Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 16 16 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 La gara La partita Il fenomeno MORO A PAGINA 14 A PAGINA 15 SCHIRA A PAGINA 45 Domenica 27 aprile 2014 La società IN ARGENTINA È MARQUEZ A DOMINARE PER IL CHIASSO LA SALVEZZA ORA È VICINA Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 16 IL LATO OSCURO DEL CALCIO GLOBALIZZATO Parità sì... ma inchè non hai igli www.caffe.ch [email protected] TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] ALLE PAGINE 18 e 19 L’editoriale IL REPORTAGE DATECI PANE, BASTA POLITICA! Una giornata alla “Carità” di Locarno. Fra le migliori strutture d’Europa. Reparto per reparto con medici e infermieri LILLO ALAIMO S uccede un po’ come..., sì, come con quei bimbi che, se il gioco nel campetto sotto casa non va come se l’erano immaginato, minacciano di prendere la palla e riportarsela a casa. Il ricorso o, meglio, la minaccia di ricorrere ad alcuni strumenti di democrazia (l’iniziativa, il referendum...) è diventato una sorta di “capriccio politico” abusato, nucleo del fondamento carismatico del potere in salsa populista. Volete sprecare denaro partecipando al finanziamento di Expo 2015 a Milano? Bene, andremo a raccogliere le firme e chiederemo alla gente: volete pane o finanziare quei falliti di italiani? È questa la minaccia della nuova politica populista e demagogica, certa della risposta che il “popolo” darà: dateci pane! Non volete cambiare il sistema di nomina dei magistrati come vogliamo noi? Ci mettiamo un niente a raccogliere le firme. Pensate di continuare a sperperare denaro con questa Fondazione per l’innovazione (Agire) che finanzia gli amici degli amici e gli stranieri? Sarà referendum perché la gente, i ticinesi, quei soldi li vuole affinché si dia pane ai loro figli. GUENZI ALLE PAGINE 2 e 3 Ospedale a 5 stelle Il “capriccio politico” in Ticino oggi è l’essenza della concezione populista del potere. Il leader risponde solamente al popolo al quale, per altro, ha imparato a rivolgersi evitando la “mediazione” della stampa, divenuta superflua o, tutt’al più, utile a rilanciare qualche proclama perso nella Rete. I social network, il proprio blog, il proprio sito..., sono le nuove “piazze” per comizianti. L’han capito per primi i leghisti e ha poi affinato la tecnica un ex uomo della comunicazione, il verde Savoia. Il pizzino La “gente” - a cui ci si rivolge direttamente cercando le loro firme e gratificando così il loro ruolo - sembra conferire ai leader un potere che oltrepassa ogni dialogo, dibattito, ricerca di mediazione e sintesi politica. Tutto viene meno rispetto a questo fondamento del potere, costantemente rinnovato nel rapporto tra carisma del capo, dice la Con politologia, e la vibrazione di conl’avvocatessa senso che gli viene dal suo popolo. Aldi, la Lega Il cittadino è trasformato in non ce l’ha fatta gente, la gente trasformata in poa conquistare una poltrona polo. Un popolo potenzialmente in procura. vasto, vastissimo. “Vogliamo pane Ora proverà per i nostri figli”. Chi direbbe altricon la Lidl menti!? Ecco il popolo dei populisti, un popolo trasformato in un nastro trasportatore di autorità che pone il capo e i suoi al di sopra di tutto. È questo che è diventata (nella migliore delle ipotesi, sta diventando) la politica nostrana. Anche i plrt si sono messi a raccoglier firme. Come? “Stracciamo l’accordo con l’Italia sui frontalieri. Volete pane o dare a Roma ogni anno 60 milioni, i ristorni delle imposte dei ‘confinanti’”?! Pane, dateci pane! [email protected] Q@lilloalaimo Esclusivo Inquietanti risvolti nello scandalo Lumino’s La cronaca Centinaia di truffati con gli sms del sito porno SPIGNESI A PAGINA 9 IL PARADISO A CASA NELL‘INSERTO TROPICAL LIFE 20 27.4 – 17.5. 14 * 15 % gio sui di vant ag si da mobili e va giardino La storia Ecco le registrazioni dei colloqui tra Bignasca e Luigi Girardi “ Ho 91anni e ancora vado a scalare le montagne” A PAGINA 8 D’AGOSTINO A PAGINA 7 *Dal 27.4 al 17.5.2014, con la Pfister à la card approfittate del 15 % di vantaggio, incl. 3 % di bonus Pfister à la card, su tutto l’assortimento di mobili e vasi da giardino. Vantaggio non applicabile a certi articoli di marca e non cumulabile con altre promozioni e prezzi ribassati. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 3 Il servizio alberghiero Il reportage Piatti per ogni fede e gusto, dal musulmano al vegano A Una sanità a 5 stelle, così cura l’ospedale fra i migliori d’Europa Reparto per reparto con medici e infermieri nel lavoro quotidiano della Carità di Locarno T LA CRONISTA Patrizia Guenzi, prima di entrare in sala operatoria per assistere ad un intervento Il direttore LUCA MERLINI 49 anni, direttore dell’ospedale La Carità ecnologia e umanizzazione. Eccoli i pilastri sanitari del futuro che dovranno resistere e sopravvivere alle burrascose discussioni scatenate attorno alla pianificazione ospedaliera cantonale 2015. Nosocomi ipertecnologici, sì, ma con al centro l’uomo. Un’attenzione precisa e mirata a guarire la parte malata della persona, ma un’altrettanta premura nel sostenerne l’aspetto psicologico in un momento delicato e di grande fragilità. Ed è proprio a una maggior attenzione alla cultura dell’accoglienza ciò a cui mira l’Ospedale La Carità di Locarno, fra le migliori organizzazioni d’Europa. Una sanità “stellata”, quella del nosocomio locarnese, un impegno che viaggia parallelo all’ottima qualità delle cure e dell’organizzazione, che lo scorso marzo gli è valso il Riconoscimento europeo per l’eccellenza 5 stelle, assegnato dall’European Foundation for Quality Management, la cui sezione svizzera ha attribuito pure il Premio per la qualità nazionale (Esprix Swiss Preis for Excellence). Due riconoscimenti che hanno spinto il Caffè ad un reportage all’interno dell’istituto di cura locarnese, per raccontare, reparto per reparto, con medici e infermieri il lavoro quotidiano di una struttura con oltre settecento collaboratori, provenienti da oltre trenta Paesi, e duecento medici con contratto, tra interni ed esterni. Un’intera giornata del cronista per cercare di descrivere una “macchina” sanitaria estremamente complessa, che ogni anno deve far fronte a 7.700 pazienti degenti, 45mila ambulanti e 25mila utenti del pronto soccorso e oltre a 300 parti all’anno. Ma che, vista da fuori, appare come un enorme ingranaggio ben oliato e funzionante, privo di frizioni e intoppi. Perché tutto deve svolgersi nel migliore dei modi, l’eccellenza delle cure parte dall’accoglienza del paziente alla gestione dei pasti e alla distribuzione dei farmaci, passando per gli esami medici sino ad arrivare in sala operatoria. Insomma, un ospedale a 5 stelle non è fatto solo di robot, macchinari e apparecchi sofisticati, ma anche di medici, infermieri e specialisti che lavorano in affiatati team per favorire il benessere emotivo e psicologico dei degenti. PATRIZIA GUENZI S e volete parlare con il primario di medicina e direttore sanitario dell’ospedale La Carità di Locarno non dovete fare altro che cercare sulla rubrica telefonica e comporre il suo numero diretto. Il professor Luca Gabutti vi risponderà direttamente, con il consueto tono gentile e pacato. Nasce anche da qui la qualità di un ospedale a 5 stelle, nel rapporto con l’esterno, con i pazienti. Una complicatissima “macchina” dispensatrice di servizi sanitari, in realtà, in cui la cronista del Caffè ha trascorso dodici ore. Tecnologia, ma soprattutto e sta soprattutto qui la forza de La Carità - una costante attenzione al paziente. “Il primo caposaldo di una struttura come la nostra è il servizio inteso come testimonianza di valore alla persona sofferente spiega il professor Gabutti, che fa del contatto umano il canale privilegiato da cui passano le cure-. Ogni volta che vado in una camera entro nello spazio del paziente, costruisco una relazione con lui e devo adattarmi a tutte le sue aspettative in quel preciso momento”. LA PARTENZA Sin dalle prime ore del mattino l’intera macchina, dopo i ridotti regimi notturni, ingrana la quarta e parte a pieni giri. Medici, chirurghi, infermieri, assistenti, tecnici, cuochi, segretarie… tutto il personale si mette in moto. E il Caffè si accoda, iniziando così il suo tour. Dalle 7 alle 8, prima del quotidiano breefing di inizio giornata con i colleghi, i medici si prendono il tempo per sbrigare incombenze amministrative. Lettere e resoconti dettagliati delle de- genze, affinché la continuità delle cure sia garantita anche dopo la dimissione. “Solo dal reparto medicina ogni anno escono 3.200 pazienti, il che significa almeno nove rapporti al giorno da redigere - dice Gabutti, a capo di un équipe di vice primari, capi servizio e consulenti -. Un aspetto essenziale del percorso di cura, che si incastra nella rete che gira attorno al paziente, composta dai parenti, dalle organizzazioni di presa a carico, dal medico di famiglia e dagli eventuali specialisti. Tutti coinvolti nel garantire assistenza al paziente dopo la fase acuta”. Una parte della giornata è pure dedicata all’istruzione dei medici, visto che il reparto di medi- Luca Merlini: “La nostra sfida è riuscire ad armonizzare due concetti apparentemente in antitesi: tecnologia e umanizzazione” cina interna de La Carità è considerata una clinica di formazione equivalente al livello universitario, proprio come ad esempio il Chuv, il Centro ospedaliero universitario di Losanna. Formazione non solo interna, ma pure online con altri dipendenti dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) e, da poco, pure con alcuni medici della Clinica Santa Chiara di Locarno per la futura collaborazione. I TRE PILASTRI Alle 8 in punto, tutte le mattine, c’è il rapporto per la “consegna” dei nuovi pazienti, quelli entrati dal pronto soccorso durante la notte o quelli ricoverati il giorno prima. Un breve briefing tra medici cu- COMPETENZA, CUORE E TANTA PASSIONE Chiara Canonica, 56 anni, è la responsabile del servizio infermieristico. Una figura professionale che fa del concetto del Primary Nursing una filosofia importante, per un’organizzazione delle cure incentrata sulla relazione con il paziente. “È̀ il fattore umano quello che fa la differenza”, spiega. UN PICCOLO MONDO OLTRE 30 NAZIONALITÀ La Carità è un ospedale regionale di prossimità, ma al contempo internazionale, visto che impiega personale proveniente da oltre trenta Paesi. Tutto ciò permette anche di avere sempre una figura di riferimento per poter gestire al meglio la comunicazione con tutti i pazienti, molti dei quali stranieri. UNA RETE SANITARIA INTEGRATA E CONTINUA Negli ultimi vent’anni, l’apporto de La Carità è stato fondamentale nella creazione di una rete sanitaria regionale tra tutti i partner sociosanitari presenti sul territorio. Ciò permette una presa a carico maggiormente integrata e continua del paziente lungo tutto il suo percorso di cura. lzando il coperchio e dando una prima occhiata al pasto il paziente non immagina certo quanto lavoro ci sia in quel piatto. Il Caffè ha voluto vedere cosa accade dopo il passaggio, camera dopo camera, delle collaboratrici del Gruppo pasti che chiedono cosa il paziente preferisce mangiare. Anche in questo caso, una macchina oliatissima e super organizzata inizia a girare, composta da uno chef, un sostituto capo cucina, otto cuochi, due pasticcieri, un responsabile ristorante, quattordici ausiliari e tre apprendisti. Al primo piano interrato una corposa squadra si tira su le maniche e parte con la preparazione dei pasti, con un’unica filosofia in testa: prodotti freschi, regionali, preferibilmente a chilometro zero. È questo il regno di Rinaldo Palermi, da 17 anni chef della brigata di cucina e che, nel 1999, s’è visto attribuire il marchio di qualità “Fourchette verte”. “Cuciniamo oggi per oggi, tutto all’ultimo momento - precisa Palermi -, niente è preparato in anticipo, tutto è fresco e, soprattutto, i pasti sono equilibrati e sani perché c’è la massima attenzione alla cura e alla dieta che segue ogni singolo paziente, dal musulmano al vegano”. Massima attenzione alla preparazione della carne. “Optiamo per una cottura Il pronto soccorso I l Pronto soccorso (Ps) è la porta d’accesso di un ospedale. Un ruolo centrale da dove, spesso, parte il percorso di cura. È forse uno dei pochi luoghi capaci di aiutare tutte le persone: ampiamente conosciuto, sempre aperto, accessibile e disponibile. Chiunque si presenta cercando aiuto viene visitato. In media, sessanta visite al giorno. Integrato c’è il consultorio di medicina di urgenza, in collaborazione con i medici di famiglia del Locarnese, che permette di ridurre i tempi di attesa delle casistiche più lievi. All’arrivo di una persona al pronto soccorso, gli infermieri giudicano il grado di urgenza (“triage”), sulla base di criteri predefiniti, assegnando un codice che determina la priorità di ac- LA STRUTTURA Da sinistra, L’ospedale La Carità nel cuore della Citta Vecchia; un intervento in sala operatoria; la sala delle infermiere all’ingresso di un reparto ranti, infermieri e radiologi. Immediatamente dopo il gruppo si concede una pausa in mensa. Per modo di dire, visto che qui, seppur tra un caffè e una brioche, prosegue la discussione sull’attività della giornata. Un momento di condivisione, di scambio di opinioni, di suggerimenti per arrivare a impostare la giornata nei reparti, cui si aggrega Chiara Canonica, responsabile del servizio infermieristico dell’ospedale. Un ruolo fondamentale il suo che lei stesssa, in sintesi, così descrive: “Amo la musica e mi piace pensare ai direttori d’orchestra che sanno creare armonia, permettendo a tutti i musicisti di suonare la propria partitura al meglio prestando attenzione all’insieme e creare un ambiente nel quale ogni individuo possa rilasciare la sua energia al massimo ed essere felice”. Alla pausa-mensa spesso si aggrega il direttore de La Carità, Luca Merlini, onnipresente. “Il nostro spiega - è un ospedale regionale di prossimità, ma al contempo è internazionale, visto che impiega personale proveniente da oltre 30 Paesi”. E proprio il pronto soccorso è uno dei pilastri dell’ospedale. “Assieme alla medicina intensiva e al blocco operatorio formano le tre colonne di un ospedale somatico acuto”, precisa Merlini. Il pronto soccorso (Ps) è un ingranaggio che viaggia perfettamente e non può permettersi alcun intoppo. Organizzazione, collaborazione e un team che lavora all’unisono sono i presupposti di un Ps efficiente e funzionale, in grado di reagire prontamente, garantendo la massima qualità (vedi pagina accanto). Qualità garantita pure nel reparto di cure intensive, nuovo di zecca, sette letti a disposizione, videosorveglianza in tutte le camere e monitor collegati con alcune camere dei reparti, ambiente meno ospedaliero grazie ai motivi floreali alle pareti e a un giardino esterno ben visibile dalle ampie vetrate. “Rispetto a prima, anche per il personale è decisamente migliorata la situazione - osserva il dottor Michael Llamas, capo servizio -. Corridoi più lunghi, camere più ampie ci permettono di scaricare lo stress, passando da un paziente all’altro”. Già, lo stress la fa da padrona in un reparto super sollecitato come questo. In cui le decisioni vanno prese in fretta e occorrre ottimizzare risorse e forze, in un costante accogliere e trasferire. “Rispetto a un grande centro abbiamo una difficoltà in più - precisa Llamas -. Siccome non tutte le risorse si trovano al nostro interno, dobbiamo valutare al volo se un paziente grave è da ricoverare o no in una struttura più specialistica. Ovvero, se il rischio che uno spostamento comporta vale l’eventuale beneficio. E credetemi, non sempre è evidente. Allora mi consulto con i colleghi per raccogliere tutti gli elementi e prendere una decisione”. I pazienti delle cure intensive sono sempre più over 60. “Pazienti con un problema e altri scompensi che necessitano di una struttura come la nostra - nota ancora Llamas -. D’estate poi siamo ancora più sollecitati, visto che molti turisti anziani scelgono la nostra regione”. LE CAPACITÀ E sono spesso gli over sessanta a finire sul lettino di una delle quattro sale operatorie de La Carità. Una sanità sempre più efficiente permette una vita sempre più lunga. Capita così che un paziente di 80 anni, fortemente debilitato dalle conseguenze di un ictus, con numerose altre gravi patologie subisca un Una brigata di venti persone Tra cucina e ristorante, una ventina di collaboratori preparano oltre 250mila pasti caldi all’anno notturna a bassissima temperatura in speciali forni - precisa lo chef -. Ci permette un risultato finale migliore e lineare”. In totale, La Carità sforna un migliaio di pasti al dì, destinati per lo più ai reparti, ma anche al ristorante che si trova al pianterreno, accessibile pure ad utenti esterni. Dal lunedì al venerdì, 150 pasti vengono forniti alla Ogni giorno al Ps approdano una sessantina di casi Gestire le emergenze rispettando le priorità cesso alla visita medica. L’attesa, in questo modo, è molto meno pesante se il paziente è consapevole che il personale si sta adoperando per prestare le cure a chi in quel momento è in condizioni più critiche. Il “triage” ovviamente non riduce i tempi di attesa di tutti gli utenti, bensì li redistribuisce a favore di chi ha più necessità di un soccorso urgente. I codici di gravità vanno dall’1 (gravissimo) al 4. “L’80% dei pazienti è tra il codice 2 e il 4 - spiega la dottoressa Marilù Guigli, capo servizio del Ps -. La vera emergenza è attorno al intervento all’intestino. “In questi casi s’è sempre una discussione preventiva con i familiari, consapevoli che un’operazione comporta pure dei rischi, ma alla fine sono loro a decidere”, spiega il dottor Paul Bigger, primario di chirurgia, affiancato da Nada Vidakovic caporeparto della sala operatoria, strumentisti e chirurghi. “Fondamentale nel nostro lavoro è la parte relazionale, la collaborazione di tutti, qui funziona secondo le capacità dei singoli e non certo guardando in base alla gerarchia - sottolinea Bigger -. Serve una buona pianificazione del lavoro in collaborazione con il primario di anestesiologia, il dottor Maggiorini, la caporeparto Ana Polic e tutto il te- Luca Gabutti: “Il primo caposaldo di una struttura come la nostra è il servizio inteso come testimonianza di valore della persona” am composto da medici, infermiere specialiste e segretariato, quando è possibile ovviamente, anche per poter gestire i singoli desideri di giornate di riposo o aggiornamento, evitando il più possibile conflitti e stress. Una buona vita privata del personale aiuta tutti a lavorare meglio in un clima di collaborazione”. In una sala operatoria tutto dev’essere sempre pronto. Elasticità è la parola d’ordine. Per evitare errori e distrazioni che una volta al mese finiscono sul tavolo del “Team qualità” (Tq). I CONTROLLI Il primo Tq si è riunito nel 2002. Sono gruppi interdisciplinari che si riuniscono per analizzare le Pro Senectute. Solo di alimentari e bibite l’ospedale spende un milione di franchi l’anno. “Conciliare la quantità e la qualità del cibo è il nostro principale obiettivo - riprende Palermi -. Tutti i prodotti utilizzati sono sempre freschi e di prima scelta (in piccola parte si usano anche alcuni surgelati quando vengono proposti cibi fuori stagione). Ci affidiamo per lo più a fornitori e produttori locali; ogni giorno arrivano tre forniture di pane che garantiscono sempre la freschezza, mentre i dolci sono preparati dalla nostra pasticceria interna”. Oltre alla preparazione c’è tutta la gestione della dispensa, delle celle frigorifere, monitorate e dotate di allarme in caso di panne. Fondamentale è la gestione dello sporco, così come quella dei rifiuti. Con la collaborazione del servizio alberghiero c’è un’attenzione particolare alla separazione dell’umido che viene convertito in biogas. Ecologia anche nelle pulizie, con un importante investimento per l’attrezzatura, il più possibile ergonomica, delle collaboratrici che permette pure un utilizzo minimo di acqua e prodotti chimici. Al servizio alberghiero sono impiegati una decina di collaboratori della Fondazione Diamante, un modo per integrarli nel mondo del lavoro. 10%. Arriva di tutto, dalla bagatella al caso grave. Spesso entrano qui o perché il loro medico di famiglia è assente, oppure perché non sanno a chi fare riferimento, soprattutto il fine settimana”. Quando il Ps viene avvisato dell’arrivo di un paziente dall’ambulanza, immediatamente si allertano tutta una serie di figure mediche. Se il caso è giudicato grave si bloccano immediatamente in sede gli specialisti, si avvisano il reparto radiologia e il laboratorio di tenersi pronti. Il tour del Caffè approda al pronto soc- segnalazioni dei collaboratori (non conformità, eventi avversi, idee di miglioramento), come pure eventuali reclami dei pazienti, con l’obiettivo ultimo di promuovere la qualità e la sicurezza all’interno dell’ospedale, favorendo il miglioramento continuo del sistema di cura. Si va dalle cose più banali, tipo un formulario che non riporta il numero di telefono dei familiari a un’errata terapia o uno scambio di medicinale. Medicinali provenienti dalla farmacia dell’ospedale, operativa 24 ore su 24. corso nello stesso istante in cui arriva la telefonata dell’ambulanza: avvisa dell’arrivo di un ragazzino svenuto mentre faceva attività fisica all’aperto. “Sotto i 16 anni - riprende la dottoressa Guigli -, vengono sempre interpellati i pediatri per una valutazione del paziente. Assieme a loro viene effettuata la prima visita”. Inutile dire che al pronto soccorso raramente ci sono momenti di calma. L’abilità del personale sta nel riuscire a rispondere sempre e in ogni momento all’esigenza della persona sofferente. Senza perdere tempo, senza compromettere le cure mediche per gli altri pazienti acuti e, possibilmente, senza aumentare il già pesante carico di responsabilità. Il primario LA SFIDA Prima di terminare il nostro reportage facciamo un salto al reparto dialisi, un team di tredici persone per 43 pazienti cronici, una media di 25 al giorno che si sdraiano sul lettino per tre volte a settimana, quattro ore consecutive. Un ambiente creato il più posssibile per dare benessere, alcune pareti in alto hanno uno specchio che permette al paziente (l’età media è di 65 anni) di “guardar fuori” e non sentirsi troppo isolato. Ancora una volta, quindi, il paziente al centro dell’intero ingranaggio delle cure. Dal ricovero alla dimissione, attorno a lui ruotano costantemente tutti i reparti. Anche quelli meno visibili, come la cucina e il servizio alberghiero (vedi pagina accanto), la gestione dei dati, le risorse umane, la logistica. In un equilibrio costante tra tecnologia e umanizzazione. “Fare ospedale”, ama definirlo Merlini. “La nostra sfida futura - conclude il direttore -, è riuscire ad armonizzare due concetti apparentemente in antitesi: un ospedale vieppiù ipertecnologico al cui centro c’è l’uomo”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi LUCA GABUTTI 51 anni, direttore sanitario della “Carità” e primario di medicina, professore presso la Facoltà di medicina dell'Università di Losanna 30% AZIONE SETTIMANE | NUOVO 1 2 3.15 6.85 invece di 4.50 3 invece di 9.80 4 8.65 invece di 12.40 6.– invece di 9.– 5 6 7 7.90 3.95 6.– invece di 11.85 invece di 5.70 invece di 9.– 8 2.75 invece di 3.95 9 10 11 3.65 3.25 16.70 invece di 5.25 invece di 4.70 invece di 23.90 12 8.75 invece di 12.50 30% DI SCONTO SULL’INTERO ASSORTIMENTO NIVEA 1 NIVEA MEN SENSITIVE GEL DA BARBA 200 ml 2 DOCCIA CURATIVO ENERGY 3 x 250 ml 5 NIVEA 7 NIVEA CREMA DOCCIA CREME CARE 3 x 250 ml 10 NIVEA LOZIONE STRUCCANTE DELICATA 125 ml NIVEA MEN SENSITIVE BALSAMO AFTER SHAVE 100 ml 3 NIVEA MEN ORIGINAL CREMA IDRATANTE 75 ml 4 NIVEA MEN HAIR CARE SHAMPOO DIAMOND VOLUME 3 x 250 ml 6 NIVEA HAIR CARE STYLING HAIRSPRAY ULTRA STRONG 150 ml 8 NIVEA DEO INVISIBLE FOR BLACK & WHITE CLEAR ROLL-ON 50 ml 9 NIVEA LATTE NUTRIENTE PER IL CORPO 400 ml 11 NIVEA CELLULAR ANTI-AGE CREMA DI GIORNO 50 ml 12 NIVEA CREMA DA GIORNO ANTIRUGHE Q10PLUS 50 ml ESCLUSI I PRODOTTI GIÀ IN PROMOZIONE. 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La società irachena si era costruita sotto l’egida del nazionalismo arabo e del suo leader dittatore Saddam Hussein, mantenendo il rapporto di forza secolare dello “strapotere sunnita” sulla popolazione a maggioranza sciita. La guerra, con tutti i suoi disastri, ha ristabilito questa anomalia. Ma oggi gli sciiti rappresentano la maggioranza ed i sunniti hanno preso il posto che avevano all’epoca di Saddam Hussein, provando l’esperienza di rappresentare la minoranza con tutte le sue conseguenze del caso, in un quadro mondiale in cui lo scontro fra sciiti e sunniti sta arrivando ad una soglia di preoccupante pericolosità. Ma in questi anni del dopo guerra qualcosa di inedito è apparso nella società irachena: da una parte la reale volontà di costruire un’apparente cultura istituzionale fatta di organismi, come il motore della democrazia stessa, il parlamento, le regioni dotate di consigli. E dall’altra la fine del nazionalismo arabo e quella di un ciclo della storia del mondo arabo che ha aperto una nuova era, quella di una società che non ha trovato ancora realmente il suo collante e che si rifugia all’interno di ciò che si chiama comunitarismo. Questo in realtà è il prodotto della visione americana di ciò che per loro era la società irachena, divisa fra confessioni e etnie. In realtà non c’è niente di strano, la cultura americana tende sempre a riprodurre ciò che è la sua essenza, la sua identità , che è all’origine della genesi degli Usa, cioè la diversità culturale, il punto di partenza della costruzione dello Stato, attraverso il federalismo. La differenza è che questa esperienza americana non è riproducibile ovunque e se nelle elezioni del 30 aprile in Iraq ci sono sono più di 39 coalizioni, che nascondono più di un centinaio di fazioni, è proprio perché la frammentazione politica in questo Paese non è segno di un avanzamento della democrazia. Ma, al contrario, di una malattia che la percorre. Cer- to, ci sono altri elementi che rendono questo appuntamento elettorale preoccupante, il lento disincanto dei cittadini iracheni di fronte ad un potere considerato autoritario, quello di Nuri Al Maliki, una casta politica che di recente ha votato delle leggi che consa- L’intervista crano per i parlamentari un certo numero di privilegi. Questo non può che favorire o l’astensionismo o la rincorsa al comunitarismo. Nel caso iracheno in queste elezioni a fine aprile ritroviamo una tendenza fondamentale delle società arabe: la loro estrema divi- Reuters Il dopo Saddam non ha frenato l’eterna lotta tra sunniti e sciiti sione, quella che la sociologia araba chiama la Assabiyya (spirito di gruppo). E l’Iraq attuale è fatto di un infinità di Assabiyya, ognuna di esse ha una sua leadership, come, ad esempio, quella del leader religioso sciita Muqtada Al Sadr, discendente da un importante fa- L’analisi di Nicola Pedde docente di relazioni internazionali “L’unica speranza per Bagdad sono le nuove élite politiche” NICOLA PEDDE Direttore dell’Istitute for Global Studies e docente di relazioni internazionali “Non credo che il risultato del voto muterà profondamente il volto dell’Iraq”. Il professor Nicola Pedde, direttore dell’Istitute for Global Studies (Igs) e docente di relazioni internazionali, è in partenza per Bagdad dove è stato più volte come ricercatore e osservatore internazionale. Professore perché è scettico? “Intanto è probabile che dalle elezioni esca vincitore l’attuale primo ministro sciita Nuri al-Maliki. Non ha avversari forti. Poi, perché l’Iraq ormai dal 1978 non ha una situazione stabile, e infine perché senza il sostegno degli Usa e di altri Paesi sarebbe già in ginocchio”. Quello di al-Maliki resta dunque un governo debole? “Non faccio una critica diretta al governo. Vanno analizzati tanti fattori. Ma io credo ci vogliano 20, 25 anni forse, per vedere risultati concreti. L’Iraq ha attraversato anni di guerra, embarghi, dispute tra minoranze, ha dovuto contare più morti complessivamente di quelli registrati in Siria. La sua sarà una transizione lunga, molto lunga”. Ma lei ha notato cambiamenti nei suoi viaggi a Bagdad? “Quello che colpisce è che resta un profondo senso d’insicurezza. Poi rimane la piaga della corruzione alimentata da circoli economici e di potere che spingono perché resti lo status quo. Però, per la prima volta si stanno affacciando sulla scena sociale e politica le terze generazioni, quelle venute fuori dalle università, che andranno a costituire la nuova élite del Paese. Il problema è che manca ancora un processo politico regolare capace di liberare nuove energie che sappiamo trovare programmi strutturali per autosostenersi”. Non perché non abbiano risorse. Non crede? “Quelle energetiche, che sono una ricchezza, non hanno portato a una diversificazione. Ho seguito recentemente una seduta del parlamento di Bagdad e si parlava di misure anti dumping nel settore manifatturiero, c’è una invasione di prodotti stranieri”. L’Iraq non ha avuto riflessi dalla Primavera araba. Perché? “Perché quella che si chiama Primavera araba altro non è che un fenomeno dettato da una concatenazione di eventi, spesso più provocati dall’esterno che dall’interno. Basta guardare a cosa è accaduto in Egitto, dove siamo al paradosso che oggi si fa appello ai militari per restare a galla”. Insomma, il cammino per la pace e la stabilità è lungo? “Lungo e serpeggiato di insidie. Va ricordato che dalla Siria stanno andando via tanti combattenti. Molti torneranno in Iraq e Arabia, 14 mila di questi hanno un passaporto europeo. Sono bande che più che alla fede pensano soltanto al portafoglio e possono essere elementi di destabilizzazione in alcune regioni”. m.sp. 9’040 I CANDIDATI Sono oltre novemila i candidati alle elezioni. La commissione parlamentare incaricata di “validare” le liste si è dimessa per le ingerenze 328 I SEGGI Sono 328 i seggi dell’assemblea che eleggerà il primo ministro e il presidente. Il partito di maggioranza oggi può contare su 91 seggi 39 LE COALIZIONI Trentanove è il numero delle coalizioni in corsa. Favorito è il blocco Stato di diritto. I risultati si sapranno soltanto tra qualche mese. *’!( )’,"&) ’!( "$ +!!#!% $,-/)2% 03#)2, *" +3,4" "+$)" !,5"’%/ % *% +,02/% 03-%/ ,&%/2% 03 *"+$)".$( miglia di dignitari religiosi sciiti. Oppure quella dei curdi o quella di Ayad Allawi, leader della coalizione Al Iraqiya, ciascuno di questi raggruppamenti può essere costruito su basi religiose, su base etnica o semplicemente su un ruolo che può avere un leader carismatico. La società irachena chiamata al voto da un lato rafforzerà ciò che è il principio fondamentale della democrazia, vale a dire la chiamata alle urne, che aprirà le porte a un nuovo governo, e questo fa parte di ciò che si chiama una cultura istituzionale; ma dall’altro le 39 coalizioni presenti a questo appuntamento elettorale non fanno che riprodurre un male endemico delle società arabe: la frammentazione, che nasconde la divisione, che nei periodi di crisi può trasformarsi in conflitto. L’altro aspetto preoccupante è il contesto storico-regionale nel quale da una parte c’è questo appuntamento elettorale e dall’altra c’è il tentativo di costruire una nuova società. Ma nell’attuale sconvolgimento, destrutturazione del Medio Oriente, le promesse delle rivoluzioni arabe sembrano congelate e non tanto lontano da Baghdad, a Damasco, si sta svolgendo uno dei capitoli più brutti e più inquietanti della storia moderna del mondo arabo. E cioè la guerra, anch’essa basata su conflitti etnico-religiosi, sciiti, alawiti, sunniti o curdi, con il tentativo di creare dei micro-Stati, emirati, come quello Reuters dell’Iraq, della Siria islamica, sotto l’egida di Al Qaeda e di vari gruppi radicali. Gli analisti pensano sempre al pericolo di un prolungamento della guerra siriana in Libano. Ma nel caso in cui questa si prolungasse in direzione dell’Iraq, attraverso la provincia irachena di Falluja a maggioranza sunnita, il Medio Oriente cadrebbe in un caos totale, che ricorderebbe il celebre film di Francis Ford Scoppola sulla guerra, Apocalypse Now, alla fine degli anni ’70. Certo l’esercizio della democrazia è un passo positivo, ma il contesto regionale del mondo arabo e l’estrema fragilità della società irachena rischiano di produrre ben pochi effetti di questa stessa democrazia. #!" !$# Lo spirito da guerra fredda che sta riconquistando la vita politica internazionale è largamente ingiustificato perché nessuna questione vitale è sul tappeto. Ma le provocazioni messe in atto da uno Stato, e le dimostrazioni di inettitudine offerte da un altro, non possono non lasciarci interdetti. Si tratta ovviamente, da una parte, della politica estera di Vladimir Putin e, dall’altra, di quella degli Stati Uniti. Incominciamo da Barack Obama. Il suo programma era di appoggiare le rivoluzioni democratiche arabe. Venivano poi la fine della tragedia siriana e il riequilibrio del commercio internazionale, sia con l’Unione europea sia con l’area di libero scambio del Pacifico. Su tutto svettava la soluzione della questione israelo-palestinese (che proprio in questi giorni sta purtroppo conoscendo un nuovo aggravamento). Insomma, nulla di ciò che voleva la più grande potenza del mondo si è realizzato. Ben diverso è l’esito dell’attivismo russo. Putin ha già incassato parte di ciò cui tendeva, e cioè l’aumento del prezzo del petrolio che vende all’Ucraina, dalla quale voleva (ed ha avuto) anche la Crimea. Ora punzecchia le zone di confine con Moldavia, Georgia, Armenia e Azerbaigian in vista di un trattamento simile a quello inflitto alla Crimea. Il progetto è chiaro: ricostituire la Grande potenza ora russa e non più sovietica. Putin non ha però dietro di sé il sostegno della popolazione. E negli Stati vicini incominciano a preoccuparsi: la Finlandia e la Georgia guardano con crescente simpatia alla protezione della Nato; la Bielorussia, governata da un altro despota d’altri tempi, Lukashenko, non sopporta più le prevaricazioni russe. È vero che il russo è la lingua franca che unifica quasi tutte le repubbliche ex-sovietiche, ma è passata ormai troppa acqua sotto i ponti per ricostituire una, non necessaria, nuova grande potenza. Ed è ciò che l’Occidente dovrebbe cercare di evitare... se ne sarà consapevole e capace. Che la politica estera di Putin sia inaccettabile lo dimostra il fatto che la Russia continua a bloccare qualsiasi fuoriuscita dalla tragedia siriana: senza ascoltare l’Onu, né gli Usa, né l’opinione pubblica internazionale. Intanto Bashar Al Assad progetta l’umiliazione finale del suo popolo, sottoponendolo nelle settimane prossime a un grottesco e macabro turno elettorale tra le macerie. Quante schede elettorali raggiungeranno dei morti? È difficile spiegarsi l’indifferenza del mondo verso questa situazione, ed è triste constatare come Putin non incontri alcun ostacolo sul suo cammino. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 6 attualità IN CARROZZA Controlli della polizia a bordo di un treno, i sindacati ora chiedono la presenza di almeno due capitreno; in basso, Angelo Stoppini, segretario del Sev L’allarme “La sicurezza a rischio, più personale sui treni” I primi minuti sono i più importanti. Sempre. A maggior ragione durante gli incidenti, o quando scoppia un principio d’incendio. E questo vale ancora di più quando l’emergenza scatta all’interno di una galleria, dove un solo macchinista non riesce materialmente a far scendere dai convogli 200 o più passeggeri. Ecco perché il Sev, il sindacato dei lavoratori dei trasporti, ha lanciato l’allarme. Serve più personale per garantire la sicurezza. Sia nelle tratte regionali che su quelle nazionali. “Le intenzioni delle Ffs –avverte la sezione ticinese del sindacato - sono invece quelle di togliere il personale di scorta su questi treni. La ragione di questo provvedimento, secondo le ferrovie, sarebbe dovuta alla separazione del traffico regionale da quello di lunga distanza. Il primo non scortato e il secondo con servi- Ti-Press Denuncia sindacale sul pericolo d’incidenti La situazione ALPTRANSIT La galleria del San Gottardo dovrebbe essere inaugurata nel 2016. I treni potranno raggiungere i 250 km orari. zio di scorta”. Una decisione che secondo il Sev non rispetta un vecchio accordo di cinque anni fa. “Un accordo arrivato dopo una serie di incidenti, non ultimo quello nel tunnel dello Zimmerberg, presso Zurigo”, spiega Angelo Stoppini segretario del Sev (circa ventimila iscritti a livello nazionale). “Io c’ero - aggiunge - quando scoppiò l’incendio in quella galleria e posso dire che l’evacuazione avvenne rapidamente gra- zie al fatto che a bordo eravamo in due ed eravamo in un tunnel relativamente moderna e dove si è accesa subito la luce, altrimenti sarebbe stato un guaio. Il Sev: “Sulle tratte regionali non basta un capotreno, con Alptransit i problemi aumenteranno” I PASSEGGERI L’anno scorso, per la prima volta nella storia, le Ffs hanno trasportato più di un milione di passeggeri al giorno. I PERCORSI Nel 2013 i passeggeri delle FFS hanno percorso 17,8 miliardi di chilometri, con un aumento dell'1,3%. Persino il Servizio d’inchiesta sugli infortuni dei trasporti pubblici della Confederazione aveva proposto di rivedere il numero di agenti a bordo”. Ora la preoccupazione non è solo per il presente, ma anche per il futuro. Per il presente perché il doppio accompagnamento,ossia due macchinisti, è importante nelle vecchie linee di montagna, dove ci sono gallerie elicoidali e tunnel costruiti oltre 100 anni fa. E per il futuro l’Al- GLI AGENTI Attualmente in Ticino ci sono un centinaio di agenti di scorta (capitreno) tra la sede di Chiasso e Bellinzona. ptransit. “La galleria più lunga del mondo - aggiunge Stoppini verrà inaugurata nel 2016. Rivoluzionerà i collegamenti da nord a sud e porterà migliaia di passeggeri. Serve un piano di sicurezza serio con precise garanzie. Per sensibilizzare l’opinione pubblica il personale che aderisce al nostro sindacato avrà una spilla appuntata al bavero della giacca che sollecita la doppia scorta”. Le Ferrovie federali sosten- Occuparsi della corrispondenza legata a questioni assicurative: la Posta Ü anche questo. La Posta fa molto piî di quanto si pensi. Aiutiamo le aziende dei settori piî disparati nellflallestimento e nella gestione della corrispondenza, cosŽ come nei processi commerciali connessi. Sia in formato elettronico sia cartaceo. Fate crescere anche voi la vostra azienda con le soluzioni innovative della Posta: posta.ch/dinamismo-giallo gono che la scurezza è da sempre una priorità dell’azienda. “Su tutte le lunghe tratte ci sono due capitreno - precisa Reto Schärli, portavoce Ffs -. Sui treni regionali, invece, quando vengono effettuati i controlli ci sono almeno due controllori a bordo”. Per i sindacati la regola dovrebbe essere quella della presenza costante di due agenti di scorta e non solo al momento dei controlli. Attualmente questi agenti in Ticino sono un centinaio, la metà con base a Chiasso e l’altra a Bellinzona. “La tendenza - sottolinea Stoppini - è quella del risparmio, dei tagli. Si vuole sempre meno personale. Attualmente ci sono convogli formati da due composizioni, e in ognuna c’è un solo agente di scorta. Nella nuova galleria Alptransit dove viaggeranno migliaia di persone ogni giorno questa regola non può valere”. m.sp. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 7 attualità Lo scandalo La promessa di Bignasca: “Ci penso io a parlare col funzionario dei ricorsi” IL LOCALE L’hotel Lumino’s a Lumino, dopo la chiusura decisa dalla magistratura Ti-Press Ecco i colloqui registrati tra il direttore del Lumino’s e il deputato coordinatore della Lega dei ticinesi Il commento I protagonisti I fatti 1 GLI INCONTRI AL BAR Nel luglio del 2013 il ministro Michele Barra incontra in un bar di Bellinzona il direttore del Lumino’s. Protestava per la chiusura del suo locale. Due conversazioni che Luigi Girardi registra con il telefonino 2 NELL’UFFICIO Il 5 agosto 2013, Luigi Girardi è nell’ufficio del ministro Barra a Bellinzona. Gli fa vedere un video in cui un alto funzionario del Territorio è nel locale a luci rosse in compagnia di una prostituta 3 L’INCHIESTA Il 18 settembre, il consigliere di Stato Michele Barra viene convocato in Procura sulla base delle registrazioni fatte illegalmente da Girardi, nel corso degli incontri che c’erano stati 4 L’ARRESTO L’8 ottobre Luigi Girardi viene arrestato. Tra le accuse anche quella di aver tentato di ricattare il ministro del Territorio facendogli vedere il video col funzionario presente al Lumino’s SILVANO BERGONZOLI Deputato e municipale leghista, per conto di Luciano Poli fece da tramite tra Barra e il direttore del Lumino’s. MICHELE BARRA Lo scomparso ministro del Territorio incontrò il direttore del Lumino’s anche a Palazzo. Subì, disse, un tentativo di ricatto. LIBERO D?AGOSTINO “A ttilio Bignasca mi dice che vuole leggere le carte, che va a parlare lui con un funzionario del servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato”. Dal carcere Luigi Girardi, il direttore del Lumino’s, legge direttamente dai verbali dell’inchiesta, ricorda che il coordinatore della Lega s’interessava del tormentato contenzioso amministrativo per il postribolo di Lumino. “Sono due le registrazioni dei colloqui che ho avuto con Attilio Bignasca”, precisa Girardi, accusato di diversi reati, ma soprattutto di coazione sul ministro del Territorio Michele Barra (scomparso nell’ottobre scorso), per avergli mostrato il 5 agosto del 2013, nell’ufficio a palazzo del go- CLETO FERRARI Collaboratore personale dello scomparso ministro Barra. Era presente all’incontro tra il direttore del Lumino’s e Barra. sposto che ne avrebbe parlato con Norman (Gobbi, il ministro delle Istituzioni, ndr) il quale gli avrebbe certamente detto che avrebbe ‘messo dentro’ la richiesta a Berna’, ma che la decisione spettava alla Confederazione. Ma che lui, Bignasca, non poteva fare molto, perché personalmente a Berna contava come il due di picche. Queste cose sono tutte scritte nelle carte dell’inchiesta”. Ed è sempre Bignasca, racconta Girardi, che parla del funzionario del Territorio ripreso nel Lumino’s: “Mi diceva che quel funzionario aveva approfittato del passaggio di consegne tra il vec- NORMAN GOBBI Ministro delle Istituzioni; con lui Barra disse di essersi confidato dopo l’incontro a Palazzo col direttore del Lumino’s, Luigi Girardi. CLAUDIO ZALI Il successore al Territorio di Barra, ha chiuso di comune accordo il rapporto di lavoro con il funzionario al centro del ricatto. Ho fatto le registrazioni perché non mi fidavo più di nessuno”. E spara una raffica di interrogativi: “Non crede che se avessi voluto fare coazione su qualcuno l’avrei fatta non sul ministro Barra, ma direttamente sul funzionario del Territorio che era spesso al Lumino’s? Perché Barra non mi ha subito denunciato dopo aver visto il video, ma solo un mese e mezzo dopo? Perché non lo ha fatto subito assieme a Gobbi con cui si era confidato? Possibile che queste domande non interessino il parlamento?”. [email protected] Q@LiberoDAgostino chio ministro Borradori e Barra che sapeva poco di quel caso, in quanto non aveva nemmeno visto l’incarto. Anche questo c’è nelle registrazioni”. Si sfoga Girardi, ribadisce la sua richiesta di un’inchiesta parlamentare per fare piena luce sulle responsablità istituzionali. Dice che non vuole fare il capro espiatorio di una vicenda “montata con tante bugie”, per liquidare tutto incastrando solo lui. “Io fatto tutto alla luce del sole. Per il Lumino’s mi sono battuto con mezzi legali. Ho denunciato la polizia e persino il procuratore generale Noseda e ho pure ricusato Gobbi. IL DIRETTORE Luigi Girardi, ex direttore del locale a luci rosse Lumino’s , a Lumino “Per lui non ero certo uno sconosciuto. Mi conosceva bene. L’ho incontrato una decina di volte” verno, il video con le immagini di un alto funzionario del dipartimento all’interno del Lumino’s in compagnia di una prostituta. “Bignasca dice che mi ha incontrato senza sapere chi fossi? Ebbene, nel suo ufficio in via Monte Boglia mi presentavo come Luigi, solo col nome perché lui mi conosceva bene, lo avrò incontrato una decina di volte”, afferma Girardi. L’ex direttore di quello che era il più elegante postribolo ticinese, è meravigliato della smentita di Bignasca, dopo che il Caffé due settimane fa aveva svelato i loro colloqui, e delle sue successive ammissioni. Girardi parla delle due registrazioni fatte col telefonino e alza altri veli su uno scandalo politicoistuzionale che pare sempre più essere nato e gestito all’interno della Lega. Il copione di una brutta storia su cui gravano ancora molte ombre, ha, difatti, per principali protagonisti esponenti leghisti di primo piano. “Nei colloqui che ho avuto con Bignasca si parlava dei problemi del Lumino’s. Lui s’interessava dei ricorsi e mi fatto pure il nome del funzionario del servizio del governo con cui avrebbe parlato”. Il coordinatore della Lega, stando alla versione di Girardi, si sarebbe pure interessato per trovare un’altra possible soluzione per il Lumino’s. “Gli avevo chiesto se poteva far qualcosa perché potessi ospitare degli asilanti nel locale, mi ha ri- ATTILIO BIGNASCA Incontrò,e in almeno due occasioni fu registrato, il direttore del Lumino’s che stava cercando soluzioni per il locale. Ti-Press LUCIANO POLI Amministratore del Lumino’s. Ex deputato leghista. Chiese al collega di partito Bergonzoli un contatto col ministro Michele Barra. Il personaggio Dalla coazione ai reati fiscali, il pesante carico dell’accusa S i intreccia con il lungo contenzioso amministrativo del Lumino’s, la vicenda giudiziaria di Luigi Girardi. Un contenzioso fatto di ordinanze di chiusura, riaperture, denunce, e persino unamanifestazione delle lucciole in piazza del governo. Con l’ultimo colpo di coda delle registrazioni illegali che a Girardi costano l’arresto l’8 ottobre 2013. Il titolare del Lumino’s finisce in carcere con accuse pesanti: tentata coazione, sfruttamento di atti sessuali, promovimento della prostituzione, ripetuta violazione della sfera segreta o privata mediante apparecchi di presa di immagini, ripetuta registrazione clandestina di conversazioni, tentata truffa, falsità in documenti, correità in frode fiscale, impedimento di atti dell’autorità. Sono caduti invece, come emerso in occasione dell’avviso di chiusura dell’inchiesta, altri due reati contestati inizialmente a Girardi: tentata estorsione e violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari. Tutto comincia il 26 marzo 2011, quando il locale a luci rosse viene inaugurato ufficialmente da una “madrina” speciale: la pornostar Elena Grimaldi. Una quindicina le ragazze in sala. Ma quasi subi- to cominciano le proteste della popolazione e le segnalazioni. Alla fine del 2012, anche in seguito all’operazione Domino contro i locali a luci rosse lanciata un anno prima dal ministro pubblico, cominciano i guai. Controlli, blitz e un lungo braccio di ferro. Nei primi mesi del 2013 al Lumino’s vengono messi i sigilli per irregolarità amministrative e edilizie. Girardi denuncia per abuso di potere il procuratore John Noseda che, secondo lui, avrebbe sollecitato il provvedimento. L’inchiesta si chiude rapidamente con un decreto di non luogo a procedere. Il locale va avanti come club privato, resta aperto il bar. In aprile, dopo un ricorso contro la chiusura respinto dal Tram, secondo blitz della polizia e nuovi sigilli. Il Lumino’s non è conforme alle norme edilizie comunali. Girardi, in quell’occasione, litiga pesantemente con gli agenti. Finisce in ospedale, esce con un certificato e denuncia la polizia per violenza. Nell’ottobre scorso l’arresto legato alla vicenda delle registrazioni, un video e parecchi file audio, col coinvolgimento di un funzionario del dipartimento del Territorio che si dimetterà in novembre. m.sp. La politica faccia piena luce sulla vicenda H a ragione chi chiede di fare piena luce sulla vicenda della neo procuratrice pubblica Valentina Item (di cui riferiamo nelle pagine più avanti). Chi rappresenta le istituzioni non dev’essere nemmeno sfiorato dall’ombra del sospetto. Ne va della crebilità della democrazia, della giustizia... E in prima fila, tra chi punta il dito sul neo magistrato, ci sono i leghisti. Già! Leghisti che sembrano però usare metri differenti nel valutare e nel giudicare ciò che riguarda le parti politiche avverse (Valentina Item è stata proposta dall’Udc alla carica di procuratore) e le faccende di casa propria. Lo scandalo del locale a luci rosse Lumino’s, checchè se ne voglia e dica, coinvolge solo e soltanto esponenti leghisti. Sarà un caso, come è un caso che il fondatore della Lega, Giuliano Bignasca, era proprietario di un hotel a luci rosse! Sarà un caso, ma fatto è che la vicenda - che presto approderà in aula penale per giudicare l’ex direttore del Lumino’s - nasce e si consuma tra le pieghe dei rapporti ufficiali e ufficiosi solo di esponenti leghisti. Ex parlamentare leghista è quel Poli, amministratore del Lumino’s, che cercò attraverso un altro esponente leghista, Bergonzoli, un contatto con il ministro del Territorio, lo scomparso Barra. Leghista è quel ministro, Gobbi, con il quale Barra disse di essersi confidato dopo aver subìto un tentativo di “ricatto” (è questa l’accusa a Girardi che caratterizzerà il processo a suo carico) da parte del direttore del locale a luci rosse. Leghista, addirittura coodinatore del movimento, è Attilio Bignasca al quale Girardi, come il Caffè ha rivelato quindici giorni fa, si rivolse per trovare una soluzione ai suoi problemi. Interpellato dalla Regione Bignasca negò. No, di gente ne ricevo tanta e comunque a me non risulta d’aver incontrato Girardi. Passa qualche giorno e Bignasca cambia versione. Parlando col Corriere del Ticino ammette. E non può fare altrimenti dato che, come con altri, Girardi registrò l’audio di due colloqui avuti proprio con lui lo scorso anno. Ce n’è abbastanza perché la politica faccia piena luce sulla vicenda, indipendentemente dall’inchiesta della magistratura. l.d.a. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 8 attualità La storia Un fisico da ragazzo. Muscoli scattanti e tanta voglia di parlare della sua avventurosa vita. L’ha raccontata pure in un libro. Marcel Rémy ha iniziato sin da piccolo a scalare le montagne e continua a farlo. Non solo. Scia e va in bici. E, come un ragazzo, si lancia anche con lo skate MARCEL RÉMY Alla veneranda età di 91 anni questo infaticabile pensionato scia, fa skate e si arrampica “A 91 anni suonati mi arrampico ancora perché non dovrei?” PATRIZIA GUENZI N Una passione lunga quasi un secolo Due scatti di Marcel Rémy ragazzino e giovane. Quando saliva con tutta la famiglia all’Alpe e, da lì, scappava per andare ad arrampicarsi in montagna. Passione che ha trasmesso anche ai due figli, oggi famosi scalatori, conosciuti per aprire nuove vie ovantun anni e non sentirli. Anziché starsene in panciolle sul divano davanti alla tv, meglio armarsi di corda, imbracatura, scarponi, chiodi e salire da solo sulla roccia. Il protagonista di questa singolare storia è Marcel Rémy, di Lutry (Vd), arzillo pensionato delle Ferrovie, sguardo vispo, un fisico asciutto da ragazzino, muscoli scattanti e una gran voglia di raccontarsi. Una vera forza della natura. Sin da piccolo ha coltivato la passione per la montagna e ancora oggi scia, va in bici e sfreccia sullo skateboard. Malgrado un pacemaker, due anche artificiali e una dozzina di interventi chirurgici, non ha la benché minima intenzione di fermarsi. Anzi. Ancora tanti progetti gli frullano per la testa, soprattutto dopo l’uscita del libro che racconta la sua vita avventurosa, “Un pas de plus”, scritta dal compagno di scalata Philippe Barraud (ed. Cabédita), autore degli scatti qui pubblicati. E davanti alla sorpresa di chi gli chiede come riesce a fare tutte queste cose nonostante l’età, dove trova tanta forza, Rémy, appena rientrato da un allenamento su una parete da scalata, risponde candidamente: “Sì, mi arrampico ancora e perché non dovrei?”. Una vera passione quella di Marcel Rémy per la montagna, anzi le sue montagne, quelle che l’hanno visto crescere e, appena in grado di camminare, scappare da casa per arrampicarsi, contro il volere del padre, per salire, salire, sempre più in alto. “Mio padre non mi dava il permesso ma io dentro di me mi dicevo: perché no?”. E così è andato avanti. A chiedersi in continuazione perché non doveva farlo? Perché non scalare La vita L’infanzia Il lavoro La famiglia Gli hobby IL PADRE LE FERROVIE MOGLIE E FIGLI SCI E MONTAGNA UN PRIMO LIBRO Sin da piccolo Marcel ha la passione per l’arrampicata. E malgrado il divieto del padre lui ci prova lo stesso Ha iniziato presto a lavorare, già a 15 anni faticava per tenere pulite le rotaie su cui viaggiavano i treni delle Ffs A 25 anni si sposa con una donna povera come lui ma con tanta voglia di fare. Dalle nozze nascono due figli, 60 e 57 anni oggi Una vita semplice quella di Rémy. Lavoro, famiglia e tanto movimento. Anche i figli, sin da piccoli, iniziano con le arrampicate È appena uscito il primo libro che racconta la sua vita avventurosa. E Rémy non esclude possa arrivare anche il secondo le cime più belle delle Alpi? O perché non abbinare la passione per il parapendio a quella dello sci? “Non c’è alcuna ragione per non farlo - ribadisce Rémy, che almeno un paio di volte la settimana salta pure sullo skateboard per un veloce giro tra le viuzze attorno alla sua villetta -. È così che mi sono rimesso dopo le due operazioni alle anche. Un bambino mi ha detto di provare. Ho esitato, poi d’un colpo ho capito che eravamo noi i pazzi, non certo questi ragazzini che si lanciano a folle velocità sulla tavola. E mi sono lanciato anche io”. Negli anni ha accumulato avventure su avventure, perciò ha sempre qualcosa da raccon- tare. La sua vita privata, tutto sommato, è invece molto comune. Sposato da quasi settant’anni con Rachel, 86enne, da dieci ricoverata in una casa per anziani, due figli, Claude, “Ho un pacemaker, due anche artificiali, una dozzina di operazioni alle spalle e ancora tanti progetti” 60 anni, e Yves, 57, pure loro appassionati di montagna. “Sono molto orgoglioso dei miei ragazzi, oggi sono due campioni di scalata, li hanno chiamati in una quindicina di Paesi per Il futuro aprire nuove vie e creare stazioni di scalata - racconta Rémy -. Sono stati allevati in modo semplice, sempre a contatto con la natura. E così continuano a vivere. Proprio come me. Nato povero, mi sono sempre accontentato di quello che avevo. Poco più che ventenne mi sono sposato con una donna semplice, anche lei senza troppe pretese. Inizialmente abbiamo condiviso la passione per la bicicletta e percorso un po’ tutta la Svizzera in lungo e in largo. Poi abbiamo anche fatto qualche scalata assieme. Sono riuscito a portare Rachel sino a 3600 metri!”. Con l’arrivo dei figli e la famiglia da portare avanti, la moglie ha preferito …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Carolina Cenni APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico occuparsi della casa e vivere più tranquilla. Ha lasciato che i maschi continuassero a coltivare la passione per le cime. “A un anno i miei figli già stavano sugli sci”, dice Rémy. Il suo amore per la montagna è incondizionato, malgrado una valanga gli abbia portato via la madre e la sorella 19enne. A testa bassa, allenamento dopo allenamento, Rémy ha ancora l’energia di un ragazzino che cade e si rialza immediatamente: “Un’energia che ho sin dalla nascita. Assieme alla grande dote di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, di accettare le cose per come vengono e, ripeto, forse anche di aver sempre preferito una vita molto semplice”. Pure a tavola, ovviamente. Niente fritti, né grassi. Un’alimentazione equilibrata e leggera. Rémy preferisce i legumi, che cura personalmente nel suo piccolo orto dietro casa. “Non posso dire di mangiare come tutti, anche perché da dieci anni vivo da solo e quindi ho un’alimentazione molto parca. Ma cerco comunque di mettere nel piatto cibi sani, meglio se arrivano direttamente dalla terra. E così ha sempre fatto anche mia moglie, una vera fanatica della cucina semplice”. E i risultati si vedono. Rémy non sa cosa siano ipertensione, colesterolo o diabete. Una salute di ferro, la sua. Ma anche con un pizzico di fortuna, visto che madre natura l’ha dotato di un fisico eccezionale. “Bè, sono di costituzione sana, certo. Ma mi sono sempre dato da fare, non sono mai stato un pigro, ho sempre fatto tantissimo sport. E ancora oggi ma, ovviamente, con un ritmo più tranquillo. Solo così il fisico resta flessibile, muscoloso e in forma. Altrimenti è finita. Quando ho rifatto le due anche avrei potuto dire basta, non mi muovo più, chi me lo fa fare. E invece no! Mi sono rialzato e rimesso in pista”. Così scattante e con la forza di un giovane, Rémy fa progetti per il futuro: “Continuerò a scalare le mie amate montagne, ad allenarmi sullo skate, ad andare in bici e a sciare. Non vedo perché dovrei smettere”. Già, perché mai. In fondo ha solo 91 anni! [email protected] Q@PatriziaGuenzi IL CAFFÈ 27 aprile 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualità Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 9 una rosa a... un cactus a... Arno Rossini Saverio Lurati Per l’Associazione calcio Bellinzona è finalmente ora di ripartire. E la prima “mossa” concreta è stata la scelta del nuovo mister. Che merita una rosa d’incoraggiamento che vale per tutto il popolo granata. Di studi, analisi e rapporti sugli impianti di risalita in Ticino negli ultimi anni se ne sono visti davvero molti. Eppure il Ps guidato da Lurati, per decidere sui nuovi sussidi, non trova di meglio che proporre un ennesimo “gruppo di lavoro”. Un sms sul telefonino e comincia l’incubo della truffa a luci rosse Centinaia di ticinesi “abbonati” a un sito porno I pericoli Ti-Press 1 2 3 4 5 MAURO SPIGNESI La cifra richiesta è sempre uguale, per la precisione: 79 franchi e 90 centesimi. Ma se non si paga subito arrivano i richiami e la somma lievita rapidamente. Sono centinaia i ticinesi che in questi mesi si sono visti recapitare una raccomandata da una società di recupero crediti, la Pay Pay con sede nel canton Svitto, che chiede di saldare la fattura di un abbonamento a un sito porno per conto della Pulsina Limited di Zurigo. E sono centinaia, in tutta la Svizzera, coloro che sono finiti inconsapevolmente in un vortice di sms, email e lettere in cui spiegano di non aver mai fatto alcun abbonamento, senza tuttavia riuscire a trovare una via d’uscita. “Non è servita neppure la segnalazione alla Seco, la Segreteria di Stato dell’economia, che si occupa di casi simili quando si trova davanti a metodi commerciali sleali” racconta chi ha gia ricevuto diversi solleciti dalla società d’incasso. Per finire nella rete, come ha potuto verificare Il Caffè attraverso diverse testimonianze raccolte, basta navigare semplicemente su internet con uno smar- tphone. Sulla schermata comprare all’improvviso la pubblicità di un sito porno, basta cercare di spostare la finestra cliccandoci inavvertitamente sopra o cliccando sulla crocetta che dovrebbe far scomparire la pagina e arriva un sms. Un messaggio stringato, per molti incomprensibile. Poi si chiede di inserire il proprio numero di cellulare. Molti lasciano perdere e proseguono L’intervista LA SCHERMATA IL MESSAGGIO LA RICHIESTA I RICHIAMI LE LETTERE Navigando in internet con lo smartphone si incontra una schermata fastidiosa. Si cerca allora di eliminarla dalla pagina, e lo si fa spesso cliccandoci sopra inavvertitamente o cliccando la crocetta in alto per chiuderla. Cosi scatta il collegamento con un sito porno. In molto casi, come hanno testimoniato le persone contattate da Il Caffè, arriva un sms in cui si dice che si hanno 72 ore per disdire l’abbonamento. Ma bisogna inserire il proprio numero di telefonino. Il messaggio a tanti non è apparso chiaro. Molti dopo aver ricevuto la richiesta con il messaggino non ci fanno caso e continuano la loro navigazione, ignari di essersi ficcati in un guaio. Invece dopo qualche giorno arriva una fattura di 79.90 franchi per l’abbonamento e per aver scaricato video. Quelli che non hanno pagato hanno ricevuto numerosi richiami e nelle lettere sono state aggiunge richieste di denaro per i ritardi nel pagamento. Inutili, hanno raccontato gli utenti, le chiamate alla società di riscossione o le lettere di protesta inviate. Molti si sono rivolti alle Associazioni dei consumatori, soprattutto a quella della Svizzera italiana e a quella romanda. Diverse, poi, le denunce inviate alla Seco, la segreteria di Stato dell’economia. Alcuni hanno chiamato per informazioni la polizia. la navigazione senza immaginare le conseguente cui si va incontro. Così nel giro di qualche giorno ecco la fattura a casa, con i 79.90 franchi elencati accanto alla voce “video on demand”. Nella lettera si precisa anche la data e l’ora in cui si sarebbe scaricato il filmato. A seguire i solleciti, con annesse spese di richiamo. In alcuni casi, come hanno raccontato alla trasmissione del- la Rsi Patti Chiari diverse persone “perseguitate” dalla società d’incasso, interviene anche il call center che domanda i dati del cliente del telefonino. Molti li dettano nella speranza di risolvere il problema e riuscire a disdire l’abbonamento. “Il nostro primo consiglio è quello di non pagare. Assolutramente”, spiega Franca Garbellini dell’Acsi, l’associazione dei con- L’avvocato Decristophoris spiega i diritti dei consumatori “In questi casi non si deve pagare” “Non ci sono i presupposti di un contratto”. L’avvocato luganese Alfio Decristophoris, specializzato in diritto contrattuale, sul caso delle “fatture a luci rosse” è d’accordo con quanto sostiene l’Acsi: “Io non pagherei”. Perché non pagare, avvocato? “Uno dei punti essenziali di un contratto è la volontà delle parti. Facciamo un esempio: nella compravendita il punto essenziale è l’oggetto che si vende e il prezzo. Tutto tra le parti deve essere chiaro e accettato”. Chi clicca su internet potrebbe accettare le condizioni di un contratto? “Questa è una pratica ambigua. Però, ripeto, su un contratto serve una firma per cui il consumatore accetta tutte le condizioni. Non mi pare che in questo caso questa situazione sia stata soddisfatta”. E se si paga? “Capisco che qualcuno pur di chiudere la faccenda, paghi. E questo vista anche la cifra. Probabilmente si gioca anche su questo elemento. Ma io andrei tranquillamente anche in pretura, al Tribunale d’appello e a quello Federale Molti però si chiedono come si fa ad annullare questo genere di “contratti”, che strumenti ha un consumatore? “Io partirei dal presupposto che alla base di tutto non c’è contratto. Dunque non mi $%,!, *!&!)$!&# "!&&’ ,!,’( 0 4#8;(2#8/#;3 93%/#0( 2(007/2’<9;8/# 1(;#01(%%#2/%# -# ’#;3 $<32# 483=# ’/ 9)& (993 +382/9%( =#2;#,,/ # ’#;38/ ’/ 0#=383 ( 0#=38#;38/5 9$#,0/#;3 %-( 03 ";#;3 /2;(8=(2,# # +/99#8( / 9#0#8/5 !(8 6<(9;3 ">/991(1 * ’(%/9#1(2;( %32;8#8/# #007/2/?/#;/=# 9</ 9#0#8/ 1/2/1/5 >>>59#0#8/3.1/2/13.235%- muoverei per chiedere una rescissione, ma semmai questa ipotesi la valuterei in seguito. Anche perché diventa un po’ pericoloso chiedere una disdetta, è come ammettere, in parte, che qualcosa si è concluso”. Meglio non fare la disdetta allora? “Sì. Poi non bisogna dimenticare che per legge il cliente ha sempre sette giorni di tempo per ripensarci. Lo dice la legge”. Le testimonianze che abbiamo raccolto, invece, parlano di un lasso di tempo di 72 ore. Non di più. È regolare? “No, ci sono sette giorni dal momento in cui il consumatore ha ricevuto tutte le spiegazioni”. ,!3 8"1"7/4 ;3/:"7/4 2/3/24 /3 :;::" 1" </==(7" ) /345547:;34 41:7( %.( *;47/ 1;4+4& %438/’(7":( 1( 5(%;1/"7/:# ’/ 7(+/43/& 7"2/ ( 8(::47/ 574’;::/</ ( ’/ 8(7</=/4 2"7%":"2(3:( :74554 ’/**(7(3:/-6 %$"(#’ "++"&$’ !*11+*1* %44%.*/ $( #1*2+)*.4* )*, /.20 )+ --+.+241%8+/.*( "+5&+%2’/ ,1 5"::4 84%/"1( ) ;3 ’4 ;: ’(86 ’/0:": 8"1"7/"1/ 8:":"1/ $14%%"34 /1 ’/"14+4-6 !"&) !$)) #1*2+)*.4* $7+22-*-( 22/’+%8+/.* 26+88*1% +.)5241+% -*4%,-*’’%.+’% *) *,*441+’% sumatori che sul suo sito internet, dopo le numerose segnalazioni, ha inserito il fac simile di una lettera da inviare alla Seco. “Tanti, anche anziani, ci chiamano impauriti e indignati prosegue - e ci dicono di non aver stipulato alcun contratto. E hanno ragione, infatti per sottoscrivere un contratto occorre verificare le condizioni e poi manca il prezzo. Se io firmo un contratto devo sapere preventivamente quanto spendere”. Dal canto suo la società Pay Pay a chi protesta spiega di essere unicamente un’ azienda incaricata di riscuotere i crediti. La Seco, attraverso l’avvocato Verena Jezler, ha risposto a un cittadino che aveva sollecitato un suo intervento con una precisa denuncia, che non poter fare molto, poiché “ la Segreteria di Stato dell’economia può adire a vie legali solo se sono minacciate o lesi interessi collettivi”. La Seco, ha spiegato ancora il legale, se dovesse ricevere “un numero sufficiente di reclami relativi alle pratiche sleali” potrà valutare se è “opportuno presentare una querela all’autorità cantonale competente”. [email protected] Q@maurospignesi IL CAFFÈ 27 aprile 2014 10 politica Le idee La minaccia del costante ricatto di raccogliere le firme per ricorrere alle urne, vista da politici ed ex ministri. L’opinione di Carobbio, Gendotti e Martinelli I casi 1 EXPO 2015 La Lega chiede di dimezzare il credito di 3,5 milioni per Expo 2015. Poi lancia un referendum contro. 2 AGIRE Dopo il voto in parlamento la Lega minaccia un referendum contro il credito alla Fondazione Agire. 3 MAGISTRATI Dopo il voto in parlamento, Lega minaccia un’iniziativa per l’elezione popolare dei magistrati. L’editoriale Dateci pane, basta politica! IN COPERTINA SDFG Testino GLI EX Werner Carobbio, ex consigliere nazionale socialista, Gabriele Gendotti (Plrt) e Pietro Martinelli (Ps), ex ministri Quando la votazione popolare si trasforma in arma impropria O ggi in Ticino mi pare prevalgano ragioni di corto respiro. Ripicche più che progetti”. L’ex consigliere di Stato Gabriele Gendotti (Plrt), scuote la testa: “Non s’è mai vista in Svizzera una forza politica portare il popolo alle urne, come nel caso dell’Expo, per 3,5 milioni. O ancor meno, considerato che se si dimezzasse questa somma, chi protesta sarebbe d’accordo. Perché una cosa è lanciare un referendum su investimenti di 70, 80 milioni, come è successo a Zurigo, un’altra è boicottare la presenza del cantone in un evento internazionale come Expo 2015. Si va contro gli interessi stessi del Ticino: mi sembra veramente un abuso di strumenti democratici bellissimi che la nostra costituzione ci mette a disposizione”. Insomma, il ricorso al voto popolare usato come un’arma impropria. Ma indifferente a qualsiasi mediazione, la Lega su Expo 2015, sul finanziamento alla Fondazione Agire (che promuove nuove tecnologie e start-up ), sulla nomina dei magistrati, ha deciso di non andar per il sottile minacciando di chiamare il popolo alle urne. Per ora la minaccia del referendum si è concretizzata solo per Expo 2015. “Ma la stessa sorte potrebbe subirla anche il credito di 4,2 milioni per la fondazione Agire, votato anch’esso dal parlamenticchio cantonale nell’ultima seduta!”, scrive il Mattino in tono apertamente ricattatorio. Per la Lega il parlamento è incapace di esprimere una autentica volontà popolare. Di capire “l’aria che tira” dopo il voto contro l’immigrazione di massa. Volontà popolare di cui la Lega si sente unica depositaria, secondo l’assioma populista di appellarsi al popolo nel nome di quel popolo che solo da essa sarebbe pienamente rappresentato. Anche per la nomina della procuratrice pubblica Valentina Item, preferita dal parlamento alla candidata “targata Lega” Sabrina Aldi, il coordinatore Attilio Bignasca vorrebbe lanciare un’iniziativa popolare per l’elezione popolare dei magistrati. Inserendosi per altro fra le proposte presentate dai Verdi e da Marco Chiesa, capogruppo udc dimissionario, che è riuscito con Item a spuntare la nomina di un candidato del partito. Per la Lega non si è dimostrato fallimentare solo il sistema dell’elezione parlamentare dei magistrati, ma il parlamento stesso, le mediazioni politiche per quella che definiscono l’ingordigia degli altri partiti. Insomma, è l’attuale sistema che non rispetta gli equilibri usciti dalle urne lo scorso 2011. Così per vedersi riconosciuto quello che ritengono il loro peso politico-istituzionale, i leghisti minacciano il ricorso al popolo sovrano. “Però fino a quando il meccanismo era servito a nominare i candidati della Lega in magistratura, penso allo stesso Claudio Zali, nessuno aveva detto nulla. Ora tutto sembra cambiato”, osserva l’ex consigliere nazionale socialista Werner Carobbio. Queste iniziative leghiste, secondo Carobbio, sono delle chiare operazioni elettorali: “ Del tutto indifferenti alle esigenze e ai ritorni economici per il Ticino. In particolare l’opposizione al contributo per l’Expo 2015, oltre che sull’importo, è proprio giocata sul fatto che vanno all’Italia. Poco importa che il progetto !’ %) )(’#(,) *-(") .)$&%)8 +0791/;2=3 42 1<9/;2 536352 13 076;9/;;78 !9.4+5’ 4’’&/:+ /((4’ ," ,+$’48# &+ %"-$+"4’ ,3"$$/."-’.8/ &’, %’,,9,"4’ /).+ :/,8" %*’ ,/ :/,’8’1 . 29’58/ -/&/ &+50/.’8’ 5’-04’ &’,,3"$$/."-’.8/ 0’4(’88/ 0’4 :/+1 .(/ 59 59.4+5’1%*6(4’’&/- sia interessante per il nostro cantone, che sia pensato nel quadro di una collaborazione con altri cantoni svizzeri”. “La tesi che porta avanti Attilio Bignasca riprendendo più schematicamente le posizioni del fratello - prosegue Carobbio - è che la Lega più che partito di governo è partito d’opposizione che opera in mezzo alla gente. Con l’avvicinarsi delle elezioni, importantissime, i leghisti devono profilarsi, farsi sentire. Perché devono difendere il secondo seggio in cgoverno e stavolta senza la locomotiva elettorale rappresentata da Marco Borradori”. Da qui i toni forti, i dietrofront sui tagli ai sussidi delle casse malati, la minaccia continua di referendum. Se l’uso di strumenti democratici, come il referendum sui minareti, ad esempio, che tocca principi, diritti individuali, può essere considerato un abuso, sottolinea Pietro Martinelli, ex consigliere di Stato socialista, le motivazioni con cui oggi i leghisti giustificano quello contro Expo 2015, o contro la Fondazione Agire, sono puramente demagogiche: “Non è certo questione dei 3,5 milioni – dice Martinelli –. A loro interessa reiterare il discorso su Fallitalia, sul Ticino che deve alzare le barriere, che deve chiudersi a riccio”. Ma escludere tutto quello che proviene dall’Italia danneggia il Ticino, sottolinea l’ex ministro: “In questo contesto di libera circolazione, il nostro mercato naturale è ridiventato la Lombardia. Un grande mercato che si apre anche per noi e che non dobbiamo disprezzare. Ciò è puramente demagogico. Se prevale la linea della chiusura, rischiamo il declino”. c.m. GiovanniJelmini IL CAFFÈ 27 aprile 2014 Avvocato e notaio, 52 anni, dal 1995 al 2011 è stato membro del Gran Consiglio. Presidente del Ppd 11 politica Il confronto IL PUNTO CATHERINE BELLINI Il ministro democentrista molto amato dai romandi ChristianVitta Economista, 42 anni, deputato dal 2001. Capogruppo parlamentare del Plrt. Sindaco di Sant’Antonino Quel feeling ritrovato fra Plrt e Ppd Si rinforza l’asse al centro... in attesa di una nuova strategia CLEMENTE MAZZETTA Simile con simile. Per modalità comportamentale, moderazione ideologica e approccio ai problemi, sempre più spesso in parlamento si è notata una convergenza fra Ppd e Plrt. Persino sulla scuola, tema che in passato li aveva sempre divisi, i due partiti di centro hanno trovato delle affinità, in grado di produrre soluzioni condivise. Facilitati certamente dal fatto che il dipartimento Educazione, cultura e sport (Decs) ora è in mano ai socialisti, proprio a partire dalla scuola è caduto il muro di incomprensione fra liberal-radicali e popolardemocratici. Il Caffè ha messo a confronto il capogruppo plrt Christian Vitta e il presidente del Ppd, Giovanni Jelmini: si sono registrate convergenze sulla di riduzione del deficit, dei sussidi per la sanità e 1 Vitta Dopo il 18 maggio arriveranno in discussione questioni ancora aperte, penso alla pianificazione ospedaliera, agli orari dei negozi, al problema della nuova polizia... Christian Vitta: “È vero scuola, legge sulla prostituzione, revisione dei sussidi per far fronte ai premi dellecasse malati, sono questioni che hanno registrato una convergenze fra noi e il Ppd. Ma si tratta solo di temi puntuali che ci hanno visto sulle stesse posizioni, non si è in presenza di una convergenza programmatica. Però in un panorama abbastanza confuso è importante avere un dialogo aperto con altre forze politiche. Seppur con divergenze di visione, il dialogo deve restare aperto con quelle forze che dimostrano affidabilità, non solo con il Ppd. Su cosa potrà riproporsi da qui alla fine della legislatura, tutto dipenderà dai temi che arriveranno in discussione. È chiaro che con alcuni partiti ci sono più punti in comuni, con altri meno, come è per tutti”. 2 “Le differenze fra noi e il Ppd esistono ancora, ci mancherebbe altro. Ma occorre rilevare che in una politica sempre più mediatizzata e anche polarizzata, possono emergere con maggiore evidenza i punti in comune. Ci sono elementi di incontro su temi specifici che i partiti di centro possono avere. Una possibile convergenza verso una politica di centro ci può essere per metodo e approccio. Ma non ci può essere un’asse portante fra Ppd e Plrt, sia perché non c’è stata un’alleanza programmatica, sia perché la somma di soli due partiti in questa legislatura è insufficiente per fare maggioranza”. 3 “Che sia una legislatura che non ha realizzato molto è sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo però aspettare i risultati delle votazioni maggio per avere un responso importante: l’esito esprimerà l’orientamento definitivo della popolazione su alcune scelte che, seppur a fatica, si sono fatte. Dopo il 18 maggio arriveranno in discussione delle questioni ancora aperte, penso alla pianificazione ospedaliera, agli orari d’apertura dei negozi, al dossier sulla nuova polizia, alla legge sulla prostituzione. Si tratta di temi importanti , ma non saprei con quale risultato, visto il clima di campagna elettorale incombente”. 4 “È un obiettivo che non si può realizzare dall’oggi al Jelmini La questione degli sgravi fiscali è un argomento chiuso. L’ obiettivo principale era il contenimento delle spese, il risanamento delle finanze cantonali domani. Di questo noi del Plrt siamo più che consapevoli, visto che nella nostra iniziativa abbiamo programmato un’applicazione su più anni, a partire dal 2015. Ma certo la politica fiscale è un tema su cui è normale che si dibatta: l’attuazione deve essere invece compatibile con i tempi e le possibilità”. 5 “Penso che sarà una campagna anticipata. Non dimentichiamoci che per le elezioni del 2015 si potrà votare per corrispondenza, cosa che di fatto farà subire una certa accelerazione al dibattito elettorale. I temi in discussioni saranno quelli che già oggi dominano il dibattito, dalla questione del lavoro alla crisi economica. Noi come liberali non vogliamo però fare una politica ripiegata su noi stessi: ci teniamo a portare avanti temi e obiettivi che guardano al futuro. Per questo abbiamo promosso dei progetti come l’informatizzazione a banda larga per tutto il Ticino, la riqualificazione professionale, per i giovani, assieme ad altri che lanceremo più avanti.” Le domande 1 Su vari temi fra Plrt e Ppd si è riaperto il dialogo. Si può riattivare una vera politica di centro? 2 sulla nuova legge per la prostituzione. Non ancora una strategia, non ancora un asse - impossibile in questa legislatura che due partiti soli facciano maggioranza - ma quest’affinità sta irrobustendo un possibile perno della politica cantonale. Su cui possono ruotare alleanze variabili. Riportando nella politica un maggior senso di responsabilità. [email protected] Q@clem_mazzetta 1 Giovanni Jelmini: “Altroché se si può, si deve riattivare una politica di centro come perno per una più efficace governabilità. Anche per evitare che questa legislatura si concluda con un nulla di fatto, cosa che può capitare se il 18 di maggio, i tre temi in votazione - amnistia fiscale, modifica dei sussidi per la sanità e moltiplicatore – verranno respinti dal popolo. Su queste questioni, ma non solo, i due partiti di centro stanno esprimendo un vero e proprio senso dello Stato. Vorrei anche ricordare che si era trovato un patto fra Plrt, Ppd e Lega quando si erano discussi i preventivi 2014, ma la Lega ha pensato bene di non onorare questo patto, facendo marcia indietro”. 