da: 2010, Chilometraggio: 63077 km, Carburante: Diesel, CV:
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Colore esterno: blu met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 27500 km, Carburante: Benzina,
CV: 92, Prezzo: CHF 12’900.-.
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Colore esterno: bianco met., Anno da: 2009,
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Benzina, CV: 256, Prezzo: CHF 19’900.-.
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Diesel, CV: 110, Prezzo: CHF 16’900.-.
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Colore esterno: bianco met., Anno da: 2013,
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Chilometraggio: 46000 km, Carburante:
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Colore esterno: rosso, Anno da: 2009, Chilometraggio: 37400 km, Carburante: Benzina,
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
42
tra
virgolette
8.
6.
7.
4.
2.
1.
5.
3.
10.
3.000
Spagna
6.700
Canada
9.200
22.800
Svizzera
Germania
1.292.800
10.400
12.
Australia
Usa
Francia
9.
5.600
Italia
8.700
Austria
Gran
Bretagna
2.900
11.
14.
13.
2.500
Brasile
Argentina
2.200
15.
Sudafrica
1.800
1.400
Thailandia
Liechtenstein
1.600
1.000
DOVE VIVONO I PENSIONATI SVIZZERI Numero di beneficiari di una rendita Avs, dicembre 2012
Fonte: Ufficio federale delle assicurazioni sociali/Credit Suisse
Il fenomeno
S
ono un esercito le “pantere grigie” svizzere che hanno deciso di passare la loro terza età - anzi, ormai si può parlare di quarta età - fuori dai confini nazionali. Grazie
anche al franco forte, che in ogni Paese
del mondo mette al riparo dal caro vita la rendita
maturata con anni di lavoro, nell’ultimo decennio
la percentuale degli oltre 150mila pensionati rossocrociati che ha deciso di “svernare” all’estero, indipendentemente dalla stagione climatica, è aumentata in misura esponenziale. Stando ai dati
dell’Ufficio federale della statistica, infatti, gli over
65 che emigrano, dal 2004 ad oggi sono aumentati
con percentuali che oscillano, a seconda della destinazione, dal 20 al 60%.
Ma il fatto di poterselo economicamente permettere non è la sola giustificazione del fenomeno.
Un bel contributo, secondo il geriatra Guido Ongaro, lo offrono anche le ottime condizioni di salute
che gli svizzeri sfoggiano nella terza età. “È evidente che i 65 anni di oggi non corrispondono a quelli
del passato - spiega il caposervizio di Geriatria all’ospedale San Giovanni di Bellinzona -. Le condizioni generali di salute, il livello di reattività e di attivismo non permettono più di definire ‘vecchio’
un 65enne. Poi bisogna anche dire che in certi Paesi, come ad esempio la Thailandia, la qualità delle
strutture mediche offre buone garanzie”.
Ma sono i Paesi con il barometro fissato sul bello stabile quelli ultimamente più ambiti. Certo, i
Le “pantere grigie”
emigrano al caldo
Aumenta l’esercito dei pensionati svizzeri
che si concede un posto al sole nella terza età
dati dell’Ufficio federale delle assicurazioni (vedi
infografia), indicano che la maggior parte dei pensionati svizzeri con rendita Avs rimane in patria,
ma sono ormai tredici su cento quelli che si sono
trasferiti all’estero. Anche considerando che una
buona parte di questi - italiani, francesi, tedeschi o
Il numero di over 65 espatriati
è cresciuto nell’ ultimo decennio
con percentuali dal 20 al 60%
spagnoli - sono immigrati di prima generazione
che rientrano a “godersi la pensione” nel loro Paese d’origine, i numeri parlano chiaro. Dall’Australia
all’Argentina, dal Brasile alla Thailandia fino al Sudafrica, la bussola che guida i nostri pimpanti over
65 è il sole.
“Gli espatriati della terza età preferibilmente
puntano a Paesi dal clima accogliente - spiega Florian Baccanaud, dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (Ose) -, possibilmente tropicale, e dove il costo della vita è molto meno elevato rispetto
alla Svizzera. Come esempio posso benissimo citare, tra le destinazioni ultimamente più ambite,
Filippine e Thailandia”.
Nel borsino del “buen retiro” i Paesi dell’area
sud asiatica del Pacifico hanno scalzato quella del
Maghreb che, dopo i disordini della Primavera
araba, hanno fatto crollare le quotazioni di Marocco, Tunisia ed Egitto dal palmarès delle destinazioni. Inutile negare, però, che oltre alla voglia di
sole e mare, per i pensionati elvetici il portafoglio
è un incentivo non da poco. Le stime dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), infatti, indicano chiaramente come
la rendita percepita dagli svizzeri, rispetto al guadagno netto durante la vita lavorativa, sia allettante. Anche considerando i redditi bassi (quelli che,
più o meno, corrispondono alla metà del salario
medio del Paese), l’Ocse indica che la pensione si
s’attesta attorno l’80 per cento del salario netto incassato quando si lavorava. E con una rendita di
circa 3000 franchi, che in patria costringerebbe a
tirare la cinghia, a Phuket, in Thailandia, le nostre
pantere grigie vivono alla grande la loro seconda
giovinezza. Anzi, la terza e - perché no? - pure la
quarta.
e.r.b.
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
43
tra
virgolette
L’ambiente
L’EVOLUZIONE DEL CONSUMO
L’evoluzione del consumo d’acqua
medio e
massimo per abitante al giorno
Litri al giorno
per persona
900800700600500400300200-
OMAR RAVANI
È
1000-
1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
Fonte: Ssige
quel che riguarda i nostri utenti posso
definita l’“oro blu” e a giusta
dire che in generale i ticinesi sono conragione. Centinaia di milioni
sumatori virtuosi - assicura Jenny Rudi persone nel mondo non
spini della Aziende Industriali di Lugahanno accesso diretto all’acno -. Il consumo medio giornaliero per
qua potabile, mentre nei Paefamiglia è di circa 600 litri, un valore
si ricchi, come la Svizzera, si spreca alche rientra nella media cantonale e
l’inverosimile. Ben 162 i litri d’acqua
svizzera”.
potabile che ogni svizzero utilizza tutti i
Una quantità che pare in contraddigiorni per i suoi bisogni. Quasi la metà
zione con i dati di uno studio dell’Uffisolo per lavarsi e il water. Grande decio federale di statistica, secondo cui
tentrice, con circa un miliardo di metri
Lugano è in testa per il consumo d’accubi di acqua a disposizione, la Confequa pro capite in Europa. Circa la metà
derazione può andare fiera delle sue riserve idriche. Tanto che, se invece di CONSUMO D’ACQUA nelle economie domestiche svizzere
“oro blu” fosse
“oro nero”, cioè pe- Le percentuali per i diversi usi
trolio, sarebbe più 50ricca di Kuwait ed
Emirati
Arabi 4029.5%
messi
assieme. 30Tuttavia, la Svizze19.6% 18.6%
15% 12.8%
ra si comporta a 20volte da formica, a 102.2%
2.3%
volte da cicala nell’uso di questa 0Wc
Bagno
preziosa risorsa. I
Doccia
margini di miglioramento ci sono e
pure ampi; basterebbe cambiare alcune pessime abitudini. Ad esempio,
chiudere il getto dell’acqua mentre ci si
insapona, si fa la barba o si lavano i
denti. Ma anche scegliere la doccia anziché il bagno, o utilizzare con criterio il
doppio pulsante del water. Basterebbe
lavare l’auto soltanto negli autolavaggi
come anche innaffiare orti e giardini
solo di sera. Piccoli accorgimenti che
farebbero la differenza, ma che faticano
a scalzare vecchie e cattive abitudini.
Anche le aziende idriche comunali
possono contribuire a limitare gli sprechi, tenendo sotto controllo gli acquedotti. La rete idrica nazionale, infatti, in
media perde il 13% dell’acqua per difetti nelle tubature. Una percentuale statisticamente accettabile secondo gli
esperti, ma che se azzerata potrebbe
portare a risparmiare 143 milioni di
metri cubi del prezioso liquido.
