Capitolo Undicesimo Punitive damages e breach of contract di Salvatore Tolone Azzariti Sommario: 1. Premessa – 2. Cenni storici. Primi elementi costitutivi. Evoluzione nel Common Law inglese – 3. Rookes v. Barnard e Cassell v. Broome. La definizione moderna della fattispecie – 4. La prima categoria in Rookes v. Barnard. Atti illeciti commessi da servant of the government – 5. Preordinazione della tortious conduct ad un vantaggio che supera il pagamento dei danni compensativi – 6. Previsione della sanzione negli Statutes – 7. Demarcazione fra exemplary ed aggravated damages – 8. Punitive damages e breach of contract nel Common Law inglese. Breve. Rinvio – 9. Esame critico dell’istituto nel Common Law inglese – 10. Elementi per una nozione dei punitive damages nel sistema degli Stati Uniti d’America – 11. Treble damages. Concorrenza o alternatività. Diversità della fattispecie e della ratio – 12. Cenni sul procedimento – 13. Evoluzione dell’istituto alla luce degli interventi della Supreme Court – 14. La Excessive Fines Clause dell’VIII Amendment – 15. La Due Process Clause ed il contrasto con il V ed il XIV Amendment – 16. (Segue): il caso Haslip – 17. Il caso TXO – 18. Il caso BMW v. Gore e la formulazione di tre guideposts – 19. Il VII Amendment ed il caso Cooper Industries (ovvero Cooper Industries Inc. v. Leatherman Tool Group Inc.) – 20. Il XIV Amendment nel caso State Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell – 21. Williams v. Philip Morris. Due Process Clause. Esclusione dei punitive damages per soggetti estranei al procedimento – 22. Exxon Shipping Co. v. Baker. La predictability come principio concorrente – 23. Danni punitivi e breach of contract nel dibattito statunitense. Disomogeneità fra le fattispecie regolative nei distinti ambiti del Common Law. La dottrina statunitense e l’assunzione del breach of contract come elemento nei punitive damages 1. Premessa La funzione punitiva è incompatibile col sistema rimediale italiano Autorevole dottrina italiana ha fatto ricorso nel recente passato all’espressione «grande freddo» per descrivere la costanza dei rilievi di incompatibilità sistematica con il principio di ordine pubblico che la Corte di cassazione italiana riserva all’istituto dei punitive damages ed alla funzione punitiva in generale nel nostro sistema rimediale1, negando costantemente la delibazione di sentenze pronunciate negli Stati Uniti delle quali si chiede l’applicazione in sede risarcitoria domestica. È rappresentato rettamente come un caso esemplare la sentenza 1183 del 2007 che, svolta brevemente la premessa – logicamente coerente – di eliminare ogni dubbio circa l’esistenza di una funzione punitiva ascri1 Ponzanelli, Responsabilità da prodotto da fumo: il «grande freddo» dei danni punitivi, in Foro it., 2001, IV, 450. Si veda altresì Id., Danni punitivi: no, grazie, nota in relazione a Cass., 19 gennaio 2007, n. 1183, in Foro it., 2007, I, 1460. La stessa sentenza si ha altresì con commento di Pardolesi, Frustrazione da «vorrei, ma non posso?», in Riv. critica dir. priv., 2007, 341; Oliari, I danni punitivi bussano alla porta: la Cassazione non apre, in Nuova giur. civ. comm., 2007, I, 981; Fava, Punitive damages e ordine pubblico: la Cassazione blocca lo sbarco, in Corr. giur., 2007, 497. 11.indd 1 18/04/14 15:47 336 Demarcazione fra danno morale e punitive damages nell'ottica risarcitoria 11.indd 2 SALVATORE TOLONE AZZARITI vibile al diritto privato, consegnando l’istituto della clausola penale alla funzione di liquidazione preventiva del danno («La clausola penale non ha natura e finalità sanzionatoria o punitiva. Essa assolve la funzione di rafforzare il vincolo contrattuale e di liquidare preventivamente la prestazione risarcitoria, tant’è che se l’ammontare fissato venga a configurare, secondo l’apprezzamento discrezionale del giudice, un abuso o sconfinamento dell’autonomia privata oltre determinati limiti di equilibrio contrattuale, può essere equamente ridotta»), ha proceduto altresì alla demarcazione dell’istituto punitivo anglosassone rispetto alle pur paventate prossimità (molto ipotetiche per la verità) al danno morale («Del pari errata è da ritenere qualsiasi identificazione o anche solo parziale equiparazione del risarcimento del danno morale con l’istituto dei danni punitivi. Il danno morale corrisponde ad una lesione subita dal danneggiato e ad essa è ragguagliato l’ammontare del risarcimento. Nell’ipotesi del danno morale, infatti, l’accento è posto sulla sfera del danneggiato e non del danneggiante: la finalità perseguita è soprattutto quella di reintegrare la lesione, mentre nel caso dei punitive damages, come si è visto, non c’è alcuna corrispondenza tra l’ammontare del risarcimento e il danno effettivamente subito»). La sentenza, evidenziando incidentalmente l’asimmetria fra un sistema fondato sulla prova del danno («sofferenza determinata») ai fini della quantificazione del risarcimento ed un sistema nel quale la quantificazione svolge funzione punitiva e quindi si deve calibrare sul patrimonio del condannato, ha inoltre correttamente rimarcato due elementi cardinali dei punitive damages, la cui valenza euristica per la comprensione dell’istituto non pare sempre adeguatamente focalizzata, laddove ha evidenziato – per escluderne la rilevanza nel nostro sistema – la «condotta del danneggiante» e la «capacità patrimoniale dell’obbligato», inteso come colui su cui grava l’obbligo risarcitorio per ipotesi di danno morale o non patrimoniale. Il solco fra i due ordinamenti pare dunque incolmabile, e questo nonostante – come si evidenzierà – spinte critiche alla revisione dei punitive damages siano presenti ed efficaci nel sistema statunitense e talune pronunce paiano indirettamente aver rimodulato la ratio punitiva che sorregge storicamente l’istituto; esso tuttavia mal si presta a stabile definizione di fattispecie, i mutamenti che vi si apportano per mezzo delle decisioni specie della Supreme Court possono evolvere in ogni direzione, e quelle che oggi si manifestano come depotenziamenti della ratio punitiva in se stessa sembrano più che altro gli effetti – forse epistemologicamente non curati ex ante – dell’assunzione al rango di elementi della fattispecie di altri fattori assiologici emergenti nelle dinamiche civilistiche moderne. Quanto segue in questo intervento reca dunque i caratteri della nomodinamica ontologici dell’istituto dei danni punitivi, il tentativo 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT337 di focalizzare qualche punto fermo scontando ampiamente la grande complessità di questa fattispecie, che taluni interpreti vedono persistere fino ai nostri tempi nella sua portata normativa con un nucleo regolativo invariato che può dirsi risalente all’emanazione della Magna Charta. 2. Cenni storici. Primi elementi costitutivi. Evoluzione nel Common Law inglese La prima formulazione in Common Law dei punitive damages in quanto tali, ovvero orientati ad una funzione propriamente punitiva individuata entro la più generale e risalente tradizione dei multiple damages, è comunemente attribuita2 alla giurisdizione inglese e cioè alle due cause célèbre Wilkes v. Wood3 e Huckle v. Money4, radicatesi a mezzo di due distinte action of trespass, che furono vicende giudiziarie della più ampia reazione generatasi avverso l’attività politica di John Wilkes e la stampa e diffusione del giornale radicale North Briton, ed altresì al caso Benson v. Frederick5, di poco successivo, che vide la condanna di un colonnello della Middlesex Militia che aveva illegittimamente ordinato che un cittadino ricevesse una punizione corporale di venti frustate. L'opera di Nell’era densa di quei fermenti ideali che preludevano alla rivolta delle CoLord lonie americane, in Huckle v. Money si attestò il diritto di colui che era stato Camden individuato come presunto tipografo del giornale ad ottenere un risarcimento di danni composto anche di un ristoro avente natura punitiva verso i suoi oppressori, per essere stato illecitamente trattenuto in carcere per delle ore e per essere stato reso destinatario di una parimenti illecita perquisizione di casa propria. Su queste premesse fattuali Lord Charles Pratt (1st Earl) di Camden, trasfuse nello speech del caso tutta la vigoria ideologica degli Old Whigs in favore della Rule of Law e della Magna Charta, dando ingresso nelle motivazioni della condanna al pagamento esemplare («exemplary damages») avverso il rappresentante della Corona di George III a quella sequenza di elementi costitutivi della fattispecie poi via via sviluppatasi anche sul territorio statunitense fino ai nostri giorni (malice, oppression, gross fraud, ovvero act outrageous a causa delle manners of performance), dando altresì avvio alla legittimazione 2 Per tutti, stante anche il riferimento che l’opera costituì per il pensiero di Lord Devlin, cfr. Street, Principles of the Law of Damages, Londra, 1962, 28 ss. Cfr. inoltre Buchanan Gold, Punitive Damages for Defamation in Pennsylvania, in 4 U. Pitt. L. Rev., 1937-1938, 92. 3 2 Wils. K. B. 205, 95 Eng. Rep. 768 (C.P. 1763) ed anche [1763] Lofft 1, 98 Eng. Rep. 489, 498-499. 4 2 Wils. K. B. 205, 95 Eng. Rep. 768 (C.P. 1763). 5 [1766] 3 Burr 1845. 11.indd 3 18/04/14 15:47 338 SALVATORE TOLONE AZZARITI della gamma di poteri della giuria in tale ambito che incontravano limiti solo nell’abuso di discrezionalità6. Il primo consolidamento esplicito della regola si ebbe in breve tempo nel caso Wilkes v. Wood per opera sempre di Lord Camden, grazie anche ad una formula che contiene alcuni fra gli elementi costituenti la ratio dell’istituto: «Damages are designed not solely as a satisfaction to the injured person, but likewise as a punishment for the guilty, to deter from any such proceeding for the future, and as a proof of the detestation of the jury to the action itself». Espansione dei punitive damages nel Common Law statunitense Fin dalle sue primigenie formulazioni la dottrina dei punitive damages è stata parimenti adottata come parte integrante del Common Law statunitense dove ha avuto un’espansione illimitata quanto agli ambiti applicativi del law of tort ed indiscussa quanto alla sua vigenza, alla metà del XIX secolo la Supreme Court dava luogo al riconoscimento della sua diuturna valenza normativa escludendo l’ammissibilità di alcun argomento contrario7. Nel sistema inglese al contrario l’istituto, con la ricorrente denominazione di exemplary damages che affiancava quella in oggetto e che era distinta – sebbene non sempre nitidamente – dal concetto di aggravated damages che si radica invece nell’ottica compensatoria8, ha assunto spazi di poco più ampi di quanto non collimante con la ratio primigenia di una sanzione pecuniaria avverso un illecito compiutosi nell’esercizio del 6 Cfr. Mendelson, Punitive Damages Sensu Stricto in Australia, in Meurkens e Nordin (a cura di), The Power of Punitive Damages. Is Europe Missing Out?, CambridgeAntwerp-Portland, 2012, 151 ss.; Hayek, The Constitution of Liberty, Chicago, 1960, specie nella Part II, Freedom and the Law, e sul Wilkes case, 171 ss.; Tönnis, Punitive Damages. Eine einführende Darstellung, verdeutlicht an einem Vergleich zwischen den USA und Deutschland. Seminararbeit, Monaco-Ravensburg, 2007, 3 ss.; Burst, Pönale Momente im ausländischen Privatrecht und deutscher ordre public, Francoforte, 1994, 41 ss.; Petrie, Punitive Damages and the Constitution After Browning-Ferris Industries v. Kelco Disposal, Inc., in 22 Ariz. St. L.J. 739, 1990. 7 Day v. Woodworth, 54 U.S. (1 How.) 363, 371 (1851). 8 Deakin, Johnston, Markesinis, Markesinis and Deakin’s Tort Law, Oxford, 2012, 797. Street, op. cit., 29; Sebok e Wilcox, Aggravated Damages, in Koziol e Wilcox (a cura di), Punitive Damages: Common Law and Civil Law Perspective, Vienna-New York, 2009, 257 ss. La questione definitoria ha finito anche per abbracciare aspetti di policy legati all’istituto, non aspetti propriamente sostanziali od operazionali che permangono immutati indipendentemente dal tipo di denominazione adottato. Rispetto al precedente uso promiscuo ed indifferenziato degli attributi exemplary ovvero punitive, lo speech di Lord Hailsham nel caso Broome v. Cassell del 1972 conteneva un chiarimento e l’espressa presa di posizione in favore della definizione di exemplary damages in luogo di punitive damages perché, secondo l’Estensore, tale terminologia meglio esprime la ratio che si intende affidare all’istituto. Per circa un quarto di secolo a seguire le Corti si sono quindi riferite all’istituto secondo lo statement di Lord Hailsham definendolo exemplary damages; tuttavia nel 1997 il Report n. 247 (Aggravated, Exemplary, and Restitutory Damages) della Law Commission ha sancito un orientamento favorevole alla definizione di punitive damages preesistente a Broome v. Cassell. Alla base dell’opzione terminologica vi è la necessità di ribadire la natura deterrente e punitiva dell’istituto, indice del suo collegamento ad una particolare riprovazione verso l’azione del condannato da parte dell’ordinamento. 11.indd 4 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT339 Non pecuniary losses ed exemplary damages potere statuale, essendo il profilo sanzionatorio assorbito presso discipline diverse dal diritto civile9, ciò peraltro dando luogo ad ampi margini di incertezza concernenti la sua concettualizzazione e le sue finalità,10 permanendo sempre connesso però – quantomeno fino alla moderna riconduzione automatica allo status di pubblico ufficiale che pare aver assorbito la rilevanza delle qualificazioni pertinenti all’elemento psicologico – all’elemento costituente della classe di comportamenti rilevanti per la riprovevolezza dell’elemento soggettivo che connota il tortious act, quali «defamation, assault, and seduction»11. In tal senso, ad esempio, assumendo la restitutio in integrum come principio del sistema, si può apprezzare come a titolo di risarcimento in favore del danneggiato il sistema inglese assuma elementi di «extra compensation […] for the injury to his feelings and dignity» classificati come non-pecuniary losses, tale che non sempre è apparso nitido anche lo stesso orientamento finalistico, la stessa funzione degli exemplary damages, se cioè essi fossero una specificazione – sebbene secondo termini onerosi aggravati – della funzione compensativa del risarcimento, causata dalla peculiare riprovazione che suscita l’elemento soggettivo riconducibile al danneggiante, ovvero se essi fossero un’autonoma voce recante una propria funzione strettamente punitiva e deterrente12. 3. Rookes v. Barnard e Cassell v. Broome. La definizione moderna della fattispecie Con le doctrine espresse in due celebri casi culminati in forme diverse presso la House of Lords, in un arco di tempo che va dal 1964 (con il caso Rookes v. Barnard)13 al 1972 (con il caso Cassell & Co. Ltd v. Broome)14 i rispettivi autori, ovvero Lord Devlin per il primo e Lord Hailsham per il secondo, sono reputati essere gli autori della definizione moderna della fattispecie e della sua emancipazione quantomeno parziale dalle incertezze che la contornavano, sebbene non senza incontrare critiche radicali anche nella stessa giurisprudenza15. 9 46 ss. Cfr. Carval, La responsabilité civile dans sa fonction de peine privée, Parigi, 1995, 10 Schlueter e Redden, Punitive Damages, I, New York, 2000, 10 ss. Cfr. Lord Devlin, The Enforcement of Morals, Oxford, 1965, 37. 12 Lawson, Remedies of English Law, Londra, 1980, 131 ss. 13 1 All E.R. 367 (A.C. 1964). La decisione ha altresì attinenza con il principio di relatività degli effetti del contratto, cfr. E. Peel, Treitel. The Law of Contract, Londra, 2011, 620 ss. 14 1 All. E.R. 801, 823 (1972). 15 Si veda sul medesimo punto la Court of Appeal nel caso Broome v. Cassell & Co., 2 W.L.R. 853, [1971], e su cui Mc Gregor, In defence of Lord Devlin, in Mod. L. Rev., Vol. 34, n. 5, (sep. 1971), 520 ss. 11 11.indd 5 18/04/14 15:47 340 Permanenza di un exemplary principle nel Common Law inglese SALVATORE TOLONE AZZARITI Nel primo caso, che si qualificava in specie nell’ambito del tort of intimidation, il Justice Sachs in primo grado aveva riconosciuto i danni punitivi alla parte attrice; presso la House of Lords però Lord Devlin si espresse in ordine ai punitive damages qualificandolo come un istituto anomalo, mai approvato in subiecta materia a quel livello giurisdizionale, atto ad un’impropria confusione fra il ruolo del diritto civile ed il ruolo del diritto penale, auspicandone dunque la rimozione dal diritto inglese, ma rilevando di converso l’esistenza di molti precedenti (e statute) di indiscussa vigenza dei quali era arduo fissare una ratio secondo profili propriamente compensatory, recettivi, per ipotesi, di finalità deterrenti (tali non sono appunto gli aggravated damages che nello speech furono ricondotti pienamente all’alveo della compensazione, così precisandosi dunque la loro ratio). I Lords non potevano quindi pervenire ad una determinazione che rigettasse in toto l’istituto e disconoscesse del tutto l’esistenza di un exemplary principle nel sistema di responsabilità inglese, quindi nello speech di Lord Devlin si diede luogo ad una classificazione per la quale l’istituto può svolgere secondo una tipologia ternaria una funzione di supporto per ribadire il carattere cogente della legge, giustificando quanto appare essere «into the civil law a principle which ought logically to belong to the criminal». Rookes v. Barnard ed i margini di ammissibilità dei punitive damages nella classificazione di Lord Devlin incontrarono un livello di critica concernente la tassatività delle cause of action e quindi dell’ambito di applicazione che possono legittimare l’eventuale irrogazione della sanzione, quando in AB v. South West Water Services Ltd.16 si sancì che le tipologie di torts astrattamente destinatarie di risarcimento avente natura punitiva debbano essere, nella portata più generale, quelle che come tali erano già classificate ed adottate ai tempi di Rookes v. Barnard (c.d. «pre-1964 test») e che dunque il perimetro di esclusione da tale applicazione dovesse riguardare sia i torts che non erano stati sanzionati in forma exemplary che – ancor più – i comportamenti che non avevano ricevuto una qualificazione tortious a quella data17. Con una formula interpretativa che in esito ne costituì, di converso, la premessa demolitoria, nel AB case si affermò quindi che dalla combinazione delle regole espresse in Rookes v. Barnard ed in Broome v. Cassell, e soprattutto 16 [1993] QB 507. L’area di esclusione poteva dunque estendersi a tipologie di torts quali patent infringements (cfr. Catnic Components v. Hill & Smith Ltd. [1983] FSR 512), deceit (cfr. Mafo v. Adams [1970] 1 QB 548), public nuisance (AB v. South West ne rappresentava un’ipostatizzazione, anche se apparivano fondati i rilievi concernenti la carenza di personalità pubblica della parte danneggiante), discriminazione fondata sul sesso o sulla razza (Dane v. Ealing LBC, [1993] ICR 329; Ministry of Defence v. Cannock, [1994] IRLR 509), e quali la negligence o le violazioni di cui al Consumer Protection Act del 1987. 17 11.indd 6 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT341 Il caso AB ed il caso Kuddus. Ascesa e decino della formula della class action dalla gran parte degli speech rilevabili in tale caso ultimo, si doveva sancire che l’istanza per i danni punitivi deve essere «in respect of a cause of action for which prior to 1964 such an award had been made» e che tale sicuramente non poteva considerarsi la tipologia che si invocava in specie, ovvero la nuisance. Quanto affermato in tale case e la formula restrittiva legata alla cause of action andò incontro ad ovverruling, su basi più articolate atte a rileggere nel più profondo la ratio ed anche l’attualità dell’istituto, in seguito all’iter che si svolse per il caso Kuddus v. Chief Constable of Leicestershire Constabulary18 culminando nella pronuncia della House of Lords che, in direzione opposta, escludeva dalla ratio espressasi nei due cases evocati il contenuto che se ne era derivato in AB, con ciò ammettendo che le corti possono irrogare sanzioni pecuniarie di natura punitiva nell’ambito di danni provocati nell’esercizio tortious delle funzioni pubbliche e senza rispondere ai limiti di conformità ad una tipologia previgente fissati nel caso AB19. Se il caso Kuddus ha fornito nuova linfa alla vitalità dei punitive damages altrettanto deve dirsi del Report n° 247 della Commissione Legislativa sugli Aggravated, Exemplary and Restitutory Damages del 1997. L’Organismo ha saputo «rileggere» in senso moderno l’istituto, ed è sembrato volerlo articolare in un più ampio sistema imperniato sull’exemplary principle, laddove ad esempio lo si inquadra in termini sussidiari ed eventuali per i casi nei quali i danni compensativi o restitutionary non riescano a perseguire la punizione meritata dal wrongdoer per la commissione di certi atti. Esso altresì è sembrato stigmatizzare in senso problematico gli ammontare spesso eccessivi e l’estrema elasticità nei criteri decisori delle giurie, laddove ha suggerito che sia un giudice più che la giuria stessa a intervenire sia sull’an che sul quantum della somma oggetto dell’irrogazione punitiva20. Dunque pur nell’ambito di una discussione sempre aperta sul tema ed a parte altri limiti di diversa natura21 ad oggi le tre tipologie individuate 18 [2001] UKHL 29, [2002] 2 AC 122. Un esempio del superamento del limite della cause of action viene solitamente identificato, extra materiam rispetto alle attività connesse alle funzioni pubbliche, nel caso Design Progression Ltd. v. Thurloe Properties Ltd., [2005] 1 WLR 1, laddove si è sanzionato con i danni punitivi un proprietario che aveva violato obblighi di natura legislativa derivanti dal Landlord and Tenat Act del 1988. Altrettanto, nell’ambito riconducibile allo status di servant of the government, cfr. Muuse v. Secretary of the State for the Home Department [2009] EWHC 1886 (QB) poi in [2010] EWCA Civ 453. 20 Sul problema in generale cfr. Burrows, Remedies for Torts and Breach of Contract, Oxford, 2009, 421 ss. 21 Burrows, Remedies, 2009, cit., 417 ss. Una volta esclusa l’operatività del cause for action test, come evidenziato in epigrafe, si individuano altri tipi di limiti e di correlate questioni. V’è il limite che si incontra per le ipotesi che il danneggiato causi la condotta del danneggiante, come estensione del principio del concorso di colpa nella causazione dell’evento dannoso (su cui cfr. Hart e Honoré, Causation in the Law, Oxford, 1959, 180; Street, op. cit., 35 ss.) così come il limite che si incontra quando i damages liquidati 19 11.indd 7 18/04/14 15:47 342 SALVATORE TOLONE AZZARITI da Lord Devlin in Rookes v. Barnard rappresentano gli eterogenei ambiti operativi dei punitive damages in Inghilterra. 