Abitare sostenibile Sezione Buone pratiche di Innovazione Sostenibile: schede tecniche con esempi di realizzazioni sostenibili. In questo numero ■ Le notizie diffuse in queste giorni sulle occupazioni abusive di alloggi, riportano all'attenzione il drammatico problema dell'emergenza abitativa, la cui mancata soluzione rischia di renderlo esplosivo dal punta di vista sociale. E' necessario contrastare con determinazione qualunque forma di illegalità, ma è anche necessario ragionare “a monte” sulle cause che hanno determinato criticità così acute del sistema abitativo, non in grado di fornire risposte ai ceti più poveri di popolazione, che la crisi ha fortemente acuito. Una priorità deve essere rappresentata da un ampliamento del parco di edilizia residenziale pubblica, settore in cui, a fronte di un patrimonio già esiguo ed ulteriormente ridotto a causa dei piani di vendita, va avanti la procedura di diemissione prevista dal D.L. 47/2014 promosso dal ministro Lupi (il 16 ottobre la conferenza Stato, Regioni, città ha dato l'intesa allo schema del decreto interministeriale sulle procedure di alienazione del patrimonio pubblico). Le ricadute sono tanto più preoccupanti in quanto, mancando da tempo un programma di finanziamento pluìriennale, si produrrà una ulteriore riduzione del patrimonio destinato alle fasce più deboli. In questa fase in cui rileviamo un progressivo “arretramento dello spazio pubblico”, sembra importante ribadire la necessità di una “responsabilità” e di un “impegno” dello Stato in un settore cruciale per la tenuta sociale del Paese. La CGIL ha individuando alcune priorità per affrontare l'emergenza. ■ La Legge di Stabilità in dirittura d’arrivo. Nella versione finale viene confermato il bonus 65%, ma alcune correzioni producono effetti riduttivi sulle capacità espansive del provvedimento. Bocciata dalla Ragioneria di Stato la riduzione dell’iva al 4% per le ristrutturazioni, che avrebbe amplificato l’effetto positivo degli incentivi. Risultano aumentate le ritenute sui bonifici pagati dal proprietario dell’immobile all’impresa che realizza i lavori agevolati. È stato eliminato anche il calo graduale delle percentuali di detrazione nel corso degli anni: scaduta il 31 dicembre 2015 la proroga delle aliquote del 65% e 50%, dal 1 gennaio 2016 si transiterà in modo immediato all'aliquota del 36%. Per ciò che riguarda gli interventi antisismici degli edifici in zone 1 e 2 di pericolosità, dal 1 gennaio 2015 la percentuale incentivata si abbasserà al 50, per poi scendere al 36% dall'anno 2016. ■ Politiche abitative - Disagio abitativo: condizioni di emergenza e proposte CGIL con dati sul disagio; Alienazione immobili pubblici: Intesa della conferenza Stato, Regioni, città sullo schema del decreto interministeriale (Mit-Economia, Affari regionali) - Notizie dai territori: Lazio: Proroga Piano Casa; Piemonte: Intesa Regione - CGI, CISL, UIL; Umbria: bando bonus affitti per famiglie monoparentali; Veneto: circolare esplicativa su Piano Casa. ■ Abitare sostenibile - Sblocca Italia: bocciatura riduzione dell'IVA al 4% su ristrutturazioni e ecobonus; Sostenibilità degli edifici: fase di consultazione pubblica del progetto di prassi di riferimento UNI “Sostenibilità ambientale nelle costruzioni, Strumenti operativi per la valutazione della sostenibilità”; Notizie dai Territori:Emilia Romagna: modifica allegati tecnici su prestazioni energetiche edifici, Lazio: pubblicazione nuove regole per certificazione energetica e sostenibilità; Lombardia: Piano energetico-ambientale e per edifici pubblici efficienti; Toscana: odg per efficientamento energetico immobili della Regione ■ Studi e ricerche - Statistiche catastali: fotografia dello stock immobiliare al 31 dicembre 2013:(Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate); Energie rinnovabili: stima delle ricadute economiche degli investimenti (studio Althesys per conto di Greenpeace); Green economy: Rapporto Green Italy (Unioncamere e Fondazione Symbola) ■ Buone pratiche di innovazione sostenibile - Emilia Romagna Ristrutturazione energetica di un edificio a Ferrara Politiche abitative newsletter 20 - 2014 La Newsletter si articola nell’approfondimento di quattro sezioni tematiche: le sezioni Politiche Abitative e Abitare Sostenibile dii cui si evidenziano le news a carattere nazionale e regionale, la sezione Studi e Ricerche che seleziona i report relativi ai temi precedenti e la sezione Buone pratiche di Innovazione Sostenibile, che mostra esempi di realizzazioni sostenibili. Politiche abitative Disagio abitativo: necessario un “Piano per l'emergenza” Le notizie diffuse in queste giorni sulle occupazioni abusive di alloggi, riportano all'attenzione il drammatico problema dell'emergenza abitativa, la cui mancata soluzione rischia di renderlo esplosivo dal punta di vista sociale. E' necessario contrastare con determinazione qualunque forma di illegalità. Il fenomeno delle occupazioni, infatti è sempre più legato anche ad infiltrazioni criminali che, sfruttando la necessità di risolvere un bisogno primario come quello della casa, gestiscono veri e propri racket delle occupazioni, assumendo il ruolo di “garante”, a fronte di tangenti estorte spesso in ragione di una condizione di estrema difficoltà o disperazione. E' necessario, tuttavia, oltre che intervenire con forme di contrasto, ragionare “a monte” sulle cause che hanno determinato criticità così acute del sistema abitativo, non in grado di fornire risposte ai ceti più poveri di popolazione, che la crisi ha fortemente acuito: ricordiamo solo le 650.00 domande di edilizia pubblica inevase presso i Comuni e gli ex IACP, le 265.000 sentenze di sfratto emesse per morosità negli ultimi 5 anni, le 400mila domande per il fondo di sostegno all'affitto presentate nel 2012, i 3 milioni di famiglie che hanno un'incidenza della spesa per l'abitazione sui redditi superiore al 40%) ed individuare misure adeguate per affrontare l'emergenza. Una priorità deve essere rappresentata da un ampliamento del parco di edilizia residenziale pubblica, settore in cui il patrimonio, già esiguo (4% del totale del patrimonio abitativo) si va riducendo a causa dei piani di vendita: dal 1993 sono stati venduti oltre 160milacon un evidente saldo negativo tra vendite e nuove costruzioni. Il settore fa sicuramente i conti con la necessità di una revisione degli enti gestori, ma la soluzione non può essere individuata nella dismissione del