SSFAoggi - Aprile 2013

SOCIETA’
DI SCIENZE
FARMACOLOGICHE
APPLICATE
SOCIETY FOR APPLIED
PHARMACOLOGICAL
SCIENCES
SSFAoggi
Notiziario di Medicina Farmaceutica
Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate
Aprile 2013
numero
Fondata nel 1964
36
Meglio rimandare che sbagliare (Thomas Jefferson)
Sommario:
Editoriale
Master di Napoli
1 La riflessione di questo numero trae spunto da una frase di Thomas Jefferson, che a mio
2 parere ben si adatta alla vita convulsa dei nostri giorni. Intendiamoci, il mio non vuol essere un invito a tergiversare all’infinito, al rimandare decisioni, anche importanti, che devono
2
essere prese.
Certamente non è questo il mio scopo.
4 Tuttavia vorrei invitare tutti noi, nessuno escluso, ad una maggiore riflessione prima di
passare all’azione.
5 Lo stile di lavoro che si è imposto negli ultimi anni non concede tregua, fra email, bla9 ckberry oppure iphone, teleconferenze a ritmo continuo, nessuna considerazione per i fusi
orari, ci troviamo spesso “on duty” 24 ore al giorno: e spesso rispondiamo, scriviamo, tele9 foniamo quasi d’istinto, senza la necessaria riflessione che dovrebbe essere un fonda10 mentale requisito prima di prendere decisioni.
Siamo sinceri: quante volte abbiamo risposto d’istinto ad una email, per poi pentirci sia
10
perché avremmo potuto completare meglio il nostro ragionamento, oppure avremmo potu11 to spiegare meglio le nostre ragioni: oppure addirittura ci siamo dimenticati, nella fretta di
una risposta immediata, di aggiungere elementi fondamentali che ci hanno portato alla
11
conclusione comunicata.
12 Ed allora, ecco l’invito che ripeto a chiare lettere “Meglio rimandare che sbagliare!”
13 Ricordo che ad un corso che feci molti anni fa, un autorevole relatore disse che circa un
terzo delle azioni svolte nella quotidiana vita di ufficio sono sbagliate oppure imperfette, e
14 quindi necessitano di una correzione, fonte ovviamente di perdita di tempo, nonché di
15 scarsa autorevolezza.
Non so da quale indagine questa affermazione fosse presa, ma devo ammettere che il
16 suo effetto fu di grande stupore. Eppure non credo che fosse troppo lontana dal vero:
18 facciamo una personale analisi delle nostre azioni quotidiane, e sono certo che ci troveremo d’accordo.
20 Ed allora, ricordiamoci anche di un vecchio proverbio che dice “conta fino a dieci prima di
21 rispondere”: cerchiamo di seguire questi inviti, da Thomas Jefferson alla saggezza popolare, e sono certo che la qualità del nostro lavoro ne trarrà un grande beneficio.
21
ADR
22
News on clinical trials
23
XXII Congresso GIQAR
24
BIAS
Good Vigilance Practice
Cell Factories and Advanced
Therapies
Studi no profit
Progetto UNI
Market access
ANBI / SSFA
GOIRC / SSFA
Da JAMA
Da BMJ
Il master di Roma
Piccoli ma cattivi
Il medico delle CRO
Primo corso FV
Oggi parliamo di……
Medication errors
Invitation from EMA
Da The Lancet
6° FORUM
Nazionale PHARMA
RICERCA
INNOVAZIONE
in FARMACOLOGIA
Chia Laguna, 29/31 maggio 2013
Domenico Criscuolo
Thomas Jefferson
(Shadwell, 13 aprile 1743 – Charlottesville, 4 luglio 1829)
è stato un politico, scienziato e architetto statunitense. È stato il 3º
presidente degli Stati Uniti d’America ed è inoltre considerato uno
dei padri fondatori della nazione. Il suo volto è ritratto sul Monte
Rushmore accanto a quelli di George Washington, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt. Fu il principale autore della dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776. Fortemente segnato dal
pensiero illuminista, fu fautore di uno stato laico e liberale. Fu
inoltre anche un intellettuale di grande spessore: fondatore
dell’Università della Virginia, ebbe un ruolo centrale nello sviluppo
e nella costruzione di questa istituzione. Fu infine anche un architetto: suoi sono ad esempio i progetti per il campus dell'Università
della Virginia e la sua casa di Monticello, che fanno parte del patrimonio dell'UNESCO dal 1987, e per il Campidoglio di Richmond.
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Seminario BIAS
“Data handling and reporting in clinical trials with SAS”
22 febbraio 2013
SAS Institute, Milano
Un ottimo esordio per la prima giornata
del Gruppo di Lavoro BIAS interamente
dedicata alla programmazione SAS.
Altissima adesione ed elevato grado di
soddisfazione dei partecipanti per il seminario “Data handling and reporting in
clinical trials with SAS” organizzato dal
BIAS in collaborazione col SAS Institute
(che ha cortesemente ospitato l’evento
mettendo a disposizione le strutture della sede di Milano). Gli interventi hanno
suscitato vivo interesse alimentando il
dibattito che sì è concentrato principalmente su aspetti concreti e su problematiche con cui programmatori, statistici e
data manager si confrontano quotidianamente. Durante la mattinata ci sono stati
i contributi di Silvio Cavuto su “Analysis
of covariance: tips and trick using PROC
GLM”, di Glauco Cappellini (Chiesi Farmaceutici) con “ADAM and traceability
from SDTM to ADAM to tables
generation”, di Silvia Faini (OPIS) con “A
CSV approach to SAS programs validation: case study from eCRF data to SAS
database” ed a seguire una presentazione di “SAS Office Analytics” da parte di
Francesco Rainini e Albero Romanelli
(SAS Institute).
Nel pomeriggio l’agenda ha previsto le
relazioni di Alberto Montironi (Novartis)
che ha presentato “How to exploit metadata over multiple reporting events for
statistical programming”, seguito da Antonio Lovatin (CROS NT) con “Microsoft
Excel reports with SAS. An overview on
PROC EXPORT – Dynamic Data Exchange (DDE) – Output Delivery System
(ODS)” e da Angelo Tinazzi (Cytel) con
“Clinical Study Report - In-text tables,
Tables Figures and Graphs, Patient and
Individual Patient Data Listings: ICH E3
technical requisites and possible solution in SAS”. La conclusione della giornata prevedeva due relatori, Giorgio
Reggiardo (Medi Service) con
"Validation of the statistical analysis
process using SAS, from source
dataset to the final statistical report” e Silvia Geraci (Quintiles) con
“Quality Control & Senior Biostatistical Review Plan: overview of requirements when creating a QC &
SBR Plan with specific focus on
checks planned for each Biostatistics deliverable”.
Il positivo riscontro, sia in termini di
presenze che di soddisfazione
generale, testimonia la forte necessità di confronto e l’interesse sempre attuale rispetto ai temi che il BIAS
cerca di affrontare, sebbene tra numerose difficoltà, a causa dei continui tagli
alla formazione che le aziende sono
state costrette ad apportare in questi
anni. L’auspicio è che lo stesso grado di
partecipazione si possa rivedere al V
Congresso annuale BIAS, dove, seppur
nell’impossibilità di riproporre la gratuità
dell’evento, gli argomenti dibattuti saranno altrettanto appassionanti. Si ricorda
che durante il Congresso si procederà
anche all’elezione del nuovo Comitato
BIAS. I soci interessati possono già inviare la loro candidatura all’indirizzo [email protected].
Marco Costantini
per il comitato BIAS
Le nuove Buone Pratiche di Farmacovigilanza
(Good Vigilance Practice, GVP):
esperienze applicative, problematiche e possibili soluzioni
Lo scorso 23 gennaio si è svolto a Roma
presso l’auditorium dell’Istituto di Ricerca Servier il seminario organizzato congiuntamente dai gruppi di lavoro GIQAR
e Farmacovigilanza “E. Montagna”, che
hanno unito le loro competenze per trattare un argomento di grande attualità e
di profonde implicazioni pratiche per
entrambi i settori d’interesse.
Le Norme di Buona Pratica di Farmacovigilanza (GVP) costituiscono, infatti,
una svolta davvero storica nell’approccio
a quest’attività in ambito di Unione Euro-
pea. I principi ispiratori di queste nuove
regole sono condivisione, trasparenza e
qualità: condivisione nel senso che chi
utilizza il farmaco si fa parte attiva nel
controllo degli aspetti di sicurezza con la
possibilità di segnalarli direttamente e
senza intermediari; trasparenza nei confronti di tutte le parti in causa, sia pubbliche sia private, dei momenti decisionali
che riguardano l’impiego dei farmaci, sia
sotto il profilo della tollerabilità sia di
quello dell’efficacia; qualità
dell’informazione medica relativa ai far-
maci, di accesso diretto e svolta
dall’Autorità Competente nazionale e
comunitaria come garante pubblico,
qualificato ed indipendente e, dal lato
industriale, come sistema interno alle
attività stesse di farmacovigilanza che
ne consolidano ed arricchiscono ulteriormente la loro valenza.
La mattina, moderata dai componenti
del GdL Farmacovigilanza Stefano Bonato e Raimondo Russo, è stata aperta
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Anno VII numero 36
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dalla relazione della dott.ssa Angela Del
Vecchio di AIFA, dal titolo: “GVP, Implementazione e Compliance: stato
dell’arte” che ha introdotto l’argomento
dal punto di vista dell’Autorità Sanitaria
Nazionale delineando quello che sarà il
percorso applicativo nazionale delle nuove Norme e portando numerosi spunti di
riflessione, particolarmente interessanti
per la possibilità di confronto con il nostro referente nazionale, anche in rapporto alle altre autorità degli stati membri
dell’UE. A seguire, l’intervento di Antonella Caselli dell’Istituto di Ricerca Servier, “Analisi dell’impatto
sull’organizzazione” che ha descritto
l’evidente impatto che la nuova legislazione impone, sia in termini di relazioni
sia di gestione oculata ed attenta delle
risorse umane a disposizione del servizio di Farmacovigilanza, analizzandolo
in maniera sistematica in funzione dei
diversi moduli. Gian Nicola Castiglione di
Chiesi, con la sua relazione “Come implementare le GPV: possibili soluzioni”
ha poi proposto il punto di vista di una
struttura centrale (globale) esemplificando l’approccio sistematico adottato per
far fronte alle diverse esigenze locali e
globali che le nuove Norme richiedono, e
completando la visione locale della relazione precedente.
La sessione è stata conclusa da Anna
Piccolboni di Zambon con la relazione
su “Il Sistema di Qualità in Farmacovigilanza: cosa e come cambiare” che ha
fatto il punto, dal versante prettamente
qualitativo, su ruoli, processi e nuove
responsabilità del Titolare di AIC, sottolineando in particolare quelle che possono essere le criticità del sistema e proponendone delle efficaci soluzioni.
La sessione pomeridiana, moderata da
Daniela Marcozzi ed Anna Piccolboni
per il GdL GIQAR, è stata aperta dalla
dott.ssa Andrea van Poppel-Rosier di
Bayer che, in qualità di responsabile di
Farmacovigilanza per l’UE, con il suo
intervento dal titolo “Il Pharmacovigilance System Master File: possibili soluzioni” ha riportato l’esperienza di una struttura globale, nella sua declinazione macro-regionale di pertinenza,
nell’impostare e nell’adottare praticamente questo documento fondamentale
che rappresenta il punto di riferimento
della Farmacovigilanza industriale in
ambito europeo. A seguire l’intervento di
Valentina Mancini di Takeda, dal titolo “Il
trattamento dei dati personali in farmacovigilanza: problematiche e possibili
soluzioni”, che ha riproposto in maniera
determinante l’argomento sul trattamento dei dati personali e fornito una descrizione dettagliata delle problematiche
applicative, che vedono coinvolte non
solo tutte le funzioni di Farmacovigilanza, ma anche tutte le altre aree aziendali
interessate dalla raccolta dei dati sui
pazienti, sui loro familiari e sul personale
sanitario di riferimento. Dalla presentazione, e dalla discussione che ne è seguita, l’impressione è che non vi sia ancora una linea di condotta, ed interpretativa, comune e che manchi una direzione chiara sugli aspetti applicativi nel
sistema di Farmacovigilanza. I lavori
sono proseguiti con la relazione di Marco Piolini di Sanofi-Aventis, con la quale
è stata presentata in maniera chiara ed
esaustiva l’attività di Signal Detection
richiesta dal modulo IX delle GVP. Egli
ha descritto minuziosamente tutti gli step
richiesti per la Signal Detection dal modulo IX, commentandone i passaggi più
rilevanti, primi fra tutti la necessità di
documentare ogni decisione intrapresa e
di pianificare tutte le attività conseguenti
al rilevamento del segnale. I lavori si
sono conclusi con la relazione di Daniela
Marcozzi di Sigma-Tau, su “Audit in Farmacovigilanza: cosa e come cambiare”.
