Dopo gli F-35, nel silenzio più assoluto, il governo finanzia per 5,4 miliardi l’acquisto di navi da guerra. Qualcuno fermi la Pinotti y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!#!?!"![ e 1,40 – Arretrati: e 2,00 Giovedì 4 dicembre 2014 – Anno 6 – n° 334 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 ORA RENZI SCARICA IL PD DI CARMINATI Siamo primi di Marco Travaglio Italia sarà la guida dell’Europa”, aveva proL’ messo Renzi a luglio, assumendo per sei mesi la guida dell’Unione. Ed è stato di parola. Non Connection tra dem ed ex Nar: il premier prova a cavarsela commissariando il partito romano con Orfini. E a La7 dice: “Non so se il manager rosso Buzzi fosse alla mia cena Di Blasi, Marra e Pacelli » pag. 2 - 3 dell’Eur”. Il tesoro politico-mafioso era di 204 milioni di euro Mettemo le sbarre al Campidojio di Gigi Proietti Dice er procuratore soddisfatto: “Vedrete che je leveremo er vizzio Per adesso er primo passo è fatto e questo non è artro che l’inizio” Le buste Roma Capitale coi soldi IL REPORTAGE Oddio me sembra de diventà matto Pure Roma mo’ sta ner precipizio Nun se tratta de quarche mentecatto Qui tutti, o quasi, hanno d’annà a giudizio E aumenteranno da matina a sera Sarà proprio così: “Ndo’ cojo cojo” Omicidi, bande e locali vip: viaggio a MalaRoma Fierro » pag. 6 IL REGISTA Io propongo de fa’ in questa maniera: se l’inchiesta va liscia come l’ojo invece de portà tutti in galera convie’ mette le sbarre ar Campidojio Placido: “Il Pci non avrebbe fatto patti con i banditi” Pagani » pag. 10 » AFFARISMI SOCIALI » Cinque anni da sindaco e tanti favori TUTTE LE INTERCETTAZIONI Alemanno e il bancomat di zingari e immigrati La gestione delle due emergenze ha fruttato i maggiori guadagni illegali: incentivati dalla giunta di centrodestra. I soli campi rom valgono 24 milioni l’anno Lillo, D’Onghia e Zanca » pag. 4 - 5 “POLETTI PARLA CON TUTTI” “Siamo pieni di soldi Metti la minigonna, batti per gli appalti” Udi Daniela Ranieri DIZIONARIO CRIMINALE DELLA MAFIA CAPITALE » pag. 22 FIDUCIA AL SENATO TAVOLATE L’ex n. 1 Coop con Buzzi e Casamonica L’OMICIDIO DI RAGUSA Carminati e i suoi sodali: “Comandiamo sempre noi. Io sono come un polipo che sta attaccato” Ferrucci, Liuzzi e Vecchi » pag. 7 - 8 - 9 L’ALTRA STORIA I colori della maglia ostaggio degli sponsor Il Jobs Act è legge: via l’art. 18 Scontri in piazza Cambia lo Statuto dei lavoratori dopo 44 anni. Contratto unico (ma con tante eccezioni) Cannavò » pag. 12 » CALCIO, SOLO BUSINESS Pisapia » pag. 19 Video smentisce la madre di Loris: “Non lasciò il bimbo a scuola” Lo Bianco » pag. 13 Voglio raccontarvi com’era davvero Ambrogio, il santo che inventò Milano Dario Fo » pag. 18 LA CATTIVERIA Renzi commissaria l’ala dem della Banda della Magliana. Via il Cecato, ora tocca al Libanese che il merito sia suo, anzi: lui è appena arrivato, ben altri sono i protagonisti di questa irresistibile ascesa, a destra, a sinistra e al centro. È stata dura, ma dopo anni d’impegno indefesso ce l’abbiamo fatta: siamo il paese più corrotto del continente. L’ambìto riconoscimento arriva da Transparency International, che pubblica l’annuale Corruption Perception Index con le valutazioni degli osservatori internazionali sul livello di corruzione percepita in 175 paesi del mondo. Nel 2014 l’Italia conferma la 69ª posizione conquistata nel 2013 nella classifica generale dei paesi meno corrotti, ultima nel G7 e nell’Ue, sbaragliando gli ultimi concorrenti che ancora osavano sopravanzarci, Bulgaria e Grecia, che ci raggiungono a pari merito, facendo il vuoto alle nostre spalle. Ora, dopo avere sbaragliato anche Sudafrica, Kuwait, Arabia Saudita e Turchia, puntiamo al Montenegro e a São Tomé, che contiamo di superare quanto prima. Nel ringraziare le bande del Mose e di Expo per il fattivo contributo, resta il rammarico per il tardivo esplodere dello scandalo del Cupolone, i cui effetti benefici potranno farsi sentire solo nel 2015 (se no sai che performance). L’importante è che Renzi tenga duro, tenendo bloccate le leggi contro la corruzione, la frode fiscale, l’autoriciclaggio, il falso in bilancio, i conflitti d’interessi e la prescrizione. Ma il Patto del Nazareno col Pregiudicato regge e, se Dio vuole, ci darà presto un capo dello Stato che garantisca gli standard nazionali almeno quanto l’attuale. Preoccupa, questo sì, il persistere a macchia di leopardo di alcuni pm che – nonostante gli innumerevoli moniti a lasciar perdere – si ostinano a indagare sulla corruzione, privando il Paese dell’apporto di tanti “uomini del fare” dediti ad attività criminali che fanno girare l’economia e crescere il Pil. Ecco perché, come giustamente chiedono Forza Italia, Ncd & galeotti vari, è tempo di por mano a una legge che limiti, o meglio proibisca tout court le intercettazioni: si sa che, intercettando un vecchio tangentista pluricondannato come Greganti o Frigerio o Maltauro (casi Mose ed Expo) o un ex esponente dei Nar e della Banda della Magliana o un condannato per omicidio (inchiesta Roma mafiosa), è inevitabile incappare in qualche sindaco o assessore o politico di destra, di centro e di sinistra. E poi diventa dura insabbiare tutto: quando hai i morti in casa, è già troppo tardi, i cadaveri puzzano e i vicini mormorano, mica puoi far finta di niente. Bisogna agire alla fonte, evitando di scoprire queste brutte cose. Lo spiegava l’altra sera a Ballarò il generale del Ros Mario Mori, purtroppo in pensione, rivendicando orgogliosamente la trattativa Stato-mafia del '92 con un giusto distinguo lessicale (“Non è stata una trattativa, è stato un baratto”): “Io ero la Polizia giudiziaria che stava facendo operazioni antimafia e quello era un mio compito. Io avevo il coraggio di andarci (dal mafioso Vito Ciancimino, ndr), nessun altro aveva il coraggio, erano tutti nascosti sotto alle scrivanie in quel periodo. Quella fatta con Ciancimino è una trattativa, però è una trattativa consentita dalla norma. Ciancimino era debole, sul suo capo s’addensava una serie di procedimenti che l’avrebbe portato sicuramente in galera, ci poteva dare qualche spunto e barattarlo con un trattamento migliore”. Ecco, chi oggi pensa di tener dentro il camerata Carminati & C., prenda buona nota: questo deve fare una polizia giudiziaria che si rispetti in un paese moderno. Infischiarsene della Costituzione e delle leggi, tenere all’oscuro i magistrati e i vertici dell’Arma, e trattare anzi barattare con i criminali. Poi, naturalmente, evitare accuratamente di arrestarli e affidare loro le perquisizioni dei covi. Infine diventare generali, capi dei servizi segreti e, una volta in pensione, consulenti per la sicurezza del sindaco Alemanno (già...) e controllori della trasparenza degli appalti di Expo su incarico del governatore Formigoni (ri-già...). Altrimenti si perde la guida dell’Europa. 2 ROMANZO CRIMINALE GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 G ramazio (Pdl) si difende: “Incontro milioni di persone” SI È PRESENTATO in Regione Lazio, come se nulla fosse. Luca Gramazio, capogruppo Pdl che, secondo le intercettazioni, era in rapporti stretti con Massimo Carminati sceglie di minimizzare. “Non faccio parte di un sistema e lo dimostrerò. Carminati? Io incontro un milione di persone”. Insieme a suo padre Domenico, storico esponente della destra romana, è indagato nell’inchiesta Mondo di mezzo. “Io sono la persona più dispiaciuta di tutto questo - ha detto - nei confronti della mia famiglia e di tutte le persone che mi sostengono. L’unica cosa che posso fare è continuare a fare l'attività che faccio con grande tranquillità”. L’inchiesta racconta di cene con Carminati, ma anche qui lui derubrica a normali rapporti politici: "Io incontro un milione di persone". il Fatto Quotidiano Insiste dicendo che non ha nulla da rimproverarsi: “Io posso rimproverarmi un milione di cose ma non sulla mia condotta. La commissione Trasparenza di Roma Capitale? Solo pensare che la nomina del presidente della commissione Trasparenza possa esser stata eterodiretta é una stupidaggine. Io le garantisco che non faccio parte di un sistema, vi garantisco che lo dimostrerò”. CENE DI AUTOFINANZIAMENTO RENZI NON SA CHI HA PAGATO A LA7 ANNUNCIA IL COMMISSARIAMENTO DEL PD CAPITOLINO: ARRIVA ORFINI MA NEGA DI CONOSCERE SE LA COOP VICINA A CARMINATI ABBIA FORAGGIATO I DEM di Wanda Marra POLITANO Marino caccia l’uomo della Cupola ra l’uomo che “la cupola” voleva a capo del Edipartimento che si occupa della trasparenza e dell’anticorruzione. “Cavallo” fondamentale, S ono sconvolto perché vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di mafia mi colpisce molto. Certo vale la presunzione di innocenza. Ma i politici romani devono fare una riflessione di fondo”. Matteo Renzi, nello studio di Bersaglio Mobile, davanti al direttore del Tg La7, Enrico Mentana, al giornalista dell’Espresso, Marco Damilano e al condirettore del Fatto, Marco Travaglio, va subito al punto. La vicenda è talmente grave da essere ineludibile. “Ho accolto la disponibilità del segretario del Pd romano, Lionello Cosentino, che è una persona seria, a fare un passo indietro, e ho deciso il commissariamento di Roma, nella persona di Matteo Orfini”. Poi, difende il ministro Poletti: “Non c’entra”. Una scelta, quella del commissariamento, tanto obbligata, quanto tardiva. Perché che il Pd romano fosse fuori controllo da tutti i punti di vista, con questioni di malaffare sempre più evidenti (vedi il caso Di Stefano) il premier e i suoi ne erano consapevoli da tempo. Tanto che l’ipotesi del commissariamento era già in campo. Ma il punto è quanto il segretario ex rottamatore controlli il suo partito. La domanda, diretta, arriva da Damilano: “Il punto è che uomini di Carminati sono arrivati alla cena di autofinanziamento di Roma. Coratti e Patanè hanno organizzato tavoli. Buzzi era alla cena per la raccolta fondi perché a contatto quotidiano con appalti, gare e affidamenti interessanti per le cooperative di Buzzi e gli affari di Carminati. La partita andò in buca: Italo Politano venne nominato. E ieri il sindaco di Roma Ignazio Marino lo ha rimosso. Si motiva il provvedimento con “la straordinarietà e rilevanza dei recenti eventi connessi alle indagini della Procura della Repubblica di Roma, che hanno interessato anche strutture amministrative di questo Ente”. Politano figura tra gli indagati dell’inchiesta Mondo di Mezzo. Nelle intercettazioni, l’imprenditore Buzzi raccontava a Carminati che c’era voluto un po’ per convincerlo: “lui non ce voleva andà, gli avemo garantito duemila euro al mese in più noi... ‘vacce, te damo duemila euro in più’ ” . LA DIFESA Dopo un “non ne ho la più pallida idea” il premier dice: “I nomi sono tutti pubblici, registrati” Ma l’elenco non c’è per il Pd all’Eur?”