Come non guasterebbe una maggiore sensibilizzazione della popolazione per un consumo più accorto. “Per
Piccoli sprechi quotidiani
che disperdono l’“oro blu”
Lavatrice Cucinare
Bevande
Bucato
a mano
Altro
Lavare
i piatti
Fonte: Ssige
CAPTAZIONE D’ACQUA IN SVIZZERA
Acqua di lago
Acqua di Fonte
Captazione
d’acqua (Mio. m3)
Acqua sotterranea
Abitanti
Abitanti
(Milioni)
1600-
-8
1400-
-7
1200-
-6
1000-
-5
800-
-4
600-
-3
400-
-2
200-
-1
-0
01950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
Fonte: Ssige
di quanto consumato è però assegnato
all’uso industriale e al raffreddamento
degli immobili. Anche l’acqua fornita
per questiscopi è erogata dall’Ail. Ecco il
perché di un dato statisticamente così
alto. “ Né va dimenticato che c’è la possibilità di variare la quantità di acqua
erogata a seconda delle richieste - aggiunge Ruspini -. Va da sè che un palazzo di vari appartamenti ha bisogni diversi rispetto ad una casa unifamiliare”.
A Lugano, a mancare non sono certo
le fonti di approvvigionamento. Più del-
LEABITUDINI
la metà dell’acqua proviene dal sottosuolo del Piano del Vedeggio, mentre un
quarto è di sorgente. Un altro quinto
proviene dal Ceresio, mentre una piccola percentuale dalle Aziende delle acque potabili dei paesi vicini. Un esempio di come le risorse idriche, in Ticino,
come nel resto della Svizzera, paiono
essere quasi inesauribili.
Ma non per questo bisogna sprecare, come ricorda, ad esempio, il Wwf in
un suo studio: in Ticino ogni abitante ha
a disposizione più di 7.000 m3 di acqua
pro capite. Molti di più della soglia considerata a rischio di 1000 m3 a testa.
Una situazione comoda, quindi, ma
certamente non garantita per sempre.
Non va dimenticato, infatti, che l’acqua
oggi a disposizione sul pianeta è pari a
circa un terzo di quella disponibile negli
anni Cinquanta. E tra mezzo secolo, secondo le ultime proiezioni, molto probabilmente si sarà ulteriormente dimezzata.
[email protected]
QOmarRavani
Il Laboratorio cantonale: “Le sorgenti ticinesi sono ottime”
La “minerale” che esce dal rubinetto
è buona come quella già in bottiglia
T
ra le carte da giocare nel futuro del Ticino, quella del
potenziale idrico è certamente una delle più interessanti. A livello di produzione di energia, certo,
ma anche in ambito più casalingo o gastronomico. “In alcuni casi, la qualità dell’acqua che esce dal nostro rubinetto è da considerarsi minerale
a tutti gli effetti – assicura Marco
Jermini, direttore del Laboratorio
cantonale -. In generale, poi, l’acqua in Ticino è davvero ottima e
sostenerne il consumo è una
buona idea. Soprattutto se consideriamo le migliaia di chilometri
che l’acqua minerale che acqui- MARCO
stiamo percorre a volte per arri- JERMINI
vare sino a noi. Distanze che han- Direttore del
no anche un impatto ambientale Laboratorio
che può essere evitato bevendo cantonale
acqua del rubinetto e a chilometro zero”.
Ogni tanto, le cronache riportano però qualche intoppo nella distribuzione idrica, casi comunque limitati rispetto al consumo complessivo. “Si tratta di eventi occasionali, che non mettono in alcun modo in discussione la
qualità generale dell’acqua ticinese – osserva ancora Jer-
mini -. Si tratta di percentuali irrisorie che non giustificano in alcun modo il parlare di ‘problemi’ per la potabilità
dell’acqua”.
Ma approfittare di questa qualità significa anche cambiare radicate abitudini, che, come spesso accade, sono
dure a morire. Il consumatore
preferisce l’acqua molto fresca e
minerale, perché dal profilo organolettico risulta più piacevole.
“Bè, basterebbe lasciar scorrere
un po’ di più l’acqua dal rubinetto per abbassarne la temperatura, ovviamente senza esagerare suggerisce il direttore -. Interessanti pure i sistemi che permettono di gassare l’acqua in casa.
Se ad un’ottima acqua aggiungiamo il gas e la mettiamo in frigorifero, ecco che avremo un
prodotto del tutto simile a quello che troviamo in commercio, se non migliore”. Un’idea che potrebbe essere
sfruttata dai ristoranti che vanterebbero così un’acqua
“mineralizzata in casa” a chilometro zero. Una possibilità
che, in qualche caso, già viene sfruttata e che rappresenta
pure un buon fattore di marketing.
m.s.
Pagina a cura di
GastroSuisse
e GastroTicino
LARISTORAZIONE
& L’ALBERGHERIA
Invito ai soci di GastroTicino di partecipare numerosi
GastroDiritto
Calendario assemblee delle Sezioni L’Iva incassata è da pagare
Aprile e maggio sono, come di consueto, i mesi durante i quali si svolgono le assemblee sezionali di GastroTicino. Occasioni importanti per
rinsaldare i legami tra i soci, ma
anche per esporre
i propri desideri e
problemi ai vertici sezionali e cantonali. Ecco le date, con l’invito a partecipare numerosi. GastroBellinzona Alto Ticino
domani, lunedì 7 aprile alle ore 16 al
Ristorante Stazione a Malvaglia.
GastroMendrisiotto martedì 29
aprile al Ristorante Al Gaggio di
Novazzano, alle ore 15. GastroLugano lunedì 5 maggio alle ore 16.00
all’Hotel Delfino di Lugano. GastroLagoMaggiore mercoledì 7
maggio alle ore 14.30 alla Prodega
di Quartino. Infine, segnaliamo che
l’assemblea dei delegati di GastroTicino, avrà luogo lunedì 12 maggio al Centro Monte Verità di Ascona; assemblea aperta al pubblico alle ore 11.
L’Iva è una tassa che penalizza l’esercente nell’ambito concorrenziale
con altre strutture di vendita al minuto, a cominciare dai take-away. È
nondimeno una tassa federale - votata dal popolo - che alla fine paga il
consumatore. L’esercente (salvo che non abbia optato per la cosiddetta
aliquota a saldo) può per contro dedurre all’autorità federale la parte che
lui medesimo aveva pagato nell’acquisto dei prodotti, compresi quelli per
la lavorazione.
Il prezzo praticato dall’esercente è dunque comprensivo dell’Iva e del
prezzo che avrebbe fatto pagare senza la tassa. Si tratta quindi di una
somma che ogni commerciante assume per conto dell’Amministrazione
federale e che conteggia con una voce contabile separata (e che spesso gli
è restituita quale abbuono). Non è quindi corretto lamentarsi degli importi Iva da pagare ogni tre mesi, poiché sono somme già appositamente incassate e che dovrebbero già essere liquide.
m.g.
TrenHotel: “sì”
Anche la sezione
GastroMendrisiotto
sostiene un
progetto dalle
importanti ricadute
economiche
per tutta la regione
GastroMendrisiotto sostiene il progetto “TrenHotel”, che ritiene molto
importante per l’economia e l’immagine della regione; contribuendo come piccolo sponsor è convinta che gli
esercenti e albergatori della regione
possano essere presentati in modo efficace attraverso i canali di promozione che saranno utilizzati dal progetto.