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Anno VII numero 36
La relazione si è essenzialmente focalizzata sulla descrizione del relativo modulo delle GVP, evidenziando, per alcuni
passaggi, l’evoluzione del documento
dalla versione in bozza a quella finale.
La discussione ha portato in evidenza le
problematiche applicative riguardanti la
richiesta della classificazione dei finding
emersi dagli audit e la loro pubblicazione
nel Pharmacovigilance System Master
File, nonché le modalità di conduzione,
a seconda della tipologia, degli audit
stessi.
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L’incontro ha visto la partecipazione di
oltre un centinaio di professionisti provenienti prevalentemente dall’industria
farmaceutica e dalle organizzazioni di
ricerca a contratto, ma non sono mancati quelli appartenenti ad AIFA ed a qualche struttura sanitaria pubblica.
L’affluenza, la vivacità della discussione
che ha coinvolto sia relatori che partecipanti, ed il giudizio molto positivo, espresso attraverso il consueto metodo
del questionario di valutazione, indicano
un elevato gradimento che ci sprona a
proseguire su questa strada, continuando a considerare primario l’obiettivo della formazione.
Stefano Bonato; Daniela Marcozzi;
Anna Piccolboni; Raimondo Russo
Le presentazioni autorizzate
sono disponibili sul sito
WWW.SSFA.IT
CELL FACTORIES AND ADVANCED THERAPIES
Il primo seminario di aggiornamento
SSFA del 2013 si è svolto a Milano,
presso l’auditorio CNR, lo scorso 14
gennaio. Il tema era molto affascinante:
dibattere sui progressi delle terapie avanzate, un settore in grande fermento,
nel quale il nostro Paese può vantare
competenze e strutture all’avanguardia.
Eravamo circa quaranta partecipanti, ma
in verità non era lecito attenderne di più:
l’interesse sulle “cell factories” è molto
alto, ma siamo ancora in pochi ad occuparcene regolarmente. La prima relazione è stata svolta da Maria Luisa Nolli
(Areta International), fondatrice di una
fra le prime realtà italiane coinvolte in
questo settore, la quale ci ha raccontato
l’iter percorso per arrivare alla
certificazione AIFA ed FDA, ed
il ruolo importante svolto dalla
sua azienda nel fornire servizi
a centri universitari ed ospedalieri. E’ seguito l’intervento del
prof Marino Introna (Ospedali
Riuniti Bergamo) il quale ci ha
raccontato di come il suo centro trasfusionale sia riuscito a
mettere in piedi una cell
factory grazie al generoso supporto della sezione bergamasca di AIL. Le relazioni sono
continuate con un paio di esempi di applicazione clinica:
Germano Carganico (Molmed)
ci ha parlato di un progetto avanzato (Fase III) nelle
leucemie acute, mentre il prof
Gilberto Filaci (Università di Genova) ci ha illustrato un progetto
per il lupus, che si trova ancora
nella fase preclinica. Le ultime
due relazioni hanno concluso
idealmente questo scenario molto avveniristico: Vittoria Ardissone (Procelltech) ci ha parlato
della sua piccola azienda che
lavora a supporto di strutture
dedicate alle terapie avanzate,
mentre Maria Primula Leone
(GSK) ci ha raccontato del ruolo
delle grandi aziende e del loro
interesse per questo settore che,
seppur di nicchia, rappresenta
A sinistra Vittoria Ardissore,
in alto Gilberto Filaci
una grande opportunità per il futuro della
“medicina personalizzata”. Interessante
ricordare che questo seminario ha visto
la collaborazione di Assobiotec,
l’associazione che raccoglie oltre duecento aziende italiane dedicate al mondo della “red biotechnology”.
Il seminario ha avuto molto successo, e
molti presenti hanno espresso il desiderio che SSFA organizzi una nuova giornata di aggiornamento su questo tema
che, per sua insita natura, è oggetto di
continua e rapida evoluzione.
Domenico Criscuolo
Le presentazioni autorizzate
sono disponibili sul sito
WWW.SSFA.IT
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SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO SUGLI STUDI NO PROFIT
Il giorno 19 febbraio, in una sala
dell’Hotel Sol Melià di Milano, gentilmente messa a disposizione da Premier Research, ha avuto luogo un seminario
destinato a fare il punto sulla situazione
degli studi No Profit. E’ sembrato infatti
utile ed opportuno dedicare una riunione
a questo argomento ad oltre 8 anni
dall’entrata in vigore del decreto relativo
ed il numero di partecipanti (oltre 150)
ha dimostrato l’elevato interesse per il
tema. Alla apertura dei lavori, Domenico
Criscuolo ha ricordato come gli studi No
Profit (NP) svolgano una importante
funzione di completamento delle conoscenze su un farmaco e sul suo posizionamento terapeutico mentre la qualità
abbiano pubblicamente manifestato la
preoccupazione che essa costituisse un
pericolo per la ricerca indipendente NP
di cui, in un noto articolo su Lancet, si
arrivò a predire la morte. Le statistiche
dimostrano che ciò non è avvenuto: nel
2004 il 70% delle sperimentazioni cliniche erano finanziate da privati ed il 30%
erano NP, nel 2011 le percentuali sono
state rispettivamente del 65% e del
35%. E’ vero che negli ultimi 3 anni si è
osservata una riduzione degli studi clinici in Europa ma ciò è da attribuire alla
riduzione del numero delle nuove sostanze che vanno in sperimentazione
nell’uomo e soprattutto all’aumento dei
trial in paesi extra-europei.
paesi verranno coinvolti nel processo di
armonizzazione delle procedure. Sarà
introdotto il concetto di “sperimentazione
clinica a basso livello d’intervento” che
definirà gli studi clinici con prodotti già in
possesso di AIC in indicazioni e con
dosaggi approvati e nei quali le procedure diagnostiche e di monitoraggio aggiuntive pongano solo rischi od oneri
minimi per la sicurezza dei soggetti rispetto alla normale pratica clinica in
qualsiasi stato membro (SM). Per tutti gli
studi dovrà essere identificato uno SM
relatore e sarà introdotto un meccanismo a rotazione per evitare concentrazioni di richieste su singoli stati. In caso
di studi multicentrici anche internaziona-
degli studi ha rappresentato e rappresenta l’elemento più delicato essendo
spesso problematica la loro conduzione
in osservanza delle norme di GCP. A
questo scopo, la FDA ha stabilito dei
criteri per assicurare che gli sperimentatori clinici abbiano adeguata preparazione ed esperienza.
Il dr. Carlo Tomino (AIFA) ha quindi svolto la relazione introduttiva che è stata
seguita con grande interesse in quanto
ha delineato quali saranno i profondi
mutamenti
della
ricerca
clinica
nell’Unione Europea entro i prossimi due
anni. Anzitutto ha fatto notare come
all’avvento della Direttiva 2001/20 molti
Elemento di grande importanza è il progresso verso l’armonizzazione delle procedure per l’avvio degli studi clinici nella
EU. E’ in finalizzazione il Regolamento
Europeo che, a differenza di una direttiva, potrà essere subito adottato senza
passare attraverso un recepimento di
legge. Sarà costituito un portale unico
che sarà gratuito per gli Sponsor, sarà
gestito dalla Commissione UE e sostituirà l’EudraCT ora gestito dall’EMA: al
portale dovranno essere indirizzate le
domande di autorizzazione alla sperimentazione clinica mediante un dossier
che sarà armonizzato. Tutte le Autorità
Competenti ed i Comitati Etici dei diversi
li, sarà identificato un Comitato Etico
coordinatore che rilascerà il Parere Unico, mentre i CE dei centri collaboratori
potranno soltanto esprimersi sulla fattibilità locale. I tempi di risposta saranno
molto stretti: 6 giorni per l’istruzione e
l’avvio della procedura, 10 giorni per la
valutazione del dossier nel caso di sperimentazioni a basso livello di intervento,
25 giorni per le sperimentazioni non di
basso livello d’intervento, 30 giorni per le
terapie avanzate. La copertura assicurativa sarà richiesta soltanto per le sperimentazioni cliniche diverse da quelle a
basso livello di intervento. Gli SM do(Continua a pagina 6)
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vranno predisporre un meccanismo di
“indennizzo nazionale” (IN) per risarcire
eventuali danni occorsi in sperimentazioni condotte da sponsor non commerciali.
Sono quindi state passate in rassegna le
ultime novità italiane in tema di Autorità
Competente (AC) e Comitati Etici (CE).
Il decreto 158/2012 ha centralizzato
presso AIFA le funzioni dell’AC ed ha
avviato una drastica riduzione del numero dei CE, nonché introdotto la gestione
telematica di tutta la documentazione
relativa alle domande di sperimentazione clinica . L’AIFA concentrerà il proprio
lavoro sulla valutazione della sicurezza
e della qualità del medicinale in sperimentazione (IMP) senza interferire con i
compiti dei Direttori Generali delle strutture sanitarie ai quali rimane l’obbligo di
stipulare i contratti con gli sponsor e che
comunque possono rifiutare di fare partecipare ad uno studio la propria struttura, dandone una motivata giustificazione. Verranno standardizzati i documenti
e semplificate le procedure. Il numero
dei CE si ridurrà a circa un centinaio a
partire dal 1 luglio prossimo. Compito
dei CE sarà anche di operare per assicurare la formazione e l’accreditamento
degli sperimentatori. Verrà introdotto un
tariffario valido su tutto il territorio nazionale.
Il dr. Tomino ha concluso il suo interven-
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to ponendo la domanda: come possiamo
recuperare il tempo e le posizioni perdute a causa della frammentazione delle
norme e delle lungaggini burocratiche?
Una soluzione intelligente potrebbe essere quella di anticipare quanto si sta
programmando avviando subito appropriate iniziative: introduzione della classificazione degli studi (“basso livello
d’intervento” e non), uniformità di procedure e modulistica, introduzione dei nuovi tempi di risposta.
Ha quindi preso la parola il dr. Valentino
Conter, dell’unità di emato-oncologia
dell’Ospedale San Gerardo di Monza,
Università di Milano Bicocca. Nel ventennio 1970-90 si sono fatti importanti
progressi nel campo dell’ematologia
anche attraverso la rivisitazione di vecchi farmaci. Ha quindi illustrato numerosi
studi internazionali ai quali l’Italia ha
partecipato con l’Associazione Italiana di
Emato-Oncologia Pediatrica (AIEOP)
con il coinvolgimento di numerosissimi
centri in tutto il paese, studi i quali hanno
consentito di evidenziare i molti ostacoli
di ordine burocratico che hanno ritardato
l’avvio di questi studi in Italia ed in molti
casi impedito la partecipazione di numerosi centri. Tra questi, le difficoltà di reperimento di fondi e di stipula di copertura assicurativa. Secondo il dr. Conter
sarebbe indispensabile che per ogni
studio fosse coinvolto un solo CE, che si
stipulasse un solo tipo di contratto nazionale in Italia per tutti gli studi NP (che
secondo l’oratore andrebbero piuttosto
definiti Investigator Initiated Clinical
Trials (IICT) come nei paesi anglosassoni, che una assicurazione ad hoc fosse
richiesta solo per gli studi NP di fase I e
II e che si potesse sostituire le visite di
monitoraggio per gli studi NP con una
autocertificazione in cui lo sperimentatore dichiara che lo studio si svolge secondo protocollo ed in conformità alle norme
di GCP.
L’avvocato Michela Boero, dello Studio
Legale Associato Boero Guadagnini di
Torino, ha illustrato alcuni dei principali
problemi riscontrati negli studi NP. Il
problema all’origine sta già nella definizione che il DM dà di studio NP il quale
deve essere finalizzato “al miglioramento della pratica clinica quale parte integrante dell’assistenza sanitaria e non a
fini industriali”. Ora, si può affermare che
ogni studio con un farmaco sia finalizzato ad un miglioramento: delle cure, delle
conoscenze, della appropriatezza d’uso.
Questo spiega le difficoltà che hanno
spesso i CE nell’esaminare una domanda di studio definito NP: occorre indagare se lo studio proposto abbia veramente le caratteristiche di un NP o, come
assai spesso accade, non sia uno studio
fintamente NP, per cui vengono richieste
(Continua a pagina 7)
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al promotore informazioni non pertinenti
o che non dovrebbero essere richieste.
L’avvocato Boero ha concluso che il
decreto in oggetto è certamente avulso
dalla materia che si propone di regolamentare e che l’unica soluzione sia usare un criterio più formale del tipo: se è
usato per una AIC è profit, se non viene
usato a questo scopo è NP.
La realtà ed i problemi di un centro di
emato-oncologia sono stati l’oggetto
anche della presentazione del dr. Antonio Palumbo, della divisione di Ematologia dell’Università di Torino. Non esiste
ricerca P e NP, ha giustamente affermato il dr. Palumbo, esistono solo la buona
ricerca e la ricerca non buona; troppo
spesso nella ricerca medica si verificano
casi “Di Bella”. Occorre andare verso il
futuro mediante: la creazione di standard condivisi ed evitando interpretazioni soggettive, la creazione di istituzioni
veramente indipendenti, operando affinché i controllori siano chiaramente separati da chi opera; un’accurata preparazione degli esperti eventualmente attraverso deleghe ad istituzioni europee,
una maggiore concentrazione dei CE,
una estesa collaborazione tra università
ed industria, sul modello del Politecnico
di Torino.
