Piano di controllo e certificazione per la

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Piano di controllo e certificazione
per la paratubercolosi bovina: criteri e
analisi costo-beneficio
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N
O
M. LUINI1, E. FOGLIA2, G. ANDREOLI3, M. TAMBA4, N. ARRIGONI5
1
IZSLER, Sezione di Lodi
CREMS, Università Carlo Cattaneo-LIUC, Castellanza
3
IZSLER, Sezione di Pavia
4
IZSLER, Centro di Referenza Nazionale per la paratubercolosi
5
IZSLER, Centro di Referenza Nazionale per la paratubercolosi, Sezione di Piacenza
2
RIASSUNTO
Vengono descritte le Linee Guida per il controllo e la certificazione nei confronti della paratubercolosi bovina recentemente elaborate dal CRN per la paratubercolosi su richiesta del Ministero della Salute e recepite dalla Regione Lombardia. Le Linee Guida prevedono la segnalazione obbligatoria dei casi clinici di paratubercolosi e l’adesione volontaria ad un sistema di classificazione del rischio, basato sugli esiti di esami sierologici eseguiti secondo protocolli codificati. Negli allevamenti negativi, l’allevatore può aderire al Piano di Certificazione, mentre in caso di allevamenti infetti può applicare un Piano di Controllo, basato
sull’adozione di misure di biosicurezza e di opportuni test diagnostici. Vengono poi analizzati i danni economici causati dalla
paratubercolosi e viene infine descritta una analisi costo-beneficio rispettivamente di un Piano di Controllo e di Certificazione
in una azienda tipo di 100 vacche, con produzione media annua di 90 qli. Relativamente al controllo, si è tenuto conto dei costi
dei programmi diagnostici e della gestione sanitaria e dei benefici derivanti dalla riduzione dei danni economici causati dalla
paratubercolosi. La simulazione prevede diverse situazioni di prevalenza iniziale dell’infezione e assume un azzeramento dei danni nel giro di 7 anni. Calcolando il delta tra i costi e i benefici per le tre situazioni di prevalenza, il delta è positivo per le aziende ad alta prevalenza (4.232,0 €/annuo), positivo, ma più ridotto per le aziende a media prevalenza (1.029,7 €/annuo) ed è lievemente negativo per gli allevamenti a bassa prevalenza (-376,7 €/anno). Anche per la certificazione si è tenuto conto dei costi
dei test diagnostici e della gestione sanitaria per il mantenimento dell’indennità e dei benefici ipotetici derivanti da un pagamento
differenziato del latte e degli animali venduti. Dall’analisi risulta che la semplice applicazione di un premio di qualità variabile
da 0,002 a 0,005 €/lt, sommato alla qualificazione commerciale dei capi venduti, porterebbe ad un vantaggio economico costante
nel mantenimento della certificazione.
PAROLE CHIAVE
Paratubercolosi bovina, controllo, certificazione, analisi costo-beneficio.
INTRODUZIONE
La paratubercolosi, malattia infettiva dei ruminanti domestici e selvatici, sostenuta da Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis (MAP), rappresenta una delle malattie infettive responsabili di maggiori danni al settore zootecnico, in particolare
all’allevamento bovino. Gli animali si infettano generalmente nei primi mesi di vita, mentre sono pressoché resistenti all’infezione intorno all’anno di età. L’infezione causa un’enterite granulomatosa cronica, con un periodo di incubazione che
può variare dai 2 ai 15 anni.
Schematizzando l’evoluzione della malattia in tre fasi, è possibile classificare gli animali in:
– animali infetti (fase I). Si tratta di soggetti infetti generalmente
giovani, clinicamente sani e non eliminatori di MAP, in quanto l’infezione è sotto controllo da parte del sistema immunitario.
– Animali infettanti (eliminatori sub-clinici) (fase II). Sono i
soggetti che, pur non mostrando alcuna sintomatologia clinica, sono già in grado di eliminare MAP nell’ambiente e di
infettare altri capi.
Autore per la corrispondenza:
Mario Luini ([email protected]).
– Animali malati (con forma clinica) (fase III). Rappresentano solo una piccola parte degli animali infetti (la cosiddetta “punta dell’iceberg”); si tratta degli animali che hanno perso il controllo sull’infezione e mostrano i classici segni clinici, come diarrea cronica e cachessia.
I test diagnostici diretti (PCR ed esami colturali) e sierologici (ELISA) sono in grado di individuare solamente il 50-60%
dei bovini allo Stadio II e una minima percentuale (<30%) dei
soggetti allo Stadio I. Per questo motivo i test diagnostici non
possono essere applicati efficacemente prima dei 24-36 mesi
di età, e questo complica notevolmente il controllo della malattia in allevamento14,16.
Numerose indagini su vasta scala condotte nei Paesi a maggiore vocazione zootecnica indicano che la paratubercolosi è oggi
diffusa in tutto il mondo, con dati di prevalenza apparente di allevamenti infetti variabile fra il 7 e il 60%14. Le indagini realizzate in varie regioni italiane, utilizzando il test ELISA sul sangue
di animali di età superiore a 12-24 mesi (vedi Tabella 1), hanno
rilevato una prevalenza apparente di allevamenti infetti variabile dal 42% al 65%. Per contro, la prevalenza apparente di animali
infetti appare contenuta, con dati variabili dal 2,4% al 4,6%. Le
indagini effettuate in Veneto ed in Lombardia hanno stimato che
la prevalenza reale di allevamenti infetti si aggira intorno al 70%18.
Un motivo ulteriore di preoccupazione, per quanto non vi sia
accordo della comunità scientifica su questo aspetto, sono le
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Piano di controllo e certificazione per la paratubercolosi bovina: criteri e analisi costo-beneficio
Tabella 1 - Risultati delle indagini sierologiche per paratubercolosi svolte in Italia.