. Risponde il premier: “Non ne ho la più pallida idea” ma noi “facciamo cene trasparenti”. Se qualcuno tra i coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale c’era, “i nomi si vedono. I nomi sono pubblici e registrati”. IN REALTÀ L’ELENCO non c’è da nessuna parte. Alle cene di fundraising del Pd, a Roma e a Milano, è arrivata gente senza controllo e senza filtro. Bastava che pagasse. Per sapere davvero chi c’era, serve una liberatoria dei partecipanti, che ancora deve essere chiesta. Quando loro daranno il permesso, allora ci sarà un elenco. Parziale. Solo di chi ha acconsentito. Come è già successo per i finanziatori della Leopolda negli anni. Mai come in questa vicenda appare evidente che Renzi, segretario del Pd da un anno, poco controlli il territorio. E poco ha potuto o voluto, a causa di accordi pregressi alle primarie che l’hanno eletto segretario, mettere le mani sui vertici locali. Come dimostrano le recenti Regionali (in Emilia di fatto è rimasto in piedi il sistema Errani, in Calabria ha vinto il candidato della minoranza, Mario Oliverio) e le candidature perle prossime, che ancora vedono in primo piano la vecchia guardia. La linea renziana era già tracciata dall’altroieri, quando erano diventati sempre più chiari i confini dell’inchiesta “Mondo di mezzo”. Con il coinvolgimento di molta parte del Pd romano. “Chi ha sbagliato dovrà pagare. La politica intera si deve interrogare profondamente e reagire con forza per fare pulizia dentro e fuori di sé. Il Pd, per parte sua, è al fianco della magistratura in questa battaglia per fermare ogni forma di criminalità organizzata”, aveva detto il vicesegretario dem, Lorenzo Guerini. Linea ufficiale ribadita dal ministro Boschi. Tuonava ieri il renzianis- LA TOPPA Il segretario Pd Renzi, il segretario uscente del Pd di Roma, Lionello Cosentino e il commissario Orfini Ansa/LaPresse simo responsabile Giustizia dem, David Ermini: “I magistrati devono lavorare senza guardare in faccia a nessuno”. MA AL DI LÀ delle dichiarazioni formali, i renziani per tutta la giornata convulsa di ieri, ci tenevano a chiamarsi fuori. Perché, spiegavano, il Pd romano coinvolto nell’inchiesta nulla avrebbe a che fare con il segretario-premier. Tant’è vero che da settimane i vertici del Nazareno cercavano una soluzione. Con il commissariamento come soluzione sullo sfondo. In una situazione di guerra tra bande ingovernabile. “Il partito a Roma va rifon- dato”, diceva ieri l’ancora solo presidente del partito Matteo Orfini, invitando a una “riflessione di sistema” su primarie e preferenze che “rendono la selezione dei dirigenti più permeabile”. Quanto all’ipotesi di azzeramento delle tessere, Orfini spiegava che “va data una risposta sulle classi dirigenti mentre l'azzeramento riguarda gli iscritti”. Un altro file, un’altra falla, questa volta tutta politica, che si apre con Renzi che ribadisce: “Difendo le primarie e porto avanti il lavoro per le preferenze nella legge elettorale, non credo che siano una forma di inquinamento”. NELLA POLVERE Voti e inchieste: Roma e il Pd “infiltrato” di Eduardo Di Blasi I rapporti tra Matteo Orfini e i democratici della Capitale non sono buonissimi: “Pensi che non mi hanno neanche invitato all’assemblea programmatica del Pd romano di domenica alla quale ha partecipato il procuratore Pignatone. E sono pur sempre il presidente del partito nazionale”. Orfini è stato chiamato a commissariare le tribù del partito romano (da sempre sufficientemente affamate), dopo che l’inchiesta sulla “mafia capitale” ha lambito un bel pezzo dei potentati locali venuti su all’ombra del Cupolone. Lui ha già chiarito che il male peggiore sono state le preferenze (anche quelle raccolte con le primarie), perchè le preferenze stimolano l’appetito, di chi cerca l’elezione e di chi offre pacchetti di voti per arrivare a mettere un piede nella macchina pubblica. A vedere quanti voti hanno ricevuto i DANIELE OZZIMO Secondo Buzzi, che la procura ritiene il socio occulto di Carminati, l’ex assessore alla Casa di Marino è un uomo suo consiglieri comunali pd alle ultime amministrative, si capisce che Mirko Coratti (6.565), Daniele Ozzimo (5.317) e Antonio Stampete, rappresentante della corrente di Marco Di Stefano (4.754), hanno avuto un impatto importante nella raccolta dei voti del partito. Niente di penalmente rilevante, questo. Però indicativo anche per il commissario Orfini. Ozzimo era del resto un promettente politico locale. Dalla Tiburtina, sponda Ds-Pd, era arrivato in Campidoglio nel 2008 con 3.349 preferenze, balzate come visto a 5.317 cinque anni più tardi, quando aveva stretto un’alleanza politica con Umberto Marroni, dalemiano volato a Montecitorio. Si era sempre occupato di sociale, Ozzimo, anche durante la sua prima consiliatura in Comune sedeva nella commissione dedicata. Tanto che, al momento di costituire la giunta Marino, il Pd lo voleva collocare all’assessorato ai Servizi Sociali. Poi MIRKO CORATTI È sempre il numero uno della coop a dire di aver “comprato” il presidente del consiglio capitolino Marino, questo narrano le cronache, gli preferì la cattolica Rita Cutini, ben voluta dalla Comunità di Sant’Egidio cui apparteneva. ANCHE DOPO I FATTI di Tor Sapienza, il nome di Ozzimo ballava sulla casella che la Cutini, questa l’opinione del pd romano, avrebbe comunque dovuto abbandonare per un rimpasto considerato dai democratici capitolini “sufficiente”. Se Ozzimo fosse diventato assessore ai Servizi Sociali di Ignazio Marino, oggi che l’inchiesta sulla “mafia Capitale” è divenuta nota, Ignazio Marino non sarebbe più sindaco di Roma. E quindi, si direbbe, il primo cittadino ha avuto fortuna. E il Pd no. Del resto il partito è lacerato da anni da lotte interne che spesso travalicano i confini propriamente politici. Per giorni i maggiori esponenti locali hanno fatto a gara a commentare la scorrettezza di Marino su una MARCO DI STEFANO Il deputato è accusato di aver ricevuto una mazzetta di 1,8 milioni: un suo collaboratore è sparito nel nulla ROMANZO CRIMINALE il Fatto Quotidiano CINQUE STELLE ”IL COMUNE VA SCIOLTO PER MAFIA” Sono saliti in Campidoglio con le arance: conferenza stampa urgente per chiedere un incontro al prefetto della Capitale. Richiesta netta: “Sciolga il Comune di Roma per mafia. Ci sono tutti i presupposti per farlo”. A parlare è Alessandro Di Battista, neo membro del direttorio M5S. E la risposta è arrivata praticamente subito. Il prefetto Giuseppe Pecoraro li ha ricevuti nel pomeriggio. Raccontano i Cinque Stelle presenti all'incontro: “Il Prefetto è molto preoccupato per la situazione che si è andata a delineare. Ha condiviso le nostre preoccupazioni, sa che la situazione è molto più ampia di quella che si poteva im- GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 3 maginare”, dice il capogruppo M5S alla Camera Andrea Cecconi. Nel frattempo la senatrice Paola Taverna ha chiesto al presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso di organizzare “una riunione straordinaria alla presenza del ministro dell’Interno Alfano e del ministro della Giustizia Orlando”. Le ville e i sacchi di soldi Il tesoro di Carminati&C. IL MAXI SEQUESTRO ALLA BANDA: BENI E VALUTA, BOTTINO DA 204 MILIONI DI EURO IL BASSO PROFILO DEL “CECATO”, IL PARCO MACCHINE DI BUZZI, I 25 VANI DI MANCINI di Valeria Pacelli Q uesti c’hanno i soldi per fa’ una guerra, ai tempi d’oro hanno fatto quello che hanno fatto, insomma, capito?!”. Così a gennaio del 2014 Agostino Gaglianone – uno degli imprenditori finito agli arresti nell’ambito dell’inchiesta che ha decapitato la mafia capitale - definiva la ricchezza del gruppo di cui era “leader indiscusso” Massimo Carminati. E che il sodalizio avesse accumulato molta ricchezza è stato chiaro fin da subito agli uomini del Ros e agli agenti della Guardia di Finanza che nei giorni scorsi hanno sequestrato beni al gruppo criminale per un totale di 204 milioni. fatto a mano Il Cecato non ha apprezzato molto il comportamento della proprietaria di casa e lo spiega chiaramente all’imprenditore Gaglianone: “Ma forse non ha capito chi sono io, io lo sai che gli faccio? Gli piglio i figli stasera a Vigna Clara, gli piglio i ragazzini a Vigna Clara, che tanto stanno tutti e due al baretto, lo sai che gli faccio? Gli mando ... gli mando i ragazzini lì di zona, gli faccio fa ... stasera li mando a casa così“! Come zamponi capito! Gli faccio fa proprio, capito, tutti”. Alla fine l’affare va in porto: “Le risultanze dell’intercettazione scrivono gli investigatori – hanno consentito di apprendere che il corrispettivo dell’immobile (500 mila Euro) è stato versato, per una parte significativa, in denaro contante (120 mila Euro), ‘in nero’”. Anche questo immobile, acquistato solo a inizio 2014, adesso è sotto sequestro. L’ultimo affare del Boss: ”Io pago in contanti” manciata di multe non pagate. Poi sul partito è calato un certo torpore quando uno degli esponenti di peso come Marco Di Stefano è piombata l’accusa di una tangente milionaria, con tanto di contorno di un suo assistente misteriosamente sparito (e mai più ritrovato). NELLA SOLA ordinanza d’arre- sto che la Procura di Roma ha emesso ieri nei confronti di 37 persone, ci sono i nomi di tre indagati dell’acquario democratico: oltre ad Ozzimo, il presidente del consiglio comunale Mirko Coratti ed Eugenio Patanè, attualmente consigliere regionale. I tre sono finiti nelle intercettazioni di quello che la Procura ritiene la figura con cui Massimo Carminati controllava i propri affari “a sinistra”: Salvatore Buzzi. Dai democratici romani Buzzi viene incasellato in una precisa posizione: “È l’uomo di Umberto Marroni”. L’ex capogruppo del Pd all’epoca di Alemanno spiega che è evidente che lui conoscesse Buzzi poiché la cooperativa che quello gestiva, l’aveva fondata con il padre Angiolo, oggi garante dei detenuti del Lazio e figura non minore della politica laziale a sinistra, in cui è stato eletto per 30 anni. E certo c’è differenza tra l’avere un amico in una potente coop rossa o in un’associazione mafiosa. A Marroni, del resto, il pd romano avverso (praticamente la maggioranza), contesta una politica al limite del consociativismo in epoca Alemanno. E lui deve difendersi: grazie a noi sono stati cacciati Panzironi e Bertini da Ama e Atac. Una giustificazione politica. In attesa che la procura non scodelli altre carte e metta a rischio carriere politiche più o meno lunghe. Massimo Carminati, l’ex Nar, rispetto agli altri sodali dell’organizzazione ostentava meno ricchezza. Nessuna auto di lusso. Quando è stato arrestato domenica scorsa, Massimo Carminati era a bordo di una Smart bianca anonima. Con lui c’era il figlio, studente modello di economia, e di fronte ai mitra spianati del Ros dei Carabinieri, superato il primo istante di spavento, papà Carminati ha detto solo una frase: “Lasciate stare Andrea!”