Il dr. Marco Rapellino, responsabile area
qualità Aress Piemonte, ha trattato il
tema della scarsità di risorse economiche che affligge la Sanità e che quindi
ha evidenti riflessi anche sulla possibilità
di avviare e condurre studi NP. La regione Piemonte sta conducendo un piano
di rientro dal deficit 2004 di 0,9 miliardi
di euro attraverso l’eliminazione di strutture ospedaliere economicamente non
più sostenibili, la concentrazione di centri, la riduzione del personale. Gli studi
indipendenti presentano certamente
elementi positivi: prendono in considerazione quesiti di importante rilevanza
clinica e sono condotti da esperti ricercatori clinici. D’altra parte, si scontrano
con problemi di natura regolatoria (le
normative sono insufficienti) ed economica. Secondo Rapellino, per il reperimento di fondi occorre stimolare la formazione di partnership con le aziende
farmaceutiche. A questo proposito sono
stati mostrati i risultati di una indagine
Dr. Carlo Tomino
sul conflitto d'interesse nella ricerca biomedica in Italia eseguita dal CIRB
(Coordinamento per l'Integrità della Ricerca Biomedica). Un questionario è
stato inviato a 99 società scientifiche
italiane, di cui però solo 42 hanno risposto. Il 90% ha dichiarato di rifiutare il
patrocinio di una ricerca se i ricercatori
non possono disporre della proprietà dei
dati o se lo sponsor pone il veto alla
pubblicazione dei risultati. Il 33% richiede che i soci che svolgono incarichi associativi debbano esplicitare eventuali
conflitti di interesse. Il 24% ritiene incompatibili cariche associative con l'esistenza di rapporti economici con le industrie.
Il 62% ammette che i relatori a simposi
finanziati siano scelti autonomamente
dallo sponsor ed il 20% richiede ai relatori di questo tipo di convegni di dichiarare eventuali conflitti di interesse. Nel
21% dei casi le riviste ufficiali delle società richiedono agli autori che presentino un articolo in cui siano dichiarati eventuali conflitti di interesse. Nel 26%
dei casi si richiede che sia dichiarata
l’esistenza di conflitti d'interesse tra coloro che sono chiamati a predisporre le
linee guida ufficiali della società scientifica.
La dr.ssa Elisabetta Riva, responsabile
dell’ufficio
Ricerche
Cliniche
dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ha
riferito sulla esperienza del locale Comitato Etico che è ai primi posti in Italia per
il numero di studi condotti sia come centro di coordinamento sia come centro
partecipante, sia per gli studi sponsorizzati che per quanto riguarda gli studi NP.
Nell’anno 2011 sono stati presentati al
CE del San Raffaele 276 protocolli, dei
quali 105 erano riferiti a studi spontanei
interni all’istituzione (farmacologici sperimentali, procedure chirurgiche, osservazionali, studi con dispositivi medici, studi
di base con utilizzo di materiale biologico umano) e 56 studi NP da promotori
esterni.
Dall’esame delle domande, l’elemento
più saliente risulta essere la notevole
eterogeneità della documentazione presentata riferibile a differenze interpretative del DM 17 dicembre 2004 ed anche
la variabilità nelle modalità di presentazione dei contributi da parte dei privati.
I motivi principali delle mancate approvazioni sono stati gli inadeguati presupposti scientifici, carenze metodologiche e
statistiche, la mancanza di una adeguata copertura assicurativa, carenze di
adeguate strutture per la corretta conduzione dello studio (monitoraggio, farmacovigilanza, inserimento dati e loro aggiornamento nell’Osservatorio AIFA,
finanziamento inadeguato o non corrisposto). Naturalmente il CE ritiene che
sia suo compito indispensabile, al fine di
assicurare la qualità degli studi NP condotti al San Raffaele, svolgere attività
formative su tutto il personale. A questo
scopo l’ufficio Ricerche Cliniche organizza una serie di iniziative volte ad accrescere le competenze specifiche degli
sperimentatori. Tra queste vanno ricordati i corsi annuali sulla metodologia
della ricerca clinica organizzati in collaborazione con SSFA, iniziati nel 2003.
Agli 11 corsi sinora tenuti hanno partecipato 335 dipendenti tra medici, infermieri, farmacisti, biologi, fisioterapisti, study
coordinators ed altri. Per ogni sperimentazione clinica viene programmato un
incontro ad hoc con il responsabile della
farmacovigilanza. Si tengono inoltre
corsi monotematici su argomenti specifi(Continua a pagina 8)
Anno VII numero 36
15 con farmaci. Come mostrato dalla
ci quali: uso compassionevole, consen- dr.ssa Riva, nel 2011, cioè due anni
so informato, polizza assicurativa, proce- dopo il decreto sulle assicurazioni, su un
dure amministrative, disegni degli studi totale di 276 sperimentazioni proposte,
clinici, farmacovigilanza ed altri. Dal 161 erano NP, di cui 105 da promotore
2003 è presente un monitor interno as- interno. Come si vede, l’avvento del desegnato agli studi spontanei e sono sta- creto, assai più stringente sui requisiti
te allestite SOP per questo tipo di studi e assicurativi, non ha determinato alcun
per la gestione in generale delle speri- effetto negativo sugli studi NP anche se
mentazioni cliniche. Viene inoltre avverti- ha prodotto un marcato aggravio di costi
ta la necessità di rivedere il DM del 2004 per questo tipo di studi molti dei quali
per chiarire diversi punti alla luce delle precedentemente non avevano copertuesperienze raccolte negli oltre 8 anni ra ad hoc in quanto erroneamente si
sosteneva che essi fossero coperti dalla
trascorsi.
Ultimo relatore della giornata è stato il normale assicurazione della struttura. Il
dr.
Luca
Molignini,
anch’egli decreto ha infatti introdotto dei requisiti
dell’Ospedale San Raffaele di Milano, il prima non chiaramente definiti in merito
quale ha riferito sui problemi assicurativi ai massimali (diversi in base al numero
relativi agli studi NP dopo il decreto del degli arruolati), la franchigia, la garanzia
14 luglio 2009. Nel 2008, prima cioè postuma che in casi particolari (ad edella entrata in vigore del decreto, al sempio in presenza di minori) può arrivaSan Raffaele si sono tenute 228 speri- re a 10 anni. All’atto dell’entrata in vigore
mentazioni cliniche, di cui 164 da pro- del decreto sulle assicurazioni (marzo
motori esterni e 114 NP, di cui 50 da 2010) in Italia operava praticamente solo
promotori esterni (Università e gruppi di una compagnia che copriva il rischio
ricerca) e 64 da promotori interni di cui degli studi clinici. Da allora il mercato si
è notevolmente allargato, il
che ha avuto come naturale
conseguenza il contenimento
dei
costi.
Quanto
all’andamento dei sinistri, dal
2010 ad oggi, su un campione
di 250 polizze emesse in applicazione del decreto, nessuna
denuncia di sinistro è stata
segnalata ma si è avuta una
decina di segnalazioni di
eventi/complicanze correlati a
studi clinici. Senz’altro andrebbe cancellato il brutto termine
“No Profit” che suggerisce
immagini di contrapposizione
tra altruisti benefattori e loschi
figuri di sfruttatori di pazienti
dediti alle sperimentazioni
“Profit” introducendo la traduzione italiana del termine”Investigator Initiated Clinical Trial” in uso altrove e che
da noi potrebbe diventare
“Studio Avviato da Ricercatore” (SAR?). Anche la possibilità di ricorrere ad una forma
standard nazionale di contratto
tra promotore e struttura ove
Elisabetta Riva
(Continua da pagina 7)
Pagina 8
ha luogo la sperimentazione contribuirebbe a semplificare le cose.
L’avvocato Roberto Braguti, responsabile del gruppo Affari Legali di SSFA, durante il seminario ha evidenziato come,
a suo avviso, sia necessario applicare al
meglio le norme vigenti in armonia ai
diversi livelli normativi esistenti. Quanto
al tema della tavola rotonda (“come promuovere gli studi no-profit nello scenario
attuale?”) l’avvocato Braguti, riservandosi di tornare in argomento anche grazie
al gruppo di lavoro da lui coordinato,
prendendo spunto anche da altre occasioni di confronto e dalle proposte ivi
avanzate, ha tratteggiato alcune ipotesi
di lavoro (ancora da approfondire e studiare, anche dal punto di vista normativo, al fine di verificarne la concreta fattibilità e applicabilità agli studi in esame,
nonché i dettagli giuridici, tecnici e fiscali
e le eventuali modifiche normative occorrenti) che, unitamente ad altri interventi, potrebbero contribuire al miglioramento del settore: (i) la creazione di un
fondo specifico di garanzia o assicurativo per tentare di affrontare il tema assicurativo e i costi connessi; (ii) l’analisi
dello strumento “project bond” con riferimento a questo tipo di ricerca; (iii)
l’implementazione di strumenti normativi
che prevedano la deducibilità dal reddito
del soggetto erogante i fondi trasferiti
per il finanziamento della ricerca; (iv)
l’implementazione delle nuove tecnologie digitali e informatiche, anche in armonia, ad esempio, con la ratio del provvedimento sulla c.d. sanità digitale che
ha disciplinato, tra l’altro, il “fascicolo
sanitario elettronico” anche per fini di
“studio e ricerca scientifica in campo
medico, biomedico ed epidemiologico”.,
Pur riconoscendo l’autorevole impegno
di AIFA in generale, l’avv. Braguti ha
condiviso la richiesta di semplificazione
proveniente dagli operatori cui occorre
tuttavia associare una strategia che punti sulla collaborazione fattiva di tutte le
parti coinvolte.
Luciano M. Fuccella
Le presentazioni autorizzate
sono disponibili sul sito
WWW.SSFA.IT
Anno VII numero 36
Pagina 9
GL 10 UNI
"Figure professionali operanti nel campo del monitoraggio delle
sperimentazioni cliniche dei medicinali (clinical monitor)"
I lettori più attenti ricorderanno che
SSFAoggi ha già parlato di questo progetto, e cioè dell’iniziativa UNI (Ente
Nazionale Italiano di Unificazione) di
voler procedere ad un processo di certificazione per i clinical monitor. Al fine di
raccogliere idee e commenti, tutti i potenziali interessati sono stati convocati
ad una riunione, che si è tenuta presso
la sede UNI di Milano lo scorso 15 gennaio. Fra gli altri erano presenti Assomonitor (Paolo Primiero), Farmindustria
(Giuseppe Caruso), AICRO (Mariapia
Cirenei), SSFA (Domenico Criscuolo),
oltre naturalmente ad esponenti UNI.
La riunione è stata condotta da Paolo
Primiero il quale, parlando a nome dei
clinical monitors aderenti alla sua associazione, ha ribadito l’importanza di una
certificazione di qualità, che dovrebbe
essere su base volontaria, ma che dovrebbe fornire una oggettiva garanzia ad
eventuali futuri clienti circa la preparazione del clinical monitor.
In un giro di opinioni fra i presenti, Mariapia Cirenei ha ribadito che la maggior
parte del clinical monitor sia oggi impiegato presso CRO, e che questi devono
rispettare i requisiti imposti dal ben noto
decreto legge: pertanto ha detto molto
esplicitamente che per AICRO la messa
a punto di una nuova certificazione sia
inutile. Giuseppe Caruso si è limitato a
prendere
atto
della
proposta
Assomonitor/UNI, ed ha informato che
Farmindustria convocherà a breve una
riunione con aziende per definire la propria posizione. Infine il sottoscritto, parlando a nome di SSFA, ha espresso una
posizione molto vicina a quella di AI-
CRO: a noi sembra inutile una ulteriore
certificazione che, seppur su base volontaria, venga a rappresentare un altro
“esame” per i colleghi che svolgono questo lavoro. Appare peraltro indubbio che
l’aspetto di questa certificazione possa
rappresentare però un’opportunità per i
colleghi sparsi sul territorio, che hanno
maggiori difficoltà a partecipare regolarmente ai corsi ed ai seminari di aggiornamento che SSFA organizza quasi
esclusivamente a Milano ed a Roma.
Pertanto, in ultima analisi, SSFA ritiene
di aver ancora bisogno di tempo per
valutare in tutti i suoi aspetti questo progetto, che potrebbe rappresentare
un’opportunità per alcuni dei suoi soci.
Domenico Criscuolo
L’accesso ai farmaci biologici:
come coniugare esigenze cliniche e razionalizzazione delle risorse
Nella splendida cornice dell’aula “coro di
notte” dell’ex monastero dei Benedettini
di Catania, il prof Filippo Drago ha chiamato circa duecento esperti del settore
farmaceutico a dibattere su questo tema. Si tratta ormai di un appuntamento
fisso di inizio anno (si svolge sempre nei
primi giorni di gennaio), ed i più illustri
esperti di economia del farmaco si confrontano su vari temi, che hanno sempre
l’aspetto economico come spunto di
base.