Area
Periodo
Test
diagnostico
Prevalenza apparente
allevamenti
Prevalenza apparente
animali
Riferimento
Veneto
2000-2001
ELISA
65%
4,0%*
Pozzato et al., 2011
Lombardia
2003-2005
ELISA
48%
2,6%*
Pozzato et al., 2011
Lazio
2005
ELISA
42%
2,4%*
Lillini et al., 2005
Umbria e Marche
2009-2010
ELISA
53%
4,6%**
Papa et al., 2011
* = animali di età > 12 mesi; ** = animali di età > 24 mesi.
segnalazioni che attribuiscono a MAP un ruolo eziologico nella genesi della Malattia di Crohn dell’uomo6,7. In conseguenza di questo, sulla base della possibile contaminazione degli alimenti di origine animale, in particolare dei prodotti lattierocaseari5, alcuni paesi terzi (India, Cina, Russia) hanno richiesto all’Italia garanzie sanitarie specifiche nei confronti di
questa patologia.
Per tutti i motivi sopraelencati, il Ministero della Salute ha richiesto al Centro Nazionale di Referenza la stesura di una proposta operativa d’intervento, con l’obiettivo primario di dare
supporto alle certificazioni necessarie per l’esportazione dei prodotti alimentari, in particolare lattiero-caseari, cogliendo l’occasione per sensibilizzare gli allevatori all’adozione di misure
atte a ridurre la diffusione della paratubercolosi sul territorio
italiano. Le Linee Guida, presentate al Ministero e approvate
dal Consiglio Superiore di Sanità, sono attualmente al vaglio
della Conferenza Stato-Regioni, ma la Regione Lombardia le
ha già fatte proprie, per la stesura del Piano di intervento, adottato con DDG n° 6845 del 18/7/2013 (Misure sanitarie di controllo nei confronti della paratubercolosi bovina e programma regionale di certificazione).
Con questo lavoro si intende presentare la proposta operativa redatta dal Centro di Referenza, insieme ad una analisi costo-beneficio di un piano aziendale di controllo della paratubercolosi in allevamenti infetti e di un piano aziendale di certificazione in allevamenti negativi.
IMPATTO ECONOMICO
DELLA PARATUBERCOLOSI
Impatto sull’allevamento bovino
Diversi studi hanno dimostrato come sia animali con forma
clinica (Stadio III) che animali con infezione subclinica (Stadio II) subiscano significative riduzioni del potenziale produttivo, essenzialmente riconducibili a tre cause principali, prese in considerazione nella nostra analisi:
• riduzione della produzione lattea;
• riforma anticipata dei casi clinici e degli animali positivi ai test;
• diminuzione del valore degli animali macellati.
All’interno della presente analisi non sono stati considerati i danni minori e difficilmente quantificabili, legati ad aumento della mortalità, diminuzione degli indici riproduttivi, aumento della suscettibilità ad altre malattie, diminuzione dell’indice di conversione degli alimenti e perdita di patrimonio genetico.
La riduzione della produzione di latte rappresenta indubbiamente la maggior causa di mancato introito per gli allevamenti
infetti da paratubercolosi16. In un’indagine retrospettiva svolta su vacche con lesioni istopatologiche ed esame colturale positivo, nei capi con sintomi, sono state rilevate perdite di produzione rispetto alla lattazione precedente e a quella di due anni
prima rispettivamente del 5% e del 19,5%, mentre, nei casi subclinici, perdite del 6% e del 16%2. In un altro lavoro è stato segnalato che le perdite sono evidenti a partire dalla seconda lattazione e sono quantificabili tra i 590 e i 1270 kg di latte per lattazione e per vacca23. In Irlanda, in uno studio caso-controllo
condotto in un unico allevamento, è stata quantificata in 1259
kg di latte la perdita produttiva per ogni lattazione di un caso
clinico di paratubercolosi20. Confrontando invece i dati di produzione tra capi negativi e positivi alla coltura fecale, il calo di
produzione per capo è stato quantificato in oltre 1350 kg19. Usando dati di produzione giornaliera, in uno studio longitudinale condotto in due grandi allevamenti californiani, è stato rilevato che, confrontando le produzioni di vacche ELISA positive, di vacche positive all’esame colturale e di vacche positive ad
entrambi i test con una coorte negativa agli stessi protocolli diagnostici, si registravano diminuzioni di produzione giornaliera rispettivamente di 2,5; 2,2 e 4,7 kg di latte. Anche in questo
studio le differenze di produzione diventavano evidenti a partire dalla seconda lattazione1. La maggior parte delle indagini
sulle performance produttive riguardano il confronto tra capi
positivi e negativi di pari lattazione dello stesso allevamento. Questo, se da un lato limita le possibili distorsioni legate a differenze
di management, genetica o alimentazione tra allevamenti diversi, potrebbe portare ad una sottostima delle perdite, a causa delle carenze di sensibilità dei protocolli diagnostici, in quanto una parte di animali infetti, anche se negativi ai test, potrebbe
non essere classificata correttamente. D’altro canto, sono pochi gli studi che hanno confrontato le produzioni di allevamenti
infetti con quelle di allevamenti certificati. Tra questi vi è uno
studio francese che, confrontando le produzioni di capi di allevamenti certificati con quelle di capi ELISA positivi, positivi
a coltura o PCR dalle feci, e positivi all’esame microscopico (colorazione di Ziehl-Nielsen), ha quantificato le perdite di produzione giornaliera rispettivamente in 1,6-3,3; 2,0-2,5 e 5,3-7,2
kg3. Un lavoro condotto negli USA prendendo in considerazione
i risultati di una prova di campo durata 5 anni (2003-2007) su
40 aziende di bovine da latte, riporta per le bovine positive al
test ELISA una perdita produttiva complessiva del 9,5%9. Nei
diversi studi invece, non sono in genere state rilevate associazioni tra paratubercolosi e rialzo della conta cellulare nel latte1,8,10,20 o incidenza di mastiti1,23.
La seconda voce di danno economico è data dalla riforma anticipata dei capi infetti, con conseguente perdita di produzione
e maggior costo per la rimonta. In questo senso viene riportato che gli animali positivi ai test hanno un rischio maggiore di riforma per infertilità e scarsa produttività21, mentre in
una ricerca condotta in 134 allevamenti da latte canadesi con
sieroprevalenza media del 2,4%, è stato stimato che il rischio
di essere riformati per gli animali sieropositivi è 1,38 volte
(CI95%: 1,05-1,81) più elevato rispetto a quello dei capi sieronegativi22. Prendendo invece in considerazione gli animali po-
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sitivi alla coltura fecale in 2 allevamenti da latte del Minnesota (USA), gli autori hanno calcolato che il 75% vengono inviati
al macello prima del termine della lattazione; di questi, la metà
(52%) viene riformata per l’insorgenza di sintomi clinici di paratubercolosi, mentre la restante parte viene riformata per altre cause. Complessivamente, gli animali eliminatori di MAP
con le feci hanno un rischio di essere riformati 3 volte
(CI95%: 1,6-5,8) più alto rispetto agli animali negativi19. In un
altro studio sono stati quantificati in 2,85 mesi (±0,63) la diminuzione di vita produttiva degli animali ELISA positivi e in
3,26 mesi (±1,48) quella degli animali eliminatori8.