. Anche la moglie, Alessia Marini, è spartana e viaggia quasi solo a bordo di uno scooter Honda. Al di là dell’apparenza, Carminati – come riporta il decreto di sequestro del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza – “presenta evidenti fenomenologie sperequative” oltre essere stato dal 1997 al 2013, un “soggetto sconosciuto al fisco, ad eccezione del periodo dal 2010 al 2011 quando sono state presentate dichiarazioni per una società, la A.M.C. Industry S.r.l. per complessivi 5.710 di euro”. Le fiamme gialle hanno effettuato i controlli anche sulla moglie Alessia e sul figlio Andrea (estraneo alle indagini, ndr) per verificare la presenza di beni intestati a questi ma nella disponibilità di Carminati. Tra questi, ci sarebbe l’Associazione Libertà e sviluppo, di cui è socio fondatore, presidente e membro del consiglio direttivo il figlio Andrea. L’Associazione ha sede a Formello, vicino Roma, e come la descrivono gli investigatori, “tra gli obiettivi ha quello di ‘curare il coordinamento di iniziative culturali promosse da Enti e Istituzioni e straniere di rilevanza culturale. Organizzare su commissione delle regioni, dei comuni e degli altri enti locali, corsi di addestra- La Mercedes e i terreni LE MINACCE L’ex Nar, la casa da comprare in nero, le resistenze di chi vende: “Non ha capito chi sono, gli piglio i figli e li mando a casa come zamponi” Alcune mazzette sequestrate IL TIMBRO Fiumi di denaro anche nelle buste del Comune. Un imprenditore: ”Questi c’hanno i soldi per fare una guerra” Buste del Comune piene di soldi mento”. In sintesi, continuano gli investigatori essendo “il fondo comune gestito dal Presidente quindi da Carminati Andrea”, risulta che “l’associazione Libertà e Sviluppo sia nata per avere i rapporti con Enti Pubblici, gestendone le risorse finanziarie”. Alessia Marini, moglie del Cecato, invece è proprietaria di due immobili a Sacrofano, acquistati nel 2014. Carminati nei mesi scorsi ha comprato una nuova villa nel paese vicino Roma, dopo che il Tribunale di Roma ha eseguito un’ordinanza di sequestro preventivo nei confronti di un immobile, di proprietà di Marco Iannilli – il commercialista indagato anche lui in questa nuova inchiesta – che lo ospitava. Le trattative per la villa di via Monte Cappelletto sono iniziate a novembre 2013 quando Carminati e l’imprenditore Agostino Gaglianone incontrano un agente immobiliare incaricato di vendere la villa di proprietà di Cristiana De Cataldo. La proposta immediata è quella di pagare almeno una parte in nero – circa 200 mila euro – che avrebbe permesso alla proprietaria di “avere una liquidità economica da non sottovalutare”. Così Gaglianone cerca di convincere la donna che non sembra molto propensa ad intascare tutto quel denaro contante. Per chiudere l’affare Gaglianone ripete all’agente immobiliare che fa da tramite chi è realmente Carminati, descrivendolo come uno che “era abituato a dimorare in case da milioni di euro”. Anche gli altri sodali sono stati colpiti da sequestri. All’imprenditore Gaglianone sono state sequestrate cinque auto, di cui una mercedes, e altrettanti territori. A Salvatore Buzzi, braccio ‘sinistro’ di Carmianti, sono stati messi i sigilli ad un immobile di 8,5 vani in via Carlo Felice a Roma. Sequestrate anche sei auto (come una Mitsubishi immatricolata nel 2010 al prezzo di 40 mila euro) e alcune quote societarie, come ad esempio il 37,5 per cento delle quote del “Consorzio raccolta differenziata Roma società consortile”. A Riccardo Mancini, ex ad di Eur Spa sono state sequestrate quote nelle varie società che deteneva (per esempio aveva il 16 per cento delle quote della Petrolium Divino Amore Srl o un altro 30 per cento nella SIgeco Appalti srl). Messi i sigilli anche a molti immobili e tanti terreni. Buste di denaro e quadri falsi Oltre le quote societarie, macchine e case, la cupola della capitale preferiva pagare e custodire soprattutto denaro contante. Ha colpito in particolar modo gli investigatori quelle buste trovate a casa di un indagato piene di biglietti da cento euro. La particolarità era che l’intestazione delle buste era il Comune di Roma. E poi ci sono i quadri, come i Pollock e i Warhol, ritenuti nella disponibilità di Carminati. Adesso si trovano in mano al Nucleo tutela del patrimonio artistico, anche se il sospetto è che si tratti di alcuni falsi. Note: @PacelliValeria 4 ROMANZO CRIMINALE GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 F”Mai errero (Prc): preso soldi da Finmeccanica” SECCA REPLICA del segretario del Prc, Paolo Ferrero, alle parole di Salvatore Buzzi, il responsabile della Cooperativa 29 giugno arrestato nei giorni scorsi come presunto “braccio sinistro” di Massimo Carminati nell’ambito dell’inchiesta sulla “mafia capitale”. “Stamattina – ha dichiarato Ferrero – ho scoperto che, secondo Buzzi, Carminati avrebbe distribuito mazzette a tutti, pure a Rifondazione. Ho quindi dato mandato ai legali di Rifondazione di querelare. Rifondazione Comunista – ha detto ancora Ferrero – è un partito povero ma onesto, tant’è che sono l’unico segretario di partito che si guadagna lo stipendio lavorando, che non ha mai preso quattrini il Fatto Quotidiano dai padroni e tantomeno da Finmeccanica. L’ accertamento di fatti di questo genere da parte della magistratura è benvenuto e, come tutti i cittadini onesti, attendiamo di conoscere i nomi di coloro che hanno ricevuto soldi da questi figuri! Non abbiamo nulla da spartire col sistema malavitoso trasversale emerso nell’inchiesta”. IL BILANCIO 2012 DI ALEMANNO E LE TELEFONATE DEL “NERO” L’EX SINDACO (AUTOSOSPESO DA FDI) RINUNCIÒ AL TAGLIO DEI FONDI PER I ROM DOPO L’INTERVENTO DIRETTO DI CARMINATI, CHE PARLÒ CON GRAMAZIO (PDL) Franco Panzironi Ansa di Marco Lillo A lemanno sindaco enuncia già nel 2010 in numerose interviste la sua politica sui nomadi e gli immigrati. Quattro anni dopo le due emergenze sono all’attenzione della stampa nazionale per ragioni diverse: sono proprio queste due attività a portare i profitti maggiori alla cupola rosso-nera che dominava Roma. Il presidente della cooperativa 29 giugno Salvatore Buzzi lo dice chiaro mentre è intercettato: “Gli immigrati rendono più della droga”. Nel 2011 però in pubblico nessuno metteva al centro i guadagni della costruzione e gestione dei campi nomadi. Alemanno allora, nei suoi discorsi in favore degli sgomberi dei campi di Roma, parlava dell’interesse dei cittadini all’ordine pubblico. COMUNITÀ di Sant’Egidio, che criticava la sua politica, Alemanno rispondeva il 22 aprile 2011, intervistato da Repubblica: “Sono 22 mila le persone senza fissa dimora, ma la città può riceverne circa metà. Stiamo attuando il Piano nomadi che prevede un allargamento dell’accoglienza a 6 mila persone ed è forte la richiesta di supporto alle istituzioni statali e regionali”. ALLA L’allargamento porta soldi: 19,5 milioni dal ministero dell’Interno e 5 milioni dalla Regione Lazio più 8 milioni dal Comune. La giornalista Laura Serloni su Repubblica riporta nell’aprile 2011 le dichiarazioni di Angelo Scozzafava, dirigente allora del V dipartimento del Comune di Roma e ora indagato: “Tutti fuori Roma!”. Era lo slogan di Scozzafava. Perché diceva: “Come città, passatemi la battuta, siamo in overbooking”. Le decine di sgomberi attuati in quei mesi creano lo spazio SGOMBERI La politica era quella di chiudere i vecchi campi in città. I nuovi nella campagna romana erano un affare d’oro per la cupola per far guadagnare le cooperative sociali e le imprese legate a Carminati che costruiscono i nuovi campi fuori Roma. Le stesse imprese ottengono modifiche ad hoc del bilancio, grazie alle pressioni di Carminati e soci. E poi fanno lauti versamenti alla Fondazione di Alemanno. INTERROGATORI Solo uno risponde al giudice u 14 dei 28 finiti in carcere nell’ambito dell’inS chiesta sulla mafia romana, solo uno, l’ex ad della municipalizzata romana Ama Franco Panzironi, ieri ha risposto alle domande del gip Flavia Costantini, respingendo le accuse e fornendo una versione dei fatti ritenuta dagli inquirenti per niente convincente. Tutti gli altri, a cominciare da Massimo Carminati e dall’ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia. La stessa scelta hanno fatto Roberto Lapoco, il padre Giovanni, Riccardo Brugia, Fabrizio Franco Testa, Matteo Calvio, Agostino Gaglianone, Raffaele Bracci, Salvatore Buzzi, Giuseppe Ietto, Fabio Gaudenzi e Carlo Pucci. Un altro destinatario di ordinanza di custodia in carcere Giovanni De Carlo, legato a Carminati, è tuttora irreperibile. Panzironi, assistito dall’avvocato Pasquale Bartolo, ha negato di essere stato nel libro paga del presunto clan mafioso giudicando “un fatto normale” i finanziamenti sospetti ricevuti dalla Fondazione Nuova Italia, il cui presidente è Gianni Alemanno. Secondo la procura, quel denaro sarebbe riconducibile alla cupola affaristica gestita da Carminati. Oggi gli interrogatori di garanzia di altri 14 detenuti in carcere, mentre gli otto ai domiciliari saranno sentiti entro la fine della settimana. Alla fine del 2012 infatti qualcosa si inceppa: nel bilancio in approvazione spariscono i soldi pubblici che interessano tanto Buzzi, il presidente della cooperativa 29 giugno arrestato con l’accusa di associazione mafiosa insieme al sodale Carminati. “NEI GIORNI successivi all’approvazione della programmazione di bilancio, venivano intercettate le prime conversazioni in cui Buzzi”, scrivono i magistrati, “manifestava tutto il suo disappunto per la mancanza di fondi sui ‘minori’ e sugli ‘zingari’, che lo vedeva esposto economicamente a seguito della realizzazione delle opere di ampliamento del Campo nomadi di Castel Romano (...) Buzzi adoperava ed intensificava i contatti con i pubblici ufficiali dell’amministrazione capitolina, tra cui Antonio Lucarelli (capo della segreteria di Alemanno sindaco, ndr) Angelo Scozzafava (dirigente del V dipartimento-Affari sociali del Comune, ndr) e Luca Gramazio (ex capogruppo del Pdl in comune e ora consigliere regionale, ndr) finalizzati ad esercitare pressioni affinché venissero inserite delle modifiche, nel successivo assestamento di bilancio del Comune. Il 14 novembre 2012 Sandro Coltellacci (presidente di un’altra cooperativa interessata all’affare, ndr) chiamava Salvatore Buzzi e lo informava che ‘c’era un problema’ in quanto mancavano i soldi ‘per il campo... per i trenta mesi... gli hanno tolto tutto... praticamente c’ha i soldi da impegnare solo per il 2011... per quest’anno”. Il 21 novembre del 2012, Buzzi invia “una serie concitata di sms a Scozzafava e Gramazio esortandoli ad attivarsi affinché fossero inseriti 2 milioni fuori bilancio per l’area nomadi, sanando così le disposizioni del maxi emendamento, che assegnava 15 milioni ai so- LA FONDAZIONE Subito dopo aver ottenuto quanto richiesto l’impresa degli amici finanzia la Fondazione dell’allora primo cittadino li minori”. I tre destinatari “si confrontavano su come recuperare i soldi a favore dei campi nomadi ossia a favore di Buzzi” che alle 19 e 21 inviava anche a Gianni Alemanno questo sms: “I fondi per il 2013 e 2014 per la transazione e il nuovo campo non sono stati messi e sono 2.340.544,92 per il 2013 e 2.240.673,26 vi sono solo i fondi extra per il nuovo campo pari a 455.000,00 il resto è ancora zero”. La notte porta consiglio e soldi. Alle 11 e 39 del giorno successivo Buzzi scriveva di nuovo un sms ad Alemanno, Lucarelli e Gramazio: “Problema risolto per il nuovo campo grazie”. Alemanno rispondeva solo: “Ok”. Un minuto dopo i Ros dei carabinieri intercettano una conversazione nella quale Buzzi passa il telefono a Carminati, che si trova con lui. Il “Nero” parla così con il consigliere Luca Gramazio: “Bello mio come mai sempre a rompe’ er cazzo? Tutto a posto amico mio?”