I due presidente soddisfatti per il via libera «in toto» della Banca d'Italia, seguito dal sì della Provincia: i tempi sono maturi per concludere il percorso «Ora portiamo avanti una fusione tra due realtà che si somigliano, ma anche il nome non esclude la possibilità di allargarsi, in futuro, verso Pinzolo» Super Rurale, la parola ai soci In primavera si terranno le assemblee straordinarie IN CIFRE Quasi duemila soci e 24 milioni di euro La Cassa Rurale Val Rendena sarà l'esito finale del processo di fusione tra la Cassa Rurale di Spiazzo-Javrè e la Cassa Rurale di Strembo, Bocenago e Caderzone. L'istituto che nascerà avrà 1.949 soci, 19 dipendenti, e un patrimonio di quasi 24 milioni di euro. E se arrivasse anche il «gigante» Pinzolo, porterebbe in dote altri 34,1 milioni di euro RENDENA - L'ultima parola ai soci. Saranno infatti loro a decidere sul futuro della Cassa Rurale Val Rendena. Questo il concetto espresso ieri a chiare lettere dai presidenti delle consorelle di Spiazzo e Javrè e Strembo, Bocenago e Caderzone. Dopo il sì di Banca d'Italia e quello della Provincia, precisa Piervito Botteri, presidente della Cassa Rurale di Strembo, Bocenago e Caderzone «la parola passa ai soci che, durante le assemblee, decideranno il da farsi. Con questa delibera ci viene sostan- zialmente dato l'ok per proseguire con il percorso». Per il momento, però, come aggiunge Botteri, «noi attendiamo l'ufficialità». Nella giornata di ieri, infatti, negli uffici delle due Casse non era ancora giunto nulla come conferma anche Mirko Bonapace, presidente della Cassa Rurale di Spiazzo e Javrè. «Sapevamo - sottolinea Bonapace che l'iter stava proseguendo ed eravamo soddisfatti del fatto che il progetto presentato fosse stato accolto in toto da Banca d'Italia». Poche o nulle infatti le modifiche apportate: «È stata confermata - aggiunge il presidente della Cassa Rurale di Spiazzo e Javrè - anche la clausola riferita ai tre mandati di presidenza riservati alla circoscrizione di Spiazzo-Javrè». In primavera, dunque, assieme alle assemblee ordinarie si svolgeranno anche quelle straordinarie. Sarà in quell'occasione che, aggiunge Botteri «oltre a discutere di bilancio verrà data ai soci la possibilità di votare per la Cassa Val Rendena». Gli amministratori sono ottimisti, come precisa il presidente della Cassa Rurale di Strembo: «anche perché penso che oggi i tempi siano maturi. Le occasioni in cui si è parlato di fusione sono state molte e il sentore è che la maggioranza la pensi così». Una conferma che arriva anche da un confronto diretto con alcuni degli amministratori precedenti. «Nei mesi scorsi - spiega Botteri - abbiamo organizzato un incontro con alcuni di loro e l'impressione è stata buona. Sappiamo, però, che non è la prima volta che si parla di fusione, e nel caso precedente, non ha funzionato quindi procederemo un po' alla volta». Inoltre, aggiungono Botteri e il direttore AlexÀrmani, si tratterà di un'opportunità importante per tutto il territorio visto che «va ad incidere non solo in ambito economico, ma anche ambientale e turistico e lo abbiamo sottolineato all'interno del progetto segnalando la volontà di valorizzare un "turismo ambientale alternativo"». In questo senso andranno ad esempio le azioni che accentueranno l'importanza delle risorse naturali, quali ad esempio la Valle di San Valentino, la Val di Borzago e la Val Genova. «La fusione - concludono Botteri e Armani - è una bella occasione e, fatta in questo modo, può sicuramente avere un influsso più che positivo per tutti noi». Non manca, infine, un accenno alla possibile apertura su Pinzolo: «Ora - conclude Botteri - portiamo avanti una fusione tra le nostre due realtà che si somigliano, ma anche il nome non esclude la possibilità di allargarsi, in futuro, verso Pinzolo». Pag. 4 AGRICOLTURA » Un «mediatore» per il sistema mela Al professor Della Casa il compito di riorganizzare il settore extra Valle di Non e ricomporre le fratture interne Dopo aver risolto nel migliore dei modi la problematica in fase di avvio di Melinda, grazie ad una gestione equilibrata dal punto di vista dei vertici con un presidente capace di ascoltare oltre che di decidere ed una forte direzione manageriale saldamente nelle mani di Luca Granata, il prof. Roberto Della Casa docente dell'Università di Bologna e direttore di Agroter ora ci prova anche con la situazione della cooperazione frutticola extra Val di Non, che negli ultimi anni ha subito delle divisioni laceranti. La Op La Trentina e la Sft (società frutticoitori Trento), gli hanno affidato l'incarico di studiare un progetto finalizzato alla riorganiz.. zazi one. del. sistema _mp.lic.nl o extra Val di Non in cui operano i loro associati per rispondere a due macro obiettivi: la massimizzazione del reddito dell'attività dei frutticoitori rispetto al mercato di riferimento e l'impegno per renderlo sostenibile nel medio termine. «Serve un grande polo produttivo e commerciale che possa affrontare in maniera adeguata le sfide dei mercati attraverso la programmazione e il governo della produzioni to condito da strascichi e pole- miche mai sopite in questi mesi. Ma qual è il parere di Della Casa? «In una struttura di mercato della mela fortemente organizzato come quello attuale, si rende indispensabile la creazione di un grande polo produttivo e commerciale che possa affrontare in maniera adeguata le sfide dei mercati attraverso la programmazione e il governo della produzione, la razionalizzazione delle attività di condizionamento pensiamo alla super moderna struttura di condizionamento e confezionamento realizzata da poco dalla Sft- per rafforzare il potere negoziale nei confronti di competitore e clienti e lo sviluppo di nicchie seniore in crescita di orodotto bio- logico», afferma il professore. Si tratta senz'altro di un progetto ambizioso, che rende necessario anche il coinvolgimento dei frutticoitori extra Val di Non interessati al progetto e che potrebbe portare a ricompattare una produzione di circa un milione e mezzo di quintali di mele oltre a ciliegie, kiwi ed altre produzioni minori. Nel comunicato stampa emesso da La Trentina, ma concordato anche con i vertici di Sft si pone un termine molto ottimistico per l'approvazione del piano operativo che dovrebbe partire dal raccolto delle mele del 2015, quindi già ad agosto. '_ RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 5 Mete A due anni dalla rottura, obiettivo un'unica Op. Assemblee a breve Sft-La Trentina, progetto comune TRENTO - La Trentina e Sft- quello attuale - afferma Della Consorzio Valli Trentine ri- Casa - si rende indispensabiprendono il dialogo dopo la le la creazione di un grande rottura di due anni fa. I due polo produttivo e commercda hanno incaricato Rober- ciale che possa affrontare in to Della Casa, docente dell'Uni- maniera adeguata le sfide dei versità di Bologna e diretto- mercati». Per il presidente di re generale di Agroter, di stu- Sft Mauro Coser «dobbiamo diare un progetto per la rior- costruire una nuova organizganizzazione del sistema me- zazione di produttori extra licolo dei territori in cui ope- Val di Non». Si tornerebbe ad rano i loro associati per mas- una Op da 50 milioni di euro simizzare il reddito dei frut- dì valore della produzione. A ticoitori e renderlo sosteni- metà mese sono in programma le prime assemblee. bile nel medio periodo. «In un mercato delle mele for- L'obiettivo è partire già dalla temente competitivo come prossima raccolta 2015. Il presidente di Sft Mauro Coser Pag. 6 Rilevare i contaminanti del latte L'ultimafrontieradei sensori Convegno nazionale Aisem. Lorenzelli: progetto in ambito biomedico e spaziale Latte senza più segreti grazie alla tecnologia che si sta sviluppando in Trentino. I ricercatori della Fondazione Bruno Kessler, assieme alle imprese tra cui il consorzio Concast Trentingrana, lavorano ai microsistemi per la rivelazione dei contaminanti (in particolare le anatossine) nell'alimento. La strumentazione dovrebbe essere pronta nel 2016. Ma il progetto, finanziato dall'Unione europea con 4 milioni di euro, è solo una.delle attività del centro materiali e microsistemi di Fbk che ha ospitato a Povo la conferenza nazionale sul mondo dei sensori. «Le applicazioni dei sensori sono varie» spiega Leandro Lorenzelli, responsabile dell'uniTRENTO tà di ricerca Mst (microsistemi) del centro Fbk. «Si va dai rilevatori per il monitoraggio di parametri ambientali, come la presenza di gas nelle abitazioni, a quelli biologici per la rivelazione di agenti patogeni o altri contaminanti negli* alimenti». I sensori possono essere inc l u s i in un s i s t e m a miniaturizzato che funziona in modo autonomo e allora si parla di microsistemi. La dimensione media è di questi ultimi è di sei pollici, circa 15 centimetri. In questa superficie possono trovare posto fino a un migliaio di dispositivi. Nell'edizione 2015 della conferenza chiamata Aisem è stato fatto il punto sui risultati teorici e sperimentali nel campo delle microtecnologie di rileva- Sonda Gaia Un meccanismo curati dalla Fbk consente di stabilizzare le foto della via Lattea zione. L'appuntamento, che riunisce i membri dell'associazione italiana del settore (fondata nel 1995 su iniziativa del docente Arnaldo D'Amico), è tornato a Trento dopo l'edizione del 2003. Centoventi i partecipanti. Fbk, ente organizzatore, ha presentato la propria attività. «Abbiamo alcuni progetti in ambito biomedicale, sulla rilevazione delle proteine, che sono finanziati dalla Provincia» precisa Lorenzelli. I microsistemi fanno anche parte della tecnologia spaziale. La stazione internazionale sulla quale si trova l'astronauta trentina Samantha Cristoforetti, per esempio, ne ha molti: uno in particolare, forse