2 “Alcune differenze non esistono più, per fortuna. La Fra Plrt e Ppd le differenze ideologiche, programmatiche, che vi aveva messi uno contro l’altro, sono ancora forti o si sono attenuate? questione ideologica, culturale, religiosa che prima ci aveva diviso, con il presidente plrt Cattaneo, liberale cattolico-praticante, è certo superata. Sulla scuola, in particolare, si è andati oltre a quello che era un vero e proprio blocco. Cattaneo, quando parlo di scuola, ad esempio, non pensa che voglia riferirmi immediatamente a quelle private. Queste incomprensioni sono cadute. Permangono altre differenze di visione, come quella sul primato dell’economia. Se per il Plrt resta ancora una priorità assoluta, per noi deve essere subordinata, messa al servizio delle persone: occorre mettere qualche regola per evitare le derive di questi ultimi anni, come è successo per la finanza”. 3 3 “Mi aspetto qualche misura concreta per la riorganiz- Cosa si aspetta e cosa si può salvare di questa legislatura, giunta all’ultimo giro di boa? 4 Nel futuro della politica ticinese c’è ancora spazio per sgravi fiscali, o si tratta di un capitolo definitivamente chiuso? 5 Sui quali temi si giocherà il confronto elettorale nei prossimi mesi. Quali gli argomenti che terranno banco in vista del 19 aprile 2015? zazione dell’amministrazione pubblica. Qualche risultato pratico della road map. Spero che entro i prossimi mesi arrivino sul tavolo delle misure in grado di invertire le tendenze delle finanze cantonali. Provvedimenti che costringano la pubblica amministrazione ad usare meglio i soldi dei contribuenti. Però, considerato che le poche misure di contenimento proposte sono state avversate, se tutto dovesse saltare il prossimo 18 maggio - tra l’altro per volontà di chi oggi detiene la maggioranza relativa -, non ci assumiamo la responsabilità dei prossimi consuntivi. Lo stesso senso responsabilità, di cui abbiamo dato prova, potrà portarci a votare contro. È ora che chi ha ricevuto la responsabilità dal popolo se la assuma in toto, non la scarichi sugli altri”. 4 “In questa legislatura la questione degli sgravi fiscali è un argomento chiuso. L’ obiettivo principale era il contenimento delle spese, il risanamento delle finanze cantonali. Visto che abbiamo una difficoltà enorme nel perseguirlo, parlare di sgravi fiscali non solo è poco opportuno, ma è pure una contraddizione in termini. In futuro, risanate le finanze, credo si potrà cercare di tornare ad essere fiscalmente più competitivi come cantone”. 5 “Spero che il confronto elettorale si imposti su binari seri, con proposte reali per far crescere questo cantone. Sicuramente uno dei temi importanti sarà quello del lavoro. La politica deve tornare a dare speranze a chi oggi è senza lavoro o rischia di perderlo. Per questo motivo auspico che passi l’amnistia fiscale, non per la finalità in sé, ma per la destinazione del ricavato: con quanto si potrà recuperare costituiremo un fondo per l’occupazione, cosa quanto mai necessaria in questo periodo di crisi”. Sulle alture del Canton Neuchâtel, dove i venti soffiano forti, si avvertiva qualcosa nell’aria questo martedì di Pasqua. Qualcosa che somigliava ad una piccola resurrezione. Vicino alla sua casa nel villaggio di La Côte-aux-Fées, nella Val de Travers, il consigliere di Stato (Udc) Yvan Perrin riappariva in pubblico dopo cinque settimane di assenza e un soggiorno forzato in clinica. Un rientro sulla scena politica per lanciare la campagna del governo neocastellano a favore di un progetto eolico che sarà in votazione il prossimo 18 maggio. Nell’occasione, Perrin ha difeso il piano che prevede un massimo di 59 impianti eolici suddivisi in 5 parchi, che in realtà è un controprogetto all’iniziativa popolare per la protezione delle alture del Giura da qualsiasi tipo di industrializzazione o costruzione importante. Per iniziare, il ministro ha spiegato come l’energia prodotta attraverso il vento permetterebbe di coprire il 20% del consumo totale di elettricità del cantone. Ma, come sempre, o quasi, accade con Yvan Perrin, si è finito per parlare di salute. Di ansia, disturbi del sonno, sfinimenti e abuso di whisky. È fatto così, Yvan Perrin: si espone, ammette le proprie debolezze senza giri di parole, si confessa. Spiega quanto bene vorrebbe fare il suo lavoro per non deludere gli elettori, per mostrarsi all’altezza del compito. Ma riconosce anche che il suo dovere gli pesa, gli ruba il sonno, e che la partenza del segretario generale del suo dipartimento ha lasciato un grande vuoto, una nuova angoscia. Dovesse crollare ancora una volta, come è successo, di certo partirà. La sua fragilità, l’esponente dell’Udc non l’ha mai nascosta. Aveva parlato del suo “burn-out” nel 2010, quando ancora faceva parte del Consiglio nazionale, era vice-presidente dell’Udc svizzera e rivestiva il ruolo di portavoce del suo partito nella Svizzera romanda. Prima della sua elezione nel governo cantonale, aveva ammesso notti d’angoscia, annegate in un cocktail di alcol e farmaci. Eppure, consapevoli delle debolezze, i neocastellani lo hanno eletto. I media romandi mostrano per Perrin un’empatia assolutamente eccezionale, anche in occasione della ricaduta del primo marzo scorso. Tutti sottolineano il suo spirito collegiale, agli antipodi rispetto al suo collega di partito Oskar Freysinger, rimasto provocatore, malgrado la sua entrata nel governo vallesano. Una strana empatia, come se i romandi si preoccupassero collettivamente per lui, come se volessero rassicurarlo. Yvan Perrin ha risvegliato l’istinto materno di tutta la Svizzera romanda. Credo non si sia mai vista una cosa simile. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 12 politica La polemica PAOLO BERNASCONI AVVOCATO, EX PROCURATORE, 71 ANNI Un procuratore deve avere coraggio per cercare la verità ovunque e deve essere neutrale PIER FELICE BARCHI AVVOCATO, POLITICO, 84 ANNI Alla formazione giuridica deve unire forte capacità di lavoro, decisione, discernimento, lingue LUIGI MATTEI AVVOCATO, EX PROCURATORE, 60 ANNI Non basta essere liberi e indipendenti, bisogna anche pubblicamente apparire tali BRENNO CANEVASCINI AVVOCATO,54 ANNI Deve avere competenza, buona esperienza, moralità e, soprattutto, dedizione al lavoro L a moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”, si dice. Non solo veramente fedele, ma deve anche sembrarlo, inattaccabile da ogni pettegolezzo. L’apparenza è sostanza. Soprattutto nel campo della giustizia, il comportamento dei magistrati, chiamati a prendere decisioni importanti sulla vita delle persone, non dovrebbe essere sfiorato da sospetti. Un’esigenza rimarcata dalle infuocate polemiche sulla recente nomina a procuratrice pubblica di Valentina Item, il cui marito è stato condannato per aver impiegato in nero una domestica filippina. Con insistenti interrogativi sulla consapevolezza o meno della neo procuratrice di questa assunzione illegale. Per evitare sospetti, l’avvocato Paolo Bernasconi, durante il suo mandato come procuratore pubblico non andava, ad esempio, nemmeno a prendere il caffè al bar con gli amici. “Quando un cittadino è investito della funzione di magistrato deve diventare neutrale, deve avere una vita riservata, non controversa, comportamenti inattaccabili, non esercitare funzioni di partito”. Coraggio e neutralità, le qualità di un magistrato, secondo Bernasconi: “Coraggio perché deve cercare la verità che spesso è nascosta, consa- Ti-Press Hanno detto bilmente il tedesco”. Ma quanto ad essere al di sopra di ogni sospetto, se questa è riferita alla procedura di nomina, Barchi evita generalizzazioni: “In un Paese in cui l’ex presidente del Consiglio degli Stati si chiama Filippo Lombardi, politico non sospettato, ma condannato per falsità in documenti, reato che non è proprio una sciocchezza, pretendere di sancire il principio secondo cui il marito, o la moglie di un magistrato, debbano essere del tutto al disopra di ogni possibile rimprovero deontologico, non è condivisibile. Dipende da caso per caso. Le regole si creano cammin facendo”. Tutto il resto è solo una questione di opportunità. Escludendo riferimenti diretti al caso “Item”, per Luigi Mattei, avvocato ed ex procuratore, un magistrato risponde alla legge e alla propria coscienza: “Ma non basta essere liberi e indipendenti, bisogna pure apparire tali. Bisogna evitare di far politica, ad esempio, ma pure resistere alle pressioni mediatiche, giustizialiste, che possono contestare sia le decisioni, sia la persona”. Quindi un dato personale: “Mai subito pressioni politiche nella mia esperienza, ma alla politica dico di usare prudenza nelle nomine dei magistrati: la bagarre nuoce gravemente alla giustizia”. c.m. “Un magistrato dev’essere al di sopra d’ogni sospetto” Gli interrogativi sulla nomina della procuratrice Item pevole di potersi trovare di fronte a nemici e avversità anche in posti dove non ce lo si aspetta. Neutralità perché deve trattare nello stesso modo tutti i cittadini”. La preparazione, la competenza, la conoscenza delle lingue sono date per scontate da Bernasconi, che conclude: “Però ci dovrebbe essere una scuola interna di formazione a livello svizzero come condizione per candidarsi”. Preoccupato che siano nominati procuratori pubblici giovanissimi e con una limitata esperienza, l’avvocato penalista Brenno Canevascini: “Ritengo fondamentale per un procuratore una buona esperienza, una spiccata moralità e una forte dedizione al lavoro”, VALENTINA ITEM NASINO Quarant’anni anni, neo procuratore, da 10 vicecancelliere alla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello sostiene Canevascini, che è contrario all’elezione popolare dei magistrati: “Occorre piuttosto migliorare l’attuale sistema di nomina”. Un sistema che è il meno peggio possibile, secondo l’avvocato e politico Pier Felice Barchi: “L’elezione popolare sarebbe un disastro da ogni punto di vista”. Quanto alle qualità che si richiedono, Barchi reputa insufficienti le sole competenze professionali: “Una buona formazione giuridica non basta, servono una forte capacità di lavoro, di decisione e discernimento, e si deve essere in grado di lavorare in team. E poi conoscere le lingue, visto che siamo in una Confederazione, possi- Salario minimo da record: una palla al piede. È questo ciò che vogliamo? L’internazionalità comincia alle porte di casa. La Svizzera deve rimanere internazionale. I salari a Basilea, per esempio, devono poter competere con Lörrach, a Kreuzlingen con Costanza, a Lugano con Como e a Ginevra con Annecy. Con il salario minimo diventa impossibile. I 15 Cantoni di conine sono i primi a farne le spese. 15 Cantoni coninano con l’estero. Qui i posti di lavoro spariscono per primi. Il salario minimo è però una palla al piede per tutta la Svizzera. Colpisce prima di tutto le giovani imprese e le piccole aziende. <wm>10CAsNsjY0MDAw1TU0MDQ0NQQAW8ytPg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKsQ6DMAwA0S9ydLbjEPBYsSEGxJ6l6tz_nwpsle62t20ZhefXup_rkQqEKKqh2c0KdcpmXppZUs0NrQudWVto-_MCU8wwbiNUMR90uXIfHcr3_fkBP3cqnXIAAAA=</wm> Il salario minimo è un autogol. Record mondiale nel salario minimo: per molte aziende è insostenibile. Restano tagliate fuori. E per i giovani che terminano la scuola è un falso incentivo. Una buona intenzione che ottiene l’esatto contrario. Il salario minimo mensile in CHF nella UE oscilla tra 194.– in Romania e 2305.– in Lussemburgo. La Germania punta a 1900.–. Negli USA ammonta a 1540.–. Per la Svizzera 4000 franchi sarebbero un’oppressione. Una buona intenzione che ottiene l’esatto contrario – NO al salario minimo! Oltre 800 membri di succèSuisse il 18 maggio 2014 diranno NO all’iniziativa del salario minimo. Tra loro: Fathi Derder, Le Réseau; Bernhard Emch, EMCH Aufzüge AG; Meinrad Fleischmann, Möbel Pister AG; Andreas Geistlich, Ed. Geistlich Söhne AG; Martin Haefner, AMAG Automobil- und Motoren AG; Nicole Loeb, LOEB Holding AG; Robert Naville, Köpli & Partner AG; Martin Naville, Swiss-American Chamber of Commerce; Ruedi Noser, Noser Gruppe; Gerhard Pister, Institut Montana Zugerberg AG; Michael Pieper, Artemis Holding AG; Beat M. Schelling, SCHELLING AG; Peter Schilliger, Herzog Haustechnik AG; Peter Stämpli, Stämpli AG; Dr. iur. Beat Walti, Wenger + Vieli Rechtsanwälte; Alex Wassmer, KIBAG Holding AG; Dietrich Pestalozzi, Pestalozzi + Co AG. La sua opinione conta. Ogni voto è importante. Anche il suo. Diventi socio: www.succesuisse.ch Questa campagna può essere sostenuta anche da lei: CCP 61-359559-9 www.succesuisse.ch – [email protected] LAPUBBLICITÀ ONLINE IL CAFFÈ 27 aprile 2014 Percentuali in Svizzera nel 2012 Media stampati Televisione Radio Cinema Teletext Online Manifesti Pubblicità digitale economia LA PUBBLICITÀ NEI MEDIA Tre milioni di investimenti evaporati nei primi mesi del 2014. Ma il fatturato delle réclame online raddoppierà Pubblicità digitale I NUMERI 100% Out-of-home 90% Internet 80% Teletext 70% Cinema 60% Radio LORETTA NAPOLEONI 50% Televisione 40% Stampa professionale Stampa specializzata Stampa pubblica, finanziaria ed economica 30% 20% 10% 0% 2010 2011 2012 2013 2014 Ti-Press Stampa quotidiana settimanale e domenicale Fonte: Media Focus Alla pubblicità piacciono web e tivù Più spot e banner ma il calo delle inserzioni su carta non si ferma EZIO ROCCHI BALBI Dopo la pubblicazione dei dati del primi mesi dell’anno, il mondo dei media aspetta con una certa trepidazione il prossimo report, quando la società zurighese di studi di mercato Media Focus comunicherà i risultati trimestrali degli investimenti pubblicitari in Svizzera. I primi dati annuali, infatti, sono stati soprattutto deludenti per la carta stampata che negli ultimi cinque anni - in concomitanza con la crisi finanziaria globale - ha perso quasi il 9% della sua quota nella distribuzione nazionale delle inserzioni. E forse non è un caso che un’analoga percentuale sia stata guadagnata, nello stesso periodo, dall’unico media che anche nel gennaio 2014 ha visto crescere la sua quota: la televisione. Una crescita per modo di dire, visto nel suo risultato generale il mese di gennaio ha registrato un ulteriore calo di circa l’1% rispetto all’anno prima e, a confronto del 2012, nei soli mesi presi in considerazione, sono evaporati tre milioni di investimenti pubblicitari. Nonostante i ripetuti quanto tiepidi “segnali di ripresa” previsti dagli esperti, la sensazione è che la lenta, ma continua flessione di pubblicità sia ancora lontana dalla fine della sua curva al ribasso. Persino i banner e i pop up che, a partire da dieci anni fa, hanno più che triplicato gli investimenti pubblicitari sulla Rete sembrano aver rallentato la loro spinta propulsiva. Dopo il record del 2010, quando le inserzioni online hanno raggiunto il 3,5% della quota di mercato generale Il fenomeno STAMPA E TV Gli spot televisivi sono oltre la media mensile con circa 120 milioni; leggermente sotto i 150 milioni, invece, le inserzioni per la carta. RADIO E STREAMING La radio con circa il 4% è in linea con la media 2013, mentre lo streaming fatica a mantenere l’exploit dello scorso anno. CINEMA E INTERNET Resta ai minimi storici la pubblicità nei cinematografi e il web sembra registrare un rallentamento dopo anni di crescita progressiva. TELETEXT E DIGITALE Sopra la media la pubblicità digitale e gli slogan su teletext, con lo 0,1% del mercato totale dei media rappresenta il vettore più limitato. Le categorie ogni caso, anche se i ritmi di crescita non sono paragonabili agli anni del boom degli spot digitalizzati, gli stessi esperti si dicono sicuri che, da qui al 2016, il settore web dell’advertising aumenterà del 16,6%. Ma sono i segnali sul mercato pubblicitario in generale a non spingere sul pedale dell’ottimismo. Basta osservare i dati ufficiali del febbraio scorso per notare la in Svizzera, gli investimenti infatti non hanno visto il segno più della crescita. Anche se il valore di mercato di questo settore, secondo gli esperti, ha quasi raggiunto i 750 milioni di franchi: quasi il doppio rispetto ai 359,4 milioni di solo cinque anni fa. Eppure un comitato d’esperti, coinvolti dalla stessa Media Focus di Zurigo, prevede per il 2014 un’evoluzione positiva delle cifre d’affari generati dai formati pubblicitari online. Secondo le loro previsioni quest’anno dovrebbe vedere un aumento delle inserzioni su internet pari all’11,1% della sua attuale quota di mercato. Una progressione che dovrebbe essere stimolata dalla crescita prevista della penetrazione sui motori di ricerca (che già rappresentano un terzo delle inserzioni affidate alla rete) pari al 21,7%. In I prodotti Uno spazio promozionale su dieci occupato dal settore dell’auto Alimentari e hi-tech spingono le vendite Dalle prime analisi merceologiche la pubblicità nel 2014 sarà sotto il segno dei prodotti alimentari e dei gadget elettronici. Stando alle cifre statistiche rilevate a inizio anno, il ruolo del leone l’avrebbe l’industria farmaceutica (+42,1%, oltre 18 milioni di investimento), ma in realtà l’exploit è da considerarsi “stagionale” e frutto della pubblicità per medicinali contro il raffreddore e l’influenza. Le defezioni più importanti, invece, si registrano in settori che tradizionalmente in passato non avevano lesinato investimenti nelle inserzioni nei vari media: il comparto energetico, le telecomunicazioni e il commercio al dettaglio. Limitata, in percentuali di investimento, anche la partecipazione del mercato finanzia- rio e di quello automobilistico che eppure, da solo, rappresenta un’inserzione su dieci. Curiosamente finanza, veicoli e telecomunicazione nei dati pubblicati da Media Focus nel suo rapporto speciale dedicato al mercato della pubblicità online, sono i tre primi investitori che nel 2013 hanno dato maggior impulso a banner propagandistici sulla rete. Che l’attenzione degli investitori pubblicitari sui vari media sia particolarmente mirata al target “famiglia”, lo si desume anche dal fatto che - oltre ai prodotti alimentari (+14,6%)- un’impennata da 3,5 milioni di franchi d’investimento l’hanno registrata gli articoli casalinghi, mentre i cosmetici hanno tagliato del 5% la loro presenza sui vari mezzi di comunicazione. fatica con cui si sono raccolti i 345 milioni di franchi complessivi di fatturato. Un importo che corrisponde, anche se con un leggero saldo negativo dello 0,6%, più o meno al risultato del febbraio 2013. Solo che è difficile valutare se gli oltre 40 milioni di investimenti pubblicitari “politici”, quelli che hanno tirato la volata al voto del 9 febbraio, hanno coperto un pesante calo degli inserzionisti o se, al contrario, la loro massiccia presenza (e l’inevitabile “distrazione” dei clienti destinatari) ha finito per demotivare la presenza degli investitori tradizionali. Fatto sta che a guadagnarci di più, ancora una volta, è stato il settore audiovisivo. Gli spot televisivi, infatti, che avevano raggiunto nel 2013 la media record del 32% dell’intera distribuzione pubblicitaria nazionale, nei mesi di gennaio e febbraio hanno superato il 36%, equivalenti a circa 120 milioni di franchi mensili. Tra i media più longevi nella tradizione della raccolta pubblicitaria, cinema e radio, quest’ultima conferma la sua seconda giovinezza mantenendo inalterato il suo appeal. Le inserzioni nelle sale cinematografiche, invece, e in linea con il costante calo degli spettatori, restano al palo dei minimi storici con un misero 0,6%. Una percentuale dimezzata nel giro degli ultimi cinque anni, al punto che solo il teletext - nella classifica dei media nazionale ha una raccolta pubblicitaria inferiore. Omogeneo, invece, il calo registrato nella carta stampata, da quella specializzata a quella finanziaria ed economica, fino ai quotidiani e i settimanali. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Un “coach” tra papà e figlio nell’impresa Il nodo della successione generazionale per 5000 aziende ticinesi Successione aziendale, ossia il passaggio da padre in figlio dell’impresa, e invecchiamento dei dipendenti, sono due problemi cruciali per l’economia ticinese. Rispetto all’inizio degli anni Novanta l’età media dei lavoratori è salita di 2,3 anni. Il che porterà verosimilmente già nel 2015 ad avere un numero di persone in età da pensionamento (o pre-pensionamento, tra 55 e 64 anni) superiore a quello dei potenziali nuovi lavoratori (tra i 15 e i 24 anni). Alcune aziende già si stanno muovendo per evitare di ritrovarsi in difficoltà, mentre 5000 imprese ticinesi nei prossimi anni dovranno fare i conti pure con la successione aziendale. Una situazione certamente non inattesa, quella dei dipendenti anziani, visto che ad avvicinarsi alla pensione è soprattutto la generazione del “baby boom”, ma a preoccupare è soprattutto il passaggio di testimone alla guida dell’impresa. “Il passaggio generazionale rappresenta sempre una sorta di piccola crisi, soprattutto per le aziende familiari - osserva Stefano Dell’Orto, amministratore della società Prowork International Swiss -. Ad esempio, nel passaggio di consegne tra padre e figlio, dove la soluzione unica non è legata ai titoli di stu- dio, ma alle competenze. All’essere capaci di dimensionare l’azienda e capire se e dove esistono mercati potenzialmente utili”. Non a caso, alcune grandi società stanno stringendo accordi con le principali scuole del Paese, sia per attirare potenziali candidati, sia per cercare di indirizzare parte degli studenti verso discipline in linea con le loro esigenze. “Quello della vicinanza 13 47% 30% 4% 1% 0% 8% 10% 0% con istituzioni serie e alti istituti è un discorso molto importante - sottolinea Dell’Orto -. Perché conferisce autorevolezza. In questo senso il Ticino è piuttosto all’avanguardia, con i corsi di business coaching della Supsi, studi a cui partecipiamo attivamente anche come azienda. Poi, chiaramente, dipende dalla lungimiranza con cui si prepara il momento potenzialmente difficile all’interno della dirigenza dell’azienda e nelle sue strategie”. Affrontare i problemi legati al passaggio generazionale, che coinvolgeranno almeno 5mila imprese nei prossimi tre anni, significa anche cercare nuove soluzioni. Attraverso la formazione di nuove figure professionali, i “business coach”, appunto, ma anche con contatti trasversali. “La messa in rete delle competenze è valida non solo a livello istituzionale o accademico, ma anche tra aziende - conferma Dell’Orto -. Se una determinata impresa ha un problema nel reperire la persona adatta a ricoprire un determinato ruolo, attraverso i suoi contatti può trovare una collaborazione per la risoluzione di problemi e uscire così dalla situazione di necessità”. m.s. L’alleanza impossibile del fronte antieuropeo Le elezioni per il Parlamento dell’Ue si avvicinano. Ma questa volta più che votare per i rappresentanti nazionali a Strasburgo o a Bruxelles, gli europei voteranno sulla fattibilità del progetto europeo, in altre parole si tratterà di un referendum de facto sull’Unione. Quello di fine maggio sarà infatti il primo voto europeo dallo scoppio della crisi mondiale e di quella del debito sovrano in Europa. Nel corso di questi anni la visione idilliaca europeista si è infranta di fronte alle politiche di austerità imposte da Bruxelles. Ma soprattutto a causa degli errori commessi dalle istituzioni Ue. Nonostante le buone notizie che arrivano dal mercato obbligazionario, che ha ripreso ad acquistare il debito greco e portoghese, e nonostante l’ottimismo che i leader professano, gli europei sanno bene che la crisi perdura: circa 26 milioni di cittadini sono ancora disoccupati. In molte nazioni, come la Grecia, salari e pensioni sono stati ridotti all’osso. Infine il debito pubblico continua a salire. Nel 2013 quello italiano è aumentato raggiungendo quota 132,2 per cento del Pil. Basta questo elenco per provare che la formula lacrime e sangue non ha dato i frutti promessi e ciò spiega perché durante la campagna elettorale europea i partiti anti-europei sono così popolari. Difficile prevedere i risultati di queste elezioni. Un afflusso basso alle urne, come un successo del movimento anti europeista pari ad un 25 per cento, sarebbe un segnale forte e chiaro del malcontento che serpeggia nel Vecchio Continente nei confronti dell’idea di un’Europa unita. I partiti anti europeisti, naturalmente, puntano tutti al successo elettorale. In realtà sembra un controsenso che chi non crede in questa Europa unita voglia entrare nel Parlamento europeo, ma l’idea è quella di cambiare la struttura dell’Unione dall’interno. Non sarà però facile. Per riuscirci, anche se i partiti dell’anti europeismo ottenessero il 30 per cento del Parlamento, avranno bisogno di tessere alleanze tra di loro. Invece, al momento, ciò che li caratterizza è l’ostilità o l’antipatia che ognuno nutre contro tutti gli altri. Beppe Grillo, Marine Le Pen, Nigel Farange, Geert Wilders sono populisti e naturalmente individualisti, la loro è una campagna nazionalista che non può concepire alleanze internazionali. È dunque possibile che anche nel caso di una vittoria schiacciante del movimento anti Unione europea, le istituzioni che ne fanno parte continueranno a gestirla come hanno fatto fino ad ora. La reazione del Ginevra tiene in scacco i Tigers Mehmedi ancora in gol, il Freiburg è quasi salvo In gara-3 delle semifinali dei playoff nel basket è arrivata la reazione dei Lions di Ginevra contro il Lugano. Avanti per 2-0 nella serie, i Tigers sono stati battuti in trasferta per 94-89 dopo una partita tutta all’inseguimento. Prosegue l’ottimo momento di forma per Admir Mehmedi in Bundesliga. Dopo la doppietta realizzata la scorsa settimana, l’attaccante elvetico è andato in rete anche nel 2-2 del Freiburg (ormai salvo) contro il Wolfsburg. losport IN TELE VISIONE domenica 27 aprile 15.30 LA2 Ciclismo:Liegi-Bastogne-Liegi mercoledì 30 aprile 16.15 LA2 Ciclismo:Tour de Romandie Diciannove città in corsa per ospitare l’Euro 2020 Timea Bacsinszky vince e si qualifica all’Estoril Una Superpole da record per Loris Baz ad Assen domenica 27 aprile 18.55 LA2 MotoGP: Gp d’Argentina mercoledì 30 aprile 20.20 LA2 Calcio: Chelsea-Atletico M. martedì 30 aprile 20.20 LA2 Calcio: Bayern M.-Real M. giovedì 1. maggio 21.00 LA2 Calcio: Juventus-Benfica L’Uefa ha comunicato di aver ricevuto 19 candidature da parte di città interessate ad ospitare l’Europeo di calcio 2020, la prima edizione itinerante del torneo. A settembre l’Uefa comunicherà le 13 città prescelte. L’elvetica Timea Bacsinszky ha ottenuto il biglietto per il tabellone principale al torneo portoghese dell’Estoril. La vodese ha superato nelle qualifiche la canadese Sharon Fickman per 6-4, 57, 7-6 (10-8) in tre ore e 17 minuti. Nel Mondiale Superbike, al Gran Premio d’Olanda ad Assen, il francese Loris Baz su Kawasaki ha ottenuto la Superpole con il nuovo primato della pista nella categoria. La pioggia ha poi interrotto le prove nel finale. Secondo Guntoli, terzo Sykes. Il fenomeno Domenica 27 aprile 2014 JACK MILLER SI CONFERMA L’australiano in Moto3 sta mostrando un volto inatteso, dominando la categoria con giri veloci e gare da protagonista. È l’erede di un certo Casey Stoner Sul pallone regna un’economia grigia e parallela A PAGINA 45 Il motociclismo FUORI CAMPO 15 Il calcio Punti d’oro per il Chiasso nella lotta per la salvezza I rossoblù allungano prima dello scontro tra Wohlen e Locarno PIERLUIGI TAMI Liverpool e Atletico fanno bene al calcio Per raggiungere obiettivi ambiziosi nel calcio, bisogna per forza passare da un gioco di qualità. Negli ultimi anni a vincere i trofei più prestigiosi, salvo rare eccezioni che confermano la regola, sono state le formazioni che hanno proposto il miglior calcio. Certo, si potrebbe obiettare, ma per avere i giocatori giusti nei vari ruoli e perseguire la qualità, serve grande forza economica. Ed è vero, anche se due esempi di stretta attualità dimostrano che operando con attenzione i risultati si possono ottenere. E penso a quanto sta accadendo in due dei campionati più prestigiosi in Europa, la Liga spagnola e la Premier League inglese, dove Atletico Madrid e Liverpool possono conquistare il titolo avendo la meglio su autentiche corazzate economiche e tecniche come Real Madrid, Barcellona, Manchester City, Manchester United, Chelsea o Arsenal. Si tratta di due situazioni che meritano di essere sottolineate ed approfondite. In primo luogo perché stanno ottenendo risultati superando le avversarie attraverso il gioco di squadra e andando oltre i limiti individuali con la qualità del gruppo. Se prendessimo ad uno a uno i giocatori del Liverpool, probabilmente in pochi avrebbero un posto fisso in campo con le dirette rivali. E questo dimostra che il gioco collettivo e di qualità spinge il valore di una squadra ben oltre la semplice somma delle sue individualità. Il Liverpool gioca molto bene e vince grazie a questo. Certamente a queste due squadre non mancano i cosiddetti “Top player”, basti pensare all’uruguagio Suarez, al 34enne Gerrard che si sta dimostrando ancora una volta leader straordinario in campo, oppure agli attaccanti dell’Atletico, David Villa e Diego Costa. Ma le due formazioni colmano il gap economico nei confronti delle blasonate rivali prima di tutto con il loro gioco collettivo. Un altro esempio inglese è utile a sostegno di questa tendenza: l’Everton, squadra che nel panorama della Premier League non può competere con le big sotto il profilo economico. Ma che, grazie ad un attento lavoro societario e tecnico, attualmente è nelle parti alte della classifica, mettendosi alle spalle anche alcuni “colossi”. Casi come quello del Liverpool e dell’Atletico, insomma, fanno bene allo sport e soprattutto ad un calcio sempre più legato al business. Perché dimostrano come, tutto sommato, non contano solo i soldi. Ma anche le persone giuste al posto giusto. Sono tre punti d’oro quelli che ieri, sabato, il Chiasso ha incassato in casa contro lo Sciaffusa, seconda forza della Challenge League. In attesa dello scontro tra Wohlen e Locarno, i punti di margine dei rossoblù sulla zona retrocessione sono ora sette. Bel successo a Winterthur anche per il Lugano, che ora insidia proprio lo Sciaffusa alle spalle del leader Vaduz. Dopo una mezz’ora di gioco piuttosto equilibrata al Riva IV, l’uno-due dei rossoblù è micidiale. Prima Berisha approfitta del lavoro di Magnetti per battere sul palo lontano Vasic, è il 34’. Passano 10 minuti scarsi e lo stesso estremo difensore dello Sciaffusa è costretto a stendere Felitti. Regazzoni s’incarica del rigore e non sbaglia. Meglio il Chiasso dello Sciaffusa anche nella ripresa, con il “solito” Regazzoni a far spesso ammattire gli ospiti e Magnetti ad impegnare severamente Vasic. La reazione dei gialloneri, invece, è tutta o quasi ridotta alla verve di Rossini, che ci mette l’anima, ma predica nel deserto. Ottimo anche il successo esterno del Lugano, che torna dalla Schützenwiese di Winterthur con tre punti certamente sudati, che valgono però la conferma del terzo posto in classifica, proprio con lo Sciaffusa - secondo - ormai nel mirino come obiettivo e stimolo di fine stagione per Bordoli e i suoi. Partita da brividi, per contro, quella che quest’oggi, domenica, vede impegnato il Locarno alla Niedermatten. Dove va in scena un vero e proprio spareggio salvezza tra i bianchi di mister Maccoppi e il Wohlen di Ciriaco Sforza, uscito con le ossa rotte appena un paio di settimane fa dallo scontro diretto del Lido. La situa- In Argentina il padrone è Marquez Il campione in carica domina e lascia ai rivali solo le briciole MASSIMO MORO Sull’autodromo di Termas de Rio Hondo domina ancora in Marc Marquez. Per l’unica novità del calendario del Motomondiale 2014/2015 - il Gran Premio dell’Argentina - la musica in MotoGp non cambia, con il ventunenne spagnolo che ieri, sabato, ha colto la terza pole position stagionale sulle tre gare fino ad ora disputate. Il tracciato è stato senza dubbio un’incognita per tutti, con la Honda che però ha subito trovato le contromisure giuste, soprattutto per quanto riguarda le gomme da utilizzare per confermare la superiorità dimostrata nelle prime due uscite di quest’anno. Un vero strapotere quello messo in mostra dal campione del Mondo che, dopo aver dominato tutte le prove libere, ha nuovamente lasciato nelle qualifiche solo le briciole ai suoi avversari. Nello specifico, a Lorenzo, secondo, e a Pedrosa, terzo. “Onestamente non mi aspettavo di essere così veloce sul giro - ha commentato Marquez, che ha rifilato sette decimi a Lorenzo -. Anche perché il grip non era molto diverso alle altre sessioni di prova. Ma decisivo resta il risultato della gara, su cui influirà la temperatura. Perciò fin dal warm up cercherò di migliorare ancora, soprattutto nell’ingresso in curva. Perché il consumo delle gomme ha messo un po’ tutti in difficoltà”. Alle spalle dello scatenato Marquez, un po’ a sorpresa dopo le difficoltà nelle prove libere, è stato Jorge Lorenzo, che è riuscito con la sua Yamaha a compiere un giro eccezionale, riuscendo ad avere la meglio su Dani Pedrosa. Una seconda posizione comunque quasi regalata dallo spagnolo della Honda, dal momento che è stato protagonista di un errore all’ultima curva dove è uscito largo. Un “dritto” che non gli è però costato troppo caro, visto che è riuscito a piazzarsi in terza posizione, sull’ultima casella disponibile della prima fila. “Dopo “TITO” RABAT È IL MIGLIORE Il pilota spagnolo della Moto2 conferma di essere il miglior interprete finora nella “classe di mezzo” l’errore ho provato a trovare il tempo al secondo giro, ma le gomme ormai non erano più perfette - ha confermato Pedrosa -. Per la gara, però, il passo è buono e quindi sono fiducioso. Devo però azzeccare una buona partenza”. Contento del ritorno agli avamposti anche Lorenzo. “Finalmente torno in prima fila - ha esclamato il pilota della Yamaha -! Abbiamo fatto alcune modifiche sulla moto apposta per le qualifiche e qualcosa, in effetti, è migliorato. Il setup mi sembra quello giusto anche per la gara”. Sugli spalti Glisvizzeri Aegerter È certamente il miglior elvetico dell’inizio stagione e lotta sempre per essere da podio Lüthi Deve essere l’anno in cui lotta per davvero per il titolo, ma finora non si è visto molto Krummenacher In difficoltà quasi costante, deve ritrovare le sensazioni migliori in sella alla sua moto Mulhauser È un anno di apprendistato, perché la Moto2 attuale è tutto fuorché una classe facile MASSIMO SCHIRA QUATTRO SQUADRE E QUATTRO STILI A l di là della qualità delle singole partite, le semifinali d’andata in Champion’s League sono state particolarmente interessanti. Perché hanno mostrato quattro squadre interpretare il calcio in quattro modi differenti. In Atletico Madrid contro Chelsea si è visto il calcio atletico, rapido e grintoso di Diego Simeone andare a sbattere contro un autentico muro difensivo eretto da José Mourinho. Partita brutta, in cui però è emersa l’energia mentale che l’allenatore portoghese sa - da sempre - infondere al suo calcio. Giocare per Mourinho non deve essere facile e, non a caso, i giocatori nel “dopo Mourinho” sono spremuti, vuoti. Soprattutto a livello mentale. Tra Real Madrid e Bayern Monaco lo spettacolo è stato certamente maggiore, con Carlo Ancelotti a far sviluppare al Real un calcio certamente più pragmatico di quanto non vorrebbero i tifosi madridisti. Fraseggi brevi, qualche concessione al lancio lungo e grandi fasi di transizione con ripartenze tanto velocissime, quanto sorrette dalla fenomenale tecnica dei suoi interpreti. Cristiano Ronaldo e Di Maria su tutti. Un’interpretazione, quella degli spagnoli, che ha avuto la meglio sul calcio fortemente sperimentale di Pep Guardiola, che ha cambiato il volto del Bayern in modo quasi incredibile. Fin troppo vicino a quello del Barcellona. E con problemi di sbocco offensivo fin troppo simili. Nella Moto2 ad avere la meglio in qualifica è stato lo spagnolo Esteve Rabat, davanti al francese Johann Zarco e al belga Xavier Simeon. Una qualifica interrotta da una bandiera rossa, esposta dai commissari per poter ripulire la pista dopo l’uscita di Sam Lowes. Giornata certamente non esaltante per i piloti rossocrociati. Il migliore della pattuglia elvetica è stato Dominique Aegerter che non è andato oltre al sedicesimo posto. Ancora peggio ha però fatto Thomas Lüthi finito addirittura in ventisettesima piazza. Una vera controprestazione quella fatta segnare dal bernese che mette in seria discussione l’obiettivo dichiarato di puntare finalmente al Mondiale. Nella Moto3 continua anche sul tracciato argentino il sorprendente dominio dell’australiano Jack Miller. Per il pilota della Ktm si tratta della seconda pole position della stagione. A Rio Hondo Miller non ha avuto però vita facile, visto che lo spagnolo della Honda Efren Vasquez si è piazzato alle sue spalle per soli cinquantadue millesimi. La lotta della vittoria del Gran Premio sembra ristretta a questi due, dal momento che il terzo, l’inglese Danny Kent ha accusato un ritardo di quasi mezzo secondo. Un risultato che permetterebbe all’australiano di centrare la terza vittoria consecutiva in questo inizio stagione e prendere già un sostanziale vantaggio nella classifica del Mondiale. [email protected] zione di classifica alla vigilia del match vede le due squadre appaiate a quota 21 punti dopo 30 partite, ma con gli argoviesi che godono il vantaggio della differenza reti. Il 2-0 rimediato nella trasferta sulle rive del Verbano ha certamente suggerito a Sforza di impostare la propria gara su canoni di maggiore prudenza tattica e quindi il Locarno non può che attendersi una partita difficile in terra d’Argovia. Una battaglia, che i ticinesi devono assolutamente vincere per ritrovarsi con tre punti di vantaggio sulla diretta rivale a cinque giornate dal termine della stagione. E tornare a sperare in una salvezza che sembrava ormai un miraggio. m.s. L’hockey Streit e Sbisa protagonisti anche nei playoff Ti-Press NOSTRO SERVIZIO SI RESPIRA MEGLIO AL “RIVA IV” I tre punti contro uno Sciaffusa secondo in classifica mettono il Chiasso ormai al riparo da brutte sorprese in Challenge League Il ciclismo Assist e vittorie nei playoff della National Hockey League per due giocatori rossocrociati impegnati nel massimo campionato nordamericano. Mark Streit è stato protagonista con un assist nel 2-1 con cui i suoi Philadelphia Flyers hanno pareggiato i conti nella serie contro i New York Rangers (portandola sul 2-2), mentre Luca Sbisa ha fornito un passaggio decisivo nel largo successo per 6-2 degli Anaheim Ducks contro Dallas. Una vittoria che porta i californiani avanti nella serie per 