4. La prima categoria in Rookes v. Barnard. Atti illeciti commessi da servant of the government Abuso del potere pubblico Le tre categorie fissate da Lord Devlin vedono anzitutto, secondo continuità con la origo juris22, la rilevanza ai fini dell’irrogazione dei danni punitivi di attività costituenti un abuso di potere («oppressive, arbitrary, or uncostitutional action») dei pubblici ufficiali intesi nell’accezione più ampia come servants of the government. La rilevanza di tale classe fu confermata poco dopo in Cassell v. Broome ed ulteriormente – pur attraverso i discussi limiti ai quali si è accennato – in AB v. South West Water Services Ltd., casi nei quali, anche indirettamente, si specificarono gli elementi che costituiscono l’elemento soggettivo in questione23, avendo riguardo esclusivamente allo status di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, titolare di un potere che può derivare tanto da un ente pubblico centrale che da un ente pubblico locale. Incluso quanto si rilevò nel caso Kuddus, le giustificazioni (e le critiche) che si sono rivolte alla limitazione postulata in Rookes v. Barnard in via compensatoria risultano essere adeguati alla funzione punitiva constando di una somma complessiva congrua allo scopo. È quest’ultimo il c.d. test «if but only if», che riprende la formula impiegata da Lord Devlin per introdurre la possibilità per le giurie di dar luogo a condanne aventi ad oggetto dei pagamenti a titolo di pena. Ciò poteva avvenire se e solo se la somma che si stava per irrogare a titolo compensatorio, eventualmente accresciuta dalle voci atte a riflettere nell’aggravio degli oneri monetari anche le modalità comportamentali del defendant, non apparisse idonea nel suo ammontare a contemplare anche una punizione per il condannato. La questione altresì più rilevante, notoriamente, è legata alle regole sulla choice of law contenute nel Regolamento CE 864 del 2007 sulla legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali («Roma II») ed all’eventualità di contrasto con il principio di ordine pubblico, e su cui cfr. P. STONE, The Rome II Regulation on Choice of Law in Tort, in Ankara L. Rev., Vol. 4, n. 2., 2007, p. 95 ss. Altrettanto si individua il problema se siano irrogabili punitive damages per i c.d. Euro-torts, ovvero per gli illeciti compiuti violando una direttiva UE che sia direttamente efficace (il caso R v. Secretary of State for Transport ex p Factortame (No 5), [1997] Eu LR 475, ne escluse la possibilità). Altro limite è dovuto alla ratio dell’istituto ed al divieto di doppia punizione per il medesimo fatto che ne può sorgere, ciò quando la condotta rilevante in sede di tort integri anche una fattispecie di Criminal Law la cui pena conseguente sia stata scontata dal soggetto, rendendo perciò illecita la condanna al risarcimento punitivo. La possibilità che una fattispecie ricada contemporaneamente fra le categorie elette in Rookes v. Barnard e fra le violazioni tutelabili in base allo Human rights Act del 1988 rappresenta un’altra questione di rilievo. Poiché non sono irrogabili exemplary damages in base alla legge del 1988 allora, qualora il danneggiato incardini la sua action sulla base di tale disposizione normativa, anche se rilevante sub Rookes v. Barnard i danni punitivi non potranno essere irrogati. 22 Burrows, Remedies, 2009, cit., 411. 23 In Cassel v. Broome, cit., cfr. Lord Diplock a pagina 1130. 11.indd 8 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT343 «An unhappy compromise» quanto alla natura pubblica dello status, con l’esclusione della rilevanza di oppressive action compiute da soggetti privati, sono state di fisionomia eterogenea. Seguendo l’evidente continuità con il principio fissato da Lord Camden, si è ad esempio interpretata la limitazione ai public servant della formula di Lord Devlin a guisa di una modalità per bilanciare la rilevanza che in termini eccezionali si stava fornendo all’istituto dei punitive damages, la mancata fondazione di una ratio più generale in termini soggettivi è stata vista come una forma per emanciparsi da una devozione al precedente storico di Lord Camden che altrimenti sarebbe apparsa emblematica proprio laddove, in via generale, si stava invece sancendo come esso fosse da ritenersi superato nei moderni sistemi di law of torts24: com’è stato detto più in generale «[…] the categories represent an unhappy compromise between the desire to rid the law of punitve damages altogether and the belief that precedent is too firmly entrenched to allow this»25. Alcuni dei rilievi teorici che sono stati avanzati in ordine alla necessità di estendere anche ai privati la fattispecie sono stati col tempo assorbiti dall’operatività della seconda categoria individuata da Lord Devlin. L’ambito applicativo ha avuto un seguito quasi nullo fino al caso White v. Metropolitan Police Comr26, che vide altresì la configurazione della responsabilità qui rilevante intrecciarsi con la responsabilità per condotta del sottoposto (vicarious liability); da tale fattispecie esso si è in seguito caratterizzato perlopiù per azioni nei confronti di soggetti responsabili appartenenti, in particolare, alle Forze dell’ordine27. La regola riserva un particolare disvalore allo status più che alle conseguenze, essendo rivolta essenzialmente alla deterrenza degli atti in quanto tali, attraendo solo su un piano sussidiario gli effetti prodottisi 24 Cfr. lo speech di Lord Devlin in Rookes v. Barnard a proposito dell’esclusione in commento: «Where one man is more powerful tha another, it is inevitable that he will try to use his power to gain his ends; and if his power is much greater than the other’s, he might, perhaps, be said to be using it oppressively. If he uses his power illegally, he must of course pay for his illegality in the ordinary way; but he is not to be punished simply because he is the more powerful. In the case of the government it is different, for the servants of the government are also the servants of the people and the use of their power must always be subordinate to their duty of service. It is true that there is something repugnant about a big man bullying a small man and, very likely, the bullying will be a source of humiliation that makes the case one for aggravated damages, but it is not, in my opinion, punishable by damages». Cfr. sul punto Lunney e Oliphant, Tort Law: Text and Materials, Oxford, 2008, 855. 25 Burrows, Remedies, 2009, cit., 424. 26 The Times, 24 April 1982. 27 Burrows, Reforming Exemplary Damages, in Birks (a cura di), Wrongs and Remedies in the Twenty-first Century, Oxford, 1996, 155. Cfr. altresì George v. Metropolitan Police Comr (1984), Times, 31 march; Connor v. Chief Constable of Cambridgeshire, (1984), Times, 11 april; Makanjuola v. Metropolitan Police Comr, (1989), Times, 8 august; Treadway v. Chief Constable of West Midlands, (1994), Times, 25 october; Thompson v. Metropolitan Police Comr, (1998), QB, 498. 11.indd 9 18/04/14 15:47 344 Rilievo degli atti di arbitrio in se stessi SALVATORE TOLONE AZZARITI sul danneggiato; già nel precedente storico di Wilkes v. Wood i punitive damages furono irrogati nonostante il comprovato trattamento dignitoso che aveva ricevuto il soggetto ingiustamente detenuto, su tale base l’intesa eccezionalità del punitive damages award secondo i dicta di Lord Devlin è stata sovente disattesa potendosi rilevare invece una propensione applicativa meno restrittiva da parte delle Corti. La categoria in esame è stata così impiegata per casi di arresto illegittimo pur quando privi di comportamenti integranti alcun abuso da parte del pubblico ufficiale che vi aveva proceduto28, ma anche per ipotesi – ad esempio – nelle quali la policy relativa alle assunzioni in un public college da parte della locale autorità pubblica recasse criteri discriminanti di marcato fondamento sulla razza e sul sesso29. L’assenza di rilievo costitutivo per elementi soggettivi legati a qualche forma di intenzionalità presso il pubblico ufficiale, posta la rilevanza esclusiva dello status in quanto tale, ha prodotto altrettanto casi nei quali il dato determinante è stato integralmente ravvisato nell’aspetto oggettivo della regola e nella sua composizione fra materialità e forma della vicenda, laddove cioè la materialità della fattispecie concreta rimproverata al cittadino ha prevalso sull’illegittimità della procedura adottata nei suoi confronti, facendo venir meno la ratio di una funzione punitiva della condanna. Sono i casi di reclamata detenzione illegittima nei quali le Corti hanno potuto ravvisare che l’attuazione di una procedura secundum legem avrebbe comunque condotto il cittadino ad essere detenuto e che dunque fossero giustificati solo nominal damages e non anche exemplary damages30. 5. Preordinazione della tortious conduct ad un vantaggio che supera il pagamento dei danni compensativi La seconda classe di responsabilità è data per i casi nei quali la condotta tortious del defendant sia stata preordinata in ragione della prospettiva dell’ottenimento di guadagni che superano quanto costui calcola di dover pagare in termini esclusivamente compensativi, ed è la fattispecie che ricorse in Cassell v. Broome quando un ufficiale della marina in pensione avanzò le sue pretese, una action for libel, nei confronti degli scrittori 28 Cfr. Holden v. Chief Constable of Lancashire, [1986] 3 All ER 836; [1987] QB 380 (CA), 637. 29 Bradford city Metropolitan Council v. Arora, [1991] 2 QB 507. 30 Lumba v. Secretary of State for the Home Department [2011] UKSC 12, [2011] 2 WLR 671. Il caso però vide la posizione di tre giudici componenti il Collegio che erano favorevoli ad irrogare una sanzione in termini di «vindicatory damages», identificando comunque nella fattispecie la violazione di diritti costituzionalmente garantiti. 11.indd 10 18/04/14 15:47 Cassel v. Broome. Specificazione dell'elemento soggettivo PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT345 di un libro che forniva un resoconto con modalità sensazionalistiche di una sfortunata vicenda bellica occorsa alla marina britannica. L’opera di Lord Hailsham, che intervenne necessariamente in construction su quanto Lord Devlin aveva da poco sancito in Rookes v. Barnard e che occorreva ricondurre ad una fattispecie concreta, servì alla maggior precisazione relativa ai requisiti presupposti dal caso primigenio. Essa cristallizzò una regola che, quanto all’elemento soggettivo, fornisce rilievo alla consapevolezza riscontrabile presso il defendant che il proposito che si sta per realizzare sia del tutto illecito ovvero, in alternativa, all’accettazione del rischio che esso possa esserlo compiuta con reckless disregard, dunque – quanto alla fattispecie concreta – l’accettazione preventiva dell’eventualità di essere condannato al risarcimento per il contenuto diffamante del libro della vicenda in esame in ragione del maggior lucro che si calcola di ottenere grazie al suo contenuto. Quanto al profilo oggettivo quindi essa focalizzò la necessità probatoria del riscontro di come l’attività sia stata posta in essere in prospettiva di un vantaggio materiale che superi le perdite. L’elemento così descritto esclude dunque, ai fini della sua configurabilità, da un lato che la seconda tipologia formulata da Lord Devlin si reputi integrata per il semplice riscontro di una normale attività lucrativa del defendant, e dall’altro lato sancisce che il requisito della previsione di un «material advantage [which] outweigh the prospects of material loss» possa essere integrato anche mercé una prospettiva ipotetica e generica di guadagno, e non solamente tramite la prova di un calcolo esperito dal defendant in forma aritmetica precisa31, concernente il bilanciamento fra i benefici e le perdite; con le parole di Lord Morris: «He is prepared to hurt somebody because he thinks he may well gain by so doing even allowing for the risk that he may be made to pay damages»32. Da ultimo, come si è rammentato33, la ratio deterrente e punitiva della tipologia fu ribadita nella construction della regola della fattispecie, ed emancipata più in generale dalla possibile, apparente affinità ad un percorso restitutorio relativo ad un unjust enrichment; il dato che i punitive damages irrogabili per tali casi «may exceed the defendant’s gain» in ragione del «social purpose» che svolge l’istituto, fu giustificato da Lord Diplock per scongiurare che, nell’ipotesi opposta, l’allineamento fra quanto ricavato dall’attività illecita e quanto si potrebbe essere eventualmente tenuti a risarcire faccia diradare la funzione propria della tipologia della condanna punitiva34. 31 Cfr. John v. Mirror Group Newspapers Ltd. [1996] 3 WLR 593. Sempre in Cassell v. Broome, cit., 1094. 33 Burrows, Remedies, 2009, cit., 414. 34 Cassell v. Broome, cit., 1130. 32 11.indd 11 18/04/14 15:47 346 SALVATORE TOLONE AZZARITI Applica- Fuori dalla stretta linea di condotta sanzionata in Cassell v. Broome, ed in partizione ai colare dalle modalità di arricchimento (essenzialmente pecuniarie) del respondiritti reali sabile in tale vicenda, è apparso foriero di applicazioni più generali l’inciso di Lord Devlin in Rookes v. Barnard laddove è definito in termini più ampi il tipo di guadagno che deve reputarsi rilevante ai fini dell’integrazione della fattispecie di responsabilità, essendo esteso anche ai casi dei rapporti giusrealistici dove si riscontri, mediante azioni di trespass o di nuisance, l’evizione ingiusta di un tenant da parte del proprietario del fondo, casi nei quali «the defendant is seeking to gain at the expense of the plaintiff some object – perhaps some property which he covets – which either he could not obtain at all or not obtain except at a price greater than he wants to put down»35. Lord Denning nel caso Drane v. Evangelou36, nel quale peraltro il risarcimento qualificato come exemplary damages fu impiegato in senso cumulativo per riconoscere tanto compensatory che exemplary damages, diede luogo a tale tipo di construction evidenziando come il proprietario aveva tentato di rientrare nel possesso a danno del tenant «[…] so as to keep or get a rent higher than that awarded by the rent tribunal, or to get possession from a tenant who is protected by the Rent Acts»37. Ulteriormente la seconda tipologia formulata da Lord Devlin è stata applicata anche ad ipotesi di responsabilità per tortious interference con gli affari del danneggiato, ponendo in essere un’estensione adattativa del precedente fissato in Bell v. Midland Rly Co38, laddove i danni punitivi erano stati irrogati perché «The defendants have committed a grievous wrong with a high hand and in plain violation o fan act of parliament; and persisted in it for the purpose of destroying the plaintiff’s business and securing gain to themselves»39. 6. Previsione della sanzione negli Statutes La terza categoria di torts per i quali sono irrogabili punitive damages fu individuata in Rookes v. Barnard negli ambiti dove esistono normative che prevedono tale tipo di sanzione, menzionando esplicitamente la 35 In Rookes v. Barnard, cit., 1127. [1978] 2 All ER 437. 37 Cfr. altresì entro tale ipotesi Guppys (Bridport) Ltd. v. Brookling and James, (1984) 14 HLR 1 (CA); Design Progression Ltd. v. Thurloe Properties Ltd., [2004] EWHC 324 (Ch), [2004] 10 EG 184 (CS). 38 (1861) 10 CBNS 287. 39 Cfr. Kenny, A Selection of Cases Illustrative of the English Law of Tort, Cambridge, 1904, 218 ss. Nella stessa ipotesi sono stati fatti rientrare i casi Messenger Newspaper Group Ltd. v. National Geographical Association, [1984] IRLR 397, laddove però, pur riscontrandosi l’interferenza con gli affari del danneggiato (attività di c.d. picchettaggio da parte sindacalista), non apparve dimostrato il guadagno materiale cui tendeva tale attività, e Warner v. Islip (1984) 134 NLJ 763. 36 11.indd 12 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT347 Tutela del diritto d'autore section 13(2)40 del Reserve and Auxiliary Forces (Protection of Civilian Interests) Act del 1951. La categoria si connota in senso problematico per l’intrecciarsi di distinte qualificazioni cui sono soggette le previsioni contenenti forme di aggravation non demarcabili nitidamente nella loro natura punitive, e quindi con finalità deterrente, ovvero aggravated quindi con fini essenzialmente compensatory. Una norma che ha generato tale ambiguità interpretativa è la section 17(3)41 del Copyright Act del 1956, dunque precedente al caso Rookes v. Barnard, poi refluita nella section 97(2) del Copyright, Designs, and Patents Act del 1988. Ai tempi dello speech di Lord Devlin, il caso Williams v. Settle42 aveva già qualificato l’ambito applicativo come previsto per l’irrogazione di exemplary damages, ma l’intervento presso la House of Lords nel mentre non prese una posizione definitiva di tipo generale circa la natura delle sanzioni previste nel Copyright Act espresse la convinzione netta che il terreno giustificativo più appropriato per il caso di specie Williams v. Settle (così come per alcuni altri) fosse quello compensatory dove si svolgono gli aggravated damages. Pur secondo distinti percorsi argomentativi, la qualificazione della ratio relativa alla norma oggi contenuta nella section 97(2) della legge del 1988 è stata in seguito unanimemente riconosciuta come di una funzione compensativa sebbene aggravated43. 7. Demarcazione fra exemplary ed aggravated damages Lungo queste tipologie si articolano dunque i casi nei quali una outrageous conduct del defendant può essere destinataria di condanne risarcitorie punitive, con finalità deterrenti speciali nei suoi confronti, 40 «In any action for damages for conversion or other proceedings which lie by virtue of any such omission, failure or contravention, the court may take account of the conduct of the defendant with a view, if the court thinks fit, to awarding exemplary damages in respect of the wrong sustained by the plaintiff». 41 «Where in an action under this section an infringement of copyright is proved or admitted, and the court, having regard (in addition to all other material considerations) to (a)the flagrancy of the infringement, and (b)any benefit shown to have accrued to the defendant by reason of the infringement, is satisfied that effective relief would not otherwise be available to the plaintiff, the court, in assessing damages for the infringement, shall have power to award such additional damages by virtue of this subsection as the court may consider appropriate in the circumstances». 42 [1960] 1 WLR 1072. 43 In Cassel v. Broome, cit., in tal senso si espresse Lord Kilbrandon (cfr. 1134). Analogamente cfr. Beloff v. Pressdram Ltd., [1973] 1 All ER 241; Redrow Homes Ltd. v. Bett Brothers plc, [1999] 1 AC 197, HL (Sc). 11.indd 13 18/04/14 15:47 348 Wounded feelings e outrageous conduct SALVATORE TOLONE AZZARITI aggiuntive rispetto a quanto le giurie valutano essere l’adeguata somma compensatoria. In una prospettiva più generale44, si intende da un lato ammettere l’applicazione degli aggravated damages riconoscendo indirettamente45 la funzione lato sensu deterrente da essi recata in similarità rispetto agli exemplary damages propriamente detti, e dall’altro lato limitare il campo applicativo dell’exemplary principle alle prefissate identificazioni, con peculiare tassatività di tipo soggettivo secondo quanto esaminato, escludendo ad esempio che possa rilevare ai fini in commento l’oppressive action perpetrata da privati, fossero essi enti o individui. Sotto il profilo soggettivo se ne poté derivare una demarcazione formale dell’area destinataria del risarcimento aggravato rispetto all’area del risarcimento punitivo; gli aggravated damages sono concessi in termini compensativi in ragione di elementi soggettivi e psicologici riferibili al danneggiato, i c.d. wounded feelings come elemento distinto da pain and suffering, mentre i punitive (o exemplary) damages sono concessi – secondo i canoni tradizionali – in base a valutazioni riferibili allo status o alla condotta del defendant ed alla sua riprovevolezza, con le tipiche finalità deterrenti costituenti della ratio. I lineamenti della doctrine, e la demarcazione fra compensation e punishment quando si debba cioè discutere di «compensatory damages at large»46, furono ribaditi e sviluppati nelle loro distinte articolazioni in successivi pronunciamenti inerenti ai danni alla reputazione causati da diffamazioni a mezzo stampa, una campo applicativo di particolare incertezza classificatoria (nell’influente opera del professor Street ancora nel 1962 si affermava sul tema dei defamation cases che è «often quite impossibile to decide whether aggravated or exemplary damages are being 44 Lawson, op. cit., 134. Cfr. sul ruolo del «mental distress» negli aggravated damages Burrows, Remedies, 2009, cit., 334 e 339. 46 Sulla formula in epigrafe nonché sulle diversità terminologiche riferibili all’istituto in oggetto cfr. quanto nella doctrine di Lord Hailsham in Cassell v. Broome, cit., 1073: «The expression ‘at large’ should be used in general to cover all cases where awards of damages may include elements for loss of reputation, injured feelings, bad or good conduct by either party, or punishment, and where in consequence no precise limit can be set in extent. It would be convenient if, as the appellants’ counsel did at the hearing. it could be extended to include damages for pain and suffering or loss of amenity. Lord Devlin uses the term in this sense in Rookes v. Barnard [1964] A.C. 1129, 1221, when he defines the phrase as meaning all cases where ‘the award is not limited to the pecuniary loss that can be specifically proved’. But I suspect that he was there guilty of a neologism. If I am wrong, it is a convenient use and should be repeated. Finally, it is worth pointing out, though I doubt if a change of terminology is desirable or necessary, that there is danger in hypostatising ‘compensatory’, ‘punitive’, ‘exemplary’ or ‘aggravated’ damages at all. The epithets are all elements or considerations which may, but with the exception of the first need not, be taken into account in assessing a single sum. They are not separate heads to be added mathematically to one another». 45 11.indd 14 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT349 Il dibattito giurisdizionale in Cassel v. Broome given»47), cui si riconosce un ulteriore apporto chiarificatorio48, fornendo rilievo agli stati psicologici soggettivi del danneggiato come natural injury to his feelings («natural grief and distress») che il defendant abbia provocato con il suo comportamento («high handed, oppressive, insulting or contumelious behaviour»). Ad essi fece seguito la complessa vicenda giurisdizionale Cassell v. Broome, che come visto ricadeva nella seconda tipologia identificata in Rookes v. Barnard ovvero l’accettazione intenzionale dell’attività dannosa (nella fattispecie sempre di tipo diffamatorio) in prospettiva di un guadagno superiore al risarcimento per il quale si poteva presumere di essere condannati, e – come altrettanto accennato – che segnò in appello, per alcuni punti, una netta presa di distanza dalla doctrine di Lord Devlin. Il giudice del trial diede istruzioni alla giuria finalizzate ad un computo ternario delle tipologie di danni da risarcire (al cumulo fra compensatory ed aggravated damages si diede indicazione di aggiungere anche i danni punitivi), la Court of Appeal giustificò la modalità del computo e la funzione anche deterrente che essa aveva assunto in esito, dando quindi reviviscenza ai danni punitivi sul piano teorico, e pose in essere una serrata critica della prospettiva limitativa della doctrine di Lord Devlin specie per quanto atteneva alla lettura storica dell’istituto che essa prospettava. La House of Lords concluse in direzione opposta sugli aspetti metodologici dell’appello, eccependo anzitutto la gerarchia sulla giurisdizione implicitamente violata dalla Court of Appeal per Cassell v. Broome, reclamando cioè la vincolatività del giudicato facente capo a Lord Devlin la cui ratio detiene natura cogente per quanto in appello si fosse sostenuta l’assimilazione della doctrine ad una formulazione della regola verbally inspired da uno statute49, confermando però dall’altro lato la sussunzione della fattispecie in oggetto alla seconda tipologia formulata in Rookes v. Barnard, così come aveva deciso il giudice di primo grado, e del pari la non necessarietà di prove concernenti il preventivo bilanciamento preciso compiuto dal defendant nel farsi carico dell’attività in danno del plaintiff; l’entità del riconoscimento di danni punitivi fu però considerevolmente ridotta. 