Documenti di Responsabilità

Documenti di Responsabilità
a cura di responsabilitaeimpresa.it
Azienda Agricola Ghio Roberto Vigneti Piemontemare
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Indice
Carta dei Valori
Naturale e Sociale – Impresa e Ambienti
Codice Etico
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Carta dei Valori
Fare il vino mi ricorda mio nonno e mio padre.
Roberto Ghio
Premessa
Quando si parla di valori la prima parola che mi viene in mente è
rispetto. Subito dopo responsabilità.
Dal punto di vista etimologico potrebbero sembrare parole antitetiche.
Rispetto, dal latino respectare, ci rimanda a un “guardare indietro”, al
passato. Responsabilità invece (dal latino responsare, rispondere) ci rinvia
a un “guardare avanti”, visto che la responsabilità è un rispondere agli
altri nel futuro delle conseguenze delle azioni che compiamo nel
presente.
D’altra parte, tutto ciò mi sembra naturale, come la terra, come la
campagna: non puoi guardare avanti se prima non ti sei guardato
indietro. Non puoi guardare all’uva se prima non hai pensato alla vigna.
Non puoi pensare alla valorizzazione di un territorio se prima non hai
pensato alla sua storia e alle sue tradizioni.
Ecco: in questi giochi di continui rimandi tra un prima e un poi si
collocano i valori che guidano l’attività dell’Azienda. E, se avete la
pazienza di seguirmi, ve li racconto.
Il tempo
In campagna rischi sempre di essere in ritardo. E, a volte, in anticipo.
In realtà la vigna non ti aspetta mai: ha i suoi ritmi.
Risponde al clima e fa la sua strada.
Tu devi sempre essere lì: devi rispettare i suoi tempi, non puoi mai
imporgli i tuoi.
Devi sempre essere puntuale.
Potare al momento giusto, vendemmiare al momento giusto.
È soprattutto nella vendemmia che corri il rischio di essere in anticipo.
Vedi gli acini quasi pronti e, per paura che il cielo cambi, vendemmi.
Peccato: se avessi aspettato una settimana ancora, la vigna ti avrebbe
dato un’uva matura al punto giusto e il vino sarebbe stato migliore.
D’altra parte ciascuno fa i suoi conti: se vuoi la qualità a tutti i costi
devi pagare “il costo del rischio”, che è quello di rispettare i tempi della
vigna, anche se potresti perdere il raccolto.
Anche la cantina, poi, ha i suoi tempi.
Sono quelli della perfetta maturazione del vino che deve
avvenire per via naturale.
Una analogia: il vino è come un figlio: se sbagli a fare le cose
gli puoi lasciare dei segni che vanno a incidere anche
profondamente nel suo carattere.
Se lo guidi male, rischi di non correggerlo più.
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Se poi, quando è giovane, gli impedisci di fare le esperienze che deve
fare, rischi di farlo crescere con qualcosa che gli manca.
Se invece rispetti la sua evoluzione, diventa buono.
Il vino buono è quello che, nascendo da una sintesi perfetta tra tempo
cronologico e tempo meteorologico, ci racconta la storia dell’annata
che lo ha visto nascere, con le sue giornate di sole, le sue piogge e i suoi
venti.
Il vino buono è quello che ci racconta il suo tempo dentro un bicchiere.
Faccio notare, inoltre, che ciascun vino ha una sua particolare
concezione del tempo.
D’altra parte i vini sono diversi tra loro: ciascuno ha il suo carattere,
perché ciascuno vive il passare del tempo in modo diverso. E chi “fa” il
vino, deve saperlo: deve rispettare questo loro modo di guardare al
tempo che scorre.
Deve rispettare responsabilmente la loro singola anima.
Per questo non ho mai dato importanza alle sollecitazioni che a volte
vengono dalle reti commerciali, che vorrebbero poter “disporre subito
del prodotto”.
Il vino, come la vigna, non è qualcosa (o qualcuno, se preferite) a cui
puoi comandare: sono loro che ti parlano e che ti dicono, sussurrando,
quando sono pronti.