Due rappresentanti di GastroMendrisiotto siedono inoltre nel comitato
centrale di GastroTicino. “Qui - spiega la Sezione locale in un comunicato - hanno avuto modo di discutere
del progetto TrenHotel, di visionare i
dettagli e di quindi definire la stretta
collaborazione che GastroTicino e
TrenHotel hanno intenzione di sviluppare grazie al progetto cantonale,
sostenuto dall’Ufficio delle misure
attive, chiamato GastroSOS. Questa
collaborazione è basata sulla convinzione che il progetto TrenHotel sia
così innovativo e particolare da rappresentare un’ottima opportunità per
presentare il progetto GastroSOS a
un pubblico internazionale. Forti della convinzione che le esperienze maturate e la professionalità di chi avrà
la responsabilità del progetto, garanti
ranno un sicuro successo d’esercizio,
oltre a un importante ritorno d’im-
concreto sia stato costruito, questo
progetto ha passato l’esame della
Commissione della gestione e del
Consiglio comunale di Chiasso, della
giuria che ha valutato i progetti arrivati alla piattaforma cantonale MiTi;
il progetto è stato inoltre visto e rivisto da Ffs e Hupac che han seguito il
progetto nel tempo, ma anche da tutti
gli sponsor che, solo sulla base dei
documenti del progetto, hanno già
confermato la loro adesione. Ora
spetta ai cittadini di Chiasso decidere. Il rischio per questo progetto è
che, con un’occupazione del 30%, si
chieda a Chiasso di partecipare con
300mila franchi per coprire il disavanzo. Il rischio è però anche che
Chiasso guadagni dei soldi, nel caso
in cui l’occupazione fosse superiore
al 52%; soldi che saranno destinati
per progetti futuri.
Chiasso ha un progetto importante,
che molti tecnici hanno guardato e
valutato positivamente, un progetto
al quale anche gli organi comunali
preposti hanno detto sì, così come i
commercianti di Chiasso. Gli esercenti di Chiasso affiliati a GastroMendrisiotto e non, sono stati coinvolti sin dall’inizio nell’elaborazione
del progetto e confermano, dunque,
il proprio sostegno all’iniziativa. a.p.
degli esercenti
magine”.
TrenHotel è un progetto unico nel
suo genere, ma è anche l’unico progetto concreto - prosegue GastroMendrisiotto - che il nostro Cantone
e in particolare la nostra regione, può
vantare di avere per presentarsi al
pubblico internazionale che Expo
2015 Milano convoglierà dalle nostre parti. Chiasso si è fatta promotore di un progetto che sarà utile all’economia della città, della regione e
probabilmente anche del Cantone,
perché vuole avere l’occasione di
profilarsi e di farsi conoscere attraverso uno dei più importanti elementi
Il servizio ai
clienti sarà
professionale
e di qualità
di connotazione, quello che maggiormente impregna la realtà cittadina: i
binari, i treni, il trasporto di merci e
passeggeri attraverso le Alpi. Chiasso è la città promotrice di questo progetto e avrà un impatto d’immagine
rinnovato, grazie alla promozione legata al progetto.
Nel confermare l’approvazione del
progetto è vero che si può intravedere
un rischio economico, dato la necessità formale di dovere mantenere tutte le entrate e le uscite legate al progetto TrenHotel sul conto del comune. Ma senza che il progetto sia ancora partito e senza che ancora nulla di
Settimana dopo settimana
l’analisi di tutti i temi, gli studi,
gli argomenti, i problemi
e le norme dell’offerta
di ristoranti e alberghi.
Una pagina indispensabile
per gli operatori del settore
&
AgendaNews
Soci e non soci sui siti internet
di GastroTicino e turistici: le regole
Promuovere il proprio locale, la propria attività e
i propri eventi su internet è diventato ormai fondamentale. Sempre più clienti, turisti e appassionati
di eno-gastronomia, si affidano al web e ai telefoni di ultima generazione per orientare le proprie
scelte. Ecco perché da quasi un decennio i soci di
GastroTicino sono inseriti gratuitamente su ristoranti.ch, il motore di ricerca ufficiale degli esercizi pubblici ticinesi, sul sito di Ticino Turismo (ticino.ch) e su diversi altri portali dei partner.
Su internet, però, si invecchia presto. Per questa
ragione la federazione degli esercenti albergatori
ticinesi sta rifacendo completamente i propri siti,
aggiungendone uno dedicato alla formazione professionale. Ebbene, in questa occasione occorre
dare maggiore professionalità all’immagine e alla
presentazione dei ristoranti. Vediamo quindi le
nuove disposizione per gli associati. La premessa
è che oggi figurano con le proprie schede nelle sezioni dedicate alla ristorazione dei siti
ristoranti.ch e ticino.ch, solo i soci che hanno risposto alle periodiche comunicazioni di iscriversi
ai
portali
(news-letter,
articoli su Il
Caffè,
assemblee sezionali, istruzioni sui siti,
ecc.).
Chi
non lo ha fatto, non è presente
con
una scheda o è presente solo con l’indirizzo. La
prima cosa da fare, quindi, per essere visibili sui
nuovi siti, è di compilare e rispedire il formulario
apposito dal sito di GastroTicino. Anche i non associati che vogliano inserire il solo indirizzo del
locale su alcuni dei siti citati, inviino nome e indirizzo.
Ma c’è di più. Oggi occorre essere presenti con un
testo multilingue e con foto di buona qualità. Per
questo motivo, tra qualche settimana sul sito di Ticino Turismo e ristoranti.ch (così come sui siti di
alcuni Enti turistici locali), saranno visualizzate
solo le schede dei locali che invieranno a GastroTicino il materiale richiesto.
Salvo eccezioni che valuterà GastroTicino, saranno presenti i locali che hanno una valenza turistica; vale a dire che, per esempio, non figureranno
le mescite aziendali o locali che non hanno servizi
di ristorazione. Il sito ristoranti.ch, sarà a disposizione esclusivamente dei soci di GastroTicino. La
federazione valuta di caso in caso se i criteri per
essere presenti sono rispettati.
La cerimonia ufficiale di consegna e la premiazione delle medie migliori a Lugano durante EspoProfessioni
presenta:
I pizzaioli ticinesi “sfornano” i nuovi diplomati Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo
Sono 7 gli allievi che hanno superato
l’esame per l’ottenimento del Diploma
cantonale di pizzaiolo, al termine dei
corsi organizzati da GastroTicino. La
cerimonia di consegna dei diplomi o
degli attestati (a dipendenza che il candidato abbia un anno di pratica in pizzeria come richiesto dal regolamento)
si è svolta di recente nello stand di Hotel & GastroFormazione durante
EspoProfessioni. Ecco i nomi dei promossi: Fabrizio Scoppettuolo, Cadro
(miglior media 5.1); Borja Zaragoza
Simarro, Luino (miglior media 5.1);
Ennio Cirello, Ligornetto; Savino Di
Paolo, Chiasso; Giuseppe Maiorano,
Bellinzona; Matteo Massarenti, Cagno; Toni Vrazev, Muralto. Dal 1998 i
diplomati sono in totale 109. Ulteriori
informazioni sui corsi e sugli esami sul
sito di GastroTicino nella sezione formazione professionale. Alla cerimonia
erano presenti Gianmarco Petrini (direttore Divisione formazione professionale), Marco Huber e Gabriele Beltrami (presidente e segretario cantonale GastroTicino), Giuseppe Piffaretti
(presidente Commissione d’esame) e
Valentina De Sena (responsabile formazione professionale GastroTicino).
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IL SERVIZIO IN SALA
Obiettivi
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professionalità nell'ambito del servizio.
Insegnante
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Date e orario
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saper fare in modo autonomo un impasto della pizza, saper applicare le tecniche di spianatura, essere
in grado di procedere alla porzionatura, conoscere
i vari ingredienti e le quantità in base alle proprie
esigenze, saper farcire con prodotti di qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l'allestimento di un buffet di aperitivi.
Insegnante
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Data e orario
14 aprile 2014, 13.30-17.30
Costo
CHF 80.00 soci / CHF 130.00 non soci
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
45
tra
virgolette
L’iniziativa
Un progetto romando
riaccende la fiaccola
dei Giochi del 2026
L’alleanza tra Ginevra, Vaud e il Vallese
per nuove Olimpiadi invernali in Svizzera
MASSIMO SCHIRA
L’
idea di riportare in
Svizzera i Giochi invernali non è certo
tramontata con il no
popolare di un anno
fa nei Grigioni. Anzi. Proprio il
voto negativo sulla candidatura
di Davos e St. Moritz per il 2022
ha “riacceso la fiaccola” in altre
regioni del Paese. In Romandia,
dove i cantoni di Ginevra - che
sarebbe la sede principale Vaud e Vallese hanno intavolato
la discussione per un’eventuale
candidatura congiunta per l’edizione 2026.