per un malfunzionamento, ha fatto scattare l'allarme per una fuoriuscita dell'ammoniaca utilizzata nel circuito refrigerante. Sempre nello stesso campo c'è uno strumento prodotto nel centro di ricerca trentino che ora si trova nello spazio a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, a bordo della sonda Gaia. «È un sensore di flusso utile per stabilizzare la strumentazione con cui il satellite fotografa la via Lattea» conclude Lorenzelli. Stefano Voltolini © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 7 IL CftSO » Doppio esposto sul lascito Pasqualini Civettini attiva Procura e Corte dei conti: «Le nomine del cda avevano un fine preciso nella gestione del "tesoretto"?» Doppio esposto alla Procura regionale della Corte dei conti e alla Procura della Repubblica di Trento sul lascito Pasqualini. L'iniziativa, che trasforma improvvisamente la vicenda in caso giudiziario a tutti gli effetti, è del consigliere provinciale della Civica trentina Claudio Civettini. Che dopo aver letto nei giorni scorsi quanto riportato dal Trentino circa le scelte del cda dell'Apsp "Suor Agnese" di Castello Tesino (circa 12 milioni di euro investiti in Btp ma venduti prima della loro scadenza, con l'intera somma depositata su un conto corrente della Cassa Rurale Valsugana e Tesino), ha deciso divederci chiaro. Della vicenda, d'altra parte, si era già occupato nella scorsa legislatura, quando ancora faceva parte del gruppo consiliare della Lega Nord. Allora, assieme ai colleghi Alessandro Savoi e Luca Paternoster, presentò infatti un'interrogazione alla giunta provinciale a proposito del rinnovo del consiglio d'amministrazione della "Suor Agnese" {vedi a destra). «Alla luce degli sviluppi della Vicenza capisco perché sia rimasta sostanzialmente senza risposta - spiegava ieri - credo quindi sia opportuno riprende- re in mano la questione: l'intera situazione deve poter essere oggetto di verifica da parte di chi di dovere». Di qui il doppio esposto, «affinché la Procura regionale della Corte dei conti e la Procura della Repubblica svolgano i necessari accertamenti». Nell'esposto, Civettini riparte proprio da quella interrogazione, la numero 6234 del 28 giugno 2013, che era intitolata "Trasparenza e adeguatezza delle nomine del Consiglio direttivo dell'Apsp 'Suor Agnese' di Castello Tesino". E ricorda «le perplessità che originarono, a suo tempo, detta interrogazione, fra le cui domande sottoposte all'attenzione dell'allora presidente della giunta provinciale si chiedeva espressamente: "Quali azioni prevede di compiere la Provincia in seguito alla scelta del sindaco di alcune persone senza competenze od esperienza nel settore sanitario"». Il passaggio più importante è però quello successivo: pur «senza nulla insinuare», Civettini scrive infatti nell'esposto che «si avanzano pertanto perplessità per capire in che misura, su quanto oggi emerso circa il "tesoretto" sul quale sembrerebbe - pare - non esservi totale trasDarenza. han- no influito le scelte dell'allora giunta comunale di Castello Tesino e, soprattutto, se le nomine effettuate sotto la responsabilità della stessa avevano un fine preciso della gestione». Tutto questo perché «le questioni attinenti sollevate con la citata interrogazione non hanno mai ottenuto risposta rendendo conseguentemente opportuno, si ritiene, una visione degli atti relativi alla vicenda (...) al fine di salvaguardare quel principio di trasparenza ampiamente tutelato e promosso dall'ordinamento giuridico italiano, specie per quanto concerne bandi pubblici di assegnazione». Ma che cosa aveva risposto Ugo Rossi, allora assessore provinciale alla salute e alle politiche sociali e ora presidente della giunta? La risposta all'interrogazione è datata 1 ottobre 2013, quando il nuovo cda si era già insediato da qualche settimana. Rossi precisava subito che «le verifiche sulla correttezza dell'iter seguito dagli enti statutariamente preposti alla designazione dei componenti del cda delle Apsp esulano dalle competenze della Provincia». Spiegava poi che il sindaco di Castello Tesino Sisto Fattore aveva effettuato la valutazione dei curricula pervenuti al Comune sulla base degli indirizzi stabiliti dal consiglio comunale e che «nel medesimo decreto il sindaco ha evidenziato gli elementi in base ai quali è stata accertata la presenza delle competenze previste in capo ai cinque nuovi designati». Confermava poi Rossi che «dando seguito ad alcune segnalazioni pervenute al Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza da parte di alcuni consiglieri comunali, il Servizio stesso (...) ha richiesto al sindaco chiarimenti in merito». E che il sindaco aveva ribadito i motivi della propria scelta precisando di aver designato «tre persone con esperienza in ambito gestionale, amministrativo e contabile e due con esperienza in campo sanitario». Designazioni quindi «del tutto compatibili con le disposizioni dello Statuto dell'Apsp». E che non a caso la Provincia aveva di fatto ratificato, procedendo alla nomina del cda proposto dal sindaco. Una risposta su cui però oggi, alla luce di quanto emerso, Civettini chiede un approfondimento alla magistratura. Pag. 8 L'avvocato Antonio Giacomelli: impossibile oggi ripristinare quel tipo di rendita, costruita in anni di investimenti in titoli di Stato «Creare una Fondazione vuol dire affidare il patrimonio in mani private, quando c'è già un ente titolare dell'eredità che dà garanzie» «Disinvestire il capitale atto poco lungimirante» L'ex presidente della Rsa «Suor Agnese» parla del lascito Pasqualini - Castaldi CASTELLO TESINO - «Mi fa male anche solo parlarne, volevo bene all'ente, e spero tanto che non sia così». L'avvocato Antonio Giacomelli ha lasciato la presidenza della casa di riposo «Suor Agnese» di Castello Tesino a metà 2013, dopo 10 anni in cui il lascito Castaldi - Pasqualini è stato consolidato, con la chiusura di tutte le pendenze legali (cause di ex clienti del professore e impugnativa dei nipoti Castaldi), il patrimonio investito, mai intaccato, ed anzi incrementato. Tanto che le cedole dei Buoni del Tesoro, con scadenze variabili anche a 10 e 20 anni, in cui erano stati investiti gli 11,5 milioni di liquidi dell'eredità, portavano nel bilancio della casa circa 450 mila euro l'anno. La notizia del disinvestimento dei fondi, con la realizzazione di una plusvalenza notevole, ma nessuna certezza per il futuro, se confermata, sarebbe stata una scelta poco lungimirante. «Se è vero che quei fondi sono stati disinvestiti, a mio avviso, oggi come oggi sarebbe impossibile ripristinare quel tipo di rendita, anche perché sui proventi finanziari diversi dai titoli di Stato è stata introdotta una tassazione del 26% - spiega Giacomelli -; con il nostro Tesoriere (la cassa rurale locale, ndf), invece, avevamo nel corso degli anni investito in titoli così redditizi e garantiti da avere una rendita assicurata, variabile a seconda delle scadenze, ma sempre nella media dei 450 mila euro l'anno». Entrate che servivano per dare agli ospiti della casa servizi di qualità, standard assistenziali più elevati e per abbattere le rette. Parte dei proventi sono stati investiti in opere su tutti i piani della struttura, e altri in interventi diretti ad abbattere i costi. «Il Fondo integrazione rette è stato inventato dall'Upipa con i tecnici della Regione continua Giacomelli -, con un articolo di legge è stato disposto che gli utili delle Apsp trentine possano essere inseriti in un fondo integrazione rette anziché andare ad incrementare il patrimonio». Negli anni passati questo fondo veniva utilizzato, assieme ai proventi del patrimonio, e poi rialimentato, tanto che le rette quando Giacomelli ha lasciato erano ferme a 41 euro, con un abbattimento medio di 15 euro al giorno a persona (per il 2015 la retta stabilita dall'attuale cda è di 43,80 euro, ndf). «Ma sul conto corrente avevamo sempre da 800 mila euro a 1 milione per avere una certa elasticità e poter far fronte alle esigenze della casa continua Giacomelli (che parla al passato riferendosi alla sua gestione, ndf) - quindi il capitale investito è semDre rimasto fermo, perché non serviva». Chiaro che attorno ad un patrimonio così consistente come quello lasciato in eredità alla casa di riposo «Suor Agnese» si possono creare attriti. «Io mi ci sono ritrovato anche a titolo professionale - ricorda Giacomelli - chiamato dal Comune con cui l'ente aveva rapporti burrascosi, tre consiglieri dimissionari e questa eredità da gestire». A suo tempo si era parlato anche di una Fondazione: «Perché dare i soldi in mano a privati, quando c'è già un ente intestatario del lascito, ed è un ente pubblico che dà garanzie di buona gestione e professionalità? Ogni decisione passa da un presidente, un cda, un segretario amministrativo e tre revisori dei conti, e poi ci sono il Comune, la Provincia, la Regione e la Corte dei Conti: più garantito di così un patrimonio non potrebbe essere». Pag. 9 CASTELLO TESINO Nessun mistero sugli investimenti fatti negli anni CASTELLO TESINO - Nessun mistero sulla consistenza del lascito Pasqualini - Castaldi. In aggiunta ai circa 12 milioni di euro, c'è l'oro: 11 chili, «tutto inventariato, pesato e fotografato, portato da Milano e custodito nel caveau della cassa rurale». «E anche un portafoglio titoli con azioni Saipem, Eni e Telecom, che rendevano un piccolo dividendo - continua l'avvocato Antonio Giacomelli - un altro valore sempre tenuto nel cassetto». E le proprietà immobiliari: la bella baita di Castello Tesino, rimessa a nuovo e riqualificata, e la casa di Ugo e Silvana a Ponza, trasformata in un appartamento per ferie. La lista delle locazioni, tenuta dalla direzione, comporta entrate per poche migliaia di euro