Il nostro compito è quello di saperli ascoltare.
Lo spazio
In campagna: lo spazio dei campi.
La vastità delle vigne.
Non soltanto della tua vigna, ma anche dello spazio che la circonda,
con i suoi silenzi e i suoi rumori, a volte quasi impercettibili e a volte
alti nel cielo.
Ti guardi intorno e percepisci il territorio in cui sei immerso, con tutti
gli aspetti che lo riguardano.
Pensi al rispetto per l’ambiente che circonda i tuoi vigneti.
Pensi al tuo dovere di mantenerlo intatto, questo spazio.
Di migliorarlo, se puoi.
Lo spazio è il panorama che appaga l’occhio.
Ma quando ti ci immergi la vastità si concretizza nella fatica: tanto per
iniziare, nella fatica dell’andare a piedi per le vigne.
Perché se le vigne sono “appese”, quasi fossero dipinte in un quadro, e
sanno così rivelare all’occhio tutta la loro bellezza, proprio per questo
sono faticose da percorrere, con il terreno ghiacciato dell’inverno o con
il caldo dell’estate.
E ovviamente, poi, c’è il lavoro: la fatica del lavoro.
Quella che ti fa socchiudere gli occhi e che restringe tutto lo spazio sul
tralcio della vite.
E poi sui grappoli, che si accumulano e mano mano li
vendemmi.
In ogni caso, tutto lo spazio delle vigne alla fine si infila come
in un imbuto e confluisce nello spazio della cantina: angusto,
al confronto, buio e pieno di rumori e di profumi diversi.
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Uno spazio, anche questo, ricolmo di cose da curare tutte con grande
senso di responsabilità, perché sono lì le attrezzature che
consentiranno all’uva di trasformarsi in vino e quindi di entrare nello
spazio ancora più piccolo di una bottiglia.
Per poi finire, come sapeva e diceva Baudelaire, dentro il piccolo spazio
del petto dell’uomo.
Qui inizia un altro viaggio e si aprono altri spazi.
Se tutto è stato fatto con rispetto e in modo attento, ecco che il vino,
quando arriva in bocca arriva anche nell’immaginazione di chi lo beve.
Lì riapre orizzonti e ispirazioni che hanno fatto e che fanno parte della
cultura, della letteratura, dell’arte, degli amori, della danza.
E, se siamo fortunati, gli spazi gioiosi della convivialità che si snoda
attorno a un tavolo.
A volte partendo anche dallo spazio dell’etichetta che racconta per
accenni la tua storia, il tuo responsabile rispetto per ogni tipo di spazio in
cui si intravveda la fitta trama del vino.
La tradizione
Cosa significa, per me, rispettare responsabilmente la tradizione del fare
vino?
C’è un punto di partenza: il modo di fare dei vecchi, di mio nonno e di
mio padre, in cui ho sempre visto quella schiettezza che ho cercato e
cerco di ritrovare nei miei vini.
La mia storia legata al vino è una storia legata al valore di una parola
che non si improvvisa: una parola che viene da lontano e che è lontana
dal modo di fare di imprenditori che, avendo visto nel vino un buon
affare, si mettono a “fare business vino”.
I miei percorsi di ricerca si sono svolti tutti all’interno di questo
semplice impianto: sperimentare con la consapevolezza di essere parte
di una tradizione.
Rispettare ciò che hanno fatto quelli prima di te, per tramandarlo.
Aggiungendovi qualcosa di tuo.
Rispettare responsabilmente la tradizione, per me non ha mai voluto dire
copiare e basta.
Questo significherebbe tradire una tradizione, non tramandarla.
Sbagliare è fatale, ma questo non è assimilabile a un fallimento, bensì a
una crescita, proprio come nella vita. Assumersi il rischio di questo
sbaglio, tentando di migliorarsi, è lo sforzo, è la posta in gioco da
pagare per non tradire la tradizione ma per perpetrarla, aggiungendo
una frase propria al discorso, un anello alla catena, il proprio capitolo a
un libro.
