INVESTMENT MANAGEMENT GLOBAL MULTI-ASSET GROUP | DICEMBRE 2014 Prospettive di mercato Globale L’Unione europea è dunque «invecchiata e compressa» e «un disastro visto al rallentatore»? In un passaggio molto citato del discorso al Parlamento europeo dello scorso 25 novembre, Papa Francesco ha indicato che «sembra però affiancarsi l’immagine di un’Europa un po’ invecchiata e compressa».1 Gli investitori, notoriamente materialisti, potrebbero trovarsi d’accordo con il Pontefice sul fatto che gli europei si siano allontanati dalla visione dei Padri fondatori dell’Unione europea nata «per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente». Le tendenze opposte sono emerse in tutta la loro evidenza con l’affermarsi di partiti politici intenti a creare divisioni tra i paesi europei ed erigere barricate sulla strada della concordia. Si tratta dei partiti che vogliono contrastare l’immigrazione, far uscire gli stati-nazione ai quali appartengono dall’Unione europea o addirittura rompere stati-nazione ben consolidati. AUTORE ANDREW HARMSTONE Managing Director Portfolio Manager Global Balanced Risk Controlled (GBaR) Strategy Morgan Stanley Investment Management Alcuni potrebbero sostenere cinicamente che è difficile costruire ponti per andare incontro agli altri e creare uno spirito di comunione in tempi economici sfavorevoli. Sicuramente il quadro economico europeo dei tempi recenti è stato abbastanza povero da stimolare piuttosto istinti egoistici tra gli individui. In un recente editoriale nel New York Times, Paul Krugman, Premio Nobel per l’economia, evidenzia come la disoccupazione nell’Eurozona «sia ferma a valori doppi rispetto agli USA» e «la deflazione tout court sia una minaccia incombente».2 In sintonia con il Santo Padre, Krugman sembra lasciar intendere che i problemi dell’Europa hanno una dimensione «morale» e che «i cattivi comportamenti ne sono la causa ». Queste vedute indicano che gli attuali problemi dell’Europa necessitano di cambiamenti radicali in termini di prospettiva e politica. Il messaggio del Papa ha sottolineato l’importanza di rimettere in primo piano la «centralità della persona umana» e non trattare gli esseri umani come «semplici ingranaggi di un meccanismo». L’analisi di Krugman fa pensare che la situazione odierna sia il risultato di decisioni politiche mediocri che occorre cambiare. Mentre entrambi i punti di vista meritano ulteriori approfondimenti, è possibile che le dinamiche di mercato siano già al lavoro e possano determinare se l’attuale malessere dell’Europa guarirà o peggiorerà. 1 2 25 nov 2014, «discorso del Santo Padre Francesco al Parlamento Europeo, per intero»: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/november/documents/papafrancesco_20141125_strasburgo-parlamento-europeo.html Paul Krugman, New York Times, The Opinion Pages, «Being Bad Europeans», 30 nov 2014: http://www.nytimes.com/2014/12/01/opinion/paul-krugman-being-bad-europeans.html A D U S O E S C LU S I VO D EG L I I N V E S T I TO R I P RO F E SS I O N A L I E D E L L E CO N T RO PA R T I Q UA L I F I C AT E PROSPET TIVE DI MERCATO Innanzitutto, la bilancia dei pagamenti dell’Eurozona è considerevolmente migliorata, da inizio anno. Il tasso di cambio EUR/USD è arretrato di oltre l’8%, passando da €1:US$1,35 a €1:US$1,24 circa. Nell’ultimo decennio registriamo soltanto tre periodi (alquanto brevi) nei quali la valuta è stata più debole: verso la fine del 2005, agli inizi del 2010 e del 2012. Verosimilmente il calo dell’euro stimolerà le esportazioni e potrebbe far risollevare il PIL dell’Eurozona. negative. Per l’Europa, l’impatto negativo è forse ulteriormente esasperato dall’outlook di recessione per la Russia, importante partner commerciale. È tuttavia possibile che, a conti fatti, le forze «buone» generate dal miglioramento della bilancia dei pagamenti e dal calo dei prezzi energetici «abbiano la meglio» e che la principale «sorpresa» per gli investitori nel 2015 si manifesti in una maggiore crescita in Europa e nell’Eurozona. Per di più, l’Europa è una grande consumatrice di energia. Secondo Eurostat le importazioni energetiche nette degli Stati membri dell’UE nel 2012 hanno totalizzato 922,8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (mtep), ossia 1,83 tep pro capite. All’interno dell’Eurozona le importazioni energetiche nette sono risultate addirittura superiori, per