3-2. Entrambi i difensori sono stati protagonisti di buone prestazioni, anche perché sono stati schierati abbastanza a lungo. Quasi 20 minuti Streit e quasi 19 Sbisa. Jonas Hiller (sempre di Anaheim) ha invece assistito alla partita dalla panchina, mentre Diaz (NY Rangers) non è stato schierato. Torna invece in pista quest’oggi, domenica, la nazionale di Sean Simpson nel suo percorso di preparazione ai Mondiali di Minsk. Avversaria alle 13.30 a Basilea ancora la Repubblica Ceca, contro cui Inti Pestoni e compagni hanno colto venerdì un convincente successo per 3-1 a Neuchâtel. m.s. Il tennis La Doyenne, poi il Romandia Oprandi a Marrakech In Marocco la bernese supera in semifinale Hantucho Ultima classica di primavera per i grandi del pedale prima delle corse a tappe NOSTRO SERVIZIO Prima spazio alla centesima Doyenne, poi largo al Tour de Romandie e alla sua attesissima partenza dal lungolago di Ascona. Entra decisamente nel vivo la primavera del pedale, che con la Liegi-Bastogne-Liegi di quest’oggi, domenica, esaurisce il capitolo dedicato alle classiche per far spazio alle corse a tappe. Ma andiamo con ordine, perché nelle Ardenne lo spettacolo è certamente garantito, anche perché il tracciato della “Liegi” 2014 ritrova l’esigente côte della Rouche-aux-faucons dopo 243 dei 263 chilometri totali in programma verso il traguardo di Ans. Un percorso, insomma, ancor più adatto agli uomini forti, con sul “carro” degli attesi protagonisti soprattutto gli uomini che si sono mostrati in gran forma alla Freccia Vallone di mercoledì, dove ad avere la meglio è stato Alejandro Valverde, che sul Mur de Huy non ha dato scampo alla concorrenza. L’iberico scatta quindi verso Liegi con i galloni del favorito d’obbligo. Ma atten- zione alla reazione dei battuti della “Freccia”, perché da Joaquin “Purito” Rodriguez al polacco Kwiatkowski, fino al belga Gilbert la voglia di rivincita è parecchia. E sul Saint-Nicolas, ultima aspe- E DOPO LIEGI TUTTI AD ASCONA La classicissima Liegi-Bastogne-Liegi chiude la parte di stagione dedicata alle corse di primavera e apre le porte ai giri a tappe. Con il Romandia che prende il via dalle strade del borgo di Ascona rità di giornata a 6 chilometri dalla linea del traguardo, la battaglia si annuncia decisamente infuocata. Così come infuocato si attende il prologo del Tour de Romandie, che scatta martedì dalle strade di Ascona su un tracciato di 5,57 km che si preannuncia davvero velocissimo e spettacolare. Senza difficoltà altimetriche, il percorso prevede in pratica solo 5 o 6 curve vere e proprie, il che favorirà certamente medie molto elevate sul traguardo posto nel “salotto” del borgo, dopo aver attraversato la Piazza affacciata sul Lago Maggiore. Favorito di giornata non può dunque che essere Tony Martin, campione del Mondo in carica della cronometro, mentre per il successo finale il “nome secco” su cui puntare parrebbe quello di un altro campione del Mondo in carica, il portoghese Alberto Rui Costa. Ma occhio anche a due altri “big” del ciclismo come Vincenzo Nibali e Chris Froome… m.s. trova la via della finale Al torneo Wta di Marrakech Romina Oprandi riesce ad assaporare il gusto di una finale, la prima in carriera. La bernese ieri, sabato, ha avuto la meglio in semifinale sulla quotata slovacca Daniela Hantuchova per 7-5, 3-6, 6-3 in 2 ore e 26 minuti di gioco. Un match cominciato alla grande da parte dell’elvetica, che ha però dovuto effettuare due break per far suo il primo set per 7-5. Pronta è stata la risposta della slovacca che ha sfruttato al meglio l’unica palla di break concessa dalla svizzera per conquistare il secondo set per 6-3. La sconfitta nella seconda frazione non ha scalfito il morale della bernese, ch,e riprese in mano le redini del gioco, ha centrato il break che le ha permesso di chiudere vittoriosamente il match per 6-3. Nell’altro torneo Wta, che si disputa a Stoccarda, la detentrice del titolo, Maria Sharapova, si è agevolmente qualificata per l’atto conclusivo, sconfiggendo l’italiana Sara Errani per 6-1, 6-2. In finale la russa sfida la serba Ana Ivanovic, che ha avuto la meglio sulla connazionale Jelena Jankovic per 6-3, 75. In campo maschile si gioca invece soprattutto il torneo Atp 500 di Barcellona. Nella città catalana il giapponese Kei Nishikori ha battuto il lettone Ernest Gulbis per 6-2, 6-4, mentre Santiago Giraldo ha superato Nicolas Almagro per 7-5, 6-3. m.m. Ù I P I D O M A I L VOG ! I D L O S O N E M PER N O C O S I V L E D A R U C A L R E P O M O U A D * . I T E T T O N D E O R N P A M R E MOLTI P O S IBAS R I D % 1 1 ’ L A I D E M N I <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMbc0MQUAAApvzQ8AAAA=</wm> <wm>10CE3KMQ4CMQxE0RM5Gs©O1wku0XYrCkSfBlFz_4pARfGlX7zzrGj4dT1uj©NeDpdsUw5FdbJBWU5lowry4AIX39mx5SL_3oCMAcyvMcg85hruFj4HM7qzvZ©vD©VHUF1šAAAA</wm> *La Migros ribassa in modo permanente i prezzi di vari prodotti da uomo per la cura del viso. Per es. crema idratante delicata Nivea for men, 75 ml, ora a fr. 10.80 invece di fr. 12.40 (–12.9%). Offerte valide dal 22 aprile 2014. La musica Il fenomeno Il sesso IL DIALETTO DI BLIGG CONQUISTA I FAN RITORNO DI FIAMMA PER IL GIOCO CHE TI VA IN TILT A OGNI CICLO MIA MOGLIE MINACCIA DI... A PAGINA 25 A PAGINA 29 ROSSI A PAGINA 30 traparentesi 27 aprile 2014 ilcaffè PASSIONI | BENESSERE | SPORT PAUSA CAFFÈ Animali Frustrazione e stress spogliano il pappagallo BOLTRI A PAGINA 20 Nelle pari opportunità fra uomini e donne resta lo scoglio della gravidanza. E sono ancora tante le difficoltà nel mondo del lavoro Parità sì ma finchè non hai E LA FINESTRA SUL CORTILE L figli Per cominciare PATRIZIA GUENZI UN COACH SOLO PER LEI U n’App per ipad e cellulare con quiz di auto valutazione, idee guida di pensatori e leader a disposizione delle donne. L’ha ideata Najat Vallaud-Belkancem, 36enne ministro dei Diritti delle donne del governo francese. “Leadership pour elles” è una sorta di coaching in pillole che permette alle donne di valutare quanto e in che modo il gentil sesso viene ancora discriminato: meno pagato, peggio considerato e, spesso, svantaggiato nella carriera. Spesso col benestare delle stesse interessate, va detto, ma in tempi come questi diventa ancora più difficile far valere le proprie ragioni. Ecco allora un agile vademecum per imparare, quando serve, a tirar fuori gli artigli. Una serie di test con quattro soluzioni da scegliere. E, seguendo i suggerimenti contenuti nell’App, optare tra quattro comportamenti: agire da leader, aumentare le opportunità di carriera, fare squadra, creare e intraprendere. L’obiettivo è accompagnare le carriere femminili ed evitare che siano penalizzate. Perché ormai non è una novità: un po’ tutti si riempiono la bocca dicendo che le donne sono una preziosa risorsa, salvo poi, nell’incoerenza più totale, in qualche modo penalizzarle. PATRIZIA GUENZI probabile che per un uomo immaginare di dedicarsi alla famiglia e di mantenere, comunque, un’attività professionale sia proprio un pensiero inconciliabile. Come dire, pari opportunità sì, ma per favore non restate incinta! Nella parità fra uomini e donne resta lo scoglio della gravidanza. segue a pagina 18 CAROLINA CENNI Storie di quotidianità familiare STANNU PARLANNU DA SVIZZERA A PAGINA 48 a gravidanza non è una malattia. Potrei riassumere così le mie prime 37 settimane di attesa. Non appena scopri di aspettare un bambino, t’immagini già scenari catastrofici fatti di privazioni alimentari, motorie, sociali e quant’altro. Ricordo bene la frase del mio ginecologo, quando ha accertato la mia gravidanza, incalzato dalle mie prime domande paranoiche: “Per me può anche scalare montagne” segue a pagina 19 IL CAFFÈ 27 aprile 2014 19 parentesi tra La società La testimonianza Uomini ORE (media settimanale) DEDICATE A COMPITI DOMESTICI, PER TIPO DI COMPITO, IN TICINO NEL 2010 0 La mia dolce attesa non è una malattia e vi spiego perchè Donne 0,1 0,6 1,1 2,0 4,3 1,9 0,4 0,9 1,1 1,9 2,5 0,6 3,0 1,7 1,6 5,9 3,3 2,9 1,2 8,0 2,5 0 1 2 3 4 5 6 7 Fonte: Rifod, Ust, Neuchâtel 0,5 1,2 CAROLINA CENNI L a gravidanza non è una malattia. Potrei riassumere così le mie prime 37 settimane di attesa. Non appena scopri di aspettare un bambino, t’immagini già scenari catastrofici fatti di privazioni alimentari, motorie, sociali e quant’altro. Ricordo bene la frase del mio ginecologo, quando ha accertato la mia gravidanza, incalzato dalle mie prime domande paranoiche: “Per me può anche scalare montagne e mangiare patatine fritte per nove mesi, è incinta non malata. Si ricordi però che la gravidanza è tutta una questione di equilibrio”. Aveva ragione e non poteva darmi consiglio migliore. Ho fatto tesoro di quella parola: equilibrio. E così ho continuato a fare la vita che avevo sempre fatto fino a quel momento. L’ho fatto perché volevo, non me l’ha ordinato nessuno ma nemmeno impedito. In questo era ovviamente compreso il mio lavoro. Faccio la giornalista non sollevo blocchi di marmo sia chiaro, ma ho continuato a lavorare al 100% fino alla fine. Entro nella 38esima settimana e sono ancora seduta alla mia scrivania. La sera ho i piedi e le caviglie gonfi, ma probabilmente ce li ha anche chi non aspetta un bebé per maggio. So bene di essere stata molto fortunata. Ho avuto una bella gravidanza che mi ha permesso di condurre una vita normale. A volte, però, 8 Pari opportunità sì, ma per favore non restate incinta! Nella parità fra uomini e donne resta lo scoglio della gravidanza PATRIZIA GUENZI È L’antefatto CLETO FERRARI DISQUISISCE SUL TEMPO DI VALENTINA ITEM Ferrari, collaboratore personale del ministro del Territorio Claudio Zali, sulla nomina di Valentina Item ha commentato che come procuratore pubblico sarebbe stata limitata nel tempo da dedicare alla sua attività di magistrato, poiché è già mamma di due bambini la polemica “Un magistrato deve essere al di sopra d’ogni sospetto” MAZZETTA A PAGINA 12 probabile che per un uomo immaginare di dedicarsi alla famiglia e di mantenere, comunque, un’attività professionale sia proprio un pensiero inconciliabile. Lo dimostra il recente (infelice) commento di Sergio Savoia sulla collega parlamentare Greta Gysin, in dolce attesa. Il coordinatore dei Verdi s’è chiesto come potrà essere presente sulla lista per il Consiglio di Stato nel 2015, conciliandol’impegno elettorale col suo ruolo di mamma. Altro (pessimo) esempio di quanto gli uomini siano “impediti” nel concepire le (femminili) capacità multi-tasking, l’ha dato Cleto Ferrari. Secondo il collaboratore personale del direttore del dipartimento del Territorio, Claudio Zali, la neo eletta procuratrice pubblica Valentina Item sarebbe limitata nel tempo da dedicare alla sua professione visto che è già mamma di due bimbi. A confermare quanto le parole di Savoia e Ferrari riflettono una certa realtà, ecco le ultime cifre pubblicate dall’Ufficio cantonale di statistica. Dai dati emerge la chiara difficoltà delle donne nel conciliare lavoro e famiglia; la maggior parte sceglie, difatti, un impegno professionale a tempo parziale, guadagnando meno e con minori chance di carriera.Insomma, pari opportunità sì, ma per favore non restate incinta! Nella parità fra uomini e donne resta sempre lo scoglio della gravidanza. Se poi la donna, oltre ad avere dei figli e un lavoro, è pure impegnata politicamente apriti cielo. Da qui lo sfogo della Gysin, che in un post su Facebook ha risposto a Savoia: “Oggi ho imparato che se fai politica è meglio 1. non lavorare da impiegato nel settore privato, dove durante il lavoro non puoi occuparti di politica: verrà interpretato come ‘mancanza di impegno’; 2. non diventare mamma, perché è ovvio che non avrai più tempo di fare politica (w l'emancipazione!); 3. se hai la sfortuna di perdere il posto di lavoro, evita di fare di tutto per trovarne uno (anche a costo di passare 3 giorni la settimana a Zurigo), meglio an- dare in disoccupazione, perché tutto il resto verrà usato contro di te”. Certo, un po’ di pazienza forse è necessaria. Un cambio di mentalità è ancora in corso, come spiega l’imprenditrice Bosia (vedi articolo in basso). Dopo tutto in Svizzera la condizione femminile si è evoluta più lentamente rispetto LE ALTRE MAM ME Savoia si è chiesto se la Gysin potrà correre per il Consiglio di Stato e conciliare il ruolo di mamma ad altri Paesi occidentali e la parità tra uomini e donne è una conquista tutto sommato recente (sancita dalla Costituzione solo nel 1981). Inoltre, le elvetiche sono state le ultime in Europa (ad eccezione del Liechtenstein) ad ottenere il diritto di voto, nel 1971, nonostante la Svizzera sia una delle più Le imprenditrici L’esperienza sul campo di Marie Bosia per 10 anni presidente del gruppo Pmi “Dobbiamo avere grinta, non è impossibile essere madre, moglie e manager” “C I pregiudizi Si deve cambiare mentalità, se non si riesce la colpa è anche un po’ la nostra La politica Se fissassero le riunioni alle 4, invece che alle 21 la rappresentanza femminile aumenterebbe i sono problemi oggettivi, questo è vero. Come è vero che deve cambiare la mentalità. Ma io credo che la donna se vuole raggiungere i propri obiettivi deve tirare fuori la grinta, la determinazione”. Marie-Jeanne Bosia è stata per oltre dieci anni presidente del gruppo Donne piccole e medie imprese (Pmi) Ticino, oltre che al vertice mondiale del Soroptimist. Imprenditrice, mamma di quattro figli e ora nonna di sette nipoti che spesso sono da lei a pranzo per assaggiare le sue cotolette alla milanese. “Conciliare lavoro e famiglia - spiega Bosia non è mai stato semplice. Ci sono problemi che affondano le radici nella storia del nostro Paese, ci sono pregiudizi che vanno grattati via. Io da giovane ho studiato, ma mia madre mi ripeteva sempre che dovevo guardare oltre la ringhiera, cioè pensare a sposarmi. Sono stata moglie e madre e nel frattempo ho portato avanti la mia attività insieme a mio marito. Non è stato impossibile”. Marie-Jeanne Bosia ha girato il mondo per parlare di donne e lavoro. Nella sua attività è intervenuta in convegni e conferenze a New York come a Pechino. “E devo dire che le conclusioni dello studio dell’Ufficio cantonale di statistica non sono poi molto diverse da quelle di altri Paesi. I problemi sono comuni, in Ticino come in Italia, come in America”. Oggi le quattro fi- glie lavorano tutte. “Vedevano me lavorare tanto nel Centro di bellezza che gestivo. E io credo, lo dico un po’ anche per esperienza, che per entrare nel mondo del lavoro bisogna avere determinazione. Se non si riesce, al di là dei problemi oggettivi che pure esistono, è un po’ anche colpa della donna che deve farsi avanti, senza pregiudizi o paure. E questo perché la potenzialità c’è. Altrimenti non si capirebbe come mai più donne che uomini si laureano. Io trovo che le donne siano altrettanto brave degli uomini, se non di più. E questo aspetto che un tempo non era riconosciuto oggi invece viene ammesso. Lo vedo da mio marito che riconosce il mio lavoro di mamma, moglie e imprenditrice. La mentalità dell’uomo è cambiata, forse non è cambiata la mentalità della donna”. Quasi una provocazione, quella di Marie-Jeanne Bosia. Però, e lo dicono i numeri, tanta strada resta da fare. Anche in campo politico. “Le donne non fanno politica? Se fissassero le riunioni alle 4, invece che alle 9 di sera la rappresentanza femminile nelle istituzioni crescerebbe. Noi abbiamo la famiglia, ed è bellissimo, ma come donna si trasforma spesso in handicap. La società non è organizzata per venirci incontro. Poi, certo, c’è pure chi riesce a far carriera o a sfondare in politica. Ma c’è anche chi semplicemente è costretta a lavorare per la famiglia”. m.sp. MARIE-JEANNE BOSIA Imprenditrice e per oltre dieci anni presidente Pmi Ticino donne antiche democrazie al mondo. Addirittura, in alcune regioni dell’Appenzeller alle donne non era consentito prendere parte alle elezioni comunali fino al 1990. E il diritto al congedo retribuito per le lavoratrici è stato legalmente riconosciuto solo dieci anni fa (in Ticino dal 1° luglio 2005, almeno 14 settimane consecutive). Negli ultimi decenni il tasso di attività professionale femminile è aumentato a ritmo costante (poco meno della metà delle donne ticinesi lavorano a tempo pieno), seppur ancora nettamente inferiore a quello degli uomini. E se in passato l’arrivo dei figli, tra i 25 e i 40 anni, significava spesso un’uscita (almeno temporanea) dal mercato del lavoro, oggi le donne tornano più numerose e più alla svelta a lavorare. Ma, rispetto ai maschi, fanno più fatica a fare carriera. Insomma, ancora tutta in salita la strada per una totale affermazione professionale delle donne che, giustamente, non vogliono farlo a scapito della famiglia. Ma conciliare i due ruoli è arduo e faticoso. Ecco perché fondamentali sono gli aiuti dati dalle strutture di accoglienza per la prima infanzia, come asili nido, famiglie diurne, scuole dell’infanzia e offerte extra-scolastiche, tra cui mense e doposcuola. E l’offerta attuale ancora non è sufficiente per rispondere alla domanda da parte delle famiglie, lo dimostra il fatto che buona parte degli asili ha delle liste di attesa. Un ruolo importante lo possono svolgere i datori di lavoro, permettendo ad esempio il tempo parziale o una certa flessibilità degli orari. Tutto ciò per restare attive fuori casa e dentro casa. Dove, ancora, purtroppo è proprio la donna a sobbarcarsi la maggior parte delle mansioni domestiche. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Margherita Maffeis Lorenza Pedrazzini 49 ANNI, UN FIGLIO IMPRENDITRICE E DIRIGENTE BPW 36 ANNI, 2 FIGLIE AVVOCATO E CONSIGLIERE COMUNALE “L’errore è lasciare completamente il lavoro. Quando è nato mio figlio io ho lavorato con un orario ridotto, poi è cresciuto e il mio impegno è aumentato. Questo è un sistema, ma ne esistono altri. Avere un’occupazione è importante anche nell’equilibrio familiare” “Conciliare lavoro e famiglia è difficile ma non impossibile. Quando nasce un figlio la vita si complica, bisogna avere disciplina, darsi delle priorità e rispettarle, e sapersi organizzare. Io sto imparando. Ora lavoro ancora al 30% perché ho un bimbo di 6 mesi” Nadia Ghisolfi Francesca Bordoni 35 ANNI, UN FIGLIO GRANCONSIGLIERA E SINDACALISTA 51 ANNI, TRE FIGLI IMPRENDITRICE E GRANCONSIGLIERA “L’ideale sarebbe un congedo maternità più lungo, oltre che alla possibilità, come per i docenti, di avere un periodo non retribuito. E poi, come in Svezia, serve la responsabilità condivisa con la possibilità anche per i padri di stare accanto alle mamme” “L’inconciliabilità è nella vita quotidiana. Se scopri che una tata ti costa più di quanto guadagni rinunci. Io sono diventata imprenditrice per non dover chiedere il permesso di andare ai colloqui scolastici per i miei figli e solo così sono riuscita a gestire famiglia e lavoro” Nicole Brändli Monica Piffaretti 35 ANNI, UN FIGLIO, COMMERCIANTE EX CICLISTA “PRO” 51 ANNI, 4 FIGLI SCRITTRICE E GIORNALISTA “Un figlio ti cambia la vita. E bisogna gestire bene la situazione. Ma certo per me è stato più difficile conciliare studio e ciclismo professionistico perché quando ho iniziato non c’erano le scuole sportive. E facevo fatica. Da mamma però devo dire che non ci si annoia” “Oggi si può far tutto. Lavorare o far solo la mamma. È una scelta molto soggettiva che va fatta senza farsi condizionare e decidendo in famiglia dopo aver analizzato i pro e i contro. Certo, molto dipende dalle situazioni personali. Ma alla fine è una scelta di cuore” Continuando a lavorare ci si mantiene psicologicamente e fisicamente attive fa tanto anche il modo con cui noi donne per prime ci poniamo nei confronti di questi nove mesi, la nostra predisposizione mentale. Perché il “sei incinta non malata” può sembrare un concetto elementare, ma non lo è. C’è chi, fatto il test di gravidanza, nonostante goda di ottima salute si comporta diversamente: non va più al lavoro, smette con le faccende domestiche, non fa più la spesa, non guida, non fa movimento, disdice le vacanze… Ci auto-ghettizziamo sul divano di casa. Associare la gravidanza a una malattia è un autogol pazzesco da parte nostra. Come si fa a lamentarsi dei datori di lavoro che non comprendono la “situazione”, quando siamo le prime a darci alla macchia per mesi e mesi? Non c’è niente nella mia attesa che farei diversamente. Continuando a lavorare si è “costretti” a tenere la mente impegnata e i lunghi nove mesi passano più in fretta. Si dà meno peso a piccoli e normali fastidi che altrimenti sembrerebbero ostacoli insormontabili. In poche parole, ci si tiene psicologicamente e fisicamente attive. Tutte le donne dovrebbero essere messe nella condizione di godere della propria gravidanza, di assistere ai cambiamenti che questa comporta e di avere chiaro il concetto che le malattie sono altre. Io l’ho potuto fare grazie all’aiuto del mio ginecologo Giacomo Giudici, e del suo ottimo team ospedaliero, che mi ha seguita trasmettendomi grande serenità e sicurezza, e informandomi in modo corretto e completo. Hanno giocato un ruolo fondamentale in questo periodo. Mi hanno fatta sentire quella che ero: una donna normale. Continuare a lavorare in gravidanza, come dopo aver avuto un figlio, deve essere una scelta che spetta solo a noi. Ma anche un diritto. Le donne sono multitasking sul serio. Ma ovviamente solo quelle che vogliono farlo ci riescono. [email protected] Q@simplypeperosa 20 tra animali lamoda parentesi Cinturino Sporty Scultura Tacco alto e cinturino alla caviglia per la décolleté di Lanvin. Anatomiche, stile sport, ma in camoscio con macropietre il modello di Prada. Un capitello sostiene il sandalo con tacco scultura di Dolce & Gabbana. Il trionfo del mezzo tacco, il vero must della stagione LINDA D’ADDIO T acchi alti, zeppe, plateau, mezzo tacco, flat, sono tutti di moda i tacchi nella bella stagione. Un respiro di sollievo per tutte quelle donne che li amano alti come per le altre che invece li preferiscono medi oppure rasoterra. Finalmente le scelta c’è ed è anche ampia, pronta ad accontentare ogni esigenza, occasione, preferenza, stile. Una volta tanto chi adora le altezze vertiginose potrà sbizzarrirsi fra le diverse proposte che contemplano modelli per il giorno, per la sera, per il tempo libero. Lo stesso dicasi per le stakanoviste del rasoterra che si destreggiano fra ballerine, sneakers e infradito. E per le amanti del genere retrò ritornano in auge anche i modelli mezzo tacco degli anni Sessanta, tanto glam quanto pratici, donano allo stile senza rinunciare alla praticità e al comfort. Qualunque sia la scelta, definiscono la calzata e danno carattere alla scarpa, l’importante è che si sappiano portare, di qualsiasi altezza si parli. Quest’estate anche le espadrillas diventano chic come le sneakers rubate agli skaters, vero must di stagione. Di gran moda anche le sling back con il tacco a rocchetto, i sandali nei colori neon e i modelli mezzo tacco. Il tacco alto, innanzitutto, abbandona il genere sottile, il modello a spillo che tanti proble- mi crea alle donne che vanno di fretta e spesso “lo lasciano” nei tombini o nelle pavimentazioni non lineari. La guerra dei centimetri si gioca fra forma quadrata o cilindrica. Fra i modelli più in voga le versioni con cinturino alla caviglia e, per le appassionate degli anni Sessanta, la classica décolleté Chanel ovvero la scarpa alta aperta solo sul tallone. Tacco altissimo e maxiplateau per il modello di Michael Kors. Modello décolleté e cinturino per Casadei. Ma la vera novità in fatto di tacchi rimane la mezza misura, perfetto in qualsiasi occasione e Alti, medi, bassi, plateau, flat... I modelli estivi accontentano tutte le donne glam a qualunque ora del giorno e della sera. Decisamente più femminile della ballerina ultraflat è impeccabile con il jeans come con un abito elegante. Sono loro il vero must have della primavera estate. I modelli proposti sono tantissimi per accontentare davvero tutte. Sandalo avorio con texture in pelle per Sergio Rossi, blu navy opaco il modello di Marni, versione fluo per Bruno Magli, in corda dorata la proposta di Charlotte Olympia. In pelle stampata pizzo il modello di Dolce&Gabbana, dettagli borchiati e rock per la versione di Michael Kors. Fra i mar- chi low cost Zara punta sul mezzo tacco e lo declina sia in versione rock che nella versione romantica. Alle appassionate sportive amanti dell’ultraflat consigliamo i comodissimi sandali sporty dalle linee avveniristiche e techno. Alexander Wang li propone in blu elettrico con suola a contrasto, in gomma nera. Ultra flat con allacciatura a velcro l’interpretazione di Kenzo. Anche le sneakers “running” sono trendy, abbandonano le piste e si riversano sulle strade cittadine. Comode e coloratissime, nei toni accesi o nelle tinte pastello, si abbinano anche agli outfit eleganti. Un classico di stagione rimangono le ballerine. Le scarpette da danza conquistano Hedi Slimane per Saint Laurent che le vuole in vernice color sanguigno con fiocchetto e punta tonda. Evergreen la versione di Roger Vivier. Punta triangolare bianca per il modello di Isabel Marant. Trendy Dai 3 ai 5 centimetri misura il tacco più trendy che ci riporta agli anni Sessanta. Di Missoni il modello nella foto Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Stress, frustrazione e solitudine fanno “spogliare” il pappagallo La domanda La risposta di Stefano Boltri E evo dirle subito che nei pappagalli in cattività non è così raro osservare questo fenomeno definito di autodeplumazione che consiste in una distruzione delle penne autoinflitta. Può presentarsi nei modi più disparati, fino a giungere a lesioni anche molto gravi che possono arrivare all’auto mutilazione. L’autodeplumazione è conseguenza diretta della condizione di cattività ed in particolare si presenta nei soggetti tenuti in singolo esemplare. In natura, nessun pappagallo si sognerebbe mai di strapparsi le piume! Ovviamente all’origine di tale patologia vi possono essere cause mediche, tipo infezioni, malattie, intossicazioni ed altro che vanno ricercate con l’aiuto di un veterinario specialista. Se non esiste una origine “medica”, le cause vanno ricercate in una o più ragioni di origine gestionale. Come dicevamo prima, il pappagallo si autodepluma perchè viene malgestito dal proprietario che non tiene conto delle esigenze del volatile. I pappagalli infatti, non hanno subìto un processo di domesticazione simile gregio dottore, arrivo da lei nella speranza che possa fornirmi un aiuto e qualche consiglio su come gestire il mio pappagallo. Le vorrei descrivere brevemente quanto sta accadendo in questi giorni. Il mio pappagallo vive solo e apparentemente non mi sembra soffrire di alcuna malattia, senonchè continua a perdere le piume e a me pare proprio che se le strappi da sè. Per il resto si nutre e sporca regolarmente, tuttavia inizio ad essere preoccupato per questa continua tortura che si auto infligge. Mi chiedo dove ho sbagliato e come posso fare per questa stranezza del mio pennuto? La ringrazio come sempre della sua cortesia e pazienza. D ad altre specie e quindi anche se allevati in cattività, restano molto simili ai loro parenti selvatici. Allo stato selvatico i pappagalli compiono tragitti notevoli e quindi spendono grande energia per la ricerca del cibo. Tutto ciò viene compensato dalla scelta di alimenti molto energetici. Questo comportamento ancestrale viene mantenuto anche in cattività e l’animale sceglie i semi più energetici come arachidi, girasole e noci; tutto ciò può comportare l’insorgenza di varie patologie tra cui anche l’autodeplumazione. Tra le altre cause di stress possiamo elencare l’impossibilità di volare, causata dalla condizione di allevamento o dal taglio delle “remiganti”. Anche la solitudine gioca un ruolo chiave nella comparsa di questa patologia in quanto sono animali sociali. Insomma, un pappagallo “frustrato” può a lungo andare manifestare comportamenti anomali sviluppando impulsi lesivi verso gli altri e verso se stesso. Perciò è anche bene evitare rapporti troppo “intimi” (eccessive coccole ed attenzioni) ed invitarlo invece al gioco offrendogli oggetti con cui distrarsi. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 21 La curiosità E ora tutti da Peppa Pig N on solo i più grandicelli possono partire per la loro vacanza in solitaria. Anche i più piccoli hanno diritto ai momenti di svago, da soli, senza genitori al seguito. Tanto, a vegliare su di essi ci saranno i loro eroi. Non ci credete? E allora ecco qualche nome: Peppa Pig, che ha trovato casa a Londra. I bambini sono affidati al loro grufolante amico o ai suoi compagni, mentre mamma e papà possono godersi un drink in santa pace o fare shopping. Tutto questo per famiglie che viaggiano con bambini dagli zero ai sei anni. Esistono pure altri parchi tematici per bambini piccoli. Non lontano da noi c’è, ad esempio, il Ravensburger Spielland, con puzzle, giochi e libri che hanno il profumo di un tempo, con tanto di camini accesi. Ovunque stanno poi spuntando alberghi “bebé friendly” con offerte dedicate alla Spa per i più piccini, dove le prime coliche si curano con dei massaggi studiati apposta per alleggerire fatica e apprensione di mamma e papà. Il tempo libero Le altre vacanze tra parentesi Le possibilità Il wwoofing, la vacanza immersa nella natura Sono più di 50 in Svizzera le mete dove lavorare nei campi in cambio di vitto e alloggio. Tra queste una dozzina in Ticino, sparse in tutto il Cantone. Lingue e sport, lezioni e attività fisica Ti-Press La mattina si ripassa quanto fatto durante l’anno, il pomeriggio ci si sfoga con l’attività preferita. Decine le combinazioni possibili fra sport e materie scolastiche. Studio. Lavoro. Solidarietà. Come trascorrere un’estate utile e non futile OMAR RAVANI A lzi la mano chi sa cos’è il Wwoofing. Oppure chi è capace di riassumere in due parole il concetto di High School Campus. O, ancora, chi sa qualcosa sul Children’s Tour. Niente paura, non è un esame d’inglese. Sono, invece, termini per descrivere le vacanze utili, quelle che aiutano bambini e ragazzi a crescere a tutto tondo, dalla mente al corpo. Se un tempo d’estate si andava a dare una mano in qualche campeggio o lido, tanto per far qualche soldino, oggi la scelta si è ampliata enormemente. Le vacanze non futili di cui stiamo parlando si sono trasformate in un’opportunità per imparare una lingua, uno sport, un’attività manuale, ma anche un’occasione per aiutare il prossimo (vedi articolo a lato), dandosi da fare per gli altri. E allora, vediamo di capire cos’è il Wwoofing. È un lavoro nelle fattorie, a contatto con verde e animali, in cambio il ragazzo ha vitto e alloggio (Wwofing, WorldWide Oppurtunity on Organic Farm). In Svizzera gli “wwoofers” hanno la loro sede a Maur nel canton Zurigo, e propongono vacanze in oltre quaranta fattorie sparse per il Paese e in una decina all’estero. Tra le mete più lontane anche Tailandia o Nuova Zelanda. In Ticino le aziende agricole che accolgono i giovani per una vacanza diversa sono una dozzina, distribuite fra Leventina, Valle Onsernone, Valle Maggia, Blenio, Piano di Magadino e Malcantone. In programma an- che momenti di lavoro dedicato alle culture biologiche. C’è poi la possibilità di un Children’s Tour, per adolescenti dai 13 ai 18 L’offerta anni che hanno voglia di partire per imparare una lingua. E per i più grandicelli l’High School Campus è un programma “full Le proposte di Nouvelle Planète Soggiorni in Africa o Asia per aiutare chi non ha nulla N ALL ROUNDER Burkina Faso, Senegal e India sono solo alcune dalle mete proposte ouvelle Planète è un’associazione che dal 1986 si occupa dell’aiuto alle popolazioni meno fortunate del mondo. Interviene soprattutto in Africa e in Asia, grazie a collaborazioni con Ong locali. “Le esigenze variano a seconda dei Paesi - spiega Silvie Gay portavoce di NP -. In Africa ci sono bisogni più primari, come la costruzione di pozzi, fognature o piccoli impianti elettrici, mentre in Asia aiutiamo a costruire strutture di pubblica utilità, come nidi d’infanzia o centri di formazione professionale”. L’ente mette al centro della sua opera l’aiuto diretto alla popolazione, di cui vuole diventare parte integrante per fornirle il necessario “know-how”. “Ci piace pensare che i nostri volontari non sono semplici operai – osserva la portavoce -, ma che con loro portino la voglia di supportare moralmente chi ha poco o nulla”. Per partecipare alle missioni non serve alcuna conoscenza specifica. Durante il periodo di formazione, che ha luogo nei mesi primaverili, gli iscritti sono sensibilizzati, più che sul lavoro che andranno a fare, sull’approccio che dovranno avere, verso un mondo totalmente diverso da quello occidentale. “I gruppi di lavoro si riuniscono una volta al mese e durante questi incontri stilano un programma di azione, in loco e in Svizzera, dove sono pure organizzate delle raccolte fondi – prosegue Gay -. Inoltre, si forma anche lo spirito di gruppo, fondamentale per agire nel migliore dei modi una volta giunti sul posto”. Ogni anno i viaggi organizzati dall’associazione registrano il tutto esaurito e anche per l’intero 2014 tutti i posti sono già prenotati. “In realtà per i nostri campi junior non c’era più spazio da un bel po’ di tempo – nota Gay -. Ad iscriversi sono soprattutto giovani studenti, liceali o universitari. Fra i quali anche molti ticinesi, che negli ultimi anni si sono sempre più affezionati a questo genere di esperienza”. immersion” per apprendere lingue, usi e i costumi di altre nazioni europee. Restando in Ticino, ma cambiando genere, i “teenagers” possono sbizzarrirsi a piacimento. Da segnalare l’offerta del Cantone con “Lingue e sport” che abbina scuola ad attività sportive, a cui molti Comuni riconoscono un contributo alle famiglie. Di altro tenore, e riservata ai più intraprendenti, è la proposta di soggiorni all’estero per immergersi nella cultura del luogo e imparare una nuova lingua. Ottima esperienza quando lo studente ha finito un ciclo di studi e ne sta iniziando un altro. “La maggioranza di chi parte per imparare una nuova lingua lo fa prima di andare all’università - conferma Serena Dolci dell’agenzia Education First di Lugano -. E non a caso, visto che molti studenti decidono di continuare il proprio curriculum di studi al Nord delle Alpi, la meta preferita è Monaco di Baviera, vista l’importanza della lingua tedesca. Seguono Londra, Malta, Miami e Brisbane”. Se a partire per un soggiorno linguistico sono in maggioranza i neomaturati, con il 26,7 per cento, pure quelli freschi di laurea amano questo genere di esperienza. La formula preferita è quella del soggiorno in famiglia, “proprio perché così diventa difficile ‘barare’ e non essere obbligati a parlare davvero la lingua del posto”, sottolinea Dolci. Ma facciamo un po’ di conti. I prezzi variano, a dipendenza della durata, dello scopo e della località scelta. “Si va dai 1'500 franchi dei corsi junior, per i ragazzi sotto i 16 anni - precisa Dolci -, ai 27'000 per i corsi di preparazione universitaria negli Stati Uniti, Gran Bretagna o Australia. [email protected] Q@OmarRavani Aiutare gli altri partendo dalla Svizzera Qualche settimana d’istruzione in terra elvetica, prima di partire verso l’Africa o l’Asia. In Svizzera ci si occupa di raccogliere fondi ed energie indispensabili. Ripassare il tedesco prima di andare all’Uni Per i molti ticinesi che vanno negli atenei al Nord delle Alpi, un soggiorno all’estero è un must. Si viaggia in Germania e si soggiorna presso famiglie del luogo. Gli hotel amici dei neonati e dei genitori Anche in Svizzera stanno nascendo strutture per i più piccoli, con massaggiatori ad hoc che mirano a prevenire coliche e dolori tipici dei primi mesi di vita. 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HYBRID, Bianco perla, 06.2013, 3’000 km, CV 299, tetto apr., +4 gomme neve, Garanzia fabbrica, Free Service, CHF 84’900.- Rosso, 2013, 1’500 km, Benzina, CV 200 post., Scarico Remus omologato, pinze rosse, distanziali, Garanzia fabbrica, CHF 36’800.-. www.autoscout24.ch/2265002 www.autoscout24.ch/2265005 www.autoscout24.ch/2265006 www.autoscout24.ch/2265007 www.autoscout24.ch/2265008 SMART FORTWO MERCEDES-BENZ SL 350 MERCEDES-BENZ A 250 MERCEDES-BENZ SLK 55 AMG MERCEDES-BENZ E 350 Colore esterno: nero, Anno da: 2012, Chilometraggio: 14000 km, Carburante: Benzina, CV: 71, Prezzo: CHF 11’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2013, Chilometraggio: 6400 km, Carburante: Benzina, CV: 306, Prezzo: CHF 99’900.-. Colore esterno: rosso, Anno da: 2012, Chilometraggio: 15200 km, Carburante: Benzina, CV: 211, Prezzo: CHF 44’900.-. Colore esterno: argento met., Anno da: 2012, Chilometraggio: 19000 km, Carburante: Benzina, CV: 422, Prezzo: CHF 87’900.-. Colore esterno: argento, Anno da: 2011, Chilometraggio: 6000 km, Carburante: Benzina, CV: 292, Prezzo: CHF 54’900.-. www.autoscout24.ch/1613733 www.autoscout24.ch/1803050 www.autoscout24.ch/1985922 www.autoscout24.ch/1997656 www.autoscout24.ch/2060683 FORD FUSION MINI COUNTRYMAN VW POLO TOYOTA YARIS OPEL MOKKA Colore esterno: antracite met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 40000 km, Carburante: Benzina, CV: 101, Prezzo: CHF 8’900.-. Colore esterno: blu, Anno da: 2011, Chilometraggio: 32000 km, Carburante: Benzina, CV: 184, Prezzo: CHF 25’900.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2010, Chilometraggio: 76900 km, Carburante: Diesel, CV: 90, Prezzo: CHF 12’900.-. Colore esterno: antracite met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 55800 km, Carburante: Benzina, CV: 99, Prezzo: CHF 9’400.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 14200 km, Carburante: Diesel, CV: 130, Prezzo: CHF 27’900.-. www.autoscout24.ch/2196965 www.autoscout24.ch/2214983 www.autoscout24.ch/2277210 www.autoscout24.ch/2300213 www.autoscout24.ch/2309469 tognetti auto Tognetti Auto Via San Gottardo 139 6596 Gordola Tel. 091 735 15 50 VW BEETLE MERCEDES-BENZ B 200 AUDI A7 VW TIGUAN AUDI A1 Colore esterno: grigio, Anno da: 2013, Chilometraggio: 18650 km, Carburante: Benzina, CV: 200, Prezzo: CHF 31’700.-. Colore esterno: nero, Anno da: 2012, Chilometraggio: 29200 km, Carburante: Diesel, CV: 136, Prezzo: CHF 34’900.-. Colore esterno: blu, Anno da: 2013, Chilometraggio: 5000 km, Carburante: Diesel, CV: 245, Prezzo: CHF 78’400.-. Colore esterno: nero, Anno da: 2013, Chilometraggio: 13700 km, Carburante: Diesel, CV: 177, Prezzo: CHF 42’900.-. Colore esterno: rosso, Anno da: 2013, Chilometraggio: 15000 km, Carburante: Benzina, CV: 185, Prezzo: CHF 31’900.