47 Street, op. cit., 29. Di tale Autore risulta importante verificare la demarcazione che proponeva quanto ad aggravated ed exemplary damages nell’epoca antecedente alla doctrine di Lord Devlin a pagina 30 ss. 48 Cfr. McCarey v. Associated Newspaper Ltd. [1965] 2 QB 86; Broadway Approvals Ltd. v. Odhams Press Ltd. [1965] 2 All ER 53. 49 Così Lord Hailsham a pagina 1074: «Although, as will be seen, I prefer much of what Lord Devlin said on the subject of exemplary damages to what has been said by his subsequent critics, and propose to follow it, the decision in Rookes v. Barnard must be viewed in the light of these conclusions. It is not verbally inspired. But it is a careful and valuable decision not lightly to be set aside». 11.indd 15 18/04/14 15:47 350 Consolidamento di un corpus-purristrettodi-regole SALVATORE TOLONE AZZARITI In sintesi una sorta di sistema normativo, da trasmettersi alla giuria da parte del giudice di primo grado, sembra essersi delineato secondo taluni corollari: le istruzioni devono contemplare la tassatività dei casi individuati da Lord Devlin quanto all’irrogazione dei danni punitivi, al di fuori di essi le giurie non devono intervenire in tal senso; la non cumulabilità di aggravated ed exemplary damages, stante una demarcazione che a questo punto apparirebbe meramente terminologica. La giuria deve sancire una singola somma, ad un titolo indifferenziato al suo interno, che non escluda in via di principio la componente exemplary purché si possa giustificare tale sanzione sulla base del comportamento adottato dal condannato nel suo agire50. 8. Punitive damages e breach of contract nel Common Law inglese. Breve. Rinvio Per dei primi cenni per quanto riguarda da vicino l’inadempimento contrattuale e, ancor più ampiamente, l’area definita in termini di breach of contract, esso si reputa essere totalmente assorbito nell’area del principio di compensazione del danno51, paiono prevalere i dubbi e la riluttanza quanto alla sua rilevanza ai fini dell’applicazione di danni punitivi secondo il Common Law inglese così come per il law of torts, fungendo ancora oggi da riferimento quanto riconducibile alla doctrine di Lord Atkinson in Addis v. Gramophone Co. Ltd.52; in senso diverso si sono avuti sporadici casi applicativi nell’intero Common Law, privi di un seguito sistematico consistente53. 50 Più approfonditamente cfr. Wilcox, Punitive Damages in England, in Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., 7 ss. 51 Treitel, Remedies for Breach of Contract. A Comparative Account, Oxford, 1988, 78 ss. 52 [1909] AC 488. Cfr. La celebre doctrine: «In many other cases of breach of contract there may be circumstances of malice, fraud, defamation, or violence, which would sustain an action of tort as an alternative remedy to an action for breach of contract. If one should select the former mode of redress, he may, no doubt, recover exemplary damages, or what is sometimes styled vindictive damages; but if he should choose to seek redress in the form of an action for breach of contract, he lets in all the consequences of that form of action: Thorpe v. Thorpe ([1832] 3 B & Ad 580). One of these consequences is, I think, this: that he is to be paid adequate compensation in money for the loss of that which he would have received had his contract been kept, and no more. I can conceive nothing more objectionable and embarrassing in litigation than trying in effect an action of libel or slander as a matter of aggravation in an action for illegal dismissal, the defendant being permitted, as he must in justice be permitted, to traverse the defamatory sense, rely on privilege, or raise every point which he could raise in an independent action brought for the alleged libel or slander itself. In my opinion, exemplary damages ought not to be, and are not according to any true principle of law, recoverable in such an action as the present, and the sums awarded to the plaintiff». 53 Wilcox, Punitive Damages in England, in Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., 21. 11.indd 16 18/04/14 15:47 Esclusione del breach of contract PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT351 Fra le raccomandazioni della Law Commission sugli Aggravated, Exemplary and Restitutory Damages del 1997 vi era l’estensione dell’istituto, nelle peculiari fisionomie che vi erano individuate, all’intero ambito della responsabilità civile, fatta eccezione per il breach of contract. In generale la valutazione appare mutata allorquando il breach of contract sia elemento od occasione di una più ampia vicenda di tortious behaviour che integra in termini soggettivi (la mutata qualificazione dell’elemento soggettivo presso l’inadempiente/defendant rispetto alle categorie del breach of contract, rectius rispetto alla generica irrilevanza per esso di tale elemento posto il legame alla strict liability) ed in termini oggettivi (il passaggio e/o la concorrenza dei danni puramente economici tipici del breach of contract con il tipo di afflizioni patite dal claimant) una categoria rilevante per i fini di deterrenza propri dell’istituto54. In tale prisma, ad esempio, dovrebbe più appropriatamente mettersi in luce il caso Whiten v. Pilot Insurance Co.55, giunto alla Supreme Court canadese, avuto riguardo alla maggior ampiezza e differente qualificazione dei comportamenti rilevati rispetto alle tipologie rilevanti in sede di breach of contract. 9. Esame critico dell’istituto nel Common Law inglese Si può asserire che lo speech di Lord Devlin in Rookes v. Barnard, quanto agli aspetti critici relativi ai punitive damages, costituì un punto di svolta rispetto ad una fase storica di più ampia riflessione della dottrina inglese, che investiva pienamente le modalità recettive della componente assiologica nell’assetto del sistema rimediale. In una relazione pubblica tenuta poco tempo prima della decisione del caso, l’Autore non nascondeva quanto a suo giudizio fossero evidenti le criticità cui si apriva la sistematica nel suo complesso quando le valutazioni sull’elemento soggettivo (ad es. la malice) entravano a far parte secondo proteiformi giustificazioni delle fattispecie decisionali, facendo proliferare così i casi di locupletazione allorquando il ricorso allo strumento degli exemplary damages produceva «awards […] not coolly assessed»56. 54 Treitel, Remedies for Breach of Contract, cit., 79 ss. (2002) 209 DLR 4th 257. Burrows, Remedies, 2009, cit., 410, identifica nel caso canadese una possibile premessa per una futura riconsiderazione della chiusura dell’istituto verso il breach of contract derivante dalla regola del caso Addis. Analogamente l’A. vede nel caso Attorney-General v. Blake ([2001] 1 AC 268), l’importanza del dato ricognitivo che si sostanzia nella concessione della restitution in termini monetari in via extra-compensatoria per breach of contract. 56 Ci si riferisce in particolare al Discorso tenuto il 17 marzo del 1961 per l’inaugurazione della Biblioteca di Diritto della Birmingham University e contenuto in Morals and the Quasi-Criminal Law and the Law of Tort in The Enforcement of Morals, cit., in 55 11.indd 17 18/04/14 15:47 352 Verso la fondazione del principio in forma generale o verso l'abrogazione dell'istituto SALVATORE TOLONE AZZARITI La già citata opera del professor Street svolse al tempo e – si può constatare – mantiene tutt’ora la sua influenza in tale dibattito, sia riconosciuta dall’esplicita menzione che di essa fece Lord Devlin, sia quanto alle più autorevoli riflessioni contemporanee sulla funzione dell’istituto punitivo che partono dall’agenda critica colà inaugurata57, talvolta dovendosi reputare assorbiti alcuni rilievi58, altre volte invece dovendone constatare la persistenza e l’attualità. Nel loro insieme, riflettendo considerazioni che emergono costantemente in dottrina e giurisprudenza, paiono fissare il terreno problematico moderno lungo due opposte direttrici di risoluzione, il ripensamento radicale dei punitive damages avuto riguardo ad un fondamento giustificativo in termini di principio generale per la responsabilità, o il totale abbandono della funzione deterrente nel campo del law of torts e quindi l’abrogazione definitiva dell’istituto. Un profilo critico – come del resto si vedrà anche quanto all’analogo istituto statunitense – riguarda gli ampi margini di irrisolta incompatibilità fra una ratio punitiva di derivazione dal Criminal Law che è bilanciata da garanzie in capo al defendant che sono però tipiche di un giudizio sui torts, questo non solo rende evidenti le discrasie fra le rispettive procedure e l’area di violazioni potenziali dei diritti processuali del soggetto ma, a monte, perpetua l’interrogativo sulla reale natura dell’istituto: se la funzione punitiva e deterrente ha natura eccezionale nelle società moderne quanto all’intervento ordinamentale allora ne consegue che debba essere la legge penale in via esclusiva a custodirla. Dalla questione della riserva alla legge penale del monopolio punitivo deriva anche, sempre in senso critico, quanto si rileva in termini di carenza di ratio quando il destinatario del risarcimento permane essere non lo stato ma un cittadino privato59: «[…] punishments require a state-individual relationship rather being for one individual to demand against another». Inoltre, la costitutiva ambiguità dell’istituto fa sì che si commisuri per differentiam quanto le fattispecie cui esso si applica possano essere più congruamente regolate dagli istituti attratti dalla normale demarcazione fra torts e crimes, e così come l’azione penale possa meglio svolgere la medesima funzione deterrente e punitiva nei casi che ne integrino una fattispecie, come alcuni che ricadono nella prima categoria individuata in Rookes v. Barnard o come alcuni in tema di eviction che, pur ricadendo particolare a pagina 38. Il caso menzionato in via esemplare è Loudon v. Ryder, (1953), 2 Q. B. 202. 57 Cfr. Burrows, Remedies, 2009, cit., 424 ss., con riferimento a Street, op. cit., 34 ss. 58 In base a quanto evidenziato prima si potrebbe in tal senso ritenere superato quanto Street, op. loc. cit., stigmatizzava in ordine alla mancata demarcazione dommatica fra aggravated ed exemplary damages. 59 Burrows, Remedies, 2009, cit., 425; Street, op. loc. cit., sub 5. 11.indd 18 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT353 nella seconda categoria, possono rientrare nella sfera applicativa della legislazione intervenuta per la protezione dall’evizione abusiva come ad esempio il Chapter IV, sections 27-33, dell’Housing Act del 1988 o, prima ancora, il Protection from Eviction Act del 1977. Verso la fondazione del principio in forma generale o verso l'abrogazione dell'istituto Il professor Burrows in tal senso aggiunge come le fattispecie della seconda categoria, qualora trattate secondo una normale procedura risarcitoria per torts, potrebbero dar luogo secondo i casi anche a condanne per il responsabile che vanno al di là della semplice compensazione, accennando in primo luogo agli strumenti quasi-afflittivi («mid-position between compensation and punishment») che fornisce l’apparato rimediale connesso alla restitution. Lo speech di Lord Wilberforce in Cassell v. Broome costituisce di converso la premessa per ripensare, al contrario, in senso fondativo e più esteso ai punitive damages nel Common Law inglese, laddove si assume che non vi sia nessuna connessione esclusiva, consolidata teoricamente, fra law of torts e compensation e si evidenzia come non sia inappropriato o illogico pensare all’inclusione nell’ambito dei civil damages di voci del risarcimento che abbiano natura punitiva; non vi ostano peraltro consistenti obiezioni sistematiche concernenti la specificità del diritto civile nel trattare il punishment secondo forme distinte; da ultimo si potrebbe discutere di un civil punishment con delle sue peculiarità precise, quali la relativa domanda avanzata dalla vittima del danno in luogo di un’iniziativa statale, ma anche di uno status configurabile in esito in capo al defendant che non implica le medesime, più gravi conseguenze del criminal punishment. Analogamente, nella linea di pensiero espressa dapprima da Lord Devlin ed in seguito corroborata da Lord Nicholls nel caso Kuddus60 permangono nei 60 Cfr. il par. 63: «The arguments for and against exemplary damages need no rehearsing. They are familiar enough, and they are set out clearly in the Law Commission’s report. In the end, and in respectful agreement with the views expressed by Lord Wilberforce in Broome v. Cassell […] the feature which I find most striking is the extent to which the principle of exemplary damages continues to have vitality. The availability of exemplary damages has played a significant role in buttressing civil liberties, in claims for false imprisonment and wrongful arrest. From time to time cases do arise where awards of compensatory damages are perceived as inadequate to achieve a just result between the parties. The nature of the defendant’s conduct calls for a further response from the courts. On occasion conscious wrongdoing by a defendant is so outrageous, his disregard of the plaintiff’s rights so contumelious, that something more is needed to show that the law will not tolerate such behaviour. Without an award of exemplary damages, justice will not have been done. Exemplary damages, as a remedy of last resort, fill what otherwise would be a regrettable lacuna. 64. This experience has not been confined to this country. Exemplary damages continue to discharge a role, perceived to be useful and valuable, in other common law jurisdictions. Indeed, the restrictions on exemplary damages imposed by Rookes v. Barnard and Broome v. Cassell & Co. Ltd. did not strike a receptive chord, for instance, in Canada, Australia or New Zealand. Outside the United Kingdom Rookes v. Barnard received a generally negative reception. 65. If exemplary damages are to continue as a remedial tool, as recommended by the Law Commission after extensive consultation, the difficult question 11.indd 19 18/04/14 15:47 354 SALVATORE TOLONE AZZARITI secoli delle istanze che ancora oggi, come si vedrà in specie nell’ambito degli Stati Uniti, valgono a giustificare ed a ripensare l’istituto sebbene in forme più adeguate alla mutata realtà giuridica: «vindicating the strenght of the law» e rappresentare in forme punitive lo speciale disvalore che l’ordinamento attribuisce a certe peculiari modalità soggettive con le quali il defendant abbia dato luogo alla vicenda rilevante in sede di tort. Reazione del privato all'abuso statuale Sono dunque presenti argomenti sia di natura culturale che di natura prettamente tecnica che confortano l’attualità dell’istituto nel moderno Common Law inglese. La reazione «privata» in sede punitiva agli atti commessi dai pubblici ufficiali perpetua una valenza culturale molto cara alla diffusa e già allora risalente tradizione di pensiero giuridico che Lord Camden trasfuse in regole del giudicato, cioè la tutela dall’ingiusta invadenza dello Stato nella sfera privata, che come tale rischierebbe di diradarsi qualora fosse lo Stato stesso il titolare dell’azione atta a proteggerla, e con essa un consolidato argine protettivo delle libertà civili. Del pari se è vero che la teoria dell’assorbimento nell’ambito della dicotomia fra Civil Law e Criminal Law dei tort usualmente riconducibili ai danni punitivi suggerisce qualche ragione plausibile, altrettanto però si rileva che spesso la prova dei fatti rilevanti in sede di damages ordinari, incluse le ipotesi di aggravated o restitutionary damages, non è agevole (ad es. la prova dell’esatto profitto nella action for libel), così come è altrettanto evidente che non tutti i torts rilevanti ai fini dei punitive damages possano integrare condotte rilevanti anche in sede di Criminal Law. 10. Elementi per una nozione dei punitive damages nel sistema degli Stati Uniti d’America Un argomento inerente ai danni punitivi atto a legare il Common Law inglese a quello statunitense può individuarsi nel fatto che a fronte della classe terminologica adottata per indicare la fattispecie in esame, fatta salva qualche eccezione61, essa qualifica univocamente una tipologia di risarcimento, che nella tradizione si voleva disancorata logicamente dall’ammontare del danno effettivo subito dall’attore sebbene connessa nei which arises concerns the circumstances in which this tool should be available for use. Stated in its broadest form, the relevant principle is tolerably clear: the availability of exemplary damages should be co-extensive with its rationale. As already indicated, the underlying rationale lies in the sense of outrage which a defendant’s conduct sometimes evokes, a sense which is not always assuaged fully by a compensatory award of damages, even when the damages are increased to reflect emotional distress». 61 Cfr. Schlueter e Redden, op. cit., 20 ss. 11.indd 20 18/04/14 15:47 Ardua composizione in termini di fattispecie PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT355 presupposti all’accertamento previo della responsabilità del defendant, riconosciuta in favore dell’attore stesso in seguito all’acclarata sussistenza di alcuni requisiti costituenti il tipo di azione posto in essere dal condannato, che risulta cioè di gravità meritevole di sanzione in quanto connotata in maniera essenziale da concetti attinenti all’imputazione quali willfulness, wantonness, recklessness62, maliciousness, ovvero oppressive behavior63, un’azione riprovevole dunque presso la quale si identifica un «character of outrage frequently associated with crime». L’istituto non pare consentire una definizione meno generica della fattispecie, in quanto questa vede legarsi alla sua genesi e diffusione nel Common Law immediatamente pre-rivoluzionario anche la sua evoluzione polimorfa entro i differenti Stati dell’Unione, laddove – come può intendersi – la sua applicabilità ad un amplissimo spettro di settori giuridici ha implicato che parimenti molteplici fossero nel tempo le fonti concorrenti atte ad alterarne più o meno sensibilmente l’originale struttura normativa, diversificandone così la fisionomia. Il profilo strettamente operativo risente di tali caratteristiche storiche, evidenziandosi l’ardua possibilità di ipostatizzare secondo generalità gli elementi di imputabilità tali da rispondere ad una maggior tassatività della fattispecie. Con tali avvertenze si può evidenziare che i primi due concetti di imputazione (in base alle direttive che si forniscono alle giurie nella maggioranza degli Stati) si assumono facendo riferimento alla condotta del defendant, che in base al «greater weight of the evidence» dedotto dal plaintiff si dimostra aver agito intenzionalmente secondo modalità tali che la naturale e probabile conseguenza del suo comportamento fosse il danno per l’attore. Questa nozione operativa sembra richiedere un minore aggravio probatorio in capo alla giuria, dunque una connotazione meno garantista, rappresentando un’evoluzione rispetto alla precedente nozione, laddove si richiedeva che la condotta del defendant dovesse essere stata posta in essere in circostanze che dimostrino come egli stesso fosse consapevole, 62 Cfr. Sunstein, Hastie, Payne, Schkade, Viscusi (a cura di), Punitive Damages. How Juries Decide, Chicago-Londra, 2002, nel glossario proposto che a pagina 263 ss. sancisce l’elemento della recklessness come l’insensibile disprezzo dei diritti degli altri. Altresì vengono enucleati quattro fattori che devono presiedere al comportamento in esame affinché esso sia qualificabile come recklessness. 1) la consapevolezza dello specifico rischio o pericolo presso il defendant, ed il pericolo o il danno devono essere un prevedibile e probabile effetto del comportamento; 2) il rischio o danno specifici devono essersi prodotti fattualmente; 3) il defendant deve esser stato indifferente al rischio (che egli provocava) nella decisione su come agire; 4) il comportamento del defendant, nell’indifferenza verso il pericolo od il rischio, deve aver comportato una notevole devianza dal livello di diligenza che sarebbe usata da una persona normale. 63 Su cui permangono attuali i concetti rinvenibili in Scott v. Donald, 165 U.S. (58 Davis) 58 (1897). 11.indd 21 18/04/14 15:47 356 Demarcazione tra willful e wanton act SALVATORE TOLONE AZZARITI per sua stessa conoscenza delle condizioni esistenti, della probabilità del danno che poteva derivare dai suoi atti o dalle sue omissioni, ma nonostante questo egli abbia proceduto con sprezzante indifferenza e senza cura dei diritti degli altri sino a produrre tali conseguenze. La differenza fondamentale fra una connotazione willful ed una connotazione wanton risiede nel dato di un’assunzione nel programma comportamentale da parte del defendant di un esito eziologico dannoso preciso ovvero con riprovevole disinteresse per il suo verificarsi, infatti la prima è intesa come la volontà o il proposito di produrre un danno, mentre la connotazione di un wanton act è assorbita nella formula del «reckless disregard for the consequences of the act»64. Dopo alcune importanti sentenze della Corte Suprema di cui si dirà avanti per il loro effetto modificativo sulle giurisdizioni di alcuni singoli Stati, le conclusioni delle giurie sull’ammontare delle somme riconosciute al danneggiato nonché il procedimento adottato dalle stesse, non solo quelle impugnabili in quanto fondate su passion, prejudice or corruption,65 devono essere sottoposte a revisione delle corti mediante un successivo giudizio di remittitur66. Sempre quanto all’aspetto definitorio v’è da rammentare che il § 908 (1) del Restatement of Torts (Second) del 1979 ha adottato, secondo dottrina che ne forniva rilievo a due decadi di distanza, una «widely-followed liability formulation»67 dei punitive damages in generale68 assumendoli 64 Eades, Jury Instructions on Damages in Tort Actions, § 2-8, Danvers (Mass.), 2012. Cfr. il caso Minneapolis, St. P. & S. S. M. Ry. v. Moquin, 283 U.S. 520 (1931). 66 Curtis Publishing Co. v. Butts, 388 U.S. 130 (1967). Si veda Galanter e Luban, Poetic Justice: Punitive Damages and Legal Pluralism, in 42 Am U. L. Rev., 1993, 1408; Petrie, op. cit., 748. 67 Collin, Punitive Damages and Business Torts: A Practitioner’s Handbook, Chicago, 1998, 55. 