Il tema di questo anno riguardava i farmaci biologici: sono una categoria di
farmaci che hanno aperto nuove frontiere alla terapia di malattie croniche, spesso molto gravi, invalidanti oppure addirittura mortali. Ma il loro costo pone spesso gravi interrogativi non solo sulla possibilità di accesso da parte dei pazienti
sul nostro territorio nazionale, ormai
suddiviso in almeno venti piccoli regni
(le province) oppure addirittura in tante
città-stato (gli ospedali); ma anche induce a definire criteri più rigorosi per la
definizione del rapporto beneficio/rischio
ed il costo che il SSN può affrontare.
Abbiamo ascoltato relazioni autorevoli
da parte di AIFA (Luca Pani e Paolo
Siviero), da parte di esperti dei prontuari
regionali (Andrea Messori e Loredano
Giorni) e di grandi ospedali (Massimo
Fini), da parte di docenti universitari
(Achille Caputi e Claudio Jommi): ed
abbiamo anche ascoltato la voce di un
oncologo (Filippo De Braud) e
dell’industria (Giuseppe Recchia).
La mia personale sensazione è che siamo ancora lontani da una visione condivisa sulla valutazione del beneficio/
rischio e soprattutto del beneficio/costo:
personalmente ho visto ogni relatore
proporre e sostenere la “sua” soluzione
piuttosto che cercare un comune terreno
di dialogo.
Quindi molta strada resta da percorrere
per arrivare ad una visione condivisa,
che tenga conto delle esigenze dei vari
attori, da AIFA agli assessorati regionali,
dagli ospedali ai clinici, senza dimenticare le necessità dei pazienti e le aspettative dell’industria.
Un grazie quindi al prof Filippo Drago
che ogni anno ci porta a dibattere su
questi temi, che di certo saranno nuovamente affrontati nel gennaio 2014.
Domenico Criscuolo
Anno VII numero 36
Pagina 10
Collaborazione ANBI e SSFA
L’Associazione Nazionale Biotecnologi
Italiani (ANBI), ed in particolare la sezione regionale Lombardia, ha da qualche
tempo instaurato un rapporto di cordiale
collaborazione e condivisione con la Società di Scienze Farmacologiche Applicate. Tale rapporto è supportato da un comune interesse nei confronti di alcune
tematiche che impattano direttamente sul
ruolo dei biotecnologi in campo farmaceutico. In particolare, vista la sensibilità
di SSFA verso la formazione di giovani e
meno giovani attraverso un meritorio
programma di formazione continua, ANBI ha recentemente intrapreso una strategia di riconoscimento dei soci SSFA
come cointeressati alle attività di formazione proposte. Proprio per questo, in
occasione del corso “La Qualità nel settore delle scienze della vita” del 30-31
ottobre 2012 e del corso “Introduzione
alla Qualità, l’approccio pratico alle GLP”
del 17 gennaio 2013 organizzati da ANBI
a Milano, un buon numero di soci SSFA
ha potuto partecipare a titolo gratuito. In
occasione del corso di Gennaio, i partecipanti hanno avuto modo di conoscere
ed approfondire la normativa relativa alle
GLP, con interessanti spunti di organizzazione pratica forniti dal dr. Bernardi e
la dr.ssa Rizzello (Accelera). Elemento di
particolare interesse è stato quello esposto dalla dr.ssa Bellanti (Axxam) che ha
mostrato come il regime GLP sia perseguibile ed implementabile anche in realtà
che non hanno l’obbligo regolatorio di
certificazione.
Con l’augurio di
una sempre più
efficace interazione tra le nostre
associazioni su
tematiche di interesse comune,
colgo l’occasione
di salutare calorosamente a nome mio e di ANBI tutti i
soci SSFA.
Daniele Colombo
Laurea specialistica in biotecnologie industriali nel 2006 e dottore di ricerca in biotecnologie nel 2011. Ha lavorato presso il laboratorio di neuroscienze "Rita Levi-Montalcini" dell'Università Milano-Bicocca e successivamente presso il laboratorio di oncologia molecolare dell'Istituto Tecnologie Biomediche del CNR. Dal 2008 è Presidente della sezione regionale Lombardia -Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani-. Membro della “Consulta Regionale degli
Ordini, Collegi ed Associazioni Professionali” presso il consiglio regionale della Lombardia e
collaborazione con il “Task Group on Education, Mobility and Professional Qualifications” della
European Federation of Biotechnology. Attualmente presso Preclinical & Clinical Quality Assurance di Zambon all’interno del programma di master di II Livello in “Ricerca e Sviluppo
Preclinico e Clinico dei Farmaci” dell’Università Milano-Bicocca.
La ricerca oncologica in Italia in tempi di spending review
Tavola rotonda GOIRC
Firenze, 15 febbraio 2013
Il Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca
Clinica (GOIRC), nell’ambito del suo
congresso annuale, ha organizzato questo dibattito, al quale SSFA è stata invitata a collaborare. Molti i temi i discussio-
ne, fra i quali il ruolo della ricerca indipendente in oncologia, il ruolo svolto da
AIFA e dai Comitati Etici, l’importanza di
formare gruppi cooperativi efficienti, ed
infine il ruolo della formazione. SSFA era
stata invitata a portare il suo contributo:
nel mio intervento ho soprattutto sottolineato l’importanza dell’educazione continua in medicina, ed in particolare
l’importanza della corretta conoscenza
della metodologia della ricerca clinica,
nonché degli obblighi degli Sperimentatori. Devo dire che il mio intervento è
stato molto apprezzato, ed è stata prontamente accolta l’offerta che ho fatto, a
nome di SSFA, di fornire a GOIRC docenti per corsi sui diversi aspetti della
sperimentazione clinica. Nei successivi
contatti tenuti con il dr Michele Tognetto,
membro GOIRC ma anche socio SSFA,
abbiamo concordato di organizzare alcuni eventi formativi, che si terranno presso
sedi GOIRC già nei prossimi mesi: si
tratta di un primo passo molto importante, perché è interesse di tutte le parti
coinvolte (SSFA, GOIRC, industria e
autorità regolatorie) che la ricerca clinica
svolta in Italia sia di qualità sempre più
elevata.
Domenico Criscuolo
Anno VII numero 36
Pagina 11
Mega-trial per conoscere a fondo i farmaci blockbuster
(JAMA 2013; 309 (3): 239-240)
Quando un farmaco approvato diventa
un “blockbuster”, perché il suo fatturato
annuo supera il miliardo di dollari, ci
sono tutti gli ingredienti, le premesse e
le risorse economiche per mettere in
piedi uno studio clinico che segua almeno 10.000 pazienti e altrettanti controlli
per il tempo necessario a chiarire ogni
aspetto legato alla sua prescrizione: un
editoriale firmato su JAMA da John P.
Ioannidis del Centro di ricerche sulla
prevenzione della facoltà di medicina
dell'Università di Stanford, in California,
parte da questo assunto per caldeggiare
i cosiddetti “mega-trial”. Ioannidis calcola
che un trial con 20.000 pazienti randomizzati seguiti per 4 anni costa oggi
circa 420 milioni di dollari, che possono
però essere ridotti drasticamente (fino al
90%) con miglioramenti gestionali già
individuati. Il primo “outcome” che dovrebbe essere valutato sistematicamente è la mortalità, ma anche altri endpoint relativamente semplici da misurare
potrebbero essere utilissimi, per esempio nell'ambito della salute mentale, cui
si rivolgono ben 5 - aripiprazolo, quetiapina, duloxetina, olanzapina ed escitalopram - dei 24 farmaci blockbuster del
2011 (considerando i soli dati di vendita
negli Stati Uniti, giacché se si aggiungono le vendite all'estero il numero cresce
notevolmente): «Nessuno di questi è
mai stato testato in un mega-trial, e la
maggior parte dei dati proviene da studi
di breve durata, tre o quattro mesi, con
solo centinaia di partecipanti. Tuttavia
ogni anno vengono dispensati diversi
milioni di dosi di ciascuno di questi farmaci» scrive Ioannidis. «Questi studi
avrebbero un potere sufficiente per poter
valutare gli effetti degli interventi farmacologici su outcome importanti come i
tentativi di suicidio, i ricoveri e i licenziamenti, anziché affidarsi unicamente alle
scale soggettive, e aiuterebbe a definire
lo spettro di gravità della malattia in cui
questi farmaci sono efficaci; un altro
aspetto dibattuto all'infinito sulla base di
piccoli studi e delle relative metanalisi.
Alla fine molti blockbuster potrebbero
dimostrare di valere fino in fondo il loro
costo» conclude. «Viceversa, se alcuni
di questi prodotti usati largamente non
mostrasse benefici nei mega-trial questo
potrebbe significare risparmiare ogni
anno miliardi di dollari e forse migliaia di
vite».
How science is going sour on sugar
Dal
British
Medical
Journal
2013;346:f307
When the British physiologist John Yudkin published Pure, White and Deadly—
his 1972 book linking heart disease to
sugar consumption—he met strong opposition from the sugar industry. As
Geoff Watts writes in this week’s BMJ
(doi:10.1136/bmj.e7800), “jobs and research grants that might predictably
have come Yudkin’s way did not materialise.” Attacks also included the abrupt
cancellation of conferences suspected of
promulgating anti-sugar findings, and
the book was dismissed as a work of
fiction. Enter fat in the role of chief culprit
in the rise in heart disease. The fat hypothesis, the chief proponent of which
was the American biologist Ancel Keys,
influenced policy makers and captured
the popular imagination. Meanwhile,
writes Watts, medical interest in the
sugar hypothesis faded. Yudkin’s book
fell out of print and low fat became the
buzz phrase in nutrition. But in recent
years, and with rising obesity becoming
one of the main health concerns in the
developed world, the sugar hypothesis
has started to regain momentum. Recent anti-sugar initiatives include New
York city’s restriction on the size of fizzy
drinks (BMJ 2012;345:e6768). At the
end of last year Penguin Books reissued
Pure, White and Deadly, with a new and
enthusiastic introduction by US endocrinologist Robert Lustig, which in this
week’s BMJ Jack Winkler hails as a
medical
classic
(doi:10.1136/
bmj.e8612). And, as if to forestall any
further policy initiatives against sugary
beverages, this week Coca-Cola
launched a television advertisement in
the United States acknowledging the
obesity problem and attempting to defend the company’s record in producing
low calorie drinks.
Two papers in this week’s BMJ seem to
go right to the heart of the sugar versus
fat debate. Lisa Te Morenga and colleagues’ systematic review shows an
association between the intake of sugars
and changes in body weight
(doi:10.1136/bmj.e7492), while Lee
Hooper and colleagues’ systematic review shows that reducing fat intake
leads to lower body weight in adults and
children (doi:10.1136/bmj.e7666). In an
editorial accompanying Te Morenga and
colleagues’ paper, Walter C Willet and
David S Ludwig acknowledge that the
association between sugar and poor
health has remained contentious over
the past few decades, and attribute this
partly to weaknesses in the data and
partly to tensions between science and
industry—as evidenced by the tale of
Pure, White and Deadly (doi:10.1136/
bmj.e8077). Welcoming Te Morenga
and colleagues’ results, which suggest
that sugar increases body weight mainly
by promoting overconsumption of energy, Willett and Ludwig ask what is a
desirable limit for sugar intake and
whether it matters what kind of sugar—
glucose, fructose, or sucrose—we
mean. “No clear threshold exists for the
many adverse effects of sugar intake,”
they say. “In general the association
seems to be roughly linear, which makes
a limit somewhat arbitrary.”
The sugar versus fat debate is far from
over, but the pendulum is now definitely
swinging away from fat as the root of all
evil. Meanwhile, what overall public
health message emerges? Willett and
Ludwig conclude: “Healthcare providers
could play an important role by routinely
asking about consumption of sugar
sweetened drinks as well as tobacco
and alcohol use, by setting a good example, and by assuming leadership in
public efforts to limit sugar as a source
of harm.”
Anno VII numero 36
Pagina 12
Il Master di Roma inizia la sesta edizione
Il prof. Pierluigi Navarra ha attivato presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia
della Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, per l’anno accademico
2012/2013, la sesta edizione del Master
di 2° livello in “Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnicoscientifici, regolatori ed etici”. Il Master è
organizzato in collaborazione con la
SSFA ed ha lo scopo di fornire le basi
teoriche per una approfondita conoscenza del processo di sviluppo di un farmaco. Con lo stage nelle direzioni di Ricerca e Sviluppo di qualificate aziende, ha
inoltre lo scopo di favorire una verifica,
sul campo del lavoro, di quanto appreso
nel corso delle lezioni in aula. Il Master
ha durata annuale, per complessivi 60
crediti Universitari, che possono essere
usati come crediti ECM. Le iscrizioni si
sono chiuse l’8 Novembre 2012. Il calendario è articolato in 6 moduli didattici,
con 12 incontri di 12,5 ore ciascuno. Le
lezioni formali si tengono durante il fine
settimana (al venerdì ed al sabato mattina) presso il Policlinico ‘A. Gemelli’, ogni
due settimane, da Gennaio a Giugno
2013. Oltre alla didattica frontale, sono
programmate attività pre-F2F e postF2F, che includono un corso di Inglese
tecnico e apprendimento in e-learning. I
6 moduli sono basati sul syllabus del
La lezione inaugurale
Drug safety and Pharmacovigilance/
Pharmacoepidemiology; 6) Pharmacoeconomics/Healthcare marketplace.