Un libro limitato, perché ciascuno di noi sa di avere a disposizione
soltanto un numero limitato di vendemmie.
Le persone che lavorano al vino.
Si dice: in vino veritas e si pensa alla “lingua diritta” di chi ha
bevuto un bicchiere di troppo.
In realtà, per me questo detto significa altro. Ancora una volta
significa rispetto e responsabilità.
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Significa qualcosa che ho visto e sperimentato nei racconti e nel modo
di fare di mio nonno e di mio padre.
Quando da ragazzo facevo i primi esperimenti piantumando vigne in
terreni estremamente vocati ma con pendenze proibitive, mio nonno
diceva: “Tutti i ranca e le u pianta, l’è propriu abelinò” (tutti sradicano e lui
pianta, è proprio imbranato; una frase questa, a cui sono molto
affezionato, tanto da scriverla – solo nella sua prima parte, però – sulle
casse del mio vino).
Nonostante questa opinione, però, quando ho iniziato a muovermi
seriamente piantumando vigne nuove, mi ha anche detto: “Vai a vedere
se Tizio ha tempo di fare lo scasso (dissodare il terreno) e digli chi sei; e poi:
“Vai da Caio: chiedigli di preparare le barbatelle e i pali di legno; digli chi sei”.
Io ho fatto così e nessuno mi ha mai chiesto soldi in anticipo, pur
trattandosi di lavori molto costosi: per loro era sufficiente la mia
parola. Il nostro mondo del vino è piccolo e si sa chi è serio e chi non lo è.
Con quelli che non sono seri non si parla e di loro non si parla.
Se non è possibile parlare bene di una persona, non se ne parla affatto.
Se c’è qualcosa che cozza contro l’etica, la si lascia al non detto: da noi è
sufficiente.
Se c’è bisogno di far riferimento a qualcuno che infrange le regole basta
un cenno, senza bisogno di esplicitare: si capisce ugualmente.
Con le persone serie, invece, si parla e si lavora: vale la parola data.
Mio nonno diceva anche: “Lavorando onestamente, se sei in gamba e
fortunato puoi fare bella figura, ma ricco non lo diventi di sicuro”.
In realtà il vino, quando nasce nell’onestà e nella trasparenza, ha altri
modi per pagarti.
Ecco cosa significa, per me, in vino veritas.
Chi lo sceglie
Il vino è cultura.
Non è un detersivo o un dentifricio.
Insieme ad altre poche cose di questo mondo, è caratterizzato da una
sorta di sacralità: la sacralità di un territorio e di tutte le sue ricchezze,
la sacralità della tradizione e della capacità di far scoprire una storia.
Il vino ha la capacità di viaggiare, di farsi ambasciatore, di imbastire
racconti trasformando i fenomeni fisici da cui è nato in prodotti
culturali.
Avere rispetto per chi lo sceglie implica comunicargli tutto ciò di cui il
vino è sostanziato.
Comunicarlo in modo trasparente, senza reticenze.
Avere rispetto per chi lo sceglie implica stabilire con lui un’alleanza
accogliente, disponibile a misurarsi con modi di pensare e con opinioni
diverse dalle nostre.
Responsabilmente.
E senza paure.
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Naturale e Sociale
Impresa e Ambienti
- Che ci fai sul trattore, nonno?
- Guido io, stamattina, ‘nduma!
Tch Tch… Trrrrrrrrrrrrrrrrr
- Gira bene. Gasolio agricolo?
- Certo, me ne fanno avere sempre un po’. Tanto ne uso poco, in vigna
lavoriamo a mano come ai tuoi tempi.
- Chi ti aiuta a lavorare la terra?
- Un ragazzo di Bosio e uno romeno.
- Romeno? Viene da distante. Mi hanno detto che sono bravi con la
terra. ‘A tèra l’è bàsa. Oggi tanti dei nostri han poca voglia di lavorarla.
- Sì nonno. Anche se molti amici stanno ritornando a questo lavoro.