68 L’analisi qui svolta dell’istituto nel Common Law statunitense ha dato luogo alla consueta quantità di riferimenti che questa tematica sollecita causa i suoi multiformi aspetti. Si rinvia quindi, quanto alla bibliografia di riferimento, alle seguenti fonti: Bouckaert e De Geest (a cura di), Encyclopedia of Law and Economics, 5 volumes, Cheltenham-Northampton, 2000; Sebok (a cura di), Symposium: Private Law, Punishment, and Disgorgement, Vol. 78, No. 1, Chi-Kent L. Rev., 2003, 3; Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., passim; Abraham e Jeffries, Punitive Damages and the Rule of Law: the Role of Defendant’s Wealth, in J Legal Stud., Vol. XVIII, 1989, 415; Adams e Bourgeois, Separating Compensatory and Punitive Damage Award Decisions by Trial Bifurcation, in Law & Hum. Behav., Vol. 30, No. 1, 2006, 11; Baron, The «monstrous heresy» of punitive damages: a comparison to the death penalty and suggestions for reform, in U. Pa. L. Rev., Vol. 159, 2011, 853; Beever, The Structure of Aggravated and Exemplary Damages, in OJLS, Vol. 23, No. 1, 2003, 87; Bittle, Punitive Damages and the Eighth Amendment: An Analytical Framework for Determining Excessiveness, in Cal. L. Rev., Vol. 75, No. 4, 1987, 1433; Botterell, Contractual Performance, Corrective Justice, and Disgorgement for Breach of Contract, in Leg. Th., 16, 2010, 135; Bridgeman, Corrective Justice in Contract Law: Is There a Case for Punitive Damages?, in 56 Vand. L. Rev., 2003, 237; Id., Reconciling Strict Liability with Corrective Justice in Contract Law, in Fordham L. Rev., Vol. 75, issue 6, 2007, 3013; Colby, Clearing the Smoke from Philip Morris v. Williams: the Past, Present, and Future of Punitive Damages, in The 65 11.indd 22 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT357 George Washington University Law School-Public Law and Legal Theory Working Paper No. 415-Legal Studies Research Paper No. 415; Cooter, Punitive Damages, Social Norms, and Economic Analysis, in Law & Contemp. Probs., Vol. 60, No. 3, 1997, 73; Craswell, Deterrence and Damages: The Multiplier Principle and Its Alternatives, in Mich. L. Rev., Vol. 97, No. 7, 1999, 2185; Curtis, Damage Measurements for Bad Faith Breach of Contract: An Economic Analysis, in Stan. L. Rev., Vol. 39, No. 1. (Nov., 1986), 161; Del Rossi e Viscusi, The Changing Landscape of Blockbuster Punitive Damages Awards, in Am. Law Econ. Rev., Vol. 12, No. 1, 2010, 116; Dimatteo, Penalties as Rational Response to Bargain Irrationality, in Mich. St. L. Rev., 2006, 883; Dodge, The Case for Punitive Damages in Contracts, in Duke L. J., Vol. 48, No. 4, (Feb. 1999), 629; Duggan, Exemplary Damages in Equity: A Law and Economics Perspective, Ox. J. L. S., Vol. 26, No. 2, 2006, 303 ss.; Eisenberg, Goerdt, Ostrom, Rottman, Wells, The Predictability of Punitive Damages, in J. Legal Stud., Vol. 26, No. S2, 1997, 623; Ebert, Pönale Elemente im deutschen Privatrecht. Von der Renaissance der Privatstrafe im deutschen Recht, Tübingen, 2004; Eisenberg e Wells, The Predictability of Punitive Damages Awards in Published Opinions, the Impact of BMW v. Gore on Punitive Damages Awards, and Forecasting Which Punitive Awards Will Be Reduced, in Sup. Ct. Econ. Rev., Vol. 7, 1999, 59; Galligan Jr., Augmented Awards: The Efficient Evolution of Punitive Damages, in 51 La. L. Rev., 1990, 3; Greene, Coon, Bornstein, The Effects of Limiting Punitive Damage Awards, in Law & Hum. Behav., Vol. 25, No. 3, 2001, 217; Goldberg e Zipursky, The Easy Case for Product Liability Law: a Response to Professors Polinsky and Shavell, in Harv. L. R., Vol. 123, 2010, 1919 ss.; Hagan e Bridges, Punitive Damages: California Model Applying Gore and state Farm, in Vol. 54 FED’N DEF & CORP. COUNS. Q., 2004, 343 ss.; Hall, Stammerjohan, Castenson, A New Model of Punitive Damages and the Incentive to Manage Earnings, in J. Theor. Accounting Res., 2012, 7 (2), 25 ss.; Hersch e Viscusi, Punitive Damages: How Judges and Juries Perform, in John M. Olin Center for Law, Economics, and Business, Harvard Law School, Discussion Paper No. 362, 05/2002; Hodgin e Veitch, Punitive Damages: Reassessed, in Int. & Comp. L. Q., Vol. 21, No. 1, 1972, 119; Hylton, New Private Law Theory and Tort Law: A Comment, in Harv. L. 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Rev., 2001, 995; Nolte, Exxon v. Baker: Legislating Spills into the Judiciary: How the Supreme Court Sunk Maritime Punitive Damages, in J. Bus. &Tech. L., 2010, 377 ss.; Polinsky e Shavell, Punitive Damages: An Economic Analysis, in Harv. L. Rev., Vol. 111, No. 4, 869 ss.; Polsky e Markel, Taxing Punitive Damages, in Va. L. Rev., Vol. 96, 2010, 1295 ss.; Priest, The Modern Expansion of Tort Liability: Its Sources, Its Effects, and Its Reform, in J. Econ. Perspect., Vol. 5, No. 3, 1991, 31; Robbennolt, Punitive Damage Decision Making: The Decisions of Citizens and Trial Court Judges, in Law & Hum. Behav., Vol. 26, No. 3, 2002, 315; Rowan, Reflections on the Introduction of Punitive Damages for Breach of Contract, in OJLS, Vol. 30, no. 3, 2010, 495 ss.; Scheiner, Judicial Assessment of Punitive Damages, the Seventh Amendment, and the Politics of Jury Power, in Colum. L. Rev., Vol. 91, No. 1, 1991, 142 ss.; Scheuerman, Due Process Forgotten: The Problem of Statutory Damages and Class Actions, in Mo. L. Rev., Vol. 74, 2009, 103; Schmit, Pritchett, Fields, Punitive Damages: Punishment or Further Compensation?, in JRI, Vol. 55, No. 3, 1988, 453; Schwartz e Scott, Market Damages, Efficient Contracting, and the Economic Waste Fallacy, in Vol. 11.indd 23 18/04/14 15:47 358 SALVATORE TOLONE AZZARITI come «Damages, other than compensatory or nominal damages, awarded against a person to punish him for his outrageous conduct and to deter him and others like him from similar conduct in the future», sintetizzando così una prospettiva atta ad una prioritaria demarcazione, per quanto approssimativa, del campo operativo dell’istituto in discussione, ovvero quello di una tipologia sanzionatoria autonoma applicantesi a chi è già stato individuato a mezzo di un preliminare processo come responsabile di un fatto illecito che abbia prodotto un danno effettivo all’attore69. 11. Treble damages. Concorrenza o alternatività. Diversità della fattispecie e della ratio Natura ambigua dei treble damages I lineamenti strutturali dell’istituto in esame, così descritti, non sono tuttavia sempre idonei a tracciarne la differenza rispetto ad un istituto affine ovvero la fattispecie dei treble damages. Questi ultimi, trattati fittamente70 perlopiù nell’ambito specifico del diritto e della giurisdizione antitrust statunitense71, hanno natura non pacificamente individuata, se di tipo rimediale o di tipo punitivo, perché attinente al tipo di funzione che ad essi riconnette la specifica legislazione che li preveda, e consistono nel riconoscimento da parte delle corti al plaintiff, operato sulla base di una previsione normativa, di un valore risarcitorio pari al triplo rispetto all’ammontare del danno effettivo da egli subito, finendo in altri termini per aggregare al valore accertato come entità risarcitoria compensatory un’ulteriore somma pari al suo doppio. 108, No. 7, Colum. L. Rev., 2008, 1610; Sharkey, Punitive Damages as Societal Damages, in Yale L. J., Vol. 113, No. 2, 2003, 347; Id., Economic Analysis of Punitive Damages: Theory, Empirics, and Doctrine, (2012), New York University Law and Economics Working Papers. Paper 289; Smith, Punitive Damages, in The American Law Register and Review, Vol. 41, No. 6, (First Series) Volume 32 (Second Series, Volume 6) (Jun. 1893), 517; Id., Duties, Liabilities, and Damages, in Vol. 125, Harv. L. Rev., 2012, 1727; Sunstein, Schkade, Kahneman, Do People Want Optimal Deterrence?, in Chicago Working Paper in Law and Economics, No. 77, 2D series, 1, ed in Wilcox, Punitive Damages in England, in Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., 132 ss.; Viscusi, The Challenge of Punitive Damages Mathematics, in JLS, Vol. 30, No. 2, 2001, 313; Zamir e Medina, Law, Morality, and Economics: Integrating Moral Constraints with Economic Analysis of Law, in Cal. L. Rev., Vol. 96, 2008, 325; Zipursky, A Theory of Punitive Damages, in Tex. L. Rev., Vol. 84, 2005, 105; Id., Palsgraf, Punitive Damages, and Preemption, in Harv. L. Rev., Vol. 125, 2012, 1757. 69 Meurkens, The Punitive Damages Debate in Continental Europe: Food for Thought, in Meurkens e Nordin (a cura di), op. cit., 8. 70 Pollock, The «injury» and «causation» elements of a treble-damage antitrust action, in 57 NW. U. L. Rev., 1962-1963, a pagina 691 parla di «torrent of private antitrust actions». 71 Si veda altrettanto il RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act), approvato nel 1970 come titolo IX del Organized Crime Control Act. 11.indd 24 18/04/14 15:47 Coesistenza o alternatività rispetto ai punitive damages PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT359 L’individuazione della natura della previsione concernente i treble damages, in ragione delle sue prospettive funzionali e dunque a mezzo della corretta interpretazione della ratio legis dello statute che ne preveda l’applicazione, diviene tema precipuo allorquando se ne debba valutare e graduare l’eventuale coesistenza o alternatività rispetto ai punitive damages, se cioè questi ultimi debbano essere intesi come assorbiti quanto alla loro funzione generale dalla natura punitiva dello statute, che nella triplicazione del valore risarcitorio del danno sancisce il quantum della punizione verso il defendant eccedente la normalità compensativa, ovvero se essi possano invece ritenersi invocabili in Common Law come autonoma voce risarcitoria con finalità deterrente qualora la previsione dei treble damages presente in uno statute sia da intendersi esclusivamente in senso rimediale – sebbene aggravato – e non punitivo. Gli elementi strutturali dei due istituti sono vieppiù assimilabili, si ammettono cioè risarcimenti di treble damages quanto al riscontro di elementi concernenti l’intenzionalità del danneggiante aggravata dalle riprovevoli motivazioni note in tema di punitive damages (wantonness, recklessness, ecc.). La evidente omogeneità dei presupposti applicativi (eccettuata la fonte delle due tipologie risarcitorie e le ipotesi nelle quali la legislazione prevede la risarcibilità dei treble damages per il solo causarsi dei danni in conseguenza dalle azioni del defendant, prescindendo dalla prova di alcun elemento soggettivo)72 supporta la prospettiva che sostiene la sta- 72 Nel Columbia District l’attuale D. C. Code § 28-3905(k)(1) - Consumer Protection Procedures Act (CPPA), a seguito della riforma del 19 ottobre 2000, recita: «A person, whether acting for the interests of itself, its members, or the general public, may bring an action under this chapter in the Superior Court of the District of Columbia seeking relief from the use by any person of a trade practice in violation of a law of the District of Columbia and may recover or obtain the following remedies: (A) treble damages, or $1,500 per violation, whichever is greater, payable to the consumer; (B) reasonable attorney’s fees; (C) punitive damages; (D) an injunction against the use of the unlawful trade practice; (E) in representative actions, additional relief as may be necessary to restore to the consumer money or property, real or personal, which may have been acquired by means of the unlawful trade practice; or (F) any other relief which the court deems proper». La persistenza ai fini dell’attribuzione di responsabilità dell’abdicazione alla richiesta di alcun elemento soggettivo può constatarsi in virtù del testo che precedeva gli emendamenti apportati ed efficaci il 19 ottobre 2000. Così il testo precedente recitava: «Any consumer who suffers any damage as a result of the use or employment by any person of a trade practice in violation of a law of the District of Columbia within the jurisdiction of the Department may bring an action in the Superior Court of the District of Columbia to recover or obtain any of the following: (A) a civil fine, payable to the Department, not to exceed $500 per violation; (B) treble damages, or $1,500 per violation, whichever is greater, payable to the consumer; (C) reasonable attorney’s fees; (D) punitive damages; and (E) any other relief which the court deems proper. 11.indd 25 18/04/14 15:47 360 Demarcazione SALVATORE TOLONE AZZARITI bile incompatibilità fra i due mezzi, ravvisando nei treble damages in ogni caso una funzione punitiva e deterrente avocata in maniera assorbente dalla legislazione. Consegue che l’eventuale comminazione di una condanna ad un duplice risarcimento della medesima natura per il medesimo atto produrrebbe in capo al defendant una violazione del diritto al giusto trattamento processuale dunque una violazione della Due Process Clause prevista dal Fourteenth Amendement. Tuttavia, oltre alla menzionata divaricazione funzionale (peraltro non pacifica quanto ai treble damages), ed al di là della differenza concernente la fonte applicativa (la legislazione o il Common Law) possono intravedersi ulteriori elementi di demarcazione, come lo è la riserva di competenza delle Corti nel caso dei treble damages mentre è (tendenzialmente) delle Giurie nei punitive damages. Altrettanto può esserlo l’elemento di base da cui muovono le distinte attività commisurative del danno, che nel caso dei treble damages sono – ad esempio di nozione normativa – i damages sustained73, cioè i danni realmente patiti e dimostrati dal plaintiff, che rappresentano il punto di partenza per il calcolo del triplo, mentre è parte costitutiva dell’attività determinativa dell’ammontare del danno in sede punitiva che la giuria debba calcolarlo modulando il richiesto effetto deterrente in base alle condizioni economiche del danneggiante (in the light of the defendant’s financial condition)74. L’autonomia del procedimento finalizzato al pagamento dei punitive damages ulteriormente differenzia questi ultimi dal riconoscimento dei treble damages; mentre l’esito dell’accertamento della colpevolezza del defendant esaurisce i presupposti richiesti per una condanna al triplo del danno, nel caso di un procedimento per danni punitivi esso ne costituisce solo il presupposto necessario ma non esaustivo75. 73 È il caso ad esempio del Clayton Antitrust Act del 1914 che al § 15 (a) sancisce di un private plaintiff «injured in his business or property by reason of anything forbidden in antitrust laws may sue […] and shall recover threefold the damages by him sustained, and the cost of suit, including a reasonable attorney’s fee». 74 Cfr. il § 14.71 del California Jury Instructions, Civil; Book of Approved Jury Instructions (c.d. BAJI), «Punitive Damages-Recovery of and Measure-Trial not Bifurcated». 75 Appare interessante la prospettiva fornitane da Parker, The Deterrent Effect of Private Treble Damage Suits: Fact or Fantasy, in 3 N. M. L. R., 1973, 286 ss., che delinea nei treble damages una categoria atta a contenere sia il momento risarcitorio che quello punitivo. Cfr. a pagina 286: «Thus the successful private treble-damage suit, which has been described as a ‘curious combination of public regulatory and private compensatory law’, will result in the awarding of damages which may be properly viewed to include both ‘punitive’ and ‘compensatory’ elements», ed a pagina 287. 11.indd 26 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT361 12. Cenni sul procedimento Unified trail o bifurcated procedure L’autonomia del procedimento testé menzionata ha tuttavia tratti meno marcati nel caso che uno Stato ammetta un unified trail, ovvero che la domanda relativa ai punitive damages sia contestuale alla domanda concernente la responsabilità ed i danni compensatory, ferma restando la dipendenza dall’accertamento preventivo della liability che permane il presupposto. Altri Stati prevedono invece una bifurcated procedure, dove la separatezza e la connessione necessaria fondata sull’accertamento preventivo della liability fra i due diversi processi si misura anche dalla rispettiva autonomia e successione cronologica delle due diverse domande76. Muovendo l’indagine dai lineamenti più generali, la normalità di una tort action ha il suo fondamento nel presupposto che il fatto imputabile al defendant abbia causato un danno ingiusto, ed è quindi diretta verso la riparazione di tale danno nell’obbligare questi a risarcire la vittima che l’abbia subito. Quando siano stati oggetto di riconoscimento i compensatory damages colui che ha dato inizio all’azione processuale (plaintiff) avrà altresì dato luogo nel processo ad una quantificazione pecuniaria che rappresenti l’entità del danno che abbia provato nel corso del giudizio, riflettendo dunque in tale prova il valore monetario che concretamente sia stato assegnato ai diversi beni, di diversa natura, su cui si sia ripercossa l’attività dannosa. Da questa preliminare attività cognitiva, che normalmente vede esaurirsi la premessa processuale di una vicenda risarcitoria compensativa, nella quasi totalità delle giurisdizioni degli Stati Uniti d’America77 si generano altresì istanze di un diverso e concorrente orientamento assiologico, ovvero riflettenti un valore punitivo e deterrente in ordine a delle fattispecie reputate particolarmente antisociali. 76 Priest, The Problem and Efforts to Understand It, in in Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., 10 ss. 77 Come rammenta Sebok, Punitive Damages in the United States, in Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., 155, lo stato della Louisiana ammette i punitive damages solo nei casi di espressa previsione legislativa. Negli stati del Nebraska e del New Hampshire le giurisdizioni non ammettono in alcun modo e da lungo tempo i punitive damages, nell’ultimo in particolare si ammettono solo risarcimenti di tipo compensatory «for the mental injury to the plaintiff». Gli stati di Washington e Massachusetts non ammettono i punitive damages tranne quanto possa essere risarcito in base a specifica previsione legislativa. Una più precisa differenziazione deve essere apportata anche per quanto concerne la ratio ammessa dell’istituto presso alcuni stati, con notevole differenza rispetto alla grande maggioranza di essi. Il Connecticut pone da lungo tempo il limite alla risarcibilità dei punitive damages nelle spese che il plaintiff ha dovuto affrontare, fornendo di essi dunque una ratio sostanzialmente di tipo compensativo, cfr. Doroszka v. Lavine, 111 Conn. 575, 150 A. 692, 692-93 (1930). Analogo profilo strutturale pare evidenziabile nella giurisdizione del Michigan, cfr. Oppenhuizen v. Wennestern, 2. Mich. App. 288, 139 N. W. 2d 765, 770 (1966). 11.indd 27 18/04/14 15:47 362 Discrezionalità della giuria SALVATORE TOLONE AZZARITI Il procedimento per il risarcimento di punitive damages prende avvio78 quando la corte, giudicata la questione di diritto, ritiene sussistenti prove sufficienti perché la questione del fatto che ha prodotto il danno al plaintiff debba essere valutata, normalmente da una giuria79, in un’autonoma sede cognitiva atta al riconoscimento di danni punitivi: è dunque quest’ultimo organo collegiale che discrezionalmente, valutato il fatto, condanna al pagamento in discussione. Il passaggio dalla fase esauritasi presso la corte al giudicante sul fatto che concerne la eventuale condanna punitiva non è connotato da automaticità, la giuria al contrario mantiene la discrezionalità sull’an della stessa: fatti salvi i casi nei quali sussista una previsione legislativa in ordine alla fattispecie concreta in esame, il plaintiff non detiene alcuna autonoma posizione giuridica attivabile ai fini di ottenere il pagamento di tale tipologia di damages. La discrezionalità della giuria, dotata di tali caratteristiche, sembra avallare la ratio che in prevalenza di interpretazione sorregge l’istituto in discussione, espressione di una funzione esclusivamente punitiva del colpevole, quindi deterrente, e non in alcun modo compensativa dei danni per quanto particolari subiti dal plaintiff. I punitive damages riflettono dunque l’istanza di una funzione che non è esclusivamente la deterrenza specifica avverso il defendant sulla base di quanto appena accertato come sua condotta antisociale (rilevante ai fini di un distinto trattamento sanzionatorio punitivo oltre quanto richiesto come condanna compensatory) e legato al fatto incardinato dall’azione del plaintiff, ma anche una deterrenza generale verso i comportamenti futuri del medesimo defendant giudicato responsabile, ed una deterrenza astratta, in futurum reum, verso chiunque abbia a porre in essere atti o condotte assimilabili a quello sanzionato80. 78 Non sussiste un’azione per i punitive damages indipendentemente dall’azione per i danni compensativi o effettivi. Mantiene la sua attualità sul punto il dictum di Hilbert v. Roth, 395 Pa., 276, 149 A.2d 648, 652 (1959): « It is well recognized that no award for punitive damages may be made where actual damage has not been suffered. […]. In this case actual damage has been suffered but none for which plaintiff can now bring action against Roth. The right to punitive damages is a mere incident to a cause of action - an element which the jury may consider in making its determination - and not the subject of an action in itself». Ampia bibliografia sulla giurisprudenza altresì in Schlueter e Redden, op. cit., 355, n. 80. 79 Galanter e Luban, op. cit., 1407 e nota 64. 80 Sulla «prevencion ex ante» e «ex post facto» cfr. Bueres e Picasso, La función de la responsabilidad civil y los daños punitivos, in Revista de Derecho de Daños, 2011, 2, 34. Il fine ternario fissato in epigrafe ed appartenente alla tradizione della lettura positiva dell’istituto si salda altresì con le prospettive proprie alla Law and Economics della Optimal Deterrence, ovvero la ‘Optimal deterrence through cost internalization’ così come ricorda Markel, Retributive damages: a theory of punitive damages as intermediate sanction, in 94 Cornell L. Rev., 2009, 243. 11.indd 28 18/04/14 15:47 Frammentarietà dell'istituto PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT363 Tale triplice attitudine funzionale, nella precipua doppia natura – punitiva e deterrente – che la sorregge, si trasmette direttamente nell’ambito degli elementi addizionali che usualmente sono rilevanti ai fini della comminazione dei punitive damages in base al settore giuridico che è sottoposto all’attenzione della giuria nel caso concreto. Nel rilievo della applicabilità del rimedio in discussione a tutti i settori del diritto, alla luce di un profilo compositivo è rilevabile come i metodi giudiziali impiegati in Common Law presso i singoli Stati per fornire una disciplina si attuino principalmente – pur con apprezzabili differenze – presso tre aspetti che caratterizzano l’istituto e che dunque si connotano per un elevato tasso di differenziazione e modificazione della fattispecie. Si è già focalizzato quanta diversificazione sia rilevabile in ordine alla qualificazione attinente all’elemento di imputazione soggettiva ed in ordine al rapporto fra le corti e le giurie quanto al potere delle prime circa la riduzione via remittitur delle somme riconosciute dalle seconde, altrettanto deve rilevarsi un’elevata differenziazione concernente i metodi di indirizzo relativi alle istruzioni che vengono fornite alle giurie onde guidarne la discrezionalità. Lungo una lista aperta delle ipotesi rilevanti, risulta costante ai fini della comminazione della sanzione entro ogni settore giuridico d’applicazione il fattore riferibile al piano soggettivo che può tradursi in molteplici forme, quali la sussistenza di qualche tipo di relazione personale o professionale fra le parti81, che può menzionarsi come uno degli elementi di maggior rilievo (anche sul piano quantitativo) tangibile presso le diverse giurisdizioni, inoltre le caratteristiche presenti sul piano individuale presso la parte vittimizzata (ad esempio la personalità e lo stato di salute, nonché l’età ed il sesso)82. Sul piano oggettivo rilevano altresì il danno effettivo arrecato ma anche quello solo potenziale che poteva derivare dalla condotta posta in essere dal condannato83, il tipo di atto o di condotta sottoposti a valutazione84 e la loro frequenza85. Altra voce rientrante sovente nel computo dei danni punitivi è quella riferibile alle spese processuali del danneggiato, molte giurisdizioni riconoscono cioè il pagamento anche praeter legem delle spese affrontate dal 81 Allen v. Ritter, 235 So. 2d 253 (Miss. 1970); Willis v. Hughes, 172 Kan. 45, 238 P.2d 478 (1951). Warren Jacoby, The Relationship of Punitive Damages and Compensatory Damages in Tort Law, in 75 Dick. L. Rev., 1970-1971, 585 ss. 82 Cfr. Hoene v. Associated Dry Goods Corp., 487 S.W.2d 479 (Mo. 1972). 