WAKA SVILUPPI DEL WAKA DOPO LO SHINKOKINSHŪ Lo Shinkokinshū chiuse il ciclo delle cosiddette Hachidaishū 八代集 (Raccolte delle otto ere). Insieme allo Hyakunin Isshu (e in parte alla successiva antologia, lo Shinchokusenshū) rappresenta il massimo punto di sviluppo e creatività del waka Nel periodo successivo, a livello stilistico, il waka rimase per lo più legato a tendenze che derivavano da quelle codificate nello Shinkokinshū, “fossilizzandosi” La storia del waka medievale, fino alla compilazione dell’ultima antologia imperiale nel 1439, fu caratterizzata soprattutto da lotte fra le varie fazioni di poeti, eredi di Teika LE SCUOLE MEDIEVALI DI WAKA Nijō (più conservatrice) Kyōgoku Reizei Queste scuole si contesero • la produzione delle antologie imperiali, che proprio per la ricerca di legittimazione da parte dei poeti furono molto frequenti (con netto predominio della scuola Nijō) • il titolo di eredi ufficiali di Teika: comportava prestigio e possesso dei manoscritti della collezione del poeta • la trasmissione segreta dell’esegesi del Kokinshū nota come Kokin denju 古今: Aneddoti sull’origine delle poesie e sulla vita dei poeti, interpretazioni dei testi, identificazione corretta di piante e animali inseriti nella raccolta… Possederlo significava non solo comprendere “correttamente” l’opera, ma qualificarsi a eredi legittimi della tradizione canonica del waka Con l’avanzare del periodo Muromachi, Gli esponenti della classe bushi si fecero protettori del waka, per godere del suo prestigio: Le ultime quattro antologie imperiali furono commissionate alla corte dagli Ashikaga. Figure appartenenti all’aristocrazia militare parteciparono alla produzione poetica e teorica sul waka, anche se non sempre rappresentate all’interno delle antologie. Il renga iniziò a contendere al waka il favore dei bushi e di parte dell’aristocrazia kuge Non più dipendenza del renga dal waka, ma dialogo fra i due generi RENGA NIJŌ YOSHIMOTO 二条良基 (1320-1388) Compilò con il suo maestro, Kyūsei, lo Tsukubashū 菟玖波集 (1356), la prima grande antologia di renga (modello per simili raccolte successive) raccolta, “semiufficiale” (jun chokusensū) notevoli somiglianze con le antologie imperiali di waka • Struttura in 20 maki (6 dedicati al tema stagionale) • Grande rilievo alle tematiche amorosa e naturalistica (e assenza di riferimenti al contesto della guerra civile) • Importante spazio dato al tanrenga legame ancora stretto fra i due generi per contenuto, tematiche e lessico (riconosciuto dallo stesso Yoshimoto) Pur riconoscendo questo legame, Yoshimoto fu un importante teorico del renga Con lui il renga , che prima era una forma poetica relativamente libera, si piegò a regole tecnico/stilistiche (shikimoku 式 目 ) ritenute necessaria per la sua elevazione a forma d’arte ASPETTI DELLA PRODUZIONE DI RENGA CODIFICATI DA YOSHIMOTO Principi compositivi alla base delle strategie di associazione e transizione fra le varie sequenze del renga: Tsukeai 付合: concatenazione fra un verso e l’altro, che poteva funzionare per • Continuazione dello scenario raffigurato nel verso precedente • Cambiamento di scenario ma continuità semantica • Stacco netto rispetto al verso precedente • Svolta in senso contrario Yukiyō 行様: andamento complessivo dei versi, visione d’insieme, che stabiliva ad esempio: • Per quanti ku poteva essere portato avanti un determinato tema/campo semantico • Quante volte (e con che frequenza) potevano ripetersi determinate immagini Per regolare la congiunzione fra i versi e l’andamento d’insieme dell’opera si applicavano svariate regole compositive (shikimoku), in particolare: • • • L’utilizzo di fushimono 賦 物 : un “elemento comune” all’interno di una catena di versi che la congiunge, superficialmente, sul piano semantico, dandole continuità e