Un’idea che nasce con al
centro il concetto di sostenibilità, lontana anni luce dalla “grandeur” russa di Sochi e basata in
gran parte su strutture esistenti o
progetti già in corso di realizzazione. “Oltre l’80% delle infrastrutture necessarie sono già disponibili - spiega al Caffè Guy
Mettan, poliedrico ex presidente
del parlamento ginevrino, tra i
promotori della candidatura -. E
ad esse vanno aggiunti anche i
progetti che saranno presto realizzati, come la nuova pista di
ghiaccio a Ginevra o il rinnovo di
quella di Losanna. Il nostro concetto, insomma, va dalla zona di
Crans Montana a Ginevra”. Uno
dei problemi sempre “caldi”
quando si parla di candidature
olimpiche è infatti proprio quello della creazione di impianti
che si trasformano rapidamente
in cattedrali nel deserto dopo
re della regione di Albertville non
sono lontane - afferma Mettan -.
Per il bob, poi, potrebbero esserci
delle sorprese, con una pista
smontabile”. E già si sussurra di
un progetto innovativo del Politecnico di Losanna e di un tracciato provvisorio disegnato proprio tra le vie del capoluogo vo-
l’evento. Su tutti le piste di bob e
i trampolini del salto. Torino
2006 insegna. “Abbiamo riflettuto pure su questo aspetto e visto
che il Comitato olimpico permette che una gara si disputi al
di fuori dai confini del Paese organizzatore, ci potremmo rivolgere alla Francia, difatti le struttu-
dese.Nelle parole di chi a questo
progetto già crede molto, non
manca comunque qualche preoccupazione. Due in particolare:
villaggio olimpico e ottimizzazione dei trasporti.
“Ci saranno evidentemente
delle difficoltà da affrontare, ci
mancherebbe - conferma Met-
LE POSSIBILI SEDI DELLE GARE NEL RAGGIO DI 100 KM
La storia
Lucerna
Neuchâtel
Berna
MALLEY RINNOVATA
La pista di Malley sarà
rinnovata e ospiterebbe
l’hockey. Forse il bob
proprio in città
Chaux-Neuve
Morges
Les Rousses
Monts Jura
GINEVRA
20 km
Gstaad
LOSANNA
Ulrichen
Münster
Les Diablerets CRANSLeysin Villars
MONTANA
Châtel
Sion
Morzine
Nendaz Veysonnaz
Champéry
Le GrandVerbier
Bornand
Champex
50 km
La Clusaz
LA PRAILLE
Lo Stade de Genève
si presta bene
anche per le
cerimonie olimpiche
Chamonix
Megéve
100 km
Albertville
FRANCIA
La Plagne
ITALIA
Dall’epopea di St. Moritz
fino al “furto” di Torino
L
Friborgo
Le Brassus
tan -. Per il villaggio olimpico, ad
esempio. Ma anche qui abbiamo
delle idee. Come quella di sfruttare i progetti urbanistici che
stanno nascendo a Ginevra. Uno
su tutti, il nuovo quartiere residenziale della Praille da cui potremmo prendere in prestito case ed appartamenti. La tempisti-
PISTE COLLAUDATE
Le piste di Montana già oggi
ospitano lo sci di alto livello.
Come pure quelle di Veysonnaz
a storia del rapporto tra la Svizzera e le
Olimpiadi invernali è molto ricca e singolare. Dall’epopea delle due edizioni di St.
Moritz (nel 1928 e 1948, preistoria dello
sport), fino al “furto” perpetrato da Torino per
l’edizione 2006 ai danni di Sion, città che a
candidarsi ci ha provato non meno di tre volte.
Compreso il 1976, quando i Giochi furono assegnati a Denver, ma si disputarono poi ad Innsbruck - che li aveva ospitati 12 anni prima
- visto che la sede negli Stati Uniti non poté
usufruire di fondi pubblici.
A pensare di poter ospitare le Olimpiadi
invernali - pur senza arrivare ad una candidatura formale o completa - sono però state
anche le città di Losanna negli anni Novanta,
Ginevra per l’edizione 2008 e Berna per
quella del 2010. La capitale federale si ritirò
poi dalla corsa a causa di un referendum popolare che sollevò forti dubbi sull’investimento legato all’organizzazione. La soluzione intercantonale o regionale che parte ora
da Ginevra sembra avere maggiori chance di
riuscita.
ca, del resto, coincide”. Usare, insomma, le nuove abitazioni dapprima per ospitare gli atleti delle
Olimpiadi, e poi metterle sul
mercato. “Oppure si potrebbe
pensare ad un progetto nel Chablais, la regione a cavallo tra
Vaud e Vallese, un’altra zona
piuttosto pregiata”, aggiunge il
promotore.
La relativa distanza tra le
principali “location” del progetto Ginevra 2026 impone poi una
riflessione sui trasporti. E anche
in questo caso il concetto di regione lemanica entrerebbe in
gioco. “Per muoversi su un territorio tutto sommato esteso, serviranno trasporti efficienti - nota
Mettan -. E con il rinnovamento,
già previsto, della stazione di Ginevra, l’idea sarebbe quella di
sfruttare il lato sud del Lemano,
raggiungendo il Vallese attraverso Evian per arrivare ad Aigle,
perché una ferrovia già esiste,
seppure incompleta. L’investimento sarebbe meno oneroso
rispetto al triplo binario sul lato
di Losanna. Con qualche decina
di milioni di euro si realizzerebbe un’infrastruttura importantissima per tutto lo sviluppo
dell’agglomerato metropolitano
del Lemano, non solo per i Giochi”.
L’idea è lanciata, insomma, e
presto per i cantoni coinvolti sarà il momento di sedersi attorno
a un tavolo e valutarne la fattibilità.
[email protected]
Q@MassimoSchira
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IL CAFFÈ
6 aprile 2014
46
tra
l’incontro
virgolette
Chi è
Famoso come “Dani
il rosso” è stato uno dei
leader del ‘68 francese.
Per 20 anni deputato dei
Verdi nel parlamento
Ue e guida riconosciuta
degli ambientalisti
in Germania
“Io non sono certo un pedofilo”
FRANCO ZANTONELLI
“S
e dovessi definirmi direi che sono un bastardo, per via delle mie origini mezzo tedesche
e mezzo francesi”. Riesce sempre a sorprendere quel vecchio ragazzo 69enne di Daniel
Cohn-Bendit, che rimane pur sempre il mitico “Dani il rosso” del ‘68. Poi, per aiutarlo ad addolcire il
termine, lo rimandiamo a Georges Moustaki e alla sua famosa canzone “Le Meteque”. “Ecco, sì, sono anch’io un meteque, uno straniero, mi sembra quello il termine giusto.
Non fosse altro - precisa -che per il fatto che sono nato nel
sud della Francia, da genitori emigrati dalla Germania nel
1933”. Per intenderci gli anni bui dell’avvento di Hitler al potere. “Vede - ci tiene a sottolineare Daniel Cohn-Bendit - già
solo questa è stata un’avventura, come peraltro buona parte della mia vita”. Un’avventura di cui, giovedì scorso, con
una festa si è chiuso un altro capitolo, quello di deputato
per i Verdi al Parlamento Europeo. Dopo 20 anni CohnBendit ha deciso, infatti, di non più ripresentarsi per una
nuova legislatura. “Alla mia età era giusto smettere, non potevo pensare di arrivare fino a 74 anni”. Per lui l’esperienza
di Strasburgo ha avuto un particolare significato: “Devo dire che, soprattutto negli ultimi anni, è stato molto interessante il potersi confrontare con altre culture politiche”.