l'anno. «Senza mai intaccare il patrimonio, con i proventi del capitale investito nel tempo abbiamo anche acquistato tutti i terreni limitrofi alla casa di riposo per evitare che venisse costruito troppo - precisa Giacomelli -, abbiamo acquistato anche quelli vicini che erano edificabili e li abbiamo permutati con quattro appartamenti, da destinare a domicilio protetto, un'operazione coperta da fideiussione di 400 mila euro». Poi è stato portato a termine un progetto con esecuzione di opere di miglioria per abbattere i costi energetici su tutti i piani della Rsa, in parte finanziati dalla Provincia, così come l'impianto fotovoltaico realizzato per la produzione di energia elettrica». Pag. 10 Coop Mori, sospensione annullata Il verdetto della Cassazione. Siriaprela partita sul licenziamento dell'ex direttore Atti rinviati a Trento, difesa pronta al contrattacco. Intanto il pm chiude l'inchiesta Inizia un nuovo capitolo nell'inchiesta sull'ex direttore della Famiglia Cooperativa di Mori, Giorgio De Franceschi, 55 anni, accusato di truffa e furto ai danni dell'impresa. La Cassazione ha annullato il provvedimento di sospensione dal servizio per due mesi. Si riapre così la partita sul licenziamento del direttore, deciso nel novembre scorso, proprio sulla base dell'ordinanza del Riesame. Un punto a favore della difesa, sostenuta dall'avvocato Stefano Trinco, che ha impugnato il licenziamento davanti al giudice Michele Cuccaro e adesso attende la fissazione della prima udienza. Ancora non si conoscono le motivazioni della sentenza della Cassazione: i giudici hanno annullato la sospensione, ma con rinvio al Tribunale di Trento. Ciò significa che la partita è ancora aperta, ma la decisione dei giudici TRENTO romani per la difesa è «determinante» per poter ridiscutere il licenziamento. «È una sentenza molto importante, stiamo aspettando di conoscere le motivazioni» spiega il legale di De Franceschi. A settembre i giudici del Tribunale della libertà di Trento avevano confermato il provvedimento di «divieto di esercitare determinate professioni, imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese» chiesto e ottenuto dal pm Fabrizio De Angelis. Un'ordinanza ritenuta ingiusta dalla difesa che aveva presentato un ricorso per Cassazione lungo una cinquantina di pagine contestando la qualificazione giuridica del fatto, la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, le esigenze cautelari e la richiesta di interdizione da parte della Procura. Una richiesta quantomeno «insoli- ta» secondo l'avvocato Trinco, visto che si trattava di un rapporto tra privati e non con un ente pubblico. Inoltre secondo la difesa si tratta, comunque, di reati a querela di parte. «E non c'è alcuna querela» precisa il legale. Ora la sentenza della Cassazione riaccende le speranze per Giorgio De Franceschi che è pronto da fare battaglia fino in fondo. L'ex direttore della Coop si è infatti sempre difeso, respingendo le accuse della Procura. Intanto nei giorni scorsi il pm De Angelis ha chiuso l'inchiesta sul presunto raggiro e ha inviato l'avviso di conclusione indagini all'ex direttore. Le accuse restano le stesse contestate all'inizio dell'indagine, scattata a luglio dello scorso anno: truffa aggravata e furto. Stando agli accertamenti condotti dalla squadra mobile di Trento, che ha ricostruito anni dal 2011 al luglio 2014, De Franceschi avrebbe sottratto circa 30.000 euro in tre anni alle casse della Coop. Si parla di acquisti di vini da regalare ad amici, materassi e generi alimentari, non pagati. Viene contestato anche l'annullamento di alcuni scontrini. «Una prassi» secondo la difesa, molti clienti della Cooperativa hanno infatti un conto aperto con il negozio. La merce non veniva pagata subito, ma ogni volta che un cliente faceva la spesa la commessa batteva lo scontrino e poi lo annullava, in quanto a fine mese veniva emessa una fattura unica e saldata. Così avrebbe fatto anche l'ex direttore. Nessuna truffa quindi. Ora De Franceschi ha tempo venti giorni per chiedere di essere interrogato nuovamente dal pubblico ministero o presentare una memoria difensiva. Dafne Roat Pag. 11 Diakonia Institute, trecento iscritti Padre Sesana: «Siamo autosufficienti» TREMTO II sogno è quello di diventare una vera università, «un istituto educativo che sappia intercettare i bisogni della gente, una risorsa al servizio della comunità», come spiega il preside del Diakonia Institute, Boniface Okada. La realtà, tuttavia, già supera ogni più rosea aspettativa, perché in questo istituto, fondato da padre "Kizito Sesana, già studiano oltre trecento studenti provenienti dalle baraccopoli e dai quartieri poveri di Nairobi: quindici di loro, fra i più indigenti, stanno completando i loro percorsi universitari grazie all'aiuto della Provincia di Trento e della Cooperazione trentina. Attraverso il progetto curato dalla cooperativa «Il Canale» (l'unica associata alla Federazione a occuparsi di solidarietà internazionale) un contributo di 45.000 euro, suddiviso in tre annualità, ha permesso a questi studenti di intraprendere i corsi alla «Shalom house», la struttura che ospita il Diakonia Institute. Sono giovani neo diplomati o lavoratori adulti che hanno deciso di intraprendere gli studi per avere la possibilità di migliorare la loro posizione professionale: fra i corsi niù im- portanti che l'istituto gestisce, anche a livello universitario, ci sono infatti «le scienze sociali, il management di progetti, la contabilità, il percorso per diventare operatore turistico e quello per il catering e la gestione d'albergo», come ha spiegato lo stesso Sesana, missionario comboniano, giornalista e scrittore, intervenuto ieri pomeriggio a Trento. Tutti i percorsi educativi sono riconosciuti dal Ministero dell'istruzione keniota. Nato nel 2010 come costola di Koinonia (una ong che cura due centri di prima accoglienza, tre centri residenziali ed una scuola superiore per bambini di strada in Kenya e Zambia), il Diakonia Institute ha «zoppicato» per un paio d'anni, con pochissimi studenti e tanti problemi. Dopo il successo di chi sosteneva i primi esami e il fondamentale contributo trentino, l'esperienza è infine decollata: «La Provincia di Trento, finanziando i primi studenti, ha fatto in modo che il loro numero aumentasse in maniera esponenziale — spiega padre Kizito — al punto che oggi l'istituto è autosufficiente, dato che la maggior parte degli iscritti pa- ga una retta, per quanto bassa». Le tasse per un'università statale ammontano a 180.000 scellini l'anno, al Diakonia se ne pagano 20.000. Chi usufruisce della borsa di studio, inoltre, dopo aver concluso il periodo formativo e aver trovato un lavoro restituisce una percentuale del prestito ricevuto, così che possa essere concesso ad altri. «Ulteriore condizione è impegnarsi nel volontariato nei nostri centri oppure nelle baraccopoli della capitale», aggiunge il missionario, già direttore del mensile «Nigrizia», molto conosciuto anche in Trentino. «La missione di Diakonia è quella di dare un'anima in più ai corsi previsti dal ministero dell'istruzione — sottolinea ancora Sesana — di educare i nostri studenti a un'attitudine vera di servizio verso le persone cui offriranno la loro professionalità». È proprio questo il significato della parola Diakonia, servizio. Grazie ad un altro progetto finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, inoltre, Koinonia sta piantando tre acri di terreno a moringa, pianta ricchissima dì una grande varietà di sostanze nutritive. Fondatore Padre Kizito Sesana ha ideato l'istituto (Foto Rensi} Pag. 12 ìarno di Sotto, il consiglio chiude la scuola materna Via libera in aula all'accorpamento con Tiarno di Sopra: residenti furiosi La frazione ormai senza servizi: a rischio anche Io sportello della cassa rurale Con il trasferimento della scuola materna a Tiarno di Sopra la comunità di Tiarno di Sotto è rimasta praticamente senza servizi pubblici (una decina di anni fa le elementari, tempo fa l'ufficio postale) e forse lo sarà completamente tra pochi mesi con la soppressione dello sportello bancario. La chiusura della centenaria istituzione l'ha deliberato lunedì sera il consiglio comunale di Ledro, riunito nell'ex municipio tiarnese, con i voti della compatta maggioranza, anche se nel corso del dibattito c'è stato un intervento un po' "titubante" del suo portavoce Rolando Mora. Astenuta Anna Maria Santolini di Ledro Bene Comune con la promessa di un prossimo quanto tardivo incontro pubblico, contrari i due esponenti delle minoranze presenti, Fabio Fedrigotti, e Dario Trentini. Numeroso il pubblico in sala ma molte per- sone avevano rinunciato ad assistere alla seduta perché, è stato il loro commento, per la logica dei numeri il risultato era scontato da tempo. L'emiciclo consiliare riservato ai cittadini affollato più del normale è una conferma di quanto sia sentito dagli abitanti del paese e non solo dai genitori dei bambini dell'asilo il problema dello spostamento della struttura scolastica che è stato avallato da una petizione popolare sottoscritta da circa 250 persone sui 620 residenti. Tale constatazione, commentano a Tiarno di Sotto, avrebbe dovuto essere maggiormente ponderata dall'amministrazione comunale e dalla maggioranza che la sostiene prima di una decisione non necessaria ed urgente in quanto non imposta dalla normativa provinciale. Il minimo dei frequentanti deve essere di 15 bimbi mentre a Tiarno di Sotto sono 18 che potrebbero aumentare con l'arrivo di nuove famiglie, soprattutto straniere, attirate dalle diverse aziende tiarnesi (i dipendenti della Mariani saranno 150 con l'imminente assunzione di 20 operai oltre al centinaio di occupati nelle segherie). Nemmeno l'aspetto economico