patrimonio. A fronte di una domanda inevasa in forte crescita, infatti, va avanti la procedura di vendita prevista dal D.L. 47/2014 contro l'emergenza abitativa, promosso dal ministro Lupi (il 16 ottobre la conferenza Stato, Regioni, città ha dato l'intesa allo schema del decreto interministeriale sulle procedure di alienazione del patrimonio pubblico), le cui ricadute sono tanto più preoccupanti in quanto, mancando da tempo un programma di finanziamento pluriennale, si produrrà una ulteriore riduzione del patrimonio destinato alle fasce più deboli. In questa fase in cui rileviamo un progressivo “arretramento dello spazio pubblico”, sembra importante ribadire la necessità di una “responsabilità” e di un “impegno” dello Stato in un settore cruciale per la tenuta sociale del Paese. La CGIL ha individuando in circa 400mila le famiglie che hanno immediato bisogno di un'abitazione a costi sostenibili e forme di sostegno al reddito ed alcune priorità per affrontare l'emergenza: ■ il sostegno al reddito, attraverso dotazioni adeguate ed una stabilizzazione dei fondi per l'affitto e per le morosità, che potrebbero confluire in una misura nazionale di contrasto alla povertà comprendente un trasferimento finanziario insieme a programmi di inclusione sociale e lavorativa, come previsto nella proposta del REIS (reddito di inclusione sociale) presentato dall'Alleanza Nazionale contro la Povertà; ■ l’ampliamento dell’offerta abitativa in affitto di edilizia residenziale pubblica e sociale, con canoni commisurati ai redditi delle famiglie, interessando prioritariamente il patrimonio esistente non utilizzato (immobili pubblici che necessitano di ristrutturazione edilizia o efficientamento energetico, immobili dismisssibili a titolo non oneroso ai Comuni secondo il percorso del federalismo demaniale, alloggi confiscati alla mafia, alloggi invenduti, da immettere sul mercato a costi sostenibili). La CGIL ritiene necessario un programma pluriennale di edilizia residenziale pubblica e sociale per l'attuazione del quale è indispensabile reperire finanziamenti destinati a tale scopo. Nell’immediato si devono rendere agibili gli alloggi pubblici non utilizzati (circa 20.000 unità), che spesso necessitano di ristrutturazioni, accelerando l'utilizzazione delle risorse disponubili. Il contrasto all’evasione fiscale attraverso la compartecipazione dei Comuni, potrebbe portare risorse importanti per istituire dei “Fondi Comunali per l'emergenza abitativa”. Sarebbe opportuno, inoltre, accelerare le procedure per l'utilizzazione dei fondi europei anche per la riqualificazione e l’efficientamento del patrimonio pubblico. E' importante presidiare il tema emergenza abitativa nella fase di definizione dei POR Regionali nell'ambito delle misure di inclusione e infrastrutturazione sociale. Intesa sulle procedure di alienazione di immobili pubblici La conferenza Stato, Regioni, città ha dato l'intesa allo schema del decreto interministeriale (Mit-Economia, Affari regionali) sulle procedure di alienazione del patrimonio pubblico. Il testo dell'Intesa La conferenza Stato, Regioni, città ha dato l'intesa allo schema del primo decreto attuativo previsto dal D.L. 47/2014 contro l'emergenza abitativa, promosso dal ministro Lupi, il decreto interministeriale previsto dall'art. 3, comma 1 lettera a) sulle procedure di alienazione del patrimonio di comuni, Iacp, enti e aziende casa comunque denominati. L'obbiettivo di recuperare risorse, attraverso l'alienazione del patrimonio pubblico, non fa i conti tuttavia con le complesse problematiche inerenti la gestione dell’edilizia pubblica, in una difficile fase caratterizzata da una domanda crescente. Il patrimonio interessato è quello costituito dagli alloggi di proprietà di Iacp, Comuni ed enti pubblici, limitatamente ai soli enti che dispongono di una “aggiornata anagrafe degli assegnatari”. Corsia preferenziale, a discrezione di ciascun ente gestore, deve essere attribuita agli alloggi dei cosiddetti condomini misti, “nei quali la proprietà pubblica è inferiore al 50%” e agli immobili “inseriti in situazioni estranee all'edilizia residenziale pubblica, quali aree di servizi” e “immobili fatiscenti”. In vendita dovranno andare anche gli immobili i cui costi di manutenzione “siano dichiarati insostenibili dall'ente proprietario, sulla base di una stima documentata dei relativi costi da trasmettere alla regione”. Sui tempi a partire dalla pubblicazione in Gazzetta, gli enti avranno 4 mesi per predisporre “specifici programmi di alienazione”, da ap- provare e sottoporre alla Regione per un “formale assenso”, che si considera acquisito dopo 45 giorni. Poi i piani vanno inviati al ministero delle Infrastrutture. Infine, le aste. Il prezzo di cessione è quello di mercato, intendendo il prezzo cosiddetto "normale" da calcolare in base al provvedimento dell'Agenzia delle Entrate del luglio 2007, “tenuto conto dei valori rilevati, per la medesima fascia e zona, dall'Agenzia delle Entrate”. Il valore finale a base d'asta “è determinato mediante perizia tecnica dal soggetto gestore”. Agli assegnatari degli alloggi viene riconosciuto il diritto di prelazione che va esercitata entro 45 giorni dalla comunicazione dell'esito dell'asta. ■ La Conferenza Unificata, visto il D.L. 47/2014, convertito dalla L. 80/2014, recante “Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per l’Expo 2015”; visto, in particolare, l’art. 3 del citato D.L. 47/2014 che, nel modificare l’art. 13 del D.L. 112/2008 stabilisce il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, previa intesa della Conferenza, approvano con decreto le procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei comuni, degli enti pubblici anche territoriali, nonché degli Istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, anche in deroga alle procedure previste dalla L. 560/1993; visto lo schema di decreto predisposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in attuazione delle disposizioni contenute nel citato art. 3 del D.L. .47/2014, diramato con nota prot. CSR 3269 P-4.23.2.13 del 6 agosto 2014, integrato successivamente con l’allegato B al testo, trasmesso con nota CSR 3579 P-4.23.2.13 del 10 settembre 2014; vista la nota di osservazioni e di richieste di modifica di carattere generale predisposta dal coordinamento tecnico interregionale competente in materia di edilizia, volte a condizionare l’espressione dell’intesa all’accoglimento di alcune condizioni