Relativamente alla diminuzione di valore dell’animale macellato, diversi studi riportano perdite variabili dal 10% al
30%2,16, più elevate negli animali in fase avanzata di malattia.
In particolare, vacche positive alla coltura fecale hanno fatto
registrare perdite di peso dal 12% al 15%, con una riduzione
del valore della carcassa del 31%. Nel caso di lesioni intestinali
evidenti, la perdita poteva arrivare al 48%11. Altri autori hanno quantificato in 516 euro la differenza media di prezzo per
ogni caso clinico riformato20.
Impatto sull’industria di trasformazione
Recentemente sono stati siglati accordi commerciali tra l’Italia e alcuni Paesi terzi che prevedono, per i prodotti lattiero caseari, garanzie sanitarie nei confronti della paratubercolosi.
In particolare, gli accordi commerciali prevedono:
• per i prodotti da esportare in India, l’applicazione di tecnologie che garantiscano l’inattivazione di MAP;
• per i prodotti da esportare in Cina e Federazione Russa, che
il latte utilizzato come materia prima provenga da allevamenti
che diano garanzie nei confronti della paratubercolosi.
I dati di esportazione di prodotti lattiero-caseari verso i suddetti Paesi (fonte: Assolatte), nonostante rappresentino attualmente una percentuale molto limitata rispetto al valore
mondiale di esportazione (0,2% per la Cina), sono comunque
259
rilevanti. Per il 2012 la stima è oltre 3 milioni di euro, con un
trend in forte aumento.
Al momento attuale manca un quadro normativo che permetta
la certificazione di tali prodotti da parte dell’Autorità competente (ASL), in quanto la paratubercolosi non è una malattia
soggetta a denuncia secondo il Regolamento di Polizia Veterinaria. In assenza di tale supporto normativo che permetta ai
Servizi Veterinari di raccogliere evidenze a sostegno delle certificazioni, tutto il comparto produttivo lattiero-caseario che
già esporta o che ha l’intenzione di farlo, in futuro sarebbe fortemente danneggiato, trovandosi nell’incapacità di mantenere aperto il mercato verso questi Paesi.
PIANO DI INTERVENTO
Le Linee Guida proposte dal Centro di Referenza Nazionale per
la paratubercolosi rappresentano un primo approccio, su
base nazionale, verso il controllo e la certificazione nei confronti
della paratubercolosi, fatta salva l’esperienza di certificazione
in provincia di Lodi e Milano (Figura 1).
Attraverso l’applicazione di tale piano si vogliono raggiungere i seguenti obiettivi:
– raccogliere dati sull’insorgenza di casi clinici di paratubercolosi nel patrimonio bovino nazionale;
– sensibilizzare gli allevatori alle problematiche connesse alla
paratubercolosi, stimolando l’attuazione di piani di controllo
volontari negli allevamenti infetti e di protocolli di certificazione negli allevamenti negativi;
– ridurre la diffusione della paratubercolosi attraverso il
commercio consapevole degli animali e dei loro prodotti, grazie a una classificazione degli allevamenti basata sul rischio.
I capisaldi su cui si fondano le Linee Guida sono:
– un sistema di sorveglianza passiva con segnalazione obbligatoria dei casi clinici al Servizio Veterinario della ASL;
Figura 1 - Diagramma di flusso delle Linee Guida per il controllo e la certificazione nei confronti della paratubercolosi bovina.
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Piano di controllo e certificazione per la paratubercolosi bovina: criteri e analisi costo-beneficio
– un sistema di classificazione degli allevamenti bovini in base
al rischio della presenza di paratubercolosi in azienda, basato sugli esiti di esami sierologici eseguiti su animali di età
superiore a 36 mesi, secondo protocolli codificati (Tabella
2 e 3);
– l’adesione volontaria degli allevamenti per la certificazione
di indennità.
In base allo stato sanitario del proprio allevamento, l’allevatore
può decidere di:
– in caso di allevamenti negativi: aderire al piano di certificazione basato su 3 livelli (PT3-PT4-PT5);
– in caso di allevamenti infetti: applicare un piano di controllo,
basato sull’adozione di misure di biosicurezza/biocontenimento e di opportuni test diagnostici.
In seguito all’applicazione del sistema, tutti gli allevatori che
acquistano bovini potranno valutare il grado di rischio di paratubercolosi nell’allevamento di origine dei capi acquistati
(Figura 1).
La certificazione degli allevamenti negativi rappresenta la principale misura volta a evitare la diffusione incontrollata dell’infezione attraverso il commercio degli animali. È noto infatti
come i test in compravendita su animali di età inferiore a 24
mesi abbiano una sensibilità molto bassa (pur essendo gli animali già infetti dalle prime settimane di vita) e non rappresentano pertanto una garanzia di sanità. Invece, la sieronegatività (PT2) o il basso rischio (PT1) rappresentano una garanzia
non assoluta, ma comunque preferibile all’assenza di informazioni sullo stato sanitario dell’allevamento di provenienza
degli animali acquistati.
Il controllo della paratubercolosi negli allevamenti infetti è
volto a ridurre gradualmente la prevalenza aziendale di infezione,
attraverso l’applicazione di misure di biosicurezza esterna
(atte ad impedire l’introduzione dell’infezione negli allevamenti)
e interna (atte ad impedire la diffusione dell’infezione all’interno
dello stesso allevamento), con il coinvolgimento attivo del veterinario aziendale di fiducia. Tali misure prevedono:
• gestione (parto separato con eliminazione del colostro) o eliminazione dei soggetti infetti e della loro prole. Questo presuppone l’applicazione di un programma di test diagnostici,
il cui tipo e la cui periodicità è in funzione della prevalenza
dell’infezione in allevamento, oltre che degli obiettivi dell’allevatore (controllo/eradicazione, tempi attesi, risorse, etc);
• protezione dei vitelli dall’infezione, evitando il contatto diretto o indiretto con le feci potenzialmente infette degli adulti (precoce isolamento del vitello, alimentazione con colostro di vacche negative e successivamente con latte pastorizzato, allevamento in gruppi omogenei di età fino all’età
adulta, protezione delle mangiatoie e degli abbeveratoi
dalla contaminazione fecale).