Poco trattore, tanto lavoro a mano, su e giù per le vigne. Così
controlliamo giorno per giorno cosa succede e interveniamo.
Trrrrrrrrrrrrrrrrr
- Nonno? Perché sei venuto, oggi?
- Per controllo.
- Per controllo?
- Mi hanno detto che sei in fase di conversione.
- Nulla di religioso, tranquillo!
- Non fare il ciambré! Sono qui a controllare che non cambi nulla nel far
andare le vigne!
- Pensi sempre a quelle. Ora ti spiego. Chiamano conversione al
biologico il periodo di tre anni in cui trasformi la tua agricoltura da
tradizionale a biologica. E io ho preso questa strada.
- Cosa vuol dire biologico? Nella vigna è tutta vita, è tutto biologico.
- Beh, sì! La parola forse è scelta male. Ma si usa quella, per indicare
che, primo non uso il diserbante…
- Non lo abbiamo mai usato il diserbante! Solo zappa e fresatura!
- Appunto! Secondo si usano solo zolfo e verderame.
- Anche quello lo abbiamo sempre fatto così.
- Terzo, contro la flavescenza dorata solo il piretro. E fuori dal periodo
in cui ucciderebbe le api.
- Quella malattia ai miei tempi non c’era. Ma va bene il piretro. Mi
hanno detto che con le altre polveri, sì, come le chiamate voi…
- Fitofarmaci?
- Sì, ecco, con gli altri fitofarmaci e con l’uso senza criterio la gente ci
lascia la pelle.
- Proprio per questo voglio che anche si sappia che l’azienda è
biologica.
- Siamo sempre stati biologici, se è per questo.
- Va bene, ma si tratta di forma, nonno! È un nome per
spiegare quello che facciamo.
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- Allora fai bene a convertirti, la forma e i nomi giusti sono importanti
oggi. Lo erano per me cinquant’anni fa. Oggi di più.
Trrrrrrrrrrrrrrrrr
- Suona la campana del verderame.
- Sì nonno, quelle continuano secondo la tradizione, ma io mica le
ascolto.
- Fai bene. Le nostre vigne sono sempre state in pieno sole, solatie,
‘rsuìe, insomma. E possiamo permettercelo. Poca malattia. Ma sempre
in guardia!
- Il bello di Bosio è proprio questo. “A Bosio ci sono i gancetti alle
finestre”. Il vento di mare tiene distante la peronospora, così non serve
tanto verderame. Però porta l’oidio, così un po’ di zolfo ogni tanto
dobbiamo darlo.
- Allora ogni tanto mi stavi a sentire! È per questo che hai chiamato i
vigneti Piemontemare. Lo sapevo che non era solo un nome per le
etichette.
- Se non andassi sempre solo con papà a vendere il vino te ne
accorgeresti. Io ci credo nel nostro lavoro.
- Vado con lui perché ne ha bisogno. Lo seguo nel commercio.
- E intanto ti diverti a consegnare e a raccontare di quando lo si faceva
con il carro e il cavallo.
- Se non mi diverto un po’ adesso che non ci sono più!... In cantina
passo meno. Vedo che usi i metodi giusti, solo il frigorifero, pochi
solfiti e tanta pazienza. Lì ti lascio fare. Però in vigna ci torno ogni sera.
Trrrrrrrrrrrrrrrrr
- Oggi c’è tanta attenzione all’anidride carbonica; è la nemica generale,
per via dell’effetto serra. Ma noi ne produciamo poca, nel fare il vino.
- Li leggo anche io i giornali, zuéno! Giovanotto, se hai voglia di
raccontare…
- L’anno scorso il Ministero ti pagava uno studio su quanta anidride
carbonica produci nel ciclo della tua produzione di vino. Io non potevo
accedere perché non ho abbastanza fatturato. Il paradosso è che solo se
sei grande puoi fare lo studio. Se sei piccolo niente…
- Tu resta piccolo ché va bene così.
- Lo so, però mi sono fatto due calcoli lo stesso.
- Racconta. Sono vecchio ma i conti li faccio ancora.