influisce sulla decisione municipale le cui casse sborsano annualmente attorno ai 7 mila euro perché gli insegnanti sono stipendiati dalla Provincia. E' stato l'assessore Alessandro Fedrigotti ad illustrare le motivazioni della decisione con molteplici argomenti riguardanti in particolare gli aspetti evolutivi della società: una maggiore socializzazione dei bambini per la presenza di coetanei di un' altra realtà. Il vice sindaco Franco Ferrari che risiede a Tiarno di Sotto, già additato da diversi compa. _esani_ner_iLnresunto_"remare" a sfavore della sua comunità, ha ribadito il convincimento dell'opportunità di accorpare i due asili. Il portavoce Rolando Mora ha avallato la proposta di una assemblea popolare seppure non condividendo il ritardo. Le minoranze con il loro portavoce Fabio Fedrigotti hanno "contrattaccato" sostenendo le argomentazioni dei genitori dei bambini e dei residenti. Sono stati posti in risalto i disagi dei piccoli ospitati in un ambiente a loro sconosciuto e costretti a trasformarsi in pendolari malgrado la loro tenera età, le difficoltà dei genitori che lavorano ed ora usufruiscono dell'anticipo o del posticipo nella frequenza, opportunità impossibile in futuro per gli orari fissi del pulmino di trasporto e la mancanza di ulteriori corse e questo servizio comporterà un'ulteriore spesa nel bilancio familiare. CRIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 13 Bancari [Trattativa Intesa sull'agenda del tavolo negoziale sindacati-Federcoop TRENTO -1 sindacati dei bancari Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca scrivono ai tremila lavoratori delle Casse Rurali trentine sugli sviluppi del confronto con la Federazione della Cooperazione. Nella riunione dell'altro ieri è stato concordato tra le parti un documento su metpdi, tempi e finalità del tavolo provinciale. Tra i punti condivisi, mettere l'innovazione al centro del negoziato per tutelare i livelli occupazionali e il ricambio generazionale, garantire un futuro alle aziende e salvaguardare il modello della banca cooperativa e territoriale. Inoltre, il tavolo negoziale sarà arricchito con presenze della Commissione dei direttori e del Comitato credito delle Rurali. I risparmi conseguiti con gli efficientamenti saranno destinati ai lavoratori e alla loro professionalità, agli strumenti contrattuali per il mantenimento dell'occupazione, alla riduzione dei costi aziendali. Dalla settimana prossima, saranno calendarizzati almeno due incontri settimanali. Pag. 14 A Ranzo i farmaci arrivano in cooperativa Con grande soddisfazione degli abitanti la frazione del comune di Vezzano, è partita una interessante collaborazione tra la locale Famiglia Cooperativa, fondata nel maggio 1894 (la seconda in Trentino, dopo quella di S.Croce di Bleggio Inferiore, ideata da don Lorenzo Guetti, nel 1890, come "Società cooperativa rurale di smercio e consumo") , e la farmacia di Vezzano diretta da Luigi Turazza. Un servizio denominato "Farmaco Pronto", rivolto a coloro che hanno difficoltà a raggiungere la farmacia (distante oltre 7 km nel fondovalle), per acquistare i farmaci prescritti dal proprio medico condotto. Adesso, invece, i soci ed i clienti del punto di "generi misti", possono ritirare direttamente i farmaci prescritti quando vanno a fare la spesa in negozio. Il servizio funziona sia con la "ricetta elettronica" che con la vecchia "ricetta cartacea". Basta telefonare in farmacia, comunicare le proprie generalità, consentendo così al farmacista di accedere al sistema informatico farmaceutico, grazie alla ricetta caricata sulla tessera sanitaria. Con il sistema cartaceo, invece, basta consegnare laricettain negozio, questa poi viene consegnata in farmacia, che a sua volta poi provvede alla consegna. I farmaci vengono consegnati due volte alla settimana (giovedì e venerdì pomeriggio), in una sacchetto sigillato, in totale privacy in merito al suo contenuto, con scontrino fiscale oer le eventua- li detraibilità fiscali del ticket. Il cliente paga quanto dovuto alla cassa del negozio di alimentari, che poi a sua volta consegna gli importi raccolti al farmacista. Tutto in forma completamente gratuita, grazie al farmacista Turazza che personalmente porta i medicinali sino a Ranzo, della presidente della Famiglia Cooperativa di Ranzo Nives Rigotti e del personale del negozio diretto da Agnese Rigotti. (r.fr.) Pag. 15 Male, fa Famigli; cooperatila in assemblea MALE. Domenica S febbraio i soci delia Famiglia cooperativa di Maìé in assemblea approveranno il biiancio nei quaie spiccano l'utiie di esercizio di 61.782 euro e un fatturato aumentato defi'1,43%. «È un risultato positivo, anzi siamo all'eccellenza», commenta il presidente Romedio Menghirti, che sottolinea lo spirito di collaborazione dei personale grazie al quaie sono state introdotte novità importanti come l'orario continuato e l'apertura nei giorni festivi. Ha rimarca anche la collaborazione dei cda, il cui organigramma dovrà essere votato dai soci nell'assemblea (teatro auditorium Dimaro, 14.30). Sono in scadenza i consiglieri Alberto Gregori, Cario Marinelli, Pietro R/lichelotti, che possono ripresentarsi, e Alessio Rauzi che invece non è rieleggibile. La loro collaborazione, dice Menghini, ringraziandoli, ha consentitodi portare a termi ne un esercizio in cui si sono fatti parecchi interventi fra cui l'acquisto di un terreno (per 69.970 euro) a monte delia cooperativa per raggiungere gli standard previsti per i parcheggi, le luci led (72.500 euro) all'interno dei supermercati di Male, Dimaro e Hagras, la ristrutturazione delia filiale di Monciassico (64.400 euro) e l'acquisto di un nuovo programma di gestione informatica (19.000 euro), inoltre si sono attivate tutte le promozioni possibili a favore dei clienti per un totale 277.983 euro. Infine la Famiglia cooperativa di Male ha pure aderito all'iniziativa dei Banco Alimentare per 1.349 euro. Tutto questo impegno ha avuto un indiscutibile ritorno positivo con una inattesa frequentazione dei piccoli negozi, in particolare a R/lonclassico. In questa prospettiva il presidente Henghini si dichiara preoccupato per ciò che può accadere con l'arrivo dei supermercati di cui si continua a parlare fra cui Poli a Male e Conad a Dimaro. È auspicabile, dice, che la Comunità di Vaile rifletta bene sulla concessione per supermercati oltre gii SOO metri quadri, perché ciò metterebbe indubitabilmente a dura prova chi ha investito da tempo sulla filosofia dei piccoli negozi. (e.p.J Pag. 16 C@@peratlwaf ny@wl ©rari® per l'alimentare VAL DI FASSA. Nuovi orari per iS reparto alimentare deSSa Famiglia Cooperativa di Canazei, che fino a metà mano aprirà i battenti a partire daSSe 14.00, invece che aSSe 16.00. IS quadro complessivo degli orari vede quindi tutti gli altri reparti (inclusa Sa f iSiaSe di ASba) aperti 8-12,15 e 16-19.30, iS reparto alimentare di Canaiei 8-12,15 e 14-19.30. La domenica per tutti è 8-12.15 e 16-19.15. (v.r.) Pag. 17 «Siamo pronti al dialogo con Comune e Coop» Transacqua, segnali di pace della Brocchetto dopo la sentenza che le ha dato ragione sulla lottizzazione: «Ma si tengano in considerazione le nostre esigenze» In tutta la vicenda relativa mo cercato di fare tutto il possiall'ultima sentenza del Tar di bile per evitare il contenzioso giudiziario, chiedendo ripetuTrento che ha annullato gli atti autorizzativi ed esecutivi del tamente air allora sindaco MaPiano di lottizzazione di viale rino Simoni, a "Primiero SviPiave a Transacqua, la ditta luppo" e alla Famiglia CoopeBrocchetto che aveva opposto rativa, di avviare una seria e ragionevole trattativa che le conil ricorso al Tar, ha sempre sentisse di proseguire senza mantenuto un atteggiamento danni la propria attività comdi riserbo. Ora si è rivolta al merciale, gestita da anni nel Trentino di esprimere pubblinegozio e nel magazzino di camente le proprie ragioni. Transacqua». «La chiave di lettura dell'in"Come famiglia - spiegano tera vicenda - ci scrive la famiancora al Trentino - abbiamo glia Brocchetto - risiede nel fatinvestito nella nostra impresa to che la normativa urbanistica consente la lottizzazione tutte le nostre risorse umane ed economiche (da alcuni anni "forzosa" da parte dei comproanche con l'aiuto dei figli). E' prietari di un'area che abbiano il 60% degli immobili oggetto quindi legittima la difesa del di potenziale trasformazione: nostro patrimonio e dell'avviacon facoltà di accedere alla mento commerciale di fronte procedura di esproprio nei all'improvviso rischio di subire confronti dei proprietari "di un esproprio che avrebbe vaniminoranza" nel caso in cui non ficato le fatiche di una vita di laaderiscano spontaneamente voro. Tutti i tentativi di ragalla lottizzazione. La nostra ditgiungere un accordo sono stati ta si è trovata sfortunatamente inutili e privi di risposta connella difficile situazione di quocreta. Non ci è rimasta altra tista di minoranza. Noi abbia- _ .scel ta _rhe._ tutela re la.. nostra unica fonte di sostentamento in sede giudiziale. Il Tar ha annullato una prima volta gli atti della lottizzazione e il Consiglio di Stato ha rigettato la richiesta di Primiero Sviluppo e della Cooperativa di disporre la sospensione dell'esecutività della sentenza di primo grado. Il sindaco Marino Simoni ed i lottizzanti (Primiero Sviluppo e Cooperativa) avrebbero potuto cogliere l'occasione per cercare una soluzione ragionevole: invece il Piano di lottizzazione è stato adottato ex novo, navigando senza ripensamenti verso l'opzione dell'esproprio nei confronti della nostra comproprietà. A noi non è rimasto altro che impugnare di nuovo il Piano di lottizzazione, tentando contemporaneamente la via dell'accordo. Ancora una volta nessuna risposta concreta». Avviandosi