-. www.autoscout24.ch/2031968 www.autoscout24.ch/2080335 www.autoscout24.ch/2158453 www.autoscout24.ch/2266873 www.autoscout24.ch/2287844 La prima auto di proprietà Ogni anno migliaia di giovani prendono la patente. Si pone allora la domanda: quale auto è ideale per un neopatentato? Subito dopo l’esame della patente sorge spontanea la domanda: auto di proprietà, sì o no? I «no» sono legati soprattutto a motivi di natura inanziaria. Viaggiare in auto costa. Normalmente, più di quanto un apprendista o uno studente possa permettersi. Però, a dispetto delle voci disfattiste, il fascino di un’auto è più che mai vivo. La promessa di libertà e avventura è sempre attuale. Sorge allora spontanea la domanda: quale auto scegliere? Le auto nuove sono raramente una soluzione Se le fonti di inanziamento, quali genitori, leasing e credito, vengono meno, allora la risposta è quasi inevitabile: un’auto d’occasione. Infatti, anche le auto nuove più convenienti costano almeno 9’000 franchi. A questa età, una bella cifra. Inoltre, le poche auto in questa fascia di prezzo hanno un certo fascino. Piccole auto d’occasione = convenienti Ai neopatentati non resta quindi che il mercato delle occasioni. Questo mercato offre una vasta scelta. Soltanto nella fascia di prezzo che va ino a 5’000 franchi sono attualmente pubblicate su AutoScout24 circa 13’000 auto. Naturalmente, chi vuole un certo modello, dovrà essere disposto a pagare di più. Si tratta per lo più di giovani che dall’inizio dell’apprendistato mettono da parte dei soldi. Offerte tOP Le migliori occasioni dei vostri specialisti. www.upsa-ti.ch Garage Tarcisio Pasta SA Via Monte Ceneri 1 6593 Cadenazzo Tel. 091 850 20 10 www.tpasta.ch Winteler & Co. SA Via Mondari 7 - 6512 Giubiasco Tel. 091 850 60 60 www.winteler.ch Garage Rivapiana SA Via Rinaldo Simen 56 6648 Minusio Tel. 091 735 89 31 www.rivapiana.ch Via Sonvico 3a 6948 Lugano / Porza Tel. 091 942 01 55 www.autoresega.ch Emil Frey SA Auto-Centro Noranco-Lugano Via Cantonale 6915 Pambio-Noranco Tel. 091 960 96 96 www.emil-frey.ch/lugano www.autoscout24.ch VOLVO V40 VOLVO V60 LAND ROVER RANGE EVOQUE VOLVO XC70 VOLVO V40 Colore esterno: rosso, Anno da: 2012, Chilometraggio: 46800 km, Carburante: Benzina, CV: 150, Prezzo: CHF 29’900.-. Colore esterno: blu met., Anno da: 2014, Chilometraggio: 100 km, Carburante: Diesel, CV: 181, Prezzo: CHF 59’455.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2014, Chilometraggio: 3000 km, Carburante: Diesel, CV: 150, Prezzo: CHF 53’000.-. Colore esterno: marrone met., Anno da: 2009, Chilometraggio: 88000 km, Carburante: Diesel, CV: 185, Prezzo: CHF 32’900.-. Colore esterno: bianco met., Anno da: 2014, Chilometraggio: 1000 km, Carburante: Diesel, CV: 150, Prezzo: CHF 43’000.-. www.autoscout24.ch/2154464 www.autoscout24.ch/2171602 www.autoscout24.ch/2267031 www.autoscout24.ch/2315991 www.autoscout24.ch/2346070 SMART FORTWO MERCEDES-BENZ CL 500 MERCEDES-BENZ GLK 250 JEEP WRANGLER MERCEDES-BENZ S 350 Colore esterno: nero, Anno da: 2007, Chilometraggio: 51900 km, Carburante: Diesel, CV: 45, Prezzo: CHF 10’800.-. Colore esterno: nero, Anno da: 2011, Chilometraggio: 73000 km, Carburante: Benzina, CV: 435, Prezzo: CHF 77’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2011, Chilometraggio: 46500 km, Carburante: Diesel, CV: 204, Prezzo: CHF 39’900.-. Colore esterno: argento met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 8400 km, Carburante: Diesel, CV: 200, Prezzo: CHF 37’900.-. Colore esterno: nero, Anno da: 2011, Chilometraggio: 90000 km, Carburante: Diesel, CV: 258, Prezzo: CHF 66’500.-. www.autoscout24.ch/1945860 www.autoscout24.ch/2277050 www.autoscout24.ch/2321919 www.autoscout24.ch/2332990 www.autoscout24.ch/2338838 BMW 120d Cabrio BMW 318iA Touring Aut. BMW X1 2.3dA xDrive Aut. MINI Cooper S Cabrio MERCEDES-BENZ SL 350 Cabrio Colore esterno: blu met., Interno: stoffa nero - Anno 08.2008, Chilometraggio: 99000 km, Carburante: Diesel, Prezzo: CHF 19’500.-. Colore esterno: argento met., interno: stoffa, Anno: 06.2011, Chilometraggio: 44500 km, Carburante: Diesel, Prezzo: CHF 27’500.-. Colore esterno: bianco, interno: pelle,Anno: 03.2010, Chilometraggio: 75000 km, Carburante: Diesel, Prezzo: CHF 31’500.-. Colore esterno: blu met. - Interno: Pelle Beige - Anno 09.2009 Chilometraggio: 23800, Prezzo: CHF 28’500.-. Colore esterno: argento met., interno: pelle, Anno: 04.2003, Chilometraggio: 82000 km, Carburante: Benzina, Prezzo: CHF 32’900.-. www.autoscout24.ch/1255244 www.autoscout24.ch/2147254 www.autoscout24.ch/2268374 www.autoscout24.ch/2146603 www.autoscout24.ch/2146760 BMW X5 BMW 116 MAZDA 2 FIAT PANDA VW TIGUAN Colore esterno: bianco, Anno da: 2008, Chilometraggio: 64160 km, Carburante: Diesel, CV: 286, Prezzo: CHF 43’800.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2009, Chilometraggio: 50600 km, Carburante: Benzina, CV: 122, Prezzo: CHF 15’500.-. Colore esterno: nero, Anno da: 2008, Chilometraggio: 13750 km, Carburante: Benzina, CV: 103, Prezzo: CHF 11’800.-. Colore esterno: arancio, Anno da: 2013, Chilometraggio: 4560 km, Carburante: Benzina, CV: 85, Prezzo: CHF 18’600.-. Colore esterno: antracite met., Anno da: 2008, Chilometraggio: 63200 km, Carburante: Diesel, CV: 140, Prezzo: CHF 23’900.-. www.autoscout24.ch/1157823 www.autoscout24.ch/177628 www.autoscout24.ch/2008444 www.autoscout24.ch/2040160 www.autoscout24.ch/2254235 TOYOTA AURIS LEXUS CT LEXUS RX JEEP Grand Cherokee MERCEDES-BENZ ML 250 Colore esterno: grigio met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 24898 km, Carburante: Benzina, CV: 132, Prezzo: CHF 17’900.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 7790 km, Carburante: Benzina/Elettrica, CV: 136, Prezzo: CHF 29’900.-. Colore esterno: bianco met., Anno da: 2011, Chilometraggio: 69580 km, Carburante: Benzina/Elettrica, CV: 299, Prezzo: CHF 49’900.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2012, Chilometraggio: 36621 km, Carburante: Diesel, CV: 241, Prezzo: CHF 47’900.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2013, Chilometraggio: 51450 km, Carburante: Diesel, CV: 204, Prezzo: CHF 59’900.-. www.autoscout24.ch/1954140 www.autoscout24.ch/2090680 www.autoscout24.ch/2092603 www.autoscout24.ch/2338752 www.autoscout24.ch/2338993 INFINITI G NISSAN NOTE RENAULT CLIO NISSAN JUKE NISSAN QASHQAI Colore esterno: antracite met., Anno da: 2012, Chilometraggio: 9700 km, Carburante: Benzina, CV: 320, Prezzo: CHF 49’800.-. Colore esterno: beige met., Anno da: 2008, Chilometraggio: 91400 km, Carburante: Benzina, CV: 88, Prezzo: CHF 7’300.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2007, Chilometraggio: 8750 km, Carburante: Benzina, CV: 101, Prezzo: CHF 8’450.-. Colore esterno: nero met., Anno da: 2011, Chilometraggio: 65350 km, Carburante: Diesel, CV: 110, Prezzo: CHF 16’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2012, Chilometraggio: 82400 km, Carburante: Benzina, CV: 117, Prezzo: CHF 15’900.-. www.autoscout24.ch/2045604 www.autoscout24.ch/2126891 www.autoscout24.ch/2126897 www.autoscout24.ch/2126898 www.autoscout24.ch/2221468 Via delle Scuole 49 6963 Pregassona Tel. 091 940 48 36 www.garagestadio.ch Via Lugano 8 - 6982 Agno Tel. 091 612 48 00 www.robbianiautomobili.ch Via Mola 22 6850 Mendrisio Tel. 091 646 81 65 www.forestauto.ch MINI MINI PEUGEOT 3008 PEUGEOT 207 HONDA CR-Z HONDA JAZZ Colore esterno: argento, Anno da: 2004, Chilometraggio: 80000 km, Carburante: Benzina, CV: 90, Prezzo: CHF 8’900.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2011, Chilometraggio: 42000 km, Carburante: Diesel, CV: 112, Prezzo: CHF 21’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2014, Chilometraggio: 1 km, Carburante: Benzina, CV: 120, Prezzo: CHF 25’300.-. Colore esterno: antracite met., Anno da: 2012, Chilometraggio: 100 km, Carburante: Benzina/Elettrica, CV: 114, Prezzo: CHF 26’900.-. Colore esterno: rosso, Anno da: 2009, Chilometraggio: 37400 km, Carburante: Benzina, CV: 100, Prezzo: CHF 11’500.-. www.autoscout24.ch/1843696 www.autoscout24.ch/1960131 www.autoscout24.ch/2176702 www.autoscout24.ch/2245831 www.autoscout24.ch/2276152 PEUGEOT 207 SEAT ALTEA SUBARU IMPREZA NISSAN ALMERA PEUGEOT 307 Colore esterno: rosso, Anno da: 2007, Chilometraggio: 66000 km, Carburante: Benzina, CV: 150, Prezzo: CHF 9’500.-. Colore esterno: rosso, Anno da: 2007, Chilometraggio: 79000 km, Carburante: Benzina, CV: 150, Prezzo: CHF 9’990.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2010, Chilometraggio: 35500 km, Carburante: Diesel, CV: 150, Prezzo: CHF 17’500.-. Colore esterno: bordeaux met., Anno da: 2005, Chilometraggio: 37600 km, Carburante: Benzina, CV: 116, Prezzo: CHF 10’900.-. Colore esterno: grigio met., Anno da: 2005, Chilometraggio: 111500 km, Carburante: Diesel, CV: 110, Prezzo: CHF 7’700.-. www.autoscout24.ch/1608215 www.autoscout24.ch/2244516 www.autoscout24.ch/2251466 www.autoscout24.ch/744121 www.autoscout24.ch/98181 24 tra parentesi Con moglie e igli in villeggiatura attraverso le Alpi Arosa e i magici sentieri a bordo di una comoda sette posti La scheda SsangYong Rodius SV 200e-Xdi Motore 4 cilindri diesel Cilindrata (ccm) Cambio 1’368 autom. a 5 rapporti CV 155 Coppia max. 360 a 1'500.-2’800 gir./min. 0-100 km/h (s) 14 Velocità massima (km/h) 181 Consumi (l/100 km) 8,7 Prezzo (vettura test) 41'584 .– nioso), dall’ottimo cambio automatico Mercedes Benz a 5 rapporti e dalla trazione integrale permanente che garantiT sce una buoIC na sicurezza. IN Giunti sul posto è tempo di una O passeggiata lungo i numerosi sentieri, percorribili sia d’estate che d’inBellinzona verno, in un luogo davvero incantevole. Dopo un pranzo tipico a base di specialità grigionesi è tempo di far rientro in Ticino, apprezzando, oltre allo splendido panorama, la comodità di una vettura che può vantare un comfort invidiabile ed una versatilità rara in questa categoria di veicoli. s.p. In Svizzera la nuova Cadillac Cts è disponibile solo con motore turbo benzina abbinato a un cambio automatico a sei rapporti STEFANO WINGEYER C adillac mantiene il suo affascinante carisma anche con la terza generazione della Cadillac Cts. Un’estetica originale e una comodità da vettura di lusso, sono un confermato punto di partenza. Grazie al nuovo design la berlina si presenta più lunga, più bassa e più snella del modello precedente. Ma non solo. La Cts è ora dotata di nuovigruppi ottici anteriori verticali, per una migliore illuminazione, e vanta pure una calandra ridisegnata. Sul nostro mercato, come in tutta Europa, la Cts 2014 si adatta alle esigenze della clientela europea. È disponibile esclusivamente con motore turbo benzina di 2 litri abbinato al cambio automatico a sei rapporti. Il turbo sviluppa una potenza di 276 Cv a 5.500 giri e 400 Nm di coppia tra 3.000 e 4.500 giri. Tra i punti di forza della nuova Cts i numerosi interventi degli ingegneri per diminuire il peso globale rispetto alla precedente generazione. Il risultato è una vettura che è “dimagrita” di 128 kg ma con un equilibrio delle masse praticamente perfetto (50/50). Componenti più leggeri in alluminio sono stati utilizzati in posizioni strategiche, cofano motore compreso. Per la prima volta la Cts offre anche il Magnetic Ride Control. Il sistema Cadillac per la regolazione di precisione degli ammortizzatori in tempo reale è di serie su tutti i modelli. L’abitacolo, caratterizzato da un design fluido e lavorazioni manuali e artigianali, unisce com- Ora una leggenda americana è pronta per i clienti europei fort, comodità e tecnologie di sicurezza. Il posto guida è più spazioso e costruito intorno al guidatore. L’uso di tecnologie integrate e dettagli eseguiti a mano, lo rendono perfettamente in linea con lo stile della carrozzeria. Sono disponibili diversi allestimenti caratterizzati da finiture di vero legno, fibra di carbonio o alluminio. Avevamo anticipato come lusso e comodità siano rimasti i punti di forza del modello. In effetti, per i mercati europei e tutti gli allestimenti della vettura, vengono impiegati sedili anteriori in pelle, riscaldati e ventilati, con poggiatesta regolabili manual- mente in quattro direzioni. Parte integrante del confort generale anche le numerose soluzioni di stivaggio e le nuove funzionalità. Nella plancia sono presenti due schermi: un touch screen da 8 pollici nella console centrale, che consente di collegarsi al sistema di infotainment Cadillac User Experience (Cue), e uno da 12,3 pollici nel cruscotto dove vengono visualizzati i dati critici relativi al veicolo. Il Cue porta nel mondo dell’auto il piacere e la funzionalità dei dispositivi intelligenti, permettendo un facile e sicuro accesso a musica, telefono e sistema di navigazione. Di serie anche 10 airbag, tra cui quello a doppio stadio per il passeggero anteriore con attivazione a basso rischio, il pretensionatore automatico delle cinture di sicurezza e il sistema per la protezione attiva dei pedoni. Il Driver Awareness Package, di serie a partire dall’allesti- mento Luxury, comprende la tecnologia Safety Alert Seat brevettata da Cadillac. Avvisa chi guida, con pulsazioni e vibrazioni del sedile, di un pericolo imminente di incidente o della presenza di veicoli nell’angolo cieco della vettura. Il pacchetto comprende anche altri sistemi di sicurezza: l’allerta in caso di superato involontario della linea di carreggiata, per l’ angolo cieco e l’allerta traffico posteriore, la retrocamera e i fari attivi. La nuova Cts berlina, in vendita da 59’900 franchi, è pure la prima Cadillac dotata di assistenza automatica al parcheggio. NI configurabili secondo le proprie esigenze. Anche lo spazio per i bagagli non manca, basti pensare che anche con 7 passeggeri a bordo la capienza del bagagliaio è ancora di 875 litri. Partiamo dunque alla volta del Canton Grigioni, imboccando l’autostrada A13, dove bastano pochi chilometri per rendersi conto delle comodità che questa veicolo sa offrire nei tragitti lunghi. Malgrado il suo peso (oltre 2 tonnellate) e le sue grandi dimensioni (5,13 metri di lunghezza, 1,9 metri di larghezza e 1,85 metri di altezza), questa SsangYong si guida abbastanza facilmente, senza risultare troppo ingombrante (per parcheggiare occorre però un po’ di dimestichezza). Lasciata la A13 a Coira ci avventuriamo verso i numerosi tornanti e tunnel che conducono ad Arosa, riuscendo a procedere senza particolari difficoltà. Aiutati sicuramente dal nuovo motore 2 litri Diesel che garantisce una potenza sufficiente (rivelandosi altresì abbastanza parsimo- km 144 itto trag IO anche come postazioni di lavoro, grazie a due tavolini ripiegabili dove poggiare libri, documenti o il computer. La Rodius dispone anche di una terza fila di sedili, più ampi rispetto al passato e IG L a nuova SsangYong Rodius è un misto fra un van, un Suv e una berlina che con i suoi sette posti a sedere intende rivolgersi, non solo alle famiglie numerose, ma anche alle aziende o a coloro che praticano degli sport avventurosi. I suoi punti forti sono senz’altro la spaziosità, un buon rapporto prezzo/qualità (per acquistarla occorre spendere un minimo di 27’490 franchi) e le prestazioni del nuovo propulsore 2 litri diesel. La prova su strada a bordo decidiamo di effettuarla in famiglia (due adulti e tre bambini) lungo un percorso di 144 km che da Bellinzona ci porta ad Arosa, nota località di villeggiatura dei Grigioni. Per salire a bordo sono risultate particolarmente pratiche le portiere posteriori a scorrimento che consentono di prendere posto con estrema facilità nella seconda fila di sedili, anche in spazi molto stretti. Qui troviamo due sedili separati con appoggia braccio che - nel caso vengano occupati da adulti - possono essere utilizzati Arosa GR leauto SULLE STRADE DEI GRIGIONI In breve La Opel 55 piloti iscritti e 19 veicoli da corsa parteciperanno alla coppa di marca più importante sulla scena motoristica in Svizzera. L’ultima gara dell’Opel Opc Charllenge 2014, con in pista Opel Corsa Opc e Astra Opc, il 4/5 maggio ad Ambri. La Skoda La Yeti Outdoor “Adventure” si ripresenta con il vantaggio di un capiente bagagliaio (1.760 litri), trazione 4x4 equipaggiamento speciale, motore 1,8 l 160 Cv e cambio manuale da 33’320 franchi. La Cts è ora dotata di inediti gruppi ottici anteriori verticali, per una migliore illuminazione e vanta una calandra risagomata con un ottimo design Sono disponibili diversi allestimenti caratterizzati da finiture di vero legno, fibra di carbonio o alluminio Il posto guida è più spazioso e costruito intorno al guidatore. L’utilizzo di tecnologie integrate e dettagli eseguiti a mano, lo rendono perfettamente in linea con lo stile della carrozzeria Ildesign Idettagli Allaguida La Bmw È tutta da scoprire la M4 cabriolet di Bmw. Il suo motore tre litri sei cilindri turbocompresso sviluppa ben 431 cavalli. Con il cambio a doppia frizione a sette rapporti scatta da 0 a 100 km/h in 4,4 secondi per un consumo medio di circa 9 litri al 100. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 Bligg raccontato da Mario Del Don L’evento 25 tra parentesi Il cartellone di Moon & Stars 2014 10 LUGLIO Laura Pausini 11 LUGLIO Udo Lindenberg Il compositore del gruppo Scarp da tennis, commenta lo stile dell’artista zurighese in concerto a Locarno 12 LUGLIO Bligg 14 LUGLIO Dolly Parton “Un rapper che sa conquistare cantando solo nel suo dialetto” B ligg è un nome che al Sud delle Alpi dice poco o nulla. In Svizzera tedesca invece il rapper di Zurigo è riconosciuto come uno dei musicisti di maggior talento e successo della scena artistica, anche se, o forse proprio perché, si esibisce in rigoroso “schwyzerdütsch”. Complici le barriere linguistiche, sono davvero pochissimi i cantanti che possono vantarsi di essere conosciuti in tutta la Confederazione. E in generale sono solo quelli che cantano in inglese, come è il caso di DJ Bobo o dei losonesi Sinplus. Ne sa qualcosa Mario Del Don, leader e voce della “Scarp da Tennis band”, che si considera il “nonno” del rock dialettale: “In Ticino siamo troppo piccoli e discosti per poter avere successo nel resto della Svizzera - precisa -. Allora ci tocca valorizzare quanto di buono abbiamo da proporre. Giovani come i Vomitors o i Vadvuc, con i quali ho già collaborato, sono davvero bravi. Se poi loro mi considerano come un capostipite, non posso che esserne felice”. Un capofila, un innovatore, un precursore, come lo fu più o meno nello stesso periodo in Del Don: “Non credo di averlo influenzato. Sono però felice del suo enorme successo” “Lui è l’esempio, in Svizzera tedesca la lingua del popolo si apprezza più che qui da noi” Svizzera tedesca Polo Hofer, spinto anche lui dall’amore per il proprio dialetto. E che ora vede il suo lavoro premiato da una nuova generazione che sta riscoprendo la bellezza di esprimere le proprie emozioni in musica, mettendole sul penta- gramma nell’idioma del loro cuore. Con accoglienze diverse al di qua e al di là della catena alpina. “Tra la Svizzera tedesca e quella italiana c’è un abisso”, considera amaramente Del Don. “Ho potuto - aggiunge toccarlo con mano qualche tempo or sono. Solo attorno a Zurigo ci sono decine e decine di giovani gruppi musicali che possono dare libero sfogo alla propria arte esprimendosi in dialetto”. Tutto questo rientra in un discorso più ampio, di mantenimento delle tradizioni ma anche di valorizzazione dei talenti locali. A sud delle Alpi tutto è più difficile: i cantanti in dialetto sono destinati a far musica per una ristretta cerchia di persone. All’insegna del detto “L’erba del vicino è sempre più verde”, si preferisce dare maggiore spazio a produzioni anche di livello nettamente inferiore provenienti dall’Italia. Questo non accade invece al Nord dove Bligg non è che l’ennesimo esempio di come si possa avere un buon successo anche senza dover cantare per forza in una lingua internazionale. “Lo conosco”, spiega Del Don. “La sua produzione è molto valida, ancorché lontana dal mio modo di intendere la musica. Non posso di certo dire di avere avuto qualche tipo d’influenza sulla sua musica, ma non posso nemmeno negare di provare un certo orgoglio quando un ragazzo come lui riesce a riempire i palazzetti e le piazze dove si esibisce”. Un orgoglio che i “nipotini” degli “Scarp Da Tennis” devono sentire molto forte, visto che bene o male hanno incrociato il loro cammino artistico con quello di Mario Del Don e soci. Tant’è vero che per uno degli ultimi album i locarnesi “Vomitors”, forse coloro che più si avvicinano per verve comica alla band bellinzonese, hanno domandato proprio a lui di occuparsi della parte tecnica. “Rimasi quasi sorpreso quando ricevetti la loro richiesta, ma non esitai un attimo a dar loro una mano. L’apertura verso diversi stili fa parte del mondo della musica, nel quale non devono esistere né barriere né preclusioni”. Blocchi questi che forse impediscono di apprezzare fino in fondo artisti come Bligg, che ha già conquistato fior di premi e mietuto successi discografici di spessore, come il disco di platino per avere venduto più di 150mila copie del suo album “0816” nel 2008. E che non mancherà di infiammare la Piazza Grande il prossimo 12 luglio. o.r. PREVENDITA IN CORSO 15 LUGLIO Jack Johnson 16 LUGLIO James Blunt 17 LUGLIO Negramaro 18 LUGLIO Backstreet Boys 19 LUGLIO Sunrise Avenue I L O C I 50 ART A TUT TA ! A Z N E I CONVEN Volere? Volare! Con Volpon de Risparmis decollano i ribassi. Ad esempio il Gruyère grattugiato Coop da 250 g scende ora a quota fr. 3.65 invece di fr. 3.95, i Ravioli alla Bolognese Coop da 870 g a fr. 4.20 anziché fr. 4.50 e il cibo per gatti Gourmet A la Carte in diversi gusti, 4 confezioni da 85 g, a fr. 5.30 invece di fr. 5.80. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 27 I temi 1 tra parentesi LE TRE TAPPE A un anno da Expo Milano 2015, giunge in Italia il “Giro del Gusto”: un tour itinerante che porterà a Milano, Roma e Torino la Svizzera del gusto con le sue specialità alimentari e gastronomiche TAPPA MILANESE A destra, la famosa “House of Switzerland”, fulcro della tappa milanese. Sotto, invece, un disegno di come sarà il padiglione svizzero a Expo Milano 2015. Le foto in bianco e nero sono del fotografo ticinese Marco D’Anna, lo sguardo di un artista sulla produzione agroalimentare 2 L’INAUGURAZIONE L’inaugurazione della prima tappa del “Giro del Gusto” si terrà mercoledì 30 aprile a Milano nella sala panoramica del Castello Sforzesco L’evento O rmai ci siamo. Il conto alla rovescia è iniziato. Manca solo un anno all’Esposizione universale di Milano 2015. Manifestazione che riveste un’importanza centrale per la Svizzera, visti gli stretti legami economici e culturali con l’Italia. Soggetto portante di Expo 2015 sarà “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Un tema che si propone di affrontare il problema della nutrizione dell’uomo, nel rispetto della Terra su cui vive e dalla quale attinge le sue risorse vitali, ma non certo inesauribili. Alimentazione, sostenibilità, ricerca e sviluppo sono dunque i focus sui quali si concentra il grande evento milanese. Un punto di vista ideale per proporre un percorso di avvicinamento basato su un denominatore comune e universale: il gusto. Per questo, dal 30 aprile all’11 maggio 2014, arriva a Milano il “Giro del Gusto”: un tour itinerante promosso e voluto da Presenza Svizzera del dipartimento federale degli Affari esteri che porterà la Svizzera della buona tavola anche a Roma e Torino, Con rösti e vino il Gusto svizzero riparte da Milano Al via la prima tappa del tour pre-Expo 2015 con le sue specialità culinarie e con un ampio programma d’attività diversificate: architettura, design, mondo dei trasporti e del turismo. Uno spaccato del Paese, insomma, con una particolare attenzione ai cantoni Grigioni, Ticino, Vallese e Uri e alle città di Basilea, Ginevra e Zurigo. “Il Giro del Gusto ha l’obiettivo di preparare il terreno per Expo 2015 con contenuti sul tema dell’alimenta- zione, ma punta anche a rafforzare le relazioni con l’Italia – sottolinea Andrea Arcidiacono, responsabile programma Italia/Expo 2015 del dipartimento federale degli Affari esteri -. Nel 2011 abbiamo fatto uno studio ed è emerso che l’immagine che gli italiani hanno della Svizzera è buona, sebbene persistano i classici cliché negativi”. La Casa Svizzera apre le porte sulla Piazza del Cannone con lo scopo di far conoscere le specialità gastronomiche elvetiche in maniera del tutto conviviale e simpatica, ma anche per lanciare una promozione che faccia apprezzare la vera Svizzera: oltre ai prodotti tradizionali, pure design, architettura, sistema dei trasporti... Ed è proprio nel cuore di Milano che si svolgeranno numerose attività: vendita di prodotti, promozione di vini sviz- 3 PIAZZA DEL CANNONE, MILANO La House of Switzerland e il villaggio svizzero con i suoi protagonisti Svizzera Turismo, Ferrovie federali e Ufficio federale dei trasporti e prodotti Dop/Igp rossocrociati - si troveranno in Piazza del Cannone 4 HOUSE OF SWITZERLAND La House of Switzerland è stata inaugurata ai Giochi olimpici invernali di Sochi. Un modulo della casa sarà trasferito in Italia dove rappresenterà il fulcro della tappa milanese del Giro del Gusto 5 I PRODOTTI DOP/IGP Raclette del Vallese, gruyère, vacherin di Friborgo, emmentaler, tête de moine, sbrinz, pane di segale, carne secca dei Grigioni, prosciutto crudo e salametto ticinese, salsiccia grigliata di San Gallo, salsiccia vodese e bastoncini di rösti zeri e degustazioni. Oltre ad aree destinate al relax e zone adibite a barbecue e pic-nic, giochi per le famiglie, concerti, musica e intrattenimenti. Nella House of Switzerland gli ospiti potranno gustare i prodotti tradizionali: raclette del Vallese, gruyère, vacherin di Friborgo, emmentaler, tête de moine, sbrinz, pane di segale, carne secca dei Grigioni, salametti e prosciutti crudi ticinesi, salsiccia grigliata di San Gallo, salsiccia vodese e bastoncini di rösti. Tutto rigorosamente Dop (denominazione di origine protetta). Per il contatto con la popolazione locale, altre iniziative : “Abbiamo puntato su diversi slogan che vogliono sorprendere e provocare, come #abbattiamolemontagne dice Arcidiacono -. Per stimolare una riflessione su quelle che possono essere le relazioni tra i nostri due Paesi. Ah, e non mancherà il San Bernardo: un cane che, a prima vista, risulta impacciato, ma salva vite umane, crea simpatie e sorprende per la sua forza. Un po’ come la Svizzera, insomma. Mai fermarsi ai cliché”. c.c. 6 NON SOLO CIBO Un ampio programma d’attività per scoprire l’architettura, il design, il mondo dei trasporti e del turismo, con una particolare attenzione rivolta ai cantoni Grigioni, Ticino, Vallese e Uri e alle città di Basilea, Ginevra e Zurigo ⁄ª<‹‹{‚n 8<{ ¶ flº<ª ‥⁽⁾ \y"fl<™º.xs {fl E`•ºs fl · flfl< D`ª• àà < {fl Õ{flfl nn{` 8{ /`º.`‡E˪{‚ º`‚` à`‚< .x<s `fl™ª< ª ˇˇª<º<‚™ ª< Ë‚ ˇ ™ª{•`‡ ‚{` ‚ ™Ëª fl< Ë‚{.` ‚<flfl ª<n{`‚< flˇ{‚ s 8 º<.`fl{ º`‚` fl<n ™< 8 flfl º™`ª{ 8<{ ¶ flº<ªv Mfl |⁄ª<‹‹{‚n 8<{ ¶ flº<ª} = Ë‚y`.. º{`‚< ˇ<ª º.`ˇª{ª< {fl Ex{ ..{ {` "fl<™º.x < ª{ˇ<ª.`ªª<ª< {‚ ™ª< n{`ª‚{ fly ‚¼. 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Benvenuti in Borgogna per il viaggio organizzato da AutoPostale dal 20 al 22 giugno 2014: un tuffo indietro nel tempo per i luoghi affascinanti che s’incontrano, una full immersion nella modernità se si considerano le caratteristiche di vita delle città dove tutto è a portata di mano con grande attenzione per il benessere delle persone. Luoghi a misura d’uomo, insomma, che non hanno perso la loro dimensione autentica ma, nel contempo, sanno essere all’avanguardia. Prima tappa dopo la partenza dal Ticino è a Besançon, stupenda città circondata dal fiume Doubs che presenta palazzi signorili e case rinascimentali, a testimonianza del suo passato di rilievo. Besançon è un importante centro per la produzione di orologi ed è sede universitaria. Molto famosa è la fortezza che caratterizza l’inte- che il buon vino. È prevista, infatti, la visita a una cantina per assaggiare i famosi vini della Borgogna e degustare prodotti tipici. Cena e pernottamento da sogno, nel castello che richiama atmosfere speciali. Emozionante l’esperienza a Digione, altrettanto evocativa è quella a Beaune, città famosa per essere stata in epoca medievale la residenza preferita dei Duchi di Borgogna. Il segnale architettonico più importante della città è l’Hotel-Dieu, detto anche Hospices de Beaune. È in stile tardo gotico e si conserva perfetto dal Medioevo a oggi. Si mostra ai turisti in tutta la sua magnificenza di capolavoro dell'architettura fiamminga, i cui tetti di tegole verniciate sono diventati l'immagine più famosa della Borgogna all'estero. È il capitolo finale di un viaggio che permette di conoscere una regione dalle mille sfaccettature, a torto considerata un semplice territorio di passaggio per raggiungere mete più lontane. La Borgogna, infatti, si trova a sud-est di Parigi, ma sa colpire al cuore per la sua signorilità e il suo essere ospitale. Dispiace, allora, dover tornare in Ticino dopo una tre giorni dai mille colori e dalle variegate emozioni. Con AutoPostale a Besançon, Digione e Beaune ro tessuto urbano, mentre fa parte del patrimonio storico salvaguardato dall’Unesco all’interno della rete di fortificazioni di Vauban. Dopo Besançon tocca a Digione dove si ha la possibilità di pernottare in un ca- Borgogna Data: 20 - 22 giugno 2014 Prezzo: CHF 660.– per persona in camera doppia Partenza: 06.00 Chiasso Ffs, 06.15 Mendrisio Ffs, 06.40 Lugano Ffs (lato buffet), 06.40 Locarno Ffs, 07.10 Bellinzona Ffs, 07.40 Biasca Ffs stello per vivere un’esperienza unica e indimenticabile. Particolare è l’atmosfera di Digione, ai piedi delle alture della Cote d’Or. Capitale ducale a dimensione europea alla fine del Medioevo, oggi la città possiede un patrimonio architettonico e culturale unico, ben conservato, ideale per lasciarsi cullare in questo clima un po’ retrò che sa accostare ai piaceri della cultura, quelli della tavola. Il centro storico è ricco di architetture splendide. Un esempio è il Palazzo dei Duchi di Borgo- gna, racchiuso da mura seicentesche. È un grande complesso del XIII secolo trasformato nella seconda metà dei Seicento. Sulla piazza si aprono la Cour d'Honneur, la Cour de Bar e la parte più antica del Palazzo, dove sono visibili i resti della precedente costruzione gotica che oggi ospita il museo delle Belle Arti, uno dei più interessanti di Francia. La cattedrale di St.-Bénigne é l'altro edificio più rappresentativo della città. Ma non ci sono solo arte e cultura da apprezzare, c’è an- www.renault.ch RENAULT FAMILY OFFER. PIACERE DI GUIDA PER GRANDI E PICCINI. FAMILY CHECK-IN ME GAN E GR AND T OUR R.. 2 0 5 0 00.. – DA F R 1 <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NTEyMAQAomLujQ8AAAA=</wm> <wm>10CFXKIQ7DQAxE0RN5NR7b2XUMq7AooCpfUhXn_ihtWMEnX2_fKxruHtvx2p6lUHexcEJrkA3ea6G1hSw47ft9VQUYzPzzAvRIYP6MwIU2h8QQt5mmGV3b-f5cw-inNXUAAAA=</wm> MEGANE GRANDTOUR ORA AL PREZZO DI MEGANE BERLINE. 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E i flipper lo fanno in grande stile, con tanto di campionati europei giocati a colpi di di rimbalzi solo all’apparenza casuali, ma frutto di traiettorie ardite disegnate da veri artisti dei pulsanti. Oltre alla competizione sportiva c’è pure un’ampia fascia di appassionati che si danno da fare per mantenere in vita un passatempo che altrimenti rischia di morire, soffocato dalla modernità delle consolle dei giochi elettronici e delle slot machines. Insomma, il gioco che fa andare in tilt vive un suo ritorno di fiamma. Piace, diverte ed è una disciplina sportiva a tutti gli effetti. Anche se le licenze per l’uso di flipper e giochi elettronici nei locali pubblici sono in costante calo un po’ ovunque. In Ticino, le domande nel 2013 sono state 57, nettamente inferiori rispetto a quelle già Campionati del mondo In piena flipper-mania l’Italia diventa il primo produttore europeo. Questo modello diventa uno dei più venduti in tutto il continente. OMAR RAVANI iciottomila giocatori iscritti, centinaia d’eventi internazionali, con un campionato europeo e uno mondiale ogni anno, che si svolgono in tutto il mondo durante le fiere di giochi. Sono questi i numeri del flipper sportivo, una disciplina che vede dominare soprattutto americani e svedesi. “Ma anche gli svizzeri se la cavano bene. Nel ranking mondiale sono diffatti nelle prime posizioni. Ad esempio, il grigionese Michael Trepp ha colto l’argento agli ultimi europei”, ricorda Alessio Crisantemi, organizzatore della competizione tenutasi di recente a Rimini. Un’edizione da record quella romagnola, con due numeri che non hanno uguali: 240 partecipanti e 17 Paesi rappresentati, che hanno richiesto un grosso sforzo organizzativo. “Abbiamo dovuto piazzare un centinaio di flipper. È stato faticoso, ma molto appagante per il nostro comitato, totalmente volontario”, aggiunge. Tutto questo per uno sport che è praticamente al 100% dilettantesco. “Non si può vivere da professionisti di flipper, anche perché in molti Paesi è proibito introdurre un montepremi nei tornei”, precisa Crisantemi. Un caso a sé sono gli Stati Si tengono ogni anno. L’anno scorso a Echzell in Germania e nel 2014 a Denver (Usa). Campione in carica Jörgen Holm, Svezia. Tommy (The Who) Nel film del 1975 di Ken Russell, ispirato ad un album degli Who, il protagonista è un sordomuto che diventa un campione di flipper. Bagatelle Il gioco in voga già ai tempi del Re Sole è il nonno dei flipper. La biglia scendeva su un piano inclinato, governato da un pistone a molla. poco incoraggianti degli anni precedenti. Fino al 2011 oscillavano attorno alle 80, mentre già nel 2012 erano scese a 71. Difficile dire se e quando i flipper spariranno dai bar. Un tempo dominatori incontrastati, ora sono negli angoli più discosti o trovano ancora asilo nelle rare sale giochi disseminate qua e là. Ma il “De prufundis” è ancora lontano. “Il flipper non è morto, anzi. Non se ne vedono più molti in giro nei bar e nei ristoranti, è vero, ma sono ancora tanti coloro che li conservano in casa”, assicura Walter Fehr, meccanico di juke box e flipper a Paradiso. Da 35 anni nel settore, Fehr ha vissuto la parabola dei Triple action Ifpa Il primo apparecchio ad usare le pinne mobili per controllare la direzione della pallina. Prodotto nel 1947 negli Usa è il primo flipper. È l’acronimo di International Flipper Pinball Association. Raggruppa tutti i giocatori in un ranking comandato dallo statunitense Keith Elvin. “pinball”, dallo splendore degli anni ‘80 e ‘90, alla discesa verso il quasi oblìo. “Noto con piacere un certo ritorno - aggiunge -, soprattutto da parte di collezionisti”. Già, perché esiste un vero e proprio mercato di queste “macchine”, con prezzi che possono anche superare i 10mila franchi. Ovviamente, per i vecchi flipper la manutenzione è fondamentale ed è in questo caso che lo specialista dà il meglio di sè. “Mi rivolgo a due fornitori, uno in Olanda e l’altro in America, oltre naturalmente a far capo al mio enorme magazzino”, spiega Fehr. Anche se, con l’inesorabile avanzare della tecnologia non c’è più molto da riparare. Se ai flip- per di prima generazione, quelli meccanici, serve di tanto in tanto un ritocco, quelli elettronici, nati attorno al 1990, sono affidabilissimi e praticamente indistruttibili. “Se a ciò aggiungiamo poi che internet permette a chiunque di procurarsi i pezzi a prezzo ridotto, la percentuale di lavoro si riduce ulteriormente”, nota amaramente Fehr. Nel mondo sono due le ditte produttrici di flipper, entrambe negli Stati Uniti e con ottime prospettive all’orizzonte. “La produzione avanza a buon regime e ogni anno si sforna almeno un nuovo modello - dice ancora Walter Fehr -. Ogni apparecchio costa almeno 8mila dollari. In pratica il prezzo di una vettura d’occasione neanche troppo malandata”. E allora, il flipper non è morto come molti tenderebbero a credere. Anzi. Potremmo dire che vive una vita tranquilla, da pensionato, ma felice e serena, proprio come coloro che per primi si sono divertiti grazie ai “Multiball”, “Special” o “Extra Ball”. Termini che magari non diranno molto ai più giovani, ma che risvegliano dolci ricordi negli over quaranta ormai ingrigiti. [email protected] Q@OmarRavani “Non si può fare il professionista, anche se negli Usa i montepremi sono molto alti” Uniti, dove si arriva a guadagnare anche 30mila dollari a torneo. “Ma sono casi rarissimi. Se vogliamo pagarci le trasferte dobbiamo rivolgerci a degli sponsor privati. È grazie a loro che potremo partecipare ai campionati del mondo che si terranno a maggio prossimo a Denver, nel Colorado”. Competizione che si terrà, come le altre, su flipper modificati. “Togliamo i gommini, aumentiamo le pendenze, rinforziamo i ‘funghetti’ - spiega Crisantemi -. In sostanza cerchiamo di far sì che l’elemento fortuna sia sempre meno fondamentale”. A prevalere sono altre abilità, altri fattori: quello fisico, con sforzi di ore e ore per ogni partita, e quello mentale, visto che ogni flipper ha delle “missioni”, da affrontare seguendo un’adeguata strategia. Un divertimento certamente per tutti, ma che avvince soprattutto gli appassionati. “A Rimini sono venute a farci visita centinaia di persone- precisa-, che si sono cimentate con i flipper dei campioni. Tra di loro moltissimi giovani”. Insomma, il flipper piace sempre, in barba a moderne consolle e avveniristiche slot machines. I SINTOMI 30 IL CAFFÈ 27 aprile 2014 della fibrillazione atriale palpitazioni tra debolezza parentesi stordimento confusione BenEssere Quella compressa che porta sollievo a un improvviso mal di testa potrebbe condizionare la fibrillazione atriale difficoltà respiratorie dolore al torace L’antinfiammatorio allevia il dolore, ma il cuore balla CRISTINA GAVIRAGHI C he grande aiuto quella piccola compressa che porta sollievo a un improvviso mal di testa, a un debilitante dolore alla schiena o a un fastidioso mal di denti! Insieme a grandi benefici però, i medicinali che vanno sotto il nome di antinfiammatori non steroidei (Fans) potrebbero nascondere anche qualche insidia. Il loro uso farebbe aumentare la probabilità di soffrire di fibrillazione atriale, una condizione in cui il cuore batte in modo anomalo e correlata anche ad altre patologie cardiovascolari. Sulla rivista Bmj Open, Bruno Stricker, farmacologo del Centro medico Erasmus di Rotterdam, ha pubblicato i risultati di un’indagine durata 13 anni in cui sono state monitorate le condizioni di salute di circa 8400 individui sopra i 55 anni. “Chi assumeva abitualmente Fans - puntualizza Stricker -, aveva una