83 Dalton v. Meister, 52 Wis. 2d 173, 188 N.W.2d 494 (1971), emblematico quanto al rilievo di elementi soggettivi e comportamentali quali la condizione economica del condannato, la gravità dell’atto ed il degree of malicious intent. 84 Da vedere Patterson v. Bogan, 261 S.C. 87, 198 S.E. 2d 586 (1973). 85 Southwestern Investment Co. v. Neeley, 452 S.W. 2d 705 (Tex. Civ. App. 1970). 11.indd 29 18/04/14 15:47 364 SALVATORE TOLONE AZZARITI plaintiff purché siano stati da questi dimostrate come sussistenti le canoniche «aggravated circumstances, such as willfulness, wantonness, malice or oppression»86. 13. Evoluzione dell’istituto alla luce degli interventi della Supreme Court Elementi storici e sistematici dell'evoluzione dell'istituto La serie di interventi delle corti statunitensi in materia di punitive damages ha una risalente tradizione87 che si inserisce in via essenziale nell’esame dell’istituto a causa della sua stessa matrice genetica: generatosi dal Common Law inglese poi diffusosi sul territorio delle Colonie in quanto applicabile in base alla medesima fonte88, ed infine mantenutosi vigente anche alla luce dei mutamenti storico-politici e delle sopravvenute Carte costituzionali, dapprima quelle dei singoli Stati ed in seguito quella Federale. A fronte della rilevabile frequenza con la quale è stata invocata la Corte Suprema in ordine ad una serie di principi costituzionali (excessive fines, due process of law, freedom of speech, freedom of press), le questioni di maggiore importanza cui sono state chiamate le corti hanno riflesso una tale dinamica evolutiva, conformando l’istituto avuto riguardo alla congruenza degli elementi per i quali esso si sviluppa in Common Law rispetto alla successiva legislazione statuale in tema di law of torts o comunque in tema di settori disciplinati dalla legislazione che a posteriori ricadono in parte nel campo inizialmente disciplinato dall’istituto. Tali possono essere ad esempio l’eccessività delle somme riconosciute al plantiff o le modalità d’impiego degli standard valutativi presso le giurie o ancora il perimetro di estensione della pur accertata responsabilità del defendant, fino alla stessa funzione generale dei punitive damages, il rationale della deterrenza mediante sanzione di tipo economico, che è stata discussa e ridefinita indirettamente alla luce dei principi costituzionali mediante interventi che muovevano in teoria da profili affatto differenti. Nessuno di questi specifici elementi od aspetti normativi poteva ovviamente essere scrutinato nella sua portata evolutiva senza coinvolgere l’intero assetto strutturale e funzionale dell’istituto. Quanto ai principi generali dei punitive damages la Corte Suprema ha costantemente enunciato l’intenzione di voler evitare di addizionarsi come ulteriore fonte disciplinare, quantomeno in via diretta, rispetto alle diverse situazioni normative presenti nelle diverse legislazioni statuali, 86 Chicago Title and Trust Co. v. Walsh, 34 Ill. App. 3d 458, 340 N.E.2d 106 (1975), sub 471. 87 Wheeler, The Constitutional Case for Reforming Punitive Damages Procedure, in 69 Va. L. Rev., 1983, 269 ss. 88 Tönnis, op. cit., 4. 11.indd 30 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT365 Regole ad excludendum e contenuti minimi dettati dalla Supreme Court quindi ha finito per elaborare da un lato alcuni divieti che gravano su tutti gli Stati in ordine al tipo di contenuto che essi decidano di assegnare alle rispettive discipline dei punitive damages e dall’altro alcuni contenuti minimi che invece devono indefettibilmente connotarne la fisionomia, specialmente quanto alla procedure adottate dalle giurie e quanto ai successivi controlli che le corti statuali debbano adoperare sulle modalità che hanno condotto alle sanzioni irrogate. Solo dal 1996, a seguito del caso BMW v. Gore di cui si dirà più avanti, una sentenza della Corte Suprema produrrà un risultato che autorizza la dottrina a discutere di un intervento che «constitutionalizes an area of law that has traditionally been in the domain of state courts»89. In esito essa è pervenuta di recente, nel caso Exxon Shipping Co. v. Baker90, a pronunciarsi sulla stessa funzione generale dei punitive damages («retribution and deterrence») che è stata discussa e ridefinita, indirettamente91, mediante statements che in teoria muovevano da profili affatto diversi, quali l’eventuale responsabilità sussidiaria della società multinazionale rispetto al fatto commesso da un suo dipendente con recklessness, l’eccessività dell’ammontare dei danni punitivi che era stato riconosciuto a seguito di una class action ad alcuni danneggiati, la relazione fra maritime law e punitive damages. 14. La Excessive Fines Clause dell’VIII Amendment Il testo dell’eighth amendment prevede testualmente che «Excessive bail shall not be required, nor excessive fines imposed, nor cruel and unusual punishments inflicted». A seguito di pronunce che erano apparse interlocutorie92, nel caso Browning Ferris del 1989 la Suprema Corte chiarificò la situazione normativa affrontando il problema se la c.d. Excessive Fines Clause sancita in suddetto emendamento fosse applicabile anche alle decisioni in materia di punitive damages rilasciate dalla giuria,93 ipotesi che aveva un certo sostegno nella dottrina94. 89 Wilhide, BMW v. Gore: Curbing Excessive Punitive Damages, in 19 U. Haw. L. Rev. 1997, 312. 90 472 F. 3d 600 and 490 F. 3d 1066. 128 S. Ct. 2605 (2008). Cfr. Nolte, op. cit., 377 ss. 91 Nolte, op. cit., 381: «The main issues examined in Exxon are derivative liability for punitive damages, due process and maritime limitations on punitive damages, and maritime common law. Specifically, Exxon examined the application of punitive derivative liability in maritime cases and the interaction of punitive and compensatory damages in maritime law». 92 Bankers Life & Casualty Co. v. Crenshaw, 486 U.S. 71 (1988). 93 Browning-Ferris Industries of Vermont, Inc., et al., Petitioners v. Kelco Disposal, Inc., et al., 492 U.S. 257 (109 S. Ct. 2909, 106 L. Ed. 2d 219), decisa il 26 giugno 1989. 94 Massey, The Excessive Fines Clause and Punitive Damages: Some Lessons from History, in Va. L. Rev., 1987, Vol. 40, 6, 1233 ss. Si veda inoltre Petrie, op. cit., 743 ss. 11.indd 31 18/04/14 15:47 366 Distinzione su base storica e sistematica Essenzialità della personalità dello Stato. Limitazione al Criminal Law 11.indd 32 SALVATORE TOLONE AZZARITI L’istanza ad individuare su queste basi anche nell’ambito de quo l’applicabilità delle garanzie già previste nel Criminal Law fu rigettata muovendo anzitutto dal tenore letterale dell’emendamento, del quale si evidenziò la proprietà di delineare il perimetro del principio che esso esprime nell’esclusivo ambito penalistico: «Given that the Amendment is addressed to bail, fines, and punishments, our cases long have understood it to apply primarily, and perhaps exclusively, to criminal prosecutions and punishments». Il contrasto costituzionale fu altresì rigettato sulla stessa base storico-interpretativa individuata dai petitioners. Il complesso argomento avanzato da questi ultimi rammentava come la Excessive Fines Clause «derives from limitations in English law on monetary penalties exacted in private civil cases to punish and deter misconduct», ed in tal senso, ripercorrendo la peculiare genealogia istituzionale, se ne suggeriva la più ampia portata funzionale. In particolare si rammentava che l’antecedente giuridico della Clause, per come si era consolidata sul territorio americano nell’VIII Emendamento, fu l’analogo principio da cui essa fu mutuata, in materia penalistica, dal Bill of Rights inglese del 1689. Di quest’ultimo si ribadiva come si radicasse a sua volta in campo civilistico, nell’evo precedente la Magna Charta, poiché tale Atto ultimo aveva limitato, fissandone i rigidi presupposti, un’attività della Corona che si reputava espressione di abuso del relativo potere, e che consisteva proprio nel pagamento di certe penali di natura monetaria allo stesso sovrano a titolo di amercements. Una prospettiva dunque che – a detta dei petitioners – rendeva accomunabili nel medesimo campo governato originariamente dalla Magna Charta quanto al pagamento di amercements, da essi qualificati essenzialmente come civil damages, anche le susseguenti previsioni del Bill of Rights e poi dell’8th amendment. Esse previsioni in tema di limiti agli Excessive Fines, nella continuità storico-sistematica che si sosteneva, andavano interpretate secondo i petitioners come proiettate al di là dell’ambito criminale entro il quale solo successivamente si erano evolute dall’originario terreno delle penalità di tipo pecuniario, interpretate dunque recependo la risalente più generale teoria del limite all’abuso espressasi in esito nell’eighth amendment. Sulla medesima base storica, il rigetto dell’argomento da parte della Supreme Court trovò fondamento però nella essenzialità della personalità della Corona (o dello Stato) ai fini della configurazione della fattispecie proibita dalla Clause, che risulta normalmente evocata in senso oggettivo in quanto campo esclusivo dell’applicazione dell’eighth amendment e che è il «[…] criminal process, and with direct actions by government to inflict punishment. Awards of punitive damages do not implicate these concerns». 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT367 La tesi unitaria relativa all’abuso di potere, asseritamente proibito dalla Excessive Fines Clause senza distinzioni quanto al profilo della natura della sanzione, fu altresì rigettata riaffermando invece la demarcazione sotto il profilo soggettivo, che rende «clearly inapposite» l’estensione di detta proibizione alle ipotesi dove siano stati riconosciuti alla parte privata i danni in questione («These concerns are clearly inapposite in a case where a private party receives exemplary damages from another party, and the government has no share in the recovery»). 15. La Due Process Clause ed il contrasto con il V ed il XIV Amendment La possibilità di un contrasto fra i punitive damages e il principio costituzionale del Due Process of Law, racchiuso nel quinto e quattordicesimo emendamento, si è posta stante la particolare classe di diritti che questi ultimi presidiano – la proprietà e la libertà – rispetto alla tutela costituzionale concernente il c.d. procedural due process, ovvero il diritto per ogni cittadino che sia coinvolto in una lite, civile o penale, ad essere fairly treated by government95, e che in particolare garantisca alla parte della lite, come sancito nel caso Logan del 1982, «the opportunity to present his case and have its merits fairly judged», ma anche concernente il c.d. substantive due process, interpretato in via di principio come divieto per il Governo di interferire con il mercato e gli interessi economici privati degli individui e tradotto nella prassi legislativa e giudiziaria come limite avverso talune tipologie di attività interferenti con la sfera proprietaria privata96. La questione del «method of awarding punitive damages», del processo volto alla definizione qualitativa e quantitativa del riconoscimento dei danni punitivi, è stata di conseguenza stigmatizzata presso la 95 Dimitrakopoulos, Individual Rights and Liberties Under the U.S. Constitution. The Case Law of the U.S. Supreme Court, Leiden, 2007, 115 ss., con riferimento al caso Mathews v. Eldridge, 424 U.S. 319, 1976, il quale ha sancito un livello concreto di ipostatizzazione del dettato del Due Process of Law che, nelle parole del Justice Powell, redattore della majoritarian opinion (6-2), identificava tre fattori: «First, the private interest that will be affected by the official action; second, the risk of an erroneous deprivation of such interests through the procedures used, and the probable value, if any, of additional or substitute procedural safeguards; and finally, the Government’s interest, including the function involved and the fiscal and administrative burdens that the additional or substitute procedural requirement would entail». 96 La demarcazione fra substantive e procedural due process è quanto di più intensamente dibattuto nel diritto statunitense, non può dirsi a tutt’oggi pacificamente esistente una chiara differenziazione dei due ambiti le prospettive normative dei quali, come nel caso discusso in epigrafe, sono stabilmente destinate ad intrecciarsi: «[…] the original meaning of the Fifth and Fourteenth Amendment Due Process Clauses is arguably more widely disputed today than at any time since the late 1930s», cfr. Williams, The One and Only Substantive Due Process Clause, in Yale L. J., 120, 2010, 4014 ss. 11.indd 33 18/04/14 15:47 368 SALVATORE TOLONE AZZARITI Suprema Corte come un elemento problematico in una serie di sentenze, che può ritenersi tracciare un arco di circa due decenni fino al caso noto come Haslip del 1991 che sancì un giudicato in stretto proposito. Mancanza di criteriguida e contrasto con la Due Process Clause Si fa risalire97 al caso Aetna Life Insurance Co. v. Lavoie98 l’acme e la presa d’atto di come (nella fattispecie nello Stato dell’Alabama) si potesse prefigurare un contrasto fra la Due Process Clause del fourteenth amendment e l’applicazione della disciplina statale sui punitive damages a causa della mancanza di criteri idonei a governare il riconoscimento di questi ultimi. Poco tempo dopo la questione si ripropose muovendo dallo Stato del Mississippi99, profilandosi altresì con nitidezza il terreno del conflitto summenzionato, e che fu delineato dalla Justice ‘O Connor in opinione concorrente con il Justice Scalia. Nella materia de qua il sistema normativo dello Stato constava come unico, esclusivo requisito dell’identificazione del presupposto fornito dall’elemento psicologico del defendant, secondo le tipiche forme prima menzionate, quanto conseguiva come potere delle giurie inerente il cur ed il quantum del riconoscimento dei danni punitivi poteva quindi spaziare secondo arbitrio, risolvendosi nella concessione di qualunque somma come conseguenza di qualunque fattispecie incriminabile in base al law of tort. La Justice ‘O Connor, evidenziando la unpredictability di tali riconoscimenti di danni si esprimeva sul punto in maniera inequivocabile: «In my view, because of the punitive character of such awards, there is reason to think that this may violate the Due Process Clause [....] Punitive damages are not measured against actual injury, so there is no objective standard that limits their amount». Anche il già menzionato caso Browning-Ferris Industries, seppur come visto sviluppatasi nel campo dell’eventuale violazione della regola sugli excessive fines, aveva avuto modo di focalizzare il medesimo problema, ovvero l’assenza di direttive disciplinanti il potere delle giurie. Anche in tal caso, analogamente, il Justice Brennan poteva rilevare: «Without statutory (or at least common-law) standards for the determination of how large an award of punitive damages is appropriate in a given case, juries are left largely to themselves in making this important, and potentially devastating, decision». Sempre in Browning-Ferris Industries la Justice ‘O Connor ribadiva il problema con il medesimo senso critico, sintetizzabile nei «[…] vagueness and pro97 Di peculiare interesse, posta la vicinanza cronologica al giudicato principale in questione, l’intervento di Hart, The Constitutionality of Punitive Damages: Pacific Mutual Life Insurance Co. v. Haslip, in Cumb. L. Rev., 1990-91, 588, e di Stewart e Piggott, Punitive Damages Since Pacific Mutual Life Insurance Co. v. Haslip, 16 Am. J. Trial Advoc., 1992-1993, 693. 98 475 U. S. 813 (1986). Il caso vide tuttavia la Corte pervenire alla questione di costituzionalità ma su base diversa rispetto a quella evocata in epigrafe. 99 Bankers Life & Casualty Co. v. Crenshaw, 486 U.S. 71 (1988). 11.indd 34 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT369 cedural due process problems presented by juries given unbridled discretion to impose punitive damages». 16. (Segue): il caso Haslip Il contrasto in questione, e quindi l’esame delle procedure adottate dalle giurie nella concessione dei punitive damages alla luce della Due Process Clause, è stato espressamente valutato nel caso Pacific Mutual Life Insurance Co. v. Haslip100. Il tipo di procedure adottate e l'illimitatezza del potere delle giurie Riconoscimento di legittimità del procedimento e delle istruzioni La Supreme Court ribadì che, in prospettiva generale, il procedimento volto al riconoscimento dei punitive damages, quando ancorato alla discrezionalità della giuria cui consegue la rivisitazione di una corte all’uopo appellata, è da reputarsi rispettoso del principio di cui al fourteenth amendment. Più nel dettaglio però, nel riconoscere in generale la fondatezza del problema che conseguirebbe dall’attribuzione di un illimitato potere discrezionale alla giuria o anche alle stesse corti statuali, essa si espresse disattendendo l’aspettativa principale che concerneva proprio la selezione ed i criteri euristici relativi a procedure ammissibili o inammissibili alla luce del criterio del Due Process101, rilevando al contrario come «a mathematical bright line cannot be drawn between the constitutionally acceptable and the constitutionally unacceptable that would fit every case». Essa però ammise che sussiste una rilevanza dell’istanza di costituzionalità quando è fondata sulla valutazione dei criteri forniti alle giurie dalle corti, in punto della loro rispondenza a ragionevolezza e adeguatezza («general concerns of reasonableness and adequate guidance from the court when the case is tried to a jury properly enter into the constitutional calculus»). In tal senso, entrando nel merito della fattispecie concreta che le era sottoposta, la Corte affermò che il caso Haslip, sebbene connotato da una ampia divergenza fra l’ammontare dei danni punitivi riconosciuti ed i danni effettivi realmente accertati, non comportava alcuna violazione della Due Process Clause in quanto le istruzioni seguite dalla giuria avevano fornito al riconoscimento finale sia l’obiettività dei criteri valutativi che la completa tutela procedurale. Dove risiedessero tale obiettività e tale tutela fu indicato come segue. Si ritenne presso la Supreme Court che la corte presiedente il procedimento avesse posto adeguati limiti alla discrezionalità della giuria a mezzo di istruzioni aventi come contenuto l’illustrazione delle finalità deterrenti e retributive dei punitive damages102, l’indicazione che la giuria considerasse 100 111 S. Ct. 1032 (1991). Stewart e Piggott, op. cit., 694. 102 Finalità che potevano dirsi conseguite seguendo determinati criteri che la Corte stabiliva: «(a) whether there is a reasonable relationship between the punitive damages award and the harm likely to result from the defendant’s conduct as well as the harm 101 11.indd 35 18/04/14 15:47 370 SALVATORE TOLONE AZZARITI il tipo di torto nonché il grado dell’elemento soggettivo che lo connotava, e rammentando che la comminazione dei danni punitivi era solamente eventuale e non obbligatoria. Altresì il post-verdict hearing da parte della corte statuale103 si reputò essersi svolto seguendo i parametri rinvenibili nel caso Hammond e nel caso Green Oil104, che esplicitavano a loro volta i criteri da osservarsi per le post-trial review con ciò addizionando ulteriori canoni per dar luogo a tale operazione, e che la Supreme Court poté così qualificare meaningful and adequate. Da ultimo l’intervento della Corte Suprema dello Stato dell’Alabama, che aveva potuto rivedere l’intero processo e controllare le attività della corte e della giuria, garantiva a dire della Corte Costituzionale Federale la ragionevolezza dell’esito del procedimento. Dal punto di vista sistematico l’esito generale del caso Haslip fu sicuramente inferiore alle diffuse aspettative. Sebbene sia stata ammessa l’esistenza di limiti all’attività delle giurie nella concessione di danni punitivi, per il resto le motivazioni si limitarono alla ricognizione della fattispecie concreta ed alla valutazione di congruenza della legislazione dell’Alabama, evocata nel caso, con il dettato del fourteenth amendment. Il Justice Blackmun, estensore del provvedimento per la maggioranza dei componenti della Corte, assumendo il tema del traditional common law approach per la determinazione dei danni punitivi, lo ritenne riducibile al minimo contenuto dell’attività determinativa della giuria ed all’assunzione, da parte di quest’ultima, del criterio di base per la commisurazione della somma da concedere al plaintiff nella «gravity of the wrong and the need to deter similar wrongufl conduct». Ulteriormente, costitutivo di siffatto traditional approach, che la «jury’s determination is then reviewed by trial and appellate courts to ensure that it is reasonable». that actually has occurred; (b) the degree of reprehensibility of the defendant’s conduct, the duration of that conduct, the defendant’s awareness, any concealment, and the existence and frequency of similar past conduct; (c) the profitability to the defendant of the wrongful conduct and the desirability of removing that profit and of having the defendant also sustain a loss; (d) the ‘financial position’ of the defendant; (e) all the costs of litigation; (f) the imposition of criminal sanctions on the defendant for its conduct, these to be taken in mitigation; and (g) the existence of other civil awards against the defendant for the same conduct, these also to be taken in mitigation». 103 Ai tempi del caso-fonte in Alabama era già stata approvata, nel 1975, una rigorosa riforma della legislazione in materia di punitive damages. La procedura relativa consta della previsione delle istruzioni da fornire da parte del giudice a quo alla giuria, di una revisione del trial della giuria da parte della corte, e da una ulteriore revisione in caso di appello. Sulle direttive post-trial volte alla correzione di eventuali riconoscimenti eccessivi sanciti dal caso Hammond v. City of Gadsden [493 So. 2d 1374 (Ala. 1986)], cfr. inoltre Hart, op. cit., 592 ss. 104 Green Oil Co. v. Hornsby, 539 So. 2d 218, 223-24 (Ala. 1989). Cfr. Stewart e Piggott, op. cit., 695, n. 22. 11.indd 36 18/04/14 15:47 La limitazione al rilievo della sola valenza processuale della Due Process Clause PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT371 Come può evidenziarsi nessuna valutazione su limiti altro che procedurali – qualificati peraltro soddisfatti da objective criteria – fu espressa dalla Corte, in particolare apparve non dirimente la proporzione del rapporto fra actual damages e punitve damages awarded sul quale anzi si disse: «We are aware that the punitive damages award in this case is more than 4 times the amount of compensatory damages, is more than 200 times the out-of-pocket expenses of respondent Haslip, […] and, of course, is much in excess of the fine that could be imposed for insurance fraud […]. Imprisonment, however, could also be required of an individual in the criminal context. While the monetary comparisons are wide and, indeed, may be close to the line, the award here did not lack objective criteria». Fra gli appunti che la Justice ‘O Connor sviluppò in dissenso avverso i criteria individuati dalla maggioranza – di peculiare importanza per quanto costituì la premessa di successive azioni di legittimità costituzionale – v’era la reiterazione della sua critica verso la unpredictability della procedura, fondata cioè sull’assenza di ogni prevedibilità precisa su quanto possa consistere l’ammontare finale della somma richiesta con funzione punitiva: «As is typical, the trial court’s instructions in this case provided no meaningful standards to guide the jury’s decision to impose punitive damages or to fix the amount. Accordingly, these instructions were void for vagueness». Le ulteriori critiche che si registrarono avverso la sentenza paiono principalmente focalizzate su un eccesso di particolarismo sulla fattispecie concreta riflesso nel giudicato, stigmatizzando – al contrario del dictum giudiziale – proprio la mancanza de facto di una netta chiarificazione dei limiti e dei criteri connotanti in senso obiettivo il procedimento, tali che dalla formulazione in Haslip potessero essere assunti su un piano recante carattere di generalità105, ed atta dunque a prevenire il contrasto con il principio del Due Process. 