- Allora, la maggior parte dell’anidride carbonica la produciamo nel
procurarci le bottiglie di vetro. Fare il vetro produce tantissima
anidride carbonica. Ma noi siamo messi bene, perché riusciamo a fare
un po’ di “vetro a rendere” con i clienti storici.
- Vedi che con tuo padre facciamo un bel lavoro!
- Servendo anche tanti locali nella zona, il famoso kmØ, riduciamo i
trasporti, che sono l’altra grande causa di produzione dell’anidride
carbonica. Inoltre usiamo solo zolfo, rame e piretro. E quindi la
produzione dei fitofarmaci non incide quasi per niente nel
nostro bilancio dell’anidride carbonica.
- Totale?
- Totale preciso non se ne può avere, e chi lo calcola al grammo
finge. Ma stimando valori medi abbastanza costanti per tutti
gli elementi principali, e calcolando che in cantina, a parte il
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frigo, le pompe per il vino e qualche lampadina, di corrente elettrica ne
usiamo poca, siamo bassi. Produciamo meno di un chilo di anidride
carbonica per ogni bottiglia di vino prodotto. Anzi, circa tanta anidride
carbonica quanto vino, in peso.
- Insomma fare il vino a Bosio, paese ‘rsùio, solatio e ventoso fa bene
all’ambiente. Lo diciamo noi vecchi che Bosio è come Parigi. L’è à citò
ciù splendèinte!
- Nonno, n’ stèimu à esasperò, non esageriamo. Però siamo messi bene.
Meglio che nella media dei produttori biologici.
Trrrrrrrrrrrrrrrrr Tch Tch…
- Smòrta, séimo 'rivòi!
- Torni in vigna ogni sera, nonno?
- Sì, e so contare sai. Ne hai prese altre. Tutti i rànca e ti ti ciònti. Tutti
tolgono le vigne e tu le pianti. Questo mi piace. Hai recuperato la vigna
du Lìsse e quella du Sòdu. Fai bene, i terreni difficili producono meno ma
danno finezza e profumi unici! E poi porti avanti il lavoro, le fatiche, di
questi vecchi amici che non ci sono più.
- Anche tu non ci sei più. Dal 2007, nonno. Come mai torni sempre
nella vigna?
- Di là mi han detto che non mi avrebbero preso, sino a che avessi avuto
la terra attaccata alle scarpe.
- Permanenza dello spirito nel mondo.
- Balle! Terra attaccata alle scarpe. Così, per tenercela, ogni sera torno a
camminare nella vigna.
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Codice Etico
PROLOGO
Per comportamento etico, intendo un modo di fare abituale, un uso
costante delle proprie capacità, una consuetudine consolidata nell’agire
quotidiano.
1. Introduzione
Una volta, un grande scrittore americano, ha iniziato il suo discorso
rivolto ai laureandi di un college, con la seguente storiella “Ci sono due
giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che
va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: - Salve, ragazzi. Com'è
l'acqua? -. I due pesci giovani nuotano un altro po', poi uno guarda l'altro e fa: Che cavolo è l'acqua?”
Quell’acqua è l’ambiente nel quale viviamo e spesso, come quei due
pesci giovani, non siamo sufficientemente consapevoli del mondo che
ci ospita. Il rischio è dimenticarsi quali sono le regole per tutelarlo e per
viverci o dare per scontato che i nostri comportamenti siano sempre
rispettosi di quelle regole. Il presente Codice Etico serve a ricordare e a
ribadire quali principi debbano ispirare non solo l’agire aziendale in un
mercato finalizzato al lavoro e al guadagno, ma anche i comportamenti
individuali per il rispetto delle persone e dell’ambiente che le accoglie.
La storiella dell’acqua l’ho scelta anche per ricordarmi l’importanza del
vino e del fatto che la sua produzione è un bene prezioso per tutti.
Il vino fa parte della nostra quotidianità, proprio come l’acqua e l’aria:
sarebbe un offesa alla nostra vita produrlo o commercializzarlo
commettendo dei reati.