un totale di 744.1 mtep, pari a 2,24 tep pro capite. È probabile che la recente marcata flessione del prezzo del greggio alimenti la crescita economica in Europa, abbassando i costi energetici. Stati Uniti All’inizio di settembre il prezzo del Brent (ossia il principale benchmark per l’Europa) si aggirava attorno a 105 dollari al barile. Tre mesi dopo l’indicatore è sceso a circa 70 dollari al barile: una contrazione di quasi un terzo. Mentre ai benefici generalizzati derivanti da questo brusco calo dei prezzi del petrolio fa da contraltare l’arretramento dell’euro, la flessione netta (dopo aver scontato la svalutazione monetaria) del 25% circa potrebbe rivelarsi significativa. Le forze di mercato, grazie al deciso miglioramento della bilancia dei pagamenti per via di euro ed energia più convenienti, dovrebbero supportare il PIL europeo e dell’Eurozona in modo incisivo. Questa positività di vedute è rafforzata dall’elevata probabilità che la Banca centrale europea conservi una politica monetaria estremamente accomodante, adottando persino la propria versione di allentamento quantitativo ove possibile. Purtroppo sono in atto anche forze di mercato negative, il «lato oscuro» di ciò che non è altro che una «caduta libera» nei prezzi del greggio. Tra queste forze troviamo importanti disordini nel settore globale dell’energia che potrebbero portare a cali sostanziali negli investimenti legati all’energia e a un numero considerevole di licenziamenti, tutti elementi che tendono a deprimere la crescita globale. Ma, soprattutto per l’Europa, l’effetto del calo nei prezzi del petrolio unito alle sanzioni economiche legate alla situazione ucraina rischiano di provocare una pesante recessione in Russia. Poiché la Russia è sempre stata un importante partner commerciale dell’Europa, un brusco calo negli scambi e nei viaggi dalla Russia e da parte dei russi potrebbe fondamentalmente annullare le forze di mercato positive, se non altro a breve termine. In sintesi, sebbene molti dati e commentatori influenti avvalorino la tesi della necessità di un cambiamento radicale di prospettiva e politica per risolvere gli attuali problemi europei, le forze di mercato potrebbero avere già iniziato a determinare il futuro della crescita in Europa. Dietro il «lato oscuro» di una caduta libera dei prezzi del greggio che sta provocando importanti disordini in un settore economico rilevante, quello dell’energia, si celano forze particolarmente 2 ECONOMIA In occasione dell’incontro di fine ottobre, il Federal Open Market Committee ha posto fine agli acquisti di titoli garantiti da ipoteche di enti pubblici e di titoli di stato a lunga scadenza. Il Comitato ha rilevato che «dal lancio dell’attuale programma di acquisto di attivi le prospettive del mercato del lavoro sono notevolmente migliorate» e continua ad aspettarsi che il tasso sui Fed Fund sia mantenuto all’attuale basso livello di 0,00-0,25% «per un periodo prolungato». Tuttavia, se il vigore dell’economia dovesse renderlo necessario, potrebbe essere rialzato prima di quanto attualmente previsto. Questa asserzione è stata condivisa dai due presidenti della Federal Reserve Bank che in passato si erano opposti all’affermazione che il tasso sui Fed Fund sarebbe rimasto invariato per un periodo prolungato. L’unico voto contrario è stato quello di Narayana Kocherlakota, presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis, che si è pronunciato a favore di un prolungamento del programma di acquisto di attivi, unitamente all’impegno di mantenere i tassi d’interesse invariati almeno finché le aspettative d’inflazione a 1-2 anni non fossero tornate al 2%. Dai verbali dell’incontro è risultato evidente come alcuni esponenti delle autorità temessero che l’inflazione negli Stati Uniti potessero restare al di sotto della soglia del 2% «per un periodo prolungato». A fine novembre il Bureau of Economic Analysis (BEA) ha riferito una crescita annua dell’economia statunitense del 3,9% nel terzo trimestre 2014, secondo la stima rivista, dopo il +4,6% dei tre mesi precedenti. Quasi tutte le componenti del PIL hanno fornito un contributo positivo alla crescita, ad eccezione degli investimenti nelle scorte private. A inizio dicembre l’Institute for Supply Management (ISM) ha pubblicato l’indice dei direttori d’acquisto (PMI) per il settore manifatturiero statunitense, sceso dal 59,0% di ottobre al 58,7% di novembre, segnalando un lieve rallentamento della crescita (sostenuta). Il Census Bureau ha reso noto che a ottobre le vendite al dettaglio hanno totalizzato 444,5 miliardi di dollari su base destagionalizzata, in aumento dello 0,3% rispetto a settembre e del 4,5% rispetto allo stesso mese del 2013. Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics (BLS), a ottobre l’occupazione non agricola è salita di 214.000 unità e il tasso di disoccupazione è sceso al 5,8%. «L’offerta di lavoro è aumentata nei servizi alimentari e nei luoghi di vendita delle bevande, nel commercio al dettaglio e nella sanità.» Il BLS ha inoltre dichiarato in separata sede che l’inflazione sugli ultimi dodici mesi a ottobre misurata sull’indice dei prezzi al consumo (IPC) è stata dell’1,7% (dato non destagionalizzato). DICEMBRE 2014 AZIONI A novembre gli investitori hanno nuovamente mostrato ottimismo circa le prospettive di crescita economica e degli utili societari negli Stati Uniti. L’indice MSCI USA ha guadagnato il 2,42%. Gli ultimi dati continuano a puntare su una vasta espansione delle attività. OBBLIGAZIONI I titoli di Stato dei mercati sviluppati hanno messo a segno performance positive anche a novembre, con gli investitori concentrati sulle pressioni inflazionistiche estremamente ridotte. I rendimenti dei Treasury di riferimento a 10 e 30 anni sono scesi di circa 17 punti base. Sui mercati creditizi (obbligazioni non governative), le performance dei titoli di qualità investment grade sono risultate generalmente in linea con quelle dei titoli di Stato. Tuttavia, le obbligazioni high yield hanno segnato il passo per via dell’allargamento degli spread, in alcuni casi superiore a 30 punti base. Europa ECONOMIA All’inizio di novembre la Banca centrale europea (BCE) ha confermato di aver iniziato i propri acquisti di covered bond, secondo il programma di allentamento quantitativo già annunciato. Prossimamente la BCE darà inizio agli acquisti di titoli garantiti da collaterale (ABS), che si protrarranno per almeno due anni. Uno sviluppo significativo a fine novembre è stato l’annuncio, da parte del Presidente della Commissione europea (CE) Jean-Claude Juncker, dell’iniziativa del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), che punta a promuovere gli investimenti del settore privato nell’Unione europea per un totale di 315 miliardi di euro nei prossimi tre anni. A novembre gli indicatori economici nell’Eurozona sono rimasti contrastanti. L’indice PMI elaborato da Markit per il settore manifatturiero è sceso da quota 50,6 di ottobre a 50,1 nel mese di novembre. La crescita in Spagna, Irlanda e Paesi Bassi è stata neutralizzata dalle contrazioni registrate in Germania, Francia e Italia. Eurostat ha riferito che la produzione industriale è salita dello 0,6% a settembre nell’Eurozona (e in tutta l’Unione europea) ed è risultata anche dello 0,6% superiore rispetto allo stesso mese del 2013. Secondo una prima stima pubblicata a fine mese da Eurostat, su base annua l’inflazione della regione dovrebbe essere scesa allo 0,3% a novembre dallo 0,4% di ottobre. Alla riunione di inizio novembre la Bank of England (BoE) ha lasciato invariato il tasso di riferimento allo 0,50% e l’entità del programma di acquisto di attivi a 375 miliardi di sterline. Ancora una volta la decisione circa il tasso di riferimento non è stata unanime e due membri del Comitato di politica monetaria, Ian McCafferty e Martin Weale, hanno votato a favore di un rialzo di 25 pb per impedire l’insorgere di pressioni sul mercato del lavoro. Questi membri hanno sottolineato che «la politica monetaria del Regno Unito rimarrebbe ampiamente espansiva anche dopo un incremento di 25 pb del tasso di riferimento e che un rialzo anticipato sosterrebbe la tesi del Comitato secondo cui i futuri rialzi del tasso di riferimento dovrebbero sempre avvenire in modo graduale». Nel complesso nel Regno Unito il quadro economico e le condizioni operative delle imprese restano positivi. All’inizio di novembre Markit e CIPS hanno dichiarato che i rispettivi indici PMI del settore manifatturiero sono saliti dai 53,3 punti di ottobre ai 53,5 di novembre, il livello più alto degli ultimi quattro mesi, registrando «un’ulteriore solida espansione della produttività, nuovi ordinativi e occupazione». L’Office for National Statistics (ONS) ha