I manuali per il controllo della paratubercolosi in allevamenti bovini da latte e da carne sono disponibili sul sito del Centro di Referenza per la paratubercolosi (http://www.izsler.it/
izs_bs/s2magazine/index1.jsp?idPagina=441).
ANALISI COSTO-BENEFICIO
Sulla scorta delle informazioni sul rilevante impatto economico
della paratubercolosi e sul suo ipotizzato ruolo zoonosico, in
molti paesi del mondo sono stati messi in atto piani territoriali di controllo e/o di certificazione nei confronti dell’infezione, soprattutto negli allevamenti bovini, e negli anni recenti
sono state pubblicate alcune analisi costo-beneficio relative alla
Tabella 2 - Classificazione sanitaria degli allevamenti bovini e rispettivi
requisiti per l’ottenimento e il mantenimento della qualifica sanitaria
(S1: campione significativo randomizzato su bovine > 36 mesi S2: campione di tutte le bovine > 36 mesi).
Livello
Stato sanitario
allevamento
Requisiti
ottenimento
Requisiti
mantenimento
PT0
Nessuna
qualifica
Non soddisfa i requisiti
degli altri livelli
PT1
Basso rischio
No casi clinici (12 mesi) e
Sieroprevalenza <5% (S1)
Vedi ottenimento
PT2
Negativo
No casi clinici (12 mesi) e
Tutti negativi (S1)
Vedi ottenimento
PT3
Certificato
livello 3
Qualifica 2 da >24 mesi
No casi clinici
Tutti negativi (S2)
No casi clinici
Tutti negativi (S1)
PT4
Certificato
livello 4
Qualifica 3 da >12 mesi
No casi clinici
Tutti negativi (S2)
No casi clinici
Tutti negativi (S1)
PT5
Certificato
livello 5
Qualifica 4 da >12 mesi
No casi clinici
Tutti negativi (S2)
No casi clinici
Tutti negativi (S1)
Tabella 3 - Protocolli previsti dalle Linee Guida per il controllo sierologico degli allevamenti.
Protocollo
Sogetti da campionare
S1
– Tutti riproduttori maschi di età superiore a 24 mesi
– Tutti i bovini acquistati di età superiore a 24 mesi
negli ultimi 12 mesi
– Campione di bovini femmina di età superiore a 36
mesi nati in azienda*
S2
– Tutti riproduttori maschi di età superiore a 24 mesi
– Tutti i bovini acquistati di età superiore a 24 mesi
negli ultimi 12 mesi
– Tutte le bovine di età superiore a 36 mesi nate in
azienda
* N. di bovine femmine di età superiore a 36 mesi presenti in azienda / N. di
soggetti da campionare = 1-41 / tutte; 42-50 / 41; 51-60 / 49; 61-100 / 55;
101-300 / 62; 301-500 / 63; >501 / 65.
applicazione di questi piani. Tali studi confrontano, in una proiezione temporale di diversi anni, i costi legati alla gestione del
problema (analisi, gestione sanitaria, costi per la certificazione) con i benefici attesi, intesi come riduzione dei danni (calo
delle produzioni e del valore degli animali) o come qualificazione commerciale dei prodotti.
Relativamente ai piani di controllo, uno studio condotto negli USA ha preso in considerazione i risultati reali di una prova di campo durata 5 anni (2003-2007), su 40 aziende di bovine da latte (media 466 vacche, range 41-1517) aderenti al programma di controllo USA (NJDDHP, National Johne’s Disease
Demonstration Herd Project)9. Sono stati determinati i costi,
suddivisi in costi per i test diagnostici e costi per la gestione sanitaria, e le perdite attribuibili alla paratubercolosi, in termini di riduzione della produzione lattea, riduzione del valore degli animali al macello e perdite per l’aumento della rimonta di
nuovi animali. La stima dei benefici (riduzione delle perdite)
è stata realizzata assumendo che, in assenza di interventi, le perdite sarebbero state costanti; di conseguenza i benefici sono stati molto probabilmente sottostimati perché, in assenza di interventi, la prevalenza di infezione tende inevitabilmente ad aumentare. Il beneficio annuo stimato risulta dal calcolo delle perdite annue iniziali, meno le perdite calcolate negli anni successivi
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all’avvio del programma. L’analisi economica considerava i futuri benefici, supponendo che le perdite seguissero un decremento lineare fino alla completa eradicazione, che si considerava raggiunta in 20 anni di attuazione del piano. Il Net Present Value medio (indicatore ampiamente utilizzato nelle valutazioni economiche di progetti a lungo termine, che tiene in
considerazione anche il valore del flusso di cassa e il tasso di
sconto nel primo anno di investimento) è risultato di +34 dollari per animale, nel caso in cui i costi delle analisi fossero a carico del sistema e di -14 dollari qualora fossero a carico del singolo allevatore, con differenze molto rilevanti fra i diversi allevamenti. Considerando tempi inferiori per il raggiungimento
dell’eradicazione (es. 15 anni), l’analisi costo beneficio risulta positiva, a vantaggio quindi della applicazione del piano, in
entrambi i casi.