Per questo motivo ho deciso di dotarmi di un Codice Etico, di un
documento ufficiale, che costituisce una parte della organizzazione
della mia azienda.
Quanto ai collaboratori, ai consulenti e ai lavoratori autonomi che
prestano la propria attività in favore della mia azienda, la
sottoscrizione del presente Codice o, comunque, l’adesione alle
disposizioni e ai principi in esso previsti rappresentano un
elemento essenziale della stipulazione di contratti di qualsiasi
natura fra di noi.
Per questi motivi, eventuali violazioni da parte dei soggetti
terzi di specifiche disposizioni del Codice, in base alla loro
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gravità, possono legittimare lo scioglimento dei rapporti contrattuali, e
possono altresì essere individuate ex ante come cause di risoluzione
automatica del contratto ai sensi dell’art. 1456 cod. civ.
2. A chi rivolgo il Codice etico
Rivolgo il mio Codice Etico ad una molteplicità di destinatari, anche
solo potenziali:
a) A me stesso, agli organi sociali ed ai loro componenti;
b) Ai dirigenti, ai dipendenti, ai prestatori di lavoro, anche
temporaneo, senza alcuna eccezione;
c) Ai consulenti, e ai collaboratori a qualunque titolo.
Tutti noi, destinatari del presente Codice, siamo tenuti ad apprenderne
i contenuti e a rispettarne i precetti per evitare comportamenti
scorretti e per evitare di commettere reati.
Esigenza imprescindibile di ogni rapporto di proficua collaborazione
con GHIO Vini è rappresentata dal rispetto, da parte di tutti, dei
principi e delle disposizioni contenuti nel presente Codice.
3. Principi e regole di condotta
Parlo di principi e non di valori, perché la filosofia mi ha insegnato che
il nostro agire deve essere innanzitutto fondato su principi che non
possano essere modificati a nostro piacimento.
Senza i principi che orientano il nostro agire, i valori rischiano di
diventare lettera morta, o, peggio, strumento in cattive mani.
La qualità per un casa vinicola è un’ambizione imprescindibile.
La credibilità di GHIO Vini è un processo che si compie nel tempo
solamente grazie a comportamenti integri, coerenti e qualitativamente
inappuntabili.
Per me, onestà, integrità e qualità sono strettamente connesse tra loro.
Tutela della persona e della dignità umana
Per me la persona è il fulcro di ogni attività lavorativa.
Per questo, mi impegno a garantire un ambiente di lavoro in grado di
tutelare e valorizzare ogni singola persona. Altrettanto devono fare
tutti i miei collaboratori.
Nessuna discriminazione, diretta o indiretta, fondata su ragioni di
carattere sindacale, politico, religioso, razziale, di lingua o di sesso, può
essere compiuta in GHIO Vini.
Nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione della
Repubblica Italiana.
Tali principi si traducono nel rifiuto di instaurare trattative o
conferire incarichi che siano contrari ai principi fondamentali
alla base del rispetto della dignità umana e nell’impegno a non
collaborare con partner che violino tali principi, con
particolare riferimento allo sfruttamento del lavoro minorile e
alla tutela delle garanzie primarie di ogni lavoratore.
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Tutela dell’ambiente
Sono per una cultura rispettosa dell’ambiente, a partire dal suo
significato profondo di ciò che ci accoglie: tutelare l’ambiente per
GHIO Vini significa tutelare la crescita e la salute delle persone, creare
le migliori condizioni possibili per la produzione di vini sani, di qualità.
La tutela ambientale comporta precise scelte nell’ambito delle
tecnologie, dei programmi e delle strategie aziendali, prevenendo
l’inquinamento in ogni sua forma e valutando gli impatti ambientali di
ogni nuovo processo, prodotto o servizio offerto.
Io e i miei collaboratori non possiamo che attuare comportamenti non
vietati dalle legge, soprattutto per quanto riguarda la tutela
dell’ambiente, con particolare riferimento al D.Lgs. 152/2006. I miei
consulenti li scelgo tra le persone più sensibili al tema ambientale e
l’avvocato della GHIO Vini deve essere un grande esperto di tutto il
settore green.