ritenute imprescindibili, trasmessa in data 11 settembre 2014, prot. CSR3592 P-4.23.2.13; visti gli esiti della riunione tecnica tenutasi in data 11 settembre 2014, nel corso della quale le Regioni hanno espresso le proprie osservazioni di carattere pregiudiziale all’espressione dell’intesa già contenute nella nota sopra citata, riservandosi di formulare in breve tempo le puntuali proposte emendative all’intero testo del decreto, al fine di concludere positivamente l’iter istruttorio sul provvedimento; visti gli esiti dell’incontro tecnico svoltosi in data 23 settembre 2014, nel corso del quale le regioni hanno manifestato la necessità di poter disporre di un ulteriore lasso di tempo per definire le proposte emendative e l’ANCI ha segnalato la condivisione di alcune richieste formulate dalle regioni nella riunione tenutasi in data 11 settembre 2014; vista la nota contenente le richieste emendative allo schema di decreto in esame formulate dalla Commissione politica interregionale competente in materia di edilizia, trasmesse con nota prot. CSR 3889 P-4.23.2.13 del 1° ottobre 2014; visti gli esiti della riunione tecnica tenutasi in data 7 ottobre 2014 per concludere l’iter istruttorio sullo schema di provvedimento in esame, nel corso della quale sono state discusse le richieste di modifica al testo richieste dalle Regioni, concordate con l’ANCI e ritenute in gran parte accoglibili dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; visto il nuovo schema di decreto predisposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che.apporta le modifiche concordate con le Regioni e con l’ANCI, nel corso dell’incontro tecnico sopra indicato, trasmesso da ultimo, a seguito degli approfondimenti finali sul testo, con nota prot. 4122 P-4.23.2.13 del 15 ottobre 2014; vista la nota di osservazioni formulata dal Ministero dell’economia e delle finanze, trasmessa in data 16 ottobre 2014 prot. CSR 4147 P-4.23.2.13; visti gli esiti dell’odierna Seduta, nel corso della quale le Regioni, l’ANCI e l’UPI hanno espresso l’avviso favorevole alla conclusione dell’intesa; ■ sancisce l'intesa, ai sensi dell’art. 3, comma 1, del D.L. 47/2024, convertito dalla L. 2380/2014 sullo schema di decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministro dell’economia e delle finanze e del Ministro per gli affari regionale e le autonomie, recante la definizione delle procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei comuni, degli enti pubblici anche territoriali, nonché degli istituti autonomi per l case popolari, comunque denominati. Politiche abitative: dai territori Lazio: Piano Casa prorogato per altri due anni E' diventata legge la proposta n. 75 della Regione Lazio che interviene su alcune leggi regionali in materia di edilizia, urbanistica e di governo del territorio, tra le quali il Piano casa, prorogato per altri 2 anni, fino al 31 gennaio 2017. Il nuovo Piano prevede modifiche:l'eliminazione della premialità di un aumento di cubature del 10% sulla volumetria dell'intero piano attuativo del piano regolatore per le costruzioni nelle aree libere edificabili; l'introdu zione di norme che vincolano le risorse aggiuntive derivanti dal Piano casa alla realizzazione di opere e servizi per i cittadini: se non si potranno realizzare i servizi, secondo quanto stabilito dal Piano regolatore, è prevista infatti la cosiddetta "monetizzazione degli standard urbanistici", ossia un pagamento sostitutivo vincolato alle modifiche introdotte. Vengono cambiate le norme che andavano ad incidere sulla pianificazione urbanistica attraverso un sistema di deroghe, in particolare i cambi di destinazione d'uso, con relativo premio di cubatura, restituendo centralità alle Giunte e ai Consigli comunali. Cambia anche la disciplina del cosiddetto housing sociale. La percentuale dei nuovi interventi sulle aree libere da destinare a questo istituto passa dal 30 al 10%, ma per quanto riguarda gli interventi sull'esistente, cioè sugli edifici dismessi o mai utilizzati al 31 dicembre 2013, la percentuale passa dal 30 al 43%, con ulteriori 10 punti percentuali in più se l'housing sociale riguarda altri edifici già realizzati o in costruzione, di proprietà dello stesso soggetto privato. Viene prevista anche la possibilità di eseguire inter venti di sostituzione edilizia nelle fasce di rispetto, a patto che la ricostruzione abbia luogo nello stesso lotto o in uno confinante, fuori delle fasce stesse. Piemonte: Intesa Regione – CGI, CISL, UIL L'Assessore alla casa della regione ed i rappresentanti di CGIL, CISL, UIL, in un incontro svolto il 16 ottobre, hanno affrontato i problemi posti dalla L. R. 11/2014, stabilendo il seguente percorso: premesso che la riforma or ganizzativa delle ATC è un primo passo verso il processo di riordino, incremento ed efficientamento delle politi che per la casa; che la L.R 11/2014 ha ricadute sull'organizzazione degli uffici, sul servizio all'utenza e sulla sua articolazione territoriale; che il percorso di riorganizzazione deve mantenere criteri di omogeneità su tutto il territorio regionale e, per tale ragione, richiede una regia da parte della Regione Piemonte condivisa con le organiz zazioni sindacali confederali comparativamente più rappresentative; che è intenzione delle parti salvaguardare ed implementare il patrimonio pubblico di edilizia abitativa al fine della risposta all'emergenza su tutto il territorio regionale; le parti hanno stabilito di addivenire ad un accordo quadro, sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e dalle Fe derazioni di Categoria coinvolte nel processo di riordino, finalizzato alla salvaguardia quali-quantitativa dell'occupazione nel suo complesso. Su richiesta delle OOSS si è individuato un tavolo permanente Regione Piemonte, CGIL, CISL, UIL al fine di monitorare l'applicazione dell'accordo stesso. Umbria: bonus affitti, presentato il bando per le famiglie monoparentali Dal 5 novembre fino al prossimo 5 dicembre, sarà possibile presentare domanda di aiuto per l’integrazione del canone di affitto del proprio alloggio da parte dei nuclei familiari monoparentali composti da un solo genitore (ve dovo/a, separato/a, divorziato/a, celibe/nubile) e da uno o più figli minorenni o, se maggiorenni, disabili, con un’invalidità pari o superiore al 70%. Le agevolazioni consistono in un incentivo, pari alla caparra stabilita nel contratto di locazione, fino ad un massimo di 200 euro e in un contributo