Relativamente alla certificazione, uno studio eseguito in Francia, ha condotto una analisi costo-beneficio per valutare la giustificazione economica relativa all’attivazione di un piano negli allevamenti di bovine da latte o da carne4. L’analisi, relativa ad una azienda media francese, tiene in considerazione i costi della certificazione, secondo il modello adottato in Francia,
nonché i danni economici causati dall’introduzione di un singolo animale infetto, secondo un modello di previsione applicato
ai successivi 15 anni. Il modello stesso valuta il rapporto costo-beneficio dell’applicazione di un piano di certificazione da
parte di un allevatore che acquista animali da allevamenti certificati, con conseguente riduzione della probabilità di introduzione e diffusione della malattia nel proprio allevamento. Lo
studio prevede che, nel caso in cui il venditore non richieda un
profitto specifico, nel giro di 3-4 anni ci sia un vantaggio nell’acquistare animali da allevamenti certificati. Nel caso invece più probabile in cui il venditore richieda un profitto, il lasso di tempo perché l’acquisto esclusivamente da allevamenti
certificati sia conveniente raddoppia. Gli autori concludono che
il modello non è necessariamente applicabile in tutte le situazioni e che il modesto rapporto favorevole costo-beneficio dimostrato potrebbe essere differente in altri contesti, specialmente
in ragione di una riduzione dei costi di certificazione.
La nostra analisi è stata sviluppata attraverso una simulazione dei costi e dei benefici derivanti dalla applicazione rispettivamente di un Piano Aziendale di Controllo e di un Piano
Aziendale di Certificazione della paratubercolosi bovina in
aziende da latte. I dati di input derivano principalmente da fon-
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ti bibliografiche, e riguardano i danni economici causati dalla paratubercolosi nelle bovine da latte e i costi degli interventi
di gestione sanitaria necessari per il controllo dell’infezione
o per il mantenimento dell’indennità. Gli interventi considerati
sono quelli che gli esperti nazionali ed internazionali di paratubercolosi suggeriscono e sono riportati nelle Linee Guida del Centro di Referenza Nazionale. Le simulazioni sono state sviluppate su una ipotetica azienda media da latte lombarda,
costituita da 100 vacche in lattazione, di razza Frisona, con una
produzione media di 90 quintali di latte all’anno (305 gg di
lattazione).
ANALISI COSTO-BENEFICIO DI UN
PIANO AZIENDALE DI CONTROLLO
Vengono di seguito presentati ed analizzati i costi ed i benefici derivanti dalla applicazione del Piano Aziendale di controllo
applicabile in un allevamento infetto con le caratteristiche sopra citate (vedi Tabelle 4, 5 e 6).
Costi
• Costi del programma diagnostico. Sono stati valutati i costi
necessari alla esecuzione del programma diagnostico previsto
dal Piano di Controllo (almeno 1 test ELISA/anno), che includono l’ingresso in stalla del veterinario incaricato dei prelievi, i costi per i prelievi di sangue (o latte) di ciascun animale, il trasporto al laboratorio, i costi per i test anticorpali di tipo ELISA screening, seguito da una prova ELISA conferma in caso di positività.
• Costi di gestione sanitaria. Sono stati considerati i costi di gestione dalla messa in atto di un Programma di gestione sanitaria dell’infezione con applicazione delle necessarie misure di biosicurezza, comprensivi: della consulenza veterinaria dedicata, dei materiali di consumo necessari, delle ore
di lavoro specificamente impiegate e del capitale investito per
attrezzature ed eventuali opere.
Benefici
La riduzione dei danni economici causati dall’infezione paratubercolare rappresenta sostanzialmente il beneficio da considerare in un Piano di Controllo. Il calcolo è stato eseguito tenendo conto di:
Tabella 4 - Valore imputato per ciascuna voce di costo e relativo riferimento (bibliografico o informativo).
Dato
Costo (€)
Rif.
31,6
(1)
Prelievo di sangue o di latte di ciascun animale destinato al test diagnostico, compreso il trasporto al laboratorio
2,83/capo
(1)
Test anticorpale di tipo ELISA screening
Test anticorpale di tipo ELISA conferma (solo in caso di positività al test di screening)
1,2/capo
1,8/capo
(2)
Consulenza veterinaria dedicata alla stesura ed al mantenimento del piano di controllo
2/capo
(1)
Gestione manageriale, in termini di tempo impiegato per la gestione del piano nella raccolta/analisi dei dati
e per la formazione del personale
2,6/capo
(3)
Materiali di consumo (marche auricolari, fascette podali, latte ricostituito e/o energia elettrica per il pastorizzatore
o per la banca del colostro)
4,97/capo
(3)
Costo del lavoro derivante dalla assistenza o esecuzione dei prelievi diagnostici e l’incremento
degli interventi igienici e di gestione della sala parto e dei giovani animali
4,07/capo
(3)
Capitale investito per acquisto di un pastorizzatore, attrezzature dedicate per mantenere la separazione dei gruppi
(forconi, badili, secchi, abbeveratoi), interventi di riorganizzazione della sala parto, su 7 anni di ammortamento
3,74/capo
(3)
Ingresso in stalla del veterinario incaricato dei prelievi
(1) Tariffario FNOVI; (2) Tariffario IZSLER; (3) Groenendaal, 2008.
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Piano di controllo e certificazione per la paratubercolosi bovina: criteri e analisi costo-beneficio
Tabella 5 - Valore imputato per ciascuna voce di costo e relativo riferimento bibliografico o informativo.
Dato
Quantità
Rif.*
Produzione media giornaliera delle vacche da latte di razza Frisona in Lombardia (305 gg.)
30 lt
(1)
Percentuale media di perdita di latte per vacca positiva al test ELISA
9,5%
(2)
Prezzo del latte alla stalla in Lombardia (agosto 2013/gennaio 2014)
0,42 €/lt
(3)
Costo della rimonta con acquisto di una manza gravida di 5/7 mesi pezzata nera di medio valore genetico
1500 €
(4)
Giorni di lattazione mediamente persi per la macellazione anticipata di un caso clinico, considerando la media
lombarda di 2,6 lattazioni (800 gg.) per capo
100 gg.
(5)
500 €
(6)
0,21 €/lt
(7)
Deprezzamento medio per vacca clinica al macello
Costo medio di mantenimento di una vacca in lattazione
*(1) Associazione Italiana Allevatori; (2) Groenendaal, 2008; (3) Clal.it; (4) CCIAA Brescia; (5) Gonda, 2007; (6) Bollettino ISMEA, Giugno 2013; (7) S.A.T.A.
Lombardia.
• riduzione dei danni per perdite di produzione lattea. È stata
calcolata una perdita media annua di latte di 359,1 €, corrispondente al 9,5% di produzione lattea di una vacca positiva al test ELISA, indipendentemente dal suo stato clinico, tenendo conto della produzione media e del prezzo del
latte in Lombardia.