Le lezioni sono svolte da circa 60 docenti fra cui docenti universitari, dirigenti
e funzionari di AIFA, ISS e Ministero
Salute, e ricercatori dell’industria. Il
Master è rivolto a laureati in Medicina e
Chirurgia, Farmacia, Chimica, Chimica e
Tecnologia Farmaceutica, Veterinaria,
Biologia, Biotecnologie Mediche. Il numero degli ammessi al Master è fissato
in un minimo di 10 ed un massimo teorico di 30 studenti: considerato il succesGianni De Crescenzo
programma europeo ‘PharmaTrain’ e
sono intitolati: 1) Introductory module/
Principles of drug discovery/Non-clinical
testing; 2) Pharmaceutical development/
Drug development; 3) Clinical trials/Data
management and Statistics; 4) Ethical
and legal issues/Regulatory affairs; 5)
so delle edizioni precedenti, è stato chiesto – per il prossimo anno accademico –
un ampliamento ad un massimo di 45
ammessi. Per essere ammessi, gli studenti dovranno sostenere un colloquio
orale con valutazione dei curriculum
vitae. Il Master è convenzionato con
AIFA ed è patrocinato da Farmindustria
e SIF. Il Corso è stato approvato come
Centre Recognition da PharmaTrain
(www.pharmatrain.eu). La quota d'iscrizione al Master è di 3000 Euro. Il bando
e ulteriori informazioni sono presenti sul
sito della Cattolica di Roma all'indirizzo
www.rm.unicatt.it/master, la Segreteria è
curata dalla dr.ssa Lucia Lisi. Il programma di quest’anno si differenzia da quelli
degli anni precedenti per variazioni sui
temi degli argomenti trattati,
l’impostazione delle lezioni (per ogni
modulo si impiegano due fine settimana), l’introduzione di lezioni di inglese
tecnico-scientifico, la valutazione
dell’apprendimento alla fine di ogni modulo, l’incremento del numero di lezioni
tenute in lingua inglese. Altre innovazioni
sono in preparazione e potrebbero essere messe in atto già nel corrente anno
accademico. I cambiamenti citati sono
stati determinati dalla collaborazione al
programma internazionale Pharma
Train: infatti, nel corso di una visita effettuata circa un anno fa da parte di tre “
assessors” europei, di cui uno italiano,
sono stati evidenziati alcuni elementi di
approfondimento e di miglioramento che
sono stati accettati e messi in atto e ciò
ha comportato, in prima istanza,
l’attribuzione del titolo di “Centre recognition”, mentre, con le successive innovazioni, sono attesi ulteriori riconoscimenti. Hanno chiesto di frequentare il
(Continua a pagina 13)
Anno VII numero 36
Pagina 13
(Continua da pagina 12)
corso di questo anno 67 studenti e, di
essi, 46 hanno confermato la loro partecipazione e frequentano lezioni ed attività.
Francesco De Tomasi
Gli “Assessors” al tavolo di lavoro: in
primo piano da sinistra Peter Stonier,
Sandor Kerpel-Fronius, Domenico Criscuolo; in secondo piano: il Direttore del
Master, Pierluigi Navarra e Mercede Brunetti, responsabile di Qualità.
NOTA: Gli autori dell’articolo sui master di Roma, pubblicato nel numero di febbraio di SSFAoggi, ci inviano la seguente precisazione. “Il master sui sistemi di qualità è nato da un’iniziativa proposta da Sergio Caroli e Maria Mercede Brunetti ed attuato
tramite un comitato scientifico-didattico formato da M.M. Brunetti, S. Caroli, C. Dello Russo, B. Giardina, P. Navarra, G. Pozzoli e
V. Sforza”.
PICCOLI MA CATTIVI
Il genere Salmonella prende il nome dal
batteriologo americano Salmon che isolò
nel 1885 l’agente etiologico di una patologia tifosa nei suini, in seguito denominato Salmonella choleraesuis.
Le salmonelle appartengono alla famiglia delle Enterobatteriacee, a forma di
bastoncini diritti in genere mobili per la
presenza di flagelli peritrichi, spesso
produttori di acido solfidrico, fermentano
il glucosio producendo gas, non fermentano il lattosio e il saccarosio, non producono indolo, riducono i nitrati, anaerobi facoltativi.
Ad oggi sono riconosciuti 2300 sierotipi
del genere Salmonella che parassitano
l’intestino dell’uomo, degli animali domestici e selvatici provocandone malattie.
S.typhi è l’agente della febbre tifoidea
nell’uomo, la quale talora può complicarsi con emorragia intestinale
e parotite, S.paratyphi di cui i tipi A e C
sono patogeni solo per l’uomo mentre il
tipo B è patogeno per l’uomo e gli animali, S. typhimurium e S.enteridis provocano tossinfezioni alimentari,S.gallinarum patogeno per il pollame.
La loro presenza nell’ambiente indica
l ’ e s i s t e n z a
d i
u n a
contaminazione fecale primaria
(immissione diretta di acqua di scarico)
o secondaria (dilavamento dei suoli di
un bacino idrografico). Visto e considerato che la presenza di tale microrganismo può compromettere safety e effectiveness del farmaco contaminato la Farmacopea corre ai ripari e richiede
l’assenza in dieci grammi o ml di prodotto (campione farmaceutico).
Per l’identificazione di tale microrganismo si procede sospendendo 10 gr. o
10 ml di prodotto in 100 ml di
TSB e il tutto viene incubato a 33°-35°C
per 18-24 h per l’arricchimento. Successivamente si trasferisce un’aliquota di
tale sospensione in RVS (RappaportVassiliadis Broth per 18-48 h e si incuba
a 30-35°C. Al termine di quest’ultima
incubazione si allestiscono delle subcul-
ture su terreni agarizzati quali DCA
(desoxycholate citrate agar), XLD(xilosio
lisina sodio desossicolato), BGA(brillant
green agar) e si incubano a 30- 35°C
per 24 –48 h.
La presenza di Salmonella spp. su tali
terreni sarà caratterizzata dalla crescita
di colonie incolori ben sviluppate su
DCA, colonie rosse ben sviluppate con o
senza centro nero su XLD, piccole colonie trasparenti incolori o rosa oppure
opache e bianche con o senza alone
rosa o rossa su BGA.
La conferma definitiva può
essere ottenuta mediante opportuni saggi biochimici e sierologici.
Giovanni Abramo
BIBLIOGRAFIA
1) Polisnelli M.,De Felice M. et
al., Microbiologia, 1993
2) E.P. 3th editino- suppl. 1999
3) www.gsbs.utmb.edu/
microbook
Anno VII numero 36
Pagina 14
IL RUOLO DEL MEDICO NELLE CRO
La crescita delle CRO cui abbiamo assistito negli ultimi anni a livello internazionale ha reso necessario la creazione di
vere e proprie Direzioni Mediche organizzate e strutturate secondo il tipo e la
varietà di servizi clinici forniti agli sponsor nelle fasi di sviluppo del farmaco.
Il ruolo del Medico nella CRO è complesso per tanti motivi ma soprattutto
perché ha a che fare con sponsor molto
differenti l'uno dall'altro e in aree terapeutiche a volte molto distanti dalla propria esperienza professionale.
E' molto diverso avere a che fare con
un'azienda farmaceutica multinazionale
piuttosto che con una piccola realtà locale oppure con un'azienda addirittura
priva di un medico al suo interno, come
talvolta accade. Bisogna avere una cultura scientifica multidisciplinare ma soprattutto occorre saper adattarsi ad interlocutori spesso molto lontani come
modo di pensare e di lavorare l'uno
dall'altro. Conoscenze, competenze,
abilità nel destreggiarsi nelle varie aree
terapeutiche, fermezza e diplomazia,
grande capacità di comunicazione sono
soltanto alcuni tra i requisiti di un medico
operante all'interno di una CRO.
Con questo non voglio sostenere che
fare il medico in CRO sia più difficile che
essere medico in un’azienda farmaceutica: a mio parere si tratta di ruoli differenti
e lascio ad un collega che lavora in azienda rispondere a questo mio invito
alla discussione.
Le responsabilità del medico vanno dal
cosiddetto "Medical Monitoring", termine
con cui si intendono molteplici funzioni
(rispondere ai quesiti medici posti dai
centri sperimentali durante l'inclusione
dei pazienti negli studi ma anche durante la conduzione dello studio, la pulizia
dei dati dei pazienti per assicurarne la
qualità e la coerenza, la rilettura critica
dei protocolli, la revisione del rapporto di
fine studio, il controllo delle deviazioni
dal protocollo, solo per citare i principali),
al supporto alla farmacovigilanza (ad
esempio revisione degli eventi avversi e
degli eventi avversi seri), al sostegno al
Business Development.
Quest'ultimo richiede al Medico vera-
mente un grosso sforzo in quanto deve
rivedere tutti i documenti trasmessi dallo
sponsor durante la richiesta di un preventivo e presuppone quindi l'esame del
protocollo in aree terapeutiche e in patologie anche molto specialistiche, al fine
di preparare un budget accurato ed un
preventivo dettagliato (si tratta di documenti di decine di pagine dove spesso
vengono evidenziati dal medico sia i
vantaggi che gli svantaggi nella realizzazione di uno specifico progetto).
Tutto ciò comporta lo studio approfondito del prodotto, dell'area terapeutica, dei
trials in competizione e richiede pertanto
chiedono viaggi talvolta lunghi nonché
faticose preparazioni pre meetings con
gli altri colleghi di CRO che appartengono ad altri dipartimenti come ad esempio
il Project Manager, il Data Manager, lo
Statistico, il Regolatorio e così via.
In definitiva, un medico di CRO deve
avere una mentalità scientifica ma, nello
stesso tempo, deve possedere molte
competenze di tipo commerciale e finanziario perché le CRO sono per definizione società di servizi chiamate a soddisfare gli sponsor offrendo loro elevata
qualità ad un costo competitivo e nei
tempi stabiliti dal contratto.
Quali sono dunque i vantaggi
dell'essere medico in una
CRO?
Si lavora a contatto con tantissimi sponsor e nei settori più vari
della scienza medica e quindi si
imparano tanti argomenti, si
incontrano moltissime persone
di varia cultura e tradizione, ci
si sente molto vivi e sempre
sollecitati.
molta preparazione e un po' di tempo,
anche se quest'ultimo viene spesso a
mancare in quanto i ritmi attuali di lavoro
sono molto intensi.
A questo proposito vale la pena sottolineare l'importanza che hanno assunto
negli ultimi anni i cosiddetti Bid Defence
Meetings (BDM) cioè quegli incontri tra
lo sponsor e la CRO in cui lo sponsor fa
la selezione della CRO cui affiderà il
proprio progetto; la CRO deve fare una
presentazione che generalmente dura
alcune ore ed il medico deve dimostrare
di comprendere molto bene l'argomento
in quanto si troverà di fronte "l'alter ego"
aziendale che sicuramente conosce
molto più di lui il prodotto, la sua storia e
il protocollo, magari per averlo scritto lui
stesso.
Questi BDM sono molto frequenti e ri-
L'altra faccia della medaglia e
cioè gli svantaggi, a mio parere,
risiedono proprio nel fatto che
un medico di CRO non può sentire un
progetto come proprio in quanto non è
titolare di una specifica molecola e non
può conoscere la vita del farmaco in
questione dall'inizio alla fine.
Si tratta di un grande limite in quanto
difficilmente un medico di CRO potrà per
esempio andare ad un congresso internazionale nel quale presentare i risultati
dello sviluppo clinico di un farmaco, una
soddisfazione che dovrà invece lasciare
al responsabile aziendale del prodotto.
Marco Romano
Anno VII numero 36
Pagina 15
PRIMO CORSO DI AGGIORNAMENTO
SULLA FARMACOVIGILANZA
Roma, 21 marzo 2013
Oltre 150 soci SSFA e SIAR sono intervenuti al primo corso di aggiornamento sulla farmacovigilanza, svolto a Roma
nell’auditorium del Ministero della Salute, che ha già visto svolgersi molti incontri SSFA coronati da grande successo. Il corso,
organizzato da SSFA e SIAR, ha avuto patrocinio e presenza di relatori SIF, segno di una lunga e proficua collaborazione su temi
che vedono molto impegnate le tre società.
Abbiamo potuto contare su una nutrita
partecipazione di esperti AIFA, che
ringraziamo ancora una volta per il
tempo e l’attenzione che ci hanno voluto dedicare.