coesione Esistono molte varianti di fushimono: può trattarsi di un elemento unico (ad es, “cose bianche”) di più elementi combinati (ad es., un’opposizione del tipo bianco/nero), ecc… Normalmente stabilito nello hokku A volte lo si applicava per tutta la sequenza di versi, a volte si usavano fushimono diversi per diverse sezioni Lo stabilire dei Sarikirai 去 嫌 : “tabù”, elementi o associazioni da evitare • • Possibili registri da utilizzare nella composizione. In particolare, Yoshimoto codifica la distinzione fra Ushin renga 有 心 連 歌 : renga dominato da elementi ga e serio, vicino dunque all’universo poetico del waka Genere che tese a perdere di vitalità e fossilizzarsi su formule fisse, soprattutto dal periodo Tokugawa in poi Mushin renga 無 心 連 歌 che comunemente sarebbe stato chiamato haikai no renga 俳諧連 歌: renga dominato da elementi zoku,spesso di tono comico Ebbe grande vitalità anche nel successivo periodo Tokugawa e da esso derivò poi lo haiku SVILUPPI DELLO USHIN RENGA IN PERIODO MUROMACHI • • • • Figura particolarmente rappresentativa: Iio Sōgi Di origini oscure, ma allievo di Shinkei, uno dei più importanti maestri di renga della capitale Fuggì dalla capitale in occasione della guerra Ōnin e viaggiò in varie parti del Giappone, dove prestò servizio come maestro di poesia È considerato uno dei grandi poeti viaggiatori della letteratura giapponese. Fu sia poeta che teorico, e (insieme ai poeti Sōchō e Shōhaku) fra gli autori del Minase sangin hyakuin 水無 瀬三吟百韻 (Cento stanze di tre poeti a Minase, 1488), in 100 ku, considerato uno dei vertici dello ushin renga, e perfetta incarnazione dei canoni fissati da Yoshitomo [Sōgi:] Yuki nagara yamamoto kasumu yūbe kana (Foschia ai piedi delle colline su cui indugia la neve a sera) [Shōhaku:] yuku mizu tōku ume niou sato (presso l’acqua che scorre in lontananza c’è un villaggio profumato di susini) [Sōchō:] kawakaze ni hitomura yanagi haru miete (esposto al vento lungo il fiume un boschetto di salici si scorge la primavera) [Sōgi:] fune sasu oto mo shiruki akegata (con lo sciabordio dei remi s’inizia il giorno) [Shōhaku:] tsuki ya nao kiriwataru yo ni nokoruran (forse la luna avvolta nella caligine della notte indugia nel cielo) [Sōchō:] shimo oku nohara aki wa kurekeri (i prati ricoperti di brina l’autunno è finito) LO HAIKAI NO RENGA Haikai no uta 俳諧歌 (o hikaika): termine utilizzato a partire Kokinshū (e nelle successive antologie imperiali) per indicare una tipologia di waka non convenzionale e di tono umoristico A partire dal periodo Muromachi, il termine Haikai no renga venne così a indicare il sottogenere del renga di tono e contenuto umoristici e “popolari” Una sezione dedicata allo Haikai no renga era inclusa anche nel diciannovesimo maki dello Tsukubashū, anche se nella sua produzione teorica Yoshimoto aveva utilizzato il termine mushin POPOLARITÀ DEL RENGA IN PERIODO MUROMACHI E DIFFUSIONE DELLO HAIKAI RENGA Il renga ebbe notevole fortuna in periodo Muromachi • Seguito mai conosciuto prima dalla poesia anche fra samurai e masse popolari (erede “popolare” degli utaawase): secondo Shuichi Katō, favorito dall’atteggiamento del “qui e ora” • Di conseguenza, anche produttori più vari rispetto al waka: anche poeti di origini oscure, che ottennero grande prestigio gekokujō, non solo a livello politico-sociale, ma anche fra i produttori di letteratura). Ci si riferisce normalmente ai renga prodotti da strati sociali diversi da kuge, bushi e monaci come jigerenga (renga “sotterraneo”) Questo favorì la diffusione soprattutto dello haikai no renga, che col tempo • Sviluppò temi e codici estetici anche lontani dal waka • Contribuì alla popolarizzazione della cultura aristocratica di corte RACCOLTE PRODOTTE IN PERIODO MUROMACHI A partire dalla fine del quindicesimo secolo