alla conclusione, la famiglia Brocchetto ricorda che la seconda sentenza del Tar ha annullato tutti gli atti della procedura urbanistica ed edilizia, che «era stata aspramente criticata dall'attuale sindaco quando era consigliere comunale di opposizione nell'era Marino Simoni. Oggi, a fronte di tre pronunciamenti della magistratura, che ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica, si ipotizza un nuovo appello ed un quarto troncone giudiziario. Con la giustificazione della tutela dei lavoratori della Cooperativa, cui forse si doveva pensare prima di innescare e reiterare un procedimento urbanistico naufragato nelle aule giudiziarie. A questo punto vogliamo ribadire pubblicamente la nostra disponibilità al dialogo, sperando che i lottizzanti vogliano tenere in adeguata considerazione le legittime esigenze della nostra impresa e che si possano evitare gli ulteriori enormi costi del contenzioso a carico proprio e dei concittadini». (r.b.) Pag. 18 «Il mìo incontro speciale con Papa Francesco» Graziella Anesi di HandiCrea ha partecipato alla messa in Santa Marta, a Roma «È stato un regalo stupendo. II pontefice mi ha chiesto di pregare per lui» C'era anche Graziella Anesi, fondatrice della cooperativa HandiCrea, punto di riferimento per il mondo della disabilità, ad assistere, un lunedì di fine gennaio, alla messa mattutina di Papa Francesco nella residenza di Santa Marta a Roma. «Sì - conferma la presidente - Non nascondo che era un mio desiderio. Si è trattato di una specie di regalo per i miei 60 anni. Vede, indipendentemente che si creda o meno, questo Papa mi ha da subito affascinato per la sua umanità, per il suo rapporto con la gente». Nella cappella dove si è celebrata la messa c'era una cinquantina di persone. «Un'atmosfera intima, particolare», riflette Graziella. Come sia riuscita a partecipare, la fondatrice di HandiCrea lo racconta così: «Come detto, che mi sarebbe piaciuto partecipare, che fosse un mio desiderio, era risaputo. E per essere riuscita a soddisfarlo devo ringraziare, e parecchio, sia mio fratello Sergio (ex sindaco di Baselga di Pine e presidente del comitato organizzatore delle Universiadi invernali che si sono svolte in Trentino, ndr) che il vescovo Bressan. So che diversi mesi fa è stata fatta una richiesta e a fine dicembre è arrivata all'arcivescovo una lettera dalla Segreteria vaticana nella quale mi era rivolto l'invito a partecipare, lunedì 26 gennaio, alla messa che ogni giorno, la mattina, il Papa celebra nella residenza di Santa Marta. E, puntualmente, mi sono presentata». Non ci avrà dormito la notte, mica è invito di tutti i gior- ni. «Ma no, piuttosto, una certa curiosità per poter sentire e vedere da vicino una persona come Papa Francesco che è figura che non mi ha lasciato certo indifferente, fin dalla sua elezione». «In effetti - prosegue Graziella - sono rimasta stupefatta dal suo modo di porsi davanti agli altri, per questo suo tratto colloquiale. Per me è stato veramente u n regalo, una mattinata speciale e molto bella, gratificante». Ha avuto modo di scambiare qualche parola con Papa Francesco? «Certamente, per quanto per pochi minuti. In queste occasioni, visto che i partecipanti sono in numero limitato, il Papa rivolge una parola ad ognuno, si ferma e rivolge un pensiero a chi ha partecipato alla messa». E che cosa vi siete detti? «Eh, guardi - sorride Graziella Ma sì, insomma, il Papa mi ha detto che persone come me danno la carica agli altri. E io gli ho risposto: "Non sempre, santità. Sa, a volte può essere molto difficile". E mi ha sorriso. E poi ha aggiunto: "Preghi per me". Questo mi ha molto colpito, questa umanità, il chiedere agli altri di pregare per lui. Penso che anche a chi non crede possa essere di conforto». E del Trentino, d'altra parte Papa Francesco aveva acceso in Vaticano la fiaccola delle Universiadi, ha avuto modo di accennare? «Gli ho fatto vedere l'opuscolo che ricorda le Universiadi invernali e poi gli ho donato u n bel libro sul Trentino. Mi è sembrato il minimo. Ma, al di là di questo, posso dire che per me è stata una giornata indimenticabile. Un vero re- Pag. 19 ACCOGLIENZA Fugarti interroga su rifugiati a CasaTerreComuni: la coop nega «Nessun arrivo a Vigo Rendena» Arriveranno profughi anche a Vigo Rendena, nella Casa «TerreComuni» gestita dall'omonima cooperativa sociale? A chiederlo è il consigliere provinciale della Lega nord Maurizio Fugatti, in un'interrogazione in cui accusa Donata Borgonovo Re di voler imporre «l'arrivo di un determinato numero di profughi in ogni Comunità, indipendentemente dal parere della popolazione». «È fuori discussione - risponde secco !'ex assessore provinciale all'istruzione Tiziano Salvaterra, vicepresidente di Terre Comuni -, la Provincia non ce l'ha chiesto e noi non abbiamo fatto proposte in tal senso. E non perché non vogliamo, ma perché la struttura che abbiamo aperto in luglio non è adatta a ospitare un gruppo di profughi». Perché? «Perché è troppo grande (ha una capienza di 80 posti letto, ndr) e ha un uso misto: attualmente ospitiamo infatti otto studenti, ma in autunno dovrebbero essere una ventina; poi da noi vivono alcuni professori e organizziamo corsi per imprenditori e altre attività. Inoltre, ospitiamo gruppi per vacanze». Nell'estate scorsa, per dire, l'attività iniziò con gli allievi dell'Inter e con un gruppo di disabili. Insomma, organizzare la convivenza di tutte queste persone diverse è così complesso che ospitare profughi lo sarebbe anche di più. Casa TerreComuni, tra l'altro, è proprio nata come collegio studentesco. È infatti un ex albergo (il Parco Estense) posto tra Vigo Rendena e Dare, rimasto chiuso e in vendita per una decina di anni prima che il Comune lo comprasse dall'immobiliare Fiorenza srl di Vobarno (Brescia) nel 2008 per 2,5 milioni, ossia 1,2 milioni in più di quanto era stato pagato dall'immobiliare all'asta fallimentare nel 2006. Il sindaco di Vigo Ezio Loranzi spiegò allora che nei 2,5 milioni era compresa anche la ristrutturazione da 600mila euro. La Provincia assegnò poi al Comune un contributo di 2,3 milioni di euro per il recupero dell'hotel alla sua nuova funzione di collegio. Ora, come detto, in realtà la mission è mista anche se c'è da tener conto che l'apertura è recente e dunque gli studenti aumenteranno. Prosegue Salvaterra: «Ci piacerebbe ospitare i profughi, ma avremmo bisogno di una struttura più piccola. Se qualcuno ce la mettesse a disposizione, non ci tireremmo indietro». In Valli Giudicarle, a quanto pare, non ci sono molti altri posti ideali per accogliere chi scappa da guerre e persecuzioni: a Brione esiste una casa vacanze del Consolida, con una ventina di posti letto, ma anche dal consorzio delle cooperative sociali dicono: «Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta dalla Provincia né fatto alcuna offerta». G. Car Pag. 20 «Così delegano tutto all'azienda sanitaria» Le critiche di Giacomelli (Upipa) alla legge sulle politiche sociali e della salute «Le nostre strutture sono sul territorio, dobbiamo essere coinvolti» Condividono l'obiettivo, ma non il metodo. Sono gli operatori del Terzo settore che l'altro giorno - nel corso delle audizioni della quarta commissione legislativa del consiglio provinciale - hanno criticato il disegno di legge presentato dall'assessora Donata Borgonovo Re per la pianificazione integrata della sanità e delle politiche sociali. Tra le critiche (anche interne alla maggioranza, ad esempio dai consiglieri dell'Upt) ci sono quelle del presidente dell'Upipa (l'Unione delle case di riposo trentine) Antonio Giacomelli. La giunta provinciale si pone l'obiettivo di programmare Sanità e Sociale insieme. Non siete d'accordo? Questo obiettivo lo condividiamo, perché risponde alle esigenze del sistema in questo momento. Quali esigenze? Siamo in una fase in cui il territorio ha più bisogno di "sanitarizzazione" perché gli ospedali di valle stanno attraversando importanti ridimensionamenti e le nostre strutture sul territorio sono l'esempio della direzione in cui andare: possiamo ipotizzare di prevedere punti prelievo occupandoci anche di sociale, tanto per fare un esempio. E allora quali sono le perplessità? Che, come avvenuto nel passato, si scrivano dei contenuti generali che poi vengono strumentalmente interpretati senza consultare chi lavora sul territorio. Nel disegno di legge non si tiene conto di voi? Si tratta di un disegno di legge troppo concentrato sull'azienda sanitaria, con il rischio di mortificare il ruolo che secondo noi è un ruolo chiave delle Aziende per i servizi alla persona. Voi avete chiesto una modifica? Ci siamo riservati di proporre alcuni emendamenti alla norma, in modo che risulti il nostro ruolo nella programmazione socio-sanitaria ma si tratta di una posizione che riguarda tutto il mondo del terzo settore (come è emerso dalle consultazioni dell'altro giorno nella commissione del consiglio provinciale). Parlo non deve essere sottovalutato. Quale è il rischio? Si rischia una "provincializzazione" di tutto il settore sociale, con l'azienda sanitaria che eroga qualsiasi servizio a qualsiasi livello dimenticandosi dell'integrazione socio sanitaria, tagliando i servizi, anche i più essenziali. Insomma il rischio è quello di ridurre a numeri un patrimonio di persone, professionali- tà ed esperienza. Ora non c'è bisogno di un'incorporazione del sociale nella sanità, ma di una fusione. Allafineè una questione di risorse sempre più scarse. Alla fine sempre qui cade il discorso, ma noi sosteniamo che con il dialogo e il coinvolgimento delle parti si potranno garantire gli stessi servizi sul territorio anche con le risorse in diminuzione. La nostra Unione rappresenta una cinquantina di enti, 54 Rsa, due