L’Europa sempre più allargata, insomma, non poteva
che stimolare la vivacità intellettuale di un uomo come
Cohn-Bendit. “Guardi è stata un’esperienza indimenticabile, come pure le altre della mia vita, compresa quella nella
sinistra extraparlamentare e il periodo del ‘68 - dice anche
se oggi prevale una tendenza a giudicare in termini severi il
‘68 -. Ma l’emozione di quel periodo, la voglia autentica di
cambiare la società, sono stati indiscutibili e autentici. È
pur vero che abbiamo detto e scritto cose sbagliate, ma
l’analisi a freddo, fatta oggi, a mio parere non riesce a comprendere l’evoluzione di quel momento storico degli anni
‘60”. “
Je ne regrette rien”, dunque, per citare il leitmotiv di una
delle più famose canzoni di Edith Piaf. La quale, dal canto
suo, pure era affascinata dalle persone senza terra, visto che
fu molto vicina a Georges Moustaki di cui si ricorda sempre
la sua composizione più famosa, quel “Le Meteque”, appunto, in cui si riconosce Cohn-Bendit. Lui, del Maggio
francese tiene ad evidenziare un aspetto fondamentale:
“Ha contribuito parecchio a cambiare la nostra società”. Nei
filmati dell’epoca lo vediamo, molto preso dal proprio ruolo
di leader mentre, a Parigi, arringa, impugnando un megafono, una folla di giovani aspiranti rivoluzionari. Talmente
convinti del loro ruolo da arrivare a far traballare, addirittura, un personaggio del carisma di Charles De Gaulle. “Vietato vietare”, “Godetevela senza freni”, “Corri compagno, il
vecchio mondo ti sta dietro”, alcuni degli slogan urlati nelle
piazze.
I tumulti del Maggio francese costarono, a Daniel
Cohn-Bendit, l’espulsione dal Paese. Venne rimandato in
Germania dove, fino al ‘73, lavorò in un asilo nido anti-autoritario di Francoforte, per poi diventare caporedattore di
un periodico legato agli ambienti dell’anarchia. Se vogliamo il percorso tipico del post-sessantottino, con la differenza che, rispetto ad altri compagni Cohn-Bendit rifiutò la
violenza, optando per la militanza nel movimento ecologista di cui, in Europa, è diventato uno dei leader più autorevoli. Ma, intanto, mentre lui trascorreva 20 anni da parlamentare europeo, per i Verdi, la sinistra cambiava faccia, fi-
L’uomo del ‘68
Daniel
Cohn
Bendit
La politica
in Europa
Cohn-Bendit è
stato una figura
di spicco del
movimento
Verde europeo
del parlamento
dell’Ue
no a presentarsi, almeno in Francia, ora con il volto davvero
poco rivoluzionario del neo-premier socialista Manuel
Valls, il cui arrivo alla guida del governo non è per nulla andato giù agli ambientalisti francesi che hanno preferito restarne fuori. Qual è l’opinione di Daniel Cohn Bendit sul governo Valls che, non dimentichiamolo, ha pure ripescato
l’ex-moglie del Presidente Hollande, Ségolène Royal, affidandole il ministero dell’Ambiente. “Vediamo, non c’è fretta, sono contrario a giudicare un governo che ha così pochi
giorni di vita. Sono scettico, è vero, però voglio aspettare almeno qualche settimana, prima di esprimere un parere definitivo. Non vorrei, per spiegarmi meglio, trovarmi nei
panni di quei tifosi che, dopo appena cinque minuti che è
iniziata una partita di calcio, pretendono già di sapere come andrà a finire. Quindi, stiamo a vedere”.
Fatto sta che, oggi, la sinistra europea si presenta con la
faccia di giovani politici del tipo Manuel Valls o Matteo Renzi. Tutta un’altra musica, rispetto al passato. Inevitabile
chiedergli se gli piaccono o no? “Cosa vuole che le dica. Io
sono un ecologista, rispetto a me hanno un altro atteggiamento. Nel senso che ho l’impressione che dei problemi
dell’ambiente capiscano poco. Dunque, resta il fatto che loro sono maggioranza, mentre noi ecologisti, al momento,
siamo troppo deboli”. Come dire che, volenti o nolenti, ci si
deve andare a patti. Se Daniel Cohn-Bendit rimane, quindi,
per certi versi attendista, nei confronti di una sinistra che,
comunque, non sembra apprezzare, più intransigente è il
suo atteggiamento nei confronti della Svizzera per il risultato dell’iniziativa popolare dello scorso 9 febbraio.
“Sono pronto a ripetere quello che penso, la Svizzera
vuole i vantaggi dell’apertura del mercato europeo, ma rifiuta la libera circolazione delle persone. Quindi io sostengo che senza libera circolazione delle persone non si può
avere libera circolazione del mercato. In Francia - rincara abbiamo un detto che calza perfettamente con l’atteggiamento svizzero. Noi diciamo che non si può, contemporaneamente, mangiare il burro e pretendere di vendere il burro. O una cosa o l’altra”.
Fatto sta che l’immagine di Cohn-Bendit che tuona dal
suo scranno al parlamento di Strasburgo contro la Confederazione, lo ha reso inviso a molti svizzeri. Tanto che, in vista del suo arrivo, la settimana prossima ad Ascona, per
partecipare ad un convegno cui interverranno altri intellettuali europei, c’è chi non ha esitato a rievocare un aspetto
controverso del suo passato: alcuni passaggi del libro
“Grand Bazar”, pubblicato da Cohn-Bendit nel ’75, tratto
dalla sua esperienza nell’asilo di Francoforte in cui si ritrovò
a lavorare, dopo l’espulsione dalla Francia. Ebbene, in quel
libro si possono leggere frasi che indurrebbero a ritenere
che l’ex-leader del Maggio francese abbia avuto, a suo tempo, un’attrazione malsana, nei confronti dei bambini. Frasi
che indignarono il presidente della Corte Costituzionale tedesca, Andreas Vosskuhle, il quale lo scorso anno si rifiutò
di consegnare a Cohn-Bendit un premio prestigioso, per il
suo impegno in favore della democrazia.
A una domanda su quella vicenda, rimbalzata sui media di mezza Europa, “Dani il rosso” non si sottrae, anche se
è visibilmente imbarazzato. “Stiamo parlando di 40 anni fa”,
dice. Il problema è che questa storia se la sta portando dietro ormai dal 2001, quando venne sbandierata dalla stampa
britannica. “Non sono un pedofilo, la pedofilia è un crimine”, replica. Ma non sono rari i dibattiti, in tv, in cui quelle
frasi sciagurate gli vengono rinfacciate. C’è chi sostiene che
sono il frutto di una malintesa esasperazione della rivoluzione sessuale, figlia del ‘68. Che, tra le tante responsabilità,
rischia di doversi assumere, pure, quella di aver strizzato
l’occhio ad atteggiamenti verso cui, oggi, non c’è alcuna
compiacenza. Se, poi, sia giusto confinare la figura di CohnBendit in quegli scritti infelici è un altro paio di maniche. [email protected]
IL CAFFÈ
6 aprile 2014
47
leopinioni
“Per le aziende che puntano all’eccellenza, avere sede in Ticino oggi non è
più un problema, anzi…”. Ad affermarlo
è Alcide Barberis, direttore della Humabs BioMed di Bellinzona, azienda di
biotecnologia che sviluppa anticorpi
per applicazioni cliniche partendo dalle
scoperte del prestigioso Istituto di Ricerca in Biomedicina (Irb) diretto dal professore Antonio Lanzavecchia.
Il suo parere è molto autorevole,
perché Barberis ha un curriculum di assoluto prestigio: bleniese, 55 anni, dottorato in biologia molecolare all’Università di Zurigo, post doc a Harvard, ricercatore al San Raffaele di Milano, docente e capogruppo ricerche all’Uni di Zurigo. E ancora: fondatore di una società di
biotecnologia venduta a un’azienda
americana poi acquisita dalla Novartis,
direttore scientifico alla Telormedix di
Bioggio e da un anno approdato a Bel-
FUORI
DAL
CORO
GIÒ REZZONICO
GIÒ
REZZONICO
linzona. È con lui che prosegue il viaggio nell’ “Altro Ticino”, quello aperto al
mondo e alle sfide della globalizzazione. L’impresa diretta da Barberis occupa
13 persone e ha sede a Bellinzona per-
ché trae la sua linfa vitale dalla collaborazione con l’Irb. Oggi non ci sono problemi a reclutare personale specializzato in Ticino, spiega Barberis. D’altra parte i nostri ricercatori sono cittadini del
mondo, ma risiedono volentieri nel nostro Cantone. Uno dei nostri ultimi acquisti, un polacco che ha studiato a Chicago e ha conseguito il dottorato a Zurigo specializzandosi in ingegneria degli
anticorpi, è stato felice di trasferirsi vicino a Locarno, dove veniva per seguire il
Festival del cinema. La Humabs BioMed
è una tipica “spin-off” nata sui risultati
di ricerca dell’Irb, con l’obiettivo di “trasformare” le scoperte scientifiche in
prodotti commercializzabili.