mensile sul canone di locazione stabilito nel contratto, corrisposto per 36 mesi, calcolato in base ad una “percentuale ideale”, pari al 10% dell’incidenza del canone di locazione annuo sull’ISEE 2014. Qualora la percentuale d’incidenza sia superiore a quella “ideale” stabilita, il contributo è pari all’eccedenza rilevata, fino ad un massimo di 2.400 euro annui (200 euro mensili). Nei tre anni insomma la Regione potrà erogare un massimo di 7.400 euro di contributo. Per i contratti di locazione registrati prima della data di approvazione della graduatoria definitiva, l’incentivo viene erogato all’inquilino, per quelli registrati dopo l’erogazione viene effettuata a favore del proprietario. I requisiti richiesti sono la cittadinanza italiana o di un paese che aderisce all’U.E. o di altri purché in regola con le norme sull’immigrazione; la residenza o attività lavorativa nella Regione da almeno ventiquattro mesi e la non titolarità di proprietà, comproprietà, usufrutto, uso o altro diritto di godimento su di un alloggio o quota parte di esso, ovunque ubicato. Sono ammessi anche i nuclei familiari che, alla data di pubblicazione del bando, sono ancora inseriti in altro nucleo familiare, purché si impegnino trasferire la residenza entro 240 giorni successivi alla data di approvazione della graduatoria definitiva. Gli alloggi devono essere ubicati nella Regione Umbria; far parte di un fabbricato costituito da almeno due alloggi; accatastati nelle categorie A/2, A/3, A/4, A/5, A/6 e avere una superficie utile non superiore a 95 mq. Nella graduatoria saranno privilegiate: famiglie in possesso di sfratto esecutivo, alloggi situati nei centri storici, lavoratori precari e nuclei inseriti nelle graduatorie comunali per l’assegnazione di alloggi di edilizia pubblica. Veneto: Piano Casa, adottata la circolare esplicativa La Giunta regionale del Veneto ha adottato in via definitiva una circolare esplicativa che fornisce indicazioni al fine di superare dubbi interpretativi e rendere uniforme l’applicazione delle recenti norme che reiterano il Piano Casa (L.R. 32/2013). L’ultima legge in materia ha apportato alcune rilevanti modifiche alla normativa del 2009 (n. 14) ma non ha introdotto un “nuovo piano casa”, prevedendo invece alcuni correttivi La circolare serve a sciogliere i dubbi e le osservazioni rispetto ad un testo complesso formulati dopo l'approvazione della terza edizione del Piano Casa. Si evidenzia, tra l’altro, che gli edifici oggetto di intervento devono ovviamente essere stati realizzati in base a regolare titolo abilitativo, in quanto gli interventi edilizi consentiti dalla legge regionale non implicano alcuna forma di condono o sanatoria. Abitare sostenibile Bocciata la riduzione dell'IVA al 4% su ristrutturazioni e ecobonus Nel Decreto Sblocca Italia, l’Iva al 4% non ci sarà. Lo ha definitivamente stabilito il Governo, dopo aver ricevuto la fiducia della Camera. L’ipotesi iniziale era di applicare un regime fiscale agevolato ai lavori che fruiscono delle detrazioni del 50% per le ristrutturazioni e del 65% per la riqualificazione energetica, portando l’Iva dal 10% o dal 22% al 4%, riduzione che sarebbe stata compensata portando al 10% l’Iva per le nuove costruzioni vendute dalle imprese. Sul possibile ritocco dell’Iva si è espressa negativamente la Ragioneria di Stato, evidenziando che un’azione di questo tipo porterebbe alla violazione delle direttive europee in materia fiscale, oltre che comportare il rischio di mancata copertura finanziaria. La Commissione ha evidenziato che, secondo la normativa vigente, l’Iva non viene applicata alle cessioni tra privati. Se la cessione riguarda impresa di costruzione e acquirente privato si applica l’aliquota del 4%, se l'immobile è adibito a prima casa. Diversamente l’Iva è del 10% o del 22% nel caso di immobili di lusso. La proposta avrebbe comportato maggior gettito per le imprese di costruzione di abitazioni principali e una perdita per le cessioni di immobili di lusso. Le perplessità della Commissione si sono concentrate anche sulla decorrenza temporale e sull’ambito di applicazione delle nuove aliquote.. L’elemento chiave che ha determinato la bocciatura è stato il timore di una reazione negativa da parte della Corte di Giustizia Europea, in quanto l’aliquota al 4% sarebbe stata “ultraridotta” e avrebbe necessitato di deroga specifica al momento della emanazione della prima direttiva Iva. Detrazioni per le ristrutturazioni: qualche informazione Nella legge di Stabilità è stata inserita la proroga delle detrazioni del 50% per le ristrutturazioni e del 65% per la riqualificazione energetica, disponibili per tutto il 2015. Ci sono, tuttavia, alcune modifiche. È stato eliminato il "decalage" che avrebbe permesso un calo graduale delle percentuali di detrazione nel corso degli anni (transizione al 50% e solo successivamente al 36%): La legge di Stabilità dispone infatti che, scaduta il 31 dicembre 2015 la proroga delle aliquote del 65% e 50%, dal 1 gennaio 2016 si transiti in modo immediato all'aliquota del 36% (ad eccezione di eventuali proroghe che potrebbero intercorrere a fine 2015). Non ci sarà nessuna riduzione graduale delle aliquote dunque. Per ciò che riguarda gli interventi antisismici degli edifici in zone 1 e 2 di pericolosità sismica (i cosiddetti interventi antisismici "qualificati"), non è stata prevista alcuna proroga dell'aliquota 65%: pertanto dal 1 gennaio 2015 tale percentuale si abbasserà al 50%, per poi scendere al 36% dall'anno 2016. Infine, sempre all’interno legge di Stabilità è presente l'innalzamento, dal 4% all'8% a partire dal 1° gennaio 2015, della ritenuta d'acconto sui bonifici pagati dal proprietario dell'immobile alle imprese che hanno realizzato i lavori agevolati con le suddette detrazioni Valutazione della sostenibilità degli edifici: prassi UNI-ITACA Sarà aperta fino al 19 novembre 2014 la fase di consultazione pubblica del progetto di prassi di riferimento UNI “Sostenibilità ambientale nelle costruzioni – Strumenti operativi per la valutazione della sostenibilità”, approvato nella riunione del Tavolo “Sostenibilità ambientale nelle costruzioni”, il 28 maggio. Il documento, frutto della collaborazione tra UNI e ITACA, l’Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e Compatibilità Ambientale, illustra - nella Sezione 0 di inquadramento generale - i principi metodologici e procedurali che sottendono al sistema di analisi multicriteria