annunciato che da settembre 2013 a settembre 2014 il proprio indice della produzione è salito dell’1,5%. Secondo l’ONS le vendite al dettaglio di ottobre sono salite del 4,3% rispetto allo stesso mese del 2013. Il dato registra ormai una crescita su base annua da 19 mesi consecutivi. A fine novembre l’ONS ha diffuso la stima rivista del PIL del terzo trimestre 2014, secondo cui l’economia britannica ha messo a segno un’espansione dello 0,7%, dopo lo 0,9% dei tre mesi precedenti. La crescita del PIL su base annua è quindi pari al 3,0%. L’indagine sul mercato del lavoro diffusa dall’ONS a metà novembre ha evidenziato un’ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione, sceso al 6,0% nel terzo trimestre 2014. L’ONS ha osservato separatamente che l’inflazione annua dei prezzi al consumo è salita dall’1,2% di settembre all’1,3% di ottobre. AZIONI A novembre l’indice MSCI Europe è progredito del 2,49% in dollari USA, ma i guadagni sarebbero stati più consistenti se non fosse stato per la debolezza dell’euro. Gli investitori hanno visto molte economie europee trarre beneficio dal ribasso delle quotazioni petrolifere, in una fase in cui l’euro è già a livelli bassi (ovvero tali da favorire gli esportatori) per il contesto storico. OBBLIGAZIONI I rendimenti dei Bund tedeschi per le scadenze da 10 a 30 anni sono scesi di 15 punti base circa. Tranne in Grecia, i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine sono risultati inferiori anche in altri paesi dell’Eurozona. I rendimenti dei Gilt decennali e trentennali sono scesi di 27 e 32 punti base. Come è avvenuto negli Stati Uniti, le obbligazioni high yield hanno sottoperformato. Nel Regno Unito i rendimenti sui Gilt sono diminuiti di 18-25 punti base per la maggior parte delle scadenze. 3 PROSPET TIVE DI MERCATO Giappone Asia-Pacifico escluso Giappone ECONOMIA ECONOMIA Dopo aver ampliato il programma di acquisto di attivi in ottobre, a novembre la Bank of Japan (BoJ) ha lasciato invariata la propria politica e acquisterà titoli di Stato nazionali (JGB) aumentando le consistenze a un ritmo annuale di circa 80.000 miliardi di yen. La scadenza media residua dei titoli acquistati sarà di 7-10 anni. La BoJ acquisterà anche exchange-traded fund (ETF) e fondi immobiliari giapponesi (J-REIT) aumentando rispettivamente le consistenze a un ritmo annuale di 3000 miliardi di yen e 90.000 miliardi di yen circa. Saranno conservate le posizioni in carta commerciale e obbligazioni societarie per circa 2200 e 3200 miliardi di yen rispettivamente. A metà novembre il primo ministro Shinzo Abe ha dichiarato che avrebbe indetto elezioni anticipate, annunciando altresì di voler posticipare di 18 mesi il prossimo aumento dell’imposta sulle vendite (dall’8% al 10%), messo in cantiere per ottobre 2015. L’indice PMI elaborato da HSBC per il settore manifatturiero cinese è calato da quota 50,4 punti in ottobre a quota 50,0 a novembre, il valore minimo negli ultimi sei mesi. La produzione ha registrato un calo effettivo marginale. La generale debolezza dell’attività nel settore manifatturiero cinese ha messo in ombra la regione nel suo complesso. Tuttavia, l’indice PMI elaborato da HSBC per il settore manifatturiero indiano è salito dai 51,6 punti di ottobre ai 53,3 di novembre. In India le pressioni inflazionistiche continuano ad attenuarsi. L’inflazione dei prezzi al consumo su base annua è scesa dal 6,46% di settembre al 5,52% di ottobre e l’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari è passata dal 7,67% al 5,59%. Un elemento chiave del mese di novembre sono stati i dati del Cabinet Office che hanno evidenziato una contrazione del PIL a un tasso annuo dell’1,6% nel terzo trimestre 2014. Tale flessione è da attribuirsi prevalentemente alla maggiore debolezza della domanda privata e in particolare degli investimenti di capitale privato nell’edilizia residenziale. All’inizio di dicembre Markit e JMMA hanno reso noto che i rispettivi indici PMI per il settore manifatturiero sono scesi lievemente dai 52,4 punti di ottobre ai 52,0 di novembre. Produzione, nuovi ordinativi e dati sull’occupazione continuano a crescere. L’attività del settore dei servizi in Giappone ha invertito la tendenza negativa nel mese in rassegna, dopo un rallentamento indotto dalle condizioni meteorologiche di ottobre. Secondo lo Statistics Bureau, nei 12 mesi a ottobre