Oggi la Humabs ha quattro contratti
di licenza per altrettanti medicinali con
importanti aziende farmaceutiche. I ricavi di queste collaborazioni permettono di finanziare l’attività a Bellinzona.
Uno dei quattro farmaci viene già sperimentato su pazienti, altri lo saranno
presto. Se si riveleranno efficaci ed entreranno in produzione per poi essere
RENATO
MARTINONI
LIDO CONTEMORI
Il difensore che salva
la vita all’avversario
La società benpensante
adesso punisce gli orsi
Caro Diario,
a volte dallo sport ci vengono esempi di altruismo che
dovremmo raccogliere e tradurre in comportamenti. Quel
che è successo domenica scorsa, durante la partita tra Dnipro e Dinamo Kiev, è un momento da libro “Cuore“. Un fatto
alla De Amicis, che riconcilia con la dimensione più vera e
più nobile di un confronto atletico, tecnico, tattico, senza mai
trascurare però il fattore umano. Le immagini hanno fatto il
giro del mondo, commuovendo. Il capitano della squadra di
casa, Oleg Gusev, cade, vittima di una potente ginocchiata
del portiere Denis Boyko. Istanti drammatici. Giocatore a terra, immobile. Si saprà poi che Gusev aveva perso i sensi e sarebbe morto per soffocamento, come già purtroppo successo
su altri campi. Jaba Kankava, difensore avversario, con prontezza di riflessi e di azione, si butta sull’uomo che rantola, gli
apre con forza la bocca, estraendogli la lingua. Lo staff sanitario fa il resto. Diagnosi finale: trauma cranico, mascella lesionata e un dente perso, ma pelle salva.
IL CALCIO è gioco di squadra, è genio individuale, certo, ciascuno con le sue doti personali, fisiche e di estro, ma prima di
tutto è l’esaltazione del “noi“, del collettivo; è difesa e attacco,
voglia di fare gol e di impedirlo, corsa a vincere dei 22 in
campo. Ma, più dei tre punti in palio ci sono valori che fanno
la differenza e il gesto compiuto da Kankava ha un significato
che surclassa anche la più spettacolare rete.
CON IL SUO GESTO samaritano, il difensore della Dnipro
ha illuminato di bellezza e grandezza lo scenario globale del
calcio, esaltando lo sport. Che meraviglia se riscoprissimo,
insieme, il senso del “noi“ che ci viene da un rettangolo verde
di gioco, da una partita, e che da questo particolare si allargasse al generale, con il suo valore di esempio, di modello per
ciascuno. La società non può ridursi a pura “espressione geografica“, dove le persone si fronteggiano aspre e ruvide. La solidarietà deve essere la maglia di tutti.
CIASCUNO DI NOI ha bisogno dell’altro, perché siamo
fragili e basta un niente a metterci fuori gioco: non solo da
una partita, ma dalla vita stessa. Come collettività ci serve
con urgenza un nuovo umanesimo. Se noi credessimo di più
nei nostri rapporti interpersonali, il clima del vivere certo
cambierebbe. La partita di Kiev e l’episodio del soccorso dimostrano che l’uomo ha le mani per salvare la vita, per accarezzarla, per darle il posto, la dignità e il primato che sempre
merita. Sopra ogni contesa e sopra ogni risultato.
FRANCO
LAZZAROTTO
ilcaffè
Un famoso romanziere che vive isolato in mezzo alle
campagne ha fatto scrivere su una parete esterna della propria casa: “I soli sono soli e fanno luce”. Pare un gioco di parole ma non lo è. L’astro che illumina la Terra sta lì, nell’universo, solitario come un cane. Eppure è fonte di vita e senza
di lui su questo pianeta non ci sarebbe neanche una formica.
C’è un misto di fierezza e di malinconia in questo pensiero.
Anche perché comunemente si dice che l’uomo è un animale
sociale. E che per questo deve stare con gli altri. Se non lo fa,
gli altri lo chiamano orso o, peggio, misantropo. E si può essere orsi o, peggio, misantropi, nell’era di “twitter” e dei telefonini, mentre si dissipa il tempo cinguettando su tutto e su
tutti? Sui polpacci della signora Obama e sulle scelte politiche del marito, sulle strategie monetarie della Banca Europea
e sui bunga bunga del Berlusca? Pare proprio impossibile,
dopo il tempo dei santi nel deserto, che si nutrivano di pane
e acqua, e degli eremiti che vivevano in compagnia dei leoni,
scegliere ancora la via della solitudine. Pena l’emarginazione
e l’isolamento.
Resta che il bisogno di silenzio, nel chiasso incessante vomitato da ogni poro della terra, sembra aumentare sempre di
più. E poi perché mai un tale non può decidere di andare, solo soletto, per la propria strada? Magari “contro” qualcuno o
“contro” qualcosa? Il fatto è che chi non sta in gruppo, prima
o poi, viene punito dalla società. Mai con le parole grosse,
anzi sempre senza rumore. Di rado mettendolo in croce, il
più delle volte condannandolo perfidamente all’isolamento.
Meglio dunque militare in un partito, bianco o nero che sia,
meglio entrare in una congrega, massonica o religiosa, piuttosto che inoltrarsi nei gineprai dell’individualismo critico.
Meglio seguire la corrente, come si fa nelle calli di Venezia:
così nessuno si perde. Anche se poi ogni medaglia ha il suo
rovescio. La solitudine è difficile da sopportare. Ma non di rado garantisce libertà di pensiero e di azione. Chi sceglie di
andare da solo inquieta i benpensanti perché disorienta una
società abituata a incasellare tutto quanto. Solo così essa si
sente sicura. Gli orsi sono vagabondi e scelgono sentieri raramente calpestati. Per questo occorre eliminarli in fretta e in
silenzio. O, se non si può, bisogna almeno relegarli in gabbia.
Sparito il limbo, non del tutto certo che ci sia l’inferno, dove
cacciarli, è meglio far fuori quelli che marciano contro, quando ancora vivono. Anche se sono soli. E mandano una luce
che quasi nessuno però vuole vedere.
Invitato a un event per uno speech
dopo il break faccio un workshop
DOMENICA
PER PENSARE
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
commercializzati, la società bellinzonese avrà diritto a una percentuale sulle
vendite.L’attività della Humabs si fonda
su una straordinaria scoperta di Lanzavecchia: la clonazione di anticorpi umani. Quando ci ammaliamo, per esempio
di influenza, nell’organismo entrano in
funzione degli anticorpi per combattere
la malattia. Tra essi alcuni sono particolarmente efficaci. L’équipe dell’Irb è riuscita ad isolare proprio i più attivi.
Quando questa scoperta si trasformerà in un farmaco sarà possibile iniettare questi anticorpi nei pazienti per
combattere la malattia. Ciò sarà utile soprattutto a chi, a causa di interventi o
patologie, ha un sistema immunitario
indebolito. Il nostro piccolo Ticino, per una volta, potrebbe davvero essere al centro di
una scoperta di valore internazionale:
ma da noi chi se ne accorge?
FOGLI
IN
LIBERTÀ
COLPI
DI
TESTA
GIUSEPPE
ZOIS
compilazione di uno speciale doodle,
stile multiple choice, per dare i giusti
imput al conference man. La giornata,
anzi il big day, inizia con la distribuzione di headphones per simultanea translation destinata a chi poco conosce l’
indigeno idioma nel quale si sarebbero
espressi - a giusta difesa dell’italianità gli oratori. Ed allora, schiacciato l’“on”
del beamer, via con il classico, ma orami
bolso powerpoint e le sue slides sulle
quali si possono leggere parole di chiaro
stampo fiorentino quali human resources - know how - mission - social program - brainstorming – dress code - problem solving - marketing e businnes
plan il tutto oralmente infarcito da una
miriade di “ok?” completanti i concetti.