• Riduzione dei danni per riforma anticipata. Sono state considerate due voci principali, riguardanti:
– riduzione di 500 € del valore al macello di animali clinicamente colpiti da paratubercolosi e macellati in stato di
deperimento o cachessia;
– riduzione del profitto di 818 € per riforma anticipata dei
casi clinici, derivante dal mancato sfruttamento normale dell’animale. Il calcolo è basato sulla media dei giorni
di lattazione persi (100 giorni), per la produzione media,
per il prezzo del latte, al quale va sottratto il costo di mantenimento dell’animale, che non grava sull’allevamento
per lo stesso periodo di riforma anticipata. A questo si somma il costo di acquisto della rimonta per una frazione del
suo valore pari a 100 sui giorni totali di lattazione di una
vacca (dato medio in Lombardia: 2,6 lattazioni, corrispondenti a circa 800 giorni).
• Spese veterinarie (trattamento con antidiarroici dei casi clinici) e spese per la diagnosi di conferma mediante PCR (45
€/caso).
Risultati
Il calcolo (vedi Tabella 6) è stato effettuato per 3 diversi scenari di sieroprevalenza aziendale della paratubercolosi, rispettivamente del 5%, del 10% e del 20%, classificati come allevamento
a bassa, media ed alta prevalenza. Viene anche assunto che, in
assenza di alcun intervento di controllo, le perdite causate dalla paratubercolosi quantomeno rimangano stabili nel tempo.
Al contrario è stato assunto che la corretta applicazione del Piano di Controllo generi una riduzione dei danni causati dalla paratubercolosi a partire dalla fine del primo anno e che le perdite decrescano progressivamente, raggiungendo valori prossimi allo zero in 6-8 anni, con perdite residue virtualmente nulle, mentre la completa eradicazione è mediamente prevedibile in 15-20 anni. Pertanto si è deciso di eseguire la nostra simulazione su 7 anni e per semplicità di calcolo abbiamo ipotizzato che la riduzione del danno sia progressivamente distribuita in modo uniforme nei 7 anni di intervento (riduzione del
14,3% annuo) fino a raggiungere il 100% di riduzione alla fine
del 7° anno. Il beneficio annuo “normalizzato” è stato calcolato sommando la progressiva riduzione del danno, ottenuta anno
per anno e dividendo per il numero degli anni necessari per ot-
tenere la riduzione del 100%. Il calcolo è stato eseguito tenendo conto dei tre differenti scenari di prevalenza iniziali dell’infezione paratubercolare (5, 10 e 20%).
L’analisi evidenzia un delta costo-beneficio strettamente correlato alla prevalenza iniziale d’infezione in allevamento. È intuitivo che, essendo il beneficio quasi completamente costituito
dalla riduzione dei danni, saranno gli allevamenti che hanno
i danni maggiori (alta prevalenza) a beneficiare maggiormente
dell’applicazione di piani di controllo.
In particolare, il beneficio annuo normalizzato su un periodo
di 7 anni (vedi Tabella 6), stimato in una azienda media lombarda con 100 capi in lattazione, è quantificabile in 6.440,6
euro/anno negli allevamenti ad alta prevalenza (20%), che si
riduce a 3.220,3 negli allevamenti a media prevalenza (10%),
fino ad arrivare a 1.804,9 euro negli allevamenti a bassa prevalenza (5%).
Calcolando il delta tra i costi e i benefici per le tre situazioni di prevalenza (vedi Tabella 5), si evidenzia un delta positivo per le aziende ad alta prevalenza (4232,0 euro/annuo),
un delta sempre positivo, ma più ridotto per le aziende a media prevalenza (1029,7 euro/annuo), mentre per gli allevamenti
a bassa prevalenza si evidenzia un delta lievemente negativo
(-376,7euro/anno). Questo deriva dal fatto che, mentre i benefici sono strettamente correlati alla prevalenza aziendale di
infezione, i costi sono praticamente fissi (da 2181,6 a 2208,6
euro rispettivamente per le aziende a bassa e alta prevalenza), essendo il costo per i test di conferma l’unico elemento
variabile tra le tre situazioni di prevalenza. Bisogna sottolineare inoltre che la simulazione sopra esposta parte dal presupposto che le misure di controllo previste dalle Linee Guida (piano di analisi e misure di biosicurezza) vengano applicate
in maniera sistematica e completa fino al raggiungimento della negatività (corrispondente alla riduzione completa dei danni derivanti dall’infezione).
È evidente che l’applicazione parziale delle misure previste può
condizionare fortemente la riuscita del piano di controllo, allungando anche di molto il raggiungimento dell’indennità, con
una significativa riduzione del beneficio atteso. Relativamente agli allevamenti a bassa prevalenza, è da sottolineare che, se
l’obiettivo non può essere rappresentato da un vantaggio immediato per l’allevatore, il non intervento comporta un elevatissimo rischio di aumento della prevalenza di infezione e del
relativo danno economico. Inoltre, la presenza di un piano parallelo di certificazione per gli allevamenti negativi può costituire uno stimolo affinché l’allevatore prosegua nel piano di
controllo fino alla negativizzazione. La certificazione di indennità
potrebbe permettere infatti all’allevatore di ottenere possibi-
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Tabella 6 - Analisi costo beneficio di un Piano Aziendale di Controllo della paratubercolosi bovina in una azienda media lombarda di 100 vacche in lattazione.