si iniziarono a creare raccolte autonome di haikai renga (a volte estrapolando solo parti dei componimenti, ad esempio solo gli hokku di 5-7-5, da cui si sarebbero poi sviluppati gli haiku, e gli tsukeku più riusciti): La produzione di raccolte interamente dedicate allo haikai renga segna un punto di svolta: nuova dignità al genere, non più considerato iisute 言捨て, insieme di versi “gettati” con noncuranza, ma versi destinati a essere preservati Raccolta più antica: Chikuba kyōginshū 竹 馬 狂 吟 集 (Raccolta di versi pazzi su trampoli di bambù, 1499), parodia dello Tsukubashū Le due raccolte fondamentali per l’affrancamento del genere dal renga furono: Inu Tsukubashū 犬筑波州 (Raccolta di renga bastardi, c. 1530, anche noto come Haikai rengashō), curata da Yamazaki Sōkan. Moritake senku 守武千句 (Mille ku di Moritake, c. 1536), haikai no renga composti in solitaria da Arakida Moritake, • • • • • • LO INU TSUKUBASHŪ Include Una raccolta di maeku associati a uno o più tsukeku, per un totale di più di mille; di autori vari, sono ordinati sul modello della divisione tematica delle raccolte di waka (“primavera”, “estate”, “autunno”, “inverno”, “amore”, “miscellanea”) Una raccolta di hokku Tratta temi comuni, vicini alla realtà quotidiana della popolazione giapponese al di fuori della cerchia del potere Si caratterizza per Una comicità dissacrante, a tratti, ma non sempre, scurrile Linguaggio colloquiale (che in contrasto con lo ushin renga, nominava anche elementi estranei alla poesia tradizionale: specifiche parti del corpo, inclusi gli organi genitali maschili e femminili, rapporti sessuali, cibo) Uso di giochi di parole Parodie di waka e storie famose Kasumi no koromo / suso wa nukereri Saohime no / haru tachinagara /shito o shite L’abito della foschia / è bagnato agli orli La dea Sao / a primavera stando in piedi / piscia Ke non aru nashi wa /sagurite zo shiru / deshi motanu bōzu wa / kami wo jitei shite Se ci siano peli o meno, / solo la mano a tastoni lo sa / Un monaco senza discepoli / che cerca di rasarsi da solo Te o tsuite/ uta mōshiaguru/ kawazu kana Mani a terra / intona deferente la sua canzone / la ranocchia • • IL MORITAKE SENKU Si caratterizza per una ironia più leggera di quella dello Inu Il suo distacco dalla tradizione del renga “serio” si caratterizza soprattutto come applicazione più disinvolta e meno rigida degli shikimoku del renga Rappresenta comunque un esempio senza precedenti nella letteratura giapponese: La struttura della composizione in assolo di mille versi era tipica delle composizioni da destinare con valore augurale alle divinità Per la prima volta, composti in assolo e offerti alla divinità dei versi in chiave umoristica (e talvolta dissacrante, a partire dall’intento dichiarato dal poeta, quello di chiedere la guarigione da un foruncolo) Volontà esplicita da parte di Moritake di affermare la dignità del genere “Presso il maestro Shūkei provai a indagare in linea generale: ‘Non mi è ancora accaduto di vedere gli shikimoku di questa via. A tal proposito qual è la situazione nella capitale?’ ‘Di shikimoku di quel genere [non ce ne sono nella capitale], potresti stabilirteli tu.’ […] Pertanto, per quest’occasione, ho deciso di procedere affidandomi alla mia mente, impiegando espressioni comuni usate in questa regione, con contenuti [kokoro] e forme [kotoba] alla mia maniera, a mio piacimento e discrezione, procedendo solo senza certezze e senza ‘ortodossia’” “Lo haikai viene considerato cosa da nulla, insignificante: così si esprime chi non lo ama, ma al mondo perché mai dovrebbero pensarla tutti così? Esso in nulla differisce dal renga vero e proprio. […] Non è forse importante anch’esso[? ]” Postfazione dell’opera (trad. Bonaventura Ruperti)
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