istituti per disabili, un istituto per minori, 4.300 posti letto e 4.000 dipendenti circa, ma soprattutto abbiamo secoli di esperienza e legami con il territorio. E' chiaro che è opportuno coinvolgerci nella pianificazione sanitaria e sociale, ma il disegno di legge presentato dalla giunta provinciale sotto questo profilo non ci soddisfa. (a.s.) Pag. 21 Startup, Unìcredìt concede 2,5 milioni Accordo fra l'istituto di credito e Trentino Sviluppo per accompagnare i giovani imprenditori Un finanziamento fino a 2,5 milioni di euro per le migliori startup trentine. Lo concederà Unicredit alle aziende presenti nell'incubatore di Trentino Sviluppo che superino la selezione iniziale e la valutazione di un'apposita commissione tecnica di cui faranno parte esponenti delle più note aziende mondiali. L'accordo tra l'istituto di credito e Trentino Sviluppo è stato siglato ieri e prevede azioni diricercaper selezionare le migliori startup innovative prodotte dal territorio trentino, attraverso il fondo Seed Money-Fesr e l'incubatore di talenti Tech Peaks già erogati dal polo tecnologico roveretano, e una serie di altri strumenti in grado di accompagnare passo dopo passo 1 giovani imprenditori a seconda delle esigenze con attività di formazione, oltre che di accesso a diverse opportunitàfinanziarie.Proprio sul versante dei finanziamenti a Uni Credit intende aumentare lo sforzo che l'ha portata nell'ultimo anno a destinare buona parte degli oltre 110 milioni di euro di nuove erogazioni al sostegno di investimenti in innovazione. In particolare la banca sosterrà le startup innovative presenti sul territorio attraverso il proprio piano Valore Europa che prevede finanziamenti fino a 2,5 milioni di euro a progetto con costo della garanzia azzerato e tempi di erogazione accelerati. «In Trentino - ha spiegato Marco Martincich, direttore dell'area commerciale per il Trentino di Unicredit - lo scorso anno sono nate 96 startup, 75 delle quali proprio qua a Trentino Sviluppo. L'innovazione è un requisito fondamentale per rimanere competitivi sullo scenario mondiale. I progetti imprenditoriali che vogliamo far crescere hanno bisogno di un partner dal forte radicamento territoriale e con un capillare network internazionale, in grado di fornire le competenze e gli strumenti da loro richiesti». «Questi accordi - ha fatto eco la consigliera delegata di Trentino Sviluppo - sono molto importanti per le giovani imprese che ci chiedono di essere seguite nella fase di av- vio e rappresentano l'elemento di raccordo tra l'impegno profuso sul territorio per intercettare e selezionare i progetti d'impresa più promettenti e le piattaforme già collaudate. Nel 2009 la Provincia ha finanziato con 11 milioni di euro 100 progetti, dei quali 87 sono ancora attivi. Un'ottima media». A margine dell'incontro è stata lanciata l'edizione 2015 di UniCredit Start Lab: si rivolgerà a realtà ad alto contenuto tecnologico e innovativo operanti nei 4 settori delle scienze naturali, delle tecnologie sostenibili, del digitale e dell'innovazione Made in Italy. E' possibile presentare la propria candidatura entro il 30 aprile sul sito www.unicreditstartlab.eu. Pag. 22 IL CONCORSO Aperto il nuovo bando per i giovani con mestieri di alta qualità Lo scorso anno 800 in gara e hanno vinto due società trentine Da Unicredit i soldi alle imprese La strategia di supporto all'innovazione territoriale, propria della mission di Trentino Sviluppo, si arricchisce grazie all'accordo a misura di startup siglato con Unicredit Startlab. L'intesa è stata presentata ieri al Polo Tecnologico e vedrà l'agenzia di sviluppo trentina ed uno dei principali gruppi bancari collaborare per offrire alle giovani imprese innovative gli strumenti giusti per crescere, compresi il supporto finanziario ed un'ampia piatta- forma di servizi di accelerazione. L'incontro è stato anche l'occasione per lanciare a livello nazionale l'edizione 2015 di «Unicredit Startlab», il programma di sostegno alle startup innovative sviluppato da Unicredit che partirà in aprile e che nella prima edizione ha visto la partecipazione di 800 aziende con ben 3 imprese trentine tra le finaliste. L'accordo prevede una selezione delle migliori startup innovative «prodotte» dal Trentino, in particolare grazie ad inizia- tive quali il fondo «Seed MoneyFesr» e l'incubatore di talenti «Tech Peaks», ed un ventaglio di altri strumenti in grado di accompagnare i giovani imprenditori rispondendo in modo appropriato e tempestivo alle diverse esigenze anche finanziarie. Proprio sul versante dei finanziamenti Unicredit intende implementare lo sforzo che l'ha portata, nell'ultimo anno, a destinare buona parte degli oltre 110 milioni di euro di nuove erogazioni al sostegno di in- vestimenti in innovazione. Più nello specifico la banca sosterrà le startup innovative presenti sul territorio attraverso il proprio piano «Valore Europa» che prevede finanziamenti con costo della garanzia azzerato e tempi di erogazione accelerati. Grazie al concorso una startup potrà assicurarsi fino a 2,5 milioni di euro per avviare e consolidare il proprio processo. Lo scorso anno si sono aggiudicate il premio due aziende trentine, Corehab ed Ecosistemi. Pag. 23 Arriva il colosso veneto della spesa Un Iper Tosano al posto del «Global Village* MORI - C'è speranza per la Libero Sri, la società fondata per realizzare il mega centro commerciale Global Village a Mori Ovest. Sembra infatti che non sarà necessario ricorrere all'asta per vendere i 35mila metri quadrati di ter- Depretto: «Per il Comune un'occasione da non perdere, si parla di 110 posti di lavoro e lo svincolo della bretella a carico dei privati» reno che, nelle intenzioni dell'imprenditore moriano Marco Depretto, avrebbero dovuto ospitare una cittadella dello shopping e del divertimento. Il Gruppo Tosano, colosso veneto della grande distribuzione, si è fatto avanti per acquistare lo spazio all'ingresso della borgata. Se la compravendita andasse a buon fine verrebbero ripagati i creditori dell'azienda costruttrice, tra i quali i principali sono la Cassa di risparmio di Bolzano e la Hypo Tirol Bank. Il contratto tra la Libero Sri, in concordato preventivo, e l'acquirente, sarebbe già in fase avanzata, con una prima presentazione davanti al giudice avvenuta l'altro ieri all'udienza per l'istanza di fallimento. Le scadenze sarebbero state prorogate dal tribunale di altri due mesi per permettere all'imprenditore di ottenere le ultime autorizzazioni a concludere l'affare. Il progetto, ovviamente, non avrebbe nulla a che spartire con il gigante pensato da Depretto nel 2008, ma sarebbe comunque un edificio importante: circa 5.500 metri quadrati (nulla però rispetto ai 29 mila originari del Global Village). L'acquirente andrebbe a realizzare a Mori un grande supermercato, l'Iper Tosano, analogo a quelli nelle province di Verona, Vicenza e Mantova. L'area food sarebbe di circa 4mila metri quadrati, mentre 1.500 sarebbero destinati all'esposizione di altri prodotti. Attorno alla struttura dovrebbero sorgere circa 10 mila metri quadrati a verde. «Non ci sono più i presupposti per fare quello che avevo in mente anni fa. Questa è l'ultima spiaggia, cerchiamo di salvare il salvabile. Perdere questo treno sarebbe un guaio enorme per la comunità»; spiega Depretto che, calcolatrice alla mano, sottolinea tutto ciò che il Comune avrebbe da guadagnare nel caso il progetto dell'ipermercato andasse a buon fine. «In municipio arriverebbero gli arretrati di Imu e lei e non dovrebbero restituire gli oneri di urbanizzazione da me già versati. Gli acquirenti poi si impegnerebbero a sistemare la viabilità. Per le casse comunali un affare da più di 3 milioni». Il riferimento è all'allargamento di via Paolo Orsi e alla realizzazione dello svincolo della bretella, opere necessarie per sostenere l'eventuale aumento di traffico legato all'ipermercato. A sentire Depretto il concordato sarebbe già stato accettato dalle parti in causa: all'appello manca solo la concessione della licenza commerciale unica da parte della Comunità di valle. «Si tratta di 110 posti di lavoro, di questi tempi sono una chance che non si può gettare al vento», conclude il manager. Sull'argomento però si è già sollevata la prima polemica e, con ogni probabilità, in clima elettorale altre ne seguirano: il consigliere provinciale Claudio Civettini ha presentato un'interrogazione sull'argomento, preoccupato per le sorti dei piccoli negozi moriani. Pag. 24 • Val di Sole, ii no al Poli non è giustificato per poterlo equiparare a tutti gli effetti. L'oggetto del contendere invece è unicamente di tipo alimentare, quindi esattamente come Coop o DeT falsi problemi dei sindaci della Val- spar già ampiamente presenti sul no1 le di Sole: stralcio o non stralcio? stro territorio, ma tutt'altro che legaM. Questo è il problema? Vediamo un ti a produzioni locali o tradizionali. po'. I sostenitori del «no» al negozio Quindi quale contraddizione ci sarebdella catena Poli parlano di centro be? commerciale contro le linee guida del Piano, che afferma si dovrebbe valo- In secondo luogo mi volete gentilmenrizzare i negozi locali (chi lo ha letto te spiegare questa farsa del «sì» e del sa che di concreto in quel documen- «no» quando in realtà l'edificio sarebto c'è poco, ma le linee guida sono di be stato costruito con cubature idencerto condivisibili e auspicabili da tiche indipendentemente dallo stralcio o meno, con l'unica differenza delpiù di trent'anni). Interessante. Peccato non sia un cen- la proporzione di metri quadri tra ventro commerciale; un centro commer- dita al dettaglio e magazzino all'inciale è un ampio edificio in cui ven- grosso? Vorrei in questo caso sottogono venduti prodotti e merci di va- lineare