. E il politico gli dice subito: “Tutto a posto. L’importante è che vanno a posto le cose importanti”. GLI INVESTIGATORI annota- no: il 6 dicembre, a pochi giorni dall’approvazione dell’assestamento di bilancio, coincidente anche con la cena elettorale in favore della candidatura di Alemanno a cui avrebbe dovuto partecipare Buzzi (...), dai conti correnti delle società riconducibili a Buzzi venivano effettuati ulteriori bonifici per complessivi 30 mila euro in favore della Fondazione Nuova Italia”, cioé la Fondazione di Gianni Alemanno. D’altro canto, qualche giorno prima, come scrivono gli investigatori nell’ordinanza di arresto, “era lo stesso sindaco Alemanno a comunicare ad Angelo Scozzafava alle ore 10 e 37 del 23 novembre, in maniera sintetica: ‘Senti, noi qui abbiamo rimediato quindici milioni, eh’, riferendosi indubbiamente alla variazione di bilancio approvata dalla giunta capitolina. Scozzafava ringraziava: ‘So tutto, la ringrazio’”. E pochi giorni dopo quella telefonata gli investigatori ascoltano il capo segreteria del sindaco, Lucarelli, che chiede alla segretaria di Buzzi quanti avrebbero partecipato alla cena elettorale del candidato Alemanno. I carabinieri annotano: “Il 28.11.2012, giorno successivo alla telefonata, sul c/c n. 1000-60807 acceso presso Banca Prossima ed intestato al Consorzio Eri- 29 giugno, Pelosi e il segnetto blu ANCHE L’UOMO DELL’OMICIDIO PASOLINI TRA GLI EX DETENUTI DELLA COOP DELL’ARRESTATO BUZZI di Paola Zanca P ausa pranzo. La prima da quando “il Presidente”, Salvatore Buzzi, è nel carcere di Regina Coeli, ormai lontano da via Pomona. Al civico 63 di questa strada chiusa di Pietralata, periferia est di Roma, c’è la sua creatura: Cooperativa 29 giugno, 60 milioni di euro annui, un migliaio di dipendenti a carico. Il turno finisce all’una, il cancello si apre, sfila una serie di divise arancioni. Lì in mezzo, dietro il fumo della sigaretta appena accesa, c’è Pino Pelosi. Fine romanzo mai. Il terrorismo nero, la mafia, la politica corrotta, i nomi falsi: poteva mancare all’appello un altro buco nero della storia nazionale, il reo confesso dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini? C’è anche lui, in questa storia, ma stavolta senza crimini e misteri. Al massimo, una ramazza: da 8 anni giardiniere per conto di una coop del gruppo Buzzi. “Salvatore”, lo chiamano qui, in questa serie di prefabbricati dove ogni giorno si parte per pulizie e potature. È uno di loro, uno di quelli con il “segnetto blu”, rivendica uno degli operai, piuttosto infastidito dalla curiosità della stampa. Il “segnetto blu” è il distintivo degli anni in gabbia, indelebile indizio di appartenenza, tatuaggio di un passato che non si deve dimenticare. SONO TANTI gli ex detenuti, al- la 29 giugno. Si chiama così perché quel giorno, era il 1984, Buzzi – allora in carcere per omici- IL FONDATORE Il presunto “braccio sinistro” di Carminati cambiò vita a Rebibbia negli anni 80: “Piccoli lavoretti, poi nel ‘93 finalmente arrivò Rutelli” dio – organizza un convegno in cui presenta il progetto per il reinserimento lavorativo dei detenuti. Grande risalto sui media, ottime sponde politiche. Erano anni fecondi. Ricorda Buzzi: “Dopo la lunga stagione del terrorismo e l’inizio dei cosiddetti pentimenti che avevano consentito di far arrestare moltissimi terroristi di sinistra e di destra, andava crescendo all’interno delle carceri speciali il numero di coloro che dichiaravano di abbandonare la lotta armata, senza però denunciare i complici: era l’inizio del fenomeno della ‘dissociazione’ che fu vista con straordinario interesse dal governo (...) Noi a Rebibbia assistevamo a questo fenomeno come semplici spettatori: non avevamo niente da cui dissociarci per sperare di conquistare spazi di libertà, non avevamo portatori di proposte politiche”. Ma Buzzi è persona intelligente. In carcere ha studiato e immaginato un ponte verso la seconda vita fuori dal carcere: all’epo- ca, un’intuizione rivoluzionaria. Stavano tutti incollati a sentirlo, Buzzi. Pensare che quel 29 giugno, con quel via vai mai visto a Rebibbia, si era addirittura rotta la porta carraia del carcere: “Dal luogo ove si teneva il convegno alla porta carraia – ricorda ancora Buzzi – vi sono circa 100 metri senza cancelli e sebbene noi tutti sapessimo del problema e alcuni avevano fine pena lunghissimi, nessuno approfittò della situazione”. Si pensava al domani, allora. E fuggire era una condanna alla vita criminale. Invece le parole di Buzzi disegnavano un futuro diverso. E quello fu. ROMANZO CRIMINALE il Fatto Quotidiano A zione disciplinare contro Emiliano E lui contrattacca IL PROCURATORE GENERALE della Cassazione, Gianfranco Ciani, ha avviato l’azione disciplinare nei confronti di Michele Emiliano, candidato per il centrosinistra alle elezioni regionali in Puglia del marzo 2015. La ragione è che dal febbraio scorso è segretario regionale del Pd pugliese e questo, secondo il pg, darebbe ca- rattere di “continuità” alla sua attività politica. Emiliano ricorda di essere “iscritto al Pd sin dal 2007, avendo svolto funzioni di segretario dal 2007 al 2009, di presidente del partito dal 2009 al 2014, e da sei mesi ancora funzioni di segretario regionale” e prima “leader di una formazione politica denominata Lista Emiliano” . "Per 11 anni – GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 5 ha detto ancora – nessuno mi ha mai contestato alcunché e per tale motivo ho ritenuto di non aver mai violato alcuna norma di legge”. Emiliano sottolinea di aver “appreso la notizia dalle agenzie di stampa”. “Ovviamente – assicura – attendo l’esito dell’eventuale procedimento disciplinare cui mi sottoporrò collaborando”. L’affare-zingari vale 24 milioni ogni anno IL BUSINESS DELL’EMERGENZA PROFUGHI. E GLI STRANIERI CACCIATI DALLA RIVOLTA DI TOR SAPIENZA SONO FINITI IN UN CENTRO LEGATO ALLE SOCIETÀ SOTTO INCHIESTA di Silvia D’Onghia V Gianni Alemanno, ex ministro ed ex sindaco di Roma LaPresse ches 29, con delega alla firma di Salvatore Buzzi, risulta un bonifico in uscita per il valore di euro 5.000,00 in favore della Fondazione Nuova Italia”. Carminati “che ha evidente interesse in ordine al pagamento dei lavori svolti, era intervenuto nella vicenda fin da dicembre”. Poi a maggio sorgono nuovi problemi e “Carminati contattava Buzzi che gli rappresentava il timore di non risolvere la vicenda del Campo F, prima dell’elezione del sindaco e gli chiedeva di intervenire, parlando con Luca Gramazio. Al ché, lo stesso giorno il Carminati contattava Fabrizio Testa (ex consigliere in quota Alemanno di Enav , poi indagato. Ora cura gli interessi e i rapporti del gruppo di Carminati con i politici, se- condo gli investigatori, ndr) e il 30 maggio 2013 Carminati, con della documentazione, si incontrava con Fabrizio Franco Testa e Luca Gramazio, presso lo “Shangrilà Corsetti Bar”. Che il “Nero” sia interessato all’affare nomadi lo dice lo stesso Buzzi a Carminati il 31 maggio 2013: “Abbiamo incassato altri tre mesi del campo nomadi …. quindi … ti devo da’ altri 105.000 euro”. Ovviamente poi sarà un’impresa indicata da Carminati, quella di Gaglianone, a fare i lavori di manutenzione ed adeguamento dei prefabbricati mobili del campo nomadi di Castel Romano, commissionati, tra gli anni 2012-2013, dalla Cooperativa di Buzzi, Eriches 29.Tutto si tiene. entiquattro milioni di euro in un anno per 4.400 persone. Il business dei rom a Roma vanta cifre da capogiro. A fare i conti, per il 2013, è stata l’Associazione 21 luglio, che nel dossier “Campi nomadi spa” ha calcolato quanti soldi entrano nelle tasche delle coop che lavorano “sui zingari”, come direbbe Salvatore Buzzi, e delle municipalizzate che avrebbero il compito della sicurezza e della pulizia. Avrebbero, perché basta farsi un giro nel “villaggio della solidarietà” – così li hanno chiamati, peccato che la solidarietà si sia persa per strada – per essere travolti da cumuli di immondizia e da colonie di topi. Nessuno pulisce, men che meno l’Ama (la municipalizzata del Campidoglio), e nessuno vigila, perché le guardianie non esistono e le telecamere sono rotte. PRENDIAMO il campo di Castel Romano, quello per cui le coop che fanno capo a Buzzi – e quindi a Carminati – pretendono il pagamento di oltre 2 milioni di euro annui dal Comune. Il campo, in cui vivono circa 900 persone, costa 5,3 milioni l’anno. Di questi, 2 milioni servono alla gestione ordinaria, affidata – appunto – al consorzio Eriches 29. All’interno manca l’acqua potabile – le condutture MILLE DIPENDENTI Salvatore Buzzi, presidente della “29 giugno”. A sinistra la protesta del dipendente Pino Pelosi per la mancanza di fondi Qualche anno di piccoli lavoretti, poi “finalmente nel dicembre 1993 arrivò la giunta Rutelli”. “Arrivò al governo della città – è sempre Buzzi a parlare – una nuova classe dirigente, molti dei quali conosciuti direttamente nelle nostre battaglie di integrazione, altri ancora erano stati compagni di viaggio”. Cita Buzzi: Mario De Carlo era presidente dell'Ama, Loredana De Petris e Giusy Gabriele erano assessori, “il fatto di conoscerci prima semplificò molto il dopo”. La cooperativa è diventata grande, e chissà se quella sinistra che l’ha fatta crescere avrebbe mai immaginato che Buzzi, il compa- gno, si sarebbe messo a braccetto con l’estremista nero Massimo Carminati. OGGI in via Pomona tutti giurano di non averlo mai visto, “il Cecato”. Eppure quei prefabbricati li frequentava spesso. Avanti e indietro, con la sua Smart grigia, in riunione permanente con il presidente. Li hanno arrestati praticamente tutti quelli che avevano libero accesso alla sua stanza. Carlo Maria Guarany, Claudio Caldarelli, Nadia Cerrito, Alessandra Garrone (che di Buzzi è compagna nella vita). L’accusa è di associazione mafiosa. Ma gli operai della 29 giugno li difendono: “Cioè, una faceva un bonifico... certo che sapeva, ma se il tuo capo ti dice ‘fai un bonifico’, che fai, gli dici di no? E poi come si fa a dire che hanno precedenti? Qui ce li abbiamo tutti, i precedenti! Ma so' cose de vent'anni fa!”