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Vicedirettore
virgolette
C’è posto anche in Ticino
per chi punta all’eccellenza
IL
DIARIO
Hello, Frank, how are you? Ti mia
màa e mi? Così salutai giorni fa, spiazzandolo invero un tantino, il giovane
rappresentante del gigante giallo fiero di
consegnarmi uno speciale quanto emblematico invio attraverso il quale venivo invitato a un event, poche righe dopo
ribattezzato meeting e più in là convention. Mi si indica la location unita al
pass code per il parking, il conference
room number dove si terrà lo speech e
davanti al quale si potrà ritirare presso
una smiling hostess il personal badge, ci
si confermano uno standing brunch dopo il secondo break e uno standing dinner al termine dei workshops. Iscrizione
via e-mail, twitter, whats app, più trendy
se si fa uso di instagram, il tutto previa
tra
Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
Finalmente ci si annuncia che siamo attesi per un primo coffee time accanto al
front desk dove i responsabili del food e
del beverage ci delizieranno con red
and white wines d’annata, soft drink,
finger food oltre all’ormai immancabile
sushi. Insegnandomi l’esperienza che se
subito in questi frangenti non ti attivi
passerai un momento quaresimale, saluto con gli occhi, per evidente implosione boccale, un amico di giornata il
quale si lamenta di essere appena rientrato dalla Big Apple americana e di soffrire ancora il jet lag. Una signorina, tacco 12 e distacco 24, guardando sconsolata lo splendente sole esterno afferma
che oggi avrebbe di gran lunga preferito
fare un po’ di walking, snorkeling, clim-
Società editrice
2R Media
Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser
Direttore editoriale
Giò Rezzonico
DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE
Centro Editoriale Rezzonico Editore
Via B. Luini 19 - 6600 Locarno
Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39
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PUBBLICITÀ
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Fax 091 756 24 19
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bing, carving e verso sera un po’ di spinning. Mi sposto di un foot e mi ritrovo
fra due elegantissime misses - nate
nell’alto Over Ceneri, ma ora con loft lacustre – le quali stanno dissertando sulle loro fiammanti sneekers, sulla nuova
e oggi imprescindibile shopping bag sostituente l’ormai defunta pochette dove si possono comodamente mettere
eyeliner, water proof rimmel, lipstick,
fard ed eventuale push up di riserva. Ma
il the best viene raggiunto con la presentazione di una local music cover
band con la quale mi sono poi a lungo
intrattenuto, ovviamente in lingua...
straniera, poiché trattasi di musicisti di
una intonatissima, nostrana bandella.
Girottava infine, fra glasses and dishes,
RESPONSABILE MARKETING
Maurizio Jolli
Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97
DISTRIBUZIONE
Maribel Arranz
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Tel. 091 756 24 08
Fax 091 756 24 97
un reporter incaricato di poi produrre
una photogallery per i media. A fine first
lunch, in time, rientrarono tutti. Gli altri.
Non ce l’ho fatta e prima di essere travolto da improvviso burnout - complice
pure un sms di un collega che mi chiedeva “a che ora party”? - sono rincasato,
ho preso carta e penna ed ho inviato ai
miei amici rimasti in sala l’invito a trovarsi presso il granitico grottino di mia
sorella dove avremmo gustato un imperdibile Dab Tsg Cs, leggi disnàa ala
bona, tücc setà giò cüntandola sü ! Fu
un successone e salutandoli, assieme all’alba, dissi loro che se lo avessero voluto ci si sarebbe event-ualmente potuti
ritrovare. Entusiasti, risposero però tutti……“okay”!
STAMPA
Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil
6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55
Tiratura (dati Remp ‘12)
56’545
Lettori (dati Mach ‘12-’13)
106’000
Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale)
C’è un ricercatore negli Stati Uniti
che si chiama John Robinson e studia le
agende. Per questo è noto anche come
“Papà Tempo”. Analizza gli impegni segnati giorno dopo giorno e cerca di capire se siamo davvero indaffarati come
crediamo di essere. C’è una ricercatrice
negli Stati Uniti che si chiama Ann Burnett, dagli anni Sessanta raccoglie lettere dalle vacanze, cercando di capire se
ci divertiamo abbastanza per tornare a
casa magari stanchi ma felici. Come
scrivevamo sempre in fondo al tema
“Racconta la passeggiata scolastica”,
usando da ragazzini quel bel passato
remoto in via di estinzione (ora anche
la virgola è data per moribonda).
Hanno cominciato con agende e lettere cartacee, ora i mezzi sono cambiati
ma la sostanza dei loro studi rimane la
stessa. Analizzano il nostro tempo impegnato, il nostro tempo libero e il tem-
Ammettere d’avere tempo
non ci fa sentire importanti
CITOFONARE
MANCUSO
MARIAROSA
MANCUSO
po che i sapientoni chiamano “contaminato”: è quando rispondiamo a una
mail di lavoro mentre stiamo entrando
in un ristorante (ma anche quando
guardiamo i gattini carini su YouTube
dal computer dell’ufficio).
I due stanno in un saggio scritto da
Brigid Schulte, moglie madre e giornalista del Washington Post. Si candida a libro più antipatico dell’anno. Non tanto
per il titolo – che in italiano potremmo
tradurre con “Sopraffatti: lavoro, amore
e divertimento quando il tempo scarseggia” (in originale: “Overwhelmed:
Work, Love, and Play When No One Has
the Time”). Urta la tesi: non siamo tanto
occupati come crediamo di essere.
Brigid Schulte consulta esperti di
ogni tipo, dai linguisti ai curiosoni del
tempo altrui, e tutti la mettono di fronte
all’orribile verità. Le ore libere ci sarebbero, anche nella vita di una madre lavoratrice abituata al multitasking. Siamo noi che non riusciamo a farne buon
uso. Lo spezzettiamo in quarti d’ora
passati a navigare su internet o a esprimere opinioni su twitter, a mandarci e a
rimandarci mail con copia a decine di
colleghi, quando basterebbe una telefonata. In altri quarti d’ora passati a meditare sulla lista delle priorità – faccio pri-
ma questo o quest’altro? - quando basterebbe affrontare una qualunque delle faccende, e levarci il pensiero. Siamo
artisti del rimando, come scrive nella
sua mini-biografia Annalena Benini,
giornalista del Foglio: “Non fare oggi
quello che potresti fare, piangendo, domani”. Perdiamo un sacco di energie
per spiegare al prossimo nostro quanto
siamo occupati, e gli altri ci restituiscono il favore.
“Papà Tempo” ha scovato nell’agenda di Brigid Schulte trenta ore libere alla settimana. Si capisce che lei voleva
ucciderlo, ma essendo una giornalista
seria riferisce il risultato. È che oggi ammettere di avere tempo per noi, conferma una collega che ha messo in pratica
con successo la regola del non lamentarsi, fa sentire inutili, poco importanti,
fuori dal mondo. “Mi affanno, dunque
sono” è il nuovo irresistibile motto.
6 aprile 2014
Il Paese nel racconto popolare
www.caffe.ch
[email protected]
Il romanzo della realtà
Gli eBook del Caffè
La finestra sul cortile
30 / Storie di quotidianità familiare
ANONYMOUS
Ragazza madre svizzero
tedesca. Precisa e
rispettosa di ogni norma.
Trentacinquenne, impiegata
in un’agenzia immobiliare.
Suo figlio Gabriel ha 11anni.
Pensionato, vedovo
e piacione. Ama le
enciclopedie. Sua figlia,
Giulia, divorziata, ha un
bimbo di 6 anni, Nathan.
Non ama gli stranieri.
I fatti
e le persone
narrati in
queste storie
sono di pura
invenzione.
Anche le cose pensate
o sottintese
non hanno
alcun legame
con la realtà.
Ma così non
sempre è per
i luoghi, le
circostanze
e gli episodi
da cui prendono
le mosse
i racconti.
La ragazza a luci rosse
U
Quarantacinquenne,
divorziata da un medico.
Impiegata in un grande
magazzino. Bella, elegante
e... con molti amanti.