per la valutazione della sostenibilità ambientale, ai fini della classificazione degli edifici attraverso l’attribuzione di un punteggio di prestazione. La Sezione 1 della prassi di riferi- mento specifica i criteri per la valutazione di sostenibilità ambientale e il calcolo del punteggio di prestazione degli edifici residenziali. Output dell’attività condotta per il calcolo del punteggio di prestazione è la “relazione di valutazione”, effettuata su un singolo edificio e la sua area esterna di pertinenza, contenente gli esiti della valutazione rispetto ai criteri considerati. L’attività di elaborazione della prassi di riferimento, coordinata da UNI, ha visto il contributo di esperti di ITACA, attraverso rappresentanti di Regioni, iiSBE Italia, CTI, Politecnico di Torino, Politecnico delle Marche, Sapienza Università di Roma. Il processo di valutazione definito dalla prassi di riferimento si fonda sul Protocollo ITACA, uno strumento per la valutazione e certificazione del livello di sostenibilità ambientale di edifici di diverse destinazioni d’uso. Il Protocollo è promosso dalle Regioni Italiane e gestito da uno specifico comitato di gestione che oltre, a rappresentanti di queste ultime e di ITACA, ha visto la partecipazione di iiSBE Italia e di ITC-CNR. La prassi di riferimento per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici è sviluppata coerentemente con le norme europee sulla valutazione della sostenibilità nelle costruzioni, in particolare con le norme predisposte dal Comitato Tecnico CEN/TC 350 che ha elaborato una serie di norme a livello sia di edificio sia di prodotto edilizio. Abitare sostenibile: dai territori Emilia Romagna: prestazioni energetiche edifici, modifica allegati tecnici La Region ha approvato alcune modifiche agli Allegati 1, 2 e 3 della Delibera di Assemblea Legislativa 156/2008. Le novità sono contenute nella delibera di Giunta regionale 1577 del 13 ottobre 2014, un provvedimento “tampone”, precisa una nota della Regione, in attesa della riformulazione organica della normativa regionale in materia. Nell'allegato 1 viene modificata la definizione di “impianto termico”, in conformità a quella riportata dal D.lgs 192/2005 così come modificato dalla legge 90/2013, necessario per “perimetrare” correttamente l’ambito di applicazione di alcune disposizioni, con particolare riferimento a quelle relative alle modalità di conduzione, manuten zione, controllo ed ispezione degli impianti termici. Dell’allegato 2 e 3 , si propongono diverse modifiche. Facendo riferimento alla numerazione di cui all’Allegato 2: vengono riformulate le disposizioni di cui ai punti 8 e 9 in materia di limitazioni all’adozione di impianti termici diversi da quello centralizzato per gli interventi edilizi di nuova costruzione o nel caso di ristrutturazione di impianti esistenti. I limiti permangono nel caso di edifici di proprietà pubblica (la riformulazione operata rende le disposizioni regionali del tutto conformi alle disposizioni nazionali in materia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 59/2009); si prevede la modifica del punto 11 in materia di adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore per singole unità immobiliari nel caso di impianti termici centralizzati, in conseguenza a quanto previsto in materia dall’art. 25-quaterdecies della legge regionale 26/2004 (così come modificata dalla legge regionale 7 del 27 giugno 2014), dove si prevede che nei condomini debbano essere installati in ciascuna unità immobiliare sistemi individuali di termoregolazione e di contabilizzazione diretta o indiretta entro il 31 dicembre 2016; si prevede la modifica delle disposizioni di cui al punto 21 lettera b2) in materia di obbligo di impiego delle fonti rinnovabili di energia a copertura di una quota parte (progressivamente aumentata) dei fabbisogni di energia termica degli edifici di nuova costruzione. Lo step che prevede l’incremento dal 35% al 50% del limite minimo di copertura del fabbisogno con FER era previsto dalla previgente normativa regionale al 1° gennaio 2015: con la riformulazione operata, tale decorrenza viene posticipata al 1° gennaio 2017, allineando così la normativa regionale a quella nazionale di cui al D.lgs 28/2011. Lazio: pubblicate nuove regole per certificazione energetica e sostenibilità Sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio 84/2014, è stata pubblicata la Delibera di Giunta del 7 ottobre 2014 n. 654 con la quale la Regione ha approvato l'attuazione alle disposizioni di cui all'art. 16 del Regolamento Regiona le 6/2012 e aggiornato il cd. Protocollo Itaca Regione Lazio per gli edifici residenziali e non residenziali. In base a quanto stabilito disposto dall’art. 16, “Disposizioni finali”, del suddetto Regolamento Regionale 6/2012, con deliberazione della Giunta regionale dovevano essere stabiliti: a. il modello del certificato di sostenibilità ambientale; b. il modello dell’attestato di conformità del progetto; c. i punteggi da raggiungere per l’accesso a contributi e incentivi regionali legati alla sostenibilità ambientale degli edifici e modalità di erogazione degli stessi; d. i requisiti minimi dei materiali di cui all’articolo 4, comma 7; e. i criteri per verificare la conformità dei diversi sistemi di valutazione utilizzati rispetto ai requisiti richiesti dal protocollo regionale, ai sensi dell’art. 4, comma 9; f. la quantificazione degli oneri istruttori di cui all’articolo 10; g. i modelli di domanda di iscrizione agli elenchi regionali di cui all’art. 12; h. le linee guida per l’effettuazione dei corsi di formazione e di aggiornamento di cui all’art. 14; i. le linee guida per garantire l’uniformità sul territorio regionale nell’effettuazione dei controlli di cui agli artt.. 6 e 15. La delibera 654/2014 dà attuazione alle disposizioni relative alle lettere a), b), c), d), e), f), g), i) con l’allegato A, “Attuazione delle disposizioni finali di cui all’art. 16 del Regolamento regionale n. 6/2012”. Viene rinviata ad un successivo provvedimento, da adottare di concerto con l’assessorato competente in materia di formazione pro fessionale, l’approvazione delle “Linee guida per l’effettuazione dei corsi di formazione e di aggiornamento”, di cui alla lettera h) dell’art. 16 del Regolamento regionale 6/2012, in attuazione dell’art. 14 del regolamento medesimo. La delibera 654/2014 approva inoltre il documento di aggiornamento del Protocollo ITACA di cui