COSTI
Prevalenza iniziale
Anno/Vacca
PROGRAMMA DIAGNOSTICO
5%
10%
20%
Ingresso in stalla
31,6
31,6
31,6
31,6
Prelievo sangue
2,8
283,0
283,0
283,0
ELISA screening
1,2
120,0
120,0
120,0
ELISA conferma
1,8
9,0
18,0
36,0
443,6
452,6
470,6
SUB-TOTALE
Consulenza veterinaria
2,0
200,0
200,0
200,0
Gestione manageriale
2,6
260,0
260,0
260,0
Materiali consumo
4,97
497,0
497,0
497,0
Costo del lavoro
4,07
407,0
407,0
407,0
GESTIONE SANITARIA
Capitale investito
3,7
374,0
374,0
374,0
SUB-TOTALE
17,4
1738,0
1738,0
1738,0
2181,6
2190,6
2208,6
359,1
1795,5
3591,0
7182,0
Riduzione del valore
al macello
500
500
750
1500
Riduzione del profitto
818
818
1227
2454
Spese veterinarie
45
45
67,5
135
TOTALE BENEFICI
3158,5
5635,5
11271,0
Beneficio annuo normalizzato
1804,9
3220,3
6440,6
DELTA ANNUO
-376,7
1029,7
4232,0
TOTALE COSTI
BENEFICI (RIDUZIONE DEI DANNI)
PRODUZIONE LATTEA
RIFORMA ANTICIPATA ANIMALI
CLINICI
Produzione di latte per vacca
ELISA +
li benefici, purché sia evitata la reintroduzione dell’infezione
e la sua nuova diffusione.
costo sono ipotizzate per un’azienda di vacche da latte media
costituita da 100 vacche in lattazione (media Lombardia).
Costi
ANALISI COSTO-BENEFICIO
DI UN PIANO AZIENDALE
DI CERTIFICAZIONE
Di seguito viene illustrata l’analisi costo-beneficio della applicazione di un Piano Aziendale di Certificazione di indennità da paratubercolosi. Si fa riferimento alle aziende in cui l’indennità è stata accertata in allevamenti già negativi al primo
controllo, oppure raggiunta dopo l’applicazione di un piano
di controllo. In pratica i costi considerati sono quelli per l’ottenimento del livello di indennità PT3 o superiore (Tabella 6).
Vengono considerati i costi relativi ai test diagnostici annuali
previsti e i costi di gestione sanitaria per il mantenimento di
norme di biosicurezza necessarie ad evitare la reintroduzione
dell’infezione.
I benefici considerati, non essendo legati ad una riduzione del
danno (come negli allevamenti infetti), sono al momento virtuali e legati alla possibile introduzione di incentivi sul prezzo
del latte alla stalla (pagamento a qualità sulla base del livello sanitario) e all’aumento del valore commerciale degli animali venduti. A questi benefici potrebbe essere aggiunta l’eventuale riduzione del premio assicurativo pagato per incidente di malattia
(riduzione del premio sulla base del livello sanitario), non considerato nella presente analisi. Anche in questo caso le voci di
Nella valutazione dei costi sono state tenute in considerazione le seguenti voci:
• costi del programma diagnostico. Sono relativi ai prelievi e alle
analisi per il raggiungimento della certificazione al livello PT3
o superiore, eseguiti su tutti i capi di età superiore a 36 mesi.
• Costi di gestione sanitaria. In questa simulazione, le voci di costo della gestione sanitaria sono le stesse di quelle riferite al Piano di Controllo di un’azienda infetta, ma semplicemente ridotte del 50%, in quanto applicate in allevamenti già a regime (ripetutamente negativi) che non necessitano dell’implementazione di misure di biocontenimento particolarmente
stringenti, mentre rimangono rigorose le misure di biosicurezza,
finalizzate ad evitare l’introduzione di animali infetti.
Benefici
Nella nostra simulazione abbiamo immaginato che i benefici
possano essere legati alla qualificazione commerciale dei prodotti aziendali, intesi come animali e latte. Nella valutazione
dei benefici sono state tenute in considerazione due possibili
fonti, legate da una parte alla eventuale introduzione di incentivi
sul prezzo del latte concessi da latterie, consorzi e cooperative, in relazione al livello di indennità raggiunto dalle aziende
certificate e dall’altra legate a un possibile incremento del valore degli animali.
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Piano di controllo e certificazione per la paratubercolosi bovina: criteri e analisi costo-beneficio
• Benefici per incentivi sul prezzo del latte alla stalla. In questo
studio abbiamo ipotizzato l’introduzione di premi differenziati sul prezzo del latte di stalle certificate dal livello PT3
al livello PT5 (pagamento a qualità sul livello sanitario), secondo una ipotesi di introduzione di un premio di qualità
analogo a quello concesso per il miglioramento della Carica Batterica Totale (CBT) o del Contenuto di Cellule Somatiche (CCS), variabile da 0,002 a 0,005 €/lt.
• Benefici per incremento del valore di animali da rimonta. Nella nostra simulazione abbiamo ipotizzato, secondo la stima
di esperti, un incremento di 100 € del valore degli animali immessi sul mercato per un allevamento certificato rispetto
ad un allevamento privo di qualifica.
Risultati
L’analisi costo-beneficio dell’applicazione di un programma
aziendale per il mantenimento della certificazione di indennità,
come già accennato, è completamente condizionata dalla sussistenza di possibili incentivi, perché i benefici in questo caso
non possono essere legati alla riduzione dei danni dell’infezione
(Tabella 7).
Dall’analisi risulta che la semplice applicazione di un premio
di qualità analogo a quello concesso per il miglioramento della Carica Batterica Totale (CBT) o del Contenuto di Cellule Somatiche (CCS), variabile da 0,002 a 0,005 /lt, sommato alla qualificazione commerciale dei capi venduti (10 per anno, stimati per un’azienda media da latte lombarda di 100 capi) porterebbe ad un vantaggio economico costante nel mantenimento della certificazione. Sottraendo infatti i costi fissi del programma di certificazione quantificati in 1303.6 €/anno dai benefici per i diversi livelli di certificazione, otteniamo un delta
sempre positivo, crescente da 1.496,4 €/anno per PT3 a
4.196,4 €/anno per PT5.
lenza dell’infezione non possa che aumentare e nella prospettiva di entrare in un programma di certificazione, con conseguente valorizzazione dei prodotti delle aziende certificate, anche per gli allevamenti a bassa prevalenza è comunque conveniente aderire al piano di controllo fino alla negatività. Per il momento però tutti i vantaggi legati alla valorizzazione dei prodotti degli allevamenti certificati (pagamento differenziato del
latte, maggior valore degli animali venduti da rimonta) sono virtuali, e ipotizzabili come possibili sviluppi di mercato. Si pensi comunque che i costi ipotizzati sono riferiti al raggiungimento
della certificazione con un campionamento esteso a tutti gli animali > 36 mesi e non limitato ad un campione come previsto
per il semplice mantenimento e che questo comporterebbe una
riduzione dei costi negli anni successivi.