Nei prossimi numeri di SSFAoggi pubblicheremo ampi riassunti delle diverse
relazioni, tutte molte esaurienti ed informative.
Seguiteci nei prossimi numeri!
Le presentazioni autorizzate sono disponibili sul sito
WWW.SSFA.IT
L’auditorium del
Ministero della Salute
PROFESSIONISTI DELLA
RICERCA CLINICA
health and safety
etica
CLINICAL DEVELOPMENT
SERVICES
TRIAL COORDINATION
CRO
DATA MANAGEMENT
PHARMACOVIGILANCE
esperienza
passione
TRAINING
MEDICAL DEVICES
www.yghea.it
Anno VII numero 36
Pagina 16
Oggi parliamo di…..
La scoperta dei farmaci e la sperimentazione animale
SECONDA PARTE
Le cellule endoteliali producono anche
fattori vasocostrittori tra i quali c’è
l’endotelina, peptide di 21 amminoacidi,
che è tra i più potenti agenti ipertensivi
conosciuti, scoperto da Tomoh Masaki
nel 1988. Ricerche in vitro ed in vivo
portarono alla scoperta dei primi antagonisti recettoriali dell’endotelina: bosentan
(Tracleer, Actelion) e darusentan (Knoll
ed Abbot) indicati nella terapia
dell’ipertensione arteriosa polmonare e
nell’insufficienza cardiaca congestizia.
Ancora una storia che, questa volta, non
coinvolge un’ammina, o un peptide o
una prostaglandina, ma una piccola,
semplicissima molecola gassosa: il monossido di azoto o ossido nitrico (NO).
Per oltre un secolo, amilnitrito e nitroglicerina sono state usate per alleviare i
sintomi dell’angina pectoris (William
Murrel, 1879), grazie alla loro attività
coronarodilatatrice. Nulla si sapeva, però, sul loro intimo meccanismo d’azione.
Negli anni ’70 si scoprì che amilnitrito e
nitroglicerina sono convertite, dalle cellule muscolari lisce di vene e arterie, nel
monossido di azoto che ha proprietà
miorilassanti sulla muscolatura liscia
vasale. Strisce di muscolatura aortica di
coniglio, isolate e perfuse, dopo esser
state contratte dalla noradrenalina, venivano rilassate dall’acetilcolina. Tuttavia,
le stesse strisce, private delle cellule
endoteliali, si contraevano se venivano
perfuse con la sola acetilcolina. Robert
Furchgott (1916-2009, Nobel 1998) ipotizzò che le cellule endoteliali aortiche,
presenti nelle strisce di tessuto vascolare isolate e perfuse, stimolate con acetilcolina rilasciassero un fattore con attività
miorilassate sulla muscolatura vasale,
sostanza che chiamò endotheliumderived relaxing factor (EDRF, 1980).
Salvador Moncada, perfondendo le strisce di aorta di coniglio con il terreno di
coltura di cellule endoteliali stimolate con
EDRF-stimulating substance, dimostrò
che EDRF è un potente mediatore del
sistema cardiovascolare ed è una molecola gassosa molto reattiva: il monossido di azoto (Wellcome, 1987). Si scoprì,
poi, che il NO si forma per via enzimatica da L-arginina per opera della nitrossi-
do sintasi e che la metil-arginina, inibendone in modo competitivo la formazione,
è ipertensiva nell’animale in anestesia e
nell’uomo, ipertensione che può essere
antagonizzata
somministrando
Larginina. Queste ricerche sono importanti anche dal punto di vista della fisiologia,
poiché questi risultati mostrano che viviamo sotto costante vasodilatazione,
grazie al continuo rilascio di NO da parte
della cellule endoteliali e che una carente produzione di NO ha effetti ipertensivi.
Le ricadute terapeutiche di queste ricerche si sono estese ben oltre il sistema
cardiovascolare, poiché si sono trovati
altri tipi cellulari in grado di produrre NO
come messaggero inter- ed intracellulare: macrofagi e neutrofili (NO è
citotossico per i batteri), cellule nervose
(NO come neurotrasmettitore), mastociti
(NO come regolatore del rilascio di istamina), cellule epiteliali di rene (NO come
secondo messaggero), e poi ancora
negli epatociti, nelle cellule di Kupfer
(macrofagi epatici), negli astrociti e nella
muscolatura liscia, con effetti ancora da
chiarire. Così, oltre agli esteri organici
dell’acido nitrico con alcoli alifatici
(gliceril-trinitrato, isosorbide-2,5-dinitrato,
isosorbide-5-nitrato, pentaeritritolo tetranitrato ed altri ancora) usati negli attacchi di angina pectoris e nell’insufficienza
cardiaca, si è sviluppata una serie di NO
-releasing-NSAID per la cura di disordini
vascolari e del cancro ed il nitrosoderivato di R-flurbiprofene (Tarenfurbil, Myriad
Genetics) che è sembrato promettente
nella cura dell’Alzheimer. Negli ultimi
vent’anni, le biotecnologie, in particolare
quella del DNA ricombinante, hanno
reso possibile produrre, in cellule procariote ed eucariote di mammifero e di
insetto, proteine uguali, o molto simili, a
quelle endogene, la cui mancanza/
insufficienza è causa di patologie specifiche nell’uomo. Sono così entrati in terapia ormoni umani ricombinanti, quali
l’insulina, l’ormone della crescita, gli
ormoni follicolostimolante e luteinizzante, la gonadotropina corionica, citochine
come gli interferoni, fattori di crescita, i
fattori della coagulazione VII, VIII e IX,
ed altri ancora. Ma solo col ricorso a
modelli animali ad hoc è stato possibile
valutarne in vivo efficacia, potenza e
sicurezza. Negli stessi anni, la biologia
molecolare ha permesso, con la manipolazione genetica, di produrre modelli
animali di patologie umane. Con i topi
transgenici ed i topi KO si sono prodotti
roditori geneticamente modificati, portatori di patologie umane, che hanno reso
possibili ricerche più mirate e, nello stesso tempo, hanno anche permesso di
ridurre il numero degli animali usati. Le
nanobiotecnologie stanno ampliando gli
orizzonti della ricerca a nuove tipologie
di farmaci, rivoluzionando il modo di
ragionare e di fare ricerca ed hanno fornito nuovi e sofisticati strumenti di indagine. Inoltre, i nano drug delivery
systems stanno rivoluzionando la farmacologia classica e la tecnica farmaceutica. Infatti, la farmacocinetica, la farmacodinamica e la tossicologia di farmaci
noti, ma veicolati da nanovettori, assumono profili nuovi che impongono nuove
valutazioni sperimentali in vitro, ma anche, e soprattutto, in vivo. Il premio Nobel 2012 per la medicina è stato assegnato a Sir John Gurdon e a Shinya
Yamanaka per aver reso possibile l’uso
terapeutico delle cellule staminali adulte,
senza ricorrere alle cellule staminali embrionali umane, superando così le istanze etiche poste da chi non accetta il sacrificio di embrioni umani, anche se a
fini terapeutici. Ambedue hanno condotto studi in vitro sulla riprogrammazione
cellulare da cellule mature a cellule totipotenti, confermati in vivo nella rana e
nel topo. Questa è la migliore risposta al
fanatismo degli animalisti che vorrebbero impedire qualsiasi tipo di sperimentazione sugli animali, definendo, ipocritamente, “vivisezione” questa metodologia. Si sarebbero potuti ottenere questi
risultati e quelli illustrati prima e molti
altri qui non citati per limiti di spazio (ad
esempio gli antibiotici, gli anti-HIV e gli
antineoplastici, di cui parleremo in un
prossimo articolo) - che hanno reso disponibili centinaia di farmaci sempre più
attivi, selettivi e sicuri per la cura di decine e decine di patologie in miliardi di
(Continua a pagina 17)
Anno VII numero 36
(Continua da pagina 16)
esseri umani - usando il solo scibile umano, oppure facendo ricorso alle più
ricche banche dati, o a pur sofisticatissimi computer o alle colture cellulari soltanto? L’ unica risposta razionale a questa istanza, spesso urlata da coloro che
si battono violentemente contro la sperimentazione animale, è drastica e non
ammette replica: “No, non sarebbe stato
assolutamente possibile!” Come si possono misurare funzioni fisiologiche come
il flusso sanguigno o la pressione arteriosa o alterazioni patologiche come la
depressione, l’emicrania o il nanismo
ipofisario, in una coltura cellulare? A
questo interrogativo nessuno è riuscito,
finora, a dare una concreta risposta alternativa. Non si sarebbero potuti ottenere questi risultati neppure utilizzando
le sole tecniche di bioassay basate sugli
organi isolati e perfusi in vitro. Come si
potrebbero trovare nuovi farmaci efficaci,
selettivi e sicuri contro l’ipertensione, le
aritmie e l’infarto miocardico, contro
l’ictus cerebrale, farmaci per le patologie
nervose (ansia, depressione, psicosi,
epilessia), contro il rigetto nei trapiantati,
per la cura delle malattie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, sclerosi
multipla, sclerosi laterale amiotrofica),
contro la distrofia muscolare, le patologie autoimmuni (l’artrite reumatoide, la
psoriasi, il morbo di Crohn), oppure contro quelle infiammatorie, per le patologie
dell’apparato digerente, del metabolismo
e per quelle da usarsi nella terapia del
dolore ed in anestesiologia e rianimazione, utilizzando previsioni elaborate da
computer che, però, funzionano in base
alle informazioni che noi dovremmo dare
loro, anche quando non le conosciamo
perchè non abbiamo sperimentato in
vivo e, quindi, non sappiamo come realmente si svolgono le funzioni e le patologie negli organismi viventi? La patologia,
la farmacologia, la farmacocinetica e la
tossicologia studiano interazioni multiple
e complesse che soltanto i modelli animali possono offrire in modo unico ed
insostituibile, almeno allo stato dell’arte
delle conoscenze attuali. Non solo, lavorando soltanto con un computer, con le
colture cellulari e con gli organi isolati
(che comunque sono prelevati dagli animali…) come si può sperimentare
l’efficacia e la sicurezza di un vaccino e
Pagina 17
mettere a punto nuove e meno invasive
tecniche chirurgiche? In aggiunta, anche
chirurgia, chemioterapia e radioterapia si
sono sviluppate, e sono state messe a
punto, solo grazie alla sperimentazione
animale. Speriamo di essere riusciti, con
questi pochi esempi, a dimostrare che
gli studi fatti con le colture cellulari e con
gli organi isolati e perfusi sono stati strategici nel selezionare e caratterizzare
nuovi principi attivi e che il ricorso
all’animale da laboratorio è stato altrettanto insostituibile per consolidare ed
approfondire le scoperte iniziali e per
assicurare che i farmaci candidati siano
ragionevolmente sicuri. Siamo perfettamente consci che, come nessun modello
sperimentale in vitro può sostituire
l’animale da laboratorio, così nessuna
cavia può sostituire l’uomo, perché
l’animale è parzialmente diverso
dall’uomo. Tuttavia, l’animale da esperimento è quanto abbiamo a nostra disposizione di più vicino all’uomo ed il modello sperimentale in vivo dev’essere scelto
ed utilizzato conoscendone limiti e pregi.
Solo dopo aver scelto il modello animale
più adatto e sensibile ed aver operato
con le dovute cautele, è possibile passare dalla R&D non-clinica alla R&D clinica
per somministrare al volontario sano
(Fase Clinica I), sempre con molta prudenza, le molecole in studio. Gli animalisti hanno fatto proprie, purtroppo con un
certo successo, molte delle istanze degli
ambientalisti ed è un peccato, perché
questa strategia consente loro di presentarsi all’insegna dell’ecologismo mascherando la realtà e, cioè, che sono
ciarlatani, violenti e terroristi - cosa che li
colloca in una posizione scorretta che
dev’essere vigorosamente smascherata
e contrastata in base a ciò che è stata, e
sarà, la ricca messe di ricerche, di risultati e di conoscenze che ci vengono dalla sperimentazione fatta usando anche
gli animali da laboratorio. Se, per sciagurata ipotesi, gli animalisti che, in quanto
fanatici, utilizzano spesso forme di lotta
violenta e terroristica, riuscissero a bloccare la sperimentazione animale, sarebbero negati a noi, ai nostri figli ed alle
generazioni future, nuovi e più potenti
farmaci indispensabili per curare vecchie
e nuove patologie. Si pensi che le sole
malattie tuttora prive di terapie specifiche (orphan diseases) sono oltre
5000!...Purtroppo viviamo in
un’epoca nella quale scienza,
logica, razionalità, civiltà e progresso sono sfidati da elementi
irrazionali e sinistri, quali culti
distruttivi, ciarlatanesimo, animalismo ed ecoterrorismo. Coloro
che propagandano il ricorso ai
soli metodi alternativi all’uso
dell’animale nella ricerca dei
farmaci sono spesso mossi da
finalità
politiche,
giocano
sull’ignoranza e sull’emotività
delle masse, non sanno di che
cosa parlano e, proponendo il
ricorso a medicine e a religioni alternative, fanno proseliti tra gli sprovveduti,
sulla base di convinzioni fideistiche non
supportate da riscontri oggettivi e di mistiche aberranti, piuttosto che su fatti
concreti, scientificamente verificati e
storicamente validati. Ma, oltrechè disonesti, sono anche incoerenti, perché non
si fanno estrarre un dente senza anestesia e poi si imbottiscono di antibiotici…
Da parte loro, ricercatori e scienziati non
dovrebbero rinchiudersi in laboratorio
per lavorare quasi in clandestinità, come
perseguitati, perché si sentono offesi e
minacciati da attacchi irrazionali, accaniti
e spesso violenti, ma dovrebbero coraggiosamente uscire allo scoperto, forti
delle loro convinzioni etiche e consci dei
risultati scientifici conseguiti, per spiegare la vera realtà dei fatti, utilizzando gli
innegabili risultati ottenuti dalla medicina
che utilizza la metodica cartesiana per
migliorare la qualità ed allungare la durata della vita umana.