Tutela della salute e della sicurezza sul lavoro
GHIO Vini riconosce la salute e la sicurezza dei lavoratori e
dell’ambiente di lavoro quali obiettivi assolutamente prioritari, da
mantenere quotidianamente e rispetto ai quali investire tutte le risorse
necessarie.
La tutela del lavoro trova nella prevenzione degli infortuni e delle
malattie una applicazione dei principi generali sanciti dagli articoli 4,
32 e 35 della Costituzione.
Al fine di evitare che i miei collaboratori si infortunino sul lavoro o si
ammalino a causa del lavoro, mi sento quotidianamente impegnato
nella prevenzione dei rischi, nel diffondere la cultura della sicurezza,
promuovendo comportamenti responsabili da parte di tutto il
personale.
Per evitare rischi e reati riconosco che occorre:
- combattere i rischi alla fonte e valutare quelli che non possono essere
evitati;
- tener conto del grado di evoluzione della tecnica;
- sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o che è
meno pericoloso;
- riconoscere priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle
misure di protezione individuale;
- impartire adeguate istruzioni ai lavoratori;
- mantenere i massimi standard di sicurezza.
Attenersi ai predetti principi, per me significa avere cura della persona.
Trasparenza e veridicità nella gestione dei flussi finanziari, nei bilanci, nelle
comunicazioni
Nel gestire ogni flusso finanziario e i rapporti economici
derivanti dalla mia attività, garantisco il pieno rispetto dei
principi di trasparenza, correttezza e veridicità.
GHIO Vini, con l’impegno mio e di ogni mio collaboratore,
imposta la propria organizzazione nel rispetto della legge e dei
principi della trasparenza finanziaria, del commercio pulito e
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della buona amministrazione e si impegna a rispettare tutte le
procedure contabili e finanziarie per evitare irregolarità, illegittimità e
violazione delle normative specifiche, con particolare riferimento a
quanto previsto in tema di riciclaggio, ricettazione ed utilizzo di denaro
o beni di dubbia provenienza.
È nostro dovere diffondere informazioni veritiere, complete,
trasparenti e comprensibili, in modo da permettere ai nostri
interlocutori di assumere decisioni consapevoli. In nessun modo
dobbiamo indurre in errore, con mezzi fraudolenti o false informazioni,
i nostri clienti, i nostri fornitori, i rappresentanti della Pubblica
Amministrazione, eventuali partner e tutti coloro i quali sono
interessati alla nostra attività e al nostro vino.
Rispetto della concorrenza
La mia azienda rispetta ogni forma di lecita concorrenza, non mette in
atto pratiche di concorrenza sleale e mi impegno quotidianamente a
svolgere trattative commerciali nel rispetto delle prerogative altrui,
senza falsificare dati, documenti o altre informazioni utili ad
affermarsi rispetto ai concorrenti.
Sono convinto che solo la qualità del mio vino può determinare la
crescita del mio commercio e del mio mercato.
Correttezza, trasparenza e doveri nei rapporti con la Pubblica Amministrazione
GHIO Vini ha pochi ma costanti rapporti con la Pubblica
Amministrazione.
I principi che informano e plasmano le relazioni con la Pubblica
Amministrazione sono e devono essere quelli della trasparenza, della
correttezza e dell’onestà. Più ancora che per altri ambiti operativi, la
dimensione relazionale con gli enti pubblici e le autorità ad essi
collegate deve essere caratterizzata dal dovere, inteso quale obbligo
assoluto di mantenere comportamenti in linea con i principi etici e con
la reputazione aziendale.
Sono sempre molto colpito dai fenomeni di corruzione, di peculato e di
concussione.
Li ritengo reati particolarmente odiosi perché alterano il rapporto tra il
cittadino e chi lo governa, tra le persone e il potere pubblico.