l’inflazione misurata dall’IPC è stata del +2,9%, con un calo dei prezzi al consumo dello 0,3% nel solo mese di settembre. Il Ministero dell’economia, del commercio e dell’industria nipponico (METI) ha reso noto che in ottobre la produzione industriale è aumentata dell’1,9% in termini destagionalizzati e dello 0,8% su base annua. AZIONI A novembre in Giappone l’indice MSCI ha avuto un andamento sostanzialmente laterale. L’indice MSCI Japan è progredito dello 0,29% in dollari USA. Le aggressive politiche espansionistiche del Governo e la correzione dello yen negli ultimi mesi sono state considerate positive per gli utili societari. OBBLIGAZIONI Nel corso del mese di novembre i rendimenti dei titoli di Stato nazionali (JGB) sono diminuiti di 22 punti base, ma il resto della curva dei rendimenti ha fatto segnare variazioni modeste. 4 AZIONI In ottobre l’indice MSCI Emerging Markets Asia ha guadagnato lo 0,16%. Il calo del 4,86% dell’indice MSCI della Malesia, produttrice di energia, e del 2,55% dell’indice per la Corea del Sud sono stati controbilanciati da modesti avanzamenti altrove. Uno degli sviluppi salienti del mese è stato il lancio della piattaforma Shanghai-Hong Kong Stock Connect (accesso reciproco al mercato), che consentirà agli investitori internazionali di negoziare le azioni della classe A del listino di Shanghai tramite i propri conti di Hong Kong e agli investitori della Cina continentale di negoziare direttamente i titoli quotati a Hong Kong. Questa piattaforma rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la graduale liberalizzazione dei mercati dei capitali cinesi. America Latina ECONOMIA L’economia del Brasile resta debole. L’attività del settore dei servizi è stata depressa dall’inflazione elevata e le condizioni del settore manifatturiero si sono deteriorate, con produttività e occupazione in calo. L’incertezza circa le future politiche del Governo ha frenato gli investimenti. L’indice PMI elaborato da HSBC per il settore manifatturiero brasiliano è sceso dai 49,1 punti di ottobre ai 48,7 di novembre. L’evento di rilievo è stata la nomina a Ministro delle finanze di Joaquim Levy, che ha dichiarato il proprio impegno a portare in pareggio il bilancio nell’arco di un anno circa. Le società esportatrici messicane continuano a beneficiare del vigore dell’economia statunitense. AZIONI I cali dei mercati e/o delle valute di Brasile, Messico e (soprattutto) Colombia hanno fatto retrocedere l’indice MSCI Latin America del 4,74% in dollari USA nel mese di novembre. Tutti e tre i paesi sono apparsi vulnerabili alla flessione del prezzo del greggio. Il Perù, il cui indice MSCI è progredito del 2,98%, è stato tra i migliori in termini di performance, insieme al Cile. DICEMBRE 2014 Europa orientale, Medio Oriente e Africa ECONOMIA La debolezza generalizzata dell’attività economica continua a rappresentare una sfida per Governi e imprese di molti paesi dell’Europa centrale e orientale, malgrado il recupero del settore manifatturiero ceco. I paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC), come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (EAU) e Qatar, continuano a registrare una solida crescita, beneficiando dei prezzi del petrolio ancora alti su base storica e di iniziative governative volte a diversificare le rispettive economie dalla produzione di energia. AZIONI Come di consueto, a novembre i mercati dell’Europa centrale e orientale (CEE), Medio Oriente e Africa hanno espresso risultati contrastanti. La flessione delle quotazioni del petrolio non ha avuto un forte impatto sui mercati di Qatar ed Emirati Arabi Uniti, che hanno espresso un andamento laterale nel mese in rassegna. L’indice MSCI Russia è sceso del 10,89% in dollari USA. Ancora una volta la Turchia ha archiviato i migliori risultati in termini di performance. Informazioni sull’autore ANDREW HARMSTONE Managing Director Andrew Harmstone è Lead Portfolio Manager per la strategia Global Balanced Risk Control (GBaR) e fa parte del Global Multi Asset Group, guidato da Cyril Moullé-Berteaux. È approdato a Morgan Stanley nel 2008 e vanta 30 anni di esperienza nel settore. Prima di entrare nella società ha lavorato presso Bear Stearns nel ruolo di Head of European Equity Quantitative Research. In precedenza ha diretto le aree European Equity Derivatives e Quantitative Research di Lehman Brothers. Nel 2004, quando