17. Il caso TXO Come risultava prevedibile, in breve tempo la Supreme Court tornò ad affrontare il medesimo problema posto da una vicenda che spiccava a causa del riconoscimento di danni punitivi per una somma pari a cinquecentoventisei volte i compensatory damages liquidati106. 105 Stewart e Piggott, op. cit., 698: «Since the Haslip decision, however, very few decisions have been delivered ruling the various state’s methods for determining punitive damages to be unconstitutional». 106 Koenig e Rustad, The Quiet Revolution Revisited: An Empirical Study of the Impact of State Tort Reform of Punitive Damages in Products Liability, in 16 Just. Sys. J., 1992-1994, 21 ss.; Rustad, In Defense of Punitive Damages in Products Liability: Testing Tort Anecdotes with Empirical Data, in 78 Iowa L. Rev., 1992-1993, 1 ss. 11.indd 37 18/04/14 15:47 372 Due Process Clause. Eccessività delle somme riconosciute. Eccesso di potere delle giurie SALVATORE TOLONE AZZARITI Il caso TXO costituì quindi la circostanza appropriata per ritornare, anche indirettamente, sul controllo dei punitive damages alla luce del fourteenth amendment107, ma assunse altrettanto un particolare rilievo il riesame degli objective criteria come sanciti in Haslip e che in questo caso lo stesso petitioner reputava di surrogare con altri parametri nella questione di costituzionalità sottoposta al vaglio della Corte. Quanto al resto degli elementi evidenziatisi per l’ipotetico conflitto con la Due Process Clause, segnatamente l’eccessività delle somme e l’eccesso di potere delle giurie, la Corte ribadì la linea di un controllo ridotto al minimum rappresentato dalle garanzie presenti nelle procedure attuate nei singoli Stati, mentre gli elementi della proporzione fissati in astratto dalla parte onde stigmatizzare a contrario le ricadute eccessive dei termini pecuniari del caso in esame furono respinti ribadendo ancora una volta nella deterrenza il momento funzionale tipico dell’istituto dei danni punitivi. Nella sua qualità di petitioner la TXO promosse un giudizio che involgeva la procedural Due Process Clause rilevando il lack of fair notice come sua ipotetica violazione, radicata nell’assenza di opportuno avviso concernente l’esito del processo che aveva poi condotto ad una sanzione punitiva per un ammontare pari alla somma versata in sede risarcitoria moltiplicata per cinquecentoventisei volte. Tale mancanza di prevedibilità precisa non fu reputata confliggente con il principio in discussione da parte della Corte Suprema, secondo la quale l’elemento che allinea la procedura per la comminazione di danni punitivi al principio stesso è la comunicazione della possibilità generica che una condanna a pagare i danni punitivi sia irrogata e che in tal caso essa sia collegata agli elementi che servono ad orientare l’ammontare della somma alla precipua funzione punitiva e deterrente. La domanda inoltre evocava la violazione del substantive Due Process, nel rilievo della grave compressione che subiva il diritto di proprietà a causa della magnitudo della somma richiesta in via punitiva. Più nel dettaglio la questione posta alla Supreme Court prese avvio anzitutto argomentando l’istanza più generale di un controllo relativamente più rigoroso sui punitive damages giustificato in base ad una demarcazione valoriale delle fonti: rispetto a quanto avvenga per le altre penalties di fonte legislativa i primi vengono accordati senza che i criteri atti a governare il relativo scrutinio degli elementi costitutivi ed il computo pecuniario che ne consegue scaturiscano da una fonte (normativa) che riflette gli assetti valoriali voluti da un corpo rappresentativo della comunità. Il brief avanzato dalla parte alla Corte Suprema lamentava come il procedural due process risultasse violato presso la corte a qua dello Stato della Virginia, 107 TXO Production Corp. v. Alliance Resources Corp., 509 U. S. 443 (1993). Cfr. Rustad e Koenig, The Historical Continuity of Punitive Damages Awards: Reforming the Tort Reformers, in 42 Am. U. L. Rev., 1992-1993, 1269 ss.; Lens, op. cit., 1 ss. 11.indd 38 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT373 Due Process Clause. Heightened scrutiny e formulazione di quattro criteri indicando gli elementi critici nella vaghezza delle istruzioni fornite alla giuria ma anche nel loro contenuto, ovvero «the jury instructions served affirmatively to misguide the jury by encouraging it to place emphasis on a largely irrelevant and highly prejudicial factor, the wealth of TXO and its corporate affiliates». La TXO Corporation inoltre radicava a sua volta il richiesto heightened scrutiny in una serie di quattro objective criteria per verificare se il riconoscimento dei punitive damages avesse violato quella fundamental fairness insita nel principio della Due Process Clause. La fundamental fairness e la rationality rispetto alla Clause, secondo il petitioner, potevano dunque ipostatizzarsi in base a tali quattro parametri108; si riteneva essi siano idonei a delineare il perimetro entro il quale il riconoscimento del punitive damages dovesse essere accordato e commisurato, ed a contrario ridotto entro tali limiti quando l’ammontare «exceeds the bounds of contemporary and historical practice by orders of magnitude» e fosse stato accordato dunque da un’attività arbitraria della giuria, anche qualora avesse concorso una particolare e preminente giustificazione perché essi limiti fossero travalicati. La Supreme Court, nel rigettare la richiesta, contestò l’assunto elevato quanto all’aspetto procedurale, e cioè che la complessa attività volta al riconoscimento dei punitive damages fosse priva di garanzie analoghe a quelle rinvenibili nel processo di legislazione, tale da giustificare in via sistematica il richiesto heightened scrutiny come connesso ad una presunzione relativa di immanente arbitrarietà dell’attività delle giurie. Si ribadì che «Assuming that fair procedures were followed, a judgment that is a product of that process is entitled to a strong presumption of validity», evidenziando a contrario dunque che l’eventuale patologia inerente alla procedura volta al riconoscimento dei danni punitivi debba costituire oggetto di prova del ricorrente. Pur riconoscendosi che in taluni casi l’eccessiva divergenza fra l’ammontare delle somme accordate per casi apparentemente simili possa costituire un dato da tenere in considerazione, si criticò l’approccio comparativo (infragiurisdizionale ed intragiurisdizionale) insito nella formulazione dei criteria proposti dalla parte, specie quanto al terreno casistico-giustificativo che fu addotto a suo supporto. I punitive damages, si affermò, scaturiscono da una molteplice ed intangibile serie di fattori i quali a loro volta conducono le giurie a misurarsi in senso qualitativo con fattualità e circostanze uniche e mai prima 108 Testualmente: «(1) awards of punitive damages upheld against other defendants in the same jurisdiction, (2) awards upheld for similar conduct in other jurisdictions, (3) legislative penalty decisions with respect to similar conduct, and (4) the relationship of prior punitive awards to the associated compensatory awards». Cfr. TXO Production Corp., cit., 455 ss. 11.indd 39 18/04/14 15:47 374 Valenza assiologica della funzione deterrente SALVATORE TOLONE AZZARITI prodottesi: «Because no two cases are truly identical, meaningful comparisons of such awards are difficult to make». Di conseguenza la Supreme Court ribadì, mutuando dal giudicato in Haslip, che non si possa apporre una netta, «mathematical» demarcazione – con aspettative di generalità – fra casi conformi o non conformi alla Costituzione. I termini della proporzione in base ai quali la TXO Corporation reputava grossly excessive il risarcimento cui era tenuta, proporzione che si fondava sul rapporto fra il risarcimento di compensatory damages e quello di punitive damages di cinquecentoventisei volte superiori, furono respinti non in via di principio ma in via di un riorientamento assiologico che altro non produsse se non il permanere del solido, costante criterio costitutivo dell’istituto, la sua funzione deterrente e la sua applicazione alla classe di condotte che si intende punire. La Corte infatti ritenne corretto rimarcare – sulla base di un suo costante giudicato assunto alla precipua ratio dell’istituto – che termine di comparazione, premessa della proporzione, oltre ai danni effettivi fosse non di meno il «potential harm that might result from the defendant’s conduct», e che nel corso del processo la State Supreme Court of Appeals aveva accertato che la tipologia di comportamento posta in essere dalla TXO avrebbe potuto cagionare «danni per milioni di dollari ad altre vittime». Sulla stessa linea del rispetto del minimum procedurale, ma stavolta riconoscendo la sussistenza di una privazione delle garanzie del defendant e dunque la violazione dei suoi diritti in contrasto con il fourteenth amendment, la Corte nel caso Honda Motor Co. Ltd., et alii v. Oberg109 ebbe modo di ribadire il quadro di regole via via consolidatosi. Sono pur sempre le garanzie procedurali il campo di rilevanza principale alla luce dell’interpretazione della Due Process Clause rispetto ai danni punitivi, l’attività giudiziale di post-trial review è parte della tradizione del Common Law cui consegue che una limitazione quale quella identificabile nelle procedure dello stato dell’Oregon implica una divergenza da essa e quindi una violazione del precetto costituzionale. 18. Il caso BMW v. Gore e la formulazione di tre guideposts BMW of North America Inc. v. Gore110 rappresentò il primo caso a porre la questione dei punitive damages secondo l’aspetto della violazione 109 512 U.S. 415 (1994). Si veda Hallahan, Social Interests Versus Plaintiffs’ Rights: The Constitutional Battle over Statutory Limitations on Punitive Damages, in 26 Loy. U. Chi. L.J., 1994-1995, 405 ss. 110 517 U.S. 559 (1996). Cfr. McKee, The Implications of BMW v. Gore for Future Punitive Damages Litigation: Observations from a Participant, 48 Ala. L. Rev., 19961997, 175 ss. 11.indd 40 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT375 dei substantive rights ottenendo che la Supreme Court sancisse che il riconoscimento di un ammontare eccessivo a titolo di danni punitivi implica la violazione della Due Process Clause, superando dunque il consolidato livello dei procedural rights che, come visto nei precedenti giudicati, conteneva il campo di rilevanza costituzionale – giudicandolo compatibile – fornendo rilievo esclusivamente alla qualità delle istruzioni fornite alle giurie ed al rispetto del diritto ad appellare le decisioni di queste. La Corte ribadì la legittimità dei punitive damages come strumento legislativo degli Stati atto a punire determinate condotte e prevenirne in via di deterrenza la loro ripetizione, e ribadì altresì come sia proprio su questo calibro funzionale che essi risultino difficilmente definibili lungo un parametro obiettivo in termini del loro ammontare, per quanto differente ed eterogenee sono tanto la classe di condotte rilevanti ai fini della loro irrogazione tanto la moltitudine dei casi concreti cui esse possono vedersi applicate; essa inoltre111, richiamando i casi TXO ed Haslip, pose come ulteriore parametro di riferimento lo «State’s legitimate interests in punishment and deterrence». In particolare per la Corte risultò lesivo del principio espresso nella Due Process Clause che uno dei parametri per la commisurazione di tale grossly excessive award fosse stato individuato nell’intento, espressamente dichiarato dalla Corte dell’Alabama come giudice a quo, di far sì che la parte condannata mutasse le modalità commerciali che adottava anche in altri Stati e che avevano generato il danno dedotto nel processo, intenzione che quindi risultava costitutiva della magnitudo attribuita alla funzione deterrente nel caso concreto, incorporatasi nell’ammontare finale riflettente dunque in gran parte la condotta che il condannato aveva posto in essere presso altre giurisdizioni statali. Al contrario la Supreme Court sostenne esplicitamente che «a State may not impose economic sanctions on violators of its laws with the intent of changing the tortfeasors’ lawful conduct in other States». Ulteriormente essa produsse la formulazione di un test articolato su tre guideposts atto a comprovare o meno la excessiveness di un riconoscimento di danni punitivi, la premessa era che la Corte riteneva in violazione della Costituzione che il soggetto sottoposto a procedimento ricevesse fair notice, come nel caso in esame, solo della condotta avente rilievo ai fini della fattispecie e non anche della severità della punizione che ne può derivare. I tre «guiTale test dunque si fondava su parametri come il grado di riprovevolezdeposts» za della condotta del condannato (Degree of Reprehensibility congiuntamente definita anche Culpability), un criterio che normalmente avrebbe avuto una rilevanza di tipo soggettivo ma che fu assunto con riguardo agli effetti oggettivi ovvero alla tipologia di danno provocato dalla condotta del defendant, dunque ispirato ad un giudizio di concreta, effettiva valutazione del danno ex post più Limitazione territoriale delle giurisdizioni 111 11.indd 41 BMW v. Gore, cit., 568. 18/04/14 15:47 376 SALVATORE TOLONE AZZARITI che di astratta potenzialità di esso, con una normale gerarchia che poneva le condotte causative di danni patrimoniali ad un livello di minor gravità rispetto a quelle causative di danni alla salute o alla sicurezza, vieppiù se i danni in questione si erano ripercossi entro la sfera finanziaria di soggetti economicamente meno vulnerabili quali possono reputarsi gli acquirenti di auto di lusso. Altro test sanciva l’esame della disparità fra danno effettivo e danni punitivi (denominato Ratio, inteso appunto come ratio to the actual harm inflicted on the plaintiff), mentre l’ultimo test stabiliva la comparazione fra il riconoscimento a titolo punitivo ed altre sanzioni ad esso comparabili (Sanctions for Comparable Misconduct) che conduceva al test in base al quale «[…] comparing the punitive damages award and the civil or criminal penalties that could be imposed for comparable misconduct provides a third indicium of excessiveness». Il Justice Breyer nella sua autonoma concurring opinion focalizzò l’attenzione sul deficit di tassatività delle fattispecie («An intentional misrepresentation, made through a statement or silence, can easily amount to ‘fraud’ sufficient to warrant punitive damages») e di prevedibilità della proporzione della sanzione rilevabile presso lo statute dell’Alabama in materia di punitive damages, dato fatalmente idoneo ad aprire ad attività delle giurie segnate dall’arbitrariness, evidenziandosi infatti come fosse assolutamente assente uno «standard that readily distinguishes between conduct warranting very small, and conduct warranting very large, punitive damages awards. That statute permits punitive damages in cases of oppression, fraud, wantonness, or malice. […] But the statute goes on to define those terms broadly, to encompass far more than the egregious conduct that those terms, at first reading, might seem to imply». Ulteriormente stigmatizzò come la condotta del condannato BMW, secondo la peculiare linea di rilievo oggettivo e concreto prima evidenziata, non fosse meritevole della proporzione della condanna inflittigli alla luce del Ratio test posto il numero minimo di autoveicoli – fattori causativi del danno effettivo nella causa in questione – che era stato venduto nello Stato dell’Alabama. Il Justice Scalia, alla cui opinione aderì il Justice Thomas, partecipò in dissenso alla decisione ribadendo con una certa efficacia la sua interpretazione proceduralista della tutela fornita dalla Due Process Clause e come altresì, quanto ai danni punitivi, le incursioni da parte della Corte entro le sfere riservate alla giurisdizione degli Stati in nome di un concetto come la excessiveness, non esplicitamente menzionato nella carta costituzionale, siano sostanzialmente ingiustificate. Essenziale il pensiero che egli racchiuse nel seguente inciso: «I do not regard the Fourteenth Amendment’s Due Process Clause as a secret repository of substantive guarantees against ‘unfairness’ — neither the unfairness of an excessive civil compensatory award, nor the unfairness of an ‘unreasonable’ punitive award. What the Fourteenth Amendment’s procedural guarantee assures is an opportunity to contest the reasonableness of a damages judgment 11.indd 42 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT377 in state court; but there is no federal guarantee a damages award actually be reasonable». 19. Il VII Amendment ed il caso Cooper Industries (ovvero Cooper Industries Inc. v. Leatherman Tool Group Inc.)112 Limiti ed estensione della de novo review Il caso assume rilievo in ragione di aspetti procedurali generali, fissati dalla Corte Suprema, che riguardano il rapporto fra riconoscimento113 di danni (nell’accezione più generale) per grandezze eccessive e tipo di accertamento necessario al fine della sua revisione da parte del giudice appellato. La ratio di un simile problema non poteva che attrarre anche l’istituto dei punitive damages che costituirono da ultimi l’occasione per sancire il principio in esame. La previsione del VII Amendment («In suits at common law, where the value in controversy shall exceed twenty dollars, the right of trial by jury shall be preserved, and no fact tried by a jury, shall be otherwise reexamined in any court of the United States, than according to the rules of the common law») implica che, in via generale, una corte d’appello valuti solo le questioni di legittimità relative al trial di primo grado presso la giuria non anche concernenti le questioni di fatto affrontate e provate dalla corte a quo, quale appunto si presenta essere una valutazione sull’entità e sui termini della proporzione di un risarcimento accordato all’appellato. In una prima fase dell’evoluzione della vicenda furono attratte nel tempo le questioni relative all’eccessivo ammontare dei danni riconosciuti all’attore in primo grado in forma tale da non violare l’Amendment tale cioè che le corti di appello presero a giudicare in questa materia per abuse of discretion del giudicante di primo grado, fino alla consacrazione della regola che si ebbe nel c.d. caso Gasperini114 senza peraltro che anch’esso in particolare avesse attinenza con questioni relative ai danni punitivi, avendo ad oggetto danni compensativi. Vale premettere che, sotto la prospettiva del metodo, per stare ad un’essenziale fisionomia concettuale una de novo review è il tipo di giudizio di appello che non si svolge solo sulle questioni di legittimità, in base a questioni di fatto e di diritto derivate dal primo grado e come tali consacrate, ma entra anche nel merito delle stesse senza pregiudizio di vincolatività di quanto già sancito, sebbene al tempo stesso mantenendosi inibita l’apertura all’ingresso di nuove prove fuori che nei casi nei quali 112 532 U.S. 424 (2001). L’indicazione di apertura a scrutinio ulteriore della grandezza dei damage awards già concessi, nella loro accezione più ampia, si ha in Grunenthal v. Long Island R.R. Co., 393 U.S. 156, 1968, e prima ancora in Neese v. S. Ry. Co., 350 U.S. 77, 1955. 114 Gasperini v. Center for Humanities Inc., 518 U.S. 415 (1996). 113 11.indd 43 18/04/14 15:47 378 Riforma delle sentenze per abuse of discretion La necessità di una de novo review SALVATORE TOLONE AZZARITI sia stabilito dalla legge, in quanto la de novo review non implica di per se stessa una totale riapertura del caso già giudicato115. Il campo che, in una seconda fase, si delineò in generale riguardava dunque i punitive damages solo in quanto costituenti una delle aree di ripercussione della problematica relativa ai criteri adottati da parte delle corti d’appello nelle review generatesi dal riconoscimento dei danni; nel caso Cooper Industries invece tali complessità emersero e si articolarono nell’ambito specifico dei danni punitivi. L’iter che ne vide lo sviluppo si radicò in principio presso la Corte distrettuale dell’Oregon, che riconobbe originariamente i punitive damages e vide successivamente sollevata l’istanza di costituzionalità presso la Corte del Nono Circuito alla luce dell’asserita violazione dei guideposts formulati nel caso BMW v. Gore. Tale ultima Corte confermò l’originaria previsione nel suo ammontare, sancendo come l’assenza di volontà da parte del condannato di porre immediato rimedio agli effetti delle proprie azioni avesse appalesato un elemento soggettivo statuito come «indifferenza alle conseguenze giuridiche» che derivavano dalla propria condotta, ma fece ciò, esclusivamente, applicando il criterio dell’abuse of discretion, senza cioè dar luogo ad una de novo review rispetto alla quale il primo criterio si presenta come less demanding in base a quanto affermerà il Giudice Supremo. La Supreme Court stigmatizzò infatti l’assenza di questo livello di revisione presso tale ultimo giudicato focalizzando, a contrario, quanto conseguiva dall’assenza di quella generalità della regola che si è ritenuto finora di evidenziare in senso critico. Si pose in evidenza anzitutto come irrogare una condanna al risarcimento di tipo compensativo comporti, presso la giuria, dar luogo ad una determinazione essenzialmente fattuale, la cui entità cioè è commisurata su danni che si dimostrino da parte dell’attore come concrete loss, al contrario una condanna ai danni punitivi coinvolge finalità distinte, punitive – appunto – ed altresì deterrenti, sia in specie che in generale, il che implica che la condanna sia emessa dalla giuria come «expression of its moral condemnation». In ossequio al seventh amendment, all’interno dell’autonomia legislativa degli Stati concernente la previsione di fattispecie di punitive damages (qui emblematicamente equiparati alle criminal penalties), un’eventuale revisione giudiziale dell’entità dei danni accordati, qualora non siano sollevate questioni di costituzionalità, comporta quindi usualmente l’applicazione da parte della Court of Appeal dello standard di abuse of discretion. La Corte evocava altrettanto i limiti posti però all’autonomia legislativa in questione, rinvenibili – come prima evidenziato – dal XIV emendamento (Due Process) e dall’VIII emendamento (Excessive Fines), ribadendo come 115 Si riafferma ancora il giudicato della Corte Suprema del Delaware in Wilmington Trust Co. v. Baldwin, 195 A. 287 (Del. Super. 1937). 