all’Allegato “B”. Lombardia: Piano energetico-ambientale e per edifici pubblici efficienti L'assessore all'ambiente, all'energia e allo sviluppo sostenibile della Regione Lombardia ha illustrato, a un convegno nella sede di Confindustria, il Piano Energetico e Ambientale Regionale (PEAR) la cui adozione è prevista entro la fine del 2014. Il Piano mira tra l'altro a un taglio del 10% dell’approvvigionamento energetico da fonti fos sili e allo sviluppo dell'efficienza energetica. E' stato inoltre annunciato l'arrivo di un bando regionale rivolto ai Comuni che stanzierà 43 mln di euro, da fondi europei, per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici comuna li, attraverso interventi come installazione di pompe di calore, coibentazione e sostituzione di vecchi impianti. Toscana: odg per efficientamento energetico immobili della Regione La Commissione Controllo del Consiglio Regionale ha approvato un ordine del giorno per l’efficientamento energetico e l’installazione di energie rinnovabili sugli edifici di proprietà della Regione Toscana”.L'assessore regionale al bilancio e patrimonio, in merito alla riduzione dei costi di gestione del patrimonio immobiliare della Regione, ha spiegato che “ulteriori riduzioni delle spese di funzionamento si avranno attraverso l’efficientamento. Prima di tutto quello energetico, per il quale è in corso una gara bandita dal Cet su 8 tipologie di intervento: pubblica illuminazione, illuminazione interna, sistemi climatizzanti, sistemi passivi come vetri e cappotti termici, azionamenti, cogenerazione, fonti rinnovabili, telegestione e telecontrollo”. Inoltre, “altro efficientamento è quello relativo agli acquisti, dove abbiamo una centrale unica di committenza che sempre di più sta divenendo l’unico punto di acquisto regionale, con l’esclusione della sanità”. Studi e ricerche Statistiche catastali 2013 L’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le statistiche catastali che fotografa lo stock immobiliare al 31 dicembre 2013: diminuiscono del 5% le abitazioni ultrapopolari e aumentano quelle di tipo civile (+1,6%), signorile (+1,4%) e i villini (+1,4%). Lo stock immobiliare censito negli archivi catastali italiani consiste di quasi 73 milioni di immobili o loro porzioni. Lo stock è aumentato dell’1%, circa 680 mila unità più del 2012: è per quasi l’88% di proprietà di persone fisiche. Le unità immobiliari censite nelle categorie del gruppo A, dalla A1 alla A11 con eccezione della A10, sono abitazioni (34,6 milioni, circa 170 mila unità in più di quelle rilevate nel 2012): sono aumentate le abitazioni nelle categorie A1, A2, A3 (signorili, civili e di tipo economico) e A7 (ville e villini). Sono diminuite del 5% le abitazioni di tipo popolare e ultrapopolare (A4 e A5) e diell’1% quelle di particolare pregio (A9). Quasi il 90% delle unità residenziali è censito tra le abitazioni di categoria A2, A3 e A4. Lo stock è soprattutto di proprietà delle persone fisiche, circa 31,8 milioni di unità, il 92% del totale. Alle abitazioni censite corrisponde una rendita pari 16,6 miliardi di euro, circa 200 milioni di euro in più del 2012. Lo stock abitativo di proprietà delle persone fisiche presenta una rendita catastale complessiva pari a 15,2 miliardi di euro, 91,5% del totale. La rendita attribuita alle abitazioni delle PNF è pari a 1,4 miliardi di euro ed è pari a circa 3 milioni di euro per le abitazioni censite tra i beni comuni. Sempre in termini di rendita catastale, la quota delle abitazioni di proprietà delle persone non fisiche supera il 20% per le abitazioni signorili e le ville (A1 e A8) e assume particolare rilievo, il 60%, per le abitazioni di maggiore pregio (A9). La media nazionale della rendita catastale di un’abitazione è circa 480 euro; è circa500 euro per quelle di proprietà delle PNF, con punte di oltre 4 mila euro per le abitazioni di maggior pregio, sempre delle PNF. Inferiori a 100 euro sono le rendite medie delle abitazioni popolari, ultra popolari o tipiche dei luoghi. Stock immobiliare al 31.12.2013 Distribuzione stock immobiliare al 31.12.2013 La rendita catastale complessiva attribuita allo stock immobiliare ammonta nel 2013 a quasi 37 miliardi di euro, di cui il 60% relativa ad immobili di proprietà delle persone fisiche (22,3 miliardi di euro) e il restante 40% (14,6 miliardi di euro) detenuto dalle PNF. Risulta pari a circa 24 milioni di euro (solo lo 0,1% del totale) la rendita catastale dei Beni comuni censibili. Rispetto al 2012, la rendita catastale è aumentata dell’1,2%. La distribuzione della rendita catastale secondo la tipologia di intestatari per i diversi gruppi di immobili, rappresentata nei grafici di Figura 5, evidenzia per i gruppi B, D e E la quota preponderante delle rendite catastali delle unità di proprietà delle persone non fisiche. L’abitazione media censita in catasto ha 5,4 vani, leggermente più piccola quando è di proprietà delle PNF e con soli 3,4 vani, in media, quando si tratta di un bene di proprietà comune. La superficie media delle abitazioni censite, calcolata come rapporto tra superficie catastale complessiva e numero di unità, è pari a circa 116 m2; è inferiore a 100 m2 per le abitazioni in categoria A4, A5, A6 e A11 e va oltre i 200 m2 per le unità nelle categorie A1, A8 e A9. Rinnovabili, ricadute economiche Althesys ha sviluppato per conto di Greenpeace uno studio per stimare le ricadute economiche generate dagli investimenti in energie rinnovabili in Italia. La valutazione economica ha interessato in prima battuta l’anno 2013, per poi estendersi all’anno 2030, sulla base delle due “road map” denominate “Reference” e “[r]evolution”, contenute nel rapporto Energy [r]evolution Italia 2013. L’analisi economica considera il valore aggiunto diretto degli operatori del settore, i consumi indiretti (generati dai salari percepiti dai relativi addetti) ed il valore aggiunto relativo alle imprese fornitrici o clienti del settore delle rinnovabili (indotto). La stima ha considerato le diverse fasi della catena del valore e dieci diverse tecnologie. Nel 2013 le ricadute complessive sono stimate in circa 6 miliardi di euro: 4,3 sono di valore aggiunto diretto, 983 milioni sono i consumi indiretti e 660 milioni è il valore aggiunto dell’indotto. L’attività della filiera a maggior valore aggiunto è quella di generazione dell’energia, con circa 2,5 miliardi di euro (43% del totale); segue la fase di O&M, con un valore di 1,2 miliardi (20%) e la fabbricazione dei componenti, con circa 900 milioni di euro (15%). Il contributo dell’attività di progettazione ed installazione ammonta a 570 milioni e quella di approvvigionamento della biomassa a 491 milioni. Infine, il valore aggiunto della fase di finanziamento nel 2013 è stimato in circa 264 milioni di euro. Tra le tecnologie, il fotovoltaico genera le maggiori ricadute complessive, stimate in 1,8 miliardi di euro, seguito dalle bioenergie con 1,2 miliardi. Rilevante anche il contributo dell’eolico, che nel 2013 ammonta a circa 960 milioni, mentre il valore aggiunto di geotermia e mini idroelettrico è stimato rispettivamente in 440 e 660 milioni di euro. Più contenute le ricadute delle rinnovabili termiche (circa 841 milioni di euro). La crescita delle rinnovabili comporta anche consistenti effetti in termini di gettito per l'erario italiano. La contribuzione fiscale nel 2013 è stata pari a circa 1,2 miliardi di euro, il 20% delle ricadute complessive. La componente delle imposte sull’utile d’impresa e quella di tasse e contributi sui salari contribuisce rispettivamente per 554 e 556 milioni di euro, mentre il gettito IVA è stimato in circa 128 milioni. Gli occupati complessivi del settore delle rinnovabili ammontano a circa 64.000 unità nel 2013. Di que- sti, circa 50.200 sono impiegati diretti, mentre le restanti 13.800 unità costituiscono gli addetti indiretti. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili ha comportato nel 2013 la riduzione di CO2 di circa 38 milioni di tonnellate che, valorizzate al prezzo medio dei certificati ETS (Emission Trading System) nel 2013, corrispondono ad un controvalore di 169 milioni di euro. Le ricadute complessive stimate al 2030 sono circa 135 miliardi di euro nello scenario reference e 174 miliardi in quello [r]evolution, con una differenza di circa 39 miliardi di euro a favore di quest’ultimo. Il valore diretto ammonta a circa 99 e 126 miliardi a seconda dell’ipotesi, mentre i consumi indiretti sono stimati tra 21 e 28 miliardi di euro. Infine, il valore aggiunto dell’indotto totalizza 14 miliardi nel reference e 19 nel [r]evolution. L’eolico (considerando sia on-shore che off-shore) è la tecnologia che fornisce il contributo maggiore, con ricadute complessive stimate tra 35 e 46 miliardi di euro al 2030; segue il fotovoltaico (34-40 miliardi a seconda dello scenario); le biomasse (dai 22 ai 28 miliardi). Mini idroelettrico e geotermia generano ricadute stimate tra 21 e 24 miliardi di euro; le rinnovabili termiche: 26 miiardi nello scenario reference e 35 nel [r]evolution. Le ricadute occupazionali (dirette ed indirette) al 2030 sono stimate in circa 75.100 unità nel reference, contro le 102.360 unità dell’ipotesi [r]evolution, con una differenza a favore di quest’ultimo di circa 27.000 addetti. Il gettito per l’erario italiano stimato al 2030 ammonta a circa 28 miliardi nello scenario reference ed a 36 miliardi in quello [r]evolution. Le imposte sull’utile d’esercizio variano tra i 13 e i 15 miliardi, le tasse e i contributi sui salari ammontano tra 11 e 16 miliardi, mentre il gettito IVA è stimato in 3,3-4,5 miliardi a seconda dell’ipotesi adottata. Infine, la riduzione delle emissioni di CO2 è stimata in circa 1 miliardo di tonnellate nello scenario reference ed in 1,2 miliardi di tonnellate in quello [r]evolution. Il differenziale di 200 milioni di tonnellate rappresenta quasi 1 miliardo di controvalore in più per lo scenario [r]evolution. Rapporto Green Italy Dalla green economy 101 mld € di valore aggiunto (il 10,2%) e 3 mln di posti di lavoro; 340mila imprese (22% del totale) che contro la crisi puntano sulla green economy sono protagoniste dell’export e dell’innovazione e assumeranno quest’anno 234mila persone (61% del totale); investire nel green fa crescere il fatturato nel 25,8% delle realtà manifatturiere. Questi i dati del rapporto GreenItaly 2014, presentato alla Camera dalla fondazione Symbola e da Unioncamere, che fotografa lo stato del settore, in continua crescita, dell’economia verde italiana. Sono infatti 341.500 le aziende di almeno un dipendente nel nostro paese che negli ultimi sei anni hanno investito in prodotti o tecnologie eco-sostenibili. Una scelta che, dati alla mano, sembra pagare, visto che il 18,8% delle aziende green ha visto crescere il proprio fatturato nel 2013, contro il 12.6% della media italiana. Merito di una maggiore concorrenzialità sui mercati internazionali e maggiore capacità di produrre innovazione: il 19,6% delle aziende verdi esporta infatti stabilmente merci fuori dall’Italia, contro una media del 9,4%, e il 20,6% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi nello scorso anno, contro l’8,7% di quelli che non investono in prodotti green. Numeri importanti, che si riflettono anche sulla quantità di lavoratori impegnati nel settore. Sono infatti oltre 3 milioni in Italia i lavori green, il 13,3% dell’occupazione complessiva nazionale, ed è previsto che crescano ancora nei prossimi anni, con oltre 234.00 assunzioni di figure con competenze green, circa il 61% dell’attuale domanda di lavoro. Ma di che figure stiamo parlando? Secondo la definizione dell’Unep, un green job è un’occupazione nell’agricoltura, nel manifatturiero, nei servizi, nell’amministrazione o nella ricerca e sviluppo che contribuiscono a migliorare o preservare la qualità dell’ambiente. Guardando all’Italia, tra le figure più richieste emergono professioni dei settori più diversi: quelle dell’efficienza energetica, come l’Installatore di impianti termici a basso impatto, l’Ingegnere energetico, il Tecnico meccatronico; quelle delle costruzioni, ovvero Falegname, Esperto in demolizione per il recupero dei materiali, Esperto del restauro urbano storico, Serramentista sostenibile; esperti di marcheting green come l’Ecobrand Manager e l’Esperto nella commercializzazione dei prodotti di riciclo; e ovviamente, esperti di ambiente, come il Programmatore delle risorse agroforestali, il Pedologo, l’Ingegnere ambientale, lo Statistico ambientale e il Risk manager. Nel rapporto si parla anche di spread green. In Italia generiamo 98,5 tonnelate di CO2 per ogni milione di euro di prodotti realizzati, meno della media Europea (141,3 tonnellate), meno di Spagna (127,2), Inghilterra (134,2) e della Germania, (146,6 tonnellate di Co2 per ogni milione di euro). Anche sul piano della produzione di rifiuti inoltre siamo tra i più virtuosi d’Europa, con 