probabilità di soffrire di fibrillazione atriale più alta del 76% rispetto a chi invece non ricorreva a questi farmaci”. Un tale valore di rischio sembrava coinvolgere poi sia chi era ancora in terapia al momento della valutazione, sia chi lo era stato, ma non assumeva più Fans da circa un mese. I risultati olandesi hanno bisogno di conferme in studi di più vasta portata e che considerino in modo rigoroso le patologie per cui gli antinfiammatori vengono utilizzati nello specifico, ma vanno ad aggiungersi a molti altri dati, raccolti in precedenti ricerche, che collegano questi farmaci allo sviluppo di patologie cardiovascolari, non ultima l’infarto. La questione non si porrebbe tanto per chi prende saltuariamente una pillola per curare un dolore banale e occasionale, ma piuttosto per chi ne fa un uso continuato, nel tentativo di alleviare un male cronico, derivante ad esempio dall’artrosi. I Fans come l’ibuprofene e il diclofenac, solo per citarne alcuni, sono tra gli antidolorifici più diffusi, capaci Condizioni cardiache migliori per chi vede il bicchiere mezzo pieno e affronta la vita con ottimismo di diminuire il dolore avvertito svolgendo un’azione antinfiammatoria grazie all’inibizione dell’enzima cicloossigenasi, coinvolto nei processi infiammatori. Per contro però tale attività ha l’effetto di causare una ritenzione di liquidi con conseguente aumento della pressione arteriosa e ripercussioni sulla salute cardiaca. “Non sappiamo ancora se questo sia il meccanismo con cui i Fans aumentano il rischio di fibrillazione atriale o se il pericolo per il cuore derivi dall’infiammazione già presente nel paziente, ma i dati raccolti obbligano a un approfondimento e a un’attenta valuta- Questo amore zione di rischi e benefici prima di ricorrere a questi farmaci”, conclude il farmacologo. Anche perché un cuore dal ritmo ballerino non è da sottovalutare. La fibrillazione atriale, scatenata da un’anomalia degli impulsi elettrici che fanno contrarre gli atri, non causa solo stanchezza, vertigini e palpitazioni, sintomi spesso trascurati, ma può essere anche il preambolo di ictus e insufficienza cardiaca. Per una notizia un po’ allarmante, visto che una confezione di Fans c’è in ogni casa, un’altra però apre al sorriso. Per evitare che il cuore inizi a faticare nel fare il suo dovere potrebbe bastare affrontare la vita con più ottimismo. Secondo uno studio statunitense apparso sulla rivista Circulation: Heart Failure, a una certa età vedere il bicchiere mezzo pieno diminuirebbe il rischio di insufficienza cardiaca. Dai dati su 6800 ultracinquantenni, i ricercatori hanno evidenziato che chi era più ottimista aveva una probabilità di sviluppare questa patologia fino al 73% più bassa rispetto a chi invece affrontava la vita più negativamente. Pensare positivo spingerebbe a seguire stili di vita più salutari come mangiare sano e fare moto, oltre a gestire meglio lo stress, non certo amico del cuore e spesso legato anche all’infiammazione che, anche per la salute cardiovascolare, più si tiene lontana e meglio è. La risposta di Linda Rossi Quando gli ormoni si scatenano serve pazienza e comprensione nostro Q uello che lei ci racconta è un fenomeno probabilmente alquanto diffuso anche se in forma non così drammatica. Lei ha saputo osservarlo con attenzione, potendolo definire con una certa precisione. Si può ben capire che questo temporale a ciel sereno, che appare a livello dello stato umorale della sua dolce e apprezzata metà, le provochi un grande malessere. Malessere per lei marito, ma anche per lei padre. Pur essendo una questione legata al ciclo ormonale si sa che può diventare molto pesante per la donna che la vive, ma ovviamente anche per chi le sta accanto subendo il suo ciclico umore nero e distruttivo. Quello che viene spiegato da chi ha studiato il fenomeno è che nei giorni che precedono le mestruazioni ci sono delle difese che cadono, permettendo alla “natura” più cruda della persona di emergere. Tanto per capirsi, sappiamo che noi necessitiamo di meccanismi di difesa per armonizzare al meglio la relazio- La lettera A ogni ciclo mestruale mia moglie minaccia di lasciare me e i figli H o quasi cinquant’anni e una bella famiglia alla quale tengo tantissimo. Mia moglie, più giovane di me di otto anni, mi ha dato quattro figli meravigliosi che ha cresciuto con amore e quella giusta e necessaria fermezza. Quello che però mi pesa e preoccupa molto è che ogni volta che lei ha le mestruazioni diventa sempre più irritabile per un nonnulla ripetendo a varie riprese di voler divorziare e lasciare tutta la famiglia. In quei momenti non è mai stato Scrivi a LINDA ROSSI possibile discutere e farla rapsicoterapeuta e sessuologa gionare. Io mi dispero e i figli Posta: Linda Rossi – Il Caffè sono spaventati all’idea che la Via Luini 19 - 6600 Locarno loro mamma se ne vada via di casa abbandonandoli come E-mail: annuncia di voler fare. [email protected] Questo drammatico momento si presenta il giorno prima che inizi il suo periodo mestruale e dura almeno un paio di giorni. Poi tutto torna come prima, come se nulla fosse. In effetti i primi segnali di questo faticoso fenomeno è un suo stato di nervosismo crescente. Io non so più che cosa fare perché mi pare che con gli anni sia peggiorato, a meno che sia io a sopportarlo sempre meno. In quei momenti mi sento davvero impotente e mi preoccupo per i nostri figli, dei quali i due più grandi sono ormai adolescenti. ne con noi stessi, ma anche con chi entra in relazione con noi. Per alcune donne l’umore di quei giorni può essere di tipo depressivo, per altre invece ossessivo, per altre, come nel caso di sua moglie, di tipo esplosivo. Quando questi giorni si avvicinano, quello che un marito può fare è di prepararsi psicologicamente allo tsunami familiare che lo aspetta; imparare a gestirlo per lei sarà di grande importanza alfine di non prendere alla lettera quanto in quel momento la signora afferma di voler fare. È importante che lei marito le faccia capire che l’ha ascoltata attentamente, ma che ha bisogno di un paio di giorni di seria e approfondita riflessione per considerare i suoi intenti. Riguardo ai figli la inviterei a informarli che non si devono preoccupare, poiché dopo due giorni queste annunciate intenzioni materne spariranno. Spieghi loro che questa strana manifestazione è una questione ormonale che fa il suo decorso e che le parole della loro mamma non corrispondono ai suoi veri sentimenti materni. In sostanza, figli carissimi, non fateci caso, perché dopo il temporale tornerà il sereno. &/) /)+&"$ -(() !#/")," %&**.&02$ %-+",) ’ + ,, *!63#77 % ÃʾÑ!è.èÄ9-"šÑÄ5-ï--ö4&’°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&7+è1ì)&ìÄÀö˙21:"2è-’¦è³Èûò¬3ò2úú5úúÍšÌ (š˙Äé:8 Ê)À4È!ÀìÅ!ª+è&èÓèÝ)Áæ7(6/+’òÍö°+-Í$ÌÁ9Ó;Ê1šò(/¦©è (ͬ7ò)½Ãñʾ # &"%!$ !, 1+0&. ’ 6. +-0/14".4& 0+,"241/ 0&1 6. 2&1$+4/ $1&%+#+,& ( 0&1 0+7 %+ 58 "..+) &3*1#.)4*2!( *, 0$ - &&*/ } o o -z } o o z A PROPOSITO DI GIAPPONESI TUTTE PICCOLE. Supera ogni limite. Con Mazda5 «Voilà ma Suisse Edition+» Con il suo spazioso abitacolo e le sue pratiche porte scorrevoli, Mazda5 accoglie comodamente tutta la famiglia. E grazie alle sue eccellenti prestazioni si sente a suo agio su tutte le strade della Svizzera. Scopri questa flessibile monovolume e la sua attraente dotazione speciale su un percorso Streetview e mostra al mondo la tua Svizzera. Partecipa subito su www.voila-ma-suisse.ch MAZDA. 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Anche in Paesi con buste paga elevate come la Svizzera LORETTA NAPOLEONI economista D alla fine degli anni Ottanta assistiamo in Occidente alla corsa dei salari verso il basso, per poter competere con quelli dei mercati emergenti; un corollario della delocalizzazione. È questa una delle peggiori conseguenze dell’economia globalizzata, un prezzo spesso molto alto, pagato in primo luogo dalla classe operaia ed in alcuni casi anche da quella media. In cambio l’Occidente gode dei vantaggi del villaggio globale. Tra questi c’è la possibilità di esportare in mercati un tempo chiusi ed inaccessibili, perché troppo poveri, come, ad esempio, la Cina o politicamente ostili, come l’ex blocco sovietico. I vantaggi e gli svantaggi della globalizzazione fanno parte del nuovo assetto economico del pianeta, sono gli elementi chiave di un’economia sempre più integrata e sempre meno indipendente, diversa, dunque, da quella che Il principio di essere retribuiti per poter vivere decorosamente è scemato durante il processo di globalizzazione abbiamo conosciuto nel Diciannovesimo e Ventesimo secolo. La corsa verso il basso dei salari ha fatto sì che questi non si adeguassero più all’aumento dei prezzi e del costo della vita in generale. Un fenomeno che ha creato grossi squilibri sociali in alcune regioni e città, come Londra, ormai classificata una delle capitali più costose al mondo. Il risultato è il progressivo impoverimento della classe media occidentale e l’aumento delle diseguaglianze economiche nelle democrazie più avanzate. In questo contesto va inserito l’attuale dibattito sul minimo salariale e sul reddito di cittadinanza. L’istituzione del minimo salariale poggia su un concetto pratico: guadagnare meno di quanto necessario per vivere non aiuta l’economia. A prescindere dai discorsi etici, dunque, il salario giusto è quello che permette all’individuo di vivere decorosamente. Un’occhiata alla condizione dei precari in Italia, o di chi ha un mini-job in Germania, basta per affermare che tale principio è andato scemando durante il processo di globalizzazione. E questo è un male nel lungo periodo non solo per i lavoratori, ma anche per i datori di lavoro: un’economia sana non può prescindere dal mercato interno, quello creato dalla propria forza lavoro. Oggi, come in passato, vige il motto di Henry Ford: “creare autovetture accessibili al salario di chi le produce”. La filosofia che ha portato la Svizzera al voto, il 18 maggio, per l’introduzione del salario minimo è vicina ai principi del vecchio fordismo. Sicuramente vuole ispirarsi ad un modello economico sano, globalizzato, ma allo stesso tempo funzionante e sostenibile. E questo ce lo conferma il livello del salario minimo scelto, 22 franchi l’ora, equivalenti a circa 25 dollari, o 4’000 franchi al mese, sicuramente alto rispetto al resto dei Paesi industrializzati. Se approvato, farà sì che i lavoratori che lo percepiranno saranno i più “ricchi” al mondo. Ma torniamo al dibattito odierno sulla necessità di un minimo salariale adeguato, che cioè compensi, almeno in parte, la perdita del potere di acquisto delle classi più basse. Nel Regno Unito il primo ministro Cameron lo ha aumentato a 6,5 sterline l’ora (10,88 dollari), il presidente Obama sta cercando di farlo salire negli Usa da 7,25 dollari a 10,10, mentre in Germania Angela Merkel ne ha sostenuto l’introduzione a 8,5 euro. La Svizzera non è certo la prima nazione a voler imporre un minimo salariale, però è quella con i valori più elevati. Anche e soprattutto in termini di potere d’acquisto, e quindi al netto dell’inflazione, il salario minimo proposto in Svizzera sarà il più alto al mondo. Secondo i dati dell’Ocse, equivarrà a 14 dollari l’ora contro i 10,6 di quello francese e del Lussemburgo, o i 10,2 di quello australiano. Mensilmente sarà pari a 2’500 euro contro i 1’921 Salario minimo/2 La prossima settimana un intervento di Luca Albertoni, direttore della Camera di Commercio ticinese del Lussemburgo e i 1’502 del Belgio, i due Paesi con il più elevato salario minimo dell’Unione Europea. I motivi di questa disparità sono tutti economici e scaturiscono dal successo dell’economia svizzera, dove - stando alle statistiche dell’Associazione europea per il libero commercio - il costo della vita è secondo solo a quello della Norvegia. Ed infatti, se mettiamo a confronto i 4’000 franchi del minimo salariale svizzero con il reddito percepito dal 90% della sua popolazione, ci accorgiamo che il primo è più basso del secondo. La Svizzera è più ricca dei partner occidentali, quindi può permettersi di pagare più degli altri i lavoratori meno specializzati. Se è vero che il 90% della popolazione già percepisce più del minimo salariale proposto, chi ne beneficerà, allora, della sua introduzione? Secondo l’Unione sindacale svizzera saranno 330 mila lavoratori, principalmente A prescindere dai discorsi etici guadagnare meno di quanto necessario per vivere non aiuta l’economia donne, impegnati a tempo pieno con stipendi sotto i 4 mila franchi mensili. La maggior parte di costoro è impiegatanella piccola e media impresa, anche perché questo settore assorbe circa i due terzi della forza lavoro svizzera. Il pericolo è che l’introduzione del minimo salariale costringa alcune di queste imprese a varcare il confine, a delocalizzare, insomma, nei Paesi limitrofi dove la manodopera è più a buon mercato. Ma è anche vero che uno studio condotto da Puget Sound Sage, una fondazione americana di Seattle, ha costatato che un aumento del 25% del minimo salariale a San Jose in California, nel 2013, non solo non ha prodotto l’esodo, ma al contrario ha fatto salire del 3% il numero delle attività nella zona. Difficile prevedere i risultati del voto del 18 maggio, ma sicuramente una vittoria del sì confermerebbe il ruolo d’avanguardia che la Svizzera ricopre in campo sociale. Domenica LIBERO D’AGOSTINO IN ESPOSIZIONE LA ROTTURA DELLA LEGA Q uale Lega? Quella del coordinatore Attilio Bignasca e dei suoi roboanti tira e molla sul referendum contro L’Expo 2015? O quella del sindaco di Lugano, Marco Borradori, che per domani, lunedì, ha convocato la stampa per presentare i vantaggi che l’Esposizione milanese offre alla città. Insomma, a meno di un chilometro di distanza convivono ormai due Leghe, una in via Monte Boglia e l’altra in Piazza Riforma, che oggi mettono in Esposizione un contrasto profondo che va bene al di là dell’appuntamento di Milano. Per la famigerata legge del contrappasso, un mega progetto di “Fallitalia” ha aperto una profonda falla nel vertice leghista. E la base del movimento è disorientata. Certo è che il magico giocattolo della politica del doppio binario, sferragliando tra responsabilità di governo e opposizione barricadera, si è rotto. Resta da vedere chi sarà capace di raccoglierne i cocci. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 35 virgolette tra La società La politica A ttilio Bignasca se la cava con una battuta per spiegare la difficoltà del cantone a “fare squadra”, ad avere obiettivi condivisi, a perseguire progetti comuni: “In Ticino si va sempre meno in chiesa – dice il coordinatore della Lega -, ma Per i partiti gli ostacoli ai progetti unitari i campanili sono sempre più alti”. Chiariscemeglio il presidente del Ppd, Giovanni Jelmini: “Premettendo che non credo all’utilità e all’efficienza di realtà o strutture troppo grandi, Kandemir, capogruppo socialivuoi ospedale unico, vuoi pochi sta: “È nell’interesse di tutti suComuni, noi ticinesi stentiamo perare questi steccati, viviamo a fare squadra, perché siamo più tutti nello stesso cantone. Quepreoccupati a difendere interes- sta pseudo concorrenza fra Cosi personali e particolari, piutto- muni non è utile: dobbiamo susto che quelli generali e a più perare queste barriere coinvolampio respiro”. Gli steccati fra i gendo la popolazione perché se Comuni, che hanno motivazio- non si riescono a trovare delle ni storiche, economiche e cultu- soluzioni condivise ci perdono rali, sono mantenuti saldi anche tutti, non ci guadagna nessuno”. dalle piccole ambizioni perso- E per il bene comune è necessanali. Ma quest’antagonismo non rio elaborare una progettualità fa bene al Ticino, sostiene Pelin di più largo respiro: “Inutile farsi L’unità impossibile di un Ticino che non fa squadra 1 OSPEDALE UNICO Resta in sospeso l’ipotesi di un ospedale unico cantonale; la pianificazione ospedaliera per il 2015 prevede due poli sanitari di riferimento, uno a Lugano e l’altro a Bellinzona 2 POLIZIA UNICA Per il 2015 si prevede una più intensa collaborazione fra la polizia cantonale e quelle comunali organizzate per poli regionali. Nel 2021 dovrebbe nascere la “Polizia unica” 3 SQUADRA UNICA TICINO Dopo le difficoltà del calcio regionale, è nata l’idea di una squadra unica ticinese. Ma l’idea promossa da Stefano Gilardi, presidente del Locarno, è tramontata 4 COMUNI AGGREGATI NEL 2020 Il Ticino da 135 a soli 23 Comuni in sei anni. Dopo la fase consultiva e l’esame parlamentare del piano del Cantone, si dovrebbe arrivare per il 2020 alla riduzione CLEMENTE MAZZETTA L’ unità come obiettivo per fare sinergia, per ridurre i costi, per costituire massa critica, per far fronte alle nuove esigenze, per progredire. Perciò, si parla di Polizia unica, di un unico ospedale cantonale, di squadra di calcio unica per tutto il Ticino. Si parla, ma non si fa. L’unità per il cantone resta sempre un sogno “bello e impossibile”. Pensare il Ticino come un intero e non come la somma di tante differenze locali, suscita più avversioni che simpatie. L’unità non passa. Perché? “Colpa del campanilismo ticinese, dello spirito profondamente individualistico di un cantone più propenso a difendere il proprio orto, il proprio piccolo comune, senza avere una visione aperta, strategica verso il futuro, senza avere una prospettiva più ampia, come invece ebbe per Lugano l’ex sindaco Giorgio Giudici”, sostiene Franco Ambrosetti, presidente della Camera di commercio, che aggiunge: “Quel che è certo che non potremo sempre avere tutti gli ospedali, tutte le polizie, tutti i giornali, le tv che abbiamo; fino a quando potremmo permettercelo, mi chiedo?”. Sarà l’economia, quindi, che prima o poi presenterà il conto di costi non più sostenibili. Ma questa “divisività” localistica non è nata dal caso, è maturata nella storia, attraverso le vicende che nel tempo hanno “costruito” il cantone, rammenta l’economista Remigio Ratti: “Non possiamo dimenticare che abbiamo ereditato un Ticino fatto di circoli, che fino al 1878 non aveva una capitale stabile, ma che si trasferiva periodicamente con l’amministrazione da Locarno, a Bellinzona a Lugano”. Ratti pone l’accento anche sulle concezioni e gli interessi della classe politica, sempre più ripiegata sul particolare. “Mentre gli imprenditori si confrontano con la realtà per quella che è, guardando al globale partendo dal locale – sostiene-, i politici puntano sempre più sul locale. Pressati dalle scadenze elettorali non sanno o non vogliono esprimere una visione di lungo respiro”. Inevitabile, rincara Ambrosetti: “Loro guardano alle elezioni non alle generazioni future, come dovrebbero fare dei veri statisti. Gli imprenditori che rischiano i propri capitali guardano al lungo periodo, impostano delle strategie a 5, 10 anni, cercano di fare sinergia, hanno obiettivi di fusioni laddove convengano…”. Per Giorgio Giudici che il progetto della Grande Lugano l’ha realizzato, l’unità va preparata a monte, ragionando sui dati, sulla realtà, perseguendo un obiettivo e creando il consenso necessario. “Occorre avere un’idea forte, farla crescere, altrimenti si rischia di improvvisare sull’onda del momento e tutta la costruzione rischia di essere fragile, effimera – spiegaGiudici – , basando il progetto sulla costruzione del consenso attorno ad un’idea che tenga presente le esigenze della gente, del territorio, ma anche le reali possibilità”. Sarebbe però ingeneroso incolpare solo la politica di questa visione a corto termine. “Anche i media coltivano nell’opinione pubblica, nei cittadini, quegli elementi identitari della prossimità stretta - avverte Ratti -. Fatto sta che abbiamo un Ticino che non è più capace di una visione lungimirante, ma sempre più di corto termine”. Così nel migliore dei casi l’unità sostenuta a livello teorico, viene ostacolata nella pratica. Come le aggregazioni, il progetto di 23 Comuni da realizzare nei prossimo anni, più che i municipi sta unificando le opposizioni. Quelli contro. Si preferisce una frammentazione territoriale e amministrativa, condizione su cui in passato si è solidificata, ad esempio, la moltiplicazione degli enti turistici, ora faticosamente in fase di riorganizzazione su poche e ben mirate aree. “Le aggregazioni hanno avuto un effetto importante nel Sottoceneri. Lugano e Mendrisio, un tempo avverse, ora portano avanti un discorso comune”, aggiunge Ratti secondo cui di principio le fusioni possono facilitare un discorso più ampio, di interesse generale e non particolare. “Se domani ci fosse una aggregazione nel Bellinzonese, cosa più probabile, e nel Locarnese, avremmo non dico un Ticino unificato, ma certamente un Ticino più capace di dialogare”. Oggi invece si è in presenza di un cantone non solo a due velocità, ma con due mentalità diverse, nota Ratti: “C’è un Sottoceneri che si confronta nel bene e nel male con la realtà metropolitana, con Milano, e un Sopraceneri, conl’isola del Locarnese e il Bellinzonese, che ha una mappa mentale totalmente diversa dal Luganese, ossia ancora sopracenerina, ancora montana”. [email protected] Q@clem_mazzetta Le opinioni Le difficoltà PIANIFICAZIONE CONTESTATA La pianificazione ospedaliera 2015 è contestata per il ridimensionamentoriconversione dei nosocomi di Faido e Acquarossa. Ma non solo. 2 “Forse piccolo non è più bello, ma il troppo grande non va” Lo storico Marcacci spiega il campanilismo come frutto di un territorio frantumato dai baliaggi e barriere interne “I È la storia di un Cantone che non voleva... nascere nato attorno alla città di Zurigo, il Ticino ha conosciuto un altro tipo di sviluppo. Leggendo gli scritti del tempo, par di capire che Ticino avrebbe voluto essere piuttosto una piccola confederazione, così che ogni località potesse continuare ad autogestirsi. Questo spiega la difficoltà ad eleggere una città capoluogo a partire dal 1814. Quando i ticinesi finalmente possono decidere autonomamente la capitale, non si mettono d’accordo. Così stabiliscono che sia itinerante fra Lugano, Bellinzona e Locarno. Solo nel 1878 Bellinzona diventa capitale del Ticino”. Altra contrapposizione forte è fra Sotto e Sopraceneri Il fenomeno visto dagli economisti Beritelli e Rossi 1 L’intervista l Ticino è una costruzione essenzialmente politica, non ha una specificità geografica”, sostiene lo storico Marco Marcacci, che spiega così la mancanza di coesione e l’eccessivo campanilismo . Perché solo costruzione politica? “Perché il Ticino è nato nel 1803 unendo in un cantone dotato di sovranità politica otto territori che erano stati gestiti come baliaggi dai Cantoni confederati tra il XVI e la fine XVIII secolo”. Questi baliaggi erano poco propensi a compattarsi? “Si trattava di territori che non avevano molto in comune. Che avevano statuti e regolamenti autonomi. La Leventina non aveva grandi contatti con la Valle Maggia. Analogamente il Mendrisiotto con il Locarnese. Così per raggrupparli la soluzione è stata quella di far in modo che il Cantone garantisse un equilibrio fra queste regioni”. Ciò spiega la difficoltà nel decidere la capitale. “Sì, mentre il canton Zurigo è si rischia di suscitare resistenze che possono far saltare tutto, anche i progressi intermedi faticosamente raggiunti”. Detto altrimenti: l’ottimo è nemico del bene. Dal punto di vista della politica, la costruzione dell’unità sia si possono eliminare solo gradualmente nell’ambito istituzionale, sia in quello sportivo e ancor più in quello sanitario, è un cammino lento e difficile, secondo Vitta, che necessita il superamento delle emozioni, delle concorrenza il cittadino ha biso- tradizioni e la ricerca del congno di un servizio pubblico effi- senso. “Inoltre in ambito sanitaciente”. rio oltre alle richiesta di avere Obiettivo condiviso piena- servizi a livello regionale, entramente anche Christian Vitta, ca- no in gioco anche dei posti di lapogruppo del Plrt, da perseguire voro che si rendono disponibili però con gradualità. “Nelle ag- con questi servizi” ricorda il cagregazioni comunali, negli ac- pogruppo plrt. Dunque, amcorpamenti credo sia meglio messo che le grandi dimensioni evitare di forzare la mano pas- siano il meglio per il cantone, sando immediatamente a solu- accertato che i progetti siano sozioni uniche generalizzate – so- stenibili e acquisito il consenso, stiene Vitta –. Meglio procedere occorre fare sempre il passo seper tappe successive, altrimenti condo la gamba. “Occorre costruire il consenso per superare i vecchi steccati” Ospedali, polizia, Comuni, sport... ecco il Paese che avanza diviso I tempi IL TICINO Il Cantone solo a partire dal 1878 ha avuto una capitale stabile MARCO MARCACCI Storico, autore di studi e saggi sulla storia della Svizzera nel 1800 e nel ‘900 “Si tratta di regioni che hanno avuto una storia e uno sviluppo economico diverso. Il Sottoceneri è più urbano, con Lugano maggiormente legata all’Italia, con una piazza finanziaria. Il Sopraceneri è più rurale, decisamente alpino”. La costruzione delle strade, la nuova mobilità non sono servite ad unire queste due realtà? “Nonostante la mobilità interna abbia di fatto abbattuto questi confini, oggi si può vivere a Biasca e lavorare a Lugano, la barriera esiste piuttosto come schema mentale. Lo dimostra l’attuale dualismo sulla questione degli ospedali, ad esempio, dove la bar- riera si concretizza su temi specifici, su servizi che si ritengono essenziali per la singola regione”. E c’è pure la doppia frontiera a Nord geografica e a Sud politica con l’Italia “Però almeno questo ha creato un’unità interna con il tema delle rivendicazioni. Anche oggi far passare il messaggio che un dato problema è irrisolvibile per colpa di Berna o di Roma, tende ad unire. Anche se questa autogiustificazione porta ad evitare sforzi per pensare soluzioni concrete ai problemi reali… tanto non dipende da noi”. Ma la frontiera ha anche garantito un certo sviluppo. “Certo, l’economia locale ha avuto vantaggi e svantaggi, sfruttando il differenziale di frontiera, il fatto cioè che determinati prodotti, ma anche la manodopera, possono costare meno da una parte rispetto l’altra”. In questo contesto il Ticino ha fatto ricorso ai frontalieri. “E non da oggi. Il Ticino ha fatto capo a manodopera straniera anche in passato. Tra l’apertura della galleria ferroviaria del Gottardo (1882) e la prima Guerra mondiale c’è stato un aumento notevole di lavoratori italiani in Ticino. Non frontalieri, ma residenti, stagionali ovviamente. Sulla frontiera inoltre si trovavano le fabbriche di tabacco, a Brissago e a Balerna. Anche nelle cave di granito i lavoratori erano prevalentemente italiani stagionali. Tutti esempi per ricordare che si importava manodopera straniera in un’epoca in cui i ticinesi emigravano”. C’era già un effetto sostitutivo della manodopera. “Evidentemente. Molti ticinesi preferivano lavorare nella Svizzera interna perché i salari erano più elevati. Poi con il boom economico, dopo la seconda Guerra mondiale, i ticinesi hanno smesso di emigrare”. Da risorsa i frontalieri oggi sono invece visti come problema. “Perché il loro impiego si è esteso al terziario, a settori che sono interessanti anche per la popolazione locale”. P iccolo è bello. Contrordine: oggi per gli enti, dagli ospedali ai Comuni, dalla polizia alle squadre di calcio, contano le dimensioni, la massa critica. Al di sotto di certi numeri pare impossibile garantire servizi, far fronte alle esigenze sempre più complesse e sempre più costose. Da questo dato di fatto, ad esempio, è partita la riforma del turismo che ha puntato su una miglior gestione-promozione del settore riducendo gli enti turistici locali. Non si è trattato solo di coordinare, ma anche di ottimizzare la governance del sistema turistico, compiendo un salto di qualità. “Aggregando gli enti in una dimensione maggiore non solo si ottengono economie di scala, ma un miglioramento di competenze con l’introduzione di specialisti - spiega il professore Pietro Beritelli, dell’università di San Gallo, che ha coordinato il gruppo di lavoro per la riforma della legge sul turismo -. In questo modo gli enti turistici sono più efficaci nel loro lavoro e più forti nel rapporto con i vari partner, anche al di fuori del proprio territorio”. Un modello che sembra replicabile, vista la frammentazione di enti e organizzazioni confrontati con un numero maggiore di compiti e con una molteplicità di funzioni organizzative che rende quasi impossibile l’operatività a piccole dimensioni. “In parte è così, ma tutto questo è più una conseguenza dei tempi attuali che necessitano di dinamicità, di maggior perfomances, che non una conseguenza storica di enti che in passato, seppur piccoli, funzionavano - aggiunge Beritelli –. Insomma, ci facciamo un po’ la vita difficile anche se, probabilmente, non possiamo fare a meno di muoverci in questa direzione”. Che l’esigenza di avere volumi più grandi sia un po’ una “moda” è convinzione di Sergio Rossi, economista all’università di Friburgo: “Si tratta di una esigenza dettata da una visione ideologica - spiega l’ economista -, basata sull’economicismo, sulla necessità di produrre di più a minor costo spesso solo per questioni esclusivamente finanziarie, sia Una collettività deve poter finanziare i propri servizi pubblici per i cittadini per far sì che ci sia una coesione sociale GLI ESPERTI Pietro Beritelli, dell'Università di San Gallo; Sotto: Sergio Rossi, dell’ università di Friburgo nel pubblico che nel privato”. Se nel privato l’obiettivo è aumentare i profitti, nel pubblico c’è la necessità di far fronte alla riduzione di entrate fiscali conseguenti all’ideologia neoliberista del “meno Stato”, sostiene Rossi. “Ma se calano le entrate, devono calare anche le uscite; da qui la necessità di ridurre i servizi o di caricarli sui Comuni, i quali a loro volta devono aggregarsi per far fronte alle esigenze della popolazione nella sanità, scuola, e servizi…”. Una spirale neoliberista che ha investito tutti i settori: “Ma una collettività territoriale deve poter finanziare i propri servizi pubblici per far sì che ci sia una coesione sociale, una prosperità condivisa- avverte Rossi-. In Ticino, come altrove, ci si appiattisce su una dimensione finanziaria, dove bisogna solo far quadrare i conti, oltre al ragionevole”. IL NO DELLE POLCOMUNALI Un corpo di Polizia unico dal 2021 è stato giudicato dalle polizie comunali una fuga in avanti “prima ancora di aver verificato la possibile collaborazione” 3 IL NOME NON CONCESSO DALL’ASF Dopo la mancata concessione dell’Associazione Svizzera di Football sull’uso del nome “Ticino”, il comitato promotore ha abbandonato ogni velleità sulla squadra unica di calci 4 AGGREGAZIONE CALATA DALL’ALTO Il progetto di un Ticino a 23 Comuni ha suscitato molte critiche dei sindaci sia per i tempi (troppi stretti), sia per le modalità della proposta considerata calata dall’alto IL CAFFÈ 27 aprile 2014 36 tra virgolette Tutti stregati dalle foglioline del basilico È la pianta degli dei e degli innamorati. Dei re e dei gourmet. E tutto grazie al suo profumo inebriante e conturbante. Che fa intravedere paradisi olfattivi e provoca estasi aromatiche. Il basilico è l’annuncio di una terra promessa del gusto. Dove odore e amore sono una sola esperienza sinestetica. È l’Oriente dei nostri sensi. Non a caso viene dall’India, dove è addirittura l’attributo sacro della bellissima Lakshmi, divina sposa di Vishnu, nonché signora dell’armonia e dell’equilibrio. Che cura personalmente le sue preziose foglioline, simbolo di attrazione cosmica. La stessa che comanda il ciclo della vita e della morte. In India come in Occidente. Non a caso anche in Europa i filtri d’amore venivano confezionati con la pianta reale. Questo significa letteralmente basilico, dal greco basileus, re. Da cui deriva anche il termine basilica. In molte fiabe è proprio un mazzetto profumato di ocinum basilicum sventolato sotto il naso del principe azzurro a farlo cadere tra le braccia della bella di turno. Oltre che una tradizionale arma di seduzione questa piantina è anche sigillo di alleanza femminile. In molti paesi del Mediterraneo, infatti, le donne si scambiavano vasetti il 24 giugno, festa di San Giovanni. E da quel momento diventavano “comari di basilico”. E nell’antica Grecia le infiorescenze odorose occupavano un posto di primo piano nell’immaginario erotico come in quello cosmetico. Così per propiziarne il turgore e la fragranza si recitavano inni e formule magiche. E qualche volta minacce e insulti metricamente cadenzati, oggi diremmo rappeggiati. Da questo deriva l’espressione cantare il basilico, nel senso di dare a qualcuno il fatto suo, senza diplomazia. Cioè cantarle chiare. Evidentemente l’incantesimo funziona ancora. Visto che è stato addirittura certificato da una ricerca Oxfam del 2012. Che dopo aver testato i gusti di diciassettemila persone in sedici Paesi ha proclamato gli spaghetti pomodoro e basilico il piatto più amato al mondo. Morale della favola. Ora come allora siamo tutti stregati dalla fogliolina verde. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - 80 g di foglie di basilico - 1 spicchio di aglio - 70 g di parmigiano - 30 g di pecorino - 150 g di olio extra vergine d’oliva - 2 spicchio d’aglio - 30 g di pinoli - sale q.b. Pesto alla genovese ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Il suo profumo è l’Oriente dei nostri sensi Da millenni è la pianta degli innamorati e delle divinità. Dei re come dei gourmet Mettere nel mortaio i pinoli e l’aglio sbucciato e iniziare a pestare. Pulire le foglie di basilico con un panno morbido e umido, ma senza lavarle. Aggiungere le foglie di basilico e un po’ di sale grosso, continuando a pestare fino ad ottenere un impasto omogeneo. Unire i pinoli e ricominciate a pestare per ridurre in crema. Aggiungere i formaggi un po’ alla volta e per ultimo l'olio extravergine d’oliva mescolando fino ad ottenere una salsa piuttosto densa e omogenea. Al momento di servire, diluire il pesto con qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta e spolverare con grana grattugiato. Kfiç ¬à_çõfi _çõŒ˙Œ_þ_ yŒ ð¬fi Í_èèŒðþfiÔ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š.41Ñ.°1Ñöæ3Ŭ½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ï"-&3ÍÍ0Áš.À-Ýï!Ì9 Ì0Ý9éòûšÄæ7-’6,ij:Á¦ö¦òÍ06ìÓ5"/Ó466ï’3 24Óéª4*³!Åï°Ýª:°.¦š˙&";Ñ°û) 2é’̰ųú8Äï(©17$$!