11.indd 44 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT379 i guideposts del caso Gore per essa rappresentassero ancora i giusti criteri per stabilire la linea di demarcazione fra le due sfere tutelate, e rammentava come, in sostanza, tutte le volte che fosse stata investita di analoga questione essa stessa vi avesse fatto fronte tramite una independent examination che appalesava l’esistenza e la rilevanza, in nuce, della multiformità delle ratio decidendi che presiedono volta per volta ogni singolo trial relativo ai punitive damages. Tale articolata fisionomia di un retto giudicato doveva dunque riflettersi nel momento in cui, in sede di appello, era riesaminata l’entità dei danni punitivi inflitti ad un appellant. Se cioè il livello di ipostatizzazione concreta della regola è connotazione essenziale ovvero costitutiva dei punitive damages allora «trial judges’ reasonable suspicion and probable cause determinations should be reviewed de novo that ‘reasonable suspicion’ and ‘probable cause’» are fluid concepts that take their substantive content from the particular contexts in which the standards are being expressed; that, because such concepts acquire content only through case-by-case application, independent review is necessary if appellate courts are to maintain control of, and clarify, legal principles; and that – de novo review tends to unify precedent and stabilize the law – are equally applicable when passing on district court determinations of the constitutionality of punitive damages awards». Il ricorso ad una de novo review in sede di appello per i punitive damages reputati eccessivi è dunque obbligatorio per la Corte appellata stante la peculiare natura che un tale giudizio implica; risolvendosi non in un giudizio sul fatto, l’esame della corte appellata sulla congruenza del giudizio di primo grado con il XIV emendamento ed il due process può dunque dirsi ossequioso di quanto sancito nel VII emendamento. 20. Il XIV Amendment nel caso State Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell116 Il caso rappresenta l’ennesimo intervento attinente alla misura eccessiva di punitive damages riconosciuti al plaintiff (in questa vicenda la som116 538 U.S. 408, 418 (2003). Si veda Hines, Due Process Limitations on Punitive Damages: why State Farm won’t be the Last Word, in Akron L. Rev., n. 37, 2004, 779 ss.; Lund, The Road from Nowhere? Punitive Damages Ratios After BMW v. Gore and State Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell, in 20 Touro L. Rev., 2004-2005, 943 ss.; Doskow, The State Farm Punitive Damage Multiplier in the Courts: Early Returns, in 17 St. Thomas L. Rev., 2004-2005, 61 ss.; Efting, Punitive Damages: will the Courts still Punish the Wrongdoer after State Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell, in 49 S. D. L. Rev., 2003 – 2004, 67 ss.; Leonard, State Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell: Refining BMW of North America Inc. v. Gore and further Restricting Punitive Damages, 38 U. Rich. L. Rev., 2003-2004, 545 ss.; Chanenson e Gotanda, The Foggy Road for Evaluating Punitive Damages: Lifting the Haze from the BMW/State Farm Guideposts, in U. Mich. J. L. Reform, 37:2 2004, 441 ss. 11.indd 45 18/04/14 15:47 380 SALVATORE TOLONE AZZARITI ma consisteva in centoquarantacinque milioni di dollari) e soprattutto esso sancisce una posizione più netta della Supreme Court in ordine alla precisa tassonomia da ricondurre ai guideposts enunciati nel già menzionato caso BMW, così riformulando radicalmente i criteri interpretativi adottati in merito dalla Corte Suprema dello Utah. La vicenda si generò dalla condotta di una compagnia assicurativa, valutata sia in sede giudiziale che in sede stragiudiziale, e vide come soggetto danneggiato, che richiese i danni punitivi, un suo assicurato a sua volta prima condannato a risarcire i danni provocati in un incidente stradale. Valutazione di una compagnia assicuratrice verso il cliente Il danneggiato (Curtis Campbell) aveva provocato infatti ad un gravissimo sinistro la cui dinamica apparve fin da subito evidente configurandone la sua responsabilità in toto, ma la sua compagnia assicurativa (State Farm Mutual Automobile Insurance) diede luogo ad un comportamento inusitato: «contested liability, declined to settle the ensuing claims for the $ 50,000 policy limit, ignored its own investigators’ advice, and took the case to trial, assuring Campbell and his wife that they had no liability for the accident, that State Farm would represent their interests, and that they did not need separate counsel». La sequenza dei fatti rilevanti in sede punitiva vede la condanna della giuria inflitta al sig. Campbell ed il tentativo da parte di State Farm di rifiutarsi di pagare più del limite assicurativo di cui godeva l’assicurato, un limite superato per $ 135.000; si rinvenne altresì rilevante il fatto che nonostante avesse avanzato l’impegno di proteggerne gli assets la medesima compagnia avesse al contrario rivolto un invito di estremo disprezzo al plaintiff: «put for sale signs on your property». Questo non solo non evitò che State Farm, da ultimo, dovesse pagare l’intera somma sancita come risarcimento alle vittime dell’incidente ma, ancor di più, fece sì che i coniugi Campbell individuassero nel comportamento della compagnia i presupposti di bad faith, fraud, intentional infliction of emotional distress. Il giudizio ebbe la caratteristica della già esaminata bifurcation, con i due distinti trial (risarcitorio e punitivo) posti dunque in sequenza; in ultima istanza esso condusse al riconoscimento da parte della giuria di due milioni e seicentomila dollari a titolo di compensatory damages e di centoquarantacinque milioni di dollari a titolo di punitive damages. In sede di revisione del trial da parte della corte si pervenne ad una sensibile riduzione dei due ammontare, per somme rispettivamente pari ad un milione e a venticinque milioni di dollari, ma la corte suprema dello Utah riportò l’ammontare dei danni punitivi alla cifra originaria di centoquarantacinque milioni di dollari facendo leva sull’applicazione dei tre guideposts del caso BMW v. Gore. 11.indd 46 18/04/14 15:47 Criteri interpretativi dei tre guideposts mutuati dal caso BMW 11.indd 47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT381 Il punto di partenza della Supreme Court nel formulare un principio che comporterà nel caso in esame la riduzione dell’ammontare della somma fu la ripresa concettuale dell’equiparazione funzionale fra i punitive damages e le sanzioni di tipo penale, laddove invece – come si affermò – essendo il livello di tutela del defendant più attenuato nel campo della responsabilità civile i punitive damages si ripercuotono direttamente sulla sfera giuridica protetta dalla Due Process Clause, in quanto «pose an acute danger of arbitrary deprivation of property»; alla luce dell’interpretazione autentica dunque le corti tenute al riesame dell’ammontare dei danni punitivi sanciti dalle giurie devono sviluppare le linee-guida come segue. Il degree of reprehensibility of the defendant’s misconduct deve essere valutato considerando se il danno sia stato fisico più che economico; se la condotta incriminata abbia prefigurato indifferenza o reckless disregard per la salute o l’integrità degli altri; se la condotta fosse altresì costituita da una serie continuativa di azioni ovvero da un atto isolato, così come se il danno sia stato conseguenza di un mero incidente ovvero di attività intenzionali. Si stigmatizzò presso la Corte Suprema come il caso in questione, in relazione a State Farm, fosse stato impiegato per punire l’illecita condotta dell’agenzia assicuratrice rilevata su tutto il territorio nazionale, anche al di là della giurisdizione di competenza della corte dello Utah e sebbene tali condotte non avessero avuto alcun nesso con il danno subito dal plantiff, in tal senso i Campbell avevano infatti esposto che tale tipo di prova aveva una finalità meramente dimostrativa della condotta generale di State Farm. Quanto alla seconda linea-guida, the disparity between the actual or potential harm suffered by the plaintiff and the punitive damages award, si affermò, stigmatizzando la ratio della decisione della corte dello Utah, come una relazione fra riconoscimento del danno effettivo per un milione di dollari e riconoscimento di danno punitivo per una somma di centoquarantacinque volte superiore fosse ingiustificabile in termini di ragionevolezza o di proporzione con il danno riconosciuto al plaintiff in sede compensativa. Pur riconoscendo ciò la Supreme Court espose un argomento meritorio di adeguato rilievo, specie per la radicale evoluzione normativa che successivamente essa fornirà rispetto all’istituto: «Because there are no rigid benchmarks, ratios greater than those that this Court has previously upheld may comport with due process where a particularly egregious act has resulted in only a small amount of economic damages […] but when compensatory damages are substantial, then an even lesser ratio can reach the outermost limit of the due process guarantee». 18/04/14 15:47 382 SALVATORE TOLONE AZZARITI Il terzo test, la valutazione comparativa rispetto alle sanzioni irrogate per condotte analoghe, forniva indicazioni di minor impatto euristico per quanto distanti dalla fattispecie in esame, pensando che l’ammontare sanzionatorio riconosciuto per una – assimilabile – misconduct (una condanna per gross fraud) era pari a diecimila dollari. 21. Williams v. Philip Morris. Due Process Clause. Esclusione dei punitive damages per soggetti estranei al procedimento Philip Morris v. Williams117 ha rappresentato per molti aspetti un epilogo delle determinazioni normative ma al tempo stesso un momento costitutivo di ulteriori questioni inerenti il futuro dell’istituto dei danni punitivi118. Campagne pubblicitarie e misrepresentation La vicenda si generò a causa della morte del sig. Williams causata dal fumo di sigarette, in particolare di una nota marca facente capo alla multinazionale Philip Morris, l’iter inerente la genesi dell’abitudine nociva assunta dal deceduto e la persistenza d’essa nel suo stile di vita con il convincimento di un’abitudine del tutto innocua fu ricostruito nei minimi particolari nelle allegazioni della parte procedente. Si dimostrò la negligenza del deceduto nel non considerare i pericoli mortali insiti nel fumo di sigarette; ne aveva assunto l’abitudine, quasi incoraggiato in tal senso, al tempo in cui aveva servito nell’Esercito negli anni ’50, e l’aveva mantenuta contro ogni tentativo di dissuasione fino al momento in cui la diagnosi di un male incurabile lo aveva convinto di essere stato ingannato sull’innocuità degli effetti del fumo di sigarette, generando in lui un senso di tradimento («feeling of betrayal»); nella sede del processo gli esperti dichiararono la sua profonda dipendenza dal fumo come fisiologica e psicologica al tempo stesso. Sinteticamente, gli aspetti principali possono essere così individuati. Sulla base dell’ipotesi di misrepresentation (in particolare le campagne pubblicitarie volte ad attenuare la consapevolezza degli effetti derivanti dal fumo di sigarette ed a negare ogni connessione fra esso ed i danni alla salute in generale) la vedova Williams condusse due distinte azioni nel processo, in conto proprio ed in conto del defunto marito, omogenee quanto al fondamento giuridico lamentato (fraud e negligence), tanto per i danni economici che per i danni morali, e per l’ottenimento della condanna ai danni punitivi. L’azione per conto personale condusse ad una condanna per danni economici pari a circa ventunomilacinquecento dollari ed a danni non-economic pari 117 549 U.S. 346, 2007. Colby, op. cit. Il medesimo intervento è altresì in 118 Yale L. J., 392 2008- 2009. I riferimenti qui riportati sono presi da tale fonte ultima. 118 11.indd 48 18/04/14 15:47 La determinazione della fraud in senso specifico sulla relazione con il soggetto concreto PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT383 ad ottocentomila dollari per ogni titolo di reclamo; l’azione per conto del marito condusse invece ad un riconoscimento della negligenza di costui pari solo al 50% a causa del suo stile di vita, il che escluse il riconoscimento su tale base dei danni punitivi, essi però, sulla base della fraud, pervennero ad un ammontare riconosciuto dalla giuria pari a settantanove milioni di dollari. Successivamente la trial court ridusse la cifra a titolo di punitive damages per una somma pari a trentadue milioni e la somma a titolo di danni non-economic fino a cinquecentomila dollari. Philip Morris invocò la Corte d’Appello dell’Oregon sulla base dei seguenti argomenti: quanto alla fraud, si invocò l’assenza di prove che dessero l’evidenza di una specifica attività di misrepresentation da parte della multinazionale verso il sig. Williams inteso individualmente, e che di converso desse l’evidenza che quest’ultimo l’avesse subita e che in essa avesse riposto una fiducia determinante delle sue abitudini; quanto alle istruzioni fornite alla giuria in ordine ai punitive damages, si asserì che queste erano state fuorvianti perché prive di riferimento ai criteri di contenimento relativi alla loro commisurazione, erano state cioè omesse le direttive concernenti la ragionevole comparazione fra il danno effettivo ed i danni punitivi in luogo invece dell’assorbenza della finalità punitiva stessa, ciò aveva prodotto un ammontare eccessivo della somma accordata a tale titolo. La configurabilità della fraud divenne cruciale nell’impianto decisorio che prese piede in quella sede, giacché non solo la Corte d’Appello la definì, al contrario, configurata nel comportamento del defendant ma anche perché con il suo riferirsi a soggetti anche solo potenzialmente interessati dall’influenza del comportamento stesso, sebbene non parti del processo in discussione, fissava degli elementi costitutivi della decisione in tema di danni punitivi e della susseguente presa di posizione opposta della Supreme Court119. 119 Lungo un inciso motivazionale sull’attività di misrepresentation posta in essere dal defendant e che avrà eco in molteplici, successivi giudicati la Corte affermava: «The first significant publicity about the effects of cigarette smoking on health came in the early 1950s, based on studies that showed that cigarette tar could cause cancer in mice and that established statistical correlations between smoking and lung cancer. Apparently as a result, total cigarette sales fell in 1953 for the first time in the twentieth century. In response to the publicity and falling sales, defendant, in cooperation with other tobacco companies, began a concerted campaign to undercut the impact on smokers and potential smokers of concerns about the consequences of smoking. The theme of the industry’s publicity campaign, which continued into the 1990s, was that the effect of cigarette smoking on health was unclear and that more research was needed before a definitive answer would be possible. As plaintiff explains in her reply brief: ‘Defendant understood that it could never prove [that] cigarettes [are] safe; it was enough, however, to make it appear that there was a legitimate controversy over the link between cigarettes and lung cancer so as to give smokers like Jesse Williams something to tell themselves while they continued smoking. The message [that] defendant communicated to Jesse Williams to create the necessary uncertainty was the message that there was doubt about the causal link between cigarette smoking and human disease’. According to plaintiff, defendant communicated this message to Williams and to smokers and non-smokers throughout Oregon and the rest of the United States over several decades. 11.indd 49 18/04/14 15:47 384 Due Process Clause e soggetti estranei al giudicato SALVATORE TOLONE AZZARITI La Corte statuale valutò che la decisione sui punitive damages fosse supportata da due su tre dei guideposts formulati nel caso BMW v. Gore, cioè ritenne individuate la reprehensibility of the conduct e la comparability of criminal sanctions, mentre carente il requisito della ratio of punitive and compensatory damages, tale interpretazione si collegava in maniera decisiva ad una lettura restrittiva della limitazione posta nel caso BMW all’estensione del riconoscimento di danni punitivi anche per i danni a soggetti non presenti nel giudizio, interpretata come riducibile a fattispecie di damages disomogenee quanto alle condotte del defendant denunciate e quanto a differenti tipologie di azioni intraprese. Fuoriusciva quindi da tale novero limitativo il tipo di comportamento che si imputava alla Philip Morris, che si sostanziava nella medesima condotta che aveva danneggiato in forma letale il sig. Williams e che parimenti danneggiava o poteva danneggiare gli altri abitanti dell’Oregon, tale che la Corte poteva sancire la reprehensibility della Philip Morris. La decisione della Supreme Court sul caso si tradusse in un rovesciamento dei principi fin’ora evidenziati, muovendo sul piano rescindente, anzitutto, dall’affermazione che l’irrogazione di punitive damages anche per danni in capo a soggetti non presenti o non rappresentati nel giudizio («strangers to the litigation») contrasta con la Due Process Clause concretandosi in un «taking of ‘property’ from the defendant without due process». La condanna nel caso Williams v. Philip Morris presentava questa fisionomia anzitutto perché violava il diritto riconosciuto in base al Due Process in capo al defendant di dedurre «every available defense» prima di pervenire al giudizio nei suoi confronti, fondare i punitive damages sulla asserita condotta di Philip Morris nei confronti di soggetti non presenti in giudizio recava implicita l’impossibilità per essa di poter controdedurre in ordine alle ragioni potenzialmente dedotte. Come secondo motivo si rilevò che l’assenza di precisa individuazione dei soggetti danneggiati, identificati nel loro numero, nella portata dei danni che avevano subito e nelle modalità per le quali si erano prodotti, implicava sottomettere il defendant ad una condanna di natura esclusivamente speculativa, dunque che reca una violazione del Due Process per il suo essere arbitraria, incerta e dunque priva di fair notice. La terza motivazione appariva da ultimo come una formulazione in termini di principio: «Finally, we can find no authority supporting the use of punitive damages awards for the purpose of punishing a defendant for harming others. We have said that it may be appropriate What makes the message fraudulent, in plaintiff’s view, is that defendant knew that there was no legitimate controversy about the health effects of smoking and that defendant itself had no doubt that cigarette smoking carried serious health risks, including the risk of lung cancer». 11.indd 50 18/04/14 15:47 Illiceità dei poteri della giuria quando essa punisca per danni a soggetti che non sono parte processuale PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT385 to consider the reasonableness of a punitive damages award in light of the potential harm the defendant’s conduct could have caused. But we have made clear that the potential harm at issue was harm potentially caused the plaintiff». Un giudizio sulla riprovevolezza non è la premessa per l’assunzione del bacino sociale impiegato a tal fine perché su di esso siano commisurati i danni punitivi; la minaccia derivante dalla misrepresentation al pubblico integra la prova dell’elemento della riprovevolezza ma non costituisce in sé causa sufficiente perché verso il pubblico si proietti il computo dei danni, quindi la Corte Suprema confermò la possibilità di intravedere la reprehensibility nel comportamento dell’accusato e nel rischio che si profilava per la collettività, ma al tempo stesso limitò in via esclusiva all’individuazione di tale elemento i margini dell’intervento della giuria, che diventano illeciti qualora da esso l’organismo si assuma il compito di punire il defendant per i danni prodotti a soggetti che non sono parte nel processo. In tal senso si ritenne del tutto appropriata l’istruzione che secondo Philip Morris si sarebbe dovuta dare alla giuria in luogo delle differenti istruzioni che al contrario erano state ad essa impartite, ovvero appariva del tutto razionale che all’organo fosse richiesto di impiegare i danni patiti da altri a causa dell’attività del defendant al fine (esclusivo) di espungere un criterio ragionevole per valutare il rapporto concreto sussistente fra i danni che Williams aveva patito e la riprovevole condotta della Philip Morris. Il caso Williams produsse dunque un’ulteriore evoluzione degli standard applicativi dei punitive damages: una giuria non può punire per i danni che sono causati a soggetti differenti dalla parte che nel giudizio rappresenta il plaintiff. 22. Exxon Shipping Co. v. Baker. La predictability come principio concorrente La vicenda che giunse alla valutazione della Supreme Court120 fu causata da un disastro ambientale molto noto alle cronache, probabilmente il più grave della storia statunitense, ovvero l’incidente di cui fu protagonista la petroliera Exxon Valdez in Alaska del 24 marzo 1989: il mezzo si incagliò su una scogliera presso lo stretto Prince William e quarantuno milioni di litri di petrolio furono dispersi in mare. 120 554 U.S. 471, 128 S. Ct. 2605 (2008). Si veda Nolte, op. cit., 377 ss.; Klass, Punitive Damages After Exxon Shipping Company v. Baker: The Quest for Predictability and the Role of Juries, in U. St. Thomas L. J., Vol. 7:1, 2009, 182 ss. 11.indd 51 18/04/14 15:47 La petroliera era comandata da un comandante che attraversava una dipendenza dall’alcool, fatto che era ben noto alla Exxon, e, di più, versava in stato di ebbrezza alcolica proprio al momento del fatto. Il caso segna un percorso ventennale della Corte Suprema la quale in prima istanza dovette far fronte ad una questione di competenza per materia in quanto l’incidente era avvenuto in acque navigabili soggette al federal maritime law non dunque sottoposte alla sovranità di alcuno Stato specifico, ed era alla luce di tale fonte (che si avvale perlopiù dell’attività giurisprudenziale e non di statute) che occorreva valutare il riconoscimento di danni da parte della giuria. La peculiare connotazione esegetica della vicenda fece si che l’analisi della Corte, specie per l’apporto del Justice Souter, si sviluppasse per ampli orizzonti concernenti gli aspetti contemporanei dell’istituto e la sua relazione con il resto del diritto nonché con gli altri ordinamenti giuridici, da tale profilo e dai suoi aspetti si sviluppò quindi la valenza di un caso che recava una profonda meditazione sull’istituto, emergendo in particolare – fra le altre – quanto all’istanza che si definiva nella prevedibilità della sanzione intesa come un radicato principio d’equilibrio di ogni teoria dei punitive damages in Common Law: «Thus, a penalty should be reasonably predictable in its severity, so that even Justice Holmes’s ‘bad man’ can look ahead with some ability to know what the stakes are in choosing one course of action or another121. And when the bad man’s counterparts turn up from time to time, the penalty scheme they face ought to threaten them with a fair probability of suffering in like degree when they wreak like damage […] (noting the need ‘to reduce unjustified disparities’ in criminal sentencing ‘and so reach toward the evenhandedness and neutrality that are the distinguishing marks of any principled system of justice’). The common sense of justice would surely bar penalties that reasonable people would think excessive for the harm caused in the circumstances». Mancanza di seguito del giudicato La ratio della predictability fu da ultimo individuata in un principio di proporzione 1:1 con i danni di tipo compensatory, esito di un processo analitico che aveva valutato positivamente il modello adottato nel campo penale con il Sentencing Reform Act del 1984, in seguito ad aver escluso la possibilità di imposizione di massimali assoluti, in quanto in tal caso non prevedibile è proprio l’ammontare cui possa dar luogo un evento dannoso. In tal senso appare del tutto evidente una patente incompatibilità nella fondazione di un principio che in nome della predictability incide fortemente sul c.d. rationale dei punitive damages elidendone alla radice la funzione, ciò in quanto, pur identificato quest’ultimo nella «retribution and deterrence» si procede in seguito rendendo i danni punitivi una funzione paritaria di quelli compensativi. 