45,3 tonnellate prodotte per ogni milione di euro di merci, anche qui sotto la media Ue (93,1 tonnellate) e meglio di tutti le grandi nazioni industriali del continente. Quelli della Green Economy italiana sono dunque numeri importanti, che, come scritto nell’introduzione al rapporto, devo convincere a guardare la difesa dell’ambiente sotto un nuovo punto di vista: non più una necessità, ma un’opportunità. “Sicuramente è necessario porre in atto politiche di contrasto, mitigazione e adattamento al global warming”, si legge nel documento. “Ma la sfida del clima è anche una straordinaria occasione per ripensare la società e l’economia in chiave green, per spingere sul terreno avanzato dell’innovazione e della sostenibilità le nostre imprese, per renderle più competitive e resilienti. Chi vede nel taglio delle emissioni e nel miglioramento dell’efficienza un freno alla nostra economia e alle nostre imprese, senza vedere le opportunità che ci offre la necessità di fronteggiare la crisi climatica, è su una falsa strada” Abitare sostenibile Sezione Buone pratiche di Innovazione Sostenibile: schede tecniche con esempi di realizzazioni sostenibili. Regione Emilia Romagna Ristrutturazione energetica di un edificio a Ferrara Tipologia di intervento: intervento di ristrutturazione energetica e architettonica dalla classe di efficienza energetica G alla A Descrizione: l'edificio si trova in prossimità del centro storico di Ferrara, nei pressi del Canale Volano a poca distanza delle mura storiche, composto da un fabbricato adibito ad uso residenziale, con un garage di pertinenza al piano terra ed un'area cortiliva esclusiva. La costruzione risale agli anni '60, modificata negli anni 80 nei prospetti e nella distribuzione interna. L'immobile, costruito per un lato sul confine di proprietà, in fregio ad un altro edificio residenziale (lato sud), si sviluppa su due livelli oltre il piano terra. Il vano scala a ballatoio distribuiva al piano primo la cucina e due camere e all'ultimo piano altri due locali più un servizio igienico ed un ripostiglio. L'edificio ha una struttura portante in muratura in mattoni pieni intonacati internamente ed esternamente solo sul lato verso la corte di proprietà. I muri portanti perimetrali sono a due teste mentre quelli interni sono ad una testa. I solai sono in laterocemento di spessore complessivo pari a 20 cm. Un piccolo terrazzo in cls armato sporge dal lato fronte strada sui due livelli in corrispondenza del ballatoio del vano scala. La copertura è a due falde (est e ovest) su solaio in laterocemento. L'edificio mantiene la destinazione residenziale. Oltre alla totale riorganizzazione degli spazi interni, il progetto prevede la costruzione di una terrazza al piano primo con sottostante portico, attraverso un volume in ampliamento costruito in confine, sul prolungamento degli allineamenti esistenti. L'intervento prevede la modifica della distribuzione interna attraverso la trasformazione del vano scala (demolendo il ballatoio esistente e il terrazzo verso la strada), che viene ridimensionato, e il raddoppiamento dei muri portanti interni, attualmente ad una testa, attraverso una configurazione "a croce" dei setti interni portanti e di irrigidimento strutturale. Vengono mantenute sostanzialmente le forometrie esistenti nei prospetti, salvo per le finestra del nuovo vano scala e per la portafinestra che collega gli spazi al piano primo con il nuovo terrazzo. L'ingresso viene mantenuto nella posizione attuale. Al piano terra viene ricavata una camera, accorpando le funzioni di lavanderia e di vano tecnologico in un nuovo servizio igienico ad essa adiacente. La camera possiede un accesso diretto alla corte di proprietà attraverso il portico di progetto (lato est). Al piano primo, viene sostanzialmente ribaltata la distribuzione e le destinazioni d'uso esistenti: la zona cucina/pranzo è ricavata sul lato verso la strada (lato ovest), mentre il nuovo soggiorno collegato al terrazzo è ricavato liberando un vano ampio che occupa tutto il fronte dell'edificio verso la corte di proprietà. Al piano secondo, l'impianto interno "a croce" suddivide la zona letto in due camere, un bagno e altri spazi di servizio. I prospetti han- no un carattere razionale dovuto alla riorganizzazione formale delle forometrie esistenti tramite piccole differenze di spessore nel cappotto isolante esterno. I serramenti verso strada (lato ovest) sono dotati di elementi frangisole motorizzati al fine di garantire un maggiore comfort e ridurre l'irraggiamento estivo. Tutti gli altri serramenti sono comunque dotati di veneziana esterna protetta da un vetro applicato al serramento vero e proprio. Innovazione di progetto e di processo: gli interventi di miglioramento sismico sono realizzati conseguentemente ed in congruità con il concept architettonico: - realizzazione di nuova platea in cls armato opportunamente vincolata alle fondazioni esistenti; - raddoppio e nuova realizzazione di muri interni portanti ad una testa (impianto "a croce"); - consolidamento dei solai in laterocemento esistente mediante caldana in cls armato alleggerito e connettori; - realizzazione di cordoli in cls armato di collegamento a quota dei solai primo e secondo in corrispondenza del vano scala; - realizzazione di portale in corrispondenza del nuovo soggiorno (cerchiatura della apertura realizzata in muro portante), costituito da doppi profili in acciaio UPN e HEA160; - realizzazione di caldana armata collaborante sp. 4 cm in copertura. Concept energetico edificio-impianto: l'intervento sul sistema edificio impianto è radicale ed comporta la completa sostituzione del sistema di generazione, distribuzione e emissione, nonché un completo miglioramento dell'involucro edilizio, con un risultato maggiore di quanto imposto dalla normativa regionale e un costo finale per la committenza contenuto, in linea con i costi standard che comporta un intervento radicale su un fabbricato esistente di questo tipo. Fonti utilizzate per questo numero: Governo italiano: Presidenza del Consiglio dei Ministri; ISTAT, ANSA,, Agenzia delle Entrate; Ente nazionale italiano di Unificazione (UNI); Istituto per l'Innovazione e la Trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale (ITACA), Unioncamere, Symbola. Siti internet: casa e clima,, edilizia e urbanistica,, edilportale, regioni.it, Fonte foto: Fonte:sito internet archinfo.it
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