Domenico Barone & Enrico Vigna
Anno VII numero 36
Pagina 18
EMA workshop on medication errors
More than 200 European experts in drug
development, regulatory affairs and
pharmacovigilance convened at the
EMA renovated meeting room, to take
part into this workshop aiming at addressing an issue which is frequently
underestimated.
In the introductory note to the program,
EMA writes that “ Medication errors with
medicinal products are a major publichealth burden and generally refer to mistakes in the processes of prescribing,
dispensing, administering or monitoring
medicinal products in clinical practice. In
Europe, the medication-error rate in ambulatory care is estimated at 7.5% at
prescription and 0.08% at the dispensing
stage, whereas in the hospital setting the
rates vary between 0.3–9.1% and 1.6–
2.1% respectively. At national level, various systems are in place to allow for
medication-error detection, reporting and
prevention, and the collaboration between organisations such as patientsafety institutions, pharmacovigilance
centres and poison-control centres in
one Member State can inform other
Member States and inform work at European Union (EU) level. Since July 2012,
the EU pharmacovigilance legislation
explicitly foresees reporting of suspected
adverse reactions associated with medication errors and liaison with national
patient-safety organisations to improve
public health [Directive 2001/83/EC Articles 1(11), 101(1) and 107a(5)]. The aim
of this workshop is to facilitate the implementation of these new legal provisions
at EU level.”
Prof Guido Rasi, EMA Executive Director, in his introduction to the workshop,
said that “ Medication errors are the
most common single preventable cause
of adverse events in medication
practice. Acknowledging medication
errors as a major public-health burden,
the new pharmacovigilance legislation
explicitly foresees reporting of suspected
adverse reactions associated with medication errors. We are committed to working with all relevant stakeholders to bring
about safer medication practices. This
workshop is an excellent opportunity to
bring together the available expertise
with stakeholders from all areas of
healthcare, including regulatory and public bodies, national patient-safety organisations, healthcare-professional and
patient-consumer organisations, academia, learned societies and the pharmaceutical industry. The workshop's objective is to develop and share best prac-
tices for the prevention of medication
errors through raised awareness among
the stakeholders involved in the reporting, evaluation and prevention of medication errors, and through greater clarity
on what constitutes a medication error. A
better understanding of how medication
errors are managed at national level will
enable the EU regulatory network to
improve stakeholder cooperation at national and international level. We believe
that, within existing regulatory frameworks, a focused dialogue between
regulators and stakeholders is crucial to
set the scene for safer medication practice with a reduced public-health burden
from medication errors.”
Here are some notes from the most interesting presentations.
Phil Tregunno (MHRA, UK) raised the
point: how to ask for the right questions
to patients? In fact, in UK, with more
than 80% of spontaneous reporting sent
by electronic tools, there is the perception of an overestimated reaction. In the
end, he commented that regulatory actions following reporting is limited to updating SPC, improve packaging, issue
warning letters and circulate the information to EU countries. Almath Spooner
(Irish Medicines Board) commented on
the present difficulties to create a database on medication errors, as there
is no common terminology, it is not
always clear the difference between
abuse and misuse, between intentional overdose and occupational exposure, and also reports on drug quality issues may use different wordings.
She finally provided some examples
which can easily induce in medication
errors: i.v. paracetamol for paediatric
use has infusion strength at 10mg/ml
and in some cases this was interpreted as mg/ml, generating a 10
times higher administration. In other
cases, companies tend to use similar
names for a wider brand image: it is
the case of Prograf and Advagraf, the
latter being a prolonged release presentation of the same drug substance.
And the similarity of the two brand
names caused some medication er(Continua a pagina 19)
Anno VII numero 36
(Continua da pagina 18)
rors.
Annemarie Hellebek (Danish patients
association) reported the most frequent
medication errors caused by labelling:
many times brand names have the beginning or the end very similar, abbreviation can induce in errors, many times
fast acting or retard formulations are not
clearly indicated, and rare names are
sometimes misinterpreted. She gave
also some examples of these mistakes,
such as confusion between Lasix and
Losec, Imural and Truxal, Plendil and
Panodil. A Danish survey on “look alike,
sound alike” suggested that more that
7% medication errors are caused by
similarities in drug names. Jan MacDonald (MHRA UK) continued on the
same issue, and brought the example of
insulin, which is the source of many
medication errors: they can be caused
by the strength indicated as ml/mg, the
reference as salt or base, and also some
bad writing (as an example, he commented that 6 IU can be read as 61
Units). Offering some ideas, he suggested that sometimes it is better to
have capital letters in the middle of the
name (like vinBLAstine, as there are too
many drugs with vin as initial letters),
use colour bars on vials as labels can be
very small, and finally he said that time
is mature to prohibit hand writing, which
is one the largest source of medication
Pagina 19
errors. Tony West (Hospital Pharmacist,
Belgium) commented on a UK case of a
woman who died in hospital after a dose
of Augmentin: he said that the drug has
no clear indication of its penicillin content, and that allergy to penicillin is very
frequent, but many penicillin derived
antibiotics have not a clear warning.
Laurent Auclert (Sanofi Aventis, France)
discussed about medication errors
caused by devices for self administration
of drugs, like insulin pens. On the mar-
ket are available similar pens produced by different manufacturers, with
different dose systems. Regarding
brand names of drugs, he made reference to a “Guideline for the selection
of invented names of drugs” which is
part of the EU legislation, but FDA has
not yet adopted a similar document.
He concluded underlining the important role of education and information,
saying that “an informed patient is one
of the best safeguards against medication errors”.
Angeles Alonso (cardiologist, France)
commented on her experience in a
coronary unit, where decisions must
be taken in seconds, and where drugs
are prepared well in advance by experienced staff: in the ICU medication
errors are very low, because all activities are planned BEFORE the emergency situation. But she also commented on the different scenario in the
outpatient situation, with the very emotional situation of MI patients (who
moved from an healthy status to a severe condition in a few minutes, and who
must take several pills at the right time),
and also on the confusion which can
arise switching form branded to generic
drugs, which have different colours and
presentations. Finally, Dolores Montero
(EC) reported on the implementation of
the Patient Safety Recommendation Act
(Continua a pagina 20)
Anno VII numero 36
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(Continua da pagina
19)
(2009/C151/01),
whose main actions are:
x
at Member
States
level: involve patients, improve reporting and
education,
identify
measure to
prevent;
x
at EU level:
adopt a
common
terminology, develop research on
medication
errors.
At the December 2012 time point, actions already implemented are the formation of a competent body, a reporting
system (in place in 22 member states),
but also no progress were made on a
common terminology. Her message is
that Patient Safety is a priority for member states; reporting is in place, but
there are no data on its use. And it is
recognized that patients involvement
and education must improve. In her conclusions she stated that 24 members
states ask for a guideline on Patients
Safety, and that there is a need to calculate the cost of unsafe care, and also to
prolong the deadline of these activities,
at least by two more years.
In conclusion, my personal opinion is
that Medication Errors is an issue that
will deserve much more attention in future events regarding drug safety, and
many measures (sometimes very simple) can be adopted to lower significantly
the rate of medication errors and its unacceptable cost.
Domenico Criscuolo
AN INVITATION FROM EMA
The European Medicines Agency has published guidance for pharmaceutical companies on how to prepare and review summaries of product characteristics (SmPCs) for human medicines.
SmPCs are a key part of the marketing authorisation of all medicines authorised in the European Union and the basis
of information for healthcare professionals on how to use a medicine safely and effectively. SmPCs are also the basis
for the preparation of package leaflets, so are important documents in enabling information on medicines to reach patients.
The guidance consists of a set of presentations detailing the information that should be included in each of the sections of the SmPC, together with background information on SmPCs both as a presentation and a video. Two videos
explaining how to complete the SmPC sections on the therapeutic indication and pharmacodynamic properties of a
medicine and on undesirable effects are also available.
The press release is available for consultation in the EMA website.
Anno VII numero 36
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Crisis in Germany's organ transplantation system
from The Lancet 381, 19 January 2013, page 178
Organ donation is an altruistic practice
that relies on public trust in the medical
profession and the existence of a fair,
ethical system for organ allocation and
transplantation. If this system breaks
down, the consequences can be farreaching as Germany is now witnessing.
Last year, transplantation clinics in Göttingen, Regensburg, and Munich came
under investigation following allegations
that doctors had falsified patients' data.
Last week, another scandal surfaced in
Leipzig. Prosecutors opened a criminal
investigation following allegations that
doctors at the city's university hospital
manipulated data to move their patients
up the waiting list for donor organs. The
German media have claimed that as
many as 38 patients with liver conditions
in Leipzig may have been falsely listed
as receiving hepatic dialysis to shorten
their wait for a transplant. But while investigations continue at Leipzig and
other transplantation centres, the public's confidence in the country's organ
transplantation system is already showing signs of collapse. Post-death donations have fallen by 13% from 2011 to
2012, according to new figures from the
German Organ Transplantation Foundation. This decrease not only affects the
more than 12 000 people in Germany
waiting for an organ transplant but also
patients across Europe. Waiting lists and
organ distribution for Europe are coordinated by Eurotransplant, which receives
donor organs from across the region and
allocates them to European patients
based on criteria such as urgency. Several reasons have been mooted as possible causes of this state of affairs, including pressure on doctors to improve
the reputation of their centres by increasing the number of successful transplantations undertaken and financial
incentives for doctors doing the procedures. Some procedures for organ allocation have already been tightened —
Eurotransplant are requiring more detailed information from doctors such as
records of dialysis. However, Germany
needs a high-level inquiry into these
cases to be able to close all the loopholes in the system and prevent future
problems. Criminal investigations alone
are not enough. A strong federal response to the scandal is needed alongside state action if public confidence in
organ donation is to be restored.
UN NUOVO MASTER ALLA SECONDA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Il prof Franco Rossi, con il supporto del dipartimento di Medicina Sperimentale – sezione di Farmacologia – della seconda Università di Napoli ha lanciato la proposta di un nuovo master di secondo livello, intitolato “Farmacovigilanza, farmacoepidemiologia ed attività regolatorie”.
Il master verrà attivato nell’anno accademico 2013-2014, e lo scorso 12 marzo si è svolta la prima riunione del comitato di coordinamento, alla quale SSFA è stata invitata a partecipare.
Devo subito dire che questa iniziativa parte con il piede giusto: infatti non solo tende ad approfondire temi quali farmacovigilanza
e farmacoepidemiologia, che sono aree di grande attualità e di grande fermento culturale (e che stanno offrendo interessanti
prospettive lavorative). Ma soprattutto mi preme sottolineare il grande impegno che verrà chiesto agli studenti che vorranno frequentarlo. Infatti il piano didattico si basa su 60 CFU, così suddivisi: 240 ore di didattica frontale, 60 ore di didattica interattiva,
624 ore di studio individuale, 500 ore di stage e 76 ore per l’elaborazione della tesi finale.
Il corso si basa su 5 moduli didattici, della durata di una settimana ciascuno, e saranno svolti una settimana ogni mese.
Gli argomenti sono:
x
Ricerca/sviluppo di un farmaco;
x
Farmacologia clinica;
x
Farmacovigilanza;
x
Farmacoepidemiologia;
x
Aspetti regolatori dei farmaci.
SSFA ha confermato la sua collaborazione, e fornirà il patrocinio: inoltre a
SSFA ed a Farmindustria è stata assegnato il coordinamento del quinto modulo.
Nei prossimi mesi vi terremo aggiornati
sugli sviluppi di questa iniziativa.
Domenico Criscuolo
Anno VII numero 36
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IDEAZIONI O COMPORTAMENTI SUICIDARI DURANTE UN SECONDO CICLO
DI TRATTAMENTO CON ANTIDEPRESSIVI. DO SUICIDAL THOUGHTS OR BEHAVIORS RECUR DURING A SECOND ANTIDEPRESSANT TREATMENT TRIAL?