che una maggiore percentuaria natura all'interno di negozi distin- le di ingrosso avrebbe comunque danti, per lo più legati a grandi catene e neggiato alcuni operatori della valle. gestiti in franchising; per intenderci Parliamoci chiaro: il negozio in quein valle di Sole assimilabile a tale ti- stione porterà posti di lavoro (pare pologia sarebbe il Classic center di siano una ventina in più) e appalti alMonclassico, benché troppo piccolo le ditte locali e occuperà un'area che già da tempo è destinata a tale uso e Val di Sole, il no al Poli non è giustificato non nuovo territorio a cui si modificherebbe la destinazione ad hoc, cosa che decisamente sarebbe contraria al Piano. Lo stesso «Poli» afferma, almeno così mi si dice, che all'interno del negozio al dettaglio ci sarà spazio per un settore legato ai prodotti agricoli solandri; spero non siano solo parole perché questo sarebbe sicuramente più in linea con il Ptc di quanto non lo siano i suoi concorrenti, facendomi diventare un'affezionata cliente se diventassero realtà o acerrima boicottatrice nel caso rimanessero solo sulla carta. Mi auguro anche che con la sua, ad oggi ipotetica, politica aziendale obblighi i suoi avversari commerciali a fare scelte simili, dando inizio a una concorrenza basata sulla maggiore sostenibilità, riducendo imballaggi e sprechi, e sulla maggiore territorialità, valorizzando i prodotti locali e la nostra tradizione. Lucia Coletti Pag. 25 Prezzi negativi, Tfr e affitti congelati Gli effetti su canoni, salari, assegni di mantenimento dell'inflazione negativa La deflazione congela il Tfr, almeno per quanto riguarda il mese di gennaio, e porta sollievo, anche se non a tutti gli interessati, agli inquilini trentini. Il tasso registrato in dicembre a livello nazionale e in base al quale si aggiornano molti pagamenti, dagli affitti agli assegni familiari, è stato infatti negativo e pari a un meno 0,1%. Gli effetti si faranno notare sui contratti di affitto che si aggiornano a gennaio e per i quali l'inquilino chiederà la riduzione, trovando l'intesa del proprietario. E, pure, sulla quota variabile del Trattamento di fine rapporto, cioè il Tfr, che si aggiorna seguendo l'andamento dell'inflazione, la deflazione avrà un effetto, ma in questo caso negativo per i lavoratori: per il mese di gennaio, infatti, la progressione dell'assegno del Tfr sarà ferma per la parte legata all'inflazione, almeno per gennaio, mentre l'incremento mensile sarà pari allo 0,125% circa come prevede la norma sull'aumento fisso della liquidazione. Affittì, in 42.000 sperano. Il rinnovo annuale dei contratti di affitto che scattano questo gennaio, si stima siano almeno 3.5QQ sui 42.000 contrat- ti di affitto registrati in Trentino dall'ultima rilevazione statistica. In realtà, spiega Giampiero Cozzio dell'Uppi, «non c'è un automatismo sulla riduzione», nel senso" che va aggiornata da parte del proprietario. In ogni caso, però, sul fronte dei contratti, per la prima volta negli ultimi anni, tutti quelli di gennaio non scattano in avanti e non crescono, proprio "grazie" alla deflazione dello 0,1% segnalato in dicembre. «Gli affitti non cresceranno» continua Cozzio, almeno per quanto riguarda quelli che si rinnovano in gennaio. Ma la situazione toccherà sicuramente anche quelli che si rinnovano in febbraio, visto che a gennaio l'inflazione media nazionale è segnalata in calo dello 0,6%. E se la situazione continuerà anche nei mesi successivi, potrebbero essere tutti i 42.000 contratti d'affitto a non crescere o, addirittura, a calare. Tfr, i numeri in campo. La deflazione agirà, invece, come una leva negativa per il Tfr dei dipendenti trentini, pubblici e privati, e non si tratta di poca cosa. Se si guarda agli ultimi dati disponibili relativi ai dipendenti privati e forniti dall'Inps, nel 2012 il monte salari complessivo è stato pari a 3,14 miliardi di euro per circa 156.000 dipendenti impiegati nell'industria e nel terziario. Il Tfr lordo accumulato nel 2012 è pari a circa 217 milioni di eu- ro. Di questo la media per singolo lavoratore è dunque di circa 1.400 euro annui. «Persi» quasi 4 milioni di euro. Se si fa un confronto con il 2013, ultimo anno con un'inflazione media annua superiore ai qualche decimale oltre lo zero, si vede come l'effetto deflazione faccia perdere qualcosa come 2 milioni di euro annui nel 2014 col rischio che succeda lo stesso anche nel 2015, viste le premesse sull'andamento dell'inflazione. In pratica, sul monte Tfr di 217 milioni di euro, invece di un aumento, per la parte fissa, di circa 2 milioni di euro come avvenuto nel 2013 con i prezzi annui in rialzo dell' 1,1 %, ci sarà un congelamento della cifra. Ovviamente, visto che l'aumento è mensile, sia per gennaio che per febbraio (l'inflazione del mese scorso è sotto zero come per dicembre), la rivalutazione non ci sarà. L'unico aumento deriverà, invece, dalla quota fissa, che vale l'I,5% annuo, pari a circa 3 milioni di euro in più-di rivalutazione. Assegni di mantenimento in calo. Un minimo di sollievo lo avranno i mariti (la stragrande maggioranza) e le mogli (una risicata minoranza) che devono versare l'assegno di mantenimento al coniuge. Anche in questo caso, con la deflazione, ci sarà un congelamento della cifra. Solo negli anni tra il 2007 e il 2012 sono stati 750 i nuovi assegni di mantenimento decisi dal giudice Pag. 26 Visa, la carta di credito si evolve Investiti 200 min, dalle contactless ai borsellini C arte di credito contactless, partnership con le banche ma anche con aziende di telecomunicazioni e tecnologiche per sviluppare il mondo dei pagamenti con lo smartphone e con il digitai wallet (i borsellini digitali), per 200 milioni di euro di investimenti in innovazione: è questo l'orizzonte d'azione in cui Visa si muove in Europa, dove il 2014 si è chiuso con ricavi lordi di 1,9 miliardi (+9%) di euro e con un utile di 343 milioni di euro (+30%). Una strategia che coinvolgerà anche l'Italia, dove però si punterà anche sul potenziamento in chiave hi-tech di prodotti più tradizionali e su proposte studiate per piccole e medie imprese. Per la comunicazione l'anno scorso sono stati spesi 4-5 milioni di euro nella Penisola, mentre nel 2015 il budget dovrebbe essere un po' più basso. In Europa nel 2014 attraverso le carte Visa sono stati spesi 1.500 miliardi di euro nei punti di vendita (escludendo quindi i contanti ritirati agli sportelli), per un totale di 37 miliardi di transazioni, con una crescita del 9,4% del volume transato. «Il mondo dei pagamenti sta cambiando: oltre al fenomeno del mobile che sta avendo un forte impatto, gli esercenti vogliono soluzioni innovative e l'utente finale vuole avere nuove esperienze anche nell'ambito dei pagamenti. Lo scenario europeo per noi è un'opportunità: il 70% delle transazioni avviene ancora in contanti, e ancora di più nel sud», dice Bertrand Sava, managing director Southern Europe di Visa. Dal punto di vista dei retailer, «vogliamo lavorare per fare in modo che la carta sia utilizzabile ovunque; inoltre intendiamo rendere i pagamenti con carte contactless una realtà: in Europa oggi abbiamo 514 milioni di earte attive, di cui 100 milioni sono contactless, per due milioni di terminali che le accettano. Altri aspetti su cui vogliamo lavorare è il mobile, in modo che diventi una soluzione semplice e sicura». Per quanto riguarda l'Italia, «con le carte Visa sono spesi 45,6 miliardi di euro di cui 38,3 miliardi per gli acquisti nei punti vendita; a differenza del resto d'Europa, il volume transato è stabile rispetto allo scorso anno: da un lato le transazioni sono aumentate del 4%, ma lo scontrino medio si è contratto probabilmente per la crisi», spiega Davide Steffanini, direttore generale Visa Europe in Italia. «Un fenomeno che ci differenzia sono le prepagate: l'Italia fa più del 60% di tutte le prepagate Visa in Europa, probabilmente per un discorso di sicurezza e di controllo delle spese. Un'altra tendenza è costituita dalle carte aziendali: l'Italia è fatta di piccole medie imprese, per cui stiamo creando prodotti specifici, per esempio con Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Popolare». Tolte le prepagate e le aziendali, le carte per i consumatori finali, sia di debito sia di credito, totalizzano 25 miliardi di euro, con 12 milioni di carte e un aumento del 2% delle transazioni. «Per crescere in quest'ambito stiamo lanciando V Pay, , che è la carta di debito paneuropea a marchio Visa, per ora adottata da Unicredit e Compass: un prodotto innovativo, contactless, abilitato all'uso online, cui possono digitali essere associati servizi per esempio legati ai viaggi e alle assicurazioni». Anche nella Penisola si sta portando avanti il discorso contactless: ci sono 1,8 milioni di carte di questo tipo e 260 mila terminali abilitati. «Per quanto riguarda il mobile, con Telecom Italia e Intesa Sanpaolo abbiamo sperimentato i pagamenti Nfc (Near field communication, connessione di prossimità, ndr) con smartphone basati su sim e con CartaSi abbiamo testato quelli con tecnologia HCE basata sul cloud. Sul fronte del digitai wallet, abbiamo lanciato «V.me by Visa» con ING Direct, una soluzione che consente di registrare i dati relativi a tutte le carte in possesso nel wallet fornito dalla propria banca al momento della registrazione e di utilizzare per gli acquisti su internet solo i dati relativi al wallet, senza dover digitare informazioni legate alle singole carte. Nel 2015 l'obiettivo è ampliare questi progetti, continuando però a fare innovazione sui prodotti tradizionali per diffondere l'utilizzo della carta». ®Riproduzwne riservata §| Pag. 27 Il piano del ministro dell'agricoltura Martina per superare la crisi e la fine del sistema quote