Ѫ°½½Ãñʾ NŒ ¬_èyŒ ˙Œ¥_çfi ¥_¬ èð oðþ ˙èõð èfi _þyªfi Ífiç ðŒ ‡ ŒÞÍðçõ_þõfi yðÞfi Œfiþfi Íçð¥ðõõ𠌬 ¿ðçÞ_˙˙ŒðÔ þyªfi Ífiç þðŒ ¬ð ‡Ô 0 þà_õõŒŒõf yªfi çŒyªŒfi¥fi fiþõèŒ_èÞð¢ Í_èèŒðþfi fi èfiþèŒoŒ¬ŒõfÔ Nð¬ð yðèł èŒ ðõõŒfiþfi ¬_ ˙Œèõ_ yðÞoŒþ_Œðþfi ¥Œ Þ_þŒ fi yðçfi Œ¬ yŒ çŒè¬õ_õð èŒ ÍÄ ˙èõ_çfi Œþ ð˙þŒ oðyyðþfi ¥Œ ¿ðçÞ_˙˙Œð èŒfiçðÔ 6¬ þðèõçð 3ðçÞ_˙˙Œð NŒfiçðÔ NŒfiç_Ô @_õç_¬Þfiþõfi Ô¿ðçÞ_˙˙ŒðèŒfiçðÔyª IL CAFFÈ 27 aprile 2014 37 tra virgolette PRINCIPALI ROTTE VIA TERRA E MARE DEI MIGRANTI L’inchiesta 2.4% 9.5% Paesi Ue Area Schengen Sulle rotte dei nuovi Tunisia 15.5% 55.6% Turchia Afghanistan dal Bangladesh 0.25% Marocco Iran Libia Algeria Canarie (Spagna) B Mali Niger Eritrea La disperata fuga di migliaia di profughi che bussano in Svizzera Senegal LE INCHIESTE IN SVIZZERA Le vittime 1988-2013 19.142 Somalia LE CONDANNE IN SVIZZERA IL COSTO DELLA FUGA in franchi per tratta di esseri umani Cina-Regno Unito 12 50 2009 78 52 2010 2012 per promovimento della prostituzione 148 104 99 69 2009 2010 2011 7 5 45 2011 Pakistan Egitto 2012 2000 2 2 2001 2002 8 5 2004 2005 2006 18 17 18 11 13 9 12 11 15 2007 2008 2009 2001 2002 2003 2010 2011 26 17 15 13 2012 17 7 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 37’000 Vietnam-Europa 25’000 Afghanistan-Regno Unito 6 7 2000 9 2 2003 Fonte: Frontex schiavi Georgia 7.13% 9.5% Incidenza di migranti entrati sul totale del 2012 22’000 Cina-Italia 13’200 Iraq-Germania 6’200 - 12’400 Asia-Europa 2’500 - 8’800 Iraq-Regno Unito 9’200 Turchia-Italia 2’200 - 4’400 Nordafrica-Italia 1’300 - 2’600 Nord Italia-Svizzera 450 - 2’500 Africa subsahariana-Nordafrica 2’200 2012 Fonte: Ufficio federale di statistica, Statistica criminale di polizia Scp, Statistica delle condanne penali Sus Fonte: Global Black Market Information, Corpo guardie di confine MAURO SPIGNESI Kabir, trafficante pakistano: “Io non faccio altro che aiutare molte persone a realizzare i loro sogni” Reuters K abir, trafficante pakistano, ha racchiuso la sua filosofia in una frase: “Io aiuto le persone a realizzare i loro sogni”. E i sogni spesso, molto spesso, hanno un nome. Si chiamano Chiasso, Zurigo o Ginevra. Città o tappe di un viaggio per far ripartire la vita, lasciandosi alle spalle miseria, guerre, violenza. Dietro ogni profugo, ogni richiedente l’asilo, c’è uno di loro, uno come Kabir. “Si chiamano smuggler, contrabbandieri, e tirano i fili della tratta di uomini”, spiega Andrea Di Nicola, criminologo, che con il giornalista Giampaolo Musumeci ha scritto “Confessioni di un trafficante di uomini” (edizioni Chiarelettere), un lungo reportage, durato due anni e mezzo tra studi e interviste, che arriva alle radici di questo fenomeno criminale preceduto per utili prodotti soltanto dal mercato della droga. Secondo i dati dell’Onu e dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni, il fatturato annuale di questi boss nascosti nei loro covi nelle zone più calde del mondo varia da 3 a 10 miliardi di dollari. Una cifra enorme che cresce o diminuisce secondo il numero di guerre e di carestie. Ma che resta sproporzionata rispetto alle risorse messe in campo dai Paesi europei: Frontex, agenzia di controllo alle frontiere (dove è impegnata anche la Svizzera, con 38 guardie di confine), per contrastare gli sbarchi dei profughi investe appena 85 milioni di dollari. “Quello del traffico di esseri umani è un business in rapidissima espansione, una gigantesca agenzia di viaggi con un’ offerta capace di adattarsi a tutte le tasche”, aggiunge il criminologo. Nel suo saggio spiega che al profugo che non ha la somma fissata per un certo tragitto, si trova sempre una alternativa con un percorso magari più lungo e pericoloso, ma che gli permette comunque di partire dalle coste dell’Africa e raggiungere le spiagge europee per poi riprendere la fuga verso la destinazione finale: Italia del nord, Svizzera, Francia o Germania. “Abbiamo intervistato una dozzina di smugglerin, e attraverso le loro storie abbiamo ricostruito le migrazioni, la tragedia di migliaia di persone”, dice Di Nicola. Il più importante trafficante si chiama Muammer Kücük e controlla l’area del Mediterra- neo. Il suo “collega” El Douly ha il monopolio per l’Egitto. Alexander, invece, è un famoso boss siriano. Loncaric ha in mano le rotte balcaniche. Da loro sono passati molti ragazzi e tante famiglie che hanno bussato alla porta della Svizzera, facendo tappa a Chiasso, per chiedere asilo politico. Da loro parte una lunga catena di comando che dal sud porta al nord del mondo. Kücük, El Douly, Alexan- L’analisi Le donne costrette a prostituirsi sono la faccia oscura della tratta “L a tratta di esseri umani e la tratta legata allo sfruttamento della prostituzione sono due realtà nettamente differenti, non sovrapponibili, seppure con qualche punto in comune”. Monica Massari, sociologa e docente all’Università di Napoli, è un’attenta studiosa dei fenomeni criminali globali e ha pubblicato diversi studi sulla criminalità organizzata e i mercati illegali internazionali per conto dell’ Onu e dell’Ue. “Il migrante, quello che comunemente viene chiamato clandestino, chiude il suo rapporto con i trafficanti di uomini una volta giunto in Italia o in altri Paesi - sottolinea Massari -. La donna coinvolta nelle tratte di esseri umani no, perché è spesso ricattata o portata in un Paese straniero con la promessa di un lavoro e dunque il suo rapporto con il trafficandete non si conclude con l’arrivo”. Ed è quello che spesso accade anche in Svizzera. Come nel caso di Svitto, dove è in corso un processo per un caso simile, o come è affiorato in una recente inchiesta anche a LA SOCIOLOGA Monica Massari, studiosa di criminalità globalizzata Berna. “Va detto che le nuove leggi approvate in diversi Paesi hanno contribuito a mutare lo scenario - precisa la sociologa -. Gli sfruttatori di queste donne costrette a prostituirsi oggi usano meno la violenza, i loro atteggiamenti si sono ammorbiditi, garantiscono alle ragazze un guadagno. C’è una sorta di sfruttamento negoziato. Questo succede con le bande dell’Est, meno con le nigeriane o con le donne che arrivano dall’Africa”. C’è, poi, la prostituzione transitoria delle ragazze straniere che si prostituiscono per un determinato periodo e che rientrano nelle loro città d’origine. “Ma il fenomeno emergente - spiega- è quello della prostituzione cinese, che si sta estendendo ovunque. Queste ragazze inizialmente esercitavano soltanto all’interno della comunità asiatica. Oggi, invece, si trovano anche sulla strada delle più importanti città. Di loro si sa poco, perché questa realtà è poco studiata e, invece, andrebbe approfondita bene”. der e Loncaric hanno a disposizione piccoli eserciti. Gli ultimi in basso alla piramide sono i procacciatori d’affari. Poi ci sono gli autisti dei camion che portano i profughi sulle coste. Infine gli scafisti, i marinai e gli uomini che si occupano di trovare le stanze per accogliere chi deve partire e spesso è costretto a rimanere fermo anche settimane in attesa di un viaggio. Soltanto Kücük, dopo aver pagato i suoi “dipendenti”, guadagna per ogni carico di profughi 50mila dollari e ha una cifra d’affari annua di 6 milioni. Soldi, tanti soldi che ha reinvestito acquistando un’ industria di farmaci e 300 abitazioni sulle coste dell’Anatolia. Loncaric, invece, avrebbe comprato adirittura una compagnia aerea privata. Ma tra i boss c’è chi reinveste nel mercato della droga o in quello delle armi. Il business degli esseri umani marcia con un meccanismo ben collaudato. Ogni boss ha un certo numero di agenti: uomini che controllano decine e decine di villaggi, di campi profughi, che parlano dialetti locali e sono contattati da chi decide di voltare pagina, scappando da guerre e miseria. Alla prima trattativa si fissa un prezzo provvisorio, poi è l’agente che comunica al boss la “prenotazione”. Ed è lui che decide a chi affidarlo per il viaggio della speranza. La parola d’ordine è non perdere nessuno e accontentare tutti. “Questi boss, per certi versi persino apparentemente simpatici, si rappresentano - spiega Di Nicola - come autentici benefattori, a sentir loro svolgono opere umanitarie. Alexandr, trafficante siberiano, ci ha detto sarcasticamente che in fondo Mosè è stato il primo scafista della storia”. Invece, contando sulla connivenza di polizie e autorità locali, questa gente stipa famiglie con neonati sulle carrette del mare che si spingono al largo e sistematicamente si spezzano, naufragano assieme al tragico sogno di centinaia di persone. Tragedie che la tv ci fa vedere da anni. “Gli scafisti - conclude il criminologo - sono l’ultimo anello di una catena. Quello che abbiano capito di questi boss è che sono molto abili e intelligenti. Ci hanno spiegato che loro sfruttano solo i buchi, le falle nei sistemi di controllo per contrastare gli sbarchi”. [email protected] Q@maurospignesi Il criminologo: “ Siamo davanti ad un business globale gestito da boss che intascano milioni” BÈ#a õ½}»⁽ ⁽a <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNTQzswAAbiW_kg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKoQ6AMAxF0S_q8l7p1kElmSMIgscQNP©vGDjEzTVnWSInfM1t3dsWBM1kyCylRlVNMA©qeVILGKEdTCR1oLr_vACeR©B4jcCEOEYhxfq7LxXpPq8H8Hu4z3UAAAA=</wm> TÃôÈÃfia⁽a fi½ Øù⁽È Ã»² ÃÈù⁽õÈ aùùÈõ⁽½©»Ã⁽Ȥ ²» ÃÈ#» ùa²ù» Ù»õ ½Ãùa²a⁽aä IL CAFFÈ 27 aprile 2014 39 tra virgolette MARIAROSA MANCUSO schermi libri A ndarci? Non andarci? Aspettare la versione integrale in Dvd? “Nymphomaniac” – sui manifesti anche “Nymph()maniac”, per illustrare tipograficamente di cosa stiamo parlando – arriva nei cinema preceduto da un gran battage. Il tipo di pubblicità che non costa nulla, sapientemente costruito sulla minaccia di censura, sulla timidezza dei distributori, sullo sconforto del regista Lars von Trier che ha passato la mano al produttore: “Pensaci tu, io non riesco a ridurre il film entro una misura ragionevole”. E naturalmente sui due set: uno per gli attori di gran nome, da Charlotte Gainsbourg a Uma Thurman a Stellan Skarsgård, uno per le controfigure che giravano le scene a luci rosse. Ne è uscito un filmone di cinque ore e mezzo, ridotto nella versione soft a quattro ore, divise in due capitoli ulteriormente sforbiciati (il comune senso del pudore ha ancora connotati nazionali). Il primo volume, così sta scritto nei titoli, offriva qualche motivo di interesse. Charlotte Gainsbourg raccontava le sue peripezie erotiche, Stellan Skarsgård che l’aveva raccolta malconcia in un vicolo interveniva con le più varie divagazioni – trattati di pesca seicenteschi, i numeri di Fibonacci e la sezione aurea, la polifonia di Bach, gli incubi di Edgar Allan Poe. Shia LaBoeuf compariva in tuta da meccanico e capelli tirati indietro con la brillantina, Uma Thurman nella parte di una moglie tradita che porta i figli a vedere il letto dove si è consumato l’adulterio (“così sapranno cosa raccontare da grandi allo psicoanalista”). Il secondo volume delude, e Quattro ore di sesso sono un tormentone non bastano le frustate ricevute da Charlotte Gaisnbourg (che nella prima parte del film era sostituita dalla modella Stacy Martin, molto insulsa e poco somigliante) per tenere sveglio lo spettatore. Lars von Trier perde l’orientamento, non sa decidersi sul finale, infligge un riassuntino femminista dei fatti (lo sentivamo arrivare, nei tempi morti si fanno le ipotesi peggiori, e quasi sempre ci si azzecca), sfodera Messalina e la meretrice di Babilonia, cita il suo “Anticristo”, che non consiglieremmo a nessuno. Eppure abbiamo amato “Dancer in the Dark”, “Dogville”, “Idioti”, “Il grande capo” e la miniserie tv MARCO BAZZI “The Kingdom- Il regno”. IL FILM Sarebbe stato meglio prendeUna scena re le scene migliori di “Nymphodel film Nymphomaniac maniac” e ridurre la materia a un solo film di durata normale. Ma Nonostante il titolo, delude e annoia la Ninfomania di von Trier LO STRANIERO Albert Camus (Bompiani) evidentemente il regista era nello stato d’animo che un romanziere descriveva così: “So che il mio libro ha pagine bellissime e pagine scadenti. Il problema è che non riesco a distinguere le une dalle altre”. Si può uccidere con indifferenza M eursault è uno straniero non solo perché è un francese che vive ad Algeri. Ma soprattutto perché è “straniero al mondo”, indifferente a fatti e sentimenti. Perfino al suo processo e alla sua condanna. Lo straniero, di Albert Camus (Bompiani) potrebbe essere il titolo perfetto in un momento storico in cui la xenofobia abbonda. Ma il romanzo, un lungo monologo del protagonista, non parla di integrazione. Racconta di una morte, di un amore, di un delitto. Meursault è un modesto impiegato che vive in uno stato di indifferenza. Mette l’anziana madre in un ospizio, ma non va mai a trovarla: “Anche perché così perdevo tutta la domenica – a parte la fatica di prendere l’autobus, comprare i biglietti, e fare due ore di viaggio”. Indifferente anche verso l’amore. Quando Maria gli chiede di sposarla… “Ho risposto che non si cambia mai di vita, che del resto tutte le vite si equivalgono e che la mia, così com’era, non mi dispiaceva affatto”. Però al matrimonio sarebbe disposto. Dice a Maria che è certo di non amarla, ma “che se lei ci teneva potevamo sposarci”. L’indifferenza accompagna Meursault anche quando la madre muore e quando uccide un arabo sulla spiaggia, fatto che considera una semplice “disgrazia”. L’arabo aveva avuto un diverbio con un amico di Meursault che aveva picchiato sua sorella e voleva vendicarsi. Viene arrestato e interrogato. Il giudice istruttore, esasperato dall’indifferenza e dal suo cinismo, gli mostra un crocifisso e dice: “Non ho mai visto un’anima altrettanto incallita che la sua. I criminali che sono venuti dinanzi a me hanno sempre pianto di fronte a questo simbolo del dolore”. E Meursault, nel monologo, racconta: “Stavo per rispondere che era precisamente perché si trattava di criminali. Ma poi ho pensato che anch’io ero come loro. Questa era un’idea alla quale non potevo adattarmi. Poi il giudice si è alzato in piedi come per informarmi che l’interrogatorio era terminato. Mi ha chiesto soltanto, sempre con quell’aria un po’ strana, se mi dispiaceva quel che avevo fatto. Ho riflettuto un po’ e ho detto che piuttosto che dispiacere provavo una certa noia”. Osteria degli Amici A Russo (Val Onsernone) Ho un amico che gioca troppo... tutti i giovedì da aprile 2014 dopo il successo dello scorso anno, tornano le serate dedicate alle donne. Vinci un weekend VIP a St. Moritz! evento sponsorizzato da: Aperto: da Marzo a Ottobre Martedì-Domenica: 9.00/19.30 Tel. +41 91 780 43 43 È gradita la prenotazione Cucina nostrana Claudio Belloli - Menu tradizionale - Capretto nostrano contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano T. +41 91 973 7111 LEGGI COSÌ IL FUTURO su tutti gli smartphone e i tablet FiberSpeed me 30 aprile M E RC MER CATI ATI NO NO Scambio del libro usato Ore 14.30 – 16.00 Scambio del licro usato per bambini e ragazzi. e con il teatrino Fioriecolori Leggende e filastrocche con burattini, giochi, scenografie e musica. Un percorso itinerante nel quale i bambini di età diverse potranno inserirsi in ogni momento. A Lugano sa 3 maggio E EVE VE N NTO TO Piccola farmacia casalinga come usare e preparare le piante del bosco. Foglie misteriose? Pozioni e intrugli? Pomate e sciroppi... Cosa possiamo usare se siamo a spasso e ci sbucciamo un ginocchio? Quali i rimedi delle nostre nonne? Alla scuola nel bosco di Arcegno Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO gn ,B e l li n z ona 14 2014 te 20 ate tat sta est rsi es Cors ie e Co nie loni olo Co C h! ch! .ch ni.c bini ambi rbam perb nope cino tici tic su www..ti ne su ine nllin nl on o si ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p EVE E VE N NTO TO Walking Lugano Ritorna l’appuntamento per tutti gli appassionati della camminata. Cinque percorsi di distanze e difficoltà diverse (dai 5 ai 18.6 km) e animazione in Piazza Riforma/ Manzoni per una domenica all’insegna del divertimento e della salute. CON CON FER FE R E ENZ N ZA Nuovi media e educazione: buone pratiche e opportunità educative è giusto imporre regole per l'utilizzo del web? Perché si parla così tanto di pericoli del web? A queste e ad altre domande si cercherà di dare una risposta Scuole elementaridi Davesco. Stellin 15/1.5 Mbit/s 24. 90 mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese e a D Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese do 27 aprile ma 29 aprile IL CAFFÈ 27 aprile 2014 41 virgolette tra IL MONITORAGGIO L’ambiente Lo studio È più bello vivere in città quando sembra campagna Il progetto Global Forest Watch è l’osservatorio mondiale di Google per monitorare in tempo reale la deforestazione “BiodiverCity” rilancia l’importanza del verde pubblico Il Grande Fratello protegge le foreste C Gli strumenti utilizzati • Google Earth • Google Maps • Algoritmi sviluppati dall’Università del Marylan Terra della Come funziona Le immagini ad alta risoluzione sullo stato delle foreste vengono aggiornate annualmente Il Global Forest Watch osserva dall’alto deforestazioni e nuovi rischi per i boschi I dati sulle foreste tropicali sono aggiornati mensilmente Sono incorporati e disponibili gratuitamente dati su CAROLINA CENNI WORLD RESOURCES INSTITUTE L’istituto di ricerca globale opera in oltre 50 Paesi L’OCCHIO MONDIALE Iniziativa nata nel 1997 per creare una rete di monitoraggio globale delle foreste La Svizzera per il verde si può considerare fortunata, un milione e mezzo di ettari di copertura arborea. Secondo uno studio della Fao, la foresta svizzera è al 3 per cento primaria, non c’è nessuna indicazione chiaramente visibile di attività umana o di significativo disturbo ecologico, all’83 per cento rigenerata, naturalmente ripopolata di specie native con chiare indicazioni di attività umane, e al 14 per cento piantata attraverso la semina. “In Ticino e Svizzera abbiamo la fortuna di avere da tre anni una legge che è rispettata precisa Bächtold -. Rispetto alla situazione di tanti altri Paesi, noi abbiamo un problema inverso, ovvero il bosco che avanza. Il rimboscamento naturale di zone che, invece, potrebbero essere preziose dal punto di vista della biodiversità”. Basta pensare che il Ticino ha un’estensione di 300mila ettari, di cui la metà è bosco. “Cerchiamo di tenere a bada il bosco che avanza, ma la natura va più veloce – nota il portavoce del Wwf -. Dall’altra parte, però, è positivo che si creino boschi naturali lasciati a se stessi in modo da dar vita a dinamiche utili per la biodiversità, dato che le foreste possono autogestirsi senza l’intervento dell’uomo”. Ben diversa la situazione nel resto del mondo, come evidenzia il rapporto del Global Forest Watch pubblicato su “Science”: 230 milioni di ettari di foresta persi, per incendi, disboscamenti e cause naturali. L’equivalente di 50 campi da calcio al minuto ogni giorno dell'anno. Nello stesso periodo solo 80 milioni di ettari di nuova foresta guadagnati. Il bilancio finale? Impietoso. Una perdita netta di 150 milioni di ettari in dodici anni. [email protected] Q@SimplyPepeRosa Aree protette Attività estrattiva Disboscamento Licenze per la produzione di olio di palma I NUMERI ETTARI DI FORESTA PERSI dal 2000 al 2012 1/3 La superficie terrestre occupata da foresta 57.785 Regno Unito Allarmi incendio dalla Nasa 260.259 Francia 70.576 Italia Cataste di rami e cumuli di sassi per la biodiversità homemade 17.287.127 Canada 173.308 Giappone 12.586.251 Stati Uniti 3.874.263 Cina 800 mila 1,5 milioni I chilometri quadrati di perdita netta Q uando si tratta di progettare il proprio giardino ciò a cui si presta più attenzione è, ovviamente, l’estetica. Il senso dell’ordine e del bello prevalgono. Non tutti sanno, ad esempio, che nel legno degli alberi marci e dei rami secchi vivono insetti, uccelli, licheni, funghi e muschi. E che anche una semplice superficie ghiaiosa brulica di vita. Piccole e, ai nostri occhi, insignificanti aree 20.272.249 Russia milioni I chilometri quadrati di foresta che sono stati piantati tra il 2000 e il 2012 nanza di spazi verdi è un criterio decisivo persino per la scelta della propria abitazione. E sebbene quattro quinti degli intervistati abitino in zone già ricche di verde, il 41 per cento di essi è dell’idea che una maggiore presenza di verde vicino casa, aumenterebbe ancora di più la qualità della loro vita. Insomma, del verde non se ne ha mai abbastanza. “Le esigenze espresse dalla popolazione sugli spazi e gli ambienti verdi in città sembrano essere ottime premesse per una natura urbana diversificata e vitale, favorevole a molte specie di piante e animali - sottolinea il capoprogetto Moretti -. I risultati delle indagini hanno così permesso di rispondere alla domanda: come gestire la natura in città affinché sia la popolazione che gli animali e le piante possano trarne vantaggi? Lo studio ‘BiodiverCity’ ha mostrato che il numero di specie di piante e di animali in città è molto alto, simile quello nei boschi e in campagna, una diversità molto apprezzata dagli abitanti che vi trascorrono la maggior parte della loro vita”. Ecco, quindi, che la diversità biologica e l’opportunità di viverla sono ormai considerati valori sostanziali, sia in centro che in periferia. Piccoli habitat brulicanti di vita 230.491 Germania Il Brasile è il Paese che più ha ridotto la deforestazione: -50% tra il 2003-2004 e il 2010-2011 I chilometri quadrati di foresta persi fra il 2000 e il 2012 (dati di Google e dell’Università del Maryland) “A tutti piacerebbero spazi erbosi urbani liberi, ma più naturali non eccessivamente curati” Il consiglio -50 per cento 2,3 cesso e liberamente utilizzabile, partendo dal semplice fatto di poter camminare sull’erba dei giardini pubblici. È altresì importante che non ci sia alcuna barriera fisica o psicologica al verde cittadino. Quando si parla di buona accessibilità s’intende anche il bisogno di sentirsi sicuri camminando in un’area verde pubblica. In poche parole: un verde urbano differenziato e multiforme piace ai cittadini, purché il suo stato non ne limiti l’accessibilità o l’uso di eventuali infrastrutture. Come sottolineato dallo studio, la quantità, qualità e vicinanza della natura sono fondamentali caratteristiche del paesaggio, riconosciute e apprezzate dalla maggior parte della popolazione. Tuttavia, i criteri di verde urbano applicati con successo in altri Paesi non possono essere semplicemente ripresi tali e quali e riproposti nelle nostre città. Sarebbe troppo facile. Infatti, c’è una componente culturale, basata su norme sociali, che può determinare differenti scelte. A ciò si aggiunge un’ulteriore fattore individuale che nasce dalle preferenze e dalle esperienze personali. Il risultato, comunque, è che per il 96 per cento degli intervistati del progetto “BiodiverCity” l’accesso alla natura è considerato importante per la qualità della vita. E per il 70 per cento la vici- 22.743 Svizzera 642.125 India 28.411.122 Brasile Ogni minuto, nel mondo di ogni giorno degli scorsi 12 anni è stato raso al suolo l’equivalente di 50 campi da calcio RICREARE AMBIENTI IDEALI Con pochi semplici lavori è possibile creare nel giardino di casa i giusti habitat Le lucertole muraiole amano prendere il sole sulle pietre, dove trovano anche un nascondiglio 4.459.326 Australia fonte: Google Earth S i chiama Global Forest Watch ed è il migliore amico che foreste e boschi della Terra possano avere. Una sorta di Grande Fratello, completamente al loro servizio che monitora, in tempo reale, lo stato di salute dei polmoni verdi del pianeta. Unendo le tecnologie di Google Maps e Google Earth, nasce il sistema Global Forest Watch che, grazie ai numerosi satelliti in orbita, osserva dall'alto deforestazioni, incendi e altri possibili pericoli. Un occhio globale che permetterà persino di scovare le aree di deforestazione clandestina e, quindi, i responsabili. Perché del nostro verde dobbiamo avere cura. Soprattutto di quello pubblico, visto che per molte persone è il solo contatto green. Chi invece è più fortunato e ha un giardino può contribuire a fornire uno spazio vitale naturale a molti insetti e alla piccola fauna (vedi pagina accanto). Il database di globalforestwatch.org, ancora in fase beta, si alimenta con le immagini satellitari raccolte in più di quaranta anni di ricerca dall'United States Geological Survey e dalla Nasa con i satelliti Landsat. Ben mezzo miliardo d’immagini ad alta risoluzione. Il risultato è una mappa aggiornata con cadenza mensile con una risoluzione di 500 metri, focalizzata sulle foreste tropicali, e a cadenza annuale con una risoluzione di trenta metri per tutte le aree verdi del pianeta. “Un’ottima opportunità – rileva soddisfatto Rudy Bächtold, portavoce Wwf Svizzera -. È un ulteriore controllo, e forse pure più efficace, per prevenire il disboscamento selvaggio perché monitora più da vicino e in tempi brevi la situazione”. IN CENTRO Una delle immagini usate nel questionario “Quale verde urbano piace?” di BiodiverCity irca tre quarti della popolazione svizzera e quattro quinti di quella europea vive oggi in zone urbanizzate. Una tendenza che è in continuo aumento. Per la maggior parte della gente il contatto con il verde urbano è spesso l’unica occasione per avere un rapporto quotidiano con la natura. Ciò influisce in modo importante sia sulla percezione che sulla sensibilità individuale e collettiva verso il verde, così come sulla salute e la qualità di vita dei cittadini che vivono delle esperienze a contatto con la natura. È da questo presupposto che muove lo studio “BiodiverCity”- condotto a Lugano, Zurigo e Lucerna dall’Istituto per la neve, il bosco e il paesaggio (Wsl)- sull’importanza del verde urbano e sostenuto dal Fondo Nazionale Svizzero (Fns). I ricercatori hanno analizzato il numero di specie di uccelli, pipistrelli e insetti, confrontando le loro esigenze ecologiche con quelle dei cittadini per il verde urbano, in termini sia di distribuzione (quanto verde e dove), che di gestione (che tipo di verde, come e quanto curato). Lo studio ha così dimostrato che gli abitanti delle città preferiscono un verde urbano diverso da quello tradizionale dei parchi e dei giardini pubblici, dove dominano per lo più curati tappeti erbosi. “Visto che in città vive quasi l’80% della popolazione europea è importante capire quali sono le loro esigenze per il verde pubblico - spiega Marco Moretti, capoprogetto di “BiodiverCity” -. È emerso che le esigenze della popolazione non sono così diverse da quelle degli animali presi in considerazione nello studio. Alle prime piacerebbe vedere un verde urbano pubblico che non sia il solito classico prato all’inglese, bensì meno ‘addomesticato’. Curato quanto basta, insomma. Dove la prerogativa massima è l’accessibilità incondizionata e senza restrizioni. Aree dove si possa giocare a palla, rilassarsi sdraiandosi sul prato o fare un picnic”. I risultati parlano chiaro. Si preferisce un verde urbano diversificato con cespugli e alberi sparsi su tappeti erbosi dove l’erba non è tagliata ovunque alla stessa altezza. Dovrebbe essere, quindi, il più variato possibile e, in parte, anche lasciato allo stato naturale, ma pur sempre sotto controllo e multifunzionale. Attrezzato con stradine, panchine e parchi gioco, in centro, di facile ac- che offrono spettacoli naturali. Purtroppo in Svizzera sono seriamente minacciate di estinzione 195 specie di animali, 192 vegetali e 123 specie di funghi e licheni. Negli ultimi decenni è sparito il 90% degli habitat. La Confederazione si è impegnata a livello internazionale a fermare la perdita di biodiversità. Senza sforzi mirati sarà però difficile raggiungere questo obiettivo. Eppure, tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa. Ad esempio facendo in modo che il giardino di casa offra diversi habitat per mettere a suo agio il maggior numero possibile di specie animali e vegetali. Disponendo cataste di rami, cumuli di sassi e prediligendo piante indigene, si possoso creare delle condizioni più naturali anche in un giardino. Zo- ne che costituiscono un rifugio, un luogo di nidificazione, uno spazio riparato per la riproduzione e il letargo, che facilitano la ricerca di cibo e la diffusione in nuovi spazi vitali. Microcosmi che mancano spesso nelle aree edificate. In poco tempo con qualche lavoretto e dei materiali semplici, come il legno e la pietra, si può valorizzare il giardino in quest’ottica. Qualche suggerimento? Le lucertole muraiole, ad esempio, amano prendere il sole sui cumuli di pietre, dove trovano pure dei buoni nascondigli. Anche alcune farfalle, adorano i sassi che offrono loro calore. Inoltre sono luoghi adatti all’accoppiamento e zone tranquille per passare la notte e l’inverno. I ricci, invece, utilizzano le cataste di rami per il riposo diurno, il letargo e come nido per i loro piccoli. Le specie locali di ragni e di coleotteri apprezzano la ghiaia, il pietrisco e i detriti di roccia. Le cavità degli alberi offrono al picchio, al pettirosso e alla civetta condizioni ideali per i loro nidi. APRI LE PORTE DELLA PRIMAVERA. CON LA MINI COUNTRYMAN. Con cinque sedili, un comfort elevato, la trazione integrale ALL4 e un bagagliaio spazioso, la MINI Countryman ha tutte le carte in regola per farti godere appieno la primavera – e con il servizio gratuito MINI Tender Loving Care* il divertimento è assicurato. Sali a bordo e goditi la primavera come non hai mai fatto prima d’ora: con le allettanti offerte dal tuo partner MINI. MINI.ch * Fino a 100’000 km o per 10 anni; fa stato il criterio raggiunto per primo. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 43 tra virgolette La tecnologia Immobili e imprevisti si gestiscono sul tablet in versione Monopoli I giochi da tavolo si convertono al touch I dadi rotolano con precisione digitale, riesci a edificare in Parco della Vittoria, ma con un touch scopri la casella “imprevisti” e ti ritrovi virtualmente in prigione. È il caro vecchio Monopoli, ma in edizione terzo millennio da quando il vetusto gioco, nato nel 1935, ha la sua versione interattiva. E non è il solo, visto che buona parte dei giochi da tavolo più famosi, dal Backgammon a Risiko, si sono corvertiti al tablet sostituendo il classico “tavoliere”. Persino la svizzera Helvetiq ha digitalizzato Swiss Iq e permette di scaricare, tra l’altro gratuitamente, l’app per cimentarsi a “Le Villes” sul display dell’iPhone. “All’inizio tutti i produttori di giochi da tavolo hanno visto nei tablet una minaccia, invece si stanno dimostrando alleati preziosi per raggiungere nuovi gio- catori, soprattutto i nativi digitali - dice Hadi Barkat, fondatore di Helvetiq -. Abbiamo dovuto creare un piccolo staff, ma è facile prevedere grandi sviluppi. Stiamo elaborando, infatti, versioni di nostri giochi con cui misurarsi online con altri amici, ognuno col suo tablet ma impegnato nella stessa partita; il bello di ogni gioco da tavolo che si rispetti. Già adesso, comunque, sono in commercio dadi ‘intelligenti’, da lanciare come quelli veri sul display, regolati dall’accelerometro e connessi via bluetooth”. Infatti, scaricando l’applicazione di Monopoli “Zapped edition”, con l’i-Pad si possono gestire la contabilità dei soldi, le proprietà immobiliari e, sempre con un touch, “pescare” imprevisti e probabilità. Il mercato è solo all’inizio, ma ha già permesso alla Hasbro, “mamma” del Monopoli e secondo produttore al mondo dopo Mattel, di incassare nel primo anno di vita delle versioni digitali dei suoi giochi qualcosa come 390 milioni di franchi. Che i giochi da tavolo si stiano progressivamente convertendo al touch è confermato dal fatto che molte start-up stanno proponendo idee decisa- mente innovative. L’americana Ozobot, ad esempio, ha creato un robot in miniatura ricaricabile con usb, che appoggiato sul display del tablet riconosce linee, caselle, colori e si muove di conseguenza sul tavoliere elettronico. “Dice Plus”, invece, progettato in Polonia in open source (cioè aperto alla collaborazione e alle modifiche di altri programmatori) è un dado digitaliz- Les Villes Helvetiq Sei applicazioni, da Zurigo a Lucerna, per giocare sullo smartphone la versione online del best seller della svizzera Helvetiq Ozobot L’americana Ozobot che ha creato un micro-robot in grado di muoversi riconoscendo linee e colori sul display dell’i-Pad Le novità Monopoli Zapped La riedizione digitalizzata per tablet del più classico dei giochi Hasbro nato nella versione da tavolo nel lontanissimo 1935 Digital Risiko Anche il simulatore di guerre globali Risiko s’è convertito ai carri armati e alle strategie belliche da gestire con un touch zato in grado di adattarsi ad una serie di giochi da tablet già in commercio. Senza dire degli accessori, che nel mondo dell’hitech vanno di pari passo con l’innovazion: dalle custodie in grado di trasformarsi in un tavolo da gioco per più giocatori alle cover come Game Changer, che fanno iniziare giochi e partite diverse ma sullo stesso tablet, a seconda di come la copertina viene aperta. “È inutile cercare di anticipare tutte le varianti che l’abbinata giochi da tavolo e tablet permetterà - aggiunge Barkat -. Stiamo sperimentando, ad esempio, un gioco digitale interattivo che permette di misurare il Qi, il quoziente d’intelligenza, dei giocatori. Naturalmente divertendosi, ma dopo aver individuato chi ha il Qi più alto in Svizzera, punteremo al maggior punteggio nel mondo”. e.r.b. %& -(’( 6PB7 +0( )* "0 *"% ) % 0 0 " ) .1=<4@ 8>@ 1==DAABP9BKPA: KA?B7 K??B7 !@> 2L@>@ <L ><@ ,12=5I APBAC $1=1NO ,12J AG$ /<#< 9=7 3CC335 , %9C07 C:8 "E*75!:?0. ;=A #$G , ’-40?8: C*CC670 ;H.;> ;D1HF1HH ()# , &08:?6* ;A # 0@<*9/6+670 269: * A3 # , 9/?:6/ 3=D ,*$-+ .3BC/IH GDL 08/17 => +/9CH:5 ,/0G 9=7 3C?35, ,373C 0+-+* #’&%) +1B33:$H/B2 4;B $/8/JK ,/0G <L><@ 9=7 3C5>-5 ,+-+* +(+-)$ ;;7!;I3B 08/17 +/9CH:5 $/8/JK ,/0G <L><@ 9=7 3C5?3- .+-+1 $%0/)4 2*00% A4:=9% +/0/%0* !2=*9)/:(4@2= +/24 %008557C,7?C5-7 "42 (@1@0%’/0* (42 %0=9/ ’@42/;%==/A/=& )/ :(42=47 #404 5 6*BB4 6*9 (0/*2=*7 /24 %) *:%@9/1*2=4 :(49=*7 $&"#! ’(&)! )"&% "306(:,0/( #44,&83#6,9# 1(3 ,"#’ 0 6#%-(6 ,/ 68660 ,- .0/’0 *,$ # 1#36,3( ’# ! )27; #- .(4( 5 !/2HF/ 3 2/::6 /8 26C=8/K 5 "/::6 2;IHF6 /88A/1?H/ 5 -C; 6:2306F; 238 I;8H93 26 2/F6 MMMB<>I5E4<F3@L>IB3; " ’) $&)! ’&%$&! ! )$+$))! $& +,++! %! #%$%$( Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews QR-Code “Addio instancabile e prezioso amico degli esercenti e albergatori” A 82 anni è morto Gianfranco Perazzi già stimato presidente di GastroLagoMaggiore e Valli Quando ci lasciano personalità come Gianfranco Perazzi, ognuno di noi è più povero. La famiglia, innanzitutto, ma anche gli amici o chi semplicemente ha avuto la fortuna di conoscerlo. Conoscerlo e apprezzarlo per la sua signorile discrezione, ma anche per un instancabile impegno civile, politico e umano che ha profuso con generosità sino a che la malattia glielo ha permesso. Noi, della grande famiglia degli esercenti, continueremo a vederlo in quella Piazza Grande che tanto amava come tutto il suo Locarnese. Anche nel campo della ristorazione e albergheria, Gianfranco Perazzi non ha mai risparmiato energie, ricoprendo le cariche più alte come quelle di presidente di GastroLagoMaggiore e Film, Virtus, Parrocchia, Pro Cardada, Ente Turistico e per le iniziative del Locarnese, Associazione Notte Bianca, solo per citarne alcune, devono a lui molto della loro esistenza. A noi piace ricordarlo con la sua agendina sulla quale annotava con scrittura minutissima ogni appuntamento. E beviamo idealmente e con affetto, assieme a lui, l’ultimo caffè, quello ristretto, tanto ristretto da bagnargli appena le labbra. Grazie Gianfranco! GastroTicino e GastroLagoMaggiore e Valli porgono ai familiari le più sincere condoglianze. Valli e membro del Consiglio direttivo di GastroTicino. La sua profonda conoscenza del territorio e del mondo politico - nelle fila del Ppd fu consigliere comunale, municipale e quindi vicesindaco di Locarno dal 1984 al 1992 - ne hanno fatto per ristoratori e albergatori, un punto di riferimento ogni qualvolta ci fosse da risolvere un problema, da affrontare una situazione difficile o semplicemente da farsi dare il consiglio giusto. Ma Gianfranco fu anche presenza costante e colonna portante di moltissime altre società, enti e manifestazioni: Festival del Piccolo tempio GastroTicino inaugura la cucina per i corsi interaziendali dotata di apparecchiature all’avanguardia “Un vero e proprio fiore all’occhiello in Ticino nel settore della formazione gastronomica”. L’ha definita così, il segretario cantonale di GastroTicino, Gabriele Beltrami, la nuova cucina dei corsi interaziendali, inaugurata mercoledì in Via Gemmo a Lugano. Alla recente cerimonia hanno preso parte diverse autorità, tra le quali il sindaco di Lugano, Marco Borradori, il presidente di GastroTicino, Marco Huber, il presidente di Hotel & GastroFormazione, Federico Haas, docenti e ospiti. Il progetto si è concretizzato grazie al sostegno della Divisione per la formazione professionale e Hotel & GastroFormazione: “Oggi una bella e importante realtà che si pone come naturale complemento e completamento del Polo alimentare di Trevano”, ha spiegato Beltrami. “Questa nuova cucina sarà un luogo importante di crescita professionale e umana per i molti giovani che intendono abbracciare uno dei mestieri più belli”. Beltrami ha quindi ringraziato Giuseppe Tizzano che è stato per lunghi anni e fino al 2013, responsabile dei corsi interaziendali in GastroTicino; a lui è toc- una struttura all’avanguardia che li preparerà nel modo migliore al mondo del lavoro”. Il Ticino ha bisogno di giovani formati e da oggi con il Polo di Trevano e GastroTicino, possono seguire una formazione completa e di alto livello. Il sindaco di Lugano, Marco Borradori, ha invece posto più volte l’accento sull’importanza di avere una formazione di qualità, che possa poi animare il personale del settore, vero e proprio ambasciatore del territorio e fondamentale attrattore turistico. “Qualità e formazione sono determinanti in ogni settore. Il Ticino può offrire molto non solo dal punto paesaggistico, ma anche delle iniziative, purché si punti sempre all’eccellenza”. Ma per raggiungere questi traguardi si torna sempre al punto di partenza, con i concetti di qualità e competenza. Borradori ha quindi concluso il proprio saluto sottolineando che “la Città è felice di poter ospitare sul proprio territorio questa nuova moderna struttura, assicurando che Lugano sarà sempre un partner importante di GastroTicino in un rapporto di reciproca collaborazione”. a.p. della gastronomia cato il taglio del nastro, quale riconoscimento per quanto fatto per il settore. Auguri anche al suo successore, Matteo Cavadini e a tutto lo staff di insegnanti e ispettori. Un grazie anche alla responsabile della formazione professionale di GastroTicino, Valenti- Taglio del nastro con autorità, docenti e i vertici della Federazione. ETC Photo na de Sena, a tutte le ditte e agli artigiani, così come all’architetto Jean Pierre Antorini e alla sua collaboratrice Elena Silvestri. Federico Haas ha invece spiegato che i giovani sono il bene più prezioso per la società e “in questa cucina avranno a disposizione Il 3 e 4 maggio prima edizione a cura del DFE - Ticino a Tavola coinvolge alcuni ristoranti sino all’11 maggio “Caseifici Aperti” e rassegna per i ristoratori Si avvicina la data di esordio di “Caseifici Aperti”, l’atteso evento che coinvolgerà appassionati e curiosi sabato 3 e domenica 4 maggio, dalle ore 10.00 alle 17.00. Il Dipartimento delle finanze e dell’economia - tramite la Sezione dell’agricoltura - invita tutti ad aderire con entusiasmo e un pizzico di pionierismo alle giornate dei Caseifici Aperti, per conoscere la realtà casearia nel nostro Cantone, visitando i caseifici partecipanti specializzati nella produzione e trasformazione di prodotti a base di latte vaccino e caprino; ma an- ISCRIZIONI SEMPRE POSSIBILI I ristoranti possono iscriversi sino al 2 maggio.Tutte le informazioni sul sito ticinoatavola.ch. che per gustare e acquistare una serie di prodotti d’eccellenza appetitosi e genuini, a dimostrazione dell’eccezionale livello raggiunto dai nostri caseifici. Per l’occasione il Centro di Competenza Agroalimentare, tramite Ticino a Tavola, organizza la prima “Settimana dei formaggi ticinesi”; alcuni ristoranti proporranno ricette gustose a base di formaggi ticinesi. Iscrizioni possibili sino al 2 maggio, inviando un e-mail all’indirizzo [email protected] con nome del piatto e prezzo al pubblico. L’elenco dei ristoranti si potrà sco- PRESENTAZIONE E DESIGN DEL PIATTO (NUOVO) Obiettivi riconoscere l’importanza dell’aspetto visivo in cucina, conoscere e sapere applicare i principi per una decorazione del piatto raffinata e originale, conoscere e saper utilizzare i possibili ingredienti per stimolare la fantasia, essere in grado di poter riprodurre con la propria fantasia e le tecniche apprese decorazioni ad opera d’arte. Insegnanti José de la Iglesia e Andrea Muggiano, cuochi Date e orario 6 maggio 2014, 14.00-22.00 Costo Chf 180.00 soci / Chf 230.00 non soci prire sul sito ticinoatavola.ch, mentre l’elenco dei caseifici e il programma, anche su sapori-saperi.ch. Ciascuno degli 11 produttori saprà allietare i visitatori con una serie di eventi collaterali, come visite guidate ai processi di lavorazione e trasformazione del latte e degustazioni a tema, oltre alla presenza di alcune delle migliori aziende vitivinicole locali. È inoltre prevista la presenza di un accompagnamento musicale presso alcune delle aziende partecipanti. a.p. CONDUZIONE DEL PERSONALE Obiettivi acquisire metodi e strumenti operativi per agire al meglio nel settore della conduzione del personale, sviluppare le conoscenze nella comunicazione interna con il personale, analizzare le varie tipologie di leadership. Gli argomenti saranno trattati tramite un approccio didattico interattivo ricco di esercitazioni pratiche. Insegnante Patrizia Ronconi, specialista del personale, formatrice per adulti Date e orario 7 e 13 maggio 2014, 8.45-16.45 Costo Chf 420.00 soci / Chf 470.00 non soci Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QR-code e facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > corsi e degustazioni Equilibrium Intelligent Food > il Kurhaus Cademario festeggia un secolo di storia > corso per aumentare la clientela e utilizzare i media presenta: SCEF 045 WEB MARKETING LOCALIZZATO (NUOVO) Obiettivi imparare come ottimizzare la presenza online del proprio ristorante, essere in grado di posizionarsi con efficacia nei motori di ricerca, scoprire le formule vincenti di web marketing localizzato per fidelizzare la propria clientela e incrementare le prenotazioni. Insegnante Nigel Casey, New World Media (www.comunicazione-aziendale.ch) Data e orario 28 aprile 2014, 14.00-18.00 Costo Chf 110.00 soci / Chf 160.00 non soci GESTIONE STIPENDI Obiettivi saper gestire e calcolare gli stipendi mensili dei collaboratori rispettando le regole del vigente Ccnl. Insegnante Mario Regusci, gerente GastroSocial Ticino Date e orari 30 aprile, 7, 14 e 21 maggio 2014 (sera 17.3020.00) Costo Chf 250.00 soci / Chf 300.00 non soci FOOD & BEVERAGE (NUOVO) Obiettivi essere in grado di pianificare e organizzare eventi e banchetti, conoscere le nozioni di base per una corretta pianificazione finanziaria, acquisire alcune conoscenze e competenze relative alla gestione del personale, conoscere e saper applicare un sistema di controllo dell’intera gestione ristorativa (personale, sicurezza sul lavoro, costi, qualità, …). Insegnante Amilcare Battisti, maître d’hôtel dipl. fed. e formatore Date e orario 5, 12, 19, 26 maggio 2014, 8.30-12.00 Costo Chf 300.00 soci / Chf 350.00 non soci IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE: LE NUOVE LINEE GUIDA (NUOVO) Obiettivi conoscere le novità apportate dalle nuove linee guida buona prassi procedurale nell’industria alberghiera e della ristorazione (Bpiar) e saperle applicare per una corretta e ottimale gestione aziendale. Insegnanti Aleardo Zaccheo e Luca Bordoli, ingegneri alimentari Data e orario 5 maggio 2014, 13.30-17.30 Costo Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci BIRRA TICINESE (NUOVO) Obiettivi conoscere varie tipologie di birra, riconoscerne le proprietà, distinguerne la produzione e la provenienza, scoprire le diverse culture e le tecniche di degustazione, riconoscere i vari modi di spillatura ed i principali stili birrari, conoscere le normative di legge, acquisire i principali abbinamenti con il cibo. Insegnante Nicola Beltraminelli, birraio Birrificio Ticinese Data e orario 5 maggio 2014, 18.30-22.30 Costo Chf 60.00 soci / Chf 110.00 non soci IL CAFFÈ 27 aprile 2014 45 tra virgolette Lo sport L’economia grigia del calcio Così triangolazioni internazionali, fondi d’investimento e affaristi colonizzano il mondo del pallone MASSIMO SCHIRA C’ è un’autentica “economia grigia” che regge le redini del calcio internazionale. Una sorta di universo finanziario parallelo a quello dei club, capace di condizionare non solo il risultato sportivo dei vari campionati, ma anche di modificare a piacimento il valore dei singoli giocatori per trarne guadagno. Ed è una “piovra” che snoda i suoi tentacoli dal Sudamerica all’Europa. Dalle realtà più macroscopiche a quelle quasi invisibili, come ad esempio il Locarno (vedi articolo a lato). A far luce su questi meccanismi è Pippo Russo - sociologo dello sport e docente all’Università di Firenze – nel suo recente saggio “Gol di rapina – Il lato oscuro del calcio globale”. “L’interesse su questo tema parte dal famoso caso del passaggio dei calciatori argentini Tevez e Mascherano al West Ham – spiega Russo al Caffè -. Si è trattato del primo caso di giocatori ceduti in affitto e non venduti tra i club. Entrambi, infatti, erano di proprietà di un fondo d’investimento”. Immergendosi sempre più in questo nebuloso panorama, il ricercatore inizia a scoprire una fittissima ramificazione di contatti, società e affari. “Non immaginavo minimamente il livello di raffinatezza di questo meccanismo finanziario, che coinvolge interessi economici, ma anche politici – conferma Russo -. È una vera ragnatela sistemica e sistematica. Un pentolone di cui non si vede (e forse non si vedrà mai) il fondo, perché ogni giorno si scoprono due o tre nuove piste”. Il meccanismo prevede complesse triangolazioni, con al centro un fondo d’investimento che fa muovere diversi giocatori in vari club con l’obiettivo di generare guadagni. “Ai gestori di un fondo d’investimento interessa trarre dei benefici, quindi controllando più atleti in uno stesso campionato, ma ci sono anche allenatori e addirittura club ‘sotto controllo’, si può agire anche sul loro valore commerciale - afferma Russo -. Ad esempio, per far aumentare la quotazione di un attaccante, ci si può mettere d’accordo per fargli realizzare tre reti in una partita. Magari con l’aiuto del portiere avversario, che fa, guarda caso, parte della stessa scuderia. Non si in- Il libro Nel volume “Gol di Rapina” anche le vicende del club ticinese Dopo il caso Tevez-Mascherano nasce la ragnatela dei “Locarno” R L’autore Pippo Russo: “I primi casi di giocatori in affitto hanno scoperchiato un vero calderone” L’AVVIO Il passaggio di Tevez e Mascherano al West Ham, da qui inizia il libro, “Gol di rapina”, di Pippo Russo (Ed. Clichy) I casi L’inizio In Ticino VERSO IL WEST HAM IL CASO HIGUAIN Nel 2006 il club inglese del West Ham ingaggia i giocatori Tevez e Mascherano, provenienza dall’Argentina. In realtà i calciatori sono di proprietà di investitori privati internazionali. Anche il Ticino è coinvolto in queste triangolazioni, soprattutto quando emerge che il forte centravanti argentino Gonzalo Higuain sarebbe “transitato” sulle rive del Verbano, pur senza allenarsi o giocare. cide solo sul risultato sportivo, insomma”. Per gli amanti di quello che Russo definisce “l’ex gioco più bello del mondo”, un panorama certamente poco edificante. E che trova nuovi spunti di riflessione anche nell’attualità. “Il caso di Courtois, portiere dell’Atletico di Madrid, è addirittura icordate il clamoroso passaggio dell’attuale centravanti del Napoli e della nazionale argentina, Gonzalo Higuain, dal River Plate al Locarno? Non meno di due capitoli del libro “Gol di rapina” di Pippo Russo possono aiutare a rinfrescare la memoria sul ruolo della società ticinese nel panorama mondiale del calcio-business. “Si parte dal fatto che il Locarno è un club svizzero di scarso rilievo – scrive Russo -. Pochissimi campionati nella A elvetica, molta serie B che è la sua attuale categoria […]. Dunque un club non particolarmente appetibile per i calciatori stranieri d’élite […]. Eppure, nonostante questo doppio grado di perifericità, a partire dalla seconda metà degli anni Zero (dopo il 2005, ndr) il Locarno vede transitare dai propri ranghi alcuni dei migliori calciatori argentini. Possibile? Sì, se si tiene conto che quei calciatori non vestono la muta del club svizzero nemmeno per una seduta d’allenamento. Vengono acquistati e rivenduti nel giro di poche settimane, talvolta giorni. E se si guarda a quando dati l’esistenza di questo meccanismo, si capisce come mai in Argentina parlino di ‘nuovi Locarno’ per etichettare i club sudamericani che mostrino una passione per le triangolazioni”. Il passaggio di Higuain dalla società calcistica ticinese è definito dall’autore del libro come “paradigmatico”. Scrive ancora Russo: “Un club-paravento (il Locarno), che in cambio di sicurezza economica e continuità agonistica accetta di prestarsi agli interessi di un gruppo d’investitori. Nemmeno occulti, dato che il loro agire è esplicito. A finanziare il Locarno è la Haz Football Worldwide Ltd.1 di Hidalgo, Arribas e Zahavi, la società con sede legale a Gibilterra […]. E chi finanzierebbe Haz? Secondo Varsky (giornalista argentino, ndr) […] il denaro è quello degli oligarchi russi”. Un altro particolare significativo è poi dedicato a questo caso specifico. “Il passaggio in Europa di Gonzalo Higuain […], è stato indicato come un’icona delle triangolazioni. Il suo viene indicato come un caso da manuale. Il 50% del cartellino di Higuain rientra nello stock della transazione che porta il Locarno - cioè la Haz - ad acquistare per 13 milioni di dollari le percentuali dei cinque calciatori del River. Due mesi dopo il Locarno vende - si fa per dire, ovviamente Higuain al Real Madrid per 20 milioni di dollari. E poiché i diritti economici sul calciatore sono divisi al 50% fra River Plate e Haz, ne consegue che il club argentino dovrebbe realizzare dalla cessione 16 milioni di dollari complessivi: 6 dalla vendita della metà al Locarno, e altri 10 per la metà della transazione che porta il calciatore in Spagna. Invece il River ricava dalla cessione soltanto 13 milioni di dollari. Come mai? Il motivo deriva dagli accordi stipulati fra il club e il gruppo di Zahavi. Essi stabiliscono che all’atto della futura vendita del calciatore, i primi 6 milioni di dollari incassati - cioè la cifra impegnata dal fondo d’investimento per acquistare il 50% dei diritti sul calciatore - vanno interamente al Locarno anziché essere divisi in parti uguali col River, e che la suddivisione va fatta sull’ammontare rimanente della transazione. Dunque su 14 milioni di dollari: 7 vanno al River e 7 alla Haz via Locarno, che incassa anche i restanti 6 della transazione col Real per azzerare l’investimento originario. Un meccanismo perfetto che neutralizza i rischi degli investitori e si trasforma in una fonte di esorbitanti guadagni”. paradigmatico – nota il sociologo -. Essendo di proprietà del Chelsea, avversaria proprio degli spagnoli nelle semifinali di Champion’s League, Courtois avrebbe potuto essere costretto a non giocare gli scontri diretti per un accordo tra i due club che, peraltro, sono tra i più coinvolti nel ‘sistema’ economico parallelo. Non avesse giocato, la competizione sarebbe in qualche modo falsata, perché l’Atletico avrebbe avuto un danno. Scendendo invece in campo (grazie al nulla osta della Uefa), già si profilano per lui ritorsioni da parte degli inglesi, che sono il club proprietario del giocatore”. Il tutto è inserito in un sistema sempre più perfezionato, capillare e diffuso. Che vede affiancarsi ai grandi club anche realtà periferiche quasi invisibili sullo scacchiere internazionale. “Un sistema così ramificato non può appoggiarsi solo su grandi attori – sottolinea Russo -. Necessita di una sorta di vivaio in cui far muovere i giovani calciatori. Quindi si basa su club di nome non altisonante e anche di bassa categoria, che diventano meri punti di passaggio degli atleti, anche se solo sulla carta, come dimostra il caso del Locarno”. Il futuro non lascia certamente presagire cambiamenti strutturali. “La Fifa ha modificato i regolamenti, senza però raggiungere l’obiettivo di frenare il fenomeno – conclude Russo -. L’Uefa è fortemente contraria al sistema parallelo, ma ormai è isolata. In Sudamerica infatti i principali campionati (argentino, brasiliano e colombiano) sono letteralmente colonizzati dall’economia parallela. E anche l’Europa non è certo immune. Basti pensare al caso del Portogallo o al fatto che in Spagna si pensa di inserire il settore dei fondi d’investimento all’interno di una nuova ‘ley deportiva’, la legge sullo sport”. [email protected] Q@MassimoSchira Secondo l’esperto il sistema è così raffinato da aver bisogno anche di ramificazioni periferiche I tornei Le regole SOTTO CONTROLLO I CAMBIAMENTI FIFA Secondo gli esperti, campionati come quello brasiliano, argentino o colombiano sono ormai totalmente dipendenti da un’economia parallela a quella dei club e gestita da investitori privati. La Fifa prova a modificare i propri regolamenti per evitare che il fenomeno diventi troppo generalizzato, ma i cambiamenti risultano poco incisivi e anche la Uefa (che vorrebbe nuove regole) è isolata. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 46 tra virgolette l’incontro Chi è Figlio d’arte, musicista e direttore. Dal 2015 sostituirà Daniel Barenboim alla guida del Teatro alla Scala di Milano “Per me la musica non è un dogma” M GIORGIO VITALI Sul podio di Lipsia Chailly è attualmente general musik director dello storico Gewandhaus, l’orchestra che fu di Felix Mendelssohn eglio parlare di “incontri” al plurale con Riccardo Chailly, uno dei grandi direttori del nostro tempo, 61 anni appena compiuti, che il 7 maggio dirigerà per il Lugano Festival l’Orchestra filarmonica della Scala al Palcongressi. Sempre disponibile, Chailly è un artista che si può definire “figlio d’arte” a tutti gli effetti. Il papà Luciano è stato un noto compositore del ‘900, ed ha ricoperto anche la carica di direttore artistico della Scala. Il suo percorso artistico è iniziato prestissimo. Quattro sono le città della sua vita: Milano, dove è nato, dove ha diretto l’Orchestra Verdi e dove è stato ora chiamato a dirigere la Scala; Bologna al cui Teatro Comunale è rimasto legato a lungo; Amsterdam, grazie al sodalizio col Concertgebouw; Lipsia, dove è General Musik director dello storico Gewandhaus, l’orchestra che fu di Mendelssohn. In una delle conversazioni che abbiamo avuto ha ricordato le dimissioni di Benedetto XVI nel 2013 e la grande orchestra tedesca molto apprezzata dal pontefice: “Sa che Orchestra e Coro di Lipsia sono stati gli ultimi complessi tedeschi a rendergli omaggio in Vaticano? Abbiamo eseguito Lobgesang di Mendelssohn. Alla fine era felice, è stato cordialissimo con me e mia moglie. E poi ha parlato da grande musicologo, quale è”. A Chailly piace conversare: soprattutto col pubblico. Pochi lo sanno fare, ed è un peccato. Lui invece cattura l’attenzione quando, durante le prove, si volta verso la platea, svela con entusiasmo qualche chicca della partitura che sta dirigendo, e fa cenno all’orchestra di eseguire un passaggio. “La voglia di comunicare nasce dalla convinzione di doverlo fare. Non si impara! Ho cercato di fare sulla mia persona uno sforzo particolare per poter essere chiaro. La musica non è né un dogma, né un linguaggio codificato. Lo spiegare una composizione deve arrivare a tutti. Ma in fondo cos’è questa alchimia strana della musica? Il suono nasce dal nulla e crea un’emozione, in chi fa musica ed in chi l’ascolta. E questo conta molto di più delle parole”. Un’alchimia che per Chailly non ha connotazioni nazionali. Anche se, da italiano “emigrato” in Germania, sostiene che “la Germania è un modello culturale: perché lì c’ è l’orgoglio di identificarsi con le radici della tradizione”. Alla Germania appartengono anche autori e capolavori che hanno segnato la sua storia di musicista. Come la “Passione secondo Matteo” di Bach: “E il più grande capolavoro della storia della musica”, si infervora Chailly. “In Olanda assistevo alle esecuzioni nel periodo pre-pasquale con la formula del ‘cantare con’: lì anche il pubblico intona i corali che conosce benissimo. C’era anche un’abitudine bellissima: al mattino veniva eseguita in chiesa la prima metà della Passione, poi c’era un pranzo che coinvolgeva tutta la comunità e poi dopo il pranzo la Passione veniva completata”. L’uomo dell’orchestra Riccardo Chailly Ma torniamo alla sua esperienza di “ragazzo prodigio” del podio. “Era la stagione del bicentenario della Scala, il 1978 e Gianandrea Gavazzeni che doveva dirigere I masnadieri di Verdi si ammalò. Era un’opera rara e Claudio Abbado sapeva che l’avevo diretto e mi chiamò”. Da un momento all’altro Chailly passò da un concerto con I Pomeriggi Musicali, l’orchestra da camera del capoluogo meneghino da cui sono passati negli anni i più grandi talenti, alla Scala. “Però non rammento cosa stessi dirigendo ai Pomeriggi…”, aggiunge ridendo. Glielo ricordiamo: Renard di Stravinsky. “Le farò fare la mia memoria storica”, replica. Poi, a consolidare il rapporto con la sua città, fu il direttore generale Luigi Corbani, che lo chiamò nel 1999 a guidare l’Orchestra Verdi per portarla a livelli di eccellenza, dando vita ad un rapporto che ancora continua e che ha contribuito a rendere Chailly un vero amico del pubblico milanese. Ora per Chailly si apre il capitolo della direzione musicale della Scala. Un traguardo per tutti. “No, un punto di partenza per nuovi progetti”, ha ribattuto lui alla conferenza stampa di presentazione, dopo che il nuovo sovrintendente incaricato Alexander Pereira (l’uomo che ha portato ai più alti livelli il Teatro di Zurigo) disse che “era il sogno della vita di Riccardo”. E lui evoca i momenti in cui da bambino assisteva ai concerti negli anni in cui padre era direttore artistico del teatro: “Ricordo di aver ascoltato il mio primo Mahler e di aver subito chiesto la partitura. Mi sono innamorato della musica e della professione. Sa, la frequentazione di un autore sviluppa una grande affinità. E si scopre, irrazionalmente, di avere una vera identificazione. Con gli autori che amo è sempre un dare e prendere”. Succede anche con Verdi, un autore al quale Chailly è sempre stato legato. Ma non in modo scontato, non per luoghi comuni. Perché la sua passione è quella di scoprire ciò che è stato dimenticato e di evidenziare le relazioni che legano i compositori. Esemplare, al proposito, un suo intervento in una trasmissione televisiva con cui aveva dimostrato quanto Verdi avesse influenzato Mahler. “Verdi è un compositore che va sottopelle. Un genio globale ed il suo percorso artistico è segnato da una crescita costante: non esiste un Verdi minore. I così detti ‘anni di galera’ per me non esistono”. E i diversi generi musicali? Chailly non li vorrebbe divisi da steccati: col jazzista Stefano Bollani ha inciso Gershwin, ma soprattutto lo ha suonato in piazza davanti a decine di migliaia di spettatori deliranti, a Lipsia e poi nella piazza del Duomo della sua Milano. “Io di jazz non sapevo nulla. Ma ricordo la volta in cui, dirigendo un’orchestra americana in un brano di Gershwin, appunto, gli orchestrali mi chiesero ‘maestro, lo facciamo jazz o straight?’, jazz o normale, per intenderci. Ed in un attimo passarono da uno stile a me naturale al loro stile. Fu bellissimo”. Anche di Beethoven Chailly è interprete appassionato. L’incisione dell’integrale delle sinfonie ha stupito tutti, per i tempi veloci. Ha raccontato al riguardo: “Dopo la prima prova, gli orchestrali si sono raccolti in un silenzio tombale. Gli archi si massaggiavano le braccia doloranti e qualcuno è sbottato: però! Non li ho mai sentiti ostili, ma certo erano perplessi. Signori, ho detto, mi assumo tutte le responsabilità”. Qualche recensore tedesco ha parlato di esecuzione “a rompicollo”, ma lui difende quella sua scelta: “È filologica. Non ho fatto altro che utilizzare i tempi indicati da Beethoven. Alla sua epoca non sarebbe stato possibile. Ma oggi sì: e questi tempi hanno dato luogo a scoperte straordinarie nell’ambito di questa opera gigantesca in 36 movimenti che sono le 9 Sinfonie”. Kurt Masur, storica guida del Gewandhaus dal 1970 al ’96, presente in sala in occasione della prima, pare abbia apprezzato. Originale, non a tutti i costi, acuto, comunicatore. Ma sempre nel segno “della musica e del rispetto dell’Autore”. Ecco chi è Riccardo Chailly. IL CAFFÈ 27 aprile 2014 47 leopinioni Trentasette anni, di Losone, insegna astrofisica in uno degli atenei più prestigiosi al mondo, l’Imperial College di Londra. “Quando torno in Ticino – racconta Roberto Trotta – da una parte mi sento a casa, ma dall’altra mi sembra di essere straniero in patria. È la maledizione di tutti gli emigranti!” Ma tornerebbe in Ticino? “La mia è una professione di nicchia. In Svizzera potrei lavorare solo a Zurigo, Losanna o Ginevra”. E osservandola dall’esterno come vede la Confederazione? “Per certi aspetti la vedo con occhio benevolo, perché è il mio Paese, per altri in modo critico perché conoscendone le potenzialità, certe cose fatico a capirle”. Con questa intervista proseguono gli incontri con ticinesi che vivono all’estero e guardano al Paese da lontano senza i condizionamenti della nostra vita politica quotidiana. Roberto Trotta ha fatto gli FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO studi liceali in Ticino e la maturità a Locarno con il massimo dei voti in tutte le materie. Si è quindi orientato verso la fisica teorica mosso “dall’interesse e dalla curiosità di capire le origini e il funziona- mento dell’universo”. Dopo quattro anni al Politecnico di Zurigo, ha conseguito un dottorato a Ginevra studiando la radiazione cosmica emessa dal Big Bang (le origini dell’universo). Grazie ai risultati raggiunti ha vinto una prestigiosa borsa di ricerca post dottorato della Royal Astronomical Society, che ne assegna una all’anno e per la prima volta l’ha conferita a uno straniero. Per tre anni ha insegnato all’Universita’ di Oxford, ora da cinque anni è all’Imperial College di Londra come assistente professore. Con sua moglie, asconese, psicoterapeuta e una figlia di due anni abita nella capitale inglese. “All’inizio lo sbalzo culturale tra la Svizzera e la Gran Bretagna è stato duro, poi abbiamo finito per integrarci”. Osservandolo da lontano come vede il Ticino e la Svizzera? “Ci sono cose che apprezzo più di prima, altre che mi infastidiscono”. Iniziamo da quelle positive. “Ora mi rendo conto più di quando vivevo nel Locarnese di quanto sia bello il nostro territorio, cosa di cui i ticinesi spesso non hanno coscienza. E forse fa- RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI Pressione della società, solitudine dell’uomo Gli indios delle foreste e i cannibali europei Scoprendo l’America, mentre gli indigeni li stavano accogliendo come dèi discesi dal cielo, i “conquistadores” distinsero subito fra i luoghi, affascinanti, e soprattutto ricchi di oro, e gli uomini, belli fuori (erano scandalosamente nudi), e brutti dentro (parevano tutti figli del demonio). Pertanto i “civilizzatori”, facendo man bassa di tutto, si affrettarono a disfarsi dei “nativi”, eliminandoli senza pietà e mettendo in circolazione nel vecchio continente immagini scioccanti di quegli esseri inferiori intenti a rosicchiare i corpi, poveretti!, degli europei cotti allo spiedo. L’equazione “indiani” (tutti credevano, all’inizio, di essere arrivati nelle Indie, cioè nell’Asia più orientale) uguale “selvaggi” era fin troppo facile da istituire. Bisognava d’altronde legittimare una gerarchia che non poteva che mettere gli sfortunati abitanti del “Mondo Nuovo”, la maggior parte di loro era destinata a soccombere entro pochi decenni, trapassati con le spade o sterminati da virus esogeni, nella parte più bassa della scala umana. Quale altro posto poteva essere assegnato a chi, vivendo nella promiscuità la più scandalosa, idolatrava dei ridicoli feticci e soprattutto si nutriva della carne dei propri simili? In realtà oggi sappiamo che il cannibalismo era solo un rituale religioso. I “nativi” delle foreste si cibavano unicamente dei nemici uccisi in guerra. Ma occorreva fare di tutta l’erba un fascio: relegando gli “indios” nell’inferno degli animali più brutti e repellenti. Se ne accorge subito Michel de Montaigne che alla fine del Cinquecento spiega il cannibalismo come un’“estrema vendetta”. Anzi, lo scrittore francese aggiunge che i cannibali, quelli veri, non vivono imboscati nelle foreste equatoriali, ma stanno in Europa. È, il suo, il tempo drammatico delle guerre di religione. Cattolici e protestanti si scannano come bestie nel nome di un Dio che in realtà è lo stesso per tutti. Commenta Montaigne: “Penso che ci sia ben più barbarie quando si mangia un uomo vivo che quando lo si mangia morto”. A “mangiare” vivi i propri connazionali, sterminandoli senza pietà, o dandoli in pasto ai cani, erano proprio gli europei che, nel nome della religione, superavano di gran lunga i “selvaggi” americani in ogni genere di violenza. Questa storia invita a due riflessioni. Non scarichiamo sugli altri, attribuendo loro colpe che non hanno, le nostre frustrazioni. E giudichiamo i fatti con la ragione, non attraverso i pregiudizi. Altrimenti si rischia di diventare cannibali ben più spietati di quelli annidati, chissà poi se è vero, nelle foreste equatoriali. Caro Diario, fa riflettere la fine che si è dato il vicepreside del liceo sudcoreano “Danwoon” di Ansan, dopo l’ecatombe di studenti nel traghetto della morte in gita verso l’isola di Jeju. Questo naufragio, con cause ancora da accertare, ha fatto quasi 330 dispersi tra le 476 persone che portava a bordo. Gli studenti erano 325. Kang Min-gyu, 52 anni, non ha retto allo strazio della catastrofe. Lo hanno trovato appeso a un albero, su una collina dell’isola di Jindo, dove sono stati riuniti i passeggeri portati in salvo. LE CRONACHE hanno inserito il gesto nel diffuso ricorso a questa soluzione finale adottata da 40 persone al giorno nella Corea del Sud, un Paese di 51 milioni di abitanti. Da noi, in genere, le cause che portano a un suicidio sono una miscela di fragilità, stanchezza, disperazione, nichilismo, uno choc devastante. Per la Corea si parla di una pressione sociale altissima. L’incubo dell’elevata produttività moltiplica insicurezze, frustrazioni, nevrosi, solitudini avvolte nell’indifferenza. La morte è un pedaggio dell’insuccesso. NESSUNO avrà mai le cifre esatte, neanche approssimative, di coloro che si sentono orfani dei fini essenziali dell’esistenza nelle società industrializzate, costretti a subire ritmi impossibili, modelli eccessivi, esasperazioni e forzature. È saltato e salta sempre di più, alla catena di montaggio, il circuito di madre natura. La media di 40 “vittime sociali” al giorno è impressionante. In Corea si chiama in causa il peso della vergogna, “barriera” protettiva che noi abbiamo quasi del tutto rimosso. TORNANDO alla fine che si è dato il vicepreside, si può pensare che la disperazione – la maschera più vicina al nulla – sia la soglia confinante con l’impossibilità di resistere. Viviamo un po’ tutti lo spettacolo quotidiano di una vita ridotta a una solitaria avventura e affidata sempre di più alla nostra sola capacità di sopportare o arrenderci. Forse paghiamo il prezzo di aver svuotato di contenuti la vita, riducendola a qualcosa che somiglia troppo alla morte. SIAMO in un tempo in cui sono stati sfigurati molti valori e si è preteso (o ci si è illusi) di surrogarli con le “cose”. Abraham Heschel, che nelle pagine del suo “L’uomo non è solo”, si interrogava sul senso della vita, ci ha lasciato scritto che “l’essenza dell’essere umano è il valore in esso racchiuso”. La tragedia dell’uomo moderno sta nel fatto che abbiamo cessato di chiederci chi siamo, di interrogarci sulla nostra natura e sui gesti che compiamo e subiamo. Nella morte del vicepreside non riesco però a non vedere un brandello di richiamo alla dignità. Il gusto dell’uva rubata a un filare è ignoto ai ragazzi telecomandati DOMENICA IN FAMIGLIA MONICA PIFFARETTI ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura rebbero bene a rispettare e preservare maggiormente il paesaggio. Nel Cantone, poi, ci si sente parte di una comunità, grazie ai legami sociali che sono più stretti. Sensazione che è difficile provare vivendo a Londra. Diciamo insomma che la qualità di vita in Ticino è molto elevata”. E gli aspetti negativi? “Sono il rovescio di questa medaglia e cioè la tentazione di chiudersi in se stessi, che è forse naturale date le dimensioni del territorio. Inoltre la Svizzera, nonostante ottenga risultati di eccellenza in economia, come nel mondo accademico o nel turismo, sembra avere sempre più paura ad aprirsi al mondo e tende a chiudersi a riccio. Peccato. Perché il nostro Paese potrebbe dare e ricevere molto da un mondo sempre più globalizzato, mentre optando per la via dell’isolamento finirà probabilmente per incontrare non poche difficoltà”. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS zo. Sono così i ragazzini a sbrogliarsela da soli, previo squillo sul telefonino genitoriale per segnalare l’orario di arrivo. Come se tutto fosse a posto. In questo modo mamma e papà risolvono il (loro) problema della sicurezza. Lasciarli uscire a giocare con altri ragazzi in modo spontaneo senza inviti ufficiali quando hanno finito le lezioni? Impossibile. Fa paura. Se ne sentono così tante di cose brutte. E se vanno giù in strada a giocare, o restano sul piazzale della scuola e poi dopo non tornano puntuali? E se poi, quando i genitori rincasano, il bambino non c’è ancora? Panico e ineizione di adrenalina, oltre all’abituale stress della giornata? No, meglio che se ne restino dentro al sicu- Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore virgolette “La Svizzera del mondo globale potrebbe dare e ricevere di più” IL DIARIO Ragazzini teleguidati (ovvero muniti di telefonino fin dalla scuola elementare) che non possono più uscire di casa finché arrivano mamma o papà. Una realtà da grande città dove regna l’anonimato fin sul pianerottolo davanti al proprio appartamento? No, vi sbagliate: una realtà anche vicina. In crescita anche da noi sono i bambini che dopo la scuola raggiungono casa, a piedi, in bici o in bus e poi non possono fare altro che starsene in casa, fra quattro mura, o magari dentro la loro camera con giochini (elettronici) vari. Perché i genitori non ci sono, o non possono esserci. Lavoro e traffico permettendo arriveranno poco prima di cena, e in molti casi non ci sono neppure a pran- tra Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi ro. Così non capita loro niente e, in fondo, giochicchiare con questo o quel nuovo gioco è un intrattenimento che piace. Passa il tempo che neanche se ne accorgono! Un discorso iperprotettivo, dettato forse anche dalle migliori intenzioni in situazioni di organizzazione familiare difficile, che si ripete anche per tante altre esperienze di autonomia limitata, sempre più limitata che nel percorso di crescita dei ragazzini arriva quindi sempre più tardi. Ancora alle medie vengono spesso accompagnati e sorvegliati, perché non si mettano nei guai. Una tutela che prima o poi (ovviamente) finisce, ma finisce più tardi di una volta. In un recente articolo apparso Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] sul Tages-Anzeiger, dedicato a questo fenomeno, si diceva esplicitamente che nel giro di un paio di generazioni il raggio di azione/movimento dei ragazzi si è drasticamente ridotto: chi va a passeggiare nel bosco da solo, o se ne resta per ore fuori sul piazzale a divertirsi con altri coetanei? Tutto è molto più controllato, sicuro, ma anche problematico per lo sviluppo di un bambino sicuro di sè, capace di cavarsela bene e non frenato in ogni suo slancio verso nuove frontiere di indipendenza e di socializzazione. Davvero dobbiamo essere così? Davvero viviamo in una società dove finiremo per isolarli e teleguidarli, non tanto come genitori, ma come grandi fratelli RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 angosciati? Domande da porsi, oltre che in famiglia, anche sul piano dello sviluppo del tessuto urbano (traffico, spazi idoneei), perché l’altra faccia dei ‘ragazzi Indoor’, cioè che vivono molto chiusi dentro e in modo sedentario, sono nuovi problemi di salute che i normali sfoghi esterni aiutano naturalmente a prevenire. Cantava Francesco Guccini in una canzone dedicata a sua figlia di qualche anno fa, che oggi suona ancora più amara: ‘Tu che non avrai le mie risse terrose e non saprai qual è il gusto dell’uva rubata a un filare’. Vuoi mettere un pezzo di prato rispetto a un parcheggio? Gli è che il primo ha generalmente meno santi in paradiso. E se cambiassimo? STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) In “L’informazione” di Martin Amis, uno scrittore non proprio baciato dalla fortuna per ordine della moglie porta l’aspirapolvere a riparare. Essendo l’elettrodomestico privo di maniglie – vecchio modello, il romanzo è degli anni ‘90 – la faticosa impresa di caricarselo giù per le scale ricorda a Richard Tully le angosce di Beckett e di Kafka: “Qualcuno doveva aver costretto Samuel Beckett a portare un aspirapolvere ad aggiustare”. L’amico-nemico Gwen Barry, scrittore di best seller, ha sistemato in cantina un laboratorio di falegnameria. A furia di raccontare ai giornalisti che la scrittura è come una pialla, teme che qualcuno voglia verificare di persona. Per questo ha tra gli attrezzi una sedia stortignaccola, l’importante è provarci. Sul banco da falegname starebbe bene il manualetto del fai da te intitolato Quei fastidiosi lavori di casa spiegati dai grandi scrittori CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO “Sartre’s Sink”, vale a dire il lavandino di Sartre: i lavori di casa spiegati nello stile dei grandi scrittori. Lo firma Mark Crick, disegnatore e fotografo inglese che già ci aveva deliziati con “La zuppa di Kafka”, ricettario di cucina (fintamente) compilato da Jane Austen e da Raymond Chandler. Il divertimento sta nello scegliere per ognuno l’incombenza più adatta. A Jean-Paul Sartre – chi di nausea ferisce di nausea perisce – tocca naturalmente il lavandino intasato da sgorgare. Lui osserva l’acqua stagnante, e ne ricava pessime notizie sulla condizione umana. Ernest Hemingway insegna a posare la carta da parati, il raccontino comincia così: “Il vecchio aveva lavorato due giorni per strappare la vecchia tappezzeria. Al terzo giorno era molto stanco”. Eppure affronta virilmente il trabajo: “Muro, io ti rispetto, ma entro sera avrai una nuova carta da parati, che ti piaccia o no”. Da Dostoevskij impariamo, tra umiliazioni e offese, a rivestire il bagno di piastrelle. Gli attrezzi appena rubati non sono adatti: una mossa sbagliata e il sangue schizza dappertutto. Milan Kundera, tornato guardone come quando scriveva in ceco, insegna a sostituire il vetro di una finestra. Da Marguerite Duras impariamo a riparare un rubinetto che perde. Serve una buona chiave inglese e una nuova guarnizione. Non viene specificato il tempo necessario per eseguire il lavoro. Ne va infatti perso moltissimo nei preliminari, come i lettori della Duras sanno: l’uomo passa due volte davanti alla casa, prima di suonare il campanello. La donna, il rubinetto e l’uomo scambiano una serie di intensi sguardi, mentre il silenzio è rotto solo dal rumore delle gocce, prima che finalmente la riparazione abbia inizio. Solo un genio del male poteva accostare la fastidiosa goccia all’irritante prosa della francese, celebratissima in occasione del centenario della nascita. Peggio ancora sono i suoi film, ma per questi neanche Mark Crick è riuscito a trovare una corvé domestica altrettanto noiosa. 27 aprile 2014 Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch [email protected] Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 33 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni “Stannu parlannu da Svizzera” S i alzò, aggirò la cattedra e vi si mise davanti appoggiandosi. Come faceva sempre quando doveva ascoltare i temi dei ragazzi. Dei bambini. Quelli che aveva davanti erano di quinta, quinta elementare, e avevano gli occhi candidi dei bambini. Soprattutto Giuseppe. Era arrivato ad anno scolastico iniziato. Dalla Sicilia. Il papà lavorava nel cantiere dell’Alp Transit. Dopo tre anni aveva deciso di portare su la famiglia. Carte, domande, questionari... Ad ottenere il permesso di dimora e il ricongiungimento familiare, non si sa bene con quanta fatica, ma c’era riuscito. «Allora ragazzi», al maestro Carlo -così si faceva chiamare il Caverzasio, quello che sta all’appartamento 4 della casa di ringhiera piaceva assegnare temi da svolgere a casa. Riflessioni, come le chiamava lui. «Allora ragazzi, siete riusciti domenica a fare le vostre belle riflessioni? Il vostro Paese. Lo avete raccontato?». Il maestro Carlo aveva in classe venticinque bambini. Oltre la metà non erano di nazionalità svizzera. E la metà della metà di quelli di nazionalità svizzera avevano genitori non di nazionalità svizzera. Una babele, ma che al maestro Carlo piaceva. S’arricchiva lui e si arricchivano i bambini, diceva. Ne parlava spesso con il Lüis, il Vosti, il pensionato saggio della casa di ringhiera dove abitavano. Giuseppe arrivava da Linguaglossa, un paese alle falde dell’Etna. Non sapeva bene cosa fosse un vulcano, ma quando il maestro glielo chiedeva, lui rispondeva ridendo: “A montagna sputa focu. Fu così che al maestro Carlo venne in mente di chiedere ai bambini alcune riflessioni scritte sul loro Paese. Molti scrissero del comune dove abitavano. Del parco giochi, del cinema, del centro commerciale dove andavano con i genitori... Alcuni, azzeccandoci, parlavano dei loro Paesi di origine. Li conoscevano per esserci andati in vacanza, d’estate o a Natale. Altri perché, come il Giuseppe, ci avevano abitato sino a un anno o due prima. «Ecco Giuseppe, ora tocca a te. Di cosa hai parlato della tua Sicilia?». «Maestro io ho scritto della Svizzera». Per anni la mamma gli aveva parlato di quel lontano Paese dove il papà era andato a lavorare. I ladri dell’Italia nelle banche ci mettono i soldi. La polizia ci va. Ma loro dicono non so Ritornava in estate e a Natale. E ogni volta gli portava qualcosa. Giochi e cioccolata. E lui non capiva perché non gli portasse dei soldi visto che tutti, quando parlavano della Svizzera, dicevano che era un Paese ricco e per ricchi. Pulito. Ordinato. E tutte le volte che al telegiornale si parlava della Svizzera (c’erano sempre di mezzo ladri che scappavano dall’Italia e poliziotti che li rincorrevano), la mamma e il nonno ordinavano: «Silenziu, ca stannu parlannu da Svizzera! Miii, talìa spitali puliti ca hannu. Miii, talìa quantu sordi ca ’sti grannissimi cornuti di politici arrubbaru all’Italia e ammucciaru a Svizzera! Miii, talìa quantu banchi ca ci sunno a Lugano. Lo vedi Pinuccio?! Il papà lì sta lavorando. Ecco, ec- co... la piazza di Lugano, il lago, le banche. Pinuccio, talìa quanti fiori ci sono nei balconi delle banche, talìa cuomu sunnu puliti di fora ’sti banchi...». «Va bene Giuseppe, leggi pure il tuo tema sulla Svizzera. Oggi è la Svizzera il tuo Paese». Giuseppe esitava. Mentre gli altri bambini avevano iniziato a ridere. Lui sapeva il perché. Il suo italiano era ancora... troppo siciliano. L’accento si sentiva, eccome. E lui, non capiva bene il perché, ma non gli andava che i suoi compagni ridessero quando lui parlava. Fu così che il maestro Carlo capì. Prese il tema di Giuseppe e lo lesse lui. Ad alta voce. Evitando ovviamente gli errori di grammatica. Che non erano certo solo del Giuseppe. In cima al foglio stava scritto il nome. Giuseppe Cancemi. «La Svizzera è una nazione che ’afacia sulla Italia, l’Austria e Germania. Con tante montagnie, ma non ha il mare, soprattutto Lugano che ha il lago e le banche. «Mio papà Salvatore lavora nei lavori del treno veloce. «Dice mio nonno che la Svizzera vende sigarette e cioccolato. Coi soldi apre le banche, che mettono i fiori nei balconi ma dentro non sono sempre buone. I delinquenti dell’Italia ci mettono i soldi. La polizia ci va. E loro dicono non lo so, non te lo dico. Ma le cose le sanno, dice mio nonno. «La Svizzera, se a Catania hai una malattia grave te la tieni e muori, ma se vai nelle cliniche della Svizzera vivi. Se hai i soldi. Se no muori. Mio papà non so se ora ce li ha i soldi. Ho a solo la fatica».
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