lavorava presso Lehman, si è aggiudicato il primo posto nella categoria Derivatives Research in Europa nell’ambito dell’indagine relativa agli investitori istituzionali. È stato inoltre Head of Product Development presso Credit Suisse e ha occupato diverse posizioni, tra cui European Head of Structured Derivatives e US Head of the Futures and Options Group presso J.P. Morgan Investment Management, ed è stato consulente della Presidential Task Force on Market Mechanisms incaricata di studiare la crisi dei mercati del 1987. Harmstone ha conseguito un Master of Arts in Business Economics presso la University of Pennsylvania e un Bachelor of Arts (Honors) in Economics presso la University of Wisconsin. Morgan Stanley Investment Management3 Morgan Stanley Investment Management, assieme alle consociate specializzate in servizi di consulenza d’investimento, vanta un organico formato da 581 professionisti d’investimento dislocati in tutto il mondo e al 30 settembre 2014 gestiva o vigilava attività per 398 miliardi di dollari. Morgan Stanley Investment Management punta ad offrire performance d’investimento di lungo termine superiori, un servizio d’eccellenza e una gamma esaustiva di soluzioni di gestione degli investimenti pensate per una base di clienti diversificata, comprendente governi, istituzioni, grandi aziende e privati di tutto il mondo. Per maggiori informazioni, inviare una e-mail a inforetail@morganstanley. com o consultare il sito www.morganstanley.com/im. 3 F onte: patrimonio gestito al 30 settembre 2014. Morgan Stanley Investment Management è la divisione di asset management di Morgan Stanley. Gli attivi sono gestiti dai team rappresentanti le diverse entità giuridiche di Morgan Stanley Investment Management; i team di gestione di portafoglio lavorano principalmente dagli uffici di New York, Filadelfia, Londra, Amsterdam, Singapore e Mumbai. Le cifre si riferiscono al patrimonio totale gestito/amministrato da Morgan Stanley Investment Management. 5 PROSPET TIVE DI MERCATO AD USO ESCLUSIVO DEGLI INVESTITORI PROFESSIONISTI E DELLE CONTROPARTI QUALIFICATE La fonte di tutti i dati è il Global Multi Asset Group di Morgan Stanley Investment Management (MSIM). Il presente documento esprime le opinioni del gruppo Global Multi Asset di Morgan Stanley Investment Management (MSIM). Esso non riflette le opinioni di tutti i gestori di portafoglio MSIM e potrebbe non trovare riscontro nelle strategie e nei prodotti offerti dalla Società. Il presente documento è stato redatto a scopo informativo e non è da intendersi come una raccomandazione all’acquisto o alla vendita di valori mobiliari o all’adozione di qualsiasi strategia d’investimento. Si invitano gli investitori a richiedere il parere dei propri consulenti professionisti circa l’adeguatezza delle decisioni d’investimento. Le opinioni dell’autore possono variare senza preavviso ai destinatari del presente documento. Il presente documento di promozione finanziaria è pubblicato e autorizzato per la distribuzione nel Regno Unito a soggetti che si qualificano come “professional clients” (clienti professionali) o “eligible counterparties” (controparti qualificate), ai sensi delle definizioni contenute nei regolamenti della Financial Conduct Authority britannica, da Morgan Stanley Investment Management Limited, 25 Cabot Square, Canary Wharf, London E14 4QA, una società autorizzata e disciplinata dalla Financial Conduct Authority. Il presente documento è stato pubblicato da Morgan Stanley Asia Limited per essere utilizzato a Hong Kong da “professional investors” (investitori professionisti) ai sensi delle definizioni contenute nella Securities and Futures Ordinance di Hong Kong (Cap 571). I contenuti del presente documento non sono stati verificati o approvati da alcuna autorità di vigilanza, ivi compresa la Securities and Futures Commission di Hong Kong. Di conseguenza, salve le esenzioni eventualmente previste dalle leggi applicabili, il presente documento non può essere pubblicato, diffuso, distribuito, indirizzato o reso disponibile al pubblico a Hong Kong. Il presente documento è destinato e sarà distribuito solo ai soggetti residenti nelle giurisdizioni in cui la sua distribuzione o disponibilità non siano vietate dalle leggi e normative vigenti. www.morganstanley.com/im © 2014 Morgan Stanley EMEA CRC NA LN01573-1
© Copyright 2024 Paperzz