. “Io è una vita che casco e me riarzo”, sgrana gli occhi Pelosi tirando fuori il suo biglietto da visita. Anche lui si è aperto una cooperativa, la Pace del Mondo onlus: “Ma a noi gli appalti non ce li danno, chissà perché. Ditelo a Marino, che qui ci sono mille persone che finiscono in mezzo a una strada”. Sono convinti che anche Salvatore tornerà, “perché in Italia funziona così: ci sono mille pagine e a te ti mettono dentro perché c'è il tuo nome in una riga”. Non è proprio così, con Salvatore. Lui ha fatto carriera. Loro ramazzano, lui legge il Sole 24 Ore. Le copie degli ultimi due giorni sono ancora lì, nella cassetta della posta di via Pomona 63. non possono essere fatte perché l’area è sottoposta a vincolo –, e gli abitanti restano spesso senza corrente. L’associazione 21 luglio ha calcolato che, dal giorno dell’inaugurazione, Castel Romano è costato all'amministrazione 270 mila euro a famiglia. Il campo della Barbuta, inaugurato nel 2012, è costato invece 10 milioni di euro, e nel 2013 il Comune ha dovuto tirar fuori 1,7 milioni per la sola manutenzione. L’Ama ha intascato 160mila euro, ma – come ha spiegato un servizio di Piazzapulita – “passa una volta al mese per la sola pulizia straordinaria”. Infatti gli abitanti vivono tra la “mondezza” e l’amianto. Per il villaggio di Candoni, 820 abitanti e 2,3 milioni spesi nel 2013, sono andati 756 mila euro a Risorse per Roma – la spa partecipata di Roma Capitale –, 230 mila all’Ama e 86 mila alla cooperativa 29 giugno per la bonifica fognaria. Tutto, per tutti i campi, ad appalto diretto, tranne la scolarizzazione, unica voce per cui è previsto un bando. 80 EURO 3.500 EURO LA MUSICA non cambia se si parla di profughi. Nel 2012, la direttiva del Viminale stabiliva un rimborso di 46 euro a persona al giorno (40 per vitto e alloggio e 6 per l'assistenza). Save the Children ha denunciato però che nelle 14 strutture controllate a Roma, otto delle quali gestite dalla coop Domus Caritatis, arrivano rimborsi di 80 euro al giorno per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. La Domus Caritatis è un nome che non torna direttamente nelle carte dell’inchiesta sulla mafia capitale, ma che A BAMBINO MINORI NON ACCOMPAGNATI Il costo al giorno secondo il rapporto di Save the Children PER CASA EMERGENZA ABITATIVA Affitto e gestione: il Comune sborsa 30 mln l’anno fa parte del consorzio “Casa della solidarietà” di Tiziano Zuccolo, colui cioè che, parlando al telefono con Buzzi, gli chiede: “Noi l’accordo... l’accordo è quello al cinquanta, no?”. E la Domus Caritatis è anche la coop che gestisce il centro di via Salorno, all’Infernetto, dove sono stati portati i rifugiati sgomberati da Tor Sapienza, il quartiere in cui – poche settimane fa – è scoppiata la rivolta. Ancora una volta, a beneficiare degli immigrati è stato uno dei componenti dell’accordo al cinquanta. Ulteriore capitolo, non meno remunerativo, è quello dell’emergenza abitativa, per la quale le cooperative si danno tanto da fare. Secondo una stima approssimativa, il Campidoglio spende 30 milioni di euro l’anno per l’affitto di immobili da destinare alle famiglie senza casa. Per locazione e gestione, si va da un minimo di 1.200 euro al mese a un massimo di 3.500 (nel popolare quartiere di Pietralata, non ai Parioli). A portare a casa gran parte del guadagno è l’Arciconfraternita San Trifone, che per una sola palazzina intasca oltre 800mila euro e che – dal Giubileo in poi – ha gestito tra l’altro il centro polifunzionale Enea: 400 profughi per 55 euro al giorno pro capite. Un fatturato medio totale di 20 milioni annui. Sotto l’Arciconfraternita gravita, neanche a dirlo, la stessa Domus Caritatis. Il portavoce e la cena: “Poletti parlava con tutti” 5 7 1 4 3 2 6 8 L’EX LEADER DELLA LEGA, GIANNI E IL CONDANNATO PER OMICIDIO Il portavoce del ministro del Lavoro è intervenuto sulla cena del 2010 in cui Giuliano Poletti (2), allora presidente di Legacoop, sedeva di fronte a Salvatore Buzzi (7), responsabile della Cooperativa 29 giugno già condannato per omicidio e ora in carcere per l’inchiesta sulla “mafia capitale”: “Sapeva della condanna per omicidio ma il presidente della Lega parla con tutti”, dicono dal ministero. Nella foto anche il pluripregiudicato Luciano Casamonica (1), Franco Panzironi ex ad della muncipalizzata Ama e arrestato (3), il deputato Pd Umberto Marroni (4), l’assessore Pd Daniele Ozzimo che si è dimesso perché indagato (5), Angiolo Marroni garante dei detenuti del Lazio (6) e Gianni Alemanno (8). 6 ROMANZO CRIMINALE GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 Iesami: l prezzario degli prof indagato alla Sapienza UN PREZZARIO ben definito e per tutte le tasche. Alla Facoltà di Architettura di Roma Sapienza, Antonio Patruno, ex docente a contratto, scoperto dopo un servizio de Le Iene del 2011, dava la possibilità di superare esami e ottenere crediti formativi pagando in base alle esigenze degli studenti. Così gli esami dei suoi insegnamenti potevano essere superati con un bel 28 versando la modica somma di il Fatto Quotidiano 2.000 euro nelle tasche del prof, ovviamente in contanti. Oppure accontentarsi del “18 politico” con dieci lezioni private, pagate dalle 20 alle 50 euro l'ora. I più volenterosi potevano anche partecipare a viaggi, organizzati dal docente, a Bilbao, Berlino o Valencia in cambio di crediti formativi. Concluse le indagini, ora a Patruno la Procura di Roma contesta i reati di concussione, abuso d'ufficio e peculato. MALA CAPITALE di Enrico Fierro D a “eia-eia-eia-alalà” a “eia-eia-eia... annamo a magnà”, il passo è breve. Ma prima di mangiarsi Roma, la politica, il Comune, le municipalizzate tutte, gli appalti e le forniture, finanche quelle per gli odiati centri di accoglienza di “negri” e “zingari”, i fascio mafiosi pensavano alla panza. Ristoranti, wine bar, club, la mazzetta saltella sulle bollicine di un prosecco. Non c’è ancora una guida Michelin di “Mafia Capitale” per i locali frequentati dai Carminati boys, né una guida poliglotta vi accompagnerà per le strade del terrore, quelle dove si “corca” di botte chi non rispetta i tempi dei cravattari o dove si toglie dalla faccia della terra un “infame”. E allora iniziamolo noi il tour del male. Da dove? Da via Veneto. Café de Paris, porte sbarrate, fioriere piene di cicche, foto della dolce vita sbiadite. Qui una volta stazionavano i paparazzi alla ricerca di uno scatto, poi arrivò la ‘ndrangheta, quella degli Alvaro di Sinopoli e comprò tutto. Dopo il sequestro il Café venne affidato a una società, le cose non andarono bene e fu il fallimento. Ma Gianni Alemanno, l’ex sindaco nero oggi accusato di associazione mafiosa, nel 2008 fa in tempo a festeggiare i fratelli Lampada di Milano. Tartine e champagne nel tempio della dolce vita, con Gianni, allora ministro dell’Agricoltura, che omaggia “i noti industriali calabresi trapiantati a Milano”. Con lui Franco Morelli, un amico consigliere regionale in Calabria. Anche allora Gianni non sapeva e neppure immaginava, sta di fatto che quattro anni dopo quel festino, Giulio Lampada finì in galera per associazione mafiosa, trascinando nel fango anche l’amico Morelli, condannato a 4 anni e costretto a lasciare ogni ambizione politica. Café de Paris, sparatorie quartieri “neri” e usura: il Grand Tour criminale L’ALTRO LATO DELLA “GRANDE BELLEZZA”: BAR E RISTORANTI PER CHIUDERE AFFARI, MORTI AMMAZZATI E GUERRA TRA BANDE RIVALI “Abbiamo fatto dieci processi assieme” È a mare che i vecchi camerati degli anni di piombo hanno trovato il loro buen retiro. Sono quelli che da ragazzini si ritrovavano all’Eur, nei pressi del ristorante panoramico “Il Fungo”, un luogo che suscita qualche nostalgia nell’ex terrorista nero Carminati: “Tutti amici da una vita... eh... non ho capito... poi... uno ha preso la sua strada... loro lo possono di’... sono amico di Mancini, ma con Mancini abbiamo fatto dieci processi quando eravamo ragazzini... stavamo al Fungo insieme... cioè... ma.. con tante altre persone... che magari hanno fatto carriera... che in questo momento magari non sono indagate... non hanno problemi che... per cui ho fatto cioè... ci sta che ne so... Fabio Panetta è il vice di Disegno di Kampah COME UNA “GUIDA” Summit clandestini, minacce, droga E un unico codice d’onore: ”Siamo tutti amici di una vita, qualcuno ha fatto carriera, poi ognuno fa la sua strada” I Nar e le nomine “Dar Bruttone” Dalla via che ha affascinato Fellini a Piazza Tuscolo, luogo da sempre col cuore nero. Qui, nel 1947, fu fondata la prima sezione del Msi, oggi è il regno di Domenico e Luca Gramazio. Padre e figlio. Ex senatore il primo, capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, il secondo. A pochi passi c’è il ristorante “Dar Bruttone”. Se magna. E tra una amatriciana, un rosso della casa e una “romanella” finale, si piazzano amici. È qui che il 23 luglio 2013, i Gramazio padre e figlio incontrano l’ex Nar Massimo Carminati, il re di Roma, il big boss di “Mafia Capitale”, grazie al lavoro fatto da Fabrizio Testa, fedelissimo di Gianni Alemanno. È qui che si decide la nomina di Giovanni Quarzo a capo della Commissione trasparenza del Comune di Roma. Un organismo che controlla appalti e bandi di gara. “Mo’ te sto a guardà sta cosa per la commissione trasparenza”, dice Carminati a Luca Gramazio. Il gruppo è solido, i vecchi camerati non mollano, anche se sono un po’ preoccupati per una strana rapina avvenuta nei locali della ex sezione nera. Carminati ne è certo: hanno messo delle microspie. E allora consiglia: “Fateglie fa ‘na bonifica, guardate dentro tutte le placche, fate smontare le plastiche”. “Me li sto a comprà tutti”. Chi se ne frega se al Campidoglio le cose sono vincono bene, se perdono sa semo presi…”. L’imprenditore completa il pensiero: “...sa semo presi ‘ander…” e quello che segue. Il fascista e il banchiere, due vite parallele all’Eur “OGNUNO FA la vita sua... ognuno vice di Draghi alla Bce. È romano, fa la sua strada”. Il 6 febbraio 2013 classe 1959, ha un anno meno di Massimo Carminati, seduto in Carminati e come lui è cresciuto un’Audi A1, spiega all’amico Ange- all’Eur, il quartiere in cui si è formalo Maria Monaco, “il Gigio”, che ta parte della destra estrema della conosce persone importanti, co- capitale. Poi hanno seguito percorme scrivono i giornali. si molto diversi: non si Vivendo a Roma da incrocerebbero più da sempre, Carminati ha 30 anni, da quando incrociato molta genFabio Panetta frete, non tutti criminali quentava la Luiss, do“stavamo al Fungo ve si è laureato nel (un locale romano, 1982, un anno dopo ndr) insieme... cioè.. che Carminati aveva con tante altre persoperso un occhio dune... che magari hanrante uno scontro a no fatto carriera... che fuoco con la polizia. Fabio Panetta Ansa Il destino ha voluto in questo momento magari non sono inche i due, che nei ridagate... non hanno problemi che... spettivi campi hanno avuto sucper cui ho fatto cioè... ci sta che ne cesso senza però che i loro volti diso... Fabio Panetta è il vice di Draghi ventassero noti al grande pubblico, alla Bce è amico mio... eravamo siano finiti sui giornali nelle stesse amici da quando eravamo ragazzi- settimane. Fabio Panetta per aver ni... cioè che vuol di’.. ma poi lui... gestito gli stress