Non corromperei mai un pubblico ufficiale perché attesti che il mio
vino è D.O.C. o per attestare altre qualità. Non potrei sopportare che
qualche mio collaboratore, anche solo un mio consulente, non tenga
rapporti corretti con la Pubblica Amministrazione.
Non solo per le conseguenze di carattere penale e reputazionale, ma
anche e soprattutto perché sarebbe un fatto scorretto politicamente,
che minerebbe la fiducia dei cittadini nei confronti della Pubblica
Amministrazione.
Per tutti questi motivi, a tutti noi è vietato far ricorso o presentare
istanze o richieste contenenti dichiarazioni non veritiere,
alterate, falsificate o incomplete, al fine di conseguire
erogazioni pubbliche, contributi o finanziamenti agevolati,
ovvero di ottenere indebitamente concessioni, autorizzazioni,
licenze o altri atti amministrativi.
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Correttezza nelle relazioni commerciali
Lo voglio ribadire: GHIO Vini deve rapportarsi coi clienti e con i
fornitori in base ai principi di correttezza, onestà e trasparenza. Dovere
mio e dei miei collaboratori è quello di trasmettere informazioni
commerciali che permettano ai clienti di avere la massima
consapevolezza della trattativa in corso, e soprattutto della qualità dei
nostri prodotti. Il vino è un bene troppo prezioso perché possa essere
contaminato da comportamenti non etici. Non si tratta semplicemente
di prevenire, per esempio, un reato di sofisticazione alimentare, si
tratta di tutelare la qualità di un prodotto della nostra vita, della nostra
cultura.
Correttezza nelle attività di promozione e comunicazione
GHIO Vini investe in attività di promozione e comunicazione al fine di
far conoscere il proprio marchio e la cultura ambientale che impronta i
prodotti e le attività industriali delle singole società.
Sono anche disponibile a fornire contributi e sponsorizzazioni,
rispettando i principi etici contabili contenuti nel presente codice e
previsti dalla legge, dandone adeguata pubblicità, per sostenere
iniziative proposte da enti pubblici e privati e da associazioni senza fini
di lucro. Le sponsorizzazioni e i contributi possono riguardare eventi ed
iniziative a carattere sociale, politico, culturale sportivo e artistico; esse
possono essere finalizzate anche alla realizzazione di studi, ricerche,
convegni e seminari aventi ad oggetto tematiche di interesse aziendale.
In nessun caso un contributo o una sponsorizzazione devono essere
finalizzati ad ottenere un trattamento di favore che sia illecito o non
opportuno perché contrario ai principi del presente Codice.
I nostri rapporti con i media devono essere improntati al rispetto del
corretto diritto all’informazione. Ogni informazione o comunicazione
deve essere rispettosa dell’onore e della riservatezza delle persone.
4. Modalità di attuazione
Diffusione, comunicazione ed efficacia del Codice
Il mio Codice Etico deve essere conosciuto e condiviso; voglio che sia
diffuso e sia i miei collaboratori che i miei interlocutori commerciali
abituali dovranno impegnarsi a rispettarlo. Chi non lo farà non avrà
rapporti con GHIO Vini, e l’eventuale rapporto contrattuale in essere
sarà risolto.
Grazie per l’attenzione e l’adesione.
Roberto Ghio
5. Dichiarazione di presa visione e accettazione
Io sottoscritto _______________________________ dichiaro
Documenti di Responsabilità, Azienda Agricola GHIO Roberto Vigneti Piemontemare.
Aggiornamento 0/2014.
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di aver ricevuto e letto la mia copia personale del presente Codice Etico.
Io sottoscritto dichiaro, inoltre di aver compreso, accettato e di voler
rispettare i principi e le regole di condotta contenute nel presente
Codice.
Io sottoscritto dichiaro, da ultimo, di conformare il mio
comportamento alle regole espresse nel presente Codice, riconoscendo
le responsabilità connesse alla violazione di tali regole.
Bosio, ____________
Nome e Cognome
______________________
Documenti di Responsabilità, Azienda Agricola GHIO Roberto Vigneti Piemontemare.
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