Un aspetto da ribadire agli allevatori, nella convinzione che siano le motivazioni economiche quelle che possono maggiormente spingere all’attuazione di strategie di controllo nel proprio allevamento, è che le misure di biosicurezza previste per
il controllo della paratubercolosi (es. pulizia della sala parto,
rimozione dei vitelli subito dopo la nascita, utilizzo di colostro
di un solo capo sieronegativo) hanno un impatto positivo su
tutte le malattie a ciclo oro-fecale (es. enteriti dei vitelli), sull’incidenza di mastiti ambientali e di infezioni puerperali, con
Tabella 7 - Analisi costo-beneficio di un Piano Aziendale di Certificazione della paratubercolosi bovina in una azienda media lombarda di 100 vacche in lattazione.
COSTI
ANALISI DI LABORATORIO
Ingresso in stalla
31,6
Prelievo sangue
283,0
ELISA screening
120,0
ELISA conferma
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
A causa delle perdite economiche conseguenti alla paratubercolosi nell’allevamento bovino da latte, in diverse aree del mondo sono stati attivati piani di controllo dell’infezione. L’applicazione di questi piani trova difficoltà di adesione da parte dell’allevatore, che percepisce immediatamente i maggiori costi
legati all’applicazione dei controlli diagnostici periodici e delle procedure gestionali di biosicurezza, mentre fa più fatica a
misurare i benefici economici legati al maggior guadagno conseguente alla diminuzione della prevalenza di infezione.
Dall’analisi della bibliografia esistente emerge come sia estremamente difficile confrontare i diversi studi pubblicati sull’impatto economico della malattia: i dati raccolti, i criteri per
la definizione dei casi e dei controlli, i protocolli diagnostici sono
estremamente differenziati. La maggior parte degli studi sono
stati svolti in Nord America, area diversa dalla nostra, sia dal
punto di vista climatico, con diverse condizioni di allevamento,
sia per la diversa normativa.
L’analisi costo-beneficio qui realizzata è stata svolta a sostegno
dell’attuazione da parte degli allevatori del Piano di controllo
e certificazione nei confronti della paratubercolosi, emesso dalla Regione Lombardia con Decreto n. 685 del 18/07/2013. Questa indagine ha stimato che, in allevamenti infetti ad alta e media prevalenza, il delta costo-beneficio dell’applicazione di un
piano di controllo è chiaramente positivo, mentre negli allevamenti a bassa prevalenza questo è lievemente negativo. Nella certezza che, in assenza di interventi di controllo, la preva-
–
SUB-TOTALE
434,6
Consulenza veterinaria
100,0
Gestione manageriale
130,0
Materiali di consumo
248,5
Costo del lavoro
203,5
Capitale investito
187,0
SUB-TOTALE
869,0
GESTIONE SANITARIA
TOTALE COSTI
1303,6
BENEFICI
Pagamento
a qualità
(Euro/litro)
Livello
di indennità
Per stalla media
di 100 capi
in lattazione/anno
0,002
PT3
1800
0,0035
PT4
3150
0,005
PT5
4500
Valorizzazione
rimonta
(Euro/capo)
N. di animali da
rimonta venduti
x anno
Beneficio annuo
100
10
1000
TOTALE BENEFICI
DELTA
PT3
2800
1.496,4 €/anno
PT4
4150
2.846,4 €/anno
PT5
5500
4.196,4 €/anno
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vantaggi economici immediati legati a minor uso di trattamenti
farmacologici e diminuzione della mortalità pre-svezzamento. Questi benefici non sono stati presi in considerazione nella presente analisi, ma possono costituire un valore aggiunto
non trascurabile per l’allevamento da latte.
Infine è da sottolineare che la formazione dei veterinari aziendali riveste un’importanza fondamentale nella realizzazione del
progetto; per questo il Centro di Referenza Nazionale per la paratubercolosi ha dato l’avvio ad un corso di formazione a distanza
tramite piattaforma e-learning (FAD), gratuito e disponibile su
tutto il territorio nazionale (www.formazioneveterinaria.it). La
formazione dell’allevatore, come logica conseguenza di quella
del veterinario aziendale, sarà sostanzialmente affidata a quest’ultimo. Nel processo formativo/informativo, dovrà essere posta particolare enfasi nella definizione con l’allevatore degli obiettivi aziendali e nella quantificazione dei mancati guadagni legati
alla presenza di animali infetti e/o clinici, attraverso una puntuale registrazione e valutazione dei principali parametri di redditività aziendale.
❚ Control and certification plan for
bovine Paratuberculosis of cattle:
criteria and cost-benefit analysis
SUMMARY
Aim - Guidelines for the control and certification of bovine Paratuberculosis are recently been developed by the National Reference Center upon request by the Ministry of Health and have
been recognized from Lombardy Region. The guidelines provides the mandatory reporting of clinical cases of Paratuberculosis and the application of a risk-based herd classification
system, following the results of serological tests carried out according to specific protocols. On negative herds, breeders may
voluntarily adhere to a Certification Plan, while in the case of
infected herd they can apply a Control Plan, based on the adoption of biosecurity measures and appropriate diagnostic tests.
Material and methods - In this present paper, the economic
losses caused by Paratuberculosis are analyzed and a cost-benefit analysis, respectively of a Control and Certification
Plans is described for a herd of 100 cows, with an average annual milk production of 9000 lt. With regard to the Control,
account is taken the diagnostic program and health management costs and of benefits resulting from the reduction of the
economic losses caused by Paratuberculosis. The simulation includes different initial prevalences of infection and assumes a
return to “zero” damage within 7 years. For Certification there is taken into account the diagnostic tests and health management costs for the maintenance and benefits resulting from
the hypothetical differential payment of milk and of cattle sold.
Results and discussion - In calculating the delta between the
costs and benefits for the different situations of prevalence, the
delta is positive for farms with high prevalence (4232,0 €/year),
but reduced for farms with medium prevalence (1029,7 €/year)
and is slightly negative for farms with low prevalence (-376,7
€/year). The analysis shows that the simple application of a premium for milk quality ranging from 0.002 to 0.005 €/lt, added
to the commercial qualification of cattle sold, would lead to constant economic advantage in maintaining certification.
KEY WORDS
Bovine Paratuberculosis, control, certification, cost-benefit
analysis.
265
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