Perlis RH, Uher R, Perroud N, et al. J Clin Psychiatry, pubblicato on line il 18 settembre 2012
Questo studio presenta la necessità di follow-up per soggetti che, dopo trattamento iniziale con antidepressivi e manifestazione
di sintomatologia suicidaria, cambiano tipo o modalità di terapia.
OBIETTIVO Una frazione dei pazienti sottoposti a trattamento con antidepressivi manifesta inizialmente un peggioramento dei
sintomi, inclusi pensieri di suicidio o comportamento suicida. Il presente studio ha indagato se questo sottogruppo di pazienti sia
anche più a rischio di una ricaduta o di un peggioramento di questi sintomi durante un secondo trattamento con un diverso antidepressivo.
METODO Sono stati esaminati i dati raccolti tra luglio 2001 e settembre 2006 dallo studio Sequenced Treatment Alternatives to
Relieve Depression (STAR*D), uno studio multicentrico di efficacia su pazienti ambulatoriali con disturbo depressivo maggiore
diagnosticato secondo i criteri DSM-IV. In questo studio, i soggetti non guariti dopo il trattamento con citalopram sono stati randomizzati alle diverse opzioni per un trattamento successivo. L'outcome principale di questa analisi post hoc, ovvero la presenza di
pensieri e comportamenti suicidi, è stato valutato utilizzando la parte relativa al Suicidio fra i 16 termini del Quick Inventory of
Depressive Symptomatology-Self-Rated. E' stata usata la regressione logistica per esaminare l'associazione tra insorgenza o
peggioramento di questi sintomi in seguito al primo trattamento con citalopram (livello 1) e insorgenza o peggioramento con il
successivo trattamento farmacologico o psicosociale (livello 2), che può includere l'aggiunta di bupropione o buspirone, il cambio
a sertralina, venlafaxina o bupropione, oppure l'aggiunta o il passaggio alla terapia cognitiva.
RISULTATI Di 1240 soggetti passati al livello 2 con un punteggio inferiore a 3 relativamente al suicidio, 102 (8,2%) manifestavano l'insorgenza o il peggioramento di pensieri o comportamenti suicidi. L’insorgenza o il peggioramento a livello 1 era fortemente
associata con insorgenza o peggioramento a livello 2 (OR crudo 4,00; IC 95% 2,45-6,51; OR aggiustato 2,95; 1,76-4,96). Complessivamente, l'entità del rischio era simile tra chi aggiungeva un altro farmaco o l'intervento cognitivo alla terapia e chi cambiava trattamento.
CONCLUSIONI Questi risultati suggeriscono che per gli individui che manifestano insorgenza o peggioramento di pensieri o
comportamenti suicidi durante il trattamento con antidepressivo può essere giustificato un follow-up più serrato durante un trattamento successivo, in quanto questi sintomi possono ripresentarsi indipendentemente dal tipo di trattamento scelto.
A cura di Raimondo Russo
RISK OF FETAL DEATH
VACCINATION
AFTER
PANDEMIC INFLUENZA VIRUS INFECTION
OR
Siri E. Håberg, M.D., et al. N Engl J Med 2013; 368:333-340
Background
During the 2009 influenza A (H1N1) pandemic, pregnant women were at risk for severe influenza illness. This concern was complicated by questions about vaccine safety in pregnant women that were raised by anecdotal reports of fetal deaths after vaccination.
Methods
We explored the safety of influenza vaccination of pregnant women by linking Norwegian national registries and medical consultation data to determine influenza diagnosis, vaccination status, birth outcomes, and background information for pregnant women
before, during, and after the pandemic. We used Cox regression models to estimate hazard ratios for fetal death, with the gestational day as the time metric and vaccination and pandemic exposure as time-dependent exposure variables.
Results
There were 117,347 eligible pregnancies in Norway from 2009 through 2010. Fetal mortality was 4.9 deaths per 1000 births. During the pandemic, 54% of pregnant women in their second or third trimester were vaccinated. Vaccination during pregnancy substantially reduced the risk of an influenza diagnosis (adjusted hazard ratio, 0.30; 95% confidence interval [CI], 0.25 to 0.34).
Among pregnant women with a clinical diagnosis of influenza, the risk of fetal death was increased (adjusted hazard ratio, 1.91;
95% CI, 1.07 to 3.41). The risk of fetal death was reduced with vaccination during pregnancy, although this reduction was not
significant (adjusted hazard ratio, 0.88; 95% CI, 0.66 to 1.17).
Conclusions
Pandemic influenza virus infection in pregnancy was associated with an increased risk of fetal death. Vaccination during pregnancy reduced the risk of an influenza diagnosis. Vaccination itself was not associated with increased fetal mortality and may
have reduced the risk of influenza-related fetal death during the pandemic.
A cura di Raimondo Russo
Anno VII numero 36
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NEWS ON CLINICAL TRIALS
ATHEROSCLEROSIS
AlphaCore Pharma reported data from a Phase I trial demonstrating the safety and tolerability of the
drug ACP-501 (recombinant human Lecithin-Cholesterol Acyltransferase, rh-LCAT) meeting the primary endpoint. ACP-501 also met the study secondary endpoints by rapidly and substantially elevating
HDL cholesterol. The elevation of HDL cholesterol was due entirely to an increased formation of cholesterol esters. This represents an increase in the unidirectional movement of tissue cholesterol, a
breakthrough in the development of a reverse cholesterol transport therapy. The single ascending-dose
study evaluated 16 volunteers with stable atherosclerosis. Four subjects in each of four cohorts were
administered a single intravenous infusion of ACP-501 and followed for 28 days. No serious adverse
events were reported for ACP-501.
CAT ALLERGY
Circassia initiated a Phase III trial of its investigational ToleroMune® cat allergy treatment for cat allergen-induced rhinoconjuntivitis. The randomized, double-blind, placebo-controlled, multicenter, international field study plans to enroll 1,182 patients aged
12-65 years old with cat allergen-induced rhinoconjunctivitis. The trial will include approximately 110 centers located in the U.S.,
Canada, and 5 countries in Europe. The study will evaluate the safety and efficacy of both a single course and two courses of
investigational ToleroMune cat allergy treatment, with each course consisting of four standardized doses administered over 12
weeks. The trial’s primary efficacy endpoint will be the combined reduction in rhinoconjunctivitis symptoms and rescue medication
use one year after the start of treatment, compared with placebo.
CHRONIC PAIN
Pfizer presented results from a Phase III open-label, long-term safety study of investigational agent ALO-02 (oxycodone hydrochloride and naltrexone hydrochloride extended-release capsules) in patients with moderate to severe chronic, non-cancer pain.
The trial included adult patients with moderate to severe chronic non-cancer pain lasting at least three months and requiring a
continuous around-the-clock opioid analgesic for an extended period of time. The primary objective of this single arm, multicenter
study was to evaluate the long-term safety of ALO-02 administered once or twice daily for up 12 months. The study enrolled 395
patients, 77% of whom were opioid-experienced. Of the patients, 61% had chronic lower back pain and 18% had pain from osteoarthritis. A total of 193 patients received ALO-02 for approximately six months and 105 patients for approximately one year.
The most common serious adverse events were acute myocardial infarction, non-cardiac chest pain, pneumonia, convulsion, and
kidney stones, each of which occurred in two patients. A total of 237 patients discontinued from the study over the one-year study
period, with 19% of patients reporting adverse events as the primary reason for discontinuation. The adverse events that most
commonly (>2%) led to discontinuation were nausea and constipation.
DIABETES
Boehringer Ingelheim and Eli Lilly pooled analysis of two Phase IIb trials with type 2 diabetes (T2D) for an investigational sodium/glucose cotransporter 2 (SGLT-2) inhibitor, empagliflozin. Inhibition of SGLT-2 reduces glucose reabsorption in the proximal tubule, leading to glucose excretion. The trials were randomized, double-blind, and placebo-controlled with treatment duration
of 12 weeks, assessing the safety and efficacy of empagliflozin alone (n=408) or as add-on to metformin (n=495). Patients were
treated with either empagliflozin 10 mg or 25 mg. At week 12, the investigators assessed changes in both systolic and diastolic
blood pressure, as well as calculated the Pearson correlation coefficients to measure whether changes in glycosylated haemoglobin (A1c) or weight were related to changes in systolic blood pressure (SBP). At week 12, reduction in mean SBP of 3.8 mmHg
and 4.5 mmHg were observed with empagliflozin 10 mg and 25 mg, respectively, versus 1.2 mmHg for placebo. Mean SBP at
baseline of 131.3 mmHg and 132 mmHg were observed with empagliflozin 10 mg and 25 mg, respectively, versus 134,3 mmHg
with placebo. In patients with higher SBP at baseline (>140 mmHg), mean reductions of 17.0 mmHg and 13.4 mmHg were observed with empagliflozin 10 mg and 25 mg, respectively, and 10.4 mmHg with placebo. Adverse events at week 12 were experienced by 34.2% and 31.6% of patients who received empagliflozin 10 mg and 25 mg, respectively, and by 34.6% who received
placebo. The most commonly observed adverse events included urinary tract and genital infections, generally categorized as
mild.
GONORRHEA
Cempra reported data from a Phase II trial of solithromycin in patients with uncomplicated urogenital gonorrhea. Solithromycin
(formerly known as CEM-101 and OP-1068) is a novel fluoroketolide antibiotic undergoing clinical development for the treatment
of community-acquired pneumonia and other infections. The single-center, open-label study enrolled 25 patients with suspected
gonococcal infection. Patients were treated with a single oral dose of solithromycin. The primary endpoint of bacterial eradication
as measured by conversion from positive baseline urethral or cervical cultures to negative at seven days was achieved in 100%
of 22 patients with positive baseline cultures. Pharyngeal and rectal infections were also cleared in this study.
A cura di Domenico Barone
Anno VII numero 36
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XXII CONGRESSO GIQAR
Il Gruppo Italiano Quality Assurance nella Ricerca, costituito nell'ambito della SSFA, organizza il XXII Congresso Nazionale:
si terrà a Bari nei giorni 22, 23 e 24 maggio presso il Palace Hotel.
Il Congresso é intitolato "Nuove Tecnologie e Nuove Legislazioni in ambito GXP”: saranno presentati nuovi strumenti per
gestire la documentazione e nuove legislazioni che richiedono un aggiornamento. Le novità tecnologiche, soprattutto nell’area
dell’Information Technology, utilizzate in tutte le Buone Pratiche, saranno oggetto di relazioni lungo tutta la durata del Congresso.
Le novità legislative riguardano principalmente l’area della Farmacovigilanza, che sarà il tema della terza giornata del Congresso.
Inoltre le problematiche inerenti alle Buone Pratiche saranno discusse durante le sessioni che si terranno nel pomeriggio delle tre
giornate.
La gradita partecipazione di rappresentanti del Ministero della Salute, dell'AIFA, dell'Istituto Superiore di Sanità e di relatori europei faciliterà l'approfondimento degli argomenti trattati. Oltre a presentare relazioni, gli ispettori parteciperanno a sessioni su temi
come GCP, BPL e Farmacovigilanza, rendendosi quindi disponibili a rispondere a domande ed a chiarire dubbi su aspetti delle
normative.
Il Comitato Organizzatore ritiene che questo Congresso rappresenti un'importante opportunità di dibattito e di crescita professionale, sia per i temi trattati sia per la qualità e l'esperienza dei relatori che interverranno. Si rivolge non soltanto a operatori nel
campo di Assicurazione della Qualità
(QA), ma anche ai
rappresentanti delle
Direzioni Mediche,
Monitor Clinici
(CRA), Project Managers, Responsabili di Centri di Saggio, Tossicologi,
Capi Laboratorio e
a tutte quelle figure
aziendali che in
qualche modo sono
coinvolte nella ricerca clinica e preclinica condotta
presso Sponsor,
CRO e Università.
Valentine Sforza
Hanno collaborato a questo numero:
Giovanni Abramo - [email protected]
Domenico Barone - [email protected]
Stefano Bonato - [email protected]
Marco Costantini - [email protected]
Daniele Colombo - [email protected]
Domenico Criscuolo - [email protected]
Francesco De Tomasi - [email protected]
Luciano M. Fuccella - [email protected]
Daniela Marcozzi - [email protected]
Anna Piccolboni - [email protected]
Marco Romano - [email protected]
Raimondo Russo - [email protected]
Valentine Sforza - [email protected]
Enrico Vigna - [email protected]
CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente: Gianni De Crescenzo Vice—presidente: Marco Romano Segretario: Luigi Godi Tesoriere: Anna Piccolboni
Consiglieri: Rossana Benetti, Salvatore Bianco, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Gioacchino D’Alò, Giovanni Fiori, GiovanBattista Leproux
Direttore Responsabile: Domenico Criscuolo Comitato editoriale: Giovanni Abramo, Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Marco Romano
Segreteria editoriale: Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa: Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected]
SSFA oggi
Stampa: MEDIA PRINT, Livorno
Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007
“Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO” Numero progressivo 36 Periodicità: bimestrale
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