121 Il Justice Souter si riferiva al celebre Holmes, The Path of the Law, in 10 Harv. L. Rev., 1897, 457 ss. 11.indd 52 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT387 Pare non esservi nelle corti statunitensi alcun seguito al principio ed alla conseguente formulazione dell’istituto qui così delineatisi122. 23. Danni punitivi e breach of contract nel dibattito statunitense. Disomogeneità fra le fattispecie regolative nei distinti ambiti del Common Law. La dottrina statunitense e l’assunzione del breach of contract come elemento nei punitive damages Demarcazione fra i due ambiti Come si è messo in luce richiamando l’esperienza inglese, l’esclusione del breach of contract o quantomeno del «mere» breach of contract123 dalle aree applicative dell’istituto è un principio consolidato e generale in tutti i Paesi di Common Law, per quanto siano rilevabili sporadiche pronunce che suggeriscono in dottrina la sua estensione anche a tale campo e, come segnalato, non pochi autori che – quantomeno – rilevano delle indicazioni ai fini della possibilità di superare tale limite124. Mentre però, come s’è evidenziato, la dottrina inglese procede dal punto di vista metodologico identificando l’embrione di un principio di risarcimento punitivo, nella casistica rappresentata da Attorney– General v. Blake, pienamente inserito in un caso di breach of contract e come tale sottoposto alla relativa, propria giurisdizione125, il diffuso, fittissimo dibattito statunitense (rectius, sui punitive damages così come disciplinati nel Common Law degli Stati Uniti) ha assunto fin dal principio (che può farsi coincidere con i primi decenni del XX secolo) pur con l’adozione della medesima terminologia vagamente differenziata solo dal ricorso alla testé richiamata esclusione del «mere» breach of contract, dei lineamenti che paiono atti ad attrarre il contratto e la fenomenologia che si reputa rilevante solo in via indiretta ovvero solo sotto il profilo fattuale nelle fattispecie rilevanti, rispetto quindi a differentemente articolate elaborazioni di nuove fattispecie di tort non di espressioni punitive evolutesi dall’apparato rimediale delle action for breach of contract. Nell’analisi generale sulle ipotesi in esame si suole puntualizzare che il principio che governa il law of damages in ambito contrattuale è di tipo esclusivamente compensativo e non punitivo, con la conseguente, relativa incompatibilità di forme di overcompensation; il fine dei relativi 122 Sebok, The U.S. Supreme Court theory of common law punitive damages: an inauspicious start, in Meurkens e Nordin (a cura di), op. cit., 144. 123 Sullivan, Punitive Damages in the Law of Contract: The Reality and the Illusion of Legal Change, in 61 Minn. L. R., 1976 –1977, 207 ss.; Schlueter e Redden, op. cit., 383. 124 Hardy, Punitive Damages for Certain Categories of Breaches of Contract?, in Meurkens e Nordin (a cura di), op. cit., 357 ss.; Benatti, Correggere e punire dalla law of torts all’inadempimento del contratto, Milano, 2008. Si veda altresì Simpson, Punitive damages for breach of contract, in 20 Ohio St. L. J., 1959, 284 ss. 125 Cfr. la pagina già citata in Burrows, Remedies, 2009, cit., 409. 11.indd 53 18/04/14 15:47 388 SALVATORE TOLONE AZZARITI procedimenti è di tipo risarcitorio non deterrente, la parte che subisce l’inadempimento ha diritto esclusivamente, a mezzo del risarcimento, ad essere virtualmente posto «in as good a position as he would have been if the defendant had not breached the contract». Alla base, altrettanto, risiedono le differenze strutturali – rilevanti in questa sede – fra damages scaturenti da tort ovvero da contract, risultando quest’ultimo ambito dipendente in via essenziale dalla strict liability, essendo invece il primo ambito ancorato al rilievo costitutivo dell’elemento soggettivo, ovvero alla responsabilità da fault sulla quale si poggia a sua volta l’elemento essenziale dei danni punitivi, trovando luogo nella specificazione di un elemento soggettivo in capo al defendant assunto a particolare riprovazione da parte dell’ordinamento. In tal senso si è costantemente affermato che una fattispecie di breach of contract difficilmente può integrare quel grado di disapprovazione che l’ordinamento presuppone invece ai fini dell’irrogazione dei punitive damages, così si è assistito di norma alla confutazione da parte delle corti dell’ipotetica rilevanza come tort di talune fattispecie di breach of contract connotate da malice o da bad faith del defendant. Altra netta demarcazione strutturale delle due aree di responsabilità è fondata sulla distinta natura del dovere che giustifica i diversi sistemi rimediali; il tipo di breach che genera una responsabilità in tort si reputa ripercuotersi su un dovere che riguarda la collettività nel suo complesso (breach of duty), al contrario il breach of contract si ripercuote normalmente su un dovere relativo ed esclusivo fra le parti, ciò legittima una differente prospettiva quanto al livello di antigiuridicità ravvisato nelle due diverse vicende patologiche del sistema, appare quindi del tutto consequenziale che le condotte che danno luogo alle distinte fattispecie di breach incontrino livelli di riprovazione affatto differenziati nell’ordinamento. Per un’ulteriore riprova dell’incompatibilità dei due sistemi può valere anche mettere in luce l’autorevole argomento critico che era speso avverso quanto classificato come «traditional view» dell’istituto, come nel caso della dottrina statunitense che dava conto dell’evoluzione giurisprudenziale in tal senso126. Allorquando cioè si accosta alla prospettiva ‘tradizionale’ che reputa che i danni punitivi non siano recoverable a mezzo di actions motivate sul breach of contract quanto viene profilato come exceptions a tale regola, quel che sembra emergere in realtà sono dei posizionamenti della vicenda contrattuale e del breach come uno fra gli elementi o la mera occasione anche attraverso i quali un tort sia stato perpetrato ai danni di un soggetto, il quale con molta difficoltà, su queste basi, agirebbe per la tutela del contratto: la dottrina pare aver individuato in tal senso, con valutazione 126 11.indd 54 Mc Namara, Tortious Breach of Contract in Oklahoma, 20 TULSA L. J., 1984, 234. 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT389 Eterogeneità dei piani probatori condivisbile seppur in via generica, l’ipotesi che tale azione sia preferita in virtù di un tempo di prescrizione più favorevole. La prima delle exceptions contemplerebbe una vicenda che sul piano oggettivo sancisce che «there must be a separated implied duty arising outside of the contract»127, e l’elemento psicologico non solo deve essere comprovato a differenza della regola della strict liability ma deve anche integrare una delle categorie formalizzate presso l’operatività dell’istituto e fin’ora esaminate, ovvero «malice, fraud, gross negligence, wantonness, or oppressive behaviour»; ciò posto appare del tutto evidente che i presupposti probatori atti a poter incardinare l’azione in sede di law of tort (per poi condurne l’evoluzione in sede punitiva) o in sede di breach of contract, giacciono su piani diversi. A fortiori quanto alla seconda delle exceptions, che verso una possibile estensione dell’istituto anche al breach of contract contemplerebbe esclusivamente il presupposto soggettivo, potendo venir meno quello oggettivo di un separated implied duty. Elaborare la consistenza di una vicenda meritevole di trattamento punitivo prescindendo dal rilievo (proprio dell’istituto) dell’elemento soggettivo equivale alla rinuncia di un elemento essenziale, di conseguenza occorre evidenziare come appaia che il breach in se stesso non potrebbe essere la causa della tutela risarcitoria punitiva invocabile ma uno degli elementi mediante i quali, per forme diverse, l’esistenza del presupposto foriero di particolare riprovazione dell’ordinamento deve essere dimostrata. La tipologia che molto da vicino può rappresentare quanto si intende evidenziare è integrata dalle ipotesi nelle quali si è assunta la bad faith come asserito presupposto dell’irrogazione di danni punitivi, come nel particolare settore dei contratti assicurativi e come è avvenuto ad esempio nel caso californiano Crisci v. Security Insurance Co.128 In questa casistica la costruzione teorica della fattispecie in tal senso ha visto dapprima focalizzare la sequenza degli obblighi gravanti sulle parti e, com’è pacifico, affiancare il fair dealing ed il duty of good faith agli obblighi testuali derivanti dal dispositivo in specie. Successivamente identificare un separate implied-in-law duty, diversamente descritto, enucleato e giustificato (e sul quale in questa sede occorre la mera presa d’atto), per poi pervenire alla chiarificazione che «it is the breach of this duty, not the contractual obligations, which will justify the award of punitive damages». 127 Notoria la costruzione dell’implied duty in relazione ad un titolare di un istituto di bellezza nel risalente caso Banfield v. Addington, 104 Fla. 661, 140 So. 893 (1932). Cfr. Coleman, Punitive damages for breach of contract: a new approach, in 11 Stetson L. Rev., 250, 1981, 255 ss. 128 426 P.2d 173 (Cal. 1967). Cfr. Thomas, Crisci v. Security Insurance Co.: The Dawn of the Modern Era of Insurance: Bad Faith and Emotional Distress Damages, in Nev. L. J., Vol. 2, 2002, 415 ss. 11.indd 55 18/04/14 15:47 390 Essenzialità dell'elemento soggettivo tipico dei punitive damages SALVATORE TOLONE AZZARITI Nella direzione dell’essenzialità di elementi soggettivi propri dei danni punitivi, ad esempio, pur se nell’ambito del law of tort, si è espressa di recente la Supreme Court della Nuova Zelanda in Couch v. AttorneyGeneral129 che, pur ammettendo l’astratta estensione dell’istituto alle ipotesi di una comprovata negligence, ha proceduto alla fissazione della precondizione di dimostrare in via addizionale una «species of negligence» propria dei punitve damages, nel senso di una subjective recklessness che si rileva «where the defendant consciously appreciates the risk of causing harm and deliberately runs that risk». Tentando di focalizzare il tema, seppur in una sintesi tanto estrema ma obbligata dalla notoriamente estesissima tematica, v’è da rammentare che, come ribadito anche dalla dottrina contemporanea, il sistema rimediale per il breach of contract non si fonda sull’imposizione del rispetto dell’obbligo contenuto nel dispositivo ma piuttosto su una combinazione fra un momento strettamente volontaristico su cui si confida per l’esecuzione della prestazione della controparte ed un momento alternativo per il quale occorre predisporre quelle misure che si generano a favore della parte adempiente a causa dell’avvenuto breach della controparte130. Questo aspetto è stato cruciale nel dibattito più recente che ha preso a guardare ai punitive damages in una prospettiva indiretta, di tipo funzionale più che strutturale e sistematica, laddove cioè si sono osservate talune «inefficienze» della tradizionale sistematica compensativa rispetto all’affiorare di istanze risarcitorie viste sotto nuova luce131. In tale filone critico, dagli effetti già autorevolmente focalizzati132, si colloca anzitutto la prospettiva creativa delle corti quanto alla fondazione del tortious breach of contract, ovvero di un «new tort that could apply to any sufficiently malicious breach of contract»133, ma altrettanto l’evidenziazione in senso critico mutuato dall’apporto fornito dai §§ 350 ss. del Restatement (Second) of Contracts, laddove peraltro si prevede (§ 355) che i punitive damages siano irrogati anche in ambito contrattuale qualora la condotta che dà luogo al breach sia al tempo stesso, se considerata autonomamente, costituente di un tort e quindi rilevante in tal sede per la condanna ad un eventuale risarcimento punitivo. Volendo sintetizzare, in tale quadro normativo, che tanto risente del precedente fondativo in materia, ovvero Hadley v. Baxendale134 la cui ratio rappresentava il timore delle incertezze che imprevedibilità ed incal129 [2010] NZSC 27. Sulle alterne vicende concernenti la definizione della fattispecie in Nuova Zelanda cfr. Deakin, Johnston, Markesinis, op. cit., 801. 130 Farnsworth, Legal Remedies for Breach of Contract, in Colum. L. Rev., Vol. 70, n. 7, 1970, 1145 ss. 131 Schlueter e Redden, op. cit., 387. 132 Treitel, Remedies for Breach of Contract, cit., 79. 133 Mc Namara, op. cit., 233 ss. 134 [1854] 156 Eng. Rep. 145. 11.indd 56 18/04/14 15:47 Profili problematici del breach of contract e dei rimedi relativi PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT391 colabilità dei risarcimenti recano nel mondo degli affari, la foreseeability di cui al § 351 (posto peraltro il non elevato grado di tassatività della nozione135) intesa come elemento da valutarsi in capo al defendant rispetto ai danni contrattuali da egli provocati, valutandosi cioè come limite al risarcimento avendo riguardo alla sua collocazione ideale al momento della conclusione del contratto, è individuata come un fattore costitutivo della under-compensation del danneggiato; altrettanto si reputa essere il requisito della ragionevole certezza dell’ammontare del risarcimento, sancito nel § 352. Altri aspetti problematici emergono in ragione degli oneri commisurativi e probatori del danno gravanti sul plaintiff, fattori che danno luogo a possibili errori tanto in sede di calcolo che in termini della stessa deducibilità di elementi per loro natura incommensurabili in maniera oggettiva (es. emotional distress, wounded feelings, ecc.) o dei fattori di costo legati al procedimento in se stesso (spese per la rappresentanza legale, consulenze per il processo, ecc.). Altri ancora in ragione dei diversi e concorrenti principi legati al principio della mitigation, che esclude dal perimetro della risarcibilità quelle che possono essere qualificate come avoidable loss. Questa fattualità ed i densi profili problematici che essa reca si inseriscono in forma altamente critica presso uno degli ambiti teorici tradizionalmente orientati ad escludere l’applicabilità dei punitive damages al breach of contract. Lungo tale ambito si assume infatti il presupposto della c.d. efficiency of breach of contract, ossia il principio per il quale il breach ha una natura efficiente da un punto di vista economico, questo perché si pone la parte obbligata di fronte all’alternativa – a satisfattorietà come minimo equivalente – se compiere la prestazione o dare luogo ad un inadempimento cui consegue un pieno risarcimento (full compensation) per la controparte che risulta però inferiore alla maggior utilità che ad essa deriva dalla mancata prestazione136. Tale tipo di lettura focalizza il beneficio collettivo che si ha quando l’utilità dell’inadempiente sia superiore alla perdita subita dalla controparte a causa del breach, da ciò si giustifica la riluttanza verso l’applicazione dei danni punitivi ad un settore che risulterebbe profondamente 135 Versteeg, Perspectives on foreseeability in the law of contracts and torts: the relationship between «intervening causes» and «impossibility», in Mich. St. L. Rev., 2011, 1500 ss. 136 A parte la nota elaborazione di Posner, Economic Analysis of Law, seventh edition, New York, 2007, cfr. altresì Scalise Jr., Why No «Efficient Breach» in the Civil Law?: A Comparative Assessment of the Doctrine of Efficient Breach of Contract, in Am. J. Comp. L., Vol. 55, n. 4, 2007, 722 «[…] breaching a contract will be so profitable for the party who breaches that he will be able to compensate the other party so that neither will be worse off economically than if the contract had been performed». Sul change of circumstances cfr. Cooter e Ulen, Law & economics, Boston, 2008, 262 ss. 11.indd 57 18/04/14 15:47 392 Aleatorietà della full compensation SALVATORE TOLONE AZZARITI alterato da fattori (es. deterrence) estranei alla ratio del contratto e della sua efficienza, vieppiù muovendo dall’assunto che la perdita subita dalla controparte sia fully recoverable. Gli elementi di fatto sopra indicati e la serie di voci che essi mettono in luce quanto alla criticità commisurativa legata ad essi, nonché la connessione che si è stratificata nei giudicati risarcitori fra la c.d. mental suffering e la c.d. bodily suffering (laddove si assume stabilmente che la prima ‘is properly a parasitic element’ rispetto alla seconda), fanno emergere come il presupposto della full compensation sia da reputarsi un’ipotesi eventuale ma non costante nella liquidazione dei compensatory damages137. Questo così sommariamente delineato è il terreno che alimenta ragioni di tipo dottrinario tendenti, per le più svariate ed eterogenee istanze138, a sopperire alle criticità del sistema risarcitorio ordinario sovrapponendo ad esse prospettive teoriche – per quanto autorevoli– per attuare le quali pare opportuno evocare l’estensione dei punitive damages al sistema rimediale del contratto. Quando però le ragioni da porre in evidenza sono quelle chiamate a supportare più strettamente la compatibilità del sistema dei danni punitivi con il law of contract occorre evidenziare che i principi e la ragioni che fissano la demarcazione appaiono inalterati. Possono in tal senso considerarsi le casistiche che hanno visto espliciti interventi ad excludendum delle corti, quanto alle ipotetiche sovrapposizioni fra l’elemento soggettivo della responsabilità contrattuale (rectius la sua irrilevanza per strict liability) in ordine alla sua omogeneità nella fondazione di una responsabilità in tort139 e quindi, per ipotesi, una responsabilità punitiva, come nel caso dei torts implicanti la c.d. products liability ed anche nello specifico la liability without fault. È un ambito della responsabilità dove, pur avendo con frequenza le parti invocato l’assenza tipica del riscontro dell’elemento soggettivo, le Corti hanno stabilmente proceduto nell’individuarlo secondo il law of tort ravvisandovi altresì i tratti rilevanti per i punitive damages in forme di volta in volta derivate dalle circostanze140. La classificazione delle tipologie di breach ‘sensibili’ ai punitive damages è, grosso modo, la medesima da un consistente arco di tempo141 137 Mc Namara, op. cit., 237. Cfr. Benatti, Correggere e punire, cit., 305 ss. 139 Deakin, Johnston, Markesinis, op. cit., 596 ss. 140 Schlueter e Redden, op. cit., 531 ss. Le tipologie vengono sintetizzate nella fraudulent misconduct, knowing violations of safety standards, inadequate testing and manufacturing procedures, post-marketing failures to remedy known dangers, failures to warn of known dangers before marketing. 141 Si osservi, quanto alla dottrina, in via convenzionale l’arco di tempo che va dall’influente intervento di Mc Namara, op. cit., 239 ss., all’opera sistematica di Schlueter e Redden, op. cit., 403 ss. Cfr. il dettagliato resoconto fornito da Benatti, Correggere e punire, cit., passim. 138 11.indd 58 18/04/14 15:47 PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT393 Indipendenza del tortius breach of contract (ne sono esempi il contratto di matrimonio, i contratti dove rileva il carattere fiduciario della relazione fra le parti, ed i contratti relativi a servizi di pubblica utilità) è può essere posta in luce nei suoi aspetti principali come segue. Il breach of contract integra un comportamento tortious, e quindi deve essere comprovata una fattispecie di responsabilità in tort che è indipendente dal breach, ovvero dove quest’ultimo si pone come una mera premessa fattuale, sia dal punto di vista oggettivo che dal punto di vista soggettivo. In tale guisa ad esempio è rappresentata la casistica giurisprudenziale che, districandosi entro la tradizionale «area grigia» della qualificazione alternativa fra misfeasance e non-feasance142, induce la classificazione di talune tipologie comportamentali mediante l’area di responsabilità in tort (conversion, forgery, tortious interference with business relationship), e quando si inquadra una casistica giurisprudenziale afferente direttamente al breach of contract occorre integrare l’elemento patologico – riducendolo così a dato fattuale della più ampia fattispecie – con l’elemento soggettivo rilevante in seno ai danni punitivi, pervenendo così a qualificare la fattispecie stessa come «intentional breaches of contract when accompanied by ‘willful acts of violence, malicious, or oppressive conduct’»143. Sommariamente si evidenzia come un’altra delle tipologie indicate (la fraudulent misrepresentation) è autorevolmente focalizzata nel Common Law inglese come ipotesi patologica alla quale è impedita la praticabilità come rimedio alla expectation loss, risarcibile solo mediante action for breach of contract, ponendosi dunque in via alternativa ad essa; ciò nel mentre si segnala che le giurisdizioni statunitensi recepiscono invece la possibilità di accogliere la domanda per il risarcimento della expectation per ipotesi che integrano la fraudulent misrepresentation, ma estendendo alla fattualità ed alla vicenda precontrattuale il rimedio del tort law e non viceversa144. Altra prospettiva può essere d’ausilio lungo questo esame prendendo in considerazione le tipologie che hanno reso rilevanti l’elemento della c.d. special relationship costituendo un termine di riferimento per le Corti che hanno irrogato per questi casi i punitive damages. Sono stati assunti a tale categoria i rapporti costituiti mediante contratti di assicurazione, deposito bancario, lavoro subordinato, franchising (nel rapporto tra franchisee e franchiser), rappresentanza legale, servizio pubblico in relazione agli utenti. 142 Cfr. Deakin, Johnston, Markesinis, op. cit., 178. Schlueter e Redden, op. cit., 394. 144 Treitel, Remedies for Breach of Contract, cit., 82. 143 11.indd 59 18/04/14 15:47 394 Valenza costitutiva della c.d. special relationship nel tortious breach of contract SALVATORE TOLONE AZZARITI Le premesse soggettive nelle valutazioni giurisdizionali che hanno condotto alle condanne per tort sono state fondate sulla differenza relativa di bargaining power fra le parti e la qualificazione per tortious breach of contract è stata rinvenuta nella violazione di un tort duty e non di un contractual duty di good faith e fair dealing. Da ultimo quindi, quanto si sta qui sostenendo in ordine ai limiti della c.d. «estensione dei punitive damages al breach of contract» pare essere comprovato osservando come le tipologie di quest’area di responsabilità divenuta rilevante per l’irrogazione di condanne punitive si siano ulteriormente dovute integrare addizionando altri elementi alla fattispecie, che conformano la dottrina della c.d. special relationship in caratura essenziale. Quando privi di questi elementi, che ne hanno giustificato la valenza operativa, le richieste di punitive damages per vicende generatesi nelle relazioni contrattuali sono state disattese dalle Corti, e ciò persino quando erano dimostrate condotte willful ovvero gross del defendant145, integrando cioè quell’elemento che però (solo) in sede di law of tort integra una fattispecie meritevole di sanzioni punitive e deterrenti. 145 Per tutti cfr. Harris v. Atlantic Richfield Co., (1993) 14 Cal. App. 4th 70, 17 Cal. Rptr. 2d 649. 11.indd 60 18/04/14 15:47
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