test europei sulle ognuno fa la vita sua”. Carminati banche italiane, Carminati per non è preciso: Panetta è un dirigen- aver trasformato Roma in una città te importante della Banca d’Italia, di mafia, secondo l’accusa. Ste. Fel. vicedirettore generale, ma non è il cambiate, se adesso c’è un sindaco che si chiama Ignazio Marino e il centrosinistra è maggioranza. Lui, Salvatore Buzzi, un passato da ex detenuto e un presente da potente lobbista delle coop sociali, ha le idee chiarissime e il portafogli a disposizione. E allora può brindare al ristorante “Rinaldo all’Acquedotto” sull’Appia. Mille e passa coperti, terrazze mozzafiato, una “grapperia” per i buongustai. Buzzi ha rapporti con tutti, con il capo della segreteria di Marino, Mattia Stella, e con Mirko Coratti, presidente dell’assemblea capitolina. “Me li sto a comprà tutti, semo diventati grossi”. “Se vincono bene, se perdono...” Dalle rovine dell’Appia alla sguaiata modernità di Ostia. Cambiano i commensali e pure il ristorante, questa volta è “il Pescatore”. Siamo nel maggio 2013 in piena campagna elettorale. Franco Panzironi, potente capo dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti urbani, ha organizzato una cena per Alemanno. C’è una gara in ballo e imprenditori voraci in attesa di vincerla. Buzzi è invitato. “Ce vado – dice a un imprenditore del settore – mi porto pure mia moglie e suggelliamo, poi se Draghi alla Bce è amico mio... eravamo amici da quando eravamo ragazzini... cioè che vuol di’... ma poi lui... ognuno fa la vita sua... ognuno fa la sua strada”. Ed è sulla spiaggia di Castelfusano che Lorenzo Alibrandi ha messo su un chiosco e uno stabilimento balneare. Lui è il fratello di Alessandro, un “camerata” dei Nar che negli anni Ottanta venne ucciso in uno scontro con la polizia. C’è uno di San Giovanni, un certo Danilo, che va in spiaggia e fa il prepotente. Interviene Carminati. Poche parole: “Lo sapevi che il fratello di quello era un compagno mio che è morto... cane, pezzo di merda”. Quelli di Mafia Capitale hanno una loro diplomazia della paura. E a Roma si spara. Quartiere Camilluccia, afosa giornata di luglio. Silvio Fanella è nel suo appartamento di via Gandolfi. Il commando che ammazzerà l’ex cassiere del gruppo di Gennaro Mokbel, è venuto da Milano. Tra di loro un ex dei Nar, la stessa sigla dell’eversione nera di Masssimo Carminati. Dalla Roma bene alla periferia. Anagnina, Tuscolana, il regno dei Casamonica. Droga, estorsioni e usura. Un controllo del territorio ferreo. Regole rigide e botte da orbi per chi non rispetta i tempi dei pagamenti imposti dai cravattari. LE INTERCETTAZIONI il Fatto Quotidiano Le conversazioni tra i protagonisti dell’inchiesta “Mafia Capitale”: contatti con i politici, minacce a imprenditori, appalti, timori di essere scoperti e un fiume di denaro GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 7 “ROMA MARCIA” Illustrazione di Emanuele Fucecchi COLOSSEO CRIMINALE ”COMANDIAMO SEMPRE NOI” di Alessandro Ferrucci, Emiliano Liuzzi e Davide Vecchi M afia Capitale è una sorta di fiume carsico che origina nel mondo di mezzo, luogo nel quale costruisce la sua ragion d’essere e dal quale trae forza, che emerge in larghi tratti del mondo di sopra, inquinandolo, per poi reimmergersi: gli inquirenti sintetizzano così l'operazione che ha svelato un nuovo capitolo della criminalità in Italia. Nato nella Banda della Magliana, cresciuto tra terrorismo eversivo nero e mafie, diventato adulto sfruttando l’inconsistenza della classe politica, il clan capitanato da Carminati è riuscito a controllare tutta Roma, Palazzi compresi. In una delle intercettazioni, spiega: “Sono come un polipo che sta attaccato qua, si sta ingrandendo perché c’ho fiducia... un domani”. Carminati guida l'esercito della terra di mezzo. “Anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno, questa è la cosa e tutto si mischia”, teorizza. Dalla terra di mezzo controlla tutto. Sempre con gli stessi metodi e lo stesso linguaggio, che si tratti di parlamentari o operai: intimidazioni e violenza sono l'unico alfabeto che la banda di mezzo conosce e col quale ha conquistato Roma. “Li facciamo guadagnà” La banda di mezzo ha una rete di imprenditori affiliati, con le buone o con le cattive. Ma spesso i titolari delle aziende sono restii a cedere un margine di guadagno o a collaborare, così vanno aiutati a ragionare: per ottenere l’obiettivo è necessario mostrare all’imprenditore la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo. Lo spiega bene Carminati al suo uomo Brugia che deve convincere Cristiano Guarnera ad accettare la proposta.. Carminati: Perché tanto nella strada glielo devi dire... a come ti chiami? Comandiamo sempre noi, non comanderà mai uno come te nella strada, nella strada tu c'avrai sempre bisogno di... capito? È un discorso che io ho fatto a tutti questi... alla fine facendogli sto discorso a me non me ne frega un cazzo... io gli faccio guadagnà i soldi a lui... a me non me frega proprio niente... capito?... io ti fornisco l’azienda quella bona... perché lui sa... sta a costruì... serve il movimento terra... facendogli fare il servizio a lui... e lui è contento.. Brugia: ... un discorso così... aho... al di fuori de... Carminati: glielo dici... “guarda che noi c’abbiamo delle aziende pure di costruzioni... a chi t'appoggi?... ce l'avemo noi che... capito? Anche perché, prosegue Carminati, loro forniscono e garantiscono sicurezza. Aggiunge infatti: Tu lo devi mette seduto gli devi dì “tu vuoi stà tranquillo?” (…) “... aho... senti un po’... a me mi dicono che a te fanno c'hai un sacco de problemi... ma scusa ma mettegli vicino qualche bravo ragazzo lo fai guadagnà... e si guadagna... ma noi te se mettemo vicino a te, così non si... vedrà... più nessuno”... però non ti pensà... deve essere un rapporto paritario, je devi dì... non ti pensare che tu... a me mi puoi anche... dire che mi dai un milione di euro... per guardarmi... tutte ste merde. Non mi interessa, già che faccio una cortesia è normale che dall'amicizia deve nascere un di- Evoluzione della specie Nato nella Banda della Magliana, cresciuto tra terrorismo eversivo nero e mafie, diventato adulto sfruttando l’inconsistenza della classe politica, il clan capitanato da Carminati è riuscito a controllare tutta Roma, Palazzi compresi. L’ex Nar dice: “Sono come un polipo che sta attaccato qua, si sta ingrandendo perché c’ho fiducia... un domani” scorso che facciamo affari insieme... questo è il discorso... non ti pensà che nun ce sta nessuno. “Magnato e me s'è ricagato” Guarnera accetta quella che appare come una proposta a cui difficilmente può dire di no. Ma i suoi “nuovi soci” sono esigenti e dai metodi spicci. Così quando nascono i primi problemi nei pagamenti Carminati arriva anche a farlo minacciare. Guarnera si confida con un altro sodale della banda, Matteo Calvio che al telefono tenta di rasserenare l'imprenditore. Per capirci, Calvio è un picchiatore, un uomo che nella banda ha il compito di minacciare i debitori, i morosi. Un personaggio che riesce a esprimere i seguenti concetti: “Il dieci me paghi te, il dieci mattina nun sgarrà che vengo a casa t'ammazzo il dieci matina” e ancora “non capisci bene... io te taglio la gola il dieci matina, portami i soldi sennò t'ammazzo a te e tutti i tuoi figli, a pezzo de merda”. Quindi le parole rivolte a Guarnera per rassicurarlo sono quasi affettuose: “Parlaci (con Carminati, ndr) perché così mo te ributti un'altra volta solo come un cane perché quello là... invece tu stai tranquillo... gli riparli... te manderà affanculo più de quello che te po fà... però hai visto te quel giorno, hai visto a me me s'è magnato e me s'è ricacato eh... quindi sappi che però in fin dei conti ti ha sempre coccolato”. Continua a pagina 8 8 LE ORECCHIE DEI ROS Le conversazioni di Carminati & C. sono state ascoltate (e in parte riprese) in vari luoghi della Capitale: punti d’incontro tradizionali degli inquisiti MASSIMO CARMINATI L’EX NAR Carminati, detto “er guercio” per via di una ferita all’occhio, si trasferisce ancora ragazzino da Milano a Roma dove collabora con membri del nucleo terroristico neofascista, facendo anche da collettore con la banda della Magliana. Segue da pagina 7 “Bussacchiare in Comune” Il 20 giugno 2013 al conduttore radiofonico Mario Corsi, ex militante dei Nar, e a Riccardo Brugia, Carminati spiega che è necessario andare a “bussacchiare agli uffici del Comune” per accreditarsi presso i neoeletti e garantirsi l’assegnazione di lavori, indicando il percorso da seguire. “Gli si dice adesso che cazzo... ora che abbiamo fatto questa cosa, che progetti c'avete? Allora nel progetto, perché voi fate li progetti... la politica... adesso che progetti c'avete? Teneteci presenti per i progetti che c'avete, che te serve? Che cosa posso fare? Come posso guadagnare, che te serve il movimento terra? Che ti attacco i manifesti? Che ti pulisco il culo... ecco, te lo faccio io perché se poi vengo a sapè che te lo fa un altro, capito? Allora è una cosa sgradevole”. “Me so comprato Coratti” Salvatore Buzzi, Claudio Caldarelli e altri, commentano a tavola insieme ad altri la campagna acquisti al Comune. Buzzi: ohh ma me so’ comprato Coratti (Mirko Coratti, Presidente Assemblea Capitolina, ndr) Caldarelli: ricordate da diglielo, ho capito... Buzzi: gliel’ho detto “guarda, lo stesso rapporto che c’abbiamo con Giordano lo possiamo aver con te”, m’ha capito subito! Caldarelli: ahh ecco la dovete chiude ancora... Buzzi: venerdì... perché dobbiamo chiude... quando io gl’ho detto tutto lui m’ha detto... non m’ha detto no... m’ha detto ci vediamo a pranzo venerdì... più de questo... al capo segreteria suo noi gli diamo 1000 euro al mese... al capo segreteria 1000 euro al mese so’ tutti a stipendio Claaa.. lui m’ha detto veditela con lui.. io solo per metteme a sede a parla’ con Coratti 10 mila gli ho portato. “Metti la minigonna e batti” Buzzi riferisce a Carminati di trovarsi “in giro per i dipartimenti a salutà le persone”. Il capo apprezza e sottoliena che è necessario “vendere il prodotto amico mio, eh. Bisogna vendersi come le puttane adesso” Buzzi: solo in quattro sanno quello che succede e sono nell’ordine Bianchini, Marino, Zingaretti e Meta. Carminati: E allora mettiti la minigonna e vai a batte co' questi amico mio, eh... capisci. Buzzi: La situazione sotto controllo... se sbagliano qualche nomina... la scuderia è pronta... siamo pronti a cavalcare... Carminati: e poi dopo, e poi si vedrà, certo, va be', tutto a posto per il resto? Buzzi: quindi, se se... se sei co... i nove cavalli sei dentro, quindi... “De Marino nun se fidano” Un cavallo arriva al traguardo. Ne parlano sempre Buzzi e Carminati. Buzzi: il 90% siamo riusciti a piazzà l’amico nostro al Quinto Dipartimento e quindi avemo fatto bingo. Lui non ce voleva andà, gli avemo garantito duemila euro al mese... e lui sa che deve esse il nostro... facce cambià il direttore