Maestro elementare. Sua
moglie, in casa tutto il
giorno, è una patita di
music pop. S’è ingrassata
a dismisura.
Il figlio Nick ha 6 anni.
Arrivano dalla Croazia.
Fanno tutti e due gli
assistenti di cura. Lei è
disoccupata, oltre che
molto sexi.
ONLINE
La raccolta
dei racconti
caffe.ch/citofoni
na sera che le stelle brillavano, il Carlo Caverzasio si trattenne più del solito nella corte con il
Lüis Vosti. Era sabato e ai due, quando la temperatura si faceva meno fredda, piaceva starsene
sulla panca a chiacchierare. Ma più che chiacchierare, sarebbe meglio dire confidarsi. D’altra
parte il Lüis era un oracolo per quella casa di
ringhiera. Vedovo, pensionato, settantadue anni suonati. Soprattutto equilibrato.
Il Carlo, maestro elementare e persona perbene, aveva da tempo una fissa. La prostituzione. Ma non perché d’un tratto fosse diventato
un... pervertito. No, che andate a pensare! Lui
alla sua Rita voleva bene eccome, nonostante
quell’incredibile apatia che la teneva in casa tutto il giorno. Musica e riviste gossip. Ma questa è
tutta un’altra storia, di cui il Lüis e il Carlo avevano più volte parlato. Ora al Caverzasio interessava ’sta benedetta storia della prostituzione... “dilagante”.
«Ma è mai possibile che qui se ne parli come
se fosse qualcosa di cui vantarsi... I night trasformati in locali a luci rosse, i motel in, come li
chiamano?, postriboli. Addirittura un ministro..., si ricorda Lüis lo scorso autunno quello
scandalo?, un ministro che aveva ricevuto nel
suo studio il..., e sì, proprio lui, il tenutario di un
bordello che qualche giorno prima, due o tre
giorni prima mica un mese o un anno, era stato
addirittura arrestato...».
Pur avendo abbassato la voce per far sì che
le sue parole non entrassero negli appartamenti, dalle finestre delle cucine ancora socchiuse, il
Carlo non riusciva a frenare la sua rabbia.
«Si calmi, si calmi Carlo! Ma che cosa vuol
farci ormai?! Qui è così, vorrà mica cambiare la
testa dei politici, della gente...»
«Vorrei far capire che dietro queste case,
questi postriboli come li chiamano elegantemente - per non dire bor-de-lli, perchè questo
sono - dietro a questi postriboli ci sta la criminalità, lo sfruttamento, ci stanno violenza, sofferenza e guadagni.»
Il Caverzasio, ogni tanto alzandosi e risedendosi sulla panca, dava un’occhiata al cielo
stellato. Sembrava non essere ancora nero. A lui
pareva ancora blu, blu scuro (forse per quelle
stelle così brillanti), ma non nero. Un po’ come la
speranza che nutriva. Far capire “alle autorità” lui definiva così Cantone, Comuni, magistratura... - che la prostituzione, non sarà reato porco di
un cane, ma è reato quel che ci sta intorno. «Ecco
Lüis, mi viene in mente un esempio. È un po’ come i soldi del contrabbando di sigarette. Qui non
esistono certi reati fiscali, ma santo cielo!, i contrabbandieri per fare quel che fanno, agiscono in
modo criminale, intrecciano le loro attività con
quelle delle organizzazioni mafiose».
Caspita, pensava il Lüis preoccupato che
quella rabbia non filtrasse per le finestre accese e
ancora socchiuse, caspita com’è preparato il Carlo! «Va bene, ho capito. Ma che ci può fare lei?».
«Senta Lüis. Mi deve aiutare a trovare una di
queste ragazze. Magari una di quelle del locale
qui vicino...».
Il Caverzasio spiegò nei dettagli la sua idea.
Da quella sera nella corte passarono alcune
settimane. Il Lüis e il Carlo riuscirono a mettersi
in contatto con una... e sì, prostituta, come chiamarla altrimenti! Lo fecero anche grazie al Bardelli, quello di Carugate, l’amico milanese del
Lüis. Là, nei pressi della tangenziale est dove
“Se non apri le gambe
ti ammazzo. E io cosa dovevo
fare!? Aprivo il mio corpo”
abitava, ce n’erano un’infinità. Aveva scoperto
che alcune, le africane, dopo un certo periodo
venivano spostate in Svizzera. Molte andavano
nella Svizzera tedesca. Altre in Ticino.
Il Bardelli ne trovò una che, di lì a poco,
avrebbe raggiunto la Svizzera. Perfetto, faceva
proprio al caso del Carlo!
Senza entrare nei dettagli, per carità di patria, quei tre riuscirono a convincere Henna. Sì,
Henna, si chiamava veramente così. Dopo essersi fatti raccontare la sua storia - avevano fatto
una veloce trasferta a Carugate una domenica
pomeriggio - per quando sarebbe arrivata in Ticino, erano riusciti ad organizzare una serata
nella sala dell’oratorio parrocchiale. Il don Sandro aveva detto sì. E con entusiasmo.
La Henna sul palco, nascosta da un lenzuolo che faceva da sipario. Si vedeva solo la sua
ombra oltre naturalmente a sentirsi il suo racconto, sollecitato da alcune domande del Carlo.
“La verità sulla prostituzione. Chi sono veramente le ragazze dei locali a luci rosse. Isa racconterà la sua storia”. Era questo il manifestino
stampato e il comunicato mandato ai media.
Isa, evidentemente si trattava di un nome di
fantasia per proteggere la ragazza, quella sera
all’oratorio fece il pienone. E giornali, radio e tv
ne parlarono per giorni e giorni.
«Avevo 21 anni e a Benin City, in Nigeria,
frequentavo una scuola di cuoca. Eravamo sei
fratelli. Un’amica di mia mamma diceva che in
Italia si guadagna bene. Nel 2007 sono partita
con lei sino al Lagos con un pullman. Eravamo
in tanti. Poi su un barcone sino a Lampedusa.
Dopo qualche tempo sono venuti a prendermi
(Henna non ha mai spiegato chi) e mi hanno
portata a casa. Lì madame, dovevamo chiamarla così, mi ha detto di iniziare a lavorare. Ero
contenta. Eravamo a Milano, mi avevano detto.
Ho capito di che lavoro si trattava. Avrei voluto
scappare ma non avevo documenti né soldi. Incontravo dalle nove del mattino alle otto di sera,
in campagna, anche dieci quindici clienti. Tu
non parlare, fai quello che ti chiedono in macchina o in strada. Era questo l’ordine. Ho visto di
tutto. Se non apri le gambe ti ammazzo. E io cosa dovevo fare!? Aprivo il mio corpo. Alla sera ci
riportavano a casa. Per settimane e per mesi. Io
non potevo tenere nemmeno un euro. Mettevo
tutto in una cassettina. Dovevo pagare il mio debito, diceva madame. Aveva fatto anche lei questo lavoro e ora stava con un amico italiano. Dopo qualche anno che lavoravo, ogni giorno mi
portavano a Bergamo, ho detto che non volevo
più, il mio debito l’avevo pagato. Madame, che
era africana come me, mandò a Benin City suo
fratello. Andò a casa dei miei genitori. Voleva
che mio padre gli desse per conto mio dei soldi,
sapevano che ne avevo inviati un po’ a loro, da
quando madame mi lasciava qualcosa di quel
che guadagnavo. Lui si rifiutò e lo uccisero.
Poi..., poi mi hanno, credo, venduta ad un’altra
organizzazione. Da un anno sono nelle campagne intorno a Milano. Ma di notte. E mi hanno
detto che presto sarei dovuta partire per la Svizzera. Hanno pensato a tutto loro».
Quando Henna finì di parlare, si spense il
faretto che proiettava la sua ombra sul lenzuolo.
Henna piangeva. Don Sandro andò da lei. Il
Carlo passò il microfono al Lüis. Su uno dei tanti
libri raccolti con riviste e giornali (era la sua passione) - “L’Aforismario” regalato dal mensile
“Ville e Giardini” - il Lüis aveva trovato una frase. La lesse a chiusura della serata.
«Più una società è stanca, più ammira nella
prostituzione la caduta dei suoi stessi ideali».