Latte governato da tutta la filiera Allevatori contro i prezzi bassi. E Conad alza il compenso U n accordo di filiera per il latte. Costretti a fare i conti con il crollo dei prezzi alle stalle da giorni gli allevatori, da nord a sud, sono sulle barricate. In Lombardia, a Lodi, 300 allevatori si sono riuniti ieri per protestare contro i 36 centesimi imposti dall'industria di riferimento, mentre la Cia Puglia ha chiesto la convocazione di un tavolo per intervenire con provvedimenti concreti, annunciando lo «stato di agitazione delle aziende zootecniche, che potrebbe sfociare in manifestazioni di protesta e nel blocco delle forniture del latte alle industrie di trasformazione». Coldiretti ha indetto per il 6 febbraio una «maximungitura», manifestazione che si svolgerà nelle principali piazze d'Italia dove saranno allestite stalle con gli animali secondo le diverse specificità regionali. Un primo segnale è arrivato, ieri pomeriggio, da Conad: l'a.d. e direttore generale Francesco Pugliese ha assicurato che per i prodotti a marchio Conad il prezzo alla stalla pagato sarà di 0,38 euro/litro. La notizia è stata accolta con favore da Agrinsieme e Coldiretti. E anche dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina che si è augurato che anche le altre catene della distribuzione e le industrie alimentari seguano la strada indicata da Conad. La stessa verso cui sta lavorando il ministro. È stata convocata, infatti, per l ' i l febbraio, a Roma, presso il Mipaaf, una riunione con i rappresentanti del mondo agricolo e industriale della filiera lattiero-casearia e delle regioni interessate. Mentre il 17 febbraio Martina incontrerà la grande distribuzione. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi il ministro intende da un lato proporre un piano di azioni sul latte a tutti gli attori del comparto ma, dall'altro, si aspetta da parte di industria e grande distribuzione un sostegno concreto per costruire un lavoro condiviso per l'uscita dal regime delle quote. E soprattutto per individuare iniziative a sostegno degli allevatori. In quest'ottica va anche l'appello lanciato due giorni fa alla gdo. «Torno a chiedere a tutti più gioco di squadra nell'interesse dell'agroalimentare italiano e a difesa dei nostri allevatori e agricoltori che rimangono l'anello debole della filiera. Il mondo della distribuzione organizzata i t a l i a n a può dare una mano importante in questo delicato passaggio per __iL s e t t n m l a t - tiero caseario, per le stalle e i caseifici italiani», ha detto il ministro. «Sul nostro latte e sui nostri formaggi di qualità possiamo condividere azioni di sostegno e nuove iniziative verso i produttori e i consumatori». Sette sono le azioni su cui si basa il piano ministeriale di rilancio della filiera, ma Martina punta molto sull'interprofessione, con uno strumento nuovo per rendere più stabili e trasparenti le relazioni tra produttori, industriali e distribuzione, che possa avere anche delle ricadute sui rapporti commerciali (e cioè sul prezzo del latte), e sul rafforzamento dei consorzi di tutela attraverso la stipula dei contratti con la gdo e la penetrazione nei mercati internazionale. Pag. 28 Come correggere un provvedimento ingiusto e sbagliato BANCHE POP, NO A DIKTAT UE L'ITALIA NON È DI SERIE B banche cooperative e popolari con voto elezióne di Sergio capitario)? Perché non iniziare dalle Mattarella a presidente Raffeisen e Volksbanken austriache o della Repubblica è una tedesche? Il secondo passo potrà poi pagina preziosa per il nostro Paese, che induce essere in un dialogo coi "regolatori" europei che metta in luce i gravi errori di a riflettere, rivalutandole, sulle radici sostanza che si nascondono dietro della nostra cultura civile. Il profilo questo diktat. Un provvedimento politico cristiano e democratico del pericoloso, perché distrugge quella nuovo capo dello Stato fa emergere biodiversità che è fondamentale anche valori e visioni diriferimentoche sono oggi fondamentali per coltivare anticorpi per la resilienza dei sistemi finanziari. Un atto illiberale, perché non si cancella per utili per resistere ai vari "pensieri unici" editto una forma societaria che sta cherischianodi minare i fondamenti della convivenza. È una garanzia per *ctando mediamente buonirisultatiin tutti, credenti e non credenti. E, su un termini di capitalizzazione, accesso al altro e più specifico piano, è un impulso credito, servizio ai territori per a tornare sulla pagina ambigua e trasformarla in un'altra (la grande banca pericolosa scritta con il recente decreto spa) che ha dato ultimamente legge n. 3 del 24 gennaio 2015 sulle preoccupanti segnali di debolezza con Banche popolari. Un provvedimento alcune crisi acute che hanno distrutto la sbagliato, e che viene spiegato a partire ricchezza dei territori (il caso Siena da un'affermazione apodittica e lunare: docet). Quattro partiti hanno presentato «La dottrina italiana in materia di diritto eccezioni sulla costituzionalità della bancario ha segnalato da tempo che le decretazione d'urgenza ( e "con Banche popolari hanno solo la forma l'accetta") in una materia delicata come cooperativa e non la sostanza della questa. Il consolidamento bancario non mutualità». Quale dottrina? Quella è affatto una virtù. La scala ottimale per economica no di certo. Quali banche? una banca non supera i 20 miliardi (si Certo non tutte: evitiamo le citazioni, ma legga e si rilegga il Rapporto Iiikanen abbiamo in mente molti casi italiani e della Uè) e le banche cooperative e internazionali in cui questo non è affatto popolari si caratterizzano per una vero. Ma andiamo per ordine: La maggiore intensità di credito e una versione ufficiale di quanto accaduto è maggiore capacità di farlo nei periodi di che sono stati i "regolatori" europei a crisi. Il mito della maggiore inserire tra i «compiti a casa» dell'Italia contendibilità come virtù per le banche un progetto di abolizione del voto spa è un mitersbagliato e pericoloso. Si capitario e di radicale stravolgimento tratta di una contendibilità che è stata della governance per Banche di credito spesso giocata a scapito dei territori e dei cooperativo e popolari che, a quanto è piccoli azionisti e che ha promosso poco a poco emerso, sarebbe stato l'autoreferenzialità di manager e grandi limitato dal Governo alle sole Banche popolari sopra gli 8 miliardi di attivo. Un azionisti in operazioni che hanno arricchito loro e distrutto le società primo risultato, importante ma non attraverso operazioni con parti correlate sufficiente II nostro Governo, ehe ha e acquisizionifinanziatecaricando di dimostrato una certa attitudine a non debiti la società (il cosiddetto leverage accettare acriticamente diktat buyout). Molte grandi imprese italiane dall'Europa (che poi saremmo noi, l'insieme dei Paesi membri), ha il dovere sono state distrutte da queste operazioni. D Governo stesso pare consapevole del di andare oltre, secondo una linea di resistenza attiva. Il primo passo, a nostro problema, se ha posto limiti alla contendibilità "a tutti i costi", aperta alle parere, è nella formulazione di una scorribande di capitale impaziente, domanda a bruciapelo ai "regolatori": proponendo nelle spa il cosiddetto «voto perché questo compito a casa lo maggiorato», ovvero un potere di voto dobbiamo fare solo noi e non anche Germania, Austria, Olanda, Finlandia, - doppio ai soci stabili che detengono azioni per più di 24 mesi. Resta però il Francia (tutti Paesi dove esistono grandi fatto che riforme di questo tipo debbono essere vagliate e approvate dalle assemblee parlamentari e non imposta a priori dall'alto... Non c'è più dubbio che nella Uè si pone ormai una questione che dovrebbe inquietare seriamente i nostri rappresentanti e governanti: esistono Paesi membri di "serie A" e di "serie B". Gli Stati di "serie A" sono esènti da alcuni "compiti a casa" (come questo, appunto) e vengono giustificati sulla base di dogmi infondati e controproducenti. I Paesi di serie B sono, invece, chiamati a fare tutti questi "compiti", anche a costo di rendere paradossalmente ancora più difficile la lororipresa.Che passa, in un sistema troppo bancocentrico come quello europeo, proprio attraversola volontà delle banche di trasformare in credito la liquidità immessa dalla Bcesui mercati con l'imponente acquisto di titoli di Stato (il Quantitative easing). I complottismi non ci appassionano ma certo, a fronte di queste evidenze, è lecito sospettare che l'obiettività dei "regolatori" europei sia stata turbata, anche da pressioni di gruppi che hanno messo gli occhi e verrebbero mettere le mani su una parte importante e ancora "speciale" del nostro sistema bancario. Ci chiediamo come può un Paese democratico e popolare accettare tutto questo. Serve uno scatto di orgoglio per presentare la verità dei fatti ai "regolatori" europei e denunciare l'evidente asimmetria di imposti doveri, chiarendo a tutti che l'Italia non può essere trattata come una repubblica delle banane. Ci permettiamo di suggerire che i 18 mesi oggi previsti dal decreto per la trasformazione obbligata di tutte le Banche popolari con almeno 8 miliardi di attivo in spa vengano trasformati in un tempo nel quale l'intero sistema cooperativo-popolare vari progetti di autoriforma già nel cassetto per rinforzare accesso al mercato di capitali e garanzie di rete incrociate. Una riforma all'insegna del rispetto della storia, della realtà e della libertà. Anche la libertà di cambiare forma societaria, meglio con la garanzia offerta dallo strumento del «voto maggiorato», per le banche e le comunità di azionisti che vogliono farlo. Ma - insistiamo - per libertà, non per diktat. Pag. 29
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