perché oggi non c’avemo nemmeno informazioni... non sapemo quello che succede non sapemo niente... stamo ad aspettà questa macrostruttura... se è Politano... lui si chiama Politano, se vedi Politano al Quinto avemo vinto... perché poi c’è un altro problema: senti un po’ se senti Gramazio che intenzioni c’hanno loro con Marino perché se fossero abbastanza seri dovrebbero fallo cascà. Carminati: No, loro stanno facendo un’operazione direttamente con Zingaretti per sistemarsi Berti questi qua, perché de Zingaretti se fidano de Marino non se fida nessuno. "Si guadagna sugli immigrati” Buzzi cura gli interessi nel campo più proficuo: quello degli immigrati, dei clandestini, dei campi nomadi del Comune e gestiti dalla Coop. Parlando con uno dei suoi uomini spiega quanto paga al Campidoglio per riuscire a gestire “il mercato”: “un altro che tiene i rapporti con Zingaretti... duemilaecinque al mese. Un altro i rapporti con il Comune millecinque, un altro a settecinquanta... un assessore a diecimila euro al mese... DAL CAMPIDOGLIO AI ROM: “FAMO SOLDI CO’ TUTTI” noi quest'anni abbiamo chiuso... con quaranta milioni, tutti i soldi utili li abbiamo fatti sui zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati”. Aggiunge: “Il traffico di droga rende meno”. “Siamo pieni di soldi” Claudio Bolla, Paolo Di Ninno e Salvatore Buzzi parlano del pagamento di alcune fatture. Buzzi: lui deve emette le fatture regolarmente Bolla: fatto emettere fatture perché non pagavate Buzzi: dobbiamo stabilì a quanto lo paghiamo... Bolla: è a 90 giorni. Buzzi: lui emettesse la fattura e io te pago a 90 giorni, la fattura la visti e poi la mandi in contabilità Di Ninno: perché io teoricamente a 90 giorni son fuori soltanto de 2 fatture Bolla: si è bloccato nell’emettere le fatture, perché non lo pagavamo! Buzzi: perché non pagamo, semo pieni de soldi! Stanno facendo un’ope- Caldarelli, mister PA no non se fida nessuno. Uno Partecipa alle attività illecite contro la pubblica amministrazione, a creare e veicolare flussi illegali, per altro verso può essere considerato espressione della pubblica amministrazione lato sensu considerata, con cui l’organizzazione interloquisce. Buzzi si lamentava con Caldarelli: “Ancora non ha firmato un cazzo sul campo nomadi, è 'na cosa incredibile, è 'na cosa incredibile” e chiedeva all’interlocutore di andare l’indomani (in Comune, ndr) per informarsi sullo stato della pratica. che tiene i rapporti con Zinga- Il funzionario a libro paga razione direttamente con Zingaretti; perché de Zingaretti se fidano, de Mari- retti... 2.500 al mese. Un altro che tiene i rapporti con il Comune... 1.500, un altro a 750... un assessore a 10.000 al mese... È considerato “un pubblico ufficiale a libro paga dell’organizzazione per le funzioni Ama”. Buzzi: sono passato da Alemanno, ieri sera, Guarany: ah, e non lo sapevo che ci andavi Buzzi: eh ti ho chiamato, all’improvviso, ma tramite Panzironi so riuscito ad andarci e ho parlato sia dell’Eur che non mi pagano e soprattutto gli ho parlato dell’altra cosa de.. che oggi c’ha un incontro Visconti, gli ho detto guarda Sindaco... ho det- il Fatto Quotidiano SALVATORE BUZZI RE DELLE COOP Condannato agli inizi degli anni 80 per omicidio, dà vita a una serie di cooperative per il reinserimento degli ex detenuti e alla Cooperativa 29 giugno che si occupa di immigrati. FRANCO PANZIRONI EX AMA Ex democristiano, segretario della fondazione di Alemanno, poi Ad di Ama. Rinviato a giudizio per la Parentopoli alla municipalizzata dei rifiuti. GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 9 RICCARDO MANCINI VECCHIO CAMERATA Camerata di Alemanno fin dai tempi del Fronte della gioventù, è stato Ad di Eur spa. È stato rinviato a giudizio per una presunta tangente da 500 mila euro per la fornitura di 45 autobus da parte della MenariniBus. Quattro anni di inchiesta Nelle conversazioni si fa cenno a un libro nero che contiene traccia dei pagamenti verso la P.a. Il ‘faccendiere rosso’ Buzzi spiega: “I nostri sono molto meno ladri di quelli del Pdl. Io che pago tutti, i miei non li pago. Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti... questo è il momento che paghi di più perché stanno le elezioni comunali” LUCA GRAMAZIO CONSIGLIERE PDL Figlio dell’ex senatore di An, Domenico, famoso per aver portato in Senato la mortadella e lo spumante per la caduta del secondo governo Prodi. ANTONIO LUCARELLI EX FORZA NUOVA Lunga militanza nell’estrema destra ed ex portavoce di Forza Nuova, è stato a capo della segreteria di Alemanno. AGOSTINO GAGLIANONE A DISPOSIZIONE Imprenditore edile, “a completa disposizione di Carminati”, si è visto sequestrare sei auto, 14 immobili a Sacrofano e cinque terreni agricoli. to... Si... me la proroghi a sei mesi, arrivi a dopo le elezioni… se i famo tutti in santa pace, qui c’hai pure gente che ti vota.. Guarany: ma pure per lui... ma... Buzzi: ci costringi a fare le manifestazioni, gli ho detto... insomma... mi ha ricevuto, poi mi ha sentito, mi ha pure fatto passare davanti a Giordano Tredicine, che si è incazzato... ha detto... Guarany: sto cazzo di Buzzi, avrà pensato… deve vince il centro sinistra per levarselo dai coglioni.. Buzzi: è vero, è vero se vince il centro sinistra siamo rovinati, solo se vince Marroni andiamo bene Guarany: e chi ci va più dal Sindaco poi.. senti un po’ ma e quindi? T’ha detto che interviene? Buzzi: che interviene su tutti e due, mo poi ieri sera ho chiamato pure Visconti, gliel’ho detto del Sindaco e oggi speriamo bene, Guarany: ma lui Visconti è candidato, no? Buzzi: è candidato alla Regione, sì Guarany: va bene, senti un po’ Salvatore, siccome poi oggi pomeriggio devo passare da Marroni per la... siccome mi ridirà di Ciarla.. ci pensi tu a fissà con lui? (...) poi magari lo famo venì quando famo la cosa con Zingaretti Paura delle manette Seconda metà di maggio 2014, Carminati è preoccupato in merito alla notizia, infondata, di un imminente arresto. Diventa più prudente. La circostanza viene commentata da Buzzi e Gammuto. Buzzi: hai visto Massimo s'è fatto già la tomba, poveraccio. Gammuto: mannaggia... ieri però... è lui... vabbè lo faceva pure per tirarsi su perchè... non è… entrati a trenta è una cosa, quaranta un'altra e cinquanta è un'altra... non è la stessa cosa. Anche se come ragionava era abbastanza realistico... ha detto “vabbè, potrei farcela” va nel preventivo, però... e mò domani matt... quando, giovedì viene? Buzzi: ma lui è sicuro che lo arrestano, perchè la richiesta è partita... perchè il pm ha fatto la richiesta al GIP per l'arresto di 70 persone e tra le 70 c'è pure lui... e l'hanno avvisato, non si vuole fa trovà a casa. Aggiunge l’ordinanza come “costoro, in funzione di prevenzione del rischio indagini, si avvalgano dell’uso di cabine telefoniche”. “Sei un bravo regista” In conversazioni tra Panzironi e l’avvocato Lipani, emerge il ruolo del primo nella nomina a direttore generale dell’Ama di Giovanni Fiscon. Lipani: ti volevo fare i complimenti, sei proprio un regista Panzironi: perché? Che ho fatto? (ride) Lipani: va be', sta cosa l'hai fatta tutta te, oh! Panzironi: e va be', speriamo che vada bene pe' st'azienda che... traballa... Lipani: poi la, la gente pensa che lo fai pei cazzi tuoi, non sanno che lo fai per lo spirito patrio (...) come l'hai visto il Sindaco su sto tema? Panzironi: come sempre, con grandi superficialità... Lipani: t'ha ringraziato o no? Panzironi: no, nun lo farà mai... lui... che, che vuoi? Che te ringrazia? questi sono... hanno il delirio La gente pensa che lo fai pe’i cazzi tuoi, non sanno che lo fai per lo spirito patrio (...) come l’hai visto il Sindaco? T’ha ringraziato o no? No, nun lo farà mai... lui... che, che vuoi? Che te ringrazia? No! Eh... questi ormai sono... hanno il delirio dell’onnipotenza, pensano che tutto è dovuto dell'onnipotenza, pensano che tutto è dovuto Ernesto: in Italia? Per me rimane Riina... Leonardo: no, chi sta libero... chi c'ha il comando “Pago tutti” di tutto... chi può decide tutto... chi ci può avere una squadra di cento uomini dietro. Ernesto: ci potrebbe essere uno... non so se sta carcerato... se sta libero... potrebbe essere quello che ha preso il posto del “Compare”... Leonardo: si eh? Ernesto: è un bravo ragazzo... Leonardo: eh... questa è una cosa che mi piacerebbe... per divertirmi... fammi vedere con quello Nelle conversazioni esce l’esistenza di un libro nero, che contiene traccia dei pagamenti verso la p.a. Buzzi descrive la latitudine e la morfologia delle corruzioni. Buzzi: tu li voti, vedi, i nostri sono molto meno ladri di... di quelli del Pdl Campennì: sì, grazie Buzzi: ma stai a scherzà Campennì: i ladri... Buzzi: no, no questo te lo posso assicurà, te lo posso assicurà io che pago tutti, i miei non li pago. Campennì: no, non erano sponsorizzati. Buzzi: e che vuol dì, un conto è che sei sponsor... ma lo sai agli altri soldi che gli dò già? Ma tu lo sai perché io c’ho lo stipendio, non c’hai idea di quante ce n’ho... non ce li hanno... pago tutti, pago. Anche due cene con il sindaco, settantacinquemilaeuro ti sembrano pochi? Oh, so centocinquanta milioni eh. I miei ti posso assicurà che non li pago. Campennì: eh intanto cercano solo favori. Buzzi: e va bè ma pure è giusto. Tu devi essere bravo perché la cooperativa campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti, lunedì c’ho una cena da ventimila euro pensa... questo è il momento che paghi di più perché stanno le elezioni comunali, poi per cinque anni... poi paghi soltanto... mentre i miei poi non li paghi più poi quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello che te fanno. Questo è il momento che pago di più... le comunali, noi spendiamo un sacco di soldi sul Comune. Quindicimila euro a Panzironi Scrivono nell’ordinanza: “La continuità della retribuzione emerge con chiarezza dal contenuto comunicativo di questa intercettazione”. Buzzi: sì... ho pure l’amico Panza, quindi e vai Gammuto: (ride) ma quando finimo... ancora con Panza c’avemo da fa? Buzzi: e a voglia ancora... Gammuto: aia aia... che cambiale Buzzo: l’ho messo a 15 al mese... però almeno Gammuto: ah meno male va per quindici al mese Buzzo: no, quindici a settimana che cazzo sto a dì, quindici a settimana... Soldi a Finmeccanica Del coinvolgimento di Carminati nelle vicende che ruotano attorno a “Finmeccanica” vi è traccia in una conversazione ambientale. Buzzi: Ma lo sai che mi dice Massimo? Lo sai perché Massimo è intoccabile? Perché era lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha portati Massimo! Non mi dice i nomi perché non me li dice... .tutti! Finmeccanica! Ecco perché ogni tanto adesso... 4 milioni dentro le buste! 4 milioni! Alla fine mi ha detto Massimo che è sicuro che l’ho portati a tutti! Tutti! Pure a Rifondazione!. “Giovanni è il capo” La figura criminale di Giovanni De Carlo – secondo i magistrati – è dotata di carisma delinquenziale e inserita a pieno titolo nel tessuto criminale romano, intrattenendo rapporti con personaggi di primo piano come Carminati ed Ernesto Diotallevi. Questo il colloquio tra Diotallevi che spiega al figlio Leonardo come è organizzato il potere. Leonardo Diotallevi: Ma chi è oggi il super boss dei boss... dei boss.. quello che conta più di tutti? Ernesto Diotallevi: teoricamente so' io... teoricamente. Leonardo: no a Roma Ernesto: materialmente conta Giovanni Leonardo: no... ho capito... non dico a Roma... in generale.. Ma chi è oggi il super boss dei boss... quello che conta più di tutti?In Italia? Per me rimane Riina...No, chi sta libero... chi c’ha il comando di tutto... chi può avere una squadra di 100 uomini .Ci potrebbe essere ... non so se sta carcerato... potrebbe essere quello che ha preso il posto del ‘Compare’ in giro...(ride ) Ernesto: ma quello se è quello che dico io... non lo conosce nessuno eh? Leonardo: eh... ma chi è dentro.. e puo' informarsi... e può sape'.. “Ricordamoglie com’è a vita” Riccardo Mancini, uomo di Alemanno e sodale di Carminati, non compie il suo dovere. Così parla con Pucci per recapitargli un messaggio. Carminati: Er ciccione, Mancini... er grassotello è lui che ce sta a passà i lavori buoni Pucci: a ma che ne so. A un certo punto, sto infame Carminati: mo ‘o famo strillà come un’aquila sgozzata. Pucci: il nostro amico porcone Carminati: Diglie che sennò viene qua il Re Di Roma, tu sei un sottoposto, io vado entro dalla porta principale, vede io che gli combino a me non mi rompesse il cazzo a me chiudesse subito la pratica. Pucci: per ricordarglie... Carminati: ...com'è la vita “I ceci ar culo” La finalità di tali attività è resa palese dalla conversazione tra Pucci e Carminati, nell’imminenza di un incontro tra il primo e Mancini in vista della presentazione spontanea, posta da Carminati, se Mancini sarebbe stato capace di tenersi er cecio ar culo e, a dimostrazione del pregnante interesse dell’organizzazione al silenzio di Mancini, della conseguente necessità di tenersi pronti a tutto. Pucci: per me non sta col cervello, non ci sta con la capoccia per me Carminati: patti chiari e begli amici, sennò ognuno, ognuno... ma, ma, ma tu... cioè, quanto, cioè, lui ce la fa ? Ce la fa a tenersi il cecio al culo secondo te ? No! Non ce la fa... Pucci: lo so, lo so, lo so, lo so Carminati: eh, è quello il problema (sorridono) Pucci: dobbiamo essere pronti a tutto 10 PASSATO CHE RITORNA Il regista con Romanzo Criminale ha raccontato le “batterie”, i malviventi delle bande rionali divenuti boss Banda della Magliana. Ora è pronto a girare il seguito L’intervista A lato, i protagonisti del film sulla Banda della Magliana Michele Placido È il film dell’Italia: il male viene sempre prima del bene di Malcom Pagani N el suo Romanzo criminale, annusata la mala parata, i servizi segreti deviati uscivano di scena lasciando campo libero ai nuovi barbari: “Nel tempo che verrà non ci sarà bisogno di gente come me perché non ci sarà più nessuna democrazia da salvare, ma solo interessi privati, lotte per più potere e denaro”. Michele Placido aveva ragione, ma nell’osservare Roma dalla Svizzera: “Sono qui per la mia tournée teatrale e quando si parla di Italia si usano sempre due parole, mafia e corruzione”, il regista non sente distanza né sorpresa. “L’unico stupore, l’unica meraviglia è che certi scandali vengano alla luce. Quando anni fa portai il mio Vallanzasca al Festival di Venezia, dissi che in Parlamento, senza fucili o pistole, albergava un vasto gruppo di mascalzoni che uccideva quotidianamente il Paese con il malaffare. Venni aggredito duramente da destra e da sinistra, ma non mi pare mi fossi sbagliato poi di molto”. La magistratura ha scoperchiato il “mondo di mezzo” di Massimo Carminati e dei suoi ‘compari’. La disattenzione della politica è stata enorme. Delittuosa. Imperdonabile. E la malversazione, a quanto leggo, riguarda pesantemente anche la sinistra. Un tempo, all’epoca del Pci e delle sezioni di partito, una simile vergogna sarebbe stata impossibile da immaginare. C’era un controllo sul territorio. Oggi non c’è più nulla. È saltata in aria, la politica. E con lei qualsiasi barlume di etica, di morale. Una cosa terribile. Si sono protetti a vicenda, i politici. Come è potuto succedere? Chi doveva controllare, non l’ha fatto. Certe indagini sono state fermate a tempo debito e forse, magari non soltanto per colpa loro, certi giudici non sono andati fino in fondo. Ora sembra che la magistratura voglia fare piazza pulita del passato. Lo spero, ma non mi sorprenderei se domani ci risvegliassimo scoprendo che anche questa occasione di pulizia si è ri- velata un’illusione. Lei parla di fare piazza pulita, ma quante volte, fin dai tempi di Mani Pulite, ci siamo cullati nel sogno di un’Italia diversa? Quante volte? Troppe. Se Renzi e il suo omologo di destra non interverranno, ci ritroveremo tra due anni con altri arresti, altre retate e nuove pagine di giornale da riempire. Più o meno fermi. Bloccati al punto di partenza. Mi sembra che lei non sia molto fiducioso. Come posso essere ottimista? Una vera rinascita, in Italia, è annunciata periodicamente ma non si verifica mai. Pensavamo che certi personaggi alla Carminati fossero andati in pensione, ci sbagliavamo evi- dentemente. Il cinema ha raccontato il progressivo degrado dell’Italia a più riprese. Ma nessuno fa più quel che faceva Francesco Rosi. I nomi e i cognomi di chi guida il gioco, nel racconto dei nostri tempi, sono sacrificati alla spettacolarizzazione del crimine. Vengono enfatizzate le sparatorie, il profilo del delinquente e la biografia dello scagnozzo, ma oltre si fatica ad andare. E mi chiedo se avremo il coraggio di farlo. Cosa si risponde? Che non lo so, perché mostrare un sanguinoso regolamento di conti è più facile che scavare in profondità. Il La disattenzione della una simile vergogna sarebbe stata impossibile. Oggi non c’è Su quale tema? Sulla storica connessione tra politica e mafia in Italia. Dal dopoguerra a oggi, il filo rosso, la connessione non si è mai interrotta. Il vostro film ha già un titolo? Si intitolerà il bene e il male, anzi, scusi, mi faccia essere preciso. più nulla. È saltata in aria, la no protetti a vicenda, i politici Più che mai. Io e Giancarlo De Cataldo stiamo scrivendo un film sul tema. Al contrario. La Rai ha attivato il progetto e che un ente pubblico come la Rai si sia mosso con rapidità e convinzione, è un segnale consolante. Una rivoluzione, quasi. Bisogna mettere in scena la realtà ed esserne consapevoli, non occuparsi esclusivamente della fiction. Delittuosa. All’epoca del Pci lume di etica, di morale. Si so- Avrebbe ancora voglia di raccontare la parte marcia del Paese? I produttori sono fuggiti? politica è stata enorme. politica. E con lei qualsiasi bar- male spesso si veste in giacca e cravatta, non si sporca ingenuamente, non presidia le strade, si muove dietro paratie rispettabili. Ai tempi di Un eroe borghese, quando mi occupai di Ambrosoli, provai a spiegare che lo Stato, iniziando dall’universo andreottiano, con il mondo criminale si era alleato stringendo un patto di ferro. Sia preciso allora. TRA SET E REALTÀ Michele Placido sul set del film “Romanzo criminale” con l’attore Stefano Accorsi. Ansa Il film si intitolerà Il male e il bene, in questo preciso ordine. È più corretto. E ha più attinenza con la realtà. Il male viene prima, i fatti di questi giorni non sono lì a dimostrarlo? Roma finalmente conquista il primato Siamo i più corrotti d’Europa NOVITÀ NELLA CLASSIFICA 2014 DI TRANSPARENCY INTERNATIONAL: ABBIAMO RAGGIUNTO BULGARIA E GRECIA di Giorgio Meletti D opo un lungo inseguimento l'Italia conquista la vetta della classifica dei Paesi europei con il maggior tasso di corruzione. L'edizione 2014 del Corruption Perception Index, studio di Transparency International basato appunto sulle valutazioni degli osservatori internazionali, contiene un verdetto infausto per l'immagine del Paese, proprio mentre si avvia a conclusione il semestre di presidenza europea. NONOSTANTE GLI SFORZI del governo Renzi per riscattare il protagonismo dell'Italia tra i partner dell'Unione, gli osservatori internazionali continuano a considerarci la Mecca della tangente, e paradossalmente è proprio e solo nel campo della corruzione che durante il 2014 abbiamo conquistato una posizione di leadership continentale. Il rapporto 2014 di Transparency International rivela che Bulgaria e Grecia, fino all'anno scorso considerate più corrotte dell'Italia, hanno migliorato la propria immagine e risalgono la classifica affiancando lo Stivale al 69° posto nella graduatoria della trasparenza. Nella scala da 0 a 100, ha ottenuto 92 punti la Danimarca che guida la classifica dei Paesi etici, mentre l'Italia rimane ferma a 43 punti insieme a Bulgaria e Grecia, ma anche a Brasile, La Danimarca resta in testa alla lista di virtuosità con 92 punti su 100; il nostro paese ne ha 43. ‘Evidente che l’Italia non sia ancora riuscita a intraprendere la strada giusta per il suo riscatto etico’, dice il presidente della ong Romania, Senegal e Swaziland. Tra i Paesi considerati più trasparenti dell'Italia figurano Turchia, Ruanda, Georgia, Malta, Cipro, Bahamas, Uruguay e Singapore. Gli Stati Uniti sono al 17° posto della classifica, preceduti di un pezzo dal Lussemburgo, paradiso fiscale incorruttibile. Peggiora la situazione della Francia, scivolata al 26esimo, comunque molto al di sopra dell'Italia. L'Indice di Percezione della Corruzione 2014 è stato presentato ieri a Roma di fronte al presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone. “L'indice 2014 evidenzia come il nostro Paese non sia ancora riuscito a intraprendere la strada giusta per il suo riscatto etico”, ha detto il presidente di Transparency International Italia, Virginio Carnevali, “e non possiamo restare fermi a guardare ancora per molto, mentre invece altri Paesi fanno progressi: come cittadini possiamo e dobbiamo essere parte attiva nella lotta contro la corruzione”. A PESARE SULL'IMMAGINE internazionale dell'Italia come Paese profondamente corrotto hanno sicuramente pesato nel 2014 due scandali di risonanza internazionale: quello della cricca dei lavori dell'Expo 2015, che ha costretto il governo a correre ai ripari precipitosamente Il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone Ansa incaricando proprio Cantone di andare a vigilare sugli appalti milanesi; e quello del Mose di Venezia, che ha richiamato l'attenzione in tutto il mondo proprio per la dimostrazione che in Italia si riesce a rubare anche su tutto, anche sui lavori di salvaguardia di uno dei gioielli architettonici dell'umanità. Ma la posizione italiana poteva essere anche peggiore se solo l'indice di Transparency International avesse fatto in tempo a registrare gli